Quante stanze potrebbe avere l’hotel più piccolo del mondo? Risposta semplice, una. Esiste un albergo formato semplicemente da una caffetteria e una camera, una soluzione molto minimal ma che rende comunque felici i suoi ospiti. Ma, dove si trova?
L’HOTEL più PICCOLO del mondo: una camera con bar. Ecco dove si trova
# 12 metri quadrati tra bar e camera d’hotel
Credits: @centralhotelogcafe Central Hotel and Cafè
Si chiama Central Hotel & Café e si trova a Copenaghen. Nonostante le dimensioni molto contenute, all’hotel più piccolo del mondo non manca nulla. Al primo piano di una piccola caffetteria della capitale della Danimarca, c’è una stanza d’hotel studiata nei minimi dettagli. Con un bagno privato all’interno, la camera ha uno stile retrò: con rifiniture in legno e un letto Royal Eden e Geismar, ma accompagnati da apparecchiature moderne come la televisione a scomparsa, il classico frigobar e un impianto musicale.
La metratura della camera è poca, sono circa 12 metri quadrati in totale tra bar e camera, ma i proprietari del Central Hotel & Café hanno trovato metodi alternativi per salvare spazio: il televisore è nascosto nella libreria, l’armadio è ricavato in un angolo della stanza e anche gli sgabelli compaiono e scompaiono “magicamente”.
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Credits: @centralhotelogcafe central hotel and cafè
Dormire una notte o più al Central Hotel & Café è un’esperienza unica: non solo perché con tutti i comfort di un hotel si dorme nell’albergo più piccolo del mondo, ma perché si può fare colazione anche nella caffetteria più piccola di Copenaghen. L’hotel si affaccia poi in un’affascinante strada tipica danese, si trova al numero 1 di Tullinsgade, e gli ospiti possono sedersi sui tavolini fuori dal Central Hotel & Café. Ecco alcune foto dell’hotel più piccolo del mondo, formato solo da una camera e un bar.
Credits: @gabrieleharste Central Hotel & CaféCredits: @lenacaillat Central Hotel & CaféCredits: @centralhotelogcafe Central Hotel and CafèCredits: @centralhotelogcafe Central Hotel and Cafè
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A volte prestare attenzione non è sufficiente per guidare sicuri, soprattutto quando le strade e le regole applicate ad esse non sono state pensate nel migliore dei modi. È questo il caso di una strada di Milano, che potrebbe essere definita la più pericolosa della città. Ecco perché.
La STRADA più PERICOLOSA di Milano: un incidente al giorno
# Una media di un incidente al giorno
VIA F. PRIMATICCIO
Nella periferia ovest di Milano c’è uno stradone dove, di media, avviene un incidente al giorno. Si tratta di via Francesco Primaticcio, un tratto di asfalto dove la causa principale degli incidenti sembra l’eccessiva velocità di chi guida, velocità dovuta alla mancanza di regole che rallentano il traffico. La media di un incidente al giorno non è un’esagerazione: questa settimana nel giro di due giorni si è assistito ad un motorino scaraventato sull’asfalto al centro della carreggiata e a tre auto distrutte all’incrocio. In entrambi gli incidenti non ci sono state gravi conseguenze per chi guidava, ma ciò non nega la pericolosità della strada.
Quanto riporta un residente della zona di via Francesco Primaticcio rende la situazione ben chiara: “Qui le auto corrono eccessivamente. Abbiamo anche paura ad attraversare con i bimbi. La situazione è davvero pericolosa”.
# Serve un intervento dell’amministrazione
Credits: milanotoday.it incidenti via primaticcio
Bisogna trovare una soluzione a questa media di incidenti troppo alta. Ne sono ben consapevoli i residenti, che talaltro si trovano loro stessi vittime di sinistri stradali, ad esempio uno si è trovato la proprio auto distrutta dopo che un automobilista ha perso il controllo della vettura. Si chiedono più controlli, ma soprattutto un intervento dell’amministrazione. Tra le proposte dei residenti ci sono dossi e strisce pedonali, ma ogni soluzione atta a migliorare la situazione è bene accetta.
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In una città come Milano o si conosce un professionista di fiducia o risulta quasi più facile tirare a sorte da quante sono le possibilità di scelta. Ma se invece ci affidassimo ad un amico che di ricerche è un esperto? Pronta per l’evenienza, ecco una top list degli idraulici stellati di Milano secondo le recensioni Google.
La TOP 10 degli IDRAULICI più “STELLATI” di MILANO
credits: pixabay.com
#10 Tecnotherma S.r.l.
4,4 Stelle (114 recensioni), Via Nicolò Tartaglia, 19, Milano MI; 02 347919
“5 stelle. già conoscevo questo posto, ci sono stato molto tempo fa, e di recente; in entrambi i casi mi sono venuti incontro trovandomi una soluzione ad un problema (la prima volta) e poi trovandomi un ricambio (la seconda). Il personale tutto, compresa la parte amministrativa/segretariato, è composto da persone competenti, preparate, disponibili. Non aggiungo altre parole per complimentarmi per la passione che ci mettono nello svolgere il proprio lavoro.” Vincenzo E.
#9 Picone Alfonso Termoidraulica
4,6 Stelle (26 recensioni), Via Pellegrino Rossi, 85, Milano MI; 02 645 6039
“Ottimo lavoro di ristrutturazione del bagno del mio nuovo appartamento. Sono stata consigliata sulla scelta dei materiali e sono state sempre tenute presenti le mie esigenze estetiche ed economiche. Professionalità e disponibilità alla base di tutto il lavoro. Grazie” Linda V.
#8 Idraulico pronto intervento Milano e provincia
4,7 Stelle (84 recensioni), Via Cesare Pascarella, 34, Milano MI; 346 321 0471
“Dopo aver riscontrato un problema al lavandino, facendo una ricerca, ho trovato pronto intervento idraulico; una volta arrivati, poco dopo la mia telefonata, hanno identificato e risolto il problema in giornata, utilizzando degli ottimi strumenti da lavoro. Sono intervenuti con precisione e professionalità, lasciando tutto in ordine una volta concluso il lavoro. Mi avevano garantito un buon servizio e così è stato. Ringrazio questa azienda per il lavoro svolto e per il servizio che mi ha offerto. Lo consiglio!” Alba I.
#7 Acquaclima SRL
4,7 Stelle (88 recensioni), Via Rodolfo Carabelli, 3, Milano MI 02 5407 4714
“Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto da ACQUACLIMA. Hanno sostituito uno scaldabagno in tempi brevi e a prezzo onesto. Da rilevare in particolare la gentilezza e la professionalità del Sig. Lino e della Signora Dora. Faremo fare da loro altri lavori se ce ne sarà occasione. Lo consigliamo sicuramente!” Francesca M.
#6 Rubimax
4,8 Stelle (30 recensioni), Via delle Forze Armate, 9, Milano MI; 02 0995 7747
“Ragazzi preparati professionisti e professionali! Diego è unico anche Julio! L’ambiente è cogliente e pulito soprattutto, sono sempre pazienti ed educati! Le mie richieste son sempre state soddisfatte e hanno sempre trovato la soluzione migliore per noi! Bravi e grazieeeeeeee ragazzi siete il top” Baby S
credits: pexels.com
#5 Idraulico h24 Milano
4,8 Stelle (87 recensioni), Viale Sarca, 98, Milano MI; 327 196 8078
“Eccellente professionalità, disponibilità immediata e capacità di fornire informazioni sul prezzo dell’intervento e sulla soluzione del problema già in fase di primo contatto. Socievole e sempre concentrato sul lavoro. Sicuramente il costo è basso e conveniente. Si consiglia in caso di necessità.” Fedele M.
#4 Fratelli Nicoletti SRL
5,0 Stelle (33 recensioni), Via Modica, 16, Milano MI; 349 384 6777
“Precisione, puntualità, efficienza, buon rapporto qualità prezzo ecc…mi ero già rivolto in passato a loro e sono sempre un’ottima conferma. Consiglio vivamente di usufruire dei loro innumerevoli servizi, anche perché riescono sempre a trovare ottime soluzioni, nonché fare utili suggerimenti” Gianluca R.
#3 Idroservice di Quiroz Silvio
5,0 Stelle (42 recensioni), Via Privata Pietro Bembo, 27, Milano MI; 346 721 0578
“Professionali sia nella proposta dei preventivi, sia nei lavori svolti, attenti nel coprire tutto per non sporcare ed estremamente gentili nei modi – oltre a un rapporto qualità prezzo ottimo.” Fabio R.
#2 ABC IDRAULICA di Riccardo Saponaro
5,0 Stelle (51 recensioni), opera su tutta Milano; 333 640 8822
“Super consigliato! Ho scelto ABC idraulica date le ottime recensioni e ho trovato finalmente un idraulico di fiducia per il nostro ufficio! Riccardo è stato gentile, puntuale e professionale oltre che molto onesto. Non avendo rilevato alcun problema non ci ha addebitato nessun costo. Oltretutto veloci nel rispondere e tempestivi nell’organizzare un appuntamento. Davvero soddisfatta del servizio!” Giulia M.
#1 Pronto intervento idraulico Milano
5,0 Stelle (105 recensioni), Via Donatello, 11, Milano MI; 349 683 9426
“Il personale di pronto intervento idraulico, oltre ad essere puntuale, è attento nel venir incontro ad ogni bisogno del proprio cliente. Così hanno fatto con me, che avevo una perdita ad un tubo del mio scaldabagno. Efficienti e disponibili; servizio più che consigliato!” Nancy A.
La linea M5 si prepara a diventare la prima metropolitana a collegare due province diverse. Il tracciato previsto e quando verrà inaugurata.
METRO LILLA a Monza: le SETTE NUOVE FERMATE e il punto sui cantieri
# Le 7 fermate del tracciato nel comune di Monza
Credits ascuoladiopencoesione.it – Tracciato M5
La M5 si prepara a servire il territorio di Monza diventando la prima linea metropolitana a collegare due province diverse. Il tracciato sarà di 7,5 km e, oltre alla futura stazione di Cinisello Monza con interscambio tra M1 e M5, prevede 7 fermate: viale Campania, via Marsala (angolo via Goldoni), Monza FS, piazza Trento e Trieste, Parco e Villa Reale, Ospedale San Gerardo (piazza della Resistenza) e capolinea al polo istituzionale in via Grigna. Queste fermate saranno precedute da altre 3 nel comune di Cinisello Balsamo (Testi Gorky, Rondinella Crocetta) oltre appunto a quella di Cinisello Monza al confine con la provincia di Monza.
# 210.000 passeggeri giornalieri previsti nella tratta Polo Istituzionale-Bignami
Credits Atm – Passeggeri alla stazione M5
Il prolungamento prevede che ci sia un treno ogni 3 minuti nell’ora di punta e uno ogni sei minuti nell’ora di morbida fino alla stazione di Monza-Cinisello. A regime dovrebbero esserci 30.000 automobili in meno in circolazione e 210.000 passeggeri giornalieri nell’intera tratta fino all’attuale capolinea nord di Bignami.
Metropolitana Milanese si è occupata sia di sviluppare il progetto del prolungamento della linea metropolitana lilla sia di quello di cantierizzazione. Tutti i passaggi propedeutici all’avvio ufficiale del cantiere sono in fase di completamento. Sono già state portate a termine le indagini preliminari, tra cui i carotaggi e le prospezioni geognostiche/geologiche mentre stanno proseguendo i rilievi acustici insieme agli approfondimenti urbanistici sull’area del deposito e su quella del capolinea presso il polo istituzionale. Le fasi di cantiere sono state sviluppate e verificate da AMAT con i tecnici comunali, attraverso simulazioni modellistiche utili a ridurre al minimo l’impatto dei lavori sul traffico individuando le soluzioni viabilistiche più idonee. Nelle scorse settimane si è anche conclusa la procedura di consultazione finalizzata alla redazione dello Studio di Impatto Ambientale ed emissione di Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale. La linea dovrebbe inauguraretra il 2029 e il 2030.
Da anni ormai uno degli obiettivi principali di Milano è la riqualificazione dei suoi quartieri, e di certo non poteva mancare un progetto una delle zone più dinamiche della città: Stazione Centrale. Entro il 2026 la completa riqualificazione della piazza Luigi di Savoia e una nuova torre multiforme per uno skyline milanese più green. Ecco quale sarà il nuovo biglietto da visita della City nelle immagini tratte da blog.urbanfile.org.
La NUOVA TORRE “MULTIFORME” in Stazione Centrale che cambia lo skyline milanese
# Un nuovo progetto per rendere omaggio al Michelangelo, ma non solo…
credits: Facebook UrbanFile
Posta di fronte a Stazione Centrale, Piazza Luigi di Savoia, è la prima immagine che molti viaggiatori hanno della città e non si può certo deluderli. Per rispecchiare il progresso che avvolge da sempre Milano è stato pensato un nuovo progetto che prevede l’intera riqualificazione della zona. Si tratta di MI.C. e darà un nuovo volto al vecchio Hotel Michelangelo, che per cinquant’anni ha dominato con la sua mole rosso mattone il lato orientale della Stazione Centrale.
Già il nome MI.C è esplicativo: abbreviazione di Stazione Centrale e che in qualche modo vuole rendere omaggio al Michelangelo, ma nel dettaglio cosa racchiude il progetto?
# Una nuova identità per il distretto della Stazione Centrale, più sostenibile e funzionale
credits: Facebook UrbanFile
credits: Facebook UrbanFile
credits: Facebook UrbanFile
credits: Facebook UrbanFile
Come si vede nelle immagini tratte da blog.urbanfile.org non solo una nuova torre, MI.C sarà un progetto di disegno urbano, paesaggio e architettura che punta a rigenerare la polarità multi-sfaccettata del distretto della Stazione Centrale. L’obiettivo è creare una piazza e una zona moderne, più sostenibili e funzionali, con spazi meglio delimitati, pronte ad accogliere chiunque transiti dalla Centrale. La vera sfida è quella di dare una propria identità ad una delle zone più dinamiche della città creando una piazza e una zona moderne, più sostenibili e funzionali, con spazi meglio delimitati, pronte ad accogliere chiunque transiti dalla Centrale.
Gli obiettivi principali: razionalizzare i flussi di spostamento e implementare la pedonalità mantenendo come filo conduttore il verde. Piazza Luigi di Savoia vedrà una vera e propria transizione green attraverso la creazione di un giardino ai piedi del nuovo complesso e l’attivazione d’un paesaggio naturale diffuso. Percorsi alberati e giardini urbani ne diventano i nuovi luoghi d’aggregazione sociale e relazionale. Gli stessi servizi esistenti, quali taxi e bike sharing verranno migliorati dall’inserimento di una velostazione ed aree coworking direttamente collegate al nuovo edificio.
In primis, l’intervento evolverà a nuova vita l’ex Hotel Michelangelo, ma come cambierà il simbolo dello skyline milanese da più di mezzo secolo?
# Si parla di Urban Mining: una nuova torre, ma senza dire addio all’icona del passato
credits: Facebook UrbanFile
credits: Facebook UrbanFile
Inaugurato alla fine degli anni Settanta con i suoi 17 piani e 306 camere, l’Hotel Michelangelo è un’icona della storia di Milano. Nel 2020 è stato poi dismesso e trasformato nel primo centro convalescenza Covid-19 che è stato attivo durante la fase più delicata della pandemia. Ora diventerà un grattacielo per uffici, abitanti e negozianti, ma senza dire addio al suo passato.
Proprio per la sua importanza storica, uno degli obiettivi progettuali principali è quello di conservare concettualmente tale eredità articolata attraverso il riutilizzo virtuoso di parte della materia strutturale dell’edificio preesistente: si parla di Urban-mining. Un concetto all’avanguardia che vede la possibilità di ottenere materie prime seconde a partire dall’ambiente costruito. Un processo di decostruzione mirato, inserito in un sistema circolare che punta all’impiego di risorse già prodotte mitigando gli effetti delle emissioni di gas serra. In questo caso la maggior quantità possibile di calcestruzzo dell’Hotel Michelangelo verrà riutilizzato, in parte nel nuovo edificio ed in parte nel disegno dello spazio pubblico. Quale sarà il nuovo volto del Michelangelo?
# Una spina verde sostiene l’edificio e tutta Milano
credits: Facebook UrbanFile
In generale il nuovo edificio sarà composto da due torri adiacenti, alte fino a 94,5 metri, che si sviluppano da un volume in cortina che lega il complesso al suo isolato. Al piano terra l’edificio arretra rispetto al suo massimo sviluppo in altezza, andando a generare un naturale prolungamento della piazza.
Il verde è al centro, come per l’intero progetto, e per l’Hotel l’immagine è quella di una sorta di “spina verde” che, partendo dall’esterno, sale nella hall del piano terra e corre all’interno dell’edificio. Un articolato sistema di spazi verdi diversi tra loro che si sviluppa dall’ingresso fino agli spazi comuni in sommità, definendo spazi naturali indoor e outdoor e aumentano la qualità architettonica generale di tutto il sistema.
Il dinamismo è alla base del progetto e a sorprendere è proprio la facciata del nuovo edificio: sarà multiforme.
# Agli edifici piace cambiare… o forse erano le scale?
credits: Facebook UrbanFile
credits: Facebook UrbanFile
credits: Facebook UrbanFile
La nuova faccia del MI.C si adatta e cambia coerentemente con lo sviluppo della vita interna dell’edificio. Questo è possibile grazie ai giochi che vedono il vetro come protagonista sia come elemento di trasparenza, sia come motivo di composizione. Gli elementi a cuspide, parzialmente opachi e parzialmente trasparenti, mutano la propria inclinazione a mano a mano che acquistano verticalità.
Inoltre, in corrispondenza dei piani speciali, quelli in cui la spina verde emerge e si propende verso la città, la facciata si apre, aumentando la propria componente trasparente e svelandone l’elemento naturale contenuto al suo interno. Il risultato è unedificio adattabile che muta e si presenta sempre diverso a seconda delle particolari esperienze di cui si rende protagonista.
A sorprendere sono anche i numeri legati agli interventi previsti: 22mila i metri quadrati di spazio pubblico riqualificato, 2.200 le persone che lavoreranno nella Torre, 200 quelle impegnate nella sua costruzione (oltre a mille nell’indotto), 22 i piani fuori terra (più 4 interrati), 65 i nuovi alberi piantumati, 1.350 i metri quadrati di area verde riqualificata cui se ne aggiungono 900 nuovi, 200 i lavoratori occupati nella riqualificazione della zona, 108 i nuovi posti auto interrati.
I lavori per questo ambizioso progetto partiranno entro giugno con la demolizione dell’Hotel Michelangelo. Mentre, al momento il progetto per la piazza rigenerata è ancora in fase di lavorazione, anche se la consegna sarà tassativamente entro il 2026, in tempo per le olimpiadi invernali.
Non resta che aspettare di vedere di persona questa nuova icona, simbolo di una realtà cangiante come Milano che non ha mai smesso di essere “la città che sale” dei dipinti futuristi.
Amici e soprattutto amiche amanti del più famoso fra i felini, finalmente un articolo che fa per voi. Sì, perché diciamoci la verità, la comparazione fra diario del gatto e del cane che si trova ormai da tempo sul web è solo una delle tante azzeccatissime distinzioni che si possono elencare fra questi due animali domestici, con una certezza che ben pochi hanno il coraggio di ammettere: i gatti, signore e signori miei, hanno davvero una marcia in più.
E tra i gatti di Milano un posto speciale lo hanno loro: i piccoli abitanti del Castello Sforzesco, una colonia di gatti che nulla ha da invidiare all’allegra combriccola del capolavoro Disney “Gli Aristogatti”. Vediamo la loro storia.
La storia dei GATTI (e della GATTARA) più FAMOSI di Milano
# Le nobili origini
Credits: @luca_resarto Gatti del Castello
Che i gatti abbiano abitato il Castello Sforzesco di Milano fin dagli albori è risaputo. In tempi antichi venivano tenuti dalla casata degli Sforza per scacciare i topi dalle preziose biblioteche, evitando così di correre il rischio che i roditori potessero danneggiare i preziosi volumi in esse contenuti. I gatti potevano girare liberamente, dai giardini al piano terra fino agli angoli dei sottotetti. Con il passare degli anni ebbero meno libertà a causa delle reti di controllo che ne vietavano l’ingresso in alcune parti. La leggenda dice che alcuni dei gatti che si aggirano oggi da queste parti siano i discendenti di quelli che un tempo vennero “assunti” dai nobili per scacciare animali infestanti, e che gli altri siano vittime degli abbandoni.
# Una “famiglia” di 60 gatti (regolarmente censiti)
Credits: @milanesando I gatti del castello
Quel che è certo è che ancora oggi, alle pendici del Castello, fra i fossati e le mura d’ingresso un mondo felino si incrocia con la storia moderna e medioevale. I gatti scorrazzano principalmente nell’erba del fossato interno quando fa caldo, mentre d’inverno si rifugiano nei milioni di cunicoli, nelle stanze del piano terra o negli angoli della Piazza D’Armi. La più famosa colonia felina di Milano conta una sessantina di gatti tutti sterilizzati e regolarmente censiti, e da tempo affascina milioni di turisti e curiosi di ogni dove. Ma per quanto possano essere autonomi e poco propensi a farsi dire come vivere, anche i gatti hanno bisogno di supporto dagli esseri umani.
# La gattara più famosa di Milano
La colonia di gatti sopravvive grazie al lavoro meticoloso (e del tutto volontario) di Rosi Soroni Salvadori, che da oltre trentacinque anni porta cibo, crocchette e tanto amore, facendosi di tanto in tanto anche aiutare con piccoli ma significativi contributi dal Comune di Milano che su queste iniziative sensibili, dobbiamo dirlo, non è mai stato cieco. Per quanto riguarda la gerarchia, Trampy (la gatta più anziana), Rosina, Nini e Picci abitano ancora un lato della piazza d’armi mentre Cleopatra resta nascosta tutto il giorno, fino all’imbrunire. Impossibile spiegarvi chi siano. Visitate il Castello e, se avrete la fortuna di incappare nella Salvadori, vi indicherà lei chi sono i furfantelli a quattro zampe citati poco sopra. Della sterilizzazione dei gatti si occupano da sempre due veterinari amici di Rosi, Silvia Scarabelli e Filippo Maraffi, che hanno preso a cuore il benessere della colonia felina.
Ancora oggi in Piazza d’Armi, ovvero l’interno del Castello, si organizza una raccolta fondi e generi alimentari per felini che possano supportare l’opera della signora Salvadori.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Prosegue la nuova tendenza di realizzare edifici in legno e continua anche la gara di chi realizzerà quello più alto. Tra qualche hanno l’attuale grattacielo in legno più alto del mondo sarà battuto, ecco da chi.
Svelato il progetto del GRATTACIELO in LEGNO più ALTO del MONDO
# A 100m di altezza la vetta del futuro grattacielo in legno più alto del mondo
Credits: dezeen.com Grattacielo in legno
Quattro edifici in legno rivestiti in terracotta si preparano ad ospitare un complesso residenziale. Progettati dallo studio danese Schmidt Hammer Lassen, i quattro volumi di diverse altezze saranno realizzati vicino a Zurigo, più precisamente a Winterthur. Nella città c’era un ex area industriale che necessitava di essere riqualificata e lo studio architettonico danese vi ha progettato un complesso residenziale, seguendo la nuova tendenza di realizzare edifici in legno. Tra i quattro volumi, ce ne sarà uno che spiccherà per la sua altezza. Il complesso si chiamerà Rocket&Tigerli e non appena realizzato, l’edificio più alto dei quattro diventerà con i suoi 100 metri di altezza l’edifico in legno più alto del mondo.
# Un complesso multifunzionale
Credits: dezeen.com complesso edifici
Gli edifici ospiteranno alloggi e residenze per studenti, ma anche un ristorante, spazi commerciali, uno sky bar e un hotel. Sarà quindi un complesso multifunzionale, quasi una piccola città racchiusa in quattro blocchi. Ad unire i quattro ci sarà una piazza verde accessibile a tutti e vicoli che porteranno agli ingressi dei palazzi.
Per risultare in armonia con le case circostanti, tutti e quattro gli edifici riprendono i colori dello spazio in cui sono racchiusi. Hanno infatti una struttura in legno, ma sono ricoperti di mattoni di terracotta rossi e gialli. Oltre a questi due colori, anche il verde è dominante: ripreso nelle persiane e nelle piante dei balconi e dei giardini pensili.
# Un grattacielo a griglia che supererà il primato norvegese
Credits: dezeen.com Grattacielo in legno
Lo studio Schmidt Hammer Lassen ha progettato quello che sarà l’edificio in legno più alto del mondo in collaborazione con lo studio di architettura svizzero Cometti Truffer Hodel. Il completamento della torre del complesso Rocket&Tigerli è previsto entro il 2026 e il grattacielo supererà l’attuale edificio in legno più alto del mondo, il norvegese Mjøstårnet e i suoi 85,4 metri.
L’obiettivo degli studi di architettura è quello di creare un punto di riferimento nella città svizzera, che allo stesso tempo risulti in armonia con lo skyline di Winterthur e con i suoi edifici più alti. La torre sarà costruita con un nucleo strutturale in legno massiccio, ma all’esterno apparirà come una serie di blocchi creati da una griglia in fasce di mattoni e tegole. In questo modo si formeranno balconi e terrazze, ma anche spazi vuoti che saranno riempiti da lastre in vetro.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nonostante il nome da Libro Cuore, scelto nel 1905 per sostituire l’iconico Limone San Giovanni (già immaginavamo i gemellaggi con Sesto, alle porte di Milano), la piccola località di poco più di 1000 abitanti sulla gardesana bresciana vale sicuramente una visita approfondita. Oseremmo dire che sia perfetta per un weekend dedicato alla scoperta del luogo di coltivazione di agrumi più a nord del mondo (46° latitudine nord).
LIMONE SUL GARDA è il produttore di limoni più a NORD del MONDO
# Dal Mar Ligure al Lago di Garda
credits: IG @instagarda
I limoni furono portati sulle rive del Lago di Garda nel XIII secolo, provenienti dalla Riviera Ligure, per opera dei frati del convento di San Francesco di Gargnano. Cominciò così l’attività di commercio dei limoni verso la Germania e la Russia, dove erano fortemente richiesti per la loro grande ricchezza di vitamina C, molto utile per combattere lo scorbuto, malattia assai diffusa in Europa all’epoca. Anche l’acido citrico, che veniva usato come conservante per il cibo e disinfettante, era fortemente richiesto.
In poco tempo, il limone diventò una star, portando pescatori, allevatori e agricoltori della zona a dedicarsi all’attività commerciale più remunerativa. Nell’Ottocento la produzione dei limoni conobbe una crisi, ma fu poi rilanciata nel 1929 dalla costruzione della strada Gardesana Occidentale, che collegò Limone sia con Gargnano a sud che con Riva del Garda, in Trentino, a nord. Il destino di questa località era segnato, e ancor oggi, a ribadire il concetto, tutti i nomi delle vie sono accompagnati da una piastrella in ceramica colorata che raffigura la celebrità locale.
# Le Limonaie
credits: IG @nationaldestinations
Fermarsi lungo la strada per Limone nella località dei frati pionieri (Gargnano) può valere la scoperta di un piccolo porticciolo fiorito, oltre che di una prima importante limonaia, quella de la Malora. Posta sul declivio di un poggio affacciato al lago, in perfetto stato di conservazione grazie alla cura delle piante autoctone, alcune delle quali centenarie, la limonaia da cinque secoli continua a produrre limoni. Possiamo vederla come l’archetipo delle tante che fiorirono sul Garda, con la sua struttura a più ripiani collegati da scale di pietra, chiuse da una massiccia muraglia.
La sosta successiva possiamo farla nel comune di Tignale, per visitare l’Ecomuseo delle Limonaie del Garda Pra dela Fam, istituito nel 2011 con la missione di documentare, conservare e valorizzare la memoria storica del territorio nelle sue manifestazioni di cultura materiale e immateriale. Una volta arrivati a Limone la limonaia da non perdere sarà quella del Castel, storico luogo di coltivazione costruito in pietra, semi chiuso su tre lati per assicurare che le piante di agrumi fossero esposte a sud est, in direzione del sole. Qui oltre ai limoni si coltivano cedri, pompelmi, mandarini, mandaranci, chinotti, clementine e kumquat.
# La proteina della lunga vita
credits: IG @super.italy
Limone è famosa anche per la medicina. Nel 1975 il farmacologo milanese Cesare Sirtori scoprì infatti che gli abitanti di Limone possedevano nel sangue una forma mutata di apolipoproteina chiamata Apo A-1 Milano. Tale proteina genera una variante benefica di colesterolo ad alta densità (HDL, o colesterolo buono), che diminuisce il rischio di arteriosclerosi e altri disturbi cardiovascolari. I residenti di Limone, secondo i valori di ‘colesterolo cattivo’ nel sangue, avrebbero dovuto essere morti da tempo. Questo portò Sirtori a indagare ulteriormente, fino alla scoperta miracolosa.
La presenza della proteina a Limone sul Garda era dovuta all’isolamento che il paese aveva vissuto per lungo tempo, prima che venisse costruita la costiera del Garda, quando il paese era accessibile solo tramite una stretta strada di montagna. Questa proteina ha conferito agli abitanti del villaggio un’estrema longevità: una dozzina di residenti delle coorti di osservazione di Sirtori superò i 100 annidi vita (su circa un migliaio di abitanti). L’origine della mutazione fu ricondotta a un uomo che visse a Limone addirittura nel 1780, Giovanni Pomaroli: il primo a resistere agli effetti negativi dei trigliceridi elevati e del “colesterolo cattivo”. Quando si dice, non tutti gli isolamenti vengono per nuocere…
# La Ciclopista del Garda
credits: IG @diegopanteghini
Al giorno d’oggi ignorare i ciclisti non è più possibile, tanto che in tanti hanno già battezzato il 2022 come l’anno della bici. E a Limone c’è la ciclopista del Garda, che ha come progetto finale il collegamento della capitale dei limoni col confine della provincia di Trento, verso Riva del Garda, dove si trova un monumento dedicato ai lavoratori deceduti nella realizzazione della famosa statale SS45: una balconata monumentale a strapiombo sul lago. Percorribile da tutti i tipi di biciclette, la pista può essere scoperta anche con il fascino mellifluo della notte, grazie all’impianto di illuminazione a led. Parte a circa 3 km dal paese e avanza per circa 2,5 km con le sue passerelle sospese dalle viste spettacolari, lungo le rocce e sopra le acque del lago.
La ciclovia è attualmente raggiungibile a piedi o in bicicletta soltanto da Limone, mentre da Riva del Garda è necessario percorrere la strada, attraversando varie gallerie che non sono per nulla sicure per pedoni e ciclisti. Entro il 2026 (per sicurezza aggiungiamo sempre un paio d’anni a queste stime) saranno finiti i lavori di costruzione di un’intera pista ciclabile attorno al Lago di Garda, con una lunghezza di ben 140 km. Il progetto ambizioso Garda by Bike riutilizzerà piste ciclabili già esistenti congiungendole con nuove tratte. In questo modo un sogno per ogni ciclista diventerà (presto) realtà: il giro completo del lago su una pista ininterrotta.
# Il Borgo gioiello
credits: IG @travelling24hours_
Se siamo venuti qua per il weekend, come vi avevo consigliato all’inizio, cerchiamo bene tra le varie opportunità di soggiorno: alcune sistemazioni potrebbero essere dei semplici garages riadattati all’uso. Privilegiamo le vecchie case in pietra della tradizione, sulle stradine che risalgono verso le montagne circostanti, oppure su quelle che scendono verso le iconiche rocce giganti della passeggiata lungolago, tra i cipressi e le palme di un imbarcadero che ci potrà far raggiungere Malcesine, sulla sponda veronese del Garda.
Andiamo a visitare la parrocchiale, ci sembrerà di ricordare il passato del paese, quando Limone non faceva ancora parte dell’Italia, ma era annessa all’impero austriaco. Il punto più caratteristico del borgo, però, che già aveva stregato nientemeno che Goethe, è il piccolo porticciolo, dove potremo ammirare il via vai delle imbarcazioni tra le case color pastello e le rigogliose bouganville. Ora però andiamo a perderci nelle (poche) stradine del paese, tra piazzette, fontane, saliscendi con scorci sul lago, caffè, boutique e i tanti negozi che vendono i vari prodotti a componente limone, magari risalendo sino alla piccola chiesetta di San Rocco, se riusciremo a resistere al richiamo degli accoglienti tavoli invasi dai cocktail arancioni più famosi al mondo.
# Un paradiso dell’enogastronomia
credits: IG @travelling24hours_
I ristoranti con vista panoramica sulle luci romantiche a bordo acqua non mancano: scegliamone uno che ci ispiri, senza badare troppo alle recensioni negative di chi magari arriva da altre zone: l’area del Garda presenta una cucina molto variegata, ma racchiude comunque solo parte delle tradizioni culinarie della Lombardia, del Veneto e del Trentino. Gli ingredienti principali non possono che essere quelli offerti dal chilometro zero: cominciamo con il pesce di fiume, per esempio il coregone lavarello, un pesce facilmente reperibile nel Garda, che viene prima intinto nell’olio d’oliva prodotto localmente, aromatizzato e poi cotto ai ferri. Oppure potremo sbizzarrire il nostro gusto alla ricerca di altre peculiarità d’acqua come la tinca, le sardine, il luccio, la trota salmonata.
La montagna è vicina e si sente, dato che non mancano esempi di comfort food da sagra paesana, come la polenta ‘cunsa’ e lo spiedo bresciano. Per accompagnare il tutto avremo solo l’imbarazzo della scelta: la tradizione vinicola del Garda risale addirittura agli antichi romani. Il vino simbolo del Garda è il Bardolino, un rosso che si presenta leggero e ideale per qualsiasi pasto, mentre il rosato più famoso è il Chiaretto, di cui compreremo almeno una bottiglia da portare a casa. Vogliamo provare un bianco? Il Bianco di Custoza e il Lugana sazieranno la nostra voglia di formaggi del Garda. Preferiamo una bollicina locale? Niente paura, c’è anche quella, naturalmente di qualità. Ora resta solo da scegliere sul calendario il weekend e prenotare!
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
ATM ha presentato un blocco di novità per rendere la linea gialla più moderna, con corse più frequenti e rendere quindi il servizio più veloce. Il comune di Milano ha accettato il piano, finanziandolo per 104 milioni. Vediamo tutte le novità in arrivo.
🔴 M3: corse più FREQUENTI. La nuova sfida della “GIALLA”
# Gli obiettivi da raggiungere: 30 secondi in meno
Credits: Milano Trasporti
La linea gialla di Milano è stata oggetto, in questi anni, di alcuni studi volti a migliorarne la qualità generale del servizio. ATM ha presentato il piano per rendere la linea più sicura, le corse dei treni più frequenti nelle ore di punta e ammodernare tutta l’infrastruttura. Dalla valutazione è emerso che proprio quest’ultimo punto è uno dei più critici, perché responsabile di abbassare tutte le prestazioni in generale
La M3 punta a riportare sui suoi treni i 320.000 passeggeri quotidiani che vantava pre pandemia, contro gli attuali 240.000.
Traguardo da raggiungere e da superare, con nuovi treni, una tecnologia più sicurae le corse che si alterneranno ogni 120 secondi, migliorando di 30 secondi le attuali prestazioni.
Diversi i passi da percorrere, presentati nel piano che il comune ha già approvato.
Per aumentare la frequenza delle corse, ATM ha stimato di aumentare il numero complessivo di convogli sulla linea 3, passando dagli attuali 31,5 treni a 36 totali.
Sono 25 i nuovi treni in arrivo, che dovranno sostituirne 21,5 della flotta attuale, ovvero oltre il 30% dei treni in servizio.
Aumentare le corse, abbassando i tempi di attesa da 150 a 120 secondi, è una sfida che la gialla promette di vincere, mantenendo una velocità commerciale di 32 Km/h, superando l’andatura dove possibile.
Le novità più corpose per la gialla riguardano le tecnologie di infrastruttura.
I lavori di riqualificazione prenderanno in mano tutti gli impianti di stazioni e gallerie, che hanno ormai 30 anni di gap da colmare verso la medernità.
L’età degli impianti è la causa principale sia dei disservizi, sia dei costi di manutenzione troppo onerosi.
Si punta quindi a rinnovare gli armadi relè, i quadri di distribuzione e i cavi, i banchi di segnalazione e perfino la segnaletica.
Il nuovo sistema di segnalamento, basato su CBTC (communication based train control) permetterà un notevole aumento della sicurezza sulla linea, consentendo ad ATM di attuare alternative e ridondanza in caso di guasti. Significa che per un qualsiasi guasto o ritardo, entrerà in campo una soluzione alternativa, per superare l’impasse senza perdere in sicurezza.
# Il “fulcro” e le spese del rinnovamento per la gialla
Credits: ResearchGate
Sarà proprio la tecnologia communication based train control, il fulcro centrale di tutto il rinnovamento della M3.
I dispositivi CBTC permettono di conoscere la posizione esatta di un convoglio in modalità alta definizione, più rapidamente e in sicurezza rispetto ai sistemi tradizionali.
Nei moderni sistemi CBTC sono i treni in viaggio a comunicare costantemente la posizione, velocità, direzione e spazio di frenata. L’infrastruttura automatizza i flussi, con un focus alla sicurezza dei passeggeri, per impedire a più di un treno di occupare lo stesso tratto di binario.
La spesa complessiva per tutte queste opere e novità è di 104,6 milioni di Euro, che il Ministero delle Infrastrutture ha già finanziato. Si occuperà dei lavori la Siemens mobility Gmbh, che consegnerà l’infrastruttura nel 2027, dopo 9 mesi di progettazione esecutiva e 54 mesi di esecuzione
Per ammirare le bellezze di una natura autentica è stato costruito un ponte che permette di osservare il panorama a 360°, come? Semplice, è un ponte in vetro temperato dove chi lo sta percorrendo potrà guardare sopra, sotto, a destra o a sinistra e vedrà sempre gli spettacoli naturali regalati dal luogo che ospita il ponte che, oltretutto, è il più lungo del mondo in vetro.
Inaugurato il più ALTO e LUNGO PONTE in VETRO del mondo. Ecco dove si trova
# Il “Drago Bianco: il ponte lungo 632 metri
Credits: @idrecruitment Bach Long
Si trova in Vietnam, nella parte nord del Paese, e più precisamente nella provincia di Son La, un luogo che noi occidentali potremmo definire magico. Dove coltivazioni di tè verde, distese di fiori e la Pha Luong, la montagna di 2000 metri che svetta nella provincia, creano un paesaggio unico. Proprio in questo luogo compare il “Drago bianco” (in lingua originale Bach Long), il ponte in vetro più lungo del mondo. Alto 150 metri e lungo 632, il ponte in vetro vietnamita ha battuto l’attuale detentore del primato di ponte in vetro più lungo del mondo, un ponte cinese di 526 metri nella provincia di Guangdong. L’infrastruttura, che presto si aggiudicherà il Guinness dei Primati, è stata costruita dalla società francese St. Gobain in vetro super temperato ma, nonostante la sua robustezza, c’è un limite massimo di persone che possono salire contemporaneamente, circa 500.
# Una nuova attrazione turistica per riportare i visitatori in Vietnam
Credits: @idrecruitment Bach Long
“Quando i viaggiatori sono in piedi su questa struttura possono ammirare la vera bellezza della natura” ha detto Hoang Manh Duy mentre presentava la nuova infrastruttura in vetro. L’intento quindi di chi ha costruito questo ponte sospeso in vetro è quello far diventare turistica quella parte di Paese poco visitata ma dalla bellezza naturale unica. Si auspica che la nuova attrazione sia il mezzo per riportare i visitatori in Vietnam, soprattutto dopo due anni di chiusura. La provincia dove c’è il “Drago Bianco” inoltre è caratterizzata da villaggi tradizionali, ottimi percorsi di trekking e, durante la stagione della pioggia, cascate suggestive. Come un drago poi, il ponte si attorciglia intorno ad alcune pareti rocciose. Ecco alcune foto.
Credits: travel.thewom.it Bach LongCredits: siviaggia.it Bach Long
In pieno centro città di una Capitale europea, è stato costruito un negozio IKEA che è impossibile raggiungere in auto. Solo pedoni e chi arriva con i mezzi pubblici può entrare nel negozio: un format alquanto strano che spinge a interrogarsi del perché in questo IKEA puoi entrare solo se sei arrivato camminando? Di seguito ecco spiegato il perché.
Il NEGOZIO di IKEA senza auto in centro città pensato solo per i PEDONI
# Il negozio senza parcheggi
Credits: dezeen.com IKEA Vienna
Nel centro di Vienna il negozio IKEA Vienna Westbahnhof è stato progettato dallo studio viennese Querkraft Architekten senza parcheggi, così da renderlo irraggiungibile in macchina. L’edificio di 7 piani è caratterizzato da una facciata a griglia che ricorda molto uno scaffale, è proprio a questo mobile che lo studio Querkraft Architekten si è ispirato nella progettazione. La griglia è in acciaio e cemento ed ha una profondità di 4,5 metri, ma è anche puntellata da alberi che rendono la struttura molto più green, sia nel senso del colore che nel significato di sostenibile. Si tratta di 160 alberi in vaso e piante rampicanti che dovrebbero funzionare da “sistema di condizionamento naturale” e purificare l’aria nelle vicinanze.
# Un’esperienza di acquisto sostenibile
Credits: dezeen.com IKEA Vienna Westbahnhof
È proprio la sostenibilità al centro di questo progetto: i comportamenti dei cittadini stanno cambiando in un’ottica di mobilità sostenibile, per questo IKEA ha voluto creare “un’esperienza di acquisto sostenibile”. Come riporta la società svedese “Circa i due terzi dei viennesi che vivono nei quartieri centrali di Vienna non hanno più nemmeno un’auto. Vengono con i mezzi pubblici, camminano, vanno in bicicletta o prendono uno scooter. IKEA Vienna Westbahnhof è al servizio di tutti questi nuovi comportamenti”.
Essendo rivolta ai pedoni, il negozio svedese IKEA Vienna Westbahnhof offre anche il servizio di portare i mobili a casa in giornata, anche perché ormai è come se molti cittadini si aspettino che qualsiasi acquisto gli venga consegnato a domicilio, riporta sempre IKEA.
# Un ostello in un negozio IKEA
Credits: dezeen.com IKEA Vienna
Al piano terra dell’edificio c’è un ampio atrio da cui tutti i piani sono ben visibili. Ma, la particolarità di questo IKEA è che ai piani superiori dell’edificio di 7 piani si trova un ostello da 345 posti letto. Una cosa alquanto insolita. E per gli ospiti o i clienti di IKEA c’è anche un giardino pensile.
“A Milano c’è un posto fuorimano. Un posto per tutti, di tutti.”
FUORIMANO: un hangar con un’anima ispirata al Marocco
# La Filosofia: un’oasi nella vita caotica
credits: IG @fuorima.no
Se si chiede cosa sia Fuorimano a chi ci lavora, riceverete come risposta: “Fuorimano è Pizzeria Gourmet, Burger Bar, Cocktail Bar, Free Smart Working Area, Teerìa, Libreria, Caffetteria e Pasticceria”.
Nonostante facciano di tutto, soltanto un’unica regola emerge sovrana: dimenticarsi della vita caotica e frenetica della città. Non a caso, il vero nome del posto è “Fuorimano OTBP”, dove le quattro lettere sono un acronimo per Off The Beaten Path (Fuori dal sentiero battuto), proprio ad indicare l’attitudine al relax e la necessaria evasione da Milano.
# Per gli spazi seguire… una mano
credits: IG @fuorima.no
Fuorimano, nomen omen, si trova in zona Bicocca e lo stesso ingresso ben rappresenta il nome. Non vi è una vera e propria insegna, quanto piuttosto una scritta dipinta sulla muratura del cancello. L’unica indicazione è il disegno di una mano che suggerisce la direzione ed invita i più temerari ad entrare. Superato un piccolo corridoio in ghiaia, si arriva al vero e proprio locale, rimanendo a bocca aperta.
L’ambientazione industrial chic si compone di più spazi e lo stile retrò stupisce chi l’osserva, facendo emergere sempre dettagli diversi ad ogni nuova occhiata. Tavolini di legno e di ferro, librerie colme di libri, motociclette, giochi arcade, muri di mattoni che si contrappongono a pareti dipinte interamente di azzurro e lampade vintage solamente per citarne alcuni.
# Le aree: l’hangar e il cortile arabeggiante
credits: IG @fuorima.no
Lo spazio di maggiori dimensioni ricorda nelle forme un hangar per aerei. Il soffitto ricurvo molto alto ha permesso anche la realizzazione di un secondo piano, da cui è possibile osservare tutto lo spazio sottostante. È presente all’appello anche una sala con insegne al neon e lunghi tavoloni, perfetti per cene in compagnia tra amici, mentre lo spazio aperto iniziale è decorato con lunghi fili di luci, molto suggestive sul far del tramonto.
Dulcis in fundo, il bellissimo cortile realizzato attorno ad una piscina, che ricorda nelle sedie, nei tavolini e nelle palme presenti una vera e propria Villa Art Dèco di Marrakech. Chi l’avrebbe mai detto?
# I 5 super brunch
credits: IG @fuorima.no
Da Fuorimano si può stare seduti a tavola per tutto il giorno: brunch, pranzo, aperitivo, cena e dopocena. Proprio per questo sono aperti dalla mattina fino a notte inoltrata. Particolare menzione per i brunch, ce ne sono 5 diversi per davvero tutti i gusti (Continental, American, Veggy, Baby e Gluten Free) e per i cocktail, che oltre ad essere molto particolari ed originali nella presentazione, lo sono anche dal punto di vista del gusto e degli ingredienti.
# Non Finisce Qui: gli altri locali della “famiglia”. C’è anche un luogo segreto
credits: IG @fuorima.no
Fuorimano è anche tanto altro. Appartengono, infatti, alla stessa famiglia tre ulteriori locali: “Tentempié mesoamerican snackeria” per gustare gustosi burritos e “Pasta Fresca Democratica” micro pastificio dalla cucina artigianale e biologica, entrambi situati non troppo distanti da Fuorimano.
Mentre il terzo? Si tratta di Dandelion, secret bar che in quanto secret tale deve rimanere. Shhh…
Finalmente è sbocciata la primavera: non c’è stagione migliore per godersi l’aria aperta. E che sia per trascorrere un pomeriggio in compagnia, godersi una giornata immersi nella natura o semplicemente qualche ora da dedicare a sé stessi, ecco i posti ideali per fare picnic nei dintorni di Milano.
Sboccia la primavera: dove fare PICNIC nei DINTORNI di MILANO
# Parco di Monza, uno dei più grandi parchi urbani d’Europa
credits: @doveviaggi
A solo mezz’ora dal centro città, tra le aree più gettonate per trascorrere una giornata circondati dal verde e dall’arte c’è sicuramente il parco di Monza. Istituito nel 1805 per volontà di Napoleone, è uno dei più grandi parchi urbani d’Europa. 720 ettari che ospitano perle architettoniche antiche e moderne immerse nella natura. Di certo un’area verde perfetta per attività sportive, relax e soprattutto per un picnic suggestivo.
Sempre a pochi chilometri dalla città si trova un altro posto che unisce storia e natura, l’Abbazia di Morimondo. Qui, grazie all’opera della Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo e i suoi operatori che si occupano della valorizzazione di questo territorio, è possibile visitare l’intero complesso monastico che è museo regionale. Dopodichè non resta che concedersi un buon picnic sul prato verde che la circonda.
Se invece si preferisce una meta creata ad hoc per grandi picnic, soprattutto per bambini, Ca’ Soldato è il luogo ideale. Quest’area attrezzata con tavoli, panchine e tutto ciò che si possa desiderare per un pranzo si trova nel Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Quest’area naturale situata nel territorio dell’area di Merate, nella Brianza lecchese, è perfetta per una gita fuori porta per gli amanti del trekking e per le famiglie che vogliono godersi la natura.
Campo dei fiori è un’area naturale protetta che si estende a ridosso di Varese. Ogni angolo del parco è perfetto per un picnic e per partire per numerosi sentieri di trekking. Degno di una visita è sicuramente santuario di Santa Maria del Monte. Attraversando la scalinata delle Cappelle si raggiunge presto la chiesa dichiarata patrimonio dell’Unesco nel 2003. Un altro punto di interesse è di certo l’osservatorio astronomico Schiapparelli dedicato all’omonimo astronomo che ha sede sulla Punta Paradiso, nel cuore del parco.
# Lago di Pusiano, pic nic sul lago meno noto (ma più vicino a Milano)
credits: @marcoball_winepassion
Conosciuto per essere un ritrovo per pescatori, le sponde del lago di Pusiano sono anche il luogo perfetto per un picnic in compagnia. Situato tra Como e Lecco, nei dintorni di Erba, di certo è il meno frequentato dei tre, ma proprio per questo è ideale per passare un pomeriggio di totale tranquillità. E per chi ama pedalare potrà anche sfruttare le pista ciclabile che costeggia l’intero lago.
# Pian del Tivano, pic nic sull’altopiano sopra il lago di Como
credits: @giteinlombardia
Non molto distante da Pusiano un’altra zona vista lago ideale per una gita è il Pian di Tivano. Questo altopiano che si affaccia sul lago di Como si può comodamente raggiungere in auto ed è fornito di molti spazi per un picnic. In molti prediligono il versante nord del San Primo dove poter mangiare e ammirare il panorama.
# Riserva della Fagiana, pic nic nel parco del Ticino
credits: @milanoeprovincia
Spostandosi nel Parco del Ticino, si trova invece la Riserva della Fagiana. La storia della tenuta è legata alla caccia in questa zona, ma ad oggi con l’istituzione del parco e l’abolizione dell’attività venatoria in queste zone, i suoi quasi 500 ettari di aree forestali e prati sono il luogo ideale per fare lunghe passeggiate e deliziarsi con un picnic sull’erba.
# Lago di Monate, pic nic sulla “spiaggia del prete”
credits: @magdaknowsit
Ed infine, un altro lago spesso sottovalutato, ma con tante aree e attrezzature per fare picnic è il lago di Monate. Posizionato tra il lago di Varese e il lago Maggiore se si è alla ricerca di un posto di totale relax da non perdersi è il Parco Mariano di Comabbio. Conosciuto come “spiaggia del prete”, si trova a sud del lago ed è il punto ideale anche per concedersi un tuffo nelle acque cristalline del lago.
Il pass cartaceo, che garantisce il permesso di parcheggio nelle strisce gialle (o blu) delle zone di residenza, viene definitivamente archiviato. Al suo posto alcune novità che facilitano tutti, non solo i residenti
Il PASS SOSTA per RESIDENTI diventa digitale: le novità in arrivo
# Addio a bollini e ologrammi
Il permesso di parcheggiare nelle zone di residenza, meglio conosciuto come pass sosta o pass per i parcheggi, non sarà più un bollino di carta destinato a sbiadire dietro il lunotto.
Anzi: non sarà più e basta, perché la digitalizzazione a Milano passa anche da questi permessi. Il Comune ha attivato la procedura per smantellare l’emissione cartacea, sostituendola con il formato digitale.
La “lettura” dei permessi di sosta avverrà quindi in maniera automatizzata con le telecamere di videosorveglianza, oppure manualmente da parte degli agenti preposti al pattugliamento della zona, tramite la lettura della targa.
Sono circa 30.000 i permessi concessi ogni anno a residenti e dimoranti per parcheggiare l’auto in strada. Con l’eliminazione dei bollini da esibire sul cruscotto, la prima novità è senz’altro la velocizzazione della procedura di rilascio dei permessi.
Questo cambiamento facilita la vita di tutti i cittadini. Finora il permesso veniva infatti rilasciato con una certa facilità solo ai residenti. Ora la casistica di soggetti che possono usufruire di quest’opportunità è molto più ampia.
La smaterializzazione dei pass sosta aiuterà anche i domiciliati, gli iscritti all’AIRE, fino ad arrivare agli accasermati o ai collaboratori di aziende ma che non risiedono a Milano.
Per i veicoli non occorrerà più il talloncino ma dovranno tutti attivare la richiesta, che può essere fatta online o all’Infopoint di Area B e C.
# Permessi anche per le auto non di proprietà, ma solo per trasporto persone
Credits: www.mentelocale.it
Cambia molto anche dal punto di vista della richiesta: basta una semplice autocertificazione per ottenere il pass sosta. Saranno gli operatori di backoffice, in seguito, a confermarne la validità, tramite alcuni controlli a campione sulle domande ricevute.
La vera rivoluzione è che anche le auto in leasing o noleggio a lungo termine, la cui proprietà non è intestata alle persone fisiche residenti o domiciliate, saranno pareggiate a tutti gli altri veicoli. Ovvero è notevolmente semplificata la procedura in precedenza un po’ farraginosa, che diventa unica per tutti.
Il permesso riguarda veicoli per trasporto persone e non viene rilasciato per i mezzi di trasporto merci.
# Attivazione automatica per tutti e durata variabile
Credits: auto.everyeye.it
Il permesso per i residenti resta gratuito e illimitato, attivo contestualmente alla presentazione della domanda online.
Per i cittadini non residenti o iscritti all’AIRE diventa automatico dopo il pagamento della tariffa di 250,00 Euro/anno e dura un anno.
Per gli appartenenti alle forze armate di stanza a Milano, il permesso è gratuito e ha validità un anno.
I permessi, prorogati d’ufficio fino al 29 giugno 2022, devono essere rinnovati dai cittadini tramite le procedure messe a disposizione dal comune, entro le tempistiche previste per la scadenza.
Numerose le casistiche che potrebbero verificarsi, come ad esempio la vendita o la rottamazione del veicolo, il cambio di residenza. Chi dispone di più veicoli può attivare la richiesta a nome di un altro membro della famiglia, legandolo alla patente di quest’ultimo/a e il numero di richieste non può superare la quantità di patenti presenti nel nucleo familiare.
È possibile, però, attivare un pass sosta per un veicolo, anche se non si è in possesso della patente di guida; essenziale è però dimostrare di detenere regolarmente il veicolo a pieno titolo.
Il comune di Milano acquisisce i propri dati dalla Motorizzazione Civile ogni sei mesi, arco di tempo per cui ogni cittadino è invitato ad ottemperare a tutte le pratiche per regolarizzare il pass sosta.
Credits Lennox-Browstone Shared Housing - Vista capsule
La difficoltà di trovare abitazioni a canoni sostenibili è un problema diffuso in tutte le grandi città del mondo e anche Milano non ne è esente. Una startup americana ha ideato un sistema per cercare di risolverlo. Ecco di cosa si tratta.
Come in un ALVEARE: la SOLUZIONE di una START UP contro il CARO AFFITTI. Arriverà a Milano?
# Un nuovo design per ospitare più residenti in una casa monofamiliare
Affitti e prezzi delle abitazioni continuano a crescere in modo inesorabile in tutte le grandi città del mondo, con gli stipendi che rimango fermi aumentando così le difficoltà per i cittadini di trovare un luogo in cui vivere. Una startup californiana di co-living, Brownstone Shared Housing, ha deciso trovare una soluzione a questo problema proponendo un nuovo design per dormire capace di ospitare più residenti in una casa monofamiliare. Al momento sono due le case in cui è stato implementato, una vicina alla Stanford University e l’altra nel centro di Bakersfield, completamente arredate con co-working e spazi abitativi condivisi, oltre a due bagni e una cucina in comune per un totale di 14 posti letto già quasi tutti occupati.
# Capsule “full optional” più grandi del 40% rispetto a un tradizionale letto a castello
Credits brownstone – Pod
Gli inquilini che scelgono di vivere in questa nuova tipologia di alloggio dormiranno in “pod”, capsule full optional sul modello di quelle di alcuni hotel giapponesi, grandi più del 40% di un tradizionale letto a castello e che includono prese di corrente, scrivanie pieghevoli, illuminazione e ventilatori.
# Il canone è oltre il 50% più basso di un monolocale
Credits Lennox-Browstone Shared Housing – Vista capsule
Il canone per questa soluzione abitativa è di 800 dollari al mese comprese le utenze nell’abitazione di Stanford e di 500 dollari in quella di Bakersfield, con un risparmio di più del 50% rispetto all’affitto di un monolocale nella stessa zona a Palo Alto. Una nuova forma di social housing, sul modello di Airbnb o altre piattaforme di sharing, dove si seleziona il periodo di soggiorno e si prenota. Rispetto a quanto si aspettassero i fondatori della startup James Stallworth e Christina Lennox, gli affittuari non sono in maggioranza studenti universitari o persone già residenti nelle vicinanze, ma “solo persone normali che lavorano e hanno solo bisogno di un posto dove vivere“.
Questo sistema potrebbe funzionare anche a Milano?
Sono passati 40 anni ma ancora molti rimpiangono quei tempi. Come i nostalgici che si sono ritrovati rendendo una piazza di Milano quasi come allora.
Il ritrovo dei PANINARI: 40 anni dopo
# Gli anni della leggerezza e del consumismo
Enzo Braschi nella parodia del paninaro nel programma comico Drive In – https://www.mag24.es/2017/09/02/ho-una-pensione-da-fame-ricordate-enzo-braschi-il-paninaro-del-drive-in-come-vive-oggi-il-padre-di-uno-dei-personaggi-comici-piu-amati-di-sempre/
Gli anni ’80 sono stati un decennio molto particolare, un decennio sorto tra le ceneri degli anni di piombo e dei conflitti politici e sociali. Ma nonostante non sia stato un decennio privo di avvenimenti e stravolgimenti geopolitici, l’aria che si respirava era dispensieratezza, di eccessi e di edonismo reaganiano. E tutto ciò si è tradotto nella nascita di pop star come Madonna, del Cinepanettone e della moda dei paninari.
Ai piedi Timberland (Timba nel gergo), pantaloni della Levi’s e il bomber. Questo è un buon modo per approssimare lo stile del paninaro degli anni 80, sempre pronto a partire per farsi il weekend a Curmayeur (o Curma). Sulle note delle – oggi – icone del pop, quello del paninaro è stato un fenomeno di costume nato e morto degli anni 80 a Milano, rappresentato dal ragazzino\a figlio\a della media-alta borghesia meneghina, vestito da capo a piedi di marca, o meglio, griffato.
Con le loro musicassette o i walkman, la musica che il paninaro ascoltava era il pop, genere che si addiceva allo stile di vita disimpegnato e leggero: i Duran Duran, Madonna o gli Spandau Ballet.
# “Dagli anni Ottanta a oggi con la stessa voglia di stare insieme“
https://www.facebook.com/groups/780886055418668
40 anni dopo, nel maggio del 2022, si sono radunatii paninari e ragazzini di una volta, che si ritrovavano presso i bar e paninari del centro storico di Milano, creatori di una moda che si è presto diffusa in tutta Italia, diventando così delle icone di quegli anni.
Organizzato dai promotori della pagina Facebook “Paninari, la company“, si sono ritrovati tutti in Piazza Liberty, vicino ai vecchi luoghi di ritrovo come il bar “Al Panino” di via Agnello e il Burghy di piazza San Babila. Esattamente vestiti come nei loro gloriosi anni 80.
L’aria che si respira oggi è sicuramente diversa e le nuove generazioni non possono permettersi di essere particolarmente spensierate e disimpegnate, ma è sempre presente una costante: la moda è lo specchio della società, una delle migliori modalità di espressione dell’uomo.
In un sondaggio sulla nostra fanpage abbiamo posto questa domanda ai milanesi: “La città che hai visitato dove non torneresti mai più”. Vediamo la classifica con le risposte più votate messe in ordine sulla base del numero di like e di commenti positivi.
Le 10 CITTÀ dove i MILANESI non vorrebbero mai PIÙ RIMETTERCI PIEDE
#10 Venezia, “dove si spennano i turisti”
Venezia, credits: BMeyendriesch via Pixabay
Prima sorpresa alla posizione numero 10. La città dei canali, tra le più visitate e belle al mondo, è anche tra quelle dove i milanesi tornerebbero meno volentieri. Tra i motivi i prezzi troppo alti e l’eccessivo numero di visitatori che non consentono di godere appieno dei suoi monumenti.
“Venezia, nata per spennare i turisti” Cit. Licia L.
#9 Potenza e i pesci in faccia
Credits arcudiromina IG – Potenza
Meno frequentata dai turisti la nona posizione. Il capoluogo della Basilicata è piuttosto fuori dai circuiti del turismo milanese eppure svetta secondo molte testimonianze per la scarsa ospitalità dei suoi abitanti. Molti di quelli che ci sono stati ricordano di come siano stati trattati a pesci in faccia. In quanto milanesi o in quanto turisti? Non è dato saperlo.
#8 Lisbona, la versione triste di una città brasiliana
Credits nextvoyage-pixabay – Lisbona
Si esci dai confini nazionali per trovare l’ottava piazza. Dove si trova la città del fado. Tra i motivi per cui i milanesi non ritornerebbero a visitarla c’è la sensazione di trascuratezza e il degrado anche nel centro storico. Non manca anche chi sottolinea una certa ombrosità dei suoi abitanti che la rendono la versione triste di una città brasiliana.
“Sotto alcuni punti di vista, è indiscutibilmente speciale. Però non mi è piaciuto l’ambiente, mi è sembrata molto trascurata […] Mi è piaciuta sì perché ha tante cose molto particolari, però non le darei una seconda possibilità.” Cit. Samuele S.
#7 La Spezia, l’eccezione di un tratto di costa unico al mondo
credits: travel.fanpage.it
E dire che avrebbe una posizione fantastica. Tra Versilia e Cinque Terre, sul golfo dei Poeti. Un luogo che per il tipo di costa e di mare è tra i più straordinari del mondo. Eppure, o forse proprio per questo, al contrario di tutti i borghi che la circondano La Spezia si rivela una città abbastanza anonima e grigia. Su cui impera poi il classico mugugno ligure.
#6 Berlino, imborghesita, rude e sempre più tedesca
Credits jiriposival0-pixabay – Berlino
“Troppo bella per essere brutta, troppo brutta per essere bella”. Così viene definita la capitale tedesca da molti suoi abitanti. Non più arm aber sexy, “povera ma sexy”, è diventata invece meno attraente forse si è imborghesita troppo, senza aver perso poi quella sua caratteristica rudezza con cui il berlinese tipico accoglie qualunque altro essere umano. Fredda e poco accogliente, insomma, in più ogni anno che passa sempre più tedesca. Questi i motivi che spingono i milanesi che l’hanno frequentata a starsene ben lontani.
#5 Acapulco, degrado e criminalità da fare rimpiangere i nostri luoghi più loschi
Credits darvinsantos-pixabay – Acapulco
Si vira su lidi esotici. Si trova a 350 km dalla capitale Città del Messico ed è la seconda meta più visitata dello stato del centro America. Luogo da sogno per chi non c’è mai stato, posto da dimenticare per molti milanesi che l’hanno visitata. L’alto tasso di criminalità e l’elevato livello di insicurezza percepita ne fanno una città da evitare ad ogni costo.
#4 Busto Arsizio e dirsi addio
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Non è certo una meta da vacanze. Non solo. E’ anche la città nei pressi di Milano forse più ignorata dai milanesi stessi. Non solo. Pure chi c’è stato fa di tutto per cancellarla dalla mente. Qual è il motivo di questo trattamento per la Manchester d’Italia? Nessuna attrazione, città fatta solo per chi vive per lavorare. Ai milanesi per questo già Milano basta e avanza.
#3 La Valletta
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Anche se è diventata una delle chimere per chi è a caccia di fiscalità agevolata, o forse proprio per questo, fatto sta che la capitale di Malta è diventata un incubo per sempre più persone che l’hanno scoperta per turismo. Poca sicurezza, scarsa puliziae un senso di congestione da metropoli, sono tra le cause che spingono i milanesi a non volerci più ritornare.
“Per me è stata una delusione…..sporca, trascurata, poco sicura” Cit. Marcella M.
#2 Napoli, gli stereotipi duri a morire
Credits danilo-d-agostino-unsplash – Napoli
Anni e anni per vincere stereotipi e pregiudizi ma poi basta un sondaggio su Facebook per scoprire che ai milanesi ancora non va giù. Al secondo posto tra le città dove non vorrebbero più rimetterci piede c’è Napoli. La motivazione? Ritenuta sporca e poco sicura.
#1 Genova, la capitale mondiale del mugugno (e dell’antipatia verso i milanesi)
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Vittoria forse un po’ scontata. Capoluogo di una regione che fa dell’odio per i milanesi un vessillo, Genova nonostante tutti i suoi scherzetti e il suo mugugno senza sosta riesce a prendersi la testa della classifica. Non solo per l’atteggiamento verso i milanesi. Per molti infatti è anche:
“Genova… una città orribile (senza offesa)” Cit. Guido F.