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10+1 CITTÀ SENZA AUTO da visitare almeno una volta nella vita

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Alcuni centri storici assomigliano a giganteschi simulatori, dove è possibile immaginare uno spazio senza automobili. Anche se promettono divertimento però, non sono luna park. Si tratta di isole o zone pedonali in alcune tra le città più ambite dai turisti. Vediamo quali sono

10+1 CITTÀ SENZA AUTO da visitare almeno una volta nella vita 

# Europa, Africa e Americhe

Car free, credits: Bikeitalia

Si può fare il giro del mondo a piedi? Senza ombra di dubbio non è possibile, nemmeno immaginabile se non nei sogni dei bambini.
Si può provare a farlo senza auto al seguito, che è un po’ la filosofia suggerita da alcune città, i cui centri storici sono chiusi al traffico, o le cui caratteristiche sono tali da non permettere il passaggio di veicoli più grandi di quelli a due ruote. O a quattro zampe.
Ne abbiamo scelte alcune più affini alla cultura occidentale, ad esempio in Europa e Nord America. Ma per i più curiosi, ce ne sono anche in Africa e Sud America.

# Fes El Bali, Marocco

Fes El Bali, credits: architetturaeviaggi.it

9.400 stradine così strette da non permettere il passaggio di auto, sono l’intricato dedalo di vie e vicoli che costituiscono la Medina di Fes El Bali. Al mondo è una delle aree urbane più vaste in assoluto, in cui le auto non riescono a circolare. Si può camminare a piedi o a dorso di un asino, ammirando l’immensa storia, umana e commerciale, che ha reso Fes El Bali un patrimonio dell’UNESCO.

Leggi anche: PARIGI vuole diventare la CITTÀ più “BIKE FRIENDLY” del mondo, potrebbe mettersi in gara anche Milano?

# Lamu, Kenya

Lamu, credits: CNN

Situata di fronte alle coste Nord-Orientali del Kenya, Lamu è un’isola dove si va per cercare relax e, con grande sorpresa, si trovano le contaminazioni di ogni cultura.
Nel centro storico della città omonima, le auto sono bannate per scelta. La zona pedonale permette di districarsi nell’insediamento swahili meglio conservato al mondo, abitazioni persiane, europee e indiane.

# Halibut Cove, Alaska

Halibut Cove, credits: halibutove.com

Halibut Cove ospita una minuscola comunità, poche decine di persone quasi tutti artisti, in una città che si raggiunge solo via acqua. Non ci sono strade, il luogo è famoso per le escursioni a piedi, perché offre il doppio vantaggio della vista sull’oceano e sulle montagne innevate dell’Alaska. Apparentemente inospitale, si tratta di una delle città meglio attrezzate per il turismo, ricettiva in ogni stagione.

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# Fire Island, New York

Fire Island, credits: Pexels-Pixabay

Nella costa Est degli Stati Uniti si può invece visitare Fire Island, uno dei rarissimi luoghi completamente car-free di tutto il continente americano. Si gira a piedi o in bicicletta, si può godere dell’oceano e dei circa 40 km di costa, oppure fare sport in spiaggia o rinfrescarsi nella foresta.

# Cumbrecita, Argentina

Cumbrecita, credits: yamilap via Pixabay

Cumbrecita è nota come la città tedesca più piccola dell’Argentina. Si trova nella regione di Cordoba ed è un villaggio il cui paesaggio è arredato da deliziose casette in stile bavarese.
Non ci sono strade asfaltate a Cumbrecita, ci si muove a cavallo o a piedi.

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# Gent, Belgio

Ghent, credits: armennano via Pixabay

Nella capitale delle Fiandre, la scelta di far diventare pedonale il centro storico, sembra aver catapultato la città in un’epoca storica differente. Dall’era delle carrozze a cavallo a quella della mobilità dolce, non ci sono più i segni delle strade automobilistiche, ma solo infrastrutture ciclabili. Gent viene spesso presa a modello da altre città, potrebbe addirittura essere un riferimento per Milano, se si riaprissero i Navigli.

# Giethoorn, Paesi Bassi

Giethoorn, credits: jianwei0727 via Pixabay

Canali navigabili, 170 romantici ponti di legno, case in stile coloniale addobbate con i fiori olandesi, Giethoorn è la famosa “Venezia olandese” per eccellenza. Non molto distante da Amsterdaam, a Giethoorn non esistono strade. Il veicolo per la mobilità personale è la bicicletta, quello familiare è la barca.

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# Dubrovnik, Croazia

Dubrovnik, credits: Rachel Claire da Pexels

Dubrovnik è la città più a Sud delle coste croate ed è conosciuta come la “Perla dell’Adriatico”. La città vecchia, all’interno delle mura antiche, è bandita alle auto e a tutti i veicoli a motore per scelta. Si tratta di un patrimonio dell’UNESCO che racchiude storia ad ogni angolo, con le impronte delle popolazioni che hanno lasciato nel tempo. Si possono trovare chiese gotiche, rinascimentali e barocche.

# Hydra, Grecia

Hydra, credits: kelly8843496 via Pixabay

Isola greca del golfo di Soronico, forse la più famosa, a Hydra non sono ammessi veicoli a motore fuori dalle acque del mare.
Si può girare solo a piedi o a dorso d’asino, oltre che circumnavigare coi taxi marittimi. Il paesaggio è il classico ambiente greco, con casette bianche e blu e l’affaccio dei vicoli sul mare, offre sempre una vista mozzafiato.

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# Isola di Sark, Francia

Isola di Sark, credits: falco via Pixabay

La piccola isola francese della Manica, è nota anche come osservatorio turistico per i cieli stellati, dato che è priva di illuminazione artificiale. Le auto sono bandite per scelta e tutta la mobilità è quasi esclusivamente elettrica o a traino.
Trainati dai cavalli ci sono i carri, le bici e i mezzi per i disabili sono elettrici.
Gli unici motori ammessi sulla terra sono i trattori, che trainano anche l’ambulanza.

# Venezia

Venezia, credits: BMeyendriesch via Pixabay

Poteva mancare Venezia? La meravigliosa città costruita sulla laguna adriatica, forse la più famosa città del mondo senza automobili.
I sestieri lagunari contano 177 canali navigabili e oltre 400 ponti, da attraversare rigorosamente a piedi (una volta in carrozza). Il fascino e il mistero di Venezia hanno incantato chiunque l’abbia visitata, e scatenato la fantasia di chi ancora non ha avuto il piacere di vederla.

Le città di oggi sono un po’ come Gent, un ibrido che sta cercando di adattarsi alla modernità delle auto, seppure con strade progettate in altre epoche.
Come saranno quelle del futuro?

Fonte: The Wom Travel

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LAURA LIONTI

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Terminata la COSTRUZIONE del GRATTACIELO più SOTTILE del MONDO

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Credits petermcleannyc IG - 111 West 57th Street

Si aggiunge un altro edificio iconico nello skyline della Grande Mela. Ecco i record che ha battuto.

Terminata la COSTRUZIONE del GRATTACIELO più SOTTILE del MONDO

# 111 West 57th Street è il nuovo “supertall” iconico nello skyline di New York

Credits arch.calderon IG – 111 West 57th Street

Nello skyline di New York si aggiunge un nuovo grattacielo iconico: è l’111 West 57th Street di SHoP Architects. Si trova in quella che è stata chiamata Billionaires’ Row nel centro di Manhattan, l’esclusiva strada con i nuovi “supertall” di lusso della metropolita americana. I lavori, partiti nel 2014 e interrotti nel 2017 a causa di problemi finanziari, sono terminati nei giorni scorsi con l’installazione degli ultimi elementi del rivestimento esterno.

Gli sviluppatori del progetto hanno annunciato che a breve dovrebbero iniziare a trasferirsi i primi residenti. Il titolare dello studio SHoP Architects, Greeg Pasquarelli si è detto entusiasta che il suo team abbia contribuito a realizzare qualcosa che non era mai stato fatto prima nella Grande Mela e “come newyorkesi, incredibilmente orgogliosi di aggiungere una nuova icona al nostro skyline.”

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# Tutti i numeri del nuovo grattacielo da record

Credits karenleegroup IG – 111 West 57th Street

Il nuovo grattacielo newyorkese può fregiarsi di diversi record. Con i suoi 435 metri d’altezza, una larghezza alla base di 24×18 metri e un rapporto altezza/larghezza di 24:1 è il più sottile al mondo. È inoltre il secondo più alto dell’emisfero occidentale e secondo lo studio di architettura SHoP, che l’ha progettato, è stato costruito con il calcestruzzo più resistente del mondo. La torre ospita una residenza per piano, più 14 nell’adiacente edificio Steinway, che porta il totale a 60. Una particolarità: la scanalatura sul lato sud aumenta progressivamente con l’altezza, dando l’idea che il grattacielo “scompaia nel cielo”

Leggi anche: I 7 GRATTACIELI più STRAORDINARI in costruzione nel 2022

Fonte: Dezeen

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FABIO MARCOMIN

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AGESANDRO DI RODI in Galleria Vittorio Emanuele II

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Nessuno scriverebbe un articolo su un poster di Monet o su una cartolina del Louvre che riproduce la Gioconda; quindi perché scrivere un articolo sulla riproduzione del Laocoonte comparsa qualche mese fa in vetrina da Moncler?
 

AGESANDRO DI RODI in Galleria Vittorio Emanuele II

# Un’opera più moderna di quanto sembri

credits: IG @francescacheccacci

Bene, partiamo dal presupposto che anche il gruppo scultoreo del Laocoonte e i suoi figli (sito nei Musei Vaticani) non è una scultura “originale”, ma una copia di un gruppo statuario bronzeo del II secolo avanti Cristo. Certo, una copia antichissima (tant’è che Plinio il vecchio racconta di averla vista nel palazzo di Tito, siamo dunque nel I secolo dopo Cristo), ma pur sempre una copia.

 
Il concetto stesso di opera originale è molto più moderno di quanto sembri. Se consideriamo per esempio le opere del Rinascimento, spesso le botteghe degli artisti più in voga producevano opere in maniera quasi seriale. È con la nascita di un mercato delle opere d’arte (le cui origini affondano nel collezionismo cinquecentesco), un mercato moderno con una serie di valori interni (quotazioni legate al nome dell’artista, allo stato di conservazione delle opere in relazione alla loro rarità, etc.) che il termine “originale”, nel mondo dell’arte, assume il significato contemporaneo. Cosa c’è quindi di originale, di notabile, di degno di considerazione nella riproduzione che possiamo osservare in Galleria Vittorio Emanuele II? La Storia di un ideale estetico che ha attraversato indenne oltre due millenni di civiltà. Un ideale artistico Greco che, parafrasando Orazio, “ha conquistato il conquistatore romano” di copia in copia; ha dato un impulso fondamentale al Rinascimento fino al Neoclassicismo giungendo indenne ai giorni nostri.

# Il volto di Laocoonte

credits: wikipedia

È dall’espressione di questo sacerdote teucro che Johann Joachim Winckelmann ha coniato quella che è la definizione più nota e rappresentativa di tutti i capolavori dell’arte greca: “nobile semplicità e quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione”.

 
credits: wikipedia

Laocoonte esce dalle mura di Troia e osserva, in testa alla folla, la flotta achea in fuga. Il nemico è scappato e ha lasciato un dono propiziatorio agli dei: un enorme cavallo di legno. Ma Laocoonte odia a tal punto il nemico da diffidare persino dei suoi doni (“pensate che mai un dono dei Danai manchi d’inganni? Così vi è noto Ulisse?” Virgilio – Eneide, libro II vv. 43-44) e scaglia la sua lancia contro il cavallo! E dal suono dell’impatto della lancia, capisce che il ventre è cavo: dentro si muove qualcosa. Inizia a sospettare e l’inganno del Cavallo di Troia è a rischio; prontamente, Atena, che in questa guerra patteggia per gli Achei, invia dal mare due mostri marini ad aggredire i figli di Laocoonte, Antifate e Timbreo. Il padre corre in soccorso della prole e muore orribilmente dilaniato insieme a essi…

 
Virgilio descrive le grida che Laocoonte rivolge alle stelle come horrendos. Eppure, se osserviamo il viso del sacerdote, esso non ci appare deformato da orribili grida di sofferenza; sembra piuttosto che sospiri. Il dolore che esprime Laocoonte non è tanto fisico (nonostante l’addome spasmodicamente contratto) quanto di carattere spirituale. È il dolore di un padre che osserva i figli lottare per sopravvivere e inevitabilmente soccombere insieme a lui; e si duole di questa condizione crudelmente innaturale (nell’ordine divino delle cose, sono i figli a seppellire i padri). Se lo scultore si fosse attenuto alla tradizione letteraria, il volto di Laocoonte sarebbe apparso orribilmente trasfigurato dal dolore ma, come dice Winckelmann, avrebbe peccato diparenthyrsus: un eccesso di pathos, di fuoco; una troppo “volgare” adesione alla realtà.

# Ritmo figurativo

credits: IG @blindbild.berlin

Osserviamo, per esempio, come braccio sinistro e coscia sinistra di Laocoonte, e gamba destra del figlio più giovane, traccino tre diagonali perfettamente parallele; e come la gamba destra del sacerdote, con la gamba sinistra del figlio più grande delineino una grande V, mentre tutt’intorno ai soggetti, le spire dei serpenti disegnano un morbido contrappunto di dolci curve. Tutto, in questo gruppo scultoreo, protende verso un ideale di grazia. Dice Goethe “che il gruppo del Laocoonte (…) è anche un modello di simmetria e di varietà, di quiete e di movimento, di contrasti e di gradazioni” di dolore fisico e di dolore spirituale; in poche parole quel ritmo figurativo tra tensione e rilassamento che dal chiasmo del doriforo arriva al David di Michelangelo. In virtù di una riproduzione di una realtà aggraziata, elegante e sensibile; in grado di scuotere l’anima e al tempo spesso di instillare riflessioni filosofiche: l’ideale estetico di cui parlavamo in apertura.

# Il gruppo del Laocoonte a Milano

credits: IG @poldipezzoli

Non tutti sanno che presso il museo Poldi Pezzoli è possibile osservare una raffinatissima riproduzione del XVIII secolo in porcellana, alta poche decine di centimetri.

 
Bibliografia:
  • Arte greca – Michael Siebler, Taschen 2007
  • Il bello nell’arte – Johann Joachim Winckelmann, SE 2008
  • “Laocoonte” e altri scritti sull’arte (1789-1808) – Johann Wolfgang Goethe, Salerno Editrice 1994

Continua la Lettura con: In mostra a PALAZZO REALE, una piccola guida alla pittura di TIZIANO 

MARCO LAGOSTENA

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La MACEDONIA: perché del NORD?

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credits: pexels

La triste eliminazione dell’Italia dagli imminenti mondiali di calcio in Qatar per i quali sono già stati sorteggiati i gironi ha portato alla ribalta per breve tempo la piccola nazione balcanica. Così qualcuno si è chiesto: come mai si chiama Macedonia del Nord?

La MACEDONIA: perché del NORD?

# L’ex repubblica yugoslava di Macedonia  

credits: unsplash

Il Paese ha per capitale Skopje ed è composto essenzialmente da due etnie, il cui gruppo principale (66% della popolazione) parla il macedone, una lingua slava del ceppo meridionale, mentre il secondo gruppo etnico (25%) è rappresentato dagli albanesi. Sin dal giorno dell’indipendenza, a seguito del crollo della Jugoslavia e della conseguente guerra civile nei Balcani, questo piccolo territorio senza sbocchi al mare è stato conosciuto tramite un nome provvisorio, con il quale aderì persino all’ONU nel 1993: Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia. Un caso quantomeno curioso, nonostante la separazione con Belgrado fosse stata assolutamente pacifica. Chi aveva dunque da ridire sul neonato stato europeo? Uno degli stati confinanti con la nuova repubblica: la Grecia.

# Il contenzioso con la Grecia 

Il governo greco sollevò due obiezioni che impedivano alla culla della democrazia il riconoscimento del nuovo stato:

La prima era sull’utilizzo del nome ‘Macedonia’, in virtù del fatto che il termine (ritenuto dalla Grecia parte esclusiva della propria storia e della propria eredità culturale) indicava anche l’odierna regione greca Macedonia, che pur non essendo un’entità riconosciuta dal centralismo ellenico corrisponde all’area attorno all’importante città di Salonicco.

La seconda era relativa alla bandiera originalmente adottata dalla Repubblica macedone, su cui campeggiava il Sole di Verghina, simbolo della dinastia di Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno. La Grecia rimproverava alla nuova Repubblica di essersi appropriata indebitamente di un simbolo dell’antico Stato di Macedonia, tanto che la bandiera non ufficiale della Macedonia greca è identica (solo con campo azzurro rispetto al campo rosso dell’originario vessillo macedone).

# Lenti passi avanti  

credits: unsplash

Il secondo punto fu risolto in tempi relativamente brevi, visto che il muro contro muro della Grecia impediva alla Macedonia di poter aderire alla NATO e di candidarsi ufficialmente per l’ingresso nell’Unione Europea, cosa che un piccolo stato di meno di due milioni di abitanti vedeva sicuramente come garanzia per un futuro migliore.

La nuova bandiera portò il sole giallo della libertà a estendere i suoi raggi sino ai margini, risultando assomigliare in parte alla bandiera navale giapponese (anche se qui il sole è centrato e non posto sulla sinistra come nel vessillo nipponico). Ma non bastava, e per anni il lato peggiore della politica prevalse, a suon di dinieghi: venticinque anni di inutili congressi, voli di stato, meeting a porte chiuse senza sortire risultati.

# L’accordo di Prespa 

credits: unsplash

Fondamentalmente, la Grecia si opponeva a un qualsiasi stato macedone che non aggiungesse una qualifica geografica o comunque distintiva per la repubblica balcanica. La buona volontà di due leader che ragionavano più con la testa e meno secondo gli schemi prefissati della politica portò finalmente alla svolta: al lago di Prespa, nell’estate del 2018, i primi ministri Zaev (macedone) e Tsipras (greco) siglarono finalmente l’accordo che in poco tempo portò i due ex nemici a far decollare gli scambi commerciali lungo la loro frontiera. La prima condizione per la firma fu che la Macedonia avrebbe dovuto rinunciare a considerarsi lo stato discendente di Alessandro Magno: tutte le statue dedicate al vecchio condottiero che abbellivano le piazze macedoni furono fatte sparire, e le strade rinominate.

La seconda fu, appunto, cambiare denominazione in Macedonia del Nord, nome con cui l’accordo fu già firmato. Un doppio voto sancì l’accordo, tramite referendum (in Macedonia) e tramite discussione al parlamento (in Grecia), in entrambi i casi a fatica, perché la gente comune non è mai in grado di guardare avanti come riesce a pochi leader illuminati.

# Quali erano le alternative 

credits: pexels

Dunque, alla fine, fu scelto l’appellativo di Macedonia del Nord, come a distinguere la nuova entità dalla Macedonia del Sud (greca). Un’alternativa simile, rigettata, era quella che avrebbe rinominato il paese in Macedonia superiore. Le proposte in totale erano sei. C’era Vardar Macedonia, per un vecchio regno dei tempi che furono (ancora oggi una squadra di calcio di Skopje porta quel nome). C’era altresì l’improponibile Ilinden Macedonia, in onore della località dove partì una rivolta contro il giogo ottomano. E il classico Macedonia-Skopje, come se i toponimi africani di Guinea e Congo potessero fare giurisprudenza, aggiungendo il nome della capitale a quello dello stato.

Eppure, forse forse, l’ultima proposta “Nuova Macedonia” sarebbe stata meglio, come concept, dissipando del tutto anche la discendenza con Alessandro Magno e quel regno del passato che giunse nel suo periodo di massima espansione a lambire persino l’India.

Continua la lettura con:Torna l’INTERRAIL per viaggiare in Europa: per i giovani è GRATIS

LORENZO ZUCCHI

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GANZO: come si dice a Milano?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Il primo BORGO RESIDENZIALE di Milano: come sarà FORREST in TOWN

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Credits forrestintown.it - Interno corte

Proseguono i lavori per Forrest in Town, il primo borgo residenziale milanese. Ecco lo stato di avanzamento e come sarà il progetto quando sarà ultimato.

FORREST in TOWN: il primo BORGO RESIDENZIALE di Milano

# Il primo borgo residenziale di Milano che punta su sostenibilità e socialità

credit: forrestintown.it

Su iniziativa del Gruppo Building sta nascendo un progetto che intende trasformare l’ex fabbrica Galbani nel primo borgo residenziale milanese all’insegna della sostenibilità, del relax ma soprattutto della socialità: Forrest in Town. La firma è di uno degli architetti milanesi più famosi, Daniele Fiori, che ha voluto aggiungere design e tecnologia all’ambiente tradizionale delle case di ringhiera.

Credits forrestintown.it – Ingresso complesso residenziale

Anche la posizione è simbolica, si trova infatti situato in una delle zone milanesi più rivalutate negli ultimi anni: il Naviglio Grande, tra via Biella, Via Simone Martini e Via Bonaventura Zumbini a pochi passi dal nuovo business district The Sign. Le nuove residenze parteciperanno alla progressiva riqualificazione di Milano che è ancora oggi prosegue tenacemente.

Leggi anche: THE SIGN: il nuovo polo sui NAVIGLI che rivoluziona lo SKYLINE di Milano

# Un corte di design che coniuga tradizione e innovazione

Il design è quello che contraddistingue gli interni degli appartamenti e i giardini interni. La caratteristica principale di questa corte moderna è proprio il contrasto tra tradizione e innovazione, che poi a pensarci bene è il filo rosso che unisce ogni angolo della città di Milano. Gli interni delle residenze sono state pensate per rappresentare l’aspetto moderno e tecnologico restando fedeli ad un unico presupposto: la cura. L’attenzione ai dettagli è ciò a cui il progetto punta e può essere uno spunto per il resto della città: perché non prestare attenzione anche alle piccole cose?

# Un’oasi di relax di 5.500 mq a stretto contatto con la natura

credit: forrestintown.it

Un altro aspetto centrale del progetto è il contatto con la natura e con sé stessi, e infatti il cuore pulsante della corte sarà proprio il giardino: un’area di 5.500 mq per risvegliare la socializzazione, trascorrere tempo insieme ma soprattutto per non perdere quell’innato bisogno di natura che spesso chi vive in città chiude in un cassetto. Tutto il complesso residenziale sarà realizzato seguendo i criteri della bioedilizia e del contenimento energetico. Tutte le aree verdi verranno innaffiate grazie al reimpiego delle acque di pozzo e anche l’inquinamento sonoro sarà ridotto al minimo e contenuto all’interno dei locali tecnici interrati. Qual è l’obiettivo di vivere in un’oasi piena di natura e socialità? Sicuramente il benessere personale. Il relax qui sarà a portata di condomino, infatti al di sotto del giardino si troveranno una SPA e una palestra che sulla torta di questo spettacolare borgo, rappresentano la ciliegina.

# I lavori dovrebbero terminare entro la metà del 2023

Il cantieri per la costruzione del complesso residenziale di 10.000 mq procedono secondo il cronoprogramma iniziale. Una parte vede già alzarsi i primi piani fuori terra, un’altra porzione si trova a livello del piano seminterrato dove troveranno posto garage e cantine. La conclusione dei lavori è prevista attorno alla metà del 2023.

 

Fonte: Forrest in town

Continua la lettura con: Un NUOVO GRATTACIELO per gli uffici di REGIONE LOMBARDIA?

FABIO MARCOMIN

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Alessandro PACIELLO: “la mia Milano sarà CITTÀ STATO”

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Alessandro Paciello

Alessandro Paciello. Imprenditore, Presidente Fondatore di Aida Partners e socio promotore di Symbola Fondazione per le qualità italiane. L’ultima sua iniziativa è Innovazione Circolare. Pugliese, innamorato di Milano.

Alessandro PACIELLO: “la mia Milano sarà CITTÀ STATO”

Alessandro Paciello

La cosa che ami di più di Milano?

La vita socio-culturale, il senso di appartenenza a una città come succede in poche altre metropoli del mondo. La convivialità che si oppone nella realtà a una vetusta visione della Milano chiusa, grigia, musona e oligarchica.

Quella che invece ti piace di meno?

Quello che si vive da due anni a questa parte, cioè esattamente l’opposto di ciò che mi piace: una Milano disumanizzata, divisiva, che non ha più “il cuore in mano”.

Il tuo locale preferito?

Woodstock sui Navigli. Ristorante Sadler.

Credits: @woodstockmilano
woodstock milano

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Passeggiare sui Navigli e in Centro. Guardare la Milano operosa e multietnica. Andare alla Libreria Esoterica e passarci dentro ore.

Credits: @ksenia.merenkova IG

La canzone su Milano a cui sei più legato?

“El portava i scarp del tennis”, di Enzo Jannacci, un pugliese integrato e grato a Milano, come me.


Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Il Lago di Segrino. L’Abbazia di Chiaravalle.

credits: @visit_milano IG

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Gli anni della adolescenza, della contestazione politica studentesca, dei dibattiti notturni davanti alle birre. Insomma, gli “anni ‘70”!

Credits: Yari Davoglio – Bivio anni ’60

 La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

Non usavo molto il metro, perché provenivo dalla zona Sud di Milano, ai miei tempi poco coperta dalla metropolitana. Ti potrei dire il Tram numero 15, però, con tutte le sue fermate, dal Gratosoglio a Via Torino. Affezionato “su tutta la linea”!

 La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Farei prima a dire le cose “non curiose” che ho visto a Milano. Sono, anche per deformazione professionale, un cultore dei “segnali deboli”. Se Milano la sai guardare, nei suoi flussi, nei suoi tempi e nelle sue genti ne trai moltissimi stimoli e aneddoti che poi ti servono in senso evolutivo, sia umano che spirituale, e sono “globali”, perché da Milano passa il mondo.

 Il quartiere che ami di più?

Il quartiere Ticinese. Ci sono cresciuto per frequentazione, più che per abitazione. Ci ritrovo, da sempre, la Milano più tipica, più vera. Ancora oggi!

Credits: @lino.grillo
Porta Ticinese

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Di farci riprendere al più presto la vita di comunità che avevamo prima della pandemia. Oggi Milano non è più Milano. Stiamo morendo dentro per non morire – forse – fuori. Non ne vale la pena, a mio parere!

credits: milanoperibambini

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Sono favorevole. Anche come esempio virtuoso da imitare da parte di altre città e territori. Milano era diventato un modello internazionale. Speriamo torni a esserlo. L’autonomia potrebbe rappresentare un vantaggio sia per la città, ma anche per altre realtà italiane.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

A Milano…

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Pianterei alberi ogni dove!

Credits: @marco.9lli
BAM

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che diventi una “Città Stato”, ma non per un ego da residente, quanto per un altruismo da esportatore di modello virtuoso.

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🔴 La METRO di Milano PUNTA a PARIGI

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Credits SofiLayla-pixabay - Metro Parigi

Atm vuole mettere a frutto l’esperienza consolidata nella gestione della metropolitana di Copenaghen. Ecco l’offerta presentata dall’azienda di trasporti milanese per espandersi ancora di più in Europa.

🔴 La METRO di Milano PUNTA a PARIGI

# Atm in gara per la gestione della 16 e della 17, due nuove linee automatiche del Grand Paris Express 

Credits: wikipedia.org – Grand Paris Express

Milan l’è un gran Milan, l’assonanza della lingua meneghina con il francese è ben nota. Forse è per questo che i vertici Atm spingono per andare all’ombra della torre Eiffel a gestire non una, ma ben due nuove linee automatiche parigine. L’ex municipalizzata ha infatti presentato nelle scorse settimane l’offerta per la gestione delle linee 16 e 17, del Grand Paris Express. Attualmente questo è il più ampio progetto di costruzione di una nuova rete metropolitana in corso in Europa: comprende quattro linee totalmente driverless, la cui realizzazione è in fase di conclusione ed ha l’obiettivo di ridisegnare la mobilità nella periferia di Parigi.

Credits ufficio stampa Atm – Centrale operativa e di controllo M5 

La società di Foro Buonaparte per cercare di farsi spazio nel difficile mercato parigino si copre le spalle e si allea con Egis, gruppo francese riconosciuto a livello internazionale che opera nei settori dell’ingegneria delle infrastrutture, della pianificazione e della manutenzione ferroviaria. 

Leggi anche: ATM va all’ESTERO: dopo Copenaghen punta su Spagna, Francia e Medio Oriente

# La campagna francese di Atm (dopo quella vittoriosa in Danimarca)  

Credits ufficio stampa Atm – Metro Copenaghen gestita dal 2008 da Atm

Da un po’ di tempo la cerchia dei navigli inizia a stare stretta all’Azienda dei trasporti pubblici di Milano. Sia perché alla sua veneranda età (l’anno scorso ha festeggiato 90 anni) si sente abbastanza grande per cercare fortuna lontana da Palazzo Marino, sia perché il covid ha messo a dura prova la tenuta economica del suo operato, con bilanci non più in pareggio da un paio d’anni e prospettive nel breve periodo di contrazione della mobilità causa crisi energetica e smart work. La partecipazione a questa gara rappresenta per questo un’importante tappa del piano strategico per il rilancio e l’espansione geografica di Atm, che punta a consolidare il proprio ruolo di top player anche nello scenario europeo. 

L’azienda non è nuova a (fortunate) sortite oltralpe. Ha infatti già maturato negli anni un’esperienza consolidata in Danimarca, dove dal 2008 gestisce le linee metropolitane driverless di Copenaghen, le linee 1, 2, 3 e 4 del Cityring, in servizio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e 365 giorni all’anno.

La presenza di Atm è così consolidata nel paese della sirenetta da farla diventare uno dei primi operatori di trasporto pubblico in Danimarca, insieme ad Hitachi Rail STS (ex Ansaldo STS) tramite la società Metro Service A/S. In questi anni sono stati numerosi i riconoscimenti internazionali ottenuti per l’eccellenza del servizio, con un indice di soddisfazione da parte della clientela superiore al 90%. A Copenaghen Metro Service A/S trasporta ogni anno circa 70 milioni di passeggeri per 15 milioni di km, con l’obiettivo di raddoppiare con il prossimo completamento del Cityringen. 

Leggi anche: A Copenaghen la METRO è GESTITA dall’ATM di Milano

Continua la lettura con: Fine emergenza: sui MEZZI CAPIENZA al 100% e BASTA GREEN PASS 

LEONARDO MENEGHINO

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La gallina che giudica il contadino

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Il concetto di umiltà viene da humus che per i latini era il terreno attorno a un albero. Intendevano così che la persona umile è quella che si occupa unicamente della realtà che conosce e che riesce a gestire in prima persona.

Ognuno di noi ha intorno a sé il suo humus che è dato dalla conoscenza, dalle capacità e dall’esperienza diretta. Quello che si riesce a coltivare e a far crescere rappresenta la propria realtà, come un’estensione della propria personalità. Tutto ciò che è al di fuori è ancora ignoto, anche se sembra di poterlo conoscere attraverso l’esperienza degli altri o la propria immaginazione ma è comunque una realtà ancora fuori portata, di cui possiamo cogliere solo degli aspetti marginali o illusori finché non arriviamo a sperimentarla direttamente.

Protagora definiva questo meccanismo con il principio che l’uomo è misura di tutte le cose. Questo significa da un lato che ogni persona è in grado di trasmettere in modo autentico e credibile solo la sua realtà. Allo stesso modo può percepire unicamente il livello di realtà che ha vissuto. Un po’ come una gallina non è in grado di percepire la totalità dell’essere umano o un bicchiere piccolo non riesce a contenere tutta la quantità di liquido di un bicchiere più grande.

Sotto questi aspetti la nostra è un’epoca segnata dal contrario dell’umiltà, ma da ciò che gli antichi definivano hybris, la superbia, il porsi al di sopra della vita, di chi giudica e pretende di gestire livelli di realtà che non gli appartengono.

Nel mondo dell’informazione globalizzata tutti si credono capaci di comprendere qualsiasi argomento semplicemente perché credono di esserne a conoscenza, mentre in realtà sono spesso solo dei ripetitori di idee e messaggi elaborati da altri. In generale persone che non hanno la capacità di comprendere realtà e personaggi lontani da loro, pensano di giudicarli quando invece il loro giudizio esprime solo una proiezione della loro realtà interiore e spesso incompiuta.

Forse chi sente la responsabilità dell’informare gli altri dovrebbe rappresentare solo ciò che è all’altezza della sua vita sperimentata. E chi vuole informarsi in modo autentico dovrebbe scegliere chi informa sulla base della corrispondenza tra ciò che dice con quello che ha dimostrato di fare.

Continua la lettura con: Tutti i pensieri del giorno 

MILANO CITTA’ STATO 

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🔴 BOOM dei PREZZI delle CASE nell’HINTERLAND di Milano: a quanto è arrivato il mq e qual è il paese più caro?

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Credits castellarinaria IG - San Donato Milanese, Villaggio Eni

Dopo la frenata dovuta dalla pandemia i prezzi delle abitazioni tornano a salire anche nell’hinterland di Milano. Ecco quanto costa vivere fuori città e dove si spende di più.

🔴 BOOM dei PREZZI delle CASE nell’HINTERLAND di Milano: a quanto è arrivato il mq e qual è il paese più caro?

# I prezzi medi nell’hinterland sono saliti a 2.750 euro al mq

Credits: Andrea Cherchi

I prezzi delle abitazioni nell’hinterland di Milano hanno ripreso a crescere, dopo lo stop conseguente alla pandemia. Secondo l’ultima rilevazione della commissione immobili della Camera di commercio di Milano la quotazione media al mq di un appartamento arriva 2.750 euro al mq. Il 50% dei comuni della Città Metropolitana ha un prezzo medio compreso tra 2.450 euro e 3.100 al mq e la maggioranza degli immobili in vendita si concentra in queste località: Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni, Segrate, Legnano, Pioltello, Assago, Abbiategrasso, Rho. 

# San Donato Milanese è il comune più caro con quotazioni fino a 3.850 al mq. Il più conveniente? Turbigo

Credits castellarinaria IG – San Donato Milanese, Villaggio Eni

I prezzi più alti si registrano nel comune di San Donato Milanese, dove per un appartamento nuovo in centro si spende fino a 3.850 euro al mq. A seguire con 3.800 euro al mq troviamo Cernusco sul Naviglio, poi Arese con 3.600 euro, Cusano Milanino con 3.550 euro, Sesto San Giovanni con 3.250 euro. Il comune più conveniente dove vivere è Turbigo dove le quotazioni immobiliari si fermano a 850 euro al mq.

Fonti: Il Giorno, mercatommobiliare.info

Continua la lettura con: MATTONI D’ORO: qual è il PREZZO al MQ di una CASA a Milano? E il QUARTIERE che si è APPREZZATO di PIÙ?

FABIO MARCOMIN

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La nuova MICRONAZIONE creata da un gruppo di ragazzi

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credits: IG @nawaiwaqt

Mollare tutto e scappare su un’isola deserta, chi non l’ha mai desiderato mente. Tutti almeno una volta abbiamo puntato il dito a caso sul mappamondo e abbiamo fantasticato su come sarebbe partire e iniziare a vivere sul primo pezzo di terra in mezzo all’oceano. Ma si sa, nella vita di tutti i giorni, tra il dire e il fare c’è, per l’appunto, un intero mare. Eppure, c’è chi non si è accontentato di sognare e oltre a comprare un’isola ci ha fondato addirittura una nazione.

La nuova MICRONAZIONE creata da un gruppo di ragazzi

# Comprare un’isola potrebbe costare meno di un monolocale a Milano

isola Belize

Per chi conosce il mito dell’Isola delle Rose questa storia potrebbe ricordargli il sogno di quell’ingegnere bolognese che costruì un’isola artificiale e la trasformò in uno stato indipendente al lato delle acque territoriali italiane. Un sogno durato solo 55 giorni, ma non è così per Gareth Johnson e Marshall Mayer che, dopo aver fondato il progetto “Let’s buy an island” nel 2018, si sono accaparrati un’isola del Belize.

L’idea nasce da un viaggio in cui i due giovani si sono conosciuti. Entrambi appassionati di turismo, hanno iniziato a confrontarsi sul tema domandandosi quanto potesse costare acquistare un’isola. Approfondendo l’argomento, si sono resi conto che non sarebbe un sogno utopico e che effettivamente esistono parti del mondo in cui comprare un’isola è più che fattibile.

# Il nuovo principato di Islanda ai Caraibi

credits: IG @caneby

È così che, da semplici elucubrazioni, i due giovani passano all’azione danno vita ad una campagna di raccolta fondi riuscendo a racimolare ben 300.000 euro. Una cifra che a Milano permetterebbe, forse, di comprare un monolocale, mentre per soli 165.000 euro (escluse tasse) Gareth e Marshall sono riusciti a comprare Coffee Caye, un’isola caraibica a 15 chilometri dalla costa del Belize con una superficie di 40,469 chilometri quadrati. Una vera e propria oasi tropicale resa indipendente dal Regno Unito nel 1981 e che i due ragazzi hanno ribattezzato “Principato di Islanda” in onore del proprio Paese.

# Da un sogno a una vera e propria micronazione

credits: IG @nawaiwaqt

Un sogno divenuto realtà grazie al contributo di più di cento persone di categorie diverse e di 25 diversi stati che hanno creduto nel progetto. Grazie al crowdfunding sono riusciti a creare una vera e propria micronazione con l’idea di favorire il turismo della zona. Anche se ancora non è stata ufficialmente riconosciuta, l’isola possiede un proprio governo, una bandiera e addirittura un inno nazionale.

Che dire, Gareth e Marshall hanno sicuramente tutte le carte in regola per il successo, ora spetta a loro trasformare nella perfetta destinazione turistica questa nuova micronazione dispersa nell’oceano.

Continua la Lettura con: Come si diventa RE di un’ISOLA del REGNO UNITO

SARA FERRI

Copyright milanocittastato.it

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Via libera per il “BOSCO della MUSICA”: sarà il primo campus aperto in Italia

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Credits: milano.corriere.it

Oltre all’amato bosco verticale ora Milano ospiterà un nuovo bosco sui generis dedicato alla musica. A Rogoredo arriva il via libera per costruire la nuova sede del conservatorio Giuseppe Verdi, il primo campus aperto in Italia dove gli spazi avranno anche funzioni pubbliche. Un nuovo tassello per la rigenerazione urbana di una Milano policentrica.

Via libera per il “BOSCO della MUSICA”: sarà il primo campus aperto in Italia

# Finalmente il via libera per una riqualificazione a suon di musica

Credits: Ubanfile – Masterplan Bosco della Musica

Il progetto per il nuovo polo del conservatorio a Rogoredo venne presentato ancora nel 2019. Pensato per realizzarsi nei lotti rimasti liberi dopo le demolizioni della Montecatini-Montedison in via Monte Penice al lato degli studi di Sky, questa iniziativa era un primo passo per rinnovare il quartiere di Santa Giulia attraverso la cultura.

Una riqualificazione per lo sviluppo di questa zona che finalmente ha avuto il via libera. Da poco, infatti, sono state approvate dalla giunta le linee di indirizzo per la sottoscrizione di un atto essenziale al prosieguo del procedimento: il Protocollo di intesa tra Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Ministero dell’Università e della Ricerca, Regione Lombardia, Conservatorio e Comune di Milano. È così che a Rogoredo arriva il “Bosco della Musica”: il nuovo campus del Conservatorio Giuseppe Verdi.

# Cresce la Milano policentrica

Credits: 7giorni.info – Area di realizzazione del campus

Ed ora che le formalità sono state compiute si pensa alla creazione di questa nuova struttura polifunzionale dedicata alla musica. L’area che lo ospiterà, oggi di proprietà comunale, ha una superficie di oltre 13mila mq, e verrà concessa in diritto di superficie gratuito per 90 anni al Conservatorio. Aule, laboratori, auditorium, alloggi e aree di ristoro; nessuno manca all’appello per una struttura che, oltre ad essere funzionale per le attività degli studenti, porterà a compimento la riqualificazione urbana dell’intera area.

Dalle eccellenze della sua storia cresce la Milano policentrica – interviene l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi – Come in altri quartieri della città, ad esempio Rubattino e Porta Vittoria, è obiettivo di questa Amministrazione superare i confini tra centro e periferia, restituire valore e qualità urbana a contesti come quello di Rogoredo, rigenerare i luoghi con la vitalità dei giovani, come nel caso della nuova sede del Conservatorio, che attrae studenti da tutta Italia e dall’estero, che qui troveranno un moderno campus e camere dotate di tutti i servizi a prezzi accessibili”.

# Il primo campus aperto in Italia

Corte interna Campus della musica

Un progetto all’avanguardia che porta a Milano un altro primato: il Bosco della Musica sarà il primo campus aperto in Italia. Infatti, il disegno molto articolato prevede un parco con un complesso di funzioni pubbliche volte a coinvolgere non solo la comunità accademica, ma anche l’intera collettività. Come prima cosa verrà ristrutturata la Palazzina ex-Chimici che, con una superficie di circa 1.400 mq, verrà destinata allo svolgimento di attività didattiche dei corsi popular music (jazz, pop, rock), e al recupero a verde pubblico della parte dell’area oggi adibita a parcheggio.  Non solo, nell’aerea retrostante la Palazzina verrà realizzata un’arena all’aperto per spettacoli estivi mentre, per gli eventi interni sarà adibito un auditorium tecnologico da 400 posti e due sale prove, che verrà messo a disposizione anche dell’amministrazione e del municipio 4. Inoltre, l’accordo prevede anche la programmazione di spettacoli musicali gratuiti per la cittadinanza.

# A Milano si pensa in grande

Ma le proposte di intervento sono innumerevoli. Con uno sguardo lungimirante, verrà dato spazio anche alla musica elettronica e il sound design integrando aule e laboratori digitali ad hoc. Verranno progettati uno spazio di coworking attrezzato per fornire un’ulteriore formazione in campo imprenditoriale, fiscale e sui materiali sostenibili ai ragazzi che escono dalla Scuola civica di liuteria. E infine sono previsti nuovi corsi e laboratori, anche in collaborazione con realtà universitarie e istituzioni culturali e scientifiche milanesi.

Insomma, si progetta in grande e il costo complessivo previsto è di 47 milioni di euro. Questo sarà coperto dai due ministeri coinvolti: per 20 milioni dal Mims, per 15 milioni dal ministero dell’Università e dalla Regione i restanti 12 milioni. Un’impresa non da poco, ma sicuramente degna di una Milano policentrica e all’avanguardia pronta a riqualificare tutti i suoi quartieri.

Continua la Lettura con: Dal bosco della droga al BOSCO della MUSICA: il primo CAMPUS di un CONSERVATORIO ITALIANO

SARA FERRI

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Uno SHOOTING o un EVENTO SPETTACOLARE? Le LOCATION di Milano più INUSUALI e INTRIGANTI

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AtelierForte

Ambientazioni uniche e spettacolari dove realizzare un evento o uno shooting fuori dagli schemi.

Uno SHOOTING o un EVENTO SPETTACOLARE? Le LOCATION di Milano più INUSUALI e INTRIGANTI

#1 AtelierFORTE, un paesaggio ecogotico sulle rive del Lambro

Stoccolma, Milano
Stoccolma, Milano

Atelier Forte è un’ex fabbrica tessile di 5.000 mq situata in via Corelli 38, trasformata dal designer svedese-milanese Duilio Forte nella sua abitazione-studio. Un paesaggio ecogotico in città, dove vedere una palafitta con le sembianze di un gigantesco cavallo che si innalza in mezzo alla natura e costruzioni goticheggianti e oniriche, oltre a oggetti incredibili e visionari che arredano gli ambienti interni. Luogo ideale per shooting ad alto impatto o per eventi con atmosfere alla Tim Burton. 

 

#2 Biblioteca braidense, un piccolo gioiello milanese

brera
Biblioteca Braidense – Via Brera, 28

Voluta dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria la Biblioteca Braidense ha sede nel palazzo di Brera, costruzione monumentale il cui nucleo originario ospitava l’ordine degli Umiliati. Un piccolo gioiello milanese con scaffalature in noce e radica risalenti al tardo Seicento, grandi volte affrescate e due grandi lampadari a goccia in cristallo di Boemia.
Per shooting o eventi ad alto tasso di aristocrazia

Leggi anche: I LOCALI di Milano dove succedono COSE STRANE

 

#3 Palestra Visconti, nei sotterranei del Circolo Arci Bellezza, scenografia del film Rocco e suoi fratelli di Luchino visconti

Credits sue_susannacisini IG – Palestra Visconti

Nel seminterrato del Circolo Arci Bellezza si trova una grande sala riadattata a spazio per eventi, spettacoli e presentazioni di libri e recuperata come memoria storica di Milano. Un tempo in questo locale c’era infatti la famosa Palestra di pugilato, La Lombarda, scenografia del film Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti e dalla quale sono usciti negli anni ’50 e ’60 un campione mondiale e due campioni europei.
Per shooting o eventi neorealisti.

 

#4 Bagni Misteriosi, la piscina più glamour di Milano

bagnimisteriosi - Teatro Parenti
bagnimisteriosi – Teatro Parenti

Fatta rinascere dal Teatro Parenti grazie alla sua fondazione e alle visioni di Andrée Ruth Shammah i “Bagni Misteriosi” sono la piscina più glamour di Milano. Strutturata con due piscine separate da un camminamento, dispone di una pedana di legno mobile utilizzabile come solarium di giorno e palcoscenico per eventi la sera. Al centro della vasca più piccola c’è la statua liberty dei fenicotteri a dare un tocco ancora più scenografico alla location.
Per shooting ed eventi glamour chic.

Leggi anche: Le 7 più BELLE PISCINE all’APERTO di Milano

 

#5 Circolo Filologico, una delle meraviglie nascoste della città

Credits circolofilologicomilanese IG – Circolo filologico

La palazzina liberty dove ha sede il Circolo Filologico Milanese, l’associazione più antica di Milano, è una delle meraviglie nascoste della città. Situata in pieno centro anche se in una via defilata, a pochi passi dal Teatro alla Scala, splendido salone principale con pavimento in parquet illuminato da un lucernario a quattro pioventi con velario, circondato da un’ampia balconata con balaustra in ferro battuto.
Per shooting o eventi in spirito milanese DOC.

 

#6 Acquario Civico Milano, in un edificio liberty nel Parco Sempione

Credits lecannibaleclub IG – Acquario Civico Milano

L’Acquario Civico di Milano, il terzo più antico d’Europa, si trova in un palazzo liberty viennese accanto all’Arena Civica, nel Parco Sempione. Costruito come padiglione della storica EXPO di inizio Novecento, fu mantenuto e restaurato nel 2006, compresa la sua meravigliosa facciata con statue, mosaici e fontana. L’interno è strutturato ad anello con vasche che seguono il percorso dell’acqua dalle sorgenti alpine fino ai 30 metri di profondità marina. Nei suoi spazi si possono organizzare eventi in un’ambientazione fuori dal comune.
Per shooting ed eventi tra creature marine. 

 

#7 Spogliatoi della Piscina Romano, la più antica piscina scoperta di Milano

Credits cirorogliani IG – Spogliatoio Piscina Romano

Costruita nel 1929, la Piscina Romano ha l’imponente impronta architettonica dell’epoca ed è stata progettata dall’architetto Luigi Secchi. L’ingresso attuale, dopo l’alienazione dell’edifico centrale a servizio del comando di polizia locale di zona, si trova in una bassa palazzina realizzata nel 1934 in stile razionalista, a uso di spogliatoio a rotazione, con la facciata principale prospettante su via Ampère.
Per shooting o eventi ad alto tasso di fisicità. 

 

#8 Albergo Diurno di piazza Oberdan, in stile Art déco e Liberty

albergo diurno
Credits: fondoambiente.it

L’Albergo Diurno Venezia, realizzato nella zona tra Piazzale Venezia e piazza Oberdan, è una struttura sotterranea che, aperta negli anni ’20, fungeva da centro servizi per la cura della persona, come un parrucchiere e un piccolo centro termale, per i viaggiatori in arrivo a Milano. A questo si univano servizi quali agenzie di viaggio, i cambiavalute, come pure lavanderie e dattilografie. Progettato dall’ingegner Troiani e allestito dall’architetto Portaluppi presenta un colonnato e diversi ambienti in stile Art déco e Liberty.
Per shooting o eventi molto underground. 

Leggi anche: ALBERGO DIURNO Venezia: che ne sarà di questo luogo fiabesco?

 

#9 Ex deposito del verde dei Bastioni di Porta Venezia

Credits lume_occupato – Ex- deposito comunale Porta Venezia

Il magazzino di proprietà del Comune di Milano lungo i bastioni di Porta Venezia, a fianco dei binari del tram, è stato per lungo tempo adibito alla manutenzione dei vari parchi milanesi. Dopo esser stato al centro dell’iniziativa di “Porta Venezia In Design”, dal 2017 è occupato dal collettivo LUME che l’ha sistemato e trasformato in un luogo polifunzionale e sala concerti. 
Per shooting o eventi per romantici a Milano. 

 

#10 Osteria del Biliardo, un bar-osteria come una volta

Credits osteriadelbiliardo.it – Osteria del biliardo

L’Osteria del Biliardo nasce agli inizi del ‘900, nei locali della storica Cooperativa Sempre Uniti di Affori, per riunire i lavoratori dell’allora sobborgo milanese di Affori non ancora aggregato a Milano. Gli ammodernamenti non hanno intaccato l’anima del locale, che si presenta con un ingresso simile a quello di un bar, con il classico bancone, i tavoli da biliardo e una grande sala con tavoli in cui sedersi a mangiare cucina tradizionale.
Per shooting o eventi da commedie anni ottanta

 

#11 Circolo ex-combattenti e reduci di Porta Volta

Credits circolo-combattenti-e-reduci.business.site – Circolo ex combattenti

Il Circolo Combattenti e Reduci, o Circolino, è un luogo storico a Milano nei pressi dei bastioni di Porta Volta. Ospitato all’interno di un antico casello daziario con annessa terrazza esterna coperta da un suggestivo pergolato di glicine, accoglie spesso concerti di canzoni milanesi in un’atmosfera informale e d’altri tempi.
Per shooting o eventi da Milano di Gaber e Jannacci. 

 

#12 Circolo Canottieri Milano, in una stupenda palazzina Liberty sul Naviglio Grande

canottaggio a milano
Credits: canottierimilano.it – Circolo Canottieri

La Canottieri Milano, società sportiva fondata alla fine dell’800 e che ancora oggi continua a “sfornare” campioni in diverse discipline, si trova all’interno di una palazzina Liberty protetta dalle Belle Arti e affacciata sul Naviglio Grande. Per realizzare eventi, oltre allo spazio esterno di 500 mq, ci sono alcune sale e un ristorante.
Per shooting o eventi in spirito olimpico. 

 

Continua la lettura con: La STREET PARADE: le 20 vie più MILANESI

FABIO MARCOMIN

Copyright milanocittastato.it

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Ecco come sarà il nuovo STUDENTATO al POLITECNICO BOVISA

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Rendering, Via Durando Credits: Duepiedisbagliati

A pochi passi da MoLeCoLa, l’area intorno allo snodo ferroviario accoglie due edifici gemelli che diventeranno la sede di un nuovo studentato per il Polimi. Vediamo come stanno cambiando 45.000 m² in Bovisa.

Ecco come sarà il nuovo STUDENTATO al POLITECNICO BOVISA

# La ristrutturazione di un ex ecomostro

Rendering, vista dall’alto Credits: Duepiedisbagliati

La ristrutturazione di un ex ecomostro abbandonato da anni, situato tra Via Durando e Via Morghen, costituisce il punto di partenza per la realizzazione di uno studentato destinato a diventare il secondo più grande d’Italia.

Due edifici gemelli, chiamati CX Palace Milano Bovisa, forniranno alloggi per gli studenti del Politecnico: uno circa 948 stanze e l’altro poco più di 1.000, per un totale di 45.000 m² a disposizione.
Un mix tra affitti a prezzo calmierato e liberi sul mercato, sono l’emblema di una Milano che punta ad accogliere giovani studenti, per rinvigorire gli atenei meneghini e il tessuto sociale della città.

Leggi anche: La MILANO del FUTURO: i progetti degli STUDENTI

# Non solo dormitori

Rendering, Via Durando Credits: Duepiedisbagliati

I due studentati accoglieranno, in unità abitative ampie, rispettivamente 250 e 300 universitari. Il target di proposta si rivolge anche agli studenti stranieri, quelli che vengono a Milano in cerca del luogo ideale in cui esprimersi. Con un taglio moderno e di grande veduta, l’area non sarà focalizzata solo agli studi o ai dormitori.

Grande risalto verrà dato agli spazi comuni per il confronto e la socialità, così come al tempo libero: ci saranno cinema, sale yoga e spazi polivalenti. Un intero piano dell’edificio che affaccia su Via Andreoli, è ad esempio pensato per diventare un moderno retail, con bookshop, caffetteria e ristoranti.
Le rifiniture come le zone pedonali, i giardini pensili e le aree verdi, renderanno l’area di aspetto gradevole e pongono l’attenzione sul miglioramento della qualità della vita in generale.

Leggi anche:  Al via i LAVORI per il più GRANDE STUDENTATO di Milano: ecco come sarà

# La sfida green nel segno della cooperazione

Rendering, Via Andreoli Credits: Duepiedisbagliati

Non può mancare la sfida alla sostenibilità ambientale e, infatti, il nuovo campus del Polimi punta alla certificazione LEED Gold,  Leadership in Energy and Environmental Design, che certifica l’edificio come un edificio green, sia per i materiali utilizzati che per l’attenzione all’efficienza energetica.

A portare a termine questo affascinante progetto è una nutrita pattuglia di player. Il Polimi e il Comune per il lato istituzionale, FNM Nord proprietaria di alcuni terreni vicino allo snodo ferroviario di Milano-Bovisa, Hines e Blue Noble dal lato immobiliare e Antirion Sgr, che gestisce il fondo Student2 per l’aspetto finanziario.

# Una nuova cellula di Milano

Rendering, Retail Credits: Duepiedisbagliati

CX Palace viene innestato di prepotenza, come una nuova cellula impiantata nel tessuto della città, attualmente diviso in due dal passaggio della ferrovia.
Nella nuova zona lavoreranno e studieranno, convivendo insieme, migliaia di persone.
L’urbanizzazione riveste il ruolo di protagonista, perché dovrà inserire il campus e le attività accessorie per metterle anche al servizio del quartiere in cui sta nascendo.

Ecco che la nuova cellula si propone anche di interpretare l’ispirazione della MoLeCoLa, Mobility, Learning, Community e Lab, i fattori chiave con cui si intende rivitalizzare questa parte della Bovisa, includendo sempre meglio i Dipartimenti di Ingegneria e Design del Politecnico.

Il cantiere del primo edificio è già attivo, la fine dei lavori è prevista per il 2025. E chissà quali altri progetti ha in serbo Milano

Fonte: Blog UrbanFile

Continua la lettura con: Una MoLeCoLa per Milano: le 4 TRASFORMAZIONI che rilanceranno il QUARTIERE BOVISA

LAURA LIONTI

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A Milano cos’è il DISAGIO?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Francesca COLOMBO: “la mia Milano avrà più CULTURA DIFFUSA e CONTEMPORANEA”

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Francesca Colombo

Laureata in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano e diplomata in Pianoforte al Conservatorio di Musica G. Verdi, Francesca Colombo ha sempre lavorato come manager culturale. Ha ricoperto il ruolo di Direttore Generale della Fondazione MAST (Bologna), co-fondatore e Segretario Generale di MITO, Direttore Artistico del Festival Stradivari (Cremona), Sovrintendete del Teatro dell’Opera di Firenze, responsabile del programma cultura di Milano Expo 2015, Responsabile delle coproduzioni artistiche del Teatro alla Scala. È stata nominata Young Global Leader ed Expert in Arts&Culture del World Economic Forum. Siede nel CdA di prestigiose istituzioni culturali-sociali-educative (Pinacoteca di Brera, Fondazione Milano per la Scala, Comitato fundraising San Patrignano, Palazzo Reale di Genova, advisory board degli Young global leader del World Economic Forum…) e tiene lezioni in numerose università italiane. Dal 2018 è Direttore Generale Culturale del parco pubblico BAM-Biblioteca degli Alberi Milano.

Francesca COLOMBO: “la mia Milano avrà più CULTURA DIFFUSA e CONTEMPORANEA”

Francesca Colombo

La cosa che ami di più di Milano?

I suoi teatri e i suoi cortili, la Scala e il Piccolo Teatro Studio.

Quella che invece ti piace di meno?

La poca valorizzazione dei Navigli.

Credits Andrea Cherchi – Vicolo dei Lavandai, Navigli

Il tuo locale preferito?

Il vecchio Marchesi di corso Magenta.

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Correre con il cane al parco Monte Stella.

luciano perciaccante (c)
luciano perciaccante (c)

La canzone su Milano a cui sei più legata?

Luci a San Siro nella versione di Roberto Vecchioni con Mina e la bellezza della parte musicale.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

In bici lungo la Martesana per arrivare al “mio” lago di Lecco, il Lario.

Credits: @nonseifigo
Naviglio Martesana

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Una cena indimenticabile con Giorgio Strehler dopo il Faust di Goethe al Teatro Studio quando ero un’adolescente.

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

San Babila: quando studiavo al Conservatorio, arrivando da Lecco, san Babila era per me la fermata terminale. Da lì un beve cammino, uno sguardo veloce alle vetrine di Fiorucci e ai paninari del Burghy, poi una deviazione verso via Vivaio per salutare i fenicotteri rosa e poi di corsa in aula al Conservatorio.

Credits: www.pinterest.it

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

I pennelli giganti all’Ansaldo per dipingere le tele delle scenografie della Scala.

Il quartiere che ami di più?

Sono i quartieri legati alle tappe della mia vita a Milano: prima il quartiere attorno al Conservatorio e alla Chiesa della Passione, via Donizzetti…oggi Pagano, piazza Tommaseo in primavera, le giganti ombre notturne della statua di Giuseppe Verdi in piazza Buonarroti.

Credits: @genedieve
Piazza Tommaseo

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)

Aiutare a sostenere, valorizzare e far emergere le tante piccole realtà culturali della città oltre ai giganti più istituzionali. Più cultura diffusa e contemporanea.

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Non sono ben informata, ma l’idea mi piace e poi penso che guardare le best practices internazionali possa sempre aiutare.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Nella natura…non so ancora se tra i monti o tra gli ulivi.

Credits : jacques perler- Olivi in Ticino

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Li spenderei per l’educazione musicale e artistica di tutti i bambini milanesi, con professori ed educatori capaci di accendere la fiamma che è in ciascuno di noi e che alimenta la ricerca costante del bello e dell’armonia.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Una Milano sempre più verde e più culturale, con maggior spirito “civil servant” dei cittadini e di give back delle aziende, con comunità partecipi alla vita della città.

Francesca Colombo

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il treno triste

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Locarno (Svizzera), 3 aprile 2022

Eliminando anche l’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici e dell’isolamento per i positivi dal primo aprile la Svizzera è definitivamente uscita dalla pandemia. Ora il Covid è considerato alla stregua di una normale malattia.

Ci siamo recati in visita in Svizzera per constatare in prima persona l’effetto della scomparsa delle restrizioni. Appena varcato il confine lo shock è stato devastante. CI siamo trovati a Locarno nel bel mezzo del Carnevale posticipato per recuperare quello perduto a causa della pandemia: cittadini festanti che hanno affollato la piazza centrale con personaggi multicolori in un’orgia di allegria collettiva.

Locarno (Svizzera), 3 aprile 2022

Locarno, celebre per il festival del cinema, si trova sulla parte svizzera del Lago Maggiore, a pochi chilometri dalla cittadina italiana di Luino, anch’essa sulle sponde del lago. Passandoci attraverso Luino pareva di una tristezza sconfinata con sparute persone impaurite che si salutavano a distanza toccandosi con i pugnetti, con vetrine di locali rivestite di norme su Green Pass, sanificazioni, mascherine e distanziamenti e frequentati più da zelanti controllori che da clienti. A confronto dell’Italia di oggi, perfino la Svizzera assomiglia a una festa caraibica. 

Il pensiero è andato alla scena iniziale di Sturdust Memories di Woody Allen, quando si trova su un treno frequentato da persone tristissime, brutte, qualcuno piange, mentre fuori dal finestrino vede sul treno fermo sul binario opposto impazzare una festa scatenata con gente felice, una donna bellissima gli manda pure un bacio.

Il protagonista notando con crescente angoscia dal finestrino la differenza tra la cupezza del suo treno e l’allegria dell’altro chiama il bigliettaio chiedendogli se può cambiare il treno ma è troppo tardi, entrambi i treni si mettono in moto avanzando paralleli ognuno con il suo opposto universo.
Più passa il tempo e più ci stiamo rendendo conto che siamo sul treno sbagliato, un treno su cui purtroppo regna solo una triste speranza.

Continua la lettura con: Tutti i pensieri del giorno 

MILANO CITTA’ STATO 

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La STREET PARADE: le 20 vie più MILANESI

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Ci sono vie “più milanesi” di altri? Lo abbiamo chiesto in un sondaggio sulla pagina Facebook. Vediamo quali sono state le risposte più votate.

La STREET PARADE: le 20 vie più MILANESI

#20 Via Gluck, dove c’era l’erba 

Credits Andrea Cherchi – Casa natale di Adriano Celentano Via Gluck

Si parte da via Gluck, a lato delle rilevato ferroviario della Stazione Centrale, che ha dato i natali di Adriano Celentano e dove per decenni ha avuto sede il piccolo gioiello del Museo del Manifesto Cinematografico.

#19 Corso Venezia, la strada regina

Credits Andrea Cherchi – Corso Venezia

Tutt’altro charme per Corso Venezia che congiunge piazza San Babila con porta Venezia ed è una delle vie più eleganti di Milano. Lungo il suo percorso si possono ammirare gli splendidi giardini Indro Montanelli, la Villa Reale e alcuni degli edifici in stile liberty più belli della città.

#18 Via Bagutta, l’anima del centro 

Credits martina300773 IG – Via Bagutta

Via Bagutta è una delle vie del centro storico di Milano che ha preservato il fascino di un tempo, stretta, con i sanpietrini e nascosta dal traffico della città.

#17 Via Orti, la strada delle trattorie e dei ristoranti tipici

Via Orti Milano

Via Orti è una delle strade più caratteristiche della città, in zona Porta Romana. Riqualificata da pochi mesi, qui si respirano le atmosfere delle vecchia Milano.

#16 Stretta Bagnera, il fascino del noir

Stretta Bagnera

La via più “terrificante” di Milano, famosa per il primo serial killer italiano che qui ha ucciso le sue vittime. Via Bagnera, a pochi passi da piazza del Duomo, se attraversata di sera fa scorrere qualche brivido lungo la schiena ma è capace come poche altre di far immergere il milanese nella storia della città.

#15 Via Torino, troppo bella per essere brutta, troppo brutta per essere bella 

Via Torino

Via Torino parte da piazza Duomo e porta direttamente nella piazza delle Colonne di San Lorenzo. La via dello shopping per tutte le tasche in centro città. Rappresenta Milano e le sue contraddizioni, chic ma commerciale, bella ma brutta. Oggi è il regno della street fashion. 

#14 Corso Vercelli, la via dello shopping

corso vercelli
Corso Vercelli

Corso Vercelli è stata la prima via dello shopping milanese, prima di essere “sostituita” da corso Buenos Aires. Elegante e raffinata, ancora oggi conserva la sua anima borghese che da sempre la contraddistingue.

#13 Corso Buenos Aires, la grande arteria commerciale

Corso Buenos Aires

Corso Buenos Aires è una delle via commerciali più lunghe al mondo. Da Porta Venezia a piazzale Loreto è un susseguirsi di negozi, di fascia medio-bassa, e da locali di nicchia introvabili in altri quartiere.

#12 Galleria Vittorio Emanuele, il salotto di Milano

Galleria Vittorio Emanuele II

La prima galleria commerciale coperta d’Italia nonché il salotto di Milano. La Galleria Vittorio Emanuele ospita al suo interno i negozi dei brand di lusso della moda internazionale e alcuni dei ristoranti e hotel più prestigiosi della città, oltre a essere impreziosita da mosaici, marmi e affreschi.

#11 Via Manzoni, la via della Scala

Via Manzoni

Via Manzoni segna il confine con il quartiere di Brera. Inizia da piazza della Scala, dove si trova il teatro lirico più famoso al mondo, oltre alla sede del comune e l’imbocco della Galleria, e prosegue fino agli archi di Porta Nuova. Parte del Quadrilatero della moda e tra le zone più lussuose di Milano.

#10 Corso Sempione, gli Champs Elysées di Milano

Credits: @signor_ingro – Corso Sempione

Corso Sempione è il viale alberato più famoso di Milano. Ricorda gli Champs Elysées, anche se più in grande, e giunti all’altezza dell’Arco della Pace è capace di regalare uno dei cannocchiali visivi più belli della città, con il Parco Sempione e il Castello Sforzesco sullo sfondo.

#9 Via Ortica, la galleria a cielo aperto

Murales al quartiere Ortica

Via Ortica è il cuore del quartiere a cui dà il nome. La sua caratteristica distintiva è il lungo murales che colora i palazzi e che insieme agli altri della zona contribuiscono a renderle l’Ortica il “borgo” dei murales di Milano.

#8 Corso Magenta, la via Unesco

Credits conpassigiapponesi IG – Corso Magenta

Corso Magenta conserva ancora la strada in pavè, il passaggio del tram e vi si affacciano alcuni dei luoghi imperdibili di Milano: la Basilica di Santa Maria delle Grazie con annesso refettorio che ospita l’affresco de “l’Ultima Cena” Patrimonio dell’Unesco e la vigna di Leonardo.

 

#7 Via Fiori Chiari, il simbolo di Brera

Via Fiori Chiari

La via dello shopping del quartiere bohémien di Milano. In via Fiori Chiari, in Brera, si trovano i negozi più particolari di Milano e si ha la percezione che il tempo sia rallentato rispetto al resto della città.

#6 Via Madonnina, la Milano di una volta

Credits antuz IG – Via Madonnina

Via Madonnina è la più silenziosa e nascosta del quartiere Brera. Prevalentemente residenziale, passeggiando tra le case si viene catapultati indietro nel tempo nella Milano di una volta.

#5 Via Montenapoleone, la strada del lusso

Via Montenapoleone

La via del lusso sfrenato di Milano, una delle cinque strade più care del mondo. Via Montenapoleone è meta per gli amanti dello shopping, soprattutto stranieri, e per lo struscio dei milanesi.

#4 Corso San Gottardo

Credits Andrea Cherchi – Corso San Gottardo

Corso San Gottardo era l’arteria principale di un borgo storico esterno alle mura spagnole. Si trovano ancora le caratteristiche case a corte che si trovano nell’area compresa tra il Corso e il Naviglio Pavese. La strada che finisce con il Ticinese rappresenta, pur con la sua grande storia, la Milano più giovane ed effervescente. 

#3 Via Brera, Milano nel cuore

Credits jpimento IG – Via Brera

Via Brera attraversa da nord a sud l’omonimo quartiere. Tra le più caratteristiche della città, sia per la presenza del palazzo della Pinacoteca di Brera, sia per alcuni storici locali che si affacciano su questa strada.

#2 Vicolo dei lavandai, l’angolo più iconico dei Navigli

Vicolo Lavandai – Alzaia Naviglio Grande 14

Vicolo dei Lavandai, lungo il Naviglio Grande, è uno degli angoli più suggestivi di Milano. In uso dall’Ottocento fino agli anni ’50 del Novecento per lavare indumenti e biancheria oggi è meta imprescindibile per chiunque si trovi in questa zona della città.

#1 Corso Garibaldi, dove si incontrano il passato e il futuro di Milano 

Corso Garibaldi

Corso Garibaldi è insieme a Corso Como la via della movida per eccellenza, dove si trovano molti dei locali più chic e ricercati di Milano. Nella strada si intravedono scorci della Milano di un tempo insieme a quelli della nuova Milano. 

Continua la lettura con: 10 POSTI di Milano dove NON SEMBRA di essere a Milano

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità

La casa FATTA DI CARTONE che dura 100 anni: sarà il futuro?

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Credits: @wikkelhouse IG

Ispirata dalle più recenti tecniche di creazione degli imballaggi, la casa di cartone si può trasportare dove si vuole, usufruendo di un secolo di garanzia. Diamo un’occhiata alla casa di cartone?

La casa FATTA DI CARTONE che dura 100 anni: sarà il futuro?

# L’ispirazione dall’industria dell’imballaggio

Credits: @wikkelhouse IG

Quando arriva il televisore nuovo in casa, oppure un nuovo accessorio ingombrante, di solito succede che qualcuno della famiglia trasforma l’imballo nella propria abitazione. I bambini fanno questa magia per gioco, i gatti un po’ più seriamente.
Alla Fiction Factory, brand olandese che ha inventato questo concept, devono aver preso esempio da questi due importanti affetti familiari e hanno creato la casa di cartone, che si monta in un giorno, ma è costruita così a regola d’arte, da meritare una garanzia che varia da 50 a 100 anni. Non sono molte le abitazioni che vengono costruite per durare un secolo. Wikkel House è tra queste.

Leggi anche: Il BORGO italiano dove comprare CASA costa come una CARAMELLA

# Cartone arrotolato su un telaio a forma di casa

Il “telaio a forma di casa” Credits: @wikkelhouse IG

Wikkel House sfrutta una recente tecnica dell’industria degli imballi, coniugata alla ricerca di soluzioni abitative. Alla base del telaio di questa abitazione, si applica la stessa tecnica con cui vengono preparati gli imballi dei pomodori. Il cartone per il trasporto a lunga percorrenza di questi delicati ortaggi, deve infatti durare nel tempo del viaggio, proteggere i pomodori dagli scossoni e risultare confortevole per non ammaccare il frutto.

Non che alla Fiction Factory siano convinti che gli umani siano pomodori ma, sfruttando questa tecnica, hanno realizzato la loro casetta incollando fibra proveniente da alberi scandinavi. La casa è realizzata avvolgendo questa fibra per 24 volte su un telaio a forma di casa, rifinita con strati impermeabilizzanti, listelli di legno e ampie vetrate.

Leggi anche: Le 10 MINICASE “Fai-da te più belle” del mondo (fotogallery)

# Modulare, senza fondamenta, pronta in un giorno

Credits: @wikkelhouse IG

La fibra di cartone viene arrotolata su un telaio rotante, che prepara parti di lunghezza standard, pari a 1,2 m. Wikkel House è disponibile infatti con realizzazione modulare: da un minimo di 3 parti a un massimo suggerito dalla fantasia.
Si può mettere in giardino, in spiaggia, nel capannone; ovunque, perché il peso complessivo di una casetta standard da qualche modulo è di appena 600 kg. Dato il peso, non ha bisogno di fondamenta. Ma non lasciamoci ingannare: la garanzia fornita dal costruttore per queste case, è un minimo di 50 anni fino a un massimo di 100.
I moduli sono proposti standard anche per le soluzioni: capsule per il bagno, per la camera e così via.
La versione minima, composta da tre moduli, si monta in appena un giorno e ha un prezzo campione di circa 25.000 Euro.

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# Economica ed ecologica

Credits: @wikkelhouse IG

L’impegno della startup olandese è sempre stato quello di poter dare una casa a tutti, in maniera efficiente ed economica.
La politica della società è quella di piantumare in maniera costante le foreste, in modo da poter garantire il ricambio per ogni albero utilizzato come materia prima. Inoltre, al momento, si impegnano a produrre non più di una dozzina di case arrotolate all’anno.

Il cartone così usato, offre un notevole isolamento termico rispetto all’esterno: servono meno energia e meno spreco per riscaldare l’ambiente domestico.
La colla utilizzata per assemblare gli stati è garantita super eco friendly.

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# Altro che gioco di fantasia

Coibentazione della Wikkelhouse Credits: @wikkelhouse IG

Non è un gioco, è una casa dalle caratteristiche molto serie, green a sufficienza per guadagnarsi spazio in futuro.
La Wikkel House è per ora disponibile nei mercati del Nord Europa: Olanda, Belgio, Francia del Nord, Danimarca e Lussemburgo.
Ma vale la pena di tenere monitorato questo tipo di mercato: appena approderà anche in Italia, si potrà osservarne gli sviluppi.
Mini fenomeno o flop? Al Nord Europa ci credono. A noi non resta che ingannare l’attesa guardando un video. Con la stufa in bella vista nella casa di cartone

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LAURA LIONTI

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La TOP 10 dei MECCANICI di MILANO

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I 10 migliori MECCANICI

In una città come Milano o si conosce un professionista di fiducia o risulta quasi più facile tirare a sorte da quante sono le possibilità di scelta. Ma se invece ci affidassimo ad un amico che di ricerche è un esperto? Pronta per l’evenienza, ecco una top list dei meccanici stellati di Milano secondo le recensioni Google.

La TOP 10 dei MECCANICI di MILANO

credits: pexels

#10 Autofficina Meccanica DMC

Stelle 4,7 (46 recensioni) Via Privata Giovanni Zambelli, 15, 20161 Milano MI 0266221686

“Ho fatto il tagliando del mio porsche cayenne, tutto perfetto, prezzi molto onesti il proprietario molto competente, cordiale e disponibile a spiegarti tutto sulla macchina con passione per il suo lavoro. Super consigliato. Ci ritornerò sicuramente!” Giuliano M.

#9 L&M CAR s.n.c. Officina Elettrauto Gommista

Stelle 4,8 (44 recensioni) Viale Liguria, 49, 20143 Milano MI 028321268

“Solo loro cliente da anni. Bravi, onesti, disponibili e molto alla mano. Fidelizzatissima. Consiglio vivamente” Elena B.

#8 Autofficina Cantoni Snc Di Guerra Franco E Izzo Mauro

Stelle 4,8 (48 recensioni) Via Ermenegildo Cantoni, 11, 20156 Milano MI 0233497242

“Ti sembra di entrare in un luogo senza tempo, i ragazzi si sbattono come pochi e la clientela affezionata lo dimostra, so che Malgioglio ripara l’auto qui. 10 stelle” Paolo C.

#7 Pit stop milano di Roberto Dinapoli

Stelle 4,8 (85 recensioni) Viale delle Rimembranze di Lambrate, 7, 20134 Milano MI 022151683

“Sempre super disponibili, onesti e pronti a darti il consiglio giusto. Merce rara a Milano.” Valentino G.

#6 Autofficina Malvestiti

Stelle 4,8 (126 recensioni) Via Bernardo Quaranta, 55, 20139 Milano MI 0257409362

“Officina “di una volta” con tanto di meccanico competente e onesto in un ambiente che “profuma di automobili”. Luciano è un ottimo meccanico, gentile e premuroso. Ho portato il mio Qubo a cambiare i freni e sono stato consigliato e servito in modo molto preciso e puntuale. Cercavo il classico “meccanico di fiducia” in zona e sono felice di averlo trovato. Consigliatissimo.” Simone M

#5 Bacchiglione Meccanica & Pneumatici

Stelle 4,8 (174 recensioni) Via Gardone, 22, 20139 Milano MI 3926950585

Quando trovi professionalità e civiltà non puoi che ottenere un ottimo servizio. Precisi e puntuali, oltre alla cordialità del personale. Hanno acquisito un nuovo cliente e mi sento di consigliarli anche ai miei conoscenti ed a voi.” Raffael C.

#4 Officina Auto Sport Car Milano

Stelle 4,8 (205 recensioni) Via Carlo D’Adda, 2, 20143 Milano MI 0289405637

“Questa volta è diverso …. dopo 8 mesi di problemi alla macchina mai risolti, interventi da parte del concessionario e vari meccanici, finalmente sono capitato in questa officina. Gentili, Professionali e competenti. Per farla breve, da quando l’ho portata da loro la macchina è perfetta! GRAZIE DI TUTTO Michele e Antonio!” Cristian T.

#3 Autofficina Elettrauto Fratelli Colella

Stelle 4,9 (166 recensioni) Viale Gian Galeazzo, 6, 20136 Milano MI 028395069

“PROFESSIONALI, PUNTUALI, CORDIALI, SIMPATICI, COMPETENTI e… chi più ne ha più ne metta. Dopo essermi da poco trasferito, stavo cercando una nuova officina nella zona per risolvere un problema alla mia vespa ormai anzianotta. Per caso o per fortuna, mi sono imbattuto in questa officina. A differenza di altre officine, nel giro di un giorno hanno risolto il problema con puntualità ed efficienza…” Alessandro S.

#2 9000 Giri

Stelle 4,9 (658 recensioni) Viale Piceno, 3, 20129 Milano MI 027383175

“Professionalità e passione delle persone di 9000 giri, portano a grandi risultati. Ho portato la mia VW Golf 7.5 1.5 TSI ACT per rifare l’intero scarico. La soddisfazione di sentire la macchina appena presa in mano è stata tantissima. Buon rapporto qualità /prezzo.” Ennio B.

#1 Autofficina Leone Giuseppe

Stelle 5,0 (59 recensioni) Via Mario Fusetti, 9, 20143 Milano MI 0258101445

“Tutta la famiglia Leone composta da persone eccezionali sia dal punto di vista umano che professionale. Soprattutto Alessandro che riesce sempre ad individuare il problema e di conseguenza a risolverlo. Vado da loro da anni e mi sono sempre trovato bene.” Filippo M.

Continua la Lettura con: La TOP 10 dei DENTISTI di MILANO

SARA FERRI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 


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