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Costo di una CASA a MILANO: la classifica delle ZONE e i 7 quartieri SOTTO I 300 MILA EURO

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credits: casa.it

Comprare una casa a Milano a prezzi accessibili è sicuramente una bella sfida. Non a caso, è il capoluogo di provincia con i prezzi più alti d’Italia. Una corsa che non si ferma. Anche durante la pandemia è stato rilevato un aumento dei prezzi dell’1,3%.

Vediamo, quindi, la classifica completa realizzata da Casa.it di tutte le zone di Milano, dalle più care alle “più economiche” per acquistare una casa e sapere di che morte dovremo morire.

Costo di una CASA a MILANO: la classifica delle ZONE e i 7 quartieri SOTTO I 300 MILA EURO

# Bilocale o trilocale?

credits: casa.it

A Milano la tipologia d’immobile più richiesto è il bilocale. La ragione è presto detta, i prezzi per i trilocali sono alla portata solo dei milionari. Infatti, la media per comprare un trilocale è di 444 mila euro.
Casa.it ha analizzato i prezzi vendita medi nei primi 8 mesi del 2021 per un trilocale a Milano e ne ha stilato una classifica dei vari quartieri, utilizzando un grafico che mostra la mappa colorata di Milano: in rosso le zone più care e in verde quelle un po’ più accessibili.

# Le zone per ricchi: il podio (838.000 euro per un trilocale)

Niente di più ovvio per quanto riguarda i quartieri più costosi: Garibaldi, Moscova e Porta Nuova. Sono zone di lusso in cui permane l’anima storica della città e una vista spettacolare sui grattacieli e il Bosco Verticale. Qui la media è 838.000 euro per un trilocale, con 7.555 euro al metro quadrato. Andando al secondo posto, troviamo la zona Arco della Pace, Arena e Pagano con ben 807 mila euro e 7.177 euro al metro quadrato. Al terzo posto, il Centro con 799 mila euro (al metro: 7.495 euro). Come fa notare milano.corriere, in queste zone “il costo del mattone è una mattonata”.

# Le zone tra i 300 mila e i 750 mila euro

Appena dopo la top 3 dei quartieri più costosi troviamo:

4) Quadronno, Palestro, Guastalla: 734.000 euro (prezzo medio: 7.209 euro al metro quadro)

5) Porta Venezia, Indipendenza: 627.000 euro (6.168 euro al metro)

6) Citylife, Fiera, Sempione, Portello: 622.000 euro (5.965 euro al metro)

7) Navigli: 603.000 euro (5.904 euro al metro)

8) Solari, Washington: budget di 601.000 euro (al metro fanno 6.325 euro)

9) Genova, Ticinese: 600.000 euro (6.434 euro al metro)

10) Porta Romana, Cadore, Montenero: 554.000 euro (al metro: 5.783 euro)

11) Cenisio, Sarpi, Isola: 526.000 euro (al metro: 5.253 euro)

12) Porta Vittoria, Lodi: 475.000 euro (prezzo medio di 4.449 euro al metro quadro)

13) Centrale, Repubblica: 467.000 euro (al metro 4.653 euro)

14) Piazza Napoli, Soderini: 415.000 euro (4.252 euro al metro), è il primo quartiere della classifica sotto il prezzo medio della città

15) Ripamonti, Vigentino: 414.000 euro (3.948 euro al metro)

16) Città Studi, Susa: 413.000 euro (al metro quadro: 4.296 euro)

17) Maggiolina, Istria: 406.000 euro (4.291 euro al metro)

18) Precotto, Turro: 374.000 euro (al metro: 3.828 euro)

19) Bande Nere, Inganni: 360.000 euro (al metro: 3.718 euro)

20) Famagosta, Barona: 342.000 euro (3.694 euro al metro)

21) Nolo, Pasteur, Rovereto: 324.000 euro (3.520 euro)

22) Abbiategrasso, Chiesa Rossa: 323.000 euro (al metro: 3.552 euro)

23) Bicocca, Niguarda: 312.000 euro (prezzo medio al metro: 3.201 euro)

24) Udine, Lambrate: 310.000 euro (al metro: 3.317 euro)

25) San Siro, Trenno: 305.000 euro (3.149 euro)

# I quartieri SOTTO i 300 mila euro

Credits: blog.urbanfile.org

Per poter comprare un trilocale a meno di 300.000 euro, meglio spostarsi su altre zone come:

26) Certosa, Cascina Merlata: 296.000 euro (3.004 euro al metro)

27) Corvetto, Rogoredo: 291.000 euro (3.306 euro)

28) Cimiano, Crescenzago, Adriano: 283.000 euro (2.957 euro)

29) Forlanini: 261.000 euro (2.742 euro)

Mentre per i quartieri più economici in assoluto che si possono trovare, devono essere considerate le zone: Affori, Bovisa con 257.000 euro e 2.778 euro al metro quadrato; Bisceglie, Baggio e Olmi con 246.000 e 2.416 euro al metro quadrato; infine, Ponte Lambro e Santa Giulia con 198.000 euro e 2.238 euro al metro quadrato. Un quarto rispetto alle zone più care. 

In concreto, nel capoluogo meneghino sono solo 7 le zone in cui si potrebbe tentare di comprare un trilocale senza rischiare la bancarotta.

# Milano ha tanto da offrire

grattacieli di porta nuova - hines
grattacieli di porta nuova – hines

Continua a leggere con: CASE a MILANO: come si stanno MUOVENDO i PREZZI, zona per zona

SELENE MANGIAROTTI

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Sta sorgendo il GRATTACIELO IN LEGNO più ALTO del mondo

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credits: @sohlen_design IG

350 metri per il grattacielo, moltiplicati per i 350 anni di storia del costruttore: nasce W350, capolavoro di vetro, acciaio e legno. Ecco dove sarà e come sarà.

Sta sorgendo il GRATTACIELO IN LEGNO più ALTO del mondo

# Tutti i numeri di W350

credits: startupitalia.eu

Si chiamerà W350 l’edificio che – quando verrà inaugurato nel 2041 – sarà il grattacielo più alto del mondo realizzato con il legno. Nel progetto di W350 sono compresi 70 piani complessivi fuori terra, destinati ad abitazioni, uffici, spazi commerciali, giardini pensili e cascate d’acqua. W350 sarà la vetta più alta di un complesso edilizio di altri 70 edifici, interamente edificato su oltre 6.500 mq e che svilupperà una superficie complessiva calpestabile che supera i 455k mq.

Numeri da capogiro o meno, il progetto è affidato allo studio di architetti Nikken Sekkei, mentre la realizzazione è a cura dell’impresa Sumitoro Forestry, che farà di tutto per rispettare la data di consegna, in quanto proprio nel 2041 compirà i 350 anni di attività. Si tratta di una tecnica innovativa, che coinvolge al rialzo anche i costi. Si stima che realizzare la torre costerà all’incirca 600 Miliardi di Yen (pari a quasi 4,5 MLD di Euro), praticamente il doppio del costo per realizzare l’identico palazzo con materiali e metodi tradizionali. Va però considerato che la manutenzione futura dovrebbe costare di meno e tutto il grattacielo avrà un minore impatto ambientale, rispetto alla medesima superficie tirata su con calcestruzzo armato.

# Rimboschimento verticale

credits: beyondthemagazine.it

Come riporta il sito LifeGate W350 avrà i suoi 70 piani arricchiti da piante e verde selezionato. La scelta, oltre che esteticamente gradevole, premia ancora l’intuizione di Stefano Boeri, ovvero utilizzare la superficie verticale per il rimboschimento urbano. Al verde pensile e affacciato dai balconi di W350 è delegato infatti il compito di filtrare la luce solare e farne sintesi clorofilliana, per aiutare l’ambiente urbano a rigenerare parte dell’ossigeno “perduto” con la superficie costruita, prevedibilmente sottratto alla natura.

La scelta del legno è un’opportunità estetica ma non solo. Il legno in Giappone è da sempre un’industria molto fiorente, andata leggermente in crisi per poco sfruttamento della materia prima – ora abbondante – proprio per le scelte radicali legate alla sostenibilità a tutti i costi. L’intero nuovo complesso di Tokyo, dunque, è pensato anche per dare “ossigeno” al comparto legno nipponico. Da non dimenticare poi che il Giappone è zona altamente sismica. Ebbene il legno ha le qualità perfette per essere sfruttato in chiave anti-sismica. Il progetto della torre W350, infatti, sfrutta una sapiente arte di mix tra acciaio, legno e vetro per garantire la stabilità dell’edificio, rispettando i rigidi parametri che l’edilizia giapponese ha saputo sviluppare nei secoli di convivenza con le scosse telluriche.

# Meno cemento, più estetica

credits: LifeGate

L’impiego del legno significa al contempo meno uso di cemento. Anche in questo caso, oltre alla ricerca della bellezza estetica (che non guasta mai), significa utilizzare meno dispendio energetico e di acqua, se pensiamo a come viene prodotto il calcestruzzo. Al legno del complesso, infine, è deputata la funzione di assorbimento di una parte del particolato e delle emissioni urbane, che diventeranno di fatto composti organici. Si stima che il legno totale impiegato per W350 si aggiri intorno ai 185 mila metri cubi.

La manutenzione delle parti esterne in legno, avverrà anche attraverso la loro sostituzione parziale e progressiva, fattore che alimenterà l’industria del legname anche nei decenni successivi alla costruzione, auto generando domanda di questa materia prima anche a coloro che nel frattempo si saranno dedicati alla necessaria riforestazione.

# Le scelte del Giappone e del mondo

credits: Archdaily.com

C’è tutta una scelta politica di lungo corso dietro a queste caratteristiche. In Giappone, infatti, grazie allo sviluppo delle tecniche sono stati distribuiti dei veri e propri incentivi, che hanno istituito l’uso sistematico del legname per la realizzazione degli edifici pubblici di almeno 3 piani; grazie a questi incentivi tutto il comparto edilizio utilizza sempre più il legno per la costruzione di palazzi nuovi, anche ad uso residenziale e commerciale.

Nel mondo ci sono già esempi di torri realizzate e/o rifinite con questo materiale. C’è la Mjøsa Tower di Brumunddal in Norvegia, 85 metri e 18 piani, che per ora conserva il titolo di edificio più alto del mondo in legno. 34 piani saranno pronti nel 2023 a Stoccolma, per un palazzo costruito con l’anima in cemento armato e interni in legno, acquisendo un nuovo primato. I record sono destinati ad inseguirsi poi con l’inaugurazione a Chicago di una doppia torre residenziale, di cui una alta 228 metri. Più piccolino ma degno di menzione, infine, uno studentato della British Columbia University di Vancouver, alta 53 metri e realizzata in soli 70 giorni grazie all’utilizzo di elementi prefabbricati.

# Milano potrebbe prendere spunto

credits: @sohlen_design
IG

Questo concetto di foresta urbana, sembra destinato a rinnovare il significato dell’edilizia: stop al focus incentrato solo sul risparmio e sui materiali più conosciuti, anche se, come abbiamo visto, l’impiego del legno arriva a costare fino al doppio dello standard conosciuto oggi. Emerge l’introduzione di un elemento caldo, confortevole e gradevole, per vivere al meglio la casa, l’ufficio o lo shopping. Sarà una svolta per innalzare la qualità della vita? Se così fosse, possiamo dare una chance a Milano, introducendo queste materie prime anche da noi?

Continua a leggere con: La nuova VESTE per PIAZZA PIOLA: un piccolo giardino GIAPPONESE con ciliegi in fiore e panchine rosa

LAURA LIONTI

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Il re senza corona

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Maria Antonietta. Fonte: https://nonciclopedia.org/

Prima della Rivoluzione Francese gli scontri sulla scarsità del pane portarono il popolo all’esasperazione. Le rivolte di piazza per accaparrarsi quello che c’era nei forni si dice che portarono Maria Antonietta a dichiarare che se mancava il pane potevano mangiare le brioche.
Questa espressione è diventata simbolo dell’incapacità del potere di comprendere i disagi del popolo.

Ancor più colpevole è il potere che non capisce il malessere dei cittadini in un sistema democratico. L’articolo 1 della Costituzione italiana recita inequivocabilmente che la sovranità è del popolo. Significa che Governo e Parlamento sono dei delegati del popolo.

In questi ultimi tempi, con la protesta nelle piazze e sui mezzi di comunicazione più spontanei, sta emergendo un movimento popolare che si oppone al clima reazionario e autoritario, fatto di autorizzazioni imposte dal governo su attività che dovrebbero essere sempre liberamente consentite e che pongono l’Italia in una condizione di estremismo dispotico rispetto alle altre democrazie occidentali.  

Invece di porsi con umiltà a cercare di comprendere queste istanze che vengono rivolte in modo trasversale da ogni parte geografica e settoriale, il governo, i politici e i media a loro prossimi trattano con disprezzo qualsiasi azione di protesta popolare.
Tutto ciò che è espressione del popolo e che si riallaccia alla sovranità popolare viene considerato dal potere in Italia in maniera denigratoria

Chi governa tende a ridurre la sovranità popolare semplicemente al momento del voto, arrogandosi poteri illimitati tra una scadenza elettorale e quella successiva. Ma sovranità è un concetto più ampio del diritto di voto: il sovrano non era chi votava ma chi in modo permanente esercitava il potere.

Quindi il popolo è fonte, controllo e il soggetto abilitato, in quanto sovrano, anche a togliere il potere ai suoi delegati, nel caso in cui non siano in grado di esercitarlo nell’interesse dei cittadini.

Continua la lettura con: L’alba di una nuova umanità?

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: “La politica cambi visione sui concetti di discarica e rifiuto”

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SYMBIOSIS trasforma la zona di SCALO ROMANA: come diventerà entro il 2024

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credit: areasymbiosis.com

Il progetto si sviluppa dal futuro villaggio olimpico fino a via Ripamonti, con 7 gruppi di edifici. Ecco quelli già realizzati e quelli che nasceranno in futuro.

SYMBIOSIS trasforma la zona di SCALO ROMANA: come diventerà entro il 2024

# Il masterplan del progetto Symbiosis si sviluppa su 125.000 mq

Credits: ioarch.it – Masterplan Symbiosis

Symbiosis è un progetto di rigenerazione urbana che parte dai margini del villaggio olimpico, dentro lo Scalo Romana, e della nuova sede della fondazione Prada. Un nuovo Business District nel sud della città che si estende per 125.000 mq a firma dello studio Antonio Citterio Patricia Viel e sviluppato dal gruppo Covivio. Tutti gli edifici sono di classe energetica A con l’obiettivo di ottenere la certificazione LEED Platinum. 

Leggi anche: SYMBIOSIS: la prossima frontiera di Milano con la TORRE circondata da un «TEATRO VERDE»

# Piazza Olivetti con la sede Fastweb è il cuore del nuovo quartiere

Cresits: Andrea Cherchi – Piazza Olivetti

Il cuore del nuovo quartiere a sud della città quartiere è piazza Olivetti, su cui affaccia il palazzo Next dal 2008 nuova sede di Fasteweb e Cirfood, che è anche la prima porzione del progetto Symbios ad essere stata realizzata. Da qui è proseguita e procede ancora la costruzione degli altri sei edifici previsti e al momento solo le volumetrie indicate nel masterplan dalla dicitura «C+E» non sono state progettate

 # Nell’edificio “D” arriveranno le multinazionali di LVMH, Boehringer Ingelheim e Mars

Credits Urbanfile – Edificio D

Entro l’anno è programmata la conclusione dei lavori per l’edificio “D“, a fianco dell’Hq di Fastweb, che ospiterà la società italiana del colosso del lusso Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy), quella di una dei principali gruppi farmaceutici (la tedesca Boehringer Ingelheim), alcune realtà del gruppo Mars, il gruppo ortofrutticolo Orsero e un’altra azienda italiana.

# La sede della scuola internazionale ICS ha inaugurato quest’anno

Credits: icsmilano.it

Affacciato su viale Ortles è già stato realizzato e inaugurato l’unico edificio non dedicato al business, ma all’istruzione internazionale del gruppo Globeducate. All’interno della struttura a vetri bordata di bianco ha sede infatti il campus Ics.

# Il nuovo quartier generale di Snam a fianco degli edifici “C+E”

Credits Urbanfile – Sede Snam

A fianco degli edifici “C+E” tra via Condino e via Vezza d’Ogli verrà costruito il nuovo HQ di Snam. Progettato dallo studio di architettura Piuarch, per una superficie complessiva di circa 19.000 mq, sarà composto da tre volumi sovrapposti articolati in 14 piani, un grande parco con specchi d’acqua e persino un “Teatro Verde”. La consegna è programmata per l’inizio del 2024.

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# La sede di Moncler troverà spazio nell’ultimo edificio a sud del lotto in costruzione

Credits Urbanfile – Rendering nuova sede Moncler

Di pochi giorni fa l’annuncio del fashion brand Moncler che ha scelto l’edificio più a sud del lotto per far nascere la sua nuova sede. Il palazzo è strutturato attorno alla ciminiera, che rimarrà a memoria dell’archeologia industriale e identificherà il futuro simbolo bioclimatico degli uffici del marchio dei noti piumini. Il concetto di sostenibilità è presente anche nelle facciate del palazzo, circondate da un grande parco.

# Il progetto Vitae a pochi metri da Symbiosis

Progetto Serio
Progetto Vitae in via Serio

Pur non essendo all’interno del masterplan di Symbios il progetto Vitae, vincitore di uno dei bandi di Reinventing cities, nascerà in via Serio a pochi metri dal nuovo quartiere. Realizzato sempre dal gruppo Covivio è caratterizzato da una “Spirale verde”, un sentiero con una pergola di vite che sale in cima all’edificio, filari sui tetti che si alternano a terrazze e orti e serre stagionali.

Leggi anche: BREAKING NEWS: I 4 PROGETTI della Milano del futuro che hanno vinto Reinventing Cities 40

Continua la lettura con: La CITTADELLA della GIUSTIZIA: il progetto mai realizzato a Milano

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Prezzi carburanti in aumento. La benzina costa 19 centesimi in più a litro

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Le strane presenze nella VILLA dei FANTASMI alle porte di Milano

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Credits didiciara - Esterno Villa Sormani

Una delle più belle ville della Brianza è famosa per le sue presenze “ultraterrene”. Ecco la sua storia e gli ospiti indesiderati.

Le strane presenze nella VILLA dei FANTASMI alle porte di Milano

# Villa Sormani Marzorati Uva, una delle più belle ville della Brianza

Credits mariaantoniettabiagiolini IG – Villa Sormani Marzorati Uva

Nel Comune di Missaglia c’è una delle più belle ville della Brianza: Villa Sormani Marzorati Uva ancora abitata dal Conte e dalla Contessa Uva. Costruita sui resti di un castrum romano dove venne edificato il palazzo del ‘300, tra il 1648 e il 1740, Palazzo Sormani fu residenza di tre celebri condottieri di Casa Sormani, Paolo, Alessandro e Antonio. Tutti e tre furono “Grandi di Spagna” e “Marescialli Imperiali”.

# Le “strane presenze” che infestano la villa e gli episodi più inquietanti

Credits didiciara – Esterno Villa Sormani

Sono numerose le testimonianze di insolite presenze all’interno della villa, sia da parte dei proprietari sia di chi vi ha soggiornato. Il Conte Alberto Uva ha raccontato che chiunque abbia dormito nella stanza da letto si sia sentito a disagio per le strane sensazioni percepite e che per questo la camera da letto è stata poi adibita a lavanderia. “Un giorno” invece, racconta sempre il Conte Uva “su un muro in alto, sotto il soffitto a cassettoni, è apparsa una faccia disegnata con il carboncino. Questo disegno è rimasto lì molto tempo, poi un bel giorno è sparito”.

Un altro episodio riguarda il ritrovamento di una ciocca di capelli sul pavimento, riapparsa più volte nei giorni seguenti nonostante la domestica l’avesse gettata. Oppure quello dell’odore di rose nell’aria come ricorda il Conte Uva: “Due ospiti che hanno dormito in una stanza con il letto a baldacchino, una mattina alle 5 si sono svegliati entrambi perché avevano sentito odore di rosa. La rosa è il tipico odore dei fantasmi”.

Tra i fantasmi che “soggiornerebbero” nella villa potrebbe esserci quello di un soldato romano, i cui resti, compresi una punta di giavellotto, una frombola, una moneta antica e e diverse offerte votive, sono stati ritrovati in una nicchia di una cappella adiacente all’edificio. Altri fantasmi potrebbero essere quelli dei morti presenti sotto le fondamenta della chiesetta, in un ossario risalente alla grande peste raccontata dal Manzoni.     

# Cosa si può vedere nella visita guidata

Credits ortinellabrianza IG – Villa Uva

Nonostante la nomea di villa infestata questo splendido edificio è aperto alle visite e sono gli stessi proprietari, il Conte e della Contessa Uva, a raccontarne gli aneddoti e la storia. Nel tour guidato della villa si scopre il pozzo di origine romana, sotto il pavimento dell’ingresso, che scende per una quarantina di metri ed è ancora pieno d’acqua. Appena sopra il livello dell’acqua un gruppo di speleologi ha trovato dei tunnel segreti che devono ancora essere esplorati.

La visita guidata all’interno della villa consente di accedere alle stanze ancora arredate e abitate dalla famiglia dei Conti Uva e ricche di cimeli storici: la sala delle uniformi (dove è esposta l’uniforme da Ussaro Imperiale asburgico del Conte Carlo Sormani, primo Conte di Missaglia), la sala da pranzo, la sala della musica, la sala del tè, la sala da biliardo.

 

Fonte: SiViaggia

Continua la lettura con: Villa Simonetta: la storia del FRANKENSTEIN MILANESE

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Studentessa Bologna no green pass: dovrà seguire le lezioni da casa

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Il BORGO MEDIEVALE a un’ora da Milano perfetto per una GITA indietro nel TEMPO

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Credits: @ saragalli1973 IG

L’estate è ormai lontana, ma la voglia di fuggire dalla città anche solo per un giorno non finirà mai. Senza andare troppo lontano, i weekend autunnali diventano perfetti per visitare la nostra regione, che forse in estate è stata ben trascurata, almeno dai milanesi.

Il BORGO MEDIEVALE a un’ora da Milano perfetto per una GITA indietro nel TEMPO

# Il borgo che ti porta indietro nel tempo

Credits: @annaalbavilla67 IG
Corenno Plinio

A circa un’ora da Milano, sulle sponde del lago di Como, si trova un borgo popolato da solo 16 persone, si tratta di Corenno Plinio, in provincia di Lecco. Un ristorante e pochissime attività, ma tanta tanta storia che, una volta messo piede nel borgo ti farà tornare indietro nel tempo. Il borghetto di Corenno Plinio è infatti un’oasi di pace dall’origine medievale che nasconde al suo interno numerose bellezze.

Il borgo di Corenno Plinio, però, non è così sconosciuto come si potrebbe immaginare, dato che abitato da sole 16 persone, ma addirittura è meta di numerosi turisti stranieri, che sono affascinati dalla bellezza medievale del luogo. Dal forte potenziale turistico, quindi, il sindaco del borgo ha deciso di inserire un biglietto di 5 euro da pagare prima di entrare nel paesello.

# Il castello vista lago

Credits: @luigipacchiega
Castello di Corenno Plinio

Corenno Plinio sorge a pochi chilometri da Dervio e deve il suo nome al console romano Caio Plinio, che nacque a Como e, amando la città, vi soggiornò spesso. Il borgo medievale è conosciuto anche come il “borgo dei mille giardini”,  proprio perché sono i suoi giardini intagliati nella roccia a renderlo veramente unico. E come potrebbe mancare un castello in un borgo medievale? Infatti non manca. A Corenno Plinio assolutamente da visitare è il suo castello, originariamente costruito come rifugio per gli abitanti e non come abitazione, ma costruzione bellissima da cui si può godere l’intera vista sul lago di Como.

Fonti: fuggodamilano

Continua la lettura con: Il borgo super COLORATO sulle sponde del PO a due ore da Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il POZZO di SAN PATRIZIO in Italia: dove si incontra l’ALDILÀ

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Credits: @g.luca.74 IG

Per tutti gli increduli e i diffidenti, il Pozzo di San Patrizio mette a disposizione una lunga discesa negli inferi che dimostrerebbe l’esistenza dell’Aldilà.

Il POZZO di SAN PATRIZIO in Italia: dove si incontra l’ALDILÀ

Se si pensa a San Patrizio vengono in mente due cose: il St. Patrick’s Day, la festa più importante e rappresentativa dell’Irlanda, e la leggenda del Pozzo di San Patrizio, che affascina tutto il mondo da secoli. Oggi non viaggeremo fino in Irlanda ma andremo alla scoperta del Pozzo di San Patrizio italiano, in cui leggenda e realtà restano in equilibrio sullo stesso sottile filo.

# Dove si trova il Pozzo di San Patrizio italiano?

credit: museiprovinciaterni.it

“Tutto il mondo è paese” e anche se non percorreremo un lungo viaggio per arrivare nella culla della leggenda di San Patrizio, anche qui in Italia ne troviamo una celebre testimonianza: il Pozzo di San Patrizio di Orvieto. Fu costruito nel 1527 per volere del Papa Clemente VII, che si era rifugiato proprio in questa città durante il sacco di Roma. Per la sua realizzazione venne chiamato il famoso architetto Antonio Sangallo, che impiegò 10 anni per dare vita ad un’opera ingegneristica unica al mondo con la sua perfetta armonia architettonica. Ma perché un Papa volle costruire proprio un pozzo? La storia racconta che per paura che la cittadina venisse assediata, il Papa decise di far costruire un pozzo che garantisse acqua in qualsiasi condizione.

# Un ingegnoso sistema elicoidale di scalini profondo più di 50 metri

Credits: @g.luca.74 IG

Per poter costruire il pozzo profondo ben 54 metri, i lavori non furono semplici: si dovette scavare prima nel duro tufo dell’Altopiano su cui sorge Orvieto, e poi nell’argilla per raggiungere finalmente la falda acquifera. Da fuori la struttura appare come un basso cilindro con due ingressi, che conducono su due rampe elicoidali che si sovrappongono ma non si incrociano mai. Il motivo di questa doppia scalinata? Una veniva utilizzata dagli animali da soma per portare in superficie grandi quantitativi di acqua, senza intralciare il cammino a chi risaliva. Ognuna delle due scalinate è composta da 248 scalini e man mano che si scende e ci si avvicina al fondo della cavità la luce diviene più soffusa, creando un’atmosfera tanto fascinosa quanto angosciante.

# Tra realtà e leggenda: il pozzo dimostrerebbe l’esistenza dell’Aldilà

credit: Wikipedia

Quest’atmosfera carica di mistero rese celebre il pozzo che inizialmente veniva chiamato “Pozzo della Rocca” per la vicinanza alla Fortezza dell’Albornoz, e che venne rinominato durante l’800 “Pozzo di San Patrizio” proprio grazie alla leggenda che lo vede protagonista. La leggenda del Pozzo di San Patrizio ha origini irlandesi e racconta di una discesa dimostrativa tra i gironi dell’inferno: chiunque non credesse all’Aldilà, poteva ricredersi scendendo nel profondo pozzo e guardando con i propri occhi le pene alle quali erano sottoposti i dannati.

Eppure la discesa non era semplice, il lungo cammino verso il fondo del pozzo implicava infatti una serie di difficili prove da superare che però assicuravano l’Eterno riposo. La leggenda narra che fu lo stesso Cristo a indicare al Santo la profonda grotta per vincere l’incredulità dei fedeli poco convinti, e che chiunque fosse riuscito a superare le infernali prove avrebbe ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso al Paradiso.

Il pozzo ha perso oggi la sua funzione originaria ed è divenuto una vera e propria attrazione turistica anche grazie ai suoi misteri e alle sue leggende, che sono stati tramandati di generazione in generazione tra i locali e sono ormai entrati a far parte dell’immaginario comune. Se non avete ancora trovato risposte alle vostre domande esistenziali e continuate a chiedervi “Dove finiremo dopo la morte?”, il Pozzo di San Patrizio mette a disposizione quasi 500 scalini per dimostrarvi l’esistenza dell’Aldilà.

Fonte: Visit Italy

Leggi anche: Il POZZO più PROFONDO del mondo: l’accesso al CENTRO DELLA TERRA o all’INFERNO?

ROSITA GIULIANO

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🛑 Via ai LAVORI per la STAZIONE FERROVIARIA del futuro. Firmata RENZO PIANO

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credits: @roby.di.stefano IG

Sesto San Giovanni si prepara ad entrare nel futuro con la rigenerazione delle aree ex Falck grazie al progetto firmato Renzo Piano insieme all’architetto milanese Ottavio Di Blasi & Partners.

Via ai LAVORI per la STAZIONE FERROVIARIA del futuro. Firmata RENZO PIANO

# Il progetto cucirà insieme due zone da sempre DIVISE

credits: @milanosesto_official IG

I lavori di rigenerazione prevedono il rifacimento delle immense aree di ex Falck attraverso la costruzione di una cittadella con ospedali, i centri di ricerca “La città della Salute”, sedi universitarie, un bellissimo viale alberato con abitazioni per studenti e famiglie e un grande parco urbano. Anche la stazione ferroviaria subirà grosse modifiche.

“Il progetto cucirà insieme due zone da sempre rimaste divise dai fasci di binari”, commenta il sindaco della città Roberto di Stefano, “e con la posa della prima pietra inizia una nuova era.”

# Iniziati i lavori

credits: @roby.di.stefano IG

I primi lavori sono iniziati ieri, lunedì 11 ottobre, dove è stata posata simbolicamente la prima pietra in quella che a breve diventerà la nuova stazione ferroviaria. Sesto San Giovanni si prepara a una vera e propria “mutazione genetica” poiché “la nuova stazione si inserisce nel più grande progetto di rigenerazione urbana in Italia e in Europa”, afferma il presidente regionale Attilio Fontana.

Renzo Piano ha progettato uno scalo ferroviario estremamente moderno con una grande copertura fotovoltaica in ferro e vetro, tante aree verdi come il viale alberato pensato proprio a ridosso della stazione e una passerella vetrata lunga 89 metri sospesa sui binari già esistente. È proprio questa passerella che rappresenterà il ricongiungimento delle due zone da sempre rimaste separate, il nucleo storico e l’ex area delle fabbriche, diventando anche un punto panoramico su tutto il progetto di MilanoSesto.

Nella realizzazione della stazione, la quale prevederà due anni di lavori, verrà dedicata particolare attenzione alla minimizzazione dell’impatto ambientale e al contenimento delle polveri tramite teli appositi e sistemi di nebulizzazione cannon fog.

# Altri cantieri sono previsti per il 2022

credits: milanosesto.it

Il progetto da 3,5 miliardi di euro, già avviato nel mese di luglio, prevede un ulteriore passo avanti nel 2022 quando si vedranno avviare i primi cantieri per la costruzione del primo lotto privato “Unione Zero”. L’ad di MilanoSesto Giuseppe Bonomi spiega che “tra pochi mesi vedremo sorgere da un lato la Città della Salute e della Ricerca e dall’altro dall’altro, la prima porzione di quella che sarà una vera e propria nuova città”.

L’ingegnere Luigi Cimolai ha dichiarato al Corriere della Sera che “la nuova stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni rappresenta per noi una nuova sfida nell’ambito dei grandi progetti di riqualificazione urbana che, specie negli ultimi anni, ci hanno visti protagonisti in contesti esteri quali New York e Londra”.

Continua a leggere con: 🛑 La TORRE dell’ACQUA all’ex Falck si trasformerà in una FONTANA PANORAMICA

SELENE MANGIAROTTI

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Le TASSE più ASSURDE che si pagano in Italia

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bandierine atm
Le cinque giornate

Se dovessimo fare una lista delle certezze della vita di ogni individuo, possiamo elencare la nascita, la crescita – di conseguenza la vita produttiva e il tempo libero – un giorno (speriamo lontano) anche la morte. E le tasse. A Milano potemmo giocare un ruolo da protagonisti in positivo, se solo lo chiedessimo tutti: lottare contro le tasse assurde e quelle ingiuste. Come un tempo si faceva con le cinque giornate. 

Le TASSE più ASSURDE che si pagano in Italia

# Balzelli d’Italia

Credits: consumatori.it

Questo il nome di un rapporto redatto da Confersercenti nel 2021, che spiega nel dettaglio le trappole fiscali in cui è imbrigliato ogni cittadino, indipendentemente dal lavoro che fa o dal reddito che percepisce. Il campione francese di ciclismo Hinault, che nella sua carriera ha vinto tutto ciò che si può vincere nella sua disciplina, una volta ha dichiarato: «Ogni 4 colpi di pedale che tiro, 3 sono per lo Stato, uno è per me». È così anche in Italia? Ovviamente sì, anzi peggio. Nel bel paese le tasse, come le definiamo normalmente, sono in numero infinito ma la più inesauribile delle variabili, è la fantasia che lo Stato applica per inventarsi nomi e modi per tassare qualsiasi cosa. Non ci credete?

# Tassa sull’ombra, sul tricolore, sulle fasi della vita

Bandiera italiana

Riusciamo a tassare perfino l’ombra. Se un locale mette una tenda per dare ombra ai tavolini dei propri clienti, e questa tenda proietta la sua funzione sul suolo pubblico, ecco che scatta l’occupazione dello stesso e il gestore del locale dovrà pagare l’apposita tassa.

Parliamo dei tricolori, che chiunque di noi, si è abituato a vedere appesi ai balconi. Attenzione, perché esporre il tricolore è costato caro ad un cittadino di Desio, che qualche tempo fa si è visto appioppare una sanzione pari a 280 Euro, per riconoscere allo stato italiano i diritti di pubblicità sul vessillo nazionale. Questa abitudine di esporre il tricolore potrebbe cambiare radicalmente, dopo aver approfondito questo paragrafo.

Tra le certezze della vita, come la nascita, la vita stessa e la morte, ognuna è accompagnata da un’imposta: ogni documento, ogni certificato, necessario per accedere a qualche altro servizio, è abbinato alla fila in un ufficio pubblico e alla sua tassa. Il matrimonio, ad esempio: i futuri sposi sanno che il matrimonio è una spesa ingente a prescindere. Cosa vuoi che sia, da parte degli enti locali, pretendere l’imposta per consentire il matrimonio nei locali comunali? Con i migliori auguri per i novelli sposi, più poveri ma più uniti. Non c’è pace neanche in caso di morte, che è un’odissea fiscale infinita. In caso di decesso si inizia col tassare il certificato di constatazione della morte, poi si continua con le tasse sulla tumulazione, quasi sempre in territorio comunale, o perfino sui lumini e la decorazione delle tombe.

# La tassa per uscire di casa

Credits: @monicafumagalli2561 IG

Sulla casa, diritto primario garantito dalla Costituzione e, senza nasconderlo, desiderio di ognuno di noi, le tasse sono creative. Credete ci sia soltanto quelle che tutti conosciamo come IMU e Tassa Rifiuti? Ovviamente no!

C’è la tassa per uscire di casa. Si chiama TOSAP ed è la tassa di occupazione di suolo pubblico, da versare se si vuole occupare in qualsiasi modo una sede stradale di proprietà del demanio statale. Se il passo carraio, che permette ingresso e uscita da una proprietà privata, sbocca su una strada che ha queste caratteristiche, ecco il balzello senza il quale non si può uscire di casa con il proprio veicolo. Che dire poi dei gradini? Tutti coloro che hanno una casa, la quale preveda dei gradini di ingresso da una strada o un marciapiede pubblico, devono versare un’imposta ogni anno per potervi accedere. Qualche anno fa il Comune di Agrigento ha vessato i propri cittadini con una tassa sui ballatoi, da versare per tutti coloro la cui casa ha una balconata che affaccia sulla pubblica via. C’è anche la tassa sui membri canini delle famiglie: ripetutamente torna a galla la voglia di richiederla. Si tratta di un tributo locale, che alcuni comuni possono imporre per tenere cani in famiglia e consisterebbe nel pagamento annuale di una quota che può variare, da Comune a Comune, dalla taglia del cane e che vale per ognuno dei cani tenuti, per importi compresi tra i 20 e i 50 Euro.

# Le tasse sugli hobby

Pesca alla mosca

Se avete degli hobby, nessun problema, anche quelli sono tassati. Se vi piace andare a pesca o andar per funghi, lo Stato si prende un tributo anche per farvi svolgere questo tipo di attività. A Milano, superando un po’ le fantasie perverse di tutti, abbiamo Area B e Area C che – seppur pensate per mettere un limite agli ingressi in città dei veicoli privati – assomigliano al fiorino medievale richiesto a Massimo Troisi e Roberto Benigni nel film “Non ci resta che piangere”. Entrare a Milano con un’auto datata, anche al sabato e alla domenica per fare un po’ di shopping, richiede il versamento di “uno scudo”, che è un po’ il segno della svalutazione dal fiorino del Medio Evo ad oggi. Tassare gli hobby significa imprimere per sempre il concetto che il tempo (libero) è denaro.

Credits natalecangemi IG – Canone Rai

# La “tassa sulla memoria”

Lo dimostrano tutti i balzelli legati all’intrattenimento: la “tassa sulla memoria”, dovuta alla S.I.A.E. per imprimere dati come musica e film, su CD e memorie fisiche esterne. SIAE si appropria anche di versamenti dovuti per la riproduzione della musica dal vivo, al bar, dal parrucchiere ed eseguita dagli artisti di strada. Nessuno può scampare al mantenimento degli storici cantautori italiani. La classe giornalistica, di cui anche milanocittastato.it è esponente, in ottima compagnia di tutte le testate giornalistiche italiane, ha il suo contributo da versare: ogni giornalista, per poter operare nell’ambito dell’ordine professionale, deve pagare 100 Euro all’anno. Il canone RAI, infine, è un dazio annuale da versare obbligatoriamente per usufruire della TV di stato. L’introito è regolato da un rigido protocollo anti evasione, perché viene versato insieme alla già onerosa bolletta energetica, la quale merita un trattamento a parte.

# Paghiamo ancora l’accisa per la guerra in Abissinia (del 1935)

Credits: money.it – Accise

La bolletta energetica è un’istituzione a parte. Lasciando stare i fantasiosi meme che girano sul web, alcuni fatti apposta per cavalcare il giusto malcontento dell’utente medio, il costo di energia e carburanti è qualcosa di leggendario. Sopravvive tutt’oggi, sul carburante per auto, la vecchia tassa istituita nel 1935 per finanziare la guerra in Abissinia. Nessun italiano di oggi sa cosa sia, non sentitevi in difetto: quella guerra è finita, anche se la tassa non è mai stata cancellata. Una misteriosa Efficienza Energetica, che compare in bolletta sotto forma di EF-EN, denota l’uso efficiente dell’energia. Cosa vuol dire e a cosa serve? Nessuno lo sa, ma l’erario intanto incassa. Nella bolletta elettrica, infine, si paga una tassa sulle centrali fantasma, un fondo percepito come premio da quei comuni che hanno sul proprio territorio una centrale nucleare. La tassa equivale a circa 1 Euro ogni 5.000 kWh di produzione, anche se dai referendum sul nucleare che si sono succeduti nel nostro paese dal 1988 in poi, le centrali italiane hanno smesso di produrre energia e sono in avanzato stato di spegnimento.

# Le fantasie perverse dello Stato

Lo stato e i cittadini italiani, vivono grazie ai proventi del proprio lavoro. Una delle industrie più fiorenti, almeno in tempi cosiddetti normali, è quella del turismo la quale è, ovviamente, coinvolta nel gioco delle tasse. Come non ricordare la reintroduzione dell’imposta sui forestieri, influenzata dalla classe alberghiera del soggiorno e scritta per farsi trovare pronta anche in caso di riforma fiscale federale: a seconda del territorio, la tassa di soggiorno potrà essere più o meno alta, regolata dalla giunta regionale della zona in cui si va in vacanza. Infine due episodi solo per spiegare fin dove arriva la perversione della burocrazia italiana. Vige tutt’ora l’obbligo di versare un contributo per la bonifica delle paludi, una tassa istituita nel 1904 e che ha fortemente spinto alla conquista di terre coltivabili. Sicuramente un’opportunità che nel 1904 ha iniziato a sfamare sempre più cittadini, ma che oggi è del tutto superata. Poi diamo un’occhiata alla tassa sulla tassa, con un focus attento alla tassa rifiuti, la quale non viene versata al netto di altri tributi ma è aggravata dall’IVA, introdotta dopo innumerevoli rimbalzi e che la Corte Costituzionale ha sancito come legittima nel 2020.

# Il terzo Paese per pressione fiscale e Milano prima al mondo per residuo fiscale

L’Italia è il terzo paese dell’area OCSE con la maggiore pressione fiscale su cittadini, lavoratori e imprese. Il prelievo fiscale, solo quello statale, si aggira oltre il 43% e – tra altre imposte locali e IVA su tutti i beni acquistati – il prelievo fiscale ”percepito” supera il 60%. L’unico fatto positivo di tutto questo gioco delle tasse, è realizzare che Milano genera il più alto residuo fiscale del mondo, quindi siamo autorizzati a sognare e volare se solo pensiamo a quanto una Milano libera di gestirsi e autonoma, potrebbe realizzare trattenendo una parte di questi tributi. Quanto potrebbe, ad esempio, calare il prelievo fiscale per i milanesi in una Milano amministrata come una moderna Città Stato, al pari di Parigi, Londra, Zurigo, Berlino, Francoforte e tante altre in Europa?

Continua la lettura con: Le 10 LEGGI più ASSURDE che si possono trovare nel MONDO

LAURA LIONTI

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L’ora più buia è prima dell’alba

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Indra e Vritra

Nelle tradizioni vediche esistono momenti ciclici in cui il Devaloka, l’Olimpo vedico, viene occupato dagli Asura, che sono gli antagonisti dei Deva, i signori delle tenebre subentrano a quelli della luce. Quando le forze degli inferi occupano la città degli dei anche i cieli e la terra degli uomini si trasformano in province dell’inferno.  

Molte tradizioni fanno risalire attraverso metafore questo momento della cacciata dal paradiso terrestre. Il senso è che gli esseri umani smettono di avere coscienza della connessione che li unisce al creato e agli altri esseri viventi, perdono il principio unitario dell’esistenza e iniziano a percepire se stessi come distinti attraverso un Io fittizio, e si nutrono di possesso e di distanziamento dall’altro che viene percepito come un avversario e ricorrendo a forme e aggregati sociali come il gruppo la famiglia che compensa in modo simbolico l’unità perduta senza mai generare la gratificazione ontologica.

In generale, in ogni cultura c’è sempre il momento delle tenebre in cui le forze del male, che possono essere raffigurate come vampiri, demoni, zombie, in ogni tradizione hanno una loro rappresentazione, prosperano utilizzando le emozioni negative degli esseri umani che loro stessi inducono.

Ci sono diversi segnali che stiamo vivendo un momento di tenebre. L’evidenza è che nei tre regni, animale, vegetale e minerale la violenza dell’uomo domina. C’è un sistematico sfruttamento, si basa tutto sulla cultura del possesso, del consuma e dell’esclusione dell’altro.

Metà del mondo paga con fame, disperazione e morte il benessere che l’altra parte del mondo definisce come sviluppo, tecnologia, crescita ma in realtà si tratta sempre di sopraffazione contraffatta dalla parte dominante di falsi valori come la democrazia. La componente distruttiva dell’azione umana è oggi preponderante in ogni campo, sia rivolta contro l’uomo, gli uni contro gli altri, che rivolta contro l’ecosistema che ci ospita in cui dovremmo essere dei rispettosi custodi invece che dei vandali.

Non avendo queste forze oscure una esistenza autonoma sono condannate a distruggere se stessi nel momento in cui hanno distrutto l’organismo che hanno parassitato.  
Questa distruzione porta in sé i germi della rinascita. Ciò che stiamo vivendo oggi con dolore è il substrato di cui la nostra civiltà si è nutrita al di là delle illusioni.

Visto che la dimensione del tempo è ciclica e non lineare, il momento più buio della notte è quello che precede l’aurora. Il fatto che il male sia costretto a mostrare finalmente il suo volto più della sua forza è segno della sua debolezza.

Continua la lettura con: La difesa della nuda vita

LA FENICE

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L’alba di una nuova umanità?

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Michelangelo Buonarroti, Creazione di Adamo, Cappella Sistina

In un cartone animato di Bruno Bozzetto una fabbrica stampava le persone a cui, attraverso un razzetto rosso, veniva impiantato un cervello programmato sull’obbedienza e sul lavoro indefesso.

Secondo molti scienziati l’evoluzione in natura e nelle società avviene a salti, non seguendo un percorso uniforme.
Esistono dei momenti in cui l’umanità ha fatto un salto epocale, come è avvenuto con il Rinascimento, la Rivoluzione francese o anche con la fine della seconda guerra mondiale. Di solito questi salti si sono verificati dopo un periodo particolarmente buio dell’umanità.

Così sta accadendo adesso. Mentre i teorici dell’allevamento degli animali stanno puntando verso forme più naturali e integrate nella natura, al contrario gli esseri umani stanno perdendo sempre più lo stato di natura per essere confinati all’interno di logiche da allevamento intensivo, in cui la salute fisica e mentale vengono determinati da paradigmi imposti dall’alto. Riducendo qualunque possibilità di libera scelta o di azioni in contraddizione con le regole del sistema.

Se questa tendenza avrà seguito ci troveremo in futuro nel paradosso di avere allevamenti naturali per gli animali e l’essere umano inquadrato in batteria per una produzione rapida, sicura ed efficiente.

Questo processo che sta accelerando nelle nostre società però sta generando anche una reazione contraria: la formazione di una coscienza condivisa che mira innanzitutto a ripristinare delle componenti di vita fondamentale dell’epoca preindustriale. L’esigenza di avere contatti fisici invece che virtuali, un atteggiamento di armonia nei confronti della natura, la condivisione di valori comuni fondati sul rispetto della libertà individuale.

Forse stiamo vivendo una trasformazione ancora più radicale: potremmo essere di fronte a uno dei salti evolutivi della storia, dove il ripristino di valori perduti diverrà concime per nuove forme di cooperazione e di sviluppo tra gli esseri umani. In cui si avrà una maggiore coscienza individuale e collettiva e un maggior senso di unione e comunicazione anche con altre forme viventi.

Come il Rinascimento ha fatto nascere l’era moderna attraverso il recupero della grande cultura classica del passato, così potremmo avere davanti a noi una nuova era fondata su valori e tradizioni preindustriali.

Un processo questo non solo già in atto, ma forse inevitabile.

Continua la lettura con: Vita nella foresta

MILANO CITTA’ STATO

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I “TRENI del RELAX”: un’idea anche per i pendolari di Milano?

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Credits: @antonphatianov Inner Journey

In occasione della Giornata mondiale della Salute Mentale, celebrata ieri 10 ottobre, a Londra è partita un’iniziativa che ha visto la realizzazione di vagoni e spazi delle stazioni dedicate al relax e al “mindfulness”. Potrebbe essere un’idea per i mezzi pubblici milanesi?

I “TRENI del RELAX”: un’idea anche per i pendolari di Milano?

# Un’iniziativa nata per alleviare lo stress del pendolarismo

Credits: @antonphatianov IG
Inner Journey

L’iniziativa Inner Journey (Viaggio Interiore) è partita da una charity con sede a Londra e presieduta da un italiano, Angelo Iudice. Stiamo parlando di “Youmanity”, un’associazione che ha deciso di sviluppare dei programmi di meditazione sui treni e nelle stazioni per tranquillizzare i pendolari dall’ansia del ritorno al lavoro. Sì perché dallo scorso mese sembra proprio che si tratti di un ritorno alla normalità, a scuola, università e lavoro, ma non tutti sono ancora abituati ai ritmi frenetici del pre-pandemia. Così a Londra si è deciso di alleviare lo stress da pendolarismo realizzando dei vagoni del relax, il primo treno “mindfulness” al mondo.

# Il treno del relax

Credits: @antonphatianov
Inner Journey

Più precisamente, sono state allestite 12 carrozze con ambientazioni e suoni ispirati alla montagna, alla foresta, all’oceano e alla compagna, insomma a tutte quelle zone che evocano tranquillità. Non solo poi si è voluto ricreare ambienti rilassanti, ma se si è in una di queste carrozze si può scaricare un’app e accedere a tutti i programmi di meditazione a tema naturale. In questo modo il viaggio in treno non sarà più pesante e stressante, né quando si andrà a lavorare né quando si tornerà da una giornata pesante.

DLR (Docklands Light Railway), inoltre, ha voluto realizzare alcuni spazi dedicati al relax e al benessere mentale all’interno di 3 stazioni, tra queste quella di Canary Wharf.

# Un’idea per Milano?

Credits: @antonphatianov
Inner Journey

Anche Milano è ripartita quasi nella sua totalità e così i mezzi pubblici meneghini sono di nuovo pieni. Allora ci si chiede, sarebbe una buona idea replicare l’iniziativa londinese per le metro, i treni, tram e bus milanesi? Certamente anche i pendolari del capoluogo lombardo conoscono lo stress tipico del viaggio per andare o tornare dal lavoro. Spesso poi ci si dimentica di fare una pausa e prendere un attimo di respiro, come dice Angelo Iudice, per questo i treni “mindufluness” non sembrano una cattiva idea.

Continua la lettura con: Presentato il TRENO a levitazione magnetica più VELOCE del MONDO

BEATRICE BARAZZETTI

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Il GIARDINO dei VELENI: potrebbe essere l’ultimo luogo che vedrete nel mondo

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credits: @kooky.moon IG

Immaginate un immenso giardino all’inglese, con fontane che disegnano giochi d’acqua circondate da tremila rose di cent’ottanta varietà diverse, orchidee, fiori profumati, case sull’albero, un labirinto di bambù e sullo sfondo un magnifico castello, magari proprio quello dei primi film della saga di Harry Potter. Un sogno, vero? No, realtà ma con un particolare non proprio trascurabile: le piante, in una specifica area, sono tutte velenose e potenzialmente mortali!

Il GIARDINO dei VELENI: potrebbe essere l’ultimo luogo che vedrete nel mondo

# “Queste piante possono uccidere”

credits: @kooky.moon IG

Si tratta del maestoso Poison Garden di Alnwick a Northumberland, una contea nel nord-est dell’Inghilterra al confine con la Scozia. Che non si tratti di un normale giardino lo si intuisce già all’ingresso dove i visitatori, oltre mezzo milione all’anno provenienti da tutto il mondo, sono accolti, si fa per dire, dal cartello sul cancello che avverte “Queste piante possono uccidere”. E non si tratta comunque di un’esagerazione perché alcune piante apparentemente innocue e delicate sprigionano la propria tossicità letale anche solo annusandole.

La ristrutturazione, che ha trasformato un nobile e tranquillo giardino risalente al 1750 in un affascinante e pericoloso poison garden, è iniziata nel 1995 da un’idea un po’ eccentrica dell’allora signora Jane Percy, diventata successivamente duchessa di Northumberland.

# Piante per uccidere i nemici

credits: @filo_bart IG

Nell’orto botanico di Alnwick si possono osservare cento piante velenose diverse, ognuna accuratamente scelta dalla fondatrice che ha tratto ispirazione per questo singolare angolo verde durante un viaggio in Italia, a Padova per l’esattezza, quando ha potuto ammirare un giardino costruito appositamente dai Medici per coltivare piante da cui si potessero ricavare veleni adatti ad uccidere i nemici. E così passare dalla coltivazione delle rose a rigogliose piante di cicuta, pianta velenosa per eccellenza che ha causato la morte di Socrate, per la Duchessa il passo è stato breve.

# Insospettabili ma micidiali

credits: @boardgamebud
IG

Nei quattordici ettari di estensione del giardino, sono coltivate piante esotiche e rare e altre più comuni che sono presenti anche nei nostri giardini con funzione ornamentale ma dall’insospettabile pericolosità. L’oleandro, Nerium Oleander, ad esempio, se ingerito provoca vomito, alterazioni del ritmo cardiaco e solo poche foglie sono sufficienti per uccidere. E che dire del profumatissimo mughetto? Se ingerito è cardiotossico. O della narcisina contenuta nei narcisi che ha effetto narcotico? I semi di ricino, Ricinus communis, nella cuticola contengono ricina, uno dei veleni più potenti che si conoscano.

# Alcune sono usate come droghe fai-da-te

credits: @ilike2brugit IG

Tra le piante rare che invece si possono trovare al Poison Garden inglese ci sono la Brugmansia arborea, pianta del Sudamerica che può causare stati di delirio fino al coma, usata in alcuni paesi ancora oggi come droga fai-da-te, il panace gigante, originario del Caucaso, una specie di erba invasiva che rende ciechi e ustiona che ultimamente è stata introdotta illegalmente anche in Italia. Ovviamente è severamente vietato non solo assaggiare ma anche solo toccare o annusare qualsiasi pianta durante il percorso guidato.

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SILVIA FUSARI IMPERATORI

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Dato shock: metà della RICCHEZZA ITALIANA è concentrata in sole 20 province

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La differenza tra Nord e Sud, economicamente parlando, è sempre stata ben nota, basta pensare alle migliaia di migrazioni interne che avvengono ogni anno. Andare a cercare fortuna al Nord, era questo ed è tutt’ora l’obiettivo di molte persone meridionali. Ma addirittura rendersi conto che solo 20 province del nord e centro Italia possiedono più della metà della ricchezza italiana è un dato scioccante.

Dato shock: metà della RICCHEZZA ITALIANA è concentrata in sole 20 province

# Milano e Roma da sole producono un quinto della ricchezza totale dell’Italia

Credits @francescopesce71 IG – Piazza Gae Aulenti

Nonostante la pandemia abbia colpito maggiormente l’Italia settentrionale, lo studio, pubblicato da Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere sugli effetti del Covid sul valore aggiunto prodotto nelle aree metropolitane italiane, ha mostrato che il Nord Italia viaggia ad una velocità fuori portata per il Sud. Grande conferma di Milano e provincia che staccano tutte le altre città di molti punti percentuali. Le province di Milano e Roma, insieme, infatti producono il 19,7% della ricchezza dell’intero Paese, ma mentre la città meneghina e provincia hanno un valore aggiunto pro capite di 47.495 euro, confermandosi leader indiscussi in Italia, la Capitale è sotto di 7 posizioni.

# Nella classifica delle province più ricche la prima a sud di Roma è al 40esimo posto

Se quindi Milano può essere contenta della sua continua ripresa, la distribuzione per nulla equa della ricchezza italiana preoccupa. La provincia che più si avvicina alla ricchezza milanese è Bolzano, nonostante sia lontana di ben 21 punti percentuali. Dato shock è invece che la prima provincia del Sud che si incontra nella classifica delle province italiane più ricche è Cagliari al 40esimo posto. Da qui, le altre aree del sud che si notano sono Palermo, Salerno e Napoli, all’83esimo posto.

# Gli effetti del Covid sulla ricchezza: più colpito il Nord

Credits: ilriformista.it
Aziende italiane

Certamente la notizia preoccupa ma è veramente così shoccante? Si è sempre saputo di questo divario tra Nord e Sud. Quello che però stupisce è che i dati confermano che il Covid abbia avuto un maggiore impatto nel Nord Italia, ma nonostante ciò il gap tra le due aree è ancora enorme. Nelle province del Nord c’è la maggiore concentrazione di imprese con meno di 50 dipendenti (basti pensare a quelle della moda e della cultura), ovvero le aziende che hanno più sofferto la crisi causata dalla pandemia, infatti qui il valore aggiunto è calato del 7,4%. Al Sud il valore aggiunto è diminuito del 6,4%, una flessione minore rispetto al Nord grazie alla più consistente presenza pubblica nell’economia. Come si spiega allora che 20 province del Nord e Centro Italia possiedono più della metà della ricchezza italiana? Il vero problema è che nel Meridione la crisi ha agito in un’area già provata economicamente. Da: ilriformista.it

Continua la lettura con: Le 7 CITTÀ più RICCHE d’Italia: Milano è in classifica?

BEATRICE BARAZZETTI

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Il CASTELLO delle “mille e una notte” ABBANDONATO nella campagna Toscana

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Credits robertocaracchini IG - Castello di Samezzano

Costruito nel XVI secolo il castello è il più importante esempio di architettura orientalista in Italia. Ecco dove si trova e la sua incredibile storia.

Il CASTELLO delle “mille e una notte” ABBANDONATO nella campagna Toscana

# Il Castello di Sammezzano è il più importante esempio di architettura orientalista in Italia

Credits robertocaracchini IG – Castello di Samezzano

Nel comune di Reggello nel Valdarno, in provincia di Firenze, c’è un castello abbandonato in stile moresco: il Castello di Sammezzano. Inserito tra i Luoghi del Cuore Fai è il più importante esempio di architettura orientalista in Italia. Costruito nel XVI secolo, il castello è circondato da un meraviglioso giardino popolato tra l’altro da sequoie alte fino a 50 metri e composto da 365 stanze, ognuna decorata in modo unico, una per ogni giorno dell’anno. Fu grazie a Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, esponente politico fiorentino di origini spagnole, che venne stato trasformato in una incredibile dimora in stile moresco. 

# La Sala dei Pavoni è tra i luoghi più belli del castello

Credits amedeo_grisi IG – Castello di Samezzano

La sala dei Pavoni è uno dei luoghi più belli del castello di Sammezzano. Qui il proprietario del castello usava accogliere i suoi ospiti e dove si può ammirare la migliore espressione dello stile moresco, di stucchi e di maioliche. Una meta ambita anche dai cineasti, qui furono girati tra gli altri: nel 1972 “Finalmente… le mille e una notte” di Antonio Margheriti, nel 1974 “Il fiore delle mille e una notte” di Pier Paolo Pasolini e nel 2015 “Il racconto dei racconti – Tale of Tales”, diretto da Matteo Garrone e interpretato da Vincent Cassel e Salma Hayek.

# L’abbandono, l’incuria e una possibile rinascita

Dopo la morte del proprietario Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona il castello di Sammezzano è stato soggetto a incuria ed intemperie, saccheggiato durante la Seconda Guerra Mondiale e venne trasformato in hotel di lusso subito dopo la fine della guerra fino al 1990. Acquistato da una società inglese, poi nuovamente abbandonato per la crisi dei nuovi proprietari, nel 2015 il castello è stato messo all’asta per ripagare i debiti accumulati dalla nuova società proprietaria Sammezzano Castle Srl. Una nuova asta è attesa alla fine di Ottobre 2021. Negli ultimi dieci anni prima il Comitato Sammezzano e poi il movimento “Save Sammezzano” hanno promosso numerose attività di sensibilizzazione sul castello e sulla necessità di un intervento riqualificativo, ottenendone l’inserimento nell’elenco dei “Luoghi del Fai” da salvare. Al momento non è aperto alle visite, salvo particolari giornate dell’anno.

 

Leggi anche: I 10 SOFFITTI più SPETTACOLARI al MONDO

Fonte: Zingarate

Continua la lettura con: I 7 LUOGHI più INACCESSIBILI da visitare in Italia

FABIO MARCOMIN

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A Milano l’ARREDO URBANO non è di casa

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Credits: blog.urbanfile.org Arredo urbano Milano

Le elezioni comunali appena terminate, facilmente vinte come previsto dal sindaco in carica, sono state caratterizzate da una campagna elettorale davvero poco appassionante. Tra interminabili polemiche su questioni personali e politiche, il dibattito si è molto focalizzato sul mantenimento o no di un tratto di pista ciclabile in Corso Buenos Aires, cosa estremamente marginale, non toccando invece questioni fondamentali, eternamente rimandante da tutte le giunte.

Un po’ desolante, soprattutto pensando a quanti temi si sarebbero potuti e dovuti affrontare!

A Milano l’ARREDO URBANO non è di casa

# Tutto ciò di cui si dovrebbe parlare

Credits: www.tragicomico.it

Dalla pessima illuminazione della città a possibili nuove linee metropolitane sopraelevate per collegare l’area metropolitana. Dal nuovo stadio alla possibilità di far diventare finalmente Milano una metropoli h 24, dalla richiesta di maggiore autonomia amministrativa alla creazione di un terminal dei bus… Tra i tanti temi assenti nel confronto tra i due schieramenti ne è sicuramente mancato uno, al quale molte altre città europee danno davvero molta importanza: L’ARREDO URBANO.

# Arredo urbano: a Milano regna il disordine

Credits: blog.urbanfile.org
Arredo urbano Milano

A Palazzo Marino si sono alternate diverse giunte. Nonostante tanti proclami, qualche timido tentativo di riorganizzazione e di valutazione del problema, il disordine regna ancora sovrano!

Tratti di pave’ un po’ sconnessi, alternati senza logica ad asfalto sbriciolato disseminato di buche. Cartelli stradali arrugginiti e semi divelti, innumerevoli pali della luce e pali di sostegno della rete elettrica dei mezzi pubblici a ridosso uno all’altro. Barriere in cemento armato tipo check point di Kabul sparsi in maniera disordinata, cancellate di diversa forma e colore mangiate dal tempo, strisce pedonali ormai cancellate (rifarle fosforescenti e magari con un cartello luminoso di segnalazione no?), fioriere senza fiori…

# Bisognerebbe agire

Credits: blog.urbanfile.org
Arredo urbano Milano

Non sarebbe ora di fare qualcosa? Un progetto di ampio respiro coinvolgendo anche i paesi dell’hinterland? Che sappiamo costruire grattacieli belli, anche se non particolarmente alti, e che siamo in grado di organizzare una raccolta differenziata molto efficiente lo abbiamo appurato, ora però si faccia un passo avanti e si affronti una volta per tutte anche questo aspetto non certo secondario.

Siamo la capitale mondiale del design e della moda davvero di sta sciatteria dilagante non se ne può più!

Continua la lettura con: 🛑 URBANFILE: inaccettabile il degrado di VETRA in pieno centro a Milano

ANDREA URBANO

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Leggi anche: “Milano ritrovi la vocazione di città metropolitana: solo così potrà competere con Londra o Parigi”

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Quello che non può mancare nel MENÙ del MILANESE DOC

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Il ragazzo di campagna

Al cuor non si comanda e allo stomaco nemmeno. In Italia il cibo non è semplicemente cultura o tradizione, ma è una vera è propria religione a tutte le latitudini. A volte però anche le migliaia di prelibatezze che esistono nel nostro Paese vengono messe in secondo piano per questioni di tempo e praticità, un po’ come nella famosa scena de “Il Ragazzo di Campagna”, dove Pozzetto resiste alle tentazioni della mamma che vuole mandargli un cesto di cibo fatto in casa, ribadendo che in città si mangia in maniera più pratica e veloce. Sketch esilaranti a parte, vediamo come si struttura un menu del milanese medio DOC.

Quello che non può mancare nel MENÙ del MILANESE DOC

# Cappuccio e brioches

Credits: @gelateriacreamgarden IG
Cappuccio e brioches

E guai a chi lo chiama cornetto, su questo siamo tassativi. Perché il milanese vero chiama la brioche con il suo vero nome, e soprattutto predilige quella healty con cereali integrali e confetture bio, al posto dei bomboloni spassosi (e pieni di grassi) che vanno molto di moda da altre parti. Per quanto riguarda il cappuccio, non manca mai, ma spesso, molto spesso, viene sostituito da un ginseng, un marocchino o un rapidissimo cafferino.

# L’insalatona fit

Credits: @martinabaiardi.fitnessfood IG
insalata fit

Tralasciando gli snack di metà mattina (è probabile che non si abbia tempo), a pranzo è ora di pulire il corpo e nutrirsi in maniera sana. La classica insalatona gigante con dentro di tutto e di più forse non è neanche poi così più leggera da digerire di un panino, ma di certo fa scena ed è meno grassa di un menù completo.

# Una nota sulla schiscetta

Credits: @cr_eative IG
schiscetta

Sfatiamo un fastidiosissimo luogo comune: la schiscetta NON è un cibo in particolare o (peggio) l’equivalente di una focaccia o merenda salata come pensa qualcuno. È un termine dialettale riferito originariamente al contenitore per il trasporto e il consumo di vivande, tuttora utilizzato nel linguaggio comune principalmente in Lombardia, in parte del nord Italia e anche in Liguria. Portare la schiscetta, quindi, non significa portarsi la pagnotta da casa ma può significare portare un frutto, un panino, del cibo da riscaldare e così via.

# Il caffè

Credits: @ilmondodichri IG
caffè

Abbandonate pure le speranze dei dietologi e nutrizionisti che ci urlano nelle orecchie: “Uno al giorno!”. Per il milanese medio, la media dei caffè è in linea con la velocità meneghina e con le conseguenti esigenze del corpo umano. C’è gente che riesce a berne quattro in una sola mattinata, e prima di sera ha assunto tanta di quella caffeina che poi per addormentarsi ha bisogno di melatonina. Abitudine errata, ma che è talmente consolidata da essere difficile se non impossibile da estirpare, come telline da uno scoglio a mani nude.

# Serve sempre un bilanciamento proteico

Credits: @widad930 IG
barretta proteica

Ovvero lo snack di cui sopra. Se non si ha tempo al mattino, al pomeriggio parte la barretta proteica, i cereali e, per chi può permetterselo nel suo ambiente di lavoro, uno yogurt con frutta secca. Che si passi il resto del tardo pomeriggio a fare un aperitivo o in palestra, il bilanciamento proteico è d’obbligo per chi lavora in ufficio, come per chi lavora in proprio e passa la giornata presso cantieri, in auto o in abitazioni private.

# Le noccioline da aperitivo

Credits: @pasticceria_dofre_ IG
noccioline aperitivo

Ritorniamo sempre alle proteine. Se il pasto a base di insalatona prevedeva quantomeno un po’ di carboidrati (crostini, pane tostato, noci o gallette di riso) la prima cosa a cui si pensa nell’aperitivo basic con un calice di vino, uno Spritz o un Negroni sbagliato è il piattino di arachidi con cucchiaino. Che poi, altro non è che la pietra miliare dell’happy hour alla milanese, trasformatosi in seguito nelle centinaia di forme in cui esiste ora, con cibo davvero di tutti i tipi che spesso sostituisce la cena.

# Cotoletta e patatine

credits: divinamilano.it IG

La cena, appunto, dove per evitare di riempirsi con la pasta spesso si predilige una fetta di pesce, una bistecca o magari la compagna di tavola di tutti i milanesi. L’amatissima cotoletta, che per essere doc deve essere rigorosamente a base di vitello e non di maiale.

Questo potrebbe essere un esempio di menù milanese di una giornata classica, ma naturalmente le opzioni e variabili possono essere infinite. E voi che ne pensate, amici lettori di Milano Città Stato? 

Continua la lettura con: Le 7 migliori COTOLETTE di Milano (mappe e recensioni)

CARLO CHIODO

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Leggi anche: Matteo Renzi guarda alla Russia: il senatore nel cda di un colosso di car sharing

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5+1 luoghi che forse non conosci da VEDERE in VENETO

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Molinetto della Croda - @villagesmypassion IG

Il tempo sta cambiando, tra un po’ arriveranno giornate fredde e… E io vi propongo un elenco di 6 (più un bonus) posti poco conosciuti da vedere in Veneto. Così, se non sapete cosa fare nei vostri weekend autunnali… Io vi ho avvisati! Pronti? Seguitemi

5+1 luoghi che forse non conosci da VEDERE in VENETO

Sono passati 7 anni da quando mi sono trasferita in Veneto, e ancora mi sorprendo quando scopro un posto che non conoscevo (e sono tanti, quindi mi sorprendo tante volte, devo ammettere). Se anche voi siete curiosi e amate scoprire posti nuovi, o rivedere dei posti che magari avete visto da bambini e che ormai fanno parte di polverosi ricordi, vi propongo un piccolo elenco di posti diversi dai soliti nomi mainstream per godervi un Veneto diverso dal solito! 

#1 La Strada del Prosecco

pixabay-Francesco_Foti – Valdobbiadene

Le colline appartenenti ai comuni di Conegliano e Valdobbiadene (TV) sono ricoperte di viti, tutte coltivate e vinificate per dar vita a uno dei migliori prodotti italiani da esportazione (nonché quasi una religione, in Veneto): il Prosecco DOC. 

Ma ad aspettarvi tra queste colline non ci sarà soltanto un (dei tanti) calice di prosecco: la strada del Prosecco è ricchissima di paesaggi incantevoli, e si presta ad escursioni alla scoperta di vigneti e cantine locali, ma anche di castelli medievali, fiumi e piccoli laghi nascosti tra i sentieri che si snodano nel verde: c’è anche un vecchio mulino vicino a una cascata, a voi il compito di trovarlo!

#2 Il Tour delle Città Termali venete

silviaranocchia IG – Abano Terme

Il Veneto è disseminato di sorgenti naturali di acque termali, intorno alle quali negli anni sono sorte piccole cittadine famose per i loro centri benessere e meta turistica spesso più straniera che italiana. Se però avete voglia di godervi un soggiorno di assoluto relax, considerate l’idea di fare un salto ad Abano e Montegrotto Terme, a poca distanza da Padova, o a Bibione, se oltre alle terme non disdegnate anche un bagno nel mar Adriatico. 

Se poi siete degli amanti della montagna, Recoaro Terme non potete farvela scappare: le sue acque sono conosciute soprattutto per le proprietà curative e benefiche per corpo e mente, e tra un bagno e l’altro, potrete anche pianificare una cena a base di leccornie montane.  

#3 I Sentieri dei Colli Euganei

mtb.mabalasik806 IG – Colli Euganei

Si dice che, nelle belle giornate di sole, terse e luminose, Venezia abbia una magnifica corona rocciosa alle spalle: si tratta dei Colli Euganei, situati in realtà nei pressi di Padova, e che formano un Parco Naturale di grande biodiversità, con colline ricoperte di vigneti, uliveti, musei, città fortificate, e molto altro. 

Se vi piace camminare, i Colli offrono anche una ventina di percorsi di trekking e passeggiate immerse nel verde, adatti a tutti e percorribili a piedi o in bici. Se vi piacevi sentite degli esploratori moderni e vi piace coprire nuovi luoghi, vi segnalo il piccolo borsetto medievale di Arquà Petrarca. Segnatevelo, non ve ne pentirete. 

# 4 – La Grotta Azzurra di Mel

renata_trs IG – Grotta Azzzurra Mel

Da Padova, andiamo su in provincia di Belluno, zona piena di luoghi incredibili che lasciano decisamente il segno nella memoria. Uno di questi è il borgo di Mel, col suo Castello di Zumelle e la straordinaria Grotta Azzurra. È qui che voglio portarvi. Come un premio per i più pazienti, la grotta si presenta alla fine di un percorso di trekking che parte dal Castello. Quello che vi troverete davanti sarà un piccolo gioiello di acque cristalline incastonato nel verde dei boschi della Valbelluna. 

Da una delle anse di uno dei torrenti circostanti, sembra quasi che la Grotta appaia per magia. Se arriverete fin qui, di certo porterete con voi al ritorno un po’ del riflesso delle acque turchesi della Grotta e di quel magico silenzio montano che avvolge tutta la zona. 

#5 I Cadini del Brenton

martamiuw IG – Cadini del Brenton

Tutti conosciamo le Dolomiti. No? Quindi non vi parlerò delle Dolomiti. Piuttosto, vi racconterò della forza erosiva del torrente di Brenton, che nel bellunese ha creato, nel corso di migliaia di anni, bellissime cavità naturali. In più, grazie all’azione chimica delle acque ricche di anidride carbonica, si sono formate delle vere e proprie conche e piscine naturali che val la pena di vedere. Davvero, andate a vederle.

Il nome “Cadini” viene dal dialettale ciàdin, “catino”, come quelli formatisi dall’erosione del torrente e che hanno dato vita alle dieci splendide piscine naturali del Brenton. 

#5+1 Il Molinetto della Croda

pixabay-albertosandrin – Molinetto della Croda

Per l’ultima tappa vi faccio tornare nel trevigiano, terra che offre molti spunti di interesse. Oltre al Prosecco, però, ve ne segnalo un altro: si tratta del Molinetto della Croda, nei pressi del comune di Refrontolo, nella valle del fiume Lierza. Si tratta di un antico mulino acqua, incantevole e risalente al XVI secolo. Fino al 1953 era attivo, poi abbandonato, è oggi possibile visitarlo dopo un’attenta opera di restauro. Potrete esplorare il suo interno, la macina ancora funzionante e ammirare la grande ruota di legno immersa nell’acqua del torrente.

Già che ci siete, poi, potreste anche pensare di esplorare i piccoli borghi vicini, come Refrontolo, Possagno, Cison di Valmarino e il suo maniero di Castelbrando, e concludere a Conegliano sulla strada del Prosecco, dove il nostro viaggio ha avuto inizio. 

# BONUS – Orto Botanico dell’Università di Padova

stefanobartelloni IG – Orto Botanico Padova

Se non siete mai stati in Veneto (se ci siete stati, lo saprete benissimo) dovete sapere che questa regione abbonda di aree naturali e spazi verdi. Alcune piccole oasi sono incastonate nei luoghi più impensabili, come i deliziosi giardini segreti di alcune ville e palazzi veneziani, mentre altri giardini sono un regalo per gli occhi di tutti, come l’Orto Botanico dell’Università di Padova, il giardino universitario più antico della storia dove, grazie all’amore e alla scienza dei curatori, potrete trovare esemplari di piante di ogni tipo, in un insieme coì magico e spettacolare che anche se non avete il pollice verde, vi assicuro che ne rimarrete affascinati. 

Fatemi sapere nei commenti quali conoscevate e quali posti insoliti avete scoperto nei vostri viaggi e gite fuori porta! 

Fonte: Zingarate

Continua la lettura con: I 5 LUOGHI più STRANI d’Italia

GIADA GRASSO

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Le 10 FOTO più BELLE scattate in ITALIA (secondo Wikipedia)

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Credits: @eccellenzaitaliana Polignano a Mare

Quali sono le foto più belle scattate in Italia? Una domanda un po’ strana, dove quasi sicuramente la risposta dovrebbe essere soggettiva. Anche perché è difficile stabilire quando una foto è più bella di un’altra. Una foto è un ricordo, è la realizzazione materiale di un istante, di quella voglia di immortalare qualcosa, che sia un persona, un paesaggio, un momento felice.

Le 10 FOTO più BELLE scattate in ITALIA (secondo Wikipedia)

Eppure in Italia, o meglio nel mondo, c’è il più grande concorso fotografico che coinvolge 50 stati diversi. Si chiama Wiki Loves Monuments e tra questi paesi compare anche quello italiano. È proprio la giuria del Wiki Loves Monuments 2020 ad avere deciso, tra oltre 15000 scatti di più di 700 fotografi, le 10 foto più belle scattate in Italia.

#10 La Rotonda di Senigalia

La Rotonda a Mare di Senigallia nasce con l’idea di creare un centro di aggregazione per i villeggianti delle stazioni balneari, oggi è sede di mostre e convegni. Questa foto la ritrae nella sua luce, opposta al blu del mare e del cielo.

Credits: commons.wikimedia.org
La Rotonda in blu

#9 Tenuta de l’Annunziata a Uggiate Trevano

In provincia di Como c’è una tenuta storica oggi trasformata in un resort. Un agriturismo genuino e di charme, come amano definirlo i proprietari, una dimora storica immersa nel verde.

Credits: @eccellenzaitaliana
Tenuta dell’Annunziata

#8 Faro voltiano a Brunate

Un regalo fatto da Como per il genio Alessandro Volta per commemorare i 100 anni dalla sua morte. Un faro collinare con vista sul lago e sulle Alpi.

Credits: @eccellenzaitaliana
Faro voltiano

#7 Le frecce tricolori a Varenna

In un anno così importante per l’Italia, in un anno dove si ha bisogno di rinascita, le frecce tricolori sfoggiano tutto l’orgoglio italiano. Qui la foto è stata scattata a Varenna, borgo sul lago di Como.

Credits: @eccellenzaitaliana
frecce tricolori a Varenna

#6 Torre Minervino a Santa Cesarea Terme

In provincia di Lecce c’è una torre risalente alla dominazione spagnola (1500 d.C.) che fungeva da controllo e difesa della costa orientale salentina. Si chiama di Minervino perché  l’Universitas di Minervino contribuì alle spese per la sua realizzazione, ma il titolo della foto è “Un comignolo differente”.

Credits: @eccellenzaitaliana
Torre Minervino

#5 Pietrapertosa

Pietrapertosa è un borgo in provincia di Potenza. È il paese più in alto di tutta la Basilicata con i suoi 1088 metri di altitudine. Complice della sua bellezza e della vittoria a quinta foto più bella scattata in Italia è il fatto che si trovi nelle cosiddette Dolomiti Lucane. Innevata, Pietrapertosa è ancora più affascinante.

Credits: @eccellenzaitaliana
Pietrapetrosa

#4 Val Dogna

Per rimanere in tema montagne, avvicinandoci al podio, la quarta foto più bella scattata in Italia è stata fatta in una valle del Friuli Venezia Giulia. Si sta parlando della Val Dogna. Una valle selvaggia, dove si incontrano borghi rurali dal tipico nome “Chiout” (cioè “luogo chiuso”), che conservano le abitazioni più antiche.

Credits: @eccellenzaitaliana
Val Dogna

#3  Oasi dei fenicotteri di Lesina

“Tutto rosa”, questo il titolo della foto, semplice ma perfettamente descrittivo. Qui ci si trova all’Oasi dei fenicotteri di Lesina, in provincia di Foggia, popolata da questi animali affascinanti soprattutto di inverno.

Credits: @eccellenzaitaliana
Oasi dei fenicotteri di Lesina

#2 Teatro Verdi a Brindisi

Nel 2006 a Brindisi, dopo lunghe pratiche burocratiche, è stato finalmente inaugurato il Teatro Verdi. Un edificio che, con i suoi 4500 metri quadri di superficie, si impone dall’esterno con la sua maestosa architettura.

Credits: @eccellenzaitaliana
Teatro Verdi Brindisi

#1 Polignano a Mare

La foto più bella è stata scattata proprio a Polignano a Mare e si intitola “Mareggiata a Polignano”. La foto ritrae un mare mosso che probabilmente si prepara alla tempesta, mentre il cielo è ancora chiaro, il nucleo più antico della cittadina, che sorge su uno sperone roccioso a strapiombo sul mare, fa da sfondo e si incastra tra le onde.

Credits: @eccellenzaitaliana
Polignano a Mare

Continua la lettura con: I 10 LUOGHI più INSTAGRAMMATI di Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Che ci fa un NEGOZIO di PRADA in mezzo al DESERTO?

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Credits pointsforfamilytravel IG - Prada Marfa

Negli USA sono così amanti delle spese pazze di aver deciso di realizzare una boutique in pieno deserto. Ecco dove si trova e il motivo per cui è stata realizzata.

Ecco dove si trova e il motivo per cui è stata realizzata

# La boutique Prada nel deserto americano inaugurata nel 2005

La boutique di Prada “Marfa” è stata realizzata dagli artisti danesi Elmgreen & Dragset, con la collaborazione degli architetti statunitensi Ronald Rael e Virginia San Fratello per un costo di 80.000 dollari. Si trova nella contea di Jeff Davis, in Texas, nei pressi della U.S. Route 90, a circa 60 km a nord-ovest della città di Marfa ed è stata inaugurata il 1º ottobre 2005. Sul fronte anteriore ci sono due grandi vetrine che permettono la visuale su reali accessori Prada, 6 borse e 14 scarpe del celebre brand italiano, selezionati personalmente da Miuccia Prada dalla collezione autunno/inverno 2005. Ma non tutto è come sembra.

# Nel negozio non si può acquistare nulla, è solo un’installazione artistica

Credits yandhi.mp3 IG – Prada Marfa

Prada Marfa in realtà è un negozio-installazione artistica, e quindi non si può acquistare nulla, ma rappresenta una sorta di messaggio ideale sulla vacuità del mondo contemporaneo che ricerca il bello e l’esaltazione dell’immagine anche in mezzo al nulla.

Infatti la struttura non avrebbe dovuto mai essere manutenuta, prevedendo, quindi, un lento degrado che la integrasse nel paesaggio naturale desertico circostante. A seguito però di un atto vandalico a soli 3 giorni dall’inaugurazione, con graffiti sui muri e il furto di tutta la merce, si decise di prevederne la cura e manutenzione. La “boutique” è stata quindi ripulita e sistemata ed è stato installato un sistema di sicurezza pronto ad allertare la polizia qualora gli accessori venissero spostati.

 

Fonte: Paesionline

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FABIO MARCOMIN

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