La guerra va avanti ormai da quasi un mese e, tra atrocità e paura, i cittadini ucraini cercano di mettersi in salvo in ogni modo. Tra i loro posti sicuri ci sono i bunker, da quelli ricavati per emergenza, come i tunnel della metropolitana, a quelli realizzati proprio per la paura di una guerra. Anche il resto d’Europa inizia a pensare ad ipotetici luoghi sicuri dove rifugiarsi in caso di una guerra nucleare. Alcuni archistar si stanno cimentando anche nella costruzione di bunker particolari privati: ce ne sono alcuni così lussuosi che trascorre del tempo lì sembrerebbe perfino piacevole.
ARCHISTAR in tempo di guerra: i BUNKER di LUSSO più straordinari del mondo
# La nuova moda: i bunker-appartamento
Credits: domusweb.it bunker di lusso
L’idea di avere un bunker-appartamento non è nata solo dopo l’invasione dell’Ucraina. Già la pandemia aveva infatti crescere una certa ansia nelle persone, tanto da portarle a preferire l’isolamento totale dal resto del mondo nel proprio appartamento sotterraneo. Naturalmente, la guerra ha alimentato la paura e la domanda di bunker sul mercato è aumentato esponenzialmente. Ma chi, se non i più ricchi, può permettersi di comprare un bunker-appartamento? Ed è proprio per questo motivo, che gli architetti si cimentano con le loro idee nella realizzazione di questi rifugi sotterranei. Così, come riportano il New York Times, il Guardian e Bloomberg, sempre più vip hollywoodiani stanno scegliendo di comprare bunker o case segrete dall’altra parte del globo, come in Nuova Zelanda, che siano all’altezza delle loro ville.
# Vivo Xpoint: la più grande comunità di bunker del mondo
La scorsa estate Kanye West comprò un garage per andarci a vivere, o meglio, un garage che si rivelò poi un super lussuoso bunker-appartamento. È stato proprio il rapper, con il suo bunker da $ 57,25 milioni, a lanciare la nuova moda. Una sorta di “istinto di sopravvivenza” tra i super ricchi, che hanno deciso di trovarsi posti sicuri per prevenire eventi catastrofici, non volendo però farsi mancare nulla.
Credits: domusweb.it Vivos Xpoint, Robert Vicino. Cortesia Terra Vivos
Spinti dal survivalismo, un movimento di persone che si preparano attivamente per le emergenze, future o eventuali, milioni e milioni di dollari vengono spesi per acquistare rifugi sotterranei e arredarli con vasche idromassaggio, cinema, sale giochi e biliardo e addirittura stalle. Nel South Dakota esiste di già la più grande comunità di prepper costituita da 575 bunker. Si chiama Vivo Xpoint e qui ogni appartamento sotterraneo può essere acquistato con $35mila iniziali e un canone annuale di $1000.
Credits: domusweb.it vivos xpoint
# Nascerà una nuova città sotterranea?
Credits: domusweb.it condominio di sopravvivenza
Mentre già da anni, sulla scia dell’11 settembre, esistono società specializzate nella costruzione di bunker di lusso, quali le statunitensi Rising S Bunkers e Atlas Survival Shelters, dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, in Europa la società Northsafe ha ricevuto più di 500 richieste. Tra gli esempi di bunker europei c’è Vivos Europa Uno, una serie di appartamenti ricavati dal gigantesco bunker russo costruito ai tempi della Guerra fredda, vicino a Rothenstein in Germania. Questo bunker è profondo 120 metri sotto una montagna, ma soprattutto copre una superficie di 23mila metri quadrati.
Credits: domusweb.it Survival Condo
Ma si sa che gli architetti non si accontentano mai, amano sperimentare e ogni occasione è buona. Proprio per questo sembra che questi non si limitino a costruire bunker privati super lussuosi, anzi, con la città di Survival Condo, il fondatore Larry Hall vuole dare vita ad una comunità sotterranea di miliardari. Sulla falsa riga di Biosphere 2, l’ecosistema autosufficiente nel deserto dell’Arizona, Larry Hall vuole fornire ai suoi futuri abitanti della comunità sotterranea armi, servizi igienici giapponesi, orti e tutto ciò che può servire per creare una città sotterranea. Qui ci sono una piscina pubblica, centro benessere, una biblioteca, cinema e supermercato. Sarà un’idea per far sì che il genere umano possa sopravvivere? Siamo veramente arrivati al punto in cui ci si ingegna per evitare l’estinzione dell’uomo (che per di più continua ad auto-sabotarsi)?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A 3000 km dalle coste del Cile, nel Pacifico meridionale, si trova la famosa Isola di Pasqua, uno dei centri abitati più isolati del nostro pianeta. Di origine vulcanica e caratterizzata da ripide scogliere, l’Isola di Pasqua ha una Storia avvincente dalle radici molto profonde.
Le TESTE dell’Isola di Pasqua hanno anche dei CORPI
# L’isola di RAPA NUI, che noi conosciamo come l’Isola di Pasqua
https://www.miprendoemiportovia.it/
La prima popolazione che colonizzò l’isola era di origine polinesiana: intorno all’800-900 d.C giunse su questa sperduta isola, che probabilmente si presentava come un’immensa foresta di palme. Foresta che non molto tempo dopo però subì un feroce disboscamento da parte dell’uomo, necessario per rispondere all’aumento della popolazione e al desiderio di fare spazio per quelle enormi statue – trasportate facendole scivolare su dei tronchi – che oggi noi volgarmente chiamiamo “le teste dell’Isola di Pasqua”.
# I COLOSSI di pietra VULCANICA
https://pixabay.com/images/id-1857652/
I Moai sono le famose statue monolitiche disposte lungo tutta la costa dell’Isola di Pasqua. Originariamente il numero di queste statue si pensa superasse il migliaio, ma oggi se ne trovano 638, tutte comprese tra i 2,5 e i 10 metri di altezza. O così si pensava. Nei primi anni del secolo scorso, scavando, è stato scoperto che le teste possedevano anche un corpo: spalle e busto sotterrati dallo scorrere del tempo.
# I PROTETTORI dell’Isola
Dando le spalle al mare e guardando quindi verso i villaggi nell’entroterra, i Moai sorgevano nell’area cerimoniale “Ahu”, tra la costa e il centro abitato. Una delle teorie più sostenute che riguardano il loro significato prevede che fossero dei protettori e portatori di benessere e prosperità, rivolti verso i villaggi per proteggere la terra e coloro che l’abitavano.
# La LEGGENDA dei 7 esploratori
https://pixabay.com/images/id-4243688/
Non tutti i Moai sono però rivolti verso l’interno dell’isola: i sette dell’Ahu Akivi, un’area cerimoniale nell’entroterra, guardano verso il mare. La spiegazione dell’insolito posizionamento è fornita da una leggenda orale che racconta che il prete della popolazione Hotu Matu, primi colonizzatori dell’isola, fece un sogno in cui vide l’anima del re sorvolare l’oceano e scoprire l’isola. Così il re inviò sette esploratori per localizzarla, che rimasero sull’isola in attesa dell’arrivo del re, con lo sguardo rivolto verso l’oceano in attesa di cominciare una nuova vita su questa nuova terra.
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Andrea Sianesi. Presidente della Fondazione Politecnico di Milano e Presidente del Polihub, uno dei principali centri dell’innovazione d’Italia. Milanese Doc.
Andrea SIANESI: “la mia MILANO sarà la CAPITALE europea dell’INNOVAZIONE”
Andrea Sianesi
La cosa che ami di più di Milano?
Tantissime cose: l’ambiente multiculturale, la dinamicità, la capacità di innovare e reinventarsi, ma anche la varietà dei quartieri, il Parco Sempione ed i giardini nascosti dietro ai portoni. Ma soprattutto la propensione ad accogliere, la solidarietà, l’apertura al confronto ed al dialogo.
Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi (FB)
Quella che invece ti piace di meno?
L’inquinamento, la cappa marrone che si vede sopra Milano quando si è in aereo nelle giornate limpide, il caldo umido. E su un altro piano la lentezza rispetto ad altre metropoli mondiali nel realizzare grandi opere infrastrutturali.
credit: leggo.it
Il tuo locale preferito?
Dal punto di vista enogastronomico ce ne sarebbero troppi da elencare, invece nella sfera professionale il campus di Piazza Leonardo da Vinci è splendido, ma io sono anche affezionato ad una sala riunioni in Bovisa, nei locali del MIP, la business school del Politecnico che tra il 2015 ed il 2019 ho arredato con tutti i ricordi dei viaggi fatti per sviluppare le relazioni internazionali ed i regali ricevuti dai colleghi di università straniere in visita da noi; è un luogo per me simbolico, che vuole testimoniare in modo tangibile il fatto di essere aperti alla “contaminazione” con tante culture differenti dalla nostra.
Credits: @actuari piazza Leonardo
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Domanda critica, perché a Milano penso di passare il tempo soprattutto a lavorare. Mi piace fare qualche passeggiata per le vie del centro, incontrare amici a cena, ma sinceramente sono eventi rari, anche perché appena posso cerco di andare al mare in Liguria per staccare un po’.
Sicuramente due: Luci a San Siro e Milano e Vincenzo, ma anche le canzoni di Iannacci in generale. E ovviamente “oh mia bela Madunina”.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Sono due: il Lago di Como e l’Adda e non troppo lontani il Monte Rosa e la Liguria.
Credits: pepitaviaggi.com – Lago di Como
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Incontrare mia moglie e avere da lei una figlia.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Cadorna. Non solo perché ci abito vicino, ma perché riassume tutte le cose che amo di più a Milano, è un crocevia incredibile, è in mezzo ai due campus del Poli, che posso raggiungere con la metro o con le Ferrovie Nord e poi c’è il tram 1, che è il mio preferito.
Credits: @amilanopuoi Piazza Cordusio
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
È un ricordo di quando ero bambino: un signore che girava vicino al Castello Sforzesco con un carretto pieno di cartelli con scritte del tipo “Popolo bue la Chiesa ti uccide con l’onda”.
Il quartiere che ami di più?
La zona Magenta, soprattutto Via XX Settembre.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Investire ancora di più di quanto già viene fatto nel supporto dell’Innovazione e nel favorire la localizzazione di laboratori e centri di ricerca e in generale investire nella Formazione, a tutti i livelli.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sì, ma solo se questa autonomia si concretizzasse in una semplificazione della burocrazia ed in generale in una velocizzazione dei tempi di realizzazione dei grandi progetti.
Tolta Milano in quale città ti piace vivere?
In Europa Parigi, fuori Europa a Shanghai, ci ho passato dei periodi lunghi come visiting professor e mi sono trovato immerso in un ambiente affascinante e stimolante come quello milanese.
Shanghai (da pixabay)
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Finanzierei la realizzazione di un “borgo dell’innovazione” dove realizzare laboratori di ricerca e accogliere startup focalizzate su due tematiche: la sostenibilità e il social impact.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Diventare la capitale europea dell’innovazione ed il “place to go” per i giovani talenti provenienti da tutto il mondo.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Il sindaco Sala chiede alla stampa di aiutarlo a lanciare un appello, affinché qualche imprenditore possa vederci un business
La proposta a sorpresa: un nuovo PALASPORT a SAN SIRO?
# Milano chiama un business che forse non c’è
Credits: MilanPress
Giornate di sport internazionale a Milano nel week end appena trascorso. È partita la Milano-Sanremo, la prima grande classica del ciclismo nostrano.
Intervistato a margine di questo evento sportivo, il sindaco Sala è stato stuzzicato anche sull’immancabile leitmotif di Milano, il nuovo stadio.
Spunta anche l’ipotesi affascinante di un palasport, da realizzare nell’area antistante al nuovo impianto del calcio. Sala cede alla suggestione, chiamando imprenditori privati a raccolta intorno a questa idea, nella speranza che qualche illuminato/a magnate ci possa «vedere qualcosa di redditizio».
Fa bene il sindaco chiamarla suggestione, perché di tale si tratta.
L’idea di affiancare il palasport allo stadio, per realizzare una cittadella dello sport, è un’idea dal sapore antico, che in realtà una volta ha anche preso forme concrete.
Fino al gennaio 1985, infatti, nell’area verde che ora prende il posto di “Parco dei Capitani” sorgeva un palazzetto dello sport, dal design moderno e accattivante. L’impianto poteva ospitare fino a 18.000 spettatori e nell’arena coperta trovavano ampio spazio molti sport: dal ciclismo al basket. Il Palazzone, come era soprannominato, era a pianta circolare, senza colonne portanti. La stabilità del tetto era affidata a tensostruttura e cavi. L’eccezionale nevicata del 1985 ha reso pericolante proprio il tetto, che si è spostato verso il basso rendendo inagibile la struttura, infine demolita.
Credits: cocoparisienne, by pixabay Chiari di luna
Beppe Sala ha usato parole particolari, nel proprio commento all’ipotesi che un palasport possa trovare posto di fronte a San Siro. Il sindaco, crediamo a nome della sua intera giunta, alza bandiera bianca: non sarà questa amministrazione a portare a compimento la cittadella dello sport. «In questo momento così difficile, le risorse sono quelle che sono perciò se ci fossero interessi dei privati lo spazio ci sarebbe. Aiutateci anche voi a fare un appello perché qualcuno possa vedere in ciò qualcosa di redditizio». L’amministrazione è di fatto momentaneamente impantanata nel progetto del nuovo stadio, appena approvato e già in procinto di traslocare insieme a Milan e Inter.
Sala fa anche appello alla principale virtù dei forti, la pazienza, per quanto riguarda le intricate vicende legate alla nuova Scala del calcio.
Dopo un incontro con Giuseppe Marotta, il sindaco Sala ha dichiarato che «Sullo stadio continuo a pensare che si può fare. Purtroppo nel nostro Paese tutto è molto complicato: ci vuole pazienza però il percorso non è interrotto. Secondo me è avviato anche bene».
Per una Grande Milano, all’altezza su molti fronti compreso quello sportivo, queste parole del sindaco sono incoraggianti?
Su una cosa Sala ha perfettamente ragione: ci vuole pazienza e dovrà essere accompagnata da una buona dose di coraggio, per svincolarsi anche dalla morsa di questo paese, che rende tutto così complicato.
Le olimpiadi alle porte porteranno in dote una nuova arena che sarà la più grande d’Italia e, nella città in cui fioriscono strutture sportive un po’ abbandonate e un po’ riqualificate (da privati), trovare qualcosa di redditizio in un’area che non ha ancora la sua identità, sarà impresa non semplice.
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2500: il numero di artigiani milanesi che nel 2021 si è visto costretto ad abbassare per sempre le saracinesche. Se già la pandemia aveva messo in ginocchio il settore dell’artigianato, ora, con il rincaro delle bollette peggiorato dal conflitto in Ucraina, molti artigiani si vedono costretti ad alzare bandiera bianca. Un settore destinato a scomparire?
ALLARME ARTIGIANI a MILANO: in 2500 hanno chiuso nel 2021
# Futuro incerto per un mestiere che sta invecchiando
Pandemia e bollette sono la spada di Damocle per un settore che sta invecchiando e già fortemente in crisi. L’Italia è sempre stato un Paese in cui si è dato grande valore all’artigianato e al lavoro manuale in generale e, nonostante l’artigianato pesi per il 9,5% sul Pil e rappresenti il 21,2% delle imprese, il futuro del mestiere rischia di essere messo a dura prova. L’artigianato sta invecchiando: in dieci anni si sono perse 28mila imprese di under 30, diminuite del 41,9% rispetto al 2011.
Un mestiere poco attrattivo per i giovani che rende il cambio generazionale sempre più difficile, ma complice della crisi è stata anche l’emergenza Covid. Solo a Milano sono oltre duemila le attività, fra piccole imprese e botteghe di vicinato, che nel Milanese hanno abbassato per sempre la saracinesca a causa della pandemia. E tra marzo 2021 e marzo 2011 il settore ha già subito un calo complessivo di 170 mila unità (-11,7%), portando a 1,3 milioni il totale dell’imprese artigiane.
Oggi, come se non bastasse, ad aggravare una situazione già drammatica, è subentrato il conflitto tra Ucraina e Russia e il conseguente rincaro delle bollette, che costringe i pochi superstiti a “un’economia da guerra”, con le luci delle vetrine spente per risparmiare.
# Situazione critica, a Milano si lancia l’allarme
Credits: progetto impatto zero
Una crisi che non risparmia nessuna categoria, infatti, dopo un decennio di crescita ininterrotta, perfino gli imprenditori immigrati sono in ritirata. È Marco Accornero, segretario generale dell’Unione artigiani di Milano e membro di giunta della Camera di Commercio Milano-Monza-Brianza-Lodi, a mettere in guardia e lanciare l’allarme: «Un altro 9, 10% di artigiani prevede di chiudere e nei quartieri si vedrà, sempre di più, una progressiva carenza di servizi, perché ogni chiusura è un servizio in meno e un presidio in meno sul territorio».
A Milano la situazione è grave: per il centro studi dell’Unione Artigiani, tra Milano e hinterland, hanno cessato di esistere 2.482 insegne, nel 2021 erano 88.549 contro le 91.031 aperte del 2020. Sicuramente i prezzi degli affitti non aiutano queste piccole imprese, infatti, la grande fuga si registra soprattutto nel centro storico dove gli affitti sono alle stelle: 1.668 vetrine all’appello nel 2021 contro le 1.704 del 2020. Al momento, i settori che sembrano reggere maggiormente sono l’edilizia (6.537 imprese) e la cura della persona (2.706).
# Un’economia di guerra, il caro-bollette non risparmia nessuno
Addio ai calzolai, all’elettricista per i piccoli acquisti, alla sarta o al riparatore di bici. Addio a tutte quelle piccole realtà sulle quali si ha sempre fatto affidamento. «La pandemia, oltre a mettere in ginocchio le piccole imprese, ha disincentivato nuove aperture, per esempio anche da parte degli immigrati», ammette Accornero. «È mancato il turnover fisiologico, anche perché i giovani non sono attratti dall’artigianato e così vanno a morire alcuni mestieri, che invece potrebbero garantire un futuro alle nuove generazioni». Le botteghe milanesi «resistono nelle vie periferiche, oppure nei mercati coperti dove si supportano a vicenda e migliorano la qualità della vita degli abitanti del quartiere, soprattutto degli anziani».
A mettere in ginocchio gli artigiani ora ci pensa il caro-bollette e il caro-materie prime. Una bastonata che in molti pensano di non poter reggere: «Stanno prendendo provvedimenti da economia da guerra: chi può rinuncia al riscaldamento e lavora imbacuccato, oppure spegne di notte l’insegna o razionalizza l’uso degli impianti», conclude Accornero.
Una situazione preoccupante e di certo da non sottovalutare per la salvaguardia di un settore che è da sempre uno dei tratti distintivi della cultura e dell’economia italiana.
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Paesi Bassi o Belgio? È questa la domanda chiave per questa piccola città. Non si capisce dove si sia, facendo un semplice giro in città si “rischia” di attraversare il confine dei due Stati per almeno 6 volte. Ma com’è possibile? E perché viene chiamata città puzzle?
La CITTÀ PUZZLE: il paesino che ha al suo interno tanti confini nazionali (delimitati con una X)
# La città nella città
Credits: @defietsjournalist Città puzzle
Ci troviamo nella città di Baarle-Hertog, a circa 50 km di Anversa, e la particolarità di questa città è proprio quella di essere una sorta di puzzle. Perché? Baarle-Hertog ha un comune gemello olandese Baarle-Nassau e, per riassumere facilmente cos’hanno in comune questi due paesi, Baarle-Hertog è un territorio belga dentro alla città olandese Baarle-Nassau.
Credits: @geopop Città puzzle
In poche parole una città nella città. Sembra quasi impossibile che possa esistere una cosa del genere, eppure si tratta di una cittadina (Barlee-Hertog) spezzata in diverse parcelle, 22 delle quali sono exclavi in territorio Oranje, ossia delle “isole” di territorio belga immerse nel comune gemello olandese. In questo modo camminare per una delle due città diventa un continuo cambiare Stato.
# Croci separatrici che creano i pezzi di puzzle
Credits: @gabrielherrera_ Confine città
Tentando di considerare ora le due città come un tutt’uno, in questa unione di Barlee-Hertog e Baarle-Nassau per le strade si trovano tratteggi e croci che separano i due Stati. Per il Belgio le X bianche separatrici, che creano i finti tasselli del puzzle, hanno l’indicazione B mentre per i Paesi Bassi la scritta NL.
Credits: @sankarrajj confini città
La particolarità è che queste X tagliano a metà non solo strade e piazze, ma anche edifici. Qualcuno potrà dire di avere una casa in Belgio e una nei Paesi Bassi quando magari, in realtà, ha semplicemente il salotto a Barlee-Hertog e la camera da letto a Barlee-Nassau. Nel frattempo bandierine rosse-gialle-nere o bianche-rosse compaiono su cabine telefoniche, cassette postali, cartelli stradali e targhe di automobili per separare i pezzi di città olandesi da quelli belgi.
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Il primo convoglio della metropolitana milanese ha compiuto il viaggio inaugurale con i cittadini il 1° novembre del 1964. Da allora i treni si sono evoluti stando al passo con lo sviluppo della città. Vediamo i modelli che hanno segnato la storia e quelli che segneranno il futuro della metropolitana meneghina.
L’evoluzione dei treni della metro di Milano
# I treni “Tradizionali” a “sagoma intera”
Le prime elettromotrici della linea 1, 2 e 3 sono conosciute con il nome di “Tradizionali”, e sono state realizzate in serie differenti ed entrate in servizio alle inaugurazioni delle diverse lineetra il 1964 e gli inizi degli anni ’90. I convogli della M1 detteranno gli standard per la costruzione del materiale rotabile per tutte le linee delle metropolitane italiane costruite “a sagoma intera” dagli anni ’60 in poi.
#M1 dalla serie 100/200 alla 600/700
Credits: arcgis.com – Immissione M1 in Castello
Per la linea M1 furono costruite in 9 diversi lotti dal 1962 al 1989, dalla serie 100/200 alla 600/700, con le prime serie che presentavano i fari sporgenti, una soluzione abbandonata in quelle successive. Oggi rimangono in servizio quelli del 4º-5º lotto e del 7º-9º lotto revampizzati.
#M2 dalla serie 300/400 alla 500, le prime pensate per un servizio suburbano
Credits mentelocale – Treno M2 1973
I convogli per la M2 furono costruiti in 4 diverse serie (divise in 6 lotti) dal 1970 al 1991, i treni dei primi 4 lotti erano dotati di sole tre porte per lato e la seduta trasversale in quanto pensati per il servizio suburbano visto che inizialmente la M2 era in prevalenza fuori dal centro città, e quindi con la necessità di ospitare più passeggeri seduti rispetto alla M1. Dal 2011 quasi tutti i treni sono stati revampizzati, mentre tra il 2018 e il 2020 le vetture “Tradizionali” sono state accantonate con l’entrata in servizio dei nuovi Leonardo.
#M3 dalle serie 8000 alla 8100 con i primi treni intercomunicanti
Credits: @milanotrasporti metro san donato – Serie 8110
I treni della M3, dalle serie 8000 a 8100, sono stati costruiti in due lotti distinti (divisi in tre serie) dal 1989 al 2004. Sui tutti i treni a sinistra e a destra della veletta sono presenti degli indicatori luminosi a forma di freccia che indicano il lato di apertura porte. La serie 8100 è stata la prima ad avere le carrozze intercomunicanti nella metropolitana milanese.
# 2009: arriva MeNeGhino, il primo treno di nuova generazione
Credits: ilpost.it – Meneghino linea gialla
Nel 2009 ha debuttato nella metropolitana milanese Meneghino, un soprannome coniato interponendo alle tre lettere dell’acronimo MNG (Metropolitana di Nuova Generazione) le vocali e ed aggiungendo in finale due sillabe per ottenere il termine MeNeGhino. Prodotto da AnsaldoBreda e da Firema, circolano su tutte le linee pesanti: 20 sulla M1, 15 sulla M2 e 11 sulla M3. Il convoglio misura 105 metri, è composto di 6 casse ognuna dotata ogni dotato di 8 porte elettroniche per un totale di 24 per lato. Il primo treno della metropolitana a recuperare energia elettrica durante la frenatura, fino a un massimo del 50%.
# 2014: Leonardo, l’evoluzione del Meneghino
Credits marco.colombini77 IG – Leonardo al Deposito Atm San Donato
L’ultimo modello di treno entrato in funzione per le prime due linee metropolitane è stato “Leonardo”, a dicembre 2014, l’evoluzione del Meneghino. Le caratteristiche sono le medesime, salvo essere più lungo di 2 metri, mentre a livello estetico il cambiamento è sostanziale. I profili frontali sono in evidenza, con una cornice del colore che racchiude il logo ATM e si chiude sopra i faretti che tornano leggermente sporgenti. Le livree sono di due tipologie sia per la M1 che per la M2. Le sedute sono più essenziali, con un unico blocco ondulato, le pareti bianche e sono ridotti gli ostacoli visivi. La flotta di treni si compone di 72 treni: 26 per la M1 e 46 per la M2.
I treni della M5, essendo questa linea la prima di Milano con un sistema di guida driverless,non prevedono la cabina per l’autista da nessun lato del convoglio, ma solo un pannello di controllo da usare in caso di emergenza. A differenza delle tre linee “pesanti” M1, M2, M3, le banchine sono lunghe solo 50 metri contro i 110 delle prime tre linee di Milano, e i treni impiegati sono quindi più corti. I convogli di tipo “MAAB” (Metrò Automatico AnsaldoBreda) delle serie 5550 hanno solo 4 casse e misurano infatti 48 metri di lunghezza per 2,65 di larghezza. Un’altra caratteristica distintiva è il fatto che le carrozze hanno anche sedute a salotto e altre richiudibili. Ad oggi sono 21 i convogli in servizio sulla M5.
I treni della futura M4 saranno sostanzialmente identici a quelli della linea M5. Le uniche differenze riguarderanno la livrea esterna, dove il bianco non sarà più il colore predominante, la lunghezza sarà di 50,5 metri invece di 48 e non saranno presenti sedute a salotto. Il numero di convogli previsti a regime, quando la linea sarà interamente operativa, è di 47.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ci sono angoli di vecchia Milano che l’espansione famelica della città non ha fatto scomparire. Nuovi insediamenti hanno sostituito le antiche cascine, ma il verde è rimasto come collante. Come in questa area nascosta portata alla celebrità da un servizio del sito blog.urbanfile.org che lo innalza a “quartiere del verde” di Milano. Andiamo a scoprirlo.
La sorpresa di ARZAGA: è il quartiere più VERDE di Milano?
# Il colore del Nord-Ovest
Credits: PCase.it
Nella zona Nord-Ovest di Milano, più precisamente nelle punte più estreme dei Municipi 7 e 8, il verde è il colore di punta. Praticamente tutte le zone più lontane dal centro, in questi punti cardinali, hanno la caratteristica di essere circondati da tanto verde.
È il caso dell’area intorno a Via Arzaga, che porta il nome dell’antico insediamento che fino a 180 anni fa dava il nome all’intera zona che ora è compresa tra Primaticcio, Inganni e Bande Nere.
Sono le ex zone agricole di Milano, che hanno ceduto il passo alla città quando tra fine ‘800 e tutto il ‘900 ha continuato a consumare terreno, nella sua bulimica espansione. La stratificazione urbana, però, non è riuscita a risucchiare tutto il verde, che sembra quasi tenere insieme tutte le diverse forme che ci sono oggi.
Via Arzaga deve il suo nome ad un’antichissima cascina, forse quattrocentesca, che dominava il territorio di Porta Vercellina. Inizialmente, infatti, l’attuale via iniziava proprio da Largo Settimio Severo e da lì conduceva alla cascina.
Il punto esatto è l’incrocio tra Via Arzaga e Via dei Benedettini; lì sorgeva questa bella cascina dall’aspetto inconsueto.
Di architettura neogotica, Cascina Arzaga aveva una facciata molto ampia in mattoni e un immenso ingresso a volta, che dava accesso alla corte interna dove erano visibili le ali, realizzate in pietra e rifinite con portici, che ospitavano le stalle da un lato e le abitazioni dall’altro.
Il complesso, costruito a forma di U, era “chiuso” dall’altro lato dalla bella cappella ottagonale dedicata a San Carlo, versione ridotta di quella di San Carlo al Lazzaretto.
# Il progresso degli anni ’60 rade al suolo l’antica cascina
Credits: Pinterest
Spinto dall’irrefrenabile crescita della popolazione, il Comune di Milano ha acquistato questo territorio, cambiandone radicalmente il volto.
Milano ha continuato a sottrarre terreno agricolo, fino ad arrivare alle soglie della cascina. Nel 1966 Cascina Arzaga viene demolita, in concomitanza con un vincolo che la Sovraintendenza emette ormai troppo tardi, rispetto alla decisione dei proprietari. Un atto barbaro, come lo definisce Urbanfile, che fa perdere per sempre un gioiello del 1400.
Per un certo periodo resta in piedi il chiosco della cappella ottagonale, abitato da un pastore almeno finché, una notte di agosto del 1966, viene anch’esso demolito.
Di Cascina Arzaga restano delle belle foto d’epoca, rigorosamente in bianco e nero e pochi fotogrammi del film “Boccaccio ’70” di Mario Monicelli. Le riprese di quest’ultimo riguardano un episodio dal titolo “Renzo e Luciana”, girato alla fine del 1962 e ritrae i protagonisti immersi in questo angolo di periferia.
Oggi questo quartiere è cambiato, ma non così tanto da rendere impossibile ricostruire – almeno con l’immaginazione – la vita del distretto agricolo della cascina. Il contatto con l’anima di Cascina Arzaga, resta non solo nel nome della via, ma dalla testardaggine del verde che si insinua in ogni singolo cortile delle nuove costruzioni.
Nonostante le diverse stratificazioni, che danno spunto per una datazione dell’espansione di Milano, ogni palazzina di questo distretto è isolata dalle altre grazie alla cintura del giardino con cui sono circondate.
Guardando la zona dall’alto, è oggi visibile l’ingrediente che tiene insieme il quartiere come un collante: il verde dei giardini.
Uno dei capisaldi del distretto è la graziosa Chiesa dei Santi Patroni d’Italia, che sorge proprio in Via Arzaga dal 1965 e che ha sostituito una chiesa in legno costruita per dare un luogo di preghiera alla popolazione in continuo aumento, dopo l’abbattimento della cappella ottagonale di Cascina Arzaga.
La tenacia con cui l’anima agricola del territorio sembra affrancarsi ancora oggi, vive anche nel Villaggio dei Fiori del Lorenteggio.
La vicinanza tra la ex Cascina Arzaga e questo dedalo di vie, tutte intitolate a nomi di fiori, è una contiguità certamente casuale ma desta curiosità. In questo punto si trova il più grande parco pubblico della zona, un altro esempio del carattere della natura che non si arrende all’urbanizzazione selvaggia.
Nel 1969, in piena espansione senza controllo di Milano, questo lembo dell’antica campagna è rimasto libero dalla costruzione caotica dei nuovi quartieri.
Ne è risultata poi una pregevole riqualificazione, che ha portato alla realizzazione del giardino oggi intitolato ad Alberto Moravia.
Forse qui il territorio non è mai cambiato, forse è sempre lo stesso dal lontano medioevo. Il Giardino Moravia, ex Berna Ciclamini, può farci intuire com’era Milano una volta?
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Ci sono storie che si intrecciano nel tessuto urbano in maniera talmente misteriosa da diventare ben presto vere e proprie leggende. Come nel caso dei fantasmi di Milano, delle credenze popolari ritenute portafortuna (tipo il toro in Galleria Vittorio Emanuele II) e molto altro ancora. Poche zone della nostra città, però, possono vantare un’aurea di mistero come quella che si porta dietro la zona del Naviglio Pavese, e questo grazie a un locale in particolare: la Sacrestia Farmacia Alcoolica. E se per caso non foste a conoscenza della sua singolare storia che si presenta in tre atti, oggi sono qui per raccontarvela.
Siamo nella famosa via Conchetta che, assieme a via Ascanio Sforza, rappresenta lo snodo dei canali attorno al più stretto dei Navigli milanesi, ed è qui che al civico 20 troviamo la Sacrestia Farmacia Alcoolica.
Il contesto storico ci riporta indietro di più di cento anni: siamo infatti all’inizio del XX secolo quando, in linea con il resto dei locali della zona, anche la Farmacia Alcoolica assurgeva a ruolo di Casa di Piacere, sia per poveracci in cerca di emozioni forti che per ricchi e borghesi signori scesi fin quaggiù dal centro di Milano. In questa zona di chiuse e di canali sotterranei, le feste a tema vietato ai minori e le serate a base di superalcoolici non trovarono alcuna diga a rallentarne il flusso di clienti provenienti non solo da Milano, ma anche da buona parte della provincia, e neanche la Grande Guerra ne frenò la fama. Le cose sarebbero state destinate a cambiare solamente dopo la seconda guerra mondiale.
# Secondo atto: la FARMACIA
Le leggi della neonata Repubblica sempre più atte a ricostituire un ordine e una civiltà smarritesi in Italia durante gli anni bui del conflitto mondiale rappresentarono uno spartiacque anche per gli hobby dei libertini di allora. Le città furono ricostruite, gli orrori del fascismo buttati alle spalle, ma un certo bigottismo iniziò a prendere pian pianino piega nel costume della Penisola. Di anno in anno, iniziarono a chiudere tutti i cosiddetti “bordelli”, e questo è il motivo per cui la vecchia Sacrestia fu acquisita dalla potente Curia di Milano. In breve tempo le mura di questo locale furono convertite per trasformarlo in una più funzionale (e più “pulita”) farmacia.
Questa fu la seconda di tre facce che questo storico luogo di Milano ebbe la fortuna di indossare.
L’ultimo punto di questa fiaba milanese del tutto autentica coincide con l’attuale forma assunta dalla nostra farmacia alcoolica: un punto di ritrovo per la vita notturna. E se un tempo ci si recava qui per acquistare erbe, spezie e medicamenti, ma prima ancora ci si dilettava con qualche bella signorina, oggi in via Conchetta 20 troviamo un locale davvero camaleontico, che ha saggiamente mantenuto l’atmosfera e le caratteristiche del suo piccante passato. Grazie al fatto di aver mantenuto la struttura originale, qui si ha la possibilità di vivere due universi completamente differenti, dove trasgressione ed etica coesistono all’interno dello stesso spazio, in un alone di intrigo e di leggenda. Si può scegliere fra apericena con un ricco buffet, oppure un vario menù a base di cucina mediterranea (degustazione di salumi e formaggi come portate iniziali, pietanze
come la parmigiana di melanzane, la tagliata ed altre proposte culinarie della tradizione italiana).
Inoltre, se avete un evento da programmare, questa location sicuramente lascerà a bocca aperta i vostri invitati: infatti è possibile riservare la sala chiamata “Sala della Sciura Cesara” posta al piano inferiore, per vivere il vostro compleanno o laurea nel pieno della magia della Sacrestia.
L’atmosfera è unica, caratterizzata dalla presenza di luci soffuse, busti e statue, sipari in velluto, chaise long e specchi ad ogni angolo. I proprietari hanno voluto conservare drappi, tendaggi color porpora, poltrone e lampadari originali; e ancora la vecchia insegna della Farmacia recuperata e restaurata, la collezione di alambicchi e barattoli di spezie necessarie alla preparazione dei medicamenti: è il richiamo sia ai “Piaceri Particolari” della Casa che alle cure “alchemiche” degli Antichi Rimedi. Ma come detto la Sacrestia non è solo un locale aperitivo: il segno incessante del tempo che qui dentro si è fermato è rappresentato dalla sala ristorante dove ci si può imbattere in orologi a pendolo, stoppatisi chissà in quale dei tumultuosi anni che questa perla della vita notturna milanese ha conosciuto.
Conoscevate la storia della Sacrestia Farmacia Alcoolica? Ci siete mai stati? Diteci la vostra nei commenti!
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sonia Bedeschi. Nata a Tortona, trasferita a Milano ai tempi dell’Università. Giornalista su carta, video e radio con collaborazioni, tra gli altri, con Mediaset, Telelombardia e Il Giornale.
Sonia BEDESCHI: “la mia Milano tornerà a SOCIALIZZARE”
Sonia Bedeschi
La cosa che ami di più di Milano?
Le sue bellezzearchitettoniche, la sua cultura e la dinamicità.
Credits: @milanocityitalia IG
Quella che invece ti piace di meno?
Il degrado delle periferie.
Il tuo locale preferito?
Le abbazie come Mirasole.
Credits: @vittoschiero Abbazia Mirasole
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Come giornalista scoprire gli aneddoti milanesi e le figure storiche che hanno reso grande Milano.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
O mia bela Madonnina, senza dubbio! Perché ho creato trasmissioni sullo spirito milanese e questa è senza dubbio la colonna sonora.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Milano2 per il suo verde, la praticità e tutto a disposizione.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Organizzare e moderare convegni per le giovani generazioni su temi sociali.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Fermata metro preferita è Lotto, è stato il mio primo colloquio a Telenova, zona a cui sono affezionatissima e che ho visto migliorare negli anni.
Presentazione delle nuove fermate della M5, fermata Lotto (Luca Matarazzo, MILANO – 2015-04-27)
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Vedere una giovane ragazza in metro, sedermi accanto, scoprire di frequentare la stessa università IULM, condividere studi, diventare giornaliste insieme e sceglierla come mia testimone di nozze. Lei è Chiara Maffioletti del Corriere della Sera. Destino!
Chiara Maffioletti
Il quartiere che ami di più?
Zona Castello.
Credits: mondointasca.it
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Chiederei di coinvolgere le giovani generazioni in laboratori/workshop/spettacoli dove riscoprire le persone che hanno reso grande la Lombardia e l’Italia agli occhi del mondo. Inventori/imprenditori. Riscoprire la nostra storia e il nostro essere italiani!
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Favorevole a regione autonoma.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Se lasciassi Milano andrei a vivere sul lago di Garda.
Credits: siviaggia.it – Lago di Garda
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
2 miliardi ben spesi: riqualificherei scuole in città e case nelle periferie. Gestirei diversamente traffico automobilistico e sicuramente meglio il traffico su due ruote. Milano ha tanto da valorizzare, non dobbiamo copiare realtà esistenti. Ogni città ha la propria storia da valorizzare. Nb: più strutture per i senzatetto.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
L’augurio è che si ritorni a socializzare con eventi mirati. Lo Smart-working ha creato troppa alienazione, dobbiamo tornare a guardarci negli occhi e a stringere relazioni. Non abbiamo nulla da invidiare agli Americani … anzi!
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Nel cuore del Mar Mediterraneo c’è un simpatico gattino che gioca con qualcosa—forse un gomitolo. No, non siamo impazziti. Continuate a leggere per scoprire una piccola ma meravigliosa isola italiana… A forma di gatto.
Il GATTINO GIGANTE che gioca in mezzo al MARE di NAPOLI
Che i gatti abbiano il magnifico—e improbabilissimo, a volte—dono di trovarsi nei posti più impensati è un dato di fatto. Ma che un gattino si trovi addirittura nel bel mezzo del Golfo di Napoli sembra strano… No, non stai leggendo il deliro di una gattara, non preoccuparti. Sto solo parlando di un’isola. Un’isola a forma di gatto.
Credits: @Astro_Soichi
# Procida, l’isola dei gatti… A forma di gatto
L’isola di Procida non è estranea alla fama. Conosciuta e amata già dagli antichi greci, si dice che sia sorta sul corpo esanime del giganteMimante, fu la patria di Arturo nel romanzo di Elsa Morante e, in generale, è un’isola bellissima, piena di colore con le sue abitazioni variopinte, con un mare da mozzare il fiato, e con piccoli e affascinanti borghi marinari da scoprire.
Credits: @ turismo.it
Ma Procida è conosciuta anche come l’isola dei gatti. Sembra che in questa isoletta baciata dal sole i felini abbiano trovato una casa confortevole e accogliente, in cui la convivenza con gli esseri umani è non solo pacifica, ma addirittura affettuosa. Certo, non è sempre stato così, però…
Credits: @ kodami.it
# La storia dell’isola dei gatti
Nel VIII secolo il Regno dei Borbone diede la caccia ai mici di Procida, senza tregua e senza nessuna pietà, dato che questi mal convivevano con la passione del re per la caccia ai fagiani. Fu solo quando, dopo aver “disinfestato” l’isola, i topi presero il sopravvento e invasero l’isola che gli abitanti di Procida si ribellarono, e i gatti ripresero a vivere tra le stradine dell’isola.
Credits: @ repubblica.t
Da quel momento, sembra che esista un legame indissolubile tra Procida e i gatti: i suoi abitanti e i mici convivono amabilmente, come in una favola, e i gatti sono davvero ovunque. Appena sbarcati a Marina Grande, se ne incontrano a decine, e da Punta Murata, il luogo più alto di tutta Procida, è possibile vederli, come piccoli puntini colorati, percorrere le vie o accoccolarsi al sole del Golfo.
# Si vede un gatto dallo spazio!
Quando dico che i gatti a Procida sono ovunque… Intendo davvero ovunque, anche nella forma. Nel maggio 2021 una foto dell’astronauta giapponese Soichi Noguchi ha fatto letteralmente il giro del mondo, portando nuova fama a Procida. Lafotografia, scattata dallo spazio, ritrae Procida come un piccolo gattino che gioca in mezzo al Mediterraneo.
Credits: @Astro_Soichi
Sembra quasi che il pianeta Terra abbia deciso il destino di Procida ancor prima che I Borbone si arrendessero ai gatti procidani.
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I NUOVI GRATTACIELI in arrivo a Milano nei PROSSIMI TRE ANNI
2022
#1 Il grattacielo Gioia22 in Porta Nuova, alto 120 metri per 26 piani, ospiterà entro la fine dell’anno Intesa Sanpaolo
Credits Andrea Cherchi – Gioia 22
Entro la fine dell’anno l’intera divisione Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking, si trasferirà dalla sede attuale di via Montebello 18 alla “Scheggia di vetro”. Il nuovo grattacielo Gioia 22 è stato così soprannominato a causa della sua particolare architettura che si sviluppa allargandosi in una tensione verso l’alto e che al contempo si protende verso il basso. Disegnato da Pelli Clarke Pelli Architect ha un’altezza di 120 metri per 26 piani e sarà il primo edificio a emissioni zero ad inaugurare a Milano. Rimane solo da completare la configurazione e l’arredamento degli uffici prima della consegna ufficiale.
#2 Entro il 2022 il “Nido verticale”, di 120 metri per 23 piani, sarà occupato da Unipol
Credits Andrea Cherchi – Torre Unipol
La struttura della torre Unipol a firma dell’architetto Cucinella, ormai nota come il “Nido verticale” per la sua forma e struttura, è stata completata e anche il rivestimento è quasi arrivato al termine. Alto 120 metri per 23 piani il grattacielo che affaccia su via Melchiorre Gioia e la Biblioteca degli Alberi dovrebbe essere occupato entro la fine dell’anno.
#3 Negli edifici 3 e 4 del Social Village in zona ex-Expo, rispettivamente di 65 e e 84 metri, arriveranno i primi inquilini nei prossimi mesi
All’interno dell’ex Expo Village, il complesso residenziale realizzato per ospitare i partecipanti di Expo 2015, lo studio CZA Cino Zucchi Architetti ha terminato la realizzazione di due torri, alte rispettivamente 65 e 84 metri, che vanno a completare il complesso di Social Housing del lotto R9 del progetto Cascina Merlata. I circa 200 alloggi sono ad affitto a canone concordato e patto di futura vendita e sono già stati tutti allocati. Nei prossimi mesi arriveranno i primi inquilini.
#4 Il complesso di Torre Aurora è stata concluso alla fine del 2021
credits: www.modulo.net
Torre Aurora è un progetto residenziale, firmato dallo Studio Calzoni Architetti, che ridà vita ad uno dei più grandi isolati tracciati nel piano Beruto del 1889. Si tratta di un complesso di 3 edifici residenziali che affaccia sul quartiere di Citylife, costituito da due blocchi lineari e la torre di 19 piani e 70 metri d’altezza, realizzata da Borio Mangiarotti Spa. Terminata alla fine del 2021, conta 143 appartamenti, 172 box ed 11 posti auto, inizierà ad essere abitata nei prossimi mesi.
#5 Gli appartamenti di Torre Milano, nel quartiere Maggiolina, 83 metri distribuiti su 24 piani, dovrebbero essere consegnati entro la fine del 2022
Torre Milano
Torre Milano, con un’altezza di 83 metri con 24 piani, ha da poco concluso i lavori. Un progetto interamente milanese, frutto della collaborazione di tre grandi nomi dell’immobiliare della città: Impresa Rusconi, Storm.it e lo studio di architettura Beretta Associati, che ha progettato l’edificio ispirandosi ai grattacieli simbolo del boom economico della città e agli stilemi tipici dell’architettura razionalista. Il progetto è frutto anche di uno dei primi interventi di equity crowdfunding immobiliare. Entro la fine del 2022 è prevista la consegna degli appartamenti.
2023
#1 Città Contemporanea 3.0: tre edifici in linea più una torre di 92 metri nel progetto di Cascina Merlata pronti alla fine del 2023
Credits Andrea Cherchi – Lotto 3.0 Città Contemporanea
Città Contemporanea 1.0 e 2.0 già consegnate, iniziati da poco i lavori per il lotto 3.0, tutto il progetto è frutto della collaborazione tra lo studio Antonio Citterio Patricia Viel e CMB. Insieme hanno condotto una co-progettazione integrata che si esplica nella qualità dei materiali, nella scelta degli elementi di design degli edifici e degli spazi pubblici. In questo terzo lottosono previsti quattro edifici, tre in linea, più una torre di 28 piani e 92 metri, per un totale di 357 appartamenti. Tutti questi edifici fanno parte del lotto R7 riservato all’edilizia convenzionata del progetto di Cascina Merlata. I lavori dovrebbero concludersi nel 2023.
#2 Trilogy Tower: tre torri in zona Portello, la Platinum sarà alta 69 metri. I lavori partiti a giugno 2021 dovrebbero finire entro il 2023
Trilogy Towers
Trilogy Towers è un complesso residenziale in zona Portello con affacciano su CityLife e il vicino Monte Stella, firmato da Abitare In. Il progetto strutturale è dell’ingegner Alfonso Corredor di Studio PP8, mentre il progetto architettonico è di BAEC (Building Appraisal & Estimating Consulting). Costituito da tre torri di altezze diverse collegate al piano terra e denominate rispettivamente: Gold, Diamond e Platinum, la più alta avrà 17 piani e un’altezza massima di 68,80 m.I lavori sono iniziati a giugno del 2021 e dovrebbero concludersi per la fine del 2023.
#3 Nei pressi del futuro capolinea ovest San Cristoforo della linea M4 è in costruzione Terminal Tower: alta 65 metri per 18 piani
Credits: grattacielimilano.it
Nel 2021 sono iniziati i lavori di costruzione della Terminal Tower che comprende 33 unità residenziali, su una torre di 18 piani su 65 metri d’altezza, di cui 20 trilocali, 7 bilocali, 6 quadrilocali oltre a 40 posti auto. Il progetto si colloca in un’area al centro di un importante progetto di riqualificazione urbana che prevede la realizzazione di un parco di circa 140.000 mq e della nuova linea metropolitana cittadina M4 San Cristoforo integrata con la fermata della linea suburbana S9. Alla fine del 2023 si prevede la consegna degli appartamenti.
2024
#1 I grattacieli fratelli “Gioia 20 Est” e “Gioia 20 Ovest”: prospicenti “la Scheggia” in consegna nel 2022, alti rispettivamente 98 e 64 metri
Il progetto di “Gioia 20” è suddiviso in “Gioia 20 Est”, alto 98 metri di fronte a “Gioia 22”, e “Gioia 20 Ovest” di 64 metri. A fine 2020 sono state predisposte le aree di cantiere e le opere speciali propedeutiche a scavi e fondazioni che dovrebbe partire a breve. Le due torri ad uso terziario, che rientrano nel vasto progetto di Porta Nuova Garibaldi Varesine, andranno a coprire gli ultimi due buchi rimasti in questa porzione del Centro Direzionale. Consegna prevista tra fine 2023 e inizio 2024.
#2 Park Towers: le due torri affacciate sul fiume Lambro. La più alta raggiungerà i 77 metri
Park towers
Park Towers Milano è un progetto di Asti Architetti gestito da BlueStone, primario sviluppatore immobiliare. Le due torri di 77 e 55 metri d’altezza, entrambe con affaccio sul parco Lambro, sono composte da 107 appartamenti di diversi tagli e metrature, 123 box e si svilupperanno su un area verde di circa 5.000 metri quadrati ad esclusiva fruibilità dei residenti con spazi comuni come co-working, palestra, area gioco bambini, delivery room, sala eventi. A gennaio di quest’anno è iniziata la palificazione, mentre la consegna è prevista tra la fine del 2023 e i primi mesi del 2024.
2025
#1 The Gate: il quarto grattacielo di Citylife soprannominato “lo sdraiato”, toccherà la quota massima di 110 metri
Il quarto grattacielo
The Gate, soprannominato dai milanesi anche “lo sdraiato” per rimanere in linea con le definizioni date alle vicine tre torri il dritto, lo storto e il curvo, è l’ambizioso intervento di Bjarke Ingels Group (BIG): la nuova porta d’ingresso alla città. Due edifici autonomi collegati da una struttura a portico sospeso lunga ben 140 metri, sotto il quale ci saranno spazi di lavoro, negozi, ristoranti, due corti private ed un rooftop bar con piscina. L’edificio più basso, circa i 50 metri d’altezza, comprenderà un hotel di 10 piani e più di 120 camere, il più alto adibito ad uffici arriverà a 110 metri di nell’estremità strutturale. Le attività di scavo sono iniziate nel 2022 e la consegna è prevista nel 2025.
#2 Torre Faro A2A sarà il primo grattacielo nel sud Milano, alto 145 metri per 28 piani. In ritardo sulla tabella di marcia, non sarà pronto prima del 2025
Torre Faro A2A
Torre Faro sarà la nuova sede milanese di A2A, la più grande multiutility italiana. L’edificio servirà a raggruppare sotto un unico tetto gli svariati uffici sparsi sul territorio. Caratteristica saliente del progetto sarà l’originale “spaccatura” centrale a circa 60 metri d’altezza con giardini pensili oltre che l’uso di innovativi sistemi di efficienza energetica ed eco sostenibilità. Raggiungerà i 145 metri per 28 piani complessivi. Rispetto al cronoprogramma iniziale i lavori non sono ancora cominciati, è ancora in fase di definizione la sistemazione dell’area pubblica circostante, e non sarà quindi terminato prima della fine del 2025.
#3 TPR Tower of professions: lungo la ferrovia Milano-Mortara delimitato a sud dal Naviglio Grande, 20 piani per 75 metri
Credits solids – TFR
Il progetto TPR prevede la costruzione di un complesso edilizio multifunzionale di 19.000 mq su una posizione strategica lungo la ferrovia Milano-Mortara che collega Corsico al centro di Milano in pochi minuti. Il complesso, che si affaccia su un parco urbano esistente delimitato a sud dal Naviglio Grande, sarà composto da una grande lastra orizzontale di due livelli fuori terra, sormontata da una torre di 20 piani per un’altezza di 75 metri. All’ultimo piano è previsto uno Sky bar e un ristorante con vista a 360°. La progettazione definitiva è in fase di ultimazione, l’orizzonte per il fine lavori è il 2025.
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La prima cabinovia cabrio: ha 60 posti e una terrazza panoramica può ospitare fino a 10 persone.
Inaugurata la prima CABINOVIA CABRIO d’Italia
# La nuova funivia di Tires, in Alto Adige
Siamo in Val d’Ega, in Alto Adige, a una ventina di chilometri da Bolzano, immersi in un invidiabile panorama montano. L’attenzione nei confronti dell’ambiente, da queste parti, non passa di certo in secondo piano. La Val d’Ega, al pari di tutte le zone limitrofe, punta infatti a diventare un territorio sempre più “green”. Uno dei punti più curiosi tra quelli che confermano questa volontà, volto a minimizzare l’impatto ambientale e a diminuire il traffico veicolare, è la nuova funivia di Tires.
Credits: @suedtirolerland.it – San Cipriano
# I numeri della funivia
Concepita con l’aiuto dell’architetto altoatesino Werner Tscholl, la funivia è entrata in funzione a Febbraio. L’impianto è composto da una cabinovia a 60 posti. Collega la località di San Cipriano (1071 metri s.l.m.) con il Catinaccio in 7 minuti, lungo un tracciato di 3,8 km. Il dislivello che si guadagna è di ben 644 metri.
Credits: @carezzadolomites(IG)
# Il König Laurin
Credits: @catinaccio_rosengarten(IG)
König Laurin: è questo il nome dato alla funivia, in onore del Re Laurino. E’ proprio nel bel mezzo del suo regno che si è pensato di realizzare la struttura. Ad aumentare l’attrattiva dell’impianto, in una zona semplicemente spettacolare 365 giorno all’anno, la creazione di una terrazza panoramica che può ospitare fino a 10 passeggeri. Questa particolarità la rende l’unica cabinovia cabrio dell’Alto Adige, e una delle (veramente) poche al mondo. Di seguito il video per vivere l’esperienza anche da lontano.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità
Un museo pensato, non tanto, per esporre le grandi opere d’arte degli artisti contemporanei più celebri, opere che sarebbero state lasciate alle future generazioni come esempio di arte del XXI secolo, ma piuttosto un museo che mette in mostra le grandi menti del nostro mondo, menti che costruiranno il futuro…ci si augura un futuro migliore.
Inaugurato il “MUSEO del FUTURO”: e non poteva che essere fatto in questo luogo
# Il Museo per chi vuole costruire il futuro
Credits: @md.w.j.zaki museo del futuro
Si chiama Museum of the Future ed è stato inaugurato a Dubai qualche settimana fa. L’apertura era prevista per il 2021, ma a causa di alcuni ritardi il museo ha aperto il 22 febbraio 2022: sembra che la data sia stata scelta appositamente perché palindroma. Ad ogni modo, il Museo del futuro ha aperto definitivamente per promuovere lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, in particolare nei settori della robotica e dell’intelligenza artificiale. Nato da un’idea della Dubai Future Foundation e di Killa Design, il museo è stato progettato “per riunire pensatori ed innovatori con l’ambizione di definire il futuro” (come riporta il sito domusweb.it).
# In mostra oggetti e opere legate alla tecnologia e al futuro
Credits:@baiju_the_hungry_indian Museo del futuro
Il museo è composto da una sala polivalente, un’aula magna, laboratori per la salute, istruzione, l’energia e i trasporti, ma anche un laboratorio per elaborare e perfezionare il concetto di smart city. Nel museo del futuro ci sono anche aree espositive permanenti e vengono organizzate mostre temporanee. In realtà, per quanto riguarda le esposizioni temporanee, queste vengono organizzate nel museo già dal 2016, anno in cui il museo ha aperto, anche se non ufficialmente. Ovviamente gli oggetti e le opere in mostra sono sempre legate al futuro e alla tecnologia.
# “Non vivremo per centinaia di anni, ma possiamo creare qualcosa che durerà per centinaia di anni”
Credits: @nikowirbie Museo del futuro
La voglia di innovazione del Museo del Futuro non finisce nel suo obiettivo e nella sua valorizzazione e promozione della tecnologia: la struttura del Museum of the Future di Dubai è infatti una delle più complesse e innovative al mondo. Progettato dallo studio di architettura Killa Design e Buro Happold, l’edificio toroidale (dalla forma tondeggiante) ha 7 piani ed è alto 77 metri. Il Museum of the Future è un vero esempio di architettura sostenibile. Tra le particolarità dell’edificio, in più, c’è il fatto che le finestre creano delle scritte in arabo, poesie che riguardano sempre il futuro, un esempio?
“Non vivremo per centinaia di anni, ma possiamo creare qualcosa che durerà per centinaia di anni”.
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Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello residenze
Terminati i lavori di pulizia, sgombero e messa in sicurezza delle Palazzine Liberty, nei prossimi mesi partiranno le prime opere per rigenerare un’area della città da anni in stato di abbandono. Vediamo cosa prevede il progetto di riqualificazione.
Il QUARTIERE “LOW COST” di Milano: ad aprile via ai lavori
# La pulizia e lo sgombero delle Palazzine Liberty tra Calvairate e viale Molise
Sgombero Palazzine Liberty
Tutta l’area dell’ex-macello ricompresa tra Calvairate e viale Molise nel Municipio 4, in abbandono ormai da danni, ritornerà presto a splendere grazie ad un progetto di riqualificazione che porterà abitazioni a canone agevolato, servizi e il nuovo campus dello IED per un investimento complessivo pari a 500 milioni di euro.
L’assessore alla sicurezza Marco Granelli durante il sopralluogo delle commissioni comunali di Milano di venerdì scorso ha commentato l’attività di pulizia e sgombero in atto nelle Palazzine Liberty, oggetto dell’intervento insieme ai terreni circostanti, a cui seguiranno i lavori dello sviluppatore del progetto di rigenerazione urbana: “Queste palazzine sono state tutte ripulite, manca solo qualcosa nel sottotetto e nei sotterranei […] tolto un problema di sicurezza e di degrado. […].Da aprile l’operatore potrà incominciare a lavorare nella parte dell’ex macello“.
# Verrà riqualificata un’area di 15 ettari
Credits: artribune.com Aria Milano
Nell’ambito della seconda edizione di Reinventing Cities, il bando internazionale indetto dal comune di Milano insieme a C40 che prevede l’alienazione o la costituzione del diritto di superficie di siti da destinare a progetti di rigenerazione urbana in chiave sostenibile, l’operatore immobiliare Redo si era aggiudicato la vittoria nell’estate del 2021 per la riqualificazione dei 15 ettari oggetto del concorso, ricompresi nelle due aree separate da via Lombroso, grazie al progetto “Aria“. Al termine dei lavori questo nuovo quartiere metterà in connessine quello realizzato sull’area della ex stazione di Porta Vittoria e quello presente sul lato Ovest dell’Ortomercato.
# Aria: il nuovo quartiere ospiterà abitazioni per 1.200 nuclei familiari con affitti a partire da 500 euro, servizi, il nuovo campus IED e un polo museale
Nuovo quartiere Aria
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Credits: artribune.comAria Milano - Nuovo campus Ied
Credits: artribune.com
Aria Milano
Credits Wolf visualizing architecture - Ex Palazzine Liberty
Credits: artribune.com
Aria Milano
Credits: artribune.com
Aria Milano
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello residenze
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello
Credits Wolf visualizing architecture - Servizi di prossimità
Nel nuovo quartiere che nascerà ad est della città ci saranno:
il nuovo campus internazionale dello Ied (Istituto Europeo del Design) che raggruppa tutte le sedi presenti ora nella città;
un distretto museale scientifico dedicato alla divulgazione delle tecnologie;
un fab lab;
servizi di prossimità tra cui un centro medico, la portineria di quartiere, una scuola per l’infanzia, una ludoteca, spazi di coworking e uffici;
un sistema di spazi aperti a tutta la città;
collegamenti con le grandi arterie di trasporto pubblico;
uno sharing di quartiere per il trasporto privato;
playground, spazi per la musica e le arti figurative;
un parco di 30.000 mq con 2.000 nuovi alberi e orti pubblici;
uno studentato con 600 posti letto;
abitazioni a prezzi accessibili (sotto i 2.500 euro al mq) per famiglie e centinaia di studenti, nella zona sud dell’area, che ospiteranno circa 1.200 nuclei familiari con un mix tra Social Housing, circa 60mila mq, di cui 60% in locazione a canone convenzionato e il 40% in vendita agevolata. Gli affitti partiranno da 500 euro al mese per un trilocale da 75 mq (tra 60 €/m2 e 115 €/m2), mentre i prezzi di vendita saranno pari a 2250 €/m2.
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Uno dei più brutti edifici di Milano, un vero sgorbio orizzontale che si sviluppa a lato dei binari della stazione di Porta Garibaldi, è in fase di riqualificazione dopo anni di abbandono. Ecco la sua trasformazione anticipata dal blog Urbanfile.
Il “PALAZZO ORRIBILE” di Porta Garibaldi cambia FACCIA
# Il “palazzo orribile” a lato della Stazione di Porta Garibaldi
Credits Urbanfile– Edificio Porta Garibaldi in stato di abbandono
Ci troviamo nel Municipio 9, in via Giuseppe Ferrari ai civici 10 e 12, dove è presente un edificio noto ai milanesi: lungo circa 100 metri, affianca i binari della stazione di Porta Garibaldi e, da anni, si trova in uno stato di decadimento e degrado tale da essere diventato un problema per la sicurezza dei passanti che transitavano sul marciapiede sottostante.
Questo colosso orizzontale ad uso uffici, costruito tra il 1956 e il 1963 assieme all’edificio passeggeri della Stazione Garibaldi progettata dagli architetti Minoletti, Gentili Tedeschi e Tevarotto, sta vedendo in questi giorni la rimozione delle impalcature a seguito ai lavori di riqualificazione.
# Il nuovo look con pietra artificiale e vetrate
Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Edificio via Ferrari
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Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Dettaglio edificio via Ferrari
Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Edificio via Ferrari Porta Garibaldi riqualificato
Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Edificio via Ferrari
Il nuovo look dell’edificio è stato svelato: le forme originarie sono sparite, rivestite da un cappotto termico e da una pietra artificiale e gli infissi sono stati completamente trasformati e rivisti. Per concludere l’intervento rimane solo la parte a livello strada, ancora oggi protetta da pannelli, che dovrebbe essere rivestita da vetrate.
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Con il Matterhorn glacier paradise è stato battuto un altro record sul Cervino: dopo la funivia più alta del mondo ha inaugurato anche il palazzo di ghiaccio alla quota più alta sul livello del mare. Ecco come è fatto e lo spettacolare viaggio per arrivarci.
Sul Cervino il PALAZZO di GHIACCIO più ALTO del MONDO
# Un ambiente fiabesco a oltre 3.800 metri di quota
Sculture Palazzo di Ghiaccio
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Credits zimmermannhanspeter IG - Sculture nel Palazzo di Ghiaccio
Credits pfaelzermaedel IG - Scultura animali palazzo di ghiaccio
Credits pfaelzermaedel IG - Scultura palazzo di ghiaccio.instagram.android
Credits _deglim_ IG - Sculture lupi Palazzo di Ghiaccio
Credits zimmermannhanspeter IG - Scultura Palazzo di Ghiaccio
Credits zimmermannhanspeter IG - Scultura nel Palazzo di Ghiaccio
Credits zimmermannhanspeter IG - Sculture Palazzo di Ghiaccio
Dopo la funivia più alta e lussuosa del mondo, sul Matterhorn glacier paradise è stato battuto un altro record: 15 metri sotto la superficie della vasta distesa glaciale che si estende tra il Piccolo Cervino e Breithorn ha inaugurato il Palazzo di ghiaccio più alto del mondo a 3.883 sopra il livello del mare.
Al suo interno si possono ammirare sculture progettate con cura dagli artisti locali e le formazioni di ghiaccio che si sono formate nei secoli. Un ambiente fiabesco con musica rilassante e un’illuminazione suggestiva.
# Cosa si può fare dentro il Palazzo di Ghiaccio
Dentro il Palazzo di Ghiaccio
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Credits _deglim_ IG - Tunnel Palazzo di Ghiaccio.instagram.android
Credits pfaelzermaedel IG - Crepaccio palazzo di ghiaccio
Credits manuel_w911 IG - Crepaccio con luci
Credits pfaelzermaedel IG - Lounge palazzo di ghiaccio
All’interno di questa incredibile struttura ci si può avventurare nel crepaccio, esplorare il tunnel di ghiaccio, accomodarsi su uno sui sedili ricoperti di morbida pelliccia. Gruppi e associazioni possono richiedere l’accesso esclusivo nel raffinato ambiente della nuova Star-Lounge per organizzare eventi e gustare un aperitivo tra i ghiacci.
In alternativa a pochi passi di distanza, per tutti i turisti c’è il ristorante di montagna più alto d’Europa da 60 posti, con le più belle vette svizzere attorno al Piccolo Cervino da ammirare attraverso le finestre panoramiche e una cucina fatta di piatti internazionali e specialità svizzere.
# Lo spettacolare viaggio per arrivarci
Credits: Mattern Horn Race
Anche il viaggio per arrivare al Palazzo di Ghiaccio è spettacolare, un’esperienza nell’esperienza che dura circa 45 minuti. La partenza è da Zermatt con il Matterhorn-Express fino alla stazione a monte Trockener Steg, poi con la funivia o il nuovo Matterhorn glacier ride fino al Matterhorn glacier paradise, la funivia più alta e lussuosa del mondo. Per giungere finalmente a destinazione e varcare le soglie di questo suggestivo edificio non rimane che prendere un’ascensore e godersi la meraviglia ghiacciata.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’Europa è tra le aree del mondo più ricche di storia, altre e cultura.
Il portale Uswitch ha provato a determinare quale città d’Europa avesse la maggiore offerta culturale del continente. Per fare ciò, hanno esaminato il numero di musei, teatri, monumenti e tour culturali presenti in 69 città a livello mondiale in relazione al numero di abitanti. A ciascuna città è stato quindi assegnato un punteggio a formare la classifica finale. Andiamo a vedere la top 10 europea.
Le 10 CITTÀ EUROPEE TOP per OFFERTA CULTURALE: Milano c’è
#10 Milano – 8,27/10
Ph. Dimitris Vetsikas (Pixabay)
Apre la top 10 Milano che presenta un buon ranking nella categoria “monumenti”, da una città italiana è forse scontato. Anche nella categoria “landscape”, ovvero i punti di interesse, si difende bene, anche grazie agli interventi architettonici ed urbanistici degli ultimi anni che ne hanno rinnovato lo skyline.
La nota dolente è data dalla poca offerta legata ai tour organizzati per la visita della città che non arrivano ai livelli di molte altre pretendenti al titolo di città con la maggior offerta culturale d’Europa.
Milano si piazza al decimo posto dietro città di tutto rispetto, ma l’impressione è che potrebbe fare molto di più con sforzi relativi.
#8 Londra e Berlino – 8,38/10
Londra @pixabay
All’ottavo posto di questa classifica si trovano appaiate due importanti capitali europee: Londra e Berlino. Londra ha una storia non antichissima, ma l’incrocio di culture e la concentrazione di imprese ne fanno sicuramente un luogo di fortissimo interesse culturale. Vi si possono trovare importantissimi musei a livello mondiale e importante gallerie d’arte. Molti teatri offrono spettacoli per ogni gusto. Il suo punteggio finale viene penalizzato dall’altissimo numero di abitanti rispetto alle altre città prese in considerazione.
Per alcuni aspetti Berlino richiama Londra, soprattutto dal punto di vista della ricchezza culturale e della vivacità del tessuto artistico. Anche qui, l’arte la fa da padrona con moltissimi luoghi dove poter ascoltare musica o assistere ad uno spettacolo. Soprattutto la storia del ‘900 di Berlino propone moltissimi spunti per approfondire tematiche che hanno avuto un chiaro impatto sulla storia mondiale.
Entrambe totalizzano un punteggio di 8,38.
La capitale dell’Ungheria è ricca di storia e cultura. I suoi palazzi eleganti e signorili offrono scorci di notevole impatto che possono essere goduti da diversi punti di vista, in particolar modo dall’alto, sul Monte Gellért o dalla Basilica di Santo Stefano.
Nota come “la perla del Danubio”, offre anche momenti di svago, dalla vita notturna al relax delle terme. In tutta l’Ungheria ci sono più di 1.000 sorgenti termali naturali, a Budapest si può trovare la più famosa, presso i come i bagni Szechenyi, con 21 piscine di diverse temperature tra cui scegliere.
Anche l’offerta museale è varia, tra storia ed arte, contribuendo a portare il punteggio di Budapest a 8,49.
La capitale danese è famosa per la statua della sirenetta, ispirata da una fiaba di Hans Christian Andersen, ma offre molti altri spunti di interesse.
Combinando la storicità di sontuosi palazzi reali e delle tipiche case seicentesche affacciate sui canali con le costruzioni avanguardiste e i colori delle zone più trendy, risulta una città molto variegata ed interessante.
Da vedere sono anche i musei, come il Museo Nazionale di Danimarca che non solo ha una vasta collezione permanente, ma ha anche visite guidate per i visitatori.
Copenhagen è sesta in Europa con 8,56 punti.
La capitale della Baviera è una città storica che ha saputo conservare le proprie tradizioni affiancando abilmente i segni del passato con una modernità non in contrapposizione.
Monaco si piazza in buona posizione per numero di punti di interesse identificati in città con Marienplatz come luogo simbolo. Una media di 3 musei ogni 100.000 abitanti garantisce un buon ventaglio di scelte possibili.
Ultimo elemento caratteristico è la storica Oktoberfest che richiama ogni anno moltissimi visitatori nella festa della birra per antonomasia.
Monaco si è piazzata al quinto posto in Europa con un punteggio di 8,60.
Roma costituisce un elemento unico tra le capitali mondiali. La sua storia plurimillenaria ha lasciato un tesoro imbattibile a testimonianza della grandezza passata. La presenza di un così grande numero di testimonianze la portano in cima alla classifica nell’indicatore dei tour culturali.
Anche gli indicatori relativi ai musei ed agli eventi legati, ad esempio, a musica e cibo sono molto alti.
L’unico motivo per cui Roma è rimasta fuori dal podio è probabilmente la sua notevole dimensione rispetto alle città prime in classifica.
Forse una sorpresa al terzo posto. La capitale irlandese ha infatti un passato meno remoto di altre città europee, ma fa comunque valere i suoi 1.000 anni di storia con lontane origini vichinghe. La città è abbastanza raccolta, ma racchiude al suo interno un particolare fervore trasmesso dai molti artisti di strada, i mercati ed i parchi ravvivati da festival e proiezioni pubbliche.
Fortemente legati alla cultura irlandese sono anche i numerosissimi e storici pub che impreziosiscono le vie della città e costituiscono luoghi di aggregazione che spesso ospitano eventi culturali.
Parlando di Dublino non si possono non menzionare luoghi come la cattedrale di Christ Church e St Patrick’s e edifici storici come il Trinity College, con il suo parco, e Kilmainham Gaol Museum oppure i musei come l’Irish Emigration Museum e l’Irish Whisky Museum.
Dublino si posiziona in fondo al podio con un punteggio di 9,48.
La capitale dei Paesi Bassi non ha monumenti di particolare rilievo o strutture iconiche, ma è pervasa da un vibrante spirito artistico che la posiziona all’avanguardia europea con i suoi spettacoli ed esposizioni d’arte. Nello studio condotto risulta una media di 8 musei ogni 100.000 abitanti.
Amsterdam è anche conosciuta per i suoi monumenti, edifici e parchi come il Palazzo Reale, Rembrandtplein e il Vondelpark.
La seconda posizione in classifica è principalmente dovuta alla grande numerosità di piccoli o medi luoghi di cultura o interesse che le fanno ottenere un punteggio di 9,81.
La capitale della Repubblica Ceca è molto conosciuta per la sua bellezza ed il suo fascino che mantiene sia nelle giornate di nebbia invernale sia nelle soleggiate giornate estive. Romantica ed elegante, forte di secoli di storia e di leggende, mantiene sempre un fascino senza tempo.
Chiamata anche Città delle Cento Torri, ha nel castello, nei ponti e nei quartieri di ispirazione medievale numerosi fonti di interesse, accompagnati da oltre 200 luoghi disseminati tra parchi e i percorsi lungo il fiume Moldova. Elementi moderni come la Casa Danzante accompagnano i visitatori nelle loro passeggiate tra una birreria storica e l’altra, che rendono Praga una delle capitali mondiali della birra.
A Praga è stato assegnato un lusinghiero punteggio di 9,85, vicino alla lode.
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Il fiume taglia in due l’omonima frazione di un luogo incantevole non lontano da Milano. Dove si trova e che cosa lo rende così caratteristico.
Il FIUME di LATTE a un’ora da Milano
# Fiumelatte, il corso d’acqua bianco come il latte
Credits betty_saccani IG – Fiumelatte
Fiumelatte con i suoi 250 metri è uno dei corsi d’acqua più brevi d’Italia. Si immette nel Lago di Como attraversando il suggestivo comune di Varenna. Prende il suo nome dalla caratteristica colorazione che assume l’acqua, che ricorda proprio il bianco del latte e nasce da una grotta situata sulla cima del paese.
L’ipotesi più accreditata è che il fiume provenga da una sorgente carsica naturale del Moncodeno. L’altra particolarità è che appare e scompare durante l’anno: inizia a scorrere il 25 marzo con l’arrivo della primavera e smette di farlo il 7 ottobre.
Il fiume taglia in due la frazione di Fiumelatte, il piccolissimo borgo che ne prende il nome, che si specchia nelle limpide acque del lago di Como e si aggrappa ai piedi del monte Fopp.
Un micro agglomerato di case, un tempo abitazioni di pescatori oggi diventate per lo più dimore di turisti e villeggianti, dove passeggiare è quasi un’esperienza surreale. L’approdo naturale è il ponticello che affaccia sul corso d’acqua color del latte dietro al quale si nascondo misteri e leggende.
# La leggenda di Fiumelatte e della sorgente segreta
Credits nad_1983_ IG – Grotta sorgente Fiumelatte
Una tra le leggende più suggestive di questo luogo narra di un’avvenente fanciulla con tre pretendenti chiamati a compiere una prova particolare per convolare con lei a nozze: svelarle la sorgente di Fiumelatte.
Tornati dalla grotta, con un aspetto invecchiato e trasandato, uno di loro disse di aver conosciuto una sirena e di essere passato da un luogo paradisiaco ad un antro senza via d’uscita, il secondo di essersi ritrovato in un luogo luminoso e scintillante popolato da bellissime donne trasformatesi poi in terribili creature notturne e il terzo non volle nemmeno parlare della grotta dopo aver fatto ritorno al villaggio.
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Carlo Lottieri. Filosofo, professore universitario e saggista bresciano. Di forte orientamento autonomista e liberale, tra i pochi autentici in Italia. Negli ultimi due anni sempre in prima fila per lottare contro le discriminazioni e per ripristinare i diritti soppressi. Un grande innamorato di Milano.
Carlo LOTTIERI: “la mia Milano deve essere lasciata in pace: deve vivere del suo e non subire diktat o altre imposizioni”
Carlo Lottieri
La cosa che ami di più di Milano?
Il suo essere – al tempo stesso – una realtà locale e internazionale, vernacolare e globale, meneghina e “vicina all’Europa”. A Milano ti senti entro una città aperta che puoi girare a piedi: una microscopica New York che ti regala i Navigli, Brera, le Colonne e Galleria Vittorio Emanuele. E dove in ogni momento può sorgere qualcosa – un’impresa, un’iniziativa culturale, un progetto solidale – che è in grado di dire qualcosa a tutti e ovunque.
Credits Andrea Cherchi – Milano
Quella che invece ti piace meno?
È una certa Milano italianizzata e in questo senso provinciale in senso deteriore: quel suo piccolo mondo salottiero, piuttosto borghesuccio e radical chic, che ha il proprio equivalente un po’ ovunque nel resto della Penisola, e che si nutre di una sfilza di luoghi comuni senza pensiero. Quando a Milano si è banali, lo si è con grande convinzione.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
A Milano mi piace muovermi a piedi: anche facendo chilometri. Soltanto così, negli anni, ho scoperto come Brera sia tanto vicina a corso Como, come sia possibile arrivare ai Navigli partendo da piazza Duomo. Per anni ho girato la città soltanto con i mezzi, ma ho iniziato a conoscerla davvero soltanto quanto ho preso a camminare.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Sono tante, ma forse quella che ogni tanto mi trovo a canticchiare è “Innamorati a Milano” di Mimo Remigi.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
A Milano ho partecipato, insieme ad Alberto Mingardi e Carlo Stagnaro, alla creazione dell’Istituto Bruno Leoni: all’invenzione di un think-tank schierato a difesa di ciò che più gli italiani detestano (la libertà individuale, il mercato, la proprietà privata, i rapporti volontariamente sottoscritti…). Uno dei primi incontri fu dalle parti di Porta Garibaldi, quando ancora c’erano i giostrai e la rinascita della zona era di là da venire.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Mi piace la fermata di Maciachini, sulla gialla, perché manifesta una Milano multietnica e felicemente incasinata, che pure si trova davvero a pochissime fermate da Montenapoleone. Qui ho conosciuto una città che prima ignoravo, ma che ormai è importante, anche sul piano economico. Sotto tanti punti di vista, questa mi pare un pezzo cruciale della Milano di domani: con vari aspetti problematici, ma su cui si deve scommettere.
Credits: @sanjanaphoenix Maciachini
Il quartiere che ami di più?
Ho iniziato a scoprire Milano quando ho avuto un piccolo lavoro part-time a Brera, negli anni Ottanta. Allora il quartiere era assai diverso e si poteva mangiare in una qualunque trattoria senza lasciare il portafoglio. Oggi quelle vie sono molto più tirate a lucido, ma continuano a mantenere un grande fascino.
Caro Sala, ti scrivo…(cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Presta attenzione alle buche e ai tombini. Lo so: può apparire un piccolo problema. Ma non è possibile che ogni giornata di pioggia trasformi la città in una specie di acquitrino e che ogni passante venga ripetutamente inondato dalle onde sollevate dalle automobili di passaggio. Milano dovrebbe essere curata meglio. Cominciamo dalle piccole cose.
Milano città Stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono favorevole al massimo di libertà possibile per Milano e anche per ogni altra realtà oggi “intrappolata” nella Repubblica italiana. L’autogoverno è responsabilità, concorrenza con altre realtà analoghe, stimolo a fare meglio, libertà d’iniziativa. Oggi questa città è una periferia: le decisioni che la riguardano maggiormente sono prese altrove, e tutto questo è assurdo e umiliante.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Già ora vivo a metà strada tra Milano e Venezia: due città diversissime, ma anche molto complementari. La risposta è tutta già nel modo in cui vivo ora.
Credit: @caffeavenezia
Se dovessi avere due miliardi per Milano cosa faresti?
Forse dovremmo usarli per corrompere qualche politico romano, affinché il governo nazionale si dimentichi della città: non destini qui un solo euro del Pnrr e non pretenda di amministrarla da lontano. Milano deve essere lasciata in pace: deve vivere del suo e non subire diktat o altre imposizioni.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Milano deve capire che quando inizierà a pensarsi quale città che ha diritto a essere libera, potrà raggiungere facilmente quell’obiettivo. Le istituzioni vivono soltanto nella mente degli uomini e quando questi ultimi cambiano il loro modo di guardare la realtà, le istituzioni si adattano. Anche perché l’Italia e l’Europa tutta hanno soltanto da guadagnare da una Milano che si dia le proprie regole, si tassi da sé e decida quali devono essere le proprie priorità.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
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