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Quando chiuderanno la porta dell’inferno?

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Harry a pezzi (Woody Allen)

Il 15 ottobre al Quirinale è stata aperta la porta dell’inferno con l’installazione di Auguste Rodin. È anche il giorno in cui è entrato in vigore l’obbligo di lasciapassare per tutti i lavori, coincidenza un po’ inquietante.

Nei giorni scorsi sono usciti due articoli del New York Times e del Washington Post che sottolineano come l’Italia stia adottando misure di restrizione della libertà di natura dragoniana senza precedenti nella storia umana. In particolare, scrive il Washington Post come l’Italia “si è spinta in un nuovo territorio per le democrazie occidentali”: è “un laboratorio politico in cui si sta cercando di capire quale sia il livello di controllo che la società è disposta ad accettare”.

Sono misure che inevitabilmente stanno amplificando la tensione sociale, nonostante i media nostrani minimizzino. Comprimere i diritti di una minoranza porta necessariamente a una lacerazione nella società e a forme di resistenza passiva e attiva per recuperare i diritti perduti. Come è sempre successo nella storia per ogni tipo di minoranza che non possa godere degli stessi diritti della maggioranza.

La porta al Quirinale richiama la descrizione dell’Inferno fatta da Dante, in cui si immagina la suddivisione in bolge che più si va verso il fondo e più si incrementa la gravità delle pene. E in questa progressione l’unico motivo di attenuazione della punizione per chi sta al di sopra è sapere che c’è chi sta peggio.

Nel film Harry a Pezzi Woody Allen scende nell’ascensore dell’Inferno. Arriva fino in fondo e chiede a una delle anime dannate perché si trova lì. E questo risponde che è perché ha inventato gli orribili infissi in alluminio anodizzato.

Forse è quello che sta accadendo anche all’Italia di oggi, in cui dei diavoli stanno facendo scontare ai cittadini delle pene sempre peggiori, per colpe difficilmente identificabili.

Continua la lettura con: Partito Trieste, il capolinea della politica

MILANO CITTA’ STATO

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L’INSTALLAZIONE TRASPARENTE per camminare tra le NUVOLE: da realizzare anche a Milano?

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Credits nonnagivemepepper IG - Summit One

Summit One è il punto panoramico più alto nel centro di Manhattan dove si può camminare su un pavimento di vetro a oltre 300 metri d’altezza e vivere anche un’esperienza sensoriale. Ecco come è fatto e dove si potrebbe vedere nella nostra città.

L’INSTALLAZIONE TRASPARENTE per camminare tra le NUVOLE: da realizzare anche a Milano?

# Nel grattacielo One Vanderbilt si trova il punto panoramico più alto nel centro di Manhattan

Credits newaltlas.com – One Vanderbilt

Nel grattacielo One Vanderbilt di Kohn Pedersen Fox, il quarto edificio più alto di New York per un altezza di 427 metri, si può avere la sensazione di camminare tra le nuvole. Completato nel 2020 questo edificio di 59 piani sopra la Grand Central Station a Midtown Manhattan è dotato di un ascensore completamente in vetro che porta i visitatori a 369 metri, dove si trova il punto panoramico più alto nel centro di Manhattan.

# Si può camminare sopra un pavimento di vetro a oltre 300 metri d’altezza

Summit, questo è il nome dell’osservatorio, è uno spazio di 6000 mq sviluppato su quattro livelli da dove si può per ammirare la metropoli da un’altezza incredibile con l’Empire State Building e il Chrysler Building a distanza ravvicinata, e il Central Park di sotto. All’interno si può anche vivere un’esperienza sensoriale, chiamata “Air” e progettata da Kenzo Digital Immersive, realizzata con 2500 specchi che creano un gioco di riflessi e una musica rilassante.

Man mano che si sale in altezza l’esperienza diventa più intensa sia fisicamente che emotivamente: si passa da “Transcendence” (trascendenza) al 91/esimo piano, a Levitation (levitazione) per arrivare a “Ascent” (Ascesa, la vetta del Summit), grazie all’unico ascensore trasparente all’esterno per un osservatorio di New York. Il piano dove si può camminare tra le nuvole è Levitation, strutturato con due sky box che sporgono dall’involucro dell’edificio, consentendo agli utenti di salire su un pavimento di vetro a 324 metri d’altezza. 

Leggi anche: I 7 SUPERGRATTACIELI che stanno cambiando lo SKYLINE di NEW YORK

# Nella Torre Isozaki potrebbe esser realizzato l’osservatorio panoramico di Milano

Credits: theplan.it

La Torre Isozaki a City Life, sede del quartier generale di Allianz, è il grattacielo più alto di Milano e d’Italia al tetto con 209 metri. La superficie vetrata e gli ampi spazi dei piani sarebbero ideali per realizzare al 50esimo livello, l’ultimo dell’edificio, un’osservatorio a 360 gradi sulla città e una piattaforma esterna in vetro per camminare “tra le nuvole” a 200 metri d’altezza. In alternativa si potrebbero utilizzare gli otto ascensori del grattacielo, che sono tutti ai lati esterni, sostituendo il pavimento degli stessi con delle lastre in vetro.

Continua la lettura con: Questo è il “PIÙ BEL GRATTACIELO del MONDO”

FABIO MARCOMIN

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Marsiglia la CITTÀ della CREATIVITÀ: progetti innovativi realizzati e in programma nel futuro

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Credits: @carolinedutrey Friche_Toit-terrasse

Una città dallo spirito inquieto, ma anche dalla tanta voglia di ridisegnarsi e innovarsi. Questa è Marsiglia, una delle città più iconiche del Sud della Francia. 111 quartieri e quasi 900 mila abitanti che mostrano al mondo la loro creatività. Marsiglia è la città della mixité, multiculturalità è la parola d’ordine, e il suo fascino è probabilmente dato da questa diversità e dall’autenticità che la circonda.

Partendo dalla candidatura a Capitale Europea della Cultura 2013, Marsiglia ha mostrato al mondo progetti architettonici innovativi, nuovi percorsi di arte contemporanea e diversi spazi dedicati alla cultura e alla socialità. Allora ecco i progetti più innovativi già realizzati o in programma per la città francese della creatività.

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Marsiglia la CITTÀ della CREATIVITÀ: progetti innovativi realizzati e in programma nel futuro

# Marsiglia si riscatta: da città povera e decadente a città creativa

Credits: @MicalefOTCM
Euromediterranée, Quartiere Docks

Marsiglia guarda avanti, ha voglia di riscattarsi e lo fa partendo dalla riqualificazione di molte sue zone. Grazie agli aiuti dello Stato, nella città si è deciso di andare ad operare su 5 aree in particolare, per un totale di 310 ettari di superficie: la Cité de la Méditerranée (il waterfront), il nuovo centro direzionale e residenziale La Joliette, il polo culturale della Belle de Mai, la zona di Saint-Charles e della stazione ferroviaria e infine rue de la République, l’asse centrale che collega il vecchio porto, Place de la Joliette e la Canebière.

Un progetto pensato già da tempo e voluto dalle istituzioni nazionali, regionali e locali per contrastare il declino della città, ufficializzato solo dopo che Marsiglia divenne Capitale Europea della Cultura 2013. Da città industriale Marsiglia si è concentrata sull’economia terziaria, focalizzandosi anche sul suo potenziale turistico. Così Marsiglia sta diventando più sicura, più turistica, più creativa e sempre pronta al nuovo.

# Il progetto MauMa, la street art per la città

Credits: @joOTCM
Panier, Street Art

Negli ultimi anni Marsiglia ha visto l’arte di strada come una delle tante possibilità di rinnovamento urbano, così ha deciso di chiamare artisti locali, nazionali e addirittura di fama internazionale per decorare le strade della città. Basta girare tra le vie del quartiere storico Le Panier o per Cours Julien per capire che Marsiglia ha fatto sua la street art.

Testimoni di questo continuo impegno a voler rinnovare e riqualificare le aree dismesse della città sono i colori dei murales e il progetto MauMa (Musée d’art urbain à Marseille, ovvero Museo dell’arte urbana a Marsiglia). L’idea è quella di realizzare, da qui ai prossimi anni, un percorso di arte urbana a cielo aperto così da decorare i muri degli edifici di zone degradate o senza identità. Attraverso MauMa Marsiglia vuole sviluppare l’economia locale reinserendo i giovani nel campo dell’arte e delle costruzioni, favorire l’accesso alla cultura, mobilitare i residenti e rendere più attrattive le aree non costiere del territorio, valorizzandone gli spazi pubblici.

# Il progetto della Grotta Cosquer, per portare a tutti una parte della storia di Marsiglia

Grotte Cosquer

Scoperta nel 1985 da Henri Cosquer, anche se dichiarata nel 1991, nei pressi dei Calanchi Cap Morgiou, la Grotta Cosquer è una delle più interessanti grotte sommerse al mondo. A 37 metri di profondità sono stati trovati infatti alcuni tra i più antichi graffiti della storia dell’uomo, risalenti a circa 27.000 anni fa.

Il problema è che alcune di queste figure sono a rischio, ma soprattutto che pochi possono vedere questi capolavori d’arte preistorica. A Marsiglia si è deciso quindi di restituire alla città una delle grotte più belle del mondo. Dove? All’interno della Villa Méditerranée, a pochi metri dal Mucem. Quando? Entro il 2022 si prevede un percorso guidato tra la riproduzione della Grotta Cosquer.

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Un arrivo in acqua su un pontile galleggiante e una scenografia che presenta il mondo delle immersioni, un centro di interpretazione dedicato alla preistoria e all’innalzamento del livello del mare e un anfiteatro. In più, l’idea è quella di organizzare un programma pedagogico che, attraverso l’insegnamento della preistoria e del problema dei cambiamenti climatici, vuole proporre numerose attività.

# L’Euromed Center e la riqualificazione dell’area portuale

Credits: @JoYanaOTCM
La Joliette, Bâtiment détail

Parte del più grande progetto di sviluppo urbano “Euroméditerranée”, che si pone come obiettivo la rigenerazione e riqualificazione di alcune aree della città attraverso progetti architettonici di rilevanza internazionale, l’Euromed Center è stato progettato dagli archistar Massimiliano e Doriana Fuksas. Una volta vinto il concorso nel 2006, i due architetti hanno progettato uno dei più grandi centri dell’intera città. 58 mila metri quadrati occupati da 4 edifici per uffici (chiamati Astrolabe, Calypso, Hermione e Floreal), un hotel 4 stelle, l’Hotel Golden Tulip, una strada pedonale con negozi, 5 mila metri quadri di spazi verdi, tra cui il Jardin d’Arenc, e un cinema multisala.

Con questo progetto Marsiglia vuole cambiare volto all’intera area portuale e mostrarsi come una città dinamica. Per questo, i due architetti hanno deciso di soddisfare questo desiderio di “città in movimento e in continua evoluzione”, andando a realizzare volumi e superfici morbide e rotonde, come se fossero costruzioni che accarezzano chi li guarda.

# Smartseille per una città più sostenibile

Credits: @JoYanaOTCM
La Joliette, quartier

Un quartiere innovativo, eco-sostenibile, realizzato con nuovi materiali e nuove tecniche costruttive, è questo il quartiere Smartseille. Ancora una volta parte del più grande progetto di rigenerazione urbana di tutta Europa, “Euroméditerranée”, Marsiglia mostra non solo di essere una città colorata e creativa, ma di essere anche attenta all’ambiente che la circonda e di cui fa parte.

L’idea di realizzare Smartseille è nata infatti nel 2009, quando si volle allagare di circa 170 ettari lo spazio di riconversione già inserito nel progetto Euroméditerranée. Marsiglia vuole diventare una città sostenibile, che si adatta ai cambiamenti climatici, geografici, culturali e mediterranei, e inizia a farlo con la costruzione di questo eco-quartiere che ha ricevuto anche il marchio di EcoCité. A Smartseille innovazione, risparmio energetico, nuovi usi e servizi sono le parole d’ordine.

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# Loop Aix-Marseille, la rivoluzione nel sistema di trasporti

Credits: madeinmarseille.it
Loop Aix-Marseille

Marsiglia non si vuole più fermare e, oltre a numerosi progetti volti alla riqualificazione di alcune aree urbane poco attraenti, ha deciso di puntare anche sui mezzi di trasporto. L’obiettivo? Riuscire a collegare Marsiglia ad Aix-en-Provence attraverso un mezzo di trasporto super innovativo che permetterebbe a chi lo prende di raggiungere la città di Aix-en-Provence in tempi record, solo 15 minuti.

Si chiama Loop Aix-Marseille ed è un’idea di Guillaume Nicoulaud, Mathieu Morateur e Michele Mossi che potrebbe essere realizzata entro il 2030. Si tratterebbe di mini vetture automatizzate che circolerebbero ad alta velocità in una rete di tunnel sotterranei. Ogni vettura potrebbe contenere circa 25 passeggeri e si fermerebbe solamente se ci sono passeggeri che devono scendere o salire. Il tutto sarebbe gestito da un’intelligenza artificiale che programmerebbe i viaggi.

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Per saperne di più: www.marseille-tourisme.comprovence-alpes-cotedazur.com www.france.fr

BEATRICE BARAZZETTI

Continua la lettura con: I 5 luoghi imperdibili dove gustare la migliore CUCINA PROVENZALE a Marsiglia e dintorni

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L’orologio più SOTTILE del mondo che costa come una LAMBORGHINI

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Credit: @mingweekly

L’orologio Octo Finissimo Perpetual Calendar: l’orologio più sottile al mondo che sembra arrivare dritto dal futuro. Ma il prezzo è supermaxi. 

L’orologio più SOTTILE del mondo che costa come una LAMBORGHINI

# L’orologio più sottile del mondo: 5.80 millimetri

Credit: @mingweekly IG

Con il lancio dell’orologio Octo Finissimo Perpetual Calendar Bulgari ha alzato  l’asticella dell’alta orologeria. Dopo aver vinto più di 60 premi internazionali, la società italiana nel settore del lusso pare voglia superare ogni limite.

Il nuovo Octo Finissimo è la versione più estrema della miniaturizzazione del movimento automatico e della ripetizione, aggiungendo a questo un’estetica mozzafiato. In poche parole: innovazione racchiusa in un piccolo oggetto.

Per Bulgari innovazione significa portare l’estetica e la funzionalità sullo stesso livello e qui arriviamo all’orologio che sembra appartenere al futuro: 408 componenti perfettamente assemblati all’interno di uno spazio estremamente ridotto. L’Octo Finissimo Perpetual Calendar è spesso infatti solo 5.80 mm, diventando l’orologio più sottile del mondo.

# L’avanguardia a portata di mano

Credit: @mingweekly

Lo sviluppo di questo calibro, spesso 2.75 mm, ha richiesto ai progettisti del movimento della Manifattura di Le Sentier di percorrere nuove soluzioni, come l’utilizzo di un micro-rotore e l’ottimizzazione dello spazio tra i componenti, senza ridurre le loro dimensioni.

Il nuovo modello monta un movimento meccanico automatico di manifattura, calibro BVL 305 con soli 2.75 mm di spessore. La cassa da 40 mm di diametro è in titanio sabbiato con corona in titanio sabbiato con inserto in ceramica (o cassa in platino lucido-satinato, quadrante blu e corona in oro bianco con cinturino in pelle).

Questo nuovo modello è disponibile in due varianti: una con l’iconica veste in titanio e una in platino.

Entrambe le versioni hanno fondello trasparente e impermeabilità fino a 30 metri.

# Il dominio del tempo fino al 2100

Credit: @mingweekly

Questo orologio di mezzo centimetro è la testimonianza del vero genio di Bulgari.

Tutti i componenti alimentano le lancette delle ore e dei minuti insieme a tutte le funzioni del calendario perpetuo ovvero data retrograda, giorno, mese e anno bisestile retrogrado. Sono regolati per mezzo di tre correttori: uno per la data alle ore 14, un altro per il mese alle ore 16 e un terzo per il giorno tra le ore 8 e le ore 9.

Come scrive Bulgari sul suo sito: “Emblema dell’indissolubile legame tra l’Uomo e il tempo, la sofisticata complicazione di cui è dotato l’orologio ha in sé qualcosa di magico e rappresenta un perfetta sintesi tra alta orologeria e creatività italiana”.

Chi possederà quest’orologio potrà leggere l’ora senza preoccuparsi di dover regolare le indicazioni prima di febbraio 2100, anno bisestile che richiederà l’adeguamento delle funzioni.

Prima di allora, l’orologio funzionerà completamente da solo dominando il tempo che gli uomini hanno sempre cercato afferrare.

# Un prezzo extra-large: 200mila euro

L’orologio non è ancora sul mercato ma le ipotesi sul prezzo fanno già girare la testa. Secondo alcuni siti di orologi questo gioiellino potrebbe costare anche 200.000 euro.

 

Continua la lettura con: Il PRIMO OROLOGIO pubblico del MONDO si trova a MILANO

ARIANNA BOTTINI

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Il MARGHERITA INDEX: quali sono i QUARTIERI di Milano con i PREZZI della PIZZA più ALTI

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Credits gian_strafile IG - Pizza margherita a Milano

Una startup milanese ha prodotto una ricerca sui menu di oltre 200 pizzerie meneghine per comparare i costi della pizza margherita. Ecco i risultati.

Il MARGHERITA INDEX: quali sono i QUARTIERI di Milano con i PREZZI della PIZZA più ALTI

# Dopo il Big Mac Index arriva il “Margherita Index”

credit: scatti di gusto

Il Big Mac index, inventato nel 1986 dal settimanale britannico The Economist, è un indicatore economico informale che confronta il potere d’acquisto di diverse valute monetarie rispetto ai prezzi di vendita dell’omonimo panino venduto dai ristoranti della catena Mc Donald’s presenti nel mondo. L’obiettivo è quello di mostrare le sopravvalutazioni e sottovalutazioni delle singole valute ponendo come base di confronto il prezzo del panino convertito in dollari statunitensi. Il dato costante che emerge è che nei Paesi più poveri per comprare un hamburger serve una porzione molto più consistente del proprio stipendio rispetto ai Paesi con un più alto tenore di vita.

Grazie alla ricerca della startup milanese Maiora Solutions sui prezzi della pizza margherita, nei menu di oltre 200 pizzerie in città, si può determinare una sorta di “Margherita Index” per capire come i costi di una pizza possono variare in base alla zone più ricche e meno ricche di Milano. I risultati hanno mostrato una forbice di prezzo tra i 5,5 euro e gli 8 euro. Vediamo in quale zona la pizza è più cara e dove è più economica.

# I quartieri più cari per mangiare a Milano: CityLife e Arco della Pace

credits: @andreacherchi_foto

A fronte di un prezzo medio di 6,75 euro, i quartieri più cari dove mangiare una pizza margherita sono in prevalenza quelli dove gli affitti medi e il pil pro capite sono più alti:

  • Porta Vittoria, Amendola, Buonarroti, City Life, Arco della Pace, Arena e Pagano, con un costo di circa 8 euro.
  • i quartieri di Porta Romana, Cadore, Montenero, San Vittore, Ticinese dove il costo si ferma a 7 euro.

# I quartieri più economici: San Siro e Barona

credits: kserviceimpresasociale.it – Villaggio Barona

Tra i quartieri o le zone dove la pizza è più economica troviamo soprattutto quelli meno ricchi della città:

  • zona Solari, Washington e Lotto, Fiera e Portello dove il prezzo si adegua invece alla media, a circa 6,5 euro;
  • le zone dei Navigli e Bocconi con 6 euro di spesa;
  • il risparmio maggiore si trova in zona San Siro, Trenno, Ripamonti, Vigentino, Bande Nere, Inganni, Famagosta, Barona dove per una pizza margherita bastano solo 5,5 euro.

Continua la lettura con: Il RISTORANTE stellato più ECONOMICO di Milano (tra i top 10 più a buon prezzo d’Italia)

FABIO MARCOMIN

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Partito Trieste, la Caporetto della politica

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Credit: @comingoutroma IG

In un momento in cui non c’è una vera opposizione politica, l’unico avversario del governo è la città di Trieste.

Il valore fondante che sta attirando su Trieste tanta simpatia da tutto il mondo è la libertà. Trieste sta rappresentando una sorta di porto franco della libertà dall’imperio, un’isola nel mondo della politica dominato da autoritarismi e restrizioni per i cittadini.

E questo non è un caso. Le proteste spesso nascono nelle periferie e nei ceti più semplici che durante le tempeste sono come piccole navi sopraffatti dalle onde.
È una città abituata da sempre a sopravvivere da sola e a difendere con forza la sua libertà e il suo territorio. In più la distanza dalle stanze del potere romano e il confronto quotidiano con culture straniere le consente di mantenere una visione più distaccata e obiettiva, alimentando uno spirito di corpo e di unità tra le persone.  
Il forte vento della bora riuscirà a spingere la libertà fino alle stanze del potere?

In questa politica spettacolo, come è bello far l’amore da Trieste in giù diventa un pensiero da statista.

Continua la lettura: verifichiamo la capacità ondulatoria 

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: Il caso Enel X: la “Tesla” italiana si è fatta “banca” e ora fa i soldi con il Superbonus

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La VILLETTA di campagna che COSTA come una CITY CAR

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Credits soleta_zeroenergy - Soleta house

Una grande rivoluzione nel comparto delle tiny house: la mini villa con terrazzo, interamente realizzata in legno che coniuga bellezza, efficienza e molto di più.

La VILLETTA di campagna che COSTA come una CITY CAR

# Design moderno, prestazioni record e costo da utilitaria

Credits jebigadesign – Soleta house

Il mondo delle tiny house è da tempo nel mirino di un numero sempre maggiore di persone. L’attenzione degli utenti ha fatto crescere l’offerta e, con essa, la qualità generale dei progetti delle mini case. Non solo estetica, che è comunque sempre ricercata dagli amanti di buon gusto, ma soprattutto l’efficienza energetica. In questo quadro di difficile armonia esiste Soleta Zero Energy One, una mini villa che può arrivare fino a 100 mq, progettata con locali interni spaziosi e con una immensa veranda, che unisce l’amore per l’estetica alle prestazioni energetiche. Questa mini villa, nata per stupire, ha deciso di toglierci il fiato con un prezzo accattivante: costa come un’utilitaria.

Leggi anche: Le 10 MINICASE “Fai-da te” più belle del mondo (fotogallery)

# Una mini villa gradevole ed efficiente ad un massino di 25.000 euro

#3 sviluppo ph. soleta.ro

Soleta House è una vera e propria sfida che gli ideatori si apprestano a vincere. Il progetto è degli architetti di Justin Capra Foundation, realizzato su commissione della F.I.T.S., Inventions and Sustainable Technologies, che è una Fondazione senza scopo di lucro, indipendente, la quale favorisce e diffonde invenzioni originali. La mini villa è realizzata nell’ambito della ricerca che promuove le case autosufficienti.

L’aspetto di Soleta House è bello: elegante, spaziosa, calda e accogliente. Interamente realizzata in legno ma con un carattere moderno e raffinato. La struttura portante è realizzata con travi in legno lamellare, mentre per le colonne è previsto il laminato. Anche pavimento e soffitto sono rifiniti con gli stessi materiali. Il legname è sottoposto ad un accurato trattamento antimicotico ed antisettico, la casa in sé è ben otto volte più leggera della stessa cubatura realizzata con materiali tradizionali. Tutto questo è proposto al prezzo che varia tra i 20 e i 25 mila Euro.

Il lato più sorprendente è che la Soleta House, sfruttando geotermia, energia solare, eolica o idroelettrica, si autoalimenta con fonti rinnovabili, riducendo al massimo il proprio impatto sull’ambiente circostante, oltre che le bollette dei proprietari. La struttura è perfettamente isolata, con doppi vetri studiati per la coibentazione ed ampie vetrate per aiutare la luce naturale ad illuminare la casa dove serve.

# Due taglie di comodità e domotica

Credits soleta_zeroenergy – Soleta house

Si può scegliere tra Soleta One, con una metratura di circa 48 mq, oppure esagerare con Soleta Two, che arriva fino a 100 mq. La casa è poi completamente affidata alla domotica. Con le opzioni remote è possibile controllare parametri come il calore interno, la ventilazione, il consumo di energia, mixare l’illuminazione tra naturale ed artificiale, nonché monitorare la sicurezza dell’abitazione. Grazie ad un collaudato e solido sistema di ancoraggio al terreno, la piccola Soleta House si può installare praticamente in ogni situazione, garantendo stabilità e risposta efficiente agli eventi sismici naturali.

Entrambe le metrature sono dotate di un grande terrazzo esterno, un bagno spazioso e la cucina è pensata per essere davvero funzionale. La differenza in metratura permette di scegliere tra la casa minimal ed una dotata di tre camere e doppio bagno. L’offerta è completa di ogni comfort: si possono ordinare a parte box per auto, piscina, sauna, pergolati esterni ed anche mobili personalizzati, per non perdere l’impatto estetico e vivere l’ambiente casalingo con sempre più comfort

# In città come in campagna

Credits prefabbricatisulweb – Soleta

I progettisti sono adesso sicuri che – con le caratteristiche implementate in questa tiny house – se ne vedranno presto delle belle. Soleta House è sicuramente pensata per godere di uno spazio amato in zone aperte, come la campagna o la montagna. Potrebbe stupirci con una diffusione anche in ambito urbano? Non è affatto escluso, troppe armi positive a disposizione per riuscire a resistere a questa tentazione. Chi non vorrebbe una bella casa, calda ed accogliente, in legno, che riduce da sola il peso delle bollette energetiche e che arriva a costare come una piccola automobile? Se questo è il futuro, ci auguriamo di vedere presto degli spazi ben attrezzati e arredati nelle nostre città, coi vicini di casa che si salutano dalle ampie vetrate delle varie tiny house. Ad esempio a Milano: dove si potebbe immergere un quartiere costituito di Soleta House?

Fonti: Esquire, Prefabbricatisulweb 

Continua la lettura con: Aria Hub: a Milano nasce una nuova CASA dello STUDENTE

LAURA LIONTI

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Leggi anche: Il Santo Graal dell’energia (che non esiste)

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La nuova iniziativa dei MILANESI: il biglietto ATM “SOSPESO”

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credits: Yuri De Letteriis nella pagina Facebook "Sporchi Cattivi & Pendolari"

Già da qualche anno è aumentato il prezzo dei biglietti ATM  a 2 euro. Molti milanesi si sono opposti a questa decisione e ne sono scaturite diverse proteste, anche all’interno della stessa ATM dove sono stati volutamente tenuti aperti i tornelli.
Tuttavia, i cittadini hanno dato vita ad un’altra iniziativa decisamente altruista: il biglietto “sospeso”.

La nuova iniziativa dei MILANESI: il biglietto ATM “SOSPESO”

# Un gesto gentile

Credits: @ilmondodichri
caffè

Il fenomeno che sta prendendo piede a Milano è un atto di gentilezza e solidarietà nei confronti del prossimo che prende spunto dall’iniziativa del “caffè sospeso” che già si pratica in molte città d’Italia. Due caffè pagati, ma solo uno viene effettivamente consumato. Il secondo caffè rimane “sospeso” per la prossima persona bisognosa che vorrà un caffè ma in quel momento non può permetterselo.

Lo stesso accade per il biglietto ATM.

# Una forma di protesta gentile: per avere mezzi pubblici gratuiti

credits: Yuri De Letteriis nella pagina Facebook “Sporchi Cattivi & Pendolari”

Non si sa chi sia stato a lanciare l’iniziativa, tuttavia è stata diffusa all’interno del gruppo Facebook “Sporchi, cattivi e pendolari” nella speranza di raggiungere più persone ed essere d’aiuto a qualcuno. Allo stesso tempo, dietro a questa cortesia si nasconde una protesta per raggiungere l’obiettivo utopico, come sottolineato da Fanpage, di ottenere il “costo zero” dei mezzi pubblici.

Ma come funziona? Chi compra un biglietto ATM, al termine del suo viaggio può cedere quest’ultimo se ancora valido e lasciarlo appoggiato ai tornelli in uscita. In questo modo chi ha bisogno di un biglietto potrà usufruire di quello che qualcuno molto gentilmente ha scelto di lasciare “sospeso”. Un po’ come succede con i ticket del parcheggio ancora validi che spesso qualche persona regala con piacere prima di andare via.

# Quel che potrebbe sembrare un gesto carino, per ATM è ILLEGALE

Credits: leggo.it – Biglietto Atm

Sfortunatamente il biglietto ATM, sia quello cartaceo che nella sua versione magnetica, è considerato personale e non cedibile. Di conseguenza, se risultano non essere in regola, si potrà incorrere in multe. Per evitare ogni problema invece è regolare lasciare un biglietto non timbrato a disposizione di chi ne abbia bisogno. 

Continua a leggere con: 🛑 ATM va all’ESTERO: dopo Copenaghen punta su Spagna, Francia e Medio Oriente

SELENE MANGIAROTTI

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Leggi anche: “La fine del mondo” di Misculin: “Viviamo un’apocalisse quotidiana. La Storia in podcast? Non può essere pedante”

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🛑 Svelato il PROGETTO del nuovo CONSOLATO USA nell’ex Tiro a Segno

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Credits: milano.corriere.it rendering consolato USA

Affidati i lavori di esecuzione del progetto che sposterà il Consolato americano in Piazzale Accursio.

Svelato il PROGETTO del nuovo CONSOLATO USA nell’ex Tiro a Segno

# Il Calimero di Villapizzone

Credits: brigante-engineering.it – Consolato Usa

Alle spalle del poderoso progetto di riqualificazione dell’area Portello c’era, fino a poco tempo fa, un piccolo Calimero che sta per tornare a nuovo uso e ad antico splendore. Si tratta dell’ex Tiro a Segno Nazionale, un complesso che affaccia su Piazzale Accursio e che ha vissuto anni d’oro fino allo spostamento della nuova sede del Tiro a Segno, sempre nei pressi di Accursio-De Gasperi.

Dopo i lavori del Portello e la realizzazione del nuovo parco nell’ex area dell’Alfa Romeo, nonché la nascita di nuovi edifici ad uso residenziale sulla Via Gallarate, solo l’ex Tiro a Segno e il maestoso boulevard che va da Musocco al Castello Sforzesco sembravano essere stati “quasi” dimenticati. Se ne prenderà cura il Governo Americano, che ne farà la nuova sede del Consolato, in un’operazione che unirà amore per l’antico e innesto del moderno, alla maniera milanese.

# Capolavoro del Liberty di Milano

Credits: milano.corriere.it
Tiro a Segno

Per chi non fosse mai passato da Piazzale Accursio, parliamo di una delle manifestazioni più belle del Liberty milanese. La palazzina di ingresso è un capolavoro dello stile, in dimensioni contenute ma che presto, grazie al lavoro di restauro, potrà essere ammirato anche dai milanesi. Il progetto del nuovo Consolato U.S.A. prevede il recupero completo del complesso Liberty, viene affrontato per restituire a Milano una parte di storia e verrà anche adibito ad eventi pubblici, per permettere ai milanesi e agli ospiti del Consolato di ammirare questa meraviglia. Già oggi è possibile osservare dall’esterno che, il consolidamento effettuato fin qui, ha mantenuto intatte le facciate esterne, nonché l’insegna della storica destinazione del Tiro a Segno Nazionale. Il colore scelto per le facciate esterne, infine, è il classico giallo Milano, un ulteriore omaggio alla storia dell’architettura meneghina. Alle spalle della palazzina verrà conservata anche l’antica tettoia che fungeva da copertura per la “linea di tiro” del tiro a segno.

# Il nuovo Consolato

Credits: milano.repubblica.it
Rendering consolato USA

Il Dipartimento di Stato Americano ha assegnato i lavori alla società Caddel Construction Company LLC di Montgomery, Alabama. La superficie complessiva interessata è di 4 ettari e il progetto definitivo è di SHoP Architects di New York. Saranno impiegati anche molti lavoratori edili locali, alcuni dei quali specializzati proprio nel recupero e la conservazione storica degli edifici interessati. Anche se ci troviamo su area del Demanio statale, ci piace sottolineare che i lavori saranno seguiti principalmente dal parere del Comune di Milano, attraverso l’assessorato alla riqualificazione urbana, con l’auspicio di vedere inserito il Consolato Americano in un contesto adatto alla visione della nuova Grande Milano.

# Il progetto prevede anche un nuovo edificio

Credits: milanotoday.it
rendering consolato USA a Milano

Alle spalle del complesso Liberty sorgerà un palazzo moderno, che ospiterà in tutta privacy e sicurezza i diplomatici americani e che si è annunciato, fin da subito, pronto a raccogliere le sfide ambientali di Milano. Troveranno posto pannelli fotovoltaici, geotermia e un sistema di recupero delle acque delle finestre, parametri che riducono l’emissione di gas serra. Ad unire nuovo e vecchio sarà il recupero della lunga tettoia, conservata in legno, tanto verde e uno specchio d’acqua. L’edificio nuovo avrà la certificazione LEED per il rispetto degli alti standard di risparmio energetico propri della bioedilizia, in pieno accordo con le nuove politiche ambientali di Milano. Tutto il complesso, quindi, consente di ampliare i servizi diplomatici per tutti i cittadini di nazionalità U.S.A. presenti nel Nord Italia, con spazi eventi recuperati all’impegno con il pubblico milanese non statunitense.

# I commenti delle istituzioni

Credits: blog.urbanfile.org
Rendering consolato USA Milano

In attesa di sollevare le reazioni e le curiosità dei lettori di Milano Città Stato, si raccolgono le prime dichiarazioni dei protagonisti locali e internazionali.

Il neo assessore alla Riqualificazione Ambientale, Tancredi dichiara che la notizia del Dipartimento di Stato Americano «ci rende particolarmente felici, dopo un percorso durato molti anni. […] Il Comune ha collaborato fattivamente affinché si realizzassero tutti i passaggi necessari alla realizzazione della bonifica, fino alla tutela dell’edificio storico».
Il Console generale degli Stati Uniti a Milano, Robert S. Needham, ha dichiarato grande soddisfazione per questo progetto che «permetterà di offrire servizi migliori ai cittadini americani e di incrementare la nostra capacità di interagire con il pubblico. La realizzazione del nuovo complesso che ospiterà il consolato e il restauro del Tiro a segno vengono portati avanti di concerto e con il supporto del Comune di Milano e l’impiego di maestranze locali esperte», aggiungendo che «Saremo lieti di continuare a cooperare con la città nelle fasi future di questo progetto»

Questo progetto di riqualificazione affaccia proprio sulla lunga arteria Certosa-Sempione e rappresenta l’ingresso al Castello Sforzesco da Ovest, la lunga e ideale via che unisce Milano a Parigi. Lo prendiamo come buon auspicio e stimolo per prendersi cura di questi lunghi ed alberati viali: possiamo chiedere di avere, anche a Milano, un boulevard degno di una capitale internazionale?

 

Fonti: Repubblica Milano, Corriere della Sera, blog.urbanfile.org

Continua la lettura con: Da Poligono di tiro a nuovo CONSOLATO USA: il progetto di trasformazione di un luogo di grande significato per Milano

LAURA LIONTI

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Leggi anche: “Milano sia un punto di riferimento per la sostenibilità ambientale del futuro”

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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🛑 Torna la POLEMICA sul PAVÈ: ecco DOVE verrà ELIMINATO

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Pavè Corso Lodi

Mentre continua il dibattito su chi vuole il mantenere il pavé ovunque e chi solo nel zone storiche della città, continua il piano di rimozione delle pietre milanesi. Ecco la prossima strada ad essere coinvolta dall’intervento.

Torna la POLEMICA sul PAVÈ: ecco DOVE verrà ELIMINATO

# L’eterna diatriba tra chi vuole il mantenere il pavé ovunque e chi solo nel zone storiche della città

strade pavé
Via Torino

La contrapposizione tra i favorevoli al mantenimento del pavé in tutte le strade di Milano in cui è presente e quelli che preferiscono mantenerlo solo nel centro storico e nelle vie più caratteristiche della città, è sempre un tema molto acceso nell’opinione pubblica. Il sindaco di Milano Beppe Sala è tornato di nuovo sulla questione, come già fatto in campagna elettorale, confermando l’idea di eliminare il pavé dove più pericoloso per biciclette e scooter e preservarlo dove possibile come ricordo storico della città: “Intervenire sul pavé dove possibile non è sbagliato se vogliamo promuovere una mobilità leggera“.

# In via Palestro si procederà alla rimozione contestuale di binari e pavé

Via Palestro Google Maps

Si procederà quindi con la rimozione del pavé ma senza interventi radicali: “Dove si può togliere senza che sia una specie di sfregio alla storia della città, può avere senso farlo“, mentre dove “è parte della nostra storia”, non verrà toccato. La prima via interessata è via Palestro dove nelle prossime settimane verranno rimossi contestualmente i binari del tram e il pavé e nella porzione di strada coinvolta dall’intervento verrà steso l’asfalto come già presente in quasi tutta la sua larghezza.

 

Fonte: MilanoToday

Continua la lettura con: Via il PAVÈ dalle strade di MILANO?

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: L’Islam è No Vax? “Maometto era uomo di scienza, fake news sul ramadan girate sul web”

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Il CAFFÈ più ANTICO del mondo è in Italia

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@caffeflorian IG

Non tutti forse sanno che proprio a Venezia, all’ombra del Campanile di San Marco, da 300 anni si può bere e mangiare nel caffè più antico del mondo. 

Il CAFFÈ più ANTICO del mondo è in Italia

# Caffè Florian: il bar più antico del mondo

@caffeflorian IG

Curiosando tra i profili Instagram più seguiti a Venezia, ci si imbatte facilmente nella pagina di quello che è il locale più storico, celebrato e invidiato dai turisti di tutto il mondo: il Caffè Florian, il bar più antico del mondo.

Il locale si trova sotto i portici di Piazza San Marco, ai piedi dello storico Campanile e con la miglior vista possibile sulla Basilica di San Marco.

# Florian: un nuovo concetto di locale

Nel lontano dicembre del 1720, più di trecento anni fa, Floriano Francesconi, meglio conosciuto come Florian, aprì questo locale, inventando un nuovo concetto di ambiente pubblico, completamente sconosciuto ai tempi.

Ai giorni d’oggi, nessuno mai riuscirebbe a pensare che un’attività possa resistere per tre secoli. Eppure, da 301 anni, il Florian è vivo e vegeto in uno degli angoli più belli ed eleganti del mondo. Non esiste veneziano o turista che resista alla tentazione di una foto al Florian per riempire i propri profili di Facebook o di Instagram. O più semplicemente, per riempirsi di storia bevendo un caffè o uno spritz.

# Un minimo di storia

Come già accennato, nel 1720, Floriano “Florian” Francesconi decide di  aprire un locale sotto le procure generali di Venezia, meglio conosciute come le Procuratie Nuove, proprio nella centralissima Piazza San Marco. Il locale si chiama Alla Venezia trionfante.

Credits: @caffeflorian.com

Nel 1797, dopo la caduta della Repubblica Serenissima, il nome viene cambiato in Caffè Florian e diventa luogo d’incontro per i sostenitori del Risorgimento italiano e gli irredentisti.

Nella seconda metà dell’Ottocento, i Francesconi vennero sostituiti da Porta, Pardelli e Boccanello, già proprietari del Caffè degli Specchi. A questi ultimi si deve lo stile unico del locale. Stile arrivato fino ai giorni nostri, caratterizzato da decori, quadri e specchi.

Nelle sue sale affrescate e ai suoi tavolini di marmo bianco con divani rossi sono passati e si sono seduti nomi che vanno da Stendhal a Ugo Foscolo, da Balzac a Dickens, da Byron a Wagner, da Casanova a Canaletto a Goldoni.

Credits: @caffeflorian(IG)

# La colazione Casanova

Non stiamo di certo parlando del locale più economico del mondo (il record che detiene è un altro, se ne è parlato prima…). Ma a Venezia, al Florian, si vive un’esperienza unica e nel conto questa è doverosamente inclusa.

Il locale ha un orario di apertura molto generoso, e dal menù si può capire che ogni momento della giornata è quello giusto per il Florian.

Si può fare colazione, con due menù distinti. Quello completo, che prende il nome di Colazione Casanova, e unisce il dolce al salato, costa 45€.

Si deve pagare un supplemento per la musica d’orchestra, rito essenziale del Florian.

Se siete solo di passaggio, per un caffè bastano 6,50€. Per un cappuccino, 10,50€.

Il brunch, o light meal, è forse la maniera più elegante di trascorrere l’ora di pranzo a Venezia.

Credits: @caffeflorian(IG)

Oppure potete passare per il tè o la cioccolata calda. La selezione che offre il locale è pura poesia.

Se passate per lo spritz, e qui fanno quello VERO, alla veneziana, con il Select, vi bastano 14€. Per non bere a stomaco vuoto, potete accompagnarlo con un tramezzino, altra specialità della casa.

Comunque, la prossima volta che passate per Venezia, il Florian, il bar più antico del mondo, merita una visita. Qui trovate il menù completo del locale.

 

Credits: caffeflorian.com, vivigreen.eu

Continua la lettura con: Quanto costa un CAFFÉ in Italia? Il più CARO non è dove pensate

LUCIO BARDELLE

copyright milanocittastato.it

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Si vola senza MASCHERINA: la prima compagnia aerea al MONDO che le ha abolite

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credits: @9seventy IG

Ancora una volta è il Nord Europa a tracciare la via per il ritorno alla normalità post pandemia. Dopo averlo fatto a terra è la volta del cielo. 

Si vola senza MASCHERINA: la prima compagnia aerea al MONDO che le ha abolite

# Mascherina obbligatoria solo per chi viene da FUORI

credits: @alexatoslo_spotting
IG

La compagnia aerea Scandinavian Airlines è la prima al mondo che, dal 18 ottobre, non richiede più l’uso della mascherina a bordo dei suoi velivoli che viaggiano all’interno dei Paesi Scandinavi: Svezia, Norvegia e Danimarca. Fin dall’inizio della pandemia, la Svezia ha adottato un approccio pandemico senza blocchi o imposizioni. É stata il Paese con meno restrizioni sui suoi cittadini e a lungo si è parlato del “modello svedese”.

La compagnia aerea scandinava rispetta comunque le raccomandazioni dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA) sui voli non scandinavi: questo significa che l’obbligo della mascherina è eliminato solo per i cittadini scandinavi, mentre chi viene da fuori la deve indossare obbligatoriamente.

# Qualcosa non torna

Credits: www.terapiadomiciliarecovid19.org

Al momento la Svezia tra i paesi europei risulta al ventisettesimo posto per numero di morti Covid per numero di abitanti. Da settembre ha eliminato ogni tipo di restrizione rimanente e nonostante questo il numero di decessi e contagi risulta tra i minori d’Europa. 

Dati morti Covid in rapporto alla popolazione nei paesi europei. Fonte: worldometers.info (Dati aggiornati al 20 ottobre 2021)

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, il 68,6% della popolazione della Svezia, il 73,8% della Norvegia e il 75,7% della Danimarca è vaccinato

# C’era già stato un tentativo

credits: @qatarairways IG

Anche la Qatar Airways, una delle più grandi compagnie aeree al mondo, aveva tentato la strada della libertà lasciando ai passeggeri della business class la scelta se indossare le mascherine o meno. Ma dopo l’introduzione la compagnia ha fatto marcia indietro. Speriamo non accada anche per i cieli del Nord. 

Continua a leggere con: Le MASCHERINE proteggono davvero? Il DOSSIER CHOC di nove studi sperimentali e del confronto tra 41 paesi

SELENE MANGIAROTTI

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La stanza 101

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Stanza 101, 1984 (Orwell)

Nel 1984 di Orwell la tortura peggiore era la stanza 101. Dove ognuno, sulla base della sua tematica inconscia individuale, era vittima delle sue paure irrisolte che, a livello simbolico, rappresentano il luogo della propria forza vissuto come paura contro se stessi.

Chiamandola stanza 101, Orwell ha fatto riferimento al linguaggio di programmazione della macchina, sottolineandone l’evidente antitesi al codice base della natura umana.
Ci sentiamo di rispolverare questa metafora perché è come se oggi la stanza 101 avesse ottenuto una dimensione planetaria.

L’essere costantemente sottoposti a una grande quantità di frequenze e di onde elettromagnetiche, fa in modo che siamo immersi in una colossale stanza 101. Senza dare un giudizio di valore, ci sembra evidente che questa enorme stanza rinforzi le paure più che il coraggio degli esseri umani, generando una forma di collettivo senza capacità di reazione individuale.

Dal punto vista piscologico la stanza 101 simboleggia la parte di vita che ogni essere umano vive senza essere presente a se stesso.
Come se ormai avessimo tutti accettato che una buona parte della nostra vita sia inconscia a noi stessi, abdichiamo a una ricerca esistenziale che ha nella soggettività il luogo della ricerca e non nell’oggettualità mondana, che è permanentemente orientata verso l’esterno.
Ci siamo persi nell’oggetto abbandonando l’atto intero che ci definisce come esistenti.

L’inconscio diventa luogo dei mostri freudiani semplicemente perché non è conosciuto. Se un quantico di vita così fondamentale viene lasciato senza il padrone di casa diventa come un giardino di cui nessuno si prende cura, venendo occupato da roditori ed erbacce che lo infettano.

Estendendolo a livello macro, ci viene il sospetto che questa enorme infrastruttura che ricopre il pianeta si nutra della differenza tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. E che in questo luogo inconscio abbiano sede i veri giochi che governano il pianeta.

Continua la lettura: Come in cielo così in terra

LA FENICE

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verifichiamo la capacità ondulatoria

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Qualche anno fa durante il palio di Siena un fantino è caduto da cavallo in corsa. I compagni di contrada si sono precipitati su di lui e, mentre le immagini mostravano che lo picchiavano selvaggiamente, il commentatore diceva che i compagni di contrada erano solidali e aiutavano il fantino a rialzarsi.

Come sappiamo l’informazione oscilla tra posizioni spesso antitetiche per descrivere gli stessi identici eventi. Ormai ogni dato o fatto acclarato è una moneta a due facce e può servire a confermare una tesi o ad abbatterla.
Il mondo dell’informazione e della politica è diventato così sofisticato da trasformare anche immagini evidenti nel loro opposto.

Ieri ha fatto scalpore la spiegazione del ministro Lamorgese degli eventi di Roma e di Trieste. In particolare ha giustificato la presenza nei video di un poliziotto tra i manifestanti che spingevano un blindato della polizia, affermando che la sua spinta era determinata dalla volontà di calcolare la capacità ondulatoria del mezzo, come una sorta di novello Galileo. 


In fondo il potere ha sempre fatto così.
Ai tempi di Augusto il senatore Cremuzio Cordo ha scritto gli Annales ripercorrendo le vicende di quando Ottaviano aveva sconfitto Cassio e Bruto, rivalutando questi ultimi come paladini della Repubblica e difensori del Senato contro la nuova autorità imperiale. Dopo averlo scritto fu costretto al suicidio e tutti gli Annali furono distrutti tranne una copia che la figlia è riuscita a salvare e a tramandare per i posteri.

Ieri è anche morto Colin Powell. L’uomo che divenne celebre per una delle più grandi fake news della storia recente. Quando all’ONU sventolò una fialetta di vetro dicendo che era piena di antrace e che se l’avesse aperta sarebbero morta tutti i presenti. Mostrando grafici e immagini dal satellite disse che Saddam Hussein lo stava producendo per utilizzalo in massa contro gli Stati Uniti, così da giustificare l’invasione dell’Iraq per impedire una guerra batteriologica.

Il suo intervento fu in grado di spostare l’opinione pubblica americana a favore dell’invasione per cui furono spesi oltre 1000 miliardi, anche se poi non fu trovata alcuna traccia di arma batteriologica. Tutto quello che Powell aveva mostrato si rivelò dunque falso.

Powell Antrace

Il potere ha sempre manipolato la realtà. Soprattutto quando si deve instaurare in modo autoritario o quando deve giustificare azioni violente contro cittadini o stati, ha bisogno di eliminare ogni forma di contrapposizione.

Continua la lettura con: the day after

MILANO CITTA’ STATO 

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Leggi anche: Il Santo Graal dell’energia (che non esiste)

 

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Il PONTE di VETRA: unirà le due anime del Parco delle Basiliche?

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Joseph di Pasquale - Ponte di Vetra

Il Parco delle Basiliche è diviso in due, fisicamente e visivamente, da via Molino delle Armi. Un ponte ciclopedonale potrebbe ricucire gli spazi verdi separati e renderli fruibili appieno. Ecco la soluzione immaginata dall’architetto milanese Joseph Di Pasquale.

Il PONTE di VETRA: unirà le due anime del Parco delle Basiliche?

# Il Parco delle Basiliche è diviso da via Molino delle Armi

Parco delle Basiliche ora

Il Parco delle Basiliche in zona Vetra, uno dei più suggestivi in centro città, è attraversato da via Molino delle Armi e questo lo rende fisicamente e visivamente diviso in due porzioni di verde che ne riducono l’impatto scenografico. Anche al termine della conclusione dei lavori per la stazione Vetra della linea M4, a ridosso dell’ingresso del parco verso le basiliche, le due aree separate continueranno a rimanere tali. 

# L’idea di un ponte per ricucire i due spazi verdi

In un incontro tenuto presso lo studio di architettura milanese JDP Architects, il suo fondatore Joseph Di Pasquale ha ipotizzato una soluzione per unire quello che già esiste come un unico luogo: il Ponte di Vetra. La struttura ciclopedonale sospesa si aprirebbe con un’ovale al centro della strada, per consentire il passaggio della luce, e si allargherebbe alle due estremità per la salita e la discesa delle persone mantenendo un’inclinazione dolce e garantire così un facile accesso anche anche agli utenti con mobilità ridotta. In questo modo verrebbero ricucite le due parti verdi e verrebbe data consistenza urbana coerente al Parco delle Basiliche.

Il pensiero dell’architetto: “Pensare che la qualità degli spazi verdi della città si possa esaurire solo piantando nuovi alberi è perlomeno semplicistico. Il vero problema è rendere realmente fruibili gli spazi verdi iniziando da quelli che già esistono. Spazi verdi potenzialmente meravigliosi sono tagliati e negati da una viabilità che non è stata affrontata con la necessaria progettualità”.

 

Fonti: Infobuild

Continua la lettura con: Svelato “The Skydrop”, il NUOVO GRATTACIELO del Sud di Milano

FABIO MARCOMIN

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L’ “ESTATE INDIANA” in Lombardia: i boschi dove ammirare lo spettacolo del FOLIAGE

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credits: @brianzafoto IG

L’autunno è, ormai, arrivato. Nietzsche diceva: “Penso che l’autunno sia più uno stato d’animo, che una stagione”.  Per alcuni, questa stagione, tende a portare con sé una sorta di malinconia e tristezza, per altri invece è un periodo di rinascita e di riflessione. Sentimenti di malinconia e bellezza che vanno a braccetto. Quel che è certo è che l’autunno è una stagione magica, con le sue foglie color oro e bronzo ci regala momenti spettacolari tutti da vivere e ammirare il foliage.

L’ “ESTATE INDIANA” in Lombardia: i boschi dove ammirare lo spettacolo del FOLIAGE

# Il Parco di Monza, la meta perfetta

credits: @viaggio.solo.andata IG

Proprio alle porte di Milano si trova una delle aree più grandi e spettacolari per godersi lo spettacolo del foliage, la trasformazione di boschi, parchi e in generale della natura in calde sfumature che vanno dal giallo acceso, al rosso e al marrone scuro. Il capoluogo della Brianza, con i suoi viali alberati e piccoli ponticelli regala angoli estremamente suggestivi per respirare la natura autunnale e immergersi nei suoi colori più belli.

# Via dei Terrazzamenti, un patrimonio culturale da non perdere

credits: @sondrio_valmalenco
IG

Per i più sportivi, Via dei Terrazzamenti in Valtellina offre un bellissimo percorso ciclopedonale di circa 70 km dove un ricchissimo patrimonio culturale di vigneti terrazzati, vecchi mulini, borghi storici e cantine collega Morbegno a Tirano. Pedalando in un panorama spettacolare tra il rosso delle foglie e il giallo-verde dei vigneti, ettari ed ettari di terrazze si affacciano nella valle dove la natura sembra fermarsi solo per poter essere ammirata. Sono presenti ben 40 aree di sosta, le quali fungono anche da punti panoramici, attrezzate con panchine, portabici e cartelli con informazioni essenziali sul panorama che vi circonda.

# La Foresta della Carpaneta e il Bosco della Fontana, un caleidoscopio di colori

credits: @bingo120364vr IG

Prendendo spunto dall’arte giapponese shinrin-yoku, la pratica di “immergersi nella foresta”, i luoghi perfetti per entrare in completo contatto con la natura e ammirare i suoi giochi di colori autunnali sono proprio i boschi e le foreste. In provincia di Mantova, non troppo distante da Milano, si trova la Foresta della Carpaneta dove, nel periodo autunnale, il bosco si trasforma e l’atmosfera diventa fiabesca. 70 ettari di natura con diverse specie di arbusti, come l’acero, l’olmo, il sambuco e il biancospino che contribuiscono nel regalare ai visitatori un caleidoscopio di colori. A farle concorrenza c’è il Bosco della Fontana, un altro luogo antico, in quanto era la riserva di caccia dei Gonzaga, e suggestivo per ammirare il foliage autunnale. Una vera oasi di pace e tranquillità a pochi passi dalla città.

# Lago di Sartirana, dove forme e colori danzano

credits: @brianzafoto IG

Il lago è un classico delle escursioni autunnali, forse per l’atmosfera romantica che si viene inevitabilmente a creare. Il Lago di Sartirana è una meta particolarmente ambita dagli amanti dell’autunno dove nelle sue acque cristalline si specchiano gli splendidi colori e le mille sfumature degli alberi e delle loro foglie che circondano il lago. Un gioco di colori e di forme che si riflettono nello specchio d’acqua e sembrano quasi danzare non appena si alza un po’ il vento. A poca distanza dal lago vi è un semplice percorso pianeggiante, adatto alle gite in famiglia, per fare una passeggiata nella natura, praticare bird watching e, perché no, fermarsi anche per un piccolo picnic.

# Il Sentiero dello Spirito del Bosco per un autunno incantato

credits: @sinthoras_il_ramingo
IG

Altra meta da non perdere per un vero viaggio nel colori dell’autunno. Il Sentiero dello Spirti del Bosco in provincia di Como ci porta in uno straordinario percorso attraverso luoghi e personaggi incantati. Il Sentiero nasce nel 2008 grazie alla creatività e la maestria di Alessandro Cortinovis, uno scultore e intagliatore che ha dato un’altra vita alla natura circostante, trasformando gli arbusti in veri e proprio abitanti del bosco come come lo Gnomo Gnogno, il Saggio del Bosco, la Salamandra, l’Homo Salvadego e i simpatici Spiriti Canterini.

Qui, l’atmosfera si fa ancora più incantata e sempre più viva con il foliage autunnale del bosco e dei faggi che sembra rendere tutto ancora più realistico e magico.

Fonte: Quotidiano Nazionale 

Continua a leggere con: 5 INCANTEVOLI BORGHI dove ammirare il FOLIAGE AUTUNNALE

SELENE MANGIAROTTI

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I 7+1 BORGHI più BELLI da vedere a Natale

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Credits: mercatidinodinatale.it Sauris

Si sa, una volta passato il 31 ottobre e la festa dei mostri, la mente di tutti si proietta verso quella che è forse il periodo più bello dell’anno. Un’atmosfera avvolgente, la ricerca dei regali, quella felicità tipica del periodo natalizio. Le case addobbate, le luci fuori dai balconi, qualche albero di Natale in giro per le piazze e qualche Babbo Natale in miniatura che ancora cerca di arrampicarsi sul balcone.

I BORGHI più BELLI da vedere a Natale

Nel periodo natalizio è difficile trovare qualcuno che non ami i borghi addobbati a festa, allora, per giocare in anticipo, ecco gli 8 paesi del nord Italia che diventano speciali sotto la festività più bella dell’anno.

#1 Gromo e la Casa di Babbo Natale

Credits: @giul.photo
Gromo

In Lombardia, tra le montagne bergamasche, precisamente in Val Seriana, c’è un borgo che vive a pieno l’atmosfera natalizia. Si sta parlando di Gromo, un borgo medievale entrato a far parte anche de “I Borghi più belli d’Italia”. Passeggiando tra le vie del paese si respira l’atmosfera di un tempo, tra costruzioni medievale e palazzi deco. Se quindi Gromo è un paese da visitare tutto l’anno, si consiglia di fare un giro anche a Natale, quando in paese apre al pubblico la Casa di Babbo Natale.

Una volta entrati nella casa si viene catapultati nella classica abitazione di Babbo Natale dei film, un’atmosfera calda, un caminetto accesso e tanto da vedere. Anche nel 2021, la Casa Bergamasca di Babbo Natale aprirà le porte ai più piccoli e a chiunque voglia andarci, anche se avrà delle regole precise a causa della pandemia. Non sarà però solo la Casa di Babbo Natale a rendere magico il periodo natalizio a Gromo. Per le vie del paese si potranno scoprire gli angoli più nascosti con tutti gli splendidi presepi in giro per il borgo, mentre i negozi e le antiche cantine ospiteranno i mercatini.

#2 Sant’Agata e il Paese del Natale

Credits: ilturista.info
Sant’agata feltria

Scendendo un po’ lungo l’Italia, in provincia di Rimini in Emilia Romagna, si trova Sant’Agata Feltria. Se già durante tutto l’anno l’atmosfera nel borgo è magica, grazie alla presenza della cosiddetta Rocca delle Fiabe, ovvero Rocca Fregoso, che organizza attività e ospita il Museo dedicato al mondo delle fiabe, a Natale Sant’Agata Feltria è ancora più bella. Nel periodo dell’Avvento, le strade del paese si riempiono di bancherelle e persone. Per i più piccoli viene allestita la Casa di Babbo Natale e degli Elfi dove li aspetta una slitta con le renne. Zampognari e concerti natalizi animano le vie del borgo, mentre negli angoli del paese ci sono i presepi artigianali. Proprio per l’atmosfera magica che si crea, Sant’Agata Feltria è chiamata il Paese del Natale.

#3 Candelo, il “Borgo di Babbo Natale”

Credits: @ricetto_di:candela
Ricetto di Candelo

In Piemonte, precisamente in provincia di Biella si trova quello che è conosciuto “Il Borgo di Babbo Natale”, nonché uno dei borghi medievali meglio conservati d’Europa. Ricetto di Candelo è testimone della cultura contadina piemontese e passeggiare tra le sue vie acciottolate che vanno su e giù, ti sembra di tornare al Medioevo. Anche questo borgo piemontese è conosciuto come il Borgo di Babbo Natale, grazie all’atmosfera unica che danno la Casa di Babbo Natale e i Mercatini di Natale. Mentre si gira tra le bancarelle dove palline, statuette e oggetti di lana hanno la meglio, si possono anche gustare le specialità del luogo e bere qualcosa di caldo.

#4 San Candido e i mercatini di Natale

Credits: @sancandidodolomites
San candido

Natale e montagna sono il mix perfetto. La neve, le luci, i mercatini, il freddo, un tè caldo o una cioccolata con panna da bere comodamente seduti in un bar mentre fuori dalla finestra si vedono i fiocchi di neve adagiarsi sulla strada. Tra i borghi montani assolutamente da visitare nel periodo natalizio c’è San Candido, paese in provincia di Bolzano che fa parte del Parco Naturale delle Tre Cime delle Dolomiti. Borgo perfetto per andare  a sciare, il Mercatino di Natale di San Candido è il mercatino di Natale per eccellenza. Con i prodotti artigianali, le specialità gastronomiche e tante idee regalo l’atmosfera magica del paese ha fatto ribattezzare il periodo della festività come il “Natale nelle Dolomiti a San Candido”.

#5 Cison di Valmarino e la sua mostra natalizia dell’artigianato

Credits: @castelbrando
Cison di Valmarino

In provincia di Treviso, Cison di Valmarino è conosciuta soprattutto per la sua mostra “Stelle a Natale”, una tradizionale mostra dell’artigianato alla quale partecipano artisti di ogni parte del mondo. Come tutti gli altri borghi anche Cison di Valmarino ha i suoi classici mercatini di Natale dove si vendono prelibatezze e prodotti tipici, ma se si vuole andare non bisogna assolutamente perdersi la manifestazione che rende Cison di Valmarino così caratteristico, anche se sarà in un’edizione limitate per le regole anti-Covid.

#6 Bard e il Noel au Bourg

Credits: @bellio17
Bard

A Bard, in Valle d’Aosta, è famoso invece il Noel au Bourg. Il paesino di montagna, durante il periodo natalizio, viene illuminato a festa e i suoi mercatini di Natale sono quelli tra i più folkloristici d’Italia. Ma Bard non è solo Natale. Le sue architetture senza tempo e le vie così caratteristiche, lo rendono un borgo assolutamente da visitare tutto l’anno.

#7 Dolceacqua, il borgo romantico e incantevole

Credits: ik1tgv.com
Dolceacqua

Sempre nel nord Italia, uno dei borghi più incantevoli e romantici è Dolceacqua. Si tratta di un borgo medievale nella provincia di Imperia in Liguria, dove un dedalo di stradine e vicoli ti portano al centro storico. Proprio per la sua impareggiabile bellezza senza tempo, Dolceacqua è oggi meta di turisti anche in occasione dei mercatini di Natale. Un’armonia sovrana, che si può notare negli archi di pietra tra gli edifici, e la magia del Natale nelle case illuminate a festa, rendono Dolceacqua uno dei borghi più belli nel periodo natalizio.

#7+1 Sauris

Credits: mercatidinodinatale.it
Sauris

Il borgo friulano Sauris, patria del famoso prosciutto, richiama a sé numerosi turisti durante tutto l’anno e anche nella stagionale invernale immancabile è una giornata o un weekend nel borgo. Paesaggi mozzafiato tra bellissimi castelli e natura, ma anche luogo perfetto dove assaggiare la birra artigianale. E tra architetture e cibo, Sauris con la neve e i suoi mercatini di Natale è assolutamente da vedere, soprattutto quando si ha bisogno di richiamare a sé quell’atmosfera natalizia che a volte il lavoro e lo stress fanno perdere.

Continua la lettura con: La ROCCA delle FIABE: un progetto magico unico in Italia

BEATRICE BARAZZETTI

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I PIATTI TIPICI di ogni provincia LOMBARDA

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Credits: lacucinaitaliana.it mondeghili

Gli abitanti della Lombardia sono famosi per la loro voglia di far bella figura. Al lavoro come nel tempo libero, tutti impegnati a primeggiare quasi dimenticando le gioie che può regalare il più semplice dei gesti: sedersi a tavola. Di provincia in provincia, quali leccornie regala la nostra regione?

I PIATTI TIPICI di ogni provincia LOMBARDA

# Enogastronomia Lombarda

Credits: braciamoancora.com
Violino di Capra

Agli occhi più superficiali, Lombardia significa ricchezza e lavoro. Anche i lombardi amano far bella figura con questi aggettivi, perché si riconoscono nella descrizione della loro terra. Ma c’è un momento unico della giornata, o della settimana lavorativa, in cui i lombardi svestono la casacca dello stereotipo ed indossano quella identitaria: quando si siedono a tavola davanti al piatto più tipico della provincia di origine. Anche in capo al mondo, il pranzo della domenica riporta alle radici. Ma quante sono le province culinarie e, soprattutto, da quali piatti tipici suddivisi per zona si può suddividere la Lombardia?

# Bergamo: i casoncelli 

Credits: ricettegourmet.com
casoncelli-alla-bergamasca

Tra le provincie con più storia e influenze straniere, perché la città è stata da sempre una zona molto ambita dalle signorie italiche e straniere, Bergamo ha una tradizione linguistica unica. Gli stranieri hanno anche portato conoscenze gastronomiche che oggi possono allietare i viandanti in gita nelle valli bergamasche. Al ristorante sembrerà di ordinare piatti dai nomi austro-ungarici, ma degni rappresentanti dei sapori tradizionali italiani. Troviamo i famosi casoncelli, “casonséi” in lingua orobica, tortelli di pasta fresca ripieni.

L’influenza veneziana si trova invece nella polenta e osei, la classica polenta accompagnata da allodole, quaglie o tordi cotti allo spiedo, lo spiét. Polenta e osei c’è anche in versione dolce, ricoperta di pasta di mandorle e decorata con zuccherini a forma di uccellino. I vini della zona sono Valcalepio e Moscato di Scanzo, quest’ultimo costituisce anche la base per la realizzazione di un tipo di Casonsèi.

# Brescia e le preparazioni di carne

Credits: madeinbrescia.org
Pa e strinu

Secoli di generazioni bresciane sono cresciute a Pà e strinù, un panino imbottito con un tipo di salamella. Lo strinù deve essere tagliato secondo regole di preparazione secolari e ben cotto alla brace, da qui il suo nome derivante dal termine lombardo strinato, bruciato. Anche a Brescia, Brisa in lingua bresciana, è di tradizione lo spiedo di carne, ricco di diversi tipi di animali e cotto alla brace: al spet e gropell, accompagnato da polenta e un intingolo di burro fuso. Brescia gode di un paesaggio meraviglioso, addolcito dalle colline che sono la sede ideale per le vigne Franciacorta, dove si producono alcuni dei vini migliori del mondo.

# Cremona e Mantova, tortelli e risotto

Credits: fienilefluo.it
tortelli

Forse più emiliana che lombarda, la cucina del cremonese e cremasco è un trionfo di sapori e profumi. Impossibile scegliere il più tipico di tutti, tra le diverse proposte. Il segreto, quindi, è affinare le proprie preferenze scegliendo tra i tortelli di zucca, il salame cremonese, la torta Bertolina e i tortelli dolci. Anche il territorio mantovano risente molto delle influenze storiche e della vicinanza all’Emilia. Troviamo i tortelli di zucca, mentre spicca una specialità tipica locale: il risotto alla pilota. Non devono mai mancare una fetta della mitica sbrisolona, un tocco di Torrone cremonese e un bicchiere di Lambrusco, sebbene a volte sia “tollerato” il San Colombano.

# Como e i grandi cuochi

Credits: gastrozone.com
Filascetta

Più identitaria la cucina comasca, figlia di una storia che ha visto Como spiccare per i grandi cuochi che si sono succeduti nelle dispense delle grandi ville, possedimenti in riva al Lago di alcuni potenti signori del passato. Si va dagli antipasti serviti con la Filascetta, una specie di focaccia che si presenta farcita con cipolle, zucchero e formaggio, fino ad arrivare alla polenta. Naturalmente il lago è fonte di pesce, che risalta nei piatti più tipici: il risotto con il pesce persico e il Misultin, tradizionale preparazione di pesce accuratamente pulito, essiccato ed aromatizzato con alloro. Anche le alborelle sono molto popolari nella cucina comasca. Per accompagnare il pesce, si può bere un buon bianco, denominato “La moglie del Re” e per i rossi da polenta, la Caà del Mòt promette gusto e corpo.

# Lecco e Monza, risotto con la luganega e zuppa di cipolle

Credits: gustissimo.it
Gnocchi gorgonzola

Chi pensa che Lecco abbia una tradizione legata al Lago di Como, potrebbe avere una sorpresa. La cucina tipica lecchese ha un’ampia scelta di piatti a base di pesce, è innegabile, pertanto alcuni di questi sembrano di derivazione comasca. Ma Lecco è parte della Brianza, pertanto condivide con Monza le migliori tradizioni. Da Monza a Lecco, infatti, regnano sovrani il risotto con la luganega, variante del risotto allo zafferano con aggiunta di salsiccia locale e la zuppa di cipolle. L’influenza storica (e non solo) di Milano su Monza, ha un po’ schiacciato l’evolversi della cucina tipica monzese, che si conquista un posto al sole con un tradizionale primo piatto, gli gnocchi al gorgonzola oppure con le tinche ripiene per una seconda portata a base di pesce.

# Pavia, la regina del riso

Credits: viaggi.fidelityhouse.eu
risotto certosina

Punta lombarda orientale del regno delle risaie, che da questa provincia andando verso Ovest, sono le padrone della bassa padana. Sembra normale trovare riso, riso e ancora riso nei piatti più tipici del pavese: zuppe di riso e risotti, famosissimo quello alla certosina, affollano il ricettario della bassa. I secondi piatti a base di oca e verze, ortaggio coltivato in questa parte di pianura, offrono gli spunti per completare il pasto, al quale si aggiungono deliziosi dolci, come i Baci delle Signore. Il vino dell’Oltre Po Pavese, regge benissimo da solo il confronto con altri vini delle zone circostanti.

# Sondrio: pizzoccheri e bresaola

Credits: lacucinaitaliana.it
mondeghili

Sondrio vuol dire Valtellina e Val Chiavenna. Nell’immaginario collettivo e non solo, la Valtellina si traduce in pizzoccheri, in cui il grano saraceno fornisce la materia prima in sostituzione del riso usato in pianura ma non in montagna, oppure i Sciatt, croccanti frittelle che custodiscono un cuore di formaggio valtellinese fuso. Tra le specialità tipiche c’è la bresaola, che sostituisce salumi o addirittura la carne rossa, sostenendo le fatiche di montagna.

Molto tipici della Valchiavenna sono il Violino di capra e la motzetta, esempi di secolare tradizione di carne essiccata, processo necessario alla conservazione, che nel terzo millennio viene riproposto da moderni salumifici che trattano la materia prima come vuole tradizione, ma con un impatto più leggero sull’ambiente circostante.

# Varese e la sua influenza milanese

Credits: @dorinogugliotta
castagne

Uno dei territori più curiosi e belli di tutta la Lombardia. Montagne coi boschi e un numero impressionante di laghi e laghetti, sparpagliati un po’ ovunque, rendono questa provincia una delle più belle da visitare, praticamente in ogni stagione. La cucina tipica, però, sembra non esistere: troppo influenzata da quella milanese. Spiccano sicuramente le castagne, che è possibile cercare per una bella escursione tra i boschi e i dolcetti. Su tutti gli Amaretti di Saronno e i Brutti di Vergiate.

# Milano e Lodi, le capofila della cucina tipica lombarda

Credits: ricettamania.it – Risotto alla milanese

Milano, per ragioni di prevalenza storica, è la capofila della cucina tipica lombarda. Ogni piatto lombardo divenuto famoso, è nato a Milano; poi ogni provincia lo ha modificato tramandando diverse tradizioni. Impossibile scegliere il più tipico di tutti tra el risott giald, l’oss bus, i bruscitt, la casoela, la buseca, la cotoletta, i mondeghili, gli arrosti o il panettone. Non ci resta che fare l’elenco e chiedere ai nostri amici milanesi, o amanti e conoscitori della cucina tipica meneghina, di scrivere le loro preferenze nei commenti e farci sapere quale tra questi preferiscono. Magari accompagnato dal San Colombano, il “vino di Milano”

N.B. per i nomi in dialetto, chiediamo scusa in anticipo se riportati poco correttamente. Confidiamo nella comprensione dei lettori di altre province e, semmai, nel loro aiuto per le correzioni. Siamo qui per imparare no?

Continua la lettura con: I PIATTI della cucina italiana DISGUSTOSI all’estero

LAURA LIONTI

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Leggi anche: Payback, “industria penalizzata”. Nel 2021 sfondamento tetti al 7,6%: 2 miliardi di euro

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In Italia c’è la “PANCHINA più BELLA del mondo”. Ecco perché

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Credits: giannimattera.it panchina più bella del mondo

Immaginatevi di arrivare ad una panchina dopo una camminata, di sedervi tranquillamente per riposare, quando, dopo aver ripreso un po’ di fiato, alzate la testa e vi rendete conto di essere seduti sulla panchina più bella del mondo. È un po’ quello che è successo al fotografo Gianni Mattera, anche se in questo caso è stata tutta un’esperienza virtuale. Mentre perlustrava il paesaggio con il drone, è andata via la connessione e appena tornata si è trovato sullo schermo il paesaggio più bello che abbia mai visto. La cosa più strana? È che lì cera una panchina pronta a far ammirare a chiunque arrivasse il paesaggio, ma che probabilmente nessuno conosceva. E così è stata ribattezzata la panchina più bella del mondo.

In Italia c’è la “PANCHINA più BELLA del mondo”. Ecco perché

# La panchina in stile Disney più bella del mondo

Credits: giannimattera.it
panchina più bella del mondo

Se non si era ancora capito siamo in Italia, precisamente ad Ischia. Percorrendo il Canyon dell’Olmitello in direzione della spiaggia dei Maronti a Barano d’Ischia, la più grande e frequentata dell’isola, si arriva ad una panchina che ricorda molto quelle del mondo Disney. Tronchi e tavola di legno fanno da cornice ad una panchina anch’essa in legno, mancano gli uccellini che cantano e qualche fiore e si viene catapultati in una favola. Ma non bisogna immaginarsi solo la “classica vista sul mare”, nulla da togliere alle viste dalla costa dei paesaggi italiani, che non hanno nulla da invidiare al resto del mondo, in lontananza infatti si vede il promontorio di Sant’Angelo, che spicca con i suoi 100 metri di altezza.

# Una vista e un paesaggio che non hanno eguali

Credits: @bianca_mearelli
Ischia

Appena scovato questo scorcio di incredibile bellezza, il fotografo Gianni Mattera ha pubblicato lo scatto sul suo sito web, foto che ha raccolto consensi nell’immediato e che hanno portato a ribattezzare la panchina di Ischia come la più bella del mondo. Se quindi già l’isola vulcanica del Golfo di Napoli è oasi di relax e regala paesaggi mozzafiato, grazie alle suggestive colline e all’acqua cristallina, la scoperta della panchina più bella del mondo sarà sicuramente punto di svolta per un turismo lento e sostenibile. Una volta che ci si siede si viene immersi da un’atmosfera fiabesca e si rimane incantati dalle bellezze del Mondo, o meglio dell’Italia.

Continua la lettura con: Le PANCHINE GIGANTI della Lombardia

BEATRICE BARAZZETTI

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L’avremmo chiamata Marckalada? Un FRATE MILANESE cita l’AMERICA 150 anni PRIMA di COLOMBO

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Credits alternate history wiki - Markland

La prima menzione scritta dell’America nell’Europa continentale risale agli inizi del 1300. La scoperta di uno studio prodotto dal dipartimento di studi letterari dell’Università degli Studi di Milano.

L’avremmo chiamata Marckalada? Un FRATE MILANESE cita l’AMERICA 150 anni PRIMA di COLOMBO

# Prima di Cristoforo Colombo islandesi e vichinghi viaggiarono in America

Credits zmescience – Rotte navigazione dei Vichinghi

Cristoforo Colombo, è ormai risaputo, non fu il primo europeo a scoprire ed esplorare il Nord America. Sia islandesi, confermate da prove archeologiche, che i vichinghi viaggiarono dalla Scandinavia a Terranova attraverso la Groenlandia intorno al 999 d.C. Non solo: alcuni europei più informati non erano ignari di questo fatto. 

# Il frate milanese Galvaneus Flamma cita Markland in un testo del 1345

Credits alternate history wiki – Markland

In un nuovo studio, pubblicato sul Journal of the Society for the History of Discoveries., Paolo Chiesa del dipartimento di studi letterari dell’Università degli Studi di Milano ha documentato la prima menzione scritta dell’America nell’area mediterranea. Si tratta del riferimento a una “terra que dicitur Marckalada”, trovata a ovest della Groenlandia, nell’opera denominata Cronica universalis scritta dal frate milanese Galvaneus Flamma nel 1345. “Il riferimento di Galvaneus, probabilmente derivato da fonti orali sentite a Genova, è la prima menzione del continente americano nella regione mediterranea, e testimonia la circolazione (fuori dall’area nordica e 150 anni prima di Colombo) di narrazioni su terre oltre la Groenlandia “. Marckalada si riferisce a Markland, il nome che le fonti islandesi danno a una parte della costa atlantica del Nord America. 

# La testimonianza dei marinai di Genova

Tra le fonti del frate milanese i trattati biblici e quelli accademici, i resoconti di viaggiatori come Marco Polo e Odorico da Pordenone, mentre la descrizione di Markland arriva alla testimonianza orale di marinai che hanno viaggiato nei mari della Danimarca e della Norvegia, probabilmente  tramandata al frate dai marinai di Genova. Il porto di Genova era il più vicino a Milano ed era la città dove lo studioso medievale studiò per il suo dottorato.

Lo stesso Colombo era genovese e queste sorprendenti descrizioni possono spiegare perché l’esploratore fosse così audace nel suo piano di attraversare l’oceano quando la maggior parte dei suoi contemporanei trovava folle l’idea. Forse Colombo, come Galvaneo, era collegato a fonti che lo informavano che sarebbe stato possibile trovare un intero continente se avesse navigato abbastanza a ovest.

# Il testo dell’opera che menziona quello che conosciamo oggi come Nord America

Credits revistascriptorium IG – Cronica universalis

L’estratto del testo che menziona Markland, quello che oggi conosciamo come Nord America, tradotto dal latino e recita come segue:
Più a nord c’è l’Oceano, un mare con molte isole dove vive una grande quantità di falchi pellegrini e girfalchi. Queste isole si trovano così a nord che la Stella Polare rimane dietro di te, verso sud. I marinai che frequentano i mari di Danimarca e Norvegia dicono che verso nord, oltre la Norvegia, c’è l’Islanda; più avanti c’è un’isola chiamata Grolandia, dove la Stella Polare rimane dietro di te, verso sud. […] Più a ovest c’è un’altra terra, chiamata Marckalada, dove vivono i giganti; in questa terra ci sono edifici con lastre di pietra così grandi che nessuno potrebbe costruire con loro, tranne enormi giganti. Ci sono anche alberi verdi, animali e una grande quantità di uccelli. Tuttavia, nessun marinaio è mai stato in grado di sapere nulla con certezza di questa terra o delle sue caratteristiche.

Continua la lettura con: Le 7 LEGGENDE METROPOLITANE più famose di Milano

FABIO MARCOMIN

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