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Esiste una APP che ti PAGA per CAMMINARE

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Ph. Daniel Reche (Pixabay)

10mila passi al giorno: il segreto per una vita sana. Non tutti però li fanno. C’è chi sta seduto in aula o in ufficio tutto il giorno e chi preferisce il divano ad una bella passeggiata. La pandemia poi in questo caso non ha per nulla aiutato. Ma se ogni passo che fai corrispondesse a qualche soldo? Non è un’invenzione, è proprio così. È arrivata un’app che ti paga per camminare.

Esiste una APP che ti PAGA per CAMMINARE

# Weward: ogni tot passi un ward

Credits: androiditaly.com
Weward

Si chiama Weward ed è una vera e propria applicazione per smartphone che ti invoglia a camminare. Un’invenzione green che potrebbe scoraggiare alcune persone a prendere l’auto solo per fare qualche chilometro, in favore di una bella passeggiata e di un app che ti paga per farla. Per accedere all’app bisogna scaricarla sul telefono e registrarsi. Una volta fatto il log in, Weward funzionerà come un semplice contapassi, ma con una particolarità: ogni tot passi ti verrà dato 1 ward che con il tempo potrà essere trasformato in euro.

# Vinci premi o dona i tuoi soldi in beneficienza

Credits: it.weward.fr
Weward

Ovviamente non bisogna immaginarsi di poter guadagnare molti soldi semplicemente camminando: infatti per arrivare a guadagnare 1 euro bisogna accumulare almeno 200 ward. In poche parole se si fanno i classici 10 mila passi giornalieri o si percorrono fino a 20 mila passi in 24 ore, si riuscirà a guadagnare un massimo di 4 euro al mese e quindi 40 in un anno. Ma quest’app ha proprio l’obiettivo di invogliare la sua community a camminare e ogni volta lancia delle sfide che fanno guadagnare ward in pochissimo tempo.

I premi poi sono molto vari. Solitamente la somma guadagnata la si può ricevere sotto forma di sconti e carte regalo, sul proprio conto, oppure darla in beneficenza. Ma ci sono anche premi come un iphone o un viaggio. Per vincerli bisogna camminare veramente tanto però.

# Attenta alla sostenibilità e al turismo

Credits: milanonordwalk.it
camminare

Weward non è però solo un’app. È una start up formata da un team giovane e attento. È stata inventata in Francia nel 2019 con l’obiettivo di combattere la vita sedentaria di molte persone, invogliando ad avere comportamenti più dinamici e uno stile di vita più salutare. E se la sua particolarità è il fatto che ti regala dei premi se cammini tanto, in realtà Weward è molto attenta anche alla sostenibilità (grazie a Weward sono state risparmiate quasi 247mila tonnellate di CO2) e al turismo nelle città: indica infatti dei percorsi che potresti fare vicino a te, suggerendoti i posti più belli da vedere, e organizza eventi per camminare tutti insieme.

Non ci resta che mettersi in marcia. 

Continua la lettura con: Le 5 APP essenziali per VIVERE a MILANO

BEATRICE BARAZZETTI

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La moda della CANCEL CULTURE: ma come si dice in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Camilla BAGATTI VALSECCHI: “La mia Milano riprenderà la CORSA Pre Covid”

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Credits: Foto di i Ruggero Gabbai Camilla Bagatti Valsecchi

Camilla Bagatti Valsecchi. Presidente del Museo Bagatti Valsecchi, una delle celebri case museo che impreziosiscono Milano. 

Camilla BAGATTI VALSECCHI: “La mia Milano riprenderà la CORSA Pre Covid”

Credits: Foto di Ruggero Gabbai
Camilla Bagatti Valsecchi

La cosa che ami di più di Milano?

Di Milano amo l’ambiente dinamico, internazionale, attrattivo e molto inclusivo. E proprio per questo amo anche la capacità dei milanesi di mettersi al servizio degli altri, non solo dal punto di vista sociale, ma anche culturale.

Quella che invece ti piace di meno?

Il traffico e l’incapacità dei milanesi di rallentare i ritmi per migliorare la qualità della vita.

credit: chiamamilano.it

Il tuo locale preferito?

A Milano aprono continuamente nuovi locali e mi piace sperimentare e provare sempre nuove realtà, ma se devo fare un nome dico Il Salumaio, non solo perché sta nel cortile del Museo Bagatti Valsecchi, ma perché ne apprezzo la qualità degli spazi.

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Camminare con il mio cane Niki o girare in bici perdendomi nei quartieri.

La canzone su Milano a cui sei più legata?

Milano di Lucio Dalla perché ogni volta che la ascolto mi fa emozionare.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Il lago di Como perché lo frequento spesso.

Credits: @best_hotelsandresorts
Lago di Como

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Diventare presidente del Museo Bagatti Valsecchi, luogo in cui sono cresciuta e di cui oggi tutti possono godere.

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Vado poco in metropolitana, ho sempre usato il motorino, ma se penso ad una fermata della metro dico San Babila che era quella che frequentavo da ragazza prima che aprissero quella di Montenapoleone.

Credits: www.pinterest.it

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Il citofono a forma di orecchio che si trova in Palazzo Sola Busca in via Serebelloni 10, detto proprio “Ca’ de l’Oreggia”.

Ca dell’oreggia

Il quartiere che ami di più?

Garibaldi, per la sua vitalità e per aver mantenuto la sua connotazione di quartiere.

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Di investire di più nella cultura.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Assolutamente sì, perché ritengo che così si potrebbero migliorare molto i servizi ai cittadini.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Parigi perché è una città meravigliosa e stimolante.

credit: teleambiente.it – Parigi – Champs-Elisées

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Proporrei di attuare un piano concreto di riqualificazione, anche strutturale, dei quartieri più degradati per migliorare la qualità della vita degli abitanti e del paesaggio, anche dando più spazio al verde.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che Milano possa riprendere la sua corsa dell’epoca pre-Covid.

Credits: @bizeta
museo bagatti valsecchi

MILANO CITTA’ STATO

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Il FORTINO AUSTRIACO a porta Tosa

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Credtis: lombardiabeniculturali.it, dipinto di Giannino Grossi, 1908

Di lui rimangono solo un dipinto, una foto e la sua posizione segnata su alcune mappe ottocentesce, ma questo luogo aveva in passato una grande rilevanza per Milano. 

Il FORTINO AUSTRIACO a porta Tosa

# Milano e l’Austria

Con la sconfitta del Ducato, per Milano inizia un lungo periodo di soggezione a dominio straniero: dall’Impero spagnolo a quello austriaco, fino al tira e molla tra Napoleone e l’Austria, che riprese il potere sulla città nel 1815 con il Congresso di Vienna. Milano divenne in seguito uno dei maggiori centri del patriottismo italiano: tra il 18 e il 22 marzo del 1848 fu teatro della rivolta delle Cinque Giornate, proprio contro il governo austriaco. Nonostante ciò, gli austriaci lasciarono la città solamente dieci anni dopo, quando Milano fu annessa al Piemonte.

Leggi anche 7 cose che TUTTI i MILANESI AMANO 

# Il fortino: l’eredità delle 5 giornate

Per evitare l’avvento di nuove sommosse da parte dei milanesi, il governo austriaco decise di costruire un forte proprio a porta Tosa, oggi porta Vittoria, luogo dove avvennero gli scontri più violenti nella rivoluzione del marzo 1848.

Per ordine del nuovo governatore, Josef Radetzky, i lavori iniziarono subito dopo i movimenti delle cinque Giornate e si conclusero l’anno dopo. La fortezza fu progettata al di fuori delle mura spagnole, doveva essere resistente a bombe e palle di cannone, per questo il progetto prevedeva 3 metri e mezzo di spessore, ma anche alloggi militari, stalle e cannoni al suo interno. Le mura sarebbero state dotate di una torretta in dialogo con il Castello Sforzesco tramite segnali luminosi, che doveva avvisare le milizie in caso di rivolta.

Credtis: lombardiabeniculturali.it, dipinto di Giannino Grossi, 1908

Leggi anche 5 LUOGHI per capire l’ARCHITETTURA MILANESE secondo l’architetto e artista Duilio Forte 

# Il destino del fortino

Quando, nel 1859, gli austriaci lasciarono Milano, il fortino mantenne la sua funzione di caserma, poi venne utilizzato come magazzino, il fossato che lo circondava cadde in disuso, nel 1862 vennero rimossi i bastioni.

Nel 1908 iniziò la demolizione della struttura, in favore della costruzione del “Verziere”, mercato ortofrutticolo, mentre nelle vicinanze venne costruita la Cavalleria Savoia, utilizzata a scopi militari da parte dell’esercito del Regno d’Italia. I resti del fortino divennero un deposito per tutta la durata della Seconda Guerra Mondiale, trovandosi tra la cavalleria e il mercato. Quest’ultimo venne spostato in via Lombroso a Calvairate nel 1965, e la zona dove sorgeva la fortezza divenne in parte Parco Vittorio Formentano e in parte sede di due istituti scolastici.

Credits: tripadvisor.com

Il fortino di porta Tosa non ha mai partecipato alla guerra, ma la sua presenza ha ricordato per decenni la presenza della dominazione austriaca ai milanesi. Ciò che ne rimane sono un paio di immagini e un puntino su alcune mappe antiche. Al contrario, oggi Porta Vittoria ricorda la forza dei milanesi durante la rivolta delle Cinque Giornate.

Fonte Milano | Porta Vittoria – Il fortino austriaco di Porta Tosa (blog.urbanfile.org)

Continua la lettura con La CHIESINA ROSSA: il tesoro segreto della periferia di Milano 

SARAH IORI

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UNLIKE, pollice verso, togliere il like… come si dice in milanese?

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10 cose che fanno le coppie a Milano

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Nella capitale dei single, che cosa fanno le coppie? Articolo semiserio, quasi triste.

10 cose che fanno le coppie a Milano

#1. Passeggiata nel parco

Che sia a quello delle Cave o al Parco Lambro o al Parco della Bocconi, resta una delle cose più speciali e romantiche di tutte, in tutte le stagioni dell’anno e di Milano. Per coppie all’inizio della passione.

#2. Passeggiata sui Navigli

Romantico e senza impegno: c’è il ponticello simil dei Sospiri, il Vico De’ Lavandai dove dire che in realtà è il luogo più bello di Milano, i locali sui Navigli, i mercatini, la Darsena. Ottimo per coppie appena nate o sul punto di sfasciarsi.

Credits: @eni.no.tarocca
Navigli

#3. Guardare serie tv

Si fa in ogni città d’Italia e del mondo, ma a Milano fa più figo. Ottimo per le coppie di lunga data, oltre i 3 anni, e per quelle conviventi. Altrimenti è un’ottima scusa per fare qualche passo in avanti nella relazione. Molto piccante.

Credits: spettacolo.eu
Zero Locandina

#4. Si va a teatro

Sì, c’è ancora gente che va ancora a teatro. Milano ha una programmazione straordinaria quindi le occasioni non mancano, soprattutto nel weekend. Consigliato per coppie in cui si vuole far credere all’altro/a di essere meglio di come si è.

teatro litta milano ph- RognoniR
teatro litta milano ph- Rognoni R

#5. Si organizza una cena in un ristorante etnico o tipico

Una delle cose più divertenti da fare in coppia è trascorrere il tempo per decidere il tipo di ristorante dove andare a cena nel fine settimana. Al ristorante è poi l’occasione migliore per passare la cena a parlare di dove si vuole andare in vacanza. Ottimo per coppie che non hanno più niente da dirsi.

credits: @amazing_yummy
IG

#6. Si frequentano altre coppie

Se si vuole scegliere il tipo di coppia che fa per voi, ecco i nostri consigli: l’hypster alternativa all’Isola, la radical chic in Porta Romana, la creativa in Lambrate.

#7. Un weekend in agriturismo/il gelato della domenica a Bellagio

Ad avere l’idea è Lei, lui prenota, guida, paga e non si deve lamentare per la coda del rientro. Per coppie in cui lei si ormai affermata come azionista di maggioranza, fatto che prima o dopo accade in ogni coppia. E’ solo una questione di tempo.

#8. Ikea o centro commerciale di norma la domenica

Come sopra. Ma in più il lato debole della coppia (lui) deve portare i sacchi e montare il nuovo Billy.

Negozio Ikea

#9. La spesa all’Esselunga il sabato

Lo si fa per automatismo. Quando non si sa cosa fare c’è la spesa all’Esselunga.

Credits: www.reportpistoia.com

#10. Giro per mercatini vintage

A Milano mercatini e market sono ovunque, anche sotto casa. Per coppie sul viale del tramonto.

Credits:
mercatininatale.net

MILANO CITTA’ STATO

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Sempre MENO ABITANTI: è finita l’ETÀ dell’ORO di Milano?

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Credits Andrea Cherchi - Milano

Il capoluogo lombardo sta registrando un calo costante dei residenti negli ultimi due anni, in concomitanza con l’avvento della pandemia. Questo non sembra però essere la causa principale, al contrario potrebbe aver fatto emergere alcune esigenze che negli anni d’oro di Milano erano rimaste nascoste. Vediamo il trend demografico di Milano e i fattori principali che lo stanno determinando.

Sempre MENO ABITANTI: è finita l’ETÀ dell’ORO di Milano?

# In soli 2 anni la città ha perso quasi 20.000 residenti, invertendo il trend

Foto: Andrea Cherchi (c)

Dopo il picco di oltre 1,4 milioni di abitanti registrato all’inizio del 2019 Milano ha invertito la rotta già nell’anno successivo. Tra il 2020 e il 2021 la città ha perso 18.000 residenti, arrivando a 1.386.285 con la perdita maggiore nel primo anno di pandemia. La crescita esponenziale del quinquennio 2014-2019, negli anni d’oro pre e post Expo, sembra solo un lontano ricordo. 

# I fattori principali dell’inversione di trend

credits: @avv.angeladima1973 su IG – Smart working

Tra i fattori principali che hanno determinato l’inversione di questo trend positivo c’è sicuramente la pandemia con tutte le sue conseguenze. In primis lo smart working che ha spinto una parte dei milanesi adottivi ad andare a lavorare nelle propria regione di provenienza e la perdita del lavoro che ha generato la stessa esigenza di ritorno a casa.

# Natalità dimezzata

Un altro fattore da considerare, come riporta MiTomorrow.it, è l’aumento della mortalità e la riduzione della natalità di questi due anni: meno 55%, a causa di incertezza dell’attuale contesto storico e dell’instabilità lavorativa. Questa dinamica non sembra destinata a cambiare in futuro visto l’elevato numero di residenti over 65, il 22,4% dei milanesi, il 44% di single e solo il 36% di coppie sposate e che hanno quindi più probabilità di far nascere dei figli. 

# La ricerca di una qualità della vita migliore via da Milano

Credits benini.bruna IG – Borgo a Mozzano

La spinta maggiore di chi ha scelto in questi due anni di lasciare Milano sembra sostanzialmente dettata da un fattore che la pandemia ha solo messo di più in luce, la scarsa qualità della vita percepita. Il desiderio di molti cittadini, costretti in casa dal lockdown per diversi mesi, è stato quello di vivere in appartamenti più grandi e meno costosi, in luoghi con spazi più verdi e meno trafficati, aria pulita e meno stress.

# Stipendi bassi, costi alti: sempre più difficile viverci

Nonostante Milano sia infatti da anni ai primi posti nelle classifiche sulla qualità della vita, dove sono inseriti parametri come lavoro, università, svago, mobilità, e ambiente, la realtà è che per una parte del ceto medio-basso, la maggioranza in città, non è affatto così. Gli stipendi sono bassi e i costi troppo alti, gli appartamenti hanno prezzi insostenibili, l’inquinamento è insopportabile e la qualità delle relazioni è peggiore rispetto alle piccole realtà di provincia o dei piccoli paesi. A questo si aggiunge il degrado, presente sempre più spesso anche nel centro storico, e una crescita dei fenomeni di violenza o piccola delinquenza. Il lavoro da solo non basta per scegliere di rimanere a Milano. Ecco allora che la vita in provincia o in paesini e borghi più a misura d’uomo, a contatto con la natura e lontani dalla frenesia di una metropoli pare stia diventando per alcuni la soluzione ideale.

# “Milano ormai è fatta per lavorarci, non per viverci”. Cosa dicono i milanesi

Vediamo alcune delle risposte di milanesi d’origine, rimasti e fuggiti, e di milanesi adottivi alla domanda proposta sulla nostra pagina sul perché Milano continui a perdere residenti:

Milano è adatta solo per lavorarci, non per viverci! Troppo inquinamento e delinquenza…dopo le ore 19/20 di sera ogni quartiere è pericoloso”  Lucia G.

Costano troppo care le case, per cui chi può lavorare da remoto, se ne torna al suo Paese, dove la vita in generale costa meno e dove in realtà più piccole si vive meglio la socialità, senza nulla togliere alla splendida città che è Milano” Matilde P.

Milano è cara, sia che si comperi casa sia la si affitti. Attualmente la mia amata città è sporca disordinata abbandonata all’incuria, anche nelle migliori periferie il degrado la fa da padrone.” Giovanna R.

Gli stipendi non permettono uno stile di vita adeguato ai prezzi della città, si tratta semplicemente di quello credo.” Alexander R.

Le motivazioni sono tante oltre ai costi credo anche che lo smart working abbia portato alcune persone a scegliere uno stile di vita differente. Fare il pendolare due giorni a settimana è fattibile, farlo 5 giorni è altra cosa. Stesso discorso per chi arriva da altre regioni, puoi abitare al sud e venire in Lombardia una settima al mese pagando solo 4 notti e senza pagare l’affitto di una casa a Milano.” Stefano L.

Con l’avvento dello smart working in questi due anni uno può andare a lavorare dove vuole Milano ha perso appeal soprattutto dopo questi due anni la gente ha bisogno di natura spazi aperti non di chiudersi in un palazzo e non uscire più Amanda C.

Continua la lettura con: “3 su 4 hanno ATTACCHI di PANICO”: la crisi nera degli STUDENTI di Milano

FABIO MARCOMIN

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TORRE PARKO: il nuovo grattacielo fatto di “oasi naturali” ai confini di Milano

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Credits torre.parko IG - Torre Parko

Sorgerà una torre “green” ai confini della Città Metropolitana. Inserita in un più ampio progetto di riqualificazione, che prevede anche aree ad uso ufficio, commerciali e un parco, diventerà un nuovo landmark lombardo. Vediamo il suo progetto e dove verrà realizzato.

TORRE PARKO: il nuovo grattacielo fatto di “oasi naturali” ai confini di Milano

# Nel cuore di Saronno nascerà una torre “verde” di 20 piani

Credits torre.parko IG – Torre Parko

A Saronno sorgerà presto una torre “green”, che potrebbe presto diventare un “landmark” della cittadina in provincia di Varese. Progettato dallo studio Park Associati, la Torre Parko sarà un edificio residenziale di circa 41 metri e 20 piani a pochi passi dalla stazione ferroviaria e dal cuore di Saronno.

Sarà inserito all’interno di un più ampio progetto di riqualificazione, dell’area un tempo occupata dall’industria Cemsa e dalla fabbrica di auto che produceva la Isotta Fraschini, dove sono previsti uffici, attività commerciali e un grande parco proprio ai piedi della torre. A livello urbano, un percorso verde connetterà il centro storico, attraverso la stazione ferroviaria, con un susseguirsi di ambiti esterni fino a giungere agli edifici del complesso.

Leggi anche: Terminato il GEMELLO del BOSCO VERTICALE. Qual è il più bello del reame?

# L’edificio si presenterà come un gioco alternato di vuoti e pieni, dove logge e terrazzi saranno delle piccole oasi naturali

Credits torre.parko IG – Interno terrazzi

Alla base della torre ci sarà una piazza raccolta su cui si affacciano gli accessi principali e da cui si accede alla zona commerciale. I volumi dell’edificio sono stati pensati come un gioco alternato di vuoti e pieni per garantire una percezione di dinamicità allo stesso. In ogni loggia e terrazzo verranno inseriti arbusti di vario tipo creando delle piccole oasi di natura e pace a servizio degli inquilini.

Credits torre.parko IG – Dettagli terrazzi

Nei piani alti il verde si sposta all’esterno della torre diventando un filtro tra interno ed esterno per mantenere inalterata la connessione con il parco. Lo spazio commerciale verso via Varese viene idealmente separato dalla residenza con un movimento di volumi che figurativamente crea lo spazio in cui la natura permea nel cuore della torre.

Continua la lettura con: A Tokyo nascerà il GRATTACIELO del DIVERTIMENTO

FABIO MARCOMIN

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A Milano la PALESTRA SOCIALE: paghi quanto puoi

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Credits: sithanuman_muaythai IG

Ha aperto una palestra dove ogni iscritto paga quanto può e dove ci si può fermare per vivere momenti di socialità e cultura.

A Milano la PALESTRA SOCIALE: paghi quanto puoi

# Un’oasi sociale in Corvetto

La palestra Sit Hanuman Sport e Cultura si trova a Corvetto, vicino alla fermata della metropolitana gialla Brenta, in via Bacchiglione 26. Nello spazio si tengono lezioni di box thailandese, yoga e tai-chi, ma non solo. All’interno della palestra si trovano anche spazi in cui la comunità di un quartiere così difficile come Corvetto, ha la possibilità di trovare un punto di incontro, dove giocare, chiacchierare e scambiare esperienze culturali diverse. Lo scopo principale della palestra però è quello di offrire un servizio a chiunque, rendendola il più possibile accessibile.

Credits: nancysasso, IG

Leggi anche La CATTEDRALE dell’ACQUA, la nuova frontiera delle ARCHISTAR che meraviglierà il mondo 

# Il regno delle arti marziali

In una zona costellata di case popolari e storie affascinanti, la palestra Sit Hanuman garantisce a tutti la possibilità di iscriversi in base al proprio reddito: le quote di iscrizione sono perciò proporzionate a quanto ciascuno può permettersi. Il corso di muay thai è rivolto sia a principianti che ad agonisti. A regnare in questo luogo sono le arti marziali, che vengono insegnate secondo una filosofia, che non solo sia benefica per il corpo ma anche per la mente e lo spirito. Gli istruttori Giacomo Bolgiana e Andrea Donini insegnano tecniche da mettere in atto all’interno dello sparring, ossia la simulazione di un incontro, a cui loro assistono come supervisori. La palestra è davvero adatta a tutti, sia per le attività proposte, tutte sotto la supervisione di esperti, sia dal punto di vista economico.

Credits: sithanuman_muaythai, IG

Leggi anche Il LAGO MULINO e i tesori nascosti di Zibido San Giacomo 

# La palestra di Rkomi

Credits: sanremorai IG

La palestra nasce con la pandemia nel marzo 2020, e i suoi proprietari sono il rapper Rkomi, che abbiamo visto a Sanremo 2022, e tre soci. Il cantante è un appassionato di boxe thailandese, disciplina che pratica da quando, prima di diventare famoso, lavorava come lavapiatti o cameriere di giorno, scrivendo i suoi pezzi di notte. Rkomi è cresciuto a Calvairate, Municipio 4, nella periferia Est di Milano, e conosce le problematiche sociali della periferia e di quartieri come Corvetto. 

 

Fonte La palestra sociale di Rkomi a Milano: dove si trova, info e prezzi 

Continua la lettura con Luca RAVENNA: “la mia Milano sarà più UNDERGROUND” 

SARAH IORI

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BONUS: come di dice in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La “casa del lupo” è lo SKI CHALET più BELLO d’Italia

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I “World sky awards” premiano la “Cesa del louf”, miglior ski chalet d’Italia.

La “casa del lupo” è lo SKI CHALET più BELLO d’Italia

# Arabba

Ai piedi dell’imponente massiccio del Monte Sella, a 1600 metri di altitudine, nasce Arabba. La località si trova in provincia di Belluno ed è una frazione del comune di Livinallongo del Col di Lana. Arabba è il centro più importante della valle del Fodom, situato all’interno del circuito Sella Ronda, e inserito nel Dolomiti Superski, uno dei comprensori sciistici più famosi al mondo.Vacanze ad Arabba nelle Dolomiti: un piccolo gioiello

Rèba (nome ladino della cittadina) è anche un luogo incantevole anche per chi ama la montagna in estate, grazie ai numerosi sentieri che da qui partono e alla posizione che offre panorami mozzafiato. La zona è famosa anche per il Giro d’Italia perché Arabba sorge ai piedi del famoso Passo Pordoi.

# La Cesa del louf

World Ski awards” è un programma unico al mondo che, giunto alla nona edizione, premia l’eccellenza nelle varie categorie di operatori appartenenti alle 25 principali nazioni del turismo sciistico.

L’edizione 2021, per la categoria Lo ski chalet più bello d’Italia, ha visto trionfare la Cesa del louf, che sorge proprio ad Arabba.

Credits: cesa_del_louf(IG)

Il nome “Cesa del Louf”, che in ladino significa “Casa del Lupo”, ha origine dal soprannome del vecchio proprietario. Il nuovo proprietario, invece, è Alessandro Gottardo, che ha trasformato questo antico e tipico maso ladino in chalet di lusso con spa. Lo chalet si trova a quota 1700 metri: in inverno si raggiunge dopo 700 metri di strada innevata con il gatto delle nevi privato in dotazione alla struttura.

# Il restauro

Il restauro dello chalet è stato eseguito con una minuziosa attenzione al recupero e alla lavorazione dei materiali che costituivano la costruzione originale.

Credits: cesa_del_louf(IG)

Da una parte, si è cercato di preservare e recuperare tutto il materiale pre-esistente, opportunamente restaurato. In questo modo il maso ha mantenuto l’atmosfera tipica e accogliente che solo una struttura di questo tipo può offrire. Dall’altra parte, si è scelto di realizzare un impianto domotico moderno, con riscaldamento a pavimento e ampie vetrate, che consentono alla luce e al panorama di divenire parte della casa, offrendo una vista mozzafiato.

# Le stanze

La Cesa del louf è composta da due costruzioni collegate internamente: il maso e il masetto. Gli ampi spazi interni dello chalet possono accogliere fino a diciannove persone. Gli ambienti sono disposti su quattro piani, com’era originariamente nel maso. Ogni piano gode di un accesso esterno indipendente.

Credits: cesa_del_louf(IG)

Le ampie stanze sono state tutte arredate con mobili antichi e opere d’arte, ma non si è trascurata l’attenzione ai dettagli e alla funzionalità, per garantire agli ospiti un’esperienza unica di vita all’interno di un antico maso delle Dolomiti.

Credits: cesa_del_louf(IG)

Al piano terra è invece presente l’area Wellness in cui sauna, bagno turco, doccia emozionale, piscina e idromassaggio, consentono agli ospiti il massimo relax. La piscina propone anche una sfida al dispositivo di nuoto contro corrente brevettato da Endless pools ® USA.

Credits: cesa_del_louf(IG)

Al piano interrato si trova una sala cinema con parete di fieno e fiori profumati. Nel soggiorno è disponibile un barbecue interno per grigliate serali. Tra le attività offerte viene proposta anche l’osservazione delle stelle con un telescopio privato.

Credits: cesa_del_louf(IG)

Lo chalet è affittabile per intero. Conta anche 3 garage coperti per automobili e dispone di un eliporto privato.

# Lo sci in inverno e il trekking in estate

In inverno la struttura offre una gamma di attività per tutti i gusti. Lo chalet dà accesso diretto alle piste del Dolomiti SuperSki, facenti parte del circuito Sellaronda. Permette inoltre di percorrere il Giro sciistico della Grande Guerra.

Credits: cesa_del_louf(IG)

La struttura mette a disposizione anche una manovia su pista da sci privata, per allenarsi usando dei pali nani o organizzare delle sciate notturne con la fiaccola. E’ ovviamente possibile organizzare escursioni con le ciaspole.

In estate, ci si trova nel Paradiso per quanto riguarda il trekking. Passano infatti di qui numerosi sentieri a diversi gradi di difficoltà. E’ sufficiente uscire dal maso per poter osservare tutti gli animali selvatici che vivono in queste montagne (volpi, caprioli, cervi, lepri e marmotte).

Credits: cesa_del_louf(IG)

E’ inoltre possibile prenotare un Tour delle Dolomiti Tour delle Dolomiti in auto, noleggiando una Ferrari California o una Austin Healey del 1959.

Continua la lettura con: Lo SNOW CHALET: dormire in una SUITE di NEVE in Lombardia

LUCIO BARDELLE

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Alessandra ROGGIA: “la mia Milano sarà più VIVA”

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Alessandra Roggia

Alessandra Roggia. Impegnata in politica e nel sociale, molto attiva in città. Ha anche scritto alcuni libri, “Il fiore d’acqua”, “Trenta come noi” e “Sales Assistant”. Tratto distintivo: grande amore per Milano. 

Alessandra ROGGIA: “la mia Milano sarà più VIVA”

Alessandra Roggia

La cosa che ami di più di Milano?

 
Milano è pura energia vibrante.La percezione di essere immersa in un vortice di fotogrammi e suoni, mi ha sempre regalato un appagamento interiore di cui difficilmente so cogliere traccia in luoghi più assopiti.
Il mio concetto di benessere è strettamente legato al disordine, tipico delle città metropolitane… alla sovrapposizione di idee, attività, progetti; alla diversificazione degli oggetti, dei colori e delle forme, proiettati contemporaneamente su un unico telo. La confusione risveglia i miei sensi, e anziché inibire il mio controllo sulle cose, incentiva la mia presa di coscienza sui contorni, mi aiuta a delinearli e a filtrare gli elementi di troppo. Milano è una città da setacciare: non per eliminare il leggero contrappeso delle sue scorie, ma per ricavarne opportunità più nitide.
 

Quella che invece ti piace di meno?

La sua reputazione. La caricatura di se stessa, alla quale molto spesso si è prestata più per gioco, che per descriversi; ma lo ha fatto in modo così fiero e tambureggiante, che alla fine forse ci ha creduto e ha convalidato un’immagine di sé molto più aspra rispetto alla realtà. Spesso ho respirato molta più empatia attraverso la sua velocità cronica, che non nella decantata pacatezza di città più soleggiate. Milano ha un’anima calda, ma impalpabile; bisogna avere davvero voglia di conoscerla, per abbattere determinati stereotipi ed imparare ad indossarla.
 

Il tuo locale preferito?

È sempre stato piuttosto difficile affezionarmi ad un locale in particolare: le tendenze non me lo hanno mai consentito. Una città in movimento non può permettersi di glorificare alcune mura per lasciarne indietro altre, se non per brevi lassi di tempo: ho quindi imparato a seguire il flusso assecondando le proposte del momento, alternandole, purché la compagnia fosse quella giusta. Prediligo gli ambienti fashion e all’avanguardia, dal lusso ostentato: mi diverte, sono vanitosa. Ma so stare alla larga dall’eccesso di lustrini, per le ombre che nascondono.
 

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Ho da poco intrapreso un percorso universitario, iscrivendomi alla facoltà di scienze turistiche a indirizzo turismo sostenibile. Ho intenzione di focalizzare la mia attenzione sulla città di Milano per avere una formazione completa su tutto ciò che la caratterizza dal punto di vista storico, urbanistico, culturale, e per approfondirne gli aspetti legati ai settori moda, food e design. Avere una visione a 360° di ciò che mi circonda, sarà molto utile anche in previsione delle Olimpiadi Milano Cortina 2026. Per questi motivi, mi sto appassionando alla lettura di libri specializzati nei settori peculiari; amo inoltre fare passeggiate alla scoperta di luoghi meno noti ma meritevoli di attenzione: piccoli bar periferici, stradine dal sapore meno moderno. Meravigliarmi per il valore delle realtà meno battute, rimane uno dei miei passatempi più appaganti.
 

La canzone su Milano a cui sei più legato/a?

“Milano non esiste” di Ermal Meta.
 
Milano non esiste
Questa sera esisti solo tu
Mi basta solo questo a farmi respirare
Per questa sera non c’è niente
Stasera esisti solo tu
 
una dichiarazione d’amore ambivalente, che fa comprendere quanto si possa essere legati ad una città così apparentemente lasciva, contrapponendola al sentimento più grande e profondo che si possa provare per una persona.
 

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Quando sento la necessità di estraniarmi dalla mia amata confusione, scelgo luoghi dall’energia più mansueta e innocente, libera da tutto ciò che è organizzato e sistematico: ampi spazi naturali, verdi, fatti di suoni puliti e colori neutri: amo l’Oasi di Vanzago (sono volontaria WWF), e, anche se si trovano fuori regione, le Isole Borromee ed il Parco Pallavicino di Stresa.
 
Isole Borromee Ph. credits verbanovolant

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

 

Restare.

Sono arrivata da sola in questa città quando ero poco più che una ragazzina, ed è qui che ho formato la mia personalità, il mio carattere, sperimentando tutte le sfumature delle emozioni partendo da quelle più negative. Ero troppo giovane per non perdermi, e ho quindi agito secondo manuale. Non sono stata molto fortunata, all’inizio: ero impreparata a quasi tutto e non ho incontrato figure positive con le quali potermi rapportare, anzi…
Ma ho imparato a proteggermi da sola, a trovare la mia luce, anche grazie alle buone e solide relazioni costruite nel tempo. Amo Milano perché non mi ha mai abbandonata: percepisco un legame profondo e indissolubile da sempre, tra noi. In ben diciassette anni, non sono mai stata un solo giorno senza lavorare. Mi ha regalato infinite opportunità ed ha permesso che si avverassero alcuni dei miei sogni, come la pubblicazione di quattro libri e l’acquisto di una casa. Di recente ho tentato di renderle omaggio candidandomi al Consiglio di Municipio per un partito politico: amare una città, significa riconoscere il suo valore e fare di tutto per proteggerla.
 

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

Duomo.
Vince su tutte perché me la ritrovo davanti agli occhi mattina e sera, in quanto ho sempre lavorato in centro. È un amore un po’ forzato, forse, ma è inevitabile affezionarsi a ciò che vedi e vivi di più. E poi, provo molta simpatia per i suoi piccioni: animali dall’intelligenza sopraffina, troppo spesso sottovalutati.
 
credit: corso22.com

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Un coniglietto al guinzaglio, sotto casa mia.
 

Il quartiere che ami di più?

Portello, il mio quartiere di residenza.
Vivo qui da quasi quattro anni, e sebbene abbia vissuto in diverse zone della città (Linate, Gorla, Lodi, Loreto), in questa, ho trovato la pace dei sensi. Periferica, ma non troppo, vivace quanto basta e decisamente ben servita. Durante la campagna elettorale ho avuto modo di addentrarmi nei meccanismi più profondi del mio territorio, incontrando tantissime persone nuove e conoscendo le loro storie; credo che sia importante consolidare i rapporti nell’ambiente in cui vivi, per poterlo migliorare ed apprezzare al 100%.
 
Credits: pinterest.com

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Innanzitutto chiederei al sindaco che le prossime elezioni siano trasparenti. È sotto gli occhi di tutti, che nell’ultima campagna elettorale “qualcosa è andato storto” e che certi accordi palesi tra le parti non possono incentivare il cittadino ad una partecipazione attiva alla sfera politica locale.
Se fossi certa che la mia richiesta venisse ascoltata, chiederei senza dubbio controlli reali e capillari delle Forze dell’Ordine su tutto il territorio, specie nelle ore serali e notturne, cosa che ad oggi continuiamo a non vedere specialmente nelle aree più periferiche della città.
Proporrei una rivalutazione totale del concetto di “Green”, che viene utilizzato più per propaganda di tendenza che per il nobile fine al quale dovrebbe mirare.
Mi piacerebbe, inoltre, che le piccole e medie imprese milanesi venissero valorizzate come meritano, attraverso strumenti pubblicitari efficaci, affinché il consumatore sia certo di acquistare un bene di primissima qualità, ricco di storia e tradizione.
 

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Assolutamente sì!
Milano ha tutte le carte in regola per poter essere resa autonoma: la libertà di potersi gestire, slegandosi da Roma, dovrebbe essere la sua prerogativa – esattamente come lo è per molte altre città in Europa e nel mondo – che oggi godono di più poteri e sono le vere protagoniste dello scenario internazionale. Ritengo che ai milanesi debba essere conferita piena facoltà di poter prendere decisioni che riguardano in modo diretto il loro territorio, emanare leggi proprie, impiegare al massimo le risorse locali ed investirle per soddisfare le necessità che li riguardano più da vicino.
 

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Augurandomi che questo non accada, sceglierei probabilmente Roma. E se proprio decidessi di osare, punterei alla mia amata New York.
 
Credits bikeitalia.it – New_York_

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Li investirei indubbiamente nell’offerta culturale, affinché le aziende milanesi possano utilizzarla come strumento di marketing per promuovere la propria tradizione a livello internazionale.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Sogno una Milano più viva, mi piacerebbe rivederla in fermento come alcuni anni fa. Purtroppo ho potuto osservare come – nel tempo – la sua “verve” si sia affievolita, e questo è accaduto ancor prima dell’avvento del Covid. Probabilmente il fatto che negli anni si sia lasciato molto più spazio a vetrine multinazionali, rispetto ad un’identità rappresentativa del Made in Italy, ha giocato a suo svantaggio. I numeri legati al flusso di visitatori sono sempre stati decisivi nel decretare la nostra città come una delle più importanti “capitali del turismo”; oggi percepisco un po’ meno questa potenza. Non è di certo un momento storico in cui si possa ambire ad un rapido cambio di rotta, e questo è dovuto quasi interamente ai giochi di palazzo, che oggi tengono prigioniera l’intera popolazione – molto spesso inconsapevole – e contribuiscono a demotivare i nostri potenziali ospiti: le milioni di prenotazioni cancellate nelle ultime vacanze invernali, ne sono la prova.
 

Continua la lettura con: Tutti personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Il pugno d’acciaio dei governi

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Canada. Cittadini portano taniche di carburante ai camionisti

Da diversi giorni assistiamo alla imponente protesta dei camionisti in Canada che, iniziata da uno sparuto gruppo, è divampata arrivando a numeri imponenti con una larga parte dell’opinione pubblica che sostiene le proteste contro le imposizioni del regime sanitario canadese.

Stanno facendo il giro del mondo le immagini dei cittadini che portano taniche di carburante per sostenere i camionisti a cui il governo ha tagliato i rifornimenti. E, nonostante il governo abbia previsto fino al carcere per punire chi aiuta i contestatori, migliaia di persone continuano a rifornire il gasolio indispensabile per il riscaldamento nel clima canadese evitando così che i camionisti siano vittima del gelo.

Ancora una volta si mostra come da un lato i governi si mostrino privi di cuore e intenzionati a reprimere la protesta con ogni mezzo, e dall’altro i cittadini dimostrino umanità e spirito di comunità.

Ma è giusto che i governi, come ad esempio sta capitando da tempo anche in Italia, di fronte alla protesta popolare automaticamente mettano in atto azioni spesso sproporzionate, per affermare la propria visione considerata comunque sempre al di sopra di ogni critica?

Sta sempre più mostrandosi con evidenza ciò che si tramanda nei corridoi della politica. Il fine prioritario di chi governa è difendere il proprio potere.
Il fine prioritario di un governo è vincere contro ogni forma di protesta e negare ogni tipo di errore eventualmente commesso.

Continua la lettura con: Tutti i pensieri del giorno 

MILANO CITTA’ STATO 

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🔴 Le IMMAGINI dell’IMPRESSIONANTE TUNNEL che porterà Milano al mare

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Credits MilanoToday - Tunnel Terzo Valico

Milano si avvicina sempre di più al mare. Proseguono senza sosta i lavori per la realizzazione della gigantesca opera ingegneristica che consentirà di ridurre del 33% il viaggio in treno tra il capoluogo lombardo e Genova. A che punto siamo e le immagini del tunnel.

Le IMMAGINI dell’IMPRESSIONANTE TUNNEL che porterà Milano al mare

# Il Terzo Valico ha raggiunto il 77% di avanzamento lavori

Credits terzovalico – Tracciato Terzo Valico

Proseguono i lavori per la realizzazione del progetto del Terzo Valico dei Giovi-Nodo di Genova, nei giorni scorsi hanno raggiunto il 77% di avanzamento. Nella costruzione dell’opera, guidata dal General Contractor guidato da Webuild per conto di Rete Ferroviaria Italiana, è impegnata una filiera di oltre 2.300 imprese con circa 5mila persone che lavorano 24 ore al giorno 7 giorni su 7.

# 37 chilometri in galleria

Il Terzo Valico si estenderà per 53km, di cui 37 in galleria, e porterà una riduzione del 55% delle emissioni di Co2 e del 29% dei consumi energetici rispetto al trasporto su gomma e soprattutto conferirà all’Italia maggiore centralità nei collegamenti trans-europei. Inoltre, consentirà l’integrazione della rete di Genova e del suo porto, da cui ogni giorno oltre 100 treni potranno arrivare fino a Rotterdam, rendendolo sempre più funzionale come hub internazionale, grazie alle interconnessioni verso Torino, Milano e l’Europa.

# Tempi ridotti del 33%, da Milano a Genova basteranno 50 minuti di treno

Il premier Draghi mercoledì 9 febbraio ha visitato uno 30 fronti di scavo, definendo l’opera ingegneristica: “impressionante. Il tracciato è infatti estremamente complesso e si sviluppa per il 70% in galleria, attraversando uno dei contesti geologici più complessi al mondo. Per la sua realizzazione, come sottolineato da WeBuild, sono state utilizzate “diverse tecniche di scavo, in base alle differenti tipologie di terreno lungo il percorso, seguendo stringenti criteri di sostenibilità, dai cantieri integrati con l’ambiente, ai sistemi di riutilizzo dei materiali di scavo, alla salvaguardia delle sorgenti d’acqua.” La nuova linea ad alta capacità veloce, che farà parte della rete Ten-T Reno-Alpi di collegamento con l’Europa, ridurrà i tempi di percorrenza del 33% tra Genova e Milano. Dal capoluogo lombardo basteranno 50 minuti di treno per arrivare al mare.  

Fonte: MilanoToday

Continua la lettura con: MILANO-GENOVA in 50 MINUTI: da sogno a realtà nel 2023

FABIO MARCOMIN

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A Napoli i PRIMI TAXI guidati da ROBOT e AUTOBUS SENZA AUTISTA

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Credits turbosquid - Taxi senxa conducente

Il comune di Napoli inizierà a studiare soluzioni per implementare sistemi di guida autonoma nella mobilità cittadina. Ecco gli innovativi progetti che verranno testati.

A Napoli i PRIMI TAXI guidati da ROBOT e AUTOBUS SENZA AUTISTA

# Napoli batte Milano nella graduatoria sui fondi del PNRR per la sperimentazione di nuove tecnologie per la mobilità

Credits danilo-d-agostino-unsplash – Napoli

Il Comune di Napoli si è aggiudicato il primo posto in graduatoria nel bando da 16,9 milioni di euro finanziati con i fondi del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per sperimentare nuove tecnologie per la mobilità. Ha totalizzato 86 punti battendo le altre 13 Città Metropolitane in competizione per il Mobility As A Service for Italy, davanti a Milano che è arrivata prima per il living-lab.

# Taxi guidati da robot e autobus senza autista

Credits turbosquid – Taxi senxa conducente

Il progetto si focalizzerà soprattutto sulle sperimentazione di soluzioni innovative per il trasporto cittadino. In particolare verranno studiate tecnologie per l’implementazione di trasporti automatici, senza conducente: veicoli connessi e autonomi per trasporto pubblico di merci e passeggeri, navette autonome e anche servizi di robo-taxi, oltre a sistemi avanzati di assistenza alla guida con specifico riferimento all’applicazione al trasporto pubblico.

Gli altri ambiti di sperimentazione riguarderanno la shared mobility e micro mobility, ride sharing e carpooling on demand, Ride sharing/hailing. Sono già dieci i partener interessati a far parte di questo laboratorio di innovazione, tra cui Enel, Vodafone e Hitachi Rail.

Continua la lettura con: I TAXI VOLANTI in arrivo a Milano: da Malpensa alla Stazione Centrale in 15 minuti

FABIO MARCOMIN

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Esselunga testa la TUTA ROBOT per i dipendenti: sarà la divisa del futuro?

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Credits: comaugroup, IG

Le nuove tute robotiche sviluppate da Esselunga potrebbero garantire ai dipendenti meno fatica nel trasporto di oggetti pesanti, quindi più efficienza e meno danni fisici.

Esselunga testa la TUTA ROBOT per i dipendenti: sarà la divisa del futuro?

# Robotica e salute

Esselunga insieme a Comau, società italiana specializzata nell’automazione industriale, e Iuvo, progetto partito dall’Università Sant’Anna di Pisa, progetta supporti robotici indossabili per lavoratori. Lo scopo finale è quello di aumentare la produttività rendendo più agile e sicuro il lavoro di chi trasporta pesi e spesso riporta danni alla parte lombare della struttura vertebrale. Comau fa uso della tecnologia per supportare il lavoro fisico dell’uomo, facendo attenzione alla salute e il benessere dei lavoratori. Le tute saranno testate con l’obbiettivo di dare il via ad un futuro in cui le macchine saranno al servizio dell’uomo per garantire la sua sicurezza e una maggiore efficienza.

Credits: massi.barlo, IG

Leggi anche Il GRATTACIELO ROBOT: simbolo dello “spirito dei tempi”

# L’esperimento

A capo dell’esperimento è Comau, che si occuperà della produzione di un esoscheletro per il supporto lombare a livello ingegneristico, Iuvo si occuperà invece della sua realizzazione e sviluppo, testandone la tecnologia robotica indossabile. Esselunga avrà il ruolo di tester, il collaudo della struttura tramite periodi di prova: il test dei primi prototipi iniziano con il 2022 mentre il test degli esoscheletri per i dipendenti inizieranno nel secondo trimestre dell’anno. Il supporto di Esselunga è fondamentale per Comau, i test effettuati dal colosso della distribuzione alimentare meneghino da, infatti, la possibilità di confermare le capacità dell’azienda di portare avanti la missione di agevolare il lavoro e la salute dell’uomo attraverso espedienti tecnologici.

Credits: comaugroup, IG

Leggi anche Le IMMAGINI dell’IMPRESSIONANTE TUNNEL che porterà Milano al mare 

# La tecnologia al servizio della salute

L’esoscheletro per i lavoratori di Esselunga è un progetto pensato da Comau per ridurre lo sforzo fisico e la sensazione di fatica percepita dai lavoratori, riducendo l’impatto che operazioni manuali e ripetitive hanno sulla struttura corporea umana. Lo studio di queste tecnologie include la tecnologia robotica ma anche l’aspetto biologico-meccanico delle capacità dell’organismo umano e delle sue possibilità di sforzo. La cura del benessere dell’operatore è al centro degli studi dell’azienda che, tramite la collaborazione con Esselunga, conferma il suo impegno nel migliorare la vita dell’uomo tramite lo sviluppo di tecnologie sostenibili. Oltre ai benefici fisici gli studi sul progetto stimano di poter ridurre la fatica del lavoratore fino al 30% e aumentarne la produttività fino al 10%.

Credits: comaugroup, IG

Continua la lettura con Chiude anche l’Arlecchino: nel CENTRO di Milano c’è ora solo UN CINEMA

SARAH IORI

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ROMA chiede aiuto a MILANO per la gestione dei MEZZI PUBBLICI: il “numero 1” di ATM sarà in condivisione

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Credits odisseaquotidiana IG - Bus a fuoco a Roma

Il trasporto romano non naviga da tempo in buone acque: i bus vanno in fiamme e Atac ha un enorme debito nei confronti del comune di Roma. Il primo cittadino della capitale chiede aiuto a Sala che concede “in condivisione” il numero uno di Atm.

ROMA chiede aiuto a MILANO per la gestione dei MEZZI PUBBLICI: il “numero 1” di ATM sarà in condivisione

# Gualtieri chiede aiuto a Sala per risollevare il trasporto pubblico della capitale

Credits odisseaquotidiana IG – Bus a fuoco a Roma

Che il trasporto pubblico romano non navighi in buone acque è fatto noto. Basta citare un paio di dati, 250 e 500. Il primo è il numero di bus di romani che hanno preso fuoco, (cosiddetti flambus) negli ultimi cinque anni. Il secondo dato è il debito che l’Atac, società che gestisce la mobilità della città eterna, ha nei confronti del suo proprietario, il Comune di Roma. Numero che sottolineano come nella gestione della mobilità capitolina qualcosa sfugga dal controllo.

Per cercare quindi nuove sinergie (ovvero per ricevere un’aiutino) il primo cittadino Gualtieri ha metaforicamente chiamato l’omologo milanese. A Beppe, dacce ‘na mano! E il sindaco manager ecoprogressista ha risposto: gh’è semm. Smentendo così la fama individualista e un po’ imbruttuta di noi milanesi.

# Il numero uno di Atm Arrigo Giana entra come consigliere nel Cda di Atac

Credits medium.atm – Arrigo Giana

Pronti via, il numero uno di Atm, Arrigo Giana viene “condiviso” con Atac. Giana, che a Milano è non solo direttore generale ma anche amministratore delegato della società di Foro Buonaparte, andrà nella capitale a portare esperienza e competenza per rilanciare strategicamente il trasporto locale. “Nel consiglio di amministrazione – riferisce il capo gabinetto di Gualtieri – ci sarà poi una personalità skillata sulla parte trasportistica, già in Cotral con un piano di rilancio oggettivo dell’azienda che dopo grandi difficoltà oggi è in piena salute, che è Arrigo Giana: sarà consigliere con delega alla Pianificazione strategica e avrà una funzione specialistica su trasporti”.

La scelta di nominare Arrigo Giana consigliere nel nuovo Cda di Atac a Roma sarà utile a rafforzare la sinergia tra le due città in vista della creazione di un consorzio (insieme anche a Napoli) attraverso il quale gestire i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati al rinnovo del parco dei bus elettrici. 

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# Fusione sì, fusione no

Credits: it.blastingnews.com

È completamente esclusa, invece, un’ipotesi di fusione tra le due aziende partecipate comunali. L’ha chiarito puntualmente il capo di gabinetto di Roma Capitale, Albino Ruberti: “Non c’è nessuna idea di fusione di società, c’è però un caso offerto dal Pnrr: Roma, Milano e Napoli dovranno lavorare congiuntamente rispetto al progetto della mobilità elettrica e avere capacità di acquisto congiunto dei mezzi attraverso un consorzio unico. Serve una sinergia qualificata e avere questo scambio diretto (con Giana nel Cda di Atac appunto, ndr) può essere molto importante“, ha chiarito Ruberti. 

La conferma finale è arrivata da Sala. Secondo il numero uno di palazzo Marino, “la nomina del direttore generale di Atm Arrigo Giana nel Cda dell’Atac non porterà ad alcuna fusione“. Ma, continua il sindaco, “c’è voglia di collaborazione” tra le 2 aziende. “In alcuni momenti della storia – conclude – Milano è stata accusata di essere egoista e di non voler aiutare. Questa operazione ha senso perché Roma ha grandi qualità, ma dal punto di vista dei trasporti Milano ha qualcosa da insegnare“.

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LEONARDO MENEGHINO

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PNRR FUORIONDA SALA e FONTANA: “sud sud sud…”. Ma è proprio così?

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Credits: gazzetta.it - Sala e Fontana

Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala sono stati ripresi durante un fuori onda a margine della conferenza stampa di presentazione dell’accordo fra A2A e Politecnico. Il tema del confronto è stata l’allocazione dei fondi del Pnrr, che secondo il primo cittadino premierebbero eccessivamente il mezzogiorno. Ecco come è andata e come verranno distribuiti i fondi in arrivo dall’Europa.

PNRR FUORIONDA SALA e FONTANA: “sud sud sud…”. Ma è proprio così?

# Il sindaco di Milano Beppe Sala “Io sono preoccupato del fatto che Sud, Sud, Sud…”

Credits: gazzetta.it – Sala e Fontana

Al termine della conferenza stampa di presentazione dell’accordo fra A2A e Politecnico  viene ripreso un fuori onda da LaPresse, tra il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il sindaco di Milano Beppe Sala. Il tema del confronto è la distribuzione delle risorse del Pnnr nelle diverse zone del Paese.

Vedi il fuorionda

Il governatore lombardo dice: “Caro Beppe, è un casino il Pnrr e noi mettiamo a terra un ca**o“. La risposta del primo cittadino milanese: “È questo, adesso va bene tutto. Noi dobbiamo farci un po’ più furbi su questa cosa e fare un po’ più di sistema obiettivamente tra tutti. Io sono preoccupato del fatto che Sud, Sud, Sud, ho capito, ma l’innovazione… Però io non ho veramente niente da contestare. Voglio chiarezza, perché è evidente che noi abbiamo una progettualità…“. La conclusione di Attilio Fontana: “Voi siete in grado, perché il Comune di Busto Arsizio che ca**o fa? Che non è un Comune piccolo quello di Busto Arsizio…“.

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# Oltre il 40% delle risorse del Pnnr saranno destinate al mezzogiorno

Credits ioinvesto – Ripartizione risorse Pnrr

Il Piano di Ripresa e Resilienza mette a disposizione 191,5 miliardi di euro a ci si aggiungono 30,6 miliardi attraverso il Fondo complementare, per un totale di 221 miliardi. Oltre a questo sono stati previsti ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche e per il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, stanziati entro il 2032, e altri 13 miliardi del programma REACT-EU da utilizzare entro il triennio 2021-2023. Il Pnrr si sviluppa intorno a tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale, con l’obiettivo di riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, ridurre i divari territoriali, quelli generazionali e di genere e contribuire dal programma REACT-EU.

Sui 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio ne spettano 82 al mezzogiorno, quindi il 40% dei fondi messi a disposizione. La quota è però destinata a salire nei fatti, tenendo conto che nei bandi per la richiesta di assegnazione delle risorse sono spesso presenti criteri atti a favorire i territori più arretrati e di conseguenza il mezzogiorno avrà maggiori possibilità di ulteriori fondi da impiegare. 

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FABIO MARCOMIN

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🔴 Caro bollette: per mezz’ora SPENTI i MONUMENTI nelle città italiane

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Credits: @atravelerhasnoname piazza scala

Il caro bollette e l’aumento dei costi di luce e gas sta preoccupando tutti. Se i cittadini privati sono quelli che si sentono maggiormente colpiti, vedendo le loro bollette duplicarsi e pronti al super risparmio, anche aziende e istituti pubblici sono spaventati dagli aumenti. Giovedì 10 si è inaugurata la protesta contro il caro bollette da parte dei comuni italiani.

Caro bollette: per mezz’ora SPENTI i MONUMENTI nelle città d’arte italiane

# Il 10 febbraio si sono spenti i monumenti

Credits: @andreacherchi_foto
Duomo illuminato

Il caro bollette spaventa, oltre famiglie e imprese, anche i Comuni che, secondo l’Anci, registrerebbero un aumento della spesa di almeno 500 milioni di euro. Proprio per questo motivo, in attesa dei fondi del Governo per sostenere la crisi, da Cento, Ferrara, è partita la protesta: il 10 febbraio alcune piazze e monumenti italiani sono rimasti spenti. All’iniziativa hanno aderito molti comuni, tra questi anche Roma e Milano. Come primo passo dimostrativo si è fatto calare il buio dalle 20 alle 20:30. Per mezz’ora si sono spente le luci sui monumenti, sempre sotto i riflettori della città, per accenderle “sui rischi connessi all’aumento dei costi di luce e gas per i Comuni”.

# I Comuni dovranno affrontare spese extra fino a 1,8 miliardi

credits wikipedia.org – Profilo Duomo

La protesta è partita dall’Anci dell’Emilia Romagna che ha poi coinvolto quella italiana. I Comuni, con il caro delle bollette, dovranno affrontare spese intorno agli 1,6 e 1,8 miliardi di euro. Inutile dire che questo avrà conseguenze anche sulla vita dei cittadini, per questo quasi tutta Italia ha aderito alla protesta. Per mezz’ora le città sono risultate meno belle del solito, perché i monumenti che le rendono uniche hanno smesso di fare luce, seppure per mezz’ora. Ma con il caro delle bollette, le città non saranno solo meno illuminate e quindi non particolarmente attrattive, saranno soprattutto meno efficienti. I 550 milioni di euro stimati in più, che saranno destinati al caro bollette, non potranno essere usati per altro.

Anche Milano ha aderito alla protesta: secondo Beppe Sala si tratta di “un gesto simbolico per dare un messaggio al governo” e ha aggiunto che “Milano va molto a led, non possiamo fare molto di più se non ridurne l’utilizzo, ma questo andrebbe a scapito della qualità del servizio”.

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BEATRICE BARAZZETTI

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🔴 Chiude anche l’Arlecchino: nel CENTRO di Milano c’è ora solo UN CINEMA

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Credits: pinterest.com

L’arrivo delle piattaforme in streaming combinata alle chiusure subite negli ultimi due anni, hanno fatto sì che Milano perdesse i cinema del centro: chiude anche l’Arlecchino. Può una metropoli europea avere in un tutto il centro un solo cinema?

Chiude anche l’Arlecchino: nel CENTRO di Milano c’è ora solo UN CINEMA

# Arlecchino: cinema storico con il famoso mosaico di Fontana

Fondato nel 1948 il cinema Arlecchino, in via San Pietro dall’Orto, Milano, chiude i battenti. Il cinema storico nei pressi della galleria Vittorio Emanuele II, a pochi passi dal Duomo, è l’ultimo della zona che giunge alla fine del suo percorso. Per anni questo luogo è stato presentatore di film d’autore e in lingua originale e non solo, diventando uno dei cinema più amati dai milanesi. Il caratteristico locale aveva un’unica sala da 300 posti e ospitava una particolarissima scultura di Lucio Fontana: un mosaico di circa due metri e mezzo, raffigurante l’Arlecchino. Simbolo dello spettacolo italiano, anche il piccolo palco conclude la sua storia, lasciando nel centro di Milano un unico cinema.

Credits: anni 70′, pinterest, oggi.it

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# I monosala e la crisi serale del centro

La storicità del cinema milanese subisce una grande battuta d’arresto, lasciando solo l’Odeon, seppur anch’esso in via di ridimensionamento, ad accogliere i cinefili che volessero godere della vicinanza a Piazza Duomo. La situazione dei monosala si è fatta sempre più difficoltosa e sono quelli che si sono dimostrati più fragili ad affrontare la crisi del settore innescata da pandemia e misure restrittive. A Milano si trovano diversi piccoli cinema come l’Arlecchino, che riescono a sopravvivere grazie alla comunità locale e ad uno stile di vita da piccola bottega, cosa che non è più possibile per il cinema del 1948, che sorge in una zona ormai dedicata allo shopping, frequentata di giorno ma sempre più vuota di notte.

 

Credits: pixabay.com

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# Odeon: ultimo sopravvissuto anche se in fase di ridimensionamento

In centro a Milano, ora rimane solamente Odeon, cinema nato nel 1929, che fa parte del circuito The Space Cinema dal 2009. Odeon è un multisala, con 10 sale proiezione e 2.200 posti ed ha comunque subito un’evoluzione dotandosi di un’area di ristorazione. Mantiene ancora lo stile architettonico d’epoca, ma il suo sistema audiovideo è estremamente moderno. Il multisala sopravvive agli altri cinema del centro e tenta come strategia di sopravvivenza di ampliare i servizi e l’offerta culinaria, sperando di mantenere la sua posizione fisica ed economica, restando così l’ultimo baluardo nel centro di quella che un tempo era una capitale del Cinema. 

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Credits: wonderful_milan
IG

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SARAH IORI

Copyright milanocittastato.it

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