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I quattro cognomi più diffusi a Milano sono «stranieri». Ma ci sono due novità tra i nomi per i nuovi nati

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Ph. @milano_sguardi_inediti IG

A Milano, la mappa dell’identità si ridisegna anno dopo anno, e i numeri parlano chiaro. La classifica dei cognomi più diffusi conferma un segnale ormai inequivocabile: Hu mantiene salda la sua supremazia, dominando la vetta per il quinto anno consecutivo. Un podio tutto straniero. Il cognome italiano più diffuso? Si trova al quinto posto. Due novità per i nomi scelti per i nuovi nati a Milano. 

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I quattro cognomi più diffusi a Milano sono «stranieri». Ma ci sono due novità tra i nomi per i nuovi nati

# Il cognome Hu è il più diffuso tra i nuovi nati, il primo cognome “italiano” è al quinto posto

https://nontiperdere.com/2020/02/09/6-cose-che-forse-non-sapete-sulla-chinatown-di-milano/

Una Milano sempre più internazionale. Questa è la fotografia della rilevazione della anagrafe comunale. In testa alla classifica dei cognomi più diffusi tra i nuovi nati: il cinese Hu. Seguono altri cognomi di origine straniera: Ahmed, Chen e Mohamed. Rossi si piazza in quinta posizione.

# In crescita il doppio cognome per i neonati. E il 13% ha solo quello della madre

 

Sportelli anagrafe milano

La sentenza del 2022 della Corte Costituzionale che ha annullato l’automatismo che assegnava il cognome del padre ai nuovi nati ha portato ad un aumento delle registrazioni con doppi cognomi o con solo quello della madre. Nel primo semestre del 2024 sono stati rispettivamente il 17% (+1% rispetto al 2023) e il 13% sul totale (+2% rispetto al 2023). Leggera prevalenza tra i neonati del genere maschile: 52% del totale. 

# Due novità tra i nomi dei nuovi nati

bongbabyhousevn -pixabay – Neonato

Per quanto riguarda i nomi, c’è un cambio al vertice. Tra i maschietti il più scelto è Leonardo che scalza dal primo posto Edoardo. Seguono Lorenzo, Tommaso e Alessandro che rientra nella top 5.  

Tra le bambine vola al primo posto Matilde, seguita da Emma, Sofia (era prima lo scorso anno), Beatrice e Giulia

Continua la lettura con: Il 2025 sarà ancora l’anno delle periferie? Le 7 zone di Milano su cui scommettere per acquistare casa

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Le 5 «fissazioni tipiche» di Milano e dei milanesi

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woman-pixabay

Quali sono le fissazioni dei milanesi? Quelle abitudini, quasi entrate nella consuetudine del vivere comune e alle quali nessun milanese rinuncerebbe mai? 

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Le 5 «fissazioni tipiche» di Milano e dei milanesi

#1 Moda: sempre con l’outfit più adatto

woman-pixabay

È impossibile uscire di casa se non si è “conciati” con un abbigliamento consono. Pure la passeggiata col cagnolino alle 6.30 del mattino, ha un suo outfit, che nella sua estrema improvvisazione, risulta inconsciamente glamour: pantalone pigiama con macro disegni a forma di nuvola, piumino firmato, sneakers finto rovinato da migliaia di euro. Troppo glamour, della serie: o il milanese esce di casa con l’outfit giusto, o non esce affatto.

#2 Le insegne con la data di fondazione

La polleria di Giannasi in Piazza Buozzi

La data sui negozi, botteghe ristoranti e pure dal calzolaio. La famosa rosticceria in Porta Romana dal 1967, la pasticceria in corso Magenta dal 1924, la piccola rosticceria di quartiere dei primi del ‘900 gestita da generazioni di famiglie, le gelaterie che dal 1930 ad oggi hanno mantenuto un successo inalterato nel tempo… Della serie: il milanese non entra se non c’è scritto “Renato pelletteria dal 1935”. 

Leggi anche: #13 – 7 BOTTEGHE CULT, gli ALIMENTARI che hanno fatto la storia di Milano

#3 La settimana del “… “

Credits: @milanobelladadio
Gelato Week

La settimana della moda a Milano, ne vogliamo parlare? Subbuglio, fermento, motore dell’economia cittadina e mondiale, vips, finti vips, assalto di cinesi, foto, modelle, finte modelle, via della Spiga, gadgets…un tripudio di bellezza, di superficialità indispensabile, di lusso sfrenato e di esibizionismo esagerato. Ancora il Salone del Mobile che quest’anno inizia il 16 aprile e che scende in campo, con il meglio della design industry non solo presso gli spazi di Rho fiera ma anche presso i quartieri più cool della città. Non manca la beauty week che esalta e valorizza la cultura della bellezza e del benessere, della cosmesi e della cura di sé, la gelato week e persino la montagna week. Della serie: inventiamoci la settimana di qualcosa che poi tra una settimana e l’altra ci si annoia.

Leggi anche: Come IMBUCARSI a una SFILATA della Fashion Week

#4 Parola d’ordine: riqualificare 

Rendering riqualificazione ex-trotto

A Milano non si mette a posto: no, si riqualifica. I milanesi sono fissati in particolare con la riqualificazione territorialeI nuovi quartieri, Nolo, Noce e tanti altri, ne sono un virtuoso esempio perché si tratta non solo di progetti di marketing ma anche e soprattutto di progetti di rinascita di quartieri periferici che assurgono a nuova vita diventando poli attrattivi. Vuoi per un parco bonificato, vuoi per una associazione tra ristoratori che rilancia un quartiere anche tramite la propria attività, vuoi per rispolverare quartieri dimenticati che è interessante visitare perché hanno molto da offrire. Della serie, se tutto ciò serve alla rinascita delle periferie ben venga.

Leggi anche: La MILANO del FUTURO: i 7 QUARTIERI NASCENTI che stanno rivoluzionando la città (Mappa)

#5 Weekend in fuga

Credits francy.gipsy IG – Aperitivo a Courmayeur

Non esiste un weekend divano più poltrona più popcorn. Se il milanese durante la settimana fa la fila in posta, in banca e persino per un croissant cubico, nel weekend fa la coda al casello autostradale. Che si vada a “Courma” o a “Santa”, poco importa, ciò che conta è il distacco dalla città, dai colleghi, dal caos e pure dall’Esselunga. Si fa la carica di energia e si rientra pronti ad affrontare una nuova settimana di lavoro. Della serie, il weekend sta al milanese come il caricabatterie sta al cellulare. 

Continua la lettura con: Milano che SORPRESA! Luoghi poco noti che lasciano a BOCCA APERTA i milanesi   

ALESSANDRA GURRIERI

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I 5 progetti che stanno rivoluzionando Bergamo: diventerà la «nuova Milano»?

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ecodibergamo - Stazione Orio

Bergamo si trasformando in un vero e proprio laboratorio urbano, dando nuova vita agli spazi dismessi e ridisegnando la mobilità cittadina. La sfida con Milano è lanciata. Vediamo gli ambiziosi progetti in corso, dalle rigenerazioni e agli interventi sul trasporto pubblico.

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I 5 progetti che stanno rivoluzionando Bergamo: diventerà la «nuova Milano»?

#1 Il nuovo quartiere Chorus Life nell’area dell’ex stabilimento Ote

Credits comunedibergamo – Rendering riqualificazione area ex Ote

Il primo tassello completato, a fine novembre 2024, è stato il progetto di riqualificazione dell’Ambito Ex Ote dal nome Chorus Life: un’area di 150.000 mq diventata un nuovo polo urbano multifunzionale. Autore e progettista di questa maxi rigenerazione è Joseph di Pasquale. Un tempo in questo luogo, tra il Cimitero Monumentale cittadino, la circonvallazione e il confine con Gorle e Torre Boldone, c’era lo stabilimento della fabbrica Office Trasformatori Elettrici (Ote).

valseriananews IG – Choruslife

Nel nuovo quartiere troviamo:

  • la ChorusLife Arena, un’arena multifunzionale con capacità fino a 6.500 posti, già operativa per eventi culturali e sportivi;
  • oltre 15mila mq di spazi commerciali e di ristorazione;
  • 25mila mq di aree verdi;
  • un residence con 74 alloggi, primo progetto build-to-rent di Bergamo;
  • un hotel quattro stelle superior Radisson;
  • una spa urbana ed un centro wellness di 8mila mq, la più grande in Lombardia, la cui inaugurazione dovrebbe avvenire tra maggio e luglio 2025.

#2 Trasformazione radicale della stazione ferroviaria: nel 2026 dovrebbe essere collegata all’Aeroporto di Orio al Serio

Credits comunedibergamo – Riqualificazione stazione ferroviaria Bergamo

La stazione ferroviaria di Bergamo è destinata a un’importante riqualificazione. Il progetto, promosso da RFI con il supporto dell’architetto Cino Zucchi, ha l’obiettivo di migliorare la connessione tra le zone nord e sud della città, riducendo il divario e migliorando la qualità dell’accessibilità. Tra gli interventi previsti:

  • l’ampliamento degli spazi dello scalo ferroviario;
  • la costruzione di due nuovi “Fabbricati Ponte” per le funzioni primarie della stazione;
  • nuovi percorsi di accesso alle banchine tramite scale mobili e ascensori;
  • la creazione di sovrappassi pedonali coperti che miglioreranno l’accessibilità per pedoni e ciclisti;
  • nuove aree verdi e funzioni commerciali, creando un vero e proprio spazio urbano nuovo e vivibile. 

Il progetto, che prevede un investimento di 80 milioni di euro, è finanziato attraverso il PNRR ed è destinato a diventare un nodo di interconnessione fondamentale per la città e l’intera area metropolitana.

Nel dicembre 2026 dalla stazione rinnovata sono previsti i primi collegamenti ferroviari con quella dell’Aeroporto di Orio al Serio, attualmente in costruzione insieme al tracciato a doppio binario di circa 5,3 chilometri.

Leggi anche: Da Milano a Orio in soli 50 minuti! Le immagini della futura stazione

#3 Bergamo Porta Sud: la riqualificazione dell’ex scalo merci ferroviario

Credits comunedibergamo – Rendering scalo ferroviario Bergamo

A sud della stazione ferroviaria, un altro grande progetto prevede la trasformazione della zona dell’ex scalo merci ferroviario, la più grande area dismessa della città. Con 198.000 mq di superficie edificata, nel progetto Bergamo Porta Sud è incluso:

  • la creazione di 35.000 mq di spazi verdi, tra cui un nuovo landbridge che scavalca le linee ferroviarie e collega il parco ad est dello scalo (oltre 25.000 mq);
  • nuovi spazi residenziali, con 20.000 mq destinati a housing sociale e convenzionato;
  • una superficie commerciale di 25.000 mq, di cui 5.000 mq per un mercato coperto.
  • un polo intermodale, con il trasporto pubblico di superficie spostato in quest’area, e un parcheggio interrato da 2.000 posti. Questa nuova area urbana si integra con la futura linea T2 e la linea e-BRT, permettendo la realizzazione di una vera e propria cittadella intermodale, per semplificare gli spostamenti tra diverse modalità di trasporto.

Completamento non prima del 2030.

#4 Linea T2: la seconda linea tranviaria

Progetto Linea T2 Bergamo

Uno dei progetti più attesi da parte dei bergamaschi è la linea T2, un percorso lungo 16 fermate pensato per collegare Bergamo alla vicina Villa d’Almè, per una lunghezza complessiva di circa 10 chilometri. Il tracciato passa per le zone più densamente abitate della città, come Borgo Palazzo, San Fermo, lo Stadio e De Gasperi, e prevede la costruzione di una nuova infrastruttura tranviaria moderna, ecologica e funzionale. Al 27 gennaio 2025, i cantieri hanno raggiunto un avanzamento del 40%. L’investimento ha registrato un incremento dai 178 milioni di euro iniziali a 211,5 milioni. L’inizio del servizio è stato programmato per il 2026.

#5 E-BRT: la prima linea di bus elettrici veloci

Tracciato e-brt Bergamo

Un altro progetto destinato a cambiare il volto della mobilità a Bergamo, e il suo hinterland, è la prima linea e-BRT (Bus Rapid Transit elettrico). L’infrastruttura, lunga circa 15 km, prevede la realizzazione di corsie riservate per il 73% del percorso e l’adozione di un sistema di preferenza semaforica per rendere più rapidi e fluidi gli spostamenti. Il servizio viene svolto tramite bus elettrici veloci e sostenibili, con una flotta iniziale di 15 mezzi. Il tracciato attraversa i comuni di Bergamo, Lallio, Dalmine, Osio Sopra, Osio Sotto, Verdellino e il Km Rosso di Stezzano, per un bacino d’utenza di circa 200.000 persone. La progettazione esecutiva è stata presentata il 20 settembre 2024, al 5 febbraio 2025 i lavori hanno raggiunto il 30% di avanzamento. Con un investimento di oltre 84 milioni di euro, la linea, finanziata attraverso il piano Next Generation EU, dovrebbe entrare in funzione nel 2026.

Continua la lettura con: Il paradosso: in treno da Milano ci si mette di meno ad andare a Brescia che a Bergamo (anche se è lontana il doppio)

FABIO MARCOMIN

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La M6, la «metro rosa»: come costruire il tratto Extra-Urbano?

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Metro fino a Opera

La linea M6 è il progetto più importante per il futuro dei trasporti milanesi. Il governo italiano punta a dirigere il tracciato verso sud, uscendo dai confini comunali, con destinazione Opera. Vediamo in questo caso le alternative possibili su come si potrebbe costruirla. 

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La M6, la «metro rosa»: come costruire il tratto Extra-Urbano?

# Il progetto del governo per l’hub metro/AV a Opera: dalla metro al mare

Stazione alta velocità

Il governo italiano e in particolare il Ministero delle Infrastrutture è al lavoro per creare una stazione hub per Frecciarossa e Ntv a Opera che interscambi con la futura M6 e che consenta ai milanesi di arrivare al mare della Liguria in 56 minuti. Fondamentale per velocizzare la linea ferroviaria Milano-Genova sarà la conclusione dei cantieri del Terzo Valico e dal quadruplicamento della linea tra Tortona e Milano. 

Tornando alla sesta linea metropolitana di Milano, si tratterebbe di riprendere il tracciato inserito tra le opere essenziali nel dossier Expo 2015 e quindi sbinare il ramo della linea M1 verso Bisceglie, in futuro fino a Baggio, per farlo proseguire lungo l’asse di Via Ripamonti con capolinea Macconago. Da quel punto si dovrebbe procedere verso Opera passando per Noverasco. Ma come si potrebbe costruirla nel tratto esterno alla città?

Leggi anche: TUNNEL, linee della METRO, vie d’ACQUA: cosa manca alla MILANO sognata per EXPO?

# La prima ipotesi: cut and cover 

Mappa M6

Secondo l’esperto di infrastrutture di connessione Marco Figura, potrebbero essere diverse le soluzioni per prolungare la M6 fino a Opera. Dalla classica metropolitana sotterranea, scavando nelle campagne del sud milanese con il metodo cut and cover o metodo Milano, alla realizzazione della linea in trincea. Partendo da Macconago, il capolinea previsto per la M6 nel dossier di Expo2015, si potrebbe scegliere di farla procedere per poco più di 7 km lungo Via Ripamonti ma distaccata oppure internamente. La soluzione migliore in questo caso sarebbe realizzare la stazione di interscambio con l’alta velocità a Locate Triulzi, dietro l’outlet Scalo Milano al confine con il Comune di Opera, in quanto potrebbe avere un senso commerciale.

Si tratta comunque di un territorio quasi disabitato, con problemi ad aumentare l’urbanizzazione. Un tracciato di metropolitana così lungo in una zona così scarsamente abitata probabilmente non sarebbe economicamente sostenibile.

# Seconda ipotesi: Metro fino a Macconago e poi people mover lungo Ripamonti e la Val Tidone

Credits: ilportaledeitreni.it
MeLA

Quando si vuole collegare in modo veloce due luoghi senza centri attrattivi di sorta lungo il percorso, in questo caso tra Selvanesco/Macconato e la stazione AV Opera/Locate, potrebbe essere più conveniente realizzare una navetta automatica di superficie su rotaia come il people mover Marconi Express di Bologna o il MeLa, che collega Cascina Gobba M2 con l’Ospedale San Raffaele.

Si potrebbe quindi realizzarla lungo la carreggiata centrale di via Ripamonti fino a Opera e poi costeggiare la Val Tidone fino al punto di scavalco della linea FS, anche a binario unico con biforcazione solo alle fermate, e a quel punto fare il capolinea in corrispondenza della nuova stazione. In questo modo si alleggerirebbe in modo drastico la 412 della Val Tidone e anche la zona di Rogoredo – Corvetto – San Donato che oggi della via Emilia e A1.

Le fermate intermedie, dove avere anche un doppio binario, potrebbero essere Quintosole, Opera – Noverasco e Opera centro. Tenendo conto di una velocità media della navetta di circa 40 km/h, Opera e Locate raggiungerebbero il capolinea di M6 in meno di dieci minuti con una frequenza di una corsa ogni 5 minuti. 

Leggi anche: La MeLA: la METRO FANTASMA di Milano

# terza ipotesi: il prolungamento del tram 24

Comune di Milano – Tram 24 IEO

Un’alternativa ancora più economica sarebbe il prolungamento del tram 24, che ora fa capolinea al Vigentino, fino ad Opera. Al momento è stato approvato e finanziato l’estensione di una fermata fino allo Ieo, l’Istituto Europeo di Oncologia, lungo il parterre centrale di Viale Ripamonti. L’arteria stradale infatti è stata riqualificata qualche anno fa proprio per poter ospitare, tra i filari di alberi nel corridoio verde che delimita le due carreggiate, la linea tranviaria almeno fino a Noverasco. Dal Comune hanno già comunicato che “il prolungamento del 24 è già previsto nella pianificazione territoriale trasportistica e della mobilità” (Arianna Censi). 

Si potrebbe pensare anche a un mix di soluzioni, tram fino a Macconago e poi people mover fino a Opera/Locate.

Le ultime soluzioni, secondo Marco Figura, sarebbero da preferire per costi e tempi di realizzazione rispetto alla costruzione di una metropolitana anche per il bacino di utenza da servire.

Continua la lettura con: Si sale sulla METRO si scende al MARE: il NUOVO HUB METRO-TAV sarà a OPERA

MILANO CITTA’ STATO in collaborazione con MARCO FIGURA

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Il parco delle basiliche era tra i luoghi più inquietanti al mondo: il suo vero nome non lo conosce quasi nessuno

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Ph. @davide.maiocchi.90 IG

Era uno dei luoghi più malfamati di Milano. I milanesi lo chiamavano genericamente piazza Vetra: a quei tempi tutto era piazza Vetra, anche i giardinetti e il parchetto dove un tempo si bruciavano le streghe.

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Il parco delle basiliche era tra i luoghi più inquietanti al mondo: il suo vero nome non lo conosce quasi nessuno

# Streghe, bruciate!

Nel corso degli anni l’area racchiusa tra le due basiliche ha visto consumarsi tremendi crimini. Nel 1200, in particolare, in piazza della Vetra venivano bruciate le streghe. A quel tempo, il tribunale dell’inquisizione risiedeva in Sant’Eustorgio: ad essere condannate al rogo furono Manfreda Visconti, bruciata viva per l’accusa di essere una strega, e Caterina de Medici, su cui pendette la stessa condanna.

In tempi più recenti venne condannato un altro innocente: Gian Giacomo Mora, che faceva il barbiere in Porta Ticinese. Per un motivo sconosciuto ai più, venne accusato insieme a Guglielmo Pizza, commissario di sanità, di essere un untore della peste e per questo venne giustiziato insieme al suo compagno, attraverso il supplizio della ruota nell’estate del 1630.

# La colonna infame

colonna infame

La casa di Guglielmo Pizza venne bruciata e, come monito, venne eretta sulle macerie dell’abitazione la Colonna Infame, che fu abbattuta nel 1778. Il Manzoni scrisse un saggio storico intitolato “Storia della Colonna Infame”, pubblicato come appendice storica ai Promessi Sposi.

# Il suo vero nome (che nessuno usa)

credits ph Fabio Ravara

Ma torniamo al presente. Il suo vero nome lo conoscono in pochi e quasi nessuno lo usa: si chiama parco Giovanni Paolo II. Perché questo nome? Perché il parco unisce la basilica di San Lorenzo e la basilica di Sant’Eustorgio. In occasione del Giubileo del 2000 sono stati creati dieci varchi controllati da telecamere che hanno migliorato la frequentazione. 

Continua la lettura con Il Ponte di Vetra

ANDREA PARRINO

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Le 10+1 spiagge più belle del mondo (edizione 2025): una è in Italia (Immagini)

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Ph. @ passion4lifeandtravel IG

Sta diventando un classico. La classifica annuale delle spiagge più belle del mondo calcolata in base alle recensioni degli utenti su Tripadvisor. Puntuale arriva quella del 2025 con le 10+1 spiagge più belle del mondo. Una è in Italia. 

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Le 10+1 spiagge più belle del mondo (edizione 2025): una è in Italia (Immagini)

Tripadvisor ha pubblicato la nuova classifica Travelers’ Choice Beaches Awards, con le spiagge più belle secondo gli utenti che le hanno valutate negli ultimi 12 mesi. 

#1 Elafonissi Beach (Creta, Grecia)

Credits: @ferolina81
Elafonissi Island

I viaggiatori hanno apprezzato soprattutto la sua sabbia rosa e le acque turchesi. Non solo: le lagune poco profonde sono perfette per i bambini, mentre l’acqua più alta offre ogni sorta di avventura per adulti, come nuoto, snorkeling e altre attività. 

#2 Banana Beach (Phuket, Thailandia)

Ph. @maybe52277 IG

Il top per i viaggiatori sono le attività che si possono fare: lo snorkeling, le immersioni intorno alle splendide barriere coralline oppure cavalcare le onde sulla tavola da surf. 

#3 Eagle Beach (Aruba)

Ph. @karinan2202 IG
Ph. @karinan2202 IG

La motivazione? E’ una delle spiagge meno affollate di Aruba, pur vantando la soffice sabbia bianca, acque calde e un panorama al tramonto spettacolare per cui è famosa l’isola. Tra le attività: nuoto, snorkeling e acquascooter, oltre a bagni e parcheggi gratuiti. Benefits molto apprezzati dagli utenti.

#4 Siesta Beach (Siesta Key, Florida)

Ph. @
passion4lifeandtravel IG

I suoi punti di forza? La sabbia bianca, le acque cristalline e il tramonto spettacolo. È anche facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e nei dintorni ci sono tantissimi negozi e ristoranti.

#5 Praia da Falesia (Olhos de Agua, Portogallo)

Ph. @pinecliffs IG

Praia da Falésia è apprezzata per le sue scogliere, la sabbia dorata e le scintillanti acque blu. Suggerita anche una passeggiata lungo il sentiero panoramico in cima alle scogliere.

#6 Playa Varadero (Cuba)

Ph. @pindle.cuba IG

Una spiaggia da cartolina: sabbia dorata, acque turchesi e tramonti mozzafiato. Suggeriti: un tour su un catamarano, pescare, giocare a beach volley.

#7 Bavaro Beach (Rep. Dominicana)

Ph. @
manuelsantanatravel IG

Viene considerata un vero paradiso per la morbida sabbia bianca, le acque calde e limpide e le palme ombrose. Grazie alla barriera corallina naturale, le onde sono perfette per nuotare e fare snorkeling. 

#8 Playa de Muro Beach (Maiorca, Spagna)

Ph. @
playa.esperanza.resort IG

Si torna più vicini, alle Baleari. Circondata da pini, Playa de Muro è un luogo adatto alle famiglie, con lunghe distese di sabbia dorata e acque turchesi blu. Ci sono bagni, docce e bagnini in servizio e il parcheggio è gratuito ed è ben collegata con i mezzi pubblici.

#9 Kelingking Beach (Indonesia)

Ph. @amaliemunkskov Ig

La spiaggia di Kelingking stupisce per le sue formazioni di scogliere, la sabbia bianca finissima e il mare blu-verde. L’acqua limpida è perfetta per lo snorkeling e per esplorare la vita sottomarina. È facile da raggiungere e dispone di ampio parcheggio, ma mantiene comunque un’atmosfera appartata e rilassata.

#10 Myrtos Beach (Cefalonia, Grecia)

Ph. @anna.nowo IG

Circondata da montagne, Myrtos Beach è uno scenario da cartolina. Acque blu cobalto e poi un boccone in una caffetteria nelle vicinanze. Raramente si riempie di gente.

#10+1 Spiaggia dei Conigli (Lampedusa)

Credits:@we_lovelampedusa
Isola dei conigli

Altre classifiche la incoronano addirittura ai vertici mondiali. Qui si deve accontentare dell’undicesima piazza. Le motivazioni? Incredibili acque blu e sabbia bianca. Una spiaggia tranquilla, perfetta per rilassarsi, prendere il sole e nuotare. C’è molta fauna marina da scoprire e sulla riva potresti persino avvistare la fauna selvatica. Il parcheggio è gratuito ed è facile raggiungerlo con i mezzi pubblici.

Fonte: Travelers’ Choice Beaches Awards, Tripadvisor

Continua la lettura con: Le 5 terme più belle d’Europa

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«Che cosa succede dopo la morte?»

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«Noi siamo energia». Quarto estratto dalla seconda puntata de Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con il lato chiaro di Stefano Zecchi in onda da lunedì 24 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Qui la prima puntata: Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

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La foto del giorno: dove siamo?

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La foto del giorno: oggi siamo a Chiaravalle.

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Goldrake libera Milano dai finti ristoranti di sushi gestiti da cinesi

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Sua Maestà, l’ossobuco alla milanese: il simbolo del «mangiar bene lombardo»

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Ossobuco

Lo scrittore, nonché gastronomo, Pellegrino Artusi (1820-1911), che introdusse la scienza in cucina e che, con le grazie del bello scrivere, nobilitò l’arte del mangiar bene, sosteneva che “l’ossobuco alla milanese va lasciato fare ai milanesi”. E, proprio per questo, ne descriveva la ricetta con un dichiarato timore reverenziale, per non venire assalito dall’ira dei puristi della cucina meneghina.

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Sua Maestà, l’ossobuco alla milanese: il simbolo del «mangiar bene lombardo»

# Era il simbolo del «mangiar bene lombardo»

Credits: PH Divina Milano

Questo piatto, che risale al Medioevo, un tempo, più di oggi, fu il simbolo del “mangiar bene lombardo”. La globalizzazione ha poi imbastardito (in senso buono) anche la cucina più identitaria e campanilistica, colonizzando i nostri palati, attraverso contaminazioni che, partite dal ketchup a stelle e strisce, hanno ingaggiato una moltitudine di spezie, sapori  e di colori orientaleggianti.

Nella vicina provincia alessandrina, fino ad una sessantina d’anni fa, si sosteneva, un po’ con ironia e un po’ con provinciale complesso di inferiorità, che le persone ricche le riconoscevi perchè avevano il televisore e perchè mangiavano l’ossobuco tutte le domeniche.

Quindi, fuori zona, rispetto all’ombra della Madonnina, l’ossobuco veniva considerato uno status symbol della gente che se la tira, un po’ come il Rolex Daytona dei tempi moderni.

Qualcuno si sbilanciò a sostenere (addirittura) che l‘ossobuco si sposa bene col risotto alla milanese, perchè quel giallo-zafferano esprime gli stessi riflessi cromatici dell’oro zecchino che riveste la Madonnina che la brilat de luntan. Un paragone a cui non sarebbe giunta neppure l’armocromista di Elly Shlein.

# Come viene preparato

parliamodicucina.com – Ossobuco alla milanese

L’ossobuco viene ricavato dallo stinco posteriore del vitello, con l’osso bucato (l’oss bus) ricolmo di midollo osseo, che si scioglie magistralmente durante la cottura, creando una fantasia di colori, che trasformano quel bolide di proteine in un’opera d’arte, che si sviluppa addirittura su tre dei cinque sensi: vista, olfatto e gusto. Se pensiamo che Van Gogh, Monet e Michelangelo stimolarono un solo senso, ecco che, in un’eventuale sfida tra opere d’arte, un ossobuco ben cucinato, vincerebbe per distacco sulle tele dei migliori pittori della storia.

E fin qui abbiamo dedicato un’ode a questo prelibato piatto, fino ad ora immune da contaminazioni forestiere, sperando che l’eventuale avventore, che al ristorante decidesse di accompagnare l’ossobuco con senape e salsa barbecue, magari bevendoci sopra pure la Coca Cola, venga conciato per le feste.

# Quando Gadda lo definì una sorta di simbolo di una borghesia sull’orlo di una crisi di nervi

Ossobuco

Volendo volare alto, però, ecco che di questo piatto meneghino si interessò anche lo scrittore e poeta Carlo Emilio Gadda, nel romanzo incompiuto “La cognizione del dolore”, ma dando al mito dell’ossobuco una connotazione non confortante. Gadda non si sarebbe mai azzardato a mettere in discussione la prelibatezza del prodotto, bensì (un po’ come facevano gli alessandrini allergici all’opulenza) lo descrive come una sorta di simbolo di una borghesia sull’orlo di una crisi di nervi.

Carlo Emilio Gadda – Garzanti- La cognizione del dolore

“La cognizione del dolore” (scritto tra il 1938 e il ’41) è un’estensione letteraria, narrativa e psicologica, che racconta la storia di Gonzalo Pirobutirro, un asociale ostile al mondo esterno, che vive un rapporto di amore-odio con la madre. La loro grande e lussuosa casa si trova nello stato (inventato) di Maradagal, sulle Ande Argentine. Qui descrive, tra il molto altro, i peggiori aspetti della società borghese: argentina nel libro, ma milanese nella testa del Gadda. La narrazione di stampo sudamericano, vuole nascondere il riferimento alla società lombarda, attraverso un telo che comunque è pressoché (volutamente) trasparente.

Per Carlo Emilio Gadda la situazione per descrivere meglio la bella società milanese, con le sue battute, le sue manie odiose e le sue nevrosi, è il momento della cena al ristorante. Dove i clienti ordinano l’ossobuco.

Nel delicato universo linguistico del Gadda, ecco che l’ossobuco diventa il grossolano esempio della greve monotonia della borghesia. Una borghesia composta da gente che sta economicamente bene e che a tavola diventa mediocre, anzi, esprime tutta la propria mediocrità.

Da Gadda questi benestanti buoni a nulla vengono definiti “manichini ossibuchivori”, voraci sbranatori di ossobuco che, una volta entrato nello stomaco in giulebbe, viene “mantrugiato” e “peptomizzato”, così che la “peristalsi” va via via a trionfare.

FABIO BUFFA

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MICHELE ALBORETO, il “pilota gentiluomo”

BEPPE VIOLA: il geniale raccontatore del calcio

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Il Buco Nero del litorale romano: le tre soluzioni per riportare la luce

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Ph: presidioliberaostia - Instagram

Il litorale romano è sottovalutato e poco valorizzato. Questo non solo dispiace da un punto di vista affettivo, ma è un vero e proprio disastro per l’economia e il benessere di tutta l’area. Come si può accettare che Roma trascuri così una delle sue grandi unicità tra le grandi capitali europee, la vicinanza con il mar Mediterraneo? Come si può, dunque, trovare una soluzione per il Buco Nero del litorale romano?

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Il Buco Nero del litorale romano: le tre soluzioni per riportare la luce

# La mafia ha preso in ostaggio il nostro mare

Ph: @i_poliziotti_della_locale – IG

È notizia di pochi giorni fa il blitz della DIA nelle zone tra Anzio e Nettuno che si è concluso con la confisca di diverse ville e beni di proprietà della ‘ndrangheta. Non meno frequenti sono episodi simili nelle zone di Ostia, territorio litoraneo di competenza del Municipio X del Comune di Roma. La presenza malavitosa si rileva anche nei cantieri abbandonati, nelle strutture abusive che abbruttiscono il panorama litoraneo e in un clima di costante, quasi asfissiante, apprensione per la sicurezza propria e altrui. Ciò danneggia anche il potenziale impatto turistico: ma davvero è tutto da buttare?

# Alcuni buoni motivi per liberare le nostre spiagge

Credits: Todoran Bogdan – Pexels

Le spiagge e il mare romano hanno moltissimo da offrire, fosse solo per la vicinanza con la città stessa che permetterebbe, volendo, di visitare la città e farsi il bagno al mare nell’arco di una giornata. Cosa che nessuna grande capitale europea può offrire. Non solo: queste spiagge attirano anche molti appassionati di surf che, qui, trovano condizioni tra le poche in Italia per vivere la propria passione. E poi c’è anche un fatto storico: sulla costa laziale in prossimità di Roma, si sono svolte alcune tra le più sanguinose battaglie della Seconda Guerra Mondiale, e i relativi siti storici sono un’ulteriore elemento attrattivo di questa zona. È dunque un evidente peccato permettere che tutto questo sia vanificato dalla presenza mafiosa: ma come possiamo combatterla?

# Le tre proposte per eliminare la mafia dalle spiagge di Roma

Credits: Pavel Danilyuk – Pexels

Gli strumenti per combattere il cancro mafioso e conseguentemente ribaltare l’opinione sulle nostre spiagge potrebbero essere questi:

  • Bisognerebbe rendere più veloci e agili le operazioni di investigazione, con norme straordinarie che consentano di confiscare quanto più terreno possibile e affidarlo a nuove imprese, possibilmente italiane o romane, che attraverso un rigido sistema di anticorruzione riesca a rivitalizzarle
  • Essendo un problema molto diffuso anche nei comuni vicino a Roma, bisognerebbe pensare all’istituzione di una commissione regionale antimafia, che riesca a studiare i singoli casi e capillarizzare il lavoro di polizia e magistratura oltre i confini amministrativi delle singole città. I soli servizi anticorruzione non bastano.
  • Infine, considerando che il morbo mafioso si contrasta anche con la cultura, servirebbe la creazione di una commissione comunale che si occupi solo del contrasto alle mafie, sotto tutti gli aspetti necessari. È anzi scandaloso che ancora non ce ne sia una.

Se si risolvesse il problema liberando il litorale romano da questo giogo, Roma avrebbe l’opportunità di differenziarsi e di primeggiare rispetto alle altre grandi capitali europee valorizzando il proprio litorale, mettendolo al centro della sua comunicazione internazionale e, perché no, competere con le grandi spiagge in giro per Europa e per il mondo. Non cogliere questa occasione è da stolti. Combattere il Buco Nero fatto di menzogne, criminalità e collusioni è un dovere.

Continua la lettura con: Roma dichiara guerra a traffico e auto in doppia fila: ma la direzione è giusta?

RAFFAELE PERGOLIZZI

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La metro fuori dall’hinterland: i paesi più popolosi che non hanno la metropolitana

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Comuni più abitati senza metropolitana

Nella classifica dei comuni dell’hinterland più abitati sono pochi quelli con una stazione della metropolitana. Vediamo quali sono e i progetti allo studio o ipotizzati per quelli non serviti.

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La metro fuori dall’hinterland: i paesi più popolosi che non hanno la metropolitana

# Tra i primi dieci comuni per popolazione solo tre hanno delle stazioni nel loro territorio, anche se Rho lontano dall’abitato

Comuni più abitati con metropolitana

Oggi solo due linee escono fuori dai confini comunali. La M1 ferma a Sesto San Giovanni con tre fermate e a Rho con una. La M2 ha stazioni a: Cologno Monzese (tre fermate), Vimodrone, Gorgonzola e Assago (due fermate), Cernusco sul Naviglio, Cassina de’ Pecchi e Gessate con una fermata. Prendendo la classifica dei dieci comuni più popolosi dell’hinterland, solo tre hanno almeno una fermata nel loro territorio: Sesto San Giovanni che con circa 79mila è quello con più residenti, Rho, anche se la stazione non è vicina all’abitato, e Cologno Monzese.

# Dove manca la metropolitana tra i centri più abitati dell’hinterland

Comuni più abitati senza metropolitana

Nella top ten dei comuni più abitati senza una stazione metropolitana ci sono:

  • Cinisello Balsamo, subito dietro a Sesto San Giovanni con poco meno di 75mila residenti;
  • Legnano, in terza posizione per numero di residenti con circa 60mila;
  • Paderno Dugnano, in quinta posizione con 47mila abitanti;
  • Rozzano, in settima con poco più di 41mila;
  • San Giuliano Milanese, in ottava con 39mila;
  • Segrate, in nona posizione con 37mila;
  • Pioltello, in decima posizione con 36mila.

# I comuni dove è prevista la metropolitana in futuro

Comuni con più residenti con metro in futuro

Tra questi ce ne sono due dove è previsto l’arrivo della metropolitana in futuro. 

A Cinisello Balsamo arriveranno:

  • la linea M1 in estensione da Sesto San Giovanni e una stazione nella zona di Bettola:
  • la linea M5 da Bignami, quattro fermate e interscambio con la M1 a Bettola prima di dirigersi verso Monza.
Comune di Milano – Schema del tracciato del prolungamento M4 da Linate a Segrate

A Segrate è in progettazione l’arrivo della linea M4 da Linate con un tracciato di 3,1 km, con due fermate entrambe nel territorio comunale: Idroscalo San Felice e Segrate Porta Est dove è prevista la stazione dell’alta velocità sulla direttrice Milano-Venezia. 

Leggi anche: Hinterland sempre più isolato da Milano: i bus «scomparsi» a Ovest ed Est dopo l’apertura di M4

# Quelli che potrebbero avere una fermata

Credit: nord24milano.it

Ce ne sono poi altri due di cui si è discusso. In modo più approfondito Paderno Dugnano con l’estensione di due fermate della linea M3 da Comasina, per la quale era stata stanziata nel 2020 una somma di 350mila per lo studio di fattibilità. Ad oggi non se ne ha più notizia, forse per la trasformazione della dismessa tranvia Milano-Limbiate in metrotranvia.

M2 a Rozzano

Tra le opzioni del PUMS c’è infine quella del prolungamento della linea M2 da Assago Milanofiori Forum a Rozzano

Gli unici a non essere mai stati presi in considerazione al momento sono San Giuliano Milanese, servito da linee suburbane, così come Pioltello pur se avvicinato in futuro dalla M4, e Legnano a nord ovest.

Continua la lettura con: I comuni che avrebbero una metro…se fossero dei quartieri di Milano

FABIO MARCOMIN

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Questi sono i 3 quartieri di Milano dove i prezzi delle case sono saliti di più negli ultimi 5 anni

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ganeshel IG - Nolo

L’ultimo listino elaborato da Fimaa e Camera di commercio, aggiornato alla fine del 2024, conferma una sensibile crescita dei valori immobiliari. Vediamo le zone maggiormente rivalutate e quelle più costose.

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Questi sono i 3 quartieri di Milano dove i prezzi delle case sono saliti di più negli ultimi 5 anni

# Valori in crescita del 37% per il nuovo, del 43% per l’usato da ristrutturare 

Credits Andrea Cherchi – Milano vista dall’alto

Nonostante un calo delle transazioni, i prezzi delle case di Milano continuano a tendere verso l’alto. L’ultimo listino elaborato da Fimaa e Camera di commercio, aggiornato alla fine del 2024, conferma una sensibile salita dei valori immobiliari rispetto al quinquennio precedente e in particolare nelle zone periferiche e per le abitazioni vecchie e con «impianti obsoleti». Il prezzo medio del nuovo è in media di 5.450 euro, con un +37,3%, il ristrutturato a 4.450 con +34,8% e l’usato da riqualificare a 3.575 euro al mq con un +43%. 

# In centro rivalutazione inferiore al 20%, ma prezzi alle stelle

Credits Andrea Cherchi – Via Ciovasso

Le zone che registrano una rivalutazione minore sono quelle del centro, l’unica eccezione è Ronchetto sul Naviglio che segna “solo” un +11%, anche se l’apertura della passerella verso la stazione di San Cristoforo M4 potrebbe modificare le prospettive future. Tra quelle con gli incrementi più marcati in Area C troviamo Brera con +14,3%, Parco-Castello con +14,9%, Duomo-Diaz +18,5%.

A livelli di prezzi il cuore di città è sempre in cima alla classifica: primo il Quadrilatero con 20mila euro al mq, poi Vittorio Emanuele-San Babila e piazza Duomo rispettivamente con 17mila e 15.300 euro, Parco-Castello con 15mila euro. Bisogna tenere conto inoltre che dal listino sono state escluse le residenza extralusso, in zona Quadrilatero arrivano ad essere valutate fino a 40mila euro al mq. Sul fondo ci sono, con valutazioni medie di 4mila euro al mq, Ronchetto, San Cristoforo, Inganni, Gratosoglio e Baggio.

# Le periferie sfondano il muro del +50% 

Maps – Soupra, Milano

Non arresta la sua corsa Sopra o Soupra, acronimo di South of Prada, il quartiere che sta sorgendo dalle ceneri dell’area industriale della zona a sud dell’ex Scalo Romana. Il costo delle case è salito di oltre il 50% negli ultimi 5 anni. Stesso trend per l’area di Fulvio Testi-Ca’ Granda. A registrare una crescita di poco sopra il 57% sono invece altre due zone: Padova-Palmanova e Argonne-Corsica, quest’ultima ha beneficiato dell’entrata in servizio della linea M4.

Veniamo quindi alle tre zone più rivalutate.

Leggi anche: SoPra, sarà il nuovo quartiere glam-chic di Milano?

# Il boom di Nolo: prezzi saliti del 64,7% in 5 anni

ganeshel IG – Nolo

Il podio è composto sempre dalla periferia o comunque da zone della città fuori dalla circonvallazione filoviaria.

#3. In terza posizione c’è Lagosta-Garibaldi con +57,8%, soprattutto per il nuovo in vendita, segmento che ha segnato un +79%.

#2 Seconda piazza per Forlanini-Mecenate, che grazie anche all’apertura della linea M4 ha visto i suoi valori immobiliari crescere del 58,6%.

#1 Il quartiere che ha registrato la rivalutazione maggiore è stato Nolo, con un +64,7%. In questo caso, come rivela lo studio, è dovuto alle abitazioni ristrutturate: comparto che da solo ha visto salire i prezzi del 94%.

Fonte: Milano Corriere

Continua la lettura con: Il 2025 sarà ancora l’anno delle periferie? Le 7 zone di Milano su cui scommettere per acquistare casa

FABIO MARCOMIN

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22 febbraio 1876. Al Monumentale entra in funzione il primo tempio al mondo per la cremazione dei defunti

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Credits: monumentale.comune.milano.it/

Milano ha molti primati. Anche dove meno te lo aspetti. Tipo questo: al Cimitero Monumentale è entrato in funzione il primo tempio crematorio del mondo. Era il 22 gennaio 1876. Quasi 150 anni fa. 

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22 febbraio 1876. Al Monumentale entra in funzione il primo tempio al mondo per la cremazione dei defunti

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Il primo tempio crematorio del mondo è stato progettato da Maciachini ed entrato in funzione al Cimitero Monumentale il 22 febbraio 1876. Il primo corpo cremato fu quello dell’industriale Alberto Keller che aveva finanziato la sua costruzione: Keller voleva promuovere per “fini igienici e filantropici” la pratica della cremazione.

Nell’Italia positivistica la cremazione veniva vista come un sistema sano e civile, per alcuni anche un atto anticlericale. I cattolici osteggiarono la cremazione fino al 1963 quando Paolo VI ammise la cremazione “riconoscendo le ragioni di pubblica o privata utilità”. Il tempio crematorio del Monumentale esiste ancora anche se non più in attività.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

Continua la lettura con: Il primo ristorante di Louis Vuitton sarà a Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Il «Frecciarossa sotterraneo»: la super-metropolitana per volare da una parte all’altra di Milano

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Rete linee express

Muoversi rapidamente da una parte all’altra di Milano è una impresa ardua, sia con l’auto che con i mezzi pubblici. In un periodo storico in cui la circolazione a Milano sembra diventare sempre più problematica prende quota una soluzione avveniristica: realizzare due linee sotterranee incrociate con treni ad alta velocità, come quelli impiegati nella metropolitana più veloce del mondo, per collegare i poli più importanti dell’area metropolitana.

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Il «Frecciarossa sotterraneo»: la super-metropolitana per volare da una parte all’altra di Milano

# Come la metro più veloce del mondo

Credits: travelourplanet.com

La metropolitana più veloce del mondo si trova in Cina. La “Daxing Aiport Express” ha una lunghezza di 41,4 km, mette in collegamento con Pechino l’Aeroporto Internazionale di Daxing, che tra l’altro è il più grande del mondo, in appena 19 minuti. I treni raggiungono la velocità media di 160 km/h, circa il doppio rispetto alla media nazionale ed il triplo rispetto alla metro di Milano, che arriva poco sopra i 50 km/h. 

Se si facessero delle linee simili anche a Milano, quali poli si potrebbero collegare in poco tempo come se si fosse a bordo di un Frecciarossa sotterraneo? Si potrebbero realizzare due linee: una da Nord a Sud e la seconda da Est a Ovest. Vediamole. 

# La super linea Nord-Sud: la Monza-Opera/Locate Express in 13 minuti

Linea express da Monza a Locate

Si potrebbe realizzare una rete a croce di due linee. Quella con direttrice nord-sud potrebbe andare dalla stazione di Monza a quella di Locate Triulzi. Nel capoluogo brianzolo ci sarebbe l’interscambio con la futura linea M5 diretta a San Siro da una parte, e magari Settimo Milanese, al Polo Istituzionale dall’altra. Una seconda fermata potrebbe essere alla Stazione Centrale, dove incrocerebbe le linee M2 e M3 e l’altra linea express ovest-est da Malpensa a Linate. Un terzo incrocio a San Babila, dove è presente la linea M1 e la linea M4 per Linate. Infine la quarta fermata con capolinea potrebbe essere a Opera o alla stazione di Locate Triulzi, per far salire i passeggeri sulla possibile M6 e soprattutto sul treno dell’Alta Velocità per Genova, una volta realizzato il maxi-hub

Sarebbe un tracciato di poco meno di 26 km che se venisse percorso alla velocità media di 160 chilometro all’ora, come quella della “Daxing Aiport Express”, tenendo conto quindi delle soste, ci si impiegherebbe circa 13 minuti per passare da un capolinea (Monza) all’altro (Opera), passando sotto a Milano.

# La super linea Est-Ovest: la Malpensa-Linate in 24 minuti

Linea Express Malpensa-Linate

L’altra linea rapida andrebbe da ovest ad est collegando l’Aeroporto di Malpensa con quello di Linate. In questo modo anche chi atterra a Linate potrebbe dirigersi rapidamente a Malpensa e salire su intercontinentali, invece di dover far scalo a Roma. Lungo il tracciato si potrebbero immaginare due fermate intermedie:

  • una a Rho Fiera per servire il polo fieristico, il nuovo quartiere di MIND e Cascina Merlata, oltre che a scambiare con la linea M1, l’Alta Velocità Torino-Salerno e il passante con linee suburbane;
  • una seconda alla Stazione Centrale per incrociare la linea express nord-sud, le due linee metropolitane M2 e M3, oltre a usufruire dell’offerta delle numerose linee ferroviarie. 

Un tracciato di questo tipo misurerebbe circa 48 km e potrebbe essere percorso da capolinea a capolinea in soli 24 minuti.

Continua la lettura con: Le metro direttissime senza fermate intermedie: 5+1 linee express che servirebbero a Milano

FABIO MARCOMIN

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La Milano di chi non vuole essere un duro

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Ph. @fran_ba IG (sfondo)

Per molti è il vincitore morale del Festival di Sanremo. Morale: una qualifica che viene estesa a Milano come capitale d’Italia. Pochi sanno che Lucio Corsi, l’autore della hit “Volevo essere un duro”, la sua fortuna l’ha trovata proprio a Milano. In una intervista il cantautore toscano segnala tre luoghi “alternativi” di Milano, a lui tanto cari. Luoghi perfetti per chi non vuole essere un duro. 

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La Milano di chi non vuole essere un duro

#1 La parte Nord di Milano 

bovisa dergano

L’autore di Volevo essere un duro è nato nella Maremma toscana. Finito il liceo si è trasferito a Milano dove è stato attratto dai luoghi che, nella loro genuinità, lo fanno sentire come a casa. «In un’intervista su Twitch per AmazonMusicIT» scrive Elena Usai su SiViaggia, «Lucio Corsi ha rivelato, infatti, un inaspettato legame con una particolare zona della città: quella a nord di Milano». Entrando più nel dettaglio ci sono due posti che lo fanno sentire come a casa. 

#2 Parco Nord

credits: 3B Meteo

Corsi, cresciuto in Toscana in una casa di campagna, non è un amante delle città. Ha dichiarato che questo aspetto lo faceva più soffrire a Milano. L’assenza di ampi spazi. «I parchi cittadini sono come uno zoo che rinchiude la campagna»: ha dichiarato di non capire perché a Milano si chiudono i parchi durante la notte e come questi possano sembrare ‘finti’, ma con delle eccezioni. La principale è Parco Nord, che si trova vicino a dove abita, da lui apprezzato perché più ‘selvatico’ rispetto ai parchi più centrali, come il BAM. Ma per il luogo a lui ancora più caro ci si deve spostare solo di poco. 

#3 La trattoria rustica di Niguarda

Ph. @erikgambatese IG

Si resta nel nord di Milano per trovare un altro luogo a cui Corsi è particolarmente affezionato. L’Antica Trattoria Ambrosiana, dall’aspetto rustico, si trova nel quartiere di Niguarda: gli piace così tanto da averla scelta come location per la conferenza stampa pre-Sanremo. Alla domanda su cosa avrebbe fatto con i fiori ricevuti a Sanremo, il cantante ha risposto: «Devo portarne un po’ a Giusy, la cuoca della trattoria di Niguarda, una mia seconda famiglia a Milano. Me li ha chiesti e glieli porto con piacere».

Continua la lettura con: Le 10 cose che i milanesi detestano quando prendono la metro

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I 5 «Members Club» più esclusivi di Milano: questi i loro prezzi e le condizioni per accedervi

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8thflr IG - Aethos

Members club milanesi: club esclusivi e trendy che offrono servizi altrettanto esclusivi ma soltanto agli associati. 

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I 5 «Members Club» più esclusivi di Milano: questi i loro prezzi e le condizioni per accedervi

# The Wilde

Ph. @noam_official IG

Aperto da pochi mesi all’interno dell’ ex villa di Santo Versace, in via dei Giardini 16, The Wilde è un’icona di lusso, eleganza e bellezza. La sua mission? Far sentire i nostri membri come se avessero scoperto qualcosa di eccezionale, semplicemente varcando la porta. 

Nato dall’intuizione di Gary Landesberg, The Wilde non è solo un club, ma un ecosistema selezionato dove si intrecciano network, business e relazioni sociali di altissimo profilo, aperto dall’alba fino a notte inoltrata.

Il cuore pulsante è The Club Room & Garden: un angolo sofisticato dove ogni cocktail racconta una storia e ogni incontro può trasformarsi in opportunità. Al primo piano, The Library accoglie chi cerca uno spazio per riflettere, leggere o lavorare in un’atmosfera rilassata.  Al secondo piano, Nina trasforma la cena in un’esperienza sensoriale: un vibrante dialogo tra la tradizione latino-americana e l’eleganza minimalista della cucina giapponese. Infine, al terzo piano, Ava celebra l’autenticità della cucina mediterranea, esaltando la qualità di ingredienti locali in un ambiente raffinato ma accogliente. Qui, il gusto si accompagna a un’eleganza discreta: l’abbigliamento formale è d’obbligo.

L’accesso a un costo che riflette la sua unicità: per i soci over 40, l’iscrizione annuale parte da 4.000 euro, con una quota iniziale di 1.250 euro. Gli under 40 possono accedervi con una formula più accessibile: 2.250 euro l’anno, con una quota di adesione di 1.000 euro. Recensioni Google: 4.3/5

# Ariosto social club 

ariosto_social_club IG

In Via Ariosto 22, in una elegante palazzina dei primi del 900 ha da pochi anni aperto questo locale. Da mera boutique di capi di abbigliamento artigianale e provenienti da alcune regioni italiane, si è trasformato velocemente in un esclusivo club dotato di un rinomato bistrot, guidato dal famoso chef siciliano Pino Cuttaia, uovo di Seppia, una palestra, sale wellness e infine la possibilità di soggiornare presso i raffinati appartamenti, di varie metrature e tipologie in base alle proprie esigenze. Recensioni Google: 4.7/5

# The Core Club 

The Core Club Milano

Forse il club più esclusivo, se non altro perché qui tesserarsi è assai costoso. Club elitario dunque, che offre suites, cinema e biblioteca, ristorante, bar e palestra nonché spazi per eventi e mostre artistiche e, addirittura uno speakeasy. Non manca una terrazza e la chicca finale che è rappresentata da una clinica rigenerativa, il Dangene Enterprise già presente nella sede madre di New York, sede dove si decide tra l’altro sulla ammissione dei nuovi soci. Dietro la fondazione del club, la coppia Jennie e Dangene Enterprise che hanno dato vita a una location tra le più elitarie e richieste al mondo: la membership arriva a 10.000k a cui va aggiunta la quota di adesione. In Corso Giacomo Matteotti, 14. Recensioni Google: 5/5

# Casa Cipriani

Credits casaciprianinyc IG – Socialista Lounge

Palazzo Bernasconi, in via Palestro 24, è stato trasformato in uno spazio polifunzionale di quattro piani, con bar e spa al piano terra e poi le suites, ai piani superiori. Non manca il ristorante e la magnifica terrazza da cui si gode una vista fantastica sui giardini Montanelli. È presente anche la socialista lounge, un locale dedicato alla musica dal vivo e agli eventi, con atmosfere caraibiche e cocktails inusuali. Per associarsi occorre munirsi di tessera, differente in base ad età e ai servizi di cui si intende usufruire. Una volta divenuti membri, attenzione al dress code: vigono regole rigorose quindi niente maglietta o jeans strappati. Recensioni Google: 4.4/5

# Aethos club 

8thflr IG – Aethos

Nel quartiere dei Navigli questo club comprende ristorante, palestra, e diverse suites a disposizione degli ospiti. Non manca un meraviglioso rooftop con vista su Porta Ticinese. Per accedere occorre ovviamente tesserarsi, così da poter usufruire degli spazi riservati ai soci tra fitness, sessioni dedicate al benessere psico fisico e molteplici eventi dedicati agli interessi più disparati come corsi di cucina o di mixology. La membership varia in base all’età: attorno a 1800 euro l’anno (1000 per gli under30). La membership più costosa, sui 3000 euro, prevede servizi ed eventi più esclusivi. In piazza Ventiquattro Maggio, 8. Recensioni Google: 4.5/5

Continua la lettura con: I LOCALI per una CENA VIP a Milano

ALESSANDRA GURRIERI

copyright milanocittastato.it

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«La mia resurrezione è stata la guarigione dalla malattia»

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«Superare questo è stata una rinascita». Terzo estratto dalla seconda puntata de Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con il lato chiaro di Stefano Zecchi in onda da lunedì 24 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

Qui la prima puntata: Il Lato Chiaro di Candida Morvillo

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Inaugurato il tunnel che collega le linee 2 e 4 della metro

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Credits Urbanfile - Sant'Ambrogio M2-M4

Finalmente l’interscambio pedonale alla fermata S.Ambrogio.

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Inaugurato il tunnel che collega le linee 2 e 4 della metro

Credits Urbanfile – M4-M2 Stazione Sant’Ambrogio

21 febbraio. Dopo le molte vicissitudini e polemiche sull’assenza di interscambi pedonali con la M4, finalmente qualcosa arriva alla luce. Apre il nuovo tunnel che, alla fermata Sant’Ambrogio, unisce le stazioni della M2 e della M4. Un collegamento fondamentale per agevolare il flusso di viaggiatori con un passaggio coperto, anche se esterno ai tornelli delle due linee, destinato a diventare un nuovo snodo fondamentale nella rete metropolitana.

«Si tratta di un altro punto nevralgico dei collegamenti della M4 che viene aperto» ha dichiarato Arianna Censi, assessore alla Mobilità del Comune di Milano. «Passo dopo passo, stiamo completando le opere superficiali, restituendo alla città spazi che erano stati temporaneamente occupati per dare vita a questa infrastruttura imponente, che sta già mostrando il suo valore per la mobilità milanese e il trasporto pubblico urbano».

Ma c’è un’altra novità: grazie a pannelli trasparenti, i viaggiatori possono ammirare i resti delle antiche mura medievali, erette tra il 1157 e il 1158, subito dopo le devastazioni inflitte dall’imperatore Federico I Barbarossa. 

Intanto, proseguono i lavori all’esterno per completare l’installazione dell’ascensore e le altre sistemazioni di superficie. Per consentire queste operazioni, da domani, sabato 22 febbraio, e per circa due settimane, sarà chiusa l’intersezione tra via San Vittore e via De Togni.

Continua la lettura con: Il primo ristorante di Louis Vuitton sarà a Milano

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21 febbraio 2020: Primo contagiato di coronavirus a Codogno. L’inizio della fine: da #milanononsiferma al lockdown

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Credits: notizie.tiscali.it - Distanziamento sociale in banchina

21 febbraio 2020. Primo contagiato di coronavirus a Codogno: l’Italia diventa il terzo Paese al mondo a registrare dei contagiati dopo Cina e Iran. All’inizio si tende a minimizzare ma è l’inizio di una reazione a catena che prima travolge Milano, poi l’Italia e infine tutto il mondo. Nel giro di appena tre settimane. Ripercorriamo l’inizio della discesa negli inferi a Milano. 

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21 febbraio 2020: Primo contagiato di coronavirus a Codogno. L’inizio della fine: da #milanononsiferma al lockdown

milano deserta
Credits: tg24.sky.it

Gli antefatti.  Il 12 gennaio 2020, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) conferma la scoperta di un nuovo coronavirus che causa di un’infezione polmonare che aveva colpito diversi abitanti della città di Wuhan in Cina. Alla fine di gennaio, in seguito agli sviluppi della pandemia in Cina, negli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa vengono istituite le prime misure di diagnosi. Il 30 gennaio due turisti cinesi arrivati in Italia risultano positivi al Covid. Ma per il primo caso italiano si deve attendere ancora altre tre settimane.

21 febbraio 2020: il paziente zero.  Un uomo di 38 anni, mai recatosi in Cina ma con contatti con un amico italiano rientrato dalla Cina, si presenta all’ospedale di Codogno accusando sintomi influenzali e gli viene diagnosticata una leggera polmonite. Ritornato per la seconda volta al pronto soccorso, al peggioramento delle sue condizioni, viene sottoposto al tampone diagnostico non ancora previsto dai protocolli sanitari. Il 21 febbraio viene comunicato che l’uomo è risultato positivo al Coronavirus. 

23 febbraio: Milano chiude. Primo contagiato a Milano che decide di chiudere. Si inizia con scuole, università, teatri, cinema, musei e bar (dalle 18 alle 6). Resteranno chiuse per una settimana. I contagi in Lombardia sono già a quota 50. 

25 febbraio 2020: la psicosi contro i milanesi. Nel giro di poche ore esplodono i contagi che sembrano quasi interamente concentrati nel milanese. Dopo le prime misure di restrizione adottate a Milano e in altre zone del Nord sale la rabbia al sud contro i viaggiatori del Nord, in particolare i milanesi, accusati di portare il virus. Ai blocchi e controlli decisi in Molise, Puglia, Calabria si aggiunge  la Basilicata, mentre si registrano episodi di intolleranza contro i milanesi in Campania e in altre regioni.

26 febbraio 2020: il mondo chiude le porte a milanesi (e italiani). Milano come Wuhan? Questo sembra al resto del mondo che considera fattore di rischio provenire da Milano. Sono già 17 i Paesi che chiudono gli accessi a viaggiatori provenienti da Milano o dall’Italia. Anche delle regioni italiane (Calabria, Campania, Molise e Basilicata) adottano la quarantena obbligatoria per chi arriva da Milano. Ma Milano risponde riaprendo: da mercoledì 26 febbraio, i locali possono rimanere aperti anche dopo le diciotto, ma solo se si effettua servizio al tavolo. Qui la cronaca di quei momenti: Cronache dalla Virus Week: torna l’APERITIVO, torna MILANO

29 febbraio 2020: i milanesi vogliono riaprire. Sondaggio tra i milanesi: 2 su 3 dicono di voler riaprire la città. Dopo i risultati inizia a circolare lo slogan #milanononsiferma che viene rilanciato dal Sindaco Sala. Sembra che la riapertura sia imminente. 

3 marzo 2020: la comunità cinese di Milano chiude le serrande. Malgrado si spinga per un ritorno alla normalità nel quartiere di Chinatown di Milano sembra di essere già in lockdown. Tutti i negozi hanno le insegne abbassate. Uno scenario che sembra apocalittico: CHINATOWN OFF-LIMITS: la comunità cinese ha abbassato le serrande

8 marzo 2020: viene “chiusa” tutta la Lombardia. Chi può scappa: in Centrale si assiste a scene apocalittiche di persone che cercano in ogni modo di lasciare Milano durante la notte precedente all’ordinanza di chiusura della regione. E la Borsa di Milano crolla: oltre -10%. 

9 marzo 2020: dopo la fuga dalla Lombardia, lockdown in tutta Italia. La trasformazione della Lombardia in zona rossa ha portato molti fuori sede a fuggire in ogni modo. Le immagini dei treni presi d’assalto e delle code in uscita dalla città fanno il giro del mondo. A quel punto diventa evidente l’inutilità di chiudere solo una regione. Il Governo annuncia il lockdown per tutta l’Italia. Il Paese resterà in chiusura totale per quasi due mesi fino alla prima parziale riapertura dal 4 maggio. 

meme coronavirus

Continua la lettura con: 20 febbraio1937: inizia la vita al massimo di Johnny Dorelli

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