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Angelo MAZZONE: “Nella mia Milano costruirei il più GRANDE PARCO FAUNISTICO d’Europa, una giungla piena di animali”

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Angelo Mazzone

Angelo Mazzone. Nato in provincia di Bari, dopo anni in giro tra l’Italia e la Florida, arriva a Milano, dove vive ormai da 11 anni. Un’odio iniziale trasformatosi in amore, “ho imparato a capirla, e la città ha capito me”. Per gioco nel 2015 ha aperto la pagina FB Milano Segreta, dove postava foto dei luoghi milanesi che visitava, anche e soprattutto posti non menzionati sulle classiche guide turistiche. Da lì è partito un tam tam mediatico, che ha portato la pagina ad avere centinaia di migliaia di followers, da Milano e da tutta Italia.

Angelo MAZZONE: “Nella mia Milano costruirei il più GRANDE PARCO FAUNISTICO d’Europa, una giungla piena di animali”

Credits: @milano_segreta

La cosa che ami di più di Milano?

Il suo essere camaleontica, il cambiare con gli anni, la sua internazionalità.

Credits: @citylifemilano IG

Quella che invece ti piace di meno?

Quelli del sud come me che si trasferiscono qui e la denigrano.

Il tuo locale preferito?

Ristorante Antica Osteria La Rampina a San Giuliano, la miglior cucina milanese che esista, lo disse anche il grande Gualtiero Marchesi che ci andava a pranzo ogni domenica.

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Scovare cortili nascosti intrufolandomi nei portoni.

Credits: @milano_segreta

La canzone su Milano a cui sei più legato?

Milano di Lucio Dalla, la più autentica e veritiera descrizione su Milano lontana dai luoghi comuni.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Il Lago di Como, lo amo da impazzire.

Credits: pepitaviaggi.com – Lago di Como

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Avermi fatto capire chi sono e come sono. Non è poco, è tutto.

 La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

La fermata Duomo, perchè quando sali su dalle scale, lui ti si staglia davanti maestoso, imponente, lasciandoti sempre meravigliato.

Credits: @bestmilanopics
Duomo di Milano

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Le lucciole! Chi lo avrebbe mai detto che in una grande città ogni estate avrei visto migliaia di lucciole al Parco delle Cave?

Il quartiere che ami di più?

Il mio quartiere, Vigentino. L’ho visto davvero nascere e crescere, quando sono arrivato qui 11 anni fa volevo andar via, era terrificante, poi è cambiato tutto, tutto in salita, dopo l’arrivo della Fondazione Prada.

credit: Instagram – @fridahinterderlinse

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Da grande amante del Welfare Animale, l’unica cosa che manca a Milano per me è uno zoo/parco faunistico, un luogo quindi anche di ricerca per la conservazione delle specie, un po’ tutte le grandi città lo hanno, Milano no, sarebbe davvero un sogno per me.

 

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

No, non sono affatto favorevole, mi dà l’idea di volersi quasi discostare dal resto d’Italia in questo modo, siamo una Nazione unita e dobbiamo esserlo fino in fondo, nel bene e nel male, ci sono già troppe diseguaglianze fra regione e regione, ci manca pure una cosa simile, per me è no.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Assolutamente in un’altra città che ho nel cuore dopo Milano, la bellissima Firenze.

Credits _laetitia_89_ IG – Ponte Vecchio Firenze

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Un grande tempio dell’accoglienza per tutte le persone meno fortunate, inaccettabile vedere persone senza una casa costrette a dormire per strada, costruirei un grande palazzo, non come un dormitorio, ma più simile ad un resort, con la sicurezza, piscina, giardini, mono e bifocali…per dare diritto a queste persone di vivere una vita dignitosa. E poi, costruirei il più grande parco faunistico d’Europa, una vera giungla piena di animali.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Mi auguro che non stia mai con le mani in mano e continui ad essere cosi vivace, piena di fermento, di voglia di osare e sperimentare, che non si adagi mai sugli allori, che continui quindi ad essere un esempio trainante per il resto d’Italia.

 

Continua la lettura con: Guido MARTINETTI: “Per Milano sogno un HUB tecnologico di AVANGUARDIA MONDIALE”

MILANO CITTÀ STATO

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10 COSE BRUTTE di Milano

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Credits zubackis IG - Piazza Gino Valle

Milano sa stupire con luoghi incantevoli, corti nascoste, monumenti, musei e scorci mozzafiato, e lo dimostra la crescita del turismo nell’ultimo decennio. Ci sono alcune cose però che sono davvero brutte. Scopriamo quali sono, emerse in un sondaggio tra i milanesi. 

10 COSE BRUTTE di Milano

#1 I marciapiedi in asfalto

Credit: Urbanfile – Degrado Via Benedetto Marcello

I marciapiedi in asfalto sono tra le cose più orrende da vedere, soprattutto per la scarsa manutenzione e qualità dei materiali con cui vengono realizzati. D’estate rimangono i buchi dei cavalletti dei motorini a causa del caldo, d’inverno si rompono per le temperature troppo basse. La pietra sarebbe un materiale più resistente e più bello esteticamente, da mettere in tutta la città e non solo in alcune vie.

#2 La scarsa illuminazione

Uno dei problemi annosi di Milano è quello della scarsa illuminazione in città, nonostante la recente sostituzione di tutte le lampade con luci led. Il centro storico patisce questa situazione forse ancor di più della periferia, con i monumenti e gli edifici più importanti quasi invisibili la notte o per nulla valorizzati, per non parlare della percezione di poca sicurezza quando si cammina per le vie della città.

#3 Troppe auto sui marciapiedi

via muratori
Auto parcheggiate sul marciapiede all’incrocio tra Via Muratori e Via Corio

Forse ci sono troppe auto, forse pochi parcheggi, il risultato è che i marciapiedi di Milano sono invasi dalle automobili. Uno spettacolo indecoroso oltre che un intralcio per pedoni e persone con disabilità che devono muoversi con la sedia a rotelle.

Leggi anche: 7+1 motivi per cui MILANO è PROVINCIALE

#4 Il verde poco curato

Credits inquercia IG – Prato spelacchiato

Il verde è cresciuto in città e si prevede aumenti ancora la sua quota nei prossimi anni. Purtroppo la cura e la manutenzione di aiuole, alberature e parchi non segue a ruota e il risultato è la moria di piante e prati spelacchiati.

#5 I sopralzi

sopralzi
Doppio sopralzo Corso Lodi

La mania dei sopralzi è una delle piaghe di Milano. Nella maggior parte dei casi deturpano le linee e lo stile dei palazzi su cui vengono costruiti e sembra che all’amministrazione comunale e agli organi di controllo, come la Soprintendenza in alcuni casi, non importi molto dei “mostri architettonici” generati.

Leggi anche: LA GRANDE BRUTTEZZA: la malattia dei sopralzi

#6 I dehors in plastica

Credits UrbanFile – Dehor via Dante

Da quando si è concesso ai locali di installare dehors senza pagare la tassa di occupazione del suolo pubblico, come aiuto economico durante la pandemia per consentire di avere spazi all’aperto, si è vista una proliferazione di questa strutture. In parecchi casi però non è stato tenuto in considerazione il contesto storico della città e sono state realizzate in materiale plastico, come si vedono solo nei camioncini dei venditori di panini fuori dallo stadio o lungo le strade extraurbane.

Leggi anche: La SCIATTERIA tra Duomo e Castello. La DENUNCIA di Urbanfile

#7 L’inquinamento

Credits: milanofanpage.it – Inquinamento a Milano

Sembra proprio un problema irrisolvibile quello dello smog a Milano. Tutte le limitazioni alla circolazione delle auto, la progressiva sostituzione di caldaie a gas e l’investimento nelle teleriscaldamento hanno apportato benefici poco significativi. Durante l’anno sono molte le giornate in cui i milanesi vedono il cielo coperto da una coltre grigia e sono costretti a respirare un’aria puzzolente. 

#8 Troppo cemento

Credits zubackis IG – Piazza Gino Valle

Tutti i progetti di Milano degli ultimi sono tutti con il “green” al centro, distese di verde e alberi in ogni rendering, come quello del futuro stadio di Inter e Milan che sembra immerso in una sorta di Foresta Amazzonica. La realtà però è un altra. A Milano c’è ancora troppo cemento o comunque grandi aree senza una piccola zolla di erba, come l’enorme piazza Gino Valle.

Leggi anche: Le 7 PIAZZE più SORPRENDENTI di Milano

#9 Degrado anche nel centro storico

Credits: milanopost.info

Milano negli ultimi anni, soprattutto nel confronto con le altre grandi città italiane, ha migliorato il decoro di luoghi un tempo poco considerati e conservati anche nelle aree più centrali. Il degrado rimane però diffuso, con molti edifici sommersi di tag e graffiti, segnaletica arrugginita o divelta, arredo urbano poco curato.

#10 Gli edifici costruiti tra gli anni ’50 e ’70

foto andrea cherchi
foto andrea cherchi – Darsena

Tra le cose più brutte di Milano non possono non essere citati i palazzi sorti nel periodo del boom economico e fino agli anni ’70. Edifici senza stile e il minimo senso dell’estetica, poco rispettosi del contesto circostante e con colori improponibili. Quelli che affacciano sulla Darsena sono solo alcuni degli esempi in città.

Continua la lettura con: Le 10 PAROLE in MILANESE con il SUONO più BELLO

FABIO MARCOMIN

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La CATTEDRALE dell’ACQUA, la nuova frontiera delle ARCHISTAR che meraviglierà il mondo

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Credits: Big.dk

I più grandi architetti del pianeta stanno progettando e realizzando edifici all’insegna della sostenibilità e dell’ecologia. Tra questi emerge il progetto che vedrà protagonista San Pellegrino Terme.

La CATTEDRALE dell’ACQUA, la nuova frontiera delle ARCHISTAR che meraviglierà il mondo

# La nuova architettura

Le opere architettoniche contemporanee vedono come obbiettivo la sostenibilità, perciò gli architetti agiscono in spazi che hanno necessità di rigenerazione urbana e utilizzano le loro opere in visione di una promozione culturale che sia strumento di innovazione tecnologica nel rispetto dell’ambiente e della società. Gli obiettivi includono la rivalutazione di un territorio ma anche la creazione di spazi aggregativi e strutture in grado di avere un risvolto socio-economico significativo per la città in cui vengono fondati. Nel rispetto di questi principi, nascerà la nuova Flagship Factory a San Pellegrino Terme.

Credits: Big.dk

# La vittoria BIG

La vecchia fabbrica della San Pellegrino è stata demolita e a vincere il concorso per la costruzione dell’edificio che la sostituirà è stato lo studio danese Bjarke Ingles (BIG). L’idea di base è quella di una struttura che rispetti i principi di valorizzazione economica, sociale e ambientale della Val Brembana. Il progetto di BIG ha attratto l’attenzione degli investitori grazie alla promessa del connubio tra ambiente e innovazione. La futura fabbrica verrà strutturata in armonia e nel completo rispetto dell’ambiente circostante. Il concorso internazionale ha permesso di scegliere tra le archistar più incisive del momento e BIG si è dimostrata la più capace nel proiettare l’azienda nel futuro, mantenendo però la sua tipicità antica.

Leggi anche Le 7 ISOLE più belle ma MENO AFFOLLATE d’Italia 

# Architettura e natura

Il design della Flagship Factory reinterpreta le caratteristiche architettoniche tipiche dell’edilizia italiana, proiettandole in un contesto ricco di natura e dalle linee futuriste. Il portico, il viale e la piazza centrale riporteranno alla maestria italiana. La facciata esterna sarà decorata da archi in calcestruzzo, che formeranno un grande porticato. La struttura sarà legata al fiume e alla montagna, rendendo l’edificio visivamente attraente, ma mantenendone le caratteristiche identificative di luogo produttivo. La percezione di produttività verrà quindi unita ad un aspetto culturale e naturale, essenziale per l’apertura della fabbrica ai turisti.

Credits: Big.dk

# L’apertura al pubblico

La nuova San Pellegrino verrà aperta ai visitatori, e la sua più grande attrazione sarà un campione geologico posto nella parte centrale del campus, simbolo del tragitto che l’acqua compie tra le rocce per arrivare alla nostra tavola. È questo lungo viaggio che ne garantisce il sapore e la ricchezza di minerali. A motivare i turisti sarà anche lo stupendo luogo sede della fabbrica, affacciata sul fiume con le Alpi come sfondo. Proprio per la sua collocazione la nuova fabbrica dovrà essere il più sostenibile possibile.

Leggi anche RINASCE l’ex fabbrica RICHARD GINORI: ecco come si è TRASFORMATA 

# Produttività ecologica

Per permettere alla nuova fabbrica una perfetta integrazione con la natura che la circonda, Flagship Factory sarà la prima fabbrica a “zero water impact”, grazie alla realizzazione di un circuito di riciclo dell’acqua piovana. I materiali utilizzati sia per la sua costruzione che per il suo funzionamento saranno strettamente locali, ciò permetterà di ridurre le emissioni dovute ai trasporti e favorirà lo sviluppo dell’area, tramite l’utilizzo di un’economia circolare. L’illuminazione sarà a led e sfrutterà l’energia rinnovabile tramite pannelli fotovoltaici.

Credits: Big.dk

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SARAH IORI

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Luca RAVENNA: “la mia Milano sarà più UNDERGROUND”

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Luca Ravenna. Nato a Milano si è formato artisticamente a Roma collaborando come autore al gruppo The Pills, noto per i cortometraggi di umorismo noir in bianco e nero. Dopo aver continuato a scrivere per altri finché si è deciso a spingersi in prima linea, diventando un volto noto con spettacoli di stand-up prendendo in giro situazioni di vita quotidiana. Appassionato di cinema, di Inter e di Milano. 

Luca RAVENNA: “la mia Milano sarà più UNDERGROUND”

Credits: Foto di Francesco Meucci
Luca Ravenna

La cosa che ami di più di Milano?

La curiosità dei milanesi.

Quella che invece ti piace di meno?

L’isteria demenziale e spesso immotivata che si percepisce in città.

Il tuo locale preferito?

“Il tango” in via Casale per bere. Bar “Quadronno” e bar “Ai confini del gusto” in piazza Santo Stefano per i panini, mia grande passione. Mi si è spezzato il cuore quando ho saputo che il bar Anny di via De Togni ha chiuso e quando il Bar Crocetta è diventato una catena, perdendo tutto. I panini sono il nostro vanto e nel resto d’Italia non sanno farli come da noi.

Credits: @aiconfinidelgustobcw
Ai confini del gusto

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Camminare con le cuffie e guardare le vetrine. Non esiste città con vetrine più eleganti.

Credits: conoscimilano.it – Prada in Galleria

La canzone su Milano a cui sei più legato?

Porta Romana nella versione di Nanni Svampa e Ma Mi cantata da Jannacci.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Forse la Santeria, sono affezionato perché ho fatto il mio primo spettacolo un po’ più grande ed ero molto emozionato, essendo fuori dalla terza cerchia, direi che vale come “nei dintorni”.

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Aver avuto fiducia da parte del pubblico quando organizzavo le serate di stand up al Teatro Franco Parenti. Veniva la gente quasi a caso, poi è diventato un appuntamento fisso. Come dicevo, la curiosità dei milanesi per la novità è il grande vanto della città secondo me. E non ha pari in Italia. Averla provata sulla mia pelle è la più grande soddisfazione della mia vita.

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Turati, perché scendevo lì per andare al liceo e mi sembrava di essere un adulto all’improvviso.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Persone che negano le loro origini per sembrare milanesi. Lo sforzo non vale assolutamente a niente. Le differenze sono belle.

Il quartiere che ami di più?

Quello più bello è sicuramente la zona da Vincenzo Monti a Corso Magenta. Quello che amo di più è “my hood”, da Missori, aprendo il compasso da Corso Italia fino a Porta Romana.

Credits: @emmagrazianii
Missori

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Easy on Instagram, Beppe. Non sacrificare gli spazi sociali in nome del dio denaro. Deve esistere anche una dimensione underground, non solo executive. È troppo cara come città ed è inaccettabile questo.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Assolutamente contrario. Milano deve prendere ma anche restituire con generosità al resto della regione e all’Italia.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Vivo a Roma da 15 anni. Sono in perenne Erasmus.

Credits: fcom.it
i Sette colli di Roma

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Come prima cosa ho pensato: proverei a comprare l’Inter. Però devo essere sincero con me stesso, non mi sentirei mai all’altezza di gestire il mio grande amore per la mia squadra. Quindi dico che comprerei il Milan e lo farei fallire brutalmente.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che si rilassi un attimo.

Credits: @lucaravennagol
Luca Ravenna

Continua la lettura con: Tutti personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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L’ultima tentazione di Christo: la più GRANDE OPERA D’ARTE del mondo. Sarà costruita?

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Credits: archiportale.com la Mastaba

Scomparso nel maggio 2020, ci aveva abituato alle sue opere strabilianti, alle sue impacchettature e alla sua arte visuale. Christo era un’artista con la A maiuscola, come si suol dire. Fu lui a rendere celebre il lago d’Iseo in tutto il mondo con la famosa passerella galleggiante The Floating Piers e da ricordare sono anche la statua milanese equestre di Re Vittorio Emanuele II e il monumento a Leonardo da Vinci in piazza della Scala imballati per bene negli anni ‘70.

Ph. www.italianways.com
Ph. www.italianways.com

L’ultima tentazione di Christo: la più GRANDE OPERA D’ARTE del mondo. Sarà costruita?

Credits: archiportale.com
Christo e la Mastaba

E se si pensava che l’Arc de Triomphe parigino impacchettato fosse la sua ultima opera, già postuma, probabilmente non sarà così. Sì perché Christo aveva un progetto nel cassetto da anni e sembra proprio che sia per essere realizzato: sarà l’opera d’arte più grande del mondo.

# La “Mastaba”: un’opera d’arte di 410 mila fusti di acciaio

Credits: archiportale.com
la Mastaba

Si chiamerà la “Mastaba” e sta aspettando solo l’approvazione del Governo. Christo e Jeanne-Claude, coppia artistica e nella vita privata, avevano in mente questo progetto già dal 1977, ma non fu mai realizzato. L’idea era quella di costruire l’opera nel deserto di Liwa, a sud di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. L’opera sarebbe la prima dell’artista ad essere un’installazione permanente su larga scala: sarà composta da 410mila fusti d’acciaio multicolore da 55 galloni, riprendendo così l’architettura islamica. I due artisti avevano già pensato, e deciso, colori e posizione di ogni fusto.

# L’opera d’arte più grande al mondo

Credits: archiportale.com
la Mastaba

La vera particolarità? Se verrà costruita (perché non è ancora deciso nulla, si aspetta il Governo), la “Mastaba” sarà l’opera d’arte più grande al mondo. Con i suoi 150 metri d’altezza, 300 metri di lunghezza alle pareti verticali e 225 metri di larghezza alle pareti inclinate di 60 gradi, sarà imbattibile. Christo parlava di una sorta di nuova Tour Eiffel, il nuovo punto di riferimento per il 21° secolo.  Aspettando l’approvazione del Governo, si è già scelto che sarà il nipote dell’artista, Vladimir Yavachev, a costruire l’opera e ci vorranno circa 3 anni per vederla completa. La fortuna è che la “Mastaba”, come tutti i progetti di Christo, sarà autofinanziata, quindi non ci saranno problemi nel cercare finanziamenti governativi.

Continua la lettura con: 10 cose che farebbe Christo a Milano

BEATRICE BARAZZETTI

copyright Milanocittastato.it

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RECEPTION: come si dice in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Il NUOVO SENTIERO tra i VIGNETI a due ore da Milano: l’alternativa “alcolica” al cammino di Santiago

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Credits: greenme.com, pinterest.com

Il Cammino di Santiago è un percorso spirituale e fisico, che porta a tranquillità e riflessione. Se quello che si cerca invece è un’alternativa, fatta di divertimento ed ebrezza il cammino adatto è il Cammino di Bardolino.

Il NUOVO SENTIERO tra i VIGNETI a due ore da Milano: l’alternativa “alcolica” al cammino di Santiago

# Un viaggio inebriante

Attraverso i borghi, le colline, i vigneti e i vini del Veneto, è possibile fare un pellegrinaggio alternativo. Ad accompagnare questo viaggio è la magnifica natura italiana e i sapori della sua uva. Il Cammino di Bardolino attraversa i territori veneti del lago di Garda, dove si produce il Bardolino Doc, vino certificato, di cui si visitano le vigne lungo il percorso. La ricchezza del viaggio è legata all’ambiente naturale, all’avventura dell’intraprendere un viaggio a piedi o in bicicletta, assaggiando i prodotti della natura italiana. La ricerca di se stessi, obbiettivo del Cammino di Santiago, viene trascurata in parte lungo il Bardolino: l’obiettivo è quello di passare un periodo piacevole avvolti nel relax e senza rimuginare troppo su problemi esistenziali.

Credits: pixabay.com

Leggi anche I BORGHI del VINO in Italia assolutamente da visitare 

# Il percorso più adatto

Il nuovo percorso ciclopedonale sulla sponda orientale del lago di Garda è lungo 100 km e scende dalle colline venete fino al lago. Il cammino si può percorrere in tappe di lunghezza variabile tra i 3 e i 20 km, a seconda del proprio livello fisico e dalla concentrazione di attività nei diversi tratti di strada. I comuni interessati nella manutenzione e nella programmazione del percorso sono Bardolino, Garda, Rivoli Veronese, Costermano Affi e Cavaion Veronese. Attraverso i quali passano 18 percorsi differenti, mappati e segnalati, collegati da un’applicazione, che fornisce indicazioni precise su tratti di strada e aree di sosta.

Credits: greenme.com, pinterest.com

Leggi anche Il CAMMINO più BELLO del Sud Europa alla scoperta del DUCATO di MILANO 

# Non solo spiagge

L’obbiettivo del cammino è quello di valorizzare il prodotto vinicolo locale, la qualità del Bardolino DOC, nell’iniziativa turistica sono state coinvolte più di sessanta aziende vinicole che promuovono il loro prodotto illustrandone la lavorazione e la cura nel mantenimento dei vigneti. Attraverso il vino, vengono valorizzate anche la cultura, la storia e l’economia dell’entroterra veneto, che dimostra di essere capace di ospitare i turisti, almeno quanto gli stabilimenti balneari posti sul lago. La bellezza del paesaggio e la ricchezza della qualità vinicola e gastronomica offerte mettono in risalto un diverso aspetto della regione, che merita di essere valorizzato.

Continua la lettura con NUOTARE nel GHIACCIO e altre avventure da VIVERE SOTTOZERO

Copyright milanocittastato.it

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Il LAGO MULINO e i tesori nascosti di Zibido San Giacomo

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Il luogo preferito di Fabio Massa nei dintorni di Milano. Il paradiso a km zero, uno dei tesori del Parco Agricolo Sud di Milano. Una perla sconosciuta che si trova a due pedalate da Milano

Il LAGO MULINO e i tesori nascosti di Zibido San Giacomo

# Il Parco Agricolo Sud Milano, dove le cascine battono i grattacieli

Credits: @jagermaist IG

Ci sono dei percorsi “abbandonati” che la storia di Milano ha reso, in passato, tanto importanti quanto oggi del tutto dimenticati dalla maggior parte dei milanesi.
Un cordone ombelicale decisamente trascurato è il Naviglio Pavese, ad esempio, che rimane timidamente un po’ in disparte, rispetto al più trafficato fratello Grande.
Eppure racchiude i suoi piccoli segreti, basta percorrerlo fino in fondo.

Il Naviglio Pavese termina al Parco Agricolo Sud, la zona a forte vocazione rurale che rende la Città Metropolitana di Milano una delle province agricole più produttive d’Italia.
Poco visitato, il Parco Agricolo Sud è uno degli oggetti più misteriosi della grande Metropoli, che nell’immaginario collettivo è caratterizzata più dai grattacieli che dalle cascine che qui, invece, sono le padrone incontrastate del territorio.

# La casa della cicogna bianca

Credits: @fabio_jolla IG

La vera perla, nascosta nel cuore del Parco Agricolo Sud, è il Lago Mulino di Cusico. Si tratta di una frazione di Zibido S. Giacomo che si trova sulla strada per Trezzano.
Devi conoscerla per arrivarci, malgrado si trovi in un complesso di ben 4 laghi conosciuti come i Laghi Carcana.

Questo gruppo di laghetti si forma intorno al 1975 e i bacini, artificiali, sono il risultato del recupero di altrettante cave di estrazione per gli inerti. Il Lago Mulino è rimasto per anni conosciuto come “il numero 4” ed è stato talmente trascurato dall’uomo in passato, da “subire” un ripopolamento naturale di alcune specie animali e floreali, che qui hanno trovato la loro oasi per vivere in pace, riprodursi o trovare riparo.
Il Lago è dimora di fagiani reali, gabbiani e germani e, in tempo di migrazioni, è la casa di alcune coppie di cicogna bianca.

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# I 4 laghi Carcana e le aree naturalistiche

Zibido sul Naviglio Pavese – Credits: Wikipedia

Al Lago Mulino di Cusico si devono tenere comportamenti nel pieno rispetto della fauna, che prima di noi ha scoperto questo incantevole specchio d’acqua e lo ha scelto come dimora.
Laddove le condizioni delle rive lo hanno permesso, sono state comunque attrezzate zone per picnic, sosta, appostamenti fotografici e bird watching.
La pesca sportiva è proibita, ma si può praticare negli altri 3 laghi del complesso Carcana.

Ciò che vale la pena vedere, una volta lì, sono le aree naturalistiche del Parco Agricolo Sud. Tra Rosate e Settala il polmone di Milano nasconde il Laghetto Gambarino, il Lago Boscaccio di Trezzano, l’Oasi dello Smeraldino di Rozzano, la Lanca del Lambrin di Opera, il Fontanile Rile o le Sorgenti della Muzzetta nei pressi di Rodano.

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# La sorpresa rinascimentale

Cascina Pusterla – Credits: @robertosbarufatti IG

Senza allontanarsi troppo da Zibido, invece, il Parco Sud rivela la Cava San Novo e il suo Club per escursioni e sport da praticare insieme agli amici a 4 zampe degli umani.
Meglio ancora, in pausa ristoro, organizzare una visita alla Cascina Ca Grande, angolo del Rinascimento milanese nel centro di Zibido S. Giacomo. La costruzione, risalente alla metà del XV secolo, ospita anche la Cascina Pusterla, un casino di caccia che risale al quattrocento. Il complesso è la sede di uno dei maggiori produttori del riso Carnaroli.

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# Cultura e sport tra le antiche cascine e le risaie

Fortificazione Rinascimentale – Credits: Comune Zibido S. G.

Amanti delle antiche cascine milanesi qui possono trovare il loro paradiso. A Zibido S. Giacomo se ne trovano 29, tangibile testimonianza della forte vocazione agricola. Le cascine producono riso, salumi, formaggi, carni e confetture, che possono essere acquistate al reale km. zero.

Il comune di Zibido ha creato, intorno alle cascine, un percorso ciclo-pedonale ad anello chiamato Zigò, che collega tra loro le caratteristiche masserie milanesi, luoghi di somministrazione o vendita di prodotti tipici oppure trasformati in gallerie d’arte. Percorrendo Zigò è quindi possibile degustare le prelibatezze della zona, pedalare incontrando il Naviglio Pavese e i Laghi Carcana, oppure vedere atelier di scultura contemporanea e pittura, che ritrae rock star moderne.

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LAURA LIONTI

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Europa Provinciale

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La caratteristica tipica della mentalità provinciale è quella di seguire quello che fanno gli altri, invece di essere dei precursori. Le città di solito creano e lanciano le mode mentre la provincia agisce per imitazione.

L’Italia è sempre stata molto provinciale: è tipico inseguire quello che fanno gli altri paesi, arrivando in ritardo quando i provvedimenti non servono più.
Ultimamente sembra che anche l’Europa stia prendendo questo atteggiamento. Quello che è stato nei secoli il luogo a cui tutto il mondo guardava sta sempre più scivolando in una mentalità provinciale e molto burocratica.

Nella diplomazia internazionale l’Europa non conta nulla ed è una pallina da ping pong che rimbalza tra Est e Ovest. In politica l’Europa non ha più potere, come anche dimostrato dalle trattative per la Brexit e dalla totale soggezione nei confronti delle multinazionali americane che hanno colonizzato completamente il Vecchio Continente.

L’industria europea ha delocalizzato ovunque e la priorità dei governi sta diventando sempre più quella di riuscire a gestire il debito finanziario contratto con i grandi fondi extra europei invece che tutelare gli interessi e del benessere dei cittadini.
L’assenza di qualunque forma di autonomia è clamorosa nell’attuale crisi energetica che colpisce un’Europa totalmente priva di una sua strategia, come se la crescita potesse arrivare anche senza l’energia.

Gli unici provvedimenti in cui siamo all’avanguardia, del resto come in Italia, ormai sono norme e cavilli burocratici che rendono la vita sempre più complicata, che rallentano l’economia e la crescita, e che nessun paese al mondo si sogna di imitare.

 

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MILANO CITTA’ STATO 

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NUOTARE tra le NUVOLE: la PISCINA a sfioro più ALTA del MONDO

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Credits terezave_ IG - Aura Skypool

Esiste un luogo nel mondo che è capace di stupire in continuazione con le sue infrastrutture audaci e da record. Scopriamo come è fatta la piscina a sfioro più alta del mondo e dove si trova.

NUOTARE tra le NUVOLE: la PISCINA a sfioro più ALTA del MONDO

# Inaugurata in cima al Palm Tower la piscina sospesa più alta del mondo

Credits reisburo_apolloathome IG – Palm Tower

Dubai non è nuova ad infrangere record di ingegneria, con le numerose infrastrutture e edifici che vengono realizzati a una cadenza impressionante. L’ultima costruzione da guinness è il Palm Tower, il nuovo iconico grattacielo di Dubai alto 240 metri con al suo interno l’hotel extralusso St. Regis nei primi 18 piani. Il primato non spetta però al grattacielo, ma a un suo specifico elemento, la piscina a sfioro che dopo la sua inaugurazione a dicembre 2021 è diventata ufficialmente la più alta mondo. Aura Skypool si trova al terzultimo piano, appena sotto il ristorante e la terrazza panoramica del 52esimo con la sua incredibile vista a 360 gradi sulla laguna artificiale e l’emirato.

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# La piscina si trova a 200 metri d’altezza, battuto il record del Marina Bay Sands di Singapore

Credits terezave_ IG – Aura Skypool

La piscina a sfioro del Palm Tower è la vera perla di tutto il progetto residenziale e turistico ideato dall’archistar Nakheel di fronte all’isola artificiale di Palm Jumeirah. Aura Skypool, che è gestita direttamente dall’hotel, è lunga cento metri e si trova al 50esimo piano a 200 metri d’altezza battendo il precedente record appartenuto all’infinity pool del Marina Bay Sands di Singapore che si ferma a 191.

Si snoda lungo tutti i quattro lati del grattacielo ed è circondata da una vegetazione lussureggiante, mentre gli interni e gli esterni sono arredati con elementi di design naturali e finiture di lusso.

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FABIO MARCOMIN

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🔴 “3 su 4 hanno ATTACCHI di PANICO”: la crisi nera degli STUDENTI di Milano

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Credits: repubblica_milano, IG

Aumenta il livello di tensione delle scuole di Milano. Gli studenti hanno occupato l’edificio del loro liceo per sottolineare i problemi emersi sulla salute mentale innescati dalle restrizioni anti Covid. 

“3 su 4 hanno ATTACCHI di PANICO”: la crisi nera degli STUDENTI di Milano

# La novità nelle proteste degli studenti: la salute mentale

La scuola italiana è sempre stata problematica per gli studenti, che hanno protestato nei confronti della sua cattiva organizzazione, delle difficoltà economiche che tagliano le gambe ad esperienze interessanti e all’importanza che viene data ai risultati piuttosto che al percorso per raggiungerli. L’ultima novità nelle proteste è la messa a rischio della salute mentale dei ragazzi. La pressione di raggiungere risultati eccellenti è sempre stata una delle problematiche principali della scuola italiana, ad oggi la situazione ha preso una piega psicologica, a causa degli aumentati abbandoni e le modalità poco sociali a cui la pandemia ha costretto gli studenti.

Credits: pixabay.com

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# Studenti sotto pressione: ansia, panico e abbandoni

Secondo un sondaggio, il 76% degli studenti del liceo milanese Giosuè Carducci soffre di attacchi di panico. La pressione derivante dalla necessità di emergere a livello didattico schiaccia i ragazzi, ancora di più da quando alcune attività come stage e attività extracurricolari sono messi a rischio dalle restrizioni per il covid. In una situazione in cui sono negati i rapporti sociali e in cui la scuola offre solo lezioni frontali, dare il massimo non è sempre possibile, e ad aggravare questa sensazione di incapacità è il fatto che chi invece riesce viene messo sul piedistallo con articoli e interviste sui giornali locali.  Il 60% degli studenti partecipanti al sondaggio hanno sottolineato il fenomeno degli abbandoni, confermando il fatto che nella propria classe c’è almeno un compagno che ha smesso di frequentare la scuola dopo il fenomeno d.a.d.

Credits: pixabay.com

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# Non solo salute mentale: da rivedere anche il progetto scuola lavoro e la reintroduzione degli scritti alla maturità

L’occupazione del Carducci ha come scopo quello di portare in risalto non solo la salute mentale degli studenti legata all’ansia da prestazione, ma le richieste riguardano la revisione del progetto scuola lavoro, che avrebbe portato più disagi che svantaggi da quando è nato: molti studenti lamentano di non aver ricevuto l’appoggio della scuola per la ricerca di un ambiente lavorativo, e tanti hanno fatto qualcosa che non corrisponde nemmeno lontanamente al corso di studi frequentato. Un altro tema è la maturità, e il ritorno degli scritti, che nonostante siano stati affrontati per decenni, prima dell’arrivo della pandemia, con la loro reintroduzione in un periodo di ritorno alla normalità, spaventano gli studenti al punto tale da richiederne la rimozione o la modifica.

Credits: Bing.com

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# Problematiche sul filo del rasoio

L’occupazione del liceo classico Carducci di Milano, non è la prima e non sarà neppure l’ultima. La richiesta di aiuto degli studenti, che vogliono riprendere le attività sociali della scuola, diminuire l’ansia da prestazione e svolgere attività più stimolanti all’interno degli istituti scolastici è un tema molto diffuso. La presa di coscienza della propria salute mentale e dell’importanza di questa nell’affrontare il percorso scolastico, rendendo possibile raggiungere risultati migliori, contribuisce a richiedere modifiche al sistema.

Il fatto che oggi si parli di tutela psicologica può essere però un’arma a doppio taglio: la pandemia, e in particolare la d.a.d, hanno portato in primo piano la problematica di una scuola non stimolante ed estremamente competitiva, allo stesso tempo gli studenti più pigri giustificano l’abbassamento del loro rendimento scolastico. La problematica degli abbandoni, che è forse ancora più reale, è strettamente legata ai disagi della d.a.d e della svalutazione dello studente in quanto persona all’interno della scuola italiana, e di questo bisogna prenderne atto con rapidità.

Credits: pexels.com

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SARAH IORI

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Elio FRANZINI: “la mia Milano sarà più ATTENTA ai GIOVANI”

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Credits: milano.corriere.it Elio Franzini

Elio Franzini. Milanese Doc, filosofo e Rettore della Statale. E’ nel direttivo di diverse fondazioni e dirige due collane di testi filosofici: “Discorso, Figura” per Mimesis e “Il dodecaedro”. Il suo pensiero riprende molto Husserl, il padre fondatore della scuola fenomenologica che nella prima metà del Novecento ha denunciato la crisi delle scienze contemporanee. 

Elio FRANZINI: “la mia Milano sarà più ATTENTA ai GIOVANI”

Credits: varesenews.it
Elio Franzini

La cosa che ami di più di Milano?

Lo so che può apparire assurdo, ma di Milano amo moltissime le giornate di nebbia, sempre più rare, in cui si gira con le mani affondate nelle tasche e ci si affretta in un’ovatta che avvolge.

navigli romani con generatori di nebbia

Quella che invece ti piace di meno?

Direi due punti, uno meteorologico: le giornate umide e calde, in cui la città diviene davvero insopportabile, con l’aria ferma e densa. L’altra sociale, ma comune a tutte le grandi città: i senzatetto, pur con la loro dignità, coloro che la città non sa o può accogliere.

credits: ilfattoquotidiano

 Il tuo locale preferito?

Temo di non averlo, ma è per questioni anagrafiche… però amo provare, senza fidelizzarmi…

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Mi piace molto camminare per la città, che rivela bellezze inaspettate da scoprire. Pensate a quante belle chiese ci sono da porta Ticinese al Duomo. Un giro che consiglio.

Porta Ticinese

La canzone su Milano a cui sei più legato?

Indubbiamente “Luci a San Siro” di Roberto Vecchioni, un capolavoro.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Ve ne sono molti, ma quello che amo di più è in Provincia di Pavia, ed è la Certosa. Ma sono molto belle anche le cascine, che ancora si trovano.

Credits: @michelisofi_
Certosa di Pavia

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Davvero tante. Ma su tutte vorrei ricordare il lavoro dei nostri ospedali, la certezza che per qualunque patologia lì si troverà cura, assistenza e passione.

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Duomo, perché ricordo il giorno della sua inaugurazione (linea rossa, allora linea 1), tanti tanti anni fa…

Credits metroricerche – Scavo M1 Duomo

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Milano è una grande metropoli internazionale, per cui le cose curiose sono quotidiane, ma si tende, ormai, a non vederle più. La cosa più bella, che si rinnova, è la solidarietà dei milanesi, che c’è anche quando non appare.

 Il quartiere che ami di più?

Porta Ticinese, con cui mi lega un cordone ombelicale: nato lì, e mai venuto via. Ma non mi sono mai annoiato!

credits: it.wikipedia.org

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Milano funziona, si può sempre migliorare. Direi più isole pedonali, che renderebbero la città maggiormente vivibili.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Non saprei: Milano è inserita in un contesto produttivo e sociale che esce dai limiti del Comune. Avrebbe senso se si potesse dare maggiore autonomia alla Città metropolitana, che in parte peraltro già possiede.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Non in un’altra città… Milano è per me insostituibile. Per cui sarò banale: in Liguria, sul mare, sicuro che dopo una settimana vorrei tornare a Milano…

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Un grande lavoro di rigenerazione urbana dei quartieri esteticamente e socialmente più compromessi. Milano non deve concentrarsi su alcune “isole”, ma diffondere ovunque un modello virtuoso presente solo in alcune zone.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

I tempi mi costringono a essere banale. Una Milano che torni non come prima, ma meglio di prima, attenta all’inclusione sociale e alle esigenze dei giovani che qui vogliono vivere e costruire una famiglia. Questo è essenziale.

Credits: europar.europa.eu
Elio Franzini

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Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

È allarme per BRERA: il quartiere sta sprofondando nel degrado?

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Ph. artribune.com

Allarme lanciato da ArtTribune: Brera sta sprofondando nel degrado!
La serie infinita di emergenze geopolitiche sta cambiando il cuore di Brera, uno dei quartieri più caratteristici di Milano. Ma è probabile che ci sia più di una chiave di lettura. Cerchiamo di fare luce. 

È allarme per BRERA: il quartiere sta sprofondando nel degrado?

# Brera non è solo una cartolina

Credits: @calzetterosse IG

Da quando sono nata nel 1969, credo di aver sentito nominare più volte “le varie malattie di Brera” rispetto al celeberrimo Ponte sullo Stretto di Messina. Questo per dire due cose: la prima è che, se vogliamo, a Milano non scherziamo in fatto di perenni problemi irrisolti; la seconda per mettere l’accento sulle lamentele che gli abitanti di Brera rivolgono alle amministrazioni e alla cittadinanza di Milano, per far prevalere i propri capricci.

Gli abitanti di Brera vogliono vivere in una fiaba, svegliarsi tutte le mattine ed ammirare il ciottolato delle strade come se stessero ammirando una personalissima cartolina illustrata, di quelle che si usava spedire negli anni ’70 (Saluti da Brera). Soprattutto, quando non possono rivendicare la nuda proprietà dei propri vicoli, inizia lo stillicidio del benaltrismo. Cari amici di Brera, aprite il libro delle favole a pagina ventotto che iniziamo a leggerlo insieme…

Leggi anche: Il “MOSTRO EDILIZIO” in costruzione tra Brera e Garibaldi: una raccolta firme per BLOCCARLO

# Artribune: dehors e jersey i principali motivi di degrado

Credits: @cs7kalos IG

ArtTribune scrive che “È all’alba, quando è ancora deserta, che Brera, (…) appare più malinconica, perché il degrado del tessuto urbano storico e dell’atmosfera del quartiere simbolo della cultura milanese si fa più evidente.” Dove emergerebbe il degrado secondo il sito d’arte?

Innanzitutto dai dehors
“Negli ultimi anni Brera è mutata: un turismo volgare, ben diverso da quello culturale che meriterebbe, ne ha spento lo spirito artistico, deprimendo i residenti e allontanando i milanesi, mentre i dehors, esplosi con il Covid, ne hanno offeso il paesaggio.” 
“Si tratta di veri e propri volumi addossati ai palazzi, che occupano selvaggiamente il suolo pubblico, nascondono le vetrine e le facciate e negano persino la visione prospettica di Via Fiori Chiari, strada-gioiello di Milano.”

Ai dehors si aggiungono altre lacune o interventi che deturpano la sua bellezza.  “Vi si avverte una provvisorietà preoccupante ma consolidata. Va osservato che Brera è tra i pochi quartieri che non hanno beneficiato degli investimenti per l’Expo. Lo dimostra quanto sia mal illuminata di notte e poco pulita di giorno (non per l’ineccepibile lavoro di Amsa ma per la mancanza di cestini) o come sia mortificato il verde. Emblema della trascuratezza sono le misure provvisorie antiterrorismo che deturpano da cinque anni piazzetta e via Brera: guard-rail in cemento disseminati per rendere tortuosi i percorsi e costringere i veicoli a moderare la velocità. Anche gli investimenti privati a Brera sembrano in stallo. I cantieri non sono conseguenza dei bonus edilizi: vari ponteggi, snobbati anche dalle pubblicità, sono fermi da anni, con teli ingrigiti dallo smog.”

# Critiche comprensibili anche se…

Artribune offre uno spunto di riflessione, come tutto ciò che può aiutare a migliorare Milano. Le considerazioni dell’autrice, Renata Cristina Mazzantini, sulle cause del “degrado” di cui soffrirebbe Brera sono di grande impatto emotivo. Peccato che, a parere di chi scrive, sulla scia dell’emotività non si trovano soluzioni di testa, ma solo “di pancia”.
Brera sta cambiando, da quartiere degli artisti sta progressivamente diventando un distretto di tendenza per il divertimento notturno. Giovani e meno giovani si ritrovano per passare la notte a Brera in compagnia degli amici e di una birra. Il chiasso notturno è insopportabile, ma il degrado di Brera viene individuato dalla mancata «visione prospettica di Via Fiori Chiari, strada-gioiello di Milano», causata dai dehor spuntati ai lati dei vicoli. 

Leggi anche: I RISULTATI di Londra dopo essere diventata città stato (e che ora teme di perdere con la Brexit)

# Brera vista dalla periferia

 

È purtroppo vero che il quartiere ha subito l’abbandono di gallerie d’arte e showroom di alta moda. Ma la colpa, a parere di chi scrive, non si può ricondurre alla nightlife sviluppatasi negli ultimi anni.
«Ah, come sarebbe bello se Brera ritornasse quella dei tempi in cui Manzoni vi passeggiava con il Fontana!», come scrive l’autrice dell’articolo di Art Tribune. 
A me spiace molto dirlo in questi termini, ma quell’immagine è una leggenda. La realtà è che molti abitanti di Brera, se potessero, la trasformerebbero in una Gated Community, un quartiere chiuso. E qualcuno doveva pur dirvelo.

Leggi anche: Una RIVOLUZIONE nella Città Metropolitana: il PROGETTO SICUREZZA

# La proposta: chi vive a Brera torni a pensare a tutta Milano non solo alla via sotto casa 

La Brera del Manzoni – Credits: milanoincontemporanea.it

A Brera tutto è sempre stato un problema. Prima i bordelli, perché quando il Manzoni passeggiava su quel ciottolato, Brera sfruttava donne e bambine con la prostituzione, così come spesso accade il problema è stato spostato un po’ più in là, al Bottonuto (livello benaltrismo: pro). Oggi le preoccupazioni maggiori ricadono sui dehor dei locali. Poco importa che siano un motivo di attrazione per chi vive Brera la notte e nei suoi locali. Ciò che conta è tutelare il decoro per i residenti. Anzi, qualche dehors in meno significa anche meno schiamazzi e disagi per chi ci vive. Un classico di una Milano che ama dormire sonni tranquilli, schivando i problemi degli altri.
Ma questo benaltrismo è da sempre una tradizione di questo quartiere, come quando il problema prima dei dehors erano i pittori, allontanati dai tavolini dei ristoranti perché l’odore della trementina mal si univa a quello della parmigiana di melanzane servita al ristorante.
Adesso mi viene il sospetto che dopo anche l’aroma della parmigiana possa aver in qualche modo infastidito la sciura del primo piano.

Leggi anche: La storia di MILANO a LUCI ROSSE

# La soluzione proposta (più burocrazia) è in realtà il vero male della Milano di oggi

Credits: @cuoduepuntiio IG

ArtTribune auspica come soluzione più controlli e più interventi della Soprintendenza quando forse è proprio ciò che auspica il sito dell’arte radical a essere il vero problema della Milano di oggi. Le soluzioni a questo puzzle di dehor messi insieme senza criterio, non sono da ricercare nell’iter burocratico autorizzativo della Soprintendenza: Milano è stata uccisa dalla burocrazia, non so se ve ne siete accorti.
A Milano l’intervento della Soprintendenza e della burocrazia in generale è quasi sempre il problema, più che la soluzione. Perché i blocchi, ritardi e le correzioni continue possono tutale forse la tranquillità di chi vive di prospettive estetiche ma quasi sempre significano arrestare il dinamismo e lo spirito di iniziativa che sono il motore ormai inceppato di Milano.  

No, cara Renata Cristina Mazzantini, non si dice benvengano ai guard rail di cemento, che hanno trasformato Brera e il centro di Milano in un check point di Bagdad. Si osserva la situazione e si cerca di migliorare città e quartiere, in una visione meno miope, perché Brera, come ogni quartiere, è un bene di tutta la città e anche di chi la vive venendo fuori, non è un’esclusiva dei suoi residenti. 
Quindi perché invece non possiamo dichiarare de-militarizzata Milano, togliendo tutto, anche quelle ridicole transenne intorno al sagrato del Duomo?
La soluzione, volendo, è nel criticare la scellerata gestione delle emergenze, che riduce i nostri quartieri in deserti pericolosi o luoghi di aggregazione improvvisati.

Soprattutto, amici burocrati: fate in fretta. Se necessario chiedete i miei recapiti che vengo a dare una mano a pulire e sistemare Brera, così potrete spendere una parola credibile in periferia.
Perché se non mettete a posto il quartiere centrale che è anche la vostra casa, in periferia dove abito io, come pensate di ricevere la necessaria fiducia per pronunciare una qualsiasi sentenza?

Articolo di riferimento: Artribune

Continua la lettura con: Firmato un ACCORDO tra il Comune di Milano e le FORZE ARMATE

LAURA LIONTI

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A Milano un CHECK è d’obbligo: ma come si dice in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Il Sanremo del Titanic

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Mai come quest’anno il Festival ha trasmesso una analogia tra l’orchestra di Sanremo e l’orchestra del Titanic.

In un momento in cui la situazione del Paese dal punto di vista sociale, economico ed energetico sta collassando, il Festival di Sanremo ha battuto ogni record di ascolto.
Forse le persone si stanno rendendo conto che è meglio allietarsi il tempo che ci resta piuttosto che martorizzarsi all’infinito con disposizioni e provvedimenti che, anche se non risolvono in nessun modo il problema, rendono la vita delle persone praticamente impossibile.

Bisognerebbe rivalutare la stessa idea di orchestra del Titanic che viene usata come metafora per indicare persone che se la godono nonostante l’infausto destino. Del resto la vita è questo: cercare di renderla più apprezzabile possibile pur sapendo che il finale è inesorabile.

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MILANO CITTA’ STATO 

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NUOTARE nel GHIACCIO e altre avventure da VIVERE SOTTOZERO

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Credits: pinterest.com

L’inverno è un periodo magico per affrontare avventure freddolose. Ci sono luoghi in Italia dove è possibile vivere esperienze sottozero in tutta sicurezza.

NUOTARE nel GHIACCIO e altre avventure da VIVERE SOTTOZERO

# Due modi di vivere l’Inverno: in cerca del caldo o sfidare il freddo estremo?

Ogni anno l’Inverno offre spettacoli naturali inimmaginabili, da fiumi ghiacciati, a città innevate, da stalattiti di ghiaccio a paesini montani sommersi da metri di neve. Ci sono alcune esperienze che si possono vivere solo in questa stagione, rinvigoriscono il corpo e l’anima, grazie a temperature bassissime e successivi premi calorosi. La tendenza è quella di sfuggire al freddo rintanandosi in un luogo caldo, sorseggiando qualcosa che ci coccoli, ma altrettanto è il desiderio di vivere avventure temerarie che vanno ben oltre lo sci. Le Alpi propongono sfide sempre più interessanti per i coraggiosi che preferiscono sfidare il freddo piuttosto che rintanarsi nel letargo della propria abitazione.

Credits: pexels.com

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# Nuotare tra i ghiacci

A Zillertal, nel Tirolo austriaco, si trova il lago di Hintertux, di origine glaciale. È la meta prediletta per gli appassionati nuotatori ma non molti sanno che vi si può nuotare anche d’Inverno. Per chi lo desidera, ed è nelle condizioni fisiche per farlo, il lago si può affrontare anche quando le temperature raggiungono temperature sotto lo zero. Ma non solo, chi fosse abbastanza coraggioso, potrebbe anche avventurarsi all’interno del ghiacciaio. Il percorso porta nelle viscere di esso a 30 metri di profondità, attraverso grotte attraversabili a bordo di un canotto oppure con il supporto di stand up paddle o, se si è abbastanza folli, direttamente a nuoto.

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# Snowkite e arrampicata sul ghiaccio

Altre attività vengono ricordate dal sito siviaggia.it. Tirolo si trovano numerosi laghi, molti dei quali si ghiacciano nella stagione fredda. La pista da pattinaggio per eccellenza del territorio è il lago Piburger See in Ötztal, il cui spessore del ghiaccio permette di godere della bellezza del paesaggio circostante tra evoluzioni e tranquille scivolate sul lago. Per chi invece preferisce l’attività meno elegante dello sci di fondo c’è Haldensee, lago ghiacciato che si copre di neve.

Per gli amanti della velocità esiste lo snowkite, corrispondente invernale del kitesurf, che permette di essere trascinati da un aquilone sui pendii e le spianate innevate del Tirolo. La valle Kaunertal e la valle Sellraintal, nei pressi di Innsbruck, sono invece famose per la più classica delle avventure invernali: l’arrampicata sul ghiaccio. Spesse pareti di ghiaccio ospitano i più appassionati scalatori da anni, proponendo loro percorsi tra i 30 e 110 metri di percorrenza.

Credits: pixabay.com

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SARAH IORI

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I nuovi AVVENIRISTICI TRENI per la METRO di Torino

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Il nuovo treno

La metropolitana di Torino si rinnova, migliorando i servizi, guardando ad un futuro risultato della nuova transizione ecologica e digitale della città. Queste le prossime novità.

I nuovi AVVENIRISTICI TRENI per la METRO di Torino

# Quattro nuovi treni

La città di Torino ha firmato un accordo di 156 milioni di euro con Alstom Ferroviaria per migliorare la viabilità e le strutture di trasporto della linea metropolitana 1. L’obiettivo dell’amministrazione del sindaco Lo Russo è migliorare i trasporti pubblici della città, riducendo tempi di attesa, aumentando la possibilità di trasportare biciclette, e garantire eventuali nuove linee notturne, questo nella direzione di rendere la città più tecnologica e green. Per rispettare tali obbiettivi sono stati acquistati quattro nuovi treni.

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# Più velocità di trasporto

Alstom Ferroviaria si concentra nel fornire nuovi treni e rinnovare il sistema di segnalamento, che velocizzerà i tempi di viaggio dei nuovi treni, che invece di passare con una frequenza di 120 secondi, passerà a 80 secondi, anche grazie al nuovo sistema digitale di gestione della metropolitana. Quindi in termini di orario e di esercizio verrà aumentata la disponibilità dei treni, che necessiteranno di un numero minore di interventi di manutenzione, diminuendone i costi.

Credits: pexels.com

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# Nuovi treni

Per aumentare l’efficienza del trasporto pubblico torinese sono stati comprati quattro nuovi treni, che hanno una capienza di 320 passeggeri l’uno, diminuendo quindi i tempi di attesa. Ogni treno garantisce poi la possibilità di portare a bordo le biciclette, soddisfacendo una precisa richiesta dei cittadini, che sono convinti della necessità di un utilizzo dei trasporti più cosciente della direzione della metropoli verso una sostenibilità sempre maggiore.

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# Aumento dell’occupazione

Questi nuovi interventi sui trasporti pubblici porteranno nuove occupazioni: Alstom Ferroviaria sta aprendo nuovi uffici, uno sarà dedicato esclusivamente alla gestione della rinnovata linea 1, a lavorarvi sarà un’equipe di circa 10 persone, mentre un gruppo di 70 tecnici sarà al lavoro nel nell’assemblaggio dei nuovi treni e nella transizione al nuovo sistema di gestione digitale.

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SARAH IORI

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Dove il PARCHEGGIO costa di più e dove costa di meno nel mondo? Le SORPRESE in CLASSIFICA

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Desiderio contro realtà si scontrano spesso in tema di parcheggi, fino a diventare scontro. L’automobilista vorrebbe trovare parcheggio immediatamente invece, in una grande città, è costretto ad uscire di casa almeno 20 minuti prima, perché deve cercare e poi trovare parcheggio.
C’è un motivo ed è quello che non immagina nessuno…

Dove il PARCHEGGIO costa di più e dove costa di meno nel mondo? Le SORPRESE in CLASSIFICA

# Parcheggiare nelle Capitali

Credits: GLady, Pixabay

Sono 48 le capitali analizzate dagli analisti di Picodi.com, oppure le grandi città del mondo anche se non formalmente capitali di stato.
I parametri tenuti in considerazione sono: il costo di 1 ora di sosta a pagamento, nelle zone dedicate, insieme al costo (annuale) del permesso di parcheggio per residenti.
Non mancano le sorprese assolute, anche se c’è da specificare che si tratta di un’analisi di dati ricavati dai siti web delle varie municipalità, che le tariffe orarie si intendono per ora intera e non frazione, calcolata nei giorni feriali e che, nei costi dei permessi ai residenti, non sono inclusi eventuali sconti e bonus concessi per auto elettriche e facilities di questo genere.

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# La classifica più in dettaglio: costo orario

Credits: flutie8211, Pixabay

Londra si rivela la città più cara per questo specifico parametro: un’ora di sosta nella capitale inglese arriva a costare fino a 9.90 Euro.
Seguono poi Amsterdam, nel cui centro posteggiare l’auto arriva a costare 7,50 Euro, stessa tariffa prevista a Oslo.

All’indomani della pubblicazione del nuovo paniere dell’ISTAT, il costo del parcheggio della capitale italiana, tradisce l’economia povera del paese: parcheggiare a Roma costa circa 8 volte meno che nella Grande Londra. Se anche il rapporto dei guadagni, tra romani e londinesi fosse così penalizzante, ci sarebbe di che allarmarsi. Naturalmente non è così, questo parametro è influenzato dall’altra variabile di analisi: i permessi ai residenti.
La più economica è Yerevan, capitale dell’Armenia, in cui il posteggio ha la tariffa di 0,18 € all’ora.

Nel ragionamento, bisogna sempre considerare che il parcheggio in area centrale è più oneroso di una sosta in periferia. La città che, più di tutte, accentua questo fattore è Dublino, rispettivamente con € 3,20 e 60 centesimi /ora.

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Infografica – Credits: Picodi.com

# Costo (e indotto) del permesso ai residenti

Credits: Kelly L, Pexels

Ben 6 delle 48 capitali prese in considerazione, nelle zone di sosta a pagamento con parchimetro, permettono ai residenti di parcheggiare l’auto gratuitamente nei dintorni di casa. Sono Lisbona, Roma, Skopje, Città del Messico, Tirana e Buenos Aires. Per i residenti di Lisbona il privilegio arriva fino a due auto per ogni nucleo familiare.

Il disincentivo al pagamento della sosta, si traduce automaticamente in un incentivo all’uso dell’automobile.
Le conseguenze ricadono quindi sul traffico quotidiano, sullo scarso utilizzo dei mezzi pubblici, sull’inquinamento e – soprattutto – sui lati delle strade, in cui ogni metro disponibile è occupato dalle auto in sosta.
Tutte le città sono divise in zone amministrative, che influenzano il costo del permesso residenti, ad eccezione di Parigi, che ne ha una sola.
Le città del podio per il permesso più costoso per i residenti sono Stoccolma, Riga e Amsterdam.

# Uno scontro integralista

Credits: distelAPPArath, Pixabay

In ogni città, tra diversi utenti del traffico, lo scontro integralista che nasce parlando di parcheggi è talmente estremo da diventare divertente.
L’automobile in città, da mezzo di trasporto comodo o indispensabile, è diventato un oggetto di culto e il parcheggio, come in ogni buon “credo” fa parte dei rituali.

Un interessante studio condotto da Urbis in tre città dell’Australia, Melbourne, Yarra e Stonnington, sancisce che per ogni spazio dedicato al posto auto (calcolato in circa 25 m² tra occupazione reale e spazio di manovra necessario), posizionato davanti ad una attività commerciale, porta un incasso giornaliero differente se il parcheggio viene occupato da un’auto, da bici o da dehor.
In pratica, se ad utilizzare i 25 m² è un’auto, l’incasso previsto è circa 950 dollari; 1.700 $ se gli utenti sono ciclisti, mentre 1.660 sono i dollari previsti se lo spazio è dedicato ai dehors. Dati analoghi arrivano anche da paesi decisamente più bike friendly dell’Australia, come Danimarca e Olanda, più vicine alla nostra cultura.
Dovremmo abbandonare le posizioni integraliste ed aprirci ad altri pensieri.
Ah già: l’Italia non è la Danimarca e nemmeno l’Australia.

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LAURA LIONTI

copyright milanocittastato.it

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Parigi avrà una FUNIVIA URBANA: semaforo verde al progetto

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Credits cable-a-telaval.fr - Funivia

Sarà la prima funivia della capitale francese. Ecco come verrà realizzata e quando inaugurerà.

Parigi avrà una FUNIVIA URBANA: semaforo verde al progetto

# Cable A: la funivia per collegare la periferia esterna a un capolinea della metro

Credits parigionline – Funivia

Dopo l’approvazione dello studio di fattibilità e della dichiarazione di pubblica utilità diventa ufficiale il progetto per la realizzazione della prima cabinovia di trasporto pubblico della capitale francese. La nuova funivia si chiamerà Cable A e collegherà diversi quartieri periferici ma popolosi della periferia sud-orientale di Parigi al capolinea della linea 8 della metropolitana. Potrebbe anche non è essere l’unica funivia di quel quadrante della città e di area metropolitana, infatti ci sono allo studio altri cinque progetti analoghi per la regione della Grande Parigi.  

# Le caratteristiche della linea

Credits cityrailwaws – Tracciato funivia

La linea sarà lunga 4,5 chilometri, con 5 stazioni, e andrà da Créteil a Villeneuve-Saint-Georges via LimeilBrévannes e Valenton in 17 minuti trasportando i passeggeri a 40 metri d’altezza.

Ogni cabina potrà trasportare 10 persone alla volta e i vetri saranno opachi per non disturbare la privacy degli abitanti delle zone in cui transita la linea. Il bacino servito sarà di circa 20.000 persone e renderà più facile per i pendolari diretti al centro di Parigi l’accesso al sistema della metropolitana, riducendo traffico stradale e inquinamento, e velocizzando anche i collegamenti tra la rete di scuole, università, ospedali e uffici pubblici sparsi nell’area. 

# La data di inaugurazione

 

La funivia è risultata essere la soluzione migliore, in quanto l’area è collinare e divisa in due da diverse autostrade, dalla linea ferroviaria ad alta velocità e dai binari che portano a un grande deposito merci su rotaia, ma anche la più economica con il costo dell’opera calcolato in 132 milioni di euro.

Credits cable-a-telaval.fr – Progetto stazione Émile Zola

La prima proposta è datata 2008, ma l’approvazione dello studio di fattibilità è arrivata solo a fine del 2021. I lavori dovrebbero iniziare entro la fine del 2022 e l’inaugurazione è prevista per il 2025

Fonte: Bloomberg

Continua la lettura con: Progetti di METROPOLITANE abbozzate ma MAI REALIZZATE in altre città italiane

FABIO MARCOMIN

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Natalia MOLCHANOVA: “la mia Milano farà incontrare il VERDE e la CULTURA”

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Natalia Molchanova

Natalia Molchanova. Influencer, comunicatrice, imprenditrice russa con il cuore a Milano.
Dalla Russia ha preso la grinta, da Milano lo stile. In questo momento a Milano serve molta più grinta, molta più Russia.

Natalia MOLCHANOVA: “la mia Milano farà incontrare il VERDE e la CULTURA”

Natalia Molchanova

La cosa che ami di più di Milano?

Multietnicità. Contiene tutta Italia dentro. La città più inclusiva d’Italia.

Quella che invece ti piace di meno?

A volte è un po’ snob.

Il tuo locale preferito?

Lacerba” per bere, “Piz” per la pizza, “Convivium” per cene cordiali.

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Passeggiare in giro per la città senza meta e scopo.

La canzone su Milano a cui sei più legato/a?

Milano-Immaginazione di Benvegnu

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Tutti i laghi.

lago como, milano
lago como, milano

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Crescere

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

Duomo. Adoro salire i gradini e vedere il Duomo dal basso.

Credits Urbanfile – Dissuasori Duomo

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Come si trasforma per i vari Fuorisalone

Fuorisalone 2019. Credits: @licialupelli (INSTG)

Il quartiere che ami di più?

Moscova/Brera (per me è un tutt’uno)

Credits: @sardiniamood
Brera

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Combattere i dogmi in ogni forma

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Non in Italia. Se in Italia non ci fosse Milano probabilmente sarei già andata via.

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

– Potenziamento mezzi pubblici
– Più spazi comuni per lavoro, smartworking etc.
– più attività all’aperto, fare incontrare il verde e la cultura.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che diventi veramente autonoma e faccia vedere all’Italia cosa sia il vero senso civico.

Natalia Molchanova

Continua la lettura con: Tutti personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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