A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Secondo la mitologia norrena il Ragnarok è la battaglia tra il bene e il male che porterà alla distruzione del mondo e alla rinascita dello stesso.
La società occidentale potrebbe spaccarsi in due.
Da un parte con la rincorsa al metaverso, al digitale, al virtuale, alla robotica e all’intelligenza artificiale. Una parte del mondo che spinge ancora di più verso un’evoluzione supertecnologica e con un ipercontrollo informatizzato di tutto.
Al suo opposto, ci sono persone che vogliono tornare a vivere in modo più ancestrale, connesse all’idea dell’uomo come essere vivente, posti anche fuori dalla società più a contatto con la natura. Un universo di comunità fatte di individui con contatti reali, che si potrebbe battezzare come neo-primitivismo.
Questo allargarsi e allontanarsi di queste due visioni del mondo potrebbe essere tenuto insieme da quella che è l’essenza della natura dell’uomo, ossia l’amore per la ricerca filosofica e scientifica. Se si riuscirà a ripristinare il valore della diversità come elemento fondante si potrà far convivere queste due visioni, altrimenti potrebbe verificarsi una scissione del mondo, con il mantenersi di punti di vista contrapposti radicati in luoghi differenti.
Nel caso invece in cui ci sarà un conflitto, questo potrebbe essere a discapito della natura, come già sta avvenendo, e quindi attraverso la conversione forzata alla tecnocrazia e all’ipercontrollo degli individui.
Oppure, grazie alle forze della natura che sovrastano enormemente la più avanzata e avveniristica tecnologia umana, l’universo potrebbe ripristinare la sua autorità riconducendo l’essere umano nella sua dimensione di elemento in simbiosi con la natura.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ferruccio Resta. Rettore del Politecnico che con lui ha fatto un poderoso balzo nel futuro. A ogni tornata elettorale il suo nome circola come possibile candidato sindaco capace di unire gli opposti della città, destra e sinistra, giovani e anziani, centro e periferie. Chissà mai che prima o poi non accada davvero. Intanto lo abbiamo stimolato sulla città e sul suo futuro possibile.
Ferruccio RESTA: “la mia Milano continuerà a CRESCERE”
Credits: fondazionecrui.it Ferruccio Resta
La cosa che ami di più di Milano?
La sua vivacità e la voglia di mettersi in gioco, sempre. Milano è una città innovativa “per tradizione”, alla quale piace guardare avanti. Milano ama correre, ma senza lasciare indietro nessuno e cercando di offrire a tutti pari opportunità. La solidarietà è infatti una delle caratteristiche che preferisco. Milano è poi una città internazionale proiettata verso l’Europa e il mondo. Una grande occasione per i tanti ragazzi e le tante ragazze che, dall’Italia o dall’estero, la scelgono per i propri studi. Un investimento per il futuro.
Credits: allafinediunviaggio.com andare di fretta Milano
Quella che invece ti piace di meno?
Difficile da dire. Forse questa tendenza all’”understatement”, al dare per scontato risultati che altrove in Italia sarebbero eccezionali e che per noi sono quasi ovvi. Abbiamo tante eccellenze, ma spesso non sappiamo valorizzarle. Il Sindaco Sala in diverse occasioni ha ricordato che Milano ha la stessa popolazione universitaria di Boston, con ottimi atenei che sono riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, non riusciamo a trasmettere la stessa carica.
Il locale preferito?
Banale se dicessi il mio ufficio al Politecnico di Milano? Dalla mia finestra ogni giorno vedo oltre 45.000 studenti. Una vivacità pazzesca. Se invece la domanda è rivolta al tempo libero, esistono alcuni locali che hanno segnato momenti della mia vita. Dai bar vicino a Città Studi dove ho festeggiato gli esami e la laurea al Politecnico, ad alcuni ristoranti dove ho condiviso con mia moglie Francesca i più lieti eventi.
credits: polimi IG
Il passatempo preferito a Milano?
Spesso i miei figli mi rimproverano che il mio passatempo preferito è lavorare. A Milano si lavora sempre. Il 2020 e il 2021 sono stati anni complicati, di alternanza tra aperture e chiusure per l’università. Prima la didattica a distanza, poi le misure messe in atto per riaccogliere gli studenti in aula, per farlo con sicurezza, per trovare un giusto equilibrio tra quello che si può fare da remoto e quello che deve essere vissuto in spazi fisici reali, veri, come i laboratori. Intendiamoci, ogni tanto trovo anche il tempo per qualche camminata per Milano, insieme a mia moglie Francesca, e qualche cena con amici nei tanti locali che Milano offre.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
A Milano sono state dedicate tantissime canzoni, dai grandi maestri come Dalla, Gaber, Vecchioni e Guccini ad artisti più giovani come Ghali. Ognuno la interpreta a modo suo. Sono tutte bellissime. Questa è l’anima di Milano: la coralità, la pluralità, la commistione di idee e di pensiero.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Bergamo, che è la mia città natale. E la Liguria, dove mi rifugio essendo un grande amante del mare.
Credits: @comunedibergamo Bergamo
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
La mia famiglia, per prima. Qui ho incontrato mia moglie, una toscana che rientrava dall’estero. Qui abbiamo deciso di metter su casa e di crescere i nostri figli. E poi la professione. Sono onorato di servire una grande istituzione come il Politecnico di Milano che dal 1863, università più vecchia all’ombra della Madonnina, è una grande comunità prima ancora che un grande ateneo.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Piola, linea verde. Mi ricorda il mio trascorso da studente. Quando uscivi dalla fermata del metro e ti incanalavi in un grande flusso di ragazzi, mezzi assonnati che correvano a prendere posto in aula. A Piola ho anche iniziato la mia carriera professionale, come ingegnere meccanico, per studiare veicoli metropolitani e infrastrutture ferroviarie.
Credits: wikipedia.org
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Difficile identificare un elemento. Milano ogni tanto stupisce con un suo angolo oppure con evento o un ospite internazionale.
Il quartiere che ami di più?
La Bovisa: ex quartiere operaio, oggi centro di innovazione. Abbiamo grandi progetti per quest’area. A partire dagli anni Novanta Il Politecnico vi ha trasferito diversi dipartimenti e laboratori. Oggi abbiamo un campus che accoglie più di 120 startup e il Competence Center MADE, al quale collaborano oltre quaranta imprese. Presto avvieremo un grande progetto di riqualifica dei gasometri, con spazi per lo sport e aree verdi per i cittadini. Insomma un grande luogo di aggregazione e di idee che ci immaginiamo sempre più simili ad altre realtà europee.
Poli Bovisa Design
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Investire in innovazione; sostenere i progetti di ricerca; migliorare l’accoglienza di studenti e docenti dall’estero. Ma devo ammettere che questo già lo fa. La collaborazione con il Comune è ottima e produttiva. Il Politecnico deve molto a Milano. Il rapporto con la città e con la sua amministrazione è parte integrante del nostro operato.
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Credo che Milano debba continuare a fare da traino al Paese. Che sia una grande locomotiva di cui non ci possiamo privare. Certamente però deve essere messa nelle condizioni di correre. Questo è chiaro. Il PNRR offre una grande opportunità. Sta a
noi coglierla per rendere la città ancora più efficace come leva per risollevare l’Italia. L’autonomia non deve e non può essere considerata un obiettivo, ma può essere uno strumento per aumentare flessibilità e semplificazione.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Questa domanda mi mette in difficoltà: ci sono grandi opportunità all’estero ma vorrei continuare a dare il mio contributo a livello nazionale. Sarei curioso di una esperienza a Roma, ma sono certo che poi tornerei a Milano.
Credits: fcom.it i Sette colli di Roma
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Li investirei in ricerca, in nuovi laboratori all’avanguardia su temi di punta, dallo spazio alle biotecnologie, dalla mobilità sostenibile alle immense sfide del digitale, alle energie rinnovabili. Li utilizzerei inoltre per costruire un grande distretto di innovazione in grado di richiamare startup e giovani talenti.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Quello di continuare a crescere. Di portare avanti quell’onda positiva aperta con Expo e di cogliere al meglio le occasioni che si apriranno con la nuova stagione di riforme alle porte. Con il PNRR, ci sono 3 miliardi di euro a disposizione di Milano e della Lombardia. Un’occasione storica che ci giocheremo in alcuni contesti strategici, come la connettività, la digitalizzazione della PA e la salute. Ma penso anche alle infrastrutture, alla mobilità sostenibile e alla rigenerazione urbana. Il mio auspicio è che Milano mostri il meglio di sé, come del resto ha saputo fare in tante altre occasioni.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTA’ STATO
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600 mila metri quadri di nuovi spazi in arrivo a Santa Giulia. Ecco chi sono tutti i player in campo e i tempi previsti per la consegne delle opere.
Sport, musica e tempo libero: le OPERE che TRASFORMERANNO il quartiere di SANTA GIULIA
# Al via tutti i bandi
Credits: @Affari Italiani
Non c’è più un secondo da perdere perché, da tabella di marcia, il 2022 è l’anno decisivo per alcuni lavori strategici che ruotano intorno a Santa Giulia e le future scadenze. Quest’anno infatti devono essere programmati e assegnati i progetti, nonché gli appalti, per la realizzazione dell’arena del ghiaccio, quel Palaitalia che diventerà uno dei poli dei Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026. L’arena è un centro strategico per le Olimpiadi, ma è anche il fulcro di una grande riqualificazione che si estenderà fino a 600 mila metri quadri tutto intorno.
# Privati partner del pubblico
Credits: @sport&impianti
Non solo Comune di Milano è della partita. Anzi, in questa fase il comune ricopre un ruolo operativo del tutto marginale, limitandosi al controllo. I top player sono Eventim, colosso tedesco che costruirà e gestirà l’arena del Ghiaccio anche dopo i Giochi Olimpici, cui si aggiunge Risanamento S.p.A., proprietaria dei terreni interessati da questa fase dei lavori. I due partner sono stati ascoltati in Commissione del Comune di Milano ieri, 19 gennaio ed hanno spiegato le tappe di programmazione.
# Dalla bonifica ai Giochi Olimpici, tutte le tappe e alcune magagne
Credits: @la_madunina_ IG
Partite le bonifiche dei terreni coinvolti, la Società Risanamento punta a stipulare con il Comune tutte le convenzioni entro febbraio di quest’anno, in modo da viaggiare spediti verso i permessi di costruzione. Così ha spiegato Davide Albertini Petroni, che di Risanamento è il Managing Director. Per Eventim ha parlato Rainer Appel, vice presidente esecutivo, spiegando l’analisi dei terreni e dei progetti svolti fin qua, che hanno portato alla suddivisione dei lotti di terreno e ai futuri criteri di assegnazione degli stessi. Il 2022 si rivela cruciale, dal momento che entro l’autunno si dovranno assegnare gli appalti, individuando così le ditte costruttrici.
Il capitolo è però vincolato ad un ricorso pendente al TAR, presentato dal Gruppo Cabassi (proprietari del Forum di Assago), che contesta la delibera di Palazzo Marino per la costruzione del palazzetto in luogo di un Centro Congressi. Tale ricorso, nelle parole di Appel, si rivela infondato, pertanto Eventim conta di superare l’ostacolo al più presto.
# Non solo sport: musica, cultura e spazi per le famiglie nel futuro di Santa Giulia
Residenziale, rendering Credits: @itcoregroup IG
L’obiettivo è puntato sulle Olimpiadi del 2026 che è una scadenza indifferibile, ma il Palaitalia sarà anche un’arena per i concerti.
Non è questa l’unica “vocazione” musicale nella nuova Santa Giulia, che vedrà arrivare anche la sede del Conservatorio di Milano.
Per un certo periodo si è parlato anche della nuova sede del Museo della Scienza e della Tecnica, ma ciò che veramente tiene banco, sono tutte le varianti di una gigantesca riqualificazione che cambierà il volto di questo quartiere.
Dall’ex area industriale abbandonata spunteranno così residenze, servizi commerciali di vicinato e un grande parco di oltre 360 mila m².
Portare eventi e residenti in un quartiere nuovo, che si presenta già così ricco di particolari, non si potrà fare senza pensare alla mobilità.
Per questo il nuovo quartiere è già incastonato in una serie di infrastrutture nuove che saranno collegate tra loro da linee TPL dedicate.
Intorno sorgerà la M4, la cui prossimità è garantita dal tratto Forlanini-Rogoredo, accompagnata dai lavori di ammodernamento dello svincolo Mecenate, del sottopasso Paullese, uniti da un collegamento tramite Via Toledo, interessata da lavori di adeguamento. Una linea tramviaria nuova, invece, si occuperà di collegare tra loro il tratto di M4, i nuovi svincoli e i nuovi spazi del quartiere, che si appresta così a diventare una delle zone più interessanti dei prossimi anni.
A costo di diventare tanti piccoli Ummarèll, ci troveremo intorno ai cantieri ad osservare il passaggio da rendering a vita reale?
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Bilancio in rosso, ma meno del previsto. Passeggeri sotto i livelli prepandemici ancora per qualche anno. Investimenti confermati per la transizione ecologica, abbandonando il diesel a favore dell’elettrico entro il 2030. Atm, per affrontare questo scenario e far tornare i conti, nella scorsa commissione comunale sugli enti partecipati ha annunciato di voler espandere il proprio business: non più solo trasporto e non più solo milanese.
Il TRASPORTO MILANESE punta su BOLOGNA
# Passeggeri, meno 15% ancora per 5 anni
Credits: @mezzi_atm_milano stazione san donato
«A regime, nel medio periodo, ci attesteremo su un numero di passeggeri che sarà inferiore rispetto al pre-Covid di un 10-15%. Tutto questo impatta in maniera determinante sull’equilibrio economico e finanziario del trasporto pubblico». A riferirlo è stato il direttore generale di Atm, Arrigo Giana, che ha ipotizzato un orizzonte temporale minimo di 5 anni, durante il quale i passeggeri sui mezzi saranno inferiori ai livelli abituali. Ad oggi infatti su tram, bus e metropolitane milanesi mancano circa il 30-40% dei passeggeri rispetto al per covid, con dei picchi di quasi meno 50% che si sono registrati proprio con la ripresa delle scuole dopo le ultime vacanze natalizie.
Sulla base di questi dati presenti e stime future Atm, per recuperare la marginalità, ha rimodellato il piano industriale per affrontare i prossimi anni che, per il trasporto pubblico, si annunciano tutt’altro che rosei.
# La campagna acquisti, prima tappa Bologna
Credits: untramperbologna.it – Le 4 linee in progetto
L’azienda di trasporto meneghina, che già oggi gestisce la metropolitana di Copenaghen, per valorizzare il proprio know how vuole sondare nuovo canale di sviluppo commerciale. Ha presentato infatti un’offerta al Comune felsineo per la costruzione di una nuova tranvia. «Atm – ha spiegato Giana – ha una fortissima capacità tecnica in tutto ciò che è progettazione, manutenzione e costruzione di metropolitane e tram. Per questo l’idea è che questa nostra capacità possa essere messa sul mercato per vendere prodotti ad altre aziende». Il primo progetto prevede appunto partecipazione di Atm ad una cordata in gara per la costruzione della nuova tranvia di Bologna. «C’è un mercato interessante al quale noi vogliamo affacciarci – conclude Giana- che è quello delle costruzioni, delle progettazioni e del revamping delle reti esistenti».
Nonostante il bilancio del 2021 sarà ancora in rosso (la stima, migliore di quanto preventivato, è di una perdita di circa 20 milioni di euro), Atm conferma l’impegno e gli investimenti per rendere tutti i suoi processi ad impatto zero. L’azienda infatti costruirà in città tre nuovi depositi appositamente dedicati all’intera flotta di bus elettrici, che già oggi conta quasi 200 e-bus, mentre nel 2030 salirà a quota 1200.
«Per il progetto full electric – ha spiegato Giana – abbiamo la necessità di costruire nuove rimesse, visto che questi mezzi ecologici occupano più spazio». Oltre alla riconversione dei depositi di San Donato, Sarca e Giambellino, ne nasceranno altri tre: il primo in viale Toscana, il secondo il zona Triboniano e il terzo in un’area ancora da definire. Depositi che saranno totalmente sotterranei e non occuperanno suolo pubblico. Anzi ne doneranno alla cittadinanza, che vedrebbe la realizzazione di una serie di attività outdoor da costruire esattamente nella superficie del deposito.
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Quelli che hanno dato il giudizio più corretto sugli errori e le insufficienze della mentalità della nostra epoca si sono limitati a un atteggiamento critico, scostandosene solo per proporre rimedi insignificanti e comunque incapaci di arginare il caos crescente in tutti i campi.
Questo è dovuto alla loro incapacità di comprendere i veri principi, incapacità non diversa da coloro che si ostinano ad ammirareil preteso progresso e ad illudersi sul suo inevitabile risultato.
Anche da un punto di vista teorico non è sufficiente denunciare errori e mettere in evidenza la loro realtà: la cosa essenziale è spiegare questi errori, capire perché si sono verificati, in quanto tutto ciò che esiste in un modo o nell’altro ha una sua ragione d’essere. Per cui anche il disordine deve trovare il suo posto tra gli elementi dell’ordine universale.
Anche se il mondo moderno rappresenta una specie di mostruosità, corrisponde esattamente alle condizioni di una fase di questo ciclo, fase che la tradizione Indù chiama Kali Yuga. In questo senso si può dire che l‘epoca attuale non possa essere diversa da ciò che è.
Tra i tratti caratteristici della mentalità moderna risulta evidente la tendenza a ridurre ogni cosa al solo punto di vista quantitativo. Tendenza altamente radicata nelle concezioni scientifiche degli ultimi secoli e presente in ogni campo dell’analisi sociale a tal punto da permettere di definire la nostra epoca essenzialmente come il “regno della quantità”.
Questa caratteristica appare come l’elemento fondante dato che proprio questa riduzione al quantitativo rappresenta la condizione della fase ciclica raggiunta dall’umanità nei tempi moderni e perché la tendenza in questione conduce al punto di arrivo di questa “discesa” sempre più accelerata che segna la fine di un Manvantara (in sanscrito, un ciclo di manifestazioni).
Questa discesa non è altro che un graduale allontanamento dal principio inerente a ogni processo di manifestazione e riveste l’aspetto della quantità pura priva di ogni aspetto della qualità. Rappresenta una delle tendenze che nel mondo dell’esistenza duale non possono mai essere raggiunte completamente, così come nel simbolo del tao nessuna delle due parti può manifestarsi eliminando l’altra.
Il punto più basso è come un’immagine oscura o invertita del punto più alto. Quindi arrivare all’apparenza dell’assenza di qualsiasi principio è contraffazione del principio stesso. L’opinione della maggioranza è una caratteristica distintiva del “regno della quantità” il cui limite ultimo porterà a un’inversione di senso nel momento in cui la ruota cessa di “girare”.
Un punto limite che sarà raggiunto soltanto da un esiguo numero di uomini che preparerà i germogli di un ciclo futuro.
Paradossalmente, arrivati al punto in cui siamo, non bisogna opporsi o rallentarlo, ma accelerare il processo. Bisogna cavalcare la tigre perché l’uscita si troverà dove il processo si compie.
Liberamente tratto dai “segni dei tempi” di Renne Guenon
Nonostante le restrizioni, l’obbligo di indossare la mascherina e la quarta dose, Israele ha raggiunto il numero record di contagi nelle ultime 24 ore. Uno studio conferma la scarsa efficacia dei vaccini contro la variante Omicron. Aumentano le accuse contro il Green Pass anche all’interno del governo che sembra intenzionato a eliminarlo.
🔴 ISRAELE: nuovo RECORD MONDIALE di CONTAGI. Pronti a CANCELLARE il GREEN PASS: “controproducente, il vaccino è inefficace contro omicron”
# Oltre 65.000 casi di Covid in un giorno. Israele è davanti a Australia, Usa e Europa per contagi ogni 100.000 abitanti
Credits dr.eli david – Casi Israele
Israele stabilisce un nuovo record mondiale di contagi in 24 ore in rapporto agli abitanti.Con i 65.259 registrati martedì 18 gennaio si pone davanti all’Australia per casi ogni 100.000 abitanti. L’impennata della curva si è avuta nonostante l’obbligo di indossare la mascherina, il pass vaccinale e la somministrazione della quarta dose. Israele è stato infatti il primo Paese al mondo a somministrare la quarta dose di vaccino anti Covid a operatori sanitari, over 60 e pazienti fragili. Il Direttore Generale del Ministero della Salute Nachman Ash ha comunicato inoltre come il picco massimo di contagi dovrebbe arrivare solo nelle prossime settimane.
# Secondo un nuovo studio la quarta dose non protegge dal contagio da variante Omicron
La conferma del fatto che il vaccino non riesca a bloccare il contagio arriva anche dai dati preliminari di una ricerca che ha coinvolto 150 israeliani. Lo studio ha dimostrato come la quarta dose di vaccino anti-Covid Pfizer o Moderna non fornisce protezionecontro il contagio da variante Omicron. Il secondo booster ha fatto aumentare fino a cinque volte il livello degli anticorpi neutralizzanti, ma questo non è sufficiente a contrastare Omicron. Il commento del direttore dell’Unità di Malattie infettive dello Sheba Medical Center di Tel Aviv, Gili Regev-Yochay, che ha condotto la ricerca: “Malgrado la crescita del livello di anticorpi, la quarta dose offre soltanto una difesa parziale contro il virus. Abbiamo visto molte persone infettate con Omicron dopo la quarta dose. Un po’ meno che nel gruppo di controllo, ma sempre tante“.
# Il ministro delle finanze Avigdor Liberman: “Non c’è logica medica ed epidemiologica nel Green Pass”
credits: open.online
Nonostante tutte le restrizioni e le dosi booster di vaccini il Sars-Cov-2 continua a diffondersi, seguendo forse l’andamento stagionale degli altri virus influenzali, e per questo motivo il governo israeliano si prepara a mettere in discussione il mantenimento del Green Pass.
Come riporta “The Jerusalem Post” Israele si dice infatti pronta cancellare lo strumento del Green Pass, secondo quanto dichiarato martedì 18 gennaio dal ministro delle finanze Avigdor Liberman. “Non c’è logica medica ed epidemiologica nel Green Pass, molti esperti concordano su questo fatto“, ha scritto Liberman su Twitter. “Quello che c’è è un danno diretto all’economia, al funzionamento quotidiano e, inoltre, un contributo significativo al panico tra la popolazione. Sto lavorando con tutte le parti per eliminare il Green Pass e preservare una routine normale per tutti noi“. Nel frattempo insieme alle nuove regole sulle quarantene per le persone positive sta partendo la distribuzione gratuita di 25 milioni di test antigenici a casa agli israeliani per consentire ai cittadini di monitorarsi.
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Un famoso detto orientale recita: se hai un problema e puoi risolverlo non ti preoccupare, se hai un problema e non puoi risolverlo non ti preoccupare.
Il senso è che la risoluzione del problema non è legata al problema in sé ma alla percezione che abbiamo dello stesso, cioè alla preoccupazione.
Anche in natura esistono due reazioni possibili a un pericolo: combattere o fuggire.
Per uscire da un problema risulta evidente che o si riesce a risolverlo compiutamente oppure l’unica strada è di smettere di pensarci, in quanto non essendo risolvibile non è utile investire energie e attenzioni su qualcosa che non dipende da noi.
Due anni di innumerevoli tentativi ci hanno portato a ritrovarci sempre allo stesso punto: forse è il caso di iniziare a prendere coscienza del fatto che il problema non è risolvibile con mezzi umani. Quindi è arrivato semplicemente il momento di smettere di occuparsi di questo problema e di passare ad altro.
Forse fuggendo dal problema ci accorgeremo che si è risolto.
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Credits rete4 - Mario Giordano no cure a non vaccinati
All’Istituto ospedaliero Galeazzi, specializzato in ortopedia, semaforo rosso per i non vaccinati. Ai pazienti senza dose booster, vaccinati con due dosi da oltre 5 mesi o senza vaccino verrebbero rimandate le operazioni, anche in caso di tampone negativo. Questa la denuncia del giornalista Mario Giordano durante la trasmissione “Fuori dal Coro” con la testimonianza di due pazienti.
🔴 SCANDALO al GALEAZZI di Milano: senza terza dose non si viene operati?
# La denuncia di Mario Giordano in “Fuori dal Coro”
Credits rete4 – Mario Giordano no cure a non vaccinati
All’Ospedale Galeazzi di Milano, specializzato in ortopedia e diretto dal virologo Fabrizio Pregliasco, i pazienti non vaccinati o senza booster non vengono operati. Questa la denuncia durante la trasmissione “Fuori dal Coro” dove il giornalista e conduttore Mario Giordano ha documentato con un servizio quello che sta succedendo, in uno degli istituti ospedalieri più prestigiosi in Italia, intervistando due cittadini in attesa di operazione da tempo che sono stati rimandati a casa perché senza vaccino.
Credits rete4 – Intervista Kevin
La testimonianza di Kevin che da maggio necessita di un intervento al polso per poter lavorare: “senza vaccino non posso operarmi“. Recatosi allo sportello ricoveri il giorno previsto per l’operazione gli hanno infatti comunicato che non basta il tampone negativo, ma occorre essere vaccinati. Stessa sorte è toccata a Raffaella che da due anni aspetta di essere operata al piede e soffre di continui dolori. Solo in seguito alla trasmissione, secondo quanto riporta “la Verità”, la donna ha ricevuto una comunicazione via email con l’autorizzazione a una visita pre ricovero.
# Una circolare a firma del direttore sanitario Pregliasco esclude i non vaccinati dalle cure
L’operatore ospedaliero intervistato durante la trasmissione ha dichiarato che il direttore sanitario Pregliasco ha firmato un documento ufficiale, fatto circolare come informativa interna al personale, in cui è scritto che per essere operati i pazienti devono dimostrare di “avere ricevuto due dosi da meno di cinque mesi, la dose booster oppure essere guariti dal Covid da meno di 6 mesi.” L’intervistato spiega che “preferiamo dare la precedenza alle persone che hanno la vaccinazione“.
Accuse gravissime che potrebbero costituire un reato di abuso di ufficio e di omissione di soccorso, punibili anche con l’arresto, oltre che una violazione tale da rischiare la radiazione dall’Ordine dei Medici. Inevitabile sembra ora l’intervento delle autorità giudiziarie.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A Milano esistono da tempo mercatini di tipo farmer market che sino a pochi anni or sono era più semplice trovare in provincia o, comunque, in centri urbani meno estesi.
Organizzati da piccoli produttori locali e con la garanzia del prodotto dalla produzione al consumatore senza passare per intermediari, i mercatini agricoli di Milano, sia quelli nuovi che quelli pre-esistenti (ampliati e modernizzati), rappresentano ormai da tempo una valida alternativa territoriale alla spesa nei supermercati della GDO.
Ma quali sono i principali mercatini agricoli a Milano? Ne ho individuati cinque.
I 5 migliori MERCATINI AGRICOLI di Milano
# Ripamonti /Lorenzini: qualità e prezzi convenienti
credits: @ale_sito
Presso lo storico mercato agricolo di Campagna Amica di via Ripamonti, trasferitosi in Via Lorenzini 3, è possibile trovare prediletti formaggi di capra (come lo straordinario “blu”) primo sale, caprini freschi, tomini stagionati, tortelli alla ricotta di capra, porri e zucchine: ma queste sono solo alcune fra le bontà che si possono acquistare presso questa sede.
Tanto i formaggi quanto gli ortofrutticoli sono a prezzi convenienti a fronte di un’ottima qualità, e passando tra gli altri banchi l”impressione è analoga. Fra l’altro, cosa da non sottovalutare a Milano, il parcheggio è molto comodo essendo proprio a ridosso del mercato. Prima del lockdown di inizio 2020, i giorni di apertura erano il mercoledì e il sabato, mentre ad oggi, come per la maggior parte degli esercizi commerciali per così dire itineranti, gli orari sono aggiornati di periodo in periodo.
# V giornate: qui si ritrovano 15 aziende agricole lombarde
credits: @pennylena
Il mercato contadino di Piazza Santa Maria del Suffragio, aperto il sabato dalle 7.30 alle 13, è promosso dal Consorzio Agrituristico Mantovano e ogni weekend porta la campagna a un tiro di schioppo da Piazza V giornate. Nell’area intorno alla chiesa si ritrovano 15 aziende agricole lombarde che mettono in vendita formaggi, frutta e verdura, pane, salumi, miele, carne, riso, vino, birra, ma anche confetture e fiori. Un mercato a filiera corta pensato per far incontrare consumatori e produttori, garantendo la qualità di ciò che si trova sui banchi e, in aggiunta, all’interno del perimetro di una delle piazze più dinamiche del centro città.
# Porta Romana e il mitico AGRI-APERITIVO
credits: @mercatoportaromana
Il mercato agricolo di Porta Romana è un mercato coperto che ospita circa una trentina di produttori lombardi. Tra questi troviamo diversi rivenditori di frutta e verdura – uno dei nostri preferiti è Cascina Pizzo – e uno di sole arance, un piccolo stand del panificio, diversi banchi di uova, carne, pesce (il pescivendolo è all’esterno, nel cortile), formaggi e biocosmesi. Nei giorni e negli orari di apertura è possibile, prenotando, fare l’Agri-aperitivo contadino con i prodotti del mercato.
# Cascina Cuccagna, location suggestiva con prodotti a km 0
credits: @cascinacuccagna
Tutti i martedì dalle 14.30 alle 20 la Cascina Cuccagna presenta il suo Mercato Agricolo a filiera corta. Una location spettacolare e uno spazio destinato al consumo agricolo consapevole e a km 0, fanno da contorno a una location che offre all’interno delle sue mura il ristorante, la sala aperitivo e, appunto, un ampio giardino dove poter apprezzare, come per i mercati poco sopra, le prelibatezze confezionate da una produzione agricola attenta alle esigenze del consumo. Presso il Mercato Agricolo della Cascina Cuccagna (via Privata Cuccagna 2/4, zona viale Umbria) sono in vendita anche numerosi prodotti bio.
# La Cordata, il vero low cost di Milano
credits: lacordata.it
Appuntamento il mercoledì pomeriggio nel giardino di Via Zumbini 6 (in zona San Cristoforo): qui si tiene il mercato agricolo e artigianale La Cordata, dove agricoltori e allevatori lombardi vendono ortaggi, frutta, formaggi, salumi, vino, olio, uova e prodotti da forno. Sono tutti di qualità (spesso bio e presidi Slow Food) e a prezzi convenienti, complice anche il fatto che l’impresa sociale la Cordata mette a disposizione degli agricoltori i suoi spazi gratuitamente, così da garantire, usando un paragone aeronautico, veri e propri prezzi low cost.
Questi sono i mercati agricoli più buoni che potrete visitare a Milano. Parola di chi li ha provati, naturalmente. Ma sono certo che, a parte questi cinque, molti sapranno suggerirne altri che mi sono sfuggiti, così come sapranno indicare, per questi elencati, prodotti sfiziosissimi che ho avuto il demerito di omettere. Quindi, sotto con i commenti. Sono tutto occhi!
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L’intera rete ora si avvicina agli 800 km, quasi otto volte l’estensione della rete metropolitana milanese. In soli 20 anni la rete è cresciuta di 10 volte. Vediamo le nuove linee e i prolungamenti inaugurati.
Inaugurano TRE NUOVE LINEE: la più GRANDE METROPOLITANA del MONDO incrementa il suo primato
# La rete raggiunge i 783 km di lunghezza, quasi otto volte quella milanese: 20 anni fa eravamo pari
Mappa metro Pechino 2022
Il sistema metropolitano di Pechino ha avuto uno sviluppo esponenziale nell’arco di soli 20 anni. Nel 2000, la rete di trasporto sotterranea della capitale cinese era ancora lunga circa 70 chilometri, come la metropolitana di Milano, ed erano operative solo 2 linee.
Con le nuove inaugurazioni e prolungamenti questa area di 20 milioni di abitanti è servita oggi da una metropolitana lunga 783 km, con 459 fermate e 27 linee, di cui 22 linee di transito rapido, due collegamenti ferroviari per l’aeroporto, una linea maglev e 2 linee di metropolitana leggera. Si conferma per distacco la più estesa del mondo.
# Tre nuove linee e numerosi prolungamenti per un totale di 63km di binari aggiuntivi
Credits chengcheng1201 IG – Metro Pechino
Il 31 dicembre è il giorno tradizionale in cui a Pechino vengono aperte le linee della metropolitana di nuova costruzione. Nel 2021 sono stati aggiunti 63,2 km di binari, pari a due terzi dell’estensione della rete in funzione a Milano:
tre linee completamente nuove: la 11 Jin’anqiao – Xinshougang (Shougang Park) di 4,2 km nell’area in cui si svolgeranno le Olimpiadi invernali di quest’anno, la 17 Shilihe – Jiahuihu di 16,5 km e la linea 19 Mudanyuan – Xingong di 22,4 km;
sei estensioni di linee esistenti: linea 8 National Art Museum – Zhushikou di 5,5 km, linea 14 Xiju – Beijing South Railway Station di 6,7 km, linea 16 Ganjiakou – Yuyuantan Park East Gate di 1,1 km, linea S1 Jin’anqiao – Pingguoyuan di 0,8 km, linea Changping Xi’erqi – Qinghe Railway Station di 1,5 km e linea 34 Capital Airport Express Dongzhimen – Beixinqiao, 4,5 km.
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Tutti a casa. Nonostante la clausura sia finita sono numerose le aziende che hanno mantenuto il lavoro a casa. Milano è un deserto di uffici vuoti.
Milano, il DESERTO delle AZIENDE: fino al 90% in smartworking
# Uffici vuoti a Milano per smart working e quarantene
Con la nuova ondata di contagi, le aziende hanno nuovamente adottato la strategia smart working. Il 90% dei dipendenti di Assicurazioni Generali lavora da casa da più di un mese, mentre Facebook in piazza Missori offre la possibilità di scegliere se spostarsi in ufficio oppure stare a casa, opzione preferita dalla grande maggioranza dei dipendenti. La Vodafone in Lorenteggio richiama in ufficio a turni di soli due giorni la settimana i dipendenti, che rimangono comunque un numero molto basso a causa delle numerose quarantene. Queste contribuiscono alla riduzione dei frequentatori d’ufficio ancora di più che le decisioni inerenti alla tutela dei dipendenti delle aziende stesse. Per garantire la possibilità di spazi adeguati al lavoro si sta diffondendo la tecnica del coworking, mentre per garantire l’efficienza di questo sistema si parla di diritto alla disconnessione e Smart working community.
# Il boom del Coworking: l’alternativa al lavoro da casa
Il Coworking è una tecnica che vede lo sfruttamento di uno spazio pubblico da parte di persone diverse, anche che non appartengono alla stessa azienda e spesso nemmeno allo stesso ambito lavorativo. L’idea è quella di garantire uno spazio adeguato al lavoro, cosa che spesso la casa non può fare e permettere alle persone di socializzare, nonostante lo smart working. Gli spazi sono messi a disposizione per chiunque, inizialmente a sfruttarli erano i liberi professionisti, ma da quando sono iniziate le chiusure dovute alla pandemia sono sempre di più i dipendenti di aziende, che non potendo passare tutte le giornate lavorative in ufficio, preferiscono questi luoghi alla loro abitazione. I primi spazi hanno origine a San Francisco nel 2005, in concomitanza con la diffusione di internet come lo intendiamo oggi, la pandemia e le tecnologie a disposizione però li hanno portati in tutte le maggiori città.
L’evoluzione tecnologica permette a chiunque di lavorare da casa, quasi al pari dell’ufficio, ma questo aumenta il rischio di non riuscire a staccarsi dal computer e dare un taglio al tempo lavorativo. Per evitare che i dipendenti passino troppo tempo a contatto con gli schermi e lavorino fuori orario, condizioni che al lungo andare portano anche all’inefficienza, i sindacati hanno firmato un accordo che prevede il diritto alla disconnessione. Questo prevede il diritto a lavorare da casa tre volte la settimana, distribuibili anche su base mensile (13 giorni) oppure bimestrale. Il diritto alla disconnessione permette ai dipendenti di vivere una socialità, seppur diversa da quella prima della pandemia, e allo stesso tempo di rispettare gli orari lavorativi e la salute fisica dovuta alle attività che non si possono svolgere su di un computer.
# Smart working community: la nuova frontiera del sindacato
L’onda dello smart working ha raggiunto anche il comune di Milano, che ha cambiato la propria organizzazione lavorativa: circa il 15% dei dipendenti comunali lavora da casa e da un massimo di 8 giorni al mese si è passati a 62 giorni complessivi su 125 totali da calcolare fino a fine giugno. La scelta è stata fatta pensando alla tutela degli impiegati, ma il comune garantisce di poter mantenere l’efficienza dei suoi servizi. Contribuendo all’ottica del coworking, Palazzo Marino e Assolombarda hanno progettato la Smart working community, mettendo a disposizione spazi attrezzati per i loro dipendenti. Supportati da Enel e Tim che metteranno a disposizione alcune scrivanie nei propri uffici. L’obbiettivo del progetto è quello di ampliare la disponibilità di questi spazi, coinvolgendo anche i privati, costituendo una comunità di lavoratori che si riuniscono in spazi indipendenti.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Laura Garini. Ricercatrice spirituale. Con la forza della luce rimette in connessione il sé con la natura. Milanese per scelta, incarna il lato più spirituale della città, quella del Duomo e del cuore in mano.
Laura GARINI: “la mia Milano sono I MIEI COMPAGNI DI VIAGGIO”
Laura Garini
La cosa che ami di più di Milano?
La sua efficienza e professionalità al lavoro.
Quella che invece ti piace di meno?
La mancanza di natura, parchi, giardini e spazi per bambini.
Il tuo locale preferito?
Ristorante Shamballa
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Scoprire luoghi insoliti e nascosti tipo vecchi cortili e palazzi storici.
Il Cortile degli Scultori Indirizzo: via Mac Mahon, 14
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Non c’è una canzone che mi ricordi Milano.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Le vecchie cascine alle porte di Milano.
Credits cascinamartesana IG – Cascina Martesana
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Incontrare i compagni di viaggio più importanti della mia vita.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Porta Romana, poiché abito lì vicino e amo molto la zona.
Credits soave_antonella IG – Porta Romana
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Curiosa? Non saprei. In realtà mi pare una città molto “regolare”. Se mi aveste fatto la stessa domanda su Napoli…ce ne sarebbero tante.
Il quartiere che ami di più?
Viuzze dietro corso Magenta.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Parchi e fiori, cura del verde. Eventi e spazi per mamme e bambini.
il progetto di parco orbitale
Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
No
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
In campagna.
Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Si era accarezzata l’idea di inaugurare il prolungamento della M5 in tempo per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026, invece bisognerà attendere almeno 8 anni da oggi. Ecco la situazione aggiornata e le cause del rinvio dei lavori.
🔴 Niente Olimpiadi per la METRO a Monza: il prolungamento della LILLA slitta al 2030
# Il prolungamento della linea 5 della metropolitana era previsto entro il 2027. Allievi, sindaco di Monza: “il ritardo è minimo, la colpa è del Covid“
M5 fino a Monza
Doveva collegare il capoluogo lombardo con la “capitale” brianzola entro il 2027. Ma la M5 da Bignami arriverà al nord di Monza solo tre anni dopo. La colpa? Secondo il sindaco di Monza Dario Allevi è del Covid e del cambio dell’assessore ai trasporti di Milano (ente capofila del progetto). Ma per il primo cittadino brianzolo l’opera non si è affatto fermata. E prova poi a scaricare sui vertici di Palazzo Marino: «Il capofila di tutta la filiera istituzionale che deve portare avanti il cronoprogramma – ha dichiarato in conferenza stampa Allevi – è il Comune di Milano che, oltre a dover affrontare il Covid, ha dovuto gestire anche un cambio di assessore“.
Erano 8 gli anni previsti per progettazione, definizione, bando di gara e lavori per l’arrivo della Lilla da Bignami al polo istituzionale di Monza, dopo 13 km e 12 fermate. Entro la fine del 2021 doveva essere ultimato il progetto definitivo. Ma, ha spiegato Allevi, il Provvedimento autorizzatorio unico regionale dovrebbe concludersi entro giugno 2022, mentre entro la fine del 2022 dovrebbe vedersi completato il progetto definitivo. A inizio del 2023 ci sarà poi la validazione per andare a gara entro la prima metà dell’anno. Le procedure di gara dovrebbero infine concludersi entro la fine del 2023 (contenziosi permettendo). E i lavori? Dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, iniziare nel primo semestre del 2024e finire dopo cinque o sei anni. Ovvero entro il 2029 e il 2030. “Qualche ritardo c’è, ma non così allarmante“, ha minimizzato Allevi.
Il primo treno in viaggio sulla nuova tratta della lilla doveva viaggiare quindi nel 2027. Ma viste le olimpiadi invernali Milano Cortina si era arrivati ad ipotizzare un’apertura anticipata per il 2026. Il sogno invece, come confermato da Allevi, è definitivamente sfumato. Perché i tempi anziché accorciarsi, si sono gradualmente allungati. L’associazione Hq Monza nei giorni scorsi si era lamentata per le perdite di tempo ritenute non giustificate. «Stanno solo aumentando il fumo a danno della sostanza – aveva dichiarato Isabella Tavazzi portavoce dell’associazione.- se persino un progetto del 2018 interamente finanziato, quello della M5 sino al nord di Monza, resta sospeso senza soluzione nel limbo fumoso della burocrazia». Conclude l’appello sottolineando che «occorre piantarla di promettere e di tirare righe colorate sulla carta, vanno definite piuttosto le cose concrete possibili. I cittadini non ne possono più».
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Venezia-Roma in mezz’ora. In poco meno di un’ora arriverebbe in Calabria. Il treno supersonico Hyperloop vedrà il Veneto come prima base sperimentale.
Hyperloop: in Veneto la prima sperimentazione sul TRENO che viaggia a 1000 Km/h
Hyperloop è il treno supersonico nato dalla mente di Elon Musk, CEO di Tesla. Elon Musk è colui che, nel maggio del 2020, ha inviato due astronauti sulla ISS (Stazione Spaziale Internazionale), a bordo della SpaceX. E’ stata la prima volta in cui un’azienda privata ha servito la NASA in una spedizione di astronauti sulla ISS.
Credits: @Space_Coast_Daily(FB)
Da qualche anno gli investimenti attorno ad Hyperloop si stanno facendo sempre più corposi e gli ultimi passi in avanti lo fanno sembrare un’innovazione sempre più concreta.
L’idea è stata presentata da Musk nel 2013: un mezzo di trasporto in grado di coprire lunghe distanze in breve tempo. Musk parlava, al tempo, di una tratta Los Angeles-San Francisco in soli 30 minuti, sfruttando la levitazione magnetica e i vantaggi dei tubi a vuoto, in cui far scorrere le capsule. Il tutto utilizzando rigorosamente energia ricavata da energia fotovoltaica.
# Hyperloop in Veneto
Hyperloop arriverà in Veneto, partendo da una sperimentazione sul trasporto merci. Si tratta della prima sperimentazione del sistema in tutta Europa.
La Regione Veneto ha comunicato pochi giorni fa a Cav (Concessioni Autostradali Venete), la volontà di sperimentare in Veneto Hyperloop. Come già detto, il veicolo sarà al 100% sostenibile e a ridotto consumo di energia. Si parla semplicemente di un treno capace di viaggiare a oltre 1.000 km/h, muovendosi all’interno di un doppio tubo sopraelevato.
La direttrice lungo la quale dovrebbe correre il treno, per ora, è la “vecchia” Verona-Padova-Venezia. La Vicepresidente della Regione Veneto, Elisa De Berti, commenta così l’innovazione: «Ragioniamo sul corridoio mediterraneo, dall’interporto di Verona a quello di Padova, fino al porto di Venezia. Sono i tre nodi fondamentali della regione per le merci e per la mobilità delle persone. Se lo studio di fattibilità darà esito positivo, si punterà alla realizzazione del progetto e il Ministero dovrà cercare di attingere ai fondi regionali ed europei».
Il provvedimento legato ad Hyperloop in Veneto ha a che vedere con l’intero sistema di trasporto italiano. Il progetto parla chiaramente di sostenibilità, innovazione, coesione sociale e digitalizzazione, condividendo appieno gli obiettivi dell’Unione Europea. Si vuole infatti promuovere e sostenere lo sviluppo di nuove tecnologie per la mobilità. In particolare, con una serie di progetti legati sia al trasporto passeggeri che a quello delle merci. Il tutto, cercando di integrare ricerca ed innovazione e di coinvolgere in sinergia sia le aziende pubbliche che quelle private.
Il governatore del Veneto Luca Zaia, commenta il progetto sottolineando che, in questo caso, il primato veneto è di portata europea: «L’approvazione di questo Protocollo segna un discrimine in materia di trasporti a livello nazionale ed europeo. Il Veneto è infatti la prima Regione in Europa ad avviare una simile sperimentazione volta a trasformare radicalmente la mobilità e le infrastrutture europee».
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Secondo un sondaggio di Demoskopika commissionato da Anni 20 su Rai 2 e rilanciato da Affari Italiani e da altri siti, alla domanda “è ancora emergenza pandemica, di chi è la responsabilità?”, il 40% degli intervistati ha risposto “la cattiva gestione del governo”. Per il 33% la colpa è dei “vaccini che non funzionano” e solo per il 27% è “solo colpa dei non vaccinati”, che sono invece il capro espiatorio scelto da governo e media per giustificare l’inefficacia dei provvedimenti fin qui adottati.
È interessante notare come la narrazione costruita contro i non vaccinati, pur essendo un coro unanime di governo e mass media, non è riuscita ad attecchire nella gran parte italiani che, evidentemente, hanno una percezione diversa e forse più realistica di ciò che sta accadendo.
In effetti, la presenza di persone non vaccinate così come l’efficacia o meno dei vaccini sono due variabili comuni a tutti i paesi del mondo. Se fossero questi i fattori decisivi, tutti i paesi del mondo dovrebbero vivere più o meno allo stesso modo la situazione di emergenza. Ma se lo stesso problema risulta avere conseguenze molto differenti nella vita delle persone tra un paese e l’altro, l’unica reale responsabilità ricade sull’unico elemento che è diverso da una nazione all’altra: il governo e le misure che ha adottato.
Quindi, se in Italia al momento la situazione risulta più drammatica, sia dal punto di vista sanitario che sociale, secondo gli italiani il primo responsabile è la politica.
La colpa in realtà non è della politica specifica ma dell’idea che la politica possa risolvere questo problema attraverso un interventismo spinto, fatto di norme, decreti e burocrazia.
Il paradosso infatti è che in generale gli stati, come quelli in Africa o del Nord Europa, che hanno fatto di meno per contrastare questo problema sono anche quelli che hanno ottenuto i risultati migliori.
Una ulteriore dimostrazione che molte volte la politica migliore è la non politica. Perché spesso è la politica a creare problemi invece che soluzioni.
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Milano si appresta segnare un nuovo record nel mercato delle compravendite immobiliari, meglio ancora della performance registrata nel 2019, l’anno prima dell’avvento della pandemia. Vediamo quali sono le zone migliori per comprare e mettere a reddito.
Comprare CASA a Milano: le 7 ZONE su cui puntano gli esperti nel 2022
# Entro la fine del 2022 è prevista una crescita dei prezzi del 4,2%
Credits Andrea Cherchi – Skyline Milano
Secondo le stime di Immobiliare Insights, l’Ufficio Studi di Immobiliare.it, il mercato delle compravendite a Milano dovrebbe migliorare la performance record del 2019, l’ultimo anno prima della pandemia. Le previsioni confermano il capoluogo lombardo come città più cara d’Italia indicando una crescita del 4,2% entro la fine del 2022 e un prezzo medio al metro quadrato che raggiungerà i 5.107 euro. Per questo chi intende acquistare deve guardare oltre la cerchia filoviaria della 90-91.
# Le 7 zone top per comprare e mettere a reddito
Credits: milanoallnews.it – Corvetto
In base ai dati emersi dalla ricerca di Immobiliare.it sono le periferie che stanno registrando e registreranno in futuro la maggiore crescita a livello di valori immobiliari.
Queste le 7 zone su cui puntare per acquistare o investire:
l’area tra Corvetto e Rogoredo dove i prezzi dovrebbero crescere dell’8,9%, l’incremento più elevato fuori dalla cerchia filoviaria, con quotazioni superiori ai 3.700 euro al metro quadro;
il quartiere di NoLo, il North of Loreto, fino a quelli compresi tra le fermate di Precotto e Turro;
la zona tra Rovereto e Pasteur, dove per un bilocale di 50 metri quadrati dovrebbero servire almeno 220mila euro;
nel nuovo quartiere di Cascina Merlata, a nord-ovest della città;
lungo viale Certosa grazie ai futuri progetti di riqualificazione;
la zona tra Abbiategrasso e Chiesa Rossa che dovrebbe vedere un rialzo dei valori immobiliari del 7,6%;
per chi invece è interessato principalmente a immobili da investimento le zone migliori rimangono quelle attorno alle università, su tutte le abitazioni vicino alla Bocconi.
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Come andare in metropolitana da Milano a Brescia. La nuova linea dei record è pronta a inaugurare le sue prime fermate. Rivoluzionerà la mobilità di Londra, vediamo come.
ELIZABETH LINE: conclusi i lavori della linea metropolitana più lunga dell’intera rete milanese
# Non una semplice metropolitana
Credits: @elizabethline IG
Transport For London annuncia il termine della realizzazione della Crossrail, pensata per rivoluzionare il TPL di Londra. Simbolicamente e anche a livello pratico, Londra vuole scrollarsi di dosso gli incubi legati alla pandemia con una vera e propria ripartenza.
I lavori per la realizzazione non si sono mai fermati e questo ha dato i suoi frutti: la Crossrail o Elizabeth Line, la linea di collegamento tra l’aeroporto di Heathrow e la City, è pronta. Ora si tratta di effettuare le necessarie prove tecniche e collaudi. L’inaugurazione, già programmata a scaglioni, prevede presto l’apertura delle prime 10 stazioni. Si parte nel 2022, si continua con le progressive aperture fino a tutto il 2023.
Londra scalpita, dunque, per mostrare la sua ritrovata vitalità e lo fa anche attraverso l’apertura di una linea metropolitana dalle aspettative formidabili, quasi quanto i numeri assoluti dell’opera.
Negli anni Londra ha saputo accogliere persone e capacità, conoscendo uno sviluppo demografico e di volume d’affari impressionanti. La sfida è stata quindi quella di adattare la città allo sviluppo demografico e all’occupazione di tutti gli spazi urbani, nuovi e riqualificati. In questo scenario di cambiamento si inserisce la Crossrail, l’opera pensata per accompagnare la città di Londra e i londinesi al nuovo flusso del trasporto pubblico.
Una volta completata la Elizabeth Line, la lunghezza totale sarà di oltre 100 km, che è più della rete metropolitana milanese sommando tutte le sue parti.
Una parte della Crossrail andrà in superficie, ma le 41 stazioni totali saranno collegate anche da ben 42 km di tunnel. La riduzione di emissioni CO2 sarà pari a 2,5 milioni di tonnellate.
La rivoluzione porterà un aiuto significativo al trasporto pubblico londinese. L’opera, strategicamente pensata per tempo, riuscirà ad alleggerire il traffico odierno e quello futuro, spostando circa 1,5 milioni in più di viaggiatori ogni 45 minuti.
La continua espansione demografica di Londra è stata affrontata, senza drammi e con largo anticipo rispetto alle previsioni del 2030, per progettare un’arteria in grado di fornire il supporto adeguato ai futuri amministratori. Finalmente si parte.
# Le stazioni saranno dei luoghi di attrazione e di convivialità
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Gli inglesi, con questa “semplice” operazione infrastrutturale, riflettono molto il carattere di Elisabetta II, la sovrana a cui la linea è dedicata. Lungimiranza e amore verso i cittadini sono stati una costante del lungo regno elisabettiano. L’opera è pensata anche per abbellire la città: ogni livello di superficie delle stazioni è infatti pensato per diventare un piccolo intervento di riqualificazione urbana, che diventa così capillare lungo quest’opera mastodontica. Le stazioni diventeranno così dei centri attrezzati per accogliere i cittadini e le loro attività all’aperto.
I centri di affari sparsi lungo la linea e le enormi possibilità di interpretazione urbana degli spazi, fanno prevedere un indotto pari a 42 miliardi di stelline portato dalla Crossline.
# Londra arriva al mare: un precedente per Milano?
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È esattamente questo lo spirito con cui si devono affrontare le infrastrutture: per ogni Euro o Sterlina investita, ne possiamo far rientrare di più?
Sfida vinta dagli amici inglesi, che ancora una volta viaggiano così spediti da portare Londra direttamente sulle spiagge di Rochford.
Circa 3 milioni di tonnellate di scavi, quindi una parte di Londra, è stata infatti impiegata per ricostruire una parte della riserva naturale di Wallasea Island Wild Coast, un’oasi di ripopolamento. Londra è nei pressi dell’Halfmoon Viewpoint, a Jubilee Marsh.
Londra realizza così il grande sogno dei milanesi: arrivare al mare con la metropolitana.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.