Quali sono i marchi di supermercati preferiti dai milanesi? Abbiamo cercato di scoprirlo chiedendolo a un campione di 600 cittadini. Le risposte le abbiamo ordinate in una classifica con i primi 15. Per chi vuole approfondire: i punti vendita dei supermercati preferiti dai milanesi.
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I supermercati più amati dai milanesi: quasi un plebiscito incorona il numero 1
Ph. Alexas_Fotos
#15 Aldi (0,7%)
#14 Viaggiator Goloso (0,7%)
#13 Natura Sì (0,8%)
#12 Lidl (0,9%)
#11 Conad (1%)
#10 Unes (1,1%)
#9 Iperal (1,2%)
#8 Coop (1,4%)
#7 Tigros (1,4%)
#6 PAM (1,5%)
#5 Carrefour (1,6%)
#4 Eurospin (1,8%)
#3 Il Gigante (1,9%)
#2 Iper (2,3%)
opening nuovo ipermercato
#1 Esselunga (80,6%)
Credits pietro verzi -Esselunga Solari
Sondaggio eseguito sul gruppo social a domanda aperta: oltre 600 menzioni e voti.
Ogni volta che si affronta una discussione sui problemi che affliggono la Capitale, la risposta è sempre la stessa. Si parli delle buche, della metropolitana, della circolazione o della spazzatura, la risposta è sempre questa: «Perché Roma è troppo grande!». Risposta concisa, diretta e… semplicistica. Ma invece di lanciare il sasso e nascondere la mano, dovremmo lavorare per una soluzione. È vero che Roma è troppo grande? Qual è la soluzione a questo problema? Cerchiamo di scoprirlo.
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«Roma non funziona? Perché è troppo grande!»: questa la soluzione semplice semplice
# Roma è grande quanto 8 città messe insieme
Ph: Autostrada A90 – Wikipedia
Non è vero che i confini di Roma sono determinati dal Grande Raccordo Anulare, almeno non i confini dell’amministrazione. Ed è una follia se si pensa che già i sindaci delle varie città prese come riferimento, come Milano o Bologna, fanno fatica a gestirle. Oltretutto, è evidente a tutti che tali dimensioni comportano grandi differenze, poiché i problemi e le esigenze della periferia non potranno mai essere gli stessi del centro storico. Così come quelli dei diversi quadranti, come Roma Nord e Roma Sud, non saranno interessi convergenti. Ma se la fonte di (quasi) ogni problema è che Roma è troppo grande, quali sono le soluzioni che si dovrebbero adottare?
# Roma è troppo grande? Queste le due soluzioni più naturali
Credits: Mattia Sinisi – Pexels
I cittadini romani hanno il diritto, e il dovere, di trovare una via d’uscita. Per riuscire a risolvere il problema della grandezza di Roma sarebbero necessari degli interventi mirati sull’amministrazione. D’altra parte, il principale problema che deriva da questa estensione, è di tipo burocratico e di procedure, e quindi per ottimizzare la gestione della Capitale bisognerebbe concentrarsi su questo aspetto. Se davvero la fonte di tutti i problemi di Roma è l’eccessiva grandezza, le soluzioni più naturali sono due:
#1 Dividere Roma
O meglio. Assegnare un’ampia autonomia amministrativa alle sue singole aree omogenee. Si potrebbe pensare a una decentralizzazione del potere amministrativo, delegando più competenze ai municipi e affidando al comune un ruolo di sorveglianza e organizzazione. In questo modo, i municipi diverrebbero come delle piccole città, come di fatto sono per numero di abitanti, e il comune una piccola regione.
Oppure una scelta ancora più radicale sarebbe questa:
#2 Rimpicciolire Roma
Per snellire i processi burocratici, si può procedere a una riduzione del territorio da amministrare cedendo fette consistenti dell’area comunale, in particolare quelle a bassa densità di popolazione, ai comuni confinanti. In questo modo focalizzando l’amministrazione attuale unicamente sulle aree più centrali.
Credits: Malcom Hill – Pexels
Queste proposte sono la dimostrazione che una soluzione si potrebbe trovare, se solo la si volesse cercare. Ancora una volta, per noi romani è facile lamentarci del problema senza impegnarsi per risolverlo. Ma se la passività è normalmente sbagliata, di fronte a un problema che riguarda tutti diventa una colpa. È dunque ora di muoversi per migliorare la nostra città, rendendola di nuovo grande nel nome e nelle sue potenzialità. E non solo nelle sue dimensioni.
15 febbraio 1910. Al Teatro Lirico Marinettiorganizza la prima serata futurista. Un grande casino.
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15 febbraio 1910. La prima serata futurista a Milano. Dovette intervenire la polizia
15 febbraio 1910. Al Teatro Lirico Marinettiorganizza la prima serata futurista. Quello che accadde fu un pieno stile del suo movimento. Come narrano le cronache del tempo, esplodono duri scontri tra i futuristi sul palco e il pubblico. In particolare i più agguerriti sono clericali, pacifisti e operai, offesi dalle invettive «antipassatiste e guerrafondaie». A salvare Marinetti e i suoi bersagliati da ortaggi ed altri oggetti deve intervenire la polizia.
Marinetti
Altri due eventi segnarono in seguito il futurismo a Milano: l’Esposizione di Arte Libera in via Sottocorno nel 1911 e il primo Grande Concerto Futurista il 21 aprile 1914 al Teatro Dal Verme. Sulla scena si esibirono: «ululatori, gorgogliatori e ronzatori».
Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani
Una città sotto la città. La metropolitana di Milano è un mondo a parte e spesso può lasciare a bocca aperta. Come per queste curiosità e stranezze che non tutti conoscono. Foto cover: @david_gsfly IG
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Il «mondo sommerso» della metro di Milano: le 7 stranezze che la rendono unica
#1 I treni arrivano dalla parte “sbagliata”
Credits jakob5200-pixabay – Metro Berlino
In Europa i treni viaggiano a sinistra. Eppure a Milano i treni della metropolitana tengono la destra. A sinistra si muovono, ad esempio, i convogli della metropolitana di Roma, Madrid, Berlino e altre città europee, mentre sulla metropolitana milanese viaggiano verso destra. Arrivati sulla banchina il treno a Milano lo aspettiamo arrivare da sinistra, mentre nelle altre città dobbiamo guardare verso destra.
La motivazione di questa mossa bizzarra pare risalire ai tempi della costruzione delle prime linee. Al momento del progetto della M1 e, in seguito, della M2 si decise di seguire il Codice della Strada, che prevede la guida a destra, invece che il senso di marcia delle ferrovie come nella metropolitana della capitale. Una scelta dunque di “autonomia” di Milano da Roma. Almeno per la metro.
#2 La fermata in codice
Lodi T.I.B.B.
Lodi T.I.B.B. Fermata della Metro 3. Lodi sta per corso Lodi. Ma TIBB? Pochi sanno che sta per Industria Tecnomasio Italiano Brown Boveri. Era un’azienda di progettazione e costruzione di treni, tram, rotabili ferroviari, impianti di segnalamento e sicurezza che, nei primi del ‘900, occupava l’area tra l’attuale viale Umbria, via Sannio e Piazzale Lodi. Dove oggi sorge la fermata. Nei primi progetti la stazione avrebbe dovuto chiamarsi Porta Romana FS: per evitare confusione con la porta delle mura spagnole, posta a una fermata di distanza, si decise di denominare la stazione in Tecnomasio. All’atto dell’apertura la stazione assunse invece l’attuale nome Lodi T.I.B.B.
Paese o poetessa? La pronuncia della fermata della linea rossa tra Bande Nere e De Angeli ha sempre fatto discutere, in particolare su quale sillaba andasse posto l’accento. Quella corretta è però una soltanto e forse non quella che crede la maggiore parte dei milanesi. La fermata infatti si riferisce alla piazza che è intitolata a Veronica Gàmbara, poetessa del cinquecento. Gàmbara appunto, da non confondere con Gambàra, paese del bresciano.
Nella fermata di Porta VeneziaM1 si rischia di finire di rimanere intrappolati in una pista da ballo. Nel mezzanino, che collega l’ingresso alla metro sotto Piazza Oberdan e le uscite di Corso Buenos Aires, giovani ballerini e ballerine di Milano ogni pomeriggio si danno appuntamento per ballare. Dall’Hip-hop alla breakdance, tutti i generi di danza moderna trovano spazio nei corridoi di questa fermata metropolitana.
#5 La fermata dell’antica Roma
San Giovanni alle Fonti Duomo M1
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Credits giuliana_dea IG - Duomo M1 entrata San Giovanni alle Fonti
Credits marilenatourguide IG - Duomo M1 resti Santa Tecla pozzo
Credits marilenatourguide IG - Duomo M1 resti Santa Tecla
Un museo in una stazione della metro. Nel mezzanino della fermata Duomo della linea rossa sono conservati i resti della Basilica di Santa Tecla, edificata in epoca romana tardoimperiale e distrutta verso la fine del 1.400. In particolare, sono visibili una porzione della pavimentazione che conduceva all’altare, un pozzo paleocristiano che era situato in mezzo alla navata centrale e i frammenti di una ventina di boccali in ceramica. Per poterli vedere bisogna però indovinare l’entrata giusta.
#6 La linea verde è la più lunga d’Italia e tra le più lunghe d’Europa
Credits: wikipedia.org -Linea M2
La linea verde, inaugurata nel 1969, è la linea della metro più lunga tra quelle attualmente in servizio a Milano, per un totale di 35 stazioni e 40,4 km di estensione. Non solo: è un primato che detiene anche a livello italiano e risulta anche tra le più lunghe anche in Europa.
#7 La prima metropolitana d’Italia a collegare un aeroporto e la più veloce d’Europa ad arrivare in centro
Credits: Luigi Costanzo Fb – Banchina metro 4 Linate
L’ultima arrivata, la linea M4 è anche la prima in Italia a collegare un aeroporto: Linate è raggiungibile da San Babila in soli 12 minuti. Non solo. Nessun’altra città in Europa riesce a garantire un collegamento più rapido tra aeroporto e centro città.
I locali imperdibili per gli amanti delle atmosfere tipiche dei pub d’oltremanica.
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Milano, Gran Bretagna: i 7 pub storici della città
# Old Fox Pub, la public house amata da Eric Clapton
Old fox Pub
Ha aperto i battenti nel 1979, uno dei primi pub di Milano in stile britannico e ancora oggi resiste nella sua forma originale. Conosciuto anche come public house, l’Old fox pub nasce su iniziativa di Renato Cazzaniga al posto di una latteria. Per tanto tempo locale di riferimento di Eric Clapton nei suoi tour in città, propone ricette della cucina d’oltremanica rivisitate e al bancone 25 spine di birra in prevalenza inglese. Recensioni Google: 3.9/5
Indirizzo: Piazza Sant’Agostino 1
# Harp Pub Guinness, lo storico pub del Politecnico
tulliolib IG – Harp Pub Guinness
Ha inaugurato ancora prima, nel 1976, l’Harp Pub Guinness. Il locale di fianco al Politecnico ospita fino a 130 coperti, su due piani, con il suo classico stile irlandese e propone birre alla spina, 30 birre in bottiglie e con oltre 200 referenze dispone di una tra le migliori selezioni di whisky in città. Per diventare dei veri intenditori del distillato ogni settimana vengono organizzati eventi dedicati di degustazione. Recensioni Google: 4.4/5
Indirizzo: Piazza Leonardo da Vinci, 20
# Pogue Mahone’s Irish pub, il primo vero pub irlandese
Credits poguemahones_milano IG – Pogue Mahones
Da oltre 30 anni il Pogue Mahone’s (il “Pogue” per gli amici) è il primo vero pub irlandese, in zona Porta Romana, aperto dal 1993: un punto di riferimento per gli amanti del genere. Nel locale musica, tanta birra e il maxi schermo per vedere gli eventi sportivi, rubgy su tutti. Alle pareti poster che ritraggono classici cinematografici, personaggi storici o visitatori famosi, e l’atmosfera classica degli storici locali britannici. Recensioni Google: 4.3/5
Indirizzo: Via Vittorio Salmini, 1
# The Friends Pub, con birra omaggio per la prima bevuta
thefriendspubmilano IG
Si definisce come un autentico pub inglese: «un pub così inglese che se lo spostassimo dal cuore di Milano sino ai vicoletti di Soho nessuno si accorgerebbe della differenza», così si presentano sul sito. Aperto dal 2000, the Friends Pub per accogliere al meglio i suoi clienti omaggia con una pinta di birra chiunque varchi la soglia del locale la prima volta. Si può scegliere tra birre di diversa tipologia e fabbricazione, alla spina, in bottiglia, industriali e artigianali, in accompagnamento a una cucina internazionale godereccia dove il re indiscusso è l’hamburger. Non mancano i maxi schermi per godersi gli eventi sportivi e l’appuntamento con il Sunday Roast (arrosto domenicale), il pasto della domenica per i britannici. Recensioni Google: 4.4/5
Indirizzo: Viale Monte Santo, 12
# Birrificio di Lambrate, il pub in stile inglese con il gusto italiano
Birrificio Lambrate
Il locale aperto dal 1996 si definisce un pioniere del movimento dell’italian craft beer. Il Birrificio di Lambrare rispetto agli altri pub in stile inglese di Milano aggiunge la propria offerta di birra artigianale non pastorizzata e non filtrata. Al pub con tavoli e panche in legno, pareti costellate di vecchie foto, cimeli vari e boccali da collezione, si affianca, sempre nel quartiere, il ristorante e il birrificio. Recensioni Google: 4.6/5
Indirizzo: Via Adelchi, 5
# Murphy’s Law, l’irlandese a due passi dai Navigli
mivado.com – Murphy’s Law Milano
In zona Navigli c’è il Murphy’s Law Pub, in perfetto stile irlandese. Un locale spazioso dove si canta anche con il karaoke il martedì sera, ma soprattutto si gustano le classiche birre dell’isola smeraldo, imperdibile la Murphy’s Irish Stout. Sul lato culinario invece molto spazio alla proposta italiana con bruschette, piadine e panini. Recensioni Google: 3.9/5
Indirizzo: Via Montevideo, 3
# Matricola Pub, dal 1929 un punto di riferimento a città studi
Credits oscarvermouth697 IG – Pub Matricola
Il Matricola, aperto dal 1992 come irish pub, è da decenni tra i preferiti dagli studenti del Politecnico. Questa location storica, nata nel 1929 sempre come bar, viene trasformata negli anni ’90 con autentici arredi in legno scuro e in stile irlandese. Da bere ottime birre artigianali, da mangiare hamburgers o pinse in molteplici varianti, per sentirsi (quasi) come a Dublino. Recensioni Google: 4.0/5
Marco Canesi 2006, L'Altra Urbanistica "Il conflitto a Monza - Fatti e Progetti",
Guerrini Milano
Città Policentrica
- Comitato Pendolari Italiani, Mercintreno,
Assoporti, Assologistica, Propeller Club e Associazione Regionale
Trasporti
Non solo Milano. Anche Monza patisce il sovraffollamento del traffico ferroviario: perché si trova anch’essa all’interno dell’area metropolitana milanese e ne condivide le direttrici. Le nuove infrastrutture in costruzione, come il Terzo Valico, potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione. Perchè non pensare a un passante? Questa la proposta di una rete di soggetti attivi sul territorio: Comitatao Pendolari Italiani, Coordinamento Pendolari Lombardi, Mercintreno, Assoporti, Assologistica, Assolombarda, Propeller Club, Associazione Regionale Trasporti, Politecnico di Milano.
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Il super-passante per Monza: riuscite a immaginarlo?
# Il nodo ferroviario nell’area metropolitana del nord di Milano
Maps – Trasporti Milano e Monza
Sono tre i corridoi che attraversano l’area metropolitana di Milano: Sempione-Bologna-Adriatica, Rotterdam-Genova e Lisbona-Kiev. La crescita del traffico merci dovuta anche all’apertura del Tunnel di Base del Gottardo e del Monteceneri, e in futuro a quella di Terzo Valico dei Giovi, sta portando Monza ad un intasamento di treni che rischia di diventare insostenibile. Come si può intervenire in una situazione generale già vicina al collasso? La prima cosa più urgente da fare è il quadruplicamento della ferrovia Chiasso-Monza-Milano e la costruzione della Gronda Nord Est per scaricare tutto il traffico diretto ai Porti del Sud e ai Porti di Genova che non possono essere inoltrati via Luino. Ma anche questo potrebbe non bastare.
# Monza si ritrova alla confluenza delle linee provenienti da Bergamo, Lecco e Chiasso
DGR 2014 – Sistema ferroviario Milano e Monza
La soluzione più sensata per Monza, così come per Milano, è un passante. Questo perché la città brianzola si ritrova alla confluenza delle linee provenienti da Bergamo, Lecco e Chiasso: quindi su due soli binari, in aggiunta al traffico verso e da Milano, deve gestire una mole consistenti di treni. Inoltre, la linea storica passa sotto al centro cittàin una galleria del 1860, con un’ampiezza adeguata alla sagoma PC 80 (8 metri dal piano del ferro ndr) e non potrebbe sopportare 334 treni al giorno soprattutto per il fatto che si trova a pochi metri dalle fondamenta delle case.
# Il passante per Monza: caratteristiche, benefici e costi dell’infrastruttura
Marco Canesi 2006, L’Altra Urbanistica “Il conflitto a Monza – Fatti e Progetti”, Guerrini Milano – Città Policentrica – Comitato Pendolari Italiani, Coordinamento Pendolari Lombardi, Mercintreno, Assoporti, Assologistica, Assolombarda, Propeller Club, Associazione Regionale Trasporti Politecnico di Milano
Il passante avrebbe queste caratteristiche: 8 km di tracciato, due canne, larghezza della sede di 13,6 metri, velocità massima consentita ai treni di 140 km/h orari e la nuova stazione di Boschetti.
I benefici sarebbero:
eliminazione delle interferenze tra Lunga Percorrenza, Merci e Regionali
velocizzazione ed eliminazione dei ritardi dei treni
rilancio della Villa Reale di Monza
l’eliminazione dello smog dalla città di Monza mediante la costruzione di parcheggi sotterranei presso la zona Boschetti e nuove funzioni urbane tra cui la Seccante Stradale di Monza e un Raggio Verde l’ungo il binario del Besanino.
Dei 334 treni previsti ne potrebbero transitare nel passante ben 308, di cui: 40 merci ed 80 passeggeri del Ramo Gottardo, 20 merci e 128 passeggeri del Ramo Lecco e 20 considerati materiali di servizio. La stima dei costi per realizzare l’infrastruttura è di circa 970 milioni di euro a cui aggiungere un 10% per il collaudo.
Insieme a un secondo passante per Milano, quello di Monza potrebbe contribuire in modo sensibile a ridurre il sovraffollamento ferroviario nell’area metropolitana, si farà?
Progetto frutto della collaborazione del Comitatao Pendolari Italiani, Coordinamento Pendolari Lombardi, Mercintreno, Assoporti, Assologistica, Assolombarda, Propeller Club, Associazione Regionale Trasporti, Politecnico di Milano
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Ma quanto costa vivere in una delle strade raccontate nelle canzoni famose? Lo scopriamo avvalendoci di uno studio del portale Immobiliare.it che ha analizzato i prezzi al mq di Milano e di alcune tra le principali città italiane. Vediamo di quali vie stiamo parlando e il capitale di cui bisogna disporre per viverci.
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Quanto costa comprare casa nelle strade delle canzoni
# Le tre più economiche sono di Rkomi, Celentano e Vecchioni
Credits Andrea Cherchi – Via Gluck 14, casa natale di Celentano
Ma quanto costa vivere in una delle strade raccontate nelle strofe di un canzone? Ce lo dice il portale Immobiliare.it che ha stilato un elenco con le quotazioni. Partiamo dalle più economiche.
# Viale Molise (Rkomi).
Partiamo dalla più economica in assoluto. Una casa in viale Molise, strada citata in “Oh Mama” dal rapper milanese Rkomi, pseudonimo di Mirko Manuele Martorana, viene a costare in media 4.675 euro al mq.
# Via Gluck (Celentano).
Passiamo poi a quella forse più celebre: via Gluck, dove si trova la casa natale Adriano Celentano. Il “molleggiato” le ha dedicato una canzone autobiografica rendendola famosa in tutta Italia. Ora che l’erba non c’è più, il costo medio di un’abitazione è di 5.078 euro al mq.
# Via Ferrante Aporti (Vecchioni).
Arriviamo poi a via Ferrante Aporti, presente nel testo di “Io non devo andare in via Ferrante Aporti” di Roberto Vecchioni. Non distante da via Gluck, siamo sempre in zona Stazione Centrale, per un appartamento servono in media 5.487 euro al mq, in linea o poco sopra la media di Milano in base ai diversi indicatori immobiliari.
# Si sale di soglia con Gaber, Dalla e Calcutta
Ph. @lmff01 IG
Salendo di prezzo troviamo:
# Corso di Porta Romana (Svampa, Gaber).
Cantata da Navi Svampa, Gaber e tanti altri in “Porta Romana Bela”, dove bisogna mettere in conto mediamente 7.138 euro al mq. Siamo a cavallo tra il centro storico e l’area appena fuori bastioni, fino al confine dell’Area C.
# Corso Buenos Aires (Dalla).
Aggiungendo poche decine di euro al mq, per la precisione ne servono 7.176, si può andare a vivere in corso Buenos Aires, a cui Lucio Dalla ha dedicato una canzone intitolandola proprio con il nome esatto della strada.
# Piazzale Dateo (Calcutta).
Dove è arrivata la nuova metro M4 in zona est, a Dateo, si paga 7.478 euro al mq. In questo caso è stato Calcutta a raccontarla in “Sorriso (Milano Dateo)”.
# Le più care sono di
corbetz IG – Via Broletto
# Porta Venezia (Myss Keta).
Si sale di fascia ormai a ridosso di quota 8mila. Con 7.706 euro al mq per essere precisi, c’è Porta Venezia per cui la misteriosa Myss Keta ha scritto “Le Ragazze di Porta Venezia”.
# Piazza Sempione (Achille Lauro).
Sul secondo gradino del podio c’è piazza Sempione, nominata dal romano Achille Lauro in “Amore Disperato”, dove occorre disporre di ben 9.213 euro al mq per l’acquisto di una casa.
# Via Broletto (Sergio Endrigo).
Concludiamo con la via più cara in assoluto, anche rispetto a quelle delle alte città italiane dell’analisi. E’ stata cantata da Sergio Endrigo: via Broletto, il titolo del brano è “Via Broletto,34”. Il prezzo? 12.410 euro al mq, più del doppio della media cittadina.
Ma qual è il costo delle strade di altre città italiane rese celebri dalle canzoni?
# Le altre vie e piazze italiane nello studio: da via del Campo di De André a Porta Portese di Baglioni
Immobiliare.it – Le case delle canzoni
Nella ricerca c’è spazio anche per vie e piazze di altre città italiane. D’obbligo citare la genovese via del Campo, dell’omomima canzone di Fabrizio de André, che con 2.124 euro al mq è la più economica di tutte.
A Napoli c’è invece via Toledo, nel brano di Modugno “Io, mammete e tu”, dove si paga in media 3.055 euro al mq.
A Bologna abbiamo ad esempio San Luca, suonata da Cremonini, a 3.890 euro e piazza Cavour, al centro della canzone di Lucio Dalla “Piazza Grande”, a a 4.398 euro.
Finiamo nella Capitale. Tra le più famose troviamo Porta Portese (6.842 euro al mq), raccontata in una dei primi brani di successo di Baglioni, poi Piazza Navona (8.685 euro al mq) e Campo de’ Fiori (8.937 euro al mq) rispettivamente di Barbarossa e Venditi. La via romana più cara nella storia della musica è via Margutta, ancora una volta di Barbarossa, che a livello italiano si piazza subito dietro alla milanese via Broletto con 10.450 euro al mq.
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Quali erano le linee in servizio, da quando sono passate da lettere a numeri e cosa è rimasto di questo sistema nell’uso quotidiano dei mezzi pubblici da parte dei milanesi.
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Quando gli autobus di Milano erano indicati con una lettera: queste le linee indimenticabili
# Il maschile per i tram, il femminile per gli autobus
Milano Sparita e da ricordare – Autobus
Risale ai primi del ‘900 l’introduzione delle prime linee di trasporto pubblico in città, gestite direttamente dal Comune di Milano fino agli inizi degli anni ’30 tramite l’Ufficio Tranviario Municipale. Negli anni successivi la gestione passa ad ATM, fondata nel 1931, e che dal 1933 avviò il servizio della rete filoviaria e nel 1939 assunse l’esercizio delle autolinee interurbane. Arrivando ai giorni nostri la rete ha registrato un cambio radicale con l’aggiunta di cinque linee metropolitane, ma c’è una cosa che è rimasta immutata nel tempo: per indicare la linea di un tram viene usato il maschile, ad esempio il “9”, mentre per indicare quella degli autobus o dei filobus si utilizza il femminile, la “60”. Ma perché cambia il genere nella denominazione di tram e autobus? C’è una ragione storica.
# I tram hanno sempre avuto i numeri, gli autobus fino al 1969 erano denominati con una lettera
stagniweb.it – Busetti – Mappa rete milano con linee Bus identificate da lettere
Tutto risale al metodo utilizzato per individuare le diverse tipologie di servizio, in vigore fino al 1969. Le linee dei tram sono sempre state identificate da numeri, mentre quelle di autobus e filobus da lettere. Con la decisione di ATM di omologare tutti i mezzi con i numeri anche ai mezzi su ruota ne è stato assegnato uno, ma l’utilizzo del femminile per indicarli è rimasto ancora oggi.
# Dalla linea “A” alla “V” passando per la interurbana “MS”
stagniweb.it – Busetti – Linee Bus identificate da lettere
stagniweb.it – Busetti – Linee Bus identificate da lettere, seconda parte
Come si può vedere da queste immagini della guida di Otello Busetti del 1964, da stagniweb, erano oltre 20 le linee su gomma indicate da una lettera. Questi alcuni esempi:
Ca’ Brutta, i tre ciucc (ubriachi), lo Sbagliato: i milanesi amano molto dare soprannomi. Anche ai grattacieli.
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I grattacieli di Milano: i milanesi li chiamano così
# La Torre delle Bretelle
credits: @fuorisalone su IG
Ergo, una delle costruzioni meno belle di Milano, almeno stando ai suoi detrattori. La Torre Velasca è alta 106 metri, fu costruita a due passi dal Duomo fra il 1955 e il 1957 e, nella sua presunta bruttezza, rappresenta uno dei pochi esempi italiani di architettura post-razionalista, meglio nota come (appunto) brutalista.
Il suo nome si deve alla piazza omonima in cui si trova, toponimo a sua volta derivante dal nome del politico spagnolo Juan Fernández de Velasco che nel XVII secolo governò il Ducato di Milano. A Milano è nota anche come “Torre delle Bretelle”, a causa della celebre intelaiatura su cui poggia il blocco finale a forma semicubica.
# Il Formigone
credits: @ivanflydrones IG
La sede della Giunta Regionale inaugurata nel 2010 è composta da una torre di 161 metri in calcestruzzo armato, acciaio e vetro, circondata da un sistema complesso di edifici curvilinei (detti corpi bassi), alti dai sette agli otto piani, collegati da una piazza di forma ovoidale con una copertura in materiale plastico. La piazza, denominata “Piazza Città di Lombardia” è la piazza coperta più grande d’Europa.
Il Palazzo è ironicamente conosciuto con il nickname di “Formigone”, dal nome del celebre presidente della Regione Lombardia (1995-2013) condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione.
# Il Dritto, lo Storto e il Curvo: uno è il preferito dei milanesi
Sembra il titolo di un Western di Leone. Le tre torri che dominano l’avveniristico skyline milanese a CityLife (quartiere Portello) portano con sé tre buffisoprannomi dovuti alle forme molto stravaganti che li contraddistinguono.
Il “Dritto”, opera dell’architetto giapponese Arata Isozaki, svetta già da un po’ nel quartiere, circondato da residenze di lusso simili a meravigliose navi da crociera. Con i suoi 209 metri di altezza è il più alto edificio d’Italia. Lo “Storto”, firmato dall’archistar irachena Zaha Hadid, è forse quello che ai milanesi piace di più in assoluto e infine il “Curvo”, opera dell’architetto Daniel Libeskind che raggiunge i 175 metri di altezza.
# Il Pisellone che ha fatto la storia
Credits: lombardiaquotidiano.it
Sede del Consiglio regionale della Lombardia, il Grattacielo Pirelli è stato costruito tra il 1956 e il 1960 su progetto di Giò Ponti e altri celebri architetti dell’epoca, e la sua peculiarità fu la scelta progettuale dei materiali. L’intera struttura portante è infatti in calcestruzzo armato, materiale raramente preferito all’acciaio per edifici di considerevole altezza. Gli elementi verticali dell’ossatura sono quattro piloni, visibili anche dall’esterno poiché percorrono a coppie l’altezza delle facciate.
Anni fa, nacque un curiososoprannome. Una giornalista dell’emittente regionale “Più valli Tv”, durante una diretta televisiva, si sbagliò clamorosamente e lo chiamò “Pisellone” scatenando un’inevitabile sovraesposizione mediatica di stampo ben poco equivocabile. Una gaffe involontaria, destinata a fare storia.
# La scheggia di vetro
Credits: Corinna de Marchi
Altra creatura del progetto Porta Nuova. Un grattacielo di 121 metri su via Melchiorre Gioia, sede di Isybank e di alcune controllate di Intesa SanPaolo. Il nome vero è Torre Gioia 22, ma per i milanesi è la “scheggia di vetro”.
# Il nido verticale
Credits Andrea Cherchi – Nido Verticale da Melchiorre Gioia
L’ultimo ingresso nello skyline dei soprannomi è il Nido Verticale in via Melchiorre Gioia. Al suo interno uffici per ospitare circa 2.000 persone, una sala congressi di oltre 220 posti, diversi giardini pensili interni e uno sky restaurant all’interno della serra-giardino panoramica aperto anche per eventi pubblici e culturali. Il vero nome che, praticamente nessuno usa per definirlo, è Torre UnipolSai.
# Manca solo la Torre Unicredit
E la Torre Unicredit su Piazza Gae Aulenti? Non me la sono dimenticato, ma non risulta ancora con alcun soprannome. Il che è strano, soprattutto per la sua forma sinuosa sul lato e per la sua guglia che la fanno sembrare a un oggetto gigante a metà fra una radiolina con antenna estraibile anni’80 e un walkie-talkie. Aspetta… E se la chiamassimo la “Radio di Vetro”?
«C’era una sola cosa che mi ossessionava: la paura di perdere le persone che amo. Perché ne ho perse parecchie». Terzo estratto da Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con Candida Morvillo da lunedì 17 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato.
Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).
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Milano si distingue dalle altre città d’Italia per gli eventi più disparati. Ma non solo: anche per i suoi nuovi e meno nuovi clubs, locali e ristoranti della nightlife. Ve ne presento alcuni che lasciano a bocca aperta, sempre che si riesca a entrarci dentro.
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Benvenuti nel bar più piccolo al mondo! Così parte la presentazione di Giacomo Ferraresi, bar manager di questo minuscolo locale con soli otto drink di numero a disposizione, ognuno dei quali racconta cultura e storia degli ingredienti con cui sono preparati. É sufficiente ordinare uno di questi preziosi cocktail per respirare l’atmosfera del Suffolk inglese, dell’Africa nera del Gabon o dell’aeroporto situato a Saint Barth.
Al Backdoor 43 si accede solo su prenotazione con permanenza massima di un’ora, circondati da suppellettili e oggetti di epoche differenti con richiami che per la maggior parte trovano collocazione temporale nel XX secolo. E se non si dovesse trovare posto? No problem, esiste la possibilità del cocktail d’asporto, servito da un barista rigorosamente nascosto da una maschera di Guy Fawkes, l’antieroe britannico del capolavoro cinematografico V per Vendetta. Per trovarlo basta dirigersi verso la bisettrice dei Navigli, Ripa di Porta Ticinese, a due passi dalla Darsena. In Ripa di Porta Ticinese 43. Recensioni Google: 4.5/5
#2 Lu’Bar e gli arancini nel Settecento
Ph. @lubar IG
Alias, una chiara indicazione di un bar in dialetto siculo. Ma non solo, perché i fondatori Bonaccorsi sono infatti le due sorelle Lucilla, Lucrezia e il fratello Ludovico, partiti dallo street food come tanti imprenditori del food & drink in terra milanese e approdati poi in una magnifica location frutto di decenni di duro lavoro: ognuno dei tre ha un nome di battesimo che inizia proprio per lo stesso articolo determinativo siciliano. Situato nella Galleria d’arte moderna accanto ai giardini Indro Montanelli, LùBar è un localo ampio ed elegante con richiami settecenteschi che tanto ne fanno una tappa adorata da borghesi di tutti i quartieri. É aperto dal breakfast sino alla mezzanotte e, ai fini del registro imprese si autodefinisce una caffetteria con cucina siciliana naturalmente rivisitata in chiave meneghina. Qui al LùBar non mancano gli arancini, spaghetti con bottarga, panelle e insalate di mare. Ma se la location è altolocata, i prezzi sono tutt’altro che proibitivi. In Palestro 16. Recensioni Google: 4.0/5
#3 Nottingham Forest e i suoi cocktail primatisti mondiali
Credits mauropogliano IG – Nottingham Forrest
Gira voce che anche dei tifosi della squadra inglese in visita a Milano abbiano protestato per non essere riusciti ad entrare nel pub che porta il nome della loro squadra del cuore. Al Nottingham Forest, infatti, di atmosfera calcistica c’è poco o nulla. Si tratta di un piccolo bar nel cuore di Milano a due passi da Porta Venezia dentro il quale ci sono luci, oggetti e tavoli degni della miglior taverna di pirati caraibici. E se i prezzi non scherzano (come la perenne coda all’ingresso) un motivo ci sarà: il Nottingham è stato inserito nella classifica dei World’s 50 Best Bars. Sì, avete letto bene, per la cura dei drink, la bravura dei bartender e l’indescrivibile atmosfera che si respira al suo interno è stato giudicato uno dei cinquanta migliori bar al mondo. In Viale Piave 1. Recensioni Google: 4.4/5
#4 Penelope a casa… di Barry Lindon
_silviabanfi_ IG – Penelope a Casa
Indubbiamente uno dei locali più trendy del momento, questa perla della zona centro-sud della città nasce da un progetto partito dalla provincia di Chieti per arrivare a Milano. Un locale luccicante, prezioso, con arredi in ceramica degni di una scenografia di Barry Lyndon. Lumi di candela e un’eleganza attuale ma non per questo dal forte sapore rustico, soprattutto a pranzo, lasciando alla sera il momento più chic. Prima di cena il cocktail più famoso che si può gustare qui è il Bollicina di Benvenuto, mentre per quanto riguarda le comande non si possono non provare i tortelli fatti a mano ripieni di cacio e uovo cucinati con un battuto di agnello. Da leccarsi i baffi. In Via Giuseppe Ripamonti 3. Recensioni Google: 4.1/5
#5 Bar Luce, la creazione del regista cult Wes Anderson
Credits didieryhc IG – Bar Luce
Non aspettatevi di vedere lo stesso personale del Grand Budapest Hotel, perché questo scintillante bar, seppur ricordi spietatamente le colorate e surreali ambientazioni del regista Wes Anderson, abbraccia in toto lo stile liberty e si sposa con arredi che sembrano usciti da una cartolina italiana degli anni del boom economico. L’opera fa parte di una ristrutturazione della gigantesca area appartenuta a una distilleria, edificata nei primi del Novecento in Largo Isarco all’interno della Fondazione Prada.
Va da sé che l’eccentrico regista statunitense non solo ha contribuito al progetto del soffitto a volta che richiama molto la copertura in vetro della Gallerie Vittorio Emanuele, ma anche al pavimento, ai pannelli di legno impiallacciato che rivestono le pareti e agli arredi come sedie e mobili in formica. Da assaggiare assolutamente: la selezione di affettati e sottaceti menzionati addirittura dal Gambero Rosso, nonché i dolcetti e il caffè della Pasticceria Marchesi. In L.go Isarco 2 (Fondazione Prada). Recensioni Google: 4.1/5
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Sarà banale, anzi lo è, ma nella settimana del Festival di Sanremo abbiamo voluto “giocare” anche noi. Abbiamo cercato di ritrovare gli artisti milanesi che hanno vinto la più popolare kermesse canora d’Italia. Pochi sanno che Milano è la città più titolata d’Italia: ha vinto ben 9 edizioni.
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Milano è la città che ha vinto più Festival di Sanremo: questi gli artisti premiati
# Milano detiene il primato di vincitori della più popolare kermesse canora d’Italia: i primi tre titoli
Festival
Vi anticipiamo che sono tanti, infatti Milano detiene il primato in quanto a collezione di “campioni” del canto sanremese: iniziò Johnny Dorelli, all’anagrafe Giorgio Guidi, che nel 1959 diede il primo titolo alla “Madonnina” vincendo con “Piove”.
Nel 1961 fu addirittura una coppia meneghina a trionfare: Betty Curtis e Luciano Tajoli primeggiarono con il brano “Al di là”, che chiuse un biennio di successi per i pionieri del canto milanese.
Per un decennio Milano non riuscì a salire sul gradino più alto del podio, ma nel 1970 Adriano Celentano, insieme alla moglie Claudia Mori, arrivò al primo posto con l’iconica “Chi non lavora non fa l’amore”, ricordata, più che come una canzone, come una minaccia.
# La doppia vittoria di Ruggeri: prima in trio e poi da solo
Credits: iodonna.it Enrico Ruggeri
Passarono altri 17 anni prima di vedere il trono dei campioni occupato da un milanese: nel 1987 Enrico Ruggeri, insieme a Gianni Morandi e Umberto Tozzi, vinse Sanremo con la sempreverde “Si può dare di più”, un inno che potrebbe essere tranquillamente coniugato alla tipica propensione meneghina dell’impegnarsi per produrre. Ruggeri nel 1993 si mette in proprio e, in proprio, vince: il brano è “Mistero”, il primo pezzo rock a trionfare al Festival, dopo decenni di proposte nazional popolari dalle melodie leggere.
Nel 1998 la città di Milano ha la soddisfazione di vedere una concittadina ottenere il primo posto sia nella categoria “giovani” che in quella dei “big”: Annalisa Minetti (che a dirla tutta è di Rho) con “Senza te o con te”, ottiene il successo in entrambi i concorsi, rimanendo tutt’oggi l’unica artista a registrare questo esclusivo bis.
# Gli ultimi successi: Povia, Vecchioni e Mahmood
Credits: Mahmood IG
Nel 2006 Giuseppe Povia realizza per il Festival una canzone sui piccioni, proponendo un paragone canoro tra l’uomo e il tipico volatile di Piazza Duomo. Le critiche sono tante, il risultato è il primo posto.
Roberto Vecchioni è caratese, ma come si fa ad essere così campanilisti da non consideralo milanese? Il professore, con “Luci a San Siro”, è dal 1970 che si guadagna la cittadinanza onoraria ambrosiana e nel 2011 vince il Festival con “Chiamami ancora amore”.
Nel 2019 è Alessandro Mahmoud (in arte Mahmood), del quartiere Gratosoglio, ad ottenere il primato sanremese con “Soldi”. Poi, non contento, nel 2022, seppur in coppia con il bresciano Blanco, concede il bis con“Brividi”.
# I milanesi in evidenza nella sezione “Giovani”
Anche la sezione “Giovani” ha visto i milanesi mettersi in evidenza: del record di Annalisa Minetti abbiamo già detto, mentre nel 1997 sono Paola e Chiara Iezzi ad ottenere il successo con “Amici come prima”, brano che puntò i riflettori su due artiste che in questi ultimi tempi hanno ritrovato la popolarità dopo anni di assenza delle scene che contano. Tra l’altro Paola fu anche allieva di Roberto Vecchioni alle superiori. “E’ vero che ci sei” fu il brano con cui Alessandro Andrea Casillo, originario di Assago e buccinaschese d’adozione, vinse nel 2012 la sezione “Giovani” del Festival.
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Ecco dove andare per chi non può stare senza il sole nemmeno in inverno.
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Fuga dal freddo: le 7 località in Italia con più sole in inverno
#1 Isola d’Elba, la principessa dell’alto Tirreno (Toscana)
Credits elbacaposantandrea IG – Isola d’Elba
L’isola d’Elba è meta di una bellezza incredibile anche d’inverno. Le temperature non sono adatte per sdraiarsi nelle spiagge e farsi un tuffo nel mare ma non mancano le attrazioni da poter vedere anche nella stagione più fredda. Una su tutte è il Museo Civico Archeologico di Portoferraio, dove ripercorre la storia millenaria di un’isola ricca di fascino in tutti i periodi dell’anno.
#2 Pescara, città di mare con clima mediterraneo e radici nella storia (Abruzzo)
Credits marti_matta IG – Pescara
Pescaranon è solo mare e spiagge eclima mediterraneo, negli ultimi anni si sono registrate temperature più elevate grazie alla sua favorevole posizione geografica, ma ci sono anche altri motivi per visitarla. Uno di questi è la casa natale di Gabriele D’Annunzio sul corso principale della città, dove lo scrittore e poeta visse tra il 1863 e il 1874, e dove sono tutt’oggi custoditi i suoi ricordi d’infanzia. E se proprio non potete fare a meno della neve, a pochi chilometri si alza il Gran Sasso, il re degli Appennini.
#3 Amalfi, una delle perle della costiera amalfitana (Campania)
Credits drm1790 IG – Amalfi
Amalfi è nota per la sua ricchezza storica e architettonica, adagiata su una delle coste più belle del mondo, la “Costiera Amalfitana”. In questa perla campana, oltre al paesaggio naturale, si può ammirare l’imponente Duomo di Sant’Andrea, in stile arabo-siciliano, ricostruito in forme barocche nel ‘700, con la meravigliosa scalinata e l’incantevole chiostro. In aggiunta il clima è gradevole tutto l’anno e il sole è una certezza.
#4 Sassari, con una delle piazze più scenografiche della regione (Sardegna)
Credits luciamusu IG – Sassari
La provincia di Sassari è nota per le sue spiagge paradisiache, come molte di quelle che si trovano in Sardegna, ma anche il capoluogo ha molto da offrire. Per prima cose le temperature medie tra gli 11°C e i 18°C che consentono visitarla senza problemi anche in inverno e poi gli splendidi monumenti e la luminosa Piazza d’Italia, una delle più scenografiche dell’intera regione. Sassari è ovviamente il luogo ottimale dove andare a trovare angoli caldi della stupenda Sardegna, in Costa Smeralda oppure virare verso la costa meridionale.
#5 Crotone, una meta fuori dalle classiche proposte turistiche (Calabria)
Credits giuplata IG – Tempio di Hera Lacinia
Una meta fuori dalle classiche proposte turistiche, ma che sa sempre regalare un raggio di sole, è Crotone. Dal punto di vista archeologico riserva tante sorprese sia dentro che fuori porta, come il maestoso Santuario di Hera Lacinia di Capo Colonna, a soli 10 km dalla città calabrese. Nel Parco che comprende l’area archeologica, circoscritta dalle mura di età romana, si possono ammirare le magnifiche colonne dei resti dell’edificio religioso, una zona boschiva e a macchia mediterranea e l’area del Museo.
#6 Bari, una delle città con il clima migliore anche in inverno (Puglia)
Credits: febio15 IG – Bari vecchia
Bari è una delle città d’Italia con il clima migliore anche d’inverno grazie alla scarsità delle piogge e alla mancanza di raffiche di vento. Le tradizioni enogastronomiche, i profumi e l’anima più autentica del capoluogo pugliese si possono vivere passeggiando tra gli edifici storici e gli stretti vicoli di Bari Vecchia.
#7 Siracusa, “la più bella città della Magna Grecia” (Sicilia)
Credits piadapizzalpesto IG – Siracusa
Siracusa fa parte dal 2005 della lista dei Patrimoni UNESCO ed è stata candidata a Capitale Italiana della Cultura 2024. Un crocevia di arte, storia, cultura e clima mite per gran parte dell’anno, luogo ideale per ammirare il sole anche negli inverni più rigidi. Cicerone definì questo scrigno di tesori la “la più bella città della Magna Grecia”.
Milano è una città senza mare e senza rilievi, ma i milanesi hanno sempre avuto un talento speciale nel reinventare ciò che la natura non ha concesso. Così è nato l’Idroscalo, un’oasi artificiale dove il vento gonfia le vele dei kite surf, e la Montagnetta di San Siro, dove Alberto Tomba ha vinto la sua prima gara di sci di rilievo nazionale. Ma se Milano è una pianura perfetta, da dove spunta il Monte Stella? E quale storia si nasconde dietro il suo nome? E perché lo si può considerare il simbolo di San Valentino a Milano?
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14 febbraio: il giorno del «monte dell’amore» di Milano
# Per fare un monte ci vogliono delle macerie
La Montagnetta di San Siro non è nata per lo sci, ma per risolvere un problema ben più drammatico. Siamo nel dopoguerra, Milano è ferita: i bombardamenti e la demolizione degli ultimi bastioni hanno lasciato la città sommersa dalle macerie. Cosa farne?
A trovare la soluzione è Piero Bottoni, architetto e visionario della ricostruzione. Mentre nella vicina QTB sta realizzando un quartiere ideale, immagina un nuovo destino per quei detriti: trasformarli in una collina artificiale, il Monte Stella.
# «Non eliminate, non buttate via niente»
«Non eliminate, non buttate via niente» dice Piero Bottoni. In una Milano lacerata dalla guerra, bisogna ripartire da ciò che resta, anche se ciò che resta sono solo macerie. E così nasce un’idea audace: trasformare la distruzione in paesaggio.
Il progetto iniziale prevedeva una collina alta il doppio, ma anche con i suoi 45 metri il Monte Stella è un manifesto di rinascita. Una montagna artificiale, costruita strato dopo strato con le rovine della città. Gradoni panoramici si susseguono a spirale, collegati da una strada che avvolge la collina come una vite, conducendo alla vetta: un punto di osservazione privilegiato, dove Milano e il suo hinterland si svelano in tutta la loro vastità.
Ma questo luogo non è solo un’opera di urbanistica visionaria. È anche una straordinaria manifestazione d’amore. Un progetto speciale per una città da ricostruire, così speciale che Bottoni decise di dedicarlo alla donna della sua vita: Elsa Stella.
Così, da allora, la Montagnetta di San Siro divenne il Monte Stella.
Anche uno dei progetti di rigenerazione più grandi d’Europa rischia di finire nelle sabbie mobili. I proprietari dell’area vogliono rivedere nuovamente il masterplan: sarebbe la quinta volta.
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«Più volumetrie e meno verde»: anche il maxi progetto a Milano Nord rischia di affogare nel cemento
# La società proprietaria delle aree vuole rivedere di nuovo il masterplan
Masterplan MilanoSesto
Il travagliato percorso per poter condurre in porto uno dei progetti di rigenerazione più grandi d’Europa rischia di fermarsi di nuovo. Nello scenario peggiore si tratterebbe di uno stop di altri due anni, facendo slittare i cantieri previsti dal 2027 al 2030, che si aggiungono agli altri due persi per il riassetto societario di MilanoSesto e il «nulla avvenuto dal novembre 2023» quando sono entrati Coima e Redo nella proprietà «fino a oggi» come ha dichiarato l’Assessore all’Urbanistica Antonio Lamiranda. A far compiere l’ennesima giravolta al progetto è proprio Milanosesto, la società proprietaria delle aree dismesse, che, come riportato da Il Giorno, il 4 febbraio ha scritto all’amministrazione di Sesto San Giovanni per rivedere il pii (programma integrato di intervento) e di fatto tutto il Pgt.
# Le richieste di MilanoSesto: aumento delle volumetrie e meno verde. Il sindaco dice no
credits: @milanosesto_official IG
Il Sindaco Roberto Di Stefano ha già avvertito che se la richiesta è dovuta a un riassetto del prodotto finanziario non c’è alcune possibilità di modifica del piano su cui si lavora da sette anni. Nello specifico viene richiesto:
un innalzamento dell’indice territoriale di 0,2 metri quadri per ogni mq rispetto alle regole attuali;
a rimodulazione delle funzioni con un significativo incremento di quella residenziale e la riduzione di quella commerciale;
la dotazione di aree per servizi di interesse pubblico e generale (il parco);
la ridefinizione e l’aumento dell’edificabilità.
In sintesi: più volumetrie e meno verde. Il parco deve rimanere nella sua interezza dei 30 ettari di cui 13,5 nel lotto Unione Zero, spiega sempre l’Assessore Lamiranda, in caso contrario il comune è pronto all’escussione delle fideiussioni. L’unica possibilità è lo spostamento di una parte dei volumi, senza variare il saldo tra edificato e verde, ad esempio al posto delle collinette verdi lungo viale Italia. Si potrebbe pensare, conclude Lamiranda, a una sorta di «semicerchio vista parco, come Central Park a New York».
Progetto originario Renzo Piano MilanoSesto
La nuova configurazione significherebbe un ritorno all’origine, al vecchio pii firmato da Renzo Piano per Luigi Zunino. Nel frattempo qualcosa si è comunque mosso.
# Cosa è stato fatto e si sta facendo
Lamiranda – Cantiere studente Unione Zero
Non tutto però è rimasto fermo. Il 15 ottobre 2024 è stata ufficialmente posata la “prima pietra” del futuro studentato, degli uffici di Banca Intesa San Paolo e degli edifici residenziali del lotto Unione Zero, lato via Acciaierie – piazza Diaz.
Veduta aerea_Unionezero
Nell’area sono previsti:
un hotel a cura dello studio di architettura e interior design ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel
residenze in edilizia convenzionata di Barreca & La Varra e realizzata da Redo Sgr;
residenze libere di Scandurra Studio Architettura;
una prima porzione del parco, pari a 13 ettari su 45 ettari complessivi, sviluppato da LAND.
Antonio Lamiranda FB – Ascensori Passerella stazione Sesto
Ancora prima era stati avviati i cantieri per l’ospedale pubblico IRCSS Città della Ricerca e della Salute, le nuove sedi dell’Istituto neurologico Besta e dell’Istituto nazionale dei tumori. A buon punto, nonostante diversi mesi di ritardo a causa del ritrovamento dell’amianto nel vecchio stabile passeggeri, la nuova stazione ferroviaria “a ponte” firmata da Renzo Piano pensata anche per fare da cerniera tra le due parti del territorio comunale separate dai binari.
Riccardo la Frazia FB – Nuova stazione di Sesto
La struttura si caratterizzata per una passerella in vetro di 90 metrilarga 18 metri, al suo interno bar e alcuni negozi, con una vista panoramica sul nuovo Parco urbano Unione. Il mese scorso sono state completate le fondamenta del nuovo fabbricato viaggiatori. Nei prossimi mesi si prevede la riapertura del sottopassaggio per consentire anche di interscambiare con la stazione metropolitana senza uscire in superficie. L’ultimazione del comparto ferroviario è programmata per il mese di agosto 2025, l’operatività della nuova stazione a partire da dicembre 2025.
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Il completamento della Circle Line, perlomeno nell’ipotesi che prevede altre due nuove stazioni e un aumento di frequenza dei treni, non dovrebbe avvenire prima del 2030. Un antipasto del futuro servizio è però programmato già per il prossimo anno.
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La «metropolitana olimpica»: la grande prova della Circle Line a Milano
# Il punto sul progetto della linea semi-circolare ferroviaria
Di Arbalete – openstreetmap.org, CC BY-SA 2.0, httpscommons.wikimedia.orgwindex.phpcurid – Tracciato Circle Line
Un progetto di cui si discute da anni e che un pezzetto alla volta si sta portando avanti. In realtà non sarà come una vera metropolitana circolare, per due ragioni:
perché manca il tratto ovest per chiudere il cerchio
perchè viene svolto da una tradizionale ferrovia e non da una linea metropolitana.
Comunque sia dovrebbe contribuire a rendere più attrattivo e utile il tracciato della cintura ferroviaria. Al momento è in fase di completamento la riqualificazione della stazione di Porta Romana Fs e in futuro sono previste due nuove stazioni a nord:Stephenson e MIND Merlata tra Certosa e Rho Fiera. Nel scenario del PUMS sono previste altre stazioni come Toscana a sud, Cuoco a est, Istria e Dergano a nord. Il servizio è previsto che venga svolto dalla sovrapposizione di più linee ferroviarie e una prima fase operativa, con le nuove stazioni in progetto realizzate, dovrebbe esserci attorno al 2030. Un antipasto si dovrebbe però avere già in occasione delle Olimpiadi Invernali 2026.
# La R31 Milano-Mortara viene attestata a Rogoredo e arriva la nuova linea S19
Milano-Mortara con tracciato fermato a Rogoredo
L’Assessore regionale ai Trasporti e Mobilità sostenibile, Franco Lucente, nel fare il punto sulla situazione della linea ferroviaria R31 Milano Porta Genova-Mortara-Alessandria, considerata tra le peggiori d’Italia, ha spiegato le novità in arrivo.
La prima è che sulla linea, dove circolano oggi 48 treni al giorno, con i tecnici di Trenord e Rfi è stato fissato l’obiettivo di arrivare, in vista dell’evento olimpico, con un cadenzamento alla mezz’ora.
La seconda è l’attestazione del percorso a Rogoredo, anticipando lo stop al servizio della stazione di Porta Genova attesa per la dismissione entro il 2027. Tutto questo diventa possibile grazie «alla creazione della nuova linea S19, che effettuerà le stesse fermate della S9 nella tratta da Albairate a Porta Romana FS. Ricordiamo che arrivare a Rogoredo significa avere una connessione con l’Alta Velocità».
# Un treno ogni 10 minuti nella cintura sud: come una metropolitana leggera
Nuove linee cintura sud
La sovrapposizione delle linee S9, la nuova S19 e la R31 Milano-Mortara con percorso allungato a Rogoredo, consente di avere un treno ogni 10 minuti per direzione nella cintura sud e mostrando come dovrebbe essere il futuro servizio della Circle Line. Una specie di metropolitana leggera per i milanesi, ma anche per chi vive nell’hinterland e nel pavese. Gli utenti in arrivo da Mortara, oltre a poter raggiungere già oggi l’Aeroporto di Linate cambiando a San Cristoforo M4, potranno scambiare a Romolo M2, Tibaldi, Lodi T.I.B.B. M3 dalla stazione di Porta Romana FS, e Rogoredo M3.
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Quando Milano sa essere anche alla portata di tutti. La pizzeria low cost in zona Navigli, forte del successo del suo primo locale, ha persino raddoppiato con un altro punto in pieno centro. Ecco dove si trova e quanto si spende.
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La pizzeria low cost, con i prezzi più bassi di Milano raddoppia: sbarca in centro con questi prezzi
# Il successo della pizzeria low-cost di Milano: nuova apertura in pieno centro alla fine del 2024
Pizza e mozzarella interno locale
Milano, città dei grattacieli e dei prezzi da capogiro. Spesso etichettata, a buon ragione, come la metropoli più cara d’Italia dove solo i ricchi sembrano potersi permettere il lusso di viverci bene. Eppure, tra boutique di lusso e ristoranti stellati, esistono ancora angoli accessibili a tutte le tasche. Uno di questi è “Pizza e Mozzarella“, una pizzeria nascosta in via Carlo Torre 22, a pochi passi dai Navigli. Non solo, a quanto risulta, è la più economica della città, ma offre anche una pizza che non ha nulla da invidiare a quelle delle pizzerie più blasonate. E visto il successo ha deciso di raddoppiare.
pizzaemozzarella IG – Nuovo locale
Alla fine del 2024 ha aperto infatti un secondo locale in pieno centro città, zona Cadorna, in via Vicenzo Monti 15, che si aggiunge ad altri due già presenti nell’hinterland a Settimo Milanese e Paderno Dugnano.
Nonostante un piccolo ritocco ai prezzi, il menù rimane incredibilmente low-cost. Il coperto? Solo 1 euro (prima era 50 centesimi). La proposta è variegata: si parte dagli antipasti fino ai dolci, passando per qualche primo piatto. Tra le specialità troviamo:
Montanare (strisce di zeppole fritte con pomodoro, parmigiano reggiano e basilico) a 3 euro.
Cuoppo (mix di frittini con zeppole di pasta cresciuta, crocchette di patate e scagliozzi) a 3,5 euro.
Patatine fritte formato chips a 2,5 euro.
Sono presenti poi due primi, gli gnocchi alla fiorentina e la pasta con patate e provola, entrambi a 7 euro.
Menu pizzaemozzarella
E la pizza? Una marinara costa solo 3,50 euro, mentre la margherita arriva a 5 euro, tutte preparate seguendo la tradizione napoletana con il classico cornicione alto. La più costosa? Appena 7,50 euro, la salsiccia e friarielli. Per chiudere in dolcezza, si può scegliere tra la pastiera napoletana a 3 euro, il tiramisù a 3,50 euro o le frittelle calde alla Nutella a 2,50 euro. Anche con gli ultimi aumenti, questi prezzi sono un vero affare per essere a Milano.
# E se non si vuole badare a spese? La pizzeria più cara di Milano ha il costo di una suite a cinque stelle
crazypizza.milan IG
Alcuni anni fa ci si è scandalizzati per la margherita a 25 euro di Carlo Cracco in Galleria Vittorio Emanuele. A seguire è stato il turno del Crazy Pizza di Flavio Briatore, in via Varese 1, con la pizza al Pata Negra Joselito – con salsa al pomodoro, mozzarella di bufala e prosciutto pregiato – servita alla cifra di 68 euro.
pizza Plein – newsdalmondo IG
Ma questo è nulla in confronto alla pizza proposta nel ristorante del nuovo hotel di lusso firmato Philipp Plein: sottile e fragrante al centro con bresaola di Wagyu, tartufo, impasto al Dom Pérignon Vintage 2013 e un prezzo da 1.500 euro. Come per una notte in una suite a cinque stelle.
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I prezzi sono cresciuti anche nell’hinterland di Milano: a differenza di appena un anno fa, non si trovano più paesi con la media del prezzo delle case attorno ai 900 euro al mq. Eppure ci sono diversi comuni dove comprare casa è ancora molto conveniente. Vediamo quali sono e cosa hanno da offrire.
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Una casa a 1.000 euro al metro quadro? Questi i quattro paesi dell’hinterland di Milano con il prezzo più basso
# I due comuni dell’hinterland con il prezzo delle case più basso
Mappa Città metropolitana
Le ultime rilevazioni di Osservatorio Immobiliare confermano la Città metropolitana di Milano come l’area con i valori più elevati in Italia, con una media di circa 3.470 euro al mq, su oltre 69.205 annunci. Il Comune di Milano è stato quello a registrare il prezzo più alto per gli immobili in vendita con 5.150 euro al mq, quasi il doppio rispetto alla media regionale di 2.270 euro al mq.
Per una buona fetta dei milanesi sono cifre irraggiungibili. Se però si sposta lo sguardo più lontano la situazione cambia in modo radicale: ci sono ancora due comuni con quotazioni medie attorno ai 1.000 euro. Si tratta di Nosate e Turbigo. A questi se ne aggiungono altri due con prezzi di poco superiori. Ma scopriamo quali sono queste “isole” della convenienza.
# Nosate, il meno popoloso della Città Metropolitana di Milano con case a un costo medio di 1.010 euro al mq
atty_82 IG – Nosate
All’estrema punta nord ovest della Città Metropolitana di Milano c’è Nosate. Un piccolo angolo di mondo che sembra uscito da una cartolina d’altri tempi, si trova a circa 45 km dal centro di Milano, incastonato nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. Con poco più di 600 abitanti, è il meno popoloso del territorio metropolitano e il secondo più distante dal capoluogo dopo l’exclave di San Colombano al Lambro. Attraversato dal Naviglio Grande e dal canale Villoresi, si caratterizza per paesaggio rurale, con le vecchie cascine a testimoniare questa vocazione, e abitazioni dal costo medio di 1.010 euro al mq.
# Nel vicino Turbigo i prezzi salgono di appena 20 euro: 1.030 al mq
Credits manolo.ga1 IG – Turbigo, resti della vecchia dogana austriaca di fine Settecento
Separato da un lembo di terra c’è Turbigo, tra i due comuni si frappone Castano Primo che che nel 2022 registrava una quotazione di 875 euro al mq, dove per un’abitazione si paga in media 1.030 euro al mq. Anch’esso immerso nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, rispetto a Nosate ha una popolazione superiore di oltre 10 volte, più di 7.000 residenti, e spicca per il suo mix architettonico. Troviamo infatti il Castello Visconteo, con il suo stemma che racconta di un passato nobile, il Palazzo De Cristoforis Gray, che unisce l’eleganza settecentesca con l’anima del ‘500, e la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, che strizza l’occhio alla maestosità della Chiesa del Gesù di Roma. E per chi cerca un tocco di avventura? C’è un ponte tibetano di 70 metri, sospeso a 8 metri d’altezza sul Ticino, perfetto per chi ama camminare con un pizzico di brivido.
# Altri due comuni attorno ai 1.000 euro
marygracegrace IG – Robecchetto con Induno
Ci sono però altri due comuni convenienti. Appena sotto Turbigo troviamo Robecchetto con Induno, creato nel 1870 dalla fusione dei comuni di Robecchetto e Induno Ticino e con circa 4.800 abitanti, che registra una media di prezzi al mq di 1.055 euro. Tra i luoghi di interesse ci sono il Ponte sul Naviglio Grande, non distante dalla centrale di Turbigo, e il Palazzo Arese poi Fagnani, adibito alla sede del Municipio. Ne servono invece 1.065 per andare a vivere in collina a San Colombano al Lambro, l’exclave della Città Metropolitana di Milano, dove si produce l’unico vino DOC del territorio nelle tipologie fermo e frizzante.
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