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Deliri di fine anno

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  • Ciao Mario come va?
  • Eh, Franco, sto male da un paio di giorni. Ho la febbre, tremendo mal di testa e da ieri sera non sento più odori e sapori
  • Caspita, hai fatto il tampone?
  • No, perché se lo faccio e risulto positivo? Il 31 ho un mega cenone.
  • Un mega cenone? E se infetti altri? E poi fallo così guadagni anche per il super Green Pass.
  • Ma tanto ho già prenotato a gennaio la terza dose…

Continua la lettura con: L’offerta crea la domanda

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Poco oltre il confine c’è la CASA a TESTA IN GIÙ

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Vi siete mai chiesti come sarebbe poter cambiare la vostra prospettiva sul mondo? C’è una casa, o meglio una casa-museo, in cui questo è possibile. Potrete guardare il mondo a testa in giù, proprio come un pipistrello. Vediamo dove si trova e chi ha progettato questo stravagante edificio.

Poco oltre il confine c’è la CASA a TESTA IN GIÙ

# Haus Steht Kopf: la casa-museo capovolta a prova di pipistrello

credits: tirollaus.com

Questa stupefacente casa-museo si trova nel Tirolo Austriaco, più precisamente nel paesino di Terfens, a 25 km da Innsbruck, poco oltre il confine del Brennero. In Tedesco “Haus Steht Kopf” significa letteralmente la casa che sta sulla testa e solo il nome offre una panoramica completa di quello che i visitatori potranno vedere nell’atipico museo: una quotidianità capovolta. La promessa sul sito della casa-museo è quella di offrire un’esperienza a prova di pipistrello, ma rispecchierà davvero le aspettative?

 

# L’edificio è stato progettato nel 2012 dagli architetti polacchi Irek Glowacki e Marek Rozanski

credits: tirollaus.com

L’edificio è stato progettato nel 2012 dagli architetti polacchi Irek Glowacki e Marek Rozanski ed è sicuramente come una delle case museo più strane mai costruite. Il  museo offre a grandi e piccini un’occasione unica tutti giorni dell’anno, da gennaio a dicembre. Il biglietto, che include anche la visita alla vicina Dinoland, ha un costo pari a 13 euro l’intero e 11 euro il ridotto. 

# Tappeti, wc, letti, lavatrice: tutto sulle nostre teste

credits: tirollaus.com

Quando si varca la porta della Haus Steht Kopf il tempo si ferma. Per chi è stato a Gardaland, l’esperienza potrebbe somigliare molto alla magica casa di Prezzemolo, ma stavolta non siamo in un parco divertimenti: è la realtà. Ogni angolo della casa è stato progettato nei minimi dettagli e chiaramente ciò che siamo abituati a calpestare con i piedi e toccare con le nostre mani si trova sulle nostre teste: i tappeti, il wc, i letti e la lavatrice.

L’edificio infatti è strutturato su due piani ed è composto da cucina, bagno, camere da letto e persino un garage: possiamo ritrovarci sotto una macchina che pende dal soffitto, con il timore che cada da un momento all’altro, oppure giocare a scacchi muovendo le pedine sopra le proprie teste.

Non solo l’interno della casa è curato in ogni dettaglio, anche l’esterno ed il giardino sono stati arredati seguendo lo stesso tema. Ci sono addirittura statue e colonne attorno all’edificio, spezzate dalla forza di gravità, e un tavolino con una sedia a prova di gigante.

Continua la lettura con: Questa è la CASA più STRANA del MONDO

Fonte articolo: Tirolland

ROSITA GIULIANO

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Le DOLOMITI a due passi da ROMA

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Credit: @zimascio

Acqua verde smeraldo, natura incontaminata e una storia da raccontare: benvenuti al Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili.

Le DOLOMITI a due passi da ROMA

#Il Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili

Credit: @zimascio

Nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lucretili si nasconde un angolo di paradiso che sembra essere stato preso direttamente dalle Dolomiti.

Il parco è un’area naturale protetta della regione Lazio istituita nel 1989 e si estende per circa 18000 ha, la seconda per vastità dell’intera regione.
 
Monti Lucretili appartengono alla lunga catena del Pre-Appennino Laziale e sono in buona parte tutelati dal Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili.
Dal punto di vista orografico spiccano le due dorsali principali che culminano rispettivamente nel Monte Pellecchia (1368 m.) e nel Monte Gennaro (1271 m.), cui si affiancano i massicci minori del Serrapopolo (1180 m.) e della Cima Cesarene (1191 m.). Ricoperti da vaste estensioni boschive questi verdi rilievi lasciano tuttavia spazio ad altopiani ed alpeggi.
 

#Natura incontaminata e acqua verde smeraldo

Credit: facebook-lazio segreto
Quando si visita il Parco Naturale dei Monti Lucretili non si può non rimanere incantati dalla sua natura selvaggia e incontaminata.
 
Partendo dal borgo di Percile, si può percorrere un comodo sentiero che conduce ai cosiddetti “Lagustelli” o Laghi Percile.
Incastonati in un paesaggio così bello da poter essere considerato un vero e proprio “locus amoenus”, i laghetti di Percile rappresentano uno dei luoghi più belli del Parco.
 
Meta ideale per una giornata all’aria aperta in contatto con la natura, è frequentata durante la bella stagione.
 
Il più piccolo dei Laghetti, Marraone è a un livello inferiore, circa 20 metri, rispetto al maggiore. Il lago più grande, Fiaturno, ha una forma quasi circolare con un diametro di circa 96 metri e una profondità di 16.
 
Questo parco è anche famoso per ospitare una coppia di aquile reali che nidifica nella Valle Ustica e cui è dedicato un apposito sentiero.

 

#Tanti itinerari da scoprire

Credit: parcolucretili.it

Il Parco Regionale dei Monti Lucretili si trova a poche decine di chilometri da Roma anche se sembra di essere in un altro mondo.

 La rete di sentieri del Parco si sviluppa per circa 200 km e raggiunge tutti i siti di maggior interesse dell’area protetta.
 
I tempi di percorrenza dei sentieri sono calcolati in base alla lunghezza dei percorsi, stimando in circa 1 h il tempo necessario ad un escursionista mediamente allenato a percorrere 3 km di sentiero ed effettuando le opportune valutazioni caso per caso, in base alle caratteristiche di ciascun percorso.
 
Nei diversi itinerari la natura non sarà però l’unica protagonista, lungo il percorso si possono incontrare diversi borghi caratteristici, chiese e fortezze.
 

Continua la lettura con: Il QUARTIERE delle FIABE di ROMA

 

ARIANNA BOTTINI

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Come si dice ASINTOMATICO in milanese?

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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Corso BUENOS AIRES sarà il BOULEVARD MILANESE? Come sta procedendo il progetto

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Credits Urbanfile - Rendering Corti di Baires con marciapiedi allargati e alberi

Corso Buenos Aires, una delle arterie dello shopping milanese, da qualche anno è al centro di un progetto di rinnovamento. Dopo le nuove piste ciclabili, tanto dibattute, il Corso si prepara a nuovi cambiamenti. Ma non tutti sono favorevoli. Vediamo quindi come cambierà il volto di questo viale.

Corso BUENOS AIRES sarà il BOULEVARD MILANESE? Come sta procedendo il progetto

# Il nuovo progetto: marciapiedi più grandi, alberi e meno posti auto

credits: ginevra.exe IG

Dopo le piste ciclabili, Corso Buenos Aires si prepara ad allargare i marciapiedi, eliminare i posti auto e a piantare alberi. Questi sono i tre elementi principali che rivoluzioneranno la via dello shopping, con l’obiettivo di renderla più vivibile e green. Il vialone, infatti, lungo un chilometro e mezzo, è sempre parecchio trafficato, soprattutto nella parte vicina a Piazzale Loreto.

Il progetto di riqualificazione è stato inserito tra le priorità 2022 del Comune e prevede un vero e proprio restyling della via dello shopping.

# Un’idea già valutata che potrebbe finalmente realizzarsi

credits: guigrieco IG

L’idea, in realtà, non è nuova. Una decina di anni fa, la giunta Moratti aveva pensato di trasformare il Corso in un viale alberato, piantando 80 alberi per 800 metri, su ogni lato. Il piano non partì mai, ma nel 2016 il Municipio 3 lanciò un sondaggio agli abitanti, che votarono in maggioranza per un cambiamento più green.

Il restyling di Corso Buenos Aires, si unisce oggi al piano per cambiare il volto di Piazzale Loreto e diventa uno dei punti chiave del nuovo Piano di governo del territorio per ridisegnare la città del 2030.

# Non tutti sono d’accordo: le preoccupazioni dei commercianti

credits: ilgiornale.it

Il nuovo progetto, però, vede contrapporsi principalmente due punti di vista: quello dell’As.Co.Baires, l’Associazione Commercianti, e il Comune. L’Associazione si è già scontrata con la Giunta sul tema delle ciclabili che, secondo i commercianti, sono state disegnate senza coinvolgere nessuno e hanno stravolto la viabilità del corso, mentre secondo i dati dell’amministrazione funzionano bene, in quanto le auto sono meno del 50% dei mezzi che percorrono la via.

# Gli alberi oscurerebbero le vetrine e senza posti auto si registrerebbe un calo della clientela

Credits Urbanfile – Rendering Corti di Baires con marciapiedi allargati e alberi

Per quanto riguarda il nuovo progetto, i commercianti sostengono che gli alberi oscurerebbero le vetrine e che marciapiedi più larghi creerebbero ulteriori disagi. La pandemia ha colpito duramente i venditori, specie quelli più piccoli, e si stima che circa 25 negozi abbiano chiuso. Le paure dei negozianti sono quindi molteplici: che gli affitti possano aumentare con una riqualificazione, che senza posti auto i clienti diminuiscano e che le grandi catene prendano il posto delle piccole botteghe. A maggio di quest’anno è già stato fatto un test, sul tratto di corso compreso tra via Scarlatti e Pergolesi, con vasi in cemento a bordo marciapiede a simulare la larghezza della strada per valutarne l’impatto sulla viabilità futura.

# Le Corti di Baires: il primo banco di prova del nuovo “boulevard milanese”

Credits Urbanfile – Negozio Corti di Baires

Il Comune sembra però andare avanti con il progetto, puntando molto sul cantiere delle Corti di Baires, l’operazione che sta trasformando la vecchia e fallita corte commerciale in sei negozi, 166 appartamenti di lusso e 4 suggestive corti interne con giardino e percorsi pedonali. Sarà proprio questo tratto di corso, su cui si sviluppa parte del nuovo complesso di edifici riqualificato, ad essere il primo vero banco di prova per capire quali saranno gli effetti della rivoluzione del “boulevard milanese”.

La prima fase del progetto delle Corti di Baires è in completamento, sono state inaugurate a metà dicembre due attività commerciali a cui seguiranno le altre nelle prossime settimane, mentre l’ampliamento dei marciapiedi e la piantumazione degli alberi avverrà in un momento successivo. Nella primavera del 2022, saranno invece pronti gli appartamenti.

 

Continua a leggere: 🛑 CORSO SEMPIONE cambia VOLTO: ecco i PRO e i CONTRO del progetto 

CHIARA BARONE (aggiornato il 27 dicembre 2021)

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L’offerta crea la domanda

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Pensiero del giorno.

Famoso è stato il lancio dell’Iphone in cui Steve Jobs ha ridefinito il mercato dei telefoni cellulari andando contro quella che era la domanda corrente, i telefoni con tastiera. Creando addirittura un telefono senza nessun tasto.

Non è un mistero che l’innovazione non viene indotta dai consumatori. Henry Ford diceva che se fosse stato per le esigenze delle persone, staremmo ancora tutti muovendoci su carrozze trainate da cavalli sempre più veloci.

Gli esempi citati confermano la teoria di Jean Baptiste Say che sosteneva che non è la domanda a determinare l’offerta, bensì il contrario. È l’offerta che determina la domanda: è l’eccesso di produzione che innesca la domanda, perché spinge i produttori a dover trovare nuovi sbocchi o ad innescare di più i bisogni per smaltire la produzione in eccesso. 

L’offerta può essere la molla all’attivazione di nuovi mercati ma anche un fattore di distorsione della realtà e di freno all’innovazione.  

Lo abbiamo visto quando due anni fa in un mercato in cui le mascherine erano carenti, si disincentivava il loro utilizzo. Una volta che l’offerta ha superato la domanda sono aumentate le pressioni per far aumentare l’impiego di mascherine.

Ogni produttore che ha merce in eccesso da diffondere cerca di spingere il mercato nella sua direzione, stimolando la domanda a crescere sempre di più.
Se l’offerta crea la domanda, un mondo che ha un eccesso di offerta in diversi settori, può portare a delle distorsioni nella vita dei cittadini. Che rischiano di essere indotti a consumare ciò che non è necessario.

In un mercato che funziona, l’eccesso di produzione si compie con i saldi.
Il giorno in cui arriveremo ad avere i saldi di mascherine, tamponi e vaccini attuali, significherà che la pandemia sarà giunta alla fine. 

Continua la lettura con: Il pifferaio magico

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Sondaggio: è più bella Milano NORD o Milano SUD?

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Meglio Milano Nord o Milano Sud?

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Come si dice DISCOTECA in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Continua con: come si dice QUARANTENA in milanese?

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Ma Lei chi è?

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La specializzazione della nostra civiltà assomiglia al tentativo di cercare la vita dissezionando un cadavere con un bisturi: per quanto si possano capire le singole parti, non è possibile cogliere la logica dell’intero.

In ogni trasmissione televisiva, prima o poi viene fuori la domanda: ma lei chi è per dire questo? Sottintendendo che il titolo di studio o quanto aver dissezionato il cadavere possa dare una patente di verità.
Come se in passato avessero detto a Buddha o a Gesù Cristo, che titolo ha per dire questo?

È evidente che nel modo di valutare individui che hanno raggiunto un’ampia conoscenza di sé si venga invece colti da un’evidenza che non si basa sull’approccio razionale, perché si sente nell’impatto che l’altro mi conosce meglio di quanto io conosca me stesso.

La vera conoscenza non è la specializzazione ma la massima generalizzazione.
Nelle tradizioni antiche la conoscenza aveva come punto massimo quello dell’illuminazione. Dalla forma di specializzazione che l’Io rappresenta, i soggetti che colgono una dimensione più ampia dell’essere hanno rappresentato all’interno di tutte le tradizioni la summa dei processi conoscitivi.

Questo ci porta a fare una riflessione sulla specializzazione delle società moderne che è una riduzione di conoscenza in settori sempre più particolari. Un processo che esaspera a una ricerca di un particolare che si divide in un particolare ulteriore, allontanandoci dalla vera conoscenza di insieme.

Anche la tecnica o tecnologia, la macchina che diventa il correlato di questo modo di conoscere nell’apparenza della semplificazione lascia il soggetto sempre più incapace nella rappresentazione della sua esistenza, che viene ridotta a mera funzione della razionalità e poi della tecnologia.

Nessuno coglie più le cause della malattia o della fisiopatologia. L’uomo viene ridotto a una serie di parametri che rilevano disfunzioni solo per motivi statistici.  Una serie di parametri statistici disgiunti gli uni dagli altri che invece di curare l’essere umano in tutti i sensi, fisico, spirituale, sociale, lo riducono a una specie di diaframma sempre più sottile di sintomi e impressioni separati gli uni dagli altri.

Questo processo non appare semplicemente reversibile partendo dall’azione del singolo individuo perché ormai il reticolo delle esistenze condizionate che costituiscono la società umana si è trasformato in una deviazione permanente di questa istintualità base che, non solo, non viene più riconosciuta ma incontra ormai rivoli di calcare stratificati che impediscono alla goccia la libertà di muoversi fuori dai circuiti precostituiti.
Appena l’atto nasce viene condizionato e, per quanto sembri paradossale, dobbiamo sperare che questa struttura collassi su se stessa portando via anche le catene che impediscono all’essere umano di ritornare a quella conoscenza completa dell’atto che lo genera.

Chi oggi volesse fare il bene dell’essere umano con un nuovo inizio, dovrebbe promuoverne prima la fine.

Continua la lettura con: Il Pole Shift, la più grande trasformazione del pianeta

LA FENICE

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Il pifferaio magico

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La leggenda del pifferaio magico (Der Rattenfänger von Hameln) racconta di come il borgomastro di Hameln accettò la proposta di un pifferaio di allontanare dalla città con le sue ammalianti melodie tutti i topi colpevoli della diffusione della peste, in cambio di una lauta ricompensa.

L’esperimento riuscì perfettamente, tuttavia la cittadinanza non volle pagare il pifferaio che, per vendicarsi, rapì con il suono del suo piffero i bambini di Hameln, portandoli in una caverna da cui non fecero più ritorno.

Di questi tempi pare straordinariamente attuale questa leggenda antica relazionata alle performance canore di noti scienziati televisivi che hanno trasformato una nota canzone natalizia esponendosi al pubblico ludibrio.

Mentre gli adulti in generale li hanno ricoperti di insulti, i bambini potrebbero venire ammaliati da questa dolce canzoncina.

Continua la lettura con: La prima volta non finisce mai

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Palazzo Italia, la TRASFORMAZIONE dopo Expo

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Credits luigitradani IG - Interni Human Technopole

Durante Expo2015 l’edificio è stato il Padiglione Italia, ospitando un percorso espositivo sulle bellezze e la creatività del nostro Paese. Oggi è il fulcro di uno tra i più importanti centri di ricerca internazionale. Ecco come è stato trasformato e il futuro dell’area circostante.

Palazzo Italia, la TRASFORMAZIONE dopo Expo

# L’edificio simbolo di Expo2015

Palazzo Italia è stato il Padiglione italiano durante l’Expo 2015. Concepito come un oggetto geometricamente complesso, un solido cavo sospeso su una piazza che attacca a terra per mezzo di grandi basamenti scultorei e da quattro grandi stecche, si sviluppa per 35 metri d’altezza e 14.400 mq di superficie su un piano interrato, 5 piani fuori terra ed una terrazza panoramica. Al suo interno tre livelli erano erano adibiti a sito espositivo, dedicati al potere della bellezza e del futuro per sottolineare il potenziale e la creatività dell’Italia, i restanti a sede delle strutture dirigenziali dell’organizzazione.

# La trasformazione per ospitare la sede istituzionale di Human Tecnopole

Credits luigitradani IG – Interni Human Technopole

L’edificio che ospitava il Padiglione Italia è stato l’unico ad essere pensato per rimanere dopo l’esposizione universale, senza ricostruzioni o demolizioni, in base all’accordo di programma. A dicembre 2017, dopo un paio di mesi di lavori di ristrutturazione interni, un piano di Palazzo Italia fu adibito a sede dello Human Technopole per ospitare i primi dipendenti. A Novembre 2019, dopo la conclusione della ristrutturazione di tutto l’edificio, fu inaugurato ufficialmente la sede istituzionale nel nuovo polo di ricerca sulle tecnologie in grado di garantire una terza età sempre più in salute e cure mediche sempre meno invasive. Lo spazio ristorante, l’auditorium, la terrazza panoramica e la corte interna non sono state interessate dai lavori. Durante il 2021 sono stati superate le 100 persone impiegate nella sede, tra ricercatori, manager e addetti.

# Entro il 2026 sarà completato tutto il centro di ricerca

Credits jpius.it – Human Technopole

Attorno a Palazzo Italia procede la riqualificazione di vecchi edifici, in aggiunta alla costruzione di nuovi, che consentirà di completare lo Human Technopole entro il 2026. In totale, oltre a Palazzo Italia, sono previsti altre quattro strutture:

  • gli Incubator labs distribuiti su tre edifici, operativi dalla metà del 2021;
  • il North Pavillon che ospita i microcospi crio-elettronici e ottici, già in funzione da quest’anno;
  • il South Pavillon che ospiterà laboratori sperimentali di ricerca;
  • il South Building, l’edificio principale del campus di Human Technopole, che metterà a disposizione laboratori per 800 scienziati e sarà l’ultimo ad essere realizzato.

Nel nuovo campus di ricerca lavoreranno a regime circa 1.500 gli addetti.

Leggi anche: In arrivo 400 MILIONI DI EURO per lo sviluppo di MIND nell’ex area EXPO

Continua la lettura con: La STELLA che ha reso il Castello Sforzesco INESPUGNABILE

FABIO MARCOMIN

Copyright milanocittastato.it

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Le COSE più ODIATE a Milano

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Credits: mianews.it - Pista ciclabile Corso Buenos Aires

L’articolo meno natalizio di sempre. Le cose più odiate a Milano. Proposito per il 2022: smettiamo di odiare e cerchiamo tutti di essere più tolleranti con chi è un po’ diverso da noi?

Le COSE più ODIATE a Milano 

#1 I “No Vax”, la causa di tutti i mali

corteo no green pass milano

Un male nazionale più che milanese: la ricerca costante di un capro espiatorio per qualcosa che non va, soprattutto su temi che riguardano decisioni governative. Qualunque problema si cerca qualcuno a cui scaricare la colpa. D’altronde è roba antica, come descriveva Manzoni nella storia della Colonna Infame. Oggi il nemico pubblico numero uno sono i No Vax. Crisi del commercio? Colpa delle manifestazioni dei No Vax. Contagi crescono? Colpa dei No Vax. Il vaccino non protegge abbastanza? Colpa dei No Vax. Smog, Freddo, traffico, invasione delle cavallette? Colpa dei No Vax. Siamo così sicuri che sia davvero colpa loro? 

#2 I terribili monopattini

Credits: Andrea Cherchi – In Monopattino a Milano

Sono in tutte le principali città del mondo. In una Milano ingolfata dal traffico e dallo smog dovrebbero essere visti come una gradita presenza, giusto? Invece no. Sono odiatissimi. Anzi, prima dell’arrivo dei No Vax erano loro il bersaglio preferito dell’odio di molti milanesi. La loro colpa? Sfrecciare in mezzo al traffico, disturbare la quiete dei marciapiedi, insidiare la supremazia dei ciclisti, mostrarsi incuranti del pericolo. Colpe tremende nella Milano dell’odio. 

#3 Le auto, il pericolo pubblico numero uno delle ultime giunte

Automobili

Sembra che con l’aumentare della ricchezza e del successo, capitino due cose: la prima è che si può permettersi di abitare in una zona sempre più centrale. La seconda, forse collegata alla prima, è di iniziare a odiare le auto (altrui) come se non ci fosse un domani.

L’odio per le auto sembra colpire soprattutto chi vive nella fortuna di poterne fare a meno. E’ vero che Milano non è una città a misura di auto ma è anche vero che l’auto per quasi tutti quelli che la prendono non è un divertimento ma una necessità. Soprattutto quelli che si devono muovere da fuori o da zone poco servite, o anche semplicemente per accompagnare persone in difficoltà con altri trasporti. Capire questo forse potrebbe favorire soluzioni di transizioni più efficaci e meno punitive. Un approccio ormai in disuso però nell’era dell’odio.

#4 Le piste ciclabili, da odiati a odiatori

Credits: mianews.it

Un po’ per ripicca degli odiati automobilisti, un po’ per conseguenza della loro trasformazione in ideologia, le ciclabili stanno diventando un’ossessione per i milanesi. Chi le attacca lamenta che spuntano come funghi, riducendo lo spazio destinato al transito delle auto, eliminando i parcheggi e senza una progettazione logica alla base. Nella campagna elettorale più asfittica di sempre erano diventato il primo cavallo di battaglia dell’opposizione. Sappiamo tutti come è andata a finire. 

#5 Torino, una storica antipatia 

@torino_city

Per molti milanesi Torino significa Savoia. E Savoia significa per molti tradimenti, usurpazioni, perdita di autonomia. Un’antipatia reciproca che pare nel capoluogo sabaudo motivata anche da un certo complesso di inferiorità nei confronti di Milano.  Invece di collaborare, i dispetti da campanile nell’era dell’odio trovano più fertile contesto. 

Leggi anche: Torino batte Milano: ospiterà l’EUROVISION 2022

Continua la lettura con: Le STAZIONI di Milano più scomode: dove se sei di fretta, perderai il treno

MILANO CITTA’ STATO

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Come si dice COMMENTARE SU FACEBOOK in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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RAGE ROOM a MILANO: dove sfogare tutta la RABBIA in piena sicurezza

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credits: @anger_games IG

La rabbia serve a renderti efficiente. Questa è la sua funzione per la sopravvivenza. Ecco perché ti è stata data. Se ti rende inefficiente, mollala come una patata bollente, scriveva un tempo Philip Roth.

Chi di noi non ha mai provato il sentimento della rabbia? Forse tra tutti i sentimenti che l’uomo prova questo, è quello più comune. Vuoi perché viviamo in una società molto competitiva, vuoi perché è impossibile che tutto quello che ci circonda ci vada sempre bene, vuoi perché perdere il controllo, da un certo punto di vista medico e psicologico, fa bene.

Personalmente credo sia importante, qualunque sia il sentimento, bello o brutto, invalidante o non, saperlo controllare o comunque sfogarlo in qualche modo. A Milano, hanno trovato forse la soluzione alla rabbia.

RAGE ROOM a MILANO: dove sfogare tutta la RABBIA in piena sicurezza

# La rabbia come emozione

Ammettiamolo, una volta per tutte, la rabbia è uno dei sentimenti più forti che attanaglia le nostre esistenze. È praticamente quasi impossibile eliminarla e inoltre è diventata, volente o nolente, una parte del nostro carattere, del nostro vivere comune. A tal punto che anche le persone hanno imparato quasi a conviverci. È uno dei pochi sentimenti che non si riesce a smaltire così facilmente, ancora peggio se una persona ci ammonisce dicendogli che tutta questa rabbia non serve, che è inutile, tutte frasi che non fanno altro che montare il nostro disagio, la nostra rabbia e infine quando si arriva al culmine non si può fare altro che scoppiare. Il più delle volte senza ragione apparente o logica.

# Come non lasciarsi sopraffare dalla rabbia

Ci sono soluzioni per evitarla? Un tempo ci si affidava a psicologi, psicoterapeuti, neurologi, mentre altri decidevano di iscriversi in palestra che, ancora oggi, è il toccasana più pulito per sfogare le tensioni di ogni giorno. Senza tralasciare la Fit Boxe, che pare sia lo sport più ideale per sfogare tutta la rabbia che abbiamo in corpo. A mio parere, l’unico modo per vincere la rabbia, è quello di accettarla, imparando a conviverci in maniera pacifica. Ho detto che è impossibile eliminarla, ma non che si possa domare. E se anche questo non dovesse servire, allora è necessario recarsi in via Graziano Imperatore 1 e provare l’esperienza della Rage Room.

# Da Torino a Milano

credits: @anger_games
IG

La prima Rage Room è nata a Torino e non poteva essere altrimenti. La città piemontese è sempre stata molto aperta alle novità più estreme, forse complice il fatto che sia considerata una delle tre città che costituisce, insieme a Londa e San Francisco, il triangolo della magia nera. Esoterismo a parte, Torino decide di puntare in alto e investire sui sette peccati capitali, uno in particolare: l’ira. Non molto distante dagli argini del Po, apre la prima Rage Room e il successo è quasi immediato. I fondatori, allora, decidono di allargare i confini torinesi e portare l’idea anche a Milano aprendo uno store non molto distante dall’Ospedale Niguarda (ironia della sorte).

# Cosa succede dentro l’Anger Games?

credits: @anger_games IG

Il franchising in realtà si chiama Anger Games, letteralmente giochi per la collera, ma esattamente cosa succede al suo interno? Sarò onesto, è difficile da spiegare a parole, ma solo adocchiando il sito ufficiale si ha la netta sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di veramente originale.

Lo store parte dal presupposto che la rabbia, la collera, l’ira fa parte del nostro quotidiano e che non sempre è facile sfogarla nel modo giusto. Allora, ecco l’idea! Offrirti una sala attrezzata e insonorizzata dove all’interno si possono trovare una serie di oggetti di diverso genere pronti a essere spaccati e distrutti per sfogare tutta la rabbia che hai dentro. Il “trattamento” dura quindici minuti e in questo quarto d’ora potrai dare sfogo a tutta la collera accumulata e che non sei mai riuscito a eliminarla. Un quarto d’ora vissuto a 180 battiti al minuto e alla fine potrai richiedere un video da poter condividere, rivedere e ridere.

Continua a leggere con: MILANO mi fa RABBIA

MICHELE LAROTONDA

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Ha aperto in Europa il primo NEGOZIO AMAZON: si esce “SENZA PAGARE”

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Credits: @techdale.it IG

E’ arrivato nel nostro continente un negozio in cui “basta semplicemente uscire”, senza pagare. Ma dove si trova e come funziona?

Apre in Europa il primo NEGOZIO AMAZON da cui si esce “SENZA PAGARE”

Quante volte capita di andare a far la spesa correndo perché si ha poco tempo e poi una volta arrivati in cassa, ci si accorge che correre è stato inutile? Tantissime. Le file immense nei supermercati creano disagi a molte persone ma soprattutto a chi ha sempre i minuti contati. Da anni Amazon ha avviato un progetto che potrebbe risolvere questo problema anche a noi italiani. E’ possibile uscire da un negozio senza pagare? La risposta è sì. Scopriamo come e perché quest’innovativa modalità di fare acquisti si sta avvicinando sempre più all’Italia.

# Un negozio in cui “basta semplicemente uscire”

credit: supermarketnews.com – Store di Seattle

In America già da tempo esistono gli Amazon Go: negozi in cui si esce senza pagare. Beh, non è che non si paga, però non si deve pagare in alcuna cassa. Grazie al meccanismo del “Just Walk Out”, ovvero “Basta semplicemente uscire”, è possibile fare la spesa e uscire dal supermercato senza passare dalla cassa: serve solamente scansionare un codice relativo al proprio account Amazon all’entrata e poi il pagamento verrà effettuato mediante quest’ultimo. Adesso il colosso dell’e-commerce ha aperto il primo negozio cashierless nel Regno Unito, precisamente a Londra, e noi italiani giustamente ci chiediamo se questa geniale catena aprirà anche in Italia.

# Supermercati hi-tech: machine learning e telecamere intelligenti

credit: londraitalia.com – Store di Londra

Rispetto ai fratelli americani, i supermercati cashierless inglesi sono stati chiamati Amazon Fresh, come il servizio di consegna di generi alimentari di Amazon già disponibile in moltissime città, tra cui anche Milano. Ma questo store londinese ti consente di fare acquisti al supermercato, scegliendo anche prodotti freschi direttamente dal bancone, senza però avere la seccatura della fila. Visto che “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”, gli store cashierless sono dotati di telecamere “intelligenti”, in grado di rilevare quali oggetti sono stati presi dagli scaffali, e affinché il pagamento venga effettuato correttamente ci sono delle machine learning.

# Dove si trova esattamente e il precedente “temporaneo” a Milano

credit: foodweb.it

Sembra fantastico eppure, nonostante i moltissimi aspetti positivi, ci sono alcune persone che all’idea di un supermercato senza cassieri storcono il naso. Quali sono le possibili complicazioni? Sicuramente il dubbio funzionamento delle machine learning e di conseguenza del pagamento di tutti gli articoli, ma soprattutto ci si preoccupa della diminuzione del personale. Infatti se gli store non hanno casse, non ci sono neppure cassieri.

Ma il negozio, aperto a Londra 7 giorni su 7 dalle 07:00 alle 23:00, è davvero una rivoluzione in questo campo. Si trova nel quartiere di Ealing, nella zona ovest della capitale britannica, al numero 59 di Broadway di fronte al supermercato Morrison’s di Ealing Broadway che da tempo è partner Amazon per le consegne di prodotti freschi nella City. E la rivoluzione non si ferma: al primo negozio si è aggiunto anche un altro punto format di negozi Amazon ‘Just Walk Out’, dedicato ai prodotti freschi. Si chiamano Amazon Fresh e il primo di questi punti vendita è stato aperto sempre a Londra vicino allo stadio Wembley.

Una rivoluzione di cui Milano era stata a suo modo un’avanguardia. Già nel 2019 era sbarcato un negozio fisico temporaneo, l’Amazon Xmas San Babila, che aveva lasciato a bocca aperta bambini e adulti. Dall’America gli store Amazon si sono avvicinati, approdando in Inghilterra. Quando arriveranno anche in Italia?

 

Leggi anche: Milano: la più PICCOLA LIBRERIA del MONDO lancia la sfida ad AMAZON

Continua la lettura con: L’anarchia è un principio naturale

ROSITA GIULIANO

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DORMIRE in una CAPANNA in cima alle ALPI con vista stelle

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Credits capannagambarogno.ch - Starbox vista lago

Volete dormire tra le stelle a stretto contatto con la natura? Ecco dove è possibile vivere questa esperienza incredibile. 

DORMIRE in una CAPANNA in cima alle ALPI con vista stelle

# Una capanna sulle Alpi Svizzere per dormire tra le stelle

Credits capannagambarogno.ch – StarsBOX

C’è un luogo dove è possibile addormentarsi guardando le stelle in cima alle Alpi, all’interno di un piccolo box fatto a capanna con il tetto apribile. Queste casette di legno sono dotate di un comodo materasso e cuscini, oltre a una coperta da campeggio, e consentono di vivere un’esperienza unica, immersi in un ambiente splendido a contatto con la natura. Non esiste però nessun altro comfort: manca l’elettricità quindi ricordatevi di portare con voi i power bank per caricare i vostri dispositivi e delle torce, dei sacchi a pelo e vestiti pesanti e portatevi dell’acqua o bibite e alimenti.

Credits capannagambarogno.ch – Starbox

Da qui si gode di una vista a 360 gradi sul lago Maggiore e sulle Alpi, il locarnese, il bellinzonese e il luganese. Nei giorni di forte vento da nord è possibile scorgere anche la Pianura Padana e i suoi agglomerati.

# Come raggiungere queste casette di legno

Credits starboxofficial – Monte Gambarogno

Per raggiungere la destinazione e godere di notti da sogno dovrete andare nel Canton Ticino e spingervi fino alla cima del Monte Gambarogno, a 45 minuti a piedi dall’Alpe di Neggia che si trova a 13km d’auto da Vira Gambarogno. Le casette disponibili sono due quindi assicuratevi di avere prenotato prima di organizzare il vostro viaggio. 

 

Fonte: Starbox

Continua la lettura con: 5 NOTTI STRAORDINARIE da vivere a un’ORA da MILANO

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Caro Cingolani, inquinano più le sciocchezze dei social network

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La TRASFORMAZIONE di Milano dall’ottocento agli anni settanta: online 3000 FOTO d’epoca dell’Archivio Storico di ATM

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Visita a un deposito Atm

Ripercorrono la storia di Milano e del suo trasporto pubblico, da fine Ottocento sino agli anni ’70.

La TRASFORMAZIONE di Milano dall’ottocento agli anni settanta: online 3000 FOTO d’epoca dell’Archivio Storico di ATM

# Online il sito dell’Archivio Storico Atm

Lavori sui binari

Ha spento 90 candeline proprio quest’anno, ma ha ancora tanta voglia di viaggiare e far muovere milioni di passeggeri. Era il 22 maggio 1931 quando venne costituita l’Azienda Tranviaria Municipale, che nel 1965 cambiò il nome in Azienda Trasporti Municipali, fino a diventare Azienda Trasporti Milanesi il 1° gennaio 1999. 

Nell’anno del novantesimo che si sta chiudendo, l’Azienda di Foro Buonaparte regala a cittadini e appassionati una parte del suo album di famiglia. È infatti online il sito dell’Archivio Storico Atm, che mette in digitale al link archiviostorico.atm.it tremila immagini in bianco e nero. Si va dalla fine Ottocento dove si viaggiava con omnibus e tram a cavalli, fino ai quei primi anni settanta contraddistinti dal boom economico, dal traffico e dalle prime metropolitane.

# Il legame tra Atm e la città di Milano

Il Duomo di Milano

Tremila foto sono un grande patrimonio eterogeneo che testimonia inscindibile legame tra  Atm e la città di Milano. Il trasporto pubblico come elemento fondante l’identità cittadina e dei milanesi. Nell’enorme album fotografico digitale la storia viene ripercorsa scatto dopo scatto, osservando i quali si scorge l’inesorabile evoluzione urbanistica cittadina, il cambiamento di scorci, panorami, elementi urbani ma anche del “paesaggio umano”. 

# Le persone

Le persone sono infatti una sezione portante dell’album dei ricordi di casa Atm. Che non raffigura soltanto le proprie persone, e quindi manovratori, armatori, bigliettari (con la “r” come si chiamavano ufficialmente un tempo), macchinisti, controllori, operai. Ma anche passeggeri comuni che salgono in tram, scolaresche in visita alla centrale operativa, studenti che vanno a scuola e lavoratori che varcano i vecchi tornelli della linea 1 della metropolitana.  

# I mestieri sopravvissuti

Tram al deposito di via Messina

Nonostante il passare degli anni abbia cambiato molti elementi, le immagini rivelano che esistono ancora mestieri che sono sopravvissuti. Hanno resistito alla tecnologia, ai ritmi frenetici, alla automazione. Armatori, tranvieri, manutentori delle linee aeree, i cosiddetti trabattellisti, continuano oggi ad evolvere nella tradizione, tramandandosi di generazione in generazione.

# Centomila foto catalogate

È stato necessario un certosino lavoro di raccolta, catalogazione, documentazione e digitalizzazione per mettere on line a disposizione di tutti gli appassionati questo progetto. Ma soprattutto è la passione ad aver consentito di scegliere quelle emozionanti tremila immagini su ben centomila catalogate, tra negativi, stampe e diapositive. Parte delle quali non rimarrà per sempre celata. Sono infatti previsti prossimi step per implementare di nuove fotografie l’archivio, in particolare quelle della storia milanese più recente, dalla fine degli anni Settanta ai primi Duemila. 

Foto: Archivio Storico Atm

Continua la lettura con: La SABBIERA: il TRAM passe-partout, l’unico senza passeggeri di Milano

LEONARDO MENEGHINO

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Leggi anche: Più che una scommessa una certezza: Draghi al Colle

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Come si dice QUARANTENA in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Continua con: come si dice MASCHERINA in milanese?

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Leggi anche: Case di Comunità: a Milano 71 strutture, la mappa. I nodi? Governance e medici

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THE SIGN: il nuovo polo sui NAVIGLI che rivoluziona lo SKYLINE di Milano

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credit: progettocmr.com

Lo sbarco sui navigli di “The Sign”: il nuovo polo che sfida lo smart working per rivoluzionare lo skyline milanese.

THE SIGN: il nuovo polo sui NAVIGLI che rivoluziona lo SKYLINE di Milano

La cerchia dei Navigli divide le periferie dal centro città, dentro la cerchia, fuori la cerchia. Ma è proprio in questa terra di mezzo – nel quartiere «nascosto» tra i Navigli, Romolo e la Barona – che sono sbarcate due multinazionali con i loro uffici, per contrastare quella che sembra essere la più grande sfida per la Milano post-covid: lo smart working. Tra le contraddizioni dell’incontro periferia-centro, tra le fattorie didattiche e il design, le case popolari e i loft, è arrivato il nuovo polo “The Sign” sui terreni dell’ex fonderia Vedani.

# Contro lo smart working: una scossa elettrica simboleggia il flusso dei lavoratori in movimento

credit: en.progettocmr.cc

Il cuore del progetto che intende ripopolare gli uffici mentre tutto il resto della città si dedica allo smart working, è un complesso di tre grandi edifici, le cui facciate alternano vetrate a lembi dorati. Al centro c’è il simbolo, o meglio il “segno“, che ha dato il nome all’intero polo: un movimento trasparente che corre lungo le facciate, simbolo del flusso dei lavoratori in movimento. La notte il flusso si illumina, sembrando una continua scossa elettrica.

# Convivio: “Siamo ottimisti. I nostri spazi sono occupati al 95%”

credit: progettocmr.com

Le multinazionali che occupano i 40 mila metri quadrati di uffici e spazi flessibili sono al momento due, ma una terza è già in trattativa: Aon (assicurazioni), che già da marzo scorso occupa gli spazi, e Ntt Data (information technology), che è entrata alla fine del mese di aprile. La società che gestisce il progetto, Convivio, punta tutto sulla qualità dei propri spazi e l’ad – Alexei Dal Pastro – ha dichiarato: «Nonostante il calo degli investimenti stranieri e la pandemia, siamo ottimisti. Perché in città lo stock di uffici è di bassa qualità e c’è grande domanda di sostituzione. E i nostri spazi sono occupati con tassi oltre il 95%».

# Nel quarto edificio arriverà la nuova sede di L’Oréal 

Credits Urbanfile – Nuova sede L’Oreal

Il centro direzionale The Sign avrà presto un quarto edificio, il D, che si aggiunge ai tre già esistenti e ospiterà la nuova sede italiana di L’Oréal in trasloco dal quartiere Primaticcio. Il nuovo palazzo riprende i tratti che caratterizzano gli altri tre edifici, un’alternanza ritmica di vetro e materiali opachi cangianti che dinamizzano la facciata con nuances che virano al blu, ed è stato progettato per ottenere le certificazioni LEED Platinum, WELL e Wiredscore.

Credits Urbanfile – Biblioteca Iulm

Dietro al nuovo edificio verrà realizzata la nuova grande Biblioteca per lo IULM su progetto dello studio di architettura Citterio Viel, che prevede la trasformazione di un complesso esistente in un edificio sospeso su un grande anfiteatro, con aule, laboratori e una grande terrazza. Il termine dei lavori è previsto per il 2023.

# Il progetto è parte di un più ampio scopo: la rivoluzione dello skyline milanese

credits: repubblica.it – Skyline

“The Sign” ha dovuto rispettare degli obblighi mirati alla riqualificazione dell’area circostante, ad esempio sono stati costruiti e sistemati marciapiedi, alberi, piste ciclabili, illuminazioni e aiuole per il rifacimento di via Calindri, via Bo, via Filargo, via Svevo e via Santander, senza contare la riqualifica di piazza Bilbao. Il commento dell’ex-assessore Maran ad aprile di quest’anno: «L’area tra la Barona e Famagosta è in grande trasformazione con il fermento dei Navigli e l’insediamento di aziende con progetti che riqualificano gli spazi pubblici».

Il nuovo polo, costruito con le migliori tecnologie sostenibili, è parte di un più ampio scopo: la rivoluzione dello skyline milanese. «Progetti come The Sign – spiega l’architetto Massimo Roj, di progetto Cmr (Torri Garibaldi) – rigenerano la città, restituendo vita a luoghi dimenticati». 

Fonte: Il corriere

Leggi anche: TRAP-ARCH: la nuova frontiera dell’urbanistica milanese?

ROSITA GIULIANO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Rovaniemi: il paese di Babbo Natale

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Rovaniemi

Nella parte più settentrionale della Finlandia, paese che ha aderito all’Unione Europea nel 1995, adottando l’euro come valuta (simultaneamente a molti altri stati membri) nel 2002, giace, nascosta dalla sua fama di regione estrema e fredda, la terra di Lapponia. Gli abitanti originari adesso preferiscono farsi chiamare Sami e considerano il loro paese la Sàpmi estesa, che comprende anche tre contee in Norvegia, tre contee in Svezia e un oblast in Russia (quello di Murmansk). Ma la Lapponia finlandese ha saputo conquistarsi la fama mondiale per motivi indipendenti da quelli della sua popolazione autoctona. Utilizzando la grande popolarità della figura di Babbo Natale, è riuscita a creare una destinazione che è divenuta in breve tempo un must per grandi e piccoli innamorati della parte più kitsch del Natale.

 Rovaniemi: il paese di Babbo Natale

Se la location alternativa del grande vecchio dispensatore di doni è sempre stata nientemeno che il Polo Nord, qui si è ovviato alla cosa con il fatto che appena a nord della cittadina di Rovaniemi, capoluogo amministrativo della regione lappone, passa il Circolo Polare Artico.

# Come raggiungerlo

Come si arriva a Rovaniemi? C’è chi comodamente utilizza l’aereo, sfruttando i voli interni finlandesi e lo scalo appositamente concepito, che deve sopportare un traffico maggiore in ogni dicembre della stagione dei viaggi consentiti. Naturalmente ci sarà sempre tempo per dedicare qualche ora alla capitale Helsinki, all’andata o al ritorno dall’escursione in Lapponia, a osservare lo stile elegante dei palazzi di Engel, l’architetto di San Pietroburgo, dall’alto di un tramonto sulla ruota panoramica.

# Scoprire la Finlandia direzione Rovaniemi

Credits: Luigi Zucchi
Rovaniemi

Ma noi consigliamo sempre di raggiungere Rovaniemi con un’auto a noleggio, perché questo vi darà l’opportunità di conoscere meglio quel paese fondamentalmente sconosciuto ai più che è la Finlandia, attraversando le sue pianure tappezzate di laghi a profusione dove solo qualche capanna in legno consente una pausa dal lungo cammino, come in un film di Kaurismaki. Oulu potrebbe essere una sosta piacevole, con il suo vecchio quartiere di case di legno e il mercato antico dove potrete assaggiare ogni varietà possibile di salmone. E se siete nel pieno della stagione fredda, cioè pochi giorni prima del Natale, potreste trovare anche l’hotel costruito interamente di ghiaccio a Kemi, pochi chilometri di statali di foreste e fattorie da Rovaniemi.

# Cosa fare a Rovaniemi

Credits: Luigi Zucchi
Rovaniemi

Ma cosa possiamo aspettarci, una volta arrivati a Rovaniemi, in questa cittadina di 60 mila abitanti dove a dicembre il sole sorge intorno alle 10 e tramonta poco dopo le 14? L’aspetto urbano è razionale, sono sicuro che questa non sarà una sorpresa, e potrebbe anche sembrare di essere in Russia, in certe stradine laterali alberate, oppure nel nord della Germania, per via della squadratura estrema degli edifici commerciali. In città, sono pochi i negozi di souvenir legati alla figura di Babbo Natale, proprio perché questa parte della città vive tutto l’anno, e i turisti con la letterina piena di richieste sono solo un breve passaggio di inizio inverno. Non temete: se non altro, l’assenza di attrazioni è compensata da un certo numero di ristoranti di recente tradizione, e sono sicuro che potrete trovare un ottimo fish burger in un piccolo bistrot dedicato allo street food, prima di allontanarvi dalle vie illuminate del centro, per cercare in cielo una possibile aurora boreale.

# L’attrazione per eccellenza: il Santa Park

Credits: Luigi Zucchi
Rovaniemi

La prima delle due grandi attrazioni dedicate al mondo di Babbo Natale a Rovaniemi è il Santa Park, chiamato anche ‘The Home cavern of Santa Claus’. Appena fuori paese, a nord, verso la successiva grande attrazione, si presenta nascosta da un bosco ai margini della statale. L’ingresso è incredibilmente suggestivo e costituisce forse il punto di interesse principale, con il suo lungo tunnel che scende verso le profondità della Terra, buio e popolato di grida di lupi, indubbiamente suggestivo. L’incognita nascosta da ogni corridoio si svela con un mondo a parte, quello degli elfi che fanno uno spettacolo sul palcoscenico. C’è anche un trenino che in un arcade semplice porta a spasso per le ricostruzioni della terra dei folletti. E tra una crepe al cioccolato, una partita a memory, una palandrana da indossare a meno cinque o un biscotto in panpepato alla panetteria, il must di ogni visita rimane la coda per l’udienza da Babbo Natale. Chiedete solo un regalo, il secondo ve lo farà comunque lui, a sorpresa, mentre sorriderete per la più classica delle foto ricordo.

# La collezione di slitte, il giro attorno al passaggio del circolo polare artico e l’ufficio postale di Babbo Natale

Credits: Luigi Zucchi
Rovaniemi

Ma questa piccola attrazione non può realmente competere con il grande parco tematico del Santa Claus Village, situato pochi chilometri più avanti, lungo la stessa strada. Fate attenzione agli autovelox, fare cassa è più facile, in certe situazioni. Il villaggio natalizio è in realtà aperto tutto l’anno, con flussi turistici minori, e ospita in ogni caso anche un albergo, un paio di ristoranti e un complesso di appartamenti. La location, fatta di edifici sparsi in legno, è particolarmente suggestiva alle prime ore del mattino, quando l’alba deve ancora sorgere tra i tronchi onnipresenti delle betulle della taiga, nel silenzio mantenuto dalla neve abbondante. Se volete fare il pieno di peluche, magneti, maglioni, pigiami e altre amenità a tema natalizio, il negozio di souvenir all’ingresso potrebbe fare per voi, ma ci sono in ogni caso anche più edificanti outlet di marche finlandesi importanti come Iittala (oggetti per la casa di design) e Fazer (cioccolato).

Alla fine di un corridoio mal segnalato potreste trovare un Babbo Natale accessorio, per domande che sorgono spontanee tra i più piccoli, visto che la sua casa in loco è (anche) in un bellissimo cottage in legno. Non dimenticate ovviamente, le attrazioni principali: la collezione di slitte, il giro attorno al passaggio del circolo polare artico con le renne di Babbo Natale (lente e poco magiche) e soprattutto l’arcinoto ufficio postale dove una nutrita schiera di impiegati in uniforme aiuta a compilare e a spedire le lettere di richiesta per il Babbo. E se vi dovesse salire l’allergia alla folla, sappiate che nei boschi poco distanti, lontano abbastanza dagli assembramenti, potrete trovare chalet in legno da favola dove passare una delle notti più belle della vostra vita.

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LORENZO ZUCCHI

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