A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I bambini sono l’entità più plagiata che esiste. Sono plagiati per definizione perché devono ancora apprendere tutto.
Sui temi di attualità e riguardanti la società nel suo complesso i bambini si uniformano sempre all’opinione pubblica prevalente. La maturità dovrebbe coincidere con il momento in cui si acquisisce un’autonomia di pensiero rispetto agli altri e in cui si diventa individui con una propria personalità e proprie idee, differenziandosi dalla massa e pronti a dare il proprio contributo originale alla comunità.
In Italia la politica sembra orientata a voler abbassare la maggiore età, dando diritto di voto anche ai sedicenni.
Se si deve misurare la maturità con il grado di autonomia di giudizio, lo spirito critico e la capacità di non essere influenzati e manipolati dai media, la giusta età per la maggiore età dovrebbe essere attorno ai cinquant’anni, volendo essere di manica larga.
Vivere alla giornata e seguendo il flusso delle mode può essere positivo perché sei integrato nel trend del momento, ma allo stesso tempo il pericolo è di perdere di vista l’attitudine a progettare il futuro e di essere attivi e non passivi nei confronti dell’ambiente circostante.
L’Italia dei Peter Pan è l’Italia che ha sempre paura di scegliere e preferisce mettersi in coda alla fila più lunga, scambiando la superficialità esistenziale per libertà.
Una delle cause da rimuovere in questa situazione è il passaggio dalla mamma allo Stato-mamma che avviene nella società contemporanea. L’unica via di uscita sarebbe fare come avviene in natura: il tigrotto diventa adulto quando mamma tigre lo lascia solo al suo destino.
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Il parco Portello è un progetto partito nel 2009, il suo completamento potrebbe vedere la luce negli ultimi giorni di gennaio.
PARCO ALFA ROMEO al Portello: arriva l’ultimo tassello di un progetto durato 10 anni
# Un progetto a lotti
Il Parco Industria Alfa Romeo a Portello ha cominciato la sua realizzazione con un procedimento a lotti: i primi sono stati fatto tra il 2009 e il 2010, che sono stati aperti al pubblico nel 2011. Nel 2015 venne aperto un secondo lotto e nel 2017 un successivo. L’area di costruzione è quella degli stabilimenti dall’Alfa Romeo, dismessa negli anni ’80. Negli ultimi giorni di gennaio 2022 si parla del completamento dell’ultimo lotto, fino ad ora lasciato da parte, che si trova tra viale Renato Serra e viale Alcide de Gasperi, a sud del parco.
Oltre al completamento dei lotti, Deltapav ha realizzato passaggi pedonali tramite la tecnica detta del “sasso slavato”, con l’utilizzo di sassi rossi e bianchi, che rendono naturale e particolare l’architettura del parco. Area naturale e artificiale, il parco Portello vedrà presto il suo completamento, ampliando gli spazi verdi della metropoli milanese e garantendo la possibilità di passeggiare in mezzo a prati e camminate su ciottoli.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’espansione di Manhattan verso il porto potrebbe risolvere due problemi annosi che affliggono la metropoli americana. Ecco come verrebbe realizzato.
Il progetto di NEW MANHATTAN per risolvere due gravi PROBLEMI di New York. Potrebbe ispirare anche Milano?
# Ci sarà una “New Manhattan”?
Credits dezeen – New Manhattan
La proposta di espandere l’isola di Manhattan, verso sud nelle acque del porto di New York oltre la Statua della Libertà, arriva da Jason M. Barr, professore universitario di fama, ricercatore nonché editorialista su varie riviste che si occupano di economia urbana. Il suo piano è stato pubblicato in un articolo sul New York Times e “rivolto” al sindaco della città Eric Adams. Il nuovo quartiere della città si chiamerebbe New Manhattan con una superficie di oltre 7 kmq di nuovo spazio delimitato dai fiumi Hudson e East.
# Governor Island verrebbe inglobata trasformandosi in un secondo Central Park
Credits gaelle2907nyc IG – Governors Island
Governors Island, che si trova in mezzo alla baia, verrebbe inglobata dall’allungamento di Manhattan diventando come un secondo Central Park. L’isola di 70 ettari ha 17 ettari di parco e verrebbe circondata dagli edifici di New Manhattan. Già oggi l’isola sta diventando un centro di studi sul clima tra i più importanti del mondo, con una sede universitaria, laboratori di ricerca ma anche alberghi, negozi e strutture turistiche.
# L’obiettivo del progetto è combattere il cambiamento climatico e fornire alloggi a prezzi contenuti
Credits igormattio-pixabay- New York di notte
Barr sostiene che l’estensione a Manhattan, andrebbe a risolvere due problemi annosi della Grande Mela: “Il primo è il problema sempre più incombente delle mareggiate e delle inondazioni dovute al cambiamento climatico. Il secondo è che New York ha bisogno di più alloggi. C’è un grave problema di accessibilità degli alloggi in città e qualsiasi aumento dell’offerta può aiutare ad alleviare il problema“.
Con questa espansione si aiuterebbe infatti a rafforzare la resilienza alla minaccia dell’innalzamento del livello del mare, proteggendo le aree vulnerabili della metropoli e sarebbe progettato con zone umide e paludi attorno al suo perimetro per assorbire le mareggiate.
Inoltre ci sarebbe spazio per 180.000 unità abitative, dalle villette monofamiliari ai grattacieli fino alle case accessibili alle famiglie a basso reddito, per 250.000 abitanti, risolvendo in parte il problema del costo esorbitante delle abitazioni.
L’operazione sarebbe anche sostenibile a livello finanziario. La differenza tra i costi di costruzione degli edifici e i valori di vendita delle abitazioni potrebbe essere utilizzata per finanziare la creazione del terreno artificiale e delle relative infrastrutture.
# Una soluzione non nuova per New York
Secondo Barr, la proposta si basa su precedenti storici precedenti poiché l’isola di Manhattan è stata ampliata numerose volte da quando è stata colonizzata dagli europei nel XVII secolo. “Creare nuova terra attraverso le bonifiche e l’aggiunta di terreno è una tradizione secolare“, ha spiegato Barr. “La Lower Manhattan, a sud del municipio, è stata ampliata di quasi il 50%. Gli olandesi, poi gli inglesi, poi gli americani hanno creato questa terra perché ha aiutato l’economia di New York a crescere e prosperare“.
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Un guasto a un treno merci a Tavazzano è l’ennesimo episodio a causare ritardi e rabbia dei pendolari sulla linea Milano-Piacenza-Bologna.
In mezzo ad incertezze e disagi loro, i passeggeri, inferociti ma anche proattivi: ecco come si può rimediare già nel breve periodo.
La richiesta dei pendolari: la S12 come una “METROPOLITANA LEGGERA” tra Milano e Lodi
# Odio i lunedì
Credits: @patrick_trainspotter IG
Così cantava decenni orsono Vasco Rossi e, in effetti, la settimana non poteva iniziare peggio di come ha fatto lunedì 24 gennaio.
Il guasto di un treno merci alla stazione di Tavazzano (LO) ha messo fuori gioco la linea pendolari Bologna-Piacenza-Milano, causando ritardi e cancellazioni che si sono susseguiti all’ora di punta, tra le 7 e le 8 del mattino. Di riflesso si sono accumulati ritardi di almeno 30-45 minuti sulle corse successive, cancellazione di 7 corse soprattutto sulla linea S1, la linea Milano-Lodi, con conseguente catena di disagi sui pendolari del Sud Milanese.
Questa linea è una delle più trafficate e frequentate dai pendolari e la situazione, per Trenord e viaggiatori, si è sempre rivelata poco stabile, come una specie di girone dantesco nel quale si entra puntuali (da parte dei viaggiatori), ma non si sa con certezza quando si esce. Stavolta è il guasto di un treno merci a Tavazzano, ma in passato altri episodi hanno caratterizzato, in male, questa tratta ferroviaria.
Altre volte sono stati un pantografo incastrato e la rottura della linea di tensione sopraelevata, a causare dei veri e propri “sequestri di persona” ai danni dei pendolari, bloccati in un limbo sospeso tra la banchina con vista su un display non aggiornato degli orari, o addirittura sui treni fermi in mezzo alla campagna della lodigiana.
Spesso, troppo spesso, questo limbo è causato da una gerarchia ferroviaria, per cui i pendolari, il vero motore di questa città e quindi di tutto il paese, devono fermarsi per dare precedenza a treni alta velocità, semivuoti negli orari in cui si concentrano i lavoratori.
Chi subisce questi disagi ha già proposto una serie di soluzioni.
Nel brevissimo termine si potrebbero utilizzare i fondi del PNRR in arrivo, per realizzare una serie di cambiamenti volti a stabilizzare il traffico pendolare e aumentare le corse in orario di punta.
Una prima richiesta è quella di riportare fino a Melegnano la linea S12, che permetterebbe di aumentare la frequenza delle corse. Contemporaneamente si deve dare attuazione all’annoso progetto di riqualificazione della stazione di Lodi. La conseguenza di queste scelte, porterebbe la S12 a diventare “metropolitana leggera” da Milano fino a Lodi, arteria tra due capoluoghi di provincia con corse ogni 12-15 minuti.
La seconda mozione dei viaggiatori è quella di ripensare l’interconnessione “lenta/veloce”, che subisce ogni giorno ritardi a causa della concomitanza di corse di Trenord, treni merci e Frecce varie. La proposta dei pendolari è di anticipare questa interconnessione tra Lodi e Tavazzano, per splittare la linea lenta ad uso esclusivo della S12 fino a tutta la tratta Lodi-Saronno.
La proattività dei pendolari continua, dopo aver iniziato un confronto con Regione Lombardia, cui spetta la paternità di Trenord. La criticità è sempre la frequenza delle corse, che Trenord ha ridotto su tutto il territorio regionale alle attuali 1800 circa, contro le oltre 2.300 degli anni di Expo e fino al 2018.
La priorità dovrebbe rimanere la tutela degli orari di punta, non solo quelli mattinieri: i pendolari hanno diritto di rientrare nelle loro case ad orari decenti, non solo arrivare al lavoro puntuali. Già, perché un episodio come quello di ieri, causa poi ripercussioni sulle linee fino a Saronno, Crema e Cremona e non vi è alcun bisogno di influenzare le vite e gli umori di mezza Pianura Padana, se si può evitare.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Giovanna Iannantuoni. Economista laureata alla Bocconi, Rettrice dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Una delle ancora poche rettrici donna nelle università, l’unica a Milano dove si sta distinguendo per essere una delle personalità più vibranti e innovative sulla scena cittadina.
Giovanna IANNANTUONI: “la mia Milano sarà sempre più modello di CITTÀ IDEALE, riferimento per l’Italia e attrattiva per il resto del mondo”
Credits: unimib.it Giovanna Iannantuoni
La cosa che ami di più di Milano?
Milano è la città delle opportunità, è attrattiva e inclusiva. È la città più europea del nostro Paese.
Quella che invece ti piace di meno?
Non c’è una cosa che mi piace meno, Milano l’ho amata da subito, da quando mi sono trasferita per studiare all’Università. Certo, in alcuni giorni il traffico può essere frenetico…
Il tuo locale preferito?
Le domeniche pomeriggio d’inverno amo portare mia figlia Chiara a bere una cioccolata calda. È un momento tutto nostro, lei mi parla della scuola e io le racconto dei miei impegni. È molto interessata al mio lavoro. Tra i locali dove amo bere una cioccolata calda con lei, c’è sicuramente Gay Odin.
Credits: @clubimpresestoriche Gay Odin
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Amo la natura, che sia il mare, la montagna o la campagna. Ho la fortuna di abitare in una zona circondata da ampie zone verdi, dove, appena posso, mi piace camminare. Quando sono in Università, in pausa pranzo, cammino nei pressi della Collina dei ciliegi, un luogo che amo molto.
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Non so se sia dedicata a Milano, ma se penso a una canzone che io dedicherei a Milano è “Sei tu la mia città” dei Negroamaro, gruppo tra l’altro pugliese come me. Quanta poesia in questi versi:
“Sei tu la mia città che si colora quando è sera
Dentro i vicoli e sei nera e ti ricordi solo allora
Della tua vera natura e hai bisogno un po’ di me
Per sentirti meno sola per sentirti una città
Che resta sempre ancora accesa”
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
La Lombardia è una terra meravigliosa: il parco di Monza, con i suoi giardini reali e la sua Reggia neoclassica, è di una bellezza mozzafiato. E poi ci sono i borghi come quello di Morimondo, il Parco della Vettabbia, con il borgo di Chiaravalle, la chiesina di Nosedo e le cascine. Appena ho un giorno libero mi ritaglio qualche ora per scoprire, insieme alla mia famiglia, gli angoli più belli che abbracciano Milano.
Credits: parcodimonza IG
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Senza dubbio la nascita di mia figlia.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
La fermata di Porta Genova, è lì che sono scesa quando sono arrivata a Milano per iniziare gli studi universitari. Da allora ho viaggiato molto, sono stata per lavoro all’estero, ma quella fermata rappresenta sicuramente il punto di partenza della mia carriera.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Più che la cosa curiosa, mi piace ricordare il circuito delle quattro Case museo di Milano (Villa Necchi Campiglio, Casa Bagatti Valsecchi, Museo Boschi Di Stefano e il Poldi Pezzoli), alcune di esse ancora troppo poco conosciute.
Casa Museo Boschi di Stefano – Via Giorgio Jan, 15 – Buenos Aires
Il quartiere che ami di più?
Beh, ovviamente Bicocca. Prima della pandemia, avevo da poco iniziato il mio mandato, avevamo organizzato una serie di appuntamenti culturali per rendere ancora più vivace il quartiere, anche in raccordo con le istituzioni e fondazioni che ci sono sul territorio, coinvolgendo naturalmente il Municipio 9 della città. L’appuntamento è solo rimandato e intanto lavoriamo alla realizzazione di un quartiere sempre più green.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Con il sindaco Sala abbiamo un ottimo rapporto e abbiamo una vision condivisa per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile di Milano che sicuramente ci porterà a lavorare insieme.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono a favore di tutto quello che riesca a rendere la nostra Milano sempre più modello di città ideale, punto di riferimento per l’Italia e città attrattiva per il resto del mondo. Ne abbiamo le possibilità, bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Ho scelto di vivere a Milano, ma prima ho fatto molte esperienze all’estero che mi hanno aiutata ad avere una visione internazionale. Posso però dire qual è il mio rifugio: Palau, un angolo splendido della Sardegna dove amo nuotare e pensare a nuovi progetti.
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
In Bicocca stiamo lavorando a un progetto per rendere più sostenibile l’area in cui sorge il Campus, il piano di transizione ecologica e digitale dell’Ateneo a “volumi zero”. L’idea alla base: rigenerare lo spazio urbano valorizzando gli edifici esistenti o in fase di realizzazione senza prevedere nuove strutture in futuro.
Credits: initalia.virgilio.it
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Milano deve diventare sempre più moderna e sostenibile. Deve essere coraggiosa e puntare su una crescita inclusiva. E la città, per vincere questa scommessa, non può che partire dai suoi otto atenei.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Due delle cose di origine italiana che si sono più diffuse nel mondo sono la mafia e il fascismo a cui hanno preso ispirazione vari leader politici nel corso del Novecento.
Questi due fenomeni presentano molti punti di contatto.
Entrambi pongono al centro la figura del leader, carismatico e infallibile, che ha potere su tutta la comunità. Un potere illimitato che esercita in modo paternalistico, ufficialmente per il bene della collettività e che viene riverito in forma di deferenza religiosa con un consenso totalitario.
Ogni dissenso viene represso con la forza e non viene tollerata alcuna ingerenza interna o esterna. Non è ammesso parlare male del capo, sono tutti onorevoli e la propria ubbidienza viene abbinata a rituali cerimoniosi. Chi non si allinea va eliminato fisicamente o confinato al di fuori della comunità.
Tutti i membri della comunità sono costretti a devolvere una parte della loro ricchezza all’autorità in cambio di una protezione vera o presunta e, in generale, a una messa in sicurezza dai molti pericoli della società. Messa in sicurezza anche e soprattutto dalle ritorsioni del potere stesso.
Il potere legislativo ed esecutivo sono nelle mani della stessa persona. E anche quello giudiziario viene espletato tramite il codice di onore e sottomesso anch’esso all’autorità del capo.
Sono sistemi di tipo conservativo, in cui non esiste uno sviluppo e un’evoluzione in quanto il dissenso, lo spirito di critico e l’autonomia di pensiero non sono considerati accettabili. Ogni grado di libertà è una concessione dell’autorità, mai un diritto.
Forse queste due facce della stessa mentalità non si sono esaurite nel Novecento ma sono quanto mai protagoniste del nostro presente.
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La pandemia di Covid-19 si sta avviando alla sua conclusione in Europa grazie ad Omicron. E’ ciò che afferma il direttore della sede europea dell’Oms.
🔴 OMS: Omicron potrebbe portare alla “FINE della PANDEMIA in Europa”
# La variante Omicron potrebbe contagiare il 60% degli europei entro Marzo
Credits nawaiwaqt IG – Hans Kluge
L’Organizzazione mondiale della Sanità, per voce del direttore della sede europea Hans Kluge, si dice possibilista sul fatto che la pandemia in Europa possa avviarsi alla sua conclusione con Omicron. Questo è quanto ha dichiarato: “la variante Omicron potrebbe contagiare il 60 per cento degli europei entro marzo, potrebbe dare il via a una nuova fase della pandemia“. Secondo Kluge è “plausibile” che questa nuova fase possa rappresentare un preludio “che precede la fine della pandemia in Europa“. senza però “abbassare la guardia a causa delle possibili mutazioni del virus“.
# Maria van Kerkhove: in Europa “siete in una fase differente della pandemia”
Credits padrinan-pixabay- Oms
Anche l’alta funzionaria mondiale dell’Oms Maria van Kerkhove intervistata dalla BBC conferma questa ipotesi: “In molti paesi come il Regno Unito, dove la popolazione ha un alto livello di immunità dalle infezioni e dalla copertura vaccinale, inizierete a vedere una differenza. Siete in una fase differente della pandemia”. Al contrario lo scenario a livello globale potrebbe essere differente, con la pandemia che potrebbe proseguire dopo la variante Omicron: “Omicron non sarà l’ultimo ceppo di Sars-CoV-2 di cui sentiremo parlare”.
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Credits milano_scomparsa_o_quasi ig - Stazione Porta Tosa
Scopriamo alcune delle storiche stazioni ferroviarie della città sparite per sempre.
Le STAZIONI SCOMPARSE di Milano
#1 La stazione di Porta Tosa
Credits milano_scomparsa_o_quasi ig – Stazione Porta Tosa
La stazione di Milano Porta Tosa, fu la seconda in ordine di apertura nel capoluogo lombardo dopo quella di Porta Nuova entrata in servizio nel 1840 sulla ferrovia Milano-Monza, ed è stata attiva fra il 1846 ed il 1864 come scalo di testa della ferrovia per Treviglio. Realizzata con un fabbricato provvisorio, dopo l’apertura della vecchia Stazione Centrale la chiusura definitiva avvenne nel 1873, quando fu soppresso il servizio merci. Nel luglio 1883tutta l’area di 100.000 mq della dismessa della stazione fu venduta per costruire, senza terminarlo, il quartiere operaio oggi noto come villaggio operaio di via Lincoln.
Credits specialepasquale IG – Vecchia stazione Centrale Milano
La prima stazione centrale della città di Milano, realizzata per sostituire le vecchie stazioni di testa di Porta Nuova e Porta Tosa, si trovava nell’attuale piazza della Repubblica. Iniziata nel 1857 durante il Regno Lombardo-Veneto di Francesco Giuseppe, fu inaugurata a febbraio nel 1864 dal Re d’Italia Vittorio Emanuele II con un viaggio in treno da Torino e divenne operativa il maggio dello stesso anno. Costruita per collegare fra loro tutte le linee gravitanti su Milano, nel 1931 fu chiusa contestualmente all’entrata in funzione dell’odierna Stazione Centrale per poi essere demolita negli anni successivi.
#3 La stazione di Milano Porta Sempione
Credits sckyscrapercity.com -Milano Porta Sempione
La stazione di Milano Porta Sempione iniziò a operare dal settembre del 1883 e fu uno scalo di smistamento della linea Milano-Mortara. Si trovava nella zona occidentale della città, lungo il tratto compreso tra la vecchia stazione di Milano Centrale e quella di Milano Porta Genova, fra il Parco Sempione e la Fiera di Milano. L’apertura nel 1891 della “cintura sud” consentì di bypassare la “vecchia stazione centrale” rendendo lo scalo direttamente raggiungibile dai treni provenienti dalle linee per Genova, Bologna e Venezia. Dismessa nel 1931, l’area su cui sorgeva è oggi occupata in gran parte dal Parco Pallavicino.
#4 La stazione di Milano Porta Vittoria
Credits brugna – Milano Porta Vittoria Vecchia fabbricato viaggiatori prima della demolizione
La stazione di Milano Porta Vittoria fu inaugurata il 16 marzo 1911, in seguito allacciata alla nuova cintura il 12 marzo 1918, per ridurre il carico di quella di Porta Romana. Fu utilizzata anche per il servizio passeggeri locale dopo la fine della seconda guerra mondiale, ma nel 1984 il servizio venne soppresso. Dismessa ufficialmente nel 1991, i fabbricati furono demoliti nella prima metà degli anni 2000 e l’area oggi trasformata a parco potrebbe ospitare la Biblioteca europea di informazione e cultura.
#5 La stazione di Porta Nuova, detta delle Varesine
Credits Milano sparita a da ricordare Fb- Stazione Varesine
La stazione di Milano Porta Nuova, ridenominata così nel 1931 per riprendere il nome di due precedenti stazioni milanesi quella del 1840 e quella del 1850, era in realtà una parte della vecchia stazione centrale milanese che non fu dismessa in occasione dell’apertura di quella attuale. Indicata a livello informale e conosciuta da tutti come la stazione delle Varesine, dato che vi si attestavano soprattutto i convogli destinati a Varese, fu dismessa alla fine del 1961 per i lavori di costruzione dell’odierna stazione di Porta Garibaldi inaugurata nel 1963. Una porzione dell’area, rimasta a terra battuta e incolto, fu occupata da un luna park fino alla riqualificazione della zona con il nuovo centro direzionale di Porta Nuova.
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Case galleggianti, fattorie e spazi per eventi, questi sono solo alcuni degli edifici che si possono realizzare sull’acqua. Ecco dieci edifici acquatici realizzati nel mondo.
10 stupendi PROGETTI di ARCHITETTURA sull’ACQUA
# 1 Bruges Diptych: sospeso tra le rive del canale (Bruges)
Bruges Diptych è un padiglione per eventi realizzato in occasione della Triennale di Bruges 2021. L’edificio è stato realizzato somigliante alla casa del quindicesimo secolo che lo affianca, è in legno ed è opera dello studio americano PARA Project. L’edificio in legno rimanda all’atmosfera medievale della città patrimonio dell’UNESCO, ma la sua vera particolarità è l’essere costruito proprio in mezzo ad uno degli antichi canali del borgo. La struttura puntellata dal basso e costruita come un ponte tra una sponda e l’altra, sembra sospesa sul corso d’acqua.
Credits: deezen.com
# 2 Portage Bay Float Home: la casa galleggiante (Seattle)
La co-fondatrice dello Studio DIAA, Suzanne Stefan ha deciso di costruirsi una casa sull’acqua a Seattle, il progetto ha vinto l’Housing Award 2021, premio conferito dall’American Institute of Architects. L’esterno in legno scuro contrasta con le pareti bianche dell’interno, ognuna di queste è dotata di una vetrata, ad eccezione del bagno. L’abitazione è ispirata alla tradizione delle case galleggianti di Seattle e si trova a nord del Lago Union, si trova vicino alla riva ed è sostenuta da un sistema log-float, che le permette di galleggiare, seppur ancorata al terreno su di un lato che affaccia sul giardino.
# 3 Floating Farm: la fattoria sull’acqua (Rotterdam)
Non solo case, a Rotterdam si trova una fattoria galleggiante. L’idea di costruire un caseificio sull’acqua è venuta a Peter e Minke van Wingerden, che hanno pensato potesse aiutare la produzione ad essere meno soggetta ai cambiamenti climatici. I due sono architetti di Beladon società specializzata in architettura a base galleggiante, mentre il progetto finale è stato affidato studio di architettura Goldsmith. Il progetto permette di contrastare la perdita di terreni a causa dell’innalzamento dei mari e portare la produzione agricola direttamente in città. Si trova in un’area portuale ed è gestita dal primo agricoltore galleggiante al mondo. Nel futuro dovrebbe espandersi con un pollaio e una serra.
Credits: bbc.com
# 4 Floating Home Chichester: la casa barca della campagna inglese (UK)
Nel sud dell’Inghilterra si trova una casa galleggiante costruita dallo studio Baca Architects. L’edificio si trova sul Chichester canal, ed è ispirato alle barche che frequentano il canale. Il progetto è il risultato di una collaborazione tra architetti londinesi e la società Floating Homes, con cui lo studio Baca ha vinto un concorso per trovare soluzioni alla crisi abitativa nella capitale inglese. La struttura è come quella delle barche ma adattata alle necessità di spazio ed efficienza di una casa.
# 5 Watervilla Weesperzijde: la casa sommersa (Amsterdam)
Lungo il fiume Amstel di Amsterdam si trova invece Watervilla Weesperzijde, un’abitazione galleggiante la cui parte inferiore si trova sommersa nel fiume. Il design dotato di pareti vetrate al piano superiore che si affaccia sul fiume, dovrebbe dare l’idea di essere sempre in vacanza, sensazione garantita anche dalla presenza di una terrazza a cui le barche possono attraccare. L’architettura acquatica sta diventando popolare nei Paesi Bassi, poiché i cambiamenti climatici stanno riducendo la superficie terrestre edificabili, questa casa è una delle soluzioni pensate.
Credits: pinterest.com
# 6 Veetee: il rifugio galleggiante che sfida la quinta stagione (Estonia)
Veetee si trova in Estonia, nel Parco Nazionale Soomaa, è un rifugio galleggiante per i visitatori che frequentano il luogo durante la stagione delle inondazioni. L’edificio è stato realizzato degli studenti dell’accademia estone delle arti in collaborazione con lo studio di architettura b210 di Tallin. Si tratta di una costruzione di legno con una base di barili di metallo, non è ne una barca, ne una casa, ma un padiglione che permette di godere della bellezza del paesaggio anche nella cosidetta “quinta stagione”, periodo primaverile delle piogge, che caratterizza il parco estone.
# 7 Floating House: la casa che bilancia l’altezza del lago (Canada)
Sulla superficie del lago Huron in Canada si trova una casa galleggiante di due piani, rivestita in legno. Il progetto appartiene allo studio newyorkese MOS Architects, che lo ha pensato come residenza estiva per una coppia di Cincinnati. I cambiamenti stagionali fanno in modo che il livello del lago cambi più volte nel ciclo di una stessa estate, per questo motivo alla base della casa è stata progettata una struttura galleggiante che mantenga stabile i piani superiori adattandosi all’altezza dell’acqua.
Credits: deezen.com
# 8 Schoonship: il monolite sull’acqua (Amsterdam)
Amsterdam e in generale i Paesi Bassi si stanno abituando all’idea che la terra ferma stia terminando, per questo motivo la produzione di edifici galleggianti sta aumentando nel paese. Tra queste troviamo anche Schoonship, una casa dello studio i29, che fa parte di un vero e proprio villaggio. Si trova in un ex quartiere industriale che è stato trasformato con un progetto di 46 abitazioni dallo studio di progettazione spaziale Sapce & Matter. Nonostante faccia parte di questo progetto più ampio, Schoonship si distingue per la sua forma a monolite e le aperture ai lati che lo tagliano per far entrare la luce.
Lo studio olandese Waterstudio.NL ha progettato un’abitazione su cui è possibile viaggiare, si tratta della casa-yacht Arkup75: un edificio di due piani dotato di pannelli solari che gli permettono autonomia elettrica, la quale fa funzionare anche il suo motore. Arkup è dotato di un sistema estensibile che permette di ancorarsi a terra oppure allungarsi per adattarsi alla dinamicità del viaggio sull’acqua. La struttura può quindi adattarsi a qualsiasi superficie acquatica, dall’oceano al lago, e può anche essere posto sulle terre emerse. Questo, insieme ad altri progetti, garantisce ai Paesi Bassi un primato nella progettazione in questo campo.
Credits: pinterest.com
# 10 Il Padiglione Galleggiante (Brasile)
Dedicato agli eventi è, invece, il padiglione brasiliano dello studio Bruno Rossi, costruito come espansione della diga di Santo Antonio de Posse. Il padiglione è stato pensato per espandere lo spazio esistente del molo e permettere ai visitatori di godere del panorama stando all’ombra, è progettato per dare l’impressione di galleggiare sull’acqua, fondendosi con la struttura del ponte e mimetizzandosi al paesaggio circostante grazie alla struttura di legno. Costruiti insieme al padiglione, ci sono anche una sauna e un falò, che offrono rifugio nel periodo delle inondazioni.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il fascino delle città aumenta quando arriva l’oscurità e si accendono le luci. Scopriamo questa selezione fatta da Msn Lifestyle con le più belle al mondo da vedere di notte.
Le 5 CITTÀ più BELLE da vedere di NOTTE
#1 New York, la “città che non dorme mai”
Credits igormattio-pixabay- New York di notte
New York è la metropoli che più di tutte si fa scoprire nella sua bellezza quando arriva l’oscurità. Il mito della “città che non dorme mai” è più vivo che mai. Lo spettacolo dei grattacieli da fotografare stando sulla promenade di Brooklyn Heights, o da salirci in vetta per rimanere incantati dalla meraviglia delle luci che illuminano la città. Fare un tour romantico a Central Park, tra i parchi cittadini più famosi al mondo, a bordo di una carrozza trainata da cavalli e riminare affascinati dalle mille luci di Times Square.
#2 Londra, il fascino notturno della capitale del regno
Credits 12019-Pixabay – Trafalgar Square Londra
Londra riserva una fascino particolare quando il sole è tramontato. Le strade sono un tripudio di luci e colori, con le grandi vetrine dei negozi e i cartelloni pubblicitari sempre illuminati come nella famosa Piccadilly Circus. Da visitare assolutamente la Galleria Tate Modern, con una delle collezioni d’arte contemporanea più apprezzate al mondo e dove dall’ultimo piano si potrà godere un’incredibile vista sulla città. Un’altra attrazione imperdibile è il London Eye, la grande ruota panoramica affacciata sul Tamigi, ideale per vedere dall’alto il Big Ben, il Palazzo di Westiminster sede del Parlamento e in lontananza gli altri simboli storici come la Cattedrale di St. Paul.
#3 Parigi, la meraviglia della “Ville Lumière”
Credits Walkerssk-pixabay – Parigi di Notte
Tra le città più belle da vedere di notte non poteva mancare Parigi, la “Ville Lumière”, una delle prime metropoli a portare la luce nelle strade e che proprio la notte si presenta al meglio. Dagli Champs-Elysées, all’Arco di Trionfo sino ai vicoli di Saint German fra locali e caffè, passeggiando per le sue viuzze del centro o lungo la Senna, per non parlare dello spettacolo regalato dai giochi colorati della Tour Eiffel. Ogni angolo della capitale francese nasconde una meraviglia quando si accendono le luci.
#4 Roma, la magia della “città eterna”
Credits designerpoint-pixabay – Roma di notte
Roma, la “Città Eterna”, incredibilmente romantica, con strade fatte di sanpietrini e il Tevere che scorre inesorabile. La magia della capitale si svela ancora di più nelle ore serali, ammirando un tramonto nel Giardino degli Aranci, facendo un giro a Ponte Milvio o seduti a un’osteria o a sorseggiare una birra in piazza Trilussa. Non ci si può far mancare poi una passeggiata panoramica fino alla terrazza del Pincio, una visita notturna ai Musei Vaticani e un giro in monopattino nel centro storico.
#5 Atene, una bellezza millenaria
Credits kermakaro-pixabay – Atene di notte
Atene, una capitale ricca di storia, cultura e contraddizioni. La sera si può scegliere di fermarsi ad assaggiare il classico street food grecosouvlaki e gyros, magari camminando nelle stradine dello storico quartiere di Plaka, oppure guardare il tramonto dal Monte Licabetto o lungo la Riviera di Atene. L’attrazione da non perdere è però l’Acropoli illuminata con il tempio di Partenone che veglia sulla città, da ammirare seduti su una collina rocciosa chiamata Areopagus Hill proprio di fronte al simbolo della capitale della Grecia.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nell’ultimo week end si sono registrare oltre 1.000 manifestazioni in tutta la Germania contro le restrizioni per limitare la diffusione del Covid-19. Le proteste sempre più crescenti iniziano a preoccupare il governo tedesco, come riporta il sito internazionale zerohedge di cui riportiamo alcuni estratti.
“Mai così tante PROTESTE nella storia della Germania”: governo tedesco in ansia per le manifestazioni anti RESTRIZIONI
# Negli ultimi giorni sono scesi piazza quasi 200.000 cittadini
Credits sputnik YT – Proteste Germania
Come riporta il quotidiano Die Welt “Il governo è preoccupato per le azioni decentralizzate“, manifestazioni contro le attuali e future restrizioni per limitare la diffusione del Covid in Germania. Negli ultimi giorni si sono svolte proteste in oltre 1.000 località in tutto il paese. Secondo un rapporto del governo ci sono state per l’esattezza 1.046 proteste separate che hanno coinvolto circa 188.000 partecipanti: “Mai prima d’ora nella storia della Repubblica Federale ci sono state manifestazioni così diffuse come nelle ultime settimane”. Un fonte del governo ha definito “deprimente” l'”immensità” delle manifestazioni.
# Scontro sui dati: “i non vaccinati contagiati sono il 95%”, “no, sono il 14%”
Credits Jhu Csse – Curva contagi Germania
Anche in Germania divampano le polemiche tra la versione del governo e le voci di opposizione. Tra i politici si tende a metteresul banco degli imputati i non vaccinati, con il sindaco di Amburgo che aveva affermato come il 95% dei casi di Covid fosse rappresentato da chi non aveva fatto nemmeno una dose di vaccino, smentito poi da un’indagine del Senato che ha riportato come il numero realefosse solo il14,3%.
Credits ourworldindata – Campagna vaccinale in Germania
Nel frattempo nonostante i vaccinati con almeno due dosi abbiano superato il 73% della popolazione adulta, si sta registrando il picco di contagi più alto in Germania dall’inizio della pandemia. Alcuni organi di informazione tedeschi iniziano invece a lamentare “la scarsa e limitata efficacia del vaccino a ridurne la diffusione”, mettendo in discussione la necessità di una ulteriore “dose booster”.
Credits Jhu Csse – Curva decessi Germania
La buona notizia è che il numero di decessi è invece in calo costante dal picco di metà dicembre. La causa principale secondo gli esperti OMS sarebbe la variante Omicron che risulta molto meno pericolosa della Delta, quella predominante sino a qualche mese fa.
Nonostante quindi la prosecuzione della campagna vaccinale e la minor pericolosità del Covid-19 il governo tedesco starebbe studiando a introdurre nuove misure contro i non vaccinati. In Parlamento si discute se spingersi a rendere obbligatorio il vaccino contro il COVID, con un dibattito sulla questione previsto per la prossima settimana che potrebbe alimentare ancora di più le proteste dei cittadini.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Aurora Visentin. Avvocato e fondatrice di “una milanese a Parigi” sito che contribuisce a esportare anche fuori dai confini italiani tutto il bello della «milanesità».
Aurora VISENTIN: “la mia Milano CHIC e SOBRIA, EFFERVESCENTE ma mai fuori posto”
La cosa che ami di più di Milano?
Il suo essere chic e sobria, dinamica ed effervescente mai mai fuori posto, all’avanguardia e tradizionale allo stesso tempo.
Quella che invece ti piace di meno?
Lo smog, il traffico e il fatto che sia molto poco baby friendly.
credit: chiamamilano.it
Il tuo locale preferito?
La pasticceria Cucchi perché lì ho preso diversi aperitivi con il mio nonno adorato e il fascino di questo cafè è rimasto immutato.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Perdermi e perdere la concezione del tempo nella libreria Feltrinelli
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Una su tutte “O mia bela Madunina”, quando la sento mi si stringe il cuore perché me la cantava sempre la mia nonna.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Mentre rispondo a questa domanda immagino già i commenti maligni di qualcuno, ma la verità è che non conosco molto i dintorni di Milano. Vivo a Parigi e quando torno a casa preferisco rimanere nella mia amata città.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Innamorarmi.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
A rischio ancora una volta di essere impopolare, purtroppo non amo il metrò e né a Milano né a Parigi l’ho mai utilizzato. Ho sempre preferito muovermi in bicicletta a Milano e quindi non saprei dare un nome a una fermata a cui sono legata.
Il quartiere che ami di più?
I quartieri Vigentina e Ticinese
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Caro Sala, intanto complimenti per tutto quello che hai fatto sinora, Milano con te é diventata più bella di come l’avevo lasciata, più interessante e internazionale, più aperta culturalmente, se dovessi chiederti qualcosa ti domanderei di fare qualcosa di più per i bambini, creando magari più spazi verdi e attività a loro dedicate.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Si assolutamente
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Ho già lasciato Milano per Parigi e amo entrambe moltissimo per tutto quello che mi hanno offerto e continuano a darmi.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Gabriele Albertini. Il sindaco della rinascita di Milano. Il sindaco che il primo giorno di insediamento ha firmato la lettera di dimissioni per trasmettere ai partiti di non essere incollato alla sedia, il sindaco che ha messo insieme tutte le forze vitali della città senza steccati ideologici. Un uomo che incarna al meglio lo spirito generoso e di servizio alla comunità tipico della milanesità.
Gabriele ALBERTINI: “la mia Milano è RIGENERAZIONE”
La cosa che ami di più di Milano?
Come luoghi fisici: la cripta di S. Ambrogio e la “mia” Milano: City Life, il Portello, Porta Nuova…ed altre rigenerazioni urbanistiche, decise, avviate o realizzate, in parte o interamente, nel nostro doppio “turno di guardia”. Come luoghi spirituali: lo “stigma della milanesità”, detto in dialetto: “Il coeur in man”, “Te lauret semper”, “In mai cuntent”, “Fa i rob giust”
credit: Instagram – @citylifemilano
Quella che invece ti piace di meno?
“Fa no il bauscia!”…preferisco: “Stemm schisc!”
Il tuo locale preferito?
I ristoranti: “Il Montecristo” e “Il Pesciolino“, la “Pasticceria San Carlo“
Il Montecristo, corso Sempione
Il tuo passatempo preferito a Milano?
A Milano, come altrove, leggere, ascoltare musica e, da cinefilo, guardare film
credits: @equi_libri_di_mamma IG
La canzone su Milano a cui sei più legato/a?
Non sono, per niente, originale: “Oh mia bela Madunina”
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
L’Abbazia di Chiaravalle e, sul piano personale, la Trattoria “La Rosa”, di Gaggiano, ora non si chiama più così, che era di proprietà di mio nonno materno e dove si sono incontrati i miei genitori
Credits: borgodichiaravalle.org – Abbazia di Chiaravalle
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Fin troppo facile rispondere: eletto due volte Sindaco…ho lasciato qualche traccia di ciò che ho fatto e di come l’ho fatto…
Gabriele Albertini
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Rho Pero, un bell’esempio di buona amministrazione: il percorso di alcuni Km e la Stazione, realizzati a tempo di record e ai costi preventivati. L’ho inaugurata, giusto in tempo per l’apertura dei quartieri espositivi della “Nuova Fiera”!
Milano
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Nell’agosto 2005: l’attraversamento della città del sommergibile “Toti”, una “notte bianca” memorabile! vissuta insieme a non meno di 200.000 Milanesi!
Il quartiere che ami di più?
I quartieri del nord ovest di Milano: Sempione, Certosa, Fiera. Ci sono nato, ho studiato al Leone XIII, proprio di fianco alla sede della “Fiera Campionaria”, la sede storica della Ditta Albertini era in via De Rolandi, trasversale di Viale Espinasse ed ora abito di fronte alle “Tre Torri” (Isozaki, Libeskind, Hadid).
Credits: www.chiamamilano.it
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Togliere il pavé da tutte le strade, asfaltandole, eccetto quelle pedonali. Un enorme aiuto per la Milano “ciclabile”, che sta così tanto a cuore del nostro Sindaco, molto più utile ed efficace delle “piste”!
Pavè Corso Lodi
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Favorevole, molto favorevole. Ero stato promotore, con gli altri Sindaci europei delle città gemellate con Milano: Barcellona, Birmingam, Francoforte, Lione di una proposta all’UE, per destinare, appunto alle “Città Stato”, così definite, le “Città Metropolitane”, Città capoluogo di Regione, fondi europei, senza passare attraverso le Regioni.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Le due città del mondo, che più mi hanno fatto immaginare, che potrei viverci bene, sono Londra, ora che l’UK è fuori dall’UE sceglierei Parigi e Gerusalemme
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Ne aggiungerei due, agli oltre 30, quasi 40, arrivati a Milano per sviluppare la rigenerazione urbanistica in corso. Mi piacerebbe anche investire nelle tecnologie adeguate, per dotare la città di un sistema di droni, a guida elettronica, per trasporto persone (invece dei taxi) e merci (invece dei driver)
Credits elysiumpost.t – Taxi-volanti-a-Milano
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Persa la sede dell’Agenzia europea del farmaco, come “risarcimento”, mi piacerebbe diventasse la sede del Tribunale dei Brevetti e di qualche altra importante Autority europea
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Il Raffles City Chongqing è il complesso edilizio polifunzionale inaugurato in Cina, il 30 maggio 2020, nella città di Chongqing. Tutti però lo conoscono con il nome di “grattacielo orizzontale” per via del lungo corridoio trasparente, sospeso a 250 metri d’altezza, posto proprio in posizione orizzontale. Scopriamo insieme questa struttura che ha cambiato definitivamente lo skyline della città.
Lo SKYBRIDGE più grande del mondo: il GRATTACIELO ORIZZONTALE a 250 metri di altezza
# Il Raffles City: il complesso di edifici che sorge in uno dei più importanti centri finanziari
credits. intercontinental IG
Il complesso di edifici sorge al centro di uno dei più importanti centri finanziari di riferimento dell’intero Paese, un tempo ricco polo commerciale e punto di attracco per le flotte mercantili cinesi. Gli edifici si trovano infatti proprio nel punto in cui due corsi d’acqua, il Fiume Azzurro e il Jialing, confluiscono.
Ci sono voluti sette anni per costruire il Raffles City, nemmeno così tanti se consideriamo l’imponenza e la complessità del progetto. Si tratta infatti di otto grattacieli: due, alti 350 metri, posizionati centralmente e altri sei, alti invece 250 metri, disposti in modo allineato dietro i primi.
# I palazzi che, come vele di una nave, spingono in avanti la città
credits: xataka IG
Tutti i palazzi sono leggermente ricurvi, in modo da richiamare la forma delle vele di un’imbarcazione e trasmettere il significato ideale di una spinta in avanti della città.
Gli otto edifici ospitano, tra le altre cose, un enorme centro commerciale, un lussuosissimo hotel e 1400 appartamenti. Il progetto ricopre in totale 1,12 milioni di metri quadri, per un costo di circa 3,8 miliardi di dollari e, come tutti i progetti architettonici di ultima generazione, presta anche attenzione all’ambiente. Le facciate sono infatti ricoperte da giardini d’inverno e i palazzi dotati di sistemi di riciclo delle acque e sensori per il rilevamento della qualità dell’aria.
# Lo Skybridge offre una vista mozzafiato
credits: arrchitecture IG
Ma la vera ciliegina sulla torta è il Crystal, ribattezzato anche grattacielo orizzontale. Si tratta di una piattaforma panoramica che, partendo dal tetto degli edifici più bassi, si erge fino a 280 metri d’altezza e corre per 300 metri attraversando quattro palazzi.
Il grattacielo orizzontale ha un pavimento di vetro trasparente ed offre una vista mozzafiato sulla città e sulla convergenza dei fiumi. Lo skybridge è quasi un’estensione del piano strada e per realizzare solo l’esterno ci sono voluti circa 3mila pannelli di vetro e quasi 5mila di alluminio.
La piattaforma accoglie anche diversi servizi tra cui due piscine, numerosi punti ristoro, spazi per eventi e giardini, di notte inoltre irradia dei fasci di luce per ricreare spettacoli di forme e colori.
# Un simbolo di ripartenza dopo il Covid
credits: engineeringandarchitecture IG
Il grattacielo orizzontale è sicuramente una sfida vinta per i due artefici del progetto: CapitaLand, una delle più importanti società immobiliari asiatiche, che l’ha commissionato e l’architetto israeliano-canadese Moshe Safdie.
Inaugurato subito dopo la fine dell’isolamento dovuto alla pandemia, il Crystal è sicuramente la prima grande attrazione lanciata nella città di Chongquing e, come ha affermato il presidente del gruppo CapitaLand dopo l’inaugurazione, “la risposta entusiasta del pubblico è un incoraggiante segnale di ripresa del sentimento dei consumatori”.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Un’approccio mai visto prima nell’urbanizzazione che vuole superare le sfide delle città moderne ridando la priorità alle persone. Ecco come dovrebbe essere questa città rivoluzionaria.
THE LINE, la CITTÀ RETTILINEO lunga 170 km da 500 MILIARDI di dollari senza auto e strade
# Una città lunga 170 km che conserverà il 95% della natura esistente
Credits neom.com – Città lineare
“The Line“ dovrebbe sorgere all’interno di un’area denominata Neom, una fusione del prefisso neo, dal greco “nuovo”, con la parola araba mustaqbal “futuro”, nella provincia di Tabuk, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, vicino al confine con la Giordania e dall’altra parte del golfo di Aqaba rispetto all’Egitto.
Credits neom – Rendering The Line
Sarà una “città rettilineo” costituita da una serie di moduli abitativi ripetuti lungo i 170 km di estensione, in grado di collegare la costa del Mar Rosso e il deserto con le montagne e le alte valli del nord-ovest dell’Arabia Saudita. Dovrebbe essere abitata da un massimo di un milione di abitanti e punta a conservare il 95% della natura circostante, con zero auto, zero strade e zero emissioni di carbonio.
# La città a 5 minuti a piedi
Credits neom.com – Città a 5 minuti
Ogni modulo sarà un vero e proprio quartiere autonomo, con tutte le necessità raggiungibili in cinque minuti a piedi. La costruzione della città è improntato alla massima flessibilità, con dei veri e propri “decumani giganti” percorsi da treni rapidi. In questo sarà piuttosto facile espanderla, aggiungendo un nuovo modulo in un punto qualsiasi della linea, e connetterlo al sistema di trasporto già esistente. Uno schema che può essere utilizzato per costruire piccole cittadine o megalopoli.
# Niente auto, strade e inquinamento: trasporto con un mezzo hyperloop
Credits Neom – Struttura città
In questa visione di città ci sarà una rivoluzione anche a livello di trasporti, con una struttura a più livelli e l’intelligenza artificiale a fare da filo conduttore. Il livello della superficie sarà pedonabile e verde, le auto a guida autonoma e le strade carrabili saranno posizionate su un livello inferiore, mentre più un basso ancora si prevede un sistema di trasporto di massa ad alta velocità simile all’Hyperloop per attraversare l’intera città lineare in soli 20 minuti.
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Padre padrone è un celebre film dei fratelli Taviani del 1977 ispirato a un fatto realmente accaduto. Il protagonista Gavino viene strappato dalla scuola dal padre e messo a imparare il mestiere del pastore. Rimasto analfabeta, riesce ad affrancarsi dal rapporto di schiavitù con l’entrata nell’esercito. A quel punto prosegue nel distacco dal genitore fino ad arrivare a conseguire la laurea e a condurre un’esistenza piena e libera.
Il film si inserisce all’interno di un contesto psicosociale italiano ancora dominato dall’idea patriarcale della famiglia che negli anni Settanta inizia a sgretolarsi attraverso i movimenti politici e culturali post ’68. Quella stessa idea patriarcale e paternalista della famiglia che è stata combattuta con successo nel nostro recente passato, è stata ora incarnata dallo Stato.
Ma, a differenza di quegli anni, non esiste alcun movimento culturale che si opponga.
Gli italiani non riescono a emanciparsi da questa forma di dipendenza dal ruolo dominante. La figura del padre padrone significa giustificare la sua azione qualunque essa sia, anzi, tanto più brutale e violento si dimostra tanto più viene rispettato.
La metafora del padre padrone indica che la crescita di una persona non è compatibile con la figura del padre padrone. Non si può venire alla luce se si rimane sempre all’ombra. E questo avviene anche per la nostra società.
Uno Stato che non dà spazio ai propri cittadini ma li indirizza di imperio anche negli aspetti della loro vita quotidiana impedisce lo sviluppo delle persone e della comunità nel suo complesso.
La via maestra per avere una comunità fatta di persone che cooperano e che crescono insieme è quella di responsabilizzare gli individui. L’unica forma reale di responsabilizzazione è di dare fiducia alle persone lasciandole libere.
Lo Stato non può considerare i cittadini dei suoi oggetti personali ma deve svezzarli riducendo la sua presenza per farli crescere in autonomia.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.