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Una città da ROMANZO: MILANO nei LIBRI

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credits: @mannieditori IG

Milano è una città che affascina registi, cantanti, pittori, designer, architetti e anche scrittori.
A me piace molto leggere sia per diletto e anche per mestiere e quando vado in libreria non è solo per cercare l’ultimo libro uscito di qualche autore interessante, ma è qualcosa che mi arricchisce sotto tutti i punti di vista. Da milanese, non nego che scovare libri, saggi e romanzi che hanno a che fare con la mia città, è qualcosa che mi inorgoglisce, ma anche qualcosa che cattura la mia attenzione e alleggerisce il mio portafoglio.

È innegabile e potentissimo il fascino che Milano ha sugli scrittori. Quelli che seguono sono solo alcuni dei titoli, recenti e meno recenti, che hanno come ambientazione proprio la nostra città, Milano.

Piccola nota: gli autori sono stati messi in ordine alfabetico per non togliere niente a nessuno.

Una città da ROMANZO: MILANO nei LIBRI

# “Febbre” di Jonathan Bazzi: da Roz Angeles a Porta Venezia nella Milano anni novanta

credits: @a_tuttovolume_libri_con_gabrio
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Jonathan Bazzi è un autore che ultimamente sta facendo molto parlare di sé. Milanese doc, nato a Milano e cresciuto a Rozzano. Il suo romanzo d’esordio “Febbre” è stato finalista al premio Strega e narra la storia biografica di Jonathan, un uomo di trent’anni, precario, omosessuale, colto e innamorato. La sua infanzia trascorsa nelle case popolari di Rozzano (Roz Angeles) con enormi problemi economici, lo porta a cercare la propria strada con uno solo e unico desiderio: la fuga.

Dopo qualche anno, è un uomo perfettamente inserito nelle dinamiche milanesi e in particolar modo a Porta Venezia. Tutto sembra perfetto, tutto sembra risolto, fino al momento in cui una strana febbre lo porta a fare esami su esami fino a scoprire di aver contratto l’HIV con tutto quello che ne consegue.

# “Il giorno mangia la notte” di Silvia Bottani: Milano in 5 parole tra Rogoredo e Corvetto

credits: @evelina.benedetti
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L’EXPO è stata una grande occasione per Milano, ma una volta finito, una volta terminato l’entusiasmo, una volta che tutta la macchina organizzativa si ferma, che succederà? Silvia Bottani racconta tutto questo in un romanzo che si può descrivere con cinque parole: Milano che non si ferma.

I personaggi sono tre, la giovane Naima, l’avvocato cinico e fascista Stefano e suo padre Giorgio pubblicitario fallito che vive ancora nei ricordi della Milano da bere. Le vite di questi sono destinate a scontrarsi e incontrarsi attraverso una comunicazione fatta di silenzi, intuizioni e sesso. Una mise en scene sullo sfondo dei quartieri di Rogoredo e Corvetto.

# “La vita agra” di Luciano Bianciardi: la Milano bohemien tra le sirene della borghesia

credits: @yoknapatawpha_county
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Di Luciano Bianciardi ne avevo già parlato nell’articolo sul Bar Jamaica perché è proprio qui che lo scrittore toscano scrive le pagine di questo romanzo che diventerà leggendario. Una storia ambientata nella Milano delle fabbriche, delle grandi aziende e dei misfatti burocratici. Un romanzo che narra di un uomo qualunque che decide di lasciare moglie e figlio per mettere una bomba sotto il grattacielo della ditta per cui lavora.

La sua vita, nella città meneghina, si perde nelle notti trascorsi nei bar e alla fine si innamora di una donna con la quale va a vivere in uno squallido appartamento periferico ed è proprio qui che i suoi ideali e i suoi desideri di vendetta vengono sopiti da retoriche aspirazioni borghesi. Da ricordare il film omonimo con un superbo Ugo Tognazzi.

# “Un amore” di Dino Buzzati: la Milano effervescente degli anni ’60

credits: @through_the_stories
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A mio parere, il più grande scrittore italiano. Siamo nella Milano anni sessanta, una città in bianco e nero, una città piena di automobili, una città elegante e sofisticata, una città di affermati professionisti e tra questi Antonio Dorigo. Un architetto cinquantenne che spesso frequenta una casa d’appuntamenti nei pressi di Piazza Moscova. Qui conosce Adelaide, detta Laide, una ballerina della scala che arrotonda prostituendosi.

È un colpo di fulmine. La storia di Antonio e Laide è un continuo tira e molla, un continuo stare insieme per poi allontanarsi e più la storia va avanti, più capiamo che per Antonio quell’amore non è altro che un’ossessione. Un romanzo che è una vera e propria topografia della città di Milano.

# “Mentre tutto cambia” di Fabio Guarnaccia: la Milano che cambia vista da Precotto 

credits: @mannieditori
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Milano, fine anni ottanta. Il mondo sta cambiando ma per gli amici che frequentano la zona di Precotto c’è solo un solo pensiero rivolto al tossico morto che ritrovano nella loro casa nel bosco. Una storia fatta di amicizia, di amori giovanili, di primi dispiaceri, Fabio Guarnaccia è al terzo romanzo e si conferma ancora una volta una grande penna su cui puntare, tant’è vero che per poco non è entrato con questa opera nella cinquina del Premio Strega.

# “Fedeltà” di Marco Missiroli: Milano in fondo non è per niente fredda

credits: @chiara.piara
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Un semplice sospetto è sufficiente per diventare un vero proprio tradimento? Marco Missiroli è sicuramente uno degli autori più interessanti dell’ultima generazione. In questo romanzo affronta il tema della fedeltà che può essere coniugato sia al singolare che al plurale e inoltre affronta il tema della fedeltà, non solo nei confronti del compagno o della compagna, ma anche quella verso noi stessi. Una storia fatta di intrecci e sullo sfondo appare Milano, una città dove non fa mai davvero freddo e una città circolare da conoscere fino in fondo.

# “L’erba cattiva” di Ago Panini: la Milano droga & rock 

credits: assembleateatro.com

Ago Panini è conosciuto a livello internazionale come regista pubblicitario e videoclip. Qualche anno fa, la sua creatività lo porta a scrivere un romanzo prendendo spunto dalla sua esperienza di musicista negli anni ottanta. Una Milano sicuramente non da bere, una Milano fatta di incontri, di droga, di amici persi e ritrovati. Da non perdere il “cameo” di Enzo Jannacci. Alla fine della storia rimane solo una domanda: il rock, può cambiare il mondo?

# Altri titoli da non perdere

Questi sono i sette titoli che ritengo importante conoscere e leggere.
Meritano comunque di essere menzionati anche:

· Costretti a Sanguinare di Marco Philopat

· Un’educazione milanese di Alberto Rollo

· Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori

· Un piccolo buio di Massimo Coppola

Continua a leggere con: La MILANO delle CANZONI: com’è cambiata negli anni

MICHELE LAROTONDA

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Leggi anche: “La cultura è lo strumento chiave per uscire dalla pandemia”

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The HANGAR: da RIFUGIO di GUERRA a CASA di LUSSO da 2 MILIONI di DOLLARI

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Credits: curioctupus.it The Hangar

L’arte del trasformare sta diventando sempre più diffusa e da qualche anno potremmo dire che le cose più impensabili diventano case. Si diffondono nuovi concetti dell’abitare e container diventano abitazioni, furgoni case, si va a vivere isolati da tutti o in mini di case da 20mq. La classica casa con le quattro mura sarà diventata fuori moda? Oggi, qualcos’altro è diventato un luogo dove poter vivere, un posto dove non ci si sarebbe mai aspettati di abitare per i ricordi non piacevoli a cui è associato: un rifugio di guerra è diventato una casa di lusso.

The HANGAR: da RIFUGIO di GUERRA a CASA di LUSSO da 2 MILIONI di DOLLARI

# Un capanno Nilsen da 2 milioni di dollari

Credits: curioctupus.it
The Hangar

Nel Regno Unito, precisamente a Dunmow, Essex, un capanno Nilsen della Seconda Guerra Mondiale è diventato una casa di lusso. Ciò che mantiene sono solo il ricordo delle atrocità della guerra e la sua forma semicilindrica, per il resto è stato completamente trasformato. I capanni Nilsen furono ideati dal generale che gliene dà il nome nel 1916 per ospitare i militari e le loro attrezzature, divenne poi rifugio di guerra nel secondo conflitto mondiale. Oggi, il capanno in questione è un’abitazione di lusso, super moderna e con tutti i comfort ed è stato messo in vendita alla “modica” cifra di 2 milioni di dollari.

# The Hangar: il super-lusso della casa

Nella costosissima e lussuosissima casa-capanno non manca nulla e una volta che si entra bisogna dimenticarsi lo spartano ambiente militare. Se la forma cilindrica in acciaio dell’esterno potrebbe trarre in inganno, l’interno ha tutti i comfort di una casa, forse di più, è alla moda ed è ecosostenibile. È immersa nelle campagne britanniche ed è soprannominata “The Hangar”.

# Le sue caratteristiche

L’interno è un ambiente moderno di 460 metri quadri e comprende: una cucina, più ambienti living, 5 camere da letto e più bagni.

Credits: curioctupus.it
interno the Hangar

Per riprogettarlo sono stati utilizzati materiali e tecnologie ecologici e all’avanguardia. Un restyling originale che entra in armonia con l’esterno.

Credits: curioctupus.it
The Hangar

Si può dire sia stata una trasformazione riuscita, ma, visto il prezzo, sarà un lusso per pochi.

Credits: curioctupus.it
interno The Hangar

Continua la lettura con: Il CAMPER più BELLO del mondo: costa quanto un ATTICO (immagini)

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: Webuild, gioiello dell’economia italiana e ultimo baluardo dalemiano (ma fino a quando?)

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Come si dicono FAKE NEWS in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: come si dice VACCINO in milanese?

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Leggi anche: Quando responsabilità – aziendale – fa rima con sostenibilità

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La sindrome della brioche

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Brioche

Arcinota la frase attribuita a Maria Antonietta che, per rispondere alla richiesta dei cittadini di pane per la fame, rispondeva con immacolata ingenuità dall’alto della sua posizione privilegiata, “se è finito il pane, perché non prendono le brioche?“.

Purtroppo sembra che la sindrome della brioche sia ancora pienamente presente nel potere e nelle oligarchie che ci governano. Non a caso assistiamo anche recentemente a una proposta della commissione europea di vincolare a classi energetiche la possibilità di avere un immobile.

Nello specifico la proposta è di impedire la vendita o la messa in affitto di immobili che non garantiscono piena efficienza energetica. Il paragone proposto è quello delle auto inquinanti che dal 2035 non potranno più essere vendute, come se i cittadini europei fossero tutti imprenditori immobiliari dediti al commercio delle case come un concessionario di auto.

Si stima che questa diposizione potrebbe riguardare per un paese come l’Italia fino all’87% del costruito.
Forse i burocrati della politica dovrebbero rendersi conto che per la maggior parte delle persone la casa oltre a essere l’unica cosa che possiedono è un bene rifugio da vendere in caso di necessità.

Nel caso in cui ci saranno persone che non potranno disporre di case che non rispondono agli standard energetici ci aspettiamo un governante che dica “se non hanno una casa che vadano in un albergo.

Nel giorno dell’anniversario della carta universale dei diritti dell’uomo per frenare questo delirio normativo sarebbe il caso di sottolineare con forza quelli che sono i confini dell’ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini.

 
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato come implicante per qualsiasi Stato, gruppo o persona il diritto di intraprendere qualsiasi attività o di compiere qualsiasi atto volto alla distruzione di uno qualsiasi dei diritti e delle libertà qui enunciati
(Articolo 30, Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, Assemblea Generale delle Nazioni Unite 10 dicembre 1948)
 
MILANO CITTÀ STATO
 

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Leggi anche: Case, l’Ue: vietato venderle o affittarle se consumano troppo

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5 RISTORANTI ETNICI TOP di Milano (con la loro imperdibile specialità)

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Credits: @erika_crespi Shiva

Si sa che noi italiani sul cibo siamo molto tradizionalisti e noi milanesi non siamo da meno, ma sempre più spesso è bello concedersi un bello stacco dal cibo nostrano per assaggiare prelibatezze straniere. E in una città come la nostra, i ristoranti sono davvero di tutti i tipi e di tutti i Paesi. Anche di quelli dove pensavamo che la cucina potesse essere alquanto scadente. Per cui, accomodatevi pure e gustatevi questo post sui cinque migliori ristoranti etnici di Milano.

5 RISTORANTI ETNICI TOP di Milano (con la loro imperdibile specialità)

# Warsà – Porta Venezia

Credits: @ristorantewarsa
Warsà

Aperto da quasi trent’anni in via Melzo, nel cuore del quartiere Arcobaleno, Warsà è un ristorante eritreo curato nei minimi dettagli. I profumi delle  pietanze, il mangiare con le mani  e l’accoglienza fanno di questo locale un posto dove le persone tornano volentieri, sia per il buon cibo sia per ricevere sorrisi e una grande ospitalità.

La titolare, Signora Keby, ha reso il ristorante (il cui significato è “L’eredità”) un’oasi dove riproporre le atmosfere dell’Eritrea, avvolti in piacevoli profumi (si prova un intenso aroma di cannella appena entrati) e centinaia di quadri ed oggetti omaggianti la tanto vasta quanto sconosciuta cultura africana. Il piatto principale? Lo Zighini, a base di carne, verdure e pane tipico.

# Shiva – Porta Ticinese

Credits: @erika_crespi
Shiva

Shiva nasce nel 1995 per iniziativa del signor Kumar, originario del Punjab. È il classico ristorante indiano a livello di ambiente e luci, ma la particolarità è la proposta dei prelibati piatti della cucina tipica dell’India del Nord. Vicinissimo alla Basilica di Sant’Eustorgio a due passi dai Navigli, in questo ristorante si servono anche coda di rospo, brodi speziati e probabilmente il migliore pollo al curry di Milano. La maggior parte degli ospiti consiglia poi gli ineguagliabili yogurt, gulab jamun e gelato. Il personale è gentile e disponibilissimo. Cos’altro? Ah. Occhio al peperoncino!

# Mido – Ticinese

Credits: @ristorantemidomilano
Midò

Alias, il primo ristorante arabo di Milano. Il patron Rafaat, egiziano di Alessandria in Italia dal 1992, è un grande intrattenitore di una realtà della ristorazione molto particolare, diversa, originale e oltremodo cordiale. Stiamo parlando di Mido, locale a due passi dal deposito tranviario di via Custodi che è stato come detto il ristorante arabo che ha aperto la strada agli etnici all’ombra della madonnina. Inoltre è stato anche Il primo che ha esposto sulla pubblica strada (una vietta stretta stretta in zona Ticinese con qualche improbabile bottega tra il rustico e il vintage) il caratteristico spiedo verticale rotante per preparare panini con kebab, che negli anni ’90 era una vera e propria attrazione. Se decidete di cenare qui non perdete, fra le molte altre del menu, le prelibatezze vegane e vegetariane.

# Barbacoa – Istria

Credits: @ avv.gianlucafontana
Barbaoca

Il Barbacoa in via Scipio Slataper 19 (prima in via delle Abbadesse) è un ristorante con un’atmosfera casual ma elegante, dove la convivialità e il piacere di stare a tavola sono una vocazione. Ci si può servire liberamente al ricco buffet che offre golose proposte di contorni e sfiziosità, mentre i camerieri girano per i tavoli servendo una quindicina di tagli di carne cotti allo spiedo all’insegna dell’autentico metodo del rodizio brasiliano. Barbacoa è una churrascaria che porta in tavola il gusto ruspante e caloroso del Brasile, con un tocco di milanesità data dal moderno arredo del locale. Protagonista indiscussa è ovviamente la carne, davvero ottima, sempre accompagnata da contorni tipicamente brasiliani. Servizio cortese e professionale, provare per credere.

 

# Podkova – Naviglio pavese

Credits: @ristorantepodkova
Podkova

Per la serie, non c’è solo l’insalata russa. Il ristorante “Podkova” ha aperto nel 2003 a Milano in via della Chiesa Rossa 25 e si suddivide in due sale, entrambe molto eleganti con rispettivamente 40 e 20 posti a sedere. Il rosso è il colore che domina l’ambiente della prima sala, sia sulle pareti che sulle tovaglie, forse un po’ inquietante alla Kubrik ma molto molto suggestivo. La saletta al piano inferiore, intima e riservata, è invece di colore verde. Tutto lo stile ricorda le tradizioni russe, dagli elementi di arredo a posate e bicchieri sui tavoli, dove spicca sempre una candela al centro. Podkova in russo significa “ferro di cavallo” e rappresenta segno di buon augurio, un simbolo di buon auspicio per portare un po’ di fortuna anche sulle tavole milanesi. Non dimenticatevi di assaggiare la gustosissima minestra borscht e ricordate che questo ristorante è aperto solo per cena.

Buon appetito!

Continua la lettura con: Il RISTORANTE di Milano dove si mangia seduti sull’ALTALENA

CARLO CHIODO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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La CITTÀ fatta a CERCHI

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Credits leonbrammer IG - Brondby Haveby

Progettata per essere un modello urbanistico sostenibile, questa porzione di città ha delle caratteristiche che la rendono unica al mondo. Dove si trova e qual è l’idea alla base.

La CITTÀ fatta a CERCHI

# Il “quartiere ideale” alla periferia di Copenaghen

Credits leonbrammer IG – Brondby Haveby

L’architetto paesaggista danese Erik Mygind ha progettato e costruito nel 1964 quello che doveva essere un quartiere ideale, un modello di città sostenibile con una schema urbanistico a cerchi in cui le case si sviluppano a raggiera attorno ad un centro creando una sorta di giardino nel giardino.

Brondby Haveby, questo il nome del quartiere, si trova in Danimarca, nella periferia ovest di Copenaghen e si ispira all’opera di Carl Theodor Sørensen, il noto architetto danese che ha progettato De Runde Haver a Nærum dove i muri sono elementi naturali e le stanze vengono attraversate dal vento come dei labirinti nel paesaggio.

# La struttura a cerchi di Brondby Haveby

Credits googlemaps – Brondby Haveby

Brondby Haveby ha attualmente 24 cerchi con almeno una dozzina di case ognuno e 284 giardini coloniali. I cerchi sono come i “kolonihavehús”, le case estive per i residenti di Copenaghen che vogliono vivere fuori città pur restano non lontano dalla realtà urbana, e ciascuno ha al centro un piccolo vicolo cieco da cui si sviluppano a raggiera le singole case. Tutte le abitazioni sono dotate di elettricità, acqua e servizi igienici, non possono superare i 50 mq e hanno il proprio giardino, un cortile comune per facilitare le relazioni sociali e un parcheggio. 

# Pensato per evocare un vecchio villaggio e l’interazione sociale attorno al pozzo o al fuoco

Credits sebas10anhansen IG – Brondby Haveby

La pianificazione studiata per il quartiere consente di allontanarsi dalla vita cittadina e godere del paesaggio rurale circostante. L’architetto Erik Mygind ha scelto questa forma circolare per evocare un vecchio villaggio con le sue regole d’interazione sociale in cui tutti si radunano attorno al pozzo o al fuoco, rappresentato dal vicolo centrale, che ha portato all‘idea del giardino nel giardino con siepi alte dai 180 agli 80 cm e inclinate verso il centro per far arrivare il sole anche alle piante più basse. Inoltre, sempre nell’ottica della sostenibilità, gli abitanti di Brondby Haveby possono coltivare i prodotti che consumeranno.

 

Fonte: Design Fanpage

Continua la lettura con: È lei la CITTA’ più MISTERIOSA d’Europa: ecco perché

FABIO MARCOMIN

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Come si dice VACCINO in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Continua con: come si dice IMBRUTTITO in milanese?

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Il nuovo RIFUGIO HI-TECH MILANESE a 3.400 metri sulle Alpi

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Credits bivaccoedoardocamardella.it - Bivacco Camardella

Un bivacco tecnologico su un ghiaccio in Valle d’Aosta in memoria di un maestro di scii scomparso tra le nevi del Monte Bianco. Le sue caratteristiche e quando entrerà in funzione. 

Il nuovo RIFUGIO HI-TECH MILANESE a 3.400 metri sulle Alpi

# Un bivacco tecnologico a 3.400 metri d’altezza in memoria di una guida alpina travolta da una valanga 

Credits ferdinando.brambilla IG – Ghiacciao del Rutor

30 novembre 2019. Una valanga travolge un maestro di sci e guida alpina, il ligure-valdostano Edoardo Camardella con l’amico Luca Martini, a Punta Helbronner, 500 metri sotto la stazione della funivia Skyway sul Monte Bianco. La sua famiglia ha deciso di dedicare alla sua memoria un rifugio che verrà realizzato a 3.400 metri d’altezza sulle Vedette del Rutor.

L’obiettivo di questo bivacco sarà anche quello di garantire un approdo sicuro, in un luogo dalle condizioni estreme dove il vento soffia a 290 km/h e le temperature scendono a meno 40 gradi, per i partecipanti del Tour du Rutor, una importante gara di sci d’alpinismo internazionale a cadenza biennale. Gli altri rifugi più vicini sono infatti a molte ore di distanza dal ghiacciaio.

# Testato nella galleria del vento del Politecnico di Milano, sarà installato sul ghiacciaio tra maggio e giugno del 2022

Credits bivaccoedoardocamardella.it – Bivacco Camardella

Durante l’inverno il bivacco in acciaio verrà montato sul palco nel piazzale delle funivie di La Thuile e lì rimarrà esposto tutta la stagione, anche per consentire a chi vorrà di partecipare alla raccolta fondi per coprire i costi. Tra maggio e giugno 2022 avverrà la sua effettiva installazione in quota con il trasporto della struttura tramite un elicottero.

Il progetto è stato curato da un gruppo di alpinisti amici di Edoardo e disegnato da uno di loro, l’architetto Massimo Roj di Progetto Cmr, società di architettura, ingegneria e design con sedi in tutto il mondo, da Milano a Mosca. Il test della struttura è avvenuto della galleria del vento del Politenico di Milano.

# Il rifugio sarà autosufficiente, rivestito da pannelli solari e funzionerà da stazione meteo

La descrizione del bivacco da parte di Roj: “Il bivacco è composto da due parti perché il luogo rappresenta i due ragazzi, al confine tra due stati, a metà tra due valli e sotto alle due Vedette del Rutor“. Le caratteristiche della struttura:

  • autosufficiente a livello energetico, con il fianco Sud tutto rivestito da pannelli solari dentro a lamiere d’acciaio esterne che proteggono l’isolante con il legno rivolto invece verso l’interno;
  • all’interno ci sarà un ritratto di Edoardo realizzato con pantografo a caldo e il riscaldamento radiante dal pavimento grazie alla ceramica del grès porcellanato posato a terra.
  • un gruppo di batterie per far funzionare la telecamera e la stazione meteo, i cui anemometri comunicheranno con la «base» di Aosta;
  • il rifugio sarà dotato di alimentazione per ricaricare il telefono cellulare;
  • una grande vetrata divisa in quattro parti da una croce religiosa si affaccerà verso i 4.810 metri del Monte Bianco.

 

Continua la lettura con: ZATTERA 24, lo yacht in legno ispirato da RENZO PIANO

FABIO MARCOMIN

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La nuova DATA per la INAUGURAZIONE della M4: sarà la volta buona?

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Credits: metroricerche.com - Stazione tipo M4

L’apertura della linea M4 è sempre più avvolta nel mistero, i rinvii sono ormai una costante. Ce la farà ad aprire? La cronistoria di tutte le inaugurazioni saltate insieme alla nuova data per cui bisognerà attendere ancora parecchio. Sperando che questa volta sia la volta buona. 

La nuova DATA per la INAUGURAZIONE della M4: sarà la volta buona?

# La prima apertura prevista: prima di Expo2015

Linee previste per Expo2015

La storia della linea M4 è pluridecennale. L’istruttoria del progetto era stata già completata dalla giunta Albertini nel 2005 e la linea inserita nel dossier di presentazione della candidatura di Milano ad Expo2015 insieme alla linea M5. Il riacquisto da parte della Giunta Moratti delle obbligazioni e del controllo di A2A ha rallentato il finanziamento del progetto e l‘assegnazione dell’appalto a inizio del 2011 ha sancito la definitiva impossibilità di aprire la linea entro il 2015.

# Il primo rinvio: una mini-tratta entro il 2015 oppure posticipo al 2017? 

Credits: Urbanfile – M4 Linate – Forlanini Fs

La prima ipotesi alternativa spostava l’inaugurazione dell’intera linea di 15km e 21 fermate a cavallo tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, ma non fu mai messa nero su bianco. Al contrario un verbale della giunta Pisapia stabiliva di mettere in esercizio la mini-tratta di 3 fermate Linate-Stazione Forlanini entro l’Esposizione Internazionale del 2015. Una data non rispettata a causa di un braccio di ferro tra le imprese di costruzione e il Comune di Milano in merito a una richiesta di risorse extra per la tratta.

# Lo slittamento dell’intera linea al 2022

credits: infotrasporti.com

I lavori per le prime 3 fermate, Forlanini FS, Repetti e Linate Aeroporto, partirono ufficialmente il 19 luglio 2012, mentre a fine 2014 venne ripianificata l’apertura dell’intera linea al 2022, quindi 7 anni dopo rispetto a quanto inizialmente previsto.

# Il balletto delle inaugurazioni della mini-tratta: gennaio… aprile… luglio 2021

Stazione di Linate

A fine 2019 la successiva giunta del Comune di Milano ha ulteriormente prorogato la data ufficiale per l’entrata in servizio della quinta linea metropolitana. Dopo il primo cronoprogramma con apertura della mini-tratta a gennaio 2021, la stessa è stata fatta slittare ad Aprile 2021, a luglio 2022 fino a Dateo, a dicembre dello stesso anno fino a San Babila e nella prima metà del 2023 il resto della linea fino a San Cristoforo Fs. La causa di questo slittamento è stato lo stop ai lavori conseguente al ritrovamento di alcuni reperti archeologici in alcune stazioni e alla pandemia.

Leggi anche: Perché è stata costruita l’M5 PRIMA dell’M4?

# Lo stallo causato da pandemia e mancati nulla osta

Treno M4

Anche la data di Aprile 2021 è però passata senza alcuna inaugurazione sostanzialmente per due problemi: i mancati nulla osta da parte del Ministero dei Trasporti, perché ancora assente la figura preposta alla relativa autorizzazione finale, arrivati poi a luglio di quest’anno, e il basso numero di utenti provenienti dall’aeroporto di Linate che non avrebbero giustificato la messa in funzione della sola tratta di 3 fermate fino alla stazione di Forlanini F.S. 

Leggi anche: La storia INFINITA 2: nuovo rinvio per la M4? Ecco perché

# Fissata la nuova data: a Dicembre 2022 viaggeranno i primi treni e tutta la linea non prima del 2024

Credits: wiikipedia.org

Il 2022, fatto salvo altre limitazioni dovute al Covid-19, sarà l’anno buono? Da quest’estate la linea M4 o linea blu ha tutte la carte in regola per poter funzionare, ma ancora non è stata ancora comunicata una data ufficiale anche se il periodo più probabile sembra essere dicembre 2022. In quel mese infatti, come dichiarato dall’ex assessore ai trasporti Marco Granelli, i treni dovrebbero viaggiare tra Linate e Dateo, dove incrocerebbero il passante intercettando anche una porzione di abitato densamente abitata.

Il resto della linea subirà pertanto un ennesimo ritardo: la tratta fino a San Babila dovrebbe inaugurare a metà del 2023 e il resto della linea tra la fine del 2023 e il 2024

Leggi anche: Forlanini FS – Repetti – Linate: la situazione sulle TRE PRIME FERMATE del viaggio

Continua la lettura con: VIA I CANTIERI: ecco come saranno le ZONE della M4 senza i lavori

FABIO MARCOMIN

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La SCALA del POTERE

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La prima alla Scala, indipendentemente dalle qualità artistiche del Macbeth, è stata commentata quest’anno per il suo significato simbolico.

”Ieri (alla Prima) erano presenti non solo i volti dell’industria, della finanza, del mondo della cultura e dello spettacolo, erano presenti tutti gli italiani“, ha dichiarato Diana Bracco, della omonima casa farmaceutica.
Improvvisamente o il popolo italiano si è ridotto a duemila persone oppure la Scala si è ingrandita a dismisura fino a diventare di 60 milioni di posti. Delle due ipotesi è più plausibile la prima.

L’affermazione della Bracco è in linea con i generali commenti rilasciati dai partecipanti e dai giornalisti che sanciscono la definita autoproclamazione dell’elite come popolo e quindi della trasformazione della democrazia in oligarchia.

La forma di atto più antidemocratico che può fare il potere è quello di mascherarsi da popolo, esautorando lo stesso di ogni sovranità.
Non a caso il fatto più rilevante celebrato dai media è stato l’applauso interminabile della platea della Scala a Mattarella.
Di fatto rieletto a suffragio universale Presidente della Repubblica.

Fair is foul, and foul is fair!
(le tre streghe nell’incipit del Macbeth)

Continua la lettura con: La Druk Society

MILANO CITTÀ STATO

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Leggi anche: La pandemia fa bene alle armi: aumentano le vendite (e pure le guerre)

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È lei la CITTA’ più MISTERIOSA d’Europa: ecco perché

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Credits: falco (Pixabay)

I 5 luoghi che rendono questa città la regina del mistero in Europa.

È lei la CITTA’ più MISTERIOSA d’Europa: ecco perché

#1 Curtea Veche, uno dei posti più misteriosi e inquietanti di tutta Bucarest

Credits bisericidinromania IG – Curtea Veche

Tra i luoghi che contribuiscono a fare di Bucarest la città più misteriosa d’Europa c’è Curtea Veche. Realizzata nel Quattrocento, si trova nel centro storico di Bucarest e la sua storia si intreccia con quella di uno dei personaggi più temuti della storia: Vlad III, noto come Vlad l’Impalatore, ispirazione per l’opera letteraria “Il Conte Dracula” di Bram Stoker. Oggi dell’intero edificio rimangono solo alcune mura, archi, lapidi e una colonna corinzia a lato della basilica.

#2 Casa Vernescu, uno dei casinò più antichi e famosi della città “infestato” dagli spiriti dei giocatori sconfitti

Credits sorina_s_ – IG – Palace Casino at Casa Vernescu Bucharest

Inaugurato nel 1800, Casa Vernescu è uno dei casinò più antichi e famosi della città. Un tempo luogo di ritrovo prestigioso per i facoltosi giocatori d’azzardo, molti dei quali si suicidarono al suo interno dove aver dilapidato le proprie fortune. Molto frequentato ancora oggi, in tanti sono convinti di percepire la presenza degli spiriti dei giocatori sconfitti aggirarsi tra i tavoli da poker e roulette. 

#3 Lo “Stagno delle Streghe”, uno dei luoghi più mistici della Romania

Credits haunted world Fb – Stagno delle streghe

Nella Foresta Boldu-Creteasca, non lontano da Bucarest, c’è lo “Stagno delle Streghe”, uno dei luoghi più mistici di tutta la Romania. Ha un diametro di soli 5 metri e la leggenda narra che sia un luogo di ritrovo delle streghe per svolgere alcuni rituali durante alcuni giorni come quello di Sanziene, la celebrazione di mezza estate in Romania. La particolarità di questo lago è che non muta mai la forma, rimane sempre della stessa dimensione e profondità a prescindere dalla pioggia che cade e soprattutto sembra non proliferare al suo interno alcune forma di vita. Inoltre fu decapitato qui il conte Vlad III il cui fantasma pare vagare ancora nella notte.

#4 La Scuola Centrale, un istituto prestigioso negli anni teatro di fenomeni paranormali

Credits scoalacentrala IG – Scuola Centrale Bucarest

La Scuola Centrale, un istituto prestigio inaugurato nel 1800, è stato teatro negli anni di fenomeni paranormali e terrificanti. Le studentesse hanno raccontato di avere visto oggetti levitare, porte e finestre sbattere da sole, raffiche casuali di vento freddo e urla rumorose dal seminterrato apparentemente vuoto. Per aggiungere mistero, ci sono molte porte e corridoi che sono stati murati e chiusi.

#5 Piazza della Rivoluzione, luogo dell’ultima apparizione di Ceausescu prima della fucilazione

Credits patrut_alexandru IG – Piazza della Rivoluzione monumento ai caduti

In Piazza della Rivoluzione un monumento ricorda le 1.058 vittime cadute durante i violenti disordini civili della Rivoluzione Rumena. La piazza fu anche il luogo è anche il luogo dell’ultima apparizione pubblica di Ceaușescu, prima di essere giustiziato da un plotone di esecuzione dell’esercito. 

Fonte: SiViaggia

Continua la lettura con: VENISIA: la città più antica del FUTURO

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: La flotta fantasma cinese rischia di paralizzare il mercato globale delle merci

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Come si dice IMBRUTTITO in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Viaggio nel passato: 4 luoghi straordinari in Lombardia per rivivere la GRANDE GUERRA

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Credit: @giuliosuper

In Lombardia la Grande Guerra ha 4 luoghi suggestivi che fanno capo a 2 tematiche principali: la linea Cadorna, che era un complesso di difesa dagli attacchi austro ungarici, con 72 km di trincee, 88 postazioni di artiglieria e 400km di mulattiere e la Guerra Bianca, o guerra di logoramento, al confine con il Trentino, che si combatté tra ghiaccio e neve.

Viaggio nel passato: 4 luoghi straordinari in Lombardia per rivivere la GRANDE GUERRA

# Percorso delle trincee sul Monte Generoso (CO)

Credit: @nic.ole_lo.he

Questo percorso si trova al confine con la Svizzera, siamo sul monte Generoso. Si parte dalla Dogana di Valmara (850mt), vicino a Pellio, in provincia di Como e attraverso dodici livelli di trincee si può fare un’esperienza unica tra la vita di trincea e paesaggi meravigliosi sui laghi di Como e Lugano.

Tra le tappe il Sasso Bové (m 1015) con la trincea vicina al cippo di confine, poi il sito militare delle Baracche (m 994), e in alto la trincea n° 8, che fungeva da Posto di Comando ed è la più grande e importante dell’itinerario, arrivando infine al Barco dei Montoni (m 1350).  Dislivello: mt 485 – Tempo di percorrenza: h. 4.30 

# Forte Montecchio Nord (LC): la fortezza meglio conservata della Grande Guerra in Europa

Credit: @fortemontecchio

Questo forte è la fortezza militare della Grande Guerra meglio conservata in Europa ed è una delle tante costruite all’inizio del Novecento lungo la linea Cadorna.

La fortezza è scavata nella roccia e si possono ancora visitare gli ambienti originali della caserma, l’armeria, la sala comando, gli alloggi degli ufficiali, i depositi delle munizioni, le officine e la sala macchine. Un tuffo nel passato dove il tempo si è fermato.

# Escursione al Monte Pravello (VA)

Credit: ig_cantonticino

Siamo a Viggiù, in provincia di Varese, si parte da qui per questa passeggiata lungo una parte della linea Cadorna, sul monte Pravello (1015mt).

Il percorso che è aiutato da indicazioni didattiche, permette di scoprire le fortificazioni di Monte Orsa oltre che ovviamente scorci mozzafiato sul lago di Lugano, sulle Alpi Svizzere, le Colline della Brianza fino ai monti dell’Ossola. Dislivello: mt 400 – Tempo di percorrenza: h. 4.00

# Museo della Guerra Bianca – Temù (BS)

Credit: @suar.di

Il museo è aperto al pubblico dal Luglio 2011, sono esposti centinaia di oggetti legati alla Guerra Bianca, recuperati sui luoghi della guerra e accompagnati da rappresentazioni con testi ed immagini storiche.

ll visitatore del museo è invitato a comprendere gli elementi più caratteristici della Guerra vissuta e combattuta in alta quota: “il muoversi e l’abitare, la sopravvivenza al clima, l’uso delle armi, dell’artiglieria, dei sistemi di trasporto e delle diverse attrezzature per la montagna, la vita di trincea in condizioni estreme, la sofferenza e, infine, la morte.”

Continua la lettura: 7 volte che MILANO è FINITA IN GINOCCHIO, ma si è sempre RIALZATA

MARTINA PICCIONI

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Il CAVIALE più VENDUTO al mondo è di Brescia

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Tartine al caviale

Parlare di Caviale a Brescia suona strano, ma invece è già storia. Nel bresciano alcune decine di anni fa è nata un’azienda, per la produzione del Caviale, che già ai tempi si poteva definire sostenibile, termine diventato più conosciuto ed usato in tempi recenti.

Il CAVIALE più VENDUTO al mondo è di Brescia

# Caviale sostenibile

Allevamento Calvisano

L’azienda è nata sostenibile per esigenza in quanto il processo produttivo si sviluppa ovviamente su alcuni anni, durante i quali tre attività aziendali diverse si trovano a dovere armonizzare i propri cicli. Il recupero dell’energia termica di una acciaieria riscalda fino a 20°C l’acqua, che successivamente viene usata per l’allevamento degli storioni e da qui impiegata, in uscita, per irrigare i campi di un’azienda agricola. Un modo di pensare e progettare che già guardava al futuro, che è oggi.

# Salvaguardare dall’estinzione la specie dello Storione

Lavorazione del caviale

Si tratta anche di salvaguardare una specie, lo storione, a rischio di estinzione allentando la pressione sugli storioni selvatici. È importante conoscere l’operatività di questa azienda, perché il Caviale vive nell’atmosfera dei beni di lusso con tutte le possibili considerazioni negative che ciò può implicare. In realtà quando gusteremo Caviale, proveniente da un allevamento del bresciano, sapremo quanto di positivo stiamo facendo per l’ambiente, per gli animali ed anche per il risparmio energetico.

# A tavola si abbina alla perfezione con i piatti tiepidi

Tartine al caviale

Il Caviale è noto e apprezzato fin dall’antichità per il suo potere terapeutico come energizzante. La sua caratteristica bontà è tale che il modo classico e più diffuso per apprezzarlo è in purezza servito su ghiaccio. Conservato sempre freddo, il Caviale si abbina anche sempre molto bene con piatti tiepidi, dalle semplici patate, nel riso, sulla pasta o sulle classicissime tartine imburrate con una spruzzata di limone.

Continua a leggere con: La STORIA di un piatto romagnolo per eccellenza: la PIADINA

GIUSEPPE MARZAGALLI

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TALL MILANO: i rendering della TORRE delle PIANTE

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Credits studiodim - Tall Milano vista notturna 3D rendering

Una nuova torre arricchirà ancora di più lo skyline del sud di Milano. Ecco tutti i dettagli del progetto.

TALL MILANO: i rendering della TORRE delle PIANTE 

# Una nuova torre arricchirà lo skyline del sud della città

Credits studiodim – Tall Milano dettaglio fronte 3D rendering

In via Calabiana 18, nel distretto del Vigentino, nel settore ex industriale sorto a ridosso dello Scalo Romana, sorgerà una nuova torre ad arricchire lo skyline del sud di Milano. Il progetto è a cura Daniele Nava e Marco Zanuso Jr, prenderà il posto di un edificio industriale dismesso da lungo tempo e recentemente demolito, e si chiama Tall Milano. Scopriamo la nuova torre. 

Leggi anche: La TORRE WOMB: la nuova PIRAMIDE con il BOSCO SOSPESO sopra Milano

# Tall Milano sarà alta 15 piani con vista a 360° e 1.500 mq di verde

Tall Milano sarà una torre residenziale di 15 piani ricca di terrazze verdi, con un design originale e accattivante, che si innesterà nel quartiere in cui sono già presenti Symbiosis e Fondazione Prada. La natura sarà un elemento predominante dell’edificio, non solo grazie alle logge esterne private pensate come piccoli giardini da cui godere una vista a 360 gradi, ma anche per l’accesso al palazzo caratterizzato da percorsi, fioriere, parterre in prato, orti, alberi da frutto e giochi d’acqua. I totale ci saranno 1.500 mq di verde.

 

Fonte: Urbanfile

Continua la lettura con: Il FARO di MILANO: il progetto della nuova torre

FABIO MARCOMIN

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Come si dice FOLLOWER in milanese? La parola del giorno tradotta

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Continua con: come si dice SOCIAL NETWORK in milanese?

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Un ANGOLO di GIAPPONE a Milano

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Credits vinc_et_nunc IG - Acero Japan

Dal cibo alle decorazioni, fino alla musica, in questo locale ogni dettaglio è un richiamo alle atmosfere giapponesi. Ecco dove si trova.

Un ANGOLO di GIAPPONE a Milano

# La “trattoria giapponese” in Porta Romana

Acero Japan è un piccola e caratteristica “trattoria giapponese” in Porta Romana. Un posto ancora non troppo conosciuto, con pochissimi tavoli, e dove tutto richiama alla terra del Sol Levante. La cucina è l’elemento principale, con piatti di alta qualità dal classico chirashi poke con salmone, con varianti ikura, avocado, tonno, ai ravioli fino ai classici nigiri e gunkan. Ma è tutto il locale ad essere pensato per far rivivere il Giappone a Milano.

# Lanterne, manga e pesci rossi

Si parte dal soffitto con un tripudio di colori grazie alle bandiere appese, con scritte in lingua giapponese, per passare alle classiche lanterne e infine i fumetti manga che ricoprono le pareti. Anche il bancone, fatto in legno e cannette di bamboo, e la musica richiama le atmosfere dello Stato nipponico. C’è persino una minuscola piscina con i pesci rossi.

 

Continua la lettura con: Il RISTORANTE di Milano dove si mangia seduti sull’ALTALENA

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: La rivoluzione ecologica delle città? Passa dalle due ruote

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Il MERCATO COPERTO più grande del mondo: una città nella città

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credits: terreincognitemagazine.it

Definirlo un semplice mercato può sembrare riduttivo. Si tratta infatti di uno dei mercati coperti più antichi del mondo e una delle attrazioni più visitate del pianeta. Una vera e propria città nella città. 

Il MERCATO COPERTO più grande del mondo: una città nella città

# Il primo centro commerciale del mondo che oggi contiene 4mila negozi

credits: carlo_lake_tt900 IG

Il Gran Bazaar, considerato uno dei primi centri commerciali del mondo, si estende per 45mila metri quadrati coperti e contiene quasi 4mila negozi che danno lavoro a 20mila persone circa. Attraversando una delle 22 porte, si può entrare a visitare le 61 strade interne dove ci si può perdere, trasportati da suoni, colori e profumi.

Oltre che ad essere uno dei mercati coperti più grandi ed antichi, nel 2014 è stato anche classificato come l’attrazione turistica più visitata al mondo, con quasi 100milioni di turisti annuali.

# Un’opera per stimolare l’economia della città: ecco le origini del Gran Bazaar

Credits Nasim Didar from Pexels – Gran Bazaar

La costruzione del mercato risale al 1455, poco dopo la conquista ottomana di Costantinopoli, e faceva parte di un’iniziativa che aveva lo scopo di stimolare la prosperità economica della città. Fu così che il Sultano Maometto II fece costruire il bazaar, inizialmente dedicato solo al commercio di tessuti e gioielli, vicino al suo palazzo.

Negli anni il numero di laboratori crebbe a dismisura, fino a formare un labirinto di vicoli che si distinguevano in base alle diverse corporazioni: dalle botteghe di pellame a quelle di tessuti, gioielli, ceramica e alimenti. Con il passare del tempo le vie vennero coperte e l’intero perimetro recintato: nacque così il grande mercato che si rivelò essere una realtà molto dinamica ed in grado di stimolare la prosperità economica di Istanbul.

Nel 19esimo secolo il bazaar subì un forte declino causato dalla crescita dell’industria tessile europea e dall’introduzione dei metodi di produzione di massa. Il successo commerciale dei prodotti occidentali spinse molti mercanti a trasferirsi al di fuori del Bazaar, percepito ormai come antiquato. Ma la crisi fu superata e oggi quegli oggetti originali, tanto snobbati all’epoca, sono proprio la caratteristica principale del mercato che lo differenzia dai moderni centri commerciali.

# Non un semplice mercato, il Gran Bazaar è molto di più con moschee e bagni turchi

credits: travelfar.it

Come abbiamo detto, il Gran Bazaar è un vero e proprio dedalo di stradine, che però non custodisce solo botteghe e bancarelle. Al suo interno si sviluppa una vera e propria città che ospita due moschee, diversi bar e ristoranti, due bagni turchi e quattro fontane.

La parte più alta del mercato, sovrastata da una grande cupola, è dedicata alla vendita degli oggetti più preziosi, come antiquariato, gioielli e pietre preziose. Mentre la via Sahaflar Caddesi è la zona dedicata ai meravigliosi tappeti artigianali.

Insomma, il Gran Bazaar è un luogo magico, quasi un mondo a parte, dove turisti e locali si immergono ogni giorno in un turbinio di colori e profumi per contrattare, vendere o semplicemente osservare una delle atmosfere più autentiche di Istanbul.

 

Continua a leggere: I MERCATI COPERTI di MILANO: perché non fare un COVENT GARDEN meneghino? 

CHIARA BARONE

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Leggi anche: Che colore è il Very Peri, il nuovo Pantone 2022

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Il SUPERMERCATO di MILANO dove si fa la SPESA GRATIS

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Bottega della solidarietà

L’iniziativa è partita a giugno di quest’anno e ha continuato a crescere con numeri importanti, quasi 300 persone aiutate. Come funziona e a chi è rivolto.

Il SUPERMERCATO di MILANO dove si fa la SPESA GRATIS

# La Bottega della Solidarietà che non fa pagare la spesa alle persone più in difficoltà

Credits fondazione cernusco sms – Inaugurazione Bottega della solidarietà Delpini

La necessità di sperimentare forme innovative di raccolta e di distribuzione degli aiuti alimentari, a seguito delle crisi economica conseguente al primo periodo della pandemia nella primavera 2020, ha portato alla nascita della Bottega della Solidarietà, a Cernusco sul Naviglio in via Corridoni 32.

# Gli orari della spesa gratis

Dopo l’inaugurazione avvenuta il 7 giugno 2021 alla presenza del monsignor Mario Delpini, questa attività solidale nel nord-est milanese ha aperto ufficialmente il 10 giugno con i seguenti orari: giovedì e venerdì dalle ore 16 alle ore 19.30 e sabato dalle 9 alle 12.30.

Realizzato all’interno di un negozio ristrutturato di proprietà della Parrocchia San Giuseppe Lavoratore, la Bottega della Solidarietà ha consentito di aiutare oltre 100 di famiglie di Cernusco sul Naviglio grazie alla disponibilità iniziale di 70 volontari e di 130 famiglie cernuschesi a fornire una tipologia di prodotto a settimana per un anno.

# Gli obiettivi del progetto

Credits fondazione cernuscosms – Il presidente ed il vicepresidente della Fondazione Cernusco Sms e il responsabile della gestione della ‘Bottega’ Lorenzo Guzzi

L’iniziativa ha replicato il modello dell’Emporio della Solidarietà della Caritas diocesana di Roma come risposta ai bisogni primari delle famiglie più fragili, promuovendo una maggiore autonomia nella scelta dei cibi. Gli obiettivi principali della Bottega della solidarietà sono infatti:

• rispondere ai bisogni di sussistenza di persone e famiglie in difficoltà;
• superare il tradizionale sistema del “pacco viveri”, promuovendo autonomia,
• favorire l’autodeterminazione e la responsabilità nelle scelte mantenendo il rispetto della dignità della persona;
• recuperare le eccedenze alimentari;
• sollecitare la comunità civile a farsi carico del problema della sussistenza delle persone fragili;
• stimolare la comunità a condividere i propri beni con chi è in difficoltà.

Fondamentale l’impegno da parte della Fondazione Cernusco SMS, che ha contribuito anche al sostegno economico del progetto, che proseguirà anche nei prossimi anni per accompagnarle le persone in difficoltà verso la riconquista della loro autonomia economica e la piena l’inclusione sociale.

# Il funzionamento del supermercato solidale

Bottega della solidarietà 1

L’accesso alla Bottega della Solidarietà è garantito tramite una tessera a punti rilasciata su indicazione di un centro d’ascolto o dei servizi sociali che accompagna la famiglia e che valuta l’opportunità di questo aiuto per un periodo di tempo limitato, in genere 6 mesi rinnovabili fino a un massimo di un anno. La tessera consente di “pagare” la spesa in punti, i quali vengono assegnati in funzione della composizione del nucleo familiare e della situazione socioeconomica. I punti hanno scadenza mensile e si ricaricano automaticamente il mese successivo.

# I numeri dell’iniziativa: 90 volontari, 160 famiglie solidali, 298 persone aiutate

Bottega della solidarietà 2

Da quando l’iniziativa è partita, ai 70 volontari già coinvolti si sono aggiunte 5 coppie di persone per la registrazione delle merci e per la sistemazione degli scaffali10 volontari pensionati per il ricevimento delle merci. Le famiglie solidali, che consegnano i prodotti alimentari da parte dei responsabili del supermercato, sono salite a 160. Le tessere rilasciate sono arrivate a 130, 209 adulti e 89 minori, per un totale di 298 persone aiutate.

# Tra i prodotti distribuiti quasi 1 tonnellata tra pasta e riso, oltre 1.000 litri di latte e 500 di olio

Nei mesi di giugno, luglio, settembre, ottobre sono state distribuite ingenti quantità di genere alimentari e non solo. Un elenco con i principali prodotti consegnati:

  • 1063 Lt. di latte
  • 625 Kg. di pasta
  • 400 Lt. di succhi di frutta
  • 435 confezioni di passata di pomodoro da 700 Gr.
  • 546 Lt. di olio
  • 883 confezioni di tonno
  • 347 Kg. di zucchero
  • 338 Kg. di riso
  • 635 confezioni di merendine
  • 484 confezioni di biscotti
  • prodotti per la casa e per l’igiene personale

 

Fonti: Fondazione Cernusco SMS, Responsabile Bottega della Solidarietà

Continua la lettura con: A Milano ha aperto il SUPERMERCATO dove NON SI PAGA

FABIO MARCOMIN

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Il POLE SHIFT, la più grande trasformazione da un milione di anni

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Il Pole Shift, l’inversione dei poli è un fatto. Come è un fatto che viviamo in un universo elettrico. Noi siamo batterie, il mondo è una batteria, anche se l’elettromagnetismo è stato ancora poco approfondito, a parte eccezioni come la quarta dimensione di Maxwell che però non è stata successivamente indagata. Lo stesso Newton aveva avuto dei dubbi che le maree più che gestite dall’attrazione Terra-Luna fossero gestiti dall’elettromagnetismo, questo perché gli specchi di acqua dolce non reagiscono come le masse di acqua salata. Questo lo ha indotto a credere che bisognasse indagare il ruolo della salinità nei mari come potenziale fenomeno elettromagnetico più che gravitazionale.

L’inversione dei poli magnetici produrrà degli eventi difficilmente prevedibili ma di enorme rilievo che sconvolgeranno il clima del pianeta terra. Ma cos’è il Pole Shift e quali conseguenze potrebbe determinare?

Il Pole Shift è la migrazione del polo magnetico del pianeta dal Canada verso la Siberia e l’esito finale sarà l’inversione dei poli. Questa progressione è accelerata enormemente negli ultimi anni fino ad arrivare a mezzo miglio al mese di movimento. Essendo un evento che si stima sia successo solo una volta 800mila anni fa non si sa con certezza che effetti potrà avere. La Nasa che sta monitorando questo processo fa ipotesi che vanno da un termination event, che potrebbe cancellare la vita sul pianeta, a un nulla di fatto.

Un evento che potrebbe condurre a un fine vita sul pianeta meriterebbe più attenzione. Per rimanere neutri è difficile credere che non succederà nulla, quantomeno i jet stream che regolano il clima verranno suggestionati da questo evento.
C’è chi crede che anche la crosta terrestre possa essere modificata. Il fatto che non sia questione di analisi diffusa lascia perplessi così come che in un momento così carico di eventi il dibattito sociale sia polarizzato su fattori contingenti che sembrano più che altro una distrazione di massa.

Il collasso endogeno corrisponde a una radicale trasformazione esogena: sembra che i due cambiamenti stiano avvenendo in sincrono. Il sistema dell’economia mondiale è vicino a un collasso per ragioni endogene, per avere incontrato i limit to growth, i limiti della crescita, e anche il pianeta, fattore esogeno, sembra aver perso l’equilibrio e avviato verso una trasformazione radicale che lo porterà a una nuova forma di equilibro.

Un evento successo solo una volta 800 mila anni fa è difficile che impatto potrà avere. Non solo. È difficile da capire anche quando succederà. C’è chi sostiene che l’inversione accadrà nel momento in cui si raggiungerà il quarantesimo grado di longitudine.
Se fosse vero il calcolo che fanno diversi astrofisici saremmo molto vicini, dovrebbe arrivare attorno al marzo del 2023.

Un evento che dovrebbe essere preceduto da eventi estremi come terremoti e, in generale, da un aumento di suscettibilità della crosta terrestre. Perché una delle conseguenze del Pole Shift è un progressivo indebolimento della magnetosfera della crosta terrestre che protegge la terra dai raggi cosmici.

Ci sono due strategie per affrontare questo evento. 

La prima strategia è di considerare questo tema come propedeutico a un risveglio della consapevolezza: capire che anche l’intenzionalità del pianeta sta segnalando un cambiamento epocale. Un cambiamento epocale che investe il pianeta e di conseguenza anche noi, perché siamo parte di questa trasformazione che, anche se drammatica, è un invito a cambiare e a conoscerci in una ciclicità più ampia.
È l’occasione di incontrare quei processi ciclici che sono parte dell’essere umano ma che si sono dimenticati per una visione solipstica e schizofrenica dell’esistenza.

Il destino collettivo è il richiamo a un essere che trascenda la dimensione individuale, rientrando nell’unità della creazione. Una metafora dei poli dialettici dentro cui la vita è racchiusa: anche la nascita e la morte possono essere paragonate al più e il meno di due poli magnetici, e chiamiamo “vita” la tensione che scorre attraverso questi due poli.

Questa è la strategia della consapevolezza e dell’incontro. Poi c’è la strategia opposta, quella dello struzzo, che consiste nel costruire degli underground facilities, degli enormi rifugi sotterranei come, ad esempio, sotto l’aeroporto di Denver e in altri innumerevoli luoghi della Terra.

La strategia dello struzzo, di costruire delle difese sottoterra, è il segno di animi dannati che cercano di sfuggire come sorci a una realtà inesorabile e, per loro, terrificante da cui non si può sfuggire.  

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