Il viaggio da Milano per la Sicilia suggerisce alcune considerazioni sull’Italia.
Una cosa interessante è che Milano è proprio al centro dell’Europa. Mille chilometri e sei in Sicilia. Ma mille chilometri sei anche a Parigi, a Berlino, a Vienna o a Barcellona. La centralità è la natura di Milano.
Fino alla Calabria, a parte il prezzo della benzina, non ci sono state novità di rilievo, visto che erano luoghi già noti e senza particolari trasformazioni.
La grande sorpresa invece è stata la Calabria.
Calabria (in viaggio da Milano alla Sicilia)
Prima di tutto lo è il territorio, completamente naturale, in mezzo al Mediterraneo. Le spiagge libere come si vedevano ai tempi dei greci, pochissimo costruito.
Ma forse la cosa più sorprendente per noi che viviamo in un Nord un po’ prevenuto è l’autostrada.
Oltre a essere gratuita, è tenuta benissimo. Le gallerie in perfetto stato, l’asfalto in ottime condizioni, con qualche cantiere ben curato e pochissimo traffico.
In molti tratti per le condizioni dell’autostrada e l’ambiente circostante con la neve sulle montagne sembra di essere più in Svizzera che in Italia.
Autostrada in Calabria (viaggio da Milano in Sicilia)
Si è parlato per decenni dello scandalo della Napoli-Reggio Calabria sottolineando le condizioni pietose, ma quando invece tutto è stato sistemato con un lavoro eccellente, l’autostrada è sparita dalle cronache. E se non si percorre, nessuno sa che ora è in ottime condizioni.
Forse è una metafora di quello che succede in Italia, dove chi fa le cose male ha più spazio e notorietà di chi invece le fa bene.
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Gli uffici sono semi-deserti e, anche quando si ritornerà alla normalità, il lavoro pare indirizzato ad alternarsi tra casa e azienda. Le grandi imprese hanno preso una decisione drastica per ridurre i costi.
GRATTACIELI VUOTI: le grandi aziende SUBAFFITTANO i loro UFFICI a Milano
# Lo smart working costringe a ripensare l’uso dei grattacieli
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Torre Unicredit
L’avvento del Covid-19e il conseguente nuovo modello lavorativo che si è instaurato, di smart e remote working, ha stravolto la logica con cui sono stati pensati i grattacieli sino ad oggi. A Milano gli uffici sono semi-deserti e, anche quando si ritornerà alla normalità, il lavoro continuerà ad alternarsi tra casa e azienda. Al contempo quello degli uffici in formato modulare, capaci di rispondere alle esigenze di flessibilità dei clienti, è un mercato in continua espansione sempre in conseguenza alla pandemia. Per questo ci sono alcuni big del settore bancario che hanno deciso di cavalcare questa tendenza riorganizzando logisticamente alcuni piani dei loro edifici, anche per assorbire i costi di edifici sottoutilizzati, mettendoli in subaffitto agli inquilini che vorranno occupare gli spazi in esubero.
# Unicredit e Bnp Paribas le prime grandi aziende a muoversi
Credits Andrea Cherchi – Torre Diamante
Nel quartiere di Porta Nuova i primi a muoversi sono stati Unicredit con la Torre B, alta 100 metri con oltre 23 mila metri quadrati di spazi, e Bnp Paribas di 27 piani la cui sede italiana è all’interno della Diamond Tower, entrambi i complessi di proprietà di un fondo di investimento pubblico del Qatar e gestite da Coima come intermediario immobiliare.
Dalla sede di Unicredit, come riportato dall’edizione milanese de “La Repubblica”, comunicano che “il gruppo Unicredit sta incoraggiando il lavoro ibrido, il che significa che i livelli di presenza fisica in alcuni nostri uffici sono stati ridotti.” Dal primo marzo il gruppo bancario ha introdotto l’obbligo di due soli giorni settimanali in presenza per i suoi dipendenti e a regime diventeranno tre. “Questo – continua la nota di Unicredit – insieme al nostro obiettivo di snellire e semplificare il business creando più efficienza, ci ha portato alla decisione di subaffittare alcuni spazi per uffici in piazza Gae Aulenti. Ciò permetterà non solo di migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata per le nostre persone, ma anche di rendere il lavoro ibrido più sostenibile migliorando l’impatto ambientale complessivo e riducendo i costi“.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il problema dell’inquinamento a Milano è particolarmente rilevante, tanto che ormai da anni si attuano una serie di provvedimenti al fine di diminuire le emissioni di CO2 nell’aria milanese. Eppure l’aria di Milano non sembra registrare grandi miglioramenti e rimane ancora di qualità molto bassa. Ne è la prova il rapporto pubblicato dalla Clean Cities Campaign.
Qualità dell’ARIA: Milano TERZULTIMA in Europa
# Il rapporto Clean Cities Campaign e il sondaggio Ipsos
Credits: tech.everyeye.it aria pulita
Un rapporto della Clean Cities Campaign, coalizione europea che mira a migliorare la mobilità degli stati e chiede alle città impegni concreti per raggiungere emissioni 0 entro il 2030, e un sondaggio commissionato da Greenpeace a Ipsos confermano che l’aria a Milano non è per niente buona. Nonostante alcuni tentativi per migliorarne la qualità, la città meneghina rimane ferma nelle ultime posizioni, non soddisfacendo molti degli indicatori presi in considerazione.
Tra i criteri analizzati per svolgere queste indagini ci sono quelli relativi alla sicurezza per pedoni e ciclisti, alla possibilità di quest’ultimi di circolare liberamente, e alle politiche di riduzione del traffico, nello specifico alla diminuzione della circolazione di veicoli inquinanti. Ma vengono prese in considerazione anche variabili relative la sharing mobility, l’incoraggiamento ad utilizzare mezzi elettrici e all’efficacia del trasporto pubblico. È proprio quest’ultimo, il trasporto pubblico, che permette a Milano di non essere completamente in ultima posizione ma di risollevarsi almeno in parte (infatti per questa categoria la città è settima).
# Milano 20esima città per qualità dell’aria e terzultima in Europa
Credits: cleancitiescampaign.org Milano 20esima posizione
Ma a che posizione è arrivata Milano? Grazie alle indagini è stato possibile stilare una classifica sulla qualità dell’aria in 36 città, europee e non. Sul totale Milano è alla ventesima posizione, ma in Europa arriva alla terzultima, battuta (in negativo) solo da Torino e Cracovia. Al top in Europa c’è invece Helsinki.
Per quanto riguarda Milano si è detto come sia l’ottimo servizio di trasporto pubblico a “salvare” almeno in parte la città, ma allo stesso tempo uno dei criteri dove risulta essere una delle città peggiori in assoluto è la sicurezza stradale per i pedoni: qui la città della Madunina è al trentesimo posto, alla pari con Marsiglia. Nel complesso, a Milano viene data una C (i voti andavano da A ad E), con un punteggio generale di pulizia della città che si aggira intorno al 51%. Punteggio ottenuto dal: 44% per le variabili relative allo spazio per le persone, 54% per la sicurezza stradale, 53% per l’accesso ad una mobilità sostenibile, 63% per le politiche adottate per raggiungere zero emissioni e infine 44% per la qualità dell’aria.
# Milano riparte con il Piano Clima
Ricordiamo però che Milano ha appena approvato il Piano Clima, con una serie di azioni riguardanti il risparmio energetico, l’utilizzo delle rinnovabili, la depavimentazione di alcune aree e la realizzazione di nuovi polmoni verdi. Riuscirà Milano finalmente a migliorare la sua qualità dell’aria? I milanesi respireranno aria pulita?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Presentato il progetto del nuovo palazzo dello sport di Milano: “Diventerà una nuova meta nella bellissima cornice di Milano”.
La “SIGNORA DEGLI ANELLI”: svelato il progetto della nuova ARENA di Milano
# Sarà la più grande d’Italia
Ph. @Onirism IG
Finisce qui il tempo delle bozze di rendering del nuovo palazzetto dello sport di Milano. È stato finalmente presentato il progetto che porterà alla realizzazione del Pala Italia, l’arena che ospiterà i giochi olimpici di Milano-Cortina 2026. Eventim CTS, vincitrice del bando, ha affidato il progetto a Sir David Chipperfield e al suo Onirism Studio che si è dichiarato entusiasta di poter realizzare l’impianto.
Con i suoi 16.000 posti, la nuova arena sarà la più grande d’Italia e già si preannuncia come un capolavoro dell’architettura. Sir Chipperfield crede che «oltre a diventare uno spazio importante per Milano, l’opera e la nuova piazza contribuiranno alla qualità fisica di questo importate sviluppo. Siamo certi diventerà una nuova meta nella bellissima cornice di Milano».
I lavori inizieranno già nel 2022 e termineranno nel 2025. Vediamo cosa succederà a Santa Giulia.
«Unica e immediatamente riconoscibile anche da molto lontano» promette il CEO di Eventim, Klaus-Peter Schulenberg. L’arena di Santa Giulia o Pala Italia, sta già guadagnando crediti.
Il concept gioca sulla declinazione della forma ellittica, ma si intravede già la silhouette molto particolare. Inglobato in una superficie complessiva di 10.000 m², l’impianto è sospeso da terra grazie a pilastri e guadagna volume che formano 3 cerchi, sviluppando altezza e ampiezza.
Gli anelli nel destino, quindi, che saranno protagonisti con ogni situazione di luce esterna, perché – come sottolinea Schulenberg – di giorno permetteranno agli spettatori degli eventi «un momento di incontro immersivo con un’architettura globale e di avanguardia», mentre di notte faranno parte dello spettacolo, grazie ai LED che luminandosi proietteranno effetti multimediali.
La trasparenza gioca un ruolo fondamentale per questo nuovo impianto, con le vetrate leggere ma ampie, che accompagnano i tre anelli e completando la finitura esterna.
Pannelli fotovoltaici sul tetto, garantiranno sostenibilità alla Signora degli Anelli. A conclusione lavori verrà consegnato anche un parcheggio multipiano, in grado di ospitare 2.750 veicoli.
All’interno è ricavata una grande platea che, con i suoi 16.000 posti a sedere, diventerà la più accogliente d’Italia battendo la capienza che oggi è del Forum di Assago.
Due ordini di gradinate circondano lo spazio multifunzione che, oltre ai Giochi Olimpici del 2026, ospiterà eventi sportivi come basket, spettacoli teatrali e musica dal vivo.
Insieme agli spalti è prevista anche una zona “premium”, con sky box e sale lounge. Ampie hall all’interno precedono l’accesso al parterre e i servizi di ristorazione.
# Appuntamento all’autunno del 2025
Ph. @Onirism IG
Chipperfield realizzerà il progetto in partnership con la multinazionale Arup e, tutti insieme con CTS Eventim, promettono di mantenere la tabella di marcia. Sarà possibile grazie a due eccezionali fattori: il primo, la relativa semplicità del progetto, che permetterà appunto di soppiantare i rendering con un impianto all’avanguardia; il secondo è che tutti ci tengono a consegnare l’arena a Milano, senza che i milanesi debbano attendere un minuto in più del necessario.
Appuntamento per la consegna all’autunno del 2025, mentre l’inaugurazione é prevista con i giochi olimpici del 2026, che partiranno il 6 febbraio. Manterranno la promessa? Ci auguriamo di sì.
Per ora ci accontenteremo di trasformarci in tanti Umarèll, osservando il cantiere.
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Il più antico mercato coperto di Milano è tornato alle origini. Dopo un periodo di restauro e rinnovo negli spazi ha riaperto al pubblico con le sue funzioni originarie. E un tocco di classe.
Il ritorno al futuro del MERCATO al coperto di più ANTICO di Milano
# La nuova stagione del mercato coperto di piazza Wagner
Credits: original_rossoro, IG
La nuova stagione del mercato coperto di piazza Wagner che ospita 46 punti vendita con un’offerta che copre tutte le forme di spesa alimentare: dal pesce alla carne, dalla frutta alla verdura, dal formaggio al pane, tutto, dal dolce al salato. La ristrutturazione del consorzio mercato di Wagner ha avuto un costo di 660mila euro, spesi per il rifacimento dell’impianto idraulico ed elettrico, inoltre, sono stati costruiti nuovi impianti di riscaldamento e raffreddamento. Nella nuova veste il mercato presenta anche nuovi infissi e l’installazione dell’impianto fotovoltaico.
Non solo mercato, la struttura, nata nel 1929, ha trovato nuova vita alla fine del 2021, ospitando al suo interno anche un bar e uno spazio disponibile per diverse iniziative, tra cui servizi di ambulatorio medico e aiuto compiti per i più giovani. Inoltre, l’inserimento del WiFi gratuito lo rende un luogo frequentabile, non solo per fare la spesa, anche dai giovani, scostandosi dal pregiudizio che il mercato è un luogo che frequentano solo le persone di una certa età. L’impianto in ferro dell’inizio del ‘900 ha subito molte trasformazioni, ampliandosi nel tempo, ospitando nuovi banchi, fino alla ristrutturazione moderna, che mira a renderlo un nuovo luogo sociale nel quartiere.
Il mercato coperto è al centro di un’area ricca di attrazioni, tra cui:
I Giardini: Parco Guido Vergani (Pagano): meglio conosciuto come parco di Pagano può essere l’ideale dopo un’abbondante pranzo. Ricchissimo dal punto di vista della flora, ci sono diverse aree cani e aree gioco per bambini.
Il Teatro Nazionale: in piazza Piemonte uno dei più importanti e vecchi teatri di Milano, costruito negli anni 20 e ristrutturato qualche anno fa, propone spettacoli, eventi e serata di gala.
Il palazzo: i grattacieli gemelli: sempre in Piazza Piemonte idue iconici edifici in stile eclettico degli anni 20. Per i nostri standard attuali, questi due palazzi non sono sicuramente dei grattacieli con i loro 38 metri d’altezza, ma un secolo fa vennero battezzati come tali e abbiamo mantenuto l’abitudine fino ad oggi.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Enrico Galletti, 22 anni e milanese di adozione. Conduce un programma radiofonico su Rtl 102.5 dal nome “Non stop News”, dove attualità, politica e cronaca fanno da padroni. Aggiungiamo anche “L’indignato sociale” la domenica, sempre su Rtl102.5. Enrico Galetti scrive anche sul Corriere della Sera. Tra i suoi pezzi ha raccontato anche del difficile momento che i giovani d’oggi stanno vivendo a causa del Covid, una generazione privata di molte opportunità.
Enrico GALLETTI: “la mia Milano avrà meno BUROCRAZIA e più GIOVANI”
enrico galletti
La cosa che ami di più di Milano?
Il fatto che a Milano c’è tutto e soprattutto è tutto alla portata del tuo quartiere. Amo la comodità di tutti i servizi a portata di mano, ma anche tutte le novità della città (ad esempio l’essere una smart city). Milano è una città molto avanti, qualsiasi novità prima di arrivare nel resto d’Italia passa da Milano.
Credits joecrupier-pixabay – Milano dall’alto
Quella che invece ti piace di meno?
Dirò una banalità, ma da quando vivo a Milano, le volte che la detesto è quando resto bloccato nel traffico.
Il tuo locale preferito?
Radetzky in Moscova.
Credits: @radetzkymilano radetzky milano
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Girare musei e ristoranti.
Credits: @davide_mauri97 Museo del 900
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Ne direi due: “Faceva il palo nella banda dell’ortica” di Jannacci e “Sorriso (Milano Dateo)” di Calcutta.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Lavoro a Cologno Monzese, ma non lo definirei bello. Quindi…il Lago di Como, ad esempio Bellagio.
Credits: eccolecco.it – Bellagio
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Innamorarmi.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Moscova, perché quando mi sono trasferito ho preso casa lì vicino e quella fermata mi ricorda quando facevo Cremona (dove sono nato) – Milano.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Lavorando in radio, mi piace molto la musica. La cosa più curiosa che ho visto è un concerto dello Stato Sociale alla Triennale, era un concerto improvvisato prima che lo Stato Sociale diventassero famosi.
Il quartiere che ami di più?
L’area intorno all’Arco della Pace.
credits: @andreacherchi_foto
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Io consiglierei al sindaco di continuare in un’azione che, in realtà, ha già avviato molto bene. Ovvero, sburocratizzare lo sburocratizzabile (se così si può dire). il Comune di Milano sta cercando di facilitare le procedure amministrative, facendo fare molte pratiche online. Continuerei nel rendere facile abitare a Milano. È evidente che, se si pensa a Milano, sia difficile vivere a causa dei costi delle case sempre più alti, ma vorrei che rendesse ancora più accessibili i servizi e facilitasse la burocrazia.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sì non mi dispiacerebbe.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Roma.
Credits Michele Bitetto-unsplash – Altare della Patria Roma
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Non credo basterebbero, però costruirei un’altra cosa tipo il Bosco Verticale. Mi affiderei a un bravissimo architetto per costruire un altro esempio architettonico così bello e invidiato da tutto il mondo. Lo farei però in una zona poco quotata, per rilanciarla.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
È che diventi sempre di più un punto di riferimento per le ragazze e i ragazzi giovani che devono andare a studiare. Mi auguro che la scelgano, perché ho notato che andare a Milano per studio ti apre le porte e offre opportunità che le altre città non offrono. Milano è tante opportunità e ti porta a confrontare con culture diverse dalla tua. Altre città universitarie più piccole come Parma e Bologna non lo farebbero, Milano è proprio un incrocio di culture.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Il rincaro improvviso dei carburanti sta mettendo in ginocchio l’industria dei trasporti e molte attività che necessitano di energia. Ci sono pescherecci fermi perché il costo per prendere il pesce è superiore ai ricavi e autisti di camion che preferiscono aspettare tempi migliori perché il costo di un pieno diventa insostenibile.
In un periodo in cui tutte le materie prime sono aumentate di prezzo in modo esponenziale, il carburante è quello che incide di più sulla vita di tutti.
Incide direttamente attraverso i costi percepibili alla pompa di benzina e indiretti per l’aumento di tutti i costi delle merci trasportate che rischiano di portare a un aumento fuori controllo dell’inflazione.
A differenza infatti degli altri aumenti che sono settoriali questo coinvolge tutte le attività a macchia d’olio. Potrebbe pertanto essere l’effetto trigger che scatenerà l’incendio in tutto il sistema economico.
Il paradosso è che a fronte di questi effetti nefasti sulla vita dei cittadini c’è d’altro lato chi ci guadagna, e anche tanto. In primis ci guadagnano i paesi produttori, chi fornisce il petrolio e gli altri combustibili, compresa la Russia che era l’obiettivo delle sanzioni.
Ma non solo. Ci guadagnanoanche i governi che tassano il carburante. La maggior parte del costo del carburante sono infatti le accise. Il paradosso è che più aumenta il costo puro del carburante più aumentano le accise in modo proporzionale. Quindi se prima ad esempio per un pieno lo Stato incassava 70 euro, grazie al rialzo ne incassa 90 o più.
La dimostrazione è che il gasolio avio che non viene tassato resta a una cifra talmente contenuta da non influire sul costo dei voli aerei, mai così stracciati.
Forse in questo momento più che parlare di sacrifici o di transizione green, la strada giusta sarebbe fare come Malta che ha bloccato ogni aumento del prezzo dei carburanti almeno fino al termine dell’anno. Risultato? Il costo di benzina e gasolio sono poco al di sopra di un euro ed è lo Stato a farsi carico del rialzo evitando effetti a catena su imprese e cittadini locali.
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La Russia ha fatto sapere all’Italia che si possono considerare conclusi i rapporti di collaborazione tra il museo Ermitage di San Pietroburgo e la Galleria d’Arte e il Palazzo Reale di Milano: entro fine marzo ogni opera d’arte prestata all’Italia dovrà tornare in Russia. Le tensioni internazionali e le sanzioni legate alla guerra in Ucraina hanno ripercussioni ormai in ogni ambito, compreso il mondo della Cultura e dell’Arte.
Anche l’ARTE in GUERRA: l’Ermitage rivuole le opere prestate all’Italia
# La lettera all’Italia: RESTITUITE le nostre opere d’arte
Saranno più di venti le opere che dovranno lasciare il nostro paese, tra cui olii su tela di Tiziano e di Giovanni Cariani, la scultura di Canova “L’anonimo alato” e lo splendido tavolo a mosaico Giornate romane di Michelangelo Barberi.
Già dalla prossima settimana i musei milanesi si mobilitano a imballare e spedire al mittente le opere d’arte, dopo che il direttore dell’Ermitage, nella lettera inviata al nostro paese, ha espresso tolleranza, essendo consapevole che “questa decisione vi creerà grande dispiacere ed inconvenienti […]”. Frase alla quale il ministro della Cultura Dario Franceschini ha risposto con la repentina sollecitazione alla mobilitazione ai musei milanesi: “ […] mi pare evidente che quando un proprietario chiede la restituzione delle proprie opere queste debbano essere restituite“.
Il britannico “The Guardian” ha parlato di “cancelculture”, cioè una forma moderna di ostracismo che prevede un filtraggio della cultura da diffondere.
Infatti, le conseguenze del conflitto e della pubblicazione della black list di Putin sulla Cultura non si limitano alla fine delle collaborazioni tra i musei di Milano e San Pietroburgo.
La Cardiff Philharmonic Orchestra, con sede in Galles, Inghilterra, Francia e Svizzera, ha deciso di rimuovere dal programma il compositore russo Tchaikovsky e la sua composizione “Ouverture 1812”. È stato dichiarato dal direttore Michael Bell “innappropriato” mantenerlo in cartellone.
Anche a Milano sono accaduti casi simili: ha fatto scalpore la sospensione all’Università Bicocca del corso su Dostoevskij dello scrittore e russista Paolo Nori, così come l’esclusione alla Scala del direttore d’Orchestra Gergiev e, per reazione, l’abbandono del soprano Anna Netrebko.
La Russia viene esclusa anche agli Eurovision, il famoso contest musicale che si tiene ogni anno. Gli organizzatori della competizione, in seguito alla sollecitazione da parte della Tv di stato ucraina, hanno deciso di escludere la Russia in quanto “aggressore e violatore del diritto internazionale” e la sua partecipazione andrebbe contro il motivo per cui il contest venne ideato dopo la Seconda Guerra Mondiale: unire l’Europa.
Gli organizzatori hanno inoltre dichiarato che rimarranno “impegnati a proteggere i valori di una competizione culturale che promuove lo scambio e la comprensione internazionale, riunisce il pubblico, celebra la diversità attraverso la musica e unisce l’Europa su un unico palco“.
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La pandemia da Sars-Cov-2 in fase calante da mesi in tutta Europa e le Nazioni del Vecchio Continente stanno progressivamente eliminando tutte le restrizioni compreso lo strumento del Green Pass. Vediamo la situazione aggiornata e cosa devono aspettarsi gli italiani.
Il mondo l’abbandona, l’ITALIA lo proroga: da dove nasce l’ATTRAZIONE FATALE per il il GREEN PASS?
# I Paesi che hanno eliminato o elimineranno il Green Pass
Credits: tviweb.it Green Pass
Con la pandemia da Sars-Cov-2 in fase calante da mesi in tutta Europa, sia per numero di casi che di decessi, tutti gli Stati hanno iniziato a ridurre o eliminare le restrizioni usate per contenere la propagazione del virus e la saturazione degli ospedali, contestualmente ad un alto tasso di vaccinazione della popolazione.
Tra le Nazioni capofila il Regno Unito ha detto addio al Green Pass, e alle mascherine nei luoghi pubblici, già da fine gennaio come Israele fuori dall’Europa. Stessa strada seguita dall’Irlanda, mentre la Danimarca ha cancellato il Green Pass dal primo di febbraio, il 18 è toccato alla Svizzera, l’Olanda dal giorno 25 e la Slovenia sempre da febbraio. La Russia e l’Austria hanno eliminato il certificato all’inizio del mese di marzo, seguiranno nei prossimi giorni Belgio e infine la Francia il 14 marzo. A questo elenco vanno aggiunti i paesi come la Svezia e la gran parte di quelli dell’Est Europa che non hanno mai attivato il Green Pass e la Spagna dove questo strumento è stato dichiarato incostituzionale già ad agosto dello scorso anno.
# In Italia nessuna eliminazione: il certificato verde viene prorogato automaticamente
Telepadova- Draghi
In Italia la strategia del governo sembra procedere più a colpi di freno che di acceleratore, con un allentamento graduale delle restrizioni ma senza prevederel’eliminazione del Green Pass, che da aprile non dovrebbe essere richiesto solo per ristoranti e locali all’aperto.
Come riporta il quotidiano “la Verità” nel testo dell’ultimo Dpcm pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 marzo il Green Pass viene di fatto reso perenne. Nonostante il documento riguardi l'”Aggiornamento delle modalità di verifica dell’obbligo vaccinale e del green pass” all’articolo 1 (comma b) viene spiegato come il codice sottostante il lasciapassare, una volta somministrata la dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale, durerà 540 giorni. Terminato questo periodo la piattaforma nazionale provvederà in automatico a emettere un secondo green pass, sempre della durata di altri 540 giorni, per un totale di 1080 consecutivi e quindi quasi tre anni. Una durata che potrebbe anche diventare illimitata visto che nel testo non viene indicata o preventivata l’interruzione di questo automatismo.
# Il Green Pass sarà uno strumento di controllo anche dopo la pandemia?
Credits geralt-pixabay – Blockchain Italia
Per quale motivo per la struttura tecnico-informatica sottostante il Green Pass è stata prevista una durata così estesa, anche oltre la fine della pandemia ormai ai titoli di coda, addirittura forse illimitata?
La spiegazione paventata di più tra gli osservatori è che da sanitario si trasformi in uno strumento di tracciamento, legato all’identità di ogni singolo cittadino, come metodo di controllo e per escludere o limitare la vita sociale di chi non rispetta determinate regole. In futuro potrebbe essere impedito l’accesso a determinati servizi, come l’accesso negli uffici pubblici quali ospedali, poste o banche a chi non ha pagato le tasse oppure a chi ha commesso delle infrazioni?
A conferma di questi timori ci sarebbe il fatto che i database dell’Agenzia delle Entrate e del Ministero della Salute siano interconnessi per sanzionare i non vaccinati under 50 e che fra non molto tutti gli enti pubblici o i ministeri potranno scambiarsi i nostri dati senza dichiarare l’uso che ne vogliono fare, come previsto da un articolo inserito nel decreto Riaperture dell’ottobre 2021. Che il fine ultimo sia quello fare di ogni cittadino italiano un utente digitale da tenere controllato e tracciato in ogni aspetto della sua vita?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ora che i milanesi si sono abituati alle loro Botteghe di Tokyo, ancora in mostra a Tenoha Milano in via Vigevano, a Milano arriva, per pochi giorni, anche la ricostruzione di Turchia, Uzbekistan, Giordania ed Emirati Arabi. Ma di cosa si tratta?
Visitare 4 STATI del MEDIO ORIENTE rimanendo a MILANO
In occasione dell’uscita della nuova stagione di Pechino Express, il programma che vede una serie di coppie di personaggi, più o meno noti, sfidarsi per raggiungere una meta asiatica (diversa ogni volta) con in spalla solo uno zaino e pochi spiccioli al giorno, a Milano è stata installata una Pechino Express Selfie Experience.
La prima puntata del programma viene trasmessa il 10 marzo, e per l’occasione nell’ex Scalo di Porta Genova in via Valenza 2, c’è un’installazione molto particolare. Grazie alla collaborazione tra Sky Creative Agency Italia e UsUp, sono stati ricreati quattro set con ambientazioni che riproducono quattro stati differenti, Turchia, Uzbekistan, Giordania ed Emirati Arabi, dando l’impressione ai visitatori di viaggiare in giro per l’Asia.
Regalando la possibilità di sognare un viaggio verso l’Oriente, all’interno delle Pechino Express Selfie Experience una foto è d’obbligo. Prima di tutto si parte a bordo di un treno all’interno del quale ogni stanza è dedicata ad uno degli Stati. Appena “scesi dal vagone” si arriva in un Bazar molto carino con lampade arabe e contenitori di spezie super colorate, nonché una serie di teiere e vassoi Suk. Si vola poi verso la Turchia in una stanza dalle mongolfiere colorate che evocano il tipico paesaggio della Cappadocia.
Giunti nell’Uzbekistan con i suoi mausolei, al centro della stanza si incontra uno zaino gigante di Pechino Express (provare a spostarlo e una foto con lo zaino in spala è d’obbligo). Infine si trovano le dune di sabbia della Giordania e si arriva ai grattacieli futuristici di Dubai.
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Il prezzo del petrolio segna livelli da record e a Milano si va alla caccia del distributore meno costoso. Per chi non può o non vuole muoversi con i mezzi pubblici la vita si fa dura e non c’è app che tenga, trovare la benzina ad un prezzo accettabile è davvero un’impresa in città. Vediamo dove trovare i prezzi più convenienti.
Benzina alle stelle? Caccia ai distributori MENO CARI di Milano
# Lo “storico” più a buon mercato di Milano? Il distributore in via Parri (Baggio). Ma ora ha ceduto lo scettro…
Credits: pixabay.com
A Milano la benzina arriva a toccare i 2,25 euro al litro, quasi 30 centesimi in più rispetto ad un mese fa. A marzo 2021 la verde aveva un valore medio di 1,568 al litro mentre il diesel a 1,435, mentre oggi con 20 euro non si fanno neppure 10 litri. Il distributore meno caro di Milano “storicamente” risultava quello in via Parri, anche se tra il 23 febbraio e il 6 marzo di quest’anno i prezzi sulla benzina sono aumentati del 6,37% mentre sul gasolio del 7,95%, facendogli perdere il primato.
L’aumento è dovuto al fatto che il prezzo del petrolio è arrivato a costare circa 120 dollari al barile, contro ai 96 che erano prima che Putin invadesse l’Ucraina. Luca Sequeri, presidente provinciale della Federazione italiana dei distributori fa richiesta di sterilizzare l’Iva sui carburanti, per far fronte alla corrente emergenza e abbassare il prezzo di 10 centesimi, cercando di trovare una soluzione a questa crisi.
A subire in particolare modo questo evento è il settore del trasporto merci: la quantità di lavoro rimane la stessa ma con un calo dei profitti. Il prezzo del carburante, infatti, incide per un terzo sul costo dei trasporti e l’aggravarsi della situazione porta qualcuno a rifiutarsi di lavorare in perdita. Ad incidere sul settore è anche la mancanza di autisti, in Italia ne mancano 20 mila, molti dei quali provengono dall’Est Europa, tra cui l’Ucraina. L’Unatras, unione delle associazioni appartenenti alla categoria dei trasporti, scenderà in piazza il 19 marzo, per protestare contro il costo eccessivo del carburante e il mancato sostegno del governo. Il rischio è quello di incappare nel rifiuto di trasportare e quindi privare diversi mercati delle proprie merci, se non si viene incontro alle necessità di questo settore.
# Al momento c’è un benzinaio a Milano sotto i due euro
Credits: sicilia_garage, IG
Ad aiutare i viaggiatori c’è prezzibenzina.it, che indica il distributore meno costoso nelle vicinanze, nel momento attuale l’applicazione viene molto usata, sperando di incontrare l’indicazione di un benzinaio con “1, virgola” sul proprio indicatore prezzi. Al momento prezzibenzina.it ne indica solo una a Milano: la Star Oil di via Bocconi, che vede formarsi di file di auto al suo ingresso. L’applicazione adesso segna invece molti punti rossi: le piazzole con prezzi che raggiungono anche i 2,25 euro al litro, da cui bisogna stare alla larga. In questo momento di crisi bisogna quindi farsi i conti in tasca e valutare quale sia il distributore più adatto alle proprie necessità, per evitare di svuotare il proprio portafoglio inutilmente.
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Wintermarket a Vienna (ph. Julius Silver - pixabay)
Dopo l’eliminazione di quasi tutte le restrizioni, a seguito della stabilizzazione della pandemia, il governo austriaco ha annunciato la sospensione dell’obbligo vaccinale. Anche l’Italia prenderà la stessa strada? Ecco le ipotesi sul tavolo.
🔴 Addio all’obbligo vaccinale in AUSTRIA: presto anche in ITALIA?
# Dopo l’eliminazione di quasi tutte le restrizioni, in Austria arriva lo stop all’obbligo vaccinale
Credits JHU CSSE COVID-19 Data – Curva contagi Austria Febbraio-Marzo 2022
La stabilizzazione della pandemia in Austria ha portato il governo del Paese ad eliminare quasi tutte le restrizioni dal 5 marzo, compreso il Green Pass. Ora è arrivato anche l’annuncio da parte del governo dello stop all’obbligo vaccinale contro il Sars-Cov-2: “Abbiamo deciso di seguire il consiglio della commissione di esperti” e di “sospendere la vaccinazione obbligatoria”, ha annunciato il ministro Karoline Edtstadler durante una conferenza stampa a Vienna. La motivazione principale è che gli effetti della vaccinazione sulla nuova variante non giustificano l’obbligo. L’Austria era stato il primo Paese europeo ad introdurre l’obbligo il primo febbraio per gran parte della popolazione. Proprio da metà marzo sarebbero dovute scattare le multe per i non vaccinate.
# In Italia il green pass rafforzato potrebbe trasformarsi in green pass base prima del termine dell’obbligo vaccinale
Credits: tviweb.it Green Pass
L’Italia resta dunque l’unico paese europeo a prevedere l’obbligo vaccinale. Per gli over 50 dovrebbe rimanere come previsto fino al 15 giugno ma potrebbe essere anticipata la trasformazione del green pass rafforzato in green pass base, per consentire anche ai non vaccinati di andare a lavorare.
Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa lo ha spiegato in un’intervista a Radio Anch’io su Radio1: «L’obbligo vaccinale per gli over 50 resterà fino al 15 giugno. C’è una valutazione che stiamo facendo, sulla quale personalmente sono d’accordo, di trasformare, prima del 15 giugno, il green pass rafforzato in green pass base. Questo consentirebbe a molti cittadini di tornare a lavorare ovviamente facendosi il tampone ogni due giorni».
# Il cronoprogramma sull’allentamento delle restrizioni dal primo di aprile
Credits: modalitademonde.com – Bar
Il sottosegretario alla Salute Costa si è espresso anche sul cronoprogramma di allentamento delle restrizioni che partirà dal primo di aprile, il giorno dopo la fine dello stato di emergenza, e che verrà inserito in un decreto emanato a breve: «nei prossimi giorni il governo penserà a un cronoprogramma sul green pass. Dal primo aprile ci sarà un allentamento delle misure restrittive. Sarà graduale ma partirà da subito. Per esempio per gli spazi all’aperto, come bar e ristoranti, dove credo che già dal primo aprile il green pass rafforzato non sarà più necessario. E poi arriveremo ad una estate senza più restrizioni.»
Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ospite a Mattino 5, aggiunge che la distanza di sicurezza sarà la prima restrizione ad essere eliminata: «Il green pass rafforzato per il lavoro credo andrà rivisto. Poi anche la distanza di sicurezza andrà tolta fra le prime cose. Togliere la distanza significa anche rivedere tutti i protocolli di palestre, piscine, studi televisivi. Poi penseremo a togliere anche la mascherina al chiuso e rimodulare gli isolamenti per i positivi asintomatici».
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Silvia Lora Ronco. Più nota come “Silvia dei Fiori”: “emotional designer”, “maestra d’arte floreale”, imprenditrice, tutto mettendo i fiori al centro, una passione per cui ha mollato una carriera manageriale di successo. Nata e radicata a Milano, viene guidata nella sua vita da armonia ed estetica.
Silvia LORO RONCO: “la mia Milano sarà una FUCINA di BELLEZZA”
Silvia Lora Ronco
La cosa che ami di più di Milano?
L’energia, la varietà, i milanesi.
Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi (FB)
Quella che invece ti piace di meno?
Poco verde e poca cura negli arredi urbani, eppure basterebbe cosi poco. Sarà che è il mio lavoro e che sono una ottimizzatrice nata…vedere tanta poca cura e un potenziale lasciato andare, quando basterebbe anche solo qualche indicazione senza incidere sul portafogli di nessuno mi disturba non poco.
Parco Nord – eugeniotagliabue IG
Il tuo locale preferito?
Sono un po’ zingarella, non ne ho uno in particolare, diciamo qualsiasi locale con una terrazza con una Milano viva e fremente sotto i miei occhi spalancati. Il resto lo fa la compagnia…
Credit: Mymi.it
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Camminare con il naso per aria, osservare e sognare ad occhi aperti. Ho un’idea ogni 100 metri. Una fatica passeggiare con me …
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Milano di Lucio Dalla mi è sempre piaciuta tanto a livello emozionale. Però ce ne è una un po’ speciale… non mi ricordo il titolo che le avevo dato… durante una gara ho composto un testo dedicato a Milano sulle note di “E tu “ di Baglioni. L’ho scritta di cuore e di getto. Da ragazzina ero insicura e timidissima, mi consideravo una “perdente” e invece in quella gara, grazie alla mia canzone sulla mia Milano ho vinto.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Ovunque ci sia natura. Ultimamente sono innamorata del Bosco in Città dove passo le ore con il mio cane, sogno di prendere un orto e sogno un giorno mi venga affidata la cascina per creare eventi che arricchiscano l’anima. Ogni volta la guardo, la fisso e immagino quanto di più bello possa accadere in quel posto incantato.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Un’esperienza. Avevo 17 anni, ho deciso di battere il record di cose fatte in un giorno. Ho forzato un’assenza a scuola (ergo bigiato) e dalla mattina alla sera ho girato per la mia città seguendo un elenco infinito di cose che volevo fare e vedere. Quel giorno ho fatto incontri, ho vissuto mille avventure…eravamo io e la mia Città. Forse è stata la prima volta che l’ho sentita mia e mia complice. Quel giorno qualcosa è cambiato dentro di me e lo ricordo con grande emozione.
Silvia Lora Ronco
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Cadorna. Un ricordo sempre legato alla mia adolescenza, quando tutto passava da Cadorna. Quando dovevi “cambiare” in Cadorna era sempre per qualcosa di importante. “Cambiare” in Cadorna nel mio immaginario è sempre stato come prendere un volo internazionale. Oggi fa sorridere lo so.
Credits: 3giorniamilano.it – Piazzale Cadorna
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Gli scorci che ho scoperto andando in bici lungo i Navigli e lungo la Martesana. Una città nella città. Sui Navigli una volta ho visto arrivare alla chiesa di San Cristoforo due sposi in Canoa. Non so se la definizione “Curioso” è giusta ma per me è stata inaspettata e sorprendente.
Credits: @matthewgoesto Martesa
Il quartiere che ami di più?
Borgo degli Ortolani dove vivo da dieci anni, pieno di colore e di mille sfaccettature. Parco Sempione, davanti a casa è il mio polmone di scorta.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Per favore, caro sindaco Sala, non so a livello tecnico con quale carica potrei far parte della sua squadra, ma desidero candidarmi all’ufficio del verde ed arredo urbano. Naturalmente va benissimo un ruolo di consulente, di consigliera, di suggeritrice di idee che aggirino gli ostacoli della burocrazia…il nome del mio ruolo lo scelga lei, il fine è rendere Milano sempre più bella e sempre più green.
Dunque caro sindaco Sala, per rendere Milano ancora migliore le chiedo di fare una scommessa…e di condividere un caffè con me.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono a favore e sono convinta che, se gestita con trasparenza ed onestà, sarebbe l’occasione per esprimerci al meglio.
Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi (FB)
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Cambierei direttamente Nazione, e probabilmente sceglierei la Spagna.
Valencia (pixabay)
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Mi piacerebbe creare un punto di riferimento per coltivare l’anima, per la formazione, per l’informazione e la presa di coscienza del singolo come parte di un tutt’uno universale. Prenderei uno spazio e vorrei diventasse una fucina di bellezza, per gli occhi e per l’anima fatta dai Milanesi per tutti i Milanesi.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Menti illuminate ed oneste che possano far splendere tutto il potenziale dei Milanesi e della loro città. Persone che abbiano voglia di percorrere nuove strade, per vedere panorami diversi, persone coraggiose che trovino nel cambiamento l’energia e la motivazione e non la paura. Milano è fatta dai milanesi, la grandezza di Milano dipende da noi.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Base Marte. Il luogo dove si vive l’esperienza sul pianeta rosso.
MARZIANI A MILANO: l’esperienza di vita sul PIANETA ROSSO
# Milano chiama Marte
L’interno di Base Marte – Ph. museoscienza.org
Marte, il misterioso pianeta rosso che spesso domina i cieli notturni, continua a stuzzicare la fantasia dei terrestri. Se ogni abitante della Terra avesse ricevuto un chicco di riso per ogni suggestione marziana, il nostro pianeta non conoscerebbe la fame.
Anche Milano viene travolta dal fascino di Marte. Sabato 12 marzo apre lo STEM*Lab Base Marte al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia, un laboratorio interattivo che permette di simulare una delle sfide più ambiziose dell’umanità: vivere su Marte.
Nel simulatore sono ricreati gli ambienti di una ipotetica base marziana. Il target per realizzare la simulazione sono i ragazzi di età compresa tra 10 e 14 anni, ma il laboratorio non è esclusivo.
Pronti per fare un giro su Marte?
Ai ragazzi verrà chiesto di calarsi nei panni di intrepidi esploratori spaziali, pionieri che vivono su Marte e che studiano le condizioni del pianeta, con lo scopo di renderlo abitabile per l’uomo.
STEM*Lab Base Marte è un gioco di ruolo, in cui i ragazzi saranno accolti ed istruiti, come gli astronauti vengono addestrati ai loro compiti.
A Base Marte i ruoli sono ben precisi: chi si occupa di ricerca, chi di alimentazione, chi del Rover e chi del benessere dell’intero equipaggio. Tutto deve essere sotto controllo, si devono gestire le emergenze che il simulatore propone e si deve lavorare in team, per garantire la sopravvivenza della base e dell’equipaggio.
Sono 5 le postazioni del gioco immersivo a Base Marte, che ruotano tutte intorno alle discipline STEM (scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche).
Ai ragazzi vengono assegnati dei distintivi per individuare il proprio compito alla base.
Il Team “Supporto Vitale” opera in un laboratorio in cui la temperatura della base e la qualità dell’aria vengono tenute sotto controllo. Nel laboratorio si testa la qualità dell’acqua a disposizione della base, che è una delle fondamenta per il “Team Alimentazione”, dove i piccoli scienziati si occuperanno dell’alimentazione dell’equipaggio, coltivando vegetali in una serra spaziale.
Il “Team Rover” programma uno dei veicoli che andrà in esplorazione sulla superficie di Marte. Con l’aiuto di un computer, ingegneri meccanici in erba hanno il compito di guidare e tenere sotto controllo un rover, seguendo un percorso stabilito.
Non sono gli unici membri dell’equipaggio ad occuparsi delle attività di superficie. C’è anche il Team “Lavori Esterni” che ha il compito di programmare un braccio meccanico, con lo scopo di spolverare un pannello fotovoltaico per la sua manutenzione.
Infine c’è il Team “Salute”, che si dedica al benessere fisico e mentale di tutto l’equipaggio.
STEM*Lab Base Marte è un progetto inserito in un fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Si collega perfettamente in una rete di laboratori che ha il «compito formare una rete di comunità educanti» affinché facciano crescere la voglia di conoscenza, nella scuola come nella comunità, spiega la Vice Presidente del Museo, Paola Dubini.
Base Marte è dedicata a Schiapparelli, l’illustre astronomo che ha diretto per oltre 40 anni l’Osservatorio di Brera, traghettando l’astronomia italiana nella modernità del XX secolo.
Soprattutto si inserisce nel più grande progetto di Milano denominato “STEMintheCity”, voluto dal Comune fin dal 2017. Una sinergia per coltivare il talento nell’innovazione e promuovere la cultura scientifica all’ombra della Madonnina.
La simulazione dura 90 minuti, in cui computer, provette, microscopi e mezzi spaziali saranno a completa disposizione per ricreare l’equipaggio di Marte. Non solo attività di routine: i Team dovranno anche gestire emergenze e criticità, per garantire la loro stessa sopravvivenza e quella della Base. Base Marte è aperta nei weekend dalle 11 alle 15, a Marzo il 12, 13, 19 e 20, ad Aprile 9, 10 e 14, chiude con l’ultima simulazione domenica 15 Maggio. La capienza massima è per 20 persone, nelle 5 postazioni dei Team sono ammessi fino a un massimo di 4 giocatori dello stesso nucleo familiare.
È pertanto consigliata la prenotazione online del biglietto, tramite la pianificazione della visita sul portale del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci.
In attesa dello sbarco sul pianeta rosso, a Milano ci prepariamo per il futuro
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Non tutti i cinema hanno poltrone comode dove godersi il film. A volte capita poi che le persone che hai accanto ti occupano entrambi i braccioli, così che tu non ti possa appoggiare da nessuna parte, altre volte pure lo spazio per l’acqua è occupato e magari rovesci anche un po’ di pop-corn perché il contenitore è sempre in bilico.
È vero, si va al cinema per vedere il film appena uscito che altrimenti non potresti guardare da nessun altra parte, ma spesso il cinema è anche luogo di relax, dove godersi in compagnia un bel film nel silenzio della sala e nella bellezza di guardare un film su un maxi-schermo. Ora ritorna il cinema-ristorante: a Milano non solo si può andare al cinema per i film e il relax, sperando nella comodità delle poltrone e in persone carine e gentili di fianco, ma anche per mangiare.
Riapre a Milano il CINERISTORANTE
# Mangiare al cinema: l’idea del Cinema Anteo
Credits: @lidiadelprete Sala Nobel
A causa dell’aumento dei casi di Covid sotto il periodo natalizio, al cinema era stata vietata la possibilità di consumare cibi e bevande durante la proiezione dei film. Tra gli obblighi, inoltre, rimaneva quello di tenere indossata la mascherina ffp2 per tutta la durata del film. Dall’11 marzo, si torna a mangiare e bere nelle multisale e il 12 marzo riapre anche il cinema-ristorante milanese con le sue proiezioni.
Forse non tutti sanno, infatti, che a Milano ormai da qualche anno esiste un cinema ristorante. Si tratta della Sala Nobel del Cinema Anteo, in Piazza Venticinque Aprile, 8, una sala con comode poltrone, ciascuna delle quali dotata di un tavolino su cui mangiare. Qui, dal 2017, è possibile andare a cena e contemporaneamente guardarsi un film nuovissimo.
# Menù gourmet e prime uscite
Credits: @ale_magni Sala Nobel
L’idea di creare una sala cinema all’interno della quale si può gustare un menù gourmet è nata dalla collaborazione di Anteo Palazzo del Cinema e Eataly. Nella Sala Nobel è possibile fare aperitivo e gustarsi una buona cena, ma anche assaporarsi un pranzo tranquillo in compagnia di un film. Gli orari infatti del cinema-ristorante milanese sono: dal giovedì alla domenica dalle ore 18.00 c’è l’aperitivo “AperEataly”, per tutti i giorni della settimana dalle 20:00 si può cenare e il sabato, la domenica e nei giorni festivi dalle ore 13:00 viene organizzato anche il pranzo.
Credits: @ale_magni Sala Nobel
Non sempre può sembrare comodo guardarsi un film con la gente, in questo caso i camerieri, che passa davanti. Ma di questo non c’è da preoccuparsi. Eataly ha programmato tutto nei minimi dettagli: le proposte sono pensata ad hoc in base al film che viene proiettato e le portate, e di conseguenza il servirle, sono scandite dai tempi del film stesso. In più è possibile richiedere un menù vegetariano e tutte le portate sono accompagnate da vini, birre, bibite e drink.
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Arriva alla soglia dei due milioni il numero di persone scappate dall’Ucrainasecondo l’ultimo aggiornamento dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Ad oggi sono Polonia, Romania e Slovacchia i paesi più ospitali che tentano di far fronte a ciò che viene definita “la più grande crisi di migrazione che l’Europa ha registrato dalla fine della Seconda Guerra mondiale”. Non si può dire lo stesso per la Gran Bretagna che, come riferisce la BCC, ha respinto circa 300 cittadini ucraini nell’intento di raggiungere il Paese dal porto francese di Calais. Su 17.700 ucraini che hanno fatto richiesta di visto a Londra sono solo 300 quelli che finora l’hanno ottenuto. Che cosa sta succedendo oltre Manica?
Niente PROFUGHI, siamo INGLESI
# Londra chiusa, una politica di accoglienza macchinosa e difficile
credits: Il Tempo – profughi ucraina
Sono 17.700 gli ucraini che hanno fatto richiesta di visto a Londra ma sono solo 300 quelli che finora l’hanno ottenuto. Dall’inizio dell’invasione russa 589 profughi sono arrivati a Calais per attraversare la Manica, ma secondo quanto riferito dalle autorità prefettizie locali, di questi 286 sono stati respinti dalla Gran Bretagna. A differenza dell’Unione Europea che garantisce un permesso di residenza di tre anni senza visto, Londra ha una politica ben diversa e ha tenuto in piedi tutti i controlli: i cittadini ucraini possono entrare solo se hanno parenti stretti residenti in Gran Bretagna o se vengono «sponsorizzati» da un ente o un’azienda. Per ottenere il visto i profughi ucraini devono compilare un modulo online (e spesso in questi giorni il sito era bloccato), fornire tutta la documentazione necessaria in inglese che provi i loro legami familiari in Gran Bretagna nonché la residenza ucraina e farsi prendere di persona le impronte digitali in un centro per i visti, che al momento non è stato ancora allestito a Calais.
Una politica di accoglienza macchinosa e burocraticamente difficoltosa, testimoni sono alcuni cittadini ucraini a Calais che hanno raccontato alla BBC di aspettare da una settimana l’ottenimento del visto.
# “Siamo un paese generoso” ma…
credits: il riformista
Sebbene la Gran Bretagna sia stato fin dall’inizio uno dei paesi in prima linea nel sostegno a Kiev contro la Russia, la sua risposta nei confronti dei profughi è risultata essere molto più frenata rispetto ai paesi vicini. Un esempio sono Italia e Germania dove sono stati accolti 17mila ucraini e secondo le stime dell’Onu i profughi accolti in Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania superano il milione e mezzo. La Gran Bretagna è “un Paese molto generoso” afferma Boris Johnson, aggiungendo però di voler mantenere il controllo sugli arrivi.
Un atteggiamento discutibile quello del premier conservatore che assieme al presidente francese Emmanuel Macron, all’omologo statunitense Joe Biden e al cancelliere tedesco Olaf Scholz è tra i leader più attivi nella gestione del conflitto in Ucraina. Infatti, se da una parte il governo inglese ha risposto prontamente alla richiesta d’invio armi, sembra invece alzare un muro riguardo all’accoglienza dei profughi in fuga dai bombardamenti.
# il ministro dell’interno da speranza, il premier ridimensiona le aspettative
credits: la Repubblica -profughi ucraina
Secondo l’esecutivo Johnson, lo schema previsto avrebbe permesso l’ingresso iniziale di 100mila rifugiati ucraini parenti di residenti nel Regno Unito. Inoltre, dopo aver allargato le maglie dei parametri necessari includendo anche genitori o generazioni più anziane e parenti meno diretti, la stima salirebbe a 200mila persone che verrebbero nelle prossime settimane. Stime che al momento non rispecchiano la realtà, sinora sono solo 300 gli ucraini riusciti a entrare nel Regno Unito.
In risposta alle polemiche sollevate dalle norme inglesi, il ministro dell’Interno Priti Patel, dopo aver visitato un centro di accoglienza per rifugiati ucraini a Medyka e aver incontrato famiglie dando loro certezze e assicurando il loro futuro nel Paese, ha voluto sottolineare che i dati forniti dall’Home Office sono dati parziali e che “presto i numeri cresceranno molto rapidamente, per arrivare a decine di migliaia in pochi giorni” aggiungendo, inoltre, che stanno considerando di aprire una «rotta umanitaria» per gli ucraini. Tuttavia, altre fonti del governo hanno subito ridimensionato le aspettative e il primo ministro Boris Johnson sottolinea che non ci sarà un liberi tutti, “in ogni caso ci saranno controlli e una selezione” e che trova sensato mantenere il controllo su chi possa entrare e chi no.
# Francia accusa l’UK di mancanza di umanità
Credits notizieoggi24.it – Boris Jonhson
Un sistema fortemente criticato dalla Francia e denunciato come “mancante di umanità”. Proprio qualche giorno fa, il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin, aveva esortato Londra a fare di più per aiutare i rifugiati ucraini bloccati a Calais, accusando la Gran Bretagna di respingere i cittadini in fuga dal conflitto.
Ma questo atteggiamento ambivalente potrebbe essere un problema di carattere politico e trovare le sue radici nello slogan «take back control». “Riprendiamo il controllo”, motto della Brexit e una delle molle che fece scattare il voto in suo favore, fortemente sostenuto dal Premier. Per questo l’idea di un afflusso incontrollato di rifugiati risulta un compromesso difficile da accettare per il governo Johnson, trovatosi già in difficoltà nei mesi scorsi per l’impossibilità di controllare gli sbarchi di immigrati, per lo più profughi mediorientali, in arrivo attraverso la Manica.
Il primo ministro britannico sembra dunque deciso a mantenere una politica restrittiva per l’ingresso in Gran Bretagna. Tuttavia, di fronte alla catastrofe umanitaria più grande in Europa dal dopoguerra, il governo Johnson sarà probabilmente costretto a rivedere la sua posizione in merito all’accoglienza dei rifugiati ucraini.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il DPCM del 2 marzo ha reso il certificato verde valido 540 giorni dalla terza dose, oltre i quali sarà emesso un nuovo documento di analoga durata, con successive proroghe automatiche di durata teoricamente infinita.
Il Green Pass è lo strumento che consente a ogni cittadino italiano di svolgere tutte le attività che normalmente sono garantite per nascita: la libertà di muoversi, di accedere agli spazi, di lavorare, rendendo automaticamente delinquenti quelli che non lo possiedono.
Il Green pass strutturale trasforma quelli che erano diritti in concessioni dell’autorità. Concessioni che hanno una durata temporale e potenzialmente possono essere sospese in qualsiasi momento a totale discrezione del governo. Oggi per motivi sanitari, un domani per qualunque altro motivo.
Così vengono spazzati via secoli di lotte e di conquiste sociali per acquisire i diritti fondamentali, facendo ripiombare l’Italia in un clima barbarico in cui non esistono più diritti individuali ma unicamente concessioni da parte dell’autorità. Ribaltando un percorso iniziato duemila anni fa con la estensione della cittadinanza romana a tutti i cittadini dell’impero dotandoli di eguali diritti davanti alla legge, a prescindere dal luogo di nascita o dall’adesione ai protocolli governativi.
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Le vie attorno attorno al parco Sempione, soprattutto la sera, diventano terreno di conquista per gli automobilisti diretti ai locali della zona. Il blog UrbanFile lancia l’accusa: i locali invitano a venire nella zona perché “tanto c’è il parcheggio”. E denuncia questo come uno “scempio”. Ma proviamo a prendere le distanze dalla narrazione dominante soprattutto in ambienti radical chic e ci chiediamo: e se invece la bellezza della zona fosse proprio perché è rimasta forse l’unica oasi di libertà in città? Proviamo a fare risuonare anche l’altra campana.
All’ora dell’apertura dei locali per aperitivi e cocktail attorno al Parco Sempione e soprattutto nell’area dell’Arco della Pace, i viali alberati che circondano il parco come Viale Byron, Viale Molière e Viale Milton diventano un parcheggio a cielo aperto. File di macchine sulle aiuole, tra gli alberi, a volte anche in sosta vietata. In Viale Molière e Viale Milton si attendono da tempo la conclusione dei lavori per la realizzazione della pista ciclabile, Viale Giorgio Byron di sera si riduce ad una corsia sola per la colonna di vetture parcheggiate senza permesso. Il blog UrbanFile lancia l’accusa: questo è uno scempio!
# L’altra campana: l’attrazione della zona è anche nella disponibilità di parcheggi
Credits: www.chiamamilano.it
Facciamo suonare anche l’altra campana, quella per chi non vuole criminalizzare la possibilità di muoversi in città in auto specie nelle ore serali. Con l’introduzione di nuove zone a traffico limitato, l’aggiunta di nuove piazze in spazi un tempo utilizzati per posteggiare l’auto, l’allargamento dei marciapiedi e la protezione dei parterre alberati prima usati come parcheggio, trovare un posto auto a Milano sta diventando sempre un’impresa sempre più impossibile. La prossima trasformazione di Corso Sempione, con la protezione dei filari di alberi, l’inserimento di piste ciclabili e la cancellazione di numerosi parcheggi lungo la carreggiata, sarà un duro colpo per gli automobilisti milanesi e anche per chi arriva da fuori città. A maggior ragione per una zona ricca di locali e ristoranti che durante il weekend fanno il pieno di clienti.
Ecco quindi che l’ampia disponibilità di parcheggi nelle arterie che affiancano il parco Sempione sembra essere diventata la vera attrazione della zona, la cosa più bella per cui vale la pena essere lì, una liberazione per chi vuole uscire la sera trovando un luogo dove lasciare la propria auto (addirittura in sosta gratuita) e senza dover vagare per ore.
In una città che ha dichiarato guerra alle auto e, di fatto, ha frenato anche la creazione di parcheggi privati, avere un’area facilmente raggiungibile e con disponibilità di parcheggi nelle ore serali potrebbe rappresentare un esperimento interessante oltre che un’opportunità di attrazione per la zona. Una bestemmia? Una follia? Un crimine? Ora, amici radical chic, date pure fuoco alle polveri!
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