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I 50 anni di “Romanzo Popolare” e la canzone “Vincenzina e la fabbrica”, uno degli inni della classe operaia

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Vincenzina

In questi giorni, a Milano, cadono due anniversari, accomunati dall’unità di misura del mezzo secolo. Cinquant’anni fa, infatti, uscirono due opere d’arte, entrate nell’immaginario collettivo del mondo operaio della grande città, caratterizzato da impegno sociale, amore, tradimento, sofferenza e identificazione della propria vita nel lavoro.

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I 50 anni di “Romanzo Popolare” e la canzone “Vincenzina e la fabbrica”, uno degli inni della classe operaia

# Il film e la canzone che hanno rappresentato Milano nel periodo delle lotte di classe degli anni ’70

wikipedia.org – Romanzo_popolare

Nell’autunno del 1974 uscì il film “Romanzo popolare”, di Mario Monicelli, in cui, al di là degli attori di prim’ordine, la vera protagonista è Milano, vista dalla parte del proletariato, indigeno e di quello rappresentato dai  “freschi” immigrati dal sud dell’Italia. La città meneghina è rappresentata con le lotte di classe degli anni ’70, con il concetto d’amore, ruvido e struggente, che faticava ad adeguarsi all’amore “libero” ed emancipato, che veniva pontificato nei salotti sinistrorsi e saccenti di una metropoli che, già allora, non si poteva permettere di viaggiare a due velocità.

L’altra opera d’arte, che compie i cinquant’anni, è la canzone “Vincenzina e la fabbrica” di Enzo Jannacci e Beppe Viola, che diventa la colonna sonora di “Romanzo popolare”, sovrapponendo alla toccante trama della pellicola, un’emozione coinvolgente, che eleva i tratti, volutamente patetici e ironici del film, a rappresentazione di uno spaccato della vita operaia milanese mai così vera e riconoscibile.

# Presenti tutti gli elementi fondamentali della commedia all’italiana

cineteca di Milano – Locandina Romanzo Popolare

Nella trama di “Romanzo popolare” ci sono i fondamentali della commedia all’italiana: l’amore e il matrimonio tra un signore di mezza età (Giulio Basletti, interpretato da Ugo Tognazzi) e una ragazza ancora minorenne (Vincenzina Rotunno, interpretata da Ornella Muti) proveniente dal Sud. La contrapposizione tra la mentalità e la parlata milanese e quella delle variopinte popolazioni dei “terruncelli” appena giunti dal “tacco”. C’è l’atmosfera acre degli anni settanta, delle lotte sindacali, dei fumi della fabbriche, che rappresentavano il periferico orizzonte visto dai piani alti dei palazzi del centro. Della commedia all’italiana c’è il tradimento, la disperazione del tradito e l’amicizia, eterna pomata lenitiva dei mali dell’anima. Ma, per essere “commedia”, ha bisogno dell’ironia che, grazie alla duttilità interpretativa di un Ugo Tognazzi, non solo non manca, ma nei momenti più drammatici e struggenti, ecco che l’attore cremonese tira fuori, quando meno te lo aspetti, il colpo di genio della battuta, diremmo comica, usata come valvola di decompressione emotiva, quasi a voler tutelare lo spettatore da emozioni troppo forti.

# La memoria della Milano canora e musicale protagonista al cinema

Le ricorrenze dei cinquant’anni di “Romanzo popolare” e di  “Vincenzina e la fabbrica”, sono anche la memoria di una Milano canora e musicale che entra nella Milano cinematografica creando un prodotto artistico unico, che ha scritto la storia della cultura meneghina e nazionale. Ma, quasi a voler esagerare in ridondanza, uno degli autori del brano che accompagna la pellicola di Monicelli, diventa egli stesso attore del film: è Beppe Viola, che interpreta il bigliettaio del cinema Abanella (davvero esistito), di via Bottelli, che nega a Vincenzina di entrare in sala perchè viene proiettato un film vietato ai minori di 18 anni e lei ne ha ancora 17. Ma c’è da sottolineare anche la presenza di Enzo Jannacci, come doppiatore di Pippo Starnazza. Eccolo lì, un altro milanese doc, proprio Starnazza (nel ruolo di Salvatore Armetta, amico di Giulio), che morirà neppure un anno dopo l’uscita del film.

# “Vincenzina e la fabbrica” è una canzone che parla di coraggio

Vincenzina

Nel 1980, in un’esibizione presso la Tv svizzera italiana, Enzo Jannacci introduceva così “Vincenzina e la fabbrica”: “è una canzone che parla di coraggio; la storia ci ha insegnato che il coraggio è quello eroico di Enrico Toti e di Napoleone (…) questa canzone, invece, vuole rappresentare un altro concetto di coraggio: quello di chi si alza tutte le mattine alle quattro, prende il treno e va a lavorare in fabbrica (…)”.

“Quel coraggio -prosegue Jannacci- non lo troviamo sui libri, quindi con questa canzone voglio rendere omaggio a tutte le Vincenzine che lavorano dentro una fabbrica”.

Così il brano, che diventerà uno degli inni della classe operaia, ci accompagna in quel virtuale viaggio a Milano, proposto dal film di Monicelli, che ci fa attraversare viale Gorizia, via dei Transiti, via Gramsci e via Maffi a Sesto San Giovanni, via Rubattino, fuori dalla Innocenti di Lambrate, via Guanella, Piazza Cinque Giornate e, nel desolante quanto speranzoso finale, nel paesaggio desertico di Quarto Oggiaro.

FABIO BUFFA 

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Metro: le estensioni e le nuove linee più desiderate dai milanesi

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ph. STVIOD

Tutti vorremmo avere una fermata sotto il portone o quantomeno il più vicino possibile a casa e anche i milanesi ci hanno lanciato le loro proposte.

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Metro: le estensioni e le nuove linee più desiderate dai milanesi

Fonte: http://markonomia.blogspot.com/

#1 M1 CAPOLINEA A LAINATE

“Perché non collegare anche la città di Rho? Sarebbe una sola fermata in più ma molto utile per gli abitanti!” oppure “farla arrivare fino ad Arese, Lainate.” 

#2 M2: ARRIVIAMO A MASATE

“Mancano tutti i paesi vicino a Gessate! A Basiano/Masate ad esempio avevano detto che sarebbe arrivata…. ma tante promesse in prossimità dei voti e poi più nulla.. Eppure questi paesi sono nella città metropolitana di Milano.” 

#3 SEPARIAMO RAMI M1

“E’ necessario anche separare ramo Bisceglie da M1 proseguendo per Pagano, Arco della Pace, Moscova, Turati, Palestro, Tricolore, Cinque Giornate, Porta Romana, Ripamonti. In questo modo si risolverebbe il problema delle frequenze ridotte sui rami della M1, tutta la prima circonvallazione (lato nord 94) e il tratto più congestionato della seconda circonvallazione (tram 9 lato est) sarebbero coperti anche da metro e si eviterebbero i 2 rami della M6.” 

#4 M6 DA SEMPIONE A RIPAMONTI 

“D’accordo fino a Palestro, poi farei un giro tra Città Studi e Lambrate/Feltre/MilanoDue recuperando il ramo Cologno della M2.
La M6 coprirebbe gli assi Sempione/Certosa e Ripamonti.” 

#5 COLLEGHIAMO LA FERROVIA CON PASSANTE A OVEST, DA ROMOLO A CERTOSA

“Basterebbe collegare la ferrovia con un passante ferroviario ad ovest che colleghi da Romolo a Certosa, ricreando in modo più efficiente la vecchia tratta ferroviaria, magari utilizzando porta Genova sotterranea e bypassandola com’era in origine. La tratta potrebbe venire utilizzata come circolare e capolinea a Romolo o San Cristoforo.” 

#6 FACCIAMO ANCHE LA LINEA M8

“Bisogna innanzitutto prolungare le metropolitane già esistenti a una distanza di 10-15 km da Milano. Il tragitto della M6 può andare bene, bisogna assolutamente fare sta benedetta Circe line (M7) esterna alla 90/91 in modo da non dovere andare in centro per cambiare. Perché questa fantomatica Circle line utilizzando le ferrovie da San Cristoforo a Rho non risolve il problema.
Direi che una M8 si potrebbe ancora fare, bisogna coprire lo scalo Farini e perché no fino al politecnico in Bovisa e dalla parte opposta toccare isola M5 gioia M2 e poi mandarla verso la zona del Niguarda che è scoperta anche lei. Poi farei delle metropolitane leggere (monorotaie) per i quartieri grandi di Milano tipo Cascina Merlata verso Molino Dorino M1, Santa Giulia verso Rogoredo M3.” 

#7 LA ZONA NORD HA BISOGNO DI ALTRE LINEE

“C’è anche gran parte della zona nord senza metropolitana come Bruzzano- Niguarda- Bovisasca.” 

#8 CIRCLE LINE AD OGNI COSTO

“È anni che lo penso, ma una vera circle Line come come a Londra che colleghi tutti i raggi, ovvero le linee ora esistenti che devono tutte come minimo essere portate alla tangenziale. La circle deve essere sul cerchio della tangenziale. Non occorre essere dei geni dei trasporti. Se non esiste la circle, tutti gli utenti devono passare dal centro, non è un caso che le linee esistenti sono spesso al collasso.”

#9 PIU’ LINEE NEL MUNICIPIO 5 

“Per assurdo il Municipio 5 di Milano ha solo una fermata di metropolitana. Perché non proseguire da Piazza Abbiategrasso fino al capolinea tram 3 (territorio di Milano) o proseguire diritto per Rozzano o Ospedale Humanitas?” 

 #10 M2 FINO A BINASCO 

“Allungherei alcune linee tipo la verde a Binasco” 

Leggi anche: METRO PROSSIMA FERMATA, quali saranno le estensioni delle linee della metropolitana

Verso altre province e persino fuori regione

credit: discoradio.it

#11 A CREMA E LODI 

“Da san donato dovrebbero partire due tronconi uno verso Crema/Cremona l’altro verso Lodi.” 

#12 UNA PUNTATINA A PIACENZA

Ma un prolungamento fino a Piacenza qualche metrò? Noi di Lodi, Tavazzano, Melegnano cioé la zona “MILANO SUD”: niente prolungamenti ???” 

#13 BERGAMO, ARRIVIAMO!

“Serve una metropolitana che colleghi Bergamo A MILANO il trasporto su 4 ruote è al collasso sempre sulla A4.” 

#14 LA METROPOLITANA DELLA LOMBARDIA 

Bisognerebbe fare una metropolitana che colleghi tutte le provincie di Milano in modo che chi abita fuori può arrivare a Milano senza problemi!” 

#15 COME LONDRA E PARIGI 

“Le linee del metrò, alludendo alla grande Milano, 5 linee mi fanno ridere certe volte, questa città ne ha bisogno almeno 12 per collegare tutta la città Regione, o città Stato che si dica. A Parigi il metrò è presente qua e là, ci sono 16 linee di metrò, Londra ne ha 13 linee di metrò, di meno di Parigi, però a Londra ci sono tratte infinite, il metrò e presente in tutta la Grande Londra, quindi è molto estesa, viva la grande Milano.” 

#16 TUTTE LE METRO PORTANO A ROMA

“Ma una linea della metropolitana che dal Gallaratese colleghi Roma Termini no?” 

Continua la lettura con: la favola della metro rosa

FABIO MARCOMIN

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Il caso del curioso ponte fatto solamente di barche a due ore da Milano

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Credits: mantovauno.it

Ci troviamo a Torre dell’Oglio, una piccola frazione in provincia di Mantova, sorto sulle sponde dell’omonimo fiume. Proprio qui, è nato un ponte fuori dagli schemi per permettere di passare da una riva all’altra.

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Il caso del curioso ponte fatto solamente di barche a due ore da Milano

# La struttura galleggiante di Torre d’Oglio

Credits: gazzettadimantova.gelocal.it

All’interno del vasto perimetro del Parco Oglio Sud, si trova il ponte di Torre d’Oglio. La struttura, la quale viene attraversata anche dai veicoli, è un collegamento fatto di legno e adagiato su una serie di chiatte che galleggiano sul fiume. Si tratta quasi di un unicum in Italia e, per comprendere la sua esistenza, è necessario fare un salto indietro nel tempo.

# Dalla barca alle chiatte

Credits: @ghido78
(INSTG)

Fino al 1926, il fiume Oglio poteva essere attraversato soltanto salendo sopra un’imbarcazione, previo pagamento di una tariffa. Per far fronte al problema, già negli anni precedenti era nato il progetto di un ponte che sfruttasse le chiatte come appoggio, in modo da fornire un passaggio più diretto per tutti. Ciò fu reso possibile grazie alla nascita di un consorzio e all’unione delle forze di tutti i comuni limitrofi, interessati ad agevolare gli spostamenti. Il ponte attraversò anche la furia della Seconda Guerra Mondiale, finendo in parte distrutto da un bombardamento. Grazie all’impegno degli stessi cittadini, però, in un solo anno venne sistemato e messo nuovamente in funzione.

# Il ponte si adatta al livello dell’acqua

Negli anni ’70, il ponte passò di proprietà dal consorzio dei Comuni alla Provincia di Mantova. Inoltre, in passato il ponte necessitava di essere spostato e sistemato periodicamente, per assecondare il livello dell’acqua del fiume. Ora, grazie a lavori che lo hanno reso più moderno, ciò non è più necessario e il ponte si adatta autonomamente al nuovo livello. Una piccola perla di ingegneria che, senza dubbio, merita di essere attraversata e scoperta. Fonte: Bresciatoday.it

Continua a leggere con: Il PONTE SOSPESO più ALTO d’Europa si trova a due ore da MILANO

MATTEO GUARDABASSI

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I quartieri del mondo che si dovrebbero gemellare con quelli di Milano

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Uzupis - Ph. @Ali_casee

Nel 1961 il Comune di Milano firmò il primo accordo di gemellaggio con la città di San Paolo: da allora ne sono stati sottoscritti ben altri quattordici, facendo diventare la nostra città sempre più internazionale.

Così come succede altrove, perché non pensare a gemellaggi tra quartieri? Ecco le nostre 10 proposte di associazione tra i rioni milanesi e quelli di altre metropoli.

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I quartieri del mondo che si dovrebbero gemellare con quelli di Milano

#1 Bicocca – Studentsky Grand (Sofia)

gemellaggio tra quartieri

Entrambi i quartieri sono caratterizzati da una forte presenza di giovani dovuta ad una grande area dedicata a campus studentesco. Nella città bulgara, lo Studentsky Grand risulta una zona affollata e chiassosa, ma molto attraente per il divertimento giovanile.

#2 Bovisa – Uzupis (Vilnius)

gemellaggio tra quartieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così come la Bovisa, anche il quartiere di Uzupis, a Vilnius, in Lituania, è la zona più bohemienne della città. Opere di street art decorano angoli e vie creando atmosfere uniche nel loro genere. Piccola curiosità: nel 1997 Uzupis proclamò la propria indipendenza dal resto della capitale. Sulla spinta di un gruppo di artisti nacque la Repubblica di Uzupis, che vanta ancora oggi una propria bandiera, un governo basato su un’originale Costituzione affissa sulla pubblica via, una moneta (l’Eurouz) e un esercito composto da dodici soldati che si esibiscono in strada come musicisti.

#3 Lambrate – Quartiere Praga (Varsavia)

gemellaggio tra quartieri

 

 

 

 

 

 

 

Definito “vivace ed emergente”, il Quartiere Praga della città polacca ha diversi punti in comune con Lambrate. Dai resti di fabbriche dismesse, tracce di una storia gloriosa nel boom economico degli anni ’50, ad una significativa operazione di riqualificazione urbana: a Lambrate è il caso del Design District, nel quartiere Praga ne è esempio il Koneser Centrum Praskie, un’ex fabbrica di vodka al centro di un’operazione immobiliare da centinaia di nuovi appartamenti. Ma anche numerose gallerie di design, studi di architettura, musei (imperdibili i due musei molto particolari del Quartiere Praga: il Neon Museum e il Czar PRL) popolano i due quartieri accomunati da una simile linea di sviluppo.

#4 Via Sammartini/viale Tunisia – Schoneberg (Berlino)

gemellaggio tra quartieri

Entrambi sono “quartieri dalle mille facce”: trasgressivi e sperimentali da un lato, vivaci, piacevoli per un aperitivo o un caffè dall’altro. Numerosi bar, bistrot, ristoranti etnici e locali per feste alla moda animano le vie di due rioni frequentati e molto apprezzati dalla comunità gay.

#5 Corso Sempione/Arco della Pace – Kolonaki (Atene)

gemellaggio tra quartieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gemellaggio è tra due quartieri molto “chic”: Corso Sempione e Kolonaki, la zona più elegante di Atene. I due quartieri sono accomunati anche da una posizione strategica, molto vicina ai punti più importanti della città.

#6 Brera – Schwabing (Monaco di Baviera)

gemellaggio tra quartieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Schwabing divenne famoso a fine 1800 come quartiere di artisti, scrittori e musicisti e soprattutto rivoluzionari. Ricco di locali e mansarde, poi adibite ad atelier, ospita inoltre un’università e un’Accademia di Belle Arti. Risulta inevitabile il gemellaggio con Brera.

#7 Forlanini – Aviatorilor (Bucarest)

gemellaggio tra quartieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrambi circondati da un’ampia area verde, i due quartieri sono anche sede di importanti scali ferroviari. L’atmosfera è il risultato di un costante connubio tra dimensione rurale e urbana.

#8 Montenapoleone/via della Spiga – Ginza (Tokyo)

gemellaggio tra quartieri

A Tokyo è il quartiere dell’eleganza e dello shopping più sfrenato. Ristoranti e caffè costosissimi aprono di fianco a negozi di marchi prestigiosi e catene di alto lusso. Un esempio di “Montenapo” del Giappone.

#9 Garibaldi/Repubblica – Abdun (Amman)

gemellaggio tra quartieri

 

 

 

 

 

 

 

 

È un quartiere prevalentemente residenziale, considerato da molti il più ricco della città. Alcuni dei palazzi più costosi di tutta la Giordania sono infatti collocati in questa zona. È animato da numerosi ristoranti, caffè ed è molto popolare tra i giovani della città. Tante caratteristiche insomma che lo accomunano alla modernissima zona milanese di Garibaldi e Repubblica.

#10 Paolo Sarpi – Chinatown internazionali

gemellaggio tra quartieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È inevitabile infine la proposta di gemellaggio tra la nostra Paolo Sarpi e le varie Chinatown di tutto il mondo. Zone in cui ci si ritrova magicamente nel Paese del dragone, con la possibilità di testarne usi e costumi… Un fenomeno che diventerebbe ancora più interessante se coinvolgesse anche altre culture e Paesi: perché non creare a Milano un quartiere arabo o indiano?

Continua la lettura: Milano e le sue sorelle internazionali

LETIZIA DEHÒ

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Le cose che da persona del sud pensi di Milano e invece… non è così!

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Credits Andrea Cherchi - Uomo con ombrello arcobaleno

Nella redazione di milanocittastato.it i milanesi doc sono una minoranza. Molti vengono dal sud e tutti concordano con me che Milano è molto diversa dall’idea che ti eri fatto prima di venirci a vivere.
Ecco le 10 cose su cui siamo tutti d’accordo che da persona del sud pensi di Milano e invece non è così.

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Le cose che da persona del sud pensi di Milano e invece… non è così!

#1 Il milanese ha la puzza sotto il naso!

Scherzo al Dogui

«E invece ti accorgi che spesso quelli che se la tirano di più sono i milanesi non di Milano, come i romani o i meridionali che si sono trasferiti a Milano. Chissà, forse alcuni per il solo fatto di vivere a Milano si sentono arrivati.»

#2 Il milanese è chiuso!

Ugo Bologna, spaghetti a mezzanotte

«Invece non è così. Sono più aperti rispetto a come ti aspetti. E’ capitato più volte di chiedere un luogo e il milanese ti accompagna. Anche il vicino di casa: è gentile e molto più ospitale rispetto al Toscano che è chiusissimo.»

#3 La percezione delle distanze

Linea 91

«A Milano se tu chiedi dove si trova un posto che dista 500 metri, loro dicono che ti conviene aspettare l’autobus, sali qui scendi là. Sono convinti che sia una supermetropoli e sono un po’ pigri: corrono ma non camminano»

#4 Milano è triste!

«Anzi, è gioiosa, iperattiva

#5 Milano è brutta!

credits: IG @francesca.vertucio

«Invece è incantevole e ha un sacco di cose da vedere, di arte, di cultura, di ogni tipo”. Ed è bella anche con la nebbia: scopri che diventa più poetica, più romantica.»

#6 Milano ha un brutto clima!

surf all'idroscalo
surf all’idroscalo

«C’è gente che si attende che a Milano ci sia nebbia fino in centro tutti i giorni. Il clima non è così brutto. Il cielo non è così grigio, ci sono bellissime giornate di sole. Un classico di chi viene da fuori è: vedete vi ho portato il sole. Ma visto che lo dicono tutti significa che il bel tempo è molto frequente.»

#7 Pensi che non ci sia verde

Parco Sempione

«Invece poi trovi un sacco di verde e scopri che la percentuale di verde per abitante è superiore a molte altre città.»

#8 Pensi che a Milano siano milanesi

Credits: pressreader.com
Che bella giornata con Checco Zalone

«Invece scopri i milanesi sono una minoranza degli abitanti di Milano.»

#9 Pensi che siano razzisti con i meridionali

«In realtà scopri che spesso lo è il terrone trapiantato, che è più razzista contro i meridionali»

#10 Milano è caotica!

Credits Andrea Cherchi – Uomo con ombrello arcobaleno

«Non è così caotica come te l’aspetti. Pensi che sia tutto bloccato dal traffico invece non è così terribile».

Continua la lettura con: Che fine ha fatto il Grattacielo del Comune?

FABIO BICCARI

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I dieci ponti più importanti d’Italia

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Il pontefice (ponte facere) aveva il compito di controllare i ponti. Da controllore dei ponti è diventato poi la figura più importante della cristianità.
I ponti rappresentano una grande tradizione del genio italico, dall’epoca romana fino a quella moderna. Milano sceglie questi dieci che rappresentano il lato migliore della capacità italiana.

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I dieci ponti più importanti d’Italia

# Ponte del Diavolo a Vulci (III secolo a.c.)

Ponte etrusco-romano risalente al terzo secolo avanti Cristo, è alto trenta metri sopra il fiume Fiora a Vulci. E’ anche chiamato ponte dell’arcobaleno e conduce al Castello dell’Abbadia che, in origine, era un’abbazia benedettina. Nel periodo napoleonico il castello fu assegnato a Luciano Bonaparte, fratello dell’imperatore.

# Ponte di Augusto a Narni (27 a.c.)

Edificato attorno al 27 a.C. per volontà dell’imperatore Augusto univa i monti ai lati della gola scavata dal fiume Nera. Era lungo 160 metri, alto trenta metri. Crollato in parte nel 1055, conserva il pilone. Sono stati mappati circa 900 ponti costruiti in epoca romana.

# Ponte Sant’Angelo (134)

Tra i ponti di epoca romana tra i più noti c’è il ponte che collega il Vaticano a Roma. Fu costruito su progetto di Demetriano nel 134 dall’imperatore Adriano per collegare alla riva sinistra il suo mausoleo.

# Ponte Vecchio (1345)

Il ponte simbolo di Firenze fu costruito nel 1345. La presenza delle tipiche botteghe risale al 1442, quando le autorità cittadine imposero ai macellai di aprire le loro botteghe sul Ponte Vecchio per isolarsi dai palazzi della città a causa dei cattivi odori che emanavano. Le botteghe dei macellai furono poi occupate da orafi e gioiellieri per ordine di Ferdinando I nel 1593.

# Ponte di Rialto (1591)

Il più famoso ponte di Venezia solca il Canal Grande. Nell’XI secolo venne costruito un primo ponte in legno, galleggiante, chiamato Ponte della Moneta. La crescente importanza del mercato di Rialto sulla sponda orientale del canale fece aumentare il traffico sul ponte galleggiante: attorno al 1250 fu così sostituito da un ponte di legno strutturale, con una sezione centrale mobile, che poteva essere sollevata per consentire il passaggio delle navi. Data la stretta associazione con il mercato, il ponte cambiò nome e diventò Ponte di Rialto. Nella prima metà del XV secolo lungo i lati del ponte vennero costruite due file di negozi i cui affitti contribuivano alla manutenzione del ponte.
Dopo un crollo, il ponte fu ricostruito in pietra nel 1591.

# Ponte San Michele (ponte Röthlisberger) (1889)

Noto come il “ponte in ferro” di Calusco D’Adda, progettato dallo svizzero Jules Röthlisberger è un ponte ad arco di traffico misto, stradale e ferroviario, e collega i paesi di Paderno d’Adda e Calusco d’Adda attraversando una gola del fiume Adda. La struttura è interamente chiodata e del tutto priva di saldature (ai tempi non esistevano le macchine per saldature portatili). E’ considerato un capolavoro di archeologia industriale, nonché una delle più notevoli strutture realizzate dall’ingegneria ottocentesca, diventando un simbolo per l’Italia del tempo al pari della Torre Eiffel per la Francia, costruita nello stesso periodo. Nel 2017 il ponte è stato candidato per essere inserito nella lista UNESCO dei patrimoni dell’umanità. Inaugurato nel 1889, dal 15 settembre 2018 il ponte è stato chiuso per interventi di manutenzione che sono durati oltre un anno.

# Ponte sospeso di San Marcello Piteglio (1923)

Il ponte sospeso delle Ferriere è una passerella pedonale che collega i due versanti del torrente Lima tra Mammiano Basso e Popiglio nel comune di San Marcello Piteglio, in provincia di Pistoia. Misura 227 metri di lunghezza, 36 metri di altezza massima. Fu costruito per permettere il passaggio degli operai che da Popiglio si dovevano recare a lavorare nelle fabbriche situate sul versante opposto. Nel 1990 è stato inserito nel Guinness dei primati che lo annoverava come “il più lungo ponte sospeso pedonale del mondo”. Dal 2006 il record è detenuto dal Kokonoe Yume Bridge in Giappone.

# Viadotto di Coltano (1975)

Con i suoi quasi 10 chilometri sulla A12 in provincia di Livorno è il più lungo viadotto autostradale d’Italia. Segue il viadotto che attraversa il torrente Fichera sull’Autostrada A19, lungo più di 7 km.

# Ponte tibetano in Valtellina (2018)

Inaugurato nel settembre del 2018 è considerato il ponte tibetano più alto d’Europa. Sospeso a 140 metri di altezza è lungo 234 metri e collega Campo di Tartano con la località di Frasnino in Valtelina.

# Ponte sullo stretto (?)

Già i romani ci avevano pensato a collegare la Calabria e la Sicilia e, pare, che furono gli unici a riuscirci, creando un ponte di barche realizzato per fare passare le truppe e gli elefanti catturati dai cartaginesi, come narra Plinio il Vecchio. Anche Ferdinando II di Borbone nel 1840 pensò a realizzare un ponte sullo stretto. Con l’unità d’Italia il primo progetto di ponte sullo stretto fu del 1866 su iniziativa del Ministro dei Lavori Pubblici Jacini. Nel 1870 si pensò a un collegamento sottomarino. Proseguirono i progetti prima e dopo la prima guerra mondiale, tra cui quello del 1935 del comandante Filippo Corridoni che consisteva nella posa di un enorme tubo d’acciaio sottomarino per il transito ferroviario e veicolare. Nel dopoguerra i progetti si sono intensificati e nel 1981 si è costituita la società Ponte sullo Stretto di Messina Spa.
Nell’ottobre 2005 l’Associazione Temporanea di Imprese Eurolink S.C.p.A. vinse l’appalto di contraente generale per la realizzazione dell’opera per un costo di 3,88 miliardi che l’Unione Europea, la China Investment Corporation (Cic), fondo sovrano di Pechino, e la China communication and construction company (Cccc), si sono rese disponibili a finanziare.
Nel 2012 il governo Monti ha pagato 300 milioni di penali per porre fine all’opera. Il Governo Meloni ha annunciato la volontà di realizzare l’infrastruttura. 

Continua la lettura con: I ponti sui Navigli

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il «Flatiron Building» di Porta Romana

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Ph. @Azadix.m IG

A Porta Romana c’è casa Sartorio, palazzo a forma di cuneo definito il «Flatiron Building» di Milano. Cover: @Azadix.m IG

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Il «Flatiron Building» di Porta Romana

# Il Flatiron Building di New York

flatiron-building (New York)
flatiron-building (New York)

In realtà si chiama Fuller Building. Inaugurato nel 1902 a Manhattan, fu soprannominato così dagli abitanti di New York per la sua forma “a ferro da stiro” (in inglese “Flatiron”). Raggiunge gli 86,9 metri che lo portarono ad essere il palazzo più alto all’epoca nella città. La punta è larga appena due metri per ottantasette metri di lunghezza.

# Casa Sartorio, il «Ferro da stiro» di Milano

Ph. @Azadix.m IG

Il palazzo di New York è stato di ispirazione per altre costruzioni in giro per il mondo, tra cui Casa Sartorio che venne realizzata pochi anni dopo a Milano, nel 1910 su progetto di Enrico Provasi.

Il palazzo milanese è in stile liberty con decorazioni contenute ed eleganti che incorniciano l’apertura di porte e finestre e rappresenta uno dei palazzi simbolo del quartiere di Porta Romana.

Continua la lettura con: I “Palazzi storici” di Milano

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Due metro per Monza? Cosa manca per unire la Brianza a Milano

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La prima città a raggiungere con la sua metro un’altra provincia. Questo, in sintesi, il significato del progetto di estendere la metro da Milano a Monza. Che riguarda non solo una linea, ma addirittura due: M1 e M5. Un progetto storico che però risulta al momento in stallo. Vediamo perchè. 

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Due metro per Monza? Cosa manca per unire la Brianza a Milano

# Le due metro per Monza

M5 in progettazione pare finalmente al nastro di partenza: 11 fermate per una tratta che vede la lilla attraversare pressochè interamente il centro abitato del Capoluogo brianzolo, raggiungendone tutti i principali poli attrattivi.

M1 invece, ferma da anni, avrà altri fondi per il tanto atteso completamento, dopo la rovinosa questione del mancato accordo con la multinazionale che doveva realizzare un enorme centro commerciale in corrispondenza del futuro capolinea di Monza Bettola: il Parlamento ha infatti proposto a giugno 2024 un emendamento, poi approvato, per stanziare i restanti 18 milioni di euro decisivi per completare i lavori.

In entrambi i casi, tuttavia, le istituzioni dovranno superare alcuni ostacoli non di poco conto: vediamoli nel dettaglio.

# M1: lo stallo di Bettola

Hub m1-m5 a Monza Bettola

Senato e Ministero delle Infrastrutture hanno colmato il gap finanziario per il completamento della linea M1 da Sesto San Giovanni a Monza Bettola: l’opera, in ritardo di quasi dieci anni, ha ora tutte le disponibilità necessarie al completamento, dopo che investitore (Auchan) e appaltante (MM S.p.A.) si sono sfilati, con grave danno per le casse pubbliche e, soprattutto, per i cittadini rimasti ancora oggi senza un servizio fondamentale.

Per completare Monza Bettola andrà proposta una nuova gara d’appalto, con la speranza che nel frattempo non ci sia bisogno di ulteriori finanziamenti per la ormai nota fluttuazione dei prezzi, all’origine della necessità dello stanziamento approvato a Roma nel giugno scorso. Di vitale importanza sarà inoltre la contestuale realizzazione del parcheggio di interscambio al nuovo capolinea di Bettola, che dovrà alleggerire la pressione sulle principali arterie stradali della zona, oggi al collasso.

# M5: servono altri 400 milioni

M5 a Monza

Altro capitolo invece riguarda M5, per il cui prolungamento Regione Lombardia ha finalmente emesso, sempre a giugno 2024, il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale: il tracciato della linea prolungata dall’attuale capolinea milanese Bignami, a nord della Bicocca, attraverserà Cinisello Balsamo lungo l’asse di viale Fulvio Testi, per poi intersecare M1 al nuovo capolinea di Monza Bettola, nei pressi della Tangenziale Nord, e proseguire verso la stazione di Monza centrale e il centro città, fino all’Ospedale e al quartiere San Biagio, con interscambio in corrispondenza della superstrada per Lecco. La linea andrà a servire anche la Villa Reale e il Parco.

Il progetto, che prevede 7,5 chilometri di tracciato e 11 fermate all’interno del Capoluogo della Brianza, sarà fondamentale non solo per creare un unico polo urbano tra la terza città della Lombardia e l’area milanese, ma – per la prima volta in Italia – una linea metropolitana di una città consentirà gli spostamenti tra una zona e l’altra di un’altra città: inevitabili saranno, quindi, le ricadute positive sul trasporto pubblico locale di Monza e dei relativi sobborghi.

Per dare il via all’opera di prolungamento di M5 si attendono la progettazione definitiva – che sarà curata da Metropolitana Milanese e dovrà avere l’avallo finale del Ministero delle Infrastrutture e del CIPE – e la successiva gara d’appalto: per raggiungere queste ultime tappe dell’iter propedeutico all’apertura dei cantieri, il Comune di Milano dovrà fornire i dati che certifichino la necessità dell’ulteriore finanziamento di 400 milioni di euro che Palazzo Marino ritiene necessario per cantierare l’opera, il cui costo complessivo è attualmente stimato in 1,2 miliardi di euro.

In assenza di ulteriori ritardi, il progetto di prolungamento di M5 – dopo il rinvio chiesto dal Comune di Milano – vedrebbe l’inizio dei lavori nel 2026, per concludersi entro il 2033. In questo modo si darebbe anche il giusto compimento a una linea oggi sottoutilizzata, ma che se adeguatamente sfruttata con una frequenza sostenibile da una metropolitana automatica di una corsa ogni 90 secondi, può raggiungere i 20 mila passeggeri all’ora per direzione.

Ci auguriamo che, una volta tanto, le Istituzioni collaborino tra loro per cercare di accelerare i tempi per uno sviluppo infrastrutturale che l’asse urbano Milano-Monza attende da troppo tempo.

Continua la lettura con: Che fine ha fatto il Grattacielo del Comune?

MARCO FIGURA

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La rivoluzione slow rallenta: niente doppia preferenziale nella Cerchia dei Navigli

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Rendering Sforza M4

Un progetto che aveva fatto discutere sin da subito, per il rischio di congestionare il traffico, aumentare l’inquinamento e privare di parcheggi la zona. Le ultime novità sul cantiere e quando dovrebbe essere completato.

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La rivoluzione slow rallenta: niente doppia preferenziale nella Cerchia dei Navigli

# La doppia preferenziale con ciclabile (della discordia) sulla Cerchia dei Navigli

Maps – Cerchia dei Navigli

Tra gli 80 nuovi chilometri di piste ciclabili da realizzare entro le Olimpiadi Invernali 2026, l’obiettivo è arrivare a 400 chilometri di percorsi, c’è anche il percorso della Cerchia dei Navigli. Stiamo parlando del tracciato percorso quasi per intero dalla linea di bus 94. Il progetto era stato presentato con un ordine del giorno nell’estate 2020 dal Municipio 1, in seguito discusso e approvato dal parlamentino del centro. Fin da subito aveva fatto discutere, per il rischio di congestionare il traffico, aumentare l’inquinamento e privare di parcheggi la zona. 

# Il progetto per ora è rimasto (parzialmente) nel cassetto

Maps – Via Senato è

Il progetto, così come voluto dal Municipio 1, per ora rimasto nel cassetto. Prevedeva il senso unico di marcia per le auto in un unico spazio centrale da largo d’Ancona a corso di Porta Nuova e una doppia preferenziale bus, taxi e mezzi di pubblico servizio, oltre a un doppia ciclabile. Stiamo parlando di vie come Carducci, De Amicis, Molino delle Armi, Santa Sofia, Sforza, Visconti di Modrone, San Damiano, Senato, FatebenefratelliLa larghezza avrebbero dovuto essere di quattro metri per poter accogliere anche le bici con il modello bike lane, una corsia disegnata con un segno di vernice a terra. Un progetto non realizzabile ovunque per via delle dimensioni.

Maps – Via Pontaccio

Ad esempio in vie strette come Pontaccio si è pensato a una Ztl o di invertire il senso di strade intorno, in via Carducci, da piazzale Cadorna a largo d’Antona, a un doppio senso promiscuo aperto a auto privare, taxi, motocicli e trasporto pubblico con una doppia bike lane in entrambe le direzioni. Itinerari per le due ruote che, in altri punti più ampi, verrebbero protette dalle macchine in sosta.

# La scelta finale è ricaduta su una doppia ciclabile, una corsia preferenziale per bus e taxi e una corsia per mezzi privati

Una proposta forse troppo radicale e che al momento non ha trovato attuazione. La scelta è ricaduta su una soluzione meno impattante, che ha visto comunque l’eliminazione della sosta dove presente lungo il percorso della M4. Sono state previste due piste ciclabili ai lati della carreggiata, una per senso di marcia, e al centro una corsia preferenziale per bus, taxi e altri servizi di pubblica utilità affiancata da una corsia per i mezzi privati, in alcuni casi mantenuta della larghezza per ospitare due file di veicoli. 

# Previsto il completamento dell’anello percorso dalla 94 all’inizio 2025

Diversi tratti sono già stati realizzati, mentre altri sono in corso o verranno realizzati a breve. Tutto l’anello ciclabile dove insiste il percorso del bus 94 dovrebbe essere completato entro l’inizio del 2025 come spiega il presidente del Municipio 1, Mattia Abdu, su Repubblica: “Tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo, quando finiranno i cantieri superficiali del metrò tutta la Cerchia interna avrà la percorribilità ciclabile, come è già da Francesco Sforza a Fatebenefratelli”.

Continua la lettura con: Via ai lavori in Buenos Aires: come diventerà alla fine (rendering)

FABIO MARCOMIN

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Le 10 mete più suggestive che si dovrebbero raggiungere in aereo da Milano

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Le 10 destinazioni di interesse naturalistico, storico o culturale che non possiamo raggiungere con un volo diretto dagli aeroporti di Milano

Le 10 mete più suggestive che si dovrebbero raggiungere in aereo da Milano

#1 Pyongyang, Corea del Nord: la capitale più inaccessibile 

Credits: agenzia viaggi rockyroadtravel.com

La capitale di uno degli Stati più isolati del mondo, Pyongyang, è una delle città più enigmatiche e inaccessibili che esistano. Un viaggio qui offre l’opportunità di esplorare una cultura e una società completamente diverse dall’esperienza italiana e occidentale. Le parate militari e i monumenti politici imponenti sono una finestra unica sulla Corea del Nord.

Non ci sono voli diretti da Milano a Pyongyang. I turisti europei devono passare obbligatoriamente da Pechino, in Cina, e le opzioni di volo sono molto limitate. Oltre a ciò, il processo per ottenere un visto è complesso e spesso richiede di viaggiare con un gruppo organizzato.
Il costo di un viaggio in Corea del Nord è elevato: i pacchetti variano tra i €2.500 e €5.000 a persona per una settimana, ma sono inclusi i voli, il vitto e l’alloggio.

La lingua parlata è il coreano, anche se le guide locali autorizzate sanno interagire in inglese. La moneta locale è il won nordcoreano, ma i turisti usano principalmente euro, dollari americani o yuan cinese.
Uno dei luoghi più evocativi della città e del paese è il Kumsusan Palace of the Sun, dove riposano i corpi imbalsamati dei leader Kim Il-sung e Kim Jong-il, in un mausoleo imponente che è permesso visitare solo con la massima riverenza.

#2 Dharamsala, India: il paradiso della spritualità

Credits: www.tourindiawithdriver.com

Dharamsala è una delle città spiritualmente più importanti e affascinanti dell’India: è il luogo in cui risiede il Dalai Lama, l’autorità spirituale del buddismo tibetano. La città offre l’opportunità di esplorare una cultura unica e di godere della tranquillità delle montagne himalayane. I suoi monasteri, i templi e l’atmosfera serena la rendono un luogo speciale per chi è interessato alla spiritualità e alla meditazione.

Non ci sono voli diretti da Milano a Dharamsala. I viaggiatori devono passare tramite Delhi e poi prendere un volo interno o un autobus. Il costo di un viaggio può variare tra €600 e €1.200 a persona, a seconda della stagione e delle opzioni di volo. Le lingue principali sono l’hindi e l’inglese. La moneta locale è la rupia indiana.

#3 Ngerulmud, Palau: il mare più incontaminato 

Credits: Elwira Karpierz – Pinterst

Visitare Ngerulmud significa approdare nel cuore di uno dei paradisi naturali più incontaminati del Pacifico. Le sue acque cristalline, barriere coralline intatte e la biodiversità marina rendono Palau un sogno per chi ama lo snorkeling, le immersioni subacquee o semplicemente desidera rilassarsi in un ambiente tropicale e incontaminato.

Nonostante sia a tutti gli effetti una destinazione da sogno, Ngerulmud non ha collegamenti diretti con l’Europa. Un viaggio da Milano potrebbe richiedere almeno tre scali, passando per città come Seul, Manila o Taipei e i voli per raggiungere queste città sono già dispendiosi e impegnativi.

Il costo del viaggio può essere elevato, con tariffe aeree che variano tra €1.500 e €3.000, a seconda della stagione e degli scali. Le lingue principali sono il palauano e l’inglese. La moneta utilizzata è il dollaro statunitense, il che rende le transazioni relativamente semplici per i turisti europei.
Il Jellyfish Lake è il luogo più noto ed ambito di Ngerulmud, lì è possibile vivere un’esperienza unica al mondo: nuotare tra migliaia di meduse non urticanti, naturalmente in acque cristalline, non è certo cosa da tutti i giorni.

#4 Funafuti, Tuvalu: il fascino della cultura polinesiana

Tuvalu è uno degli Stati insulari più remoti del mondo, dove ancora oggi permane la cultura polinesiana autentica. Funafuti, la capitale, è il luogo da cui partire per esplorare gli atolli poco abitati e quindi immergersi nella bellezza dell’Oceano Pacifico.

Raggiungere Funafuti da Milano, però, è impossibile senza più scali. I voli più comuni passano attraverso Fiji e, quindi, intersecano poche rotte aeree che servono Tuvalu.
Il viaggio è lungo e faticoso, per questo il costo è alto, con prezzi che possono variare tra €2.000 e €4.000, a seconda delle coincidenze e della stagione. Le lingue principali sono il tuvaluano e l’inglese. La moneta usata è il dollaro australiano.

La zona di maggiore interesse naturalistico è la Funafuti Conservation Area, una riserva marina protetta che consente di esplorare barriere coralline incontaminate e una straordinaria varietà di fauna marina.

#5 Port Vila, Vanuatu: atmosfere melanesiane in salsa francese

Credits: tripadvisor.it

Port Vila, la capitale di Vanuatu, è una perla del Pacifico meridionale. La sua miscela di cultura melanesiana e cultura coloniale francese ha generato un ambiente unico, mentre le sue spiagge e lagune sono ideali per una vacanza tropicale.

Il viaggio da Milano a Port Vila richiede diversi scali, spesso passando per Sydney o Brisbane. La mancanza di voli diretti dall’Europa rende il tragitto davvero complicato, ma la bellezza di Vanuatu ripaga dello sforzo.
Il costo del viaggio può variare notevolmente, con tariffe aeree tra €1.800 e €3.500. Le lingue principali sono il bislama, l’inglese e il francese. La moneta locale è il vatu di Vanuatu.

Mele Cascades è l’attrazione più esclusiva dell’isola, si tratta di cascate cristalline, immerse in una foresta tropicale, perfette per un’escursione a piedi e per un bagno rinfrescante.

#6 Majuro, Isole Marshall: atolli sperduti nel Pacifico

Credits: tripadvisor.it

Majuro è un angolo affascinante delle isole del Pacifico, con una vita marina straordinaria e una cultura locale ricca di tradizioni antiche. Gli atolli offrono uno scenario perfetto per chi ama il mare e la tranquillità delle isole.

Raggiungere Majuro da Milano richiede un viaggio molto complesso, le opzioni di scalo sono Tokyo, Honolulu o alcune città degli Stati Uniti. Ciò dice qualcosa rispetto a quanto questa destinazione sia poco frequentata dai turisti europei.

Il costo del viaggio è elevato, con tariffe che variano tra €2.500 e €5.000, a seconda degli scali. Le lingue principali sono l’inglese e il marshallese. La moneta locale è il dollaro statunitense.

#7 Honiara, Isole Salomone: i paesaggi tropicali più sottovalutati

Credits: Solomon Ports

Honiara è la capitale delle Isole Salomone, anche questa è una destinazione poco esplorata, ma vanta un ruolo strategico nella Seconda Guerra Mondiale e nelle tensioni geopolitiche contemporanee. I paesaggi tropicali e la ricca biodiversità la rendono un’altra isola perfetta per chi ricerca una meta fuori dalle rotte turistiche tradizionali.

Come intuibile, non esistono voli diretti da Milano a Honiara. Il viaggio di solito richiede almeno tre scali, spesso passando per Brisbane o altre città australiane, complicando non poco la pianificazione.

Il costo del viaggio è alto, tra €2.000 e €4.500 a seconda del numero di scali e della stagione. Le lingue principali sono il pidgin e l’inglese. La moneta locale è il dollaro delle Isole Salomone.

#8 South Tarawa, Kiribati: lagune turchese e spiagge selvaggie

Visitare South Tarawa significa approdare in un altro degli angoli più remoti e affascinanti del Pacifico. Le sue spiagge incontaminate, le lagune turchesi e la biodiversità marina rendono anche quest’isola un vero paradiso per chi ama lo snorkeling e le immersioni.

Come le altre destinazioni su questa lista, anche South Tarawa non è facilmente raggiungibile da Milano. Un viaggio dall’Europa può richiedere diversi scali in città come Brisbane, Nadi o Suva, con voli che possono essere costosi e impegnativi. Il costo del viaggio varia generalmente tra €1.500 e €3.000, a seconda della stagione e degli scali necessari.
Le lingue principali sono il gilberts e l’inglese, mentre la valuta locale è il dollaro australiano, anche qui le transazioni per i turisti europei risultano più semplici.

Tra i luoghi degni di interesse della città ve ne è uno piuttosto insolito: il cimitero, di grande importanza storica poiché lì riposano numerosi soldati che hanno combattuto la Seconda Guerra Mondiale.

#9 Jamestown, Sant’Elena: il tramonto di Napoleone

Credits: Costa Crociere

Visitare Jamestown significa recarsi nel luogo dove Napoleone Bonaparte, in esilio e prigionia, trascorse gli ultimi istanti della sua vita scoprire una delle località più affascinanti e remote dell’Atlantico. Le sue stradine storiche, il paesaggio mozzafiato e l’atmosfera tranquilla offrono un’esperienza unica per chi ama la storia e la bellezza naturale.

Un viaggio da Milano richiede parecchi scali, in città come Johannesburg, Nairobi o Accra, e i costi aerei che variano tra €1.800 e €3.500. La distanza e la complessità del viaggio contribuiscono a rendere questa destinazione piuttosto esclusiva.
Le lingue principali sono l’inglese e il criollo, e la valuta locale è la sterlina di Sant’Elena, ciò facilita le transazioni per i turisti europei.

Naturalmente, l’attrazione imperdibile della città è la Tomba di Napoleone situata presso il Longwood Estate, questo è il luogo di sepoltura dell’imperatore francese. Situata su Sant’Elena, un’isola britannica, lì il tempo sembra essersi fermato.

#10 Thimphu, Bhutan: il regno della felicità

Credits: rkishorek – Pixabay

Arrivare a Thimphu significa raggiungere il cuore dell’Himalaya. La capitale del Bhutan, un regno affascinante e tradizionale, offre una combinazione unica di paesaggi montuosi mozzafiato, monasteri storici e una cultura. Anche questa città, come Dharamsala, è un luogo di interesse specialmente per chi è immerso nella ricerca spirituale.

Raggiungere Thimphu dall’Europa richiede diversi scali, passando per città come Delhi, Bangkok o Kathmandu. I costi aerei per questo viaggio possono variare tra €1.800 e €3.500, a seconda della stagione. Le lingue principali sono il dzongkha e l’inglese, mentre la valuta locale è il ngultrum bhutanese.

Luogo della città noto agli appassionati è il Buddha Dordenma, una gigantesca e imponente statua di Gautama Buddha, situata su una collina che domina la città. Con i suoi 51,5 metri di altezza, è una delle statue di Buddha più grandi del mondo e offre una vista panoramica straordinaria sulla città e sulle montagne circostanti.

Continua la lettura con: 10 CITTÀ MERAVIGLIOSE ma SOTTOVALUTATE nel mondo

MATTEO RESPINTI

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Questa è la «casa più bella del mondo»

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Instagram: hollywood.real.estate

E’ stata definita la «casa più bella del mondo»: supera i 5.000 mq di grandezza ed è ispirata ai castelli della Loira. Andiamola a scoprire. 

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Questa è la «casa più bella del mondo»

# La mega-villa di Holmby Hills, uno dei quartieri più chic e cari di Los Angeles, acquistata al prezzo di 120 milioni 

Instagram: hollywood.real.estate

La mega villa di Los Angeles venne costruita nel 1980 da Aaron Spelling e tra coloro che hanno vissuto nella immensa residenza californiana c’è Petra Ecclestone, figlia di Bernie Ecclestone ex boss della Formula Uno, che nel 2011 si aggiudicò la villa per ben 85 milioni.

Rivenduta qualche anno dopo, a un offerente rimasto ignoto ancor oggi, per oltre 120 milioni di dollari, la mega-villa di Holmby Hills, uno dei quartieri più chic e cari di Los Angeles, è diventata la villa più costosa dello Stato della California garantendo una plusvalenza a Petra di oltre 35 milioni di dollari.

# La scalinata fiabesca in stile Luigi XIV

Scalinata in stile parigino

The Manor s’ispira ai castelli della Loira, in pieno stile parigino classico di Luigi XIV, e a tutto il loro sfarzo. Spicca all’occhio la scalinata dell’ingresso, costruita in marmo e  ferro battuto, percorsa negli anni da numerosi personaggi famosi e non solo. Gli arredi richiamano lo stile parigino classico di Luigi XIV. 

Credits: repubblica.it – Fontana all’ingresso della tenuta

La lussuosa villa è nota anche con il nome di Candyland, in memoria della moglie di Aaron Spelling, Candy, per la quale il produttore l’aveva comprata nel 1991.

# 5200 mq di estensione e 123 stanze tra lusso e divertimento: una discoteca, una spa e un salone da parrucchiere

Instagram: sampalmerofficial

La proprietà da circa 5200 metri quadrati conta la bellezza di 123 stanze e, su richiesta della figlia dell’ex numero uno della Formula Uno, tra queste troviamo una discoteca nel seminterrato e diverse vasche di pesci esotici, che inizialmente non appartenevano al progetto iniziale ma sono state aggiunte per volontà di Petra in persona.

Instagram: francis.york

Non possono certamente mancare un’immensa piscina, la spa e un campo da tennis, ma la cosa più particolare è la presenza di un salone da parrucchiere.

Continua la lettura con Le 10 case più COSTOSE al MONDO: la più cara vale 2 MILIARDI di dollari! (foto)

MARCO ABATE

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I 10 paesi sul fiume più belli d’Italia

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Credits mdom_g80 IG - Bevagna

Scopriamo queste dieci meraviglie lungo lo stivale.

I 10 paesi sul fiume più belli d’Italia

#1 Ivrea bagnata dalla Dora Baltea e “circondata” dall’Anfiteatro Morenico – Piemonte

Credits pault62 IG – Ivrea

Ivrea sorge lungo l’antico percorso della Via Francigena e della Via Romea ed è attraversata dalla Dora Baltea, che dalle pendici del Monte Bianco confluisce dolcemente nel Po. La cittadina piemontese ha un’altra meraviglia naturale unica in Italia, l’Anfiteatro Morenico: un rilievo di origine glaciale che si è formato tramite il trasporto di sedimenti del bacino della Dora Baltea.

 

#2 Cividale del Friuli, attraversato dal fiume Natisone, fondato da Giulio Cesare – Friuli Venezia Giulia

Cividale. Credits: @marogiampi IG

Il piccolo Comune di Cividale del Friuli, a pochi chilometri da Udine e al confine con la Slovenia, è stato fondato addirittura da Giulio Cesare e poi è diventato uno dei principali centri dei longobardi in Italia di cui conserva molte testimonianze. Per un tratto accompagna il fiume Natisone nella sua corsa verso l’Isonzo e offre numerose attrazioni da visitare: dalle dimore nobiliari al Museo Cristiano, dal Duomo fino al leggendario Ponte del Diavolo costruito dal diavolo in cambio dell’anima di un passante a strapiombo sulle acque verdi del Natisone. 

 

#3 Bassano del Grappa con il famoso “Ponte degli Alpini” sul fiume Brenta – Veneto

Credits bossmalcollm IG – Bassano del Grappa

Bassano del Grappa è un piccolo comune del nord est italiano, in provincia di Vicenza, in cui storia e bellezza convivono. Il suo simbolo è il Ponte degli Alpini, detto anche semplicemente Ponte di Bassano o Ponte Vecchio, che attraversa il fiume Brenta da cui si possono ammirare degli scorci fantastici. 

 

#4 Borghetto sul Mincio, il borgo medievale sospeso sull’acqua – Veneto

Borghetto sul Mincio. Credits: @
mariag.58 IG

Borghetto sul Mincio, frazione del Comune di Valeggio nel veronese, è un suggestivo borgo medievale adagiato sul corso del fiume Mincio prima che questo defluisca nel Po. Inserito nella classifica dei Borghi più belli d’Italia, da ammirare ci sono i mulini a vento, alcuni dei quali ancora funzionanti, il Ponte Visconteo e il Castello Caligero.

 

Leggi anche: Il BORGO MEDIEVALE SOSPESO sulle rive di un FIUME

#5 Dolceacqua, il borgo ligure sul fiume Nervia reso immortale da Monet – Liguria

Credits pauline_pscl_05 IG – Dolceacqua

Dolceacqua è un piccolo borgo ligure che il celebre pittore francese Claude Monet ha reso immortale. Il Castello Doria domina le intricate stradine del borgo dall’alto dello sperone roccioso dove si issa. Il fiume Nervia contribuisce a rendere perfetta la magia di questo luogo.

 

#6 Comacchio, la piccola “Venezia” dell’Emilia-Romagna 

Credits: @ matteosenzafrettamasenzasosta
Trepponti a Comacchio

Comacchio, soprannominato la “piccola Venezia” dell’Emilia-Romagna, è un bellissimo borgo circondato dalle famosi Valli e dal fantastico Parco Naturale del Delta del Po. Erede dell’antica Spina, ha origini antichissime ed ancora oggi è una città lagunare che conserva intatto l’aspetto originario, con le imponenti scalinate del famoso Trepponti a ergersi quale simbolo della cittadina.

 

Leggi anche: Le 7 ATTRAZIONI di COMACCHIO, la “piccola Venezia” dell’Emilia-Romagna

#7 Bevagna, il borgo umbro circondato da fiumi e torrenti – Umbria

Credits mdom_g80 IG – Bevagna

In Umbria c’è un piccolo borgo, in provincia di Perugia, circondato da fiumi e torrenti: Bevagna. Il suo nome deriva dalle “bevagne”, le tele pregiate che si producevano in questo luogo. La cinta muraria di Bevagna è ricca di fascino e racchiude dei tesori incredibili, dalle chiese romaniche di San Silvestro e di San Michele Arcangelo fino al Teatro Torti.

 

#8 Visso, tra i Borghi più belli d’Italia, attraversato dal fiume Nera – Marche

Credits siviaggia -Visso

Visso, nelle Marche meridionali, è un piccolo comune di poco più di 1200 abitanti sede del Parco Nazionale dei Monti Sibillini dal 1993. Attraversato dal fiume Nera è inserito nella classifica dei Borghi più belli d’Italia e al suo interno è possibile visitare un museo particolare: il Museo dei Manoscritti Leopardiani contenente più di 100 manoscritti originali tra i più famosi del famoso poeta italiano.

 

#9 Sora, tra Lazio e Abruzzo, è attraversata dal fiume Liri menzionato nella Divina Commedia

Credits mauro_cappuccitti IG – Sora

Sora è il comune tra Lazio e Abruzzo che ha dato i natali a Vittorio de Sica, attraversato dal bellissimo fiume Liri per tutta la sua interezza. Noto come “Verde” per via del vivido color smeraldo delle sue acque, viene menzionato anche nella Divina Commedia. Il suo centro storico è caratterizzato da piazze assolate, chiese e vicoli che salgono fino alle rocce del Monte San Casto: un punto d’osservazione ideale per ammirare le rovine del Castello dei Santi Casto e Cassio affacciato sulla Piana del Liri.

 

#10 Bosa, il borgo sardo bagnato dal fiume Temo e dal mar Tirreno – Sardegna

Credits vineja.it IG – Bosa

Bosa è un piccolo comune lugodurese dalla bellezza incredibile, nella valle del fiume Temo, nella Sardegna occidentale. Il Castello di Serravalle edificato dai Malaspina nel XIII secolo domina la cittadina che si spinge fino al mare. Sull’Isola Rossa è imperdibile anche la Torre di Bosa, costruita a scopo difensivo e collegata alla terraferma da una bellissima passeggiata.

 

Continua la lettura con: Le Venezie del mondo: le CITTÀ sull’ACQUA più belle del Pianeta

FABIO MARCOMIN

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Le 10 metropolitane più lunghe del mondo: la sfida con Milano

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Mappa Metro Seul

Milano ha il dominio in Italia. Su questo non c’è partita. Ma come è messa se la si confronta con il resto del mondo? Scopriamo la classifica di questa sfida epocale. E scopriamo come si posiziona Milano per estensione nel mondo.

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Le 10 metropolitane più lunghe del mondo: la sfida con Milano

# Milano con 104 km si piazza al 59° posto mondiale

Mappa metro Atm

La nostra città si posiziona al 59° posto a livello mondiale e al 9° a livello europeo in attesa dell’inaugurazione integrale della linea M4. Con una lunghezza di 104 km viene subito dopo Amburgo e ad oggi conta 5 linee metropolitane e 121 stazioni. Passiamo invece alle prime 10 mondiali, che vede uscire di scena Seul, Londra e New York.

Leggi anche: Ufficiale! M4: c’è la data del primo viaggio tutto blu…e si fa festa con spettacoli gratis lungo il percorso

#10 Wuhan (Cina): 468,3 km di rete nella città tristemente famosa per la partenza della pandemia

By Painjet – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=86129083 – Mappa metro Wuhan

Apre la graduatoria la metropolitana della città di Wuhan in Cina, tristemente nota alle cronaca per essere stato il luogo di partenza del virus Sars-Cov 2 che portato alla successiva pandemia. Il suo sistema è stato costruito a partire dal 2004 e oggi conta 468 km di estensione, 300 stazioni e 12 linee.

#9 Hangzhou (Cina): 516,2 km in soli dieci anni

By Yveltal – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56905778 – Mappa metro Hangzhou

In soli dieci anni la città di Hangzhou ha realizzato una rete metropolitana di 516,2 km, 12 linee e 302 stazioni. Capitale dello Zhejiang, la metropoli cinese conta oltre 12 milioni di abitanti e il prodotto interno lordo della sua area metropolitana supera quello della Svezia.

#8 Mosca (Russia): la più lussuosa, con 520 km, l’unica europea in classifica e con tre circle line

news.metro.ru – Mappa metro Mosca

Scende di 4 posizioni Mosca. Inaugurata nel 1935 all’epoca di Stalin raggiunge i 519,4 km di estensione la metropolitana della capitale russa, sommando 19 linee e 297 stazioni, mettendo nel conteggio anche il servizio di premetro.

Credits: pinterest – Komsomolskaya

Tra le particolarità ha una tripla linea circolare, una più interna e due più esterne, ed è senza dubbio la più lussuosa del mondo. Ben 40 stazioni sono patrimonio dell’umanità. L’unica metropolitana europea in classifica.

Leggi anche: La “BIG CIRCLE LINE”, il più GRANDE ANELLO METRO del MONDO

#7 Nanchino (Cina): 521 km per i suoi 9,4 milioni di abitanti

Di Alan Fan Pei – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=143572099 – Mappa metro Nachino

Con 14 linee e 236 stazioni e 521 km di rete, la rete metropolitana al servizio dei distretti urbani e suburbani di Nanjing, l’antica capitale della Cina, supera quella di New York di pochi chilometri. Nanchino è il secondo polo commerciale della Cina orientale dopo Shangai. È stata classificata seconda tra le “città con il maggior sviluppo sostenibile”

#6 Chongqing (Cina): 523,7 km di rete nella “città più grande del mondo”

By Wahsaw – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=76096390 – Mappa metro Chongqing

Irrompe in sesta posizione la rete metropolitana di Chongqing. Secondo la definizione di “città propriamente detta”, basata sull’unicità amministrativa, è la città più grande del mondo: ricopre una superficie simile a quella dell’intera Austria anche se circa il 70% della sua popolazione, pari a circa 32 milioni di abitanti, vive in aree rurali. La sua rete misura 523,7 km, con 304 stazioni e 11 linee.

#5 Shenzen (Cina): un sistema di metropolitane lungo 555,4 km, realizzato in appena 20 anni

By Wahsaw – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=73747518 – Mappa metro Shenzen

Ci sono 16 linee e 373 stazioni nel sistema di metropolitane della città di Shenzen che si posiziona al quinto posto delle top mondiali per estensione grazie ai suoi 555,4 km. Per raggiungere questo risultato ci sono voluti appena 20 anni.

#4 Chengdu (Cina): 562 km per la “città dei panda”

By Alan Fan Pei – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=100251071 – Mappa metro Chengdu

In pochi anni è passata dalla decima alla quarta posizione mondiale. Il trasporto pubblico metropolitano Chengdu, una megalopoli da 14,4 milioni di abitanti nel cuore della Cina, conta 561,7 km di rete, 13 linee e 347 stazioni. Alcune linee si spingono per decine di chilometri al di fuori della città. L’area di Chengdu viene definita la “zona paradisiaca” e poco fuori dalla città si estende il Chengdu Panda Base, importante riserva naturale e centro di ricerche sul panda gigante. L’UNESCO ha dichiarato Chengdu città della gastronomia nel 2011, grazie alla sua cucina sofisticata.

#3 Guangzhou (Cina): 648,8 km nella più grande città costiera del sud della Cina

By Alan Fan Pei – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=144451653 – Mappa metro Guangzhou

Nella top 3 si inserisce la metropolitana di Ghanzhou con 648,8 km di rete, 15 linee e 311 stazioni costruite dal 1997. Meglio conosciuta come Canton è la più grande città costiera del sud della Cina, al centro della “megacittà del delta del Fiume delle Perle”, la più grande conurbazione metropolitana del mondo che conta 46,5 milioni di abitanti.

#2 Shanghai (Cina): 796 km (come andare da Milano a Napoli in metropolitana)

By Alan Fan Pei – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=98910225 – Mappa Shanghai metro

La metropolitana di Shanghai è stata inaugurata nel 1993 e ad oggi è la seconda più lunga al mondo con 796 km, più lunga della distanza che separa Milano e Napoli. Conta in tutto 18 linee e 500 fermate che servono i suoi quasi 30 milioni di abitanti. Dentro Shanghai Milano ci starebbe venti volte. 

#1 Pechino: la regina con 816 km

travelchinaguide.com – Mappa metro Pechino

La vincitrice di questa classifica è Pechino. Il sistema metropolitano della capitale cinese inaugurato nel 1969 si compone di 27 linee, una in meno di quella di New York che detiene il record assoluto, 470 stazioni e raggiunge gli 815,9 km di lunghezza certificando il dominio nella Cina in questa classifica, superando di sette volte quella di Milano.

Leggi anche: Le fermate della METRO più PROFONDE a Milano e nel mondo

Fonte: wikipedia

Continua la lettura: Curiosità e record delle 7 METROPOLITANE nelle città italiane

FABIO MARCOMIN

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La scabrosa villa del «Frankenstein milanese»

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La villa che è stata al centro di una storia alquanto macabra: il Frankenstein milanese nato dagli undici amanti di Clelia Simonetta. Ripercorriamo la sua storia.

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La scabrosa villa del «Frankenstein milanese»

# Il fantasma di Clelia e dei suoi amanti

Villa Simonetta, dimora rinascimentale di via Stilicone 36, venne acquistata nel 1555 dalla famiglia Simonetta a seguito di numerosi cambi di proprietà. Si dice che nella villa si può ancora oggi vedere il fantasma della figlia Clelia e dei suoi amanti. La famiglia dell’epoca decise di acquistare questa villa al di fuori della città per allontanare la figlia Clelia dagli scandali che la coinvolgevano.

# La lussuriosa villa che diventò il centro di frequentazione per i nobili

La giovane donna, da poco rimasta vedova, faceva parlare di sé per le sue avventure sentimentali e i suoi numerosi amanti. Con l’esilio nella villa di campagna si voleva evitare di infangare ulteriormente il nome della nota famiglia Simonetta e allo stesso tempo per calmare i bollenti spiriti della donna. Ma il tentativo andò fallito perchè Clelia, lontano dagli occhi della gente, iniziò ad organizzare feste e balli in maschera al punto di far diventare la Villa Simonetta un centro di frequentazione per la nobiltà. La lussuria era senza alcun dubbio la padrona di casa.

# Dai piaceri della villa alla scomparsa degli 11 giovani

Credits: vanillamagazine.it

Nel giro di poco tempo Clelia fu nuovamente al centro degli scandali della città per le feste da lei organizzate. Caratteristico era il bagno turco per lavarsi e purificarsi prima di sperimentare i piaceri che la villa poteva offrire. Ma ben presto nuove accuse caddero sulla testa della donna.

Undici giovani scomparvero nel nulla a seguito di una delle feste di Villa Simonetta.  Secondo alcuni la donna era una sorta di mantide religiosa al punto da togliergli la vita dopo essersi accoppiata. Per alcuni invece la donna praticava giochi sessuali un po’ troppo spinti, che a volte portavano alla morte dei poveri partecipanti.

# Sulle orme di Frankenstein. Il golem fatto con le parti umane

Credits: vesuviolive.it

Secondo altre voci ancora Clelia era una maga e nei sotterranei della villa aveva scoperto un grande segreto, che le avrebbe permesso di animare una sorta di golem fatto con le parti dei cadaveri degli undici sventurati. Trama che riecheggia la celebre storia della scrittrice inglese Mary Shalley che prende il nome di “Frankenstein”. Oggi Villa Simonetta esiste ancora e ospita una scuola di musica dove vengono organizzati numerosi eventi.

Continua la lettura con I 5 DELITTI più ATROCI della storia di Milano

MARCO ABATE

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«Se ti invitano a cena da amici, cosa porti a Milano?»

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Cena tra amici (Film)

Il settebello delle cose più frequenti e/o più gradite. 

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«Se ti invitano a cena da amici, cosa porti a Milano?»

#1 Una bottiglia di vino d’annata

Credits clarali-PIXABAY – Bottiglia di vino

Un grande classico. Un buon vino. Occhio però alla qualità: se riciclato o da supermercato si rischia una pessima figura. Specie se lo si gusta nella serata stessa. 

#2 Il prosecco o lo spumante

Credits NickyPe-pixabay – Spumante

Una variante all’ipotesi di sopra. Prosecco o champagne, anche in questo caso di buona qualità. Altrimenti scegliere altro. 

#3 I marron glaceès di Galli

Credits andrealadina IG – Pasticceria Galli Milano

Per fare bella figura questa è una garanzia. I marrons glaceès di Galli sono un’istituzione per Milano, insieme agli altri dolcetti che si possono trovare nella famosa pasticceria di corso di Porta Romana e via Victor Hugo.

Leggi anche: Gli inconfondibili marrons glacees di Galli

#4 Un dolce fatto in casa

Credits risottoandsteel IG – Pan de mej

In alternativa, più laboriosa ma se siete capaci, molto raffinata, c’è il dolce fatto in casa, meglio se della tradizione milanese, come il Pan de Mej, una focaccia aromatizzata ai fiori di sambuco.

#5 Il panettone

Credits panificio_dangelo IG – Panettone classico

Tra i regali da portare in queste occasioni, nei mesi freddi non può mancare il dolce milanese per eccellenza, il panettone. Nelle sue mille varianti, da quello tradizionale a quello glassato, da quello al cioccolato a quello al pistacchio c’è solo l’imbarazzo della scelta. Come per il vino, meglio puntare su una versione di qualità, meglio se artigianale. 

#6 Un mazzo di fiori

Credits FelixMittermeier-pixabay – Mazzo di fiori

Per onorare la proprietaria di casa dell’invito a cena non c’è cosa migliore da portare che un bel mazzo di fiori o un pianta da interni.

#7 L’allegria

Credits RyanMcGuire-pixabay- Persona divertente

Un regalo che non si dovrebbe mai dimenticare di portare. Non solo a casa di amici. 

Continua la lettura con: Gite nei dintorni di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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La linea di tram più lunga al mondo

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Credits delijn - Nuovi tram Kusttram

La linea attraversa tutte le località costiere e arriva vicino ai confini di due diverse nazioni. Dove si trova e quali sono le sue caratteristiche.

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La linea di tram più lunga al mondo

# Kusttram, una linea lunga 67 km che corre sulla costa belga

Credits Jkan997 wikipedia – Tracciato Kusttram

Una linea di tram da record: 67 km di tracciato e 68 fermate. La Kusttram, il “tram costiero”, è la linea più lunga al mondo. Corre parallelamente alla spiaggia attraversando tutte le località che affacciano sul Mare del Nord: la partenza è da De Panne, vicino al confine francese, in mezzo al percorso ferma ad Ostenda che è la città più importante della costa, mentre il capolinea è a Knokke-Heist, vicino al confine olandese.

# Il tram che guarda il mare

 
Credits ekaterina_dobbelaere IG – Dune De Haan

Seduti a bordo del tram si possono osservare la vista sul mare tra Ostenda e Middelkerke, le lunghissime spiagge caratterizzate dalle tipiche dune di sabbia di De Haan  e dall’altro centri abitati di piccole e medie dimensioni intervallati da boschetti. 

Leggi anche: Milano come Londra. Con i TRAM a DUE PIANI invece dei bus

# Attivo dal 1885, il Kusttram trasporta oggi 15 milioni di passeggeri annui e i convogli raggiungono la velocità di 78 km/h

Credits delijn – Nuovi tram Kusttram

La prima sezione della linea, anche se in origine più interna, è stata attivata nel 1885. Oggi il funzionamento e la gestione dell’intero tracciato è in carico alla società fiamminga De Lijn. Annualmente vengono trasportati 15 milioni di passeggeri, la frequenza dei passaggi è di un tram ogni 10 minuti d’estate e ogni 20 minuti in inverno e la velocità massima raggiunta dai tram è davvero considerevole: 78 km/h. 

I convogli unidirezionali stanno venendo progressivamente sostituiti con quelli bidirezionali e a pianale ribassato per favorire l’inversione di marcia senza anelli di binari ai capolinea e una migliore accessibilità. In due punti del tracciato esistono percorsi alternativi, all’altezza delle chiuse di due canali, per evitare ritardi quando i ponti stradali vengono alzati per consentire il passaggio delle imbarcazioni.

Google Kusttram

Leggi anche: Le località più PICCOLE in Europa con il TRAM

Continua la lettura con: Le 7 più GRANDI RETI di TRAM del MONDO: sì, c’è anche Milano

FABIO MARCOMIN

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Quando «si sfondavano i cancelli»: i concerti più mitici nella storia di Milano (Video storici)

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Milano è una delle capitali mondiali della musica. Non solo è la culla della lirica: è stata spesso il luogo di eventi musicali epici. Tra i diversi concerti del mito a Milano ho scelto in gran parte accomunati dall’epoca in cui molti andavano ai concerti senza biglietto confidando nello sfondamento dei cancelli. A volte accadeva. E i concerti diventavano una bolgia infernale.

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Quando «si sfondavano i cancelli»: i concerti più mitici nella storia di Milano (Video storici)

# Beatles (Vigorelli): 24 giugno 1965

I Beatles a Milano

24 giugno 1965. La storia si ferma al Velodromo Vigorelli. Nel pomeriggio e nella sera si tiene un concerto di una band di cui un’intera generazione sta diventando pazza. Sono i Beatles che suoneranno per la prima e unica volta a Milano (una delle uniche due date in Italia di sempre, insieme a Genova) preceduti da Peppino Di Capri. 

# Jimi Hendrix (Triennale): 23 maggio 1968

23 maggio 1968. Jimi Hendrix è alla Triennale. Già questo basta per considerarlo un evento storico. Ma quello che accadde fu ancora più particolare. Come si usava ai tempi, erano in programma due concerti nella stessa giornata, ma il primo al pomeriggio pomeriggio fu annullato per il blocco degli strumenti alla Dogana. Così la sera ci fu un pubblico gigantesco.

# Led Zeppelin (Vigorelli): 5 luglio 1971

5 luglio 1971. I Led Zeppelin suonano al Vigorelli in un concerto abbinato al Cantagiro, manifestazione canora di quegli anni che portava gli artisti in diverse città d’Italia. Il concerto fu funestato da continui lanci di fumogeni e scontri con la polizia. Fu un tale caos che i Led Zeppelin dichiararono che non avrebbero mai più suonato in Italia. Furono di parola. Il loro concerto aprì la strada a una lunga stagione travagliata per i concerti dal vivo: i frequenti incidenti tennero alla larga per un decennio dal nostro Paese i più grandi artisti internazionali. Ci provò anche Santana che sempre al Vigorelli il 13 settembre 1977 fu accolto da un enorme striscione con scritto “odio Santana servo della CIA”. Suonò un’ora poi decise di mollare anche perché una molotov gli aveva incendiato gli amplificatori.
Nel 2011 Santana a un suo concerto a Taormina consenti l’ingresso gratuito a chi si fosse presentato con il biglietto del 1977. Qui sopra il bootleg del concerto tra una canzone e l’altra si sente la folla gridare: “assassini!”.

Il Re Nudo (Parco Lambro):  dal 13 al 16 giugno 1973

1973. La rivista “Re Nudo” organizza  dal 13 al 16 giugno al Parco Lambro la “Festa del Proletariato Giovanile”. E’ una kermesse di musica in un’atmosfera hippie. Si esibiscono tra gli altri cantanti e gruppi cult dell’epoca, come gli Area, Alan Sorrenti, Franco Battiato e la PFM. L’evento fu soprannominato la Woodstock all’italiana e fu organizzato per altri due anni anche se l’ultima edizione fu un flop, definito così: “Questa festa ha segnato la fine del ‘68”.

# Omaggio a Demetrio Stratos (Arena Civica): 14 giugno 1979

14 giugno 1979. Demetrio Stratos lo storico leader degli Area sta male. Per curarsi dalla leucemia c’è bisogno di fondi. Per raccoglierli viene organizzato un concerto all’Arena, ma il giorno prima dell’evento una notizia gela gli animi. Stratos è morto. Il concerto si tiene lo stesso come “Omaggio a Demetrio”, con Guccini, Finardi, Branduardi, Venditti, Skiantos, Vecchioni e gli Area, che suoneranno il più triste concerto della storia di Milano, considerato da alcuni il “funerale di un’epoca”.

# Police (Palalido): 2 aprile 1980

2 aprile 1980. Un’altra arena storica per i concerti era il vecchio Palalido. Negli anni Settanta si sono esibiti i Rolling Stones con Charlie Watts avvolto dalla bandiera del Milan ed è entrato nella storia anche il concerto di De Gregori del 1976 quando dovette smettere di suonare per la contestazione di frange politicizzate. Ma forse il concerto principe del Palalido è stato quello dei Police, in piena Policemania come si denominava la passione al limite dell’isteria per i tre biondi inglesi, come non si vedeva dai tempi dei Beatles. Per la gioia di chi non aveva il biglietto fu uno dei casi più celebri di “cancelli sfondati” dal pubblico che trasformarono così il Palalido in una bolgia incredibile: dagli 8000 posti disponibili ci si ritrovò con oltre 16.000 spettatori! Chi c’era dice che è stato un miracolo se non ci siano stati incidenti seri.

# Bob Marley (San Siro): 7 marzo 1980

7 giugno 1980. Concerto epocale anche perché apri la strada a una nuova era di concerti, dopo che durante gli anni settanta molti musicisti internazionali avevano evitato il nostro Paese per paura del terrorismo. 100.000 spettatori formarono un’onda saltellante al ritmo del reggae. Fu preceduto da Pino Daniele, a quei tempi si faceva precedere i concerti da altre esibizioni. La luna piena era enorme e meravigliosa quella sera. Un anno dopo il re del reggae ci ha lasciato.

# Queen (Palasport): 14 settembre 1984

14 settembre 1984. Pochi mesi prima che crollasse nella grande nevicata del 1985, il Palasport di San Siro ospita un altro concerto che entrerà nella leggenda. I Queen hanno sfondato anche in Italia, specie dopo aver cantato Radio Gaga al Festival di Sanremo.  Il Palasport ha spesso ospitato concerti grandiosi. Tra tutti, forse quello che fece più scalpore, fu quello dei Clash nel febbraio del 1984, quando gli spettatori più esagitati decisero di trasformare i seggiolini in bastoni.

# U2 (Teatro Tenda): 4 febbraio 1985

4 febbraio 1985. Dopo il crollo del Palasport la fame di concerti per diversi anni fu appagata dal Teatro Tenda, una tecnostruttura costruita alla bella e meglio che sarebbe dovuta rimanere marginale e invece è stata il centro della storia della musica di Milano per quasi un decennio.  L’atmosfera così grunge del luogo ha creato atmosfere uniche per diversi concerti, tra cui si ricordano Eric Clapton, Spandau Ballet, Paul Young, ma tra tutti svetta quello degli U2 prima di diventare di dominio pubblico. Qui sopra il bootleg da pelle d’oca, “La prima ma non ultima volta”. Energia pazzesca.

# Bruce Springsteen (San Siro): 21 giugno 1985

21 giugno 1985. In pieno boom economico, negli anni di Craxi e della Reaganomics, l’estate si apre con tre ore di mega concerto del boss nella turnè di Born in the Usa, il suo disco più epocale. Springsteen ha dichiarato che quello di San Siro del 1985 è stato uno “uno tra i miei 5 migliori concerti in assoluto“. Memoria indelebile per chi ha la fortuna di esserci stato pagando le 25.000 lire del biglietto.

# Vasco Rossi (Teatro Tenda – Stadio San Siro): dal 1983 in poi

Ma forse l’artista che è riuscito a impersonare ogni epoca musicale dei concerti dal vivo di Milano è Vasco. La prima esibizione mitica è quella del tour Bollicine al teatro Tenda quando ha dovuto più volte interrompere il concerto per lancio di lattine e oggetti sul palco. Ma è a San Siro dove Vasco ha trovato la consacrazione definitiva, battendo se stesso con un record dopo l’altro, l’ultimo quello con i sei concerti di fila dell’estate 2019.

Continua la lettura con: Bob Marley il primo concerto a San Siro fu subito mito

ANDREA ZOPPOLATO

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Le fattorie da visitare a due passi da Milano

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Cascina Caremma

Una selezione di 4 fattorie (anche didattiche) ad un passo da casa, dove trovare terrazzi, giardini, orti, tavolacci, animali, attività da fare insieme…

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4 fattorie da visitare a due passi da Milano

#1 Cascina Caremma a Besate

Cascina Caremma

L’azienda agricola si trova all’interno del Parco del Ticino e ha un centro benessere. Offre la possibilità di fare passeggiate a piedi o bicicletta con audiopercorso. Si può giocare a tennis, a calcetto, nuotare in piscina. Qui si possono trovare colture biologiche cerealicole, vitivinicole, frutticole, orticole ed allevamenti vari.

Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche:
#laboratorio di caseificazione: dall’erba al formaggio
#laboratorio di panificazione: buono come il pane
#piccoli frutti la vita del frutteto: bruchi, coccinelle ed api
#il sentiero delle cinque chiese nei territori dei monaci cistercensi
#il museo contadino di Albairate
#corso di agricoltura biologica
#corso trekking nel Parco del Ticino
#passeggiata sensoriale
#alla scoperta degli organismi invertebrati delle acque correnti

#2 Cascina Femegro a Zibido San Giacomo

A pochi chilometri da Milano, la cascina è immersa nel Parco Agricolo Sud e produce riso, latte crudo, latticini freschi, yogurt, dessert, confetture, miele.

Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche:
#gli animali della fattoria
#dal latte al formaggio con la produzione del burro
#l’oro delle api: alla scoperta del magico mondo delle api
#il riso: dalla preparazione della terra alla tavola
#i cereali, il mais e la polenta


#3 Cascina Fiorentina a Morimondo

Si trova nel Parco del Ticino a poche centinaia di metri dall’Abbazia Cistercense di Morimondo, di cui costituiva l’antica grangia. La Cascina coltiva cereali e alleva bovini, suini, conigli ed animali di bassa corte.

Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche:
#le mani in pasta: per conoscere il frumento e il piacere di preparare il pane cuocendolo nel forno a legna
#giochiamo con il mais (periodo settembre-ottobre): taglio del mais, raccolta, sfogliatura, sgranatura, frantumazione e preparazione del pastone per gli animali, pop-corn sull’aia
#coloriamo con la natura: passeggiata nel prato e nel bosco, raccolta di materiale e realizzazione di disegni
#storia della vita contadina: osservazione e spiegazione degli attrezzi agricoli e degli utensili usati nelle attività domestiche
#percorso ambientale: visita al fontanile

#4 L’Agriturismo culturale Murnee a Busto Garolfo

Il Murnee si trova all’interno del Parco del Roccolo, sulla riva del Canale Villoresi, e ospita al suo interno un ampio museo degli attrezzi agricoli, sale per laboratori e feste, un bosco e un villaggio d’ispirazione celtica per l’animazione didattica e campi sperimentali per il recupero delle tecniche antiche. L’azienda alleva bovini, coltiva cereali, orticole ed erbe officinali.

Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche per tutte le età:
#laboratori a scelta tra pane, formaggio, uva, colari, feltro, ferro, palline di fukuoca, argilla, carta piantabile
#le api e la cera
#coccole ai cuccioli
#battesimo della sella
#approccio sensoriale agli animali
#natura avventura
#bosco celtico
#passeggiata delle chiose

Continua la lettura con: Gite nei dintorni di Milano

BARBARA VOLPINI

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Il 13 è il numero magico di Milano

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Lungo corso di Porta Vigentina si trova una pietra molto antica che svela il numero magico di Milano. 

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Il 13 è il numero magico di Milano

# Il simbolo celtico in un luogo cristiano

In Santa Maria al Paradiso, lungo corso di Porta Vigentina, si trova una pietra di origine Insubre che rappresenta coi suoi 13 raggi, il calendario luni-solare e la ruota della Vita, simbolo del dio Belenos e della Dea Belisama. La stranezza è che si tratta di un simbolo celtico in un luogo della cristianità.

# Il «tredesin de Marz»: la pietra idolatrata dagli antichi milanesi

San Barnaba usò questa pietra quando al suo arrivo a Milano vide i milanesi che si erano radunati attorno alla pietra per compiere degli strani rituali.
La pietra è meglio conosciuta col nome di «tredesin de Marz» ed è tonda, con 13 raggi, le 13 lunazioni in un anno.

# Un numero magico per i fiori e… per i capelli

Fra sacro e profano, il numero 13 è considerato il numero magico nella storia di Milano: il Tredesin de Mars è la festa tradizionale milanese in cui si ricorda l’annuncio del Cristianesimo da parte di San Barnaba, il 13 marzo del 51.
Per i milanesi è da sempre la festa che annuncia la primavera con la festa dei fiori.

Una curiosità? A Milano si dice anche che “Se si tagliano il 13 di marzo, i capelli cresceranno più forti”.

Continua la lettura con: Luogo nascosto #90 – Le TORRI PENDENTI di Rho: la casa più STRANA di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Le cose più importanti da fare a Milano entro la fine dell’anno

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Aspettative, desideri e sogni dei milanesi per Milano entro la fine del 2024. Così ci hanno risposto 

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Le cose più importanti da fare a Milano entro la fine dell’anno

# Aprire tutta la linea M4

Tracciato M4

Sabato 12 ottobre: è la data della “Festa M4”. Salvo sorprese, i test sono stati completati con successo, tutti i 15 km e 21 stazioni della linea M4 saranno operativi portando l’intera rete a 112 km e 136 stazioni.

Leggi anche: Festa M4

# Scegliere il tracciato della linea M6

Credits Urbanfile – M6 lato ovest

A ottobre è prevista anche la presentazione ai cittadini dei sei studi di fattibilità sui tracciati della M6 preparati da MM e Politecnico. L’obiettivo è far conoscere gli esiti delle valutazioni, dell’analisi di costi benefici e anche dei relativi flussi che sono stati effettati per ciascuna delle ipotesi e capire perchè viene scelto un tracciato piuttosto che un altro.

Leggi anche: Metro M6: i sei tracciati allo studio

# Un provvedimento serio contro l’inquinamento

Credits: formulapassion.it

Ci si gira intorno, Area C nel weekend, ztl nel super centro, Area B a pagamento, nuove metropolitane, ma ad oggi non esiste ancora un intervento diretto a ridurre l’inquinamento. Si potrebbero testare ad esempio le torri mangia smog, già in funzione in Cina. 

# Introdurre l’asservimento semaforico per i mezzi di superficie

Credits Andrea Cherchi – Cavi, tram e castello

Decenni che se ne parla ma, salvo alcune prove, ancora l’asservimento semaforico per tram e filobus non si è ancora visto. Consentirebbe di dare la precedenza agli incroci nei confronti dei mezzi privati aumentando la velocità media di percorrenza, rendendo quindi il servizio più efficiente e puntuale. Potrebbe essere un bel regalo di Natale per i milanesi.

# Eliminare le barriere architettoniche

Credits: @milanodavvero
Coda uscita dalla metro

In vista delle Olimpiadi Invernali 2026 il Comune di Milano sta lavorando per eliminare le barriere architettoniche, in particolare sulle vecchie linee metropolitane installando nuovi ascensori e sostituendo quelli della linea M3 oltre alle scale mobili, insieme ad altri interventi su strade e marciapiedi. Si potrebbe accelerare e rendere la città più accessibile con ulteriori interventi prima che scocchi la mezzanotte del 31 dicembre?

# La preferenziale in zona Lotto

Percorso preferenziale stuparich lotto zavattari

Non si farà in tempo ad averla pronta per il 2024 la preferenziale in zona Lotto, ma almeno quest’anno sono partiti i lavori. L’intervento interessa un tracciato di poco meno di 1 km tra Piazzale Zavattari e Piazza Stuparich, comprende Viale Migliara e Viale Enrico Elia. La durata dei lavori è stata stimata in circa 3 anni.

# Mettere in servizio i nuovi tram bidirezionali

Fonte ufficio stampa – Prove in linea Tramlink

A maggio 2023 le prime prove tecniche notturne per il nuovo tram, poi il silenzio. Avrebbero dovuto circolare già nell’estate 2023, poi a ottobre 2023 e infine entro l’ultimo mese dell’anno. Alcuni problemi tecnici ne hanno però bloccato al momento la messa in servizio dei Tramlink. Se i problemi si risolveranno sarà la linea 31 la prima dove entreranno in servizio, la speranza è che possa avvenire entro la fine del 2024.

Leggi anche: I Tramlink bidirezionali: che fine hanno fatto i nuovi tram milanesi?

# Ripulire e mettere in sicurezza la Stazione Centrale 

neffa75 IG – Stazione Centrale Milano

Bivacchi, sporcizia, spaccio e microcriminalità di vario genere rendendo la Stazione Centrale e le piazze attorno, Duca D’Aosta, Savoia e IV Novembre, un’area poco raccomandabile soprattutto di sera anche se diversi episodi si sono verificati di giorno. Il presidio delle forze di polizie dovrebbe essere incrementato sia per numero che per durata del servizio. 

Continua la lettura con: Dalla spiaggia ai grattacieli: 10 cose da fare per riprendere il ritmo milanese

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