C’è chi lo chiama autoscatto, chi è più poliglotta e parla di selfie, chi ci impiega ore a farne uno e gli vengono i crampi al braccio perché troppo in alto e chi invece si inquadra dal basso. Mille modi diversi per farlo, ma ormai è difficile trovare qualcuno che non si sia mai fatto un selfie. E se alcuni sono a caccia di like, nella capitale della moda, del design e nella più moderna città italiana è nata la stanza dove fare i migliori selfie della tua vita.
A Milano è nata la prima SELFIE ROOM
# 200 metri quadrati di stravaganza
Credits: @selfieroomfieramilano selfie room
Si chiama selfie room e si trova a Milano, accanto al sito dell’Expo2015, in via Cesare Battisti, Pero, facilmente raggiungibile sia in auto che con i mezzi pubblici. Si tratta della prima stanza interamente dedicata alle foto fai da te ed ha aperto pochissimo tempo fa. Ambientazioni diverse, oggetti di scena di ogni tipo, tutte a disposizione di chi vuole divertirsi facendo foto. La selfie room milanese è grande più di 200 metri quadrati ed è perfetta sia per dei ragazzi che hanno voglia di divertirsi e pubblicare un post su Instagram, sia per chiunque abbia voglia di passare un pomeriggio stravagante.
# Dalle foto dove sfidi la forza di gravità a quelle in prigione
Credits: @selfieroomfieramilano selfie room
Una volta entrati al suo interno c’è l’imbarazzo della scelta! 15 stanze tematiche tutte da scoprire e che non rimarranno sempre uguali. Sì perché a seconda delle stagioni, delle feste e degli eventi nazionali e internazionali le stanze cambieranno allestimento. Se quindi si vuole sfidare la forza di gravità facendo finta di fluttuare sopra un letto o si vuole fare una foto abbracciando un tenero orsacchiotto, bisogna andare alla selfie room ora.
Per ora poi si può trovare una stanza con un fenicottero rosa, una che riproduce una prigione, quella con un mare di palline colorate, una con un orso di peluche gigante e tanto altro.
# Scenografie perfette per un selfie da un milione di like
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Già ribattezzata la Hong Kong dei Caraibi, sarà una smart-city con edifici futuristici affacciata su un mare paradisiaco e gestita come una città-stato privata. Avrà un regime fiscale indipendente con imposte estremamente basse e un sistema giuridico autonomo. Scopriamo questo incredibile progetto.
La “Hong Kong dei Caraibi” , la rivoluzionaria CITTÀ STATO del futuro
# Próspera, una smart city già ribattezzata la Hong Kong dei Caraibi
Credits prosperahn IG – Masterplan Prospera
La città ideale, ribattezzata la Hong Kong dei Caraibi, è nata dalla visione futuristica di due “tech-libertarian”, il venezuelano Erick Brimen e il guatemalteco Gabriel Delgado, rampolli delle élite latino-americane che hanno comprato un terreno sull’isola di Roatan, in Honduras. Si chiama Próspera e sarà una smart city affacciata su uno dei mari più belli del mondo, con l’ambizione di espandersi attraverso Roatán e sulla terraferma honduregna da un villaggio di 23,5 ettari a una città con migliaia di residenti nel giro di un decennio.
# Le futuristiche residenze a firma dello studio Zaha Hadid
Credits prospera.hn – Residenze Hadid
La nuova città sarà interconnessa e ipermoderna, abbellita dai futuristici edifici firmati dallo studio Zaha Hadid basati su una piattaforma architettonica e tecnologica pensata per creare e gestire sviluppi residenziali che possano prosperare socialmente ed ecologicamente.
# Sarà una città-stato a gestione privata
Credits prosperahn iG – Dettaglio città
La peculiarità fondamentale di questa città è che, pur essendo su territorio honduregno, sarà come una città-stato indipendente ma a gestione privata. Il governo sarà infatti in mano agli investitori privati che la finanziano e che possono scrivere le proprie leggi e regolamenti, progettare i propri sistemi giudiziari e gestire le proprie forze di polizia. Tra i finanziatori figurano molti fondi di venture capital, come Pronomos Capital, gestito da Patri Friedman, nipote dell’economista Milton, e finanziato, tra gli altri dal cofondatore di PayPal Peter Thiel.
# Una piattaforma governativa di nuova generazione
Verrà implementata una piattaforma governativa di nuova generazione: “The Prosperous Platformoffre un nuovo approccio visionario alla governance con un quadro legale e normativo pro-business costruito sulle migliori pratiche di altre zone economiche speciali di successo in tutto il mondo, progettato per attrarre investimenti esteri diretti, garantendo al contempo i diritti umani e la sostenibilità ambientale“.
Il territorio in cui sorgerà la città è infatti una delle quattro ZEDE “Zone per l’occupazione e lo sviluppo economico dell’Honduras” volute dal governo conservatore del presidente Juan Orlando Hernández per attrarre investimenti privati, soprattutto dall’estero. I vantaggi previsti: regime fiscale indipendente con imposte estremamente basse, un sistema giuridico autonomo, a Próspera amministrato da un Tribunale di arbitraggio per la risoluzione dei conflitti, con giudici statunitensi in pensione, mentre il sistema legislativo ha come obiettivo quello di proteggere la proprietà privata e le transazioni finanziarie.
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L’utopica città sarà una combinazione del meglio delle metropoli attuali ed è previsto un investimento di 400 milioni di dollari. Nel 2030 sono previsti i primi residenti.
La città del FUTURO si chiama Telosa e sarà “il meglio delle città attuali”
# La città utopica di Telosa vuole combinare il meglio delle metropoli attuali
Il miliardario statunitense Marc Lore ha immaginato una città del futuro, sostenibile e supermoderna: Telosa. Un nome che evoca grandiosità visto che deriva dal termine greco telos, utilizzato dal filosofo Aristotele, che significa “fine, scopo, obiettivo”. Nelle dichiarazioni dell’imprenditore si legge: la città utopica di Telosa “stabilirà un nuovo standard di vita urbana, espandendo il potenziale umano e diventando un modello per le generazioni future“.
L’obiettivo di questa nuova metropoli, progettata da uno studio di architettura danese, è di essere più inclusiva, accessibile e sostenibile di qualunque altra città moderna: “Vogliamo combinare il meglio delle città attuali, e costruire Telosa mettendo al centro le persone. Sarà piena di vita come New York, pulita come Tokyo e sostenibile come Stoccolma“.
# Si dovrebbe estendere su un’area di oltre 600 km e essere abitata dal 2030
Credits engelvoelkers_taormina IG – Telosa strade
Secondo il progetto Telosa si dovrebbe estendere su un’area di oltre 600 km quadrati, per un massimo di cinque milioni di abitanti nel 2060, con una densità abitativa a simile a quella di San Francisco. Nel 2030 dovrebbero arrivare i primi abitanti. Tra le possibili zone in cui potrebbe essere realizzata, anche se ancora non sono state definite con precisione, ci sarebbero il Nevada, lo Utah, l’Idaho, l’Arizona, il Texas, o la regione degli Appalachi. Lo scoglio principale al momento è il reperimento delle risorse visto che l’investimento richiesto è di 400 milioni di dollari.
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“Vantandomi dirò parola: il vino mi spinge, il vino folle, che fa cantare anche l’uomo più saggio, e lo fa ridere mollemente e lo costringe a danzare e tira fuori parola, che sta meglio, non detta.” Si tratta di un verso di Omero nel libro XIV dell’Odissea e già allora si parlava della fermentazione del frutto della vite, in una sola parola del vino.
MILANO capitale del VINO: l’amore per il vino e le migliori enoteche della città
# Breve storia del vino
Credits: @ultrawines Vinoir
Il vino è una delle bevande più antiche della storia dell’umanità. Da alcune ricerche paleontologiche, sono stati ritrovati nel Valdarno Superiore in Toscana diversi depositi in lignite, numerosi reperti fossili di tralci di vite e dalle analisi successive si è scoperto che questi ritrovamenti si fanno risalire a circa due milioni di anni fa. Da questa scoperta si è giunti alla conclusione che il vino (o comunque una sorta di suo antenato) fosse una bevanda già conosciuta dai nostri antenati neolitici.
Da allora di strada ne ha fatta e la storia ci insegna che di vino si parla nella leggenda dell’Arca di Noè, nell’antica Roma (vedi il dio Bacco), nei monasteri medioevali, dove diventa anche una bevanda per usi liturgici, e nei castelli dello stesso periodo dove vennero piantati diversi campi per coltivare uva destinata alla vinificazione. Con l’avvento del Rinascimento, il vino entra anche nell’arte: L’Ebbrezza di Noè di Michelangelo, il Bacchino Malato di Caravaggio, Il Baccanale di Tiziano ed è nello stesso periodo che diverse nazioni europee cominciano a coltivare e a imbottigliare vini, che diventeranno celebri fino ad arrivare sulle nostre tavole. Ancora oggi, un esempio, è il famoso Bordeaux.
# L’amore degli italiani per il vino
credit: tartufiratti.com
L’unità d’Italia porta alla produzione del Barolo, del Chianti Ricasoli e dello spumate Gancia e infine alla nascita della figura del sommelier. Il vino entra anche nella musica, come non ricordare Il Vino di Piero Ciampi, La Società dei Magnaccioni della Banda Bardò, Che cos’è l’amor di Vinicio Capossela o un qualunque brano di Guccini che ha dedicato alla sua amata bevanda diversi testi. Insomma, il vino fa parte della nostra vita passata e anche di quella presente, anche perché da un’indagine recente, un italiano su cinque ha dichiarato che bere vino non è solo uno status, ma è un’esperienza culturale difficile da spiegare a parole.
# La nascita delle enoteche
Credits: @batfrangetta enoteca naturale
Quindi il bere vino non è solo un vezzo, ma un modo di essere e anche, perché no, di apparire. La vendita dei vini diventa una vera e propria attività e negli anni Sessanta nascono le prime vere enoteche. Certo non sono come quelle che conosciamo oggi, al tempo la loro insegna riportava la scritta Olii e Vini, luoghi dove questi ultimi arrivavano dalle varie vigne in enormi damigiane e infine imbottigliato e venduto al dettaglio. Col passare degli anni le cose sono cambiate velocemente, prima l’invasione dei supermercati e infine l’avvento di internet hanno cambiato radicalmente il commercio del vino, facendolo diventare da bevanda elitaria a bevanda a uso e consumo di chiunque. Eppure, girando per la città, non è così difficile incontrare diverse enoteche che alla fine della fiera sono la diretta evoluzione delle antiche osterie che vendevano vino sfuso.
# Le enoteche si reinventano
Credits: @cantinemilano Cantine Milano
Le enoteche col tempo si sono trasformate da semplici imbottigliatori a specialisti in materia, per saper consigliare al cliente le marche migliori, creando una fidelizzazione in continua crescita. Basti pensare che la vendita del vino crea un giro di affari di circa tre miliardi di euro l’anno. Enoteche che, per contrastare lo strapotere dei supermercati, si sono reinventati ristoratori, offrendo alla loro clientela, stuzzichini e diversi piatti da accompagnare sorseggiando un buon calice ad hoc. Da un’indagine recente, è risultato che sono soprattutto i giovani a cercare nuove etichette, disposti a provare diversi gusti e gradazioni e l’avvento dei social network ha aiutato e non poco.
# Milano Wine Week
Credits: @isimbarda.vini Milano Wine Week 2021
La nostra città non è da meno se si parla di enoteche e quando si parla di vino si parla di cultura, di status, di comunicazione e di eventi. Si è conclusa recentemente l’ultima edizione della Milano Wine Week. Un evento che aspira a diventare un laboratorio di idee, un contenitore di eventi, un network capace di portare in scena il grande vino italiano. Una rassegna che applica il “modello Milano”, che mette al centro l’innovazione e il business. Per nove giorni, Milano Wine Week ha coinvolto aziende, produttori, bar, ristoratori, enoteche e ovviamente Wine bar, accomunati da un solo scopo: valorizzare il Made in Italy.
# Le 7 migliori enoteche a Milano
Credits: @angeunbyul Vino al vino
Per parlare di enoteche a Milano, ci vorrebbe un libro intero, anziché un articolo. Le scelte sono tante e ognuna di loro ha una caratteristica unica che la differenzia dagli altri. Vi segnalo di seguito, non le più note, ma quelle più interessanti da provare.
Cantine Milano, via Traù 1
La Bottega del Corso, Via Cipro 12
N’Ombra de Vin, via San Marco 2
Vino al Vino, via Spontini 11
Peck, via Spadari 9
Il Torchio, via Aselli 33
Ebony Cafè, via Ampere 98
Detto questo, a voi la scelta, alziamo i calici e buon vino a tutti.
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Auto parcheggiate sul marciapiede all’incrocio tra Via Muratori e Via Corio
L’impatto che si ha arrivando a Milano da fuori è spesso piuttosto deprimente. Ecco dove e quando si presenta in queste condizioni e cosa si può fare per migliorarla.
EFFETTO SQUALLOR: quando Milano può rivelarsi SCIATTA
# La città che sapeva meravigliare
Credits defens_unimi IG – Piazza Leonardo da Vinci in uno scatto d’epoca
“Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro. Ma queste seduzioni sono fomite, eccitamento continuo al lavoro, sono l’aria respirabile perché viva la mente; ed il cuore, lungi dal farci torto non serve spesso che a rinvigorirla. Provasi davvero la febbre di fare; in mezzo a cotesta folla briosa, seducente, bella, che ti si aggira attorno, provi il bisogno d’isolarti, assai meglio di come se tu fossi in una solitaria campagna. E la solitudine ti è popolata da tutte le larve affascinanti che ti hanno sorriso per le vie e che son diventate patrimonio della tua mente. “ Così Verga, il grandissimo scrittore siciliano, descriveva la città durante il suo soggiorno in una lettera ad un amico.
Come l’autore dei Malavoglia, tanti altri erano viaggiatori che giunti a Milano ne rimanevano estasiati dalla sua armoniosa e discreta bellezza. Certo, 150 anni di devastazioni urbanistiche e architettoniche perpetrate da servili architetti di regime e corrotti burocrati municipali non possono essere facilmente cancellate, sappiamo anche che i bombardamenti e la speculazione edilizia post bellica hanno lasciato cicatrici indelebili nel tessuto urbano.
# La città si presenta nella sua veste migliore solo a macchie di leopardo
credit: Instagram – @citylifemilano
Fatte le dovute premesse, non possiamo però aggrapparci ai disastri del passato per giustificare la sciatteria attuale. È vero che alcune zone sono state recuperate in maniera splendida e che molte altre sono oggetto di importantissimi interventi di recupero, ma Milano non è solo City life e Gae Aulenti, Brera o Navigli e nell’attesa di vedere gli scali ferroviari recuperati, le nuove terme in zona San Siro realizzate, il nuovo polo tecnologico di Rho fiera terminato. La città attualmente si presenta nella sua veste migliore a macchie di leopardo e l’impatto che si ha arrivandoci da fuori è spesso piuttosto deprimente.
Tornando da bellissime città europee ordinate, pulite e caratteristiche come Vienna, Zurigo e Monaco tra le tante, l’impatto con il capoluogo lombardo è sempre un po’ deprimente, molto meno di quanto non fosse negli anni ’80 e ’90 quando Milano era inguardabile, ma comunque l’effetto resta deludente. La stessa sensazione di fastidio si percepisce, forse amplificata, tornando da ridenti località di vacanza.
# Degrado, sciatteria, scarsa illuminazione e arredo urbano inesistente
Auto parcheggiate sul marciapiede all’incrocio tra Via Muratori e Via Corio
Confrontandoci con megalopoli come Londra o Parigi o Lagos l’angoscia da rientro può risultare meno devastante essendo queste immense realtà urbane caratterizzate da orrende sterminate periferie, però entrando a Milano balza subito all’occhio l’enorme numero di auto parcheggiate in strada in maniera disordinata e invadente. Per non parlare degli orrendi grigi e anneriti cavalcavia o gli anonimi condominicon volumetrie spropositate che provocano un immediato senso di fastidio.
Il brutto di Milano
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Credits Milanipost - Pali con adesivi
Credits Milanipost - Pali con adesivi
Credits: Urbanfile - Milano al buio
Credits: Urbanfile - Milano al buio
Credits: milano.repubblica.it - Scritte in Darsena
Scritte in Darsena
Case popolari San Siro
credit: difesapopolo.it
credit: difesapopolo.it
Se poi il ritorno avviene la sera, si nota invece subito quanto Milano sia buia e male illuminata. Si notano poi le solite strisce pedonali oramai consumate e rese quasi invisibili, gli orrendi e innumerevoli graffiti che imbrattano i muri, il verde poco curato, i tratti di pavé sconnesso alternato ad asfalto rattoppato, una selva di pali e paletti, barriere in Jersey disseminate in maniera disordinata dappertutto, sottopassi zozzi e puzzolenti, muri scrostati, fastidiose ed esagerate luci al neon di negozi di materassi, aree abbandonate.
# Le soluzioni da attuare per rendere Milano vivibile in ogni angolo
Le soluzioni richiedono tempo e soldi, però un piano di parcheggi interrati per rimediare a questo disordine andrebbe pianificato, così come l’amministrazione comunale dovrebbe avere una chiara e precisa idea di arredo urbano. L’illuminazione andrebbe una volta per tutte ripensata per trasformarla anche in un fattore di valorizzazione, come avviene altrove nel mondo. Speriamo presto che tra qualche anno rientrare a Milano non ci faccia più sentire a disagio e che la nostra città sia bella, verde e vivibile in ogni angolo.
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Credits alesdebr-skyscrapercity - Skydrop nel dettaglio
Continua lo sviluppo in altezza di Milano. Dopo la realizzazione di nuovi edifici e grattacieli nei quartieri a nord della città ora è il turno di quelli a sud. Ecco il nuovo grattacielo iconico che rivoluzionerà il Sud di Milano.
Svelato “The Skydrop”, il NUOVO GRATTACIELO del Sud di Milano
# A Famagosta nascerà un iconico grattacielo di 100 metri e 22 piani complessivi
Credits alesdebr-skyscrapercity – Skydrop
Il sud di Milano si arricchirà di un nuovo grattacielo iconico ad uso uffici alto circa 100 metri, 20 Piani fuori terra + 2 piani interrati per una superficie complessiva di quasi 39.000 mq: Skydrop, letteralmente “goccia di cielo”. Progettato da PRP Architettura e promosso da Real Estate Center A pochi passi dalla stazione M2 Famagosta, al posto di un preesistente parcheggio, nel quartiere della Barona.
# Un “Pellino verticale” con due vele pronte a salpare
Il blog di architettura Urbanfileevidenzia come l’edificio formi due gonfie vele pronte a salpare. Un “Pellino Verticale” che ricorda, da un lato la torre Pelli di Porta Garibaldi e piazza Gate Aulenti, e dal lato corto con le terrazze verdi al Bosco Verticale.
# Le terrazze verdi: 3.500 mq di giardini pensili
Credits alesdebr-skyscrapercity – Terrazze verdi Skydrop
Nella parte ad ovest dei piani lavorativi e sul fronte sud, il lato aperto dell’edificio, sono previste delle terrazze verdi, dei giardini pensili per una superficie di 3.500 mq. Ognuno ospiterà piante di 5/6 metri di altezza di diverse dimensioni e tipologie, sempreverdi e caducifoglie per garantire una “stagionalità” del verde. I terrazzi sono disposti in modo alternato, con alcuni profondi e altri arretrati, per rendere più dinamica la facciata. Attorno all’edificio sorgerà un parco di 9.000 mq in continuità con i giardini pensili delle terrazze.
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I sentieri panoramici dell’ “arrière-pays” sono da sempre i più amati da turisti e non. Un tripudio di colori e delle più suggestive sfumature dal giallo al rosso acceso nei più bei itinerari della Francia. Percorsi perfetti per tutta la famiglia per respirare la fresca aria autunnale e godersi paesaggi e borghi spettacolari.
Un week end in PROVENZA tra borghi e colori
# “Sentier des Ocres”: dove vengono estratti i colori
Forse quello più conosciuto. Il sentiero dell’Ocra ci porta nello splendido Parco Naturale del Luberon, a Roussillon. Due percorsi da fare a piedi della durata di 30 o 50 minuti, portano alla scoperta della sua valle, composta da rocce dai colori brillanti che si sono formate milioni di anni fa a causa dell’erosione degli agenti atmosferici.
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La passeggiata è arricchita da spiegazioni e approfondimenti sulla storia di questo luogo, sulle cave d’ocra nascoste tra gli alberi, sulla loro geologia e la flora presente. Inoltre, si possono ammirare le 19 sfumature dell’ocra assunte dalla terra, dal rosa pastello all’arancione vivido. La cava, infatti, viene utilizzata per l’estrazione del pigmento dell’ocra, pratica iniziata nel XIX secolo.
Proprio accanto alle cave si trova il borgo di Roussillon, il quale gode di un’ottima vista sulle rocce aranciate. La particolarità di questo villaggio è data proprio dai suoi colori: ben 18 tonalità di ocra sono state utilizzate per la realizzazione degli edifici del centro storico.
Un percorso storico che si snoda in un continuo saliscendi lungo la Côte Bleue, tra i calanques Mejan e Niolon. Chiamato “Il sentiero dei doganieri”, questo percorso venne fatto realizzare dall’amministrazione delle dogane facendo tracciare un sentiero lungo il litorale. Diverse pattuglie di doganieri percorrevano questo sentiero giorno e notte, perlustrandolo e impedendo qualsiasi forma di contrabbando. Questo perché, grazie alla presenza di numerose grotte e caverne, era particolarmente facile occultare le merci sottratte alle navi nel porto di Marsiglia.
All’inizio del XX secolo cadde in disuso, ma nel 1968 prende una nuova vita quando alcuni appassionati decisero di trasformarlo in un percorso per escursionisti. Lungo tutto il tragitto si susseguono scenari da cartolina: punte rocciose, spiagge e acque cristalline, ma anche paludi e fauna che catturano a pieno lo spirito della Francia. Il sentiero si mescola in tre colori principali, il blu del mediterraneo, il verde dei pini di Aleppo e l’ocra delle montagne che lo sovrastano. Al termine del percorso vi è Niolon, uno splendido villaggio di pescatori con un porto veramente caratteristico.
# Corniche de l’Estérel, una passeggiata in una riserva naturale
Oltre Cannes, verso Saint-Raphaël seguendo una stradina piuttosto stretta e ripida, ci si trova di fronte a uno dei più bei panorami che la Costa Azzurra può offrire: il massiccio dell’Estérel. 614 metri di roccia rosso-aranciata di forma tondeggiante, ancora più brillante quando colpita dai raggi del sole. Il colore ha origine dalla riolite o porfido rosso, la roccia vulcanica dell’era primaria.
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Il massiccio accoglie escursionisti, ciclisti e appassionati di arrampicata e offre loro splendidi paesaggi e una panoramica mozzafiato sul Pic de l’Ours, il Cap Roux, il Cap Dramont, e il monte Vinaigre. Essendo considerato una riserva naturale, è assolutamente vietato uscire dai 6 percorsi che vengono offerti.
Una zona ricca di itinerari ciclopedonali da percorrere in mezzo alla natura incontaminata. Infatti, la Camargue è composta da paludi sabbiose, stagni e risaie e 75.000 ettari di spazi selvaggi. Tra queste, la palude di Vigueirat è la proprietà più importante del Conservatorio del Litorale di Camargue e riconosciuta anche a livello internazionale.
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Questo splendido sito naturale protetto, situato tra il delta del fiume Rodano e la pianura steppica della Crau, ospita più di 2000 specie animali e vegetali e offre spettacolari percorsi sui sentieri dell’Étourneau e visite guidate da fare a piedi oppure in carrozza, immersi nei colori rilassanti e armonici della natura.
Per un’esperienza unica a contatto con la fauna della Camargue, il Parco Ornitologico di Ponte de Gau sulla strada di Saintes-Maries de la Mer è il luogo perfetto. Un percorso da realizzare nel silenzio assoluto per ammirare e fotografare la bellezza dei volatili nel loro habitat naturale tra laghetti, stagni e canneti e magari cogliere l’occasione per osservare la danza dei fenicotteri rosa, protagonisti indiscussi del Parco.
# Sainte-Victoire, la musa ispiratrice di Paul Cézanne
Con un’altezza di 101 metri e un versante particolarmente ripido, il massiccio è una vera sfida per gli escursionisti. Ma niente paura, la fatica verrà ripagata con i suoi suggestivi paesaggi e belvedere costellati di vigneti e campi rossi, immortalati anche nei celebri dipinti di Paul Cézanne. Infatti, è dal pittore francese che prende il nome il percorso, Route Cézanne: ben 75 km che affiancano la montagna e partono dal Tholonet, con qualche tappa al ponte dei Trois Sautets (Meyreuil) e alla Barque.
Seguendo le orme dell’artista, alcune tappe immancabili sono Gardanne e l’Estaque, luoghi dove Cézanne ha soggiornato tra il 1864 e il 1886 e che per lui hanno rappresentato grandi fonti d’ispirazione, come la collina dei Frères e il golfo di Marsiglia.
# Le Gole del Verdon, tra trekking e sport estremi
Questa volta il protagonista indiscusso non è tanto il massiccio quanto il fiume Verdon, il quale si riversa tra le sue strette gole profonde 700 metri. La sua conformazione nasce dall’erosione dello scorrere costante e instancabile delle acque cristalline del fiume che hanno dato vita a un alternarsi di strapiombi e ripide discese.
Qui il panorama è eccezionale e presenta diversi punti panoramici, tra cui Point Sublime che conduce fino alle gole e il ponte più alto d’Europa, Pont de l’Artuby di 132 metri. Luogo perfetto per sperimentare emozioni forti con bungee jumping, rafting e torrentismo tra i crepacci, ma anche fare lunghe passeggiate tranquille e a contatto con la natura nel Parco del Verdon.
Il Verdon offre anche un bellissimo borgo incastonato nella roccia, spaccato in due dal ruscello e tante piccole case color pastello addossate le une alle altre. Un luogo quasi fiabesco con le sue viuzze strette e i suoi sentieri ripidi fatti di scalini. Proprio sopra al villaggio, si erge la cappella trecentesca di Notre-Dame de Beauvoir che, secondo la leggenda, custodirebbe la stella data alla Vergine Maria dal Cavaliere di Blacas.
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“There is no one who loves pain itself, who seeks after it and wants to have it, simply because it is pain…”
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L’arte non è solo nei musei. A volte, la si può trovare camminando e facendo trekking in mezzo a un bosco.
A un’ora da Milano il SENTIERO DELLE ESPRESSIONI
# Itinerario dal Balcone d’Italia
credits: @andrealess13 IG
Nella Valle d’Intelvi, al confine tra Lombardia e Svizzera, c’è un labirinto di percorsi e sentieri, che vengono praticati da appassionati di montagna. Da oggi, si aggiunge un percorso che unisce natura e cultura. L’Associazione M.A.S.C.H.E.R.A. – nota per le creazioni delle maschere di Carnevale – con il patrocinio del Comune di Schignano, ha creato infatti un itinerario tra i boschi nel quale si possono ammirare sculture in legno.
Siamo nei pressi del Balcone d’Italia, soprannome della Sighignola, montagna delle Prealpi Luganesi affacciata sulla Val D’Intelvi e da cui, nelle giornate migliori, è possibile ammirare le vette del Cervino e del Monte Rosa.
# Trekking culturale tra le emozioni
credits: @andrealess13 IG
Nel dedalo dei percorsi di trekking che la natura ha disegnato con perfezione nella Valle, si insinua la creatività umana e, tra una pedalata e una camminata enogastronomica, è possibile raggiungere il Sentiero delle Espressioni. Attività sportiva e ricreativa, rigenerante e detox abbinata all’esperienza culturale, il Sentiero delle Espressioni accompagna i viaggiatori fino all’Alpe Nava, attraverso un percorso fitto di sculture in legno.
Le sculture sono ricavate dai tronchi del bosco, riproducono creature misteriose ma benevole ed espressive, che riproducono tutta la gamma delle emozioni: dalla gioia alla sorpresa. Ci sono anche creature molto enigmatiche e che incutono timore, in modo da rendere il viaggio nel sentiero più simile ad un’avventura fiabesca che non alla sola escursione sportiva.
# Divertimento per grandi e piccini
credits: @lariusway IG
Per completare il percorso ci vogliono 3 ore e mezza, con tappe intermedie di difficoltà a seconda dell’allenamento o voglia di camminare e pedalare. C’è anche una parte dedicata ai più piccoli, con cui si attraversa il bosco, per far loro conoscere la natura, compresa quella delle emozioni umane. Per i più esperti segnaliamo i pendii del percorso dell’Alpe Nava, ripidi e impervi, non deluderanno le aspettative.
Per raggiungere questo affascinante itinerario da Milano, basta dirigersi verso Schignano, in provincia di Como. Già dalle prime case si capisce che siamo in un borgo di montagna attrezzato per le escursioni. Notevoli sono le segnalazioni dei percorsi da intraprendere e, per il Sentiero delle Espressioni, le indicazioni corrette sono quelle che portano all’Alpe Nava.
# Il periodo freddo è la stagione perfetta
credits: @valleintelviturismo IG
Il periodo autunno-inverno è il migliore per conoscere questa parte di Val d’Intelvi e le sue creature. In questo periodo, infatti, i boschi si colorano dei toni caldi del fogliame. Dal giallo al rosso, questi colori naturali aggiungeranno emozione al Sentiero stesso, amplificando l’esperienza. Per tutti coloro che sono appassionati di montagna non servono altre indicazioni, oltre raccomandare prudenza.
Finita l’escursione è possibile placare l’appetito visitando alcune locande e trattorie della zona, dove scegliere tra abbondanti primi, come ad esempio gli spaghetti ai 3 formaggi, oppure tra il brasato e i Sciatt. I più infreddoliti possono chiedere la Suppa de Can.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per il 15 ottobre tutte le principali categorie professionali hanno annunciato uno sciopero ad oltranza contro l’istituzione di un pass per accedere al lavoro.
I primi ad annunciare il blocco sono stati i portuali di Trieste seguiti dai colleghi di Genova e di Gioia Tauro. Hanno poi annunciato l’adesione al blocco totale anche i sindacati di tutti i settori metalmeccanici, industriali e artigianali nazionali, i docenti e gli studenti contro il Green Pass, camionisti, i magazzinieri e, perfino, il Sindacato dell’Aeronautica Militare (SIAM) che ha indetto per l’occasione il primo sciopero della sua storia.
C’è una vasta categoria che però non ha modo di esprimere il diritto di sciopero in quanto non è federata in sindacati e lavorando in maniera autonoma non riescono ad avere un potere contrattuale perché sono al contempo datori di lavoro e lavoratori.
Che cosa potrebbero fare i lavoratori autonomi per mostrare solidarietà e adesione allo sciopero generale?
Una delle caratteristiche dello sciopero è di non ricevere lo stipendio per i giorni in cui si protesta. Un contributo molto concreto potrebbe essere quello di dividere il proprio guadagno dei giorni dello sciopero generale con chi in quei giorni non riceverà nessuno stipendio.
Poi, si potrebbero annullare gli appuntamenti e non rispondere al telefono, mettendo un messaggio automatico o dicendo che oggi non si è disponibili per il lavoro perché si sta scioperando.
Visto che in questo caso il contendere è tra i lavoratori e il governo, un altro modo per aderire alla protesta da parte dei lavoratori autonomi e delle imprese potrebbe essere di posticipare qualunque tipo di pagamento destinato alla pubblica amministrazione, ad esempio tasse o multe, fino alla conclusione del periodo di sciopero.
Infine, dato che i media tradizionali tendono a disertare o a eludere queste informazioni, altra attività di sostegno potrebbe essere quella di diffondere il più possibile le notizie riguardanti i singoli gruppi in protesta.
Il buon governo dovrebbe esprimere armonia e ordine nel paese, invece che imporre le proprie idee attraverso il ricatto.
La forza di questo tipo di protesta è che ricalca la metodologia di resistenza passiva attuata da Gandhi in India e che ha portato un popolo disarmato e pacifico ad avere la meglio su uno dei più grandi eserciti del mondo.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Seconda città francese per popolazione, Marsiglia è la città più antica della Francia nonché una delle più multietniche. Si dice che Marsiglia abbia “111 volti”, ogni suo quartiere ha infatti una storia da raccontare che si discosta completamente da quella di quello vicino. Marsiglia è una città caotica e frizzante, che non annoia mai. Anzi sono proprio le sue innumerevoli contraddizioni e il suo melting pot a renderla unica. E poi c’è il suo legame con il mare, con le tradizioni, l’amore per la sua cucina e per quel francese un po’ storpiato da tutti gli accenti stranieri che popolano la città. Così ecco le 10 cose da fare se si desidera trascorrere un weekend a Marsiglia.
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48 ore a MARSIGLIA: 10 COSE da fare per un fine settimana nella CITTÀ PIÙ COLORATA e COSMOPOLITA del sud della Francia
48 ore a Marsiglia non bastano per girarla tutta, ma ci sono delle zone e dei luoghi che non possono mancare in un mini-tour della città più colorata del sud della Francia. E se i posti da vedere sono lontani tra loro, non c’è tanto da preoccuparsi perché oltre alla metro, ai tram o all’auto, fortemente sconsigliata, con cui muoversi, una soluzione perfetta per visitare la città è noleggiare una bicicletta o e-bike, così da godersi a pieno tutta l’atmosfera marsigliese.
Soprannominata la “Bonne Mère”, la “buona madre”, la Basilica di Notre-Dame-de-la-Garde è una delle attrazioni principali di Marsiglia. Posizionata sul punto più alto della città, a circa 154 m sul livello del mare, in un punto strategico per la vista panoramica che offre, la basilica è dedicata alla protettrice dei pescatori e di tutti i marsigliesi. In realtà Notre-Dame-de-la-Garde è costituita da due chiese: una superiore, visibile a tutti, e una inferiore che corrisponde alla cripta. Si tratta di una basilica in stile romantico-bizantino, riconoscibile dalla presenza delle cupole e dall’uso di pietre colorate, ornamenti in oro e mosaici. Affreschi, dipinti e sculture decorano poi l’interno della chiesa, rendendola un luogo di culto ricco di arte e di storia.
Anche Marsiglia, nonostante la sua vocazione balneare, ha un centro storico di rilevante valore e impatto. Camminare lungo le vie del quartiere Le Panier e in tutta la parte del Porto Vecchio non ha eguali, tra viuzze popolate da botteghe, studi d’artisti e saponifici artigianali, ma anche negozi ed edifici storici. Il quartiere Le Panier è dove la storia di Marsiglia ha avuto inizio e per questo perdersi tra le sue strade dalle case alte e colorate ti aiuta a capire l’origine della “mixité” marsigliese. Da visitare in particolare le sue piazze: Place des Treize–Cantons, Place du Refuge e Place des Moulins.
Situato all’interno del quartiere storico Le Panier, il complesso della Vielle Charité ha conseguito il titolo di “Monument Historique”. Antico Ospedale Generale per accogliere mendicanti e poveri, gente che in realtà veniva isolata ed internata, fu voluto dal re francese nel 1640 e commissionato all’architetto Pierre Puget. Nonostante ci vollero parecchi anni prima che la Vieille Charité fosse terminata, il risultato finale è stato un complesso di 4 edifici chiusi verso l’esterno che si aprono all’interno su un cortile quadrato abbastanza grande.
Al centro del cortile c’è poi l’opera architettonica più rilevante del complesso, una cappella in stile barocco italiano con cupola ovoidale. Oggi la Vieille Charité ospita diverse strutture culturali, tra cui il Museo d’Archeologia Mediterranea e il Museo delle Arti Africane, Oceaniche e Native Americane. Nel complesso poi vengono organizzati spesso eventi e esposizioni temporanee.
#4 Le vedute sul mare: la Corniche, Vallon des Auffes e i Calanchi
Vallon des Auffes
Da Marsiglia parte una strada celebre per la vista eccezionale sul Mar Mediterraneo: è la celebre Corniche Kennedy, o più semplicemente la Corniche. E se si parla di panorami spettacolari, non si può trascorrere un weekend a Marsiglia senza godersi il parco dei Calanchi, su una delle coste più frastagliate e selvagge della Francia. In tutta l’area, alte scogliere bianche di roccia calcarea si tuffano nell’acqua turchese e cristallina.
Altro luogo in riva al mare, da dove ammirare panorami impressionanti è il Vallon des Auffes, ai tempi paese ai margini della città, oggi parte integrante di Marsiglia. È un porticciolo pittoresco inserito in una caletta, luogo perfetto per fare un pic nic mentre i pescatori lavorano.
Patrimonio Unesco dal 2016, la “Cité Radieuse”, la Città Radiosa, è un’opera architettonica del famoso Le Corbusier. Considerata bizzarra quando fu costruita intorno agli anni Cinquanta, oggi è una delle opere più importanti presenti a Marsiglia.
La Città Radiosa è il primo prototipo di città giardino, un esempio di edificio d’avanguardia, al cui interno si trovano ben 337 appartamenti, un hotel, un ristorante, una scuola, una palestra, alcuni negozi e tanto altro. Una vera e propria città che si estende in verticale. Una città dentro la città. Innovativo e rivoluzionario, Le Corbusier costruì un edificio in cemento a vista, con pilastri e logge di vari colori che danno allegria alla facciata. Sul tetto poi c’è una terrazza con un cortile per l’asilo e un museo.
A circa quattro chilometri da Marsiglia, si trova l’arcipelago delle Frioul, quattro isole la cui vista regala emozioni incredibili. Relax e paesaggi meravigliosi è quello che offrono le isole di Pomègues, la maggiore che si trova a sud, Ratonneau a nord, If ad est e Tiboulen du Frioul a ovest di Ratonneau. Qui ci si reca spesso per ammirare il panorama o per praticare alcuni sport acquatici, quali la vela, ma è anche una zona molto amata dagli appassionati di birdwatching. L’arcipelago, che si trova nel Parco Nazionale delle Calanques, ospita circa 200 specie di piante protette e una grande varietà di uccelli marini.
È proprio nell’isola più a est dell’arcipelago delle Frioul che si trova il castello d’If, diventato famoso perché ispirò Alexandre Dumas. Una volta messo piede nell’isola ci si trova catapultati in un’altra realtà, in un mondo isolato dove ci sei solo tu e il mare, mentre i gabbiani difendono quella zona isolata dal resto.
Costruito nel 1527, nel periodo di Francesco I, il Castello d’If divenne famoso solo una volta diventato una prigione, nel XVII secolo. È proprio l’essere stato prigione di alcuni personaggi storici illustri, ma soprattutto di Edmond Dantès e l’abate Faria, protagonisti del romanzo Il Conte di Montecristo, che lo ha fatto diventare famoso in tutto il mondo.
Nella sua multietnicità, Marsiglia è la città aperta ai giovani, ai nuovi talenti e all’innovazione. Ed è proprio questo suo spirito e la sua atmosfera urbana così particolare, che rendono Marsiglia la città perfetta per ospitare la nuova arte, quella della strada. Per le vie della città si incontrano opere dei più grandi street artist di fama internazionale, come JonOne e Franck Slama, chiamato Invader. Tra le vie più belle di Marsiglia cosparse di murales ci sono sicuramente quelle del quartiere Cours Julien, soprannominato “Le quartier bobo”.
Costruito per festeggiare la realizzazione del Canale di Marsiglia, voluto dopo un’epidemia di colera causata dalla mancanza d’acqua in città, il Palais Longchamp è uno dei posti imperdibili da visitare se si passa un weekend a Marsiglia. Ai due lati dell’imponente colonnato dell’edificio si nota questo attaccamento all’acqua e alla tragica malattia che aveva colpito la città. Qui infatti c’è una fontana che evoca abbondanza e fertilità. È stato inaugurato nel 1869 e a volte è soprannominato “il Castello dell’acqua”. A rendere il palazzo così unico è il suo giardino e le sue sculture che negli anni hanno arricchito il parco. Oggi il palazzo ospita il Museo delle Belle Arti e quello di Storia Naturale.
#10 Il MUCEM (Museo delle Civiltà dell’Europa e del Mediterraneo)
Il MUCEM (Museo delle Civiltà dell’Europa e del Mediterraneo) è costituito da due edifici, uno storico e uno progettato da Rudy Ricciotti ed inaugurato nel 2013, anno in cui Marsiglia è diventata capitale europea della cultura. Il museo è stato costruito per la conservazione, lo studio, la presentazione e la mediazione del patrimonio antropologico relativo all’area europea e mediterranea, ma la sua vera particolarità è l’architettura esterna. Il nuovo blocco di Rudy Ricciotti, sul lungomare, è fatto di due scatole una dentro l’altra ed è formato da un layer traforato che crea giochi di luce maglifici sulla superficie dell’acqua.
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In una delle isole più piccole del Mar Mediterraneo si trova questo pittoresco villaggio. Scopriamo perché è così caratteristico.
Questo è il “BORGO più BELLO del MONDO”
# Popeye Village è “il borgo più bello del mondo”
Credits claire_gerva IG – Popeye Village
L’Italia, per la sua antica storia fatta di piccole comunità, è costellata di centinaia di meravigliosi borghi dal nord al sud del Paese. Secondo la rivista di viaggi Road Affair però questo non basta a dominare la classifica internazionale dei borghi più belli, su 25 solo 3 sono italiani e nessuno sul podio. Il vincitore è infattiil Popeye Village a Malta, caratterizzato da un gruppo edifici in legno pittoreschi, colorati e un po’ sgangherati che ricordano le atmosfere del mitico Braccio di Ferro.
# Nasce come set del musical Popeye negli anni ’80 del secolo scorso
Credits daansua IG - Popeye
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Credits claire_gerva IG - Popeye Village 1
Credits claire_gerva IG - Popeye Village 1
Il “borgo più bello del mondo”ènato nel 1980 proprio come set cinematografico per il musical Popeye con protagonista il defunto comico Robin Williams e abbandonato non molto tempo dopo le riprese. All’interno di questo piccolo villaggio c’è una compagnia di attori e si possono fare una serie di attività divertenti: ammirare spettacoli, fare gite in barca, esplorare il villaggio, visitare musei o degustare vini mentre i bambini si divertono nei teatri.
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In una lunga strada trafficata tra due edifici distanti tra loro circa 5 metri, è stata realizzata una casa che riesce addirittura ad ospitare 3 generazioni della stessa famiglia. È la “casa verticale”, stretta come una grossa matita, e che rivoluziona il concetto di abitare, facendo interrogare numerosi architetti su quali siano gli spazi veramente necessari in una casa. Vediamo dove si trova.
La CASA VERTICALE: stretta come una grossa MATITA
# La casa larga solo 4,2 metri
Credits: archdaily.com CH House
Candidata ai Dezeen Award 2021 nella categoria Urban House, la CH House è un’abitazione veramente particolare. 35 metri di lunghezza, ma solo 4,2 metri di larghezza, sono queste le dimensioni di quella che potremmo soprannominare la “casa verticale”. La CH House è stata progettata dallo studio vietnamita ODDO Architects e si sviluppa su 5 piani, riuscendo ad ottenere numerosi metri quadrati di spazio abitativo. I primi due piani sono a pianta aperta con un unico locale, mentre i restanti 3 sono strutturati in maniera tale da riuscire a ricavare più camere collegate tra loro da scale. In questo modo nella “casa matita” penetra la luce in tutti e 5 i livelli, garantendo un’illuminazione adeguata.
# Rivoluzionare il concetto di abitare: tra tradizione e modernità
Credits: dezeen.com CH House
Per realizzare la CH House lo studio progettista ODDO Architects ha deciso di ispirarsi alle tradizionali case tubolari vietnamite (nel Paese infatti spesso le abitazioni si sviluppano in verticale perché i terreni edificabili sono lunghi e stretti), garantendo però aree abitative comuni e spazi verdi, cosa che invece spesso manca nelle case tipiche vietnamiti. Il design è tradizionale ma allo stesso tempo moderno, infatti nella CH House ci sono pareti divisorie in legno che possono essere aperte e chiuse così da offrire sia spazi comuni che privacy tra gli abitanti, oppure le scale diventano biblioteca.
Con questo progetto ODDO Architects si interroga su ciò che è veramente necessario per uno spazio abitativo moderno che possa ospitare tre generazioni di vietnamiti, cercando di rivoluzionare il concetto dell’abitare, mentre però affronta anche i problemi delle aree abitative ad alta densità.
# La natura come fulcro del progetto
Credits: dezeen.com CH House
“La natura è un elemento importante, che fornisce un effetto positivo sulla salute mentale delle persone”, affermano gli architetti progettisti sulla rivista dezeen.com, ma continuano dicendo “Tuttavia, il rapido sviluppo delle grandi città crea la mancanza di spazi verdi dove le persone possano rilassarsi. Ecco perché piantare alberi e piante all’interno della casa è necessario e aiuta a creare uno spazio di vita tranquillo per liberare lo stress“. Nella CH House, quindi, lo studio ODDO Architects ha cercato di creare anche un legame tra uomo e natura. In tutti i 5 piani della “casa verticale”, infatti, ci sono piantati alberi.
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Un’iniziativa alquanto insolita anche per la città di New York: collegare alcuni bidoni dei rifiuti high tech alla rete Wi-Fi e distribuirli in giro per la città. Per alcuni potrebbe sembrare solamente una gran cavolata, invece dietro a questo bizzarro progetto potrebbe rivelarsi qualcosa di utile.
Vediamo a cosa servono questi cassonetti intelligenti.
A New York puoi connetterti al Wi-Fi di un BIDONE DEI RIFIUTI. Arriveranno anche a Milano?
# Wi-Fi GRATIS per tutti
credits: parmadaily
La compagnia newyorkese BigBelly che si occupa dell’ambiente ha promosso quest’iniziativa che prevede l’installazione di moduli Wi-Fi su alcuni bidoni dei rifiuti per poi distribuirli per le strade di New York con l’obiettivo di aumentare la connettività dei cittadini. Verranno messi a disposizione gratuitamente tanti hotspot Wi-Fi che potranno garantire una connessione di 75 megabit al secondo, al di poco inferiore ai 100 megabit delle connessioni in fibra.
# Doppiamente utili
credits: Key4biz
L’iniziativa, chiamata “Internet of Bins” (L’internet dei bidoni), non solo serve ad incentivare i cittadini ad utilizzare i bidoni per gettare i propri rifiuti, mantenendo così la città più pulita, ma anche fornire informazioni utili, come notizie e avvisi, meteo o situazioni d’emergenza, e dare la possibilità di usufruire di una rete internet a chi non la possiede o a persone che in quel momento non possono accedere ai dati mobili.
Questi cassonetti intelligenti saranno posizionati nelle aree meno servite della città e verranno implementate anche altre funzioni innovative. Grazie ai sensori installati, potranno notificare gli operatori ecologici una volta raggiunto il limite di capienza massima ed effettuare un controllo della qualità dell’aria se, a causa dei rifiuti, si sta spargendo un odore particolarmente sgradevole.
# Potrebbero arrivare anche a Milano?
credits: greenplanner.it
Sono già stati testati due prototipi per controllarne l’attività e la stabilità del segnale. L’azienda si ritiene soddisfatta dei risultati ottenuti e si dichiara pronta per la distribuzione. Un’iniziativa simile è stata realizzata anche a Londra nel 2012 con gli “Smart Bins” e poi si è diffusa anche a Los Angeles e Tokyo. Anche in Italia, precisamente a Bari, c’è stato un tentativo di “smartizzare” i cassonetti dei rifiuti attraverso la geolocalizzazione.
A Milano sono già presenti dei cassonetti intelligenti. Si chiamano EcoIsole e sono state create proprio dal Politecnico di Milano, ma si limitano alla raccolta dei rifiuti elettronici e lampadine. Presto, dunque, potrebbero arrivare anche questo nuovo tipo di “smart bins” per rivoluzionare la raccolta dei rifiuti di tutti i giorni nella città più tecnologica d’Italia.
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Credits publicsenat iG - Esito votazione per introduziona obbligo vaccinale contro il Covid
Il testo per la vaccinazione obbligatoria contro il Covid è stato respinto a larghissima maggioranza al Senato francese. Una dura sconfitta per il gruppo socialista che l’aveva proposto. Ecco l’esito della votazione.
Il SENATO FRANCESE BOCCIA la legge sull’OBBLIGO VACCINALE contro il Covid
# Il testo per la vaccinazione obbligatoria contro il Covid: 262 contrari e 64 favorevoli
Credits publicsenat – Esito votazione per introduzione obbligo vaccinale contro il Covid
Il 13 ottobre in seduta pubblica in Senato si è registrata un’altra battuta d’arresto per i sostenitori della vaccinazione obbligatoria contro il covid-19 per tutta la popolazione, come avvenuto invece per gli 11 vaccini imposti ai bambini nati dal 2018. Il Senato ha respinto il disegno di legge “che stabilisce la vaccinazione obbligatoria contro il SARS-CoV-2”. Il testo, presentato dai membri del gruppo socialista a fine agosto, è stato respinto con 262 voti contrari e 64 favorevoli. Questa iniziativa parlamentare non proseguirà oltre.
A votare a favore del testo è stata la maggioranza del gruppo socialista oltre a tre colleghi del centro e della destra. Gli altri gruppi hanno preferito esprimere voto contrario. Quattordici senatori hanno scelto di astenersi. Anche il governo, attraverso la voce di Adrien Taquet, ha espresso la sua opposizione. “Preferiamo convincere che costringere“, ha insistito il Segretario di Stato per i bambini e le famiglie.
# La scorsa settimana il testo non aveva convinto la commissione per gli affari sociali
Già la scorsa settimana il testonon era riuscito a convincere la commissione per gli affari sociali nella sua stragrande maggioranza. A partire dal 24 luglio i senatori socialisti hanno cercato di inserire questa disposizione modificando il disegno di legge che stabilisce l’obbligo di vaccinazione per le badanti e il green pass. Anche in questo caso è stato respinto con 262 voti a 76.
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Le elezioni si sono concluse con una vittoria schiacciante di Sala. Successo al primo turno, conquistati tutti e nove i municipi, già costituita la nuova giunta in cui sono confermati solo tre assessori di quella vecchia: Scavuzzo, Maran e Granelli. Anche se è stato premiato dai milanesi riteniamo che a Milano serva un cambio di passo. Vediamo cinque azioni da mettere in cima alla lista di questo nuovo mandato.
La nuova giunta: 5 AZIONI da mettere subito in campo per MILANO
#1 Una migliore distribuzione delle forze dell’ordine nelle aree periferiche
Credits dmove – Poliza locale Milano
Le forze dell’ordine sono presenti in modo capillare sono nel centro città, spesso con più corpi di polizia, e in alcune aree sensibili. Nelle aree più periferiche, dove le situazioni di degrado e i problemi di delinquenza sono maggiori, la presenza della polizia locale è molto meno frequente. I 500 nuovi agenti, previsti dal prossimo piano di assunzioni come annunciato dal sindaco e dal neo assessore alla sicurezza Granelli, dovranno concentrarsi soprattutto nei quartieri più difficili.
#2 Realizzare un piano di parcheggi di interscambio ai confini comunali
Credits: www.mentelocale.it
La costante riduzione dei parcheggi gratuiti in città e il contestuale aumento di quelli a pagamento sta rendendo sempre più difficile la possibilità di trovare un posto auto libero, sia per i residenti e sia per chi arriva da fuori città. La progressiva e programmata realizzazione di aree a traffico limitato e pedonali deve essere bilanciata dalla costruzione di parcheggi di interscambio nel perimetro dei confini comunali.
#3 Mettere in sicurezza e ristrutturare le case popolari
Case popolari San Siro
Il 10% della popolazione milanese vive nelle case di edilizia popolare. Una parte consistente degli alloggi versa in uno stato indecoroso e indegno di una città come Milano che fa del volontariato e dell’aiuto agli ultimi uno dei suoi punti di forza. L’amministrazione deve mettere in atto quanto prima un piano di ristrutturazione complessiva di tutti gli immobili per rendere migliore la vita di chi vi abita.
#4 Affrontare con più fermezza e coraggio il problema dell’inquinamento
Credits: rinnovabili.it
L’inquinamento è una piaga che Milano e tutta la Pianura padana non sono riusciti ancora a debellare. Le politiche incentrate solo sulla limitazione del traffico veicolare e la progressiva sostituzione dei riscaldamenti domestici sono insufficienti. Per incidere in modo concreto l’amministrazione comunale dovrebbe sperimentare nuove tecnologie, anche già impiegate all’estero come le torri mangia-smog, per trovare soluzioni per migliorare la qualità dell’aria a Milano nei mesi più freddi.
#5 Basta con l’atteggiamento remissivo nei confronti del governo di Roma
Credits: @mi_tomorrow IG
Vista la schiacciante vittoria ottenuta per il suo secondo mandato, il sindaco Beppe Sala ha la forza per far valere il peso di Milano nei confronti di Regione Lombardia e del governo centrale. Milano non può essere sempre e solo un obbediente esecutore delle politiche del governo, ma deve rivendicare il ruolo di leader politico ed economico del Paese, chiedendo anche maggiori poteri e risorseper competere a livello internazionale. La soluzione ideale sarebbe quella di trasformare il Comune e la Città Metropolitana di Milano in una città-regione per dialogare direttamente con lo Stato italiano e le istituzioni europee. Uno status che è la regola per le grandi città all’estero ma che in Italia sembra un tabù. Anche tra chi governa Milano.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Tra i tanti strumenti che l’umanità ha per comprendere le grandi leggi cicliche nella storia umana l’Astrologia ha sempre rivestito un ruolo di primo piano. All’interno di questi grandi cicli ci sono le cosiddette ere che durano all’incirca duemilacentosessantanni.
È impressionante la corrispondenza tra quello che sta accadendo sulla Terra con quello che appare nelle dinamiche celesti.
Il 25 dicembre del 2020 con la congiunzione di Saturno e Giove si è entrati nell’era dell’Acquario.
Questo significa che è finita l’era dominata dal binomio Pesci-Vergine e inizia questa nuova era dominata dall’asse Acquario-Leone che durerà un paio di millenni.
Si dice che alla fine di un’era muoiano i riferimenti logici e spirituali dell’era precedente.
La congiunzione di Giove e Saturno in Acquario ha segnato l’apertura di una nuova era, anche se siamo appena sull’uscio perché l’entrata definitiva sarà il 23 marzo del 2023, quando anche Plutone entrerà finalmente nel segno dell’Acquario.
La curiosità che ci ha stimolato è il fatto che Plutone, il pianeta più lento dello zodiaco con un ciclo che dura 250 anni, ogni volta che è entrato in Acquario ha coinciso con trasformazioni totali negli assetti della società umana.
L’ultima volta del transito di Plutone in Acquario è stato dal 1778 al 1798, un periodo che ha rappresentato la base dell’età moderna con la rivoluzione francese e quella americana dal punto di vista politico e quella industriale dal punto di vista economico. Le prime parole della Costituzione americana “with the people” sono forse la migliore espressione dell’entità dell’Acquario. With the people è il popolo, un’entità senza leader che si autoregola e si autogoverna secondo gli interessi di tutti. Perché l’Acquario è fratellanza universale, non tollera il re o un’autorità gerarchica, l’Acquario è il governo del popolo.
Le caratteristiche di Plutone sono potere, profondità, trasformazione, crisi, resilienza, cicli di morte e rinascita, infatti il suo simbolo principale è la Fenice. Plutone è come se fosse la somma collettiva di Marte, la somma delle volontà di tutti gli individui, è la forza vitale stessa. Con Plutone il segreto non è combattere sempre più forte ma arrendersi confidando nelle grandi leggi universali. Che non significa arrendevole fatalismo, bensì ti insegna a combattere ma ti insegna anche quando è il momento di smettere. Nel senso di comprendere che ci sono momenti che trascendono la dimensione individuale e a quelli ti devi coordinare.
Cosa fanno Acquario e Plutone insieme?
Il ruolo di Plutone è quello di eliminare ciò che non è funzione della vita. L’Acquario è un segno d’aria, riguarda la comunicazione e l’intelletto, vuole portare la luce della conoscenza a quante più persone possibile. Comunicazione non solo verbale ma in generale la diffusione di pensieri, parole, energie.
Plutone in Acquario metterà in evidenza ciò che è marcio nella nostra società in modo che possiamo poi costruire una nuova infrastruttura sociale, storica, economica, migliore per tutti su questo pianeta.
E’ un movimento in due momenti. All’inizio Plutone farà emergere il tossico e sarà la parte dolorosa del processo. Ma alla fine di questo processo di trasformazione, dopo aver eliminato il marcio faciliterà la nascita del mondo nuovo come in una nigredo alchemica.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nell’America di fine Settecento esisteva una tassa sull’importazione del tè nelle colonie americane che erano sotto il dominio inglese. Un gruppo di coloni americani, denominati Sons of liberty, figli della libertà, nel porto di Boston decisero di gettare in mare il tè stivato nelle navi inglesi.
Fu la miccia che fece divampare la protesta di tutti i patrioti americani contro l’oppressione inglese. Quando il governo inglese decise di togliere le tasse sulla merce proveniente dalle colonie ormai era troppo tardi e la primavera dello stesso anno scoppiò la guerra di indipendenza che portò alla nascita degli Stati Uniti.
Il casus belli dell’indipendenza americana si consumò nel porto di Boston.
Il casus belli non fu un caso. Perché i porti sono da sempre un luogo cruciale dove transitano le merci.
Anche il processo di liberazione dall’occupazione sovietica in Polonia nei primi anni ottanta partì dagli scioperi nei cantieri navali di Danzica e, più di recente, abbiamo visto come un incidente nello stretto di Suez abbia provocato rallentamenti incredibili negli approvvigionamenti in Europa.
In questi giorni anche i portuali di alcune città italiane, in particolare di Trieste, hanno iniziato una pacifica protesta contro le misure del governo ritenute discriminanti. Hanno proclamato il blocco delle attività portuali a partire dal 15 ottobre giorno in cui verrà aperta la porta dell’inferno di Rodin a Roma e scatterà l’obbligo di Green Pass nel lavoro.
Di fronte al tentativo del governo di esentarli attraverso tamponi gratuiti creando una ulteriore discriminazione tra i lavoratori, i portuali di Trieste hanno dichiarato con un comunicato stampa che “o tutti o nessuno”, che la loro protesta finirà solo quando “non sarà tolto l’obbligo del Green Pass per lavorare, non solo per i lavoratori del porto ma per tutte le categorie di lavoratori”.
Si tratta di una protesta guidata da portuali che si sono vaccinati e che solidarizzano con i compagni di lavoro che hanno scelto di non vaccinarsi. Una protesta a cui hanno aderito il 100% dei lavoratori all’unanimità.
I governi non dovrebbero mai sottovalutare le proteste dei cittadini. Soprattutto quelle che avvengono nei porti.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Mi consigli un hotel a Milano? Una domanda che a chiunque di noi viene fatta, solo che abitando a Milano gli hotel non li conosciamo. Scopriamo le location top per suggerire un soggiorno sotto la Madonnina.
I 10 HOTEL più belli di MILANO: guida per un soggiorno da favola (Mappa)
#1 B&B Bedpiuart, per gli ospiti più stilosi – Stazione Centrale
Credits gaiarombi IG – Bedpiuart
B&B Bedpiuart è l’ideale per gli ospiti stilosi e ospita spesso anche delle mostre di giovani artisti. Progettato da un gruppo di architetti e designer milanesi amanti della naturae dell’ecologia è stato arredato con oggetti usati, reinventandoli: rami, vecchi lavatoi o sedie trasformati nella testata di un letto oppure caffettiere diventate vasi.
Indirizzo: Via Soperga, 36 – Stazione Centrale
#2 Mini Hotel Tiziano, l’hotel immerso nella storia dell’architettura – City Life
Il Mini Hotel Tiziano sorge in un edificio progettato dall’architetto Portaluppi negli anni ’30 ed è immerso in un’enorme parco privato. Ristrutturato da poco dallo studio di architettura Mqa, accoglie con toni caldi e un’eleganza senza tempo in camere ampie e silenziose, l’hotel si trova a un passo da City Life. Tra i servizi c’è un percorso Vita e uno spazio per i bambini all’esterno e anche un’area fitness.
Indirizzo: via Tiziano
#3 B&B Vietnam mon amour, dove si respirano atmosfere lontane – Città Studi e Isola
Credits vietnamonamour IG – b&b Vietnam
Nei due B&B Vietnam non amour, uno a Città Studi e l’altro a Isola, si respirano tutte le atmosfere dello stato asiatico. Nati dalla creatività di Cristiana, nata a Parigi da genitori vietnamiti, ha personalmente decorato le camere, tutte diverse, ispirandosi alle antiche case coloniali di Hanoi. Al loro interno si trovano mobili e accessori di artigiani asiatici.
Indirizzi: Via Alessandro Pestalozza, 7 e Via Torquato Taramelli, 67
#4 Nyx Hotel, il primo albergo italiano a ospitare opere di street art – Stazione Centrale
Credits nyxhotelmilan IG – NYX Hotel Milano
Il NYX – di Leonardo Hotels – è un viaggio nel viaggio perché è il primo albergo italiano a ospitare opere di street art di artisti che hanno fatto la storia del writing nel mondo. Si trovano sparse in ogni angolo, dalla lobby al giardino, come una galleria d’arte, ma anche le camere sono di design. Famoso per le esperienze che offra: eventi artistici, dj set ogni giorno, aperitivi al Clash Bar, e pranzi e cene ricercate al ristorante.
Indirizzo: Piazza Quattro Novembre, 3
#5 Nhow Milano, l’hotel eclettico nel quartiere della creatività – Tortona
Credits mazzantipiume IG – Nhow Hotel
Nhow Milano, ospitato nell’ex fabbrica General Electric in zona Tortona, è uno degli hotel più eclettici della città: un hotel galleria con oggetti di design e opere che si rinnovano ogni sei mesi con mostre sempre diverse e installazioni visionarie. Riprogettato dall’architetto Daniele Beretta e dal designer Matteo Thun che ne ha curato gli interni, ospita anche un Lounge Bar progettato da Karim Rashid, una delle terrazza panoramica più ricercate in città.
Indirizzo: via Tortona, 35
#6 B&B Rosso Segnale, luogo d’arte, di incontri e creatività – Loreto
Credits terry_kwon IG – Hotel Rosso segnale
Rosso Segnale in zona Loreto è un luogo d’arte, di incontri e creatività. Allo stesso tempo è una galleria d’arte che arredano gli spazi per gli ospiti e un B&B di tre camere tutte diverse e speciali. In estate e primavera si può fare colazione nel giardino e nel rooftop con vista.
Indirizzo: via Antonio Sacchini, 18
#7 Sweetinn, l’appartamento di charme nel cuore della movida – Moscova
Credits sweetinn IG – Sweetinn Milano
Sweetinn, è un’azienda travel-tech internazionale che offre appartamenti nel mondo, ciascuno personalizzato da un designer che si ispira al mood del luogo. La soluzione scelta per questo appartamento di charme a un passo da parco Sempione è comodità affiancata allo stile. Composta da un soggiorno-cucina, una camera e un bagno ha le pareti con carta da parati blu che crea un contrasto perfetto con giallo e bianco che dominano in tutta la casa.
Indirizzo: Via Pinamonte da Vimercate
#8 AC Hotel Milano, uno degli hotel più alti della città – Garibaldi
Credits achotelmilano IG – Ac Hotel Milano
L’AC Hotel Milano, struttura del gruppo Marriott, è perfetta per chi preferisce l’animo moderno della città. Si trova infatti vicino alla stazione Garibaldi e Corso Como e grazie ai suoi 17 piani è uno degli hotel più alti della città. Le camere sono tutte dotate di wifi e per un pasto si può scegliere tra un ristorante e una lounge che fa piatti freddi.
Indirizzo: via Enrico Tazzoli, 2
#9 B&B Hotel Milano Sant’Ambrogio, stile essenziale e “milanese”
Credits cne6888 IG – b&B Milano Sant’Ambrogio
B&B Hotel Milano Sant’Ambrogio è un struttura dallo stile essenziale e comodo al centro storico, poco distante da Cadorna e dal Cenacolo vinciano. Tra i punti di forza ci sono il late check out fino alle 12, mentre tutte le camere ha elementi che richiamano le bellezze della città e confortevoli con wi fi, smart tv.
Indirizzo: via degli Olivetani, 4
#10 Concoct, per chi ama design e architettura – Chinatown
Credits jessicalew__ IG – Concoct
Concoct, in zona Chinatown, propone sei diverse soluzioni abitative, ciascuna progetta da un architetto diverso e per questo è uno degli hotel da provare per chi ama design, architettura e bellezza. C’è la stanza minimalista Humus nine di Beatrice Spreafico oppure la Humus two di Andrea Ludovico Borri, l’appartamento più grande dell’hotel con giardino e un soffitto di 4.80 metri di altezza per creare volumi sospesi, ciascuno con un ambiente diverso.
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Se qualcuno vuole trascorrere una vacanza in una meta insolita, le Isole Infernali fanno al caso vostro. Un nome particolarmente insolito, ma che richiama l’attenzione. Giunti lì però ci si trova davanti ad un paesaggio paradisiaco e allora ci si chiede, si è in Paradiso o all’Inferno?
Le ISOLE INFERNALI: uno scenario caraibico nel Mare Adriatico
# 21 isolotti a ovest della Croazia
Credits: @dude.from.above Isole Infernali
A largo della costa ovest croata ci sono 21 isole e isolotti dal nome veramente particolare, Isole Pakleni, letteralmente tradotto “Isole Infernali”. Si trovano nel mar Adriatico tra Hvar, in italiano Lèsina, e Brač, Brazza, e mostrano un classico paesaggio insulare dove tutti vorrebbero andare. Ma allora perché si chiamano isole Infernali?
# La vera origine del loro nome
Credits: @juliaglxck isole infernali
In realtà le isole Pakleni, o isole Paklinski, non hanno nulla a che vedere con l’Inferno e tra i suoi 21 isolotti non circola nessuna leggenda su qualche strano incontro con il Diavolo. Si tratta infatti di un errore linguistico tramandato negli anni e ormai consolidato. Le isole Pakleni, originariamente, erano chiamate Isole Paklina: paklina in croato è la resina di pino, pianta presente nell’arcipelago e la cui resina era usata molto nella regione croata per rendere le barche stagne. Da qui si è iniziato a tramandare in modo sbagliato il nome delle isole, paklina ha iniziato ad essere associata a pakao (inferno) e infine le intere isole sono diventate le Isole Pakleni, infernali.
# Uno scenario caraibico
Credits: @here_n_now isole infernali
Le cosiddette isole Infernali quindi non hanno nulla a che fare con l’inferno, quindi i più temerari non devono assolutamente spaventarsi e possono andarci tranquillamente. Anche perché le isole Pakleni sono una vera e propria meta turistica, facilmente raggiungibili se si noleggia una barca e assolutamente da visitare grazie al loro paesaggio caraibico. Qui, mentre si è comodamente sdraiati su una sdraio sotto l’ombrellone, sorseggiando un cocktail o mangiando stuzzichini, si potrà ammirare l’acqua cristallina, la sabbia fine e la ricca vegetazione delle isole. Cosa si può volere di più?
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Credits: @paul_microcosm Sveti Klement
Se si vuole poi approfondire la storia delle isole Infernali, basta visitare la più grande delle isole dell’arcipelago, Sveti Klement, conosciuta anche come San Clemente. Quasi 30 metri di costa tra terreni aridi e rocciosi e una macchia mediterranea all’interno. Nell’isola però si nasconde anche la storia della famiglia Meneghello, la quale voleva trasformare il piccolo villaggio di Palmižana in un paradiso per il turismo culturale. La collezione della famiglia è infatti molto ricca e nell’isola si possono ammirare anche anfore risalenti all’epoca greco-romana.
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