Dubai continua a stupire il mondo con nuovi grattacieli e infrastrutture incredibili. Scopriamo le cinque opere più attese nei prossimi anni.
I 5 PROGETTI più PAZZESCHI in arrivo a Dubai entro TRE ANNI
#1 Il centro commerciale da guinness (con il Central Canyon e due record mondiali)
Credits AEOTOSwire – Meydan One Mall
Il centro commerciale Meydan One è in fase di realizzazione per un un investimento pari a 1,5 miliardi di euro. Al suo interno ci saranno: 550 negozi al dettaglio, inclusi due grandi magazzini e un ipermercato, a cui si aggiungono 180 tra bar e ristoranti e un hotel.
I flagship store di lusso faranno parte di una striscia di 400 metri denominata Central Canyon e un lucernario retrattile di 160 m x 100 m migliorerà l’esperienza dei clienti. Questo nuovo mall batterà due record mondiali: avrà la fontana danzante più grande del mondo, lunga 380 metri e la pista da sci indoor più lunga del mondo, 1 km, all’interno della struttura sportiva al coperto polivalente al suo interno.
#2 “The Tower”, il futuro grattacielo più alto al mondo
Credits: archpostdecostruttivista.altervista.org – The Tower a Dubai
“The Tower” sarà la torre più alta di Dubai con circa 930 metri di altezza, battendo il record del Burj Khalifa di 100 metri. Progettata dall’architetto Calatrava, i lavori dovrebbero concludersi entro il 2023 dopo alcune vicissitudine giudiziarie che li avevano rallentanti. Sulla sommità verrà posto un faro e la “Pinnacle Room” che offrirà una vista a 360° sulla città. Il design si ispira al fiore del giglio, con in cima il bocciolo ovale che ospiterà alcune delle terrazze panoramiche.
#3 Il parco solare Mohammed bin Rashid Al Maktoum, uno dei più estesi al mondo
Credits cosmopolitanthedaily IG – Parco solare
Il parco solare Mohammed bin Rashid Al Maktoum occuperà un’area totale di 77 km2 a Saih Al-Dahal, a circa 50 chilometri a sud della città di Dubai. È uno dei più grandi progetti rinnovabili del mondo basato su un modello di produttore di energia indipendente e la prima fase del progetto è stata avviata il 22 ottobre 2013. Alla fine del 2020 il complesso solare fotovoltaico ha raggiunto una capacità di generazione di 1.013 GW con l’obiettivo entro il 2030 di raggiungere i 5 GW. Attualmente sono in costruzione la 4a fase (700 MW CSP + 250 MW PV) e la 5a fase (900 MW PV) con termine dei lavori previsto entro il 2023.
#4 Burj Jumeira, il grattacielo con il maga display che ricorda le dune di sabbia del deserto
Creditd infobuild.it – Burj Jumeira
Il nuovo grattacielo di Dubai, ispirato alle forme delle dune di sabbia del deserto, sarà alto 550 metri e farà parte di un più ampio progetto che renderà la zona futuristica, dal design intelligente e iperconnessa. A 450 metri di altezza ci sarà uno sky restaurant con superfici digitali in grado di garantire un’esperienza immersiva unica, unita ad un colpo d’occhio privilegiato sull’intera città, mentre il vuoto centrale dell’edificio crea lo spazio per le vedute panoramiche.
Tra le caratteristiche più innovative del Burj Jumeira c’è la facciata con un display digitale che illuminerà la la torre e potrà essere utilizzato per varie occasioni e celebrazioni dell’Emirato. I cantieri dovrebbero concludersi entro il 2023.
#5 Shindagha Bridge, il “ponte dell’infinito”
Credits: Skyscrapercity – Ponte dell’infinito
Il Shindagha Bridge sarà un vero capolavoro architettonico. Questo ponte in costruzione sopra il torrente che scorre a Dubai ha un design ispirato alle forme del simbolo matematico dell’infinito e diventerà un nuova icona dell’emirato riconoscibile in tutto il mondo. Realizzato da un’azienda veneta, sarà lungo 330 metri, largo 22, con 12 corsie e 10 raccordi di superficie. L’arco dell’infinito sarà interamente in acciaio e composto da 46 segmenti che raggiungono un’altezza di 67 metri e una lunghezza di 135 metri. L’inaugurazione è programmata per la fine del 2022.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nome da tag. L’ho incontrato perché incuriosito dal suo stile nel blog Oltreuomo. Gli ho detto che avrebbe lavorato alle Iene e avrebbe pubblicato un best seller. Alle Iene ci è arrivato davvero. Presto si realizzerà anche la seconda parte. Ci unisce il grande interesse per la psiche in tutte le sue sfaccettature e la passione per ciò che è autentico.
Francesco BOZ: “La mia Milano avrà solo AUTO COLORATE, PERSONE PER BENE e L’ARIA PIÙ BUONA del mondo”
La cosa che ami di più di Milano?
Passeggiare. A Milano si può passeggiare per ore attraverso luoghi pieni di storie. Solo nelle grandi città è possibile una cosa del genere. Da dove vengo io, in provincia, posso passeggiare circondato al massimo da qualcosa di bello, ma passeggiare dentro le storie è un’altra cosa.
Francesco Boz
Quella che invece ti piace di meno?
L’esaltazione del reddito. In provincia un medico e un postino fanno vite molto simili, se escludiamo casi eccezionali. A Milano no. È una città che fa venire voglia di diventare ricchi e ti inganna che sia piuttosto facile. In realtà è molto più facile passare la vita cercando di fare soldi e per questo, perdere nel tragitto varie occasioni di felicità a buon mercato.
Il lupo di Wall Street
Il tuo locale preferito?
Xiongdi in via Schiapparelli. Giappo pugliese strepitoso.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Comprare cibo e mangiare. Penso che sarebbe così in qualsiasi città della terra, ma a Milano l’offerta enogastronomica è notevole.
La canzone su Milano a cui sei più legato/a?
Samantha di Guccini.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
I laghi, tutti. Vivendo vicino al mare non avevo mai fatto il bagno al lago prima di vivere a Milano. Lo trovo stupendo.
Credits: @best_hotelsandresorts Lago di Como
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Fare un figlio in piena pandemia. I vantaggi erano pressoché infiniti. Zero traffico, quindi il tempo per andare da casa all’ospedale per le visite era più che dimezzato. Area C gratuita. Visite contingentate quindi zero code alla Mangiagalli. Smartworking, ero a casa accanto a mia moglie anziché a Cologno Monzese, quindi non avevo l’ansia di riceve la classica telefonata delle doglie e dover correre a casa o peggio all’ospedale. Poi grazie al blocco tra le regioni non ho nemmeno subito l’incursione dei nonni appena nato. Tutto giusto.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Non prendo praticamente mai la metro. Non mi sono affezionato ad alcuna fermata in particolare.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Le code fuori da Starbucks, FAO Schwarz o Uniqlo. Robe da matti. Non avrei mai la pazienza di attendere così a lungo per un’esperienza così mediocre come accedere a un negozio.
coda padiglione giappone
Il quartiere che ami di più?
Isola o Porta Nuova. La concentrazione di edifici nuovi in questa zona le conferisce un aspetto molto internazionale.
Credits @francescopesce71 IG – Piazza Gae Aulenti
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Le auto a Milano sono tante e rappresentano una componente importante dell’estetica della città. Chiederei a Sala di vietare la circolazione e la sosta a quelle nere, grigie e bianche. Voglio che a Milano ci siano solo auto colorate, lo preferirei perché mi darebbe buon umore.
credits: autonoleggioconaustica.taxi
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono molto ignorante su questo punto, quindi risponderò in modo ingenuo, cioè basandomi sul buon senso e non sulla competenza. Milano oggi mi sembra funzionare molto bene paragonata ad altre città italiane; quindi, non vedo motivo di cambiare le cose. Poi magari con il miraggio del miglioramento si rompono degli equilibri e va tutto in vacca. Squadra che vince non si cambia.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Tornerei a Pordenone, dove sono nato e cresciuto. Per una questione affettiva
Credits: max_biason IG
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Spenderei tutto in ricerca e tecnologie per farla diventare la città con l’aria più pura del mondo.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Che si riempia di persone per bene.
Francesco Boz
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Celebre la scena del film Titanic in cui man mano che entrava l’acqua nella nave i passeggeri per scappare seguivano il percorso dei topi.
Il detto popolare infatti prende spunto dal fatto che in una nave che affonda la prima parte che si riempie d’acqua è la stiva da dove scappano i topi, animali che hanno un enorme istinto di sopravvivenza.
Il significato metaforico è che se qualcuno cade in rovina, i primi ad abbandonarlo sono i falsi amici e chi gli stava vicino solo per interesse.
Ultimamente abbiamo assistito a iperboliche giravolte di noti personaggi televisivi che hanno cercato di giustificare l’ingiustificabile. Forse c’è qualche nave che sta affondando?
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Credits __gin_in_teacups__ IG - Val Codera - Tracciolino
Un paradiso naturalistico, un ambiente incontaminato dove dimenticare lo stress, i rumori e lo smog della città e rigenerarsi. Ecco le sue meraviglie e dove si trova.
La VALLE dell’EDEN a un’ora e mezza da Milano: raggiungibile solo A PIEDI
# Una meraviglia della natura senza strade e auto
Credits cai_bizzarone ig – Val Codera dall’alto
A lato della più conosciuta Valchiavenna si trova una meraviglia della natura, la Val Codera, sempre in provincia di Sondrio. In questa piccola valle il traffico, lo smog e dai mille rumori della città sono solo un lontano ricordo dato che non ci sono strade e di conseguenza auto che la percorrono e anzi servono due ore di cammino tra precipizi e aspri passaggi lungo una mulattiera di montagna per arrivarci.
# Un paradiso per escursionisti, trekker e biker
Credits __gin_in_teacups__ IG – Val Codera – Tracciolino
Un luogo perfetto per escursionisti, trekker e biker. Tra gli itinerari più battuti c’è quello che giunge alla frazione la Cola e che regala una vista mozzafiato sul Lago di Como e sul Lago di Mezzola e la prima tappa del noto Sentiero Roma, da Mezzoalpiano fino ad arrivare al Rifugio Brasca, la classica e impegnativa escursione dell’Alta Via delle Alpi che collega il Rifugio Gianetti, il Rifugio Bonacossa, il Ponti e l’Omio.
# Le attrazioni di questa piccola località
Credits cai_bizzarone – Val Codera
Non è solo la natura l’attrazione di questa incantevole località alpina. Il borgo offre infatti degli scorci incredibili, tra le viuzze acciottolate, le scalinate, i ballatoi e il granito di Sanfedelino che ricopre le case in sasso e Chiesa di San Giovanni Battista con l’imponente campanile separato dal corpo dell’edificio. Per gli ospiti, in Val Codera ci sono appena sei abitanti che diventano 20 in primavera e in estate, c’è la Locanda e Osteria Alpina che propone buona cucina locale e la connessione internet, e il Museo della Val Codera, pensato per far scoprire la cultura, le attività del territorio e il “sacro” castagno, “l’albero del pane” del tempo che fu.
# Due modi per raggiungerla
Per arrivare in questo paradiso ci sono solo due modi, entrambi senza auto: il primo è un ripido sentiero a gradoni con tornanti che parte dal parcheggio delle auto della località di Mezzoalpiano e che attraversa Avedée, prima di giungere a Codera, il secondo è il famoso e suggestivo sentiero del Tracciolino, pianeggiante e ideale da percorrere in bici, scavato nella roccia seguendo il tracciato dell’antica ferrovia che collegava la Val Codera e la Val dei Ratti.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milan col cœr in man è una delle frasi che meglio descrive la città della Madonnina.
Ma qual è esattamente il cuore di Milano? Sono le storie delle persone che l’hanno abitata e vissuta, amata e odiata. In una parola: plasmata.
Ebbene, le persone hanno propriamente forgiato Milano, conformazione conservata e immortalata nei secoli da alcuni tra i più grandi artisti, cartografi e innamorati della storia della città ambrosiana
Dai Celti agli Scienziati: le MAPPE dell’espansione di Milano
# 1 Milano e le sue strade, la nascita celtica e “i luoghi romani”
#1 I luoghi di Mediolanum Credits: storiadimilano.it
Milano nasce celtica. Lo testimoniano alcune tradizioni linguistiche ma, in particolar modo, la forma originaria della pianta urbana, un’anatomia tramandata per millenni. L’oppido celtico della fondazione di Medelhan (così si chiama la precisa scelta dei Celti di costruire le loro città in forma ellittica), si può intravedere ancora intorno a Palazzo Marino e la Scala, nel solco curvilineo tracciato da alcune vie limitrofe.
Sono poi stati i romani ad espandere l’oppido celtico, creando i luoghi di Mediolanum con tuttigli elementi distintivi dell’urbe romana: il palazzo imperiale, il Circo e il teatro, l’ossessione romana per la porta che conduce a Roma e il Decumano. Santa Tecla è la prima cattedrale, molte altre chiese importanti si trovano, in questa mappa, fuori dalle mura romane. L’orografia ricopre una parte fondamentale dei luoghi romani, come fiumi e canali impiegati per alimentare agricoltura, terme e vie di navigazione. Da allora i confini di Milano si sono ingranditi in ogni direzione.
#2 Mappa del 1158 durante l’assedio del Barbarossa
#2 Milano nel 1158 Credits: Urbanfile Blog
La prima testimonianza di una Milano che non c’è più viene dalla ricostruzione mappale di una città cristallizzata durante l’assedio del Barbarossa; la mappa riporta l’anno di creazione 1158.
L’espansione di Milano si vede dalla doppia cerchia di mura, che presentano le sei porte storiche come ingressi alla città.
In corrispondenza dell’accesso occidentale, Porta Giovia, è “simulata” la bastionatura a forma di stella che rinforzerà il Castello dopo il Rinascimento.
Barbarossa e i suoi alleati avrebbero poi fatto breccia a Porta Tosa, entrando in città, sfollando i milanesi fuori dalle mura, per poi distruggere e saccheggiare ogni risorsa.
Placata la sua furia, torna a comandare il suo Impero, mentre i milanesi si organizzano intorno alle rovine per dargli una Sacra Ambrosiana Lezione di umiltà.
# 3 Il canto d’amore di Bonvesin De La Riva e l’oggettività di Galvano Fiamma alla fine XIII secolo
#3 Galvano Fiamma Credits: Pinterest
Uomini contemporanei tra loro, Bonvesin de la Riva e Galvano Fiamma, con tutta probabilità si influenzano a vicenda tracciando due mappe della città di Milano, entrambe descritte o disegnate di forma circolare.
Oggettivamente parlando, quella di Galvano Fiamma segue un rigoroso criterio topografico: disegnata in doppia scala, una per l’interno delle mura e l’altra più piccola per riportare i luoghi esterni. Le due corone concentriche tracciano le mura: nella prima cerchia sono riportati i nomi delle porte, nella seconda i nomi delle pusterle.
Galvano Fiamma mette per la prima volta le distanze, espresse in “braccia milanesi”, arrivando a tradurre la lunghezza delle mura in 10.644 braccia.
Bonvesin de La Riva giunge alla misura finale di 10.141 braccia milanesi. Bonvesin è sicuramente meno rigoroso di Fiamma, scrive il suo “De Magnalibus Mediolani”, cioè le “Meraviglie di Milano”, per consegnare ai posteri una guida storica e turistica della città, nella quale desidera conservare per la storia alcune delle caratteristiche principali di Milano.
Il cantore raccoglie, iperbolizzandoli, tratti distintivi come l’istinto innato per la libertà, esortando al ripensamento delle grandi conquiste milanesi dell’Età Comunale, rivolgendosi ad alcuni protagonisti, chiamando in causa per la prima volta i milanesi.
# 4 La Milano di Leonardo nel XV secolo come nel futuro
#4 Leonardo Credits: Milano Nei Secoli
Durante il suo soggiorno sforzesco, Leonardo traccia una mappa di Milano, sotto forma di schizzo nel suo Codice Atlantico.
Leonardo abbozza in grande sintesi, concentrandosi sui punti nevralgici della capitale del Ducato, diviso in due approfondimenti.
Il primo si concentra sulla pianta circolare delle mura romane, il secondo sulle mura medievali e sembrano appunti e schizzi per realizzare una futura pianta che purtroppo non è mai stata completata.
Sulla mappa di Leonardo è molto evidente la Cittadella oltre Porta Ticinese, poi S. Eustorgio e il suo laghetto che oggi è la Darsena, nonché una previsione sul futuro: Leonardo si dedica a Porta Nuova e Porta Orientale, come un uomo che dal futuro sia tornato nel Rinascimento per indicare le future zone di tendenza di Milano. Le mura esterne della città, misurate da Leonardo, assommano a 9.147 braccia milanesi, poi corrette in 9.177. Il “buco” in corrispondenza della Porta Orientale e Porta Romana, può essere interpretato come funzionale a questa correzione.
# 5 Lafrery e la comparsa della Tenaglia 1560-1570
#5 Lafrery Credits: Repertorio di Milano, Raccolta Bertarelli
Una delle più intriganti mappe di Milano è sicuramente quella redatta da Antoine Du Perac Lafrery, pubblicata nel 1570 ma probabilmente risalente a 10 anni prima, che riporta a noi la presenza di un rinforzo delle mura la cui esistenza è leggendaria: la Tenaglia.
Durante la realizzazione della bastionatura voluta dagli Spagnoli, i rinforzi avrebbero dovuto proteggere sia la città che il Castello, grazie alla realizzazione di mura e baluardi che avrebbero conferito, alla fortezza, la forma di una stella.
Prima di completare tutti i baluardi, si è cercato di proteggere il Castello e la sua corte attraverso la realizzazione di un sotterfugio, la cosiddetta Tenaglia.
Altro non era che non una finta porta di ingresso al castello, un doppione di Porta Giovia, ma che nella realtà era una formidabile trappola in cui far cadere i nemici.
La Tenaglia si estendeva a Nord, verso il Borgo degli Ortolani, laddove oggi si trova per l’appunto la Via di Porta Tenaglia.
# 6 La prima vera mappa in scala milanese, G.B. Clerici 1580
#5 GB Clerici Credits: Repertorio di Milano, Raccolta Bertarell
Giovan Battista Clerici è il cartografo che fa fare salti di qualità alle mappe di Milano, consegnando ai signori della storia ricostruzioni della città e dei dintorni. La mappa cittadina del 1580, espressa in braccia milanesi, sembra un’ideale continuazione di quella di Lafrery. La Tenaglia è ancora presente e si staglia oltre i baluardi a stella della bastioniatura sforzesca.
Dimensioni e lunghezza della Tenaglia sono imponenti. Spiccano pure, ben fatte, le ricostruzioni di alcune delle strade cittadine. Nel 1600 Clerici redigerà poi una mappa dei dintorni della città di Milano, espressa in pertiche Milanesi. Sono presenti molti dei nomi delle cascine o delle tenute agricole dei dintorni della capitale del Ducato, molte vie di terra e di acqua.
# 7 L’omaggio degli scienziati del 1844, a cura di Luigi Zuccoli
Settima ed ultima escursione, resa possibile dal sito Repertorio di Milano e dalla condivisione digitale della collezione Bertarelli, con un omaggio realizzato da Luigi Zuccoli nel 1844.
Questa è la rappresentazione di una Milano preunitaria, con dettagli della circonvallazione, la ricostruzione della forma della città, l’individuazione dei comuni limitrofi e circondata dal richiamo orografico di Alpi e Appennini circostanti.
Nella mappa a colori sono segnati, orientati correttamente, i principali luoghi di Milano, le porte sono ben evidenziate ed è realizzata una vista prospettica, basata osservando Milano dalla cima del Duomo.
Sono segnalati i centri della futura Città Metropolitana e dell’hinterland milanese. Invitiamo i lettori a scorrere questa mappa (piena di dettagli), per individuare il proprio quartiere, il “corpo santo” di provenienza, nonché il proprio comune extra milanese di residenza: Zuccoli vi aveva già pensato.
L’orografia intorno è basata sull’osservazione dell’orizzonte da quel luogo privilegiato.
Luigi Zuccoli ha usato il metodo che usiamo ancora oggi se ci rechiamo sulle Terrazze del Duomo. La vista da lì, nelle giornate terse, spinge lo sguardo e la fantasia sulla grandezza di Milano. Da allora ci sono state le profonde riforme e piani urbanistici che hanno annesso i Corpi Santi alla città, consegnandoci Milano come la conosciamo adesso.
Salendo sotto la Madonnina oggi, osservando come ha fatto l’esperto italiano nel 1844, oggi sono visibili i cambiamenti repentini subiti dalla ex capitale dell’Impero Romano e del Ducato di Milano, che ora detiene il primato di capitale morale dell’Italia.
I nomi dei quartieri sono ancora in evoluzione.
Si aggiungeranno gli ex scali, il villaggio olimpico e chissà quali (e quanti) altri.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Rossana Ciocca. L’ideatrice delle cene in bianco e di alcune delle più intriganti iniziative di arte esperienziale a Milano. Incarna la Milano degli sconfinati orizzonti, della sperimentazione, delle relazioni, della voglia di stare assieme in modo non convenzionale.
Rossana CIOCCA: “la mia Milano produrrà RICCHEZZA dalla CONOSCENZA”
Rossana Ciocca
La cosa che ami di più di Milano?
Amo camminare al tramonto sulla Martesana, girare per il centro storico di notte, svegliarmi all’alba immersa nella nebbia e correre in bicicletta nel traffico. Milano è una città che ti avvolge se sai dove perderti, mai uguale a se stessa perchè si definisce con chi la abita, ogni incontro è sempre diverso che sia con i luoghi o le persone che la abitano, un po’ come nell’opera di Alberto Garutti “tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, e ora.” due lastre collocate sul pavimento del binari Milano Malpensa calpestate da centinaia di persone tutti i giorni ma potentemente capaci di aprire un dialogo più intimo con chi le vede, Milano è così… non sfacciata, non evidente ma capace di aprire portoni con l’altro.
Quella che invece ti piace di meno?
Non mi piace la Milano del qui e subito, desiderare è un bel progetto. Il desiderio parte quasi sempre da una mancanza e senza di quello, che città potresti volere?
Non mi piace la Milano del consumatore per forza, né quella nepotistica ma quella partecipata e inclusiva in cui il cittadino è parte del processo di costruzione dell’identità territoriale e del suo mutevole paesaggio.
Il tuo locale preferito?
Sempre quello sotto casa.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Rossana Ciocca
Mi piace leggere i muri, guardare le crepe e parlare con gli sconosciuti, invitare gli amici a mangiare in piazza, amo ballare per strada quando incontro un musicista ambulante. Sono sempre alla costante ricerca di nuove visioni per le quali attraverso la città e i suoi luoghi immaginandomi mappe che collegano un luogo con l’altro o un’epoca all’altra.
La canzone su Milano a cui sei più legato/a?
…Mamma, Che ne dici di un romantico a Milano? Fra i Manzoni preferisco quello vero: Piero …(Baustelle)
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
All’interno dei confini della città metropolitana certamente l’Idroscalo, parco periurbano di 1.6 milioni di metri quadrati, inserito nel Parco Agricolo Sud, è un’area totalmente sottostimata nelle sue potenzialità di utilizzo multidisciplinare, la parola “rigenerare” è sulla bocca di tutti a Milano ma quasi sempre gli interventi di riqualificazione non vanno oltre a semplici azioni di make-up estetico; chi opera in ambito culturale come me sa che è solo trasformando gli spazi pubblici in spazi relazionali che si permette a quei luoghi di fare relazioni e comunità attirando così persone e attività, l’Idroscalo come tanti altri nostri luoghi storici manca di una vera visione culturale e di reali piani strategici innovativi contemporanei.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Rossana Ciocca
Ho camminato sopra il gasometro in Bovisa, sopra il tetto del Planetario e perfino intorno al perimetro della cupola in Galleria Vittorio Emanuele, ma certamente le due cose più belle che mi sono capitate sono state un giro per la città con mia figlia piccola sul tram illuminato per il Natale e di innamorarmi all’interno di un sottopasso, d’altra parte poche città sono romantiche come Milano, non credete ?
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Certamente quella di Porta Venezia; li nel 2008 ho realizzato con l’artista tedesco Wolfgang Weileder un intervento pubblico in Piazza Oberdan dal titolo “Le terme “ un’opera che indagava il confine tra lo spazio e il tempo del vecchio bagno pubblico diurno di Porta Venezia, uno luogo abbandonato da oltre vent’anni che aveva il suo ingresso dall’accesso della metropolitana, la prima volta che sono entrata con le torce non riuscivo a credere ai miei occhi, era come se il tempo si fosse fermato senza un perché e avesse cancellato la presenza dell’uomo, quel giorno ho capito cos’è l’abbandono funzionale.
Credits: @eustacestephen IG
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Le bellissime chiavi della Basilica di Sant’Ambrogio e il Sacello di San Vittore in Ciel D’oro.
Il quartiere che ami di più?
Non ho preferenze, ma amo progettare nei quartieri e per i quartieri, lavoro sulla prossimità perché riduce le distanze e crea lunghi ponti interculturali e generazionali, molti dei progetti che ho seguito sono andati in questa direzione. Nell’edizione di BienNolo di quest’anno ad esempio abbiamo voluto fortemente lasciare delle opere pubbliche, credo che Milano debba iniziare a superare l’idea dell’evento che si consuma fine a se stesso rimodulando eventi che prevedano lasciti a favore delle nuove generazioni.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Caro Sala, Coraggio…se parti dall’etimologia della parola cultura, scoprirai che essa deriva dal latino coltivare. Coltivare per gli dei, era l’insieme delle conoscenze utili ai popoli per costruire una civiltà, incluse tutte le tradizioni vive e trasmesse per via orale, le arti, le pratiche sociali, i riti e le conoscenze.
Caro Sala, la Cultura è una parola sconosciuta a Milano, nonostante sia una città che si è sviluppata ininterrottamente lungo l’arco dei secoli integrando i vari elementi artistici che le si sono succeduti, è da oltre dieci anni solo Week & City = Food and Drink per questo ti chiedo di fare uno sforzo, investi in valorizzazione… prevedi una visione lungimirante che corrisponda, nel presente, al desiderio di creare nuove strategie di sviluppo in cui l’arte e la creatività siano un dispositivo a supporto di un programma di azioni di natura multidisciplinare volte a migliorare la qualità della vita di tutti e a promuovere un’immagine di città contemporanea.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Direi di si, sono sempre favorevole all’autonomia.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Mi piacerebbe vivere in una città con un orizzonte più ampio, forse al mare, forse fra la Liguria e la Toscana.
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Un Centro Di Creatività Contemporanea che abbia come prima policy quella di Educare allo Sviluppo Sostenibile, magari dentro al Parco della Goccia o perché no diffuso nelle case popolari e che negli anni si trasformi in quel Museo d’arte Contemporanea di cui a Milano, non parla più nessuno.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Sogno una città accessibile, sostenibile, civile e certamente meno inquinata, sogno una città che generi ricchezza dalla conoscenza e che crei servizi avanzati, innovazione e creatività ormai impegni non procrastinabili, sogno una città che non solo rispetti le donne (mi pare la base) le includa e sappia far suo il loro punto di vista per fare della differenza un valore concreto nei progetti e nelle sensibilità.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le preziose testimonianze dei viaggiatori che hanno incontrato e poi attraversato l’Altrove, i terrificanti corridoi spazio-temporali che portano in una dimensione parallela, o che giungono a noi da una di esse. Questi sono i corridoi più terrificanti del mondo.
Peggio di Shining: i CORRIDOI più INQUIETANTI del mondo
# Non siete qui
Credits: old.reddit.com
Le dimensioni parallele esistono, in accordo coi più moderni postulati fisici e matematici. Niente a che vedere con le realtà virtuali aumentate o create artificialmente dai maghi dell’informatica. L’energia di qualcuno è in grado di vedere i confini tra la materia e la coscienza e, ammesso che questi esseri siano in grado di scattare una foto per consegnarla ai posteri, il GPS “terrestre” non sarebbe in grado di fornire una posizione. Quanto meno una codificabile con gli strumenti fin qui conosciuti.
# Non esistono sliding doors
Credits: old.reddit.com
Dimentichiamoci le sliding doors, frutto del caso e influenzate da variabili casuali. Quando si apre una porta sull’Altrove, questa ha la forma di un infinito e, a volte, terrificante corridoio.
Il varco energetico si spalanca davanti agli occhi del viaggiatore, che ha ben chiaro fin da subito di cosa si tratta.
# Se sei dentro, sei fuori
Credits: old.reddit.com
Il corridoio può sembrare un pacifico camminamento, un infernale budello o un varco invalicabile, dipende dagli occhi e dal temperamento di chi lo guarda. Resta aperto per qualche minuto, giusto il tempo per valutare e decidere se entrare a dare un’occhiata all’altra dimensione, oppure filarsela e tornare indietro. Queste sono le tracce dei coraggiosi viaggiatori che sono riusciti ad aprire una breccia tra lo spazio-tempo e sono riusciti a farci avere le testimonianze.
Un viaggiatore ha fotografato questa contorto varco che assomiglia molto ad una infinita salita curvilinea.
Al corridoio si accede ad un livello casuale e pare che, se accedi da un livello pari, ci si può voltare e percorrere il corridoio all’indietro; se si accede da un livello dispari, avremo davanti ancora un mese di cammino.
Chissà se per aprire altre porte si deve bussare sul muro, proprio sotto quello che sembra un neon.
# Lo psico-gate
Credits: old.reddit.com
Non tutti i corridoi infernali sono di difficile interpretazione. A volte si presentano sotto forma di un comunissimo gate dell’aeroporto. Dove conduce non lo sa nessuno, ma chi lo ha intrapreso – con o senza trolley al seguito – ha sempre avuto l’aspetto felice.
Questo corridoio si è materializzato un giorno di primavera, ad alcuni amici che sono usciti dal bagno di un cinema.
Il gruppo di ragazzi ha deciso di varcare la soglia e ci sta mandando le informazioni sotto forma di link da cliccare negli scacchi, ma dobbiamo attendere che i reporter finiscano di riprogrammare l’immagine, affinché questi link siano accessibili e comprensibili anche dalla nostra dimensione.
# Lasciate ogni speranza voi che uscite
Credits: old.reddit.com
Questa immagine è stata scattata durante un blackout accidentale. Improvvisamente è andata via la luce e la realtà dimensionale intorno ha preso l’aspetto di un posto “intermedio” che non dovrebbe esistere. L’autore della foto non è entrato e di lui si sono perse le tracce digitali.
Nelle altre dimensioni pare esistano gli hotel, così come i servizi di booking e rating, con cui interagire attraverso le onde cerebrali, inviando desideri, conferme e valutazioni. Questo hotel è il Majorana di Altrove, la capitale dell’Altrove. Lavora su altre dimensioni, quindi le porte di accesso alle stanze sono, in realtà, sul pavimento e si entra attraversando qui buchi energetici. Quelle che sembrano le porte in verticale sono immagini vintage della “vecchia dimensione”: pare che ad alcuni piacciano molto più delle vecchie foto in bianco e nero di un posto chiamato Navigli.
# La casa di It
Credits: old.reddit.com
Qualunque cosa stiate facendo nella nostra dimensione, non guardate il vostro soffitto, aspettate che si chiuda questo varco, sfogliando al successivo.
È incredibile quello che riesce a costruire un cervello umano quando si sta, apparentemente, annoiando vero?
Questa testimonianza arriva dritta dal lockdown, o quello che nella nostra dimensione possiamo definire così.
L’ha scattata un rider e di lui resta solo un post di Instagram: “Sto solo cercando di consegnare una pizza, ora mi sono perso tra le dimensioni“.
# È solo l’inizio, ma anche la fine
Credits: old.reddit.com
La giusta combinazione di paura e calma, la luce che si intravede è la famosa lampada di Schrödinger: è in fondo al tunnel e allo stesso tempo all’inizio del tunnel. Per saperlo bisogna attraversare questo corridoio, oppure aspettare il ritorno di chi ha deciso di entrare.
Come raccontato dai viaggiatori dimensionali, lo sguardo su questi corridoi non resta aperto per molto tempo. A volte si richiudono le pareti laterali, altre scompare semplicemente dalla vista; stavolta si è allagato e dagli sprinkler è uscita la schiuma del cappuccino, congelata però.
Queste foto costituiscono le prove documentali del Liminal Space quello spazio (o tempo) che che si trova ai confini tra “ciò che è stato” e quel che deve ancora avvenire, lo spazio in cui ogni trasformazione è possibile, in un tempo che può apparire inesistente o eterno.
Se state chiamando la “neuro perché pensate che siamo diventati matti, fermatevi un secondo a riflettere. Scorrete le foto o i vostri ricordi sui social, provate a “posizionarvi” nel tempo a circa due anni fa, ad esempio a gennaio 2020 e diteci se non siamo entrati tutti insieme in uno di questi terrificanti tunnel dimensionali. Siamo ora in un Liminal Space o vi eravamo prima?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Catene e lugubri ululati, facce spaventose e corpi trasparenti, questi sono i fantasmi che abitano la nostra fantasia e luoghi inquietanti. Appaiono solo in alcune situazioni, tranne quelli di Vezio, gli unici fantasmi al mondo visibili a tutti.
I FANTASMI di VEZIO: sul lago di Como gli spettri sono visibili a tutti
# Il castello
Al centro del Lago di Como, sopra Varenna, si trova il Castello di Vezio. Di origine longobarda, il castello è nato come avamposto militare per il controllo del territorio del lago. In passato era collegato al borgo di Varenna tramite due file di mura che scendevano dal promontorio fino al lago proteggendo il paese da guerre e saccheggi. Oggi del castello è rimasta solamente una torre a base quadrata e per raggiungerlo è necessario attraversare un ponte levatoio. Visitabile da marzo a novembre, la struttura ospita mostre temporanee e permanenti, ed è abitato da personaggi sinistri che tuttavia non infastidiscono il visitatore.
Ad abitare il castello non sono solamente i visitatori e i lavoratori che lo frequentano nel periodo di apertura ma ci sono altre creature più i meno vive: rapaci e fantasmi. Il castello di Vezio ha numerosi ospiti alati, le cui esibizioni hanno precisi orari, e sono liberi di volteggiare qua e la per i dintorni della zona. Sono uccelli nati in cattività, spesso salvati da situazioni di maltrattamento. Accanto a questi animali vitali e pieni di energia vivono dei fantasmi, questi volteggiano in ogni angolo del giardino, appoggiati sulle balconate o seduti per terra, salgono le scale e si sdraiano per riposare. I fantasmi di Vezio non hanno volto, né sembianze umane, indossano lunghi mantelli bianchi e si lasciano fotografare dai turisti curiosi.
I fantasmi di Vezio sono degli ospiti indifferenti, invece di perseguitare e spaventare preferiscono ammirare malinconicamente il lago, prendere il sole o riposarsi, accasciandosi qua e là. Le statue di gesso e cartapesta custodiscono il castello in silenzio, osservando e facendosi osservare. Si tratta di una istallazione temporanea che tuttavia abita il castello da anni, non si sa molto di loro, chi sia il creatore, cosa ci facciano lì e perché non se ne vanno. I fantasmi rendono l’atmosfera del castello magica e malinconica, sicuramente non inquietante, infatti le loro figure sinuose e semi-nascoste appaiono giocose e gradevoli. Una compagnia poco vitale ma simpatica per visitare il castello.
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5 curiosità legate al Veneto, che raccontano come, in maniera insospettabile, 5 cose sono avvenute per prime nel corso della storia.
Le 5 cose dove il VENETO è arrivato PRIMA degli altri
Il Veneto è una regione dalla storia molto antica, che si sviluppa nel corso dei secoli come incrocio tra popoli, lingue, culture, guerre e scambi commerciali. Il territorio veneto, come tutto il Nord Est, contiene un patrimonio artistico molto variegato, frutto delle dominazioni che si sono susseguite nei secoli. Ecco una carrellata con 5 curiosità dove il Veneto è “arrivato” prima degli altri.
#1 Il manuale di matematica più antico del mondo
L’Arte dell’Abaco (‘Larte de labbacho’), conosciuto anche come l’Aritmetica di Treviso, è il primo libro di matematica e una delle prime opere scientifiche in assoluto. Il testo è un pratico manuale di matematica, nato per i mercanti veneti. Contiene i principi dell’algebra e venne redatto a Treviso nel 1478, città nella quale è attualmente custodito. E’ scritto in volgare veneto da autore ignoto.
Credits: @Maryland Science Center (FB)
#2 Il popolo veneto è più antico dei Romani
Sembra incredibile, ma non lo è. La civiltà veneta è molto più antica del popolo romano. Si trova infatti traccia del popolo dei (V)eneti, nella letteratura greca classica: Omero narra nell’Iliade che un gruppo di (V)Eneti, combatterono accanto ai Troiani in occasione della terribile guerra di Troia, nel XIII secolo a.C. circa. (II, 851-852). Roma all’epoca ancora non esisteva.
Credits: @venetostoria.com
#3 La storia di Roma è opera di un padovano
La storia di Roma, dalla sua fondazione fino alla morte di Druso, figliastro di Augusto, avvenuta nel 9 a.C., è opera di Tito Livio, padovano.
Credits: @MarzioRomiti(FB)
Titus Livius, questo il suo nome latino, è nato a Padova (Patavium) nel 59 a.C. La stessa città che l’ha accolto dopo la sua morte nel 17 d.C. E’ sua l’opera Ab Urbe condita, che racconta la storia della fondazione della Città Eterna.
#4 La prima donna laureata al mondo è veneziana
Elena Lucrezia Corner Piscopia, nata a Venezia il 5 giugno 1646, fu la prima donna al mondo che riuscì a laurearsi, sfidando la legge del tempo che vietava alle donne di frequentare l’Università.
Credits: @venetoinside(FB) – Elena Lucrezia Corner Piscopia: la prima donna laureata del mondo
Elena Lucrezia fu l’anticonformista per eccellenza e si laureò presso l’Università di Padova, dove tutt’oggi sono presenti statue e targhe in suo onore.
#5 La costituzione americana “parla” veneto
Nel 1784, la Serenissima Repubblica di Venezia fu il primo stato al mondo a riconoscere l’indipendenza degli Stati Uniti d’America dall’impero Britannico.
Due anni dopo, Venezia accolse una delegazione composta da Thomas Moore, Benjamin Franklin e Thomas Jefferson.
Credits: @raixevenete.com(FB)
Questi rimasero a Venezia poco meno di un anno, con lo scopo di copiare le leggi della Serenissima e, con i dovuti adattamenti, inserirle nella loro Costituzione. La stessa Costituzione che è ancora oggi in vigore negli Stati Uniti d’America.
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Il problema dei rumori dovuti al traffico è frequente in città, soprattutto per i residenti su arterie stradali ad alto scorrimento e adiacenti a cavalcavia e a binari ferroviari. La soluzione più appropriata è l’installazione di barriere antirumore. Vediamo l’intervento all’Ortica e le altre zone di Milano che ne avrebbero bisogno.
BARRIERE FONOASSORBENTI all’ORTICA: verranno estese anche in altri luoghi strategici?
# In zona Ortica le Case dei Ferrovieri sono state riparate dai rumori
Le Case dei Ferrovieridi Via Francesco Villa 6 all’Ortica, da ottobre dello scorso anno sono state messe al riparo dal rumore assordante dei treni che transitano sulla linea che porta alla vicina stazione di Lambrate. L’installazione delle barriere fonoassorbenti ha contestualmente richiesto la pulizia dell’area a ridosso delle ferrovie ai lati del Cavalcavia Buccari.
Sono però diverse le zone di Milano che necessiterebbero di un simile intervento. Vediamone alcune.
# Via Ferrante Aporti e via Sammartini
Google Maps – Via Ferrante Aporti
Tra le strade che avrebbero bisogno dell’installazione di barriere fonoassorbenti ci sono quelle che affiancano i binari della Stazione Centrale, la più trafficata della città, via Ferrante Aporti e via Sammartini.
# Via Popoli Uniti
I residenti di via Popoli Uniti, la prosecuzione di via Ferrante Aporti, lamentano da anni i rumori insopportabili derivanti dalla frenata e dal passaggio di treni regionali e ad Alta Velocità lungo i binari, risolvibili con l’installazione di barriere antirumore.
# Il cavalcavia in Corvetto
cavalcavia corvetto
Il cavalcavia di Piazzale Corvetto, nel caso si decidesse di non abbatterlo, andrebbe rivestito di pannelli fonoassorbenti per tutelare i residenti del piazzale, di via Marocchetti e di Viale Lucania.
# Il cavalcavia Monte Ceneri
credits: @ildariella IG
Stessa sorte dovrebbe toccare a nord lungo i circa 2 km del cavalcavia Monte Ceneri fino a che non verrà presa una scelta in merito alla sua demolizione.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Guido Martinetti. Uno dei due storici fondatori di Grom. Quello, per intenderci, che qualche politico aveva indicato come possibile leader politico anche se di politico ha solo la passione per il paese e per la comunità. Un autentico visionario, tra le risorse più preziose di questo paese. Di Torino, appassionato di Milano.
Guido MARTINETTI: “Per Milano sogno un HUB tecnologico di AVANGUARDIA MONDIALE”
Guido Martinetti
La cosa che ami di più di Milano?
L’internazionalità.
Quella che invece ti piace di meno?
L’esibizione.
Il tuo locale preferito?
Accademia di Brera.
Credits: inexhibit – Pinacoteca di Brera, Tour Virtuale
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Offrire un buon gelato.
Credits: @jomilan_italia Grom
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Luci a San Siro.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Morimondo: un’oasi incredibile.
Credits: www.zainoinviaggio.it
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Aprire il negozio in via Alberto da Giussano.
Credits: @jamie_kwai Grom
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Duomo.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Un cagnolino con la pelliccia.
Il quartiere che ami di più?
Brera.
Credits: westwing.it – Clotilde Brera
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Una multa, severa, per chi butta la carta o le sigarette in terra.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
No.
Tolta Milano in quale città ti piace vivere?
Torino.
Credits: @malaga_yegan IG
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Un hub tecnologico all’avanguardia nel mondo, tale da competere con quanto le strutture esistenti in California.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Che rimanga la sede della moda nel mondo, cosa che attualmente sembra scontata, ma non lo è del tutto.
Guido Martinetti
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
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In America la spazzatura viene rigorosamente messa in sacchi neri. Questo perché si ritiene inaccettabile che i vicini possano vedere attraverso delle buste trasparenti il contenuto di quello che uno elimina da casa sua.
Nei paesi anglosassoni la difesa della segretezza privata è spinto a tal punto che in Gran Bretagna perfino le forze dell’ordine non possono chiedere l’identità.
Il principio è che la segretezza negli aspetti della propria vita è un valore fondamentale dell’individuo.
Non si tratta di volersi nascondere agli altri perché si stanno compiendo delle cose illecite ma, all’interno della sfera delle cose che sono lecite, ogni persona ha una serie di segreti che consentono di realizzare la propria individualità.
È noto in psicologia evolutiva che i bambini fino a una certa età tendono a condividere con i genitori tutti gli aspetti della loro vita, ma perché sviluppino una loro identità è necessario che possano avere dei segreti. Ad esempio, un tempo si regalava il diario con il lucchetto in modo che i bambini potessero scrivere cose sulla loro vita mantenendole riservate.
Il segreto è fondamentale per lo sviluppo della propria identità.
Un paese che toglie il diritto alla segretezza porta inevitabilmente alla massificazione e alla disumanizzazione della società.
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La magistratura sta intervenendo in tutto il mondo contro gli obblighi vaccinali e le restrizioni imposte dai governi. Le ultime due notizie arrivano da Francia e USA.
🛑 ARRIVANO i GIUDICI? In USA bocciano l’obbligo vaccinale, in Francia le mascherine all’aperto
# La Corte Suprema USA blocca l’obbligo vaccinale voluto da Biden
Credits MarkThomas-pixabay – Corte Suprema Usa
La Corte Suprema USAha bloccato l’obbligo di vaccinazione o test per le grandi aziende voluto dall’amministrazione Biden e punto chiave del piano pandemico della Casa Bianca. Nel primo caso l’esito della votazione è stato di 6 a 3, con il dissenso dei giudici liberali, nel secondo caso di 5 a 4, con il giudice capo John G. Roberts Jr. e il giudice Brett M. Kavanaugh che si sono uniti ai giudici liberali per formare la maggioranza. Rimane al momento l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari che lavorano presso le strutture che ricevono risorse federali.
# Il tribunale amministrativo di Parigi ha sospeso l’obbligo della mascherina all’aperto
Credits Tove Liu da Pexels – Parigi
Il tribunale amministrativo di Parigi, come riferisce l’Afp, ha sospeso giovedì 13 gennaio il decreto prefettizio che rende obbligatorio l’uso della mascherina all’aperto a Parigi dal 31 dicembre. La decisione segue quella del Tribunale amministrativo di Versailles, che aveva sospeso un decreto simile, ritenendo che il provvedimento comportasse “un attacco eccessivo, sproporzionato e inappropriato (…) alla libertà individuale”. La decisione relativa a questo decreto della Questura della capitale sarà pubblicata oggi 14 gennaio.
# Le decisioni di altri giudici e governi europei contro il Green Pass
credits: open.online
Anche in Europa iniziano ad essere smantellati alcuni dei capisaldi su cui sono state costruite le strategia di contenimento del Covid-19.
A inizio dicembre 2021 in Belgio, il tribunale di Namur ha stoppato il super green pass, in quanto pesante restrizione a diritti e libertà individuali, ordinando il ritiro del certificato discriminatorio pena la multa di 5mila euro giornaliere all’autorità amministrativa per violazione del principio di legalità e di proporzionalità delle misure restrittive e violazione del diritto dell’Unione.
Anche in Bosnia è il Green Pass è stato bocciato, con il governo che ha dovuto ritirare il provvedimento, grazie all’impegno dell’avvocato Mirnes Ajanović nel dimostrare che l’utilizzo di tale strumento sia insensato dato che le persone vaccinate trasmettono il virus allo stesso modo di quelle non vaccinate.
In Spagna il Green Pass è stato dichiarato incostituzionale dal Tribunale Superiore della Galizia già a metà agosto ritenendo non valido il requisito di possesso della certificazione verde per poter accedere a bar, ristoranti e locali notturni in alcune zone della regione perché la misura “manca di validità perché non autorizzata dalla giustizia”. Misura che ha dunque confermato il divieto di Green Pass in tutto il Paese.
Tutte queste decisioni rispettano il pilastro della democrazia, che si basa proprio su pesi e contrappesi, con la magistratura che ha il ruolo di argine contro gli eccessi dei governi, per tutelare il rispetto di leggi e costituzioni e in questo caso i diritti personali dei cittadini.
Un argine che forse manca in questo periodo in Italia.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Mare blu come il cielo e strisce di terra incontaminata, pochi turisti per godere della tranquillità e la bellezza delle isole italiane. Ecco le 7 isole più belle ma meno affollate della penisola.
Le 7 ISOLE più belle ma MENO AFFOLLATE d’Italia
# 1 Linosa e le case color pastello sulle antiche colate
Una gita su di un vulcano? È un desiderio comune a molti turisti che arrivano in Italia, ma non molti sanno che esiste un cratere spento da migliaia di anni che ha creato una delle isole più belle, piccole e meno affollate del paese.
Nascosta fra le Pelagie c’è Linosa, i suoi coni e le antiche colate le conferiscono un aspetto magico: un castello grigio-bruno invaso dalla natura mediterranea. A spiccare sullo scuro terreno sono le case color pastello del paese che si stringono introno ad un piccolo porto, unico collegamento dell’isola con la terra ferma. L’isola offre tranquillità ma anche numerose distrazioni, dall’escursioni in barca e subacquee, al trekking, alla cucina tipica sicula. Il paesaggio magico è costellato da promontori a picco sul mare e lagune che si specchiano nel mare azzurro, da non perdere è anche il periodo della schiusa delle uova di tartaruga a Cala Pozzolana di Ponente.
Credits: pexels.com, matteo badini
# 2 Alicudi, la più piccola delle Eolie
Sempre in Sicilia ma tra le Eolie, si trova Alicudi: piccola isola decorata da muri a secco e scorci naturali, circondati dal blu del mare e barchette di pescatori. Solamente poche centinaia di abitanti abitano l’isola, non ci sono strade attrezzate e l’unico modo per percorrerla è grazie alla forza delle proprie gambe o a dorso di mulo.
Il segreto per vivere ad Alicudi è essere in completa sintonia con la natura. Isola creata dalla lava, è dotata di grotte vulcaniche montagne coniche e la sua spiaggia, raggiungibile solo a piedi è caratterizzate da ciottoli grigi e piccole calette. L’unico centro abitato si trova proprio a fianco di questa spiaggia e da qui si può partire per gite di trekking, escursioni subacquee e gite in barca. L’isola garantisce la possibilità di fare snorkeling nelle acque più basse e di godere del sole, in più si può approfittare dell’architettura tipica delle Eolie nella chiesa di San Bartolo, patrono del territorio.
Marettimo è l’isola più selvaggia delle Egadi, è meno turistica di Favignana, poiché più lontana dalla Sicilia e difficile da raggiungere. Il suo nome deriva dal latino Maritima, probabilmente per la grande abbondanza di timo, erba che cresce sull’isola. Il Monte Falcone è il punto più alto e per gli appassionati di trekking offre la possibilità di una salita che vede come meta un panorama mozzafiato, tra natura mediterranea e mare azzurro.
Il sentiero di punta Troia invece termina con un castello normanno del XVII secolo. Le spiagge sono numerose, ognuna possiede caratteristiche diverse: sabbia bianca, oppure ciottoli, scogli oppure grotte emerse e sommerse scavate dal movimento dell’acqua trasparente. Per gli amanti dello snorkeling è un luogo ideale, molti di questi luoghi si possono visitare solo a nuoto e la magia si trova anche sott’acqua, qui vivono numerose specie mediterranee, che grazie alla scarsa frequentazione da parte di barche e visitatori, proliferano in pace.
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# 4 Giannutri, l’isola sacra
Spostandosi in Toscana, tra l’Argentario e l’Isola del Giglio si trova un’isola sacra alla dea greca Artemide, si tratta di Giannutri. L’isola, di ridottissime dimensioni fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che ne cura le bellezze naturali: i fondali, le grotte, le spiagge tipiche del Mar Mediterraneo. Nascosti tra il verde si possono trovare i resti di costruzioni romane. Nel II secolo d.C. infatti Giannutri era proprietà della famiglia dei Domizi Enobarbi, nobili romani. Le spiagge Cala Maestra e Cala Spalmatoio, sono le uniche due dell’isola, sono fatte di ghiaia e non sono attrezzate, contribuendo a mantenere l’aspetto selvaggio del territorio. Porto Santo Stefano è l’unico luogo di accesso ed è raggiungibile con taxiboat, sull’isola non si può viaggiare con mezzi motorizzati poiché area naturale protetta, l’aria è incontaminata e la natura è sovrana.
Parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano è anche Pianosa, dove sono vietate pesca e navigazione, anche qui si trovano i resti di una villa romana e sottostanti ad essa un sistema di catacombe. La storia di Pianosa ha origini antiche, probabilmente è stata la sede di un insediamento Paleolitico, poi è passata al dominio romano. Il periodo più recente ha visto una colonia penale agricola, voluta nell’Ottocento dal Granducato di Toscana, durante il periodo fascista divenne luogo di reclusione per prigionieri politici, tra cui Sandro Pertini e negli anni Settanta divenne un carcere di massima sicurezza.
Oggi il carcere si è trasformato nell’unico hotel dell’isola, gestito da una cooperativa di ex detenuti. L’accesso è consentito solamente a 250 persone al giorno per mantenere la bellezza naturalistica dell’area. Questi pochi turisti da qualche anno possono fare immersioni per visitare i fondali, ricchi di resti archeologici dovuti al passato di meta di rotte commerciali di Pianosa.
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# 6 Palmaria, l’ex area militare patrimonio Unesco
In Liguria, nel golfo di La Spezia si trova un’isola non più grande di 2 chilometri quadrati, patrimonio dell’Unesco, il suo futuro è quello di diventare una meta internazionale di turismo green, grazie ad un accordo tra Marina Militare e il Comune di Portovenere. Da ex area militare a nuova meta turistica, le spiagge di Palmaria sono quasi irraggiungibili, se non in barca da Portovenere e La Spezia, il suo isolamento fa in modo che a vivere nel luogo siano solamente cinquanta abitanti, che ne tutelano la natura incontaminata e il mare trasparente.
Palmarola è la più piccola e selvaggia delle Isole Pontine, è poco distante da Ponza, nel territorio laziale. Come le altre isole pontine è di origine vulcanica e la sua superficie è abitata dalla palma nana, da cui prende il nome. L’origine geologica ha permesso la formazione di grotte e calette, nonché di scogliere bianche a picco sul mare, uno strano fenomeno di scavo da parte dell’acqua ha creato un magico luogo: la Cattedrale, un insieme di grotte che formano archi a sesto acuto. Oltre alla cattedrale di roccia, in cima al sentiero Faraglione si trova l’edicola di San Silvestro, patrono di Ponza. Sull’isola non ci sono spiagge di sabbia ma in cambio si possono affrontare diverse escursioni di trekking e si possono noleggiare barche per visitare i suoi dintorni e le sue grotte.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Con gli incentivi bastano meno di 10.000 euro per averla in Italia. Ecco le sue caratteristiche e la sua autonomia con una ricarica completa.
L’AUTO ELETTRICA col PREZZO più BASSO del mondo
# La Dacia Spring è in vendita a un prezzo imbattibile, meno di 10.000 euro con gli incentivi
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I prezzi della Dacia Spring partono da 19.900 euro, ma sfruttando gli incentivi statali proposti in Italia, in caso di rottamazione, il piccolo Suv elettrico si può avere con soli 9.460 euro. L’interno è spartano nelle plastiche e nei materiali come il modello Duster, ma grazie a qualche accorgimento è stato reso più colorato e tecnologico.
# Fino a 230 km con una ricarica completa di energia elettrica
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La vettura del brand rumeno, acquisito da Renault nel 2009, è alta e larga poco più di 1,5 metri, mentre la lunghezza supera i 3,7 metri. Il bagagliaio invece ha una capacità di 290 litri. La batteria da 26,8 kWh, che alimenta la Dacia Sprint, le garantisce un’autonomia fino a 230 km nel circuito misto. Le prestazioni non sono il suo forte, infatti per andare da 0 a 100 km/h servono 19,1 secondi e la velocità massima raggiungibile è di 125 km/h.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Uno dei parchi meno frequentati e meno accessibili vede forse un futuro risveglio. Dopo anni di immobilismo e scarsa cura questo angolo di verde e di storia di Milano sta cercando una nuova vita. Ecco come si sta trasformando e quando verrà aperto al pubblico. Sperando in orari più estesi degli attuali…
Il PARCO più INACCESSIBILE del mondo nel centro di Milano: arriverà nel 2022 la grande novità?
# Gli orari impossibili e gli accessi nascosti
Orari apertura Parco Anfiteatro
Entrare nel “Parco archeologico dell’anfiteatro romano“ è sempre stata un’impresa, sia per l’assenza di un vero ingresso sia per gli orari di apertura limitati. Per accedervi infatti si passa da un portone abbastanza anonimo e poi bisogna proseguire fino in fondo al cortile interno dell’Antiquarium Alda Levi. Questo solo quando si trova il cancello aperto, visto che il parco è chiuso la domenica, il lunedì e il sabato pomeriggio e da novembre a marzo chiude alle 16.30 nei giorni rimanenti.
L’ultimo pic nic al Vivaio Riva
L’unica zona sempre aperta al pubblico e ben visibile fino a qualche anno fa era quella del Vivaio Riva, fatto chiudere e smantellare dal Comune di Milano per allargare l’area del parco. Dal 2018 l’area di visita è diventata quindi ancora più ristretta per i futuri lavori di ampliamento. Ma cosa c’era nel parco e come diventerà?
# Il Colosseo di Milano
Com’era, com’è
Un tempo anche Milano aveva il suo Colosseo, uno dei più grandi di Europa, terzo per dimensioni a quelli di Roma e di Capua, nell’attuale parco archeologico. L’Anfiteatro è stato realizzato nel I sec. d.C., nella zona sud occidentale alle porte di Mediolanum, tra le attuali via Da Amicis, via Conca del Naviglio e via Arena nel distretto di Porta Ticinese, per ospitare i giochi dei romani, gli spettacoli e i combattimenti tra gladiatori. Fino alla fine del IV secolo restò in uso prima di essere smantellato pezzo dopo pezzo e le sue pietre impiegate per la costruzione della basilica imperiale di San Lorenzo.
Quello che è rimasto, dell’ellisse di metri 150 x 120, sono 21 muri radiali che formavano la corona a sostegno delle gradinate dove si sedevano gli spettatori e che sono rimaste nella posizione originaria. Ora il Colosseo rinascerà sotto un’altra forma.
# Nel 2022 (forse) nascerà il parco archeologico più grande della città
I primi lavori sono iniziati nel 2018 e entro la fine del 2022 dovrebbe nascere il più vasto parco archeologico della città, salvo ritardi dovuti agli ultimi ritrovamenti. Il nuovo parco di circa 22.300 mila mq, con i resti antichi lasciati a vista, avrò il nome di PAN, Parco Amphitheatrum Naturae. Il progetto a firma dell’architetto Attilio Stocchi prevede la sistemazione dell’intera area, raddoppiata dopo l’acquisizione da parte del Comune di quasi tre terzi del terreno, di proprietà private fino a qualche anno fa, con la riproduzione dell’impronta del “Colosseo milanese”.
Sarà realizzato con 1.700 mq di cespugli sagomati di bosso, ligustro e mirto a raggiera e alberature di cipressi disposti al bordo, dove sorgeva la facciata curvilinea, a completamento dei resti archeologici esposti nell’area. Un progetto di land art che recupera il tema della simbiosi tra natura e antichità, riportando in vita attraverso la vegetazione un patrimonio antico scomparso.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Top! La sua esclamazione tipica. Giacomo Biraghi è famoso a Milano come l’Expottimista. L’uomo che ha creduto in Expo prima di chiunque altro e ha contagiato con entusiasmo Milano quando nessuno ci credeva. È anche l’ideatore del Parco Orbitale, progetto visionario per creare a Milano il parco urbano metropolitano più grande del mondo. È anche uno degli ispiratori di Milano Città Stato, un’icona di Milano che però si è ora trasferito a Bergamo dove dirige l’area innovazione della Confindustria locale. Speriamo non abbia anticipato il trend anche nel lasciare Milano.
Giacomo BIRAGHI: “La mia Milano sarà ancora più GRANDE”
Giacomo Biraghi
La cosa che ami di più di Milano?
Il fatto che se è fatto il liceo a Milano tutto va easy.
Quella che invece ti piace di meno?
La scarsa meritocrazia.
Il tuo locale preferito?
Il caffè marchesi in galleria.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Camminare.
La canzone su Milano a cui sei più legato/a?
Nessuna.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Bergamo.
Milano vista da Bergamo – Scatto di Moris Lorenzi (c)
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Expo 2015.
credits: @ssss_ilvia IG
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Villa San Giovanni perché ci ho abitato.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Delle piste ciclabili sul marciapiede.
Il quartiere che ami di più?
San Cristoforo.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Vendere a2a e Sea e ridurre i dipendenti comunali.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Ovvio. L’ho pensata io con Andrea.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Bergamo.
bergamo
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Una nuova tangenziale.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?