# La mega-villa di Holmby Hills, uno dei quartieri più chic e cari di Los Angeles, acquistata al prezzo di 120 milioni
La mega villa di Los Angeles venne costruita nel 1980 da Aaron Spelling e tra coloro che hanno vissuto nella immensa residenza californiana c’è Petra Ecclestone, figlia di Bernie Ecclestone ex boss della Formula Uno, che nel 2011 si aggiudicò la villa per ben 85 milioni.
Rivenduta qualche anno dopo, a un offerente rimasto ignoto ancor oggi, per oltre 120 milioni di dollari, la mega-villa di Holmby Hills, uno dei quartieri più chic e cari di Los Angeles, è diventata la villa più costosa dello Stato della California garantendo una plusvalenza a Petra di oltre 35 milioni di dollari.
# La scalinata fiabesca in stile Luigi XIV
The Manor s’ispira ai castelli della Loira, in pieno stile parigino classico di Luigi XIV,e a tutto il loro sfarzo. Spicca all’occhio la scalinatadell’ingresso, costruita in marmo e ferro battuto, percorsa negli anni da numerosi personaggi famosi e non solo. Gli arredi richiamano lo stile parigino classico di Luigi XIV.
La lussuosa villa è nota anche con il nome di Candyland, in memoria della moglie di Aaron Spelling, Candy, per la quale il produttore l’aveva comprata nel 1991.
# 5200 mq di estensione e 123 stanze tra lusso e divertimento: una discoteca, una spa e un salone da parrucchiere
La proprietà da circa 5200 metri quadrati conta la bellezza di 123 stanze e, su richiesta della figlia dell’ex numero uno della Formula Uno, tra queste troviamo una discoteca nel seminterrato e diverse vasche di pesci esotici, che inizialmente non appartenevano al progetto iniziale ma sono state aggiunte per volontà di Petra in persona.
Non possono certamente mancare un’immensa piscina, la spa e un campo da tennis, ma la cosa più particolare è la presenza di un salone da parrucchiere.
Scopriamo queste dieci meraviglie lungo lo stivale.
I 10 paesi sul fiume più belli d’Italia
#1 Ivrea bagnata dalla Dora Baltea e “circondata” dall’Anfiteatro Morenico – Piemonte
Ivrea sorge lungo l’antico percorso della Via Francigena e della Via Romea ed è attraversata dalla Dora Baltea, che dalle pendici del Monte Bianco confluisce dolcemente nel Po. La cittadina piemontese ha un’altra meraviglia naturale unica in Italia, l’Anfiteatro Morenico: un rilievo di origine glaciale che si è formato tramite il trasporto di sedimenti del bacino della Dora Baltea.
#2 Cividale del Friuli, attraversato dal fiume Natisone, fondato da Giulio Cesare – Friuli Venezia Giulia
Il piccolo Comune di Cividale del Friuli, a pochi chilometri da Udine e al confine con la Slovenia, è stato fondato addirittura da Giulio Cesare e poi è diventato uno dei principali centri dei longobardi in Italia di cui conserva molte testimonianze. Per un tratto accompagna il fiume Natisone nella sua corsa verso l’Isonzo e offre numerose attrazioni da visitare: dalle dimore nobiliari al Museo Cristiano, dal Duomo fino al leggendario Ponte del Diavolo costruito dal diavolo in cambio dell’anima di un passante a strapiombo sulle acque verdi del Natisone.
#3 Bassano del Grappa con il famoso “Ponte degli Alpini” sul fiume Brenta – Veneto
Bassano del Grappa è un piccolo comune del nord est italiano, in provincia di Vicenza, in cui storia e bellezza convivono. Il suo simbolo è il Ponte degli Alpini, detto anche semplicemente Ponte di Bassano o Ponte Vecchio, che attraversa il fiume Brenta da cui si possono ammirare degli scorci fantastici.
#4 Borghetto sul Mincio, il borgo medievale sospeso sull’acqua – Veneto
Borghetto sul Mincio, frazione del Comune di Valeggio nel veronese, è un suggestivo borgo medievale adagiato sul corso del fiume Mincio prima che questo defluisca nel Po. Inserito nella classifica dei Borghi più belli d’Italia, da ammirare ci sono i mulini a vento, alcuni dei quali ancora funzionanti, il Ponte Visconteo e il Castello Caligero.
#5 Dolceacqua, il borgo ligure sul fiume Nervia reso immortale da Monet – Liguria
Dolceacqua è un piccolo borgo ligure che il celebre pittore francese Claude Monet ha reso immortale. Il Castello Doria domina le intricate stradine del borgo dall’alto dello sperone roccioso dove si issa. Il fiume Nervia contribuisce a rendere perfetta la magia di questo luogo.
#6 Comacchio, la piccola “Venezia” dell’Emilia-Romagna
Comacchio, soprannominato la “piccola Venezia” dell’Emilia-Romagna, è un bellissimo borgo circondato dalle famosi Valli e dal fantastico Parco Naturale del Delta del Po. Erede dell’antica Spina, ha origini antichissime ed ancora oggi è una città lagunare che conserva intatto l’aspetto originario, con le imponenti scalinate del famoso Trepponti a ergersi quale simbolo della cittadina.
#7 Bevagna, il borgo umbro circondato da fiumi e torrenti – Umbria
In Umbria c’è un piccolo borgo, in provincia di Perugia, circondato da fiumi e torrenti: Bevagna. Il suo nome deriva dalle “bevagne”, le tele pregiate che si producevano in questo luogo. La cinta muraria di Bevagna è ricca di fascino e racchiude dei tesori incredibili, dalle chiese romaniche di San Silvestro e di San Michele Arcangelo fino al Teatro Torti.
#8 Visso, tra i Borghi più belli d’Italia, attraversato dal fiume Nera – Marche
Visso, nelle Marche meridionali, è un piccolo comune di poco più di 1200 abitanti sede del Parco Nazionale dei Monti Sibillini dal 1993. Attraversato dal fiume Nera è inserito nella classifica dei Borghi più belli d’Italia e al suo interno è possibile visitare un museo particolare: il Museo dei Manoscritti Leopardiani contenente più di 100 manoscritti originali tra i più famosi del famoso poeta italiano.
#9 Sora, tra Lazio e Abruzzo, è attraversata dal fiume Liri menzionato nella Divina Commedia
Sora è il comune tra Lazio e Abruzzo che ha dato i natali a Vittorio de Sica, attraversato dal bellissimo fiume Liri per tutta la sua interezza. Noto come “Verde” per via del vivido color smeraldo delle sue acque, viene menzionato anche nella Divina Commedia. Il suo centro storico è caratterizzato da piazze assolate, chiese e vicoli che salgono fino alle rocce del Monte San Casto: un punto d’osservazione ideale per ammirare le rovine del Castello dei Santi Casto e Cassio affacciato sulla Piana del Liri.
#10 Bosa, il borgo sardo bagnato dal fiume Temo e dal mar Tirreno – Sardegna
Bosa è un piccolo comune lugodurese dalla bellezza incredibile, nella valle del fiume Temo, nella Sardegna occidentale. Il Castello di Serravalle edificato dai Malaspina nel XIII secolo domina la cittadina che si spinge fino al mare. Sull’Isola Rossa è imperdibile anche la Torre di Bosa, costruita a scopo difensivo e collegata alla terraferma da una bellissima passeggiata.
Milano ha il dominio in Italia. Su questo non c’è partita. Ma come è messa se la si confronta con il resto del mondo? Scopriamo la classifica di questa sfida epocale. E scopriamo come si posiziona Milano per estensione nel mondo.
Le 10 metropolitane più lunghe del mondo: la sfida con Milano
# Milano con 104 km si piazza al 59° posto mondiale
La nostra città si posiziona al 59° posto a livello mondiale e al 9° a livello europeo in attesa dell’inaugurazione integrale della linea M4. Con una lunghezza di 104 km viene subito dopo Amburgo e ad oggi conta 5 linee metropolitane e 121 stazioni. Passiamo invece alle prime 10 mondiali, che vede uscire di scena Seul, Londra e New York.
#10 Wuhan (Cina): 468,3 km di rete nella città tristemente famosa per la partenza della pandemia
Apre la graduatoria la metropolitana della città di Wuhan in Cina, tristemente nota alle cronaca per essere stato il luogo di partenza del virus Sars-Cov 2 che portato alla successiva pandemia. Il suo sistema è stato costruito a partire dal 2004 e oggi conta 468 km di estensione, 300 stazioni e 12 linee.
#9 Hangzhou (Cina): 516,2 km in soli dieci anni
In soli dieci anni la città di Hangzhou ha realizzato una rete metropolitana di 516,2 km, 12 linee e 302 stazioni. Capitale dello Zhejiang, la metropoli cinese conta oltre 12 milioni di abitanti e il prodotto interno lordo della sua area metropolitana supera quello della Svezia.
#8 Mosca (Russia): la più lussuosa, con 520 km, l’unica europea in classifica e con tre circle line
Scende di 4 posizioni Mosca. Inaugurata nel 1935 all’epoca di Stalin raggiunge i 519,4 km di estensione la metropolitana della capitale russa, sommando 19 linee e 297 stazioni, mettendo nel conteggio anche il servizio di premetro.
Tra le particolarità ha una tripla linea circolare, una più interna e due più esterne, ed è senza dubbio la più lussuosa del mondo. Ben 40 stazioni sono patrimonio dell’umanità. L’unica metropolitana europea in classifica.
#7 Nanchino (Cina): 521 km per i suoi 9,4 milioni di abitanti
Con 14 linee e 236 stazioni e 521 km di rete, la rete metropolitana al servizio dei distretti urbani e suburbani di Nanjing, l’antica capitale della Cina, supera quella di New York di pochi chilometri. Nanchino è il secondo polo commerciale della Cina orientale dopo Shangai. È stata classificata seconda tra le “città con il maggior sviluppo sostenibile”
#6 Chongqing (Cina): 523,7 km di rete nella “città più grande del mondo”
Irrompe in sesta posizione la rete metropolitana di Chongqing. Secondo la definizione di “città propriamente detta”, basata sull’unicità amministrativa, è la città più grande del mondo: ricopre una superficie simile a quella dell’intera Austria anche se circa il 70% della sua popolazione, pari a circa 32 milioni di abitanti, vive in aree rurali. La sua rete misura 523,7 km, con 304 stazioni e 11 linee.
#5 Shenzen (Cina): un sistema di metropolitane lungo 555,4 km, realizzato in appena 20 anni
Ci sono 16 linee e 373 stazioni nel sistema di metropolitane della città di Shenzen che si posiziona al quinto posto delle top mondiali per estensione grazie ai suoi 555,4 km. Per raggiungere questo risultato ci sono voluti appena 20 anni.
#4 Chengdu (Cina): 562 km per la “città dei panda”
In pochi anni è passata dalla decima alla quarta posizione mondiale. Il trasporto pubblico metropolitano Chengdu, una megalopoli da 14,4 milioni di abitanti nel cuore della Cina, conta 561,7 km di rete, 13 linee e 347 stazioni. Alcune linee si spingono per decine di chilometri al di fuori della città. L’area di Chengdu viene definita la “zona paradisiaca” e poco fuori dalla città si estende il Chengdu Panda Base, importante riserva naturale e centro di ricerche sul panda gigante. L’UNESCO ha dichiarato Chengdu città della gastronomia nel 2011, grazie alla sua cucina sofisticata.
#3 Guangzhou (Cina): 648,8 km nella più grande città costiera del sud della Cina
Nella top 3 si inserisce la metropolitana di Ghanzhou con 648,8 km di rete, 15 linee e 311 stazioni costruite dal 1997. Meglio conosciuta come Canton è la più grande città costiera del sud della Cina, al centro della “megacittà del delta del Fiume delle Perle”, la più grande conurbazione metropolitana del mondo che conta 46,5 milioni di abitanti.
#2 Shanghai (Cina): 796 km (come andare da Milano a Napoli in metropolitana)
La metropolitana di Shanghai è stata inaugurata nel 1993 e ad oggi è la seconda più lunga al mondo con 796 km, più lunga della distanza che separa Milano e Napoli. Conta in tutto 18 linee e 500 fermate che servono i suoi quasi 30 milioni di abitanti. Dentro Shanghai Milano ci starebbe venti volte.
#1 Pechino: la regina con 816 km
La vincitrice di questa classifica è Pechino. Il sistema metropolitano della capitale cinese inaugurato nel 1969 si compone di 27 linee, una in meno di quella di New York che detiene il record assoluto, 470 stazioni e raggiunge gli 815,9 km di lunghezza certificando il dominio nella Cina in questa classifica, superando di sette volte quella di Milano.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La villa che è stata al centro di una storia alquanto macabra: il Frankenstein milanese nato dagli undici amanti di Clelia Simonetta. Ripercorriamo la sua storia.
Villa Simonetta, dimora rinascimentale di via Stilicone 36, venne acquistata nel 1555 dalla famiglia Simonetta a seguito di numerosi cambi di proprietà. Si dice che nella villa si può ancora oggi vedere il fantasma della figlia Clelia e dei suoi amanti. La famiglia dell’epoca decise di acquistare questa villa al di fuori della città per allontanare la figlia Clelia dagli scandali che la coinvolgevano.
# La lussuriosa villa che diventò il centro di frequentazione per i nobili
La giovane donna, da poco rimasta vedova, faceva parlare di sé per le sue avventure sentimentali e i suoi numerosi amanti. Con l’esilio nella villa di campagna si voleva evitare di infangare ulteriormente il nome della nota famiglia Simonetta e allo stesso tempo per calmare i bollenti spiriti della donna. Ma il tentativo andò fallito perchè Clelia, lontano dagli occhi della gente, iniziò ad organizzare feste e balli in maschera al punto di far diventare la Villa Simonetta un centro di frequentazione per la nobiltà. La lussuria era senza alcun dubbio la padrona di casa.
# Dai piaceri della villa alla scomparsa degli 11 giovani
Nel giro di poco tempo Clelia fu nuovamente al centro degli scandali della città per le feste da lei organizzate. Caratteristico era il bagno turco per lavarsi e purificarsi prima di sperimentare i piaceri che la villa poteva offrire. Ma ben presto nuove accuse caddero sulla testa della donna.
Undici giovani scomparvero nel nulla a seguito di una delle feste di Villa Simonetta. Secondo alcuni la donna era una sorta di mantide religiosa al punto da togliergli la vita dopo essersi accoppiata. Per alcuni invece la donna praticava giochi sessuali un po’ troppo spinti, che a volte portavano alla morte dei poveri partecipanti.
# Sulle orme di Frankenstein. Il golem fatto con le parti umane
Secondo altre voci ancora Clelia era una maga e nei sotterranei della villa aveva scoperto un grande segreto, che le avrebbe permesso di animare una sorta di golem fatto con le parti dei cadaveri degli undici sventurati. Trama che riecheggia la celebre storia della scrittrice inglese Mary Shalley che prende il nome di “Frankenstein”. Oggi Villa Simonetta esiste ancora e ospita una scuola di musica dove vengono organizzati numerosi eventi.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
«Se ti invitano a cena da amici, cosa porti a Milano?»
#1 Una bottiglia di vino d’annata
Un grande classico. Un buon vino. Occhio però alla qualità: se riciclato o da supermercato si rischia una pessima figura. Specie se lo si gusta nella serata stessa.
#2 Il prosecco o lo spumante
Una variante all’ipotesi di sopra. Prosecco o champagne, anche in questo caso di buona qualità. Altrimenti scegliere altro.
Per fare bella figura questa è una garanzia. I marrons glaceès di Galli sono un’istituzione per Milano, insieme agli altri dolcetti che si possono trovare nella famosa pasticceria di corso di Porta Romana e via Victor Hugo.
In alternativa, più laboriosa ma se siete capaci, molto raffinata, c’è il dolce fatto in casa, meglio se della tradizione milanese, come il Pan de Mej, una focaccia aromatizzata ai fiori di sambuco.
#5 Il panettone
Tra i regali da portare in queste occasioni, nei mesi freddi non può mancare il dolce milanese per eccellenza, il panettone. Nelle sue mille varianti, da quello tradizionale a quello glassato, da quello al cioccolato a quello al pistacchio c’è solo l’imbarazzo della scelta. Come per il vino, meglio puntare su una versione di qualità, meglio se artigianale.
#6 Un mazzo di fiori
Per onorare la proprietaria di casa dell’invito a cena non c’è cosa migliore da portare che un bel mazzo di fiori o un pianta da interni.
#7 L’allegria
Un regalo che non si dovrebbe mai dimenticare di portare. Non solo a casa di amici.
# Kusttram, una linea lunga 67 km che corre sulla costa belga
Una linea di tram da record: 67 km di tracciato e 68 fermate. La Kusttram, il “tram costiero”, è la linea più lunga al mondo. Corre parallelamente alla spiaggia attraversando tutte le località che affacciano sul Mare del Nord: la partenza è da De Panne, vicino al confine francese, in mezzo al percorso ferma ad Ostenda che è la città più importante della costa, mentre il capolinea è a Knokke-Heist, vicino al confine olandese.
# Il tram che guarda il mare
Seduti a bordo del tram si possono osservare la vista sul mare tra Ostenda e Middelkerke, le lunghissime spiagge caratterizzate dalle tipiche dune di sabbia di De Haan e dall’altro centri abitati di piccole e medie dimensioni intervallati da boschetti.
# Attivo dal 1885, il Kusttram trasporta oggi 15 milioni di passeggeri annui e i convogli raggiungono la velocità di 78 km/h
La prima sezione della linea, anche se in origine più interna, è stata attivata nel 1885. Oggi il funzionamento e la gestione dell’intero tracciato è in carico alla società fiamminga De Lijn. Annualmente vengono trasportati 15 milioni di passeggeri, la frequenza dei passaggi è di un tram ogni 10 minuti d’estate e ogni 20 minuti in inverno e la velocità massima raggiunta dai tram è davvero considerevole:78 km/h.
I convogli unidirezionali stanno venendo progressivamente sostituiti con quelli bidirezionali e a pianale ribassato per favorire l’inversione di marcia senza anelli di binari ai capolinea e una migliore accessibilità. In due punti del tracciato esistono percorsi alternativi, all’altezza delle chiuse di due canali, per evitare ritardi quando i ponti stradali vengono alzati per consentire il passaggio delle imbarcazioni.
Milano è una delle capitali mondiali della musica. Non solo è la culla della lirica: è stata spesso il luogo di eventi musicali epici. Tra i diversi concerti del mito a Milano ho scelto in gran parte accomunati dall’epoca in cui molti andavano ai concerti senza biglietto confidando nello sfondamento dei cancelli. A volte accadeva. E i concerti diventavano una bolgia infernale.
Quando «si sfondavano i cancelli»: i concerti più mitici nella storia di Milano (Video storici)
# Beatles (Vigorelli): 24 giugno 1965
24 giugno 1965. La storia si ferma al Velodromo Vigorelli. Nel pomeriggio e nella sera si tiene un concerto di una band di cui un’intera generazione sta diventando pazza. Sono i Beatles che suoneranno per la prima e unica volta a Milano (una delle uniche due date in Italia di sempre, insieme a Genova) preceduti da Peppino Di Capri.
# Jimi Hendrix (Triennale): 23 maggio 1968
23 maggio 1968. Jimi Hendrix è alla Triennale. Già questo basta per considerarlo un evento storico. Ma quello che accadde fu ancora più particolare. Come si usava ai tempi, erano in programma due concerti nella stessa giornata, ma il primo al pomeriggio pomeriggio fu annullato per il blocco degli strumenti alla Dogana. Così la sera ci fu un pubblico gigantesco.
# Led Zeppelin (Vigorelli): 5 luglio 1971
5 luglio 1971. I Led Zeppelin suonano al Vigorelli in un concerto abbinato al Cantagiro, manifestazione canora di quegli anni che portava gli artisti in diverse città d’Italia. Il concerto fu funestato da continui lanci di fumogeni e scontri con la polizia. Fu un tale caos che i Led Zeppelin dichiararono che non avrebbero mai più suonato in Italia. Furono di parola. Il loro concerto aprì la strada a una lunga stagione travagliata per i concerti dal vivo: i frequenti incidenti tennero alla larga per un decennio dal nostro Paese i più grandi artisti internazionali. Ci provò anche Santana che sempre al Vigorelli il 13 settembre 1977 fu accolto da un enorme striscione con scritto “odio Santana servo della CIA”. Suonò un’ora poi decise di mollare anche perché una molotov gli aveva incendiato gli amplificatori. Nel 2011 Santana a un suo concerto a Taormina consenti l’ingresso gratuito a chi si fosse presentato con il biglietto del 1977. Qui sopra il bootleg del concerto tra una canzone e l’altra si sente la folla gridare: “assassini!”.
Il Re Nudo (Parco Lambro): dal 13 al 16 giugno 1973
1973. La rivista “Re Nudo” organizza dal 13 al 16 giugno al Parco Lambro la “Festa del Proletariato Giovanile”. E’ una kermesse di musica in un’atmosfera hippie. Si esibiscono tra gli altri cantanti e gruppi cult dell’epoca, come gli Area, Alan Sorrenti, Franco Battiato e la PFM. L’evento fu soprannominato la Woodstock all’italiana e fu organizzato per altri due anni anche se l’ultima edizione fu un flop, definito così: “Questa festa ha segnato la fine del ‘68”.
# Omaggio a Demetrio Stratos (Arena Civica): 14 giugno 1979
14 giugno 1979. Demetrio Stratos lo storico leader degli Area sta male. Per curarsi dalla leucemia c’è bisogno di fondi. Per raccoglierli viene organizzato un concerto all’Arena, ma il giorno prima dell’evento una notizia gela gli animi. Stratos è morto. Il concerto si tiene lo stesso come “Omaggio a Demetrio”, con Guccini, Finardi, Branduardi, Venditti, Skiantos, Vecchioni e gli Area, che suoneranno il più triste concerto della storia di Milano, considerato da alcuni il “funerale di un’epoca”.
# Police (Palalido): 2 aprile 1980
2 aprile 1980. Un’altra arena storica per i concerti era il vecchio Palalido. Negli anni Settanta si sono esibiti i Rolling Stones con Charlie Watts avvolto dalla bandiera del Milan ed è entrato nella storia anche il concerto di De Gregori del 1976 quando dovette smettere di suonare per la contestazione di frange politicizzate. Ma forse il concerto principe del Palalido è stato quello dei Police, in piena Policemania come si denominava la passione al limite dell’isteria per i tre biondi inglesi, come non si vedeva dai tempi dei Beatles. Per la gioia di chi non aveva il biglietto fu uno dei casi più celebri di “cancelli sfondati” dal pubblico che trasformarono così il Palalido in una bolgia incredibile: dagli 8000 posti disponibili ci si ritrovò con oltre 16.000 spettatori! Chi c’era dice che è stato un miracolo se non ci siano stati incidenti seri.
# Bob Marley (San Siro): 7 marzo 1980
7 giugno 1980. Concerto epocale anche perché apri la strada a una nuova era di concerti, dopo che durante gli anni settanta molti musicisti internazionali avevano evitato il nostro Paese per paura del terrorismo. 100.000 spettatori formarono un’onda saltellante al ritmo del reggae. Fu preceduto da Pino Daniele, a quei tempi si faceva precedere i concerti da altre esibizioni. La luna piena era enorme e meravigliosa quella sera. Un anno dopo il re del reggae ci ha lasciato.
# Queen (Palasport): 14 settembre 1984
14 settembre 1984. Pochi mesi prima che crollasse nella grande nevicata del 1985, il Palasport di San Siro ospita un altro concerto che entrerà nella leggenda. I Queen hanno sfondato anche in Italia, specie dopo aver cantato Radio Gaga al Festival di Sanremo. Il Palasport ha spesso ospitato concerti grandiosi. Tra tutti, forse quello che fece più scalpore, fu quello dei Clash nel febbraio del 1984, quando gli spettatori più esagitati decisero di trasformare i seggiolini in bastoni.
# U2 (Teatro Tenda): 4 febbraio 1985
4 febbraio 1985. Dopo il crollo del Palasport la fame di concerti per diversi anni fu appagata dal Teatro Tenda, una tecnostruttura costruita alla bella e meglio che sarebbe dovuta rimanere marginale e invece è stata il centro della storia della musica di Milano per quasi un decennio. L’atmosfera così grunge del luogo ha creato atmosfere uniche per diversi concerti, tra cui si ricordano Eric Clapton, Spandau Ballet, Paul Young, ma tra tutti svetta quello degli U2 prima di diventare di dominio pubblico. Qui sopra il bootleg da pelle d’oca, “La prima ma non ultima volta”. Energia pazzesca.
# Bruce Springsteen (San Siro): 21 giugno 1985
21 giugno 1985. In pieno boom economico, negli anni di Craxi e della Reaganomics, l’estate si apre con tre ore di mega concerto del boss nella turnè di Born in the Usa, il suo disco più epocale. Springsteen ha dichiarato che quello di San Siro del 1985 è stato uno “uno tra i miei 5 migliori concerti in assoluto“. Memoria indelebile per chi ha la fortuna di esserci stato pagando le 25.000 lire del biglietto.
# Vasco Rossi (Teatro Tenda – Stadio San Siro): dal 1983 in poi
Ma forse l’artista che è riuscito a impersonare ogni epoca musicale dei concerti dal vivo di Milano è Vasco. La prima esibizione mitica è quella del tour Bollicine al teatro Tenda quando ha dovuto più volte interrompere il concerto per lancio di lattine e oggetti sul palco. Ma è a San Siro dove Vasco ha trovato la consacrazione definitiva, battendo se stesso con un record dopo l’altro, l’ultimo quello con i sei concerti di fila dell’estate 2019.
Una selezione di 4 fattorie (anche didattiche) ad un passo da casa, dove trovare terrazzi, giardini, orti, tavolacci, animali, attività da fare insieme…
L’azienda agricola si trova all’interno del Parco del Ticino e ha un centro benessere. Offre la possibilità di fare passeggiate a piedi o bicicletta con audiopercorso. Si può giocare a tennis, a calcetto, nuotare in piscina. Qui si possono trovare colture biologiche cerealicole, vitivinicole, frutticole, orticole ed allevamenti vari.
Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche: #laboratorio di caseificazione: dall’erba al formaggio #laboratorio di panificazione: buono come il pane #piccoli frutti la vita del frutteto: bruchi, coccinelle ed api #il sentiero delle cinque chiese nei territori dei monaci cistercensi #il museo contadino di Albairate #corso di agricoltura biologica #corso trekking nel Parco del Ticino #passeggiata sensoriale #alla scoperta degli organismi invertebrati delle acque correnti
#2 Cascina Femegro a Zibido San Giacomo
A pochi chilometri da Milano, la cascina è immersa nel Parco Agricolo Sud e produce riso, latte crudo, latticini freschi, yogurt, dessert, confetture, miele.
Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche: #gli animali della fattoria #dal latte al formaggio con la produzione del burro #l’oro delle api: alla scoperta del magico mondo delle api #il riso: dalla preparazione della terra alla tavola #i cereali, il mais e la polenta
#3 Cascina Fiorentina a Morimondo
Si trova nel Parco del Ticino a poche centinaia di metri dall’Abbazia Cistercense di Morimondo, di cui costituiva l’antica grangia. La Cascina coltiva cereali e alleva bovini, suini, conigli ed animali di bassa corte.
Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche: #le mani in pasta: per conoscere il frumento e il piacere di preparare il pane cuocendolo nel forno a legna #giochiamo con il mais (periodo settembre-ottobre): taglio del mais, raccolta, sfogliatura, sgranatura, frantumazione e preparazione del pastone per gli animali, pop-corn sull’aia #coloriamo con la natura: passeggiata nel prato e nel bosco, raccolta di materiale e realizzazione di disegni #storia della vita contadina: osservazione e spiegazione degli attrezzi agricoli e degli utensili usati nelle attività domestiche #percorso ambientale: visita al fontanile
#4 L’Agriturismo culturale Murnee a Busto Garolfo
Il Murnee si trova all’interno del Parco del Roccolo, sulla riva del Canale Villoresi, e ospita al suo interno un ampio museo degli attrezzi agricoli, sale per laboratori e feste, un bosco e un villaggio d’ispirazione celtica per l’animazione didattica e campi sperimentali per il recupero delle tecniche antiche. L’azienda alleva bovini, coltiva cereali, orticole ed erbe officinali.
Inoltre organizza varie e divertenti attività didattiche per tutte le età: #laboratori a scelta tra pane, formaggio, uva, colari, feltro, ferro, palline di fukuoca, argilla, carta piantabile #le api e la cera #coccole ai cuccioli #battesimo della sella #approccio sensoriale agli animali #natura avventura #bosco celtico #passeggiata delle chiose
In Santa Maria al Paradiso, lungo corso di Porta Vigentina, si trova una pietra di origine Insubre che rappresenta coi suoi 13 raggi, il calendario luni-solare e la ruota della Vita, simbolo del dio Belenos e della Dea Belisama. La stranezza è che si tratta di un simbolo celtico in un luogo della cristianità.
# Il «tredesin de Marz»: la pietra idolatrata dagli antichi milanesi
San Barnaba usò questa pietra quando al suo arrivo a Milano vide i milanesi che si erano radunati attorno alla pietra per compiere degli strani rituali. La pietra è meglio conosciuta col nome di «tredesin de Marz» ed è tonda, con 13 raggi, le 13 lunazioni in un anno.
# Un numero magico per i fiori e… per i capelli
Fra sacro e profano, il numero 13 è considerato il numero magico nella storia di Milano: il Tredesin de Mars è la festa tradizionale milanese in cui si ricorda l’annuncio del Cristianesimo da parte di San Barnaba, il 13 marzo del 51. Per i milanesi è da sempre la festa che annuncia la primavera con la festa dei fiori.
Una curiosità? A Milano si dice anche che “Se si tagliano il 13 di marzo, i capelli cresceranno più forti”.
Le cose più importanti da fare a Milano entro la fine dell’anno
# Aprire tutta la linea M4
Sabato 12 ottobre: è la data della “Festa M4”. Salvo sorprese, i test sono stati completati con successo, tutti i 15 km e 21 stazioni della linea M4 saranno operativi portando l’intera rete a 112 km e 136 stazioni.
A ottobre è prevista anche la presentazione ai cittadini dei sei studi di fattibilità sui tracciati della M6 preparati da MM e Politecnico. L’obiettivo è far conoscere gli esiti delle valutazioni, dell’analisi di costi benefici e anche dei relativi flussi che sono stati effettati per ciascuna delle ipotesi e capire perchè viene scelto un tracciato piuttosto che un altro.
Ci si gira intorno, Area C nel weekend, ztl nel super centro, Area B a pagamento, nuove metropolitane, ma ad oggi non esiste ancora un intervento diretto a ridurre l’inquinamento. Si potrebbero testare ad esempio le torri mangia smog, già in funzione in Cina.
# Introdurre l’asservimento semaforico per i mezzi di superficie
Decenni che se ne parla ma, salvo alcune prove, ancora l’asservimento semaforicoper tram e filobus non si è ancora visto. Consentirebbe di dare la precedenza agli incroci nei confronti dei mezzi privati aumentando la velocità media di percorrenza, rendendo quindi il servizio più efficiente e puntuale. Potrebbe essere un bel regalo di Natale per i milanesi.
# Eliminare le barriere architettoniche
In vista delle Olimpiadi Invernali 2026 il Comune di Milano sta lavorando per eliminare le barriere architettoniche, in particolare sulle vecchie linee metropolitane installando nuovi ascensori e sostituendo quelli della linea M3 oltre alle scale mobili, insieme ad altri interventi su strade e marciapiedi. Si potrebbe accelerare e rendere la città più accessibile con ulteriori interventi prima che scocchi la mezzanotte del 31 dicembre?
# La preferenziale in zona Lotto
Non si farà in tempo ad averla pronta per il 2024 la preferenziale in zona Lotto, ma almeno quest’anno sono partiti i lavori.L’intervento interessa un tracciato di poco meno di 1 km tra Piazzale Zavattari e Piazza Stuparich, comprende Viale Migliara e Viale Enrico Elia. La durata dei lavori è stata stimata in circa 3 anni.
# Mettere in servizio i nuovi tram bidirezionali
A maggio 2023 le prime prove tecniche notturne per il nuovo tram, poi il silenzio. Avrebbero dovuto circolare già nell’estate 2023, poi a ottobre 2023 e infine entro l’ultimo mese dell’anno. Alcuni problemi tecnici ne hanno però bloccato al momento la messa in servizio dei Tramlink. Se i problemi si risolveranno sarà la linea 31 la prima dove entreranno in servizio, la speranza è che possa avvenire entro la fine del 2024.
# Ripulire e mettere in sicurezza la Stazione Centrale
Bivacchi, sporcizia, spaccio e microcriminalità di vario genere rendendo la Stazione Centrale e le piazze attorno, Duca D’Aosta, Savoia e IV Novembre, un’area poco raccomandabile soprattutto di sera anche se diversi episodi si sono verificati di giorno. Il presidio delle forze di polizie dovrebbe essere incrementato sia per numero che per durata del servizio.
Il sindaco di Milano, Beppe Sala, intende valorizzare le periferie della città come nuove mete turistiche. Durante una diretta social, Sala ha affermato che il turismo a Milano, nonostante i numeri record, rimane concentrato nel centro storico: Il primo grande obiettivo è portare il turismo anche fuori dal centro». Ma cosa potrebbe servire per attirare il turismo fuori dalla circonvalla?
«Porteremo i turisti nelle periferie»: quali potrebbero essere le nuove attrazioni?
# I “local heroes”: storie di valore come pubblicità per i quartieri periferici
Con l’occasione dell’estate del 2024, nel quadro del piano di promozione “Milano, more than a trip. A lifestyle” (Milano, più di un viaggio. Uno stile di vita”), il sito YesMilano.it ha lanciato una guida ai quartieri a partire dai “local heroes“.
Prima si attira l’interesse mediatico sulle storie di questi “eroi locali“, poi sul loro impegno nel quartiere e, infine, direttamente sulle attrattive del quartiere. Le zone interessate fin ora sono: Brera, Porta Venezia, Dergano, Porta Romana, Lambrate e Certosa. Concentrandosi sulle zone periferiche si potrebbero ottenere ottimi risultati.
# La storia non è solo in centro: la Certosa di Garegnano, Villa Litta ad Affori e l’Abazia di Chiaravalle
Se è la storia che attirare verso il centro di Milano i turisti, è bene far sapere che le periferie sono ricche di storia.
Nella zona nord-ovest di Milano, si trova la Certosa di Garegnano, soprannominata affettuosamente “di Milano”. Questo monastero cistercense, è uno dei luoghi storici più affascinanti della città. Fondato nel 1349, è noto per il suo chiostro affrescato e per la tranquillità che offre.
In zona Affori, si trova Villa Litta, un gioiello del ‘600 incastonato in un parco all’inglese. L’edificio era utilizzato come residenza estiva e come luogo di ritrovo della nobiltà milanese nel tardo Seicento e nell’Ottocento divenne uno dei più importanti salotti intellettuali di Milano, abitualmente frequentata dal Manzoni e dal pittore Francesco Hayez. Degno di nota è il salone principale o “Salone delle Arti”, teatro di periodiche manifestazioni culturali.
Nella zona sud di Milano, più lontana dal centro, si trova l’Abbazia di Chiaravalle, un altro magnifico esempio di architettura cistercense. Fondata nel 1135, l’abbazia è celebre per la sua chiesa romanica e per il chiostro ben conservato. La sua posizione tranquilla e il suo fascino storico la rendono una meta interessante per chi cerca pace e cultura lontano dal centro.
# Sulle orme della guerra: un percorso per legare il centro e le periferie
Una guida che potrebbe condurre l’attenzione dei turisti dal centro alle periferie potrebbe partire dai segni della guerra che ancora oggi rimangono a Milano. Un percorso che conduca dal centro alle periferia, attraverso tappe ricche di storia vissuta, che, con l’occasione, attirino l’attenzione dei turisti sulle zone in cui sono collocate.
Per esempio, il percorso potrebbe iniziare a Piazza della Scala, gravemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale. Poi proseguire verso Porta Romana, segnata da ricostruzioni post-belliche. Da lì, dirigersi verso Lambrate e Greco, ex zone industriali colpite dai bombardamenti. E concludere poi il percorso a Niguarda, che ha visto gravi danni e una successiva rinascita o a Gorla, dove le ville e i monumenti raccontano la trasformazione post-bellica.
# L’arcipelago di quartieri a tema
Per attrarre in periferia, infine, uno strumento utile potrebbe essere quello di valorizzare i diversi quartieri di Milano con un tema identitario, in grado di interessare gli appassionati di quell’argomento. I temi dovrebbero essere in coerenza con la storia e le caratteristiche del quartiere. Esempio di temi?
San Siro: il quartiere dello sport e del benessere. Con le terme, che verranno inaugurate entro fine 2024, i parchi, gli impianti sportivi, il museo di San Siro, l’Ippodromo.
Bovisa: il quartiere dell’innovazione. Già ospita centri di ricerca e laboratori universitari. Potrebbe ospitare anche installazioni selezionate dal Fuorisalone e da altre iniziative in città.
Quarto Oggiaro. La “nuova arte povera”. Uno dei quartieri con la storia più travagliata è anche quello che offre soluzioni abitative a prezzo più basso. Questo potrebbe essere un volano per richiamare nuovi artisti e dare spazio a una creatività povera ma d’avanguardia.
Ortica. La Street Art Gallery. In concorrenza con Berlino, ecco Ortica che dovrebbe esser valorizzato a livello internazionale come quartiere della street art.
Scalo Romana. Il quartiere del futuro. Il richiamo del futuro è irresistibile. Soprattutto nella zona prescelta per creare le strutture per le prossime Olimpiadi. I lavori in corso possono essere una forma di attrazione internazionale. Non solo: c’è anche la Fondazione Prada che potrebbe essere così al centro di questa operazione di comunicazione senza frontiere.
Il progetto è firmato dall’architetto che ha dato vita al Nido Verticale in Porta Nuova. Le caratteristiche uniche del nuovo complesso in costruzione nella Capitale e che lancia la sfida al Bosco Verticale.
La «foresta abitata»: Roma lancia la archi-sfida a Milano
# Un progetto a firma dell’architetto Mario Cucinella
Roma lancia la sfida a Milano sull’architettura contemporanea. FO.RO Living – Foresta Romana è un progetto a firma dell’architetto Mario Cucinella, lo stesso del Nido Verticale in Porta Nuova, che si struttura come un albero. È in costruzione in piazza dei Navigatori, tra viale di Tor Marancia e via delle Sette Chiese nel sud della Capitale, all’interno di un più grande progetto di riqualificazione della zona. Una sorta di “foresta abitata”, un accostamento di steli e tronchi di altezze diverse, con i primi piani di uffici e spazi commerciali lo radicano a terra, le residenze ai piani superiori costituiscono il fusto, da cui si estendono, come rami, le logge ricche di vegetazione.
# Una serie di volumi iconici che danno vita ad una “foresta abitata”
Il complesso si compone di una serie di volumi iconici che si sviluppano su 12 livelli fuori terra oltre a 3 interrati. Invece che realizzare più torri separate la scelta è ricaduta sull’organizzazione di un volume che andasse a massimizzare sia l’esposizione verso sud sia la vista verso il centro di Roma a nord. La superficie dell’intervento è di 16.500 mq, con circa 10.000 metri quadrati destinati a social housing a canone concordato, comprese aree a verde e parcheggi. La parte residenziale con facciate tondeggianti riprende la corteccia, i primi due livelli dedicati al commerciale e al terziario vanno a formare un’orografia artificiale, come zolle di terra posizionate a quote diverse. I corpi degli edifici culminano con i balconi caratterizzati da una forma conico-circolare.
# Grandi terrazzi con piscine e vasche ricolme di piante
Centrale nel progetto è la vegetazione, inserite nei terrazzi con grandi vasche di piante integrate come asole ai bordi, con ringhiere ancorate in continuità con il rivestimento della facciata e che consentono di avere una vista a 360 gradi sul panorama circostante. Le coperture dei terrazzi del basamento offrono invece la possibilità per creare dei veri e propri giardini pensili.
# L’obiettivo è raggiungere un elevato standard abitativo
Sono previste diverse strategie passive come la permeabilità ai venti, l’illuminazione naturale, la raccolta delle acque meteoriche e la produzione di energia da fonti rinnovabili in sito per garantire la massima efficienza energetica. Il ricorso a condizionatori si riduce grazie alla schermatura delle superfici trasparenti e alla ventilazione naturale degli ambienti. In inverno grazie a un involucro performante che limita le dispersioni termiche diminuisce anche la necessità di utilizzare il riscaldamento fornito dagli impianti domestici.
I lavori sono partiti nell’estate 2023 e dovrebbero concludersi nel 2026.
Tipo Kenya o Bolivia: l’aeroporto italiano considerato (a sorpresa) tra i peggiori del mondo
# Il Marconi di Bologna è uno dei peggiori del mondo
Come lo scalo di Mombasa in Kenya o quello di Zanzibar in Tanzania: l’aeroporto Marconi di Bologna è uno dei peggiori del mondo. Questo è il parere di Christian Cappello, titolare del sito blogdiviaggi.com che ha fondato nel 2008 insieme a Marta dopo una una vita da expat a Londra ed un giro del mondo lungo un anno. L’elenco, come riportato sul posto sull’account Ig, è stato stilato tenendo conto di diversi fattori, tra cui: i commenti e le impressioni dei viaggiatori, la puntualità dei voli, i servizi offerti dall’aeroporto, esempio aree in aeroporto come posti sedere, bar ristoranti, i prezzi applicati.
# «Non sembra un aeroporto, sembra un mercato»
Ma è davvero così? Andando a vedere diverse recensioni e commenti ai servizi e alla qualità in generale dello scalo sembrerebbe di si. Eccone alcuni:
“Fiumicino avrà i suoi difetti, ma Bologna non sembra un aeroporto, sembra un mercato! Negozi in mezzo ai gate, no” – cat.alessi IG
“File di un ora per il taxi, dodici euro per il Marconi express che smette di passare in tarda notte, zero posti per sedersi, bar carissimo e ritardi costanti. Molte volte mi è capitato che il pilota stesso si scusasse con i viaggiatori, lamentandosi della disorganizzazione dell’aeroporto – _enettare IG
“Bologna si conferma anche tra le prime 4. Partenza a luglio per Minorca. Ammassati come bestiame in attesa e con prezzi folli ai punti ristoro. Manco all’autogrill fanno così schifo” – gi_gio1991 IG
“Sono Bolognese e purtroppo riconosco che il nostro aeroporto ha parecchie note negative…in primis pochissimi posti a sedere per il flusso di gente che ormai da anni questo scalo accoglie, prezzi assurdi in tutti i punti di ristoro, bagni insufficienti per lo stesso motivo del punto 1. Credo che il sig. Postacchini presidente Aereoporti Bologna debba rimboccarsi le maniche” – miguelsarti IG
“Bologna è veramente il terzo mondo, autobus per andare sull’aereo senza aria accesa fermo 30 min a 40 gradi, gente seduta per terra ammassata ovunque, gate fatti male che se la gente si mette in fila non puoi manco muoverti per recarti al bagno” – giovannilauro10 IG
# Gli altri scali in cattiva compagnia con il Marconi di Bologna
Sono 20 gli aeroporti inseriti nell’elenco del peggiori. A quello italiano si affiancano i due già citati di Kenya e Tanzania, quello cubano José Martì, quelli greci di Heraklion, Corfù, Santorini e Mykonos, il parigino Beauvais e il tedesco Frankfurt Hahn. Si trovano poi l’aeroporto minore londinese di Luton e due egiziani del Cairo e di Sharm El-Sheikh.
Habumes data. Arrivata la comunicazione ufficiale per la tanto sospirata inaugurazione integrale della linea M4. Ecco quando è prevista e cosa si può fare gratis.
Ufficiale! M4: c’è la data del primo viaggio tutto blu… e si fa festa con spettacoli gratis lungo il percorso
# Pronti tutti i 15 km di linea da Linate a San Cristoforo FS
Nel 2022 le prime 6 fermate. Nell’estate 2023 l’estensione della M4 fino a San Babila. Nelle prossime settimane l’entrata in funzione di tutto il tracciato di 15 km e 21 fermate, dall’aeroporto di Linate a San Cristoforo Fs.
Queste tutte le nuove 13 stazioni in arrivo: Sforza Policlinico (in futuro con collegamento pedonale con Missori M3), Santa Sofia, Vetra , De Amicis, Sant’Ambrogio che interscambia con la M2, Coni Zugna, California, Bolivar, Tolstoj, Frattini, Gelsomini, Segneri e San Cristoforo.
# Festa M4: la data di inaugurazione e cosa si può fare gratis
Dopo le indiscrezioni è arrivata la conferma ufficiale: la linea M4 apre interamente al pubblico il 12 ottobre. Come già successo per l’inaugurazione delle due fermate di Tricolore e San Babila sarà una giornata di festa. Per l’occasione si può andare gratis al cinema e al teatro. Sono disponibili infatti 17 spettacoli gratuiti.
# L’elenco completo di tutti gli spettacoli
Ecco l’elenco completo di tutti gli spettacoli con luoghi, orari e informazioni per prenotare i biglietti:
ore 20:30 AltaLuce Teatro – Alzaia Naviglio Grande, 190 Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello Regia a drammaturgia Vincenzo Romano con Vincenzo Romano Prenotazioni: 348 7076093 – alt@altaluceteatro.com
ore 17:00 Teatro Alfredo Chiesa / Teatro Bello – Via S. Cristoforo, 1 I Grandi del Jazz con Paolo Tomelleri e i suoi amici Musicisti La Storia del Jazz da Bourbon Street a San Cristoforo Prenotazioni:
ore 16:00 Teatro Carcano – Corso di Porta Romana, 63 Gianni Schicchi e Suor Angelica Di Giacomo Puccini – Direttore Andrea Solinas – Regia Mario De Carlo Produzione Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano Prenotazioni: www.teatrocarcano.com
ore 21:00 Il Mecenate – Teatro Delfino – Piazza Piero Carnelli Prenotazioni: www.teatrodelfino.it e telefonicamente tel. 02 87281266/335 5730340 (telefono attivo lunedì – mercoledì – venerdì dalle ore 15:00 alle ore 19:00)
ore 11:00 – 13:00 – 19:00 Cinema Ducale Multisala – Piazza Napoli, 27 4 proiezioni: – Joker – Folie à deux – Inter – Due stelle sul Cuore – Rocco e i suoi fratelli – Picasso – un ribelle a Parigi (non definitivo) Prenotazioni: www.cinenauta.it
ore 16:00 Multisala Eliseo – Via Torino, 64 In attesa di proposta proiezione ??? Di Giacomo Puccini – Direttore Andrea Solinas – Regia Mario De Carlo Produzione Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano Prenotazioni: www.ilregnodelcinema.com
ore 21:00 Caboto Teatro Kolbe – Viale Corsica, 68 “O la moglie o le corna” e “Velocità apparente” Regia di Gianluca Frigerio – Direttore Artistico del Teatro Caboto Prenotazioni: mail@teatrocaboto.com
ore 21:30 Teatro LabArca – Via Marco D’Oggiono, 1 Lazy Sloths Jazz Band feat, Paolo Tomelleri Con Paolo Tomelleri sassofono, Paolo Barbato pianoforte, Giacomo Bertazzoni sax tenore, Fabio Danusso batteria, Luca Grazioli tromba, Alberto Introini basso tuba Prenotazioni: mail all’indirizzo prenotazioni@lab-arca.it, specificando i dati per il tesseramento ad associazione Arcaduemila: NOME, COGNOME, CODICE FISCALE, EMAIL, RESIDENZA (via, città, cap)
ore 20:00 Teatro Menotti – Via Ciro Menotti, 11 Medea Produzione Tieffe Teatro Regia di Emilio Russo
ore 15:00 Cinema Mexico – Via Savona, 57 Proposta proiezione entro matttinata 11/9 Regia di Gianluca Frigerio – Direttore Artistico del Teatro Caboto Prenotazioni: mail della cassa del cinema mexico.milano@gmail.com o in alternativa il telefono 02 48951802 in orario di apertura
ore 20:30 Manifatture Teatrali Milanesi Teatro Litta – Corso Magenta, 24 La casa di Bernarda Alba Di Federico García Lorca – A cura di Susanna Baccari e Antonio Syxty con i neo diplomati MTM – Grock Prenotazioni: biglietti.mtmteatro.it
ore 19:00 Cinema Orfeo Multisala – Viale Coni Zugna, 50 Joker: Folie à Deux
ore 21:00 Cineforum Rosario “Giovanni Crocé” – Via Andrea Solari, 22 Inside Out 2 Prenotazioni: www.cineforumrosario.it
ore 20:45 Fondazione culturale San Fedele – Via Ulrico Hoepli, 3/b M4. Un percorso tra arte e spiritualità. Chiese e monumenti lungo la nuova linea della metropoiltana. A seguire visita guidata gratuita alla Chiesa di San Fedele Conversazione tra Andrea Dell’Asta SJ, docente di Estetica del Sacro presso l’Accademia di Brera, e Luca Ilgrande, storico dell’arte e coordinatore del Museo San Fedele di Milano.
Un maestoso castello medievale domina una valle incantata. Considerato uno dei più notevoli, scenografici e meglio conservati castelli d’Italia, al suo interno conserva la Camera d’Oro, unico esempio in Italia di un intero ciclo di dipinti medievali incentrati sulla glorificazione dell’amor cortese tra due personaggi realmente esistiti.
Il castello medievale nella «valle incantata» a due ore da Milano
Nel cuore dell’Emilia c’è una valle incantata che potrebbe facilmente assumere in sé quel significato di Food Valley che adesso si usa in maniera allargata per tutta la regione.
Seguendo la strada che da Parma porta verso l’appennino, il turista può scoprire alcuni dei prodotti più tipici della zona, dal salame di Felino al prosciutto crudo di Langhirano, sino alla Malvasia e al Lambrusco delle colline di Ariola e Calicella.
Sembra uno di quei luoghi più noti all’estero che in Italia, vista la cospicua presenza di inglesi (ma anche tedeschi e olandesi) in zona. A metà circa della valle, emerge dalle brume incantate di una favola autunnale, in mezzo ai vigneti delle prime colline parmensi, lo splendido Castello di Torrechiara. Si tratta di un vero e proprio gioiello dell’architettura castellana del Quattrocento, tra i meglio conservati in tutta Italia.
Ci sono quattro torri, tre cerchie murarie e un doppio fossato che richiama la funzione di difesa, e all’interno della porta del castello c’è un piccolo borgo formato da un vicolo e da una balconata panoramica. Va assolutamente visitato l’interno del castello: il biglietto costa solo 5 euro e le sale residenziali hanno un cuore affrescato a temi naturalistici e fantastici: la Camera d’Oro è la più famosa e l’unica a conservare ancora la sua decorazione originaria.
Poi potremo fermarci nel cuore del borgo per una favolosa degustazione di prodotti tipici, alcuni dei quali a chilometro zero, ammirando il panorama di questa sorprendente Emilia Felix.
Le 7 prove da superare per conquistare una milanese DOC
#1 Non vestirti da barbone (anche se di lusso!)
Streetwear bandito. Presentati sempre almeno in jeans, camicia o polo e church’s. La milanese è elegante, si sa, e vuole avere accanto a sé un uomo altrettanto curato e ben vestito. Ricordati, l’attenzione con cui ti sei preparato per l’appuntamento è indice di quanto ci tieni ad uscire con lei. Se ti presenti trasandato, dimostri disinteresse e la fai sentire poco importante.
#2 Aperitivo si, ma con stile
Non aspettare che sia lei a proporre qualcosa ma scegli tu il locale, possibilmente alla moda ma non inflazionato. Niente spritz annacquato sui Navigli, punta su cocktail bar di livello con barman attenti alla ricerca di mix particolari e capaci di stupire anche la più cosmopolita delle milanesi. Qualche dritta? Botanical club, Gino12, Lacerba, Rita.
Il consiglio in più? Quello che bevi dimostra il tuo carattere. Punta sicuro sul cocktail che ti piace, meglio ancora se non c’è nella lista cosi avrai modo di sfoggiare la tua conoscenza e spiegare la ricetta direttamente al bartender.
#3 Cena sushi, ma rigorosamente alla carta
Se sei riuscito a strapparle un invito a cena, e lei con grande probabilità è una fissata con il sushi, la scelta del posto è fondamentale perché il primo appuntamento non diventi anche l’ultimo. Vietati gli “All you can eat”, punta su un ristorantino un po’ più elegante, magari con un giardino riscaldato per un’atmosfera romantica. La scelta è davvero ampia, anche senza dover vendere un rene, ma tieni sempre presente la qualità, altrimenti la serata rischia di non proseguire nel verso sperato.
#4 Fondamentale il menù della conversazione: conquistala con le tue ambizioni
Chiariamo subito un concetto importante, le milanesi non vogliono perdere tempo con sfigati cronici che rischiano di azzeccarsi dopo il primo appuntamento. Per fare subito colpo, devi dimostrarti sicuro di te, con molti amici e una vita sociale ricca e appagante che proprio quella sera hai deciso di sacrificare pur di stare con lei. Se vuoi davvero esagerare, parlale del tuo lavoro o dei tuoi studi, ma soprattutto delle tue ambizioni e dei tuoi progetti. Non potrà resisterti!
#5 Comportati da gentiluomo ma senza fare lo zerbino
La società si è fortunatamente evoluta, ma ciò non toglie che essere galanti al primo appuntamento vi farà conquistare molti punti. Le buone maniere e la gentilezza non passano mai di moda, soprattutto in amore e anche i piccoli gesti possono fare una grande differenza. Versatele da bere, apritele la porta, assicuratevi che sia entrata in casa prima di allontanarti. La milanese è capace di badare a sé stessa, è forte e indipendente ma ama comunque essere desiderata e coccolata. Attenzione però a non cedere troppo e diventare eccessivamente accondiscendente. Alla milanese piace l’uomo sicuro di sé e che sa quello che vuole, tienile testa nelle discussioni e le dimostrerai di meritare il suo tempo e le sue attenzioni!
#6 In “mezzo” stat virtus
Al primo appuntamento, non è necessario andarla a prendere ma è tassativo accompagnarla a casa. Se non possiedi la Porsche di ordinanza, che tra l’altro fa un po’ brianzolo, non spezzare la magia del primo appuntamento con un’utilitaria, piuttosto noleggia una bella auto elettrica con il car sharing per mostrare fin da subito il tuo impegno ecologista. E se sei un tipo romantico, caricala sulla tua bici e pedala fino a casa sua!
#7 Usa il jolly Milano: falle vedere la città con i tuoi occhi
Non c’è niente di più romantico che vedere una ragazza sciogliersi di gioia per una sorpresa. E da questo punto di vista la milanese è un’assicurazione. Sorprendetela e divertitela con delle attività alle quali non penserebbe mai. Fatele vedere la città con gli occhi di chi non ci è cresciuto e non potrà più resistervi. Qualche suggerimento? Se volete mettere alla prova la sua autoironia proponetele una gita sul CitySightseeing Bus, se invece volete andare sul sicuro perdertevi tra gli orti di Leonardo o passeggiate nei luoghi di “Un amore” di Buzzati.
E ricorda le caratteristiche distintive della milanese doc: romantica, affettuosa ma anche esigente e un po’ narcisista. Una donna affascinate e decisa per la quale non esistono vie di mezzo e solo l’uomo che saprà tenerle testa riuscirà a conquistarla. Ma amatela e vi saprà ri-amare 100 volte di più.
Le ville più belle della «Vie en Rose» di Milano (Foto)
# La Vie en Rose di Milano: super servita dalla metro
Ha ispirato una strada del Monopoli. Non solo: malgrado la posizione a ridosso della circonvallazione è una delle strade più borghesi di Milano, ricca di villini e edifici sofisticati o curiosi. La strada si estende per circa 1,3 km da piazza Buonarroti a piazzale Lotto incrociando lo snodo di piazza Amendola, dove spicca la controversa scultura dal nome “Danza“, che i detrattori hanno ribattezzato l’ “Incidente stradale”.
Altro punto forte della strada: è servita da 3 fermate della metropolitane e due linee, Buonarroti e Amendola per la linea M1 e Lotto per la linea M1 e M5. Ma scorriamo in rassegna le sue ville più interessanti, partendo da Buonarroti.
# Casa Verdi, la casa di riposo per cantanti e musicisti
All’inizio della via, all’angolo con piazza Buonarroti, troviamo Casa Verdi:casa di riposo in stile neogotico per cantanti e musicisti che abbiano compiuto 65 anni di età. Fu realizzata su progetto di Camillo Boito per volontà di Giuseppe Verdi nel 1899. Nel testamento il musicista stabilì che i proventi delle sue opere sarebbero serviti per pagare l’erezione della casa dopo la sua morte, che avvenne due anni dopo il termine dei lavori. Fino ad oggi vi hanno soggiornato più di mille persone. Le spoglie di Verdi si trovano nella cappella della casa accanto alla moglie.
# Consolato Polacco e l’appariscente torretta
Al civico 6 troviamo la sede del Consolato Polacco, un edificio in stile liberty ricco di elementi floreali con una graziosa torretta sull’angolo destro della facciata d’ingresso.
# La villa in stile “Campidoglio”
Proseguendo alla fine del primo tratto della strada, all’angolo con piazza Amendola, c’è una villa di colore bianco candido che ricorda il Campidoglio Americano.
# La “casa rosa”
La Vie en Rose non può non avere una casa rosa. La troviamo al civico 36, nel secondo tratto che va da Amendola a Lotto: un’elegante villetta di colore rosa con una fascia in marmo al piano terra e balconcini con colonne sempre in marmo. Rappresenta uno dei simboli della strada.
# Il Villino tardo-eclettico
Il Villino Via Monterosa 44 è un pregevole esempio di villa urbana di gusto tardo-eclettico. Costruito ai primi decenni del ventesimo secolo, si caratterizza per un trattamento a “finta pietra” dei primi due livelli, da eleganti incorniciature delle finestre e dal raffinato gioco di archi e colonne che racchiudono l’ingresso. Un tempo abitazione della borghesia milanese oggi è adibito ad uso uffici.
# Il “maniero” di via Monterosa 64
Al civico 64 c’è un edificio in mattoni rossi con archi in pietra a incorniciare finestre singole e bifore, balconi in ferro battuto e altri elementi che nell’insieme rimandano a un antico maniero.
# Altre ville degne di nota
Foto Andrea Zoppolato - Via Monterosa
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# Il centro sociale ricoperto di murales
In via Monte Rosa 84 c’è la palazzina occupata del Centro Sociale Cantiere e dalla libreria indipendente e partigiana Don Durito nata nel 2005. Le pareti sono interamente ricoperte da murales di alieni, robot e altri personaggi bizzarri.
# La ex sede de Il Sole24ore progettata da Renzo Piano
Monte Rosa 91, ad oggi l’unico grande intervento edilizio realizzato da Renzo Piano Building Workshop e costruito tra il 1998 e il 2004, è l’edificio moderno più iconico della via un tempo sede dello stabilimento della Isotta-Franchini. Le sue lunghe facciate con finestrature trasparenti e il giardino a collina al centro della corte interna sono i due elementi più caratteristici. Fino a qualche anno fa ospitava tra gli altri la redazione de Il Sole24ore e la Business School, quest’ultima rimasta con spazi aggiuntivi, al momento è in fase di riqualificazione su incarico di Axa Investment Managers per mettere a disposizione spazi polifunzionali per aziende e cittadini.
Un’opera discussa, ostacolata anche in modo violento, ma la cui costruzione avanza. Una volta completata rivoluzionerà la mobilità tra le Alpi: si potrà fare colazione in Brera e pranzare a Montmartre.
La nuova linea superveloce da Milano a Parigi: in arrivo nel 2033
# Una nuova linea ferroviaria di 270 km
Nonostante tutto, procede. Stiamo parlando della Torino-Lione, una delle opere più discusse e ostacolata anche in modo violento, in particolare in Italia in Val di Susa, ma che rivoluzionerà la mobilità tra le Alpi. Una nuova linea ferroviaria per merci e passeggeri della lunghezza di 270 km: per il 70% su suolo francese e per il 30% su quello italiano, anello centrale del Corridoio Mediterraneo parte della rete rete di trasporto europea TEN-T.
# Il tunnel da record di 57,5 km e due nuove stazioni internazionali
Il tratto tra le due Nazioni si sviluppa lungo 65 km, unendo le due stazioni internazionali da costruire a Saint-Jean-de-Maurienne e Susa/Bussoleno e dove i binari si connettono alle linee esistenti.
In totale si prevede uno scavo di 162 km di gallerie, tra cui un tunnel da record che è anche l’opera principale del progetto: il tunnel di base del Moncenisio, a doppia canna a singolo binario e che con i suoi 57,5 km è la più lunga galleria ferroviaria in costruzione, superando quella del Brennero in realizzazione non considerando la circonvallazione di Innsbruck con cui si unirà nel 2032 (la galleria tra il portale di Innsbruck e quello di Fortezza avrà una lunghezza di 55 km ndr). Del tracciato 45 km ricadono in Francia e 12,5 km in Italia.
Rispetto alla situazione attuale è previsto un sensibile incremento dei treni a lunga percorrenza quotidiani, dai 6 TGV di oggi (in attesa del ripristino del servizio in seguito a una frana ndr) ai 22 treni futuri. Oltre alla frequenza l’altro beneficio atteso è la riduzione dei tempi di viaggio:
da Torino a Lione, senza fermate intermedie, si passera da 3 ore 47 minuti a 1 ora e 47; contro le 3h 47”;
da Torino-Parigi in circa 4 ore invece di 5 ore e mezza;
infine da Milano a Parigi in 4 ore e mezza invece di 7 ore.
L’inserimento della tratta del Corridoio Mediterraneo consentirà inoltre di moltiplicare le origini-destinazioni possibili per i passeggeri su diverse direttrici europee.
# L’inaugurazione è prevista alla fine del 2033
Il costo complessivo dell’opera è salito dagli 8,6 miliardi di euro inizialmente previsti a 11,1 miliardi di euro. Tutti i bandi per i lavori civili sono stati assegnati, ma insieme all’adeguamento del piano dei costi dell’opera è stato riprogrammata la data inaugurazione, dal 2032 alla fine del 2033.
Milano è caratterizzata da quartieri ricchi di storia in ogni quadrante, molti dei quali sono stati in passato comuni indipendenti poi annessi alla città. Dergano, facente parte del Municipio 9, è stato uno di questi, annesso nel 1868 ad Afforie nel 1923 assieme a quello del capoluogo meneghino. Un quartiere il cui nome si è affermato in tutta la città anche grazie alla fermata della metro gialla. Ma una questione dibattuta, un po’ come accade per Gambara, è: dove cade l’accento?
Per capirlo bisogna fare qualche passo indietro e rintracciare l’origine del nome. Secondo il Dizionario di toponomastica lombarda si possono trovare diverse possibilità: Dergano potrebbe derivare daLaterculus,nome che nella tarda antichità e nell’alto Medioevo si dava ad una lastra in pietra od in terracotta sulla quale era stata scritta un’epigrafe, oppure dal nome dell’eroe inglese Derkynos. L’ipotesi più veritiera, però, riconduce l’etimologia del nome alla parola Dervulus, dal gallico Devos che significa quercia.
# La soluzione definitiva
Risolto il tema dell’origine del nome resta però da trovare la risposta più importante. Dèrgano o Dergàno? E soprattutto: perchè? Molti milanesi se devono indicare il quartiere o la stazione della metropolitana inciampano sulla corretta sillaba da accentare.
La soluzione definitiva ci arriva dal dialetto milanese che denomina il quartiere conDèrghen e quindi Dèrgano.
Perché Milano città stato (far diventare Milano una città regione)? 1. Per avere un solo POTERE sul territorio e nei rapporti con Roma (invece che comune, città metropolitana e regione con confusione di competenze e responsabilità) 2. Per avere una gestione diretta delle RISORSE per risolvere i problemi di Milano (Invece che dover sempre chiedere a regione o stato le risorse per realizzare qualcosa di strutturale sul territorio) e gestire direttamente i fondi europei (riuscendo anche a farsene assegnare di più) 3. Per avere un MODELLO per consentire a Milano di rilanciare il Paese (diventando un laboratorio di sperimentazione con autonomia di decisioni e possibilità di legiferare norme più efficienti).
Ogni città, grande o piccola che sia, ha il suo stemma. Sin dai tempi più antichi, dinastie, popoli, imperi, nazioni, eserciti erano riconoscibili attraverso uno stemma o un simbolo, insomma un elemento grafico che consentisse di essere in qualche modo riconosciuto con immediatezza e precisione. Quando si parla di stemma per una città, parliamo di Araldica Civica che esiste sin dai tempi del medioevo, poi a mano a mano che gli anni e i secoli passavano, ogni città, ogni paese del mondo, ha saputo sviluppare normi comuni per gli stemmi civici.
Lo stemma di Milano l’avremo visto centinaia di volte, nelle manifestazioni politiche, nelle carte burocratiche, sugli elmetti dei vigili, alle elezioni comunali, insomma un po’ ovunque che ormai è raro e difficile trovare un milanese che non lo conosca o che lo sappia descrivere. Ma sappiamo le sue origini? Perché è stato scelto questo simbolo e non un altro?
Il primo abbozzo dello stemma milanese risale a sette secoli fa ed esattamente nel 1395, anno in cui risalgono alcune bozze ritrovate e conservate negli archivi: un vessillo bianco con una croce di colore rosso che riprendeva fedelmente quello usato durante il Ducato di Milano. Simbolo cui saranno apportate leggere modifiche a seconda della famiglia governate del momento.
Come ad esempio saranno aggiunte la figura di un biscione e un’aquila imperiale durante il periodo dei Visconti e degli Sforza, un Giglio di Francia su volere di Carlo VI per poi arrivare intorno al cinquecento. È in questo periodo che appare il primo e vero gonfalone di Milano, che in realtà si tratta di un arazzo, dove viene raffigurato Sant’Ambrogio, munito di una sferza, in atto di cacciare gli Ariani.
Realizzato da Scipione Delfinone, Camillo Pusterla, Giuseppe Arcimboldi e Giuseppe Meda, negli anni è stato restaurato numerose volte e attualmente è conservato presso il Castello Sforzesco nella Sala del Gonfalone. Una sua copia è conservata a Palazzo Marino e viene esibita solo durante le ricorrenze ufficiali del comune. Un gonfalone che vanta anche due onorificenze benemerite del Risorgimento Nazionale per le azioni altamente patriottiche del tempo.
# Era stato abolito perché simbolo di schiavitù
Sappiamo che durante l’era napoleonica, Milano diventa prima capitale della Repubblica Italiana e poi del Regno d’Italia e sappiamo che Napoleone Bonaparte aveva una passione smisurata per Milano. Fu grazie a lui che vennero ripristinati gli stemmi e i simboli aboliti durante la Rivoluzione Francese, perché considerati come simboli di schiavitù e così nel 1813 appare uno stemma, che pur mantenendo la croce rossa su sfondo bianco, vengono aggiunti un’aquila imperiale e una striscia verde con tre gigli francesi e una N di Napoleone.
Una volta sconfitto l’imperatore, a Milano tornano gli austriaci e la casata degli Asburgo decide di modificare il simbolo della città, aggiungendo un ornamento in oro attorno alla croce, due aquile imperiali incoronate ed eliminando la striscia verde di memoria napoleonica.
# Ottenne il riconoscimento legale durante il fascismo
Con l’avvento dei Savoia e l’annessione prima al Regno di Sardegna e poi a quello d’Italia, lo stemma di Milano subì delle modifiche importanti: vennero tolte le aquile e la croce e gli ornamenti vennero modificate su volere della casata piemontese. Durante il regime fascista, il podestà Marco Visconti si attivò per promuovere un decreto che desse allo stemma della sua città un riconoscimento legale da parte dello stato italiano. Concessione data nel 1934, Milano si dotò di uno stemma che richiamasse la tradizione e l’esigenza araldica ed estetica, con l’aggiunta di un fascio littorio divenuto obbligatorio per tutti i comuni, province ed enti morali. Solo dopo la caduta del regime, il fascio venne tolto e assunse la forma attuale che conosciamo tutti.
# Lo stemma al giorno d’oggi
Lo stemma di Milano, come ho detto all’inizio, lo troviamo un po’ ovunque: nella sala consiliare a Palazzo Marino, sulla facciata della Banca Commerciale Italiana di Milano, sul pavimento della Galleria Vittorio Emanuele, sui tram, sugli autobus, nelle metro sulle “vedovelle”, nelle manifestazioni politiche, nelle carte burocratiche, sugli elmetti dei vigili, alle elezioni comunali e tanti altri luoghi.
Infine, Milano, ha un vanto particolare perché oltre allo stemma, ha altri simboli che la rendono riconoscibile in tutto il mondo. Luoghi simboli come: la Madonnina, il Biscione e il Duomo, ma queste sono altre storie.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.