Dal tetto del Duomo, dalla Torre Branca, dall’ultimo piano di un grattacielo, in volo su un aereo o un elicottero: ecco cosa appare osservando Milano dall’alto.
Le cose che si NOTANO a Milano GUARDANDOLA dall’ALTO
#1 Lo Skyline
Credits Andrea Cherchi – Porta Nuova vista grattacieli
In volo da un elicottero, da un aereo o dai monti del lecchese, dalle colline dell’Oltrepò o perfino da Bergamo la cosa principale che balza all’occhio è lo skyline che dalla stazione Centrale arriva a quella di Porta Garibaldi. Dal Grattacielo Pirelli passando per Palazzo Lombardia fino agli ultimi arrivati del quartiere di Porta Nuova.
#2 Le Alpi
Foto di (c) Andrea Cherchi
La condizione essenziale è che il cielo sia terso. A quel punto lo spettacolo delle Alpiche sembrano entrare in città è assicurato, a patto di trovarsi a un piano alto di un edificio, meglio se ultimo.
#3 Il verde dei viali alberati
Credits Andrea Cherchi – Corso Sempione
A livello strada non ci si accorge dell’impatto visivo del verde dei viali alberati che si percepisce osservandoli dall’alto. Uno dei punti più privilegiati, da dove ammirare forse l’arteria più scenografica, è sulla cima della Torre Branca con vista Corso Sempione o meglio ancora volando con un elicottero.
#4 La lettera A sul quartiere generale di Armani
Credits Andrea Cherchi – Sede Giorgio Armani Spa
Un elemento impossibile da notare se non si è seduti a bordo di elicottero: la lettera A che campeggia sul tetto del quartier generale di Armani. Il complesso dove si trova lo store ufficiale Emporio Armani e l’hotel 5 stelle si estende lungo via Manzoni nei pressi della fermata M3 Montenapoleone.
#5 Il Duomo avvolto da un’aura dorata
Ph. Andrea Cherchi (c) – Duomo di Milano dall’alto
Difficile notare un particolarequasi mistico che riguarda il Duomo. Grazie al sistema di luci progettato per illuminarlo sembra essere avvolto da un’aura dorata che lo innalza ancora di più a luogo simbolo di Milano.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità
A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Come sarebbe camminare sull’acqua, impossibile saperlo. Eppure sarebbe bello poter correre sullo strato superficiale del mare, come nei film di fantascienza dove esistono degli scarponi speciali che ti fanno levitare e camminare a pelo sul mare. Solo immaginazione. Ma se in realtà il tutto non fosse così impossibile? Senza andare sul fantascientifico, esiste una passeggiata chiamata “Cammino di Mosè” proprio perché quello che succede sembra ricordare il racconto biblico di Mosè in fuga dall’Egitto.
Il “Cammino di Mosé”: dove si CAMMINA tra le ACQUE
# Le acque che si separano
Credits: @costazulturismo Cammino di Mosè
In fuga dall’Egitto, la Bibbia racconta, che Mosè per mettersi in salvo insieme agli israeliti separò le acque del Mar Rosso. Infatti, quando egli stese il bastone verso il mare, quest’ultimo si separò creando un muro a destra e una a sinistra e l’asciutto in mezzo. Gli israeliti riuscirono a fuggire mentre gli egiziani che li inseguivano furono sommersi dalle acque, che si richiusero appena gli israeliti furono in salvo. Tralasciando l’aspetto religioso, con la strada del Cammino di Mosè succede circa la stessa cosa. Questo lembo di sabbia da percorrere per fare la passeggiata compare e scompare in base alla marea, separando quindi e richiudendo continuamente le acque.
# Una passeggiata tra la terraferma e l’isola
Credits: @tmlplanet Cammino di Mosè
Ma dove si trova questo Cammino così particolare? Si trova nel Parco Marino Nazionale Ballena (balena) nel piccolo stato Alagoas, a nord-est del Brasile. Il Parco è un luogo assolutamente da visitare: si estende per 110 ettari di terra e oltre 5 mila di mare, qui si è immersi nella natura e si possono trovare anche più di 85 specie marine endemiche tipiche della zona.
In più, oltre alla bellezza della natura, c’è appunto il Cammino di Mosè. Quando si parla di cammino non bisogna pensare a migliaia di chilometri da percorrere zaino in spalla, ma semplicemente di una passeggiata di circa 15/20 minuti che unisce la terraferma ad un’isola. Un lembo di terra che con la bassa marea separa le acque dell’Oceano, una sorta di ponte di sabbia che allo stesso tempo viene sommerso dall’acqua non appena la marea si alza. Prima di percorrerlo bisogna però essere sicuri di riuscire a tornare indietro con la bassa marea!
# Le meraviglie della natura
Credits: itinari.com Cammino di Mosè
Ma le meraviglie della natura non possono ovviamente finire qui. La striscia di terra del Cammino di Mosè, unita all’isola che raggiunge, creano la forma di una coda di balena. Per questo viene chiamata Playa Cola de Ballena (Whale Tail Beach). E, come se non bastasse, da qui passano centinaia di megattere migranti che si riuniscono ogni anno per riprodursi e nutrirsi.
Al Cammino di Mosè c’è ovviamente una spiegazione scientifica. La striscia di sabbia di cui si parla è in realtà un tombolo, ovvero una barra di sabbia, risultato dei sedimenti depositati dalle onde, tra un’isola al largo e la terraferma. Quello che è affascinante è proprio che questo tombolo, come altri, compare e scompare.
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Per scoprire una Lombardia bucolica, dove è la natura a far da padrona, senza farsi mancare arte, cultura e storia, ecco i percorsi da non perdere lungo i Navigli.
Milano in BICICLETTA: gli ITINERARI sul NAVIGLIO preferiti dai milanesi
#1 70 km a/r sul Naviglio Grande da Milano a Bereguardo
foto andrea cherchi – Darsena
Il primo itinerario da percorrere in bicicletta parte dalla Darsena e dopo 40 km finisce a Bereguardo, graziosa cittadina vicino Pavia, fiancheggiando il Naviglio Grande. Si sviluppa quasi per intero tra piste ciclabili e strade poco battute. Lasciato il caos della città e superato Corsico, un tempo area industriale ed operaia, si prosegue verso Trezzano sul Naviglio, borgo agricolo nato tra due conventi oggi diventati case private, e Gaggiano caratterizzato dalle svariate residenze di campagne fatte costruire in passato dalla ricca borghesia.
Andando oltre, dove il Naviglio diventa parallelo al Ticino, si giunge a Castelletto, una fortificazione con varie testimonianze seicentesche come la Casa della Regia Camera e infine ad Abbiategrasso, famoso per il suo Castello Visconteo, fino al Naviglio di Bereguardo nel pavese. Qui vale la pena una sosta nel borgo Bereguardo, prima del viaggio di ritorno, per scoprire il suo antico ponte su barche e il “castello quadrato” sempre di epoca viscontea.
#2 66 km a/r lungo il Naviglio Pavese fino a Pavia
Naviglio pavese
Tra i percorsi ciclistici amati dai milanesi, da fare in mountain bike o bici da corsa, c’è la pista del Naviglio Pavese, tutta in discesa e con percorso asfaltato. La partenza è sempre dalla Darsena di Porta Ticinese, nel cuore di Milano, e il capolinea è nella città di Pavia. Lungo i 33 km del tracciato, il cui completamento è durato 5 secoli dal 1359 al 1819, si incontrano natura, cultura, arte e storia. Nel tratto che esce fuori dalla città si incontra un panorama industriale fatto di capannoni e centri commerciali fino alla campagna coltivata.
Credits: @michelisofi_ Certosa di Pavia
Nel comune di Badile si attraversa il Naviglio per proseguire sulla sponda sinistra lungo una nuova pista ciclabile. Meritano una visita Binasco con i suoi canali e il meraviglioso Castello Visconteo e Casarile. Entrando nella provincia di Pavia si apre uno scenario bucolico di fitta vegetazione e risaie e, oltrepassati i boschi, si giunge a Borgatello, un antico centro agricolo di nome Borgatello, e alla confluenza con il Ticino. Prima di arrivare in città non si può fare a meno di fermarsi ad ammirare la bellezza della Certosa di Pavia fondata nel 1396 da Galeazzo Visconti, situata nell’omonimo comune.
#3 30 km a/r lungo il Naviglio Martesana fino a Cassano d’Adda
Credits: @matthewgoesto Martesana
L’ultimo itinerario da fare pedalando parte da nord di Milano, dove il Naviglio della Martesana è scoperto. Il Naviglio piccolo milanese, la cui pista ciclabile si snoda per circa 15 km, unisce Milano alle acque dell’Adda ed forse il più suggestivo. Dopo aver costeggiato le abitazioni milanesi immerse nell’acqua, pochi chilometri più avanti si arriva a Vimodrone e poi a Cernusco sul Naviglio, luogo di villeggiatura delle famiglie aristocratiche nelle splendide residenze affacciate sul Naviglio, come Villa Alari Visconti.
Villa Borromeo Cassano d’Adda
Un paesaggio in cui si alternano bassa e alta pianura, con cascine e casolari, e un percorso che procede fino a Cassina de’ Pecchi dove siepi e giardini incorniciano la pista ciclabile, per finire a Gorgonzola con i meravigliosi edifici di Villa Sola Busca e Palazzo Serbelloni. Il capolinea di questa pedalata è Cassano d’Adda, dove si mostra nel suo splendore la Villa Borromeo, costruita nel Settecento e rivisitata in stile neoclassica dal Piermarini.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Edoardo Dubini. Architetto, uno dei fondatori di MuoverMi, sito che promuove una Milano con più libertà e meno divieti. Vediamo la sua Milano in movimento.
Edoardo DUBINI: “la mia Milano diventerà CITTÀ STATO”
La cosa che ami di più di Milano?
Ho amato moltissimo via Torino negli anni ’80, sembrava di essere a Londra.
Quella che invece ti piace di meno?
La totale mancanza di gusto estetico delle ultime due giunte.
Il tuo locale preferito?
Bar Doria.
Credits: @theveiled_side Bar Doria
Il tuo passatempo preferito a Milano?
I mercatini della domenica mattina.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Milano e Vincenzo.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
L’abbazia di Chiaravalle.
Credits: borgodichiaravalle.org – Abbazia di Chiaravalle
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Il primo concerto italiano dei Depeche Mode all’Orfeo nel 1983.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Uso pochissimo la metro e non ho particolare affezione per nessuna fermata.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
La principessa Diana in piazza S. Ambrogio.
Credits: @lorenatrevisan_discovermymilan street art diana milano
Il quartiere che ami di più?
Città Studi.
Credits: @ @all_you_need_is_my_pics città studi
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Di dimettersi immediatamente, un sindaco che non ama Milano e i milanesi non deve fare il sindaco.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Assolutamentesi, porto avanti da anni un progetto politico che vede nella Grande Milano il suo compimento.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Genova.
Genova (da pixabay)
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Manutenzione e restauro delle strade, dei marciapiedi, delle scuole, dei parchi urbani, dei giardini pubblici, degli alberi cittadini, dell’arredo urbano, dei monumenti per ridare lustro ad una città ormai scintillante solo nelle cose fatue e inutili.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Diventare una Città Stato come lo sono le grandi città europee.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ha fatto molto scalpore il fatto che appena i russi hanno iniziato a invadere l’Ucraina il governo italiano abbia dichiarato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per affrontare eventuali necessità legislative e di azione collegate al conflitto.
Ha fatto molto scalpore non solo perché si sovrappone allo stato di emergenza sanitaria, ancora in vigore dopo oltre due anni, ma in questo modo l’Italia risulta al momento l’unico paese occidentale ad averlo istituito anche per la guerra, nonostante la relativa lontananza dal campo di battaglia.
A fronte di questo intervento così drastico, il governo diffonde informazioni distensive ai cittadini evitando di informarli sulle modalità necessarie per affrontare l’emergenza. Mentre in altri paesi, ad esempio, si suggerisce di fare scorte alimentari, di prelevare contanti o perfino di procurarsi medicinali in particolare quelli più utili in caso di radioattività, in Italia la comunicazione istituzionale è tutta orientata a far proseguire la vita quotidiana come se niente fosse, denigrando perfino chi si preoccupa.
Il senso dell’emergenza in Italia è che i cittadini debbano affidare la loro vita con cieca fiducia nelle mani di chi governa.
Il paradosso è che chi governa, come nel caso della pandemia, passa da una fase iniziale in cui minimizza tutto affermando che siamo perfettamente preparati e che non esiste nessun pericolo per la nazione, a una fase di panico in cui contro i cittadini vengono imposte improvvisamente restrizioni e vessazioni tra le più dure del mondo.
Speriamo che non accada lo stesso anche con la guerra.
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Quante volte ci siamo trovati su Google alla ricerca di hotel stravaganti per sorprendere il nostro partner? Ormai cercare dove trascorrere un weekend diverso dal solito è diventato uno sport. Si possono trovare case sugli alberi, camere d’albergo nelle grotte, sott’acqua nell’oceano e si può perfino dormire in una botte di vino. Ma proprio quando pensi di averle provate tutte viene creata lei, Cloud. E se ti dicessi che da oggi si può addirittura dormire sulle nuvole?
Dormire in una nuvola? Qui si può fare
# Cloud, la nuvola per evadere dalla vita caotica di tutti i giorni
Credits: Haley Leex , Elle decor
Le nuvole sono sempre fonte di attrazione e idealizzazione per l’uomo, scrittori e pittori hanno creato migliaia di opere ispirandosi ad esse. Sono state le muse del romantico Constable e l’origine delle elucubrazioni di Magritte, forse fluttuano tenute da una corda? Si sa, noi uomini difficilmente ci sottraiamo al tentativo di superare i nostri limiti e dopo l’esperimento di Berndnaut Smilde di racchiuderle in una stanza, anche il team di EFE- Estudio Felipe Escudero ha deciso di portare le nuvole a terra progettando Cloud, un alloggio fuori dal tempo e dallo spazio nel Tantra Boutique Motel a Quito, in Ecuador.
Cloud è una nuvola, nel concept, negli spazi e nei colori. Tutto è stato realizzato per permettere agli ospiti di evadere dalla vita frenetica di tutti i giorni e vivere un’esperienza immersiva fuori dal comune. E te, non vorresti poter evadere dal caos della quotidiana e trascorrere un weekend immerso tra le nuvole fuori da ogni contingenza?
# Cloud ti trasporta in una dimensione surreale fuori dallo spazio e dal tempo
Credits: Haley Leex , Elle decor
L’intento è quello di offrire ai visitatori uno spazio dove mente e corpo vengano trasportati in universo quasi parallelo, dove perdersi per ritrovarsi. Guardando le immagini, l’attenzione ricade subito sui giochi di contrasti resi dai colori, dalle diverse texture e dalle luci indirette che ti avvolgono in un’atmosfera rarefatta che emana vibrazioni. Già all’entrata gli ospiti vengono catapultati in una dimensione surreale dove la sensazione è quella di galleggiare su una nuvola. Fin da subito colpisce la cura che il team ha avuto per ogni singolo dettaglio, non solo nell’utilizzo di diversi materiali come metallo, legno, ceramica e vetro, ma anche nel design, appositamente studiato per stimolare tutti sensi.
All’interno di Cloud sono infatti presenti sculture metamorfiche che simulano parti del corpo umano, piante rampicanti e oggetti di design di diverse dimensioni per rendere un universo tridimensionale e surreale. Anche il componente ludico non è stato messo da parte, sfere di cristallo che fluttuano nello spazio e uno specchio sferico appeso sopra il letto danno alla stanza un tocco di ilarità. Nulla è lasciato al caso, lo spazio è volutamente organizzato in modo da amplificare la sensazione spaziale complessiva e ricreare un’atmosfera onirica.
# Le nuvole di Quito ci aspettano
Credits: Haley Leex , Elle decor
Insomma, ora non serve più fantasticare su come sarebbe trascorrere una notte fluttuando nel cielo, il Tantra Boutique Motel e lo studio di architettura Felipe Escudero sono riusciti a sorprenderci regalandoci una nuova sfida: raggiungere Quito e dormire sulle nuvole.
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Immerso in un paesaggio incontaminato sulle Alpi, a poca distanza da un luogo pieno di mistero, è risultato uno degli snowpark migliori d’Europa. Ecco come è stato realizzato e dove si trova.
Lo SNOWPARK più SCONOSCIUTO e DIVERTENTE d’Italia
# Belpiano, lo snowpark superattrezzato con affaccio sul lago di Resia
@walking_greis
Lo Snowpark Belpiano fa parte di un comprensorio sciistico che affaccia sul Lago artificiale di Resia, conosciuto per il campanile che emerge dalle sue acque a testimonianza del paese distrutto di Curon Venosta per far spazio alla diga e al lago.
Lo snowpark si suddivide in un’area per i principianti, con 3 kicker che misurano fra i 3 e i 6 metri, una medium kicker-line e una pro-line per i più esperti. Tra le aree attrezzate ci sono: una Butter Box e un Industry Flat Rail da 6 metri, 4 tubes che comprendono anche una Full Tube lunga 5 metri dove scivolare con lo snowboard e tre Third Tubes di 4 metri di lunghezza.
# Pluripremiato parco del divertimento sulla neve
Credits hannes_schurian IG – Snowpark Belpiano
Non è tra gli snowpark più conosciuti d’Italia ma di sicuro uno dei più divertenti per chi pratica freestiyle grazie alla sua architettura incredibilmente varia. Apprezzato da esperti e professionisti, il grande kicker di 13 metri è l’attrazione preferita, lo Snowpark Belpiano ha ricevuto cinque stelle di valutazione dal più grande portale di valutazione per comprensori sciistici Skiresort.de risultando al quinto posto tra i Top Parks d’Europa. In un test condotto a livello europeo sulla Skiarea ha ottenuto il punteggio più alto.
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Carola Salvato. Da Savona a Milano dove ha raggiunto la carica di CEO di Havas Health & You Italia, manager molto attiva in diverse iniziative ad impatto sociale, in particolare di quelle rivolte alla crescita e al protagonismo femminile.
Carola SALVATO: “la mia Milano sarà un continuo WORK IN PROGRESS, una città sempre in evoluzione”
Carola Salvato
La cosa che ami di più di Milano?
I parchi e la loro generosità (da Lambrate a Sempione passando per il parco Nord, senza dimenticare Forlanini), spazi verdi in cui è facile ritrovarsi e provare un rinnovato senso di accoglienza e permanenza, in una città che talvolta sembra avvolgerci troppo, sino a renderci distanti e distaccati dal resto che ci circonda, in primis l’essere umano.
Credits: @marco.9lli BAM
Quella che invece ti piace di meno?
Le periferie, che raccontano bene sia le cicatrici che le ferite ancora aperte di una città fatta anche di degrado e dimenticanze. Promesse mancate e talvolta strumentalizzate.
Il tuo locale preferito?
Lo avevo, un tempo, molti anni fa frequentavo il vecchio bar Le Trottoir. Un luogo autentico dove si poteva bere una birra in compagnia di Andrea Pinketts e fare nuove amicizie e perdersi in conversazioni infinite. Tempi in cui la notte raccontava altri tipi di storie, forse più intriganti. Milano è oggi una città dai molti locali, uno per ogni serata? Come i volti di chi la abita.
Credits: @alessandra__77 le trottoir
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Frequentare i musei di Milano e godere della loro diversità e delle bellissime mostre ma anche isolarmi in uno dei suoi parchi o scoprire nuove strade.
Credits: it.wikipedia.org
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Più che una canzone mi lega un personaggio, il Signor G, una voce, un volto, un’anima. Per me una ispirazione. Giorgio Gaber incarna Milano e le sue più grandi ambizioni.
“Com’è bella la città, come è grande la città, come è viva la città, come è allegra la città, piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luce con tanta gente che lavora con tanta gente che produce… “
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Montevecchia, una piccola cittadina che pulsa nel cuore del Parco del Curone. Nelle giornate tinte di blu e generose di sole, voltando lo sguardo verso sud, si può ammirare la Brianza sino a scorgere i grattacieli di Milano e poi… ancora più giù toccare le montagne con lo sguardo.
Credits giuliamasoli IG – Montevecchia
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Realizzare la mia carriera senza dover lasciare l’Italia. Provo un grande senso di gratitudine per questo. Spesso mi fermo a pensare a cosa sento per Milano… provo gratitudine per avermi accolta, per avermi dato delle chance, per le amicizie, per l’amore e per le sfide che mi hanno allenata lungo il viaggio.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Lambrate. Perché all’uscita ero finalmente a casa, il luogo dove rintanarmi e finalmente rilanciare dopo una giornata frenetica in ufficio o trascorsa in viaggio. Lambrate era come una stazione di arrivo. Anche se ero già pronta a ripartire e sconfinare nel mondo.
Credits: @giomelgari Lambrate Fs
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Museo del Giocattolo e del Bambino. Mi sono divertita a scoprirlo e a visitarlo.
Come alcune edicole si sono rivisitate diventando dei bellissimi spazi di ristoro dove connettersi con gli amici. Negli anni sono nati diversi “chiringuitos” e chioschi capaci di attirare un pubblico molto ampio.
Credits: @cutmau Museo del Giocattolo e del Bambino
Il quartiere che ami di più?
Città Studi, ho abitato lì per 20 anni. Una città nella città. Un luogo dove sentirsi un po’ in provincia ma al tempo stesso internazionale grazie al suo polo universitario. Oggi che vivo in un altro quartiere ne sento molto la mancanza. I suoi negozi, la sua atmosfera, la sua umanità anticonformista.
Credits: @ @all_you_need_is_my_pics città studi
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Che vivesse al di fuori del centro storico. Che frequentasse personalmente le strade e le zone più popolari, quelle abitate dalla gente comune, ma sempre per bene, quella che fa fatica ad arrivare a fine mese, quella che non riesce a trovare spazi di riscatto, quella che non ha strumenti per comprendere come integrarsi in questa città, quella abbandonata dalla burocrazia, le vie di un commercio in crisi che lascia il passo al degrado e ai luoghi comuni.
Vorrei che investisse tempo visitando alcuni luoghi vittima dell’abbandono emergenziale e della violenza dove si preferisce restare a casa perché non c’è rimasto più nessuno a rappresentarci o difenderci. Vorrei che Sala si ricordasse di essere il Sindaco di tutta la cittadinanza, dando voce ad una città che si è arricchita di diversità e bisogni contrastanti che ha mantenuto per lo più la sua facciata perdendo pezzi di anima.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Credo sia necessario se non vitale. Milano non ha solo una sua identità, incarna anche un ruolo per l’Italia intera. Credo che ciò rafforzerebbe il nostro Paese perché le cose buone (i progetti virtuosi) che accadono qui possono poi diventare esempi e stimoli da esportare. L’autonomia per Milano rappresenterebbe opportunità per rilasciare il suo pieno potenziale. La vera sfida sarebbe saper gestire l’autonomia.
Credits Andrea Cherchi – Duomo Milano alto
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Oggi vivrei altrove, lascerei l’Italia. Non so esattamente dove, mi attirano le città del nord. Il loro modo di affrontare le sfide, non solo il Covid, mi ha fatto riflettere molto ultimamente. Ecco vorrei vivere in una città partecipativa e pronta a confrontarsi con la paura senza isterie. Li invidio per questo.
Credits: stockholm_stoccolma IG
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Ho un sogno di cui mi piacerebbe vedere il lieto fine. Investirei nelle periferie, vorrei diventassero luoghi di cultura, ambiti concreti di confronto e arricchimento, hub di attrazione internazionale. Una periferia che diventa molti mondi connessi con il centro della città.
Luoghi dove coinvolgere giovani e dare voce concreta al loro talento. Immagino spazi dedicati dove dare vita a progetti pilota sui molti temi che condizionano la qualità del nostro futuro. Investirei in attività culturali e multietniche perché il genere umano ha bisogno di ripartire dalle basi, da sé stesso e dalla comprensione profonda del senso civico. Investirei nella bellezza perché per risanare anime sofferenti ci vuole anche la potente medicina della cura dell’ambiente, ci vuole consapevolezza che siamo qui per un perché più grande. Siamo il futuro che abita le nostre coscienze.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Che voglia investire nella sicurezza, nel coraggio, nell’autenticità muovendo i passi necessari perché la cittadinanza senta una rinnovata fiducia scorrere nelle vene. Fiducia intesa come bene economico. Il mio più grande auspicio è che sappia aprirsi alle sfide con determinazione, senza troppi compromessi e la forza anche di andare controcorrente. Che sappia sfruttare il potere del femminile ed il talento delle donne per una visione che smetta di essere oltremodo polarizzata. Vorrei che Milano si definisse una città “work in progress”, una città in evoluzione capace di rilanciare tutte le domande necessarie, soprattutto quelle più difficili. Una città veramente inclusiva, anche delle sue paure più pressanti.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nella lingua tedesca la parola debito si dice Shuld che significa “colpa”, intendendolo come la conseguenza di un cattivo comportamento del soggetto.
Un significato ben diverso da quello che si studia in Economia, dove si considera il debito come una leva per alimentare la libera iniziativa e gli investimenti.
Ph. mohamed Hassan (pixabay)
Nell’Europa gemanocentrica il debito viene visto in modo più simile a quello di colpa che di leva economica.
Non è un mistero che i tedeschi considerino il nostro patrimonio edilizio come una possibile e, forse per loro doverosa, espiazione delle nostre colpe da “cicale” che vivono sulle spalle degli altri.
A fronte del fatto che i contribuenti tedeschi ritengono di sostenere un rischio per il nostro debito pubblico, la richiesta più volte apparsa sui loro media è quella di avere come garanzia il nostro patrimonio immobiliare, fino addirittura a comprendere spiagge e monumenti appartenenti al demanio.
Ph. Nattanan Kanchanaprat (pixabay)
L’Italia è di fatto commissariata tramite ricatti finanziari per sostenere un debito altrimenti fuori controllo e si vede costretta a inserire nell’orbita dei paesi creditori il suo patrimonio immobiliare.
I sospetti di molti è che la grande attenzione del governo di attuare la riforma del catasto con un’accelerazione improvvisa nonostante l’emergenza della guerra sia un’altra dimostrazione del pegno da pagare in cambio dei prestiti e delle concessioni di Bruxelles e dei grandi investitori.
Il fatto stesso di voler mettere la fiducia sulla riforma significa esautorare il Parlamento del suo potere legislativo e quindi togliere la rappresentanza dei cittadini su una questione fondamentale per la loro vita e per il futuro del Paese.
In un momento in cui si vive tutti delle situazioni di emergenza e si fa sempre più evidente la confusione e la sovrapposizione di interessi estranei alla nostra comunità, forse l’elemento più importante che si dovrebbe recuperare è la trasparenza nella comunicazione tra governo e cittadini.
Pena il rischio di ritrovarci privi delle nostre proprietà senza neppure rendercene conto.
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È stata messa all’asta quella che potrebbe essere la villa più costosa al mondo, ma così lussuosa e grande che potrebbe valere tutto il denaro richiesto. Ecco com’è e quanto costa.
All’asta “THE ONE”, la VILLA più COSTOSA del MONDO
# La reggia del lusso e del divertimento
Credits: @williamsandwilliams the one
A questo edificio la parola casa non si addice proprio, ma anche villa sembra un diminutivo. La gigantesca abitazione in questione si trova a Los Angeles e ha una vista a 360° sulla città, in particolare si trova su un promontorio del quartiere super lussuoso di Bel Air, e si chiama The One. Quanto è grande? 9755 metri quadri, disposti su tre piani.
Nella villa ci sono 20 camere da letto, 30 bagni, una sala cinema, diverse cucine e una sala da biliardo e bowling. Rimanendo sempre in tema divertimento, nella The One c’è anche un centro benessere privato con 7 piscine e vasche idromassaggio, ma anche una discoteca che può contenere fino a 900 persone.
Credits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the one
# La messa all’asta a un prezzo stratosferico
Credits: corrieredellosport.it the one
Un’altra particolarità è il salone d’auto di cui dispone. L’idea è quello di un garage, che conta fino a 50 auto e quindi ancora una volta la parola “garage” risulta un diminutivo. In poche parole la villa sembra una piccola città, concentrata nelle sue migliaia di metri quadrati. Effettivamente non le manca niente, forse solo un supermercato.
Ma quanto costa?
Credits: corrieredellosport.it the one
La casa è stata messa all’asta in seguito al fallimento del costruttore, che non ha risarcito oltre 100 milioni di dollari di debito e quindi ha dovuto dichiarare il fallimento.
La lussuosissima villa è quindi in vendita su Concierge Auctions, per un valore stratosferico: 500 milioni di dollari (più di 450 milioni di euro). All’interno del prezzo sono comprese anche le supercar e auto da collezione presenti nel garage.
Ecco alcune foto della villa tratte dal sito corrieredellosport.it: vale veramente tutti questi soldi?
Credits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the one
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Viaggiare sulla metropolitana è un’esperienza unica che può diventare soprannaturale. All’interno delle gallerie buie in cui viaggiano treni sotterranei si entra in un altro mondo e a volte si possono fare incontri da fantascienza.
Incontri ravvicinati del terzo tipo… sulla METRO (immagini)
# Un’esperienza soprannaturale
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Credits: subwaycreatures, IG
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Credits: subwycreatures, IG
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Quante volte ci si sente alienati davanti a scene strane all’interno di un vagone della metropolitana. Dagli animali arrangiati nei bagagli alle soluzioni più assurde per far fronte al problema delle mascherine: per far fronte ad alcune esperienze non si può fare altro che desiderare una pianola per poter suonare le famose note del film di Spielberg per comunicare con l’alieno che ci si trova davanti. Subwaycreatures è una pagina instagram che riporta tutte le esperienze più particolari vissute dai frequentatori della metro. Ne riportiamo alcune.
Le esperienze più frequenti sono cani e gatti dentro zaini, borse e alcune soluzioni più bizzarre come sacchetti con i buchi per le zampe o carrelli per la spesa. La pandemia ha accentuato la stravaganza metropolitana, portando le persone ad inventarsi le strategie più curiose per far fronte alla carenza delle mascherine nel primo periodo, da qui l’utilizzo di sacchetti, bottiglioni d’acqua ritagliati, maschere di carnevale e, in tempi più recenti, si sono riscontrate immagini di mascherine dalle stampe più bizzarre. Infine, un’altra esperienza frequente è incontrare sosia di personaggi famosi, che diversamente dai loro “originali” si muovono con i mezzi pubblici.
Esistono però coincidenze ancora più alienanti: come vedere persone sedute una accanto all’altra che non si rendono conto di indossare gli stessi outfit o bizzarre fantasie di vestiti. Alcuni dei frequentatori della metropolitana invece si ritrovano ritratti nelle pubblicità attaccate sulle pareti del mezzo, trovando i sosia di loro stessi. Altre esperienze assurde riguardano la presenza di mascottes, traslochi e soluzioni creative per trasporti ingombranti. Per esempio, troviamo riportato il trasporto di un divano, il pezzo di un’auto e una grande tazza rossa che prende il metro insieme a tutti gli altri viaggiatori.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità
Credits: mincioedintorni.it - Cinema all'aperto Mare Culturale Urbano
Negli ultimi anni si sono diffusi dei luoghi di difficile definizione, che raccolgono progetti legati all’arte, alla cultura, all’incontro, al food, al commercio e all’associazionismo, i cosiddetti spazi ibridi. Il comune di Milano ha creato un apposito registro dal nome “Rete spazi ibridi”. Vediamo gli obiettivi di questo registro e i requisiti per farne parte.
A Milano la RETE degli SPAZI IBRIDI: le nuove aree dove svolgere attività completamente diverse tra loro
# Cosa si intende per “spazi ibridi”
Credits: pexels.com
Negli ultimi anni si sono diffusi dei luoghi di difficile definizione, nati come risposta alle domande della comunità e dei suoi bisogni, accresciuti soprattutto dopo la pandemia: i cosiddetti “spazi ibridi”. Si tratta di realtà locali che accolgono progetti legati all’arte, alla cultura, all’incontro, al food, al commercio e all’associazionismo.
Tra gli esperimenti più interessanti che hanno visto la luce a Milano troviamo bar-portinerie di quartiere, librerie-coworking, negozi-centri di attività solitamente collocati in spazi riqualificati, come ex spazi industriali, cascine, ex luoghi di culto, ex scuole, ex spazi per uffici.
# Il registro “Rete spazi ibridi” del Comune di Milano
Mare Culturale Urbano
All’inizio del 2021 il Comune di Milano ha deciso di mappare questi spazi e inserire le realtà sparse su tutto il territorio cittadino in un registro denominato “Rete spazi ibridi”. Il fine di di questo registro è analizzare e comprendere quali siano gli effetti di rigenerazione urbana che questi luoghi sono capaci di innescare. Ad oggi ne sono emersi 26, per un un’utenza complessiva di oltre 1 milione di persone all’anno.
Tra questi troviamo: l’area ex Ansaldo, che ospita Base Milano, l’ex cascina dove è stato sviluppato il progetto di Mare Culturale Urbano, l’ex fabbrica di cristalli che oggi ospita lo Spirit de Milan o il Mercato Lorenteggio che propone un mix di commercio tradizionale e iniziative sociali e aggregative per il quartiere.
# A chi si rivolge il bando per entrare nel registro comunale
Credits Andrea Cherchi – Palazzo Marino e piazza della Scala
Possono partecipare al bando per poter esser inseriti nel registro “Rete spazi ibridi” gli operatori pubblici e privati che gestiscono uno o più spazi socioculturali sul territorio di Milano svolgendo attività di innovazione in questo ambito in modo continuativo e non occasionale da almeno un anno.
In fase di candidatura ogni spazio aderente dovrà indicare una o più “funzioni prevalenti”, sociali, culturali, aggregative, educative e affini, di modo da individuare le vocazioni dei singoli spazi e incrementarle, rafforzando il rapporto con l’Amministrazione e favorendo lo sviluppo di specifici progetti tematici.
La nota del Comune di Milano in merito all’obiettivo di questo provvedimento: “Il provvedimento nasce dalla volontà di riconoscere e facilitare la creazione di una rete coordinata delle realtà di socialità, aggregazione e fruizione culturale, attive soprattutto nei quartieri meno centrali di Milano e nate spesso dal recupero di parte del patrimonio immobiliare pubblico e privato abbandonato o sottoutilizzato”.
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Comprare il pane in edicola? Ad alcuni potrà sembrare inutile, ad altri risulterà un vero colpo di genio per risparmiare tempo. Ad ogni modo, a Milano, da poco, si può comprare il pane in edicola. Una novità davvero bizzarra ma se si pensa alla comodità di poter andare in un unico posto e chiedere un giornale e tre michette allora forse vale la pena sapere dove si trovano queste particolari edicole.
La novità a Milano: PANE FRESCO in EDICOLA. Ecco dove
# “Dal forno all’edicola”
Credits: @quotidiana_net Quotidiana
Il pane può essere comprato nelle edicole di Quotidiana, una rete del gruppo Milano Card, e più precisamente, per ora, nelle edicole di via Losanna e Piazza del Tricolore a Milano. Ma l’idea è quella di coinvolgere nell’iniziativa tutte le edicole Quotidiana.
Tutti i giorni è pane fresco: preparato dai panettieri di quartiere e portato alle edicole da Busket, la startup che distribuisce pane di ottima qualità. Busket seleziona le materie prime, a volte anche più ricercate, come le farine non raffinate e naturali di grani antichi italiani, e le fornisce ai fornai che producono il pane di ottima qualità. Il pane viene poi trasportato ogni mattina dal fornai alle edicole, rigorosamente con mezzi elettrici per essere più sostenibili.
# “la spesa di tutti i giorni in edicola”
Credits: @quotidiana_net Quotidiana
Ma come mai è nata un’iniziativa del genere? Quotidiana è una rete di edicole un po’ innovativa, è la rivoluzione di un settore che sembra essere stato così statico nel tempo. Nata dall’idea del giovane milanese Edoardo Filippo Scarpellini, Quotidiana non è una semplice edicola ma è “la spesa di tutti i giorni in edicola”.
Nelle edicole Quotidiana infatti, in generale, non si trovano solo giornali di ogni genere e cartoleria varia, ma queste fungono da vero e proprio mini-market di emergenza. Qui si vendono anche prodotti alimentari (sia confezionati che gastronomia), prodotti per la casa, una selezione di bevande e addirittura c’è una mini parafarmacia all’interno. Da ora anche il pane.
Quotidiana si impegna anche nel sociale, offrendo alcuni servizi di vicinato e alla persona (tate, badanti, pronto intervento e altro).
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Attore, doppiatore, autore radiotelevisivo e imprenditore nel settore della comunicazione, è tra le voci più conosciute del panorama pubblicitario e televisivo, è la voce di Discovery Channel e amministratore delegato di Cast Edutainment, una factory di progetti culturali basati sul racconto per le imprese che si esprimono attraverso prodotti video, podcast, reportage e attraverso il digitale in generale. Giacomo Zito è il fondatore anche de “Gli Ascoltabili”, una piattaforma italiana di podcast italiani originale.
Giacomo ZITO: “la mia Milano tornerà ad essere più MILANESE”
La cosa che ami di più di Milano?
Che non ti chiede chi sei, ma ti chiede continuamente chi è.
Giacomo Zito
Quella che invece ti piace di meno?
La gentrificazione che la sta allontanando da certe fasce sociali.
Il tuo locale preferito?
Il Radetzky rigorosamente al mattino.
Credits: @radetzkymilano radetzky milano
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Visitare la pinacoteca di Brera e fermarmi sui tre dipinti: Il cristo morto del Mantegna, il bacio di Hayez e la cena in Emmaus del Caravaggio.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Milano e Vincenzo.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
L’abbazia di Chiaravalle.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Innamorarmi a diciotto anni.
Giacomo Zito
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Lima. Perché quando esci ti propone una città sempre diversa, un incrocio di culture e un fermento costante.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
La fontana dei Bagni misteriosi di De Chirico che era, per me bambino, un parco giochi.
Il quartiere che ami di più?
Porta Romana. Alla stregua di un bel quartiere di Parigi.
Credits: @dadelmi Murale Porta Romana
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Metti un cappotto grigio e il cappello, gira per la città, ascolta la sua gente. Non stringere troppe mani. Sii più milanese.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
La domanda è suggestiva perché presuppone che la risposta debba essere si (per essere al passo con i modelli europei, “ce lo chiede l’Europa?”). Quindi dico di no.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Palermo.
Credits: palermolamicitta IG
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Vincolerei tutte le aree agricole nei dintorni, realizzerei in quattro anni la metropolitana Milano-Brianza, finanzierei per ogni distributore colonnine elettriche e l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti del centro storico.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Di rispettare il lavoro dandogli valore, di accogliere i suoi lavoratori che vengono da fuori perché portano ricchezza, di tornare ad essere più milanese.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Credits techprincess.it - Stazione servizio Milano-Meda
A settembre del 2021 ha inaugurato alle porte di Milano una stazione di servizio dove sembra di entrare nel futuro. Un hub dove trovare molte attività e piaceri, con un design innovativo e accattivante, unico nel suo genere. Ecco dove si trova e quali servizi offre.
Alle PORTE di Milano il BENZINAIO del FUTURO
# Sulla Milano – Meda l’energia del futuro in un distributore dal design innovativo
Flasghip Q8 Paderno Dugnano
Archiviato da decenni il concetto di “benzinaio”, la stazione di servizio è uno dei luoghi che più di tutti ha saputo reinventarsi nel tempo. Nella galassia sterminata dei punti di rifornimento carburante, è nata in piena Città Metropolitana, a Paderno Dugnano, un vero e proprio hub in grado di accontentare qualsiasi utente che si trovi a viaggiare sulla Milano-Meda.
Il distributore Q8 di Paderno si presenta infatti con un look innovativo e una molteplicità di servizi da fare invidia alle capitali internazionali.
# Sei postazioni di ricarica elettrica di cui due ultrafast
Stazione di Servizio Paderno Dugnano
La transizione del futuro è alle porte di Milano. L’area di servizio si sviluppa su 8.000 mq e sul piazzale sono presenti, oltre al rifornimento per mezzi a motorizzazione tradizionale, anche 6 postazioni di ricarica elettricadi cui 2 ultrafast, nonché metano e gpl.
La stazione di servizio è già improntata alla interconnessione digitale con gli utenti, tutto il progetto nasce all’insegna della sostenibilità: l’illuminazione è a led con sensori di movimento e c’è ampio uso di materiali rigenerati.
L’efficientamento energetico è di dimensioni notevoli: è previsto il recupero delle acque piovane e il futuro compressore del metano sarà a zero emissioni. Il fabbricato, anche quello commerciale, filtra la luce solare e offre termoregolazione a zone. Tutte le pensiline sono invece realizzate con materiali ad elevata riflettenza solare, che finisce per essere convogliata sugli impianti fotovoltaici posti sulle superfici di ognuna.
# Il restyling a vela che richiama le imbarcazioni tipiche del Kuwait
flagship Q8 Credits: q8.it.
Un restyling dedicato a tradizione e innovazione, gioca un ruolo d’effetto e conferisce alla stazione un look scenografico. Il progetto richiama le vele della “Dhow”, imbarcazione tipica del Kuwait e simbolo stilizzato del brand della catena. Un albero maestro centrale, alto ben 25 metri, collega le due pensiline a forma di vela triangolare e riesce a coprire 2.000 mq dell’area. Una vela copre e quindi identifica, le pensiline di distribuzione dei carburanti tradizionali. Con un ideale transizione al futuro, la successiva “pensivela” copre gli erogatori dei prodotti alternativi.
Anche il fabbricato commerciale richiama le forme e i colori della tradizione mediorientale.
# “Il fiore all’occhiello”
L’edificio che ospita i servizi commerciali è anch’esso realizzato all’insegna della sostenibilità: 1.200 mq a basso impatto ambientale, per ospitare utenti e clienti e soddisfare decine di esigenze. Con a disposizione oltre 60 stalli per la sosta delle auto, “Svolta” ospita soluzioni di Food&Beverage come il tradizionale bar, una catena di bakery e un noto brand di offerta di carne di qualità.
All’inaugurazione della stazione di servizio del futuro nell’autunno scorso erano presenti il Presidente di Kuwait Petroleum, Nawaf S. Al-Sabah, insieme al Vice Presidente esecutivo, Azzam Al Mutawa, a testimoniare l’importanza e il rispetto che il colosso petrolifero nutrono nei confronti dell’Italia e del mercato di area sud europea.
I pionieri dell’automotive elettrico, potranno trovare ricarica e ingannare il tempo in un gioiello di architettura e design, prima di arrivare a Milano con le batterie completamente cariche.
Nella notte di Natale del 1914, nelle trincee delle Fiandre, si sospesero i combattimenti e i soldati degli eserciti contrapposti si ritrovarono a festeggiare il Natale giocando una partita di pallone nella terra di nessuno
In passato la guerra rispettava dei codici d’onore e di civiltà.
Prima di entrare in un conflitto si seguivano procedure molto precise.
Prima di dichiarare guerra a una nazione si inviava un ultimatum in cui si intimava il contendente a mettere in atto comportamenti per disinnescare il conflitto. Se ciò non avveniva, si dichiarava guerra con un atto formale consegnato all’ambasciatore del paese in questione. Questo consentiva all’avversario di organizzarsi di conseguenza per mettere al riparo la popolazione civile e di allertare tutti gli alleati.
Negli ultimatum e nelle dichiarazioni di guerra erano già scritti i punti che gli stati ritenevano fondamentali per muovere il conflitto e quindi anche la base per poter impostare le relazioni diplomatiche, così come per redigere i trattati di pace alla fine del conflitto.
Muovere guerra senza dichiararla era considerato un atto criminale della peggior specie. Ad esempio, la mancata dichiarazione di guerra dei giapponesi prima dell’attacco di Pearl Harbour (tra l’altro secondo i giapponesi dovuta a problemi di comunicazione) ha innescato un’escalation che ha portato perfino alla bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki che fu giustificata proprio come punizione per l’atto di guerra non dichiarata.
La tregua di Natale
La guerra era l’extrema ratio per risolvere problemi tra gli stati, perciò rispettava delle procedure che si muovevano all’interno delle regole civili, come quella di dichiarare guerra, di rispettare trattati e alleanze e di limitare il conflitto al settore militare. In tempi precedenti la guerra era una faccenda riservata principalmente ai membri delle classi dirigenti e si evitava di estendere il conflitto in ogni ambito che non fosse quello militare. Per gli antichi greci esistevano priorità superiori alla stessa guerra: per i Giochi Olimpici si sospendeva qualunque conflitto.
La guerra oggi sembra più simile a un atto di bullismo e di barbarie piuttosto che una modalità codificata nei secoli.
Non si usa più dichiarare guerra ma si passa subito a invadere territori. Non si rispettano le alleanze, ma si interviene a combattere anche in territori estranei a qualunque trattato di reciproca difesa. Invece di cercare di limitare le questioni belliche al settore militare si coinvolgono i civili e si estende la conflittualità in ogni ambito, da quello economico a quello culturale, come è il caso delle discriminazioni operate contro cittadini provenienti dai luoghi d’origine dei paesi contendenti.
Tregua di Natale
Senza dichiarare guerra, infine, non si mettono in luce le motivazioni fondamentali delle opposte fazioni e non si hanno elementi utili né per concludere il conflitto determinato dal contenzioso né per predisporre un trattato di pace che possa risolvere la questione in modo definitivo.
La guerra è da sempre parte delle questioni umane: proprio nella guerra si misurava il livello di civiltà di una società.
Se guardiamo a quello che sta accadendo oggi il livello di civiltà che stiamo dimostrando è al punto più basso della storia dell’umanità.
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