Le dichiarazioni degli scienziati a favore dello stop al Green Pass
Anche le nazioni più intransigenti hanno eliminato il Green Pass. Ultima in ordine cronologico la Francia: a partire dal 14 marzo. Aumenta anche la platea di medici italiani favorevoli alla sua rimozione immediata. Ma il governo italiano tentenna e procede ad una rimozione graduale e parziale. Ecco le ipotesi sul tavolo.
SCIENZIATI (e tutti i paesi del mondo): Green Pass da ELIMINARE SUBITO. Avremo anche noi un FREEDOM DAY?
# Scienziati concordi sull’abolizione immediata dal Green Pass
Le dichiarazioni degli scienziati a favore dello stop al Green Pass
Lo stato di emergenzascade ufficialmente il 31 marzo e non ci sarà alcuna proroga. Dal giorno successivo sarebbe dovuto decadere, secondo la logica che ha portato all’introduzione dello stesso stato di emergenza, lo strumento del Green Pass. Sempre più medici, compresi quelli che hanno avvallato lo strumento del Green Pass per contenere la pandemia da Sars-Cov-2 e spingere quanti più cittadini alla vaccinazione, sono concordi sulla sua immediata abolizione.
Da Andrea Crisanti, che ha guidato la strategia di tracciamento e isolamento dei contagi in Veneto nel primo anno di Covid, a Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova. Matteo Clementi, direttore di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano, sostiene che il certificato “serve, a mio avviso, a creare problemi nella frequentazione di alcuni luoghi, di lavoro, di svago, di socialità, di vita di tutti i giorni. Quindi è più un problema ora, che una reale risorsa“. Maria Rita Gismondo, direttore/responsabile microbiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze all’Ospedale Sacco di Milano, non ritiene esista alcune ragione scientifica per mantenere il Green Pass.
# Nel resto del mondo si procede spediti alla sua cancellazione
Credits erika.kostialova IG – Ristorante Parigi
La Francia da ieri 14 marzo si è unita alle Nazioni che dall’inizio del 2022 hanno abolito il Green Pass. Nel lungo elenco dei Paesi che hanno detto stop al certificato verde troviamo: Regno Unito, Israele, Irlanda, Danimarca, Svizzera, Olanda, Slovenia, Russia, Austria e Belgio, senza contare Spagna, Svezia e la gran parte di quelli dell’Est Europa che non lo hanno mai attivato. Da ieri quindi i cittadini francesi sono ritornati ad accedere liberamente a scuole, cinema, teatri, ristoranti, negozi e supermercati e con l’obbligo di indossare la mascherina solo sui trasporti pubblici e negli ospedali.
Resiste invece solo l’Italia.
# Il governo italiano pensa a eliminare il certificato verde in maniera graduale
Credits: tviweb.it Green Pass
Il governo italiano sta programmando solo una rimozione graduale e parziale del Green Pass, seguendo una strategia unica al mondo. Dal primo aprile non sarà più necessario all’aperto, in bar, ristoranti e eventi sportivi o culturali, mentre per soggiornare negli hotel, entrare nei locali al chiuso e salire sui mezzi pubblici servirà ancora il Green Pass base. Solo dal primo maggio dovrebbe cadere l’obbligo del certificato anche per i luoghi al chiuso, dal primo giugno quello delle mascherine all’interno e sui trasporti pubblici e dal 15 giugno il Super Green Pass per i dipendenti over 50 in concomitanza con lo stop all’obbligo vaccinale. Anche se sono tutte solo ipotesi ancora sul tavolo.
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La vita del celiaco (o di chi disdegna il glutine) fuori casa non è di certo fra le più semplici, soprattutto quando si tratta di uscire a mangiare in compagnia e ritrovarsi a scegliere fra la solita bistecchina o insalata sbavando sui piatti degli altri. Ma che sia per moda o per marketing non importa, c’è da dire che ad oggi la quantità di locali che offrono opzioni senza glutine è sicuramente aumentata e anche Milano non fa eccezione. Ormai sono moltissime le insegne che propongono piatti di ogni tipo anche senza glutine e per rendere la vita facile ai celiaci che si trovano nella city, ecco una lista dei posti senza glutine imperdibili se ti trovi a Milano.
7 locali GLUTEN FREE imperdibili a MILANO
#1 Cantina Piemontese
credits: Thefork – Cantina Piemontese
Nel pieno centro di Milano, ma immersa nel verde con arredi in legno e un’atmosfera che ti fa sentire a casa, è Cantina Piemontese. Un’osteria contemporanea che riscopre i veri sapori della cucina tradizionale piemontese e sabauda. A due passi dal duomo, tra le mura di uno storico palazzo anni ’30 potrai scoprire le delizie di una cucina ispirata all’antico Regno Piemontese fatto di sapori artigianali tra mare e terra. Ma soprattutto offre una svariata scelta di opzioni senza glutine dagli antipasti ai piatti del giorno, come ad esempio i rigatoni al sugo di baccalà alla ligure. Un luogo ideale anche per gli appassionati di vini, qui sono custodite più di 500 etichette.
#2 Trattoria Casa Fontana
credits: tripadvisor – Trattoria Casa Fontana
Sempre per rimanere su sapori tradizionali, ma rielaborati in chiave più moderna e adatta ai celiaci, ci spostiamo in Piazza Carbonari in una trattoria milanese dall’atmosfera calda e accogliente: Trattoria Casa Fontana. i protagonisti della casa sono i risotti, ben 23 versioni del classico della cucina milanese. Il ristorante nasce nel 1979 e da allora non ha mai abbandonato il suo stile che unisce l’attenzione per la materia prima e la passione per la cura dei dettagli. Imperdibile la versione del classico risotto alla milanese preparato con del buono burro bianco arricchito dal sapore deciso dello zafferano di Navelli accompagnato dal vino di Milano: San Colombano.
#3 O’ Peperino
credits: tripadvisor – O’ Peperino
Restiamo a Milano, ma veniamo subito trasportati a Napoli all’ingresso di O’ Peperino in Porta Garibaldi. Questa pizzeria ristorante propone una pizza tradizionale napoletana 100% gluten free anche nella gustosissima versione fritta, praticamente introvabile. Ma non solo, infatti non mancano calzoni, panini, primi piatti, fritti, dolci e birre completamente senza glutine. Tutto questo grazie a Nicoletta Taglialatela, napoletana veracissima, che dal 2009 si è dedicata a trasferire la tradizione napoletana nel mondo senza-glutine per soddisfare il palato dei celiaci con una pizza tradizionale napoletana di altissima qualità. Insomma, Peperino è il locale perfetto per togliersi qualche voglia senza prendere un treno direttamente per Napoli.
#4 Mama Eat
credits: milanodabere – Mama Eat
Due forni, due chef , tutto doppio per impedire contatti che possano creare problemi: a Mama Eat l’attenzione per i celiaci è impeccabile. La catena di ristoranti nasce a Napoli, arriva a Roma e infine anche a Milano. Il menù offre un’ampia scelta di piatti tradizionali della cucina partenopea, tutti disponibili anche senza glutine e senza lattosio. Dai crocchè, montanare, pasta alla genovese, paccheri allo scoglio e tanto pesce. Mama eat si trova in via Giulio Cesare Procaccini 32 ed è perfetta sia per una pausa pranzo veloce, sia per far colpo a cena sorprendendo gli amici celiaci.
#5 Via Dalla Spiga
credits: Valeria gluten free – Via Dalla Spiga
Ci spostiamo verso il mondo della panificazione e della pasticceria con la bottega Via della Spiga. Questo locale offre un po’ di bakery, un po’ di gastronomia proponendo una svariata scelta di tipologie di pane, pasta fresca e prodotti da forno e pasticceria che vengono preparati freschi ogni giorno tutto rigorosamente senza glutine. Il luogo perfetto per assaporare prodotti freschi 100% gluten free come brioche, focacce, biscotti appena sfornati. Lo stesso gruppo di proprietari gestisce anche il Bistrò a pochi passi di distanza, un locale ideale per una pausa pranzo veloce o una cena rilassante a base di piatti di pasta fresca, hamburger e torte salate.
#6 Glufree Bakery
credits: Glufree Bakery
Un’altra imperdibile pasticceria senza glutine a Milano è Glufree Bakery. Nata come panetteria dall’amore di un ragazzo catanese per una ragazza celiaca di Milano, dal 2014 Glufree Bakery propone delizie di ogni genere: pane di ogni forma e dimensione, arancini, brioche e dolci tipici siciliani. I cannoli e le cassate sono imperdibili e si possono gustare in un ambiente caldo per una merenda golosissima in zona Crocetta.
#7 Pan Per Me
credits: travelfreeform – Pan Per Me
E per un brunch domenicale tutto senza glutine Pan Per Me è perfetto. Una pasticceria, panetteria e bistrot con un locale interno di grande charme. Pan Per Me offre prodotti appena sfornati creati dalla continua sperimentazione di mix di farine diverse (grano saraceno, riso integrale, teff, miglio etc) tutto questo per ottenere dolci e prodotti da forno equilibrati a livello nutritivo e dal sapore unico. Ogni settimana il menu varia e si possono trovare primi piatti, secondi, insalate, panini e torte salate oltre che dolci sempre diversi. A Pan Per Me l’unica cosa che manca è il glutine!
È bene ricordare che non tutti i locali che si trovano sono iscritti all’AIC e che, anche se propongono nel menu una selezione di piatti adatti alle persone celiache e l’ambiente è non contaminato da altri ingredienti contenenti il glutine, è comunque una buona abitudine chiedere ulteriori informazioni sul posto. Che dire, a Milano le opzioni su cosa scegliere per uno spuntino senza glutine non mancano ed è sicuramente una città celiaco-friendly dove organizzare pranzi e cene in compagnia!
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Fabio Massimo Nicosia. Presidente del Partito Libertario, di Diritto e Mercato e di Lega Articolo 822 – Il demanio appartiene ai cittadini. Presidente del Fronte di Liberazione Nazionale. Legale d’assalto, uno dei più attivi difensori dei diritti dei cittadini contro ogni forma di abuso di potere, specie quello dei governanti. Sta dando filo da torcere perfino a Draghi & C. con le sue cause e i suoi ricorsi su Green Pass e obblighi vaccinali. Vive a Cinisello, ama Milano.
Fabio Massimo NICOSIA: “la mia Milano avrà massima AUTONOMIA e LIBERTÀ GARANTITA per i cittadini”
La cosa che ami di più di Milano?
Di Milano ormai mi piacciono solo i ricordi delle varie fasi della mia vita che ho passato nelle diverse zone della città.
Quella che invece ti piace di meno?
Le rotonde, i salvagente, i boa, le piste ciclabilidemenziali e tutti i lavori fatti negli ultimi 20 anni, dopo avere svenduto la Centrale del Latte, che faceva i budini alla vaniglia così buoni.
Credits: ilgazzettinometropolitano.it pista ciclabile Milano
Il tuo locale preferito?
Il reparto Psichiatria Ovest al nono piano del San Paolo, dove può capitare di incontrare qualche ragazza.
Credits: @angelone.veglia ospedale san paolo
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Girare a piedi per le zone che mi ricordano qualcosa, tra Cadorna, Cairoli, Castello e dintorni.
Credits: mondointasca.it
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Quelle di Alberto Fortis contro i romani e contro Vincenzo.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
La Val Pusteria.
Credits: @alongtheclimb Val Pusteria
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Stare le ore in farmaciada mia mamma in via San Giovanni sul Muro a vedere lei che parlava con i clienti.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Quelle da Conciliazione a San Babila, Cadorna, Cairoli, Cordusio, Duomo.
Cadorna Milano Ovest
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Carlo Torrighelli con il suo carretto e il suo cagnolino, che già negli anni ’70 metteva in guardia dal pericolo delle onde magnetiche di Radio Maria.
Credits: @milano_scomparsa_o_quasi CArlo Torrighelli
Il quartiere che ami di più?
Corso Magenta, Boccaccio, Monti, Baracca, e poi Corso Vercelli fino a Piazza Piemonte, e poi via Washington fino a Piazza Napoli, perché in Corso Magenta ho fatto le elementari al San Carlo, e poi, più da grande, andavo da Buscemi a comprare i dischi. Uscivo dal San Carlo e andavo in via San Giovanni sul Muro da mia mamma. Invece in via Washington ho abitato con lei fino all’adolescenza.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Di distribuire ai cittadini i proventidella Metropolitana Milanese e delle altre partecipate che funzionano, invece che di usarli per una “spesa pubblica” di dubbia utilità.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono favorevole alle autonomie in un quadro di garantita massima libertà, dato che spesso i sindaci hanno abusato del loro potere per limitarla.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Una tra Bologna, Firenze, Roma e Palermo; altrimenti all’estero.
Credits: @rosarifoggia Bologna campanile
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Li terrei per me, investendoli in iniziative di carattere musicale e culturale di mio gusto, non necessariamente a Milano: le ricadute positive su Milano sarebbero comunque evidenti.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Che migliori il livello culturale della sua Polizia Locale.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il rialzo record dei costi dell’energia ha un altro lato della medaglia che potrebbe non essere così negativo.
Uno dei settori più colpiti dal rincaro è quello dei trasporti. Per muovere le cose ci vuole energia. La globalizzazione si regge sul basso costo dell’energia, perché consente di muovere i prodotti in tutto al mondo a basso prezzo. Ma se i costi di trasporto si alzano diventa sempre meno conveniente spostare le merci.
Questo può portare a un punto di rottura per la globalizzazione, rendendo più conveniente approvvigionarsi nelle vicinanze. Questo significa che si potrebbe arrivare a un’affermazione del chilometro zero come reazione al caro energia, privilegiando il ritorno a una economia di prossimità in cui la vicinanza sia un fattore più rilevante dell’economia di scala.
Le conseguenze nel breve periodo possono condurre al ritorno a un consumo locale e alla distruzione dell’economia di scala che potrebbe portare a un impoverimento generalizzato, perché produrre tutto in un posto consente un vantaggio economico.
Però, a fronte di un impoverimento globale causato dai costi energetici si potrà avere un arricchimento culturale a seguito della fine di un mondo omologato e tutto uguale, con la riscoperta invece della diversità figlia dei differenti territori e mentalità. Quindi se il rialzo delle materie prime diventasse strutturale potrebbe essere il preludio a un passaggio dall’economia della quantità, del PIL e degli strumenti finanziari a un nuovo assetto che tenga in considerazione una valutazione più olistica e individuale di ricchezza e di benessere, scollegati da mode generalizzate e connessi di più ai valori e agli stili di vita dei singoli.
Dal generale si tornerà al particolare, alla nicchia, all’unicità. Questo potrebbe aumentare la diversità culturale e l’originalità del complesso delle manifestazioni umane. Meno energia alle macchine forse porterà ad avere più energia nella mente degli esseri umani.
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A Milano si può sperimentare qualsiasi tipo di cucina. Non c’è di certo solo la famosa Chinatown, meglio conosciuta come Paolo Sarpi, a sperimentare piatti provenienti dall’altra parte del mondo. Ma Milano soddisfa anche chi ama la cucina italiana e vuole rimanere sul classico, anche se, come la città che li offre, qui i piatti sono rivoluzionari e mescolati con altre tradizioni. Un esempio? C’è un ristorante a base solo di patata, anche se rivisitata in modo molto particolare.
Il RISTORANTE di Milano dove si MANGIA solo PATATA
# La celebrazione della baked potato
Credits: @gialleandco Gialle and Co
In via Alessandro Volta 12, in zona Moscova, si trova il ristorante Gialle and Co.: all’interno si può sperimentare una fusion tra la cucina mediterranea e quella inglese. La specialità del ristorante è la famosa baked potatoinglese, farcita però con i più svariati ingredienti della tradizione mediterranea. Gialle and Co. è un ristorante rurale ma allo stesso tempo ricercato, con pochi posti a sedere, ma così particolare da riempirli molto spesso.
# L’idea nata da una sfida agli inglesi: così è nata Threecolore
Credits: @godaddyit
L’idea alla base dell’attività nasce da una storia che dimostra la bontà della cucina italiana, nonché la sua probabile superiorità su altre. I proprietari del ristorante milanese, in un tranquillo viaggio a Londra, assaggiarono in un pub la famosa baked potato e ne rimasero delusi. Decisero così di lanciare una sfida al titolare del pub londinese, promettendo di riuscire a fare una baked migliore della loro. Realizzarono così the Threecolore, un omaggio alla cucina italiana: si trattava di una patata ripiena di stracciatella, songino e pomodorini. Naturalmente vinsero la sfida, ma questo fu solo l’inizio. Di ritorno in Italia ebbero un colpo di genio e aprirono Gialle and Co.
# I piatti forti: la Molto Well e la Mortacci yours
Credits: @gialleandco Gialle and Co
Gialle and Co. è l’esempio di una fusion culinaria andata a buon fine. Gli stessi nomi dei piatti dimostrano questa volontà di mescolare l’inglese e l’italiano. Così nel menù si trovano la Molto Well, con olio al basilico, crema di melanzane, origano fresco e pomodorini confit, o la Mortacci yours, con farcitura a base di guanciale croccante, salsa carbonara e pecorino. I prezzi delle patate si aggirano tra i 7 e gli 11 euro e sulla carta compaiono proposte anche di pesce e vegetariane.
Uno nuovo studio analizza le preferenze dei milanesi riguardo l’acquisto o lo locazione dell’abitazione dove vivere in città. Ecco cosa è emerso e quali sono le condizioni per scegliere tra le due alternative.
Prendere CASA a MILANO: quando è MEGLIO COMPRARE oppure AFFITTARE
# Il 96% dei milanesi preferisce vivere in una casa di proprietà
Credit: Andrea Cherchi (c)
Un recente studio di Sara Assicurazionismonta il concetto di società smart secondo cui i giovani sarebbero più propensi a spostarsi di frequente in funzione della carriera lavorativa, con conseguente scelta della soluzione dell’affitto per vivere in città. Dal sondaggio, incentrato sul vissuto dell’acquisto e dell’affitto a Milano, è emerso al contrario come il ritorno all’affitto non è al momento da considerare: il 96% degli intervistati ha dichiarato che preferirebbe vivere in un’abitazione di proprietà, per il 48% dei milanesi i giovani quando lasciano casa dovrebbero avere come obiettivo prioritario l’acquisto della casa e infine il 64% dei milanesi ritiene di sentire veramente sua solo una casa di cui sia proprietario.
# Quando è meglio scegliere l’affitto
Tricolore di Andrea Cherchi (C)
I numeri del mercato immobiliare milanese sembrano confermare come la soluzione dell’affitto non sia quella da preferire quando entri in gioco una di queste tre ipotesi:
si stia cercando un’abitazione molto bella e si abbia un reddito sopra la media, tale da poter scegliere di vivere in centro spendendo 50mila euro all’anno di affitto piuttosto che immobilizzare un milione di euro;
si ipotizzi di viverenell’appartamento meno di 5 anni;
non si abbiano sufficienti garanzie reddituali o lavorative per l’ottenimento di un mutuo.
In caso contrario, disponendo una cifra utile a coprire almeno il 30% del prezzo della casa o anche senza per gli under 36 che rispettino determinate condizioni previste dal Fondo di Garanzia Mutui per giovani, non ha senso finanziario: un mutuo a 30 anni e spesso anche a 20 ha una rata più bassa di quella che si pagherebbe per un canone di locazione.
# Quando è preferibile optare per l’acquisto
Credits Pexels-pixabay – Soggiorno
Fatte salve queste tre ipotesi, acquistare casa per andare a vivere risulta ancora quindi più conveniente, a livello di esborso economico, rispetto all’affitto. Per fare alcuni esempi, una rata per un mutuo fisso a 30 anni da 250mila euro costa 850 euro al mese a tasso fisso, per acquistare un trilocale nelle aree periferiche a Lorenteggio o al Vigentino. Nelle stesse zone è difficile trovare un canone di locazione inferiori a 900 euro. Stessa situazione in caso di acquisto al Corvetto o alla Bovisa, dove le rate per un mutuo oscillano tra i 700 e i 750 mentre l’affitto non scende sotto la soglia degli 800 euro.
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Da tempo si moltiplicano in città nuovi spazi ibridi: veri e propri luoghi di condivisione in cui si fondono lavoro e vita sociale. Ecco la selezione di Domus (domusweb.it) dei luoghi migliori dove lavorare fuori casa senza pagare un abbonamento.
I 10 MIGLIORI POSTI per LAVORARE da REMOTO a Milano secondo Domus
#1 Combo, l’ostello-bar-coworking in uno stabile della vecchia Milano
Credits thisiscombo.com – Milano
Nel contesto di uno stabile a ringhiera, Combo è un ostello, un bar dove bere qualcosa prima o dopo cena, un ristorante con le specialità locali che incontrano la cucina del mondo, e un luogo dove incontrarsi, lavorare grazie anche al wi-fi gratuito e fare networking.
Indirizzo: Ripa di Porta Ticinese 83
#2 Sala lettura Fondazione Feltrinelli, all’ultimo piano del nuovo iconico edificio a piramide
Credits Massimo Isola Fb – Sala lettura Fondazione Feltrinelli
Nella nuova sede di Feltrinelli, inaugurata qualche anno fa nell’iconico edificio a piramide, c’è uno spazio dove studiare e lavorare in tranquillità. Nella “sala di lettura”, al quinto e ultimo piano sono presenti quaranta postazioni per la consultazione più altre poltrone a uso libero.
Indirizzo: viale Pasubio 5
#3 Upcycle Milano Bike Cafè, il coworking in uno spazio consacrato al mondo delle biciclette
Credits: @upcyclebikecafe – upcycle bike cafe
Upcycle Milano Bike Cafè è bar e caffè con coworking in uno spazio consacrato al mondo delle biciclette. Realizzato in vecchio edificio riqualificato, ci si può rilassare e lavorare sfruttando il wi-fi veloce in un luogo che ricorda un po’ un’officina meccanica.
Indirizzo: via Andrea Maria Ampère 59
#4 Coffice, il coworking con caffè e tè illimitato
Credits coffice FB – Coffice
Coffice è uno spazio coworking giovane e unico nel suo genere, che richiede solo una piccolo fee d’ingresso e una per le ore di permanenza. La caratteristica che lo differenzia dagli altri è il fatto di avere a disposizione caffè e tè illimitato, un buffet di spuntini dolci e salati, oltre al wi-fi per lavorare da remoto.
Pavé è da anni una punto di riferimento in Porta Venezia. Pasticceria, bar, ristorante e luogo per l’aperitivo, mette a disposizione i suoi tavoli per poter studiare o lavorare in un ambiente povero ma ricercato.
Indirizzo: via Felice Casati 23
#6 Gogol & Company, la libreria indipendente con un’atmosfera conviviale
Gogol & Company
Gogol and Company è una delle splendide realtà di librerie indipendenti milanesi. Si divide in libreria, caffetteria e spazio espositivo in un’atmosfera conviviale. Per lavorare o studiare si può scegliere se sedersi sulle poltrone al piano terra o nel piccolo soppalco.
Indirizzo: via Savona 101
#7 Santeria Paladini 8, con un’area progettata su misura per le postazioni in condivisione
Credits: puntarellarossa.it Santeria Club
Santeria Paladini 8 nasce in Città Studi e si distingue subito dagli altri offrendo non solo spazi di lavoro e area bar/caffè, ma presentandosi come luogo di ritrovo nel bellissimo cortile esterno, area piccoli concerti e libreria. Al suo interno esiste un’area progettata su misura per le postazioni in condivisione, con tanto di stampanti, cassettiere e sedie da ufficio.
Indirizzo: via Paladini 8
#8 Hug Milano, un community hub nell’effervescente Nolo
Credits Hugmilano Fb – Hug Milano
Hug Milano è un community hub di rigenerazione urbana nato nella corte di un’antica fabbrica di cioccolato in via Venini 83, nel cuore di Nolo. L’idea alla base è quella di essere un luogo etico di innovazione e punto di riferimento sul territorio. Si presenta come un bistrot con spazio lavoro, eventi e hospitality in una corte dove sentirsi a casa.
Indirizzo: via Venini 83
#9 Da oTTo, atmosfere nordiche a Chinatown
credit: inthemoodfordesign.eu – Da oTTo
Da oTTo è un locale unico nel suo genere in città. Nascosto in piena ChinaTown, richiama le atmosfere nordiche con proposte di cibo gourmet. L’arredamento è un mix perfetto di vecchio e nuovo dove professionisti e studenti possono trovare spazi adeguati per lavorare e studiare.
Indirizzo: via Paolo Sarpi 8
#10 Colibrì, un piccolo caffé letterario nel cuore di Milano
Colibrì
Colibrì è un piccolo caffè letterario nel cuore di Milano. La salettina di 20 mq viene usata in modo alternativo per concerti, la presentazione di un libro o un incontro su un autore, o dagli studenti e lavoratori per lavorare al computer magari mentre sorseggiano un drink o gustano una torta di carote.
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Le più importanti università milanesi stanno cambiando il volto di interi quartieri e luoghi storici della città con i loro nuovi campus. Ecco tutti i cambiamenti in atto.
I 3 CAMPUS UNIVERSITARI che rivoluzionano Milano
# Il nuovo Campus Bocconi al posto dell’ex Centrale del Latte con il centro sportivo polifunzionale
Bocconi. Credits: @milano_pictures IG
Il nuovo campus Bocconi ha inaugurato alla fine del 2019, in continuità con quello già esistente, prende il posto dell’ex Centrale del Latte, occupando 35.000 mq, per un totale di 90.000 mq di terreno se si considera anche il vecchio fabbricato. Progettato dal duo giapponese SANAA, si compone di quattro strutture cilindriche vetrate in parte rivestite da una maglia semitrasparente, concettualmente richiamate al concetto di apertura del campus. La residenza dello studente è un cilindro cavo con mini-appartamenti per due persone rivolti verso l’esterno e distribuiti da un corridoio con vista-patio.
Credits sporteimpianti.it – Team Sport Area
Il centro sportivo polifunzionaleterminato nel 2021 e aperto alla cittadinanza è posto lungo viale Toscana e comprende due piscine, tra cui la prima olimpionica a Milano, un’area fitness, un palazzetto dello sport con campo da basket/pallavolo e una pista da corsa al coperto.
Frutto di un’intuizione progettuale di Renzo Piano e sviluppato da Ottavio Di Blasi, socio fondatore di ODB&Partners, l’ampliamento del campus dedicato alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano ha generato una sorta di tessuto architettonico diffuso attorno agli edifici storici di Gio Ponti. Il progetto ha generato una trasformazione della grande area urbana, il ripristino dell’unità dell’insieme, la riqualificazione degli edifici esistenti, il potenziamento della funzionalità generale e l’incremento delle aree verdi circostanti.
Verso via Bonardi è stato mantenuto il rapporto con gli edifici storici ed è stata realizzata una piazza “verde” con 130 alberi. I tre nuovi edifici, parzialmente ipogei e che comprendono un insieme di componenti edilizi comuni che condividono elementi strutturali, sono stati così realizzati: un edificio di quattro piani, con aule per i laboratori di disegno e progettazione, al posto del “Sottomarino”, e gli altri edifici di un piano con altri spazi didattici e un grande laboratorio modello.
Entro la primavera del 2022 dovrebbero iniziare i lavori per la costruzione del nuovo Campus dell’Università Cattolica, all’interno della riqualificazione dell’ottocentesca Caserma Garibaldi, complesso sorto sulle ceneri del monastero medievale di San Francesco il Grande. L’edificio militare, una struttura neoclassica a pianta quadrangolare con due cortili di uguale ampiezza, verrà riqualificato sulla base di un progetto coordinato dallo Studio Beretta Associati e una volta terminato ospiterà circa 132 aule e oltre 10.000 posti extra per gli studenti su una superficie di 54.000 mq di superficie.
Si tratta di un intervento conservativo che prevede solo la costruzione di un solo nuovo edificio, una struttura interrata nel cortile nord che fungerà da aula magna da 800 posti e altre aule di grandi dimensione. In superficie è prevista una copertura a shed che ospiterà l’ingresso e le connessioni verticali agli spazi sottostanti. L’inaugurazione è prevista nel 2028.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Babette Riefenstahl. Nipote di Leni, una delle più grandi registe della storia del cinema mondiale. Berlinese, innamorata di Milano, architetto, tra i fondatori dell’associazione Vivaio. Donna di grande energia e umanità.
Babette RIEFENSTAHL: “la mia Milano sarà sempre più UMANA e INCLUSIVA”
Babette Riefenstahl
La cosa che ami di più di Milano?
La sua dinamicità.
Credits @francescopesce71 IG – Piazza Gae Aulenti
Quella che invece ti piace di meno?
L’inquinamento.
Il tuo locale preferito?
Lo spirit di Milan.
Credits: @spiritdemilan spirit de milan
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Andare alla scoperta di luoghi sconosciuti, sia luoghi del centro e di cultura, sia luoghi nelle periferie, quartiere residenziali e industriali.
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Nessuna.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
I tanti parchi.
Credits: @rajazakhour murale BAM
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
La meritocrazia e la generosità.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Duomo perché è il centro e nel contempo un crocevia.
Credits: @bestmilanopics Duomo di Milano
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Non so.
Il quartiere che ami di più?
Lambrate.
credits: urbanlife
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Dedicare più attenzioni alle periferie cogliendo il potenziale per lo sviluppo del tessuto sociale e culturale dell’intera città.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Dipenderà da come sarà articolato nel dettaglio: di principio favorevole ma senza volersi dimenticare del Paese di appartenenza.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Una città di mare.
Genova (da pixabay)
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Investire in uno sviluppo più verde, più smart, cercando di diminuire il contrasto fra i quartieri centrali e ricchi e quelli periferici e poveri. Una Milano più vivibile per tutti.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Di crescere in uno sviluppo più umano e inclusivo.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Credits spettacolomusicasport.com - Cinema Santa Fe
In città ha aperto un cinema da record: avrà la sala più piccola del mondo e proietta dei film unici nel loro genere.
A Milano la SALA di CINEMA più PICCOLA del MONDO: la capienza è di tre persone
# Il “Festival del corto” in una minisala da record
Credits spettacolomusicasport.com – Cinema Santa Fe
A Milano si può vedere un film nella sala di cinema più piccola del mondo: ospita al massimo tre persone e sono ammessi anche agli animali domestici senza sovrapprezzo. La sala porta il nome di un vecchio cinema di Buenos Aires – Santa Fe – ricordo d’infanzia di Martina Schmied, oggi direttrice artistica di MAX3MIN, e ha aperto le porte dall’11 al 22 marzo in occasione del MAX3MIN Film Festival: “Un piccolo spazio con una vetrina che affaccia sulla strada, che è rappresentazione fisica del nostro modo di concepire il cinema, dal virtuale al reale, ma sempre piccolissimo. Al pian terreno, il nostro ufficio. Al piano soppalco, il nostro cinema. Una sala cinema piccolissima per un cinema piccolissimo che viene inaugurata in occasione del festival”.
# 100 proiezioni da tutto il mondo della durata massima di 3 minuti
Max3min Festival
Questo particolare festival musicale mette a disposizione del pubblico 100 proiezioni provenienti da tutto il mondo lunghe al massimo 3 minuti, suddivise in tre blocchi rispettivamente alle 20, alle 21 e alle 22. Il biglietto per un un gruppo di corti costa 15 euro, per 2 gruppi 25 e per l’intera serata 30 euro. Obbligatoria la prenotazione, vista la capienza ridotta del cinema, scrivendo una mail a ciao@max3min.com. Il locale si trova in via Muratori 46/A in zona Porta Romana.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Che Milano sia una città accogliente è ormai risaputo a tutte le latitudini italiane ed europee e questo è solo il consolidamento di una tendenza che prosegue incontrastata da molti anni. Se spesso gli stranieri con cui i milanesi vivono in simbiosi sono etichettati come “ruba lavoro” o peggio, quello che è palese è che, qui come nel resto d’Italia, l’immigrazione regolare è, e continuerà a essere, una grande risorsa per tutto il nostro paese, consapevoli dell’assioma che un delinquente è un delinquente, al di là della sua provenienza (aspetto scontato per molti ma, purtroppo, non ancora per tutti).
Quando poi si scopre che a una determinata popolazione corrispondono facoltà operative e sociali del tutto specifiche e per niente scontate, ecco che gli stranieri risultano essere più importanti delle idee di qualunque xenofobo da quattro soldi.
Quest’oggi ho provato a fare un elenco dei gruppi etnici più importanti con cui conviviamo a Milano. Eccoli.
I 7 gruppi ETNICI che si sono INTEGRATI MEGLIO a Milano
# I rumeni hanno il vantaggio della lingua
Ph. Emilian Robert Vicol (pixabay)
A Milano e provincia vivono circa cinquantamila rumeni, che dal punto di vista professionale trovano molta manodopera nelle richieste di servizi di pulizia e di badanti per quanto concerne le donne, mentre gli uomini sono autisti di mezzi pesanti e camionisti (in concomitanza con polacchi) e, soprattutto, posseggono braccia robustissime per i cantieri edili. Inoltre, un po’ come tutti i popoli dell’Est Europa, anche i rumeni hanno il vantaggio di avere una facile e veloce comprensione della lingua italiana, e ciò è dovuto anche al fatto che la loro lingua naturale spesso è molto molto articolata e, conseguentemente, trovano l’italiano molto più “leggero”. Il rumeno poi, come l’italiano, è un’evoluzione del latino volgare parlato in zone distanti dell’Impero Romano, per cui la somiglianza linguistica è più che consolidata.
# L’impatto economico di cinesi
credits: @visit_milano IG
Il fatto che a Milano, così come in Italia, la Cina abbia messo radici nella grande distribuzione, nella vendita all’ingrosso e in molti altri settori è risaputo. Ammettiamolo, ognuno di noi, qui in città, ha un amico barista cinese, che per la cronaca spesso parla l’italiano meglio di tanti italiani. Ma al di là delle battute, l’impatto economico che i cinesi hanno avuto su città come Milano è stato più che massiccio. Se non ci credete e non ci siete mai stati, fate un salto a vedere come si è arricchita e riqualificata la zona di via Paolo Sarpi, da anni ormai la Chinatown milanese.
# Le feste al parco dei peruviani
Ph. Alex Phillc (pixabay)
È la quarta comunità in ordine di grandezza residente a Milano: gli immigrati peruviani sono, da oltre trent’anni, presenti e radicati in Italia, e nella maggior parte dei casi sono impegnati in lavori legati alla logistica e ai corrieri espresso. Da anni, poi, i peruviani e altri gruppi latino-americani hanno l’usanza di passare le domeniche in gruppo nei grandi parchi milanesi come il Lambro (ma anche ai lati dell’Idroscalo) trovandosi in centinaia e centinaia di persone per gustosi barbecue, per giocare a pallavolo sul prato o per svariate attività sociali.
# I filippini, i più numerosi a Milano
Ph. Sasin Tipchai (pixabay)
Ovvero la comunità straniera più numerosa di Milano – si calcolano circa 41.000 residenti – che giunge per lo più dalla provincia di Batangas, a nord della capitale Manila nella regione di Calabarzon, e arriva, come spesso accade, per passaparola e ricongiungimenti familiari. Una migrazione a maggioranza femminile che, almeno agli inizi, trovava occupazione in mansioni legate al lavoro domestico (collaboratrici familiari) o di assistenza agli anziani, e che prosegue al netto di una grande professionalità e una pacatezza tipica del carattere di questo popolo. Oggi molti filippini uomini sono diventati portieri di stabili e palazzi anche molto importanti del centro di Milano.
# Gli egiziani diventati maestri delle pizze
Ph. Christo Anestev (pixabay)
Una volta in pizzeria c’imbattevamo nel giovanottone napoletano che conquistava tutti con sorrisi e simpatia, ma negli ultimi anni, se dal principio si erano trovati a fare da aiutanti pizzaioli, gli egiziani si sono letteralmente impadroniti delle pizzerie milanesi, e anche molti napoletani residenti qui a Milano da tempo sono pronti a giurare che molti di essi sono diventati ben più bravi dei loro concittadini. Naturalmente parliamo dalla pizza con forno a legna, eh, che a cuocere una pizza al forno elettrico son bravi tutti!
# I senegalesi pensano alla sicurezza
A Milano città ce ne sono circa ottomila e una buona parte sono impegnati in lavori di sicurezza per locali, grandi centri commerciali o discoteche (anche se le stesse sono chiuse da tempo per motivi che tutti sanno). La generosità e un carattere pacifico sono caratteri distintivi di tutti i popoli africani, ma da questo punto di vista i senegalesi sembrano avere una marcia in più.
# Gli albanesi, i più bravi nei lavori pesanti
Cugini lontani dei rumeni di cui sopra, condividono con loro le professioni per così dire molto fisiche come il lavoro dei cantieri, anche se spesso gli albanesi sono protagonisti di lavori nella grande distribuzione con mansioni di mulettisti e magazzinieri, professioni per le quali ci vuole indubbiamente una forza fisica superiore alla media che tendenzialmente i popoli dell’est hanno. Inoltre anch’essi hanno una grande capacità di apprendimento della nostra lingua in tempi brevi. Anzi, spesso arrivano in Italia parlando già un ottimo italiano.
Dopo la prima ondata degli anni novanta ora dall’Albania arriva un’immigrazione altamente qualificata. Sono tra gli studenti stranieri più numerosi nelle università milanesi.
Ora come spesso accade arriva il vostro turno, amici lettori di Milano Città Stato. Quali sono i gruppi etnici con cui interagite di più? E quelli con cui vorreste stringere più rapporti ma non ne avete occasione? Coraggio, non siate timidi.
Naturalmente chiarisco sin da ora che se qualcuno volesse approfittarne per battutacce di stampo razzista questo NON è il vostro spazio. Libertà di critica, di espressione e di opinioni diverse, sì. Razzismo ZERO.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Lo so, ritrovare “economico” e “Milano” nella stessa frase pare un ossimoro, oggi in particolare. Dai dati sul costo della vita di un’indagine svolta dal Codacons, la nostra City vince il primo posto nel 2021 come “città più cara d’Italia”.
Dalla colazione al bar alla piega dal parrucchiere, i beni e servizi della città sono più costosi che altrove. Basti pensare che per mangiare a Milano, secondo i dati, occorre spendere in media il 47% in più rispetto a Napoli. Ma è sempre stato così? E se vi dicessi che una volta per mangiare un buon pasto completo bastavano 3,9 lire, ovvero 25 centesimi?
Quando a Milano andavano di moda i “RISTORANTI ECONOMICI”
# Qualità, convenienza e velocità, le parole d’ordine dei Ristoranti Economici
Ristoranti Economici, credits: Milano Scomparsa Facebook
Ebbene si, una volta i così detti “Ristoranti Economici” erano di moda, ma sono molto più di ciò che lascia trasparire il nome, scopriamo la loro storia. La loro apertura risale al primo dopo guerra, dal 1917 iniziarono ad apparire questi nuovi ristoranti che, sebbene il nome ad oggi possa rimandare a mense collettive o ristori di scarsa qualità, all’epoca erano una categoria molto rara e ricercata in città.
I Ristoranti Economici si collocavano a metà via fra i ristoranti di lusso e le trattorie o osterie frequentante da chi non poteva permettersi di spendere lo stipendio per mangiare fuori casa. Infatti, nella Milano dell’epoca la “classe media” era ancora abbastanza scarsa e la città si divideva nettamente tra l’alta società e chi arrancava per arrivare a fine mese. In città mancavano dunque dei ristoranti a buon prezzo e di buona qualità, e non solo. Milano stava già iniziando ad essere la città frenetica che tutti conosciamo e diventò essenziale soddisfare le esigenze di chi, come gli uomini d’affari, non aveva già più il tempo di sedersi comodamente e aspettare il pranzo, ma necessitava di un pasto veloce per tornare immediatamente a lavoro. Ed è così che qualità, convenienza e velocità diventarono le parole d’ordine dei ristoranti economici, che divennero ben presto di tendenza.
# D’ispirazione francese, ma la rivoluzione fu italiana
Ristoranti Economici, credits: Milano Scomparsa Facebook
Ma come nacquero? Questo genere di ristorazione rapida esisteva già negli Stati Uniti e a Londra, ma il vero modello fu Parigi con i suoi Bouillons Duval. Creati nel 1855, si trattava di una catena di ristoranti, che prendono il nome dallo stufato di carne (boullion in francese) che il loro creatore, il macellaio Pierre-Louis Duval, iniziò a servire agli impiegati, operai e facchini delle Halles, i grandi mercati generali di Parigi.
Furono proprio questi ristori, arredati secondo l’Art Nouveau, che ispirarono l’apertura in Italia dei Ristoranti Economici. Il primo a Milano fu in via Dante, immaginate un grande spazio riccamente decorato in stile Liberty, che ogni giorno serviva un totale di 1.2000 pasti. Il pagamento, di sole 6,5 lire, avveniva in anticipo e, attraverso un buono, si aveva accesso ad un posto ad una tavola imbandita a dovere.
I commensali si ritrovavano davanti una vera tovaglia, bicchieri, posate e tovagliolo, due panini, un primo piatto del giorno a scelta tra un riso, un brodo o una “asciutta” e un secondo piatto sempre da scegliere dal menù; per finire formaggio e frutta. Il vino era a parte e un quartino di litro costava 0,80 centesimi e con altri 50 centesimi si potevano avere altri supplementi di cibo o un caffè. A posteriori tutto ciò non sembra altro che un semplice menù per lavoratori facilmente reperibile in moltissimi ristoranti, e alla fine di questo si tratta, ma per l’epoca furono una vera e propria rivoluzione per una Milano che stava evolvendo.
# L’exploit a Milano della cucina più economica di sempre
Ristoranti Economici, credits: Milano Scomparsa Facebook
Ben presto furono aperti altri Ristoranti Economici ancora più vantaggiosi di quello in via Dante. Il secondo aprì in via Silvio Pellico, alle spalle di Duomo e Galleria, poco dopo il terzo scelse Porta Venezia, in piazza Oberdan 3, qui il pasto costava solo 4 lire. Ma il più economico di tutti si trovava in viale Lodovica, all’epoca in piena periferia, oggi si tratta di viale Bligny. Più piccolo rispetto agli altri anche perché a pochi metri si trovavano le Cucine Popolari, un’altra catena di dieci ristoranti che, come i Ristoranti Economici, era senza scopo di lucro.
Un pasto in viale Lodovica costava solo 3,90 lire, assurdo pensare che con soli 25 centesimi ci si poteva riempire la pancia con leccornie tutte lombarde. Si perché, al contrario di come avviene oggi, per mantenere i prezzi bassi, le derrate non venivano acquistate dal mercato generale, ma direttamente dai produttori locali. Praticamente tutti gli ingredienti erano a km zero e scelti in base alla stagione, una realtà tanto ambita ai giorni nostri e sicuramente non più accompagnata dalla parola “economico”.
# Uno sguardo ad un passato progressista
Insomma, i ristoranti economici ebbero un exploit incredibile e furono presi a modello e replicati da diversi altri locali milanesi, come il “Ristorante Moderno”, in corso Buenos Aires, con pasti a 4 lire. Nonostante la loro rapida ascesa, purtroppo però, ebbero vita breve. Osteggiate dal fascismo, come tutte le associazioni cooperative, con la dittatura sia la Società Anonima Cooperativa Cucine Popolari sia i Ristoranti Economici si videro costretti a chiudere.
Quasi ironico, ma soprattutto triste, pensare che oggi al posto del ristorante di piazza Oberdan si trovi un Mcdonald’s, simbolo di uno spirito globalizzatore opposto a quello dei piccoli imprenditori che aprirono i loro ristoranti con uno sguardo lungimirante e attento alle piccole realtà locali sostenendo ideali come solidarietà e autenticità. Ed è per questo che, dopo aver scoperto l’affascinante storia dei Ristoranti Economici, trovo inevitabile una riflessione su un passato che, per certi aspetti, pare più avanti del presente.
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La corsa verso il cielo prosegue senza sosta in tutto il mondo. Scopriamo quali sono i grattacieli più incredibili che vedranno la luce nei prossimi anni.
I 7 GRATTACIELI più STRAORDINARI in costruzione nel 2022
#1 La “Torre Uno” del progetto Four Frankfurt sarà il grattacielo più alto della Germania con i suoi 233 metri
Credits fourfrankfurt.de – Four Frankfurt
La Torre Uno del progetto Four Frankfurt, composto da quattro grattacieli ad uso misto in costruzione a Francoforte, avrà un’altezza di 233 metri facendola diventare l’edificio più alto della città e di tutta la Germania. Localizzato nell’area conosciuta come il triangolo della Deutsche Bank nel distretto di Innenstadt, l’intero complesso avrà uffici per circa 4.000 persone e 600 appartamenti residenziali, di cui una parte in edilizia agevolata, oltre a negozi e ristoranti. L’investimento previsto è di circa un miliardo di euro e dovrebbe essere terminato nel 2023.
#2 The One, con 338 metri d’altezza sarà il primo “supertall” e il più alto edificio del Canada
Credits urbantoronto.ca – The One
The One è un grattacielo attualmente in costruzione a Toronto, in Canada, situato nel quartiere Yorkville all’incrocio tra Yonge e Bloor. Come definito dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat, i suoi 338 metri d’altezza ne faranno il primo “supertall” e il più alto edificio della Nazione. Saranno 85 i piani totali e dovrebbe essere inaugurato tra il 2022 e il 2023. Ad oggi è anche l’edificio residenziale più alto in costruzione al di fuori dell’Asia.
#3 Ciel Tower, il futuro hotel più alto del mondo da 366 metri (Dubai)
Credits norrgroup – Ciel Tower
Dubai si prepara a festeggiare un nuovo record. Nel 2023 sarà terminato “Ciel Tower” che, con i suoi 366 metri d’altezza, sarà l’edificio per soli hotel più alto del mondo. Costruito secondo i progetti dello studio di architettura londinese NORR nel quartiere di Dubai Marina, si caratterizza per un design scultoreo con rastremature nella parte superiore e inferiore del grattacielo, una facciata color argento e brevi rientranze nella parte superiore dell’edificio dove ci saranno un bar e una piscina a sfioro. Al suo interno ci saranno oltre 1.042 camere, tra cui 150 suite, distribuite su 82 piani.
#4 Iconic Tower, il grattacielo più alto dell’Africa con 385,8 metri ispirato all’obelisco dei faraoni (Egitto)
Credits china construction – Iconic Tower
Nel 2023 la “Iconic Tower” sarà ufficialmente il grattacielo più alto dell’Africa. Terminata la realizzazione della struttura, questo edificio in costruzione nella Nuova Capitale Amministrativa dell’Egitto ha un’altezza di 385,8 metri e comprende 80 piani, che saranno per lo più ad uso ufficio. Il progetto si ispira alla forma di un obelisco dell’epoca dei faraoni con l’esterno in vetro che rappresenta le piume del dio egizio Raa Crown.
#5 La nuova sede di JP Morgan Chase a New York, alta 434 metri, sarà il quarto grattacielo più alto della metropoli americana (USA)
Credits newyorkyimby ATCHAIN – Nuova sede Jp Morgan
Dopo la demolizione all’inizio del 2021 della vecchia sede, JP Morgan Chase ha dato avvio ai lavori per realizzare la sede sostitutiva. Il nuovo grattacielo fa parte del piano di rizonizzazione di East Midtown ed è stato progettato dallo studio di architettura britannicoFoster + Partnerssede. L’edificio ospiterà oltre 15.000 dipendenti, sarà alto 434 metri e conterà 70 piani. L’investimento complessivo è di 3 miliardi di dollari e alla sua inaugurazione prevista nel 2024 diventerà il quarto grattacielo per altezza di New York.
#6 Legacy Tower, il primo grattacielo anti-pandemia (USA)
Credits miamiwordlcenter – Legacy Tower
Al Miami Worldcenter, negli Stati Uniti d’America, è in realizzazione la Legacy Tower: il primo grattacielo anti-pandemia, attrezzato per unire alle esigenze abitative anche servizi e tecnologie per la salute. Sale fino a 182 metri su 55 piani, con 310 appartamenti e un hotel con 219 camere, e in corso d’opera è stato riprogettato per essere utile in caso di una nuova pandemia. All’interno della struttura sono stati previsti dieci piani da dedicare a un innovativo centro medico con servizi e tecnologie avanzate per la salute, tra cui ci saranno: un laboratorio specializzato nella prevenzione diagnostica, sale operatorie e stanze per la degenza dei pazienti, stanze attrezzate con strumenti per l’imaging a ultrasuoni, la mammografia, i raggi x, la risonanza magnetica e la tac e una farmacia.
#7 Merdeka PNB 118, il secondo grattacielo più alto al mondo grazie ai suoi 680 metri (Malesia)
Credits Photo by Nafisah Faliq on Unsplash – Merdeka 118
Merdeka PNB 118 è attualmente il grattacielo più alto in costruzione, la cui struttura e le facciate sono già state terminate, e di cui si prevede l’inaugurazione alla fine del 2022.Alto 680 metri per 118 piani, diventerà l’edificio più alto della Malesia, togliendo il primato alle Torri Petronas, e il secondo più alto al mondo. Il grattacielo avrà 83 piani dedicati a spazi per uffici premium, mentre i piani più alti saranno occupati dal lussuoso hotel Park Hyatt con circa 250 camere e suite. L’origine della parola “Merdeka” in lingua indonesiana e malese vuol dire “indipendente” o “libera” e deriva dal sanscrito maharddhika che significa “ricco, prospero e potente”.
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Il cinema italiano nel mondo è sinonimo di Roma. Che a noi milanesi, piaccia o no, la capitale ha la supremazia sulla settima arte. Vuoi per la presenza di Cinecittà, vuoi perché la città è un set all’aperto (vedi la Grande Bellezza), vuoi perché ha un vero e proprio festival dedicato e vuoi perché attori, sceneggiatori e registi hanno studiato, lavorato e vivono ancora tutt’oggi nella città eterna. Milano, d’altro canto, non è rimasta a guardare e, sebbene qui non abbiamo un centro come Cinecittà e nemmeno un festival competitivo (discorso a parte per i MilanoFilmFestival), la città meneghina ha ispirato il cinema sotto tantissimi aspetti. Infine se Roma ha i suoi attori feticci, Milano non è da meno.
Proviamo a riscoprire la città immaginando itinerari intitolati a celebri attori.
PERCORSI A MILANO dedicati ad ATTORI CELEBRI
# Percorso Pozzetto
credits: mymovies – il ragazzo di campagna
“La città l’è piena di tentazioni, l’è tentacolare”. Come dimenticare la mitica battuta della mamma di Artemio, disperata dalla decisione del figlio di lasciare la campagna per trasferirsi in città. Il Ragazzo di Campagna è sicuramente il film più iconico e più legato alla Milano di Renato Pozzetto. All’arrivo di Artemio in città lo si vede guidare un trattore in pieno Corso Vittorio Emanuele per poi essere multato in piazza San Carlo. Successivamente lo vediamo in piazza San Babila dove si rivolge (fischiando) ad una vigilessa per farsi spiegare come raggiungere l’altra metà della piazza. In realtà se osserviamo bene la scena, si intuisce che il protagonista si trova in piazzale Loreto e non San Babila (magie del cinema).
Quando entra in scena “Severino Cicerchia”, Massimo Boldi (altro milanese doc), vediamo piazza Sant’Eustorgio dove avviene l’incontro tra i due e successivamente via MelchiorreGioia dove scippano, ma su quest’ultima zona ci sono dubbi che ancora oggi resistono. Infatti, su internet alcuni sostengono che la scena sia stata girata in via della Maggiolina. Dopodiché, per dividersi la refurtiva, si spostano in via Gioacchino Murat 36. In questa scena si intravede l’insegna del negozio Grancini che oggi non esiste più e al suo posto è stata aperta un’agenzia di viaggi. Altra mitica scena entrata nel mito del film, è quella del residence (Taaac!), dove il mitico Enzo Garinei illustra all’ingenuo Artemio le comodità di un monolocale. Su quale fosse il residence ci sono stati per molti anni tanti dubbi. Per anni si è creduto che fosse in via Stelvio, ma recandosi a Bruzzano, tra via Pesaro e via Senigallia, troviamo un hotel e un palazzo ormai abbandonato e con molta probabilità si tratta del il famoso residence del film.
Un altro tormentone del film è “Ho interessanti prospettive per il futuro”, ripetuto più volte durante le rocambolesche ricerche di lavoro. In questa parte del film si possono vedere via Abbadesse e via Oldofredi e via Melchiorre Gioia (scena con Cannavale cieco), via del Gesù e via Montenapoleone (scena del metronotte). Nel film Artemio trova anche l’amore per Angela che abita in via dello Statuto 19, un amore non corrisposto, almeno all’inizio, che porta il protagonista a decidere di suicidarsi in via Lodovico il Moro di fronte alla ex fabbrica Ginori, sul cavalcavia Don Milani. Una decisione che, fortunatamente, non avrà esito positivo, ma che sarà fondamentale per tornare definitivamente a Borgo Tre Case, con un happy end inevitabile.
# Percorso Celentano
credits: wikipedia – Asso
Adriano Celentano è un mito generazionale. Il suo legame con Milano è già scritto nella famosa canzone Il Ragazzo della via Gluck, dove ancora oggi, estimatori e fan, si recano per vedere il palazzo dove nacque il Molleggiato. La sua carriera artistica si è divisa tra musica, televisione e cinema. Proprio in quest’ultimo, soprattutto negli anni ottanta, il suo nome era garanzia di successo, tant’è vero che le location dei suoi film sono diverse e non solo legate a Milano. A mio parere, il film più iconico su Milano è Asso del 1981. Il film si apre con una scena girata in via Carducci presso lo storico Bar Magenta che, per esigenze di copione, lo vediamo chiamarsi Bar Bretella come il finto proprietario interpretato da Renato Salvatori.
Quando Asso (Adriano Celentano), dopo aver vinto un importante partita a poker, torna a casa all’alba lo vediamo sul ponte del Naviglio in via Gozzadini, mentre l’incontro successivo con il sicario, che lo dovrebbe uccidere, avviene in realtà a Gaggiano. Morto, Asso torna sulla terra come spirito che solo la moglie, Edvige Fenech, ha la possibilità di vedere e di parlarci. La moglie, incredula della notizia e convinta che sia uno scherzo, accompagna il marito all’Istituto di Medicina Legale per il riconoscimento del cadavere, qui siamo via Darwin 22 oggi sede di un’importante azienda.
Da questo momento in poi, Asso cercherà di trovare un marito degno di sostituirlo e nel frattempo scopre che il mandante del suo omicidio è proprio l’amico Bretella che ha fatto uccidere anche il sicario che, pentito, avvisa Asso incontrandolo nei giardini di Villa Belgioiso in via Palestro 16. Quando il banchiere Morgan (scelto da Asso come sostituto) viene rapito da Bretella, vediamo via Valenza (durante l’inseguimento), Piazza Erculea 11 (sede della Banca Morgan) e corso di Porta Romana 10 dove, al tempo aveva sede il commissariato. Il film è famoso anche per le scene girate a Monza, all’ippodromo e al parco reale e infine a Sanremo presso il Royal Hotel.
# Percorso Aldo, Giovanni e Giacomo
credits: mymovies – Il Ricco, il povero e il maggiordomo
“A colazione peperonata, a pranzo topi morti?”. Una battuta epica di Tre uomini e una gamba, la pellicola d’esordio di Aldo, Giovanni e Giacomo con cui irrompono nel mondo del cinema conquistando la vetta del box office. A questi seguiranno altre dodici pellicole, ma è nel 2014 che girano il loro film più meneghino: Il Ricco, il povero e il maggiordomo. La Milano rappresentata nel film, è una città che si sta preparando ad accogliere l’evento che la cambierà radicalmente e la proietterà verso la fama mondiale: l’Expo 2015. Un film dove viene mostrato il nuovo skyline e le nuove costruzioni, basti pensare che l’ufficio di Giacomo è situato nella Torre Diamante (Diamond Tower) e spesso durante il film vengono inquadrati i grattacieli e la nuova piazza Gae Aulenti, in particolare modo il Palazzo UniCredit.
Il film, come si intuisce anche dal titolo, non mostra solo una nuova Milano, ma anche quella più classica e tradizionale fatta di case a ringhiera, case popolari e mercati rionali. In questo caso il trio ritorna, ancora una volta in Città Studi e, in particolar modo, in via Beato Angelico e via Colombo (spesso inquadrati nei loro film), mentre la casa popolare di Aldo si trova in via Bronzetti 35.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ora che si può viaggiare liberamente verso molte delle destinazioni del mondo, uno dei primi posti che i milanesi vorranno riabbracciare sono sicuramente gli Stati Uniti d’America. E per dare un sapore nuovo a un’ennesima visita a NYC, che resta sempre la meta più popolare, si può pensare a un on-the-road in miniatura, senza tappe massacranti ma che ci dia comunque un po’ di libertà nel percorrere nuovamente le autostrade degli States fino a Washington DC. Vediamo dunque 7 posti interessanti dove fare tappa in questo rinnovato percorso americano.
L’on-the-road in miniatura: 7 tappe da NEW YORK a WASHINGTON
#1 Newark e il New Jersey
Newark (da pixabay)
Prendiamo di prima mattina un classico cab giallo e facciamoci portare nel New Jersey, al secondo aeroporto per traffico dell’area metropolitana New York, dove ci aspetterà un’auto a noleggio. Attraversando il fiume Hudson, entreremo da subito nell’altra America, dato che NYC rimane tuttora un mondo a parte dal resto del Paese. Prima di arrivare a Newark, chiediamo con una breve deviazione di arrivare a Hoboken, per divorare una creazione del Boss delle Torte, famoso reality televisivo, e per ammirare la vista meravigliosa su Manhattan.
Newark è stata spesso a torto considerata solo un avamposto della Grande Mela, ma qui la vita scorre normalmente, come dimostrano la serie TV dei Sopranos oppure i romanzi del grande scrittore Philip Roth, ambientati qui. In questa città da trecentomila abitanti potremo ammirare la curiosa Villa Krueger, costruita nel 1888 e che sembra un po’ la classica casa dell’orrore dei parchi di divertimento. Una delle attrazioni che offrono gli Stati Uniti sono le grandi leghe professionistiche di vari sport, tra cui il basket (NBA), il football americano (NFL) e il baseball (MLB). Se ci dovesse essere un match dei New Jersey Devils, non mancate di vedere dal vivo lo spettacolo dell’hockey su ghiaccio (NHL), anche se fa freddo e i biglietti non sono certo economici.
#2 Trenton Makes, The World Takes
Molte delle capitali dei 50 stati federati che unitamente al distretto della capitale costituiscono il paese sono curiosamente piccole cittadine di provincia. Vale sicuramente la pena visitarle per rendersi conto di come sia l’ambiente in queste realtà che costituiscono una parte importante della società a stelle e strisce, anche dal punto di vista della popolazione, proprio come in Italia. Per raggiungere Trenton, indugiamo a lungo in strade secondarie, sentendoci parte della vita quotidiana del New Jersey, tra i centri commerciali pattugliati dalle volanti, le fabbriche in funzione, i cimiteri e i ponti in legno. Fermiamoci a fare colazione con un Pork roll, nato proprio qui.
Ma non lasciamoci disorientare dall’urbanistica disordinata, che significa essenzialmente che la città è stata fondata molto tempo fa, per i parametri degli Stati Uniti nel 1679. La sua importanza come centro industriale nel campo dell’acciaio e della gomma è ormai passata, ma rimane a perpetrarla lo slogan Trenton Makes, The World Takes (‘Trenton fa, il mondo prende’) scelto come simbolo dell’amministrazione cittadina, un’usanza radicatissima da queste parti. Andiamo dunque a vedere il Capitol (Campidoglio), sede del governo del New Jersey, costruito nel 1792, la cui cupola dorata domina il Veteran’s Park con un’imponenza superiore a quella trasmessa dalle strette strade della piacevole cittadina.
#3 Philadelphia, la città dell’indipendenza
Philadelphia (da pixabay)
Raggiungiamo la sesta città per popolazione di tutti gli Stati Uniti, entrando nello stato della Pennsylvania. Un’esperienza di cui ci si rende conto subito alla guida è che gli sterminati sobborghi sembrano non finire mai, le città nordamericane si fanno desiderare a lungo. Qui, passando il fiume Delaware, restiamo abbagliati dallo skyline. In quello di Philly (nickname affettuoso della città) predominano i vetri azzurrati dei grattacieli One and Two Liberty Place, del 1987, dove ha sede la Cigna, la più grande compagnia assicurativa di tutto il paese. Parcheggiamo in un multipiano e andiamo a esplorare la città, che ha tante attrattive, oltre a quelle di ritrovare magari le location un po’ polverose dell’impareggiabile saga di Rocky con Sylvester Stallone.
L’aura è quella di una vecchia capitale già dalla centrale Penn Square, dove risaltano la mole sbiancata della neogotica City Hall, le prospettive della Franklin Avenue in stile Champs Elysèes e le moli possenti dei vecchi grattacieli del primo Novecento. Ma attraversiamo rapidamente Downtown per andare a scoprire gli isolati più antichi e preservati di Old City, verso il fiume, tra i palazzi di mattone, le bettole e i ritrovi per marinai, la casa di Benjamin Franklin. Qui lo slogan ‘once upon a nation’ risulta essere particolarmente riuscito. In Washington Square c’è la georgiana Independence Hall, che insieme ad altri edifici storici costituisce il Parco storico nazionale dell’indipendenza, a ricordare i luoghi in cui Mason, Madison e George Washington prepararono la dichiarazione di indipendenza del 4 luglio 1776.
#4 Harrisburg e le colline della Pennsylvania
Harrisburg (da pixabay)
Facciamo una deviazione dal nostro tragitto e andiamo a esplorare le colline interne della Pennsylvania, il traffico in uscita non sarà certo come quello in entrata, anche se i limiti di velocità sono ridotti e non conviene schiacciare troppo l’acceleratore viste le numerose pattuglie delle varie polizie di stato ai margini delle carreggiate. Lo stato porta ancora il nome di William Penn, fondatore della vecchia colonia britannica e che ebbe la visione incredibile di immaginare il Parlamento Europeo, a cui avrebbe potuto aderire anche la Russia. Mentre ci fermiamo all’area di sosta per mangiare uno Scrapple (maiale mescolato a farina di mais, messo in terrina e fritto), prepariamoci dunque a visitare la seconda piccola capitale di stato del nostro tour.
Harrisburg appare nello scenario romantico del Susquehanna River, tra isole e ponti, la sponda incontaminata di Lemoyne lasciata squisitamente a erbacce, mentre la riva di Downtown Harrisburg riserva una splendida infilata di classiche villette, ‘for sale’ per milionari, prati curatissimi e immancabili praticanti del jogging. La cittadina, gemellata con Hiroshima in Giappone, conserva un discreto charme piccolo-borghese, l’edificio più alto è il classico hotel di business, le dimensioni del General Hospital sono ridotte, la vita scorre nei bar che trasmettono sui vari schermi tutte le leghe professionistiche. Anche qui l’attrazione principale è il Capitol, uno dei più belli della Nazione, completato nel 1906 con scalinate e balaustre in stile beux arts. La cupola oltrepassa gli 80 metri d’altezza e da lontano potrebbe persino ricordare…er Cupolone.
#5 Pittsburgh, la città dei ponti
Pittsburgh (da pixabay)
Continuiamo verso ovest, passando da nord, attraversando le colline di vigneti delle Pennsylvania Vineyards, al momento la più grande rivelazione tra le zone viticole degli States. Approcciando Pittsburgh, sviluppata attorno a the Point (la punta), il luogo dove i fiumi Allegheny e Monongahela confluiscono a formare il fiume Ohio, notiamo subito come questa meravigliosa posizione naturale consenta alla città di sviluppare affascinanti sobborghi residenziali collinari. Pittsburgh viene soprannominata ‘la città dei ponti’ per l’alto numero di strutture che attraversano i fiumi, tra cui le iconiche Tre Sorelle degli anni ’20 del secolo scorso.
Cuore della città è il triangolo del Central Business District, dove si possono trovare chiese neogotiche, le splendide strutture a specchio del PPG Place, le prospettive di case basse preservate a Liberty Avenue, la vitalità dei ristoranti con le sedie colorate all’aperto a Market Square. Ma l’attrazione principale, legata a chi nacque a Pittsburgh nel 1928, è indubbiamente l’Andy Warhol Museum, il più grande museo degli Stati Uniti dedicato a un solo artista, che offre una panoramica completa del suo percorso artistico. E se il genio che teorizzò che l’arte venisse messa a disposizione di tutti non è ancora abbastanza Pop per voi, allora vagate per la città cercando i luoghi delle riprese di un’altra icona della cultura popolare, il film del 1983 Flashdance.
#6 Baltimore, la charm city
Baltimore (da pixabay)
Va bene, abbiamo deviato dal nostro itinerario, ma ne è valsa sicuramente la pena. Ora pieghiamo nuovamente a sud per raggiungere l’ultimo dei tre stati federati di questo nostro viaggio americano: il Maryland. La bandiera del piccolo stato che faceva parte dei 13 originari è particolarmente diversa, araldica, dal retrogusto quasi europeo, ad anticipare le sorprese che questa terra ci riserverà, a partire dall’ingresso nella sua città più rappresentativa, Baltimore, il porto più importante di tutti gli Stati Uniti. L’agglomerato viene soprannominato Charm city, e il perché si può capire abbastanza facilmente già attraversando i tanti affascinanti quartieri residenziali a est e a ovest di Downtown, mentre quelli a nord, più poveri e fatiscenti, ci ricordano che Baltimore rimane una delle città più pericolose degli USA, anche se la situazione ultimamente è migliorata.
Cosa ci fermiamo a visitare in questa città che ci fa girare la testa? Sicuramente l’area urbana trendy di Mount Vernon che è il centro culturale e storico della città, con istituzioni come il Walters Art Museum, la ricercata Peabody Library e l’antico Washington Monument a Mount Vernon Place, immerso nel verde tra le suggestioni quasi scozzesi legate all’architettura ottocentesca. Poi i quartieri direttamente portuali: l’Inner Harbor frequentato per hotel e negozi, Fells Point intimo di mattoni con il suo porticciolo privato, Little Italy dov’era basata la comunità italoamericana, Canton con i suoi ristoranti di comunità elegante ad aiuole ben curate.
#7 Annapolis e la costa degli aironi
Annapolis (da pixabay)
Gli Americani, si sa, amano molto gli slogan. Opzionalmente, è possibile farli comparire anche sulle targhe delle automobili, che cambiano sempre da stato a stato, anche come colori di fondo e dei font. Il Maryland ha come claim ‘Protect the Chesapeake’, che si riferisce alla favolosa baia dove il birdwatching degli aironi è pratica comune, di fatto una costa frastagliata in isolette, ponti e laghi, estremamente suggestiva, che si attraversa nel breve viaggio da Baltimore ad Annapolis. La piccola capitale dello stato fu per un breve periodo (proprio come Baltimore, Philadelphia e Trenton) capitale di tutti gli Stati Uniti.
La grande Accademia navale di Annapolis (United States Naval Academy) fu fondata nel 1845 ed è il primo, immediato tratto distintivo di questa piacevole località che vanta un centro storico del tutto conservato, visto che di notte i marines invadono le stradine della cittadina come un unico grande, mantello bianco. Cinquantamila abitanti, soprannominata Sailing Capital of the World, Annapolis ospita ovviamente il Capitol del Maryland, che è addirittura il più antico edificio legislativo statale ancora in uso, completato nel 1772 e costruito in stile georgiano, con una sobria cupola a torretta. Adesso andiamo proprio a mangiarci una Crab cake, di fatto crocchette fatte con pane, uova e polpa di granchio.
Domattina, mescolandoci ai pendolari, entreremo finalmente nel territorio del District of Columbia, per esplorare Washington…
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sostenibilità, inclusione e protagonismo cittadino: questi i pilastri del progetto di Community Center di Fondazione Cariplo. Uno slancio verso la riqualificazione dei quartieri fragili di Milano che vedrà come protagonista l’ex collegio Convitto al parco Trotter.
Il progetto di COMMUNITY CENTER al PARCO TROTTER
# Lacittàintorno, rigenerare il tessuto urbano attraverso la cittadinanza attiva
credits: imprese edili- rigenerazione urbana
Il progetto di Community Center nasce dall’incontro tra i “quartieri intorno” e la Fondazione Cariplo. L’idea è quella di ridisegnare le aree di quartieri critici di Milano riutilizzando spazi caduti in disuso in maniera sostenibile. Una strategia per allargare i confini e ampliare il panorama sociale ed economico del territorio ponendo nuovi quartieri al centro di una rinnovata geografica cittadina. Tutto ciò ha lo scopo di favorire, non solo il benessere e la qualità della vita delle persone che ci vivono, ma anche di rendere i quartieri in oggetto più attrattivi agli occhi dell’intero pubblico milanese.
Il progetto fa parte di Lacittàintorno, un programma triennale di rigenerazione urbana creato dalla Fondazione Cariplo. L’intento è quello di rendere di nuovo protagonista la comunità coinvolgendo gli abitanti di contesti urbani fragili attraverso iniziative culturali, di coesione sociale e di sviluppo economico. Un piano di promozione per il quale Milano è sicuramente territorio fertile vista la quantità di luoghi dall’enorme potenziale, che però non vengono sfruttati a dovere.
# Una nuova vita per Parco Trotter
credits: urbanlife – Parco trotter
Uno dei quartieri pilota scelto dalla Fondazione è Adriano/Via Padova, una zona vivace della periferia centrale e crocevia di diverse culture che coinvolge alcune aree considerate ad alta tensione sociale. È proprio il luogo iconico del quartiere, Parco Trotter, protagonista del progetto e, in particolare, il riflettore viene puntato sull’ex collegio Convitto Trotter che ospiterà tutte le iniziative previste.
Fulcro del quartiere, lo storico Parco Trotter non è nuovo a iniziative sociali. Sin dal 1922, con l’istituzione della Casa del Sole per bambini gracili, è stato utilizzato come spazio pedagogico con la creazione di orti, palestre coperte e una piccola fattoria. Una delle ultime iniziative risale al 2010 quando l’associazione “la Città del Sole”, in collaborazione con la scuola elementare e media situata all’interno del parco, avviò un community garden per coinvolgere gli allievi e gli abitanti del quartiere in un’attività di giardinaggio volta ad uno scambio intergenerazionale. Oggi, grazie al progetto community center, Parco Trotter potrà ritrovare il suo vecchio spirito e tornare ad essere un luogo di incontro e di iniziative sociali.
# Cibo, creatività e formazione
credits: Fedele Costadura – domusweb
Proprio per mantenere lo storico valore socioculturale del parco, nel 2018 il Comune di Milano e Fondazione Cariplo promossero un bando per la gestione del territorio per riattivare gli spazzi dell’ex Convitto, ormai in stato di abbandono e degrado da diversi anni. Il vincitore del bando fu un gruppo di cinque organizzazioni milanesi: La Fabbrica di Olinda, Cooperativa Centro Servizi Formazione, Cooperativa Comin, Associazione Ludwig e Associazione Salumeria del design.
Dall’insieme di queste realtà ha origine Community Center, un progetto dal forte impatto sociale che punta tutto sull’inclusione e sul contesto generale: dalla formazione professionale alla promozione della cultura nelle varie forme. Fulcro del programma sarà The Community Food Hub, un luogo polifunzionale attorno al quale si svilupperà questo workshop sulla cittadinanza. Un luogo di incontro e di scambio in cui il tema universale del cibo verrà declinato in un’offerta di laboratori, corsi, conferenze e momenti creativi. Lacittàintorno punta inoltre a promuovere l’approvvigionamento dei prodotti a filiera corta attraverso lo sviluppo dei mercati e il coinvolgimento dei cittadini nella produzione del cibo grazie alla diffusione degli orti di quartiere.
# Una scommessa per una Milano più inclusiva
credits: milanoperibambini
Il progetto verrà avviato il 17 giugno 2021 dopo un’intensa fase di co-design che ha coinvolto tutte le parti e ha riguardato i vari livelli del progetto (architettonico, economico e di valore). Ed è così che, con la firma definitiva dell’accordo per il progetto e una convenzione per la gestione dell’immobile per un periodo di 17 anni, Parco trotter torna al centro dell’attenzione pubblica. Uno spazio aperto dove tutti potranno recarsi e fruire dei servizi partecipando a svariate attività culturali, aggregative, formative, orientate al lavoro e alla cittadinanza attiva.
Quello di Fondazione Cariplo è la scommessa di un vero intervento di cittadinanza attiva che non può che essere destinato ad espandersi. Ma il progetto Lacittàintorno è molto di più di un programma di riqualificazione, è la speranza di una Milano più inclusiva e sostenibile che valorizza il suo passato guardando con sguardo lungimirante al futuro di una città unità e attrattiva a livello capillare.
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I due presentatori Lorenzo Campagnari e Rovyna Riot
Dopo la forzata sospensione pandemicosanitaria, torna “in presenza” il festival di SanNolo. Ecco come è organizzato e cosa prevede.
In arrivo a Milano SanNOLO, il (contro)FESTIVAL della CANZONE ITALIANA
# Dal 24 al 26 marzo 2022 torna live il festival più amato dai milanesi
I tre membri della giuria di qualità di SanNolo, Graziano Ostuni (dIscografico) Petra Loreggian (RDS) e Christian D’Antonio (The Way Magazine)
Dopo la forzata sospensione pandemicosanitaria, torna “in presenza” il festival di SanNolo, la più irriverente e pungente kermesse canora made in Milan. Anzi made in Nolo, uno dei quartieri più social di Milano, che ha un cardine in piazzale Loreto e si sviluppa come un triangolo tra metrò rossa e verde, tra il naviglio della Martesana, il fianco destro della Stazione Centrale e via Leoncavallo.
Il Festival di SanNolo, ormai giunto alla quinta edizione, è il contest musicale più amato dai milanesi. Sarà live dal 24 al 26 marzo 2022 e la caccia agli artisti e cantanti disposti a sfidare le giurie più agguerrite di sempre è aperta.
Il festival, organizzato da Lorenzo Campagnari (autore tv e presentatore) e Matteo Russo (imprenditore di NoLo), scalda i motori: le quattro edizioni precedenti sono andate tutte sold out, con la presenza di ospiti musicali e dello spettacolo a livello nazionale come Arisa, Levante e Malika Ayane. L’edizione online nel 2020 è stata vista da ben 10mila persone collegate, mentre nel tato il battesimo del sindaco Beppe Sala che nel 2019 ha solcato il palco del Festival per dare il suo saluto alla kermesse musicale.
# Previsti premi in denaro per i primi 3 classificati, chiamate sarcasticamente “borsette di studio”
I due presentatori Lorenzo Campagnari e Rovyna Riot
Nella prossima edizione saranno sempre Lorenzo Campagnari e Rovyna Riot a fare da conduttori (o condottieri) del divertente e sfavillante carrozzone canoro meneghino. Ma come funziona il festival? A giudicare i cantanti della quinta edizione saranno diverse giurie, composte da membri con competenze e profili differenti. Tutte le canzoni dovranno essere nuove al momento dell’iscrizione a SanNoLo 2022 e rimanere tali fino alla loro prima esecuzione nel corso del festival.
Sono previsti premi in denaro per i primi 3 classificati, chiamate sarcasticamente “borsette di studio”, offerte dai partner del progetto. Inoltre ci saranno collaborazioni con alcune importanti realtà musicali coinvolte nel festival, quali case discografiche, etichette, management e sale di incisione. Radio NoLo, la radio del quartiere a Nord di Loreto, sarà come ogni anno media partner dell’evento con interviste, backstage e curiosità della kermesse.
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La maggior parte dei nuovi sviluppi immobiliari di lusso nasce in comparti urbani localizzati al di fuori della circonvallazione della 90/91. Ecco le zone preferite dai milanesi dove acquistare casa.
IMMOBILIARE di PREGIO: la RISCOSSA delle zone oltre la CIRCONVALLA. Queste le preferite per trovare casa
# La maggior parte dei nuovi sviluppi immobiliari di lusso è fuori dalla circonvallazione della 90/91
In base al Market Report Milano/Roma di Engel &Völkers, gruppo leader nel settore dell’immobiliare del pregio relativo al secondo semestre 2021, realizzato in collaborazione e con il supporto scientifico di Nomisma, la maggior parte dei nuovi sviluppi immobiliari di lusso nasce in comparti urbani localizzati al di fuori della circonvallazione della 90/91: “il limite della linea 90/91 vede pertanto sfumare il proprio storico segno di confine del mercato di pregio. In tal senso, la città sta sperimentando una forte espansione orizzontale. Sul versante dei prezzi, molti sono gli immobili di lusso che presentano quotazioni ampiamente fuori mercato, indipendentemente dalla zona di riferimento. Gli immobili in centro storico sono considerati un investimento esente da rischi, in particolare per gli investitori non locali, mentre i residenti investono in altre zone, dove i prezzi sono aumentati di più rispetto al centro”.
# Il comfort abitativo batte la location in centro città
Credits: www.elledecor.com
Nel report viene sottolineato come “la location, intesa come centralità, ha perso forza nei confronti del comfort abitativo. L’identikit di chi compra nelle nuove zone è costituito da giovani famiglie mediamente benestanti, che contribuiranno alla crescita economica e sociale del tessuto urbano di queste nuove micro-aree destinate a riqualificarsi sempre di più”.
# Le zone preferite dove acquistare immobili di pregio
Vediamo quali sono le zone preferite in cui acquistare immobili di pregio fuori dal centro:
a ovest, dove le quotazioni medie vanno da 5.500 a 8.200 euro/mq per gli immobili ristrutturati al nuovo e da 4.400 a 6.300 euro/mq per quelli da ristrutturare, Gambara-Bande Nere,Lorenteggio e San Siro con valori compresi tra 4.000-5.600 euro/mq circa. Fuori mercato City Life con prezzi tra 7.700-14.500 euro/mq;
nel quadrante sud, dove i prezzi oscillano tra 5.800 euro/mq di Medaglie d’Oro-Lodi e 10.000 euro/mq di Porta Romana-Crocetta-Quadronno.Corso Lodi e Porta Vittoria sono le prescelte dai milanesi;
ad est, con valori di compravendita compresi nel range 4.000-9.000 euro/mq per gli alloggi ristrutturati, sono Città Studi e Indipendenza-viale Argonne i quartieri preferiti;
infine a nord, dove le quotazioni per le proprietà nuove e ristrutturate al nuovo variano tra 4.500 e 7.000 euro/mq nelle zone Centrale-Loreto e Isola-Gioia-Maggiolina, le preferite sono le aree di NoLo, in salita anche le quotazioni di Bovisa.
Mettendo il focus sui prezzi degli immobili del centro storico si va da 8-15 mila euro/mq per quelli ristrutturati al nuovo e da 6-10 mila euro/mq per quelli da ristrutturare, con i picchi di 17-18 mila euro/mq in San Babila, Duomo e Cordusio e i 20-21 mila euro/mq nel Quadrilatero, a Brera e in zona Castello-Foro Buonaparte.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si definisce figlio degli anni ’70, nonché meridionale con il nord Europa (ma anche Milano) nel cuore. È Christian D’Antonio, direttore di The Way Magazine e speaker di Radio Nolo: nasce come giornalista economico, si converte poi alla musica e al racconto del lifestyle dei giorni nostri. È ossessionato dal tempo e, come un giovane boy scout, cerca il buono in tutto e curiosa ovunque per portarlo alla luce. Il suo brunch preferito? Moda, arte e spettacoli tv anni 80.
Christian D’ANTONIO: “la mia Milano si scrollerà di dosso quell’ultimo residuo di provincialismo rimasto”
Christian D’Antonio nella foto di Angjelo Marleci
Qual è la cosa che ami di più di Milano?
Le possibilità. Si respira aria di possibilità, un qualcosa che nemmeno la pandemia ha potuto affievolire.
Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi FB Milano
Quella che invece ti piace di meno?
La qualità dell’aria. Il clima è migliorato, ma l’inquinamento è ancora un punto dolente.
L’angolo di Milano più fotografico?
I palazzi tra corso Buenos Aires e Parco Palestro. Un’architettura che è l’essenza della città.
Foto aerea di corso Buenos Aires
Il tuo locale preferito?
Il Ghe Pensi Mi a NoLo. È uno di quei posti dove stare fuori è quasi più interessante che stare dentro.
Credits: @ghepensi_mi Ghe Pensi MI
Il tuo passatempo a Milano?
Le cene di lavoro, succedono sempre cose belle e non sono mai pesanti come qualcuno può credere.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
È uscita qualche anno fa una canzone di Mietta molto ironica, “Milano è dove mi sono persa”. È ambigua, va bene per tutti.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Ho scoperto con imperdonabile ritardo l’Abbazia di Chiaravalle. Ci sono andato in bici una volta in primavera e ci torno spesso, ci sono ancora i monaci cistercensi ed è a pochi passi dalla città.
Credits: borgodichiaravalle.org – Abbazia di Chiaravalle
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Gli incontri casuali per strada con persone care. Sembra che passino tutti da qui ed è una cosa che si ripete spesso.
La fermata della metro a cui sei più affezionato e perché?
Porta Venezia è un simbolo di libertà. Ed è anche molto festosa con quel tocco rainbow che spezza i toni scuri della linea rossa.
Credits: @eustacestephen IG
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Gli Orti di via Padova. Incredibile pensare come da una discarica si possa rigenerare la terra. E la natura si riprende quello che le spetta.
Credits: @nolomilano Orti di via Padova
Il quartiere che ami di più?
Per viverci non cambierei NoLo per niente al mondo in questo momento. Per sognare il Quadrilatero del silenzio, credo sia uno dei posti più eleganti d’Italia.
Credit: milano.repubblica.it – Nolo
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
C’è una questione di sicurezza notturna e pulizia che va affrontata, magari non con interventi spot. E poi una seria educazione scolastica contro la smania dei “Tag” sui muri. È una cosa inaccettabile che purtroppo è molto evidente proprio a Milano. La street art è altra cosa.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Non ha bisogno di autonomia politica perché è già a una velocità superiore al resto del paese. Ha bisogno di più controllo per microcriminalità e decoro.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Tornerei a vivere al Sud davanti al mare.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro cittadino?
Che possa scrollarsi di dosso quell’ultimo residuo di provincialismo rimasto.
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Comprerei un palazzo in centro e lo renderei disponibile ad artisti di varia natura. Diventerebbe una casa aperta alla cultura e sperimentazione e dopo 5 anni raccoglieremo tutti i frutti.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
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