Fabio Corno, professore associato all’Università Bicocca di Milano. Insegna nella facoltà di Economia e ci racconta la sua Milano.
Fabio CORNO: “La mia Milano: le radici in un PASSATO GLORIOSO e la testa orientata al FUTURO”
La cosa che ami di più di Milano?
Il suo dinamismo culturale.
Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi Milano
Quella che invece ti piace di meno?
Lo snobismo di una certa categoria di milanesi.
Il tuo locale preferito?
La bocciofila martesana.
Credits: @ilsalada La bocciofila martesana
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Passeggiare.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
O mia bella Madunina.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Il parco di Monza.
Credits: yourownguide.com
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Capitare davanti al palazzo reale e trovarmi di fronte alla distesa di coperte fatte a mano del progetto Viva Vittoria.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Sesto Marelli: ricordi della mia gioventù.
Credits: @sestodailynews.net sesto marelli
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
I fenicotteri rosa di via Serbelloni.
Fenicotteri a Villa Invernizzi – foto di andrea cherchi (c)
Il quartiere che ami di più?
Piazza Gae Aulenti.
Credits: Andrea Cherchi – Foto area Piazza Gae Aulenti
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Rendere la città più accessibile ai bambini e lavorare sulle periferie.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sì.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
NYC.
Credits igormattio-pixabay- New York di notte
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Indirei un bando per raccogliere le idee dalla base.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Una città con le radici in un passato glorioso e la testa orientata a un futuro tutto da creare.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per la prima volta nella storia si assiste a un fenomeno singolare. La maggioranza dei cittadini di alcuni stati occidentali tra dei governanti che tolgono loro la libertà e chi si batte per ripristinare i diritti di tutti parteggiano in modo risoluto per i primi.
La storia è sempre stata caratterizzata dalla dialettica del governante che cerca di accrescere e difendere il suo potere e i cittadini che rivendicano più diritti e più libertà.
In questo caso siamo arrivati al giro di boa di un percorso in atto da migliaia di anni, che ha le sue radici profonde che affondano addirittura nella preistoria. Si può dire che il compito di ogni singolo essere umano sia quello di accrescere la sua libertà di scelta contro forme di controllo oppressive e limitanti sulla sua vita.
In Italia, in particolare, i governanti più paternalisti e dittatoriali, come ad esempio il governatore campano, sono stati premiati alle elezioni. E l’opinione pubblica quasi unanime appoggia chi nel mondo si sta rivelando più repressivo e violento, mentre denigra personaggi come il tennista serbo che cercano di difendere la libera scelta di tutti.
La libertà individuale che è stata il motore del progresso sociale nel corso dei secoli invece di essere una virtù si è trasformata in un vizio.
Siamo all’alba di una società priva di libertà oppure questo processo totalitario è destinato a esaurirsi in modo anche drammatico?
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Se la rete metropolitana Milano si piazza al 50esimo posto a livello mondiale come estensione, la sua rete tranviaria è invece una delle più lunghe in assoluto. Scopriamo la sua posizione e quali sono altre città in classifica.
Le 7 più GRANDI RETI di TRAM del MONDO: sì, c’è anche Milano
#7 A Budapest la rete tranviaria trasporta più passeggeri della metropolitana: si estende per 174 km
Credits orangesmile – Mappa rete tram Budapest
Il settimo posto al mondo è di Budapest. Le linee tranviarie fungono da seconda spina dorsale del sistema di trasporto pubblico della capitale ungherese, trasportando quasi 100 milioni di passeggeri in più all’anno rispetto alla metropolitana. La rete si estende per 174 km e conta 38 linee e 630 fermate.
#6 Vienna ha una rete di tram lunga 176,9 km (ma prima della Guerra sfiorava i 300 chilometri)
Credits HerrMay – Wikipedia – Rete tram Vienna
Vienna si posiziona al sesto posto al mondo con la sua rete di tram. Il tracciato si snoda per 176,9 km, nel 1942 era arrivato a un massimo di 292 km, per 30 linee e 1071 fermate complessive.
#5 Milano supera i 180 km di tracciato con 17 linee
Credits Arbalete – wikipedia – Rete tram Milano
In attività dal 1881 la rete tranviaria di Milano è appena dietro quella di una delle più grandi capitalimondiali con i suoi 181,8 km di estensione. In totale sono in funzione 17linee urbane e una linea suburbana e ci sono 7 depositi per il ricovero dei mezzi e la manutenzione.
Credits Stas Efremov – wikipedia – Mappa tram Mosca
La capitale russa si ferma appena giù dal podio mondiale. La lunghezza totale dei tracciati tranviari percorsi è di 183 km, circa 1 km in più rispetto alla rete di Milano. Le linee sono 40 e nel 2019 hanno servito un numero di passeggeri 12 volte maggiore rispetto alla popolazione cittadina.
#3 Berlino sfiora i 200 km di rete (quasi tutta a Est)
Credits Pechristener – wikipedia – Rete tram Berlino
Berlino ha una delle rete tranviarie più antiche al mondo, la prima tratta è stata aperta nel 1865, e si prende la terza piazza tra quelle più estese: 193 km. Le linee sono 22, di cui 9 funzionano 24 ore al giorno e sono contrassegnate dalla lettera M che sta per Metrotram, e le fermate sono circa 800, quasi esclusivamente a Berlino Est, visto che ai tempi del muro i tram a Ovest furono smantellati e sostituiti da autobus e metropolitana.
#2 La rete tranviaria di San Pietroburgo è lunga 205,5 km (nel 1980 era la più estesa del mondo, quasi il doppio di quella attuale)
Credits Alex Florstein – wikipedia – Rete tram San Pietroburgo
Il tram a San Pietroburgo risulta essere ancora oggi il mezzo principale di trasporto, nonostante molte tratte sono state smantellate negli anni 2000. Nel 1980 la rete era infatti la più vasta di tutto il mondo, con 340 km, ora si deve accontentare della seconda piazza con 205,5 km e 40 linee.
#1 La rete di Melbourne si estende per 245 km ed è la più estesa al mondo con 28 linee e 1.813 fermate
La vecchia Europa cede il primato al Nuovo Mondo. Al primo posto troviamo la rete tranviaria che serve la città australiana di Melbourne. Composta da ventotto linee, si tratta della rete più estesa al mondo con 245 km di binari. Inaugurata nel 1883 conta 28 linee e 1813 fermate.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nonostante un mercato più liquido rispetto alle altre città italiane, sono diverse migliaia le abitazioni che a distanza di oltre un anno non hanno trovato un compratore. Ecco quali sono le motivazioni principali.
MILANO: 8.000 CASE INVENDUTE da più di un anno. I TRE MOTIVI principali della mancata vendita
# A Milano quasi il 50% delle case messe in vendita nel 2021 sono senza compratori, 8.000 da oltre 12 mesi
Credits Corriere-Immobiliare Sarpi – Grafico compravendita case a Milano
Secondo la ricerca di mercato sull’evoluzione del mercato immobiliare nel 2022 incentrata su Milano, curata da Sarpi e da Fides adv e anticipata al «Corriere», nel 2021 su oltre 45mila immobili messi in vendita quasi 20.000 non hanno trovato alcun compratore nei primi 9 mesi dell’anno. Di questi, circa 8.000 sarebbero sul mercato da oltre 12 mesi ma al momento sono ancora invenduti.
Una situazione particolare visto che a Milano il mercato è sempre stato più fluido che altrove e dove i tempi di vendita per le case appetibili (grandi dimensioni, bella zona, immobile luminoso) si sono ridotti anche a poche settimane e le case nuove sono state prenotate prima della chiusura del cantiere. Vediamo i problemi principali.
# Prezzi troppo alti: i giovani comprano fuori città
credit: sinistraxmilano.org
Nel 43% dei casi il problema principale degli immobili invenduti è il prezzo eccessivo: “Un immobile che resta così a lungo sul mercato è offerto a un prezzo sbagliato per le sue reali qualità perché è parametrato su un prezzo del nuovo che arriva a 5mila euro al metro quadrato in zone periferiche, un valore che non ha riscontro in nessun’altra città italiana. La spiegazione è che Milano è l’unica metropoli europea e va confrontata con le altre capitali continentali e non con il resto del Paese. Tutto giusto se non fosse per un particolare: le famiglie normali a Milano hanno redditi in linea con quelli italiani e non con quelli europei», il commento di Emanuele Barbera di Gruppo immobiliare Sarpi. Gli immobili usati che sono invenduti da molto tempo in genere sono quotati al metro quadro a un prezzo inferiore solo del 10-15% rispetto a quello dei cantieri limitrofi, invece che essere più basso di due o tre volte. La conseguenza è che i giovani scelgono di acquistare fuori città, dove è più economico e a parità di valore immobiliare la metratura è maggiore.
# Pianta irregolare e piano basso le altre due motivazioni principali
Nel 23,9% dei casi è invece la pianta irregolare dell’abitazione a renderne difficoltosa la vendita, a seguire con il 18,4% il fatto che l’immobile sia a un piano basso e quindi più soggetto a disturbi condominiali e esterni, oltre al maggior rischio di furti.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
C’è chi prova a costruire grattacieli ultra tecnologici e chi invece cerca di progettarne di più belli e più green. Dimentichiamoci l’immagine del classico grattacielo fatto di cemento o ampie vetrate, perché potrebbe arrivarne uno ricoperto di fiori.
Un GRATTACIELO ricoperto di FIORI, vedrà mai la luce?
# Un nuovo grattacielo green nella Grande Mela
Credits: dezeen.com Grattacielo fiori
Un grattacielo alla sanremese ma a New York. Si chiamerebbe torre Lilly e sarebbe posto accanto al Bryant Park, nel centro di Manhattan. Si tratterebbe di un grattacielo dalla forma ad U, o quasi: un edificio con un apice curvo progettato dallo Studio Vural, azienda statunitense, e concepito per essere un grattacielo green, incoraggiando quindi ad un consumo energetico minore. Con una base della struttura in cemento leggero e con un telaio in acciaio, la particolarità della torre sarà quella di essere coperto, almeno in parte, di fiori.
# Un prato nel cielo
Credits: dezeen.com Grattacielo fiori
I gigli asiatici andranno a creare un prato nel cielo. Lo studio Vural ha deciso proprio questa particolare specie di fiori per ricoprire il grattacielo perché in primavera lo colorerebbero di giallo, rosso e arancione, ma per il resto dell’anno rimarrebbero sempre verdi. In più i gigli asiatici sono piante che non richiedono troppa manutenzione, si spera infatti che questi possano nutrirsi principalmente di acqua piovana, ma, all’occorrenza, sempre rimanendo ecosostenibili, si utilizzerebbero anche le cosiddette acque grigie (le acque reflue domestiche ad eccezione di quelle provenienti dai servizi igienici). Si pensa anche di poter usare dei droni per poter innaffiare il futuro prato nel cielo della torre Lilly.
# Una torre autosufficiente e sostenibile
Credits: dezeen.com Grattacielo fiori
Lo Studio Vural dice di aver concepito la torre Lilly come una sorta di Centre Pompidou, edificio parigino dove tutti i sistemi strutturali e meccanici sono a vista. Ma, soprattutto, lo studio dice di essersi ispirato alle cosiddette Passive House, ovvero edifici autosufficienti, che stanno silenziosamente apparendo a Brooklyn. La torre Lilly sarà infatti quasi completamente autosufficiente. 21 piani dedicati a spazi commerciali e 18 livelli di unità residenziali. All’interno della torre saranno creati spazi di co-working con sale per conferenze e momenti ricreativi. La torre Lilly adotterebbe infatti la soluzione vincente di edificio multifunzionale.
Per ora è solo un grattacielo pensato da uno studio di architettura statunitense, diventerà realtà?
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I vecchi cinema milanesi scompaiono uno dopo l’altro ma in zona Porta Vittoria uno ha subito questa sorte già nel 1984, da allora l’edificio è stato dimenticato. Fino ad oggi. Finalmente il vecchio cinema è il soggetto di un nuovo progetto urbanistico. Vediamo cosa verrà alla luce al suo posto.
Porta Vittoria: al posto del CINEMA ABBANDONATO nascerà il 5 GIORNATE BUILDING
# Il Cinema XII Marzo inutilizzato dal 1984
Al numero 14 di Corso XII Marzo prende posto, negli anni Venti, il Cinema Imperiale, terza sala di una zona che vedeva nascere una nuova vita cinematografica. Inaugurato nel 1932, nel 1953 viene ristrutturato e chiamato Cinema XII Marzo, con una sala di 600 posti a sedere.
Tra gli anni Sessanta e Settanta la nuova movida porta l’edificio ad ospitare una stanza da ballo al di sopra del cinema, negli stessi anni il cinema passa alla distribuzione di prime visioni e novità. Passato per diverse gestioni, che lo sostengono con tenacia, il XII Marzo chiude nel 1984, rimanendo uno spazio inutilizzato fino ad oggi.
Nonostante il tentativo di sostituire il cinema con un negozio di vestiti negli anni Novanta, lo spazio non ha mai visto la luce di una ristrutturazione o ricostruzione fino al nuovo progetto. La sorte futura dell’edificio è nelle mani di Abitare Co, che prevede di farne dopo la demolizione un palazzo residenziale.
Credits: 5giornatebuilding.it
Il progetto prevede un palazzo di sette piani con il primo piano ad uso commerciale, che verrà chiamato 5 Giornate Building. L’architettura sarà elegante, con rivestimento in pietra e pietra artificiale, con terrazze interne e la facciata sarà aperta da finestre e balconcini, che animeranno la struttura con giochi prospettici.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Valentina Burlando. Ligure di La Spezia innamorata di Milano e, in particolare, di Porta Romana di cui è diventata “La Voce”. E’ infatti fondatrice del blog “La voce di Porta Romana” per alimentare lo spirito di comunità della zona.
Valentina BURLANDO: “la mia Milano come PORTA ROMANA”
Valentina Burlando
La cosa che ami di più di Milano?
Il suo essere cittàinternazionale.
Quella che ti piace di meno?
L’incapacità di saper “aspettare”. La pretesa che debba sempre essere tutto e subito.
Il tuo locale preferito?
Non ho un locale preferito, ne ho tanti e ognuno mi riporta a un momento felice, triste, imprevisto della mia vita. Un po’ come accade con le canzoni.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Girovagare per la città senza una meta e, soprattutto, senza un programma. E tante volte strada facendo faccio una sosta in un museo o vengo attratta da un negozio.
La canzone su Milano cui sei più legata?
“Porta Romana Bella” del grande Nanni Svampa.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Morimondo. Amo andare in bici ed è una delle mie mete preferite.
Morimondo
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Sono oltre 20 anni che qui mi capitano cose belle: l’università, la laurea, tutte le persone che ho conosciuto… non saprei sceglierne una in particolare.
La fermata della metro a cui sei più affezionata?
Porta Romana. É mia la fermata.
credits: beethecity.com
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
La folla bizzarra che si incontra, anzi si incontrava, durante la Fashion Week e il Salone del Mobile.
Credits: @paolo_streetshooting IG
Il quartiere che ami di più?
Porta Romana, ovviamente.
Credits: @dadelmi Murale Porta Romana
Caro sala ti scrivo…. (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
…FORZA! E’ uno dei momenti più difficili per Milano, ma ne usciremo vincitori anche questa volta.
Milano Città Stato: Sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
No.
Se dovessi lasciare Miano in quale città ti piacerebbe vivere?
Tornerei a vivere al mare.
credits: travel.fanpage.it
Se avessi due miliardi per Milano cosa faresti?
Li spenderei per rendere la città più verde, meno inquinata, più inclusiva e accessibile a tutti. Non dimenticando politiche di sostegno per le donne.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Giovanni Di Lorenzo, direttore di Die Zeit, vissuto da bambino in Italia e poi trasferito in Germania, una volta disse che gli stereotipi sull’Italia in realtà sono sbagliati. Si dice che l’Italia sia il paese del sole ma ogni volta che vado in Toscana trovo la pioggia. Si dice che gli italiani sono un popolo romantico e invece detestano ogni sentimentalismo. Si dice che sia un popolo sregolato e invece una regola come quella del divieto del fumo in locali pubblici viene osservata più che in Svizzera.
Questi paradossi risultano quanto mai attuali. All’estero l’Italia ha sempre avuto l’immagine di un Paese magari senza cervello, difficilmente comprensibile, però con un grande cuore di tolleranza e di compassione empatica. Gli italiani brava gente che hanno saputo conquistare l’affetto di chiunque grazie alla loro forte carica di umanità.
Negli ultimi tempi assistiamo a un ribaltamento perfino di questo pregio ancestrale della nostra cultura che ha compensato da sempre le nostre evidenti lacune in tanti campi.
Nel giorno in cui l’Italia mette in atto un’altra stretta discriminatoria delle leggi vaccinali diventando il primo paese al mondo che impedisce a persone sane di lavorare, il grande cuore dell’Italia sembra aver smesso di battere.
Speriamo non per sempre.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Sea e Airbus hanno firmato un accordo per lo sviluppo di un hub per la produzione e distribuzione di idrogeno negli aeroporti milanesi. Malpensa diventerà un polo per l’energia pulita nel settore dell’aviazione. Ecco i tempi pervisti per la sua realizzazione e quando dovrebbero decollare i primi voli a impatto zero.
MALPENSA diventerà la “VALLE dell’IDROGENO”
# L’accordo tra Sea e Airbus per una “valle dell’idrogeno” a Malpensa
Photo by Skyler Smith on Unsplash – Malpensa
Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano Linate e Malpensa, ed Airbus, il colosso europeo aerospaziale, hanno firmato un memorandum d’intesa per “lo studio e l’implementazione di progetti per la distribuzione dell’idrogeno negli aeroporti di Milano“. Con questa firma saranno avviati “una serie di studi di fattibilità finalizzati, nel breve periodo, allo sviluppo di un hub per il rifornimento di idrogeno per uso non aeronautico, nonché dello sviluppo di infrastrutture per l’uso di idrogeno nell’aviazione nel lungo periodo“.
La produzione avverrebbe nella prossima «valle dell’idrogeno» che Sea ha in progetto di creare nell’area attorno Malpensa, grazie alla disponibilità di spazio e alla rete sotterranea di tubature necessaria a far confluire l’idrogeno direttamente dentro lo scalo. A Linate invece ci sarà solo la distribuzione del “carburante green” e il rifornimento dei serbatoi degli aerei.
# Obiettivo primi voli a impatto zero entro il 2035
Credits silmidltd IG – Airbus Zero-e
Airbus sta investendo sull’utilizzo dell’idrogeno liquido con il progetto «ZEROe», che ha una densità energetica tripla rispetto a quella del kerosene usata oggi, con un taglio dei consumi nell’ordine del 65-70%. La combustione dell’idrogeno genera anche un vantaggio ambientale dato che la sua combustione produrrebbe come scarto scie di vapore acqueo. L’azienda aerospaziale sta studiando come integrare i serbatoi nei propri velivoli, dato che dovranno essere di dimensioni maggiori rispetto a quelli attuali. L’obiettivo per Sea e Airbus e riuscire a far decollare i primi aerei a impatto zero dalla Lombardia nel 2035.
La nota di Sea in merito all’accelerazione di questo progetto: “Gli aeroporti di Milanohanno accolto la sfida e faranno da apripista in Europa, preparandosi ad accogliere gli aerei di nuova generazione».
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
316 pensiline degli autobus sono state ricoperte di verde. La soluzione oltre che estetica, impatta su una serie di aspetti della vita urbana che rendono la soluzione impattante. Possiamo adottarla anche a Milano?
Un GIARDINO su ogni FERMATA dell’autobus. Un’idea anche per Milano?
# Urban greening per l’estetica in città
Credits: livingrooftops IG
Riavvolgendo il nastro degli ultimi anni, sembra che l’ossessione per il green-a-tutti-i-costi sia diventata asfissiante. In effetti è un po’ così e si è talmente esagerato da inflazionare un hashtag essenziale per la qualità della vita degli individui, tanto da renderlo manipolabile per giustificare ogni intervento.
La verità è che, col giusto equilibrio, le città moderne hanno bisogno di recuperare un po’ di senso estetico, perché stanno diventando via via più sgraziate.
Qualche volta le soluzioni estetiche coinvolgono l’adozione spinta del verde. L’idea parte da Milano col famoso Bosco Verticale, fa il giro dell’universo architettonico, si consolida nell’immaginario collettivo e ritorna, con re-interpretazioni che vale la pena di analizzare, magari per portarle sul proprio territorio.
Nel continente europeo, la penisola italiana è quella che ospita la più grande quantità di specie di piante con semi, custodendo una ricchissima biodiversità indispensabile per assicurare la vita per come la conosciamo noi umani.
Ne consegue che anche negli spazi rubati alla biodiversità, come le città, si deve trovare il modo per assicurare alla natura le opportunità per recuperare le sue funzioni vitali.
Ecco perché a Utrecht, nei Paesi Bassi, la municipalità ha deciso di ricoprire di verde i tetti delle pensiline, per rendere l’ambiente urbano più confortevole.
L’impatto di questa scelta ricade su molti aspetti della vita di città, perché contribuisce a rendere l’ambiente urbano più gradevole. In questo modo le pensiline, da tool per la vita dei cittadini, diventano l’ambiente ideale che fornisce rifugio ai piccoli insetti impollinatori, o base della catena alimentare.
La municipalità di Utrecht ha dichiarato che i tetti verdi «contribuiscono a un ambiente di vita sano in città, e aiutano ad aumentare la consapevolezza».
Il green-roofing a Utrecht è realizzato piantando Sedum sui tetti delle pensiline. Si tratta di una pianta grassa di origine messicana, molto facile da curare. La città olandese è la prima al mondo ad adottare questa soluzione su così vasta scala, con 316 pensiline dotate del tetto verde.
Altro impatto si potrebbe realizzare a Milano, puntando a rafforzare alcune delle 70 specie autoctone, che si trovano in una situazione di fragilità, a causa della concentrazione antropica e urbana.
Le nostre fermate di autobus sono brutte, inutile girarci intorno. Svolgono essenzialmente la funzione per cui sono nate e nient’altro. Da scarno oggetto di utilità municipale, possono invece rivoluzionare il panorama, dando ospitalità ad insetti, raccogliendo le acque piovane, cedendo un po’ di frescura in attesa del tram a luglio, catturando il particolato e, non ultimo, rendendo più gradevole l’aspetto esteriore.
Sono tante le funzioni che un tetto verde può assolvere, tutte proiettate al miglioramento della qualità della vita che, ovviamente, deve passare per macro-situazioni più urgenti, ma può trarre beneficio anche impiegando la stessa cura negli aspetti più piccoli, che sembrano quasi insignificanti.
Ci sono società nel mondo che si stanno specializzando proprio in questo tipo di applicazioni. Coinvolte da cittadini e municipalità sempre più consapevoli, forniscono soluzioni anche per sfruttare le pensiline dei bus rendendole più belle, un’operazione di makeover di cui tutte le città hanno disperatamente bisogno.
Nel Regno Unito il roof-gardening è inarrestabile. Londra ha adottato questa tecnica per portare quasi un milione e mezzo di metri quadri di verde nella metropoli. Nella città Milton Keynes, a nord di Londra, un’intera linea di bus – che impiega mezzi smart dotati di wi-fi e ricarica USB a bordo – ha il suo piccolo backyard giardino sul tetto di ogni fermata.
Vogliamo usare il Sedum? Tutto sommato in lingua milanese “sedum” significa “sediamo”: sedum un cicinin all’ombra e lasciamoci ispirare, trasformando le pensiline da bus-stop a bee-stop
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Secondo le prime indiscrezioni potrebbe sorgere un grattacielo a cubi nello Scalo Farini, nella porzione di area acquisita da Coima. Entrerà a far parte dello skyline milanese?
La TORRE A CUBI: sarà questo il NUOVO GRATTACIELO allo SCALO FARINI?
# Le prime indiscrezioni di un grattacielo a cubi nello Scalo Farini
Credits Coima – Grattacielo Farini
Nell’area dello Scalo Farini di Via Valtellina, porzione strategica dello scalo adiacente a Porta Garibaldi e Porta Nuova, acquisita da COIMA SGR nel 2018, potrebbe sorgere un iconico grattacielo a cubi.
In base ai rendering dovrebbe esser composto da quattro blocchi verticali aderenti l’uno all’altro, con un’alternanza di vuoti per rendere visivamente più dinamico l’edificio e il rivestimento esterno in vetro.
Nel progetto ancora in approvazione per tutta l’area, realizzato dallo studio 3XN Architects, è stato previsto un parco lineare che permea ogni spazio, il riutilizzo delle Warehouse distribuite lungo la ferrovia come spazio commerciale e espositivo e appunto una torre residenziale che possa competere con i grattacieli più alti di Milano.
# Il masterplan di questa porzione di scalo
Credits Coima – Masterplan Scalo Farini Coima
Nel masterplan relativo alla porzione di 60.000 mq di scalo ferroviario acquisita da Coima, tramite il Fondo dedicato COIMA Mistral, sono previsti 29.635 mq dedicati a funzioni urbane, tra uffici, commercio e edilizia residenziale libera, di cui 25.000 mq da recupero di edifici esistenti, circa 10.000 mq da adibire edilizia residenziale sociale e convenzionata e il rimanente a verde.
# Come verrà trasformata l’area
Credits Coima – Recupero Warehouse
Verrà recuperata la parte lineare lungo la ferrovia dell’edificio esistente cosiddetto Warehouse e la sua rifunzionalizzazione con servizi privati di interesse generale, in parte in quota di dotazione pubblica, per creare un hub dell’innovazione, dell’istruzione e della formazione.
Credits Coima – Parco Lineare
Sarà realizzato un parco lineare lungo il Warehouse che fungerà da porzione di ingresso al Parco di Scalo Farini che sarà l’elemento centrale della riqualificazione di tutto lo scalo.
Dovrà essere mantenuto l’edificio della Dogana per funzioni di interesse generale e occupati fino a dicembre 2022 dall’Agenzia del Demanio, con uffici dalla Guardia di Finanza e della Agenzia delle Dogane.
Credits Coima – Vista dal basso scalo Farini
Nella parte a nord dell’area verrà concentrato lo sviluppo volumetrico delle funzioni urbane private di nuova edificazione, tra cui il nuovo grattacielo, in modo da creare una zona urbana e costruita ad esclusiva accessibilità pedonale, organizzata intorno ad una serie di piazze urbane e percorsi connessi con il quartiere circostante e con gli ambiti di sviluppo dell’Unità Scalo – Farini.
Infine è previsto anche la riqualificazione di alcuni tratti di viabilità esterna: via Valtellina sud, via Pepe, l’intersezione via Valtellina – Ponte Farini, il ponte di via Farini, per la realizzazione di nuove connessioni ciclabili per connettere lo scalo al parco BAM di Garibaldi-Repubblica, piazzale Maciachini e in futuro la Bovisa.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le università mediche sono da anni al centro di discussioni casalinghe per quanto riguarda il numero chiuso, che preclude la possibilità di far parte del loro mondo con test d’ingresso molto rigidi. Le problematiche sono emerse soprattutto quando l’Italia si è scoperta in carenza di medici a causa della pandemia. La risposta del San Raffaele è ampliare il proprio campus.
A Sesto il NUOVO CAMPUS dell’Università San Raffaele: modi e tempi del progetto
# In arrivo nel 2026: accoglierà fino a 5.000 nuovi studenti
E’ stato annunciato il progetto per l’ampliamento del Campus nelle ex aree Flack. La nuova area prevedrà nuovi spazi fino a un ampliamento di 100.000 mq di cui un quinto dedicato a nuovi centri di ricerca. Lo scopo è quello arrivare ad accogliere fino a 5000 studenti. Il progetto ha preso avvio nel 2021 e prevede di arrivare ad essere funzionale a partire dal 2026.
Entro il 2026 il Campus UniSR prenderà posto a Sesto San Giovanni. I palazzi Canova e Borromini, acquistati dall’università nel 2020 sono destinati a diventare aule e uffici amministrativi, a questi saranno dedicati anche gli spazi dei nuovi palazzi costruiti: Palazzo Donatello e Palazzo Cellini, dove oltre all’amministrazione saranno poste le aule studio dei dipartimenti di Filosofia e Psicologia. Le principali novità però riguarderanno spazi dedicati alla nuova tecnologia: verranno costruiti un Digital Education Hub e il Simulator Center, con lo scopo di portare la didattica di UniSR ad un livello tecnologicamente più avanzato. A questi si aggiungerà un ampliamento del Centro Direzionale della sede Milano 2.
L’aumento degli spazi porta ad un conseguente aumento dei posti per quanto riguarda le facoltà medico-scientifiche. Già a partire da settembre 2021 i posti per i Corsi di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Medicina e Chirurgia sono aumentati, come quelli di Medicina in lingua inglese e Odontoiatria e protesi dentaria. Negli ultimi cinque anni UniSR ha aumentato sempre più i posti a disposizione e di conseguenza le pubblicazioni e i risultati nella ricerca scientifica, posizionandosi tra le prime medical school nel mondo e la prima in Italia. L’arrivo del Coronavirus ha inoltre spinto l’ateneo a correre sul versante dell’investimento tecnologico, aumentando quindi la qualità degli insegnamenti.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Oggi a Milano non sembra più esserci il mito del posto fisso. Almeno per certi posti. Ad esempio, pare che nessuno voglia più lavorare ad Atm. Quali potrebbero essere i 5 motivi.
ATM li cerca ma non li trova: PERCHÈ a Milano NESSUNO vuol più fare il TRANVIERE? Ecco i 5 MOTIVI
# Nessuno vuole più lavorare per Atm
Credits: @amilanopuoi Piazza Cordusio
Da grande voglio fare il posto fisso, diceva il piccolo Checco Zalone nel film “Quo vado”. E una volta ottenuto – impiegato nell’ufficio provinciale licenze caccia e pesca – lo ha difeso a tutti i costi, anche accettando trasferimenti assurdi, dalla Val di Susa a Lampedusa, per finire al Polo Nord.
Oggi a Milano non sembra più esserci questo mito. Contratto sicuro, tempo indeterminato, ferie e malattia pagate sembrano non interessare più i milanesi. L’Atm ha lanciato per il secondo anno una campagna assunzioni che prevede l’inserimento di 650 nuove risorse, ma fatica a reperirle. Lo ha ribadito il suo direttore generale, Arrigo Giana, in una recente commissione trasporti comunale. E per invogliare si sta pensando abbassare la “barriera all’ingresso” in azienda: che, in soldoni, significa agevolazioni per gli affitti e un parziale rimborso dei costi sostenuti per avere patente e abilitazione ministeriale per trasportare i passeggeri su bus, tram e metrò.
Del totale dei profili ricercati non tutti dovranno mettersi alla guida di un mezzo: nei desiderata della società di Foro Buonaparte ci sono anche un centinaio tra operai e tecnici di manutenzione che andranno ad occuparsi dei sistemi di segnalamento, delle sottostazioni elettriche di alimentazione della metropolitana, degli impianti della rete aerea di tram e filobus. Certo che la parte del leone sono i tranvieri, i conducenti di bus e macchinisti della metropolitana.
Ma perché i milanesi non vogliono più fare questi mestieri, condurre questi mezzi, candidarsi per aggiudicarsi il posto fisso?
Proviamo, in maniera semiseria, a fare cinque ipotesi.
#1 Voglia di immagine: meglio fare l’influencer che guidare un tram
Sotto la madonnina ormai la voglia più grande è di diventare influencer. Di aprire e chiudere la manetta del tram o di buttarsi nella giungla delle strade milanesi con un bestione di 18 metri non se ne parla nemmeno. Magari facendo, con disciplina e dedizione, dei video idioti si può diventare un tik toker di successo. Oppure si può cercare di sbancare facendo educational per youtube.
#2 I milanesi puntano al business
Credits: it.freepik.com
I milanesi, si sa, puntano al business, a sentirsi in call, ad organizzare meeting per fare summit e planning su come fare girare il grano. Il tranviere, nonostante riceva puntualmente il bonifico al 27 del mese, di danèe non è che ne riempia i forzieri.
#3 Reddito di cittadinanza, disoccupazione e anni sabbatici hanno tolto la voglia di lavorare
L’onda lunga del covid potrebbe aver spento la fiammella della passione per il lavoro dei giovani meneghini. Tra smart working e reddito di cittadinanza, tra disoccupazione e anni sabbatici de laurà g’hann minga vöja. La grotta (non quella di Platone ma quella che aveva evocato il primo cittadino, Beppe Sala) è comoda, calda, sicura, rassicurante, dotata di wifi e, tutto sommato, piacevole. Perché mai dovrebbero abbandonarla?
#4 Una fetta dei ragazzi sono seguaci di Greta: vogliono guidare una flotta full-electric. Oppure andare a piedi
Ufficio Stampa Atm – Deposito bus Electric
Ipotizziamo che una buona fetta dei ragazzi diplomati siano seguaci di Greta. Non tollerano quindi mettersi alla guida di mezzi inquinanti, che producono CO2 in eccesso e dissipano in maniera spregiudicata del calore in atmosfera. Pensano: solo quando tutta la flotta di Atm sarà completamente elettrica, o meglio, full electric, potrò salirci sopra. Ma non sanno che già oggi più dell’70% del servizio di trasporto pubblico di Milano usa come fonte energetica la corrente (e solo da fonti rinnovabili, off course). E che entro il 2030 tutti i 1200 bus che escono dai depositi saranno elettrici.
#5 Una forma di resistenza: i milanesi vogliono provocare il Ministro della Pubblica Amministrazione
Ultima ipotesi: i giovani milanesi vogliono provocare i loro subdoli nemici. Il ministri Brunetta e la ex Fornero, il primo ha dato dei fannulloni agli statali in smart working e la seconda aveva chiamato bamboccioni i diplomati e laureati italici che a suo giudizio stavano troppo sotto la gonnella di mammà. I milanesi vogliono provocare le due alte istituzioni politiche, vogliono che si accorgano di loro e vengano messi al centro di una delle loro mirabolanti invettive sociali.
Un po’ come ai tempi degli austriaci: dallo sciopero del fumo si è arrivati alle barricate delle 5 Giornate. Accadrà anche con il rifiuto del lavoro?
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Luigi Borré. Presidente del CdA di EuroMilano dal luglio 2014, professore di economia aziendale presso l’Università Bocconi e l’Università del Piemonte orientale. Ora impegnato nella realizzazione del progetto dello smart district UpTown all’interno del nuovo quartiere Cascina Merlata.
Luigi BORRÉ: “la mia Milano sarà totalmente vivibile a PIEDI”
Luigi Borré
La cosa che ami di più di Milano?
La sensazione di vivere nella città più dinamica d’Italia, in cui è possibile cogliere tutte le opportunità della contemporaneità. Al tempo stesso, la sensazione di respirare l’aria della storia italiana.
Quella che invece ti piace di meno?
Gli atteggiamenti snob e quelli da “milanese imbruttito” che non sono solo nelle parodie di Germano Lanzoni.
Il tuo locale preferito?
La pasticceria Marchesi, che per me è sinonimo di panettone: nel periodo natalizio è un’attrazione irresistibile. Ma anche durante l’anno la sua atmosfera ottocentesca, raffinata e immutabile, conferisce un gusto del tutto particolare al caffè con brioche al banco.
credit: comunicaffe.it
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Più d’uno…Ne cito tre:
1. Assistere dal vivo a uno dei tanti eventi e spettacoli che sono garanzia di unicità assoluta: da un concerto sinfonico alla Scala di Milano a una partita serale a San Siro, alle tante mostre e manifestazioni.
2. Osservare i giardini nascosti, che nessuno si immagina, posti in cima ai terrazzi o all’interno di cortili di palazzi storici. A dispetto delle polemiche sorte all’epoca dell’ultima risistemazione di piazza del Duomo, amo le palme e i banani che punteggiano i tetti di Milano.
3. Partire dalla Darsena e percorrere con la bici da corsa la pista lungo il Naviglio Grande. Meglio se fatto all’alba o al tramonto in una giornata di tarda primavera o di inizio autunno.
La canzone su Milano a cui sei più legato/a?
Più che a una canzone sono legato alle sonorità delle canzoni di Jannacci e di Cochi e Renato.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Un’escursione sul lago d’Orta o sulla sponda piemontese del lago Maggiore sono per me un ristoro dell’anima. E poi non posso dimenticare Novara, la mia città, con la sua Cupola: avvistarla da lontano per me vuol dire, ogni volta, ritornare un po’ ragazzo!
Credits: @anna1966190 Isola Maggiore
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Aspettare sotto il portico della Scala una ragazza che tardava ad arrivare, diviso tra l’impulso di entrare (perché il prologo de “La Forza del Destino” di Verdi stava ormai iniziando) e l’impegno ad attendere. Per la verità, allora ero piuttosto arrabbiato… Oggi però quella ragazza è diventata mia moglie.
Credits: @teatroallascala teatro alla Scala
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
La prossima che verrà aperta, perché penso che la città debba fare ogni sforzo per ampliare la propria rete metropolitana, così che questa consenta di raggiungere ogni punto della città.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
I tetti di Milano alla mezzanotte di capodanno: pensavo che un simile spettacolo pirotecnico non fosse possibile in una città per il resto così “sobria”.
Il quartiere che ami di più?
Sono anzitutto legato a una via di Milano, molto speciale, che è Foro Buonaparte. Qui, nel 1988, la città mi ha accolto per la mia prima esperienza lavorativa. Ricordo il mio disorientamento a causa della particolare disposizione dei numeri pari e dei numeri dispari! Ho rischiato di arrivare in ritardo al primo appuntamento di lavoro… Per una serie di casi della vita, sono rimasto in Foro Buonaparte sino a oggi, sia pure nell’evoluzione e nel succedersi delle esperienze professionali.
Il quartiere che amo maggiormente è però Cascina Merlata-UpTown, perché è quello alla cui progettazione e realizzazione ho attivamente partecipato. Disegnare e realizzare brani di città è un’enorme responsabilità, che produce effetti su molte generazioni future. Al tempo stesso è un’esperienza entusiasmante. Vedo crescere di giorno in giorno il quartiere – il primo smart district italiano – e mi sembra sempre più bello e innovativo. Quando anche l’attigua area MIND sarà a regime, con l’Università Statale, lo Human Technopole, l’Ospedale Galeazzi e le multinazionali e le startup della ricerca e dell’innovazione, sarà uno dei luoghi più interessanti e stimolanti in cui vivere, non solo in una prospettiva milanese o nazionale. Credo al punto in questo quartiere che mi ci sono trasferito con la mia famiglia.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Gli chiederei di eliminare dal suo vocabolario il sostantivo periferia, considerando tutto il territorio sotto la propria amministrazione come il grande centro dell’area che, semplificando, viene generalmente individuata con il termine “Grande Milano”. Credo che una simile visione porti a guardare anche ad alcuni luoghi del disagio e del degrado non tanto come a territori da presidiare – mantenendoli comunque quasi segregati – ma come aree da riconquistare alla città. Per fare questo, penso che si debba distribuire e disseminare nella città iniziative e luoghi che sappiano attrarre tutta la cittadinanza. Questo stimola l’integrazione e il senso di appartenenza di chi abita le diverse aree cittadine e che, in alcuni casi, si è sentito ai margini di Milano.
Ci sono già esempi positivi in questo senso: penso al ruolo svolto da Fondazione Prada, nel quartiere Ripamonti e, su scala più ampia, a MIND per il quartiere Gallaratese o, in prospettiva, al recupero del Vecchio Macello. A parte i grandi progetti, senz’altro fondamentali, ma di maggiore complessità, credo che ci si debba impegnare in modo più sistematico su progetti in scala minore, ma in grado favorire processi di rigenerazione sociale e urbana.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono favorevole, in quanto credo che l’autonomia libererebbe la città da un insieme di vincoli che oggi frenano il potenziale della sua corsa. Al tempo stesso però una simile prerogativa dovrebbe essere esercitata dalla città con meccanismi che garantiscano la trasmissione del suo dinamismo ai territori limitrofi e all’intero Paese. Il rischio che va scongiurato è che, all’opposto, l’autonomia sia intesa come opportunità di segregazione autarchica, per godere di condizioni di privilegio.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Una città che mi ha sempre affascinato è Parigi, ma sono anche molto attratto da Monaco di Baviera e Berlino. Fino alla Brexit, avrei incluso Londra nelle mie opzioni, ma la scelta separatista esprime una visione opposta a ciò in cui credo. In una fase più avanzata della mia vita non escludo però di poter desiderare qualcosa di meno urbano…
Credits jiriposival0-pixabay – Berlino
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Il mio sogno è di trasformare Milano in una città totalmente vivibile a piedi, con mezzi pubblici e viabilità lenta. Impiegherei i due miliardi per creare aree perimetrali di stazionamento dei mezzi privati e per potenziare i mezzi di trasporto pubblico (biciclette, monopattini, autobus, tram, metropolitana, passante ferroviario, taxi, car sharing, ecc.) e per sostenere una campagna di comunicazione e incentivazione al loro uso.
A quel punto ridurrei progressivamente l’accesso dei mezzi privati entro la cerchia esterna della circonvallazione, fino ad azzerarlo. Vorrei così fare di Milano una città vivibile e godibile senza uso di mezzi privati. Sono convinto che tutti scopriremmo splendide prospettive della nostra città, oggi rese invisibili dalla frenesia e dal caos nel quale siamo immersi.
La conformazione della città, relativamente piccola e pianeggiante (quindi agevolmente percorribile in bicicletta o a piedi), si presta moltissimo alla messa in opera di un simile progetto che farebbe di Milano un avamposto green a livello mondiale.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Vorrei che Milano trovasse le energie culturali ed economiche e la determinazione politica per risolvere il problema endemico dell’inquinamento dell’aria. Per quanto questo sia anche il prodotto del posizionamento geografico della città nel catino della Pianura Padana, molto si può e si deve fare. Parte della soluzione credo possa stare nel “progetto dei due miliardi” di cui ho parlato. Un secondo, enorme, capitolo è quello dell’efficientamento degli edifici, soprattutto di quelli risalenti a prima dell’inizio di questo secolo. Sono convinto che Milano e i milanesi (di nascita o di adozione) abbiano il potenziale per cimentarsi con successo anche in questa sfida.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dal 15 agosto del 1971 quando venne abbandonato il Gold Standard, con il cambio fisso tra oro e dollaro, le valute sono libere di fluttuare indipendentemente da una base materiale di riferimento. Questo consente alle banche centrali di stampare moneta quanto vogliono e di fatto rende le banconote come quelle del Monopoli, prive di un loro valore reale.
Nello specifico, le banconote si prestano a ogni tipo di speculazione da parte dei mercati e di manipolazione da parte delle banche centrali. Perché di fatto il valore intrinseco della moneta è soltanto una convenzione tra gli utilizzatori, mentre nel mondo delle materie prime i valori sono determinati da un mercato che ha basi solide che affondano nell’economia reale del pianeta.
L’abolizione del Gold Standard ha di fatto portato il mondo da un’economia reale a un’economia finanziaria, inserendo una modalità di crescita artificiale che ha avuto un impatto sulla ricchezza globale come quello che ha una droga sull’organismo di una persona. Innesca effetti di falso benessere ed energia indotti unicamente dalla sostanza ingerita che al termine dell’effetto comporta un meccanismo opposto, un rimbalzo, o rebound, che porta l’individuo a una dipendenza perenne nel tentativo di riprodurre gli effetti positivi.
Nell’economia l’impatto di questa creazione di ricchezza determina un moltiplicarsi di bolle da cui tutti gli operatori diventano dipendenti e che non sottostanno ad alcuna base reale, ma solo alla fiducia del mercato, fiducia che deve crescere per far crescere il sistema.
Come la droga che si alimenta solo con dosi via via successive fino ad esaurire la sua efficacia rendendo di fatto schiavi del prodotto consumato e distruggendo la vita delle persone, il rischio è che i mercati stiano vivendo una situazione analoga. Che attraverso la diffusione di derivati e di banconote stampate in quantità sempre maggiore stiano alimentando una dipendenza artificiale e la loro autodistruzione.
Forse a breve valute che sono state private di ogni valore verranno sostituite da beni materiali, come l’oro, il fieno o il letame.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Credits Hogan Selimovic-Milano Today - Panda cabrio
Come il mostro di Loch Ness, come la figurina di Pizzaballa, come il Cigno nero. Esistono degli esemplari unici che entrano nella leggenda. A Milano lo è una Panda Cabriolet, avvistata sulle strade della città.
C’è una PANDA CABRIO che gira per le strade di MILANO…
# L’utilitaria dei record
Credits josedibattista – unsplash – Panda
La Panda è stata un’auto innovativa e che ha segnato un’epoca quando è stata immessa sul mercato nel 1980 a firma del designer Giorgetto Giugiaro, premiata con il Compasso d’Oro nel 1981. Nelle sue diverse versioni ne sono state vendute ad oggi oltre 8 milioni di esemplari.
Sono molti i record segnati da questa vettura nel suo segmento: nel 1983 è stata la prima a proporre sia la trazione integrale, nel 1986 la prima compatta con una lunghezza inferiore a 4 metri e di grandi volumi a introdurre una motorizzazione diesel, nel 1990 la prima a commercializzare una versione elettrica, la Panda Elettra, nel 2004 invece è stata la prima citycar ad aggiudicarsi il premio Auto dell’anno e a raggiungere il campo base avanzato dell’Everest a 5.200 metri con il modello 4×4. Nel 2017 una Panda 4×4, modificata per l’occasione, ha compiuto una vera impresa: è stata la prima utilitaria a partecipare e a terminare il durissimo rally della Parigi-Dakar.
# La Panda cabrio tra le strade di Milano, una versione unica
Credits Hogan Selimovic-Milano Today – Panda cabrio
Un milanese amante di questo storico modello Fiat ha scelto di farne realizzare una versione unica, mai entrata in commercio e forse mai nemmeno immaginata: la Panda Cabrio. Eliminato il tetto e il lunotto, sono rimasti solo una parte dei profili laterali delle portiere e il parabrezza. Questa versione originale, di colore azzurro chiaro, quasi celeste, è stata avvistata nei giorni scorsi scorrazzare per le strade di Milano. Un modo per affermare il valore della diversità e dell’unicità o solo un un’idea bizzarra?
# I vip e la Panda 4×4
Credits kingarturo23oficial IG – Panda 4×4
La Panda è un mezzo ricercato anche da molti Vip nostrani e non, in particolare nella versione 4×4. Tra i più in vista ci sono il calciatore dell’Inter Arturo Vidal, l’ex numero 10 Roberto Baggio, l’attuale allenatore del Napoli Luciano Spalletti.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano è ricca di ristoranti e locali dove si mangia bene, ma non sempre è facile trovare quelli dove non si debba spendere un capitale. Questa una selezione suggerita dalla comunità di Milano Città Stato.
10 LOCALI a Milano dove si MANGIA BENE, SPENDENDO POCO
#1 Chiosco al Politico
Credits chioscoalpolitico IG – Chiosco al Politico
Il Chiosco al Politico è aperto a Milano dal 1991 in piazza Castello. Curato e circondato da tavoli e ombrelloni, con una ventina di coperti, il chiosco ha una gamma quasi infinita di panini, quasi 90, dal classico alla porchetta al crudo, fontina, pomodoro e salsa rosa. I prezzi sono stracciati.
Indirizzo: Piazza Castello
#2 Pepe Nero
Credits pepeneroripamonti – Pepe Nero ristorante
Pepe Nero in via Ripamonti propone carne e pesce di qualità e una lista di vini selezionata per tutte le tasche. Il rapporto qualità-prezzo è ottimo. Una scelta perfetta per mangiare bene e spendere poco.
Indirizzo: Via Giuseppe Ripamonti 118
#3 Spontini
Spontini
Spontini non ha bisogno di presentazione, è forse la pizza più famosa di Milano. Servita in tranci normali o abbondanti ha conquisto la città, e non solo, dopo la prima storica apertura in via Spontini, una traversa di Corso Buenos Aires. Per gli amanti della pizza alta bastano meno di 10 euro per un trancio e una bibita.
Indirizzo principale: via Spontini, 4
#4 La Corte della Risaia
Credits ristorantecortedellarisaia IG – Corte della Risaia
La Corte della Risaia, un locale elegante e raffinato con tavoli distanziati nel verde del parco di zona Barona in via Bardolino 30. A mezzogiorno offre un menù di lavoro a 10 euro. La cucina è casereccia, con piatti della cucina tradizionale toscana e mediterranea.
Indirizzo: via Bardolino, 30
#5 Pizza Club
Credits pizzaclubmilano IG – Pizza Club
Pizza club è il classico giro pizza, dove si mangia pizza a volontà a prezzo fisso, con due locali in città. Ambiente moderno, ingredienti di qualità e oltre 200 tipi di pizza proposti. Il menu parte da 14 euro con pizza, birra piccola e pizza dolce.
Indirizzi: via Carlo Imbonati 20, Viale Abruzzi 79
#6 Fish dancer
Credits g6vibes IG – Fish Dancer
Il Fish Dancer Restaurant di Milano serve solo pesce pescato in giornata per garantire freschezza e qualità. Il menu cambia ogni mese ed è adatto a tutte le tasche.
Indirizzo: via Vincenzo Viviani, 2
#7 Sidreria
Credits papen82 IG – Sidreria Milano
La Sidreria, nel locale che fu della storica Osteria dell’Oppi, propone una sorta di all you can eat con un unico filo conduttore: la mela. Da bere c’è il sidro mentre il menu da una decina di portate varia in base al periodo. Un’esperienza unica a Milano senza sorprese sul conto.
Indirizzo: Via Corelli, 31
#8 Il Brutto Anatroccolo
Credits jappie_88 IG – Il brutto anatraccolo
Il Brutto Anatroccolo è una delle ultime vere osterie della “Milano che fu”. Un servizio essenziale, piatti semplici e caserecci, in gran parte della tradizione lombarda-milanese a un prezzo alla portata di tutti.
Osteria dell’Acquabella è una versione moderna della trattoria milanese, con arredo di legni chiari e una interessante carte dei vini. La cucina è quella tipica lombarda, dall’ossobuco con risotto alla milanese, alla cotoletta alla milanese fino alla punta di vitello al forno. In zona Porta Romana.
Indirizzo: via San Rocco, 11
#10 Osteria del gnocco fritto
Credits irisnobilis IG – Osteria del Gnocco Fritto
L’Osteria del Gnocco Fritto, fondata nel 1999, propone oltre allo gnocco fritto, salumi e formaggi, anche l’altra specialità emiliana delle tigelle da accompagnare con il classico battuto di lardo alla modenese e gli intingoli. L’Emilia affacciata sul Naviglio.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
C’è qualcosa di storto in piazza Carlo Erba. Ma non si tratta di un problema da raddrizzare
La GRANDE ESSE di città studi
# Ispirazione newyorchese
Credits: Elle Decore
Con quella S un po’ così, che abbiamo noi che viviamo a Città Studi, potrebbero intonare i residenti di uno dei quartieri di Milano, parafrasando la canzone resa celebre da Bruno Lauzi.
Per la precisione chi abita dalle parti di Piazza Carlo Erba può vantare la presenza di un edificio, il cui progetto si è adattato al quartiere circostante ed ora serpeggia sinuosamente tra i palazzi tipici milanesi della zona.
La palazzina ha un che di storico, in passato ha infatti ospitato l’editrice Rizzoli e L’Espresso, poi ancora gli uffici della Rinascente e il gruppo Zurich. La ristrutturazione, affidata a un gruppo di ragazzacci di provenienza o ispirazione newyorchese, Eisenmann, Zuliani e Degli Esposti Architetti, ha portato aria della Grande Mela alle Residenze Carlo Erba.
Il recupero della palazzina, terminato nel 2019, ha conservato la facciata che sfocia in Piazza Carlo Erba, rimasta praticamente intatta compreso il bel portone in ferro battuto con le sue vetrate decorate. essa è il punto di partenza per cominciare ad osare.
L’altezza totale della “S” si attesta a 9 piani fuori terra, come da limite della normativa milanese e si sviluppa a strati con finiture esterne differenti.
I primi tre piani sono rivestiti di Travertino, amalgamando il palazzo alle facciate circostanti. Dal 4° piano in poi parte una stratificazione che, grazie alle intuizioni architettoniche del team, spezza il panorama con rifiniture esterne in marmo bianco di Carrara, vetrate e telai metallici, creando vuoti e pieni che conferiscono un senso al palazzo curvilineo.
Le Residenze Carlo Erba si insinuano così in uno spazio ristretto, quasi angusto, conquistando spazio grazie allo sviluppo sella serpentina, fino ad offrire una superficie di 19.000 metri quadri e massimizzando la resa architettonica.
Ispirato nientemeno che dal razionalismo italico di Palazzo Terragni a Como, l’edificio è stato a lungo una specie di ecomostro, a causa di un lungo stop dei lavori, iniziati nel 2012. Prima del 2019 non è stato possibile accogliere i primi inquilini, affrontando un iter tortuoso che ha reso omaggio alla sua stessa forma. Oggi gli esterni sinuosi delle Residenze sono rifinite da giardini che sembrano insinuarsi nelle cavità create dagli architetti, rendendo molto più gradevole l’ambiente circostante.
Uno sguardo veloce al portale che mostra gli appartamenti, ci da la possibilità di scoprire i vari tagli, dal bilocale ai plurilocali situati ai piani superiori. Sono appartamenti di forma curiosa perché le unità abitative presentano pareti ed angoli smussati, che seguono la struttura principale. Il vanto di aver portato un po’ di urban style di New York a Milano, per un palazzo che – nonostante i 10 anni di cantiere – ha mantenuto le promesse dei rendering e che viene proposto come housing griffatissimo.
L’alternanza dei volumi crea, a prima vista, una composizione finale disuguale, ai limiti della casualità. In realtà basta trovare la pagina Instagram di uno dei costruttori, MAP, per spingersi nei segreti della realizzazione e capire la stratificazione dei 9 piani complessivi. Oggi, a fine lavori, diventa quasi dimenticare le vicissitudini che hanno bloccato il cantiere a metà decennio.
Dal 2019 le residenze sono state assegnate e felici inquilini, insieme ai passanti, stanno contribuendo a rendere le residenze Carlo Erba una delle star di Instagram della nostra città, cogliendone la sinuosità contrapposta alle spigolature che emergono dalle forme mobide.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.