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Carnevale in centro nella Milano di metà anni Ottanta (video)

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Com’era passeggiare in Duomo nei giorni di Carnevale a Milano a metà degli anni Ottanta? Lo riviviamo in questo video. 

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La passeggiata dell’amore: passerelle sull’acqua, il giardino segreto e l’albero giraffa a un’ora e mezza da Milano

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Ph. @comolakeexperiences IG

La via dell’amore è alle Cinque Terre. Lo sappiamo tutti. Ma non tutti sanno che ancora più vicina a Milano c’è la “passeggiata dell’amore”. Un classico degli innamorati.  Foto cover: @comolakeexperiences IG

Da Milano a Cremia

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La passeggiata dell’amore: passerelle sull’acqua, il giardino segreto e l’albero giraffa a un’ora e mezza da Milano

# Gli scorci a due passi dall’acqua del Lago di Como

Credits comolakeexperiences IG – Passeggiata dell’amore

L’amore scorre lungo le rive del Lago di Como. Tra i molti punti caratteristici ce n’è uno che si è guadagnato la definizione di “passeggiata dell’amore”: una camminata facile e adatta a tutte le età. Soprattutto se in preda alla passione. 

# In alcuni punti si “cammina” sull’acqua

Credits comolakeexperiences IG – Passeggiata sul Lago di Como

La passeggiata è intitolata a Breva e Tivan, i due principali venti del lago. In alcune tratte la passerella è sospesa sull’acqua, restando lontani dalla strada principale e con le Alpi che si specchiano tra le increspature delle onde. 

Leggi anche: 6 SENTIERI SCENOGRAFICI da percorrere a PIEDI in Lombardia

# Da Cremia a Musso: 6,5 km per perdere la testa

Credits ducadimaggiana IG – Cremia, Lago di Como

La partenza è da Cremia, nella frazione di San Vito a Musso. L’arrivo è dopo 6,5 km a Musso. Il percorso ha un dislivello di circa 60 metri e si impiega poco più di un’ora a piedi.

# Passerelle sull’acqua, il giardino segreto e l'”albero giraffa”

Credits stefy.irr IG – Passeggiata Lago di Como

Lungo il cammino, oltre a respirare i profumi della natura e godersi in silenzio del paesaggio, ci si imbatte nell’albero giraffa, soprannominato così per via della sua forma.

Arrivati a destinazione ci si può spingere fino al giardino segreto nascosto dietro una porta di pietra, sempre nel comune di Musso, da cui si può godere un’altra prospettiva del Lago di Como.

Leggi anche: Il PASSAGGIO SEGRETO con vista sul lago di Como

# Come arrivarci

 

Da Milano ci vuole circa un’ora e mezza di auto. Per arrivare a destinazione si prende l’autostrada A9 fino all’uscita Como Lago, da qui si procede lungo la statale SS340 “Regina” percorrendo la costa occidentale fino a Cremia. Il parcheggio più comodo è quello sopra la spiaggia di San Vito. Da questo punto si scende a piedi verso il lago per prendere la passeggiata.

Continua la lettura con: 15 euro e un’ora per trovarsi in un BORGO DA SOGNO quasi ignorato dai milanesi

FABIO MARCOMIN

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Il futuro più grande di Roma

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Ph. @ig_rome IG

Viaggiando all’estero, ci si rende conto che nel mondo Roma è ancora un punto di riferimento. C’è chi parla di Terza Roma e chi si proclama erede della Roma Antica. Tuttavia i primi a non avere questa consapevolezza siamo proprio noi. Ma perché? Qual è stata la grandezza di Roma? E, soprattutto, come possiamo essere noi a raccogliere questa eredità per tornare di nuovo grandi? Foto cover: @ig_rome IG

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Il futuro più grande di Roma

# Roma è un punto riferimento mondiale… ma i romani non lo sanno

C1 Superstar – Pexels
Roma è ancora oggi un punto di riferimento per il mondo. Gli Stati Uniti si paragonano di continuo all’Impero Romano. Così come numerose città si definiscono “seconda” o “terza” Roma, come Istanbul o Mosca. Per non parlare delle tracce della Roma antica presenti nel mondo di oggi. Ci sono Paesi che conservano l’impronta di Roma addirittura nel proprio nome, come l’antica Dacia (oggi Romania, appunto). Senza parlare dell’influenza esercitata sulle arti, lo sport o addirittura nell’impostazione dell’impianto urbano delle città, da quelle medievali a quelle più recenti: se si guardano città come Latina o New York, notiamo infatti che sono impostate su un modello a scacchiera che, in qualche modo, ricorda la struttura di cardo e decumano. Tuttavia, nonostante all’estero si faccia ancora a gara tra chi sia più o meno erede dell’antica Roma, noi romani facciamo fatica a riconoscerci un tale potenziale. Ma se Roma riuscì a lasciare questo ricordo di sé, perché noi non riusciamo a vederlo e a renderlo parte integrante del nostro presente?

# La grande forza della Roma antica? La capacità di valorizzare le altre culture

Nikita Belokhonov – Pexels

Se ci interroghiamo sul perché e il come Roma sia riuscita a influenzare il mondo a punto tale da essere, ancora oggi, riferimento per moltissimi Paesi esteri, la prima risposta che ci diamo è spontanea e banale: le capacità militari. Nulla di più sbagliato. Se volessimo basarci su questo parametro, dovremmo ammettere che Roma non fu neanche l’Impero più vasto della storia. E non possiamo associare il successo di Roma neanche alla sua durata. Ma quindi, escluse queste caratteristiche, a cosa possiamo associare il successo di Roma nel tempo e nello spazio? La capacità di valorizzare le culture altrui: il metodo con cui gli antichi romani hanno amministrato i territori conquistati e convissuto con le relative popolazioni. Campioni d’integrazione infatti, i romani hanno sempre saputo soggiogare le genti conquistate preservando e valorizzandone usi e costumi, riuscendo talvolta anche ad assimilarli e farli propri. Se la filosofia greca ha goduto di una certa notorietà, lo deve certamente alla capacità degli antichi romani di averla colta e valorizzata. Così come il cristianesimo ha conosciuto il suo periodo di massima espansione grazie alle leggi dell’Impero che ne fecero religione ufficiale. Quindi gli ingredienti segreti del successo di Roma sono preservazione e valorizzazione. Ma quanto rimane di queste capacità ai romani di oggi? E quanto sappiamo realmente sfruttarle?

# I romani di oggi non sono all’altezza della Roma Antica

Tom D’Arby – Pexels

Nonostante i continui tentativi, nel passato e nel presente, di appropriarsi dell’eredità di Roma da parte di più soggetti, i cittadini della Capitale d’Italia rimangono gli unici a poter vantare i natali nel luogo che fu, effettivamente, il cuore dell’Impero. E qui a Roma, l’Impero Romano, si respira ancora. Basterebbe farsi una passeggiata ai Fori Imperiali, passare sotto il Colosseo o ripercorrere i famosi 7 colli per immergersi, quasi totalmente, in quell’atmosfera magica ed evocativa che solo questa città può offrirti. Tuttavia noi romani non sappiamo cogliere né valorizzare l’eccezionalità che viviamo tutti i giorni. Noi, che certamente siamo romani, non ci accorgiamo che non sappiamo come vorremmo essere romani, che ci manca una progettualità per il futuro. Una ricetta concreta ovviamente non c’è, o almeno non ancora. Ma possiamo e dobbiamo individuare l’origine della nostra mancanza di progettualità nella nostra mentalità, forse troppo abituata alla bellezza che ci circonda da non porsi il problema di pianificare il futuro. O, peggio, aspettare che sia qualcun altro a offrirci l’occasione. Si può dire, insomma, che quell’eccezionalità ricercata e riconosciuta all’estero, noi l’abbiamo nel DNA ma non ce ne accorgiamo e, di conseguenza, non la sfruttiamo. Questo atteggiamento, però, ci fa lentamente perdere quel primato che dobbiamo a tutti i costi recuperare, ma come?

# La Via della nuova Roma

Alex Does Pictures – Pexels

Se dobbiamo pensare a un passato fruibile nel presente, non possiamo ragionare in chiave conservativa. Dunque ciò che ci è trasmesso, attraverso le testimonianze immobili delle rovine, è una mentalità pragmatica e propositiva che abbiamo perso. Per recuperarla, e quindi imparare dal passato, serve invertire la rotta. Invece di attendere una soluzione, trovare una proposta. Invece di vivere di rendita, inventare qualcosa di nuovo. Invece di farci rappresentare da una gloria passata, impegnarci a rappresentare la grandezza di Roma Antica nel nostro presente: ritornando a valorizzare le più alte espressioni di intelligenza umana considerando come confini il mondo intero. E non il Grande Raccordo Anulare.

Continua la lettura con: Metro D: non è ancora partita ma già cresce. Queste le nuove fermate

RAFFAELE PERGOLIZZI

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«Se io voglio fare qualcosa lo faccio»

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«A me può succedere qualunque cosa, mi puoi passare sopra con un trattore, ma se voglio fare qualcosa, lo faccio». Secondo estratto da Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con Candida Morvillo da lunedì 17 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato. 

 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

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Quando parti da Malpensa per l’America con il solo bagaglio a mano

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Salùtem ‘a màmmeta

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SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Il tram 24 arriverà fino a Opera?

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Pums Tram Noverasco

I lavori per estendere il tracciato del tram fino allo IEO non sono ancora partiti che già si pensa ad allungarlo ulteriormente. Da un lato le proteste dei residenti di Opera, dall’altro la volontà di Palazzo Marino di far uscire la linea oltre i confini comunali, anche se di poco. Vediamo le ultime novità.

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Il tram 24 arriverà fino a Opera?

# La raccolta firma per allungare il percorso oltre lo IEO

MM – Tram 24 fino allo IEO

Si attende solo la data ufficiale, ma per il tram 24 è prevista l’estensione del tracciato dall’attuale capolinea di Selvanesco allo IEO: una fermata e 1,1 km di estensione.  Un intervento finanziato con 25,83 milioni di fondi residui del PNRR, che contempla anche una passerella ciclopedonale tra i due edifici dell’Istituto Ospedaliero ai lati opposti della strada e un nuovo anello nei pressi di Macconago.

MM – Tram 24

Il percorso viene realizzato nel parterre alberato, predisposto appositamente durante l’ampliamento di via Ripamonti fino a Noverasco, la frazione di Opera confinante con Milano. Ne avevamo parlato in questo articolo insieme alle proteste dei residenti del primo comune a sud di Milano oltre il Vigentino e all’annuncio di una raccolta firme. Nel frattempo dalle parole si è passati ai fatti e di firme ne sono state raccolte oltre 300 in pochi giorni. Fautore dell’iniziativa l’ex Sindaco Ettore Fusco, ma altre associazioni del territorio si sono fatte sentire e sempre con un’unica richiesta: portare il tram fino a Opera, se non addirittura a Locate Triulzi, con la speranza che un giorno possa arrivare la linea M6.

Ma da Palazzo Marino dicono che si sta alzando un inutile polverone dato che la prosecuzione del tracciato è già prevista da tutti gli strumenti di programmazione territoriali.

# L’Assessore alla Mobilità Arianna Censi: “Il prolungamento è già previsto nella pianificazione territoriale trasportistica e della mobilità”

 

Pino Pozzoli, consigliere comunale a Opera nelle file di FdI, ha rincarato la dose come riportato da Il Giorno: «Portano il tram fino all’Ieo quando l’allargamento della Ripamonti era propedeutica per il tram 24 fino a Noverasco. Il Governo finanzierebbe la metro 6 fino a Opera e loro la vogliono solo dentro a Milano. Non contenti vogliono eliminare la 99 e lanciano l’eliminazione dei parcheggi gratuiti dentro il capoluogo meneghino. Hanno un’idea di Città Metropolitana dentro i confini del Municipio 1. E noi non ci stiamo più».

Pums Tram Noverasco

Non si è fatta attendere la risposta di Palazzo Marino, per voce dell’Assessore alla Mobilità, Arianna Censi, durante il Consiglio Comunale del 3 febbraio 2025 in cui ha chiesto a tutti di sostenere un terzo e definitivo tratto tramviario: l’ulteriore prolungamento del 24 sino a Noverasco di Opera. Questo un estratto dell’intervento: «Il prolungamento con il tracciato così definito è previsto nella pianificazione territoriale trasportistica e della mobilità a tutti i livelli. Nel nuovo PGT approvato nel 2019, il PUMS della Città Metropolitana di Milano approvato nell’ottobre del 2019, il Piano Triennale Metropolitano della Città Metropolitana di Milano adottato a luglio 2020». Secondo la Censi il capolinea a Noverasco sarebbe il punto di arrivo più utile e necessario per lo scambio modale.

# La pietra tombale per la M6 verso Opera?

Il Giornale – Percorso ipotizzato nuova M6

Portare il tram fino a Noverasco di Opera sarebbe quindi la pietra tombale al progetto della futura M6? Il rischio c’è, dato che il percorso coperto sarebbe all’incirca lo stesso, ma ci sono alcuni elementi che farebbero propendere per il contrario. Vediamo quali:

  • per prima cosa l’idea del governo è di arrivare fino al capoluogo, la frazione di Noverasco dista cc dal centro, e forse fino a Locate Triulzi: in entrambi i casi il tram non potrebbe arrivarci se non facendo passare dentro un tunnel come suggerito in unnostro articolo;
  • la M6 dovrebbe inoltre interscambiare con la stazione dell’Alta Velocità sulla Milano-Genova o almeno con la stazione di Locate Triulzi esistente;
  • nel progetto della M6 si prevede un maxi parcheggio di interscambio, difficilmente realizzabile a Noverasco;
  • la metropolitana potrebbe trasportare molte più persone e sarebbe un mezzo più veloce e non soggetto al rischio di rallentamenti a causa del traffico;
  • infine, se per la M6 l’orizzonte non è vicino, nemmeno per il tram si parla di un progetto da realizzare nei prossimi anni.

Staremo a vedere, la sfida tra Palazzo Marino e il Governo Italiano è solo all’inizio.

Leggi anche: M6, i tracciati di Comune e Governo a confronto: vantaggi, svantaggi e quale potrebbe essere il punto di incontro

Continua la lettura con: I comuni che avrebbero una metro…se fossero dei quartieri di Milano

FABIO MARCOMIN

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«Salviamo Milano… dall’Italia»

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Ph. @lallimarco77

Circola ormai da tempo l’idea di «salvare Milano» con un decreto del Governo di Roma. Con Antonio Gurrado sul Foglio parte il contrattacco: questa espressione non solo è orrenda, ma anche insensata. Perché Milano nel corso della storia si è evoluta verso un orizzonte di progresso, rinnovamento e incivilimento. Malgrado Roma. Rilanciamo alcuni estratti. 

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«Salviamo Milano… dall’Italia»

# Il «Salva Milano»: un titolo mortificante per la città che versa allo Stato il 99% di quello che produce

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Il «Salva Milano» è un disegno di legge presentato dall’onorevole Tommaso Foti (FDI) in discussione al Parlamento. In sostanza prevede l’abolizione dei piani attuativi nelle aree urbanizzate o edificate. Secondo chi lo appoggia, consente di sbloccare dei lavori necessari per la città. Mentre chi lo critica, lo denuncia come un colpo di spugna che darà il via libera alla speculazione edilizia più selvaggia. Contro il «Salva Milano» ci sono anche quelli che lo difendono nella sostanza, ma che lo attaccano come impostazione. Soprattutto per il termine mortificante. Tra questi c’è Antonio Gurrado che sul Foglio parte al contrattacco.

# La dicitura «Salva Milano» è un insulto alla storia : il contrattacco di Antonio Gurrado

Credit Urbanfile – Grande Milano

Scrive Gurrado che in questo caso «ha ragione il sindaco Sala: l’espressione “salva Milano” è orrenda. Per trovarla anche insensata, basta dare uno sguardo alla storia». L’autore ricorda i grandi passi in avanti compiuti dall’Italia grazie ad innovazioni di progresso e di civiltà originate da Milano. Tra cui quelle legate all’edilizia: a Milano «il catasto era stato istituito ai tempi di Carlo V, nel 1543, e modernizzato già nel 1718; in Italia, è stato istituito nel 1864, faticosamente uniformato nel 1886, aggiustato nel 1901, fascistizzato nel 1938, rifatto nel 1960, corretto nel 1969, rivisto nel 1972…». Ma il rinnovamento di Milano ha riguardato anche altri ambiti, in primis quello della libertà: «Nel 1769, a Milano, veniva decretata la pubblicazione di un bollettino di notizie dall’estero, affinché i cittadini fossero sempre ben informati e di conseguenza responsabilizzati (in Italia, il principale rotocalco di informazione dall’estero, l’Internazionale, viene fondato nel 1993). Nel 1773, a Milano, veniva concessa la libera iscrizione degli studenti all’università (in Italia, nel 1968, si protesta per il diritto allo studio). (…) Nel 1782, a Milano, veniva abolita la censura dei libri (in Italia, nel 1913 entra in vigore una legge per la censura dei film, nel 1969 vengono sequestrate le incisioni di “Je t’aime… moi non plus” di Serge Gainsbourg, nel 1976 viene messa al rogo la pellicola di “Ultimo tango a Parigi”)».

E ancora Milano fu la prima in Italia a istituire nel 1784 «orfanotrofi pubblici in cui ragazze e ragazzi senza famiglia potessero venire avviati al praticantato nelle professioni e alla conoscenza delle lingue», a redigere nel 1786 «i nuovi codici civile e penale (in Italia, ottant’anni dopo la liberazione, il codice penale conserva l’impianto della riforma fascista)» e a indire, sempre nel 1786, «i primi concorsi pubblici per selezionare funzionari in base al merito». La conclusione è che «alla luce della storia, non risulta chiarissimo da cosa bisognerebbe salvare Milano. Forse dall’Italia».

Fonte: Salvare Milano dall’Italia di Antonio Gurrado (Il Foglio)

Continua la lettura con: Salva Milano: che cosa comporta in breve?

MARTA BERARDI

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13 febbraio 1912: nasce a Milano Antonia Pozzi, la poetessa negli abissi dell’animo umano

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Pozzi

E’ stata una delle intellettuali più incisive e al tempo stesso dimenticate del secolo scorso, una poetessa capace di gettare sui fogli di carta tutto l’amore e il sapere per il bello, per la profondità dell’animo umano.

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13 febbraio 1912: nasce a Milano Antonia Pozzi, la poetessa negli abissi dell’animo umano

# “Amore di lontananza”, una delle sue poesie più intense

Ricordo che, quand’ero nella casa di mia mamma, in mezzo alla pianura, avevo una finestra che guardava sui prati (…) Verso sera fissavo l’orizzonte; socchiudevo un po’ gli occhi; accarezzavo i contorni e i colori tra le ciglia: e la striscia dei colli si spianava, tremula, azzurra; a me pareva il mare e mi piaceva più del mare vero“.

Questi sono alcuni versi della poesia “Amore di lontananza”, scritta da Antonia Pozzi il 24 aprile 1929. Allora era un’adolescente con gli occhi spalancati sul mondo, con questi versi riuscì ad esprimere tutta la genialità nel rendere plastici i propri pensieri e le proprie fantasie. Usando le parole come i colori di una tavolozza, la penna come un pennello, creando con i versi immagini colorate.

# La poetessa amante del bello, della profondità dell’animo umano

Pozzi

Antonia Pozzi è stata una delle intellettuali più incisive e al tempo stesso dimenticate del secolo scorso, una poetessa capace di gettare sui fogli di carta tutto l’amore e il sapere per il bello, per la profondità dell’animo umano. La parola “Amore”, espressa o tacita, è stata una costante della sua breve vita. Amore per la cultura, per i sogni, per la montagna, per la natura e per quell’uomo, più grande di lei, il professore di latino e greco del liceo, che rapì l’attenzione e il cuore di Antonia, con la dedizione all’insegnamento e l’approfondimento culturale.

Fu più amore intellettuale che attrazione fisica. Ma pur sempre amore, soffocato dai divieti dei genitori, che non accettarono quella relazione tra l’insegnate e la loro figlia.

# La sua giovinezza tra cultura e impegno sociale

Antonia Pozzi

Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio 1912, cresce in zona San Babila, in un ambiente famigliare dotato di vasta cultura. Il padre, Roberto, era avvocato, la madre, Lina, aveva il titolo di contessa e apparteneva ai nobili Cavagna Sangiuliani di Gualdana. A cinque anni, quella che diventerà una delle maggiori poetesse del ‘900, va già a scuola, finendo le elementari alla “Fratelli Ruffini”, nell’omonima via, non distante dal Castello Sforzesco. Al Liceo va al “Manzoni” e a diciotto anni si iscrive a Lettere e Filosofia.

La sua giovinezza è un moto di passioni, che vanno dalla cultura alla montagna, dalla fotografia alle lingue, dai viaggi alla bicicletta. E’ una bella ragazza, bionda, esile ma energica, che scrive poesie, come necessaria traduzione delle proprie emozioni in versi. Poi Antonia si occupa dei deboli, il suo impegno sociale la porta a descrivere il mondo attraverso gli occhi degli ultimi. E’ considerata una delle intellettuali che più hanno saputo anticipare i tempi, le sue poesie sono centrate sui grandi temi dell’esistenza e sul rapporto tra l’uomo e il mondo che lo circonda.

# Il suicidio sulla neve a 26 anni

La sera del 3 dicembre 1938 raggiunge l’Abbazia di Chiaravalle, ingerisce dei barbiturici e si corica sulla neve, dove morirà. I soliti interrogativi della gente, quando una giovane vita decide di eliminarsi: “Il male di vivere?“, “Lo strazio per l’amore soffocato dai genitori per il professore del liceo?“, “il sentore dell’arrivo del periodo più buio del fascismo?“.

Domande senza risposta. Anche perchè l’anima di Antonia era davvero troppo complicata per trarre un “perchè” da un gesto, probabilmente, più liberatorio che disperato. La regista milanese Marina Spada, nel 2009, gira “Poesia che mi guardi”, un film documentario considerato una testimonianza efficace della figura di Antonia Pozzi.

FABIO BUFFA

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Maranza o Giargiana: chi vince la sfida metropolitana?

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Maranza o giargiana

Usati convenzionalmente per indicare qualcuno di “tamarro” o “zarro”, in realtà i maranza e giargiana sono ben diversi tra loro. Termini entrati nello slang giovanile e non, ognuno ha caratteristiche precise. Cosa li accumuna? Il fatto di distinguersi dalla popolazione “imbruttita” del capoluogo lombardo. Ma quali sono le caratteristiche dei maranza e dei giargiana che si aggirano per le strade di Milano?

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Maranza o Giargiana: chi vince la sfida metropolitana?

# Mar – zanza: da dove deriva il termine maranza?

webboh.it

Il termine maranza è diventato virale. Deriva da “zanza”, traducibile in imbroglione, truffatore, furfante, e “mar”, prefisso che si riferisce alla presunta origine marocchina: si parla piuttosto di uno stereotipo degli anni Ottanta e Novanta quando le persone maghrebine erano considerate tutte di origine marocchina. L’unione delle due parole crea il maranza: persona solitamente straniera che si aggira per la città con un atteggiamento sospetto, tipico di un piccolo criminale. Stereotipi a parte, il maranza è ormai dappertutto, ma bisogna distinguerlo nelle sue due accezioni.

# Il maranza criminale

Credits: corriere.it – Baby gang

La parola maranza non è una novità, fa parte dello slang milanese da parecchi anni, ma è solo recentemente che è balzato alla ribalta. I maranza sono i membri delle babygang che compiono atti violenti e vandalici. Ragazzini, spesso minorenni, che aggrediscono e minacciano turisti, lavoratori e gente che cammina per le strade della città. Sono molesti e violenti, nonché truffatori. Si muovono spesso in gruppo per fare paura e solitamente sono di sesso maschile e di origine nord africana. È gente che fa casino, impossibili da non notare, soprattutto per il loro essere un incrocio tra la persona truzza e quella rozza.

# Il maranza regolare

Credits: pinterest.it
Maranza

Ma oggi il maranza non è solo questo, non è solo il membro della babygang che va in giro a creare casino e a commettere atti criminali. Oggi con maranza intendiamo piuttosto i gruppi di ragazzini minorenni dai look inconfondibili: capelli arruffati, tuta in acetato di marca (solitamente contraffatta), borsello a tracolla e maglie delle squadre di calcio.  Outfit che viene completato da accessori vistosi. Ti accorgi che stanno arrivando perché da lontano senti qualche urlo e risata un po’ troppo forte, ma soprattutto senti una musica trap che pian piano si fa sempre più alta, che ovviamente esce dall’immancabile cassa bluetooth che i maranza si portano ovunque. Non c’è distinzione di sesso, i maranza sono ragazzine e ragazzini che si atteggiano da bulletti e che credono di aver vissuto già tutto nella vita, un po’ scontrosi e sempre pronti a fare rissa.

E se per caso te li trovi in stazione e non hai di meglio da fare se non osservarli e ascoltare i loro discorsi, seguirli ti parrà impossibile: tra un’alternanza di “fra” e “bro” (rispettivamente fratello e la traduzione inglese brother), usati più come intercalare che come nome per chiamare l’amico o amica, e una serie di termini dello slang giovanile che neanche i ragazzi di 25 anni capiscono, ti sarai rassegnato dopo pochi minuti.

# Giargiana, l’origine napoletana del nome

credit: ciakmagazine.it

Arriviamo ora al giargiana, da dove deriva la parola? Giargiana è l’abbreviazione di “giargianese”, un termine ormai ben fissato nella cultura lombarda e milanese che serve ad indicare chi non viene dal capoluogo lombardo, che provenga dalla periferia o dal sud Italia poco importa, il fatto è che non è di Milano. Il giargiana lo si distingue per gli usi, le abitudini e il dialetto. Ma la parola giargiana non è nata a Milano…no, anzi, è ai napoletani che si deve questo termine.  

Il termine “ggiaggianése” inizialmente era infatti usato dai napoletani per distinguersi dagli abitanti di Viggiano, piccolo paesino in provincia di Potenza, in quanto barbari. Il termine pian piano sparì e ritornò durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli alleati arrivarono in Campania, Puglia e Abruzzo. Gli italiani iniziarono a chiamare inglesi e americani “giaggiana” per sottolineare le loro differenze e il fatto che non capivano la lingua e la cultura.

# Di Milano ma non di Milano Milano

credits: emmanuelmathez
( INSTG)

Arrivato finalmente a Milano, cosa si intende con giargiana? Il Giargiana oggi è quella persona che nella classica conversazione: “Di dove sei?” “Milano.” “Ma Milano Milano?” risponde di no. No perché seppure dice di vivere nel capoluogo meneghino, in realtà è dell’hinterland o della periferia e ne è anche orgoglioso di non vivere in centro città, però poi si spaccia per milanese. È quella persona che si distingue per bene dalla folla perché non si mette ai lati delle porte della metro quando si aprono, perché non si ricorda che prima si fa scendere e poi si sale, senza fare nessuna gara. È quella persona che, sempre in metropolitana, nella fretta milanese si ferma ad ascoltare le band che intrattengono i viaggiatori e magari gli fa anche un video. Il giargiana è colui che non si veste alla moda, o almeno che non si veste come un milanese, e proprio per questo anche prima che inizi a parlare spesso lo si individua.

Pian piano si iniziarono a chiamare giargiana anche gli zarri e tamarri, proprio per come si vestivano e per i loro atteggiamenti un po’ rozzi. Si perché il giargiana, in quanto non di Milano, è pure rozzo.

# Ma allora chi vince la sfida metropolitana?

Maranza o giargiana

Giargiana e maranza anche se molti li confondono, non sono la stessa cosa, anzi sono due tipologie di persone ben distinte. Ma se i milanesi dovessero scegliere solo uno dei due e riuscire ad eliminare l’altra categoria, chi sceglierebbero di salvare?

Certo i giargiana non sono le prime persone amate dai milanesi, ma almeno non danno fastidio all’ordine pubblico. I maranza sono rumorosi nel vero senso della parola, fanno casino e importunano la gente. I giargiana al massimo irritano solo il loro interlocutore. Allo stesso tempo bisogna scagliare una pietra a favore dei maranza: sono giovani, può essere che crescendo inizino ad essere persone rispettabilissime. I giargiana invece a volte sono già grandi, eppure non migliorano. Ma i maranza, che si sentono invincibili rubando una cover del telefono da 5 euro, rimangono anche dei piccoli truffatori. Teniamo i giargiana quindi? Lasciamo decidere a voi milanesi.

Continua la lettura con: 7 cose che un PROVINCIALE trova ASSURDE nei MILANESI

BEATRICE BARAZZETTI

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Roma-Milano in un’ora con il treno più veloce del mondo: il primo progetto è in realizzazione

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japangrayline_inbound IG - Maglev

I primi treni sono già in costruzione e porteranno i passeggeri a velocità mai viste sinora: 300 km in appena 40 minuti. Con una tecnologia simile, andare da Milano a Roma richiederebbe poco più di un’ora e per un tuffo al mare a Genova basterebbero 15 minuti, quattro volte di meno di quanto previsto grazie al Terzo Valico. Il progetto, del valore di 65,7 miliardi di euro, è però in ritardo e rischia di non rispettare l’ultimo cronoprogramma.

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Roma-Milano in un’ora con il treno più veloce del mondo: il primo progetto è in realizzazione

#Il “treno proiettile” che levita sopra i binari

japangrayline_inbound IG – Maglev

Il Maglev, abbreviazione di Magnetic Levitation, è il treno che sta ridefinendo il concetto di alta velocità. In Giappone lo chiamano “bullet train”, ma a questo proiettile non servono binari nel senso tradizionale. Grazie a una tecnologia senza contatto, questa tipologia di convoglio levita a circa 10 centimetri sopra il suolo, spinto e tirato da campi magnetici creati da magneti superconduttori e spirali di guida. Senza attrito, le velocità superano facilmente i 500 km/h, trasformando il paesaggio in un lampo. Al momento corre solo un breve tratto urbano di urbano di 9 km nella regione di Aichi, inaugurato per l’Expo 2005, in attesa di farlo su scala nazionale.

# Da Tokyo a Nagoya in 40 minuti: la prima linea ferroviaria interamente percorsa da treni Maglev

Credits: ohayo.it

Il nome ufficiale della nuova linea è Chūō Shinkansen e una volta completata metterà in collegamento Nagano e Gifu, passando per le prefetture di Kanagawa, Yamanashi, Nagano.  Con un’estensione del tracciato di 286 km, sarà la prima linea ferroviaria interamente percorsa da treni Maglev. Attualmente è in funzione solo come percorso di prova una tratta di 42,8 km, la Yamanashi Maglev Line, con altri 18,4 km in costruzione.

# Se fosse in Italia: Milano-Roma in un’ora, Milano-Genova in 15 minuti

Se ci fosse una linea e un treno di questo tipo in Italia? La tratta Milano-Roma, lunga 477 km, richiederebbe appena un’ora. E da Milano a Genova ci vorrebbero solo 15 minuti. Un sogno per i pendolari, una rivoluzione per il turismo. La velocità media prevista è infatti di 430 km/h, con punte che sfiorano i 505 km/h.

Leggi anche: Milano- Roma in treno: come è cambiato dall’8 febbraio 1899, con il primo servizio a trazione elettrica

# Slitta l’inaugurazione nel 2027, a rischio quella fino a Osaka per il 2037

Credits Satoshi Hirayama from Pexels – Osaka

La tratta Tokyo-Nagoya prevede quattro fermate intermedie: Samigahara, Kofu, Iida e Nakatsugawa. L’86% del percorso, pari a 246 km, attraversa zone montuose e sarà quindi realizzato in tunnel, alcuni dei quali scenderanno fino a 40 metri di profondità. Questo non solo per accorciare i tempi di percorrenza, ma anche per garantire una linea sicura in caso di terremoti o tsunami. L’inaugurazione era prevista per il 2027, ma a causa del rifiuto da parte del governo della prefettura di Shizuoka, di consentire l’inizio dei lavori per timore che la costruzione di quasi 9 km di tunnel nella zona avrebbe potuto influire sul volume d’acqua del fiume Oi, la Jr Central ha annunciato lo slittamento forse al 2034 o addirittura oltre. Ad oggi non ci sono però date certe. Anche il prolungamento fino a Osaka da completare nel 2037, in anticipo di 8 anni rispetto ai piani iniziali grazie a un prestito governativo, dovrà quindi con molta probabilità essere posticipato.

# Come si viaggia sul treno più veloce del mondo

Il record mondiale di velocità per un treno appartiene al Maglev L0 Series. Il 21 aprile 2016, durante un test sulla linea sperimentale vicino al monte Fuji, ha raggiunto la folle velocità di 603 km/h, mantenendola per 11 secondi. Il “Superconducting Maglev Shinkansen”, sviluppato dalla Central Japan Railway Co. e Kawasaki Heavy Industries, sarà prodotto in 14 esemplari da mettere in servizio sulla nuova linea Tokyo-Osaka. 

Continua la lettura con: Aereo o treno? Le 4 «lunghe» tratte in Italia dove il treno è più veloce dell’aereo

FABIO MARCOMIN

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Vivere a Milano: quello che ti toglie e quello che ti dà

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ph. @milanographies IG

Milano, come definirla? Enorme città, metropoli, posto del cuore, città natale o di adozione. Per chi si è stabilito qui, volente o nolente, sono molte le conquiste fatte, ma tante anche le rinunce patite. Foto cover: @milanographies IG

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Vivere a Milano: quello che ti toglie e quello che ti dà

Cosa ti toglie

#1 Gli affetti

Credits natik_1123 -pixabay – Famiglia

Per chi vive lontano dalla famiglia. Raggiungere i propri cari è diventato sempre più difficile, soprattutto per via dei costi proibitivi dei mezzi di trasporto, proprio nei periodi di vacanza. 

#2 La tranquillità 

Non si viene certo a Milano per fare vita tranquilla. Bisogna saperci stare nella giungla del caos cittadino, dei clacson, dei mezzi, della sicurezza sempre più precaria.

#3 L’aria

Inquinamento

Il fatto che a Milano si respiri poche volte aria pulita è risaputo. Ci sono certe mattine che la città è avvolta da una spessa coltre grigia e no, non è nebbia.

#4 Il piacere della lentezza

willea26 – pixabay – Passeggiata nella natura

Non si può mai stare fermi a Milano. Bisogna correre, stare in mezzo, assimilarsi al vortice di movimento perenne che la caratterizza. A volte sarebbe bello fermarsi e assaporare ritmi più lenti e a misura d’uomo.

#5 I soldi 

Bru-nO-pixabay – Tasse

La vita costa, la spesa costa, le case costano. Sempre più difficile vivere in affitto a Milano, quasi impossibile trovare casa a prezzi ragionevoli. Sempre più persone infatti scappano nell’hinterland circostante. 

Cosa ti dà

#1 Energia

Credits: ildenaro.it- Fuori Salone

Non si può non sentire questa energia frenetica che cattura e spinge a fare, curiosare, muoversi, vivere al massimo, perché chi si ferma è perduto.

#2 Trasporti

Credits Matteo Podestà – Nuova mappa ATM con ipotesi M6

Funzionano, puoi andare ovunque in città in breve tempo, fuori città idem e per l’estero, ci sono collegamenti, migliorabili, che ti portano ovunque si voglia in poche ore.

#3 Bellezza

Matilde Gioli – Icona di stile milanese (Credit: Instagram @matildegioli)

Serve a migliorare se stessi, a prendersi cura del proprio aspetto e a prendersi tempo per sé. Non è forma estetica sterile, è sostanza, atteggiamento mentale.

#4 Intrattenimento 

artribune.com – Mostra Gae Aulenti

Non c è che l’imbarazzo della scelta. Ci sarà sempre un cinema, una mostra, un museo, una galleria d’arte che catturano l’attenzione e spingono a conoscere. Chi sei se non conosci?

#5 lavoro

ptra-pixabay – Postazione di lavoro

Si sa che Milano accoglie tutti. Qui c’è la possibilità di studiare in università prestigiose, scegliere un futuro lavorativo adatto alle proprie esigenze e commisurato agli studi intrapresi. Per chi se lo può permettere, è una occasione di crescita unica.

Continua la lettura con: 7 buoni motivi per amare Milano (secondo i milanesi)

ALESSANDRA GURRIERI

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Le 10 cose che i milanesi vorrebbero spazzare via da Milano

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credit: cicloriparo.wordpress.com

I milanesi fanno grandi sogni. Scrutano l’orizzonte per intravedere nuove meraviglie. Ma non solo: sognano anche di far scomparire quello che non gli piace da Milano. Questa la top 10 di un sondaggio sui milanesi. La domanda era: che cosa vorresti eliminare da Milano?

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Le 10 cose che i milanesi vorrebbero spazzare via da Milano

#10 Gli imbruttiti

Anche se ad alcuni fanno ridere, ci uniamo ai milanesi che detestano i modi di fare da imbruttito, spesso tipici di chi vuole fare il milanese senza esserlo. Quella macchietta di milanese superficiale, spaccone, che vive pensando solo a fatturare rappresenta una Milano provinciale, ma lontana per fortuna dal reale spirito di Milano. A milanesi piace invece il milanese con il cuore in mano, sobrio, raffinato, gentile. Dai risultati del sondaggio sembra che non siamo in pochi a pensarlo. 

#9 I limiti di orario della metropolitana

Un classico di Milano. Amici, devo andare perchè altrimenti chiude la metro. Spesso usata come scusa elegante per filare via, ma comunque la questione dell’orario limitato della metro tarpa le ali alla città che non dorme mai. Almeno nel fine settimana si potrebbe osare di più. 

#8 La povertà

credits: ilfattoquotidiano

Molti preferiscono girare la testa dall’altra parte. Ma è indubbio che la miseria stia aumentando in città. Basta camminare la sera tardi o la mattina presto per vedere il gran numero di persone che dormono in strada. Così come le code fuori dalle sedi di distribuzione di pasti gratuiti fanno male al cuore. Sappiamo di molte famiglie in difficoltà. Si tratta di un problema nazionale ma la città con il residuo fiscale più alto del mondo dovrebbe pretendere più autonomia e più soldi da trattenere sul suo territorio per evitare il dilagare della povertà.

#7 La maleducazione

Credits: milanopost.info – Degrado San Siro

Altra cosa che i milanesi vorrebbero eliminare: la maleducazione. In fondo basterebbe questo per fare funzionare qualunque comunità: comportarsi con educazione e rispetto verso gli altri. Tutto qui. 

#6 Il traffico

credit: cicloriparo.wordpress.com

Il problema dei problemi. Anche se forse la situazione è migliorata negli ultimi anni, è ancora qualcosa che si vorrebbe eliminare del tutto. I miglioramenti sono stati determinati dalla diffusione dei mezzi in sharing, dal potenziamento dei mezzi e, in generale, dal fatto, che a Milano si sia diffusa la cultura di evitare se possibile di usare l’auto. Anche perchè tra traffico e mancanza di parcheggi girare in città con la propria auto è un incubo soprattutto per chi la guida. 

#5 Le aree B e C

Credits: milanopost.info
Area B

Altra spaccatura che crea divisione tra i cittadini e tra cittadini e chi viene da fuori. Iniziative molto amate da chi vive nel centro storico che dagli altri vengono già giudicati dei privilegiati. Chi abita in periferia si consola con l’area B che taglia fuori chi arriva dai dintorni.

Personalmente non amo i muri e le divisioni tra i cittadini, creando caste di privilegiati. Mi piacerebbe qualcosa di più proattivo per contrastare il traffico, come tunnel stradali, parcheggi vasti e gratuiti presso i capolinea della metro, più coraggio sui mezzi pubblici premendo per una circle line esterna come avviene nelle grandi città europee. Forse si dovrebbe battere di più i pugni sul tavolo nelle trattative con i forti (il governo di Roma), specie in tempi di PNRR, invece di prendersela con i deboli (i cittadini meno ricchi). 

#4 Gli affitti alti

Credits: newsicilia.it
Case del futuro

Uno dei temoni della città. Il prezzo degli affitti in rapporto agli stipendi è tra i più alti in Europa. Uno dei fattori che rischia di tenere lontani da Milano giovani e chi è a inizio carriera ma con le spalle scoperte. Come allontanare questo problema? Da anni si ripercorrono diverse proposte: 

  • Assegnare gli appartamenti sfitti (oltre centomila in città) a prezzi calmierati
  • Costruire campus e case a equo canone
  • Espropriare gli appartamenti sfitti alle multinazionali (come proposto a Berlino)

Anche se forse la cosa migliore sarebbe portare gli stipendi di Milano all’altezza delle grandi città europee.

Leggi anche: Berlino vota sì a espropriare appartamenti sfitti

#3 Lo smog

Ormai lo hanno capito anche i sassi. Milano è al centro di una conca che nei mesi invernali condensa l’aria più inquinata d’Europa. Forse è una piaga irrisolvibile, ma come spesso abbiamo scritto ci piacerebbe che almeno fossimo all’avanguardia per trovare soluzioni per depurare l’aria o per aumentarne la circolazione. Considerando quanto la cattiva aria incida su salute e qualità della vita auspichiamo maggiori sforzi che non possono limitarsi a blocchi del traffico nelle giornate da bollino rosso. 

Leggi anche: Le nostre 10 proposte per tornare a respirare

#2 Imbrattamenti e sporcizia

Una cosa che tutti vorremmo via da Milano: la sporcizia. Purtroppo è ancora molto diffusa, con una responsabilità comune tra cittadini e amministrazione. Al di sopra delle Alpi infatti la cura degli spazi comuni è spesso maggiore, assicurata anche da amministrazioni molto efficienti nell’occuparsene. Ci vorrebbe un patto tra amministrazione e cittadini: più responsabilità, fiducia e premi potrebbero agevolare una maggiore presa di coscienza nelle persone. 

#1 Piste ciclabili (o monopattini o le auto)

Credit: @pisteciclabilimilano

Da qualche tempo sulla mobilità infuria un derby. Più che un derby si rasenta la guerra civile. Bici contro auto, automobilisti contro ciclabili, tutti contro i monopattini. Ci verrebbe da dire: diamoci una calmata!

La logica di una città è la capacità di far convivere in uno spazio limitato persone che si odiano. Quindi bisogna prima di tutto sopportare che ci siano persone diverse da noi che fanno cose diverse da noi. Abbandonando i toni da papà, è indubbio però che molte delle ciclabili non hanno senso: intasano il traffico e sono pericolose per i ciclisti che spesso preferiscono correre sui marciapiedi. La soluzione? Forse un piano strategico sulla mobilità che cerchi soluzioni ottimali per tutti evitando guerre di religione. 

Leggi anche: la pista ciclabile più corta del mondo

# Le proposte più bizzarre

Fontana di Piazza San Babila

Dopo la hit parade chiudo con le idee più bizzarre segnalate da alcuni lettori. Alcune fanno sorridere, altre fanno pensare: 

  • “l’ articolo prima del nome proprio”
  • “I lamentosi
  • “La fontana di San Babila
  • “l’umidità
  • “Gli artisti di strada con gli altoparlanti a palla
  • “I cani
  • “I milanesi”

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ANDREA ZOPPOLATO

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L’Arabia svela il «sogno del deserto»: il primo treno a 5 stelle del mondo

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Un viaggio alla scoperta delle bellezze dell’Arabia Saudita: arriva Dream of the Desert, il primo treno a cinque stelle progettato per attraversare le distese desertiche in un mix straordinario di eleganza contemporanea, innovazione e autenticità culturale. Quale sarà il suo percorso e, soprattutto, che cosa rende così straordinario questo treno? Spoiler: in questo sogno c’è anche un po’ d’Italia. 

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L’Arabia svela il «sogno del deserto»: il primo treno a 5 stelle del mondo

# Il treno da mille e una notte: che cosa si trova al suo interno?

Il treno è costituito da 14 carrozze, progettate per accogliere 82 passeggeri, che includono 34 suite di lusso, il cui design è stato curato dall’architetto di fama internazionale Aline Asmar d’Amman, che ha saputo combinare l’estetica italiana con le tradizioni saudite. Gli interni richiamano il fascino del deserto arabico: tonalità calde e sabbiose, texture scolpite e materiali pregiati che riflettono l’artigianato locale, reinterpretato in chiave moderna.
Nel convoglio si trovano una carrozza bar e una ristorante, ispirate al tradizionale majlis: un luogo della cultura islamica che rappresenta uno spazio all’aperto, un salotto, una tenda oppure una stanza dentro un’abitazione. Gli immobili in legno presentano motivi geometrici, tipici dell’architettura saudita. Ma cosa si mangia sul treno dei sogni?

Il menù è composto da piatti creati da chef locali e internazionali. Combina sapori tradizionali con un tocco contemporaneo, regalando un’autentica esperienza culinaria. Ad arricchire il viaggio, opere d’arte e fotografie esposte nelle carrozze, che celebrano il ricco patrimonio culturale e naturale dell’Arabia Saudita. Ogni elemento del design e dell’esperienza ed è pensato per accompagnare i passeggeri in un’immersione completa nel cuore del deserto. Ma quale sarà il suo percorso?

# La strada nel deserto: da Riyadh ai confini della Giordania

Il “Dream of the Desert” viaggerà per quasi 1300 chilometri su rotaie esistenti da Riyadh, il vibrante cuore politico ed economico del regno, fino ad Al Qurayyat nella provincia settentrionale del paese. Durante il viaggio, il treno farà sosta in luoghi emblematici come Al Qassim, Hail e Al Jouf, avvicinando i viaggiatori alla natura selvaggia ai confini della Riserva Naturale di Re Salman bin Abdulaziz, prima di concludere il suo percorso a poche miglia dal confine con la Giordania. Ma vediamo il percorso più nel dettaglio, provando a immaginarlo. 

Riyadh, la capitale dell’Arabia Saudita, è una città dove modernità e tradizione si fondono
in un affascinante mosaico di cultura, storia e sviluppo. Ma è lasciandosi alle spalle i
grattacieli scintillanti che inizia veramente l’avventura a bordo del “Dream of the Desert”. Il primo tratto del viaggio porterà attraverso paesaggi che sembrano cambiare ad ogni battito di ciglia, da vaste distese sabbiose a rocce imponenti che emergono come
guardiani del tempo.
Il treno si fermerà ad Al Qassim: questa regione è nota per il grande mercato dei dromedari e per la cerimonia di settembre che ogni anno celebra l’inizio della stagione dei datteri. Proseguendo verso nord, il treno serpeggerà verso Hail: è un’area che funge da ponte tra il passato nomade dell’Arabia e il suo presente dinamico. Hail è rinomata per
essere il cuore pulsante delle tradizioni saudite, dove storie di eroi e poeti si intrecciano con la vita quotidiana. Si passa poi per Al Jouf: situato ai margini della Riserva Naturale di Re Salman bin Abdulaziz, dove il contrasto tra le oasi verdi e il deserto circostante crea un paesaggio di rara bellezza. Qui i passeggeri avranno l’opportunità di visitare antichi siti archeologici e vivere momenti di puro relax nelle oasi.

Il viaggio culminerà ad Al Qurayyat: vicino al confine con la Giordania, nonostante la sua posizione remota, questo è un luogo dove l’ospitalità del deserto incontra l’artigianalità
delle tradizionali barche omanite ‘dhow’ e l’infinità del cielo sconfinato.

# Nel sogno c’è anche l’Italia: quando sarà in partenza?

Credits: @enj0y_every_day
Arabia Saudita

Al centro di questo progetto rivoluzionario troviamo la partnership tra le Ferrovie dell’Arabia Saudita (SAR), una compagnia ferroviaria di proprietà statale, e l’Arsenale Group, azienda italiana che opera nell’hospitality di lusso. L’Arsenale Group ha una reputazione consolidata nella creazione di esperienze di lusso indimenticabili, con progetti come il ‘Soho House Roma’, ‘Hotel Santavenere’ a Maratea e il nuovo treno Orient Express ‘La Dolce Vita’ che attraversa l’Italia. La capacità dell’Arsenale Group di reinventare il concetto di viaggio di lusso è evidente anche nel suo approccio al “Dream of the Desert”, descritto come un’esperienza di crociera ferroviaria di lusso. Questa collaborazione unisce l’eccellenza italiana nel design e nell’ospitalità con la ricca eredità culturale e le ambizioni future dell’Arabia Saudita. Ma quando sono programmati i primi viaggi?

Il treno inizierà i suoi viaggi nel terzo trimestre del 2026. Rappresenta un tassello
fondamentale della Visione Saudita 2030, il piano ambizioso del Regno per posizionarsi
come destinazione turistica di eccellenza e attrarre nuovi investimenti. Il ministro dei
Trasporti, Saleh bin Nasser Al-Jasser, ha sottolineato come questo progetto sia parte
integrante della strategia nazionale pensata per trasformare l’Arabia Saudita in un hub
globale. 

Continua la lettura con: Le 10 metropolitane da record del mondo

MARTA BERARDI

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Il «fortino ovattato» di Milano Due: il paese che non sembra un paese

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ph. @giomelgari IG

Alle porte di Milano ci si ritrova in un paese che non sembra neanche un paese. E che non sembra hinterland di Milano. Un mondo ovattato che profuma di America. Per alcuni straniante e senza identità. 

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Il «fortino ovattato» di Milano Due: il paese che non sembra un paese

# Nato come modello alternativo di sviluppo residenziale dell’hinterland

Credits clemmilanodue IG – Milano Due

Costruito tra il 1970 e il 1979 dalla Edilnord di Silvio Berlusconi, Milano Due doveva rappresentare un modello alternativo di sviluppo residenziale dell’hinterland milanese di quel periodo. Si trova all’interno del comune di Segrate adagiato su una collina di origine alluvionale originata dal fiume Lambro.

# Un modello di autonomia

Credits milano2net – Mappa Milano Due

Milano Due si compone di 28 residenze, un Centro Direzionale, un circolo sportivo, un albergo, un residence, un centro religioso cattolico, un centro civico, alcune attività commerciali e di ristorazione e vari complessi scolastici. Si autogestisce per quasi tutti gli interventi di manutenzione: dal verde alla pulizia dei vialetti e delle aree comprensoriali, alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti comuni come ponti, strade pedonali, ciclabili, illuminazione. 

# Le 4 linee guida di Milano Due

Credits emainvestimentiimmobiliari IG – Milano Due

Le linee guida alla base per la realizzazione di questo paese nel paese erano queste:

  • ampi spazi verdi, in contrapposizione alla scarsità di verde a Milano;
  • un triplice sistema viario separato dove le vie ciclabili e pedonali non intersecano quasi mai le strade veicolari, realizzate in trincea e a un livello inferiore rispetto alle aree urbane;
  • una struttura con un asse centrale attorno al quale si sviluppa il quartiere e i servizi essenziali; 
  • una pianificazione integrata per tenere conto sia delle esigenze abitative che della disponibilità e della fruibilità dei servizi all’interno del quartiere.

# Un quartiere per ricchi che profuma di America

Credits paolo_stefano_abbate IG – Laghetto Milano Due

A prima vista può sembrare un graziosa cittadina immersa nella natura, con il laghetto e le anatre che nuotano al suo interno e tutto quello serve per i suoi residenti. Servizi di alto livello, grande sicurezza, tutto ciò che può attirare famiglie dell’alta borghesia. E questo è capitato portando il costo delle case alle stelle, più vicino all’area C che al resto dell’hinterland. Un paradiso di ovatta? Per molti lo è, anche se c’è chi storce la bocca trovandolo un luogo straniante e senza identità. Gli edifici paiono tutti uguali, con colori simili che si ritrovano anche nell’arredo urbano e nei muretti che circondano i giardini e i vialetti. Con l’effetto di trasmettere una mentalità appagata e conformista. 

Credits giulia_cortese1988 IG – Milano Due

Milano Due rappresenta il bene e il male tipico di un paesino americano per le top class. Grande tranquillità e privacy, spazi verdi, però si può essere obbligati a prendere l’auto anche solo per bere un cappuccino. Lo stesso discorso vale se si vuole arrivare a Milano visto che l’unica linea di bus che porta in città passa ogni 30 minuti e in caso di problemi non ci sono altre alternative. 

Un fortino ovattato in cui ci si può sentire di vivere al riparo da un mondo esterno pieno di insidie e di pericoli. Anche in questo simile all’Area C?

 

Continua la lettura con: «La Milano di oggi è peggio di un INCUBO ORWELLIANO»

FABIO MARCOMIN

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«Sesso, Birra ed Heavy Metal»: metallari a Milano nel 1983 (video)

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Non solo paninari. A Milano negli anni Ottanta si vedevano mode molte giovanili. Una delle più popolari era quella dei metallari. Amanti dell’Heavy Metal e di look da Easy Rider. “All’inizio si voleva imitare quello che succedeva a Londra”. Questi i loro racconti, la loro musica e i locali dove si trovavano a Milano. Video di Amigo Amigo

Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

MILANO CITTA’ STATO

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Come sarà il nuovo PIAZZALE LORETO (Rendering)

La COPPIA che si è trasferita da MILANO per VIVERE in MEZZO a un BOSCO


La TRATTA più LUNGA senza FERMATE della METRO di Milano

La nascita di Milano

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Sulla METRO di MILANO nel 1982, l’anno dei MONDIALI

A bordo di un TAXI VOLANTE

L’EVOLUZIONE di PIAZZA DUOMO nel TEMPO

I fantasmi di Milano

Emergenza passaporti a Milano

VICOLI SCOMPARSI del centro di Milano

ABBATTERE il TURCHINO per eliminare la NEBBIA e lo SMOG a MILANO

ECCEZZZIUNALE… VERAMENTE, le 7+1 SCENE ICONICHE di un film chiave della commedia italiana

Alla scuola della BIDELLA PENDOLARE da NAPOLI per scoprire la verità

I TRENI della METRO di ogni linea di Milano

AGGRAPPATO al BUS sulla tratta Lodi-sant’Angelo

La via con più DIVIETI DI SOSTA del mondo

MI GUARDO e mi specchio vanitosamente in questi palazzi

Misteri e superstizioni di Milano

Il campanile medievale all’interno di un condominio

VIVAIO e MILANO CITTA’ STATO, le attività per il 2023. Vuoi unirti anche tu?

I mezzi pubblici a Milano negli anni ottanta

FINE ANNO in coda al PANE QUOTIDIANO

Milano – Roma: più veloce in treno o in aereo?

La passerella di Piano sulla M1

Un anno da pendolare sulla Milano Cremona

Dove andavano, cosa facevano i GIOVANI MILANESI nella Milano degli anni ’80

TIBALDI-BOCCONI, la prima stazione della CIRCLE LINE di Milano

La grande nevicata dell’85

La Milano di inizio Novecento

il SUPERATTICO sul tetto della TORRE

M4 – Dateo, la STAZIONE più PROFONDA di Milano

5 angoli INSOLITI da scoprire a MILANO

Un giro sul TurboKart

Il ciclista spericolato

Che cosa pensano i milanesi dei napoletani

Cosa pensano i napoletani di Milano e dei milanesi

3 esperienze gratis da fare nel periodo natalizio a Milano

Quanto spendono gli studenti di Milano?

Il panino più famoso di Milano

In volo sopra i Navigli nascosti

I paninari davanti al Burghy

L’ASFALTO “FERITO” di Milano, la denuncia del comico STORTI

Inaugurazione dell’M4

M4: la quiete prima dell’inaugurazione 

L’Italia costruisce la sua Tech Capital

Camminare sul cielo a Milano

Ho aperto un falso ristorante in piazza Duomo

Milano, una città che costruisce METROPOLITANE come nessun’altra

Le tre strade più trafficate di Milano

In TRATTORE in CENTRO a MILANO (scena cult)

Milano ha carenza di posti letto per i senza dimora

Sciare in Porta Nuova

La Ciclabile Umana

Le 10 moto più belle a EICMA

La protesta degli studenti contro la legge anti-rave

Calenda canta Bella Ciao all’Arco della Pace

Quanto paghi d’affitto a Milano

Un milanese a Genova

L’aperitivo più economico a Milano Centro

Milano, risse ai Navigli

L’arrivo di Totò e Peppino a Milano

Nel regno delle zucche alle porte di Milano

La M4 in anteprima

Cosa succederebbe se scoppiasse una bomba atomica a Milano?

Da DUOMO a LINATE, bus 73 contro METRO 4. Qual è più VELOCE?

48H da LADRO a Milano

Quanto spendo in una settimana a Milano

La trattoria milanese più economica della città

Milano, caldo fuori stagione

Quarto Oggiaro: la periferia che spaventa Milano

Da Milano a Lecco sulla ciclabile

Come funziona la linea senza conducente

La Metropolitana Milanese nei secoli

In volo di notte sui grattacieli di Porta Nuova

Le borseggiatrici della metro

Le intrusioni dei maranza

I nuovi poveri di Milano

Ultima corsa della Milano – Limbiate

Le reazioni degli automobilisti al blocca di via Palmanova

Street Style a Milano

Da Milano a Londra con una moto super sportiva

L’incrocio con semaforo rotto e il senso civico dei milanesi

Circle Line: la quasi metropolitana per Milano

Avvisi storici sul tram

La sfida: di corsa contro la metro

L’arena di Milano dimenticata da 25 anni

Manzoni occupato contro Giorgia Meloni

Lo show di Moncler in Piazza Duomo

La domenica di Milano vs di Roma

Milano del Futuro: 16+ edifici in arrivo 

10 ATTRICI MILANESI che hanno fatto la storia del cinema e del teatro

Tutte le stazioni della metro di Milano in un giorno

Il mio primo mese a Milano: quanto ho speso?

M6 – Il percorso della futura metropolitana di Milano

La mostra più INSTAGRAMMABILE di Milano

Mi sono trasferita a Milano

Gli Ultras della Dinamo Zagabria in giro per Milano

Tour dei chiostri notturni di Milano

Evoluzione animata della metro di Milano

Milano e Vincenzo

I locali più instagrammabili di Milanoa

DA MILANO A CAPO NORD IN BICI A FIN DI BENE

IL MODO PIU’ ECONOMICO DI MANGIARE A MILANO

Lezioni di danza in Piazza Duomo

Lo spot della Milano da Bere

LA CODA per la FAME

UN ROMANTICO A MILANO

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«Pensavo di avere qualcosa di speciale. Ma in peggio»

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«Da adolescente ero totalmente devastata dal desiderio di essere come gli altri. Perché ero totalmente diversa dagli altri». Primo estratto da Il Lato Chiaro, il nuovo videopodcast di Milano Città Stato. La puntata intera con Candida Morvillo da lunedì 17 febbraio sul canale di youtube di Milano Città Stato.  Primo estratto:

 

Conduce: Andrea Zoppolato. Regia: Francesco Leitner. Prodotto da: Fabio Novarino. Location: Fucine Vulcano APS – Via Fabio Massimo 15/12 (IG: @fucinevulcano).

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Sei un bimbo di Milano e ti prepari per le future sfide con la burocrazia italiana

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Arduo da vedere il Lato Oscuro è.

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Continua con: Quando un radical chic del centro finisce per sbaglio a Ponte Lambro

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Funivia Alagna-Zermatt: il progetto di unire 500 km di piste in un comprensorio unico al mondo (aperto 12 mesi l’anno). A due ore da Milano

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Ideogram Ai - Funivia

Gli amanti della neve e delle piste potrebbero presto vedere concretizzarsi un progetto che sembra uscito da un sogno: una nuova infrastruttura pronta a rivoluzionare il mondo dello sci alpino. Se approvata, questa funivia metterebbe in collegamento il comprensorio del Cervino-Matterhorn con quello del Monte Rosa, creando un legame senza precedenti tra il Sud e il Nord delle Alpi. Il progetto e gli ostacoli all’orizzonte.

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Funivia Alagna-Zermatt: il progetto di unire 500 km di piste in un comprensorio unico al mondo (aperto 12 mesi l’anno). A due ore da Milano

# Un sogno alpino a due ore da Milano: il comprensorio da record 

Credits PublicDomainPictures-pixabay – Cervino

Nel dicembre 2022 è stato consegnato lo studio di fattibilità da parte della Monterosa Spa, e da un comitato promotore composto da diverse categorie economiche, all’assessorato allo sviluppo economico e trasporti della Valle d’Aosta. Il documento è stato realizzato dallo Studio tecnico Montecno di Bolzano per un costo pari a 403.000 euro. L’ambizione? Creare uno dei più vasti comprensori sciistici al mondo, a soli 120 minuti d’auto da Milano. Cinque vallate intrecciate, 38 vette che sfiorano i 4.000 metri e un totale di 490 chilometri di piste che si snodano tra Italia e Svizzera. 

# Il cuore pulsante: la funivia Alagna-Zermatt

Credits lastampa – Progetto funivia Alagna-Zermatt

Il pezzo forte? La funivia Alagna-Zermatt. Questo collegamento unirebbe il comprensorio del Cervino-Matterhorn con quello del Monte Rosa, tracciando un legame storico tra il sud e il nord delle Alpi. Le valli coinvolte sarebbero Valtournenche, Val d’Ayas, Gressoney, Alagna e Zermatt. I comprensori interessati: Zermatt in Svizzera, Cervinia-Valtournenche, Champoluc, Gressoney e Alagna.

In soli 30 minuti, ci si sposterebbe dal Cervino Ski Paradise al Monterosa Ski. Tuttavia, secondo l’associazione “Ripartire dalle Cime Bianche”, non sarebbe un vero comprensorio “sci ai piedi”: il Vallone delle Cime Bianche non è sciabile e i tempi sugli impianti renderebbero poco attraente l’itinerario per gli sciatori in arrivo da Zermatt e Cervinia.

# «In città le metropolitane, in montagna le funivie»

Credits: Mattern Horn Race

Oltre lo sci, la visione è quella di un turismo alpino destagionalizzato. L’estate potrebbe portare nuove opportunità, anche se il collegamento Gressoney/Ayas rimane incompleto e legato a sentieri e percorsi per mountain bike come spiega sempre l’associazione. Il sindaco di Alagna, Roberto Veggi, è chiaro: “L’impianto non è pensato solo per lo sci. Vuole collegare più vallate alpine e unire due comprensori già esistenti. In città costruiscono le metropolitane per spostarsi più velocemente, in montagna le funivie.” Si tratterebbe due tratte, per una lunghezza complessiva di 8 km, con ogni cabina in grado di trasportare 26 persone.

Leggi anche: Sul Cervino il PALAZZO di GHIACCIO più ALTO del MONDO

# Un impianto removibile, ma la valle rientra in un’area protetta

Maps – Vallone delle Cime Bianche

L’impianto, secondo i promotori, sarebbe removibile e non comporterebbe nuove piste da sci nel vallone, lasciando spazio al freeride. La pensa diversamente l’associazione “Ripartire dalle Cime Bianche” che ha specificato come il Vallone delle Cime Bianche, salvo rare eccezioni per lo scialpinismo, non è l’ideale per il freeride. Inoltre il versante di Courtod è soggetto a valanghe quasi tutto l’anno e la Comba di Aventine presenta ostacoli naturali che rendono difficoltoso lo sci in discesa. A questo si aggiunge il fatto che la valle rientra in un’area protetta che stabilisce che non sia possibile costruirvi nuovi impianti di risalita o piste da sci.

# Tempi e costi per realizzare l’opera

Al netto delle problematiche da affrontare, il dossier deve passare la valutazione della Regione Valle d’Aosta per poi procedere all’avvio degli studi economici e ambientali. Le amministrazioni comunali interessate si sono dichiarate favorevoli, mentre una collaborazione tra Cervino spa e Monterosa spa, a partecipazione pubblica prevalente, potrebbe finanziare un quinto dell’investimento. Ma a quanto ammonterebbe? Si parla di una cifra che oscillerebbe tra gli 80 e i 122 milioni di euro in base alla scelta del tracciato. In caso di di via libera al progetto servirebbe poi un anno per la progettazione definitiva e due estati per completare i lavori di un’opera che trasformerebbe in modo radicale il volto del turismo alpino tra Italia e Svizzera.

Continua la lettura con: Le migliori località per sciare in Lombardia (Mappa)

FABIO MARCOMIN

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M3, la metro rimasta «a metà strada»

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ph. @thetrainpilot IG

Milano è dotata di due linee completamente automatiche, M4 e M5, che hanno permesso di migliorare la sicurezza grazie all’utilizzo delle porte di banchina che impediscono ai passeggeri e agli oggetti di finire volontariamente o involontariamente in galleria. Ma le due linee non sono le uniche con dei sistemi automatici. C’è infatti una linea che è rimasta «a metà strada».

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M3, la metro rimasta «nel mezzo»

# La linea semiautomatica

Quali BIGLIETTI si possono prendere per la METROPOLITANA di Milano?
Credits romag73 IG – Missori M3

In pochi sanno che la M3 è una linea semiautomatica, ovvero è dotata dei sistemi ATP (Automatic Train Protection) e ATO (Automatic Train Operation) che permettono al macchinista di compiere il minimo lavoro, ovvero autorizzare la partenza e intervenire in caso di emergenza. Questa linea regola automaticamente partenza e arrivi in stazione, velocità e distanza tra i convogli, garantendo quindi un maggiore comfort per i passeggeri in quanto non sono sottoposti alle continue accelerazioni e decelerazioni che si hanno su altre linee come la M2. E allora perché quel “semi”?

# Le porte di banchina

Quelle che le manca sono le porte di banchina. Un passo importante per migliorare la sicurezza delle stazioni delle linee metropolitane è quello di installare le porte di banchina. M3 potrebbe essere la prima delle linee costruite senza questa struttura ad adottarle, in quanto dotata di sistemi che permettono già la fermata automatica dei convogli garantendo in teoria il perfetto allineamento tra le porte del treno e quelle di banchina.

# Un’innovazione realizzabile senza interrompere il servizio

bramsi_du_rails IG – Linea 1 Parigi

Anche se l’installazione delle porte di banchina sulla M3 potrebbe sembrare un’impresa complessa, vista la grande affluenza di passeggeri quotidiani (circa 220.000 ogni giorno), sarebbe possibile realizzarla con un intervento straordinario che non interrompesse i normali orari di esercizio, infatti questa non è una novità assoluta.

Diverse altre metropolitane nel mondo hanno deciso di adottare questo sistema anche su linee già esistenti. Ad esempio, la metropolitana di Parigi ha aggiunto le porte di banchina sulla Linea 1 nel 2011, durante un processo di modernizzazione che ha incluso l’introduzione di treni automatici. Analogamente, la Linea 4 della metropolitana di Madrid ha visto l’installazione delle porte di banchina nel 2007, unendo l’esigenza di aumentare la sicurezza alla necessità di migliorare l’efficienza energetica e la qualità del servizio. In entrambi i casi, le modifiche sono state realizzate senza interrompere il servizio, grazie alla progettazione di interventi mirati che non hanno causato disagi ai passeggeri.

# Un test sulle nuove stazioni?

Tracciato M3 fino a Paullo accantonato

Una grande occasione per portare avanti il progetto potrebbe essere legata all’estensione della M3 verso sud-ovest in direzione Peschiera Borromeo, che dovrebbe vedere partire i cantieri nei prossimi anni. Si potrebbe già immaginare con delle stazioni ammodernate, dotate di porte di banchina e in generale di tecnologia all’avanguardia.

Questo potrebbe permettere ai tecnici di ATM di valutare le performance dei treni di M3, riuscendo a capire come i sistemi attuali si possano relazionare con i nuovi sistemi, per poi essere il centro dell’espansione di questa tecnologia. Un’alternativa potrebbe essere quella di sfruttare l’anello di prova del deposito di Rogoredo nel quale sono presenti due stazioni.

Leggi anche: M3 per Paullo: cambia tutto! Una cattiva notizia e una buona

# La prova fallita su M1

Treno in sosta alla stazione di Sesto 1º Maggio FS della linea M1 della metropolitana di Milano.

Un test era già stato fatto sulla M1 nella stazione di Sesto FS, una delle poche stazioni milanesi dotate di 3 binari. L’obiettivo era creare delle barriere antisuicidio che avrebbero impedito alle persone di accedere direttamente ai binari (con terza rotaia in tensione) della linea.

L’installazione sul binario 1 iniziò nel 2012, seguita da quella sul binario 2, ma nel 2019 venne deciso di rimuovere le barriere da entrambi i binari in quanto riportavano spesso degli allarmi che causavano una frenata di emergenza dei convogli con conseguente ferimento di alcuni passeggeri.

C’è però da sottolineare che la M1 ha dei sistemi autonomi diversi rispetto a quelli di M3. Infatti, i treni attualmente in esercizio sono dotati dei sistemi CBTC/ATO che non permettono nessun automatismo ma solamente una comunicazione precisa tra treno e linea.

# Lavorare anche sulle altre linee

Credits: @robertolusito
M2

Successivamente si potrebbe lavorare sulle linee che non hanno automatismi ovvero M1 e M2, garantendo che anch’esse possano dotarsi di queste protezioni, soprattutto per M1 per quanto detto sopra. In questo caso potrebbe essere necessario implementare in precedenza i sistemi di semi-automatismo presenti su M3 in modo da evitare i problemi riscontrati nel tentativo già fatto con M1.

Continua la lettura con: Ascensori fermi, scale mobili guaste, pensiline fuori uso: ATM ha tagliato anche la manutenzione?

SAMUELE GALBIATI

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I sette motivi per cui la «Milano green» è pura finzione

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Credits Andrea Cherchi - Traffico in Gae Aulenti

Basta qualche colonnina di ricarica, qualche isoletta pedonale, un po’ di stazioni di bike sharing a dare ad una città un’impronta green? “Green”, verde in italiano, colore che nella psicologia richiama alla calma, al senso dell’equilibrio e all’armonia, ma che la manipolazione del marketing antropologico ha trasformato in un concetto politico, economico e ben collocato finanziariamente. La domanda che molti milanesi si fanno: la Milano dell’era green è davvero verde? Vediamo sette motivi per cui non lo è.

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I sette motivi per cui la «Milano green» è pura finzione

#1 I grattacieli

L’EDIFICIO più ALTO in ogni MUNICIPIO di Milano
Credits Andrea Cherchi – Grattacielo Allianz

Innanzitutto sono di color grigio, poi si erigono alteri ed intimidatori come testimonial architettonici della nuova egemonia nella città. E soprattutto sono fatti di cemento. Tanto cemento. 

#2 L’incuria dei giardini

David Diana FB – Erba alta e cespugli

Soffre la mancanza cronica di interventi di dissuasione da tutta la gamma dei comportamenti che allontanano la pacifica convivenza: abbandono di rifiuti alimentari, rifiuti organici dei quattro zampe, oggetti inutilizzati della quotidianità dalle varie dimensioni.

#3 I rumori

pexels-cottonbro- Persona con stereo

Non solo semplicemente quelli del traffico. Ci sono “i bassi” che escono impudici dalle
casse bluetooth tranquillamente ascoltate ad alto volume nei giardini (anche di notte) o legate nel seggiolino della bicicletta mentre si pedala. Le conversazioni in vivavoce sugli autobus e ovunque, gli schiamazzi notturni che provengono dai dehor dei locali movida “sapientemente” posizionati sotto i balconi di chi magari deve svegliarsi presto per dare un servizio alla città.

#4 Le piste ciclabili

Credits Roberto Lorenzetti FB – Cordoli ciclabile Corso Buenos Aires

Che controsenso inserirle in ciò che non è “green”. Ebbene si. È evidente che il rapporto costo/benefici di tale opera è allo stato attuale disastroso: aumento dell’inquinamento a causa delle code per i restringimenti delle carreggiate, piste ciclabili deserte perché non siamo in Scandinavia: gli italiani sono nati in macchina e per far cambiare abitudine ad una popolazione ci vogliono decenni con campagne di educazione ad hoc. Le statistiche sono chiare: appena il 6% dei milanesi usa abitualmente la bici per andare a scuola o al lavoro. 

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#5 Sottopassaggi maltenuti

Sottopasso di Via Giovanni Antonio Amadeo

Molti sottopassaggi di Milano esalano profluvi maleodoranti fissati da incuria secolare.

#6 Gli imbrattamenti 

Lorenzo Zucchi – Degrado

Dei muri di moltissimi condomini, delle saracinesche di negozi e purtroppo anche di molti uffici pubblici che indirettamente veicolano la resa al sano mantenimento della res publica (cosa di tutti).

#7 La paura

Milano come Gotham City?

Declinata in moltissime sfaccettature: di uscire in ore serali, specialmente se donna, di essere borseggiati, di trovare i vetri della propria macchina rotti, di essere spettatori di pestaggi.

Forse di veramente “green” i milanesi hanno il loro conto bancario a cui si sottraggono ormai da tempo oltre alle spese comuni, gli importi per le multe, talune di specie molto rare e…se vogliamo dirla tutto fino in fondo, trattare così i propri cittadini non è affatto “green”.

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CRISTINA FILIPPO

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