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Quali CITTÀ RICORDANO i QUARTIERI di Milano?

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Kian Centino - Pexels

E’ inevitabile. D’estate si viaggia e ovunque si approdi per le vacanze parte il gioco millenario di chi vive a Milano: confrontare i luoghi dove si sta paragonandoli a Milano. Facciamo il gioco contrario. Quali sono i quartieri dove sembra di essere in una città estera?

Quali CITTÀ RICORDANO i QUARTIERI di Milano?

# Bovisa is the new Berlino Est

Bovisa

La Bovisa è un “District” entrato a pieno titolo nel circuito del design, somigliante ad uno Stadt Viertel trendy ed emergente di Berlino Est per il suo dinamismo e per la sua vitalità. Un po’ Neukolln, un po’ Friedrichshain, molto frequentato dai giovani con un fermento di creatività proiettato al futuro. 

 

# Ponte Lambro: Ferentari, il quartiere off limits di Bucarest

Ponte Lambro

Il quartiere Ponte Lambro, nella periferia est di Milano, non riesce a sanare una situazione di degrado, bruttezza e delinquenza ormai cronica. L’aspetto degli edifici e la frequentazione della zona può ricordare Ferentari, il quartiere degli sbandati di Bucarest.

 

# La piccola Parigi tra Procaccini e Arco della Pace 

andrea cherchi fotografo
Credits Andrea Cherchi – Arco delle Pace

La zona compresa tra via Procaccini e l’Arco della Pace trasmette un’inconfondibile atmosfera parigina. Un mix di edifici in stile liberty, strade in pavé, viale alberati, locali caratteristici e infine il maestoso Arco della Pace che lega indissolubilmente Milano a Parigi. 

 

# I Navigli di Bruges

Credits: milanopocket.it – Naviglio Grande

Un angolo di Bruges a Milano? Sui Navigli milanesi. Le case colorate che affacciano e si specchiano sui canali danno la sensazione di trovarsi nella cittadina belga, più ancora che in altre città di canali, come Amsterdam o Copenaghen. 

 

# Gae Aulenti, in piena city di Francoforte

Credits @francescopesce71 IG – Piazza Gae Aulenti

Nel centro finanziario di Milano, che si sviluppa attorno alla piazza Gae Aulenti con le fontane d’acqua, i 231 metri della Torre Unicredit e un parco studiato da un designer internazionale, sembra di trovarsi a Francoforte. Tra Gae Aulenti e Porta Nuova si trovano più di una decina di grattacieli e altri in costruzione che fanno di questa zona una delle più internazionali della città. Manca solo la BCE. 

 

# Via Paolo Sarpi a Shanghai

chinatown milano
Foto dal capodanno cinese a Milano

La Chinatown milanese. Negozi e ristoranti cinesi di ogni tipo, qui si concentra la più alta concentrazione di cittadini provenienti dalla Terra del Dragone. Durante i festeggiamenti per il capodanno cinese sembra di venire catapultati a Shanghai

 

# Il “Quadrilatero dell’illegalità”, Mogadiscio

Case popolari San Siro

Dalle parti di Piazzale Segesta, vicino allo Stadio Meazza, c’è un quadrilatero di alloggi diventato un vero e proprio centro di illegalità, dove alcuni gruppi di persone occupano le case abusivamente per darle in affitto. Una situazione squallida e di degrado che può sembrare di essere a Mogadiscio

Leggi anche: Il QUADRILATERO dell’ILLEGALITA’: 7 idee per riqualificare il buco nero di Milano

Continua la lettura con: 10 POSTI di Milano dove NON SEMBRA di essere a Milano

MILANO CITTA’ STATO

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I 7 SISTEMI di METROPOLITANA più INTERESSANTI del MONDO

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Ci sono alcune reti di metropolitana nel mondo con delle caratteristiche davvero uniche. Scopriamo le più interessanti.

I 7 SISTEMI di METROPOLITANA più INTERESSANTI del MONDO

#1 Le stazioni della metropolitana di Stoccolma: la galleria d’arte

Credits John_Nature_Photos-pixabay – Metro Stoccolma

Il sistema metropolitano di Stoccolma, la Tunnelbana è un’immensa galleria d’arte tra sculture, mosaici, quadri e istallazioni granitiche. Ogni fermata ospita opere realizzate da artisti che hanno interpretato e raccontato la storia della città, ognuno con il proprio stile. Scendendo dalle scale mobili sembra di entrare dentro delle enormi caverne.

#2 La metropolitana in “miniatura” di Glasgow

Credits tessleberries IG – Metro Glasgow

La metropolitana di Glasgow, la terza più vecchia al mondo dopo quella di Londra e Budapest, è composta da una sola linea circolare con 15 stazioni percorsa da convogli di tre vagoni. La sua particolarità sono le dimensioni ridotte dei convogli, oltre che dello scartamento dei binari e dei tunnel, a causa dell’estrema difficoltà di scavo del sottosuolo della città scozzese che è di fatto un unico gigantesco blocco di granito.

#3 La metropolitana di Washington riservata ai senatori

Credits Timosha21 YT – Metro Washington

A Washington c’è una piccola linea della metropolitana dedicata ai membri del Congresso e al loro staff, che non è aperta al pubblico, si estende per 1 km e ha 3 linee. Ognuna collega in meno di un minuto gli edifici del Congresso e il Campidoglio. Il personale deve essere scortato dalla sicurezza, mentre durante le votazioni la metropolitana è riservata solo ai membri del Congresso. In alcune occasioni ai turisti è consentito fare un “giro turistico” a bordo di questa particolare metropolitana.

Leggi anche: Le 5 CURIOSITÀ più strane delle METRO del MONDO

#4 Il lusso delle stazioni della metropolitana di Mosca

Credits David Torres-unsplah – Soffitti metro Mosca

La metropolitana di Mosca è l’emblema del lusso. Molte delle sue stazioni sono caratterizzate da storici mosaici, elementi architettoniche tipici dello stile barocco, grandi lampadari, dipinti, marmi e ori.

Leggi anche: Le 10 PIÙ BELLE METROPOLITANE d’Europa a confronto con quella di Milano

#5 La metropolitana di Budapest è Patrimonio dell’Umanità Unesco

Credits Krisztian Tabori-unsplah – Metro Budapest

Sotto il viale Andrássy utca corre la linea della metropolitana Földalatti, linea gialla o M1, costruita nel 1896 e seconda in Europa dopo quella di Londra. Realizzata in occasione delle celebrazioni del Millenario, ovvero il millesimo anniversario della Nazione, le sue stazioni sono abbellite con piastrelle, non ci sono tornelli e i biglietti vengono verificati manualmente da un addetto. Nel 2002 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco.

#6 La metropolitana di Erevan ha resistito al devastante terremoto del 1988

Credits 1from700000000 IG – Metro Erevan

La metropolitana di Erevan in Armenia, una sola linea di 10 fermate con tracciato di 13,8 km di tracciato, è esercita con treni di due sole carrozze. L’aspetto più interessante riguarda però la qualità ingegneristica dell’infrastruttura. Nonostante il devastante terremoto che colpì tutto il territorio nazionale nel 1988, la metropolitana fu tra le poche opere a sopravvivere alle tremende scosse e il giorno successivo tornò ad essere già operativa.  

#7 La metropolitana di Lilla è stata la prima metropolitana automatica su gomma del mondo

Credits Florian Marette-unsplah – Metro Lilla

Inaugurata il 25 aprile 1983, la rete metropolitana di Lilla, in Francia, è stata la prima metropolitana automatica su gomma ad essere realizzata. Utilizza il sistema VAL, scelto anche dalla città di Torino, con treni larghi solo due metri e lunghi 26 dotati di pneumatici invece che di ruote in acciaio.

Leggi anche: Curiosità e record delle 7 METROPOLITANE delle città ITALIANE

Selezione tratta da: Timosha21 YT

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FABIO MARCOMIN

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VAL VIGEZZO: la “Valle dei Pittori” a due ore da Milano

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A due ore di auto da Milano, esiste una valle chiamata dei Pittori. Questa perla offre molte attività durante l’anno e i suoi colori e particolarità sono i soggetti di una lunga tradizione pittorica.

VAL VIGEZZO: la “Valle dei Pittori” a due ore da Milano

# Terra di bellezze artistiche e naturali

Costellata di paesini di origine antica e bellezze naturali uniche nelle Alpi, la Val Vigezzo è un luogo pieno di vita, che ospita turisti svizzeri e italiani durante tutto l’anno. Questo luogo aperto, che si colora in modo diverso a seconda della stagione, ospita borghi pittoreschi, dove si trovano arte, svago e tranquillità. Una delle attività più frequentate sono i mercatini di Natale di Santa Maria Maggiore, sede anche del museo dello spazzacamino. Anche se il paese dei camini è Craveggia, luogo di architettura alpina e testimonianze artistiche. Per ammirare la bellezza naturale della valle c’è invece la ferrovia panoramica Vigezzina-Centovalli, che collega Domodossola alla svizzera Locarno, che permette di ammirare anche il sontuoso santuario di Re.

Credits: alessandrofradelizio, IG

Leggi anche Il LAGO MULINO e i tesori nascosti di Zibido San Giacomo 

# Arte vigezzina

A testimonianza della bellezza di antichi paesi e delle montagne della Val Vigezzo sono numerosi i quadri e i dipinti. La scuola d’arte della zona ha dimostrato di essere fiorente sin dal ‘600, molti pittori sono nati nella valle e molti sono venuti qui a studiare la terza arte. Non solo ritrattisti e paesaggisti, ma anche affreschisti, scultori e intagliatori. Tra XV e XVI la pittura vigezzina era di carattere più che altro devozionale, per chiedere protezione da disgrazie naturali e pestilenze. Ma con il passare dei secoli l’arte si è spostata dal solo ambito religioso, accogliendo la rappresentazione della bellezza naturale e artistica che circonda chi vive in questi luoghi.

Credits: letterartiblog, IG

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# La scuola artistica

Ritratti e paesaggi sono infatti il fulcro degli insegnamenti della scuola d’arte vigezzina. A Santa Maria Maggiore nel 1878 nasce il centro per le attività artistiche e culturali della Val Vigezzo, oggi Scuola di Belle Arti “Rossetti Valtellini”, unica scuola artistica nelle Alpi. La scuola ospita anche una Pinacoteca ricca di tutte le opere dei più famosi pittori della Val d’Ossola e i maggiori maestri vigezzini. Questi hanno iniziato con il decorare case private e chiese, per poi passare a lavorare su commissione per le più importante famiglie borghesi d’Italia, viaggiando per tutta la penisola.

Credits: verenaparraa, IG

Leggi anche Una storia di libertà: i 40 giorni della REPUBBLICA dell’OSSOLA

# Pittori famosi

Non solo la Pinacoteca della scuola delle belle arti ma anche chiese ed edifici pubblici della Val Vigezzo, custodiscono ancora le spettacolari opere di grandi maestri come gli affreschisti Giuseppe Mattia Borgnis e Lorenzo Peretti, valorizzati grazie a conferenze, mostre temporanee e eventi di pittura en plein air. Ma i nomi dei grandi maestri sono numerosi: il più famoso fra tutti è Carlo Fornara, la cui tecnica pittorica passa dall’impressionismo francese al divisionismo ispirato a Giovanni Segantini, con il quale Fornara divenne un grande esponente della scuola vigezzina. Ma il vero grande innovatore dell’arte in Val Vigezzo fu Enrico Cavalli, che formò il Fornara insieme ad altri (i fratelli Rastellini, Giovanni Battista Ciolina e Maurizio Borgnis). Il quale si discostò dal solo ritrattismo, per aprire l’arte vigezzina al paesaggismo e altre tecniche pittoriche.

Credits: 1000quadri, IG

 

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SARAH IORI

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GELATO al CIOCCOLATO? Il MIGLIORE d’Italia è nell’hinterland di Milano

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Osvaldo Palermo _ Fiordipanna - Osvaldo Palermo

Secondo il Gambero Rosso il fondente più buono si trova nell’hinterland di Milano. Dove si trova e perché è il migliore d’Italia.

GELATO al CIOCCOLATO? Il MIGLIORE d’Italia è nell’hinterland di Milano

# Il cono al cacao più buono dalle Alpi a Lampedusa

Osvaldo Palermo _ Fiordipanna – Preparazione del gelato

Non è (troppo) dolce e nemmeno un po’ salato. Il gelato al cioccolato non plus ultra d’Italia è quello della gelateria Fiordipanna di Cornaredo. Scuro e intenso, deciso e armonico, dolce quanto basta e quanto serve: il sorbetto preparato da Osvaldo Palermo merita il viaggio oltre la circonvalla, direzione Ovest, imboccando la via Novara e arrivando in una decina di minuti nella piazza principale di Cornaredo. Lì basta vedere la fila di persone che punta dritta contro una piccola vetrina. Ecco, lì è il punto di arrivo. Pronti per provare l’experience di leccare il cono al cacao più buono dalle Alpi a Lampedusa

# Osvaldo Palermo: da informatico a gelatiere stellato

Osvaldo Palermo _ Fiordipanna – Osvaldo Palermo

E pensare che gli esordi del gelatiere neo-stellato erano distanti anni luce dal mondo delle creme e dei sorbetti. Osvaldo Palermo nasce informatico infatti. Dopo il diploma in informatica però inizia a lavorare come dimostratore con alcune fra le aziende più specializzate nel settore della produzione di semilavorati. È proprio stando a stretto contatto con gli artigiani, entrando nei laboratori di produzione che cresce in lui il desiderio di sapere di più sui metodi di lavorazione, sulla tipologia degli ingredienti e su tutto ciò che rende un gelato unico. 

E tutto ad un tratto la svolta. Cambia mestiere, e vita, e apre una sua gelateria insieme alla moglie Antonella: la prima è a Cornaredo nel 1994, e poi anche a Bollate e Arese. La filosofia? Gusti dal sapore netto e distintivo, grazie all’utilizzo d’ingredienti di alta qualità e accostati a frutta fresca e secca, spezie, creme e salse, per dare un carattere unico al prodotto finale. 

# Il “miglior gelato al cioccolato fondente” secondo la guida del Gambero Rosso

Foto team Fiordipanna

L’impegno continuo dei due coniugi nel progetto, lo studio nelle lavorazioni e la maniacale attenzione agli ingredienti alla fine vengono premiati. Non solo dai centinaia di clienti che affollano i tre punti vendita, ma anche dagli ispettori del Gambero Rosso, che di recente hanno insignito Fiordipanna del titolo speciale di “miglior gelato al cioccolato fondente”

Continua la lettura con: Le 5 GELATERIE più BUONE e più ECONOMICHE di Milano

STEFANO CORRADA

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Le 5 sculture più STRANE sul Duomo: trova l’intruso

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Girando intorno al Duomo o in visita ufficiale, c’è un simpatico gioco che si può fare quando si è in compagnia: trovare la statua più bizzarra tra le oltre 3.400 che incorniciano la Cattedrale. “Una specie di Indovina chi?” in movimento, col privilegio di aggirarsi intorno o sulla cattedrale gotica più grande d’Europa. Lo avete mai fatto?

Le 5 sculture più strane sul Duomo: trova l’intruso

# La Fabbrica del Duomo

Credits: @andreacherchi_foto IG

Veneranda e pressoché perpetua la Fabbrica del Duomo, affettuosamente el Dom in lingua milanese, i lavori intorno a questa Cattedrale non finiscono mai. Ogni secolo che ha accompagnato la costruzione o la rifinitura del Duomo di Milano ha portato la cultura e i segni del tempo, proprio sulla facciata di marmo di Candoglia più famosa del mondo.
Spesso noi milanesi lo snobbiamo un po’, ammettiamolo, quindi non tutti sanno che tra questi segni del tempo, ci sono stranissime statue che ne decorano le pareti esterne. Scopriamo insieme le più originali?

Leggi anche: Quando in Duomo c’era il COPERTO dei FIGINI

# Primo… Carnera

Primo Carnera Credits: @andreacherchi_foto IG

La statua di un pugile in chiesa? L’unione tra sacro e profano è la forza del Duomo. Fino al 2019 l’uomo italiano più vanitoso e ambizioso sembra essere stato Mussolini che ha, pur senza la minima competenza e talento, mandato a Milano gente meno capace di lui per “sistemare” una città il cui unico difetto era quello di essere mitteleuropea.
Per provincializzarla un po’ si è quindi deciso di mettere mano anche sul Duomo.
Compare così una curiosa scultura che ritrae 4 coppie di pugili, la cui inaugurazione risale proprio ai restauri di 100 anni fa. Sono riconoscibili Primo Carnera, ed Erminio Spalla.
Proprio Carnera, davanti ad un pubblico di 40.000 tifosi a New York, è stato il primo italiano a vincere il titolo mondiale dei pesi massimi.
Scolpire questo traguardo è il giusto riconoscimento, certo. Magari non proprio sul Duomo di Milano. O forse si?

Leggi anche: A Roma c’è il “PICCOLO DUOMO DI MILANO”: al suo interno ci sono le ANIME del PURGATORIO

# Tributi allo sport

Forse ai gargoyle che fanno la guardia al Duomo, piace tenersi in forma facendo un po’ di sport.
Scherzi a parte i tributi sportivi scolpiti intorno alla Cattedrale non si fermano con l’omaggio a Primo Carnera. È infatti possibile trovare ancora un paio di guantoni da pugile, una racchetta da tennis, corda e piccozza per il climbing e una palla da basket.
Tutti attrezzi sportivi che i milanesi delle varie epoche hanno usato, per mantenersi in forma o nelle gite fuori porta con la famiglia.
Seppure sembra un po’ esagerato metterle in Piazza Duomo, anche queste decorazioni rispecchiano le abitudini dei milanesi. Presenza azzeccata o abuso sulle facciate del Duomo?

Leggi anche: 7+1 COSE che non si sa SE sono ESISTITE a Milano ma di cui ANCORA SI PARLA

# Il drago Tarantasio

Tarantasio Credits: Kilig Travel Blog

Secondo la leggenda, il drago Tarantasio è stato a lungo il più leggendario abitante dell’altrettanto mitologico Lago Gerundio, il bacino prosciugato dal Visconti e che occupava metà provincia di Milano.
Creatura feroce e dall’alito asfissiante, Tarantasio ha terrorizzato anche i milanesi nutrendosi dei suoi figli piccoli, tanto che in tributo alla sua sconfitta lo hanno immortalato in diversi modi. I Visconti ne hanno tratto il biscione per lo stemma di famiglia prima e di Milano poi.
Infine è ritratto sulla facciata del Duomo, a peritura memoria: Milano sconfigge sempre i draghi.

Leggi anche: Anche Milano ha il suo mostro di Loch Ness

# Un mix tra lo Yeti e l’abominevole uomo delle nevi

Homo Salvadego Credits: PassiPerMilano.com

Anche la Lombardia ha i suoi begli avvistamenti di creature leggendarie che vagano per le innevate montagne. Soprattutto in Valtellina vi sono testimonianze di avvistamenti che riguardano una creatura ricoperta di peli, che cammina tra la natura aiutandosi con un bastone, denominato l’Homo Salvadego, sintesi tra uno Yeti e l’abominevole uomo delle nevi.
L’origine della leggenda è senza dubbio celtica, una metafora della natura che nasce e muore come e stagioni. Pure Milano ha origine celtica  e in questa affinità elettiva, o identitaria, dedica all’Homo Salvadego un poker di statue ritratte sotto le guglie del Duomo.

Leggi anche: Il Duomo ha un GEMELLO NASCOSTO a pochi chilometri da Milano

# La Statua della Libertà

Credits: @rpnagency IG

Non ci stancheremo mai di reclamare la maternità (o paternità?) sulla Statua della Libertà di Parigi prima e di New York poi.
Ci vantiamo spesso che la reale ispirazione di Lady Liberty sia la Statua della Legge Nuova che campeggia sulla facciata frontale di Santa Maria Nascente a Milano, proprio sopra l’ingresso dal sagrato. Con la sua corona e la sua torcia nella mano destra, lo sguardo benevolo ma giusto, la Statua della Legge Nuova saluta l’ingresso di fedeli e visitatori in Duomo.
Ne siamo orgogliosi e lo raccontiamo agli amici che portiamo al Duomo per il classico giro turistico in cui ci improvvisiamo ciceroni.
Dai: non ditemi che non l’avete mai fatto?

Non solo religione quindi. Gli scalpellini chiamati per decorare il Duomo si sono sbizzarriti e noi non siamo nessuno per giudicare (ad alta voce) le loro opere. Ci fanno sorridere, riflettere, cercare le stranezze e, come nel caso della Legge Nuova, anche gonfiare il petto di orgoglio, in quello stravagante mix tra sacro, profano e celtico che Santa maria Nascente interpreta così bene.
Quali sono le vostre preferite o quelle che abbiamo dimenticato?

Continua la lettura con: SFIDA al DUOMO: qual è il SIMBOLO “ALTERNATIVO” di Milano

LAURA LIONTI

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TRIESTE: il Quadrilatero di Melara, la Street Art sopra la città

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Credits: @turismofvg.it

Una singolare costruzione sovrasta la città di Trieste, si tratta del Quadrilatero di Melara, diventata la principale location della Street Art triestina.

TRIESTE: il Quadrilatero di Melara, la Street Art sopra la città

# A Trieste uno dei quartieri popolari più imponenti d’Italia

Chiunque abbia attraversato l’ultimo tratto dell’autostrada A4 in direzione Slovenia, all’altezza di Trieste, non può non aver notato i due imponenti edifici incastonati nelle alture che contornano la città. Il primo è il Grande Ospedale di Cattinara.

@iuav.it

Si tratta del principale nosocomio della città. Inaugurato nel 1984, è composto da due torri di 15 piani cadauna, servite da 8 ascensori. Continue opere di ristrutturazione, manutenzione e riconversione dei reparti (vedi causa Covid nel 2020), lo rendono una realtà cittadina particolarmente dinamica. Grazie alla sua imponenza e alla sua posizione, risulta visibile da gran parte della città. A pochi metri di distanza sorge invece il complesso residenziale popolare ATER, più noto come “Quadrilatero di Melara“.

# Il Quadrilatero di Melara, un po’ di storia e di numeri

L’opera di ingegno è stata progettata da un gruppo di professionisti triestini, coordinati dall’architetto Carlo Celli – uno dei più noti progettisti triestini, classe 1936, venuto a mancare lo scorso mese di gennaio. Fu costruito tra il 1969 e il 1982. La struttura è formata da due elementi principali a forma di L del volume di 267000 metri cubi che formano un enorme quadrilatero. La sua estensione raggiunge gli 89000 metri quadri. Il complesso conta 468 appartamenti e ospita circa 2.500 residenti.

@Atlante.architettura.contemporanea.it – Quartiere Rozzol Melara

L’idea che diede vita al progetto era, come spesso accade, quella di creare una quartiere modello, che fosse pienamente autosufficiente. Avrebbero per cui trovato soddisfazione, senza dover recarsi in città, tutti i bisogni primari: negozi, scuole, sanità e servizi vari sarebbero stati al servizio dei suoi abitanti.  I primi appartamenti furono consegnati tra il 1979 e il 1981, dando la precedenza a coppie giovani. Per la sua storia, struttura e impatto ambientale, è classificabile come “mostro edilizio“, al pari di quanto è successo in altre zone d’Italia, nate attorno alla stessa idea. Si nominano, a titolo di esempio, il Nuovo Corviale a Roma, “le vele” di Scampia, i quartieri Zen di Palermo.

# Progetto Chromopolis: la Street Art al Quadrilatero di Melara

A partire dal lontano 2017, PAG (Progetto Area Giovani del Comune di Trieste), in collaborazione con altri enti e partner del comune di Ts (Microaree, UniTs) e  convenzioni con le scuole (EdilMaster), hanno dato vita al Progetto Chromopolis,  che promuove la cultura della Street art con l’obiettivo di riqualificare gli spazi cittadini, sfruttando le potenzialità delle periferie.

@ass.melart(FB)

Alcatraz: è questo l’epiteto che l’opera Ater di Melara si è guadagnata nel corso del tempo. Già nel lontano 2010, l’associazione Melart ha dato vita alla prima fase di riqualificazione del “Melara”, realizzando le prime opere di Street Art.

@ass.melart(FB)

Grazie alla interazione tra i cittadini del quartiere, le associazioni sopracitate e il coinvolgimento di artisti di fama internazionale, oggi il quartiere è diventato la meta principale dell’Urban Art triestina, arte che, grazie ad immensi sforzi, si sta espandendo in tutta la città. E vuole far dimenticare il terribile soprannome dato al complesso.

Credits: @ass.melart(FB)

Continua la lettura con: La DISCOTECA di culto diventa la “cappella sistina” della STREET ART

LUCIO BARDELLE

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I giochi pericolosi ai GIARDINI OSIRIS

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Giardini Osiris - Davide Omodeo

Milano non ha tantissimi parchi giochi. E quei pochi che ha spesso vengono abbandonati all’incuria. E’ il caso dei giardini Osiris, segnalato da Davide Omodeo.

I giochi pericolosi ai GIARDINI OSIRIS

A Nord di Milano, nel Municipio 9, ci sono dei giardini poco noti ai milanesi. Intitolati a Wanda Osiris sono a Milano dal 1991 coprendo un’area di 22 100 m². I giardini contengono anche un parco giochi per bambini e una giostra, campi da bocce, campi da calcetto ed un’area jogging. 

Ci segnala Davide Omodeo “la poca manutenzione dell’area giochi dei bambini nei giardini Wanda Osiris, dove i seggiolini sono ormai usurati, gli scorrimano in legno presentano schegge a vista e la catena di un altalena si sta staccando dal supporto.”

“Il tutto è stato segnalato al Municipio9 da inizio Agosto.2022,” conclude Omodeo, “ma nessuno è mai intervenuto”.

Vedi qualcosa che non va a Milano? Segnalacelo scrivendo (mettendo foto se possibile) qui: info@milanocittastato.it (oggetto: milano non fa schifo ma…)

Continua la lettura con: Milano non fa schifo ma… il MARCIAPIEDE di Via Pirelli e il SOTTOPASSO del Pirellino?

MILANO CITTA’ STATO

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MARIANGELA MELATO, da “ranocchietta” a mito del cinema

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Mariangela Melato

“Avevo quella personalità milanese che ti rende un po’ troppo dura, poco propensa ad esternare emozioni e ciò che provi intimamente“. La vita di una delle più grandi attrici italiane.

MARIANGELA MELATO, da “ranocchietta” a mito del cinema

# Una delle più grandi attrici italiane

@forlinalessandro IG – Mariangela Melato

Malgrado ci abbia lasciati ormai nove anni fa, la figura di Mariangela Melato rimane indelebile nel tempo, un mito che non tramonterà. E’ stata una delle più grandi attrici italiane, capace di valorizzare e far propri gli insegnamenti dei vari Luchino Visconti, Luca Ronconi, Dario Fo, Pupi Avati, Pietro Garinei e Sandro Giovannini, con i quali ebbe la fortuna (e il merito) di lavorare.

Nacque a Milano il 19 settembre 1941: “avevo quella personalità milanese che ti rende un po’ troppo dura, poco propensa ad esternare emozioni e ciò che provi intimamente“, raccontò in un’intervista degli anni novanta. Da ragazzina la Melato voleva diventare ballerina: “sono molto snodata, l’ideale per danzare, ma non ce l’ho fatta“, però nei suoi personaggi ha sempre messo tanta fisicità, quindi quella spiccata elasticità nei movimenti le è stata comunque preziosa, come attrice.

# Dall’Accademia di Brera a Luchino Visconti

Studia all’Accademia di Brera, è vetrinista alla Rinascente e disegna manifesti pubblicitari. Nel teatro inizia come “trovarobe”, ovvero quella figura che doveva reperire oggetti e accessori per le scenografie. Non ha ancora vent’anni ed entra nella compagnia di un altro milanese di spicco, Fantasio Piccoli, fondatore del Teatro Stabile di Bolzano, ed è proprio qui che Mariangela Melato esordisce come attrice in “Binario cieco”.

Dopo una bella collaborazione con Dario Fo, in “Settimo: ruba un po’ meno” e “La colpa è sempre del diavolo”, a ventisei anni lavora con Luchino Visconti: “Sembri una ranocchietta, ma che due coglioni che hai!!“, le disse il nobile regista, durante le prove, peccando in volgarità, ma volendo sottolineare il carattere forte e deciso della nostra artista.

# L’esordio al cinema con Pupi Avati

Dal teatro impegnato alla commedia leggera fino ad arrivare al cinema: qui esordisce con “Thomas e gli indemoniati” di Avati, il quale confidò una iniziale perplessità nel valutare la Melato, poi, mettendola alla prova, “mi accorsi che era decisamente superiore allo standard degli attori che avevamo“.

Passa poi a “Basta guardarla”, di Salce e a “Per Grazia ricevuta”, film scritto, diretto e interpretato da Nino Manfredi. Ne “La classe operaia va in Paradiso” la Melato è Lidia ed è insignita del premio come migliore attrice.

# L’incontro con Lina Wertmuller

Copertina Travolti da un insolito destino

Negli anni settanta c’è l’incontro con Lina Wertmuller, che la farà recitare in tre film diventati epici, al fianco di Giancarlo Giannini: “Mimì Metallurgico ferito nell’onore”, “Film d’amore e d’anarchia” e “Travolti da un insolito destino nell’azzurro del mare d’agosto”.

Dopo una miriade di altri lavori di successo, recita ne “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore, con il quale ha avuto una lunga storia sentimentale, iniziata e finita tra gli anni settanta e ottanta, per poi riprendere alcuni anni prima della morte di Mariangela e durata fino a quando l’attrice si spense. Tra gli anni ottanta e novanta lavora in ben 28 opere, tra cinema e televisione, tra queste citiamo “L’avvocato delle donne”, una miniserie televisiva dove la Melato è il legale Irene Salvi, che si impegna nella difesa di donne in situazione di grave fragilità.

L’attrice milanese muore l’11 gennaio 2013, sconfitta da un tumore al pancreas, contro il quale ha lottato come una tigre.

# Il ruolo di primadonna

Mariangela Melato

Primadonna io?? Certo che lo sono, sono stata costretta a diventarla, altrimenti sarei stata schiacciata da ruoli preconfezionati per me. Ma il mio essere primadonna non è affatto un segno di vanità o di presunzione“. Perché Mariangela Melato è stata una donna riservata, “di me la gente deve sapere ciò che serve, soprattutto che sono onesta e per bene“, e umile, “ho sempre avuto l’approccio secondo cui c’è sempre da imparare“.

Mariangela Melato è stata una donna affascinante, pur non avendo la fisicità dello stereotipo della donna da copertina: “una faccia è bella quando esprime sentimento“, è la frase che la Melato ci ha regalato una trentina di anni fa, analizzando il concetto di bellezza.

Continua la lettura con: MARTA ABBA: la musa di Pirandello

FABIO BUFFA

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🔴 “L’Italia non ha più una CAPITALE”

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La denuncia di Dario Fabbri sulle condizioni italiane: “L’Italia è un paese senza una capitale. Roma è in uno stato di declino preoccupante”. Ma anche Milano avrebbe perso il suo ruolo di capitale morale. 

“L’Italia non ha più una CAPITALE”

Roma sempre al centro delle cronache. Sta facendo il giro dei social l’intervento in diretta su La7 di Dario Fabbri, analista esperto di geopolitica. “Il paese è in declino, a livello economico e demografico”. “Difficile recuperare a livello internazionale con una popolazione tanto anziana”. Ma l’affondo più grave è contro Roma: “Milano è un Paese che non ha una capitale in questo momento. Si fregia spesso di avere due capitali, una cosiddetta morale, definizione risibile che non si capisce cosa volesse significare. Oggi non ne ha più nessuna”. E lo spiega così: “Roma è in un declino oltremodo preoccupante, Roma che vive un paradosso: è il momento della sua storia in cui ha più abitanti, ma ne ha avuti così tanti, eppure mai come in questo momento ha avuto così poca influenza nel nostro Paese, figurarsi all’estero.” Ma l’allarme di Fabbri non risparmia neanche Milano: “Attrae grandi capitale umano dal resto del Paese, ma invece di redistribuire, pretende insieme alla Lombardia di avere una fiscalità separata”.

Il vecchio piagnisteo su una Milano che prende ma non ridà. Anche se in realtà è la città che versa di più allo Stato ricevendo appena l’1% di quanto ha generato. Ma questa è un’altra storia. 

Leggi anche: Milano riceve dallo Stato appena l’1% di quanto versa

# L’ultimo scandalo: il campo di gabinetto gangster

Il fulcro del problema oggi è Roma. Un declino economico, estetico e morale imbarazzante. Se vogliamo parlare di capitale morale e del perché ha un senso, basta prendere una notizia di oggi che investe il capo di gabinetto del Comune di Roma. 

Il capo di gabinetto a Milano, Mario Vanni, è una specie di lord inglese. Educato, silenzioso sobrio, discreto, al secondo mandato solo pochi in città ne conoscono il volto. L’equivalente di Mario Vanni a Roma, Albino Ruberti, si è dovuto dimettere dopo aver urlato in strada a una persona: “inginocchiati o ti sparo”. Il video con Ruberti che grida le sue minacce tra le urla del pubblico che lo prega di smetterla stanno facendo il giro del web.

# L’Italia paese senza capitale? Magari!

L’Italia avrà tanti difetti ma non merita una capitale così sgangherata, nel vortice ormai di un degrado in cui sembra che troppi ne traggano compiacimento, agendo da censori ma senza nulla fare. Forse l’unica via d’uscita è proprio quella paventata da Fabbri. Quella di passare da un Paese in cui tutto viene concentrato nelle mani del potere della capitale ad un Paese frammentato, con tanti centri autonomi che rendano conto delle risorse che hanno ai loro cittadini, con molto più potere e più possibilità di competere al rialzo. Forse proprio l’unico futuro possibile dell’Italia è questo: diventare davvero un paese senza capitale.

Continua la lettura con: MTV Italia, Milano è in fermento

ANDREA ZOPPOLATO

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Le CITTÀ più BELLE ma SOTTOVALUTATE d’Italia

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Credits Leonhard_Niederwimmer-pixabay - Padova

L’Italia è un concentrato di borghi e città ricche di storia come nessun altro Paese al mondo. Alcune rimangono però fuori dai classici itinerari turistici nonostante le loro meraviglie. Scopriamo quali sono.

Le CITTÀ più BELLE ma SOTTOVALUTATE d’Italia

#1 Bergamo, una città dalla doppia anima

@Olga_Filippova-pixabay – Bergamo

Bergamo è senza dubbio una delle città più belle della Lombardia. Partendo da piazza Vecchia si inizia la scoperta della sua doppia anima. Bergamo Bassa è nata dai borghi circostanti, quella Alta è il cuore storico della città circondato dalle mura venete che sono diventate Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2017.

Leggi anche: La località del giorno: Bergamo

#2 Padova, una delle più antiche città del nord Italia

@Leonhard_Niederwimmer-pixabay – Padova

Padova è una delle città più antiche città dell’Italia settentrionale. Famosa per la sua università del XIII secolo, tra le più vecchie al mondo dove insegnò anche Galilei, e per il suo giardino botanico del XVI secolo, come Venezia è attraversata da diversi ponti che attraversano il fiume Bacchiglione. Tra i luoghi da non perdere la suggestiva piazza di Prato della Valle, la Basilica di Sant’Antonio e la Cappella degli Scrovegni.

#3 Treviso, una piccola Venezia

@Leonhard_Niederwimmer -pixabay – Treviso

Forse messa in ombra dalla vicinanza con Venezia, Treviso è forse la città più sottovaluta del Veneto. Una piccola Venezia con antichi canali che collegano edifici, giardini e piazze e un centro storico fortificato caratterizzato da chiese medievali, strade acciottolate, palazzi in mattoni rossi e portici. Figura ai vertici in Italia nelle classifica del verde e della qualità della vita. 

#4 Modena, una cittadina ricca di fascino e capitale della Motor Valley

@Ermaf62-pixabay – Modena

Modena si trova nel cuore dell’Emilia. Città ricca di fascino, un tempo capitale del ducato d’Este. La sua storia si può vivere camminando tra i monumenti del centro storico, alla scoperta di palazzi, teatri chiese e battisteri che ospitano incredibili opere di Correggio e Parmigianino. Piccola e perfetta per una visita di qualche giorno, meno turistica della vicina Bologna, è anche la capitale della Motor Valley.

#5 Ravenna, la città dei mosaici

@chatst2-pixabay – Ravenna

Ravenna, città famosa per i suoi mosaici bizantini e per i monumenti cristiani: otto dei quali sono siti patrimonio mondiale dell’UNESCO, costituendo un record. Città ricca di soprese, spesso fuori dai classici itinerari turistici, nonostante sia stata capitale dell’Impero Romano d’Occidente, rappresenta il miglior esempio di arte e architettura bizantina in Europa. Tra i monumenti spiccano il Mausoleo di Galla Placidia e la Basilica di San Vitale, oltre alle torri campanarie e le chiese.

#6 Urbino, uno dei centri più importanti del Rinascimento Italiano

@valtercirillo-pixabay – Urbino

Penalizzato dai collegamenti, Urbino è una delle gemme d’Italia, uno dei centri più importanti del Rinascimento Italiano. La città di Raffaello, dal 1998 Patrimonio dell’Umanità Unesco, è un meraviglioso scrigno di tesori da scoprire. Nelle mura bastionate sono costudite le meraviglie da vedere assolutamente, come il Duomo e Palazzo Ducale.

#7 Rieti, l’ombelico d’Italia

@katenordcreations-pixabay – Rieti

Difficile trovare chi va a visitare Rieti. Eppure la sua storia è antica, con i vicoli e le piazze che fanno rivivere il passato medievale della città. Soprannominata l’ombelico d’Italia, per la sua posizione al centro dello Stivale, si adagia su una rigogliosa valle, alla destra del fiume Velino. Senza dubbio la città più sottovalutata del Lazio, nonostante le sue meraviglie architettoniche e le sue bellezze paesaggistiche, come il monte Terminillo o la Cascata delle Marmore.

#8 Salerno, con il suo splendido golfo

@_alexena_ IG – Salerno

Nel mondo si parla della Costiera Amalfitana, ma pochi citano anche quella che si potrebbe definire la sua “capitale”. Non solo, è un punto di raccordo tra la Costiera Amalfitana e il Cilento, ed è di certo una delle città più sottovalutate d’Italia. Conosciuta per le sue Luci d’Artista, il suo incantevole centro storico racchiude importanti monumenti che testimoniano l’antico e glorioso passato della città. Imperdibile il simbolo della città, il Castello di Arechi, una antica fortezza medievale da dove ammirare la splendida vista del Golfo di Salerno.

#9 Bari, gemma nascosta affacciata sul Mediterraneo

@febio15
IG – Bari vecchia

La Puglia è ricca di meraviglie note nel mondo: Alberobello, il Salento, Polignano a Mare. Eppure molti trascurano il suo capoluogo: Bari è una gemma nascosta affacciata sul Mediterraneo con tante anime e sfaccettature tenute insieme da due città distinte. Bari Vecchia con il suo labirinto di stradine acciottolate e ricco di chiese e palazzi dove assaporare le tradizioni enogastronomiche e i profumi del capoluogo pugliese. La città nuova è più moderna e ha palazzi che sorprendono. 

#10 Ragusa, testimonianza della migliore espressione del barocco siciliano

@TooMuchCoffeeMan-pixabay – Ragusa

Stesso discorso per Ragusa. Pochi tra i molti attratti dai tesori più famosi della Sicilia, da Taormina a Siracusa, da Palermo alle sue magnifiche isole, puntano anche su Ragusa. Elegante e raffinata, incastonata tra i Monti Iblei, è testimonianza della migliore espressione del barocco siciliano. Si divide in Ragusa Ibla, la parte storica della città dove si trova la maggior parte del patrimonio artistico e Ragusa Superiore, la città nuova con la Cattedrale di San Giovanni Battista.

Continua la lettura con: Le 5 CITTÀ più BELLE da vedere di NOTTE

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

PUNTA SASSO: il piccolo fiordo d’Italia a un’ora e mezza da Milano

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credits: silvycanny IG

A Manerba del Garda, un piccolo comune italiano in provincia di Brescia, si può ammirare Punta Sasso, un belvedere che cade a picco nel lago ricordando gli spettacolari fiordi norvegesi. La parete rocciosa ha sicuramente dimensioni più ridotte rispetto a quelle nordiche, ma la sua bellezza la rende una delle perle più preziose del Garda.

PUNTA SASSO: il piccolo fiordo d’Italia a un’ora e mezza da Milano

# La Riserva protegge il gioiello naturale dal potenziale pericolo umano

@albertominini IG

Punta Sasso si trova nella Riversa della Rocca e del Sasso di Manerba, un museo a cielo aperto che custodisce natura e storia di un territorio unico. L’intento della Riserva è quello di preservare l’ecosistema e proteggerlo dall’intervento dell’uomo, sono per questo state introdotte diverse limitazioni alle attività di edilizia, caccia e a tutte quelle azioni che possono minacciare la flora e la fauna del luogo.

Il patrimonio botanico e faunistico è vastissimo, lo spazio infatti, seppur relativamente circoscritto, racchiude una varietà di specie vegetali davvero speciale.

La Riserva contiene anche il Parco Lacuale, un’area di salvaguardia unica in Italia che estende la protezione tipica delle aree costiere all’ambiente acquatico del lago. L’obiettivo è quindi quello di preservare non solo la biodiversità terrestre, ma anche acquatica.

# La splendida oasi naturalistica di Punta Sasso e Rocca di Manerba

@silvycanny IG

Un bosco folto e rigoglioso, tappeti di fiori profumati circondati da un lato da uno specchio d’acqua, mentre dall’altro da uno strapiombo quasi da brivido. Potrebbe essere la descrizione di un dipinto o di un paesaggio fiabesco, invece è quella della natura che si può ammirare nei pressi di Punta Sasso e Rocca di Manerba. Questo luogo è sicuramente uno dei gioielli che il Lago di Garda custodisce, una splendida oasi naturalistica che offre una vista privilegiata sull’intero Lago.

Il belvedere di Punta Sasso è il luogo ideale per ammirare il panorama a 360 gradi, specialmente in una giornata limpida, mentre proseguendo lungo un ripido sentiero di può raggiungere la cima della Rocca a 216 metri di altezza.

# La lunga storia di Manerba: dalla Preistoria ad oggi

@drone_clouds IG

La leggenda narra che Manerba fu costruita in onore della dea Minerva, che si nascose proprio nella Valtenesi e qui piantò numerosi ulivi, pianta di cui era protettrice. Altre versioni, probabilmente più plausibili, fanno risalire il nome ai Galli. Il termine deriverebbe da “mon” che significa uomo d’armied “erb” che indica la zona militare, significherebbe quindi un luogo fortificato residenza del comandante.

Gli scavi archeologici testimoniano la presenza dell’uomo sul Lago di Garda già nella Preistoria, sotto la Rocca infatti sono stati ritrovati resti di un villaggio del Mesolitico. I ricercatori affermano che molte popolazioni si succedettero nei secoli, accomunate tutte dalla consapevolezza che il luogo era altamente strategico: importante collegamento commerciale sia acquatico che terrestre, ma anche luogo dalla posizione particolarmente favorevole in tempi di guerra.

Appare quindi ancora più importante il lavoro di cura e conservazione fatto dalla Riserva che unisce uomo e natura nel rispetto del paesaggio ma anche della storia secolare.

Continua la lettura con: Le località del giorno (per una gita da Milano): Portofino, Bellagio, Legnano, Sottomarina, Bobbio, Brolo, Preda Rossa, Lomello, Bergamo, Madruzzo, Gaggio, Pusiano, Gera Lario, Chamois, Lerici

CHIARA BARONE

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Il MARE più AMATO dai MILANESI

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Giada Miro Blonde - Formentera

“Il mare più bello l’ho visto a…”. La risposta di chi vive a Milano. 

Il MARE più AMATO dai MILANESI

# Portovenere e la Baia de Le Grazie (Liguria)

Silvia Belca – Baia de Le Grazie – Portovenere

Silvia Belca ci porta alla Baia de Le Grazie, Portovenere. La “sesta terra” del Levante è da sempre una delle mete preferite dai milanesi.

# Pellestrina, Venezia (Veneto)

Cristiano Dimitri – Pellestrina – Venezia

Pellestrina, un angolo nascosto della laguna veneta dove scoprire un mare trasparente e una spiaggia selvaggia, circondata dalle dune che la separano da un fitto bosco. La foto è di Cristiano Dimitri.

# Castellabate (Campania)

Gabriella Perrone – Castellabate

Andiamo in provincia di Salerno, Campania. Gabriella Perrone ci mostra la spiaggia di Castellabate, con acque limpide e cristalline più volte premiate con il titolo della Bandiera Blu.

# Polignano a Mare (Puglia)

Samantha Mele – Polignano a Mare

La Puglia non può mancare quando si parla di mare più bello. Troviamo Polignano a Mare, una delle perle del Mar Mediterraneo. Famosa per le sue alte scogliere, la suggestiva insenatura, il mare tropicale e le case bianche a fare da cornice. La foto è di Samantha Mele.

# Otranto (Puglia)

Anna Maria Saibeni – Otranto

Restando sempre nella regione del tacco d’Italia ci spostiamo più a sud, nel mare di Otranto. Acqua cristallina, scogli e natura selvaggia nella foto di Anna Maria Saibeni.

# Tuerredda (Sardegna)

Anna Kolbuc – Tuerredda (Sardegna)

Per molti il mare più bello d’Italia è quello della Sardegna. Anna Kolbuc ci porta a Tuerredda, nel sud dell’isola in provincia di Cagliari. Un spiaggia caraibica, dove la sabbia chiara finissima incontra le acque turchesi trasparenti.

# Spiaggia di Sampieri (Sicilia)

Chiara Polino – Spiaggia di Sampieri, Sicilia

La vecchia sfida del mare: meglio quello della Sardegna o quello della Sicilia? La Spiaggia di Sampieri in Sicilia, fotografata da Chiara Polino, è a fruizione libera e sovrastata da dune di sabbia con vegetazione tipica della macchia mediterranea ed è lunga circa 2 km. 

# Formentera (Spagna)

Giada Miro – Formentera

Viaggiamo all’estero in una delle classiche mete estive del milanese da qualche decennio: Formentera in Spagna. La foto è di Giada Miro.

# Fitzroy Island (Australia)

Barbara del Gaudio – Fitzroy Island

Con un volo transoceanico atterriamo in Australia, a Fitzory Island. La tipica spiaggia tropicale con palme a pochi passi dell’oceano fotografata da Barbara del Gaudio.

# Maldive 

Antonio Listo – Maldive

Tra i mari più amati dei milanesi c’è quello delle Maldive, acque calde e trasparenti dell’Oceano Indiano e spiagge di finissima sabbia bianca. La foto è di Antonio Listo.

Continua la lettura con: Le 10 SPIAGGE più AMATE dai MILANESI

FABIO MARCOMIN

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PORTOFINO: la regina della riviera a due ore da Milano

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Ph. Corine Veen - Pixabay

Portofino è nel cuore di ogni milanese. Un classico è svegliarsi la mattina presto, fare colazione a Santa, un bagno a Paraggi e approdare a Portofino. Dopo uno sguardo alle barche del giorno, passeggiare fino al faro o sopra il promontorio. Vediamo cosa offre la perla della riviera a chi la vuole scoprire in giornata. 

PORTOFINO: la regina della riviera a due ore da Milano

La località del giorno è la regina della riviera. Portofino sta alla Liguria come St. Tropez sta alla Costa Azzurra. Luogo che piace alla gente che piace. Ma anche a quelli che piacciono a pochi o a nessuno. In particolare piace ai milanesi che la considerano luogo d’obbligo per una gita. Di solito abbinata ad altri luoghi delle vicinanze. Vediamo cosa non si deve perdere in una giornata a Portofino e dintorni.

#1 Colazione a Santa

Ph. Gioele Fazzeri- Pixabay

Per i milanesi è parte di Milano. Un po’ come Courma. Nei mesi estivi o nei week end di sole, i milanesi sembrano la maggioranza, soprattutto nei pressi della Piazzetta. Un grande classico è la “colazione a Santa”: sveglia all’alba e colazione con vista mare. Santa Margherita si trova nella parte nord-occidentale del promontorio di Portofino con vista sull’intero golfo del Tigullio. Straordinaria l’offerta culinaria, soprattutto per quanto riguarda i dolci, con le tipiche crostate di frutta, un affogato e il gelato Pinguino. 

#2 Un bagno a Paraggi

@letiziapellenghi IG – Paraggi

Da Santa Margherita si prende la strada costiera all’altezza del Covo di Nord Est, mitico locale delle estati ruggenti. Si procede tra rocce a picco sul mare e ville spettacolari come quella appartenuta ad Anna Bonomi e passata poi alla famiglia Berlusconi. Si arriva così alla “spiaggia di Portofino”. In realtà siamo a Paraggi, una sua frazione. Un fazzoletto di spiaggia che può essere conquistato solo da pochi fortunati, nell’area libera, o da persone con il portafoglio gonfio, nelle parti private. Una spiaggia incastonata tra le montagne che proiettano sull’acqua il verde smeraldo. La sera un altro classico sempreverde è fare quattro salti al Carillon. 

#3 Ed eccoci a Portofino…

Ph. oreundici – Pixabay

Da Paraggi è un attimo, solo bisogna stare attenti a non perdere lo specchietto incrociando altri veicoli o bus che procedono in senso contrario. A meno di non voler andare a piedi: un percorso che sale e scende tra i bricchi e conduce a Portofino in circa venti minuti da Paraggi. Quando si arriva la prima vista mozza il fiato: si gira una curva e a sorpresa appare Portofino in tutta la sua magnificenza. Se si arriva in auto, la si lascia nel grande parcheggio coperto che costa come una cena da Cracco. Ma non c’è altra scelta. D’obbligo percorrere via Roma, la stradina principale che dalla piazza del parcheggio conduce alla piazzetta del porto. Lungo le due rive del porto si trovano tutti i classici locali, per un pasto o un aperitivo. Ma prima conviene sgranchirsi le gambe costeggiando le barche, sulla riva destra del porto. Ogni giorno approdano a Portofino yacht spettacolari ed è un classico ammirarli attraccati sfidandosi a quello preferito. Ma per godere Portofino bisogna fare qualche passo in più.

#4 La vista dal castello Brown

Ph. haskamonika – Pixabay

La cosa più bella di Portofino è la natura. E i panorami. Come quello che si gode sull’intera Portofino e sul golfo del Tigullio dal Castello Brown, in precedenza denominato Castello di San Giorgio. Dopo essere stato in possesso di illustri proprietari internazionali, dal 1961 è di proprietà del Comune di Portofino che utilizza il castello come sede di esposizioni culturali e lo mette a disposizione del pubblico per una visita. Si raggiunge in pochi minuti a piedi da Portofino sulla strada verso il faro. Prima di andare al Castello d’obbligo una sosta sul piazzale della Chiesa di San Giorgio che sovrasta Portofino e che offre un’altra vista incantevole. 

#5 La strada per il faro

Faro di Portofino – Tripadvisor

Non si può andare a Portofino senza proseguire a piedi fino alla punta del promontorio. Il sentierino procede tra i giardini di ville da mille e una notte e scorci a picco sul mare. Salvo la prima parte fatta di scalini lo si percorre agevolmente, in falso piano, fino alla punta dove c’è il faro e un localino all’aperto da cui si possono godere gli aperitivi sul mare al tramonto. 

#6 San Fruttuoso e il Cristo degli Abissi

San Fruttuoso. Credits. @
ig_italia IG

Dall’altro lato del promontorio si trova un gioiellino della costa italiana. San Fruttuoso, raggiungibile solo via mare o a piedi da Portofino o da Camogli. Da Portofino dista un’oretta di cammino. Ma ne va le la pena: ci si ritrova in un luogo appartato, di grande spiritualità e silenzio, specie fuori dai mesi estivi. Il mare è limpidissimo e presenta una bellissima attrazione: poche bracciate e basta una maschera per godersi lo spettacolo del Cristo degli Abissi appoggiata sul fondale. 

#7 Camogli

@AnnaHang-pixabay – Camogli

Se si è arrivati in treno a Santa Margherita, l’ideale è completare l’anello del percorso a piedi proseguendo sul monte di Portofino, procedendo da San Fruttuoso verso Camogli, dove si trova la stazione per rientrare.
Ci sono due alternative per il trekking, una più agevole, l’altra più impegnativa. Entrambe immerse nella natura del parco e che offrono degli scorci spettacolari. Prima di Camogli si può deviare per Punta Chiappa o, in direzione monte, per Ruta. Proseguendo invece si arriva al paese posto dal lato di Ponente del Monte di Portofino.

Camogli significa “Casa delle mogli” ed era un paese di marinai che così definivano il luogo in cui rientrare. Dove le mogli facevano a gara per fare venire voglia ai mariti di rientrare, con la loro arma più allettante: il cibo. Da allora Camogli è rimasto un luogo dove si può assaporare una ottima cucina, dalle torte di verdura alla leggendaria focaccia al formaggio nata nella vicina Recco. Che potrebbe rappresentare la tappa finale per i camminatori più impegnati. 

Continua la lettura con: Le località del giorno (per una gita da Milano): Bellagio, Legnano, Sottomarina, Bobbio, Brolo, Preda Rossa, Lomello, Bergamo, Madruzzo, Gaggio, Pusiano, Gera Lario, Chamois, Lerici

ANDREA ZOPPOLATO

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Le SPIAGGE più STRANE del MONDO

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Credit: @tropikaia

Fluorescenti, fatte di colonne o ricoperte di vetro. Scopriamo le spiagge più strane del mondo. 

Le SPIAGGE più STRANE del MONDO

#1 La spiaggia fluorescente delle Maldive

Credit: @tropikaia

Vaadhoo è un’isola le cui spiagge producono effetti speciali. Si trova nell’arcipelago delle Maldive e di notte la battigia si illumina di luci fluorescenti, come fosse un cielo stellato. Il motivo di questo fenomeno è da ricercare nella presenza dei fitoplancton micro luminescenti che vengono trasportati dalle onde del mare.

 

Leggi anche: La SPIAGGIA che si ILLUMINA di notte come un cielo stellato

#2 La spiaggia dei diamanti (Islanda)

Credits Michael_Luenen-pixabay – Spiaggia di Jokulsarlon

In Islanda si trova una spiaggia molto “preziosa”: si tratta di Jokulsarlon, conosciuta anche come “spiaggia dei diamanti“. Il suo soprannome è stato coniato per via della presenza di grossi pezzi di ghiaccio sulla sabbia nerissima del luogo.

 

#3 La spiaggia di sabbia rosa (Bahamas – USA)

Credits Ryan Geller -unsplash – Spiaggia rosa Bahamas

A Isla Harbour nelle Bahamas c’è una spiaggia caratterizzata da un colore rosa intenso: Pink Sands Beach. Questo fenomeno lo si deve ai resti dei coralli tagliati e triturati dall’azione delle onde.

 

#4 La spiaggia delle sfere giganti (Nuova Zelanda)

Credits Simon-pixabay – Spiaggia di KoeKohe

In Nuova Zelanda c’è una spiaggia costellata da sfere giganti, i Moeraki Boulders. La loro presenza nella Spiaggia di Koekohe è il frutto dell’erosione della roccia sedimentaria da parte del mare, che indurendosi e col passare del tempo, gli ha regalato questo aspetto sferico.

 

#5 La spiaggia di vetro (USA)

Credits towingthe_aliner IG – Spiaggia MacKerricher

Nel Parco statale di MacKerricher vicino Fort Bragg in California, c’è una spiaggia composta completamente da piccoli pezzi di vetro. Tale stranezza la si deve all‘eccessivo deposito di rifiuti sulle coste, che ha dato vita alla formazione di questo ‘vetro marino‘.

 

#6 Spiaggia delle conchiglie (Australia)

Credits medika_da IG – Spiaggia delle conchiglie Australia

Nella Shark Bay, la baia degli squali, in Australia nella regione de l’Haridon Bight che si estende per più di 100 km, si trova la famosa Spiaggia delle conchiglie. Una distesa incredibile, anche a 10 metri di profondità, la cui presenza è dovuta al mollusco di Hamelin che sceglie questo luogo per ripararsi dall’acqua estremamente salata del mare.

 

#7 La spiaggia delle colonne (Irlanda del Nord)

Credits fabricio severo-unsplash – Calcada dos gigantes

Calçada dos Gigantes non è di certo la spiaggia più comoda per prendere il sole, ma di sicuro è delle più strane al mondo. Tra le principali attrazioni dell’Irlanda del Nord questa spiaggia è composta da circa 40 mila colonne prismatiche, formatesi 60 mila anni fa a causa di una disgiunzione prismatica della massa di lava basaltica, a seguito di un’eruzione.

 

#8 La spiaggia con le dune (Brasile)

Credits brunopimentel779 IG – Praia Dunas De Genipabu

Una delle spiagge più bizzarre al mondo si trova nello stato del Rio Grande del Nord, in Brasile. Fa parte del Parco Turistico Ecologico Dunas di Genipabu ed è caratterizzata da dune, parzialmente ricoperte di vegetazione, al punto che sembra quasi di essere in un deserto.

 

#9 La spiaggia con la sabbia più bianca al mondo (Australia)

Credits norrisaroundaus IG – Hays beach

In Australia, a New South Wales, c’è una spiaggia da Guinness dei primati: si chiama Hyams beach è ha la sabbia più bianca al mondo.

 

#10 Le spiagge rosse di Rabida (Ecuador)

Credits wenjzhu IG – Spiaggia rossa di Rabida

Nelle Galapagos in Ecuador c’è una spiaggia che possiede una delle sabbie più rosse al mondo: la spiaggia di Rábida. Il motivo di questa sua colorazione deriva dall’ossidazione di depositi di lava ricchi di ferro, anche se in parte potrebbe essere il frutto di sedimenti di corallo.

 

Continua la lettura con: Le 7 SPIAGGE nel mondo con il MARE più BLU

FABIO MARCOMIN

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ANDREA URBANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

I CARTELLI DA MARCIAPIEDE di Via Taormina

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Milano non fa schifo ma… a volte ci si perdono dei pezzi per strada. Come i cartelli di via Taormina. 

I CARTELLI DA MARCIAPIEDE di Via Taormina

Via Taormina. Municipio 9. Tra Fermi e Zara, nei pressi dell’esclusivo Villaggio dei Giornalisti. Davide Omodeo ci segnala l’abbandono di segnaletica stradale sul marciapiede. Il 6 agosto per fare sapere la situazione, lo ha immortalato in questa foto. Il 16 agosto ci scrive: “il tutto è stato segnalato sia alla giunta del Municipio 9 che alla Polizia Locale ma nulla è stato ancora riprisitinato.”

Milano non fa schifo ma… la segnaletica non deve rimanere mesi sul marciapiede è il suo commento finale. 

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Continua la lettura con: Milano non fa schifo ma… il MARCIAPIEDE di Via Pirelli e il SOTTOPASSO del Pirellino?

MILANO CITTA’ STATO

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La FERMATA del bus più BELLA del mondo (non è dove pensate)

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Credits: eccellenzemeridionali

Tutto meraviglioso. Il panorama, la vista, il clima. Manca solo l’autobus…

La FERMATA del bus più BELLA del mondo (non è dove pensate)

# Che m’hai potato a ffa ngopp ‘a Posillipo? Ad aspettare il bus!

@saraicosidodecaedro IG

La vista di via Posillipo, che inquadra Castel dell’Ovo, il Vesuvio e buona parte del Golfo di Napoli: la posizione sembra scelta da uno dei maestri della fotografia. Suggestiva e di impatto, la prospettiva che si gode in cima alla macchia mediterranea di Posillipo è impreziosita da un piccolo arredo urbano: la pensilina della fermata del bus 140, studiata appositamente per godere della vista e del momento di “quasi magia”.

Il 140 arriva in cima ad una terrazza panoramica, creata come belvedere di Posillipo, ed effettua la sua fermata, che non è una qualunque: è stata definita “la più bella del mondo”. La trasparenza di una pensilina normale diventa l’inquadratura di un momento insolito.

Leggi anche: MISSORI: La fermata della Statale e del Cavallo Stanco

# Via Posillipo

@endes2 IG

Arrivare in questo punto è un’esperienza indimenticabile, il panorama è rilassante e ispirante. 
Via Posillipo è una lunga strada panoramica molto famosa, che si arrampica offrendo uno scenario spettacolare. La “fermata dell’autobus più bella del mondo” si trova all’altezza del civico 229 ed è preceduta da una gemella posizionata verso piazza San Luigi. Entrambe le fermate offrono la vista sul golfo, studiate dagli architetti nella giusta maniera per non impattare il panorama e sembrare delle cartoline.
Di frequente i turisti salgono fino in cima a Posillipo, proprio per scattare la foto perfetta e condividerla sui social network.

Leggi anche: La linea L1 della METRO di NAPOLI: sarà la prima CIRCLE LINE italiana

# “Tutto molto bello, manca solo una cosa: l’autobus”

@eccellenzemeridionali

Chi prende regolarmente il 140, assicura che il bus non passa mai.
C’è addirittura chi pensa che non sia una coincidenza. L’immancabile ironia partenopea, infatti, azzarda l’ipotesi che “Il panorama te lo godi per bene, lo puoi ammirare con attenzione perché tanto il 140 non passa mai“.
È davvero “tutto molto bello e sarebbe altrettanto bello se passasse il pullman“.
Sono solo due dei commenti divertenti raccolti, molti dei quali sullo stesso tono.

A Napoli, dopo che la fermata della metro Toledo è stata definita “la più bella d’Europa”, le fermate dei mezzi pubblici stanno donando nuovo slancio alla città.
Ma è davvero così bella questa fermata? La scelta è senza ombra di dubbio oggettiva e non vediamo l’ora di sapere le vostre impressioni. Se vi state chiedendo come è fatto il 140, ecco una foto di una delle sue rare apparizioni nel traffico di Napoli

Autobus 140 – Credits: spopolamentoautobus IG

Fonte: TMLPlanet, Instagram

Continua la lettura con: INAUGURATA la nuova FERMATA DUOMO a Napoli: un’ispirazione anche per Milano

LAURA LIONTI

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Quando a Milano un PUNTO valeva ORO

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Una delle stagioni più magiche di Milano è stata la fine degli anni ’90. Quella coincisa con la bolla delle dot-com.
Si definisce in questo modo l’impennata dei titoli azionari trainati dalle società tecnologiche, in particolare quelle che operavano, o aspiravano ad operare, su Internet.
Si parlava di “new economy”, della fine della vecchia economia basata sui profitti: ciò che contava era la crescita del numero di utenti, raggiunti anche attraverso servivi gratuiti. Dall’era del denaro a quella della crescita: la rivoluzione new Age sembrava arrivata anche in Borsa. 

In inglese “Dot” significa “Punto”, Dot-Com vuole dire “punto-com”, il suffisso dei siti internet internazionali. Si diceva che bastasse mettere nella ragione sociale il .com per fare prendere il volo alle quotazioni.
Il boom dei prezzi tecnologici portò a delle situazioni paradossali, come la nuova Tiscali che raggiunse i 18 miliardi di capitalizzazione, un valore di mercato superiore a quello della Fiat.

Di quel periodo magico ricordiamo la foga con cui investitori, docenti universitari, manager in pensione andavano con il portafoglio gonfio alla ricerca di giovanotti con un’idea per internet. Il sogno di tutti era quello sempreverde di fare soldi in modo facile e veloce. Sembrava possibile anche perché i casi di successo non mancavano.
Mi viene in mente un amico programmatore che nel giro di poche settimane era passato da uno scantinato con quattro smanettoni a occupare un intero palazzo, grazie a un finanziamento di Telecom che allora aveva tanti quattrini e amava darli a giovani intraprendenti. 
Era anche il periodo di progetti bizzarri, come quello di Virgilio Degiovanni che con Freedomland voleva portare Internet nella televisione, l’esatto contrario di come si mosse il mercato. Oppure di Nicola Grauso che fece incetta di domini da rivendere alle aziende omonime o buchi nell’acqua come Excite e altri motori di ricerca preistorici

Un periodo che vide raggiungere quotazioni record a iniziative con i piedi d’argilla. Ci furono compravendite a peso d’oro di Kataweb, Dada, Virgilio e altre iniziative passate da grandi sogni al dimenticatoio che portarono grandi ricchezze da una parte del tavolo e grave crisi di liquidità dall’altra. 

Già, perché la vecchia economia, dopo averla sopportata per qualche anno, decise che era venuto il momento di infilare uno spillo in quella bolla, facendo scoppiare la new economy, fatta di database di utenti e di cercatori di punto.com.
Il 10 marzo 2000 con un primo calo del 10% ebbe inizio un crollo che portò in pochi mesi al collasso del mercato. Alcune società fallirono completamente: nel 2004, solo il 50% delle società quotate nel 2000 sul Nasdaq erano ancora attive e a quotazioni infinitesimali rispetto ai loro massimi, come Cisco Systems che perse il 90% del suo valore o la stessa Amazon.com le cui azioni passarono da 107 a 7 dollari anche se, nel decennio successivo,  riuscì a rilanciarsi alla grande, superando i 950 dollari per azione. 

Alla Borsa di Milano a lasciarci le penne furono numerose superstar, come Biscom, Finmatica o la stessa Freedomland che fallirono, oltre alle molte che passarono da valori da capogiro a briciole. I 18 miliardi di Tiscali, dieci anni dopo erano diventati 200 miloni: svanito tutto, come la poltrona in pelle umana e la pianta di ficus dei sogni di gloria del ragionier Fantozzi. 

Di quella stagione rimangono alcune imprese che proseguono con successo come Volagratis (diventata BravoFly), Affaritaliani o Mutuionline. Ma soprattutto rimane la memoria di un periodo in cui tutto sembrava possibile, quando con una buona idea in breve tempo si potevano raccogliere grandi fondi, quando il sogno di ricchezza era creare una nuova azienda con un punto messo nel punto giusto.
Un ricordo che nell’Italia di oggi sembra la favola di Babbo Natale.

#milanograffiti

Quotazione borsa di Milano dalla bolla di inizio duemila ad oggi

Continua la lettura con: Il sequel milanese delle torri gemelle

ANDREA ZOPPOLATO

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Le 5 VILLE vicine alle grandi città d’Italia da visitare almeno una volta nella vita

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Credits: pixabay.com

In Italia si trovano alcune delle ville più belle del mondo. Queste vanno visitate assolutamente. A poca distanza da Milano, Torino e Roma. 

Le 5 VILLE vicine alle grandi città d’Italia da visitare almeno una volta nella vita

#1 Villa Litta, Lainate (Mi)

Nei pressi di Milano, a Lainate, si trova Villa Litta. Ideata dal Conte Pirro I Visconti Borromeo, ha vinto il titolo di “Parco più bello d’Italia” nel 2016. Il possedimento era destinato a deposito agricolo, ma il conte lo trasformò in villa di rappresentanza nel XVI secolo, ridefinendone l’architettura, ampliando il giardino e creando il Ninfeo, la principale attrazione del suo parco. L’area è stata pensata per esporre dipinti, sculture e curiosità, ma la sua principale caratteristica è costituita dai giochi d’acqua, ancora oggi in funzione. Il parco è stato modificato nel tempo, l’ultimo intervento ha portato all’inserimento di un boschetto, tipico della moda dei parchi all’inglese. Mentre il Ninfeo, con i suoi giochi d’acqua è in continua manutenzione a partire dagli anni ’30 del secolo scorso. La magia del parco e le fontane con i loro giochi, tra i più belli d’Europa, rendono Villa Litta una meta imperdibile.

#2 Villa Reale, Monza

Si resta poco lontano da Milano. A Monza si trova Villa Reale, con il suo ampio parco. L’edificio di 740 stanze è ispirato al castello della regina Sissi, Schönbrunn, e alla Reggia di Caserta. A volere la sua costruzione fu l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria, d’Asburgo, la storia della sua famiglia si può conoscere attraverso la visita del palazzo, grazie ad un percorso che comprende 28 stanze. L’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, mantiene ancora decorazioni neoclassiche ben visibili. Ad ampliare villa e parco fu invece Napoleone Bonaparte, succeduto agli Asburgo: oggi il parco è vastissimo ed è il vero e proprio centro naturale della Brianza. I continui cambiamenti subiti, voluti dai residenti succedutosi al suo interno danno alla villa un volto sempre nuovo, da esplorare in tutte le sue sfaccettature.

turismo.monza.it

Leggi anche: Le 7 attrazioni da ammirare nel parco di Monza

#3 Palazzina di Caccia di Stupinigi (Torino)

Raggiungibile con i mezzi dal centro di Torino, ecco la Palazzina di Caccia di Stupinigi, costruita dai Savoia a metà del 1700. La palazzina si sviluppa su di un unico piano ed è uno dei complessi settecenteschi più belli d’Europa. Proclamata nel 1997 patrimonio dell’Unesco, Stupinigi ospita un’aura da fiaba, si affaccia sul grande parco da un lato e dall’altro sulle antiche scuderie che, un tempo, collegavano la palazzina al centro di Torino. La grande sala centrale ha un che di disneyano, ricorda la sala da ballo de La Bella e la Bestia, le stanze reali hanno mantenuto i loro arredi settecenteschi, permettendo allo spettatore di fare un tuffo nel passato. Patrimonio dell’Unesco e magia per gli occhi, Stupinigi è un luogo che merita di essere visitato una volta nella vita.

 pixabay.com

Leggi anche Le 7 VILLE STORICHE più BELLE nei dintorni di MILANO

#4 Villa d’Este, Tivoli (Roma)

Altro Patrimonio dell’Unesco è Villa d’Este a Tivoli. Costruita a metà del Cinquecento, è un capolavoro dell’architettura rinascimentale, la fama del palazzo è data dal suo grande giardino. La fece costruire Ippolito d’Este, il figlio di Lucrezia Borgia, sopra una precedente villa romana. Sono visitabili i piani nobili e l’appartamento inferiore è caratterizzato dal Salone del Concilio degli dei, per via dell’affresco sul soffitto. Il grande giardino è opera di Pirro Ligorio, e si estende dalla facciata posteriore della villa, dove si trova una scala monumentale da cui si raggiunge il vialone interamente mosaicato. Nel giardino si trovano la Gran Loggia e la grotta di Diana. Il palazzo, su tre piani, ha mantenuto lo stile rinascimentale del suo passato e il parco nasconde punti caratteristici da non perdere.

pixabay.com

#5 Villa Adriana, Tivoli (Rm)

Sempre a Tivoli si trova la famosa Villa Adriana, realizzata in epoca romana, tra il 118 e il 138 d.C., è patrimonio dell’Umanità. È stata costruita per volere dell’Imperatore Adriano che desiderava un posto dove evadere dagli stress di Roma: per questo motivo è adornata da costruzioni per ogni tipo di svago, dai giardini alle terme. Sono ancora presenti i resti romani e numerosi giochi d’acqua: ad attrarre è il teatro marittimo, con le sue statue e piscine, e gli archi delle antiche terme, nonché le grandi dimensioni spaziali della vecchia villa. Resti dallo spirito malinconico che trasportano nel glorioso passato dell’Italia romana, testimoniano un passato di splendore e sperimentazione architettonica che fanno di Villa Adriana uno dei tesori più preziosi della penisola.

 pixabay.com

Continua la lettura con: 7 STUPENDI BORGHI in Italia che si possono visitare solo a PIEDI 

SARAH IORI

copyright milanocittastato.it

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La SPIAGGIA NASCOSTA sul lago di GARDA a due ore da Milano

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La spiaggia dalla cima della Rocca - Credits: @albertodalla IG

Un breve percorso di trekking che giunge ad una rocca, ai cui piedi si distende una spiaggia incantevole. Vediamo come ci si arriva.

Milano – Spiaggia della Rocca di Manerba, percorso – screenshot da Gmaps

La SPIAGGIA NASCOSTA sul lago di GARDA

# L’ultima roccaforte Longobarda

 gardacanyon.it

La Rocca di Manerba è uno di quei luoghi visibili da quasi tutte le spiagge del Lago di Garda, per arrivarci bisogna immergersi nella natura, percorrere un facile sentiero di trekking per circa 15 minuti e, una volta sbucati di nuovo fuori, godere di una spiaggetta incantevole, sassi bianchi e una vista panoramica del Garda.

Siamo a Manerba, in provincia di Brescia, e la Rocca rappresenta anche l’ultimo luogo dove ha sventolato il vessillo Longobardo, prima della definitiva resa ai Franchi carolingi.
Tutta la pieve è così bella e facilmente raggiungibile, da essere abitata fin dal 700 avanti Cristo. Tra le attrazioni che la Rocca offre, c’è anche un bel Museo Archeologico, capace di rivaleggiare con le Grotte di Catullo poco distanti.

Leggi anche: 7 cose da fare al LAGO di GARDA per una gita fuoriporta

# La spiaggia nascosta 

La spiaggia dalla cima della Rocca – @albertodalla IG

Dagli affacci circostanti del lago, la spiaggia ai piedi della Rocca di Manerba è ben visibile. Quando poi ci si deve arrivare, però, si scopre che il tragitto non è attrezzato per i mezzi di grandi dimensioni. Ci si arriva solo a piedi, grazie ad un sentiero tracciato fin dalla preistoria. Il dislivello da coprire è di circa 250 metri, il che lo rende un percorso trekking di facile livello.

Il sito archeologico si trova in cima alla Rocca, identificato da una croce di ferro che svetta su una radura, da cui si mostra il panorama del Garda.
Dalla croce parte un percorso a gradoni irregolari, che scende lungo il costone: è il momento più impegnativo del percorso, ma che ripaga poi con l’arrivo ad un angolo incantevole.

Leggi anche:In TRENO da MILANO: 10 destinazioni da raggiungere per una gita o per una breve vacanza

# Come arrivare

#lago_di_garda_eventi IG

Programmare la visita alla spiaggetta è semplice. Da Desenzano, si percorre la strada statale verso Salò, fino a Manerba e Solarolo, seguendo le indicazioni per la Rocca. Si giunge ad un grande parcheggio sterrato, a pagamento, in cui si deve lasciare l’auto per incamminarsi.

Il sentiero che parte dal sito archeologico, presenta alcune diramazioni e tutte riportano le indicazioni. Dalla cima si deve prima seguire per la Chiesa di San Giorgio, ma al bivio successivo seguire per la spiaggia della Rocca di Manerba.
Il sentiero porta sia ad una spiaggia di nudisti, sia ad un prato da cui si gode la vista delle baie sottostanti. Il percorso, sebbene non impegnativo, non è adatto a turisti in sandali o scalzi, va compiuto con le scarpe chiuse.

Leggi anche: La TEMPESTA di BUSATTE: il sentiero da VERTIGINI sul lago di Garda

# Il casello dell’alta velocità e altre spiagge

La spiaggia di Dusano – Credits: casaargento.it

La Rocca di Manerba ospita, seppure diroccata ed abbandonata, la testimonianza di un record del mondo, imbattuto dal 1934.
Proprio qui l’aereo Macchi Castoldi, un idrovolante pilotato dal maresciallo Agello, ha sfrecciato sulle acque del Garda facendo registrare dal casello la velocità di 709 kn/h.

La gita può comprendere anche la visita alla chiesetta di San Giorgio, vicino al porto di Dusano, da dove si possono raggiungere le spiagge di Pisenze e la stessa Dusano. È questo l’avamposto migliore per chi soggiorna direttamente a Manerba sul Garda, per una vacanza dedicata a questo angolo di Garda, divisa tra escursioni in mountain bike, trekking, visita alle coste e relax nella spiaggia caraibica ai piedi della Rocca.

Continua la lettura con: LAGO DI GARDA (sponda LOMBARDA): 10 idee per una splendida vacanza di prossimità

LAURA LIONTI

copyright milanocittastato.it

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Le storie curiose delle STATUE di ANIMALI a Milano

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Credits: mapio.net Lumache colorate a Milano

Le abbiamo sempre avute davanti agli occhi, ma diciamoci la verità: in quanti ricordano esattamente le statue di animali che ci sono a Milano? Perché sono molte, alcune nascoste, altre invece talmente famose da essere diventate dei veri e propri punti di riferimento della città. A quattro zampe, con le fauci, con la coda o quant’altro. Eppure sono sicuro che qualcuna ve la siete persa. Andiamo a ritrovarle assieme.

Le storie curiose delle STATUE di ANIMALI a Milano

# I cerbiatti dei Giardini pubblici Indro Montanelli

tripadvisor.it
Cerbiatti giardini Indro Montanelli

I Giardini Pubblici oggi dedicati al giornalista Indro Montanelli, che amava sedere sulle panchine dei giardini e che è ricordato da una statua, sono un’ampia area verde realizzata sotto il governo austriaco alla fine del Settecento dall’architetto Piermarini, lo stesso che progettò il Teatro alla Scala. Sempre utilizzati come verde pubblico, videro col tempo sorgere delle voliere, quindi gabbie per cervi, daini, scimmie e, successivamente, per animali feroci, costituendo lo zoo di Milano, molto piccolo, poco adatto agli animali e, fortunatamente, chiuso nel 1992. Proprio qui, vicino al Museo di storia naturale, troviamo due simpatici cerbiatti-statua, idoli indiscussi dei bimbi in visita al Museo e di tanti curiosi di tutte le nazionalità.

# Il gatto e la volpe in Corso Indipendenza

zero.eu
Pinocchio della Madonnina

Il Pinocchio della Madonnina, come venne presto battezzata, è una statua realizzata nel 1955 ed inaugurata l’anno dopo nei pressi dei giardinetti adiacenti a Corso Indipendenza. La statua ritrae Pinocchio diventato bambino che osserva il corpo inanimato del burattino e ai suoi lati sono raffigurati gli inseparabili antagonisti del protagonista della celebre fiaba di Carlo Collodi: il gatto e la volpe. Quelli che nel lungometraggio del 1972 di Luigi Comencini (fra i cui interpreti ricordiamo il grande Nino Manfredi) erano interpretati dagli spassosissimi Ciccio e Franco.

Leggi anche: Il Pinocchio della Madonnina

# Le lumache colorate in piazza XXIV Maggio

mapio.net
Lumache colorate a Milano

Passeggiando in Piazza XXIV Maggio, ventricolo pulsante dei Navigli, si nota la presenza un po’ strana di lumache giganti colorate, prese d’assalto sia dai bambini che dagli adulti. Questa curiosa installazione è opera del gruppo Cracking Art costituito da artisti internazionali che creano opere d’arte utilizzando materiali riciclati e con soggetti quasi sempre legati al mondo della natura. Le lumache sono una metafora: rappresentano la giusta lentezza che porta alla meta finale, al contrario della frenesia che caratterizza la nostra odierna società (soprattutto in una città come la nostra). L’installazione è molto divertente e questi animali sono un po’ sparsi per la piazza in colori sgargianti.

# Lo Spinosauro del Museo di Storia Naturale

@brubru753
Museo Storia Naturale Milano

Vicino al Museo di storia Naturale di Milano (Porta Venezia) è possibile ammirare una riproduzione dello Spinosaurus aegyptiacus, un “gigante” vissuto 95 milioni di anni fa, il cui aspetto è stato scoperto recentemente. Il team di ricerca internazionale – tra cui i paleontologi Nizar Ibrahim e Paul Sereno della University of Chicago; Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco del Museo di Storia Naturale di Milano e Samir Zouhri dell’Université Hassan II Casablanca (Marocco) – ha scoperto nello Spinosaurus tutta una serie di adattamenti acquatici precedentemente sconosciuti tra i dinosauri. Pare infatti che questo dinosauro fosse capace dii cacciare anche in ambiente acquatico, ed era più grande del Tirannosauro (oltre i 16 metri di lunghezza), rappresentando quindi uno dei più grandi carnivori viventi scoperti sulla Terra. Perché il simpatico e mastodontico Brachiosauro, se vi ricordate Jurassic Park, era vegetariano.

# Il cavallo stanco in Piazza Missori

@passeggiate_milanesi
cavallo stanco Piazza Missori

Anche se non siete mai andati a caccia di destrieri tra le strade di Milano, avrete sicuramente notato quello di Garibaldi in Largo Cairoli e, ovviamente, quello di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo. Entrambi sono grandi, belli e trionfanti, come se fossero pronti a partire per una galoppata. A conquistare il cuore dei milanesi, però, non sono loro. Il cavallo più amato è quello di piazza Missori: piccolo e stanco. Oggi è difficile immaginare l’importanza dei cavalli nella vita dell’Ottocento eppure fino a un secolo fa questi animali rivestivano un ruolo rilevante, in tempo di pace come in guerra. La vittoria in battaglia dipendeva in gran parte dalla loro forza. Il monumento di piazza Missori, dunque, non celebra solo il cavaliere (Giuseppe Missori, ufficiale garibaldino e protagonista delle Cinque Giornate di Milano) ma anche quell’animale tenace e fedele. Un tempo, quando i milanesi vedevano qualcuno stanco o giù di corda gli dicevano: “Te me parèt el cavall del Missori”.

Leggi anche: Il cavallo stanco di Piazza Missori

# Il micio misterioso in Corso Monforte

@tindarita14
Gatto Corso Monforte

Con tanto di coda attorcigliata e simpatici baffetti, il gatto di corso Monforte a Milano non incute alcun timore, anzi, è una caratteristica figura in grado di infondere una gran simpatia. Più che una statua è una sagoma: non si tratta di un gatto in carne e ossa, bensì di una straordinaria opera d’arte in ferro battuto. A quanto si narra, un tempo, quasi a tenergli compagnia, vi era anche un topolino, anch’esso realizzato in ferro, ma si racconta che, in un attacco di fame, il gatto nero lo abbia mangiato. Fatto sta che il topolino non è più presente. Pur non essendo particolarmente visibile, l’opera realizzata proprio nei pressi del portone appartenente a questo stupendo palazzo milanese in stile liberty è divenuta una curiosa meta turistica. Non a caso, il gatto nero di Corso Monforte a Milano sovverte ogni tipo di scaramanzia: anche il più superstizioso non potrà fare altro che restare ammirato dalla sua presenza.

# Il leone in Piazza V Giornate

lemiepasseggiate.blogspot.com
Leone in Piazza V Giornate

Non solo Venezia e la celeberrima Piazza San Marco possono vantare statue di leoni: il re della foresta, presente già in Piazza Duomo, è raffigurato anche sul monumento alle cinque giornate di Milano che si trova nella piazza omonima. Sull’imponente obelisco, opera di Giuseppe Grandi, il leone in questione rappresenta il popolo che insorge. Ciò che forse è meno noto è che quel leone è esistito veramente e che suo malgrado, si prestò a modello per l’eccentrico scultore scapigliato. La storia ci narra infatti che circa cinque anni dopo avere vinto il concorso pubblico per il monumento, il Grandi, pignolo e maniacale per i dettagli, si recò ad Amburgo per comprare da un circo in liquidazione, Borleo, un anziano e mansueto leone.

Giunto a Milano in treno, l’animale viene trasferito a casa dello scultore, così da poter cogliere in ogni momento la ferocia e la fierezza che gli occorrevano. Ma i giorni passavano e Borleo non ruggiva. Dopo tanti anni trascorsi in una gabbia il vecchio felino ormai nulla aveva più a che vedere con l’indomito re della foresta. Il Grandi, con la foga e la passione che lo contraddistinguevano, dopo un consulto con esperti decise di applicare al povero animale un clistere rudimentale, e in quel momento il leone lanciò un tale ruggito che tutti i presenti fuggono terrorizzati. Tutti tranne uno: il Grandi che, raggiante di gioia, cominciò finalmente a disegnare su un foglio lo schizzo della scultura che ha reso Borleo immortale.

Continua le lettura con: Le STATUE più belle e curiose di MILANO

CARLO CHIODO

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