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🛑 Inaugurato TheDap: una GALLERIA A CIELO APERTO nel sud di Milano

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Credits: google.com (maps) TheDap

In una delle zone milanesi dalla peggior fama, è stato inaugurato “TheDap”, una vera e propria galleria a cielo aperto, ma non solo.

🛑 Inaugurato THEDAP: una GALLERIA A CIELO APERTO nel sud di Milano

# TheDap: una galleria a cielo aperto

Credits: mam-e.it
TheDap

Il 14 settembre ”TheDap” Dei Missaglia Art Park ha aperto le sue porte. Si trova in via Dei Missaglia 97 al Gratosoglio e sarà fruibile al pubblico fino al 14 dicembre 2021. Tre mesi di pura arte nelle periferie di Milano. Opere, installazioni, uno spazio espositivo dinamico tra le architetture del Business Park del Gruppo Unipol di via Dei Missaglia. 110 metri quadrati che nei prossimi mesi ospiteranno opere d’arte di ogni genere, 110 metri quadrati che nel corso del tempo saranno riqualificati.

TheDap è infatti solo una parte del progetto Inoltre-Sharing the City di UrbanUp che vuole valorizzare e trasformare comparti periferici milanesi, dove insistono proprietà immobiliari del Gruppo Unipol, in iniziative temporanee ad alto contenuto culturale e partecipativo, basandosi su sostenibilità, inclusione e benessere.

# Alcune opere a TheDap

Credits: mentelocale.it
TheDap

Con il patrocinio del Comune di Milano e la collaborazione dell’associazione culturale OverArt e dell’Accademia delle Belle Arti di Brera, entrambi curatori della mostra, a TheDap compaiono opere di artisti quali Daniele Daminelli, Tomás Libertíny, Carlo Ramous e Dario Tironi.

Tra le sculture e le installazioni esterne più rilevanti compare “Life on Mars?” di Daniele Daminelli, realizzata con 35 tonnellate di ghiaia rosa ecosostenibile, oppure le installazioni di Tomás Libertíny “Bee Like Been/Agire pensando”. Si tratta di due diverse opere: una, “Every Bee is a sun”, è un pattern che ricorda un alveare, l’altra, “Forest God” è una scultura fatta con le api e per questo inserita in un padiglione di legno.

# Rinascita, la voglia di cambiare il mondo

Credits: mentelocale.it
TheDap

Oltre l’Art Park, a TheDap ci sarà anche una mostra all’interno della galleria. La parola d’ordine è Rinascita, ed è proprio questo il titolo dell’esposizione. 89 opere di 34 giovani, tutti provenienti dall’Accademia di Brera, che vogliono cambiare le cose, cambiare il mondo e lo fanno partendo dalla loro arte.

TheDap rappresenta un primo passo verso l’obiettivo più generale del progetto: portare in un business park arte, cultura e occasioni di società. Lo spazio, per ora adibito a galleria a cielo aperto, sarà in continuo cambiamento e sempre aperto a nuove opportunità.

 

Fonti: mam-e.it

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BEATRICE BARAZZETTI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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La regola di Totò per sapere se siamo governati da imbecilli

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Totò

Totò una volta disse che “In tempo di crisi gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano colpevoli”.

Durante questa emergenza si assiste nel mondo a governi che si stanno concentrando sulle soluzioni e altri che sembrano più propensi a cercare colpevoli. Che sono proprio quelli che si stanno rivelando più incapaci di risolvere i problemi, anzi che stanno mettendo in atto delle iniziative che invece di risolverli aggravano e moltiplicano i problemi per i cittadini.

La caratteristica dei governi incapaci di risolvere un determinato problema è che invece di assegnare a una persona o a un ristretto gruppo una precisa responsabilità di risolverlo hanno messo assieme invece dei funzionari per risolvere i problemi di responsabilità di chi governa.

Si creano organi che risolvono i problemi politici, in una azione di gestione dell’emergenza e non di sua risoluzione.
Questo avviene nei sistemi in cui il potere è per il potere: gli organi di governo sono soprattutto orientati a far durare più a lungo possibile il potere dei governanti invece che a migliorare la vita dei cittadini.

Il metro infallibile per capire se si è governati da imbecilli è se entro un determinato lasso di tempo invece di soluzioni risolutive si sono trovati dei colpevoli.

Continua la lettura: La macchina della persuasione

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: Reithera, il vaccino Covid Made in Italy è un flop nazionale

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L’ARCO di TRIONFO è stato IMPACCHETTATO: dove si potrebbe fare anche a Milano?

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Credits andreparis IG - Arco di Trionfo

Dopo 60 anni si realizza il sogno di Christo e sua moglie Jeanne-Claude. Nel 1970 a Milano fu impacchettata la statua di Vittorio Emanuele II, cosa altro si potrebbe impacchettare in città?

L’ARCO di TRIONFO è stato IMPACCHETTATO: dove si potrebbe fare anche a Milano?

# Dopo 60 anni si realizza il sogno di Christo e sua moglie Jeanne-Claude

Credits deluxe.confidential IG – Arco di Trionfo

Dopo 60 anni dalla prima bozza di progetto si vede realizzato il sogno del compianto duo artistico, Christo e sua moglie Jeanne-Claude, di impacchettare l’Arco di Trionfo. Uno dei simboli della città di Parigi più famosi al mondo è stato fasciato e drappeggiato con oltre 25.000 metri quadrati di tessuto in polipropilene blu-argento e corde rosse. Il risultato visivo è incredibile, il monumento di Parigi appare come un oggetto vivente  grazie al vento che fa muovere il tessuto e i raggi del sole che si riflettono sulla sua superficie illuminando il quartiere. Per ammirare l’opera ci sarà da tempo fino al 3 ottobre di quest’anno. 

Nel novembre del 1970 Milano fu la statua di Vittorio Emanuele in Piazza del Duomo ad essere impacchettata, ma fu solo la terza scelta. Vediamo quale altro edificio si potrebbe impacchettare in città.

#1 La Torre Velasca per far felici tutti, forse

Torre Velasca, Studio BBPR
Torre Velasca, Studio BBPR

La Torre Velasca potrebbe essere la scelta perfetta. Per chi la ama, e ama le installazioni di Christo, sarebbe probabilmente un altro punto a favore dell’iconico edificio milanese dello Studio BBPR. Per chi la odia sarebbe un momento di festa perché non la vedrebbe più.

#2 Il Duomo, per riprovarci dopo oltre 50 anni dal primo tentativo

Credits italianways.com – Vittorio Emanuele impacchettato

Nel novembre del 1970 fu uno dei monumenti più conosciuti di Milano ad essere impacchettati da Christo e la moglie Jeanne-Claude, la statua di Vittorio Emanuele II a cavallo in piazza Duomo. Fu però solo la terza scelta, la prima infatti fu il Duomo, ma il veto della Curia bocciò la proposta. Perché non riproporlo a distanza di oltre 50 anni?

#3 L’Arco della Pace per par condicio con l’Arco di Trionfo

credits: @andreacherchi_foto

Per par condicio con l’Arco di Trionfo francese a Milano potrebbe essere l’Arco della Pace ad essere impacchettato. L’installazione godrebbe anche di una posizione migliore, da un lato Corso Sempione, l’alter ego milanese degli Champs-Élysées, e dall’altro il parco Sempione con il Castello Sforzesco sullo sfondo. Inoltre fu la seconda scelta dopo il diniego di impacchettare il Duomo, che il Demanio non approvo per difficoltà finanziarie e quindi la decisione di virare sulla stata di Vittorio Emanuele II.

#4 Il cavallo di Leonardo, per far emergere dall’oblio la statua equestre più grande del mondo

Credits: piuuturismo.it – Il cavallo di Leonardo

Il Cavallo di Leonardo è la statua equestre più grande del mondo. Alta 8 metri e realizzata interamente in bronzo potrebbe diventare una nuova attrazione della città e richiamare turisti da ogni luogo, essendo oggi relegata dentro l’Ippodromo e poco in vista per chi non sa della sua esistenza. 

Leggi anche: La complicata storia del CAVALLO di Leonardo

#5 I caselli daziari di Porta Venezia, per creare un effetto migliore dei sacchi in juta che li ricoprirono nel 2019

The Fuorisalone
Caselli Porta Venezia ricoperta in juta

Nell’occasione dell’Art Week del 2019 i caselli daziari di Porta Venezia erano stati ricoperti da sacchi in Juta, un’opera del giovane artista ghanese Ibrahim Mahama. L’obiettivo dell’installazione era “di guardare i caselli non più come semplici monumenti, ma alla luce della loro origine storica e della loro funzione simbolica.” Un’esperimento non troppo riuscito e apprezzato dai milanesi. Forse utilizzando un tessuto riflettente come quello posto sopra l’Arco di Trionfo l’effetto risulterebbe migliore.

Leggi anche: Non è solo BRUTTO

Continua la lettura con: 10 cose che farebbe Christo a Milano

FABIO MARCOMIN

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Le ISOLE più BELLE del MONDO nel 2021: una è italiana

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Credits fti_schweiz - Galapagos

La rivista Travel + LeisureCome ha stilato come ogni anno, per il World’s Best Awards, la classifica delle isole più belle del mondo votate dai viaggiatori in base alla loro diretta esperienza. Ecco le prime dieci classificate.

Le ISOLE più BELLE del MONDO nel 2021: una è italiana

#10 Galápagos, un arcipelago vulcanico dalla bellezza sconvolgente – Ecuador

Credits fti_schweiz – Galapagos

Le Isole Galápagos sono un arcipelago vulcanico dell’Oceano Pacifico dalla bellezza sconvolgente, popolato da una grande varietà di piante e animali. Grazie al clima tropicale e a temperature che non scendono mai sotto i 20°, le Galapagos si possono visitare tutto l’anno.

 

#9 Big Island, bellezza selvaggia nell’arcipelago delle Hawaii – USA

Credits hawaiianislandtimes IG – Hawaii

Big Island è vasta più di 10.000 kmq ed è famosa per la bellezza selvaggia del paesaggio e per gli imponenti vulcani ancora oggi attivi, canyon, foreste tropicali e cascate. L’isola è la più grande dell’arcipelago delle Hawaii, composto in totale da 8 isole.

 

#8 Bali e i suoi panorami naturali e mozzafiato – Indonesia

Credits ackson.groves IG – Bali

Bali si prende l’ottava piazza grazie ai suoi panorami naturali e mozzafiato che contraddistinguono il territorio e attirano e incantano ogni anno turisti da ogni parte del mondo.

 

#7 Koh Samui, spiaggia fine e acque turchesi – Thailandia

Credits top.thailand IG – Koh Samui

Nota per le spiagge di sabbia fine e per le acque turchesi Koh Samui in Tailandia è ricca di posti più o meno noti da non perdere: cascate, statue sacre, mercati, punti panoramici. 

 

#6 Sicilia, un’isola suggestiva con luoghi incantevoli – Italia

Credits sicilia_mia_bedda – Selinunte

L’Italia agguanta la sesta posizione della classifica delle isole più belle del mondo con la Sicilia. Un’isola suggestiva dai luoghi incantevoli: dal golfo di Patti alla spiaggia di Mondello, dalla Valle dei Templi alla Scala dei Turchi, da Modica a Taormina, dal golfo di Aci Trezza all’Etna.

 

#5 Andaman Islands, un paradiso tropicale – India

Credits mkot_mykindoftrip IG – Andaman Islands

La quinta posizione se la prendono le isole Andamane: un paradiso tropicale nel golfo del Bengala, tra India, Birmania e Thailandia conosciute per le spiagge di sabbia bianchissima punteggiate da palme, per le mangrovie e le foreste. L’arcipelago si compone di più di 500 isole e isolotti.

 

#4 Madeira, l’arcipelago famoso per il vino e il clima mite – Portogallo

Credits voyage_loches IG – Madeira

Appena giù dal podio troviamo Madeira, l’arcipelago portoghese formato da quattro isole vulcaniche, famoso per il vino omonimo e il clima mite. Si trova in mezzo all’Oceano Atlantico, a circa 500 km dalla costa africana, e la bellezze dei suoi panorami lo rendono perfetto per una vacanza da sogno.

 

#3 St. Vincent and the Grenadines, l’arcipelago caraibico 

Credits svescales IG – St. Vincent and the Grenadines

Il terzo posto in classifica spetta a St. Vincent and the Grenadines nel Sud dei Caraibi, formata dall’isola principale, St. Vincent, e da una serie di isole più piccole.

 

#2 Folegandros, l’isola selvaggia delle Cicladi – Grecia

Credits thetinynomad IG – Folegandros

Folegandros, Policandro, nell’arcipelago delle Cicladi non è un’isola “glamour”, ma si prende il secondo posto grazie alla sua natura aspra e selvaggia. Al primo posto troviamo un’altra isola dell’arcipelago greco.

#1 Milos, un paradiso naturale con scogliere bianche a picco sul mare – Grecia

Credits aegean_speedlines_official IG – Milos

Milos è l’altra isola delle Cicladi in classifica e si aggiudica il titolo di isola più bella del mondo di questo 2021. L’isola vulcanica con scogliere bianche a picco sul mare azzurro è un paradiso non ancora alterato dal turismo di massa. Premiata per l’accoglienza della gente del posto, i pittoreschi villaggi, le taverne straordinarie e le oltre 70 spiagge dai colori straordinari, ha dato i natali alla celebre statue di Venere custodita al Louvre.

 

Continua la lettura con: Le 7 ISOLE più STRANE del mondo (mappa e immagini)

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche:Aukus, il patto anti-cinese di Usa, Uk e Australia che fa infuriare la Cina (e l’Europa)

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🛑 A Porta Venezia il PALAZZO che VESTE PRADA

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Credits: @jungmee.k IG

Non solo il diavolo veste Prada. La casa di alta moda italiana, fondata nel 1913 a Milano, ha deciso di farsi notare nello spazio urbano meneghino. Così un edificio in zona Porta Venezia ha iniziato, da qualche giorno, a vestire Prada.

A Porta Venezia il PALAZZO che VESTE PRADA

# Un edificio decorato come il nuovo pattern di Prada

Credits: @igers.milano IG

In via Lazzaro Spallanzani 18 c’è un edificio a prima vista bizzarro, dalla muratura nera con decori bianchi. Un ricamo sul cemento effetto tricot, una grafica floreale in stile Art Nouveau. Si tratta di un’installazione di Prada, o meglio di un art wall realizzato dalla casa di moda. Il decoro ornamentale dell’edificio riprende, infatti, un pattern già presentato da Prada nella sfilata per la collezione femminili fall-winter 2021/22.

# La Milano Fashion Week è alle porte

Credits: fanpage.it
Edifico Prada Milano

Con una Milano Fashion Week alle porte, la frenesia e l’attesa di una delle settimane milanesi più importanti si fa sentire. Così appaiono installazioni, manifesti pubblicitari troppo belli, e opere di street art legate alle case di alta moda. Una street arte che diventa uno dei mezzi di marketing più efficaci e sicuramente più belli. Ma perché è apparso questo edificio che veste Prada?

# Feels like Prada

Credits: @poglianiarianna
IG

L’edificio è stato lanciato su Instagram dallo stesso profilo @prada. Come riporta la casa di moda, si tratta del primo involucro #Feelslikeprada, il primo di tanti progetti di incursione di spazi urbani nelle città italiane e non solo. Ci saranno iniziative che faranno tappa a Milano, Firenze, Roma e poi chissà dove in giro per il mondo. Progetti che spazieranno da affissioni particolari su muri ed edifici alla ritinteggiatura delle facciate di palazzi (come è successo tra le vie di Porta Venezia). Ma perché Prada vuole appropriarsi degli spazi urbani? Perché è proprio nei luoghi quotidiani che si percepisce quel desiderio di contatto, quel bisogno di condivisione e di relazioni alla base della sfilata #Pradafw21.

Continua la lettura con: Milano si tinge di nero

BEATRICE BARAZZETTI

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La PROSSIMA CALAMITÀ per Milano: 5 scenari APOCALITTICI

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Alieni a Milano

Dopo la pandemia, che a ancora sta proseguendo nei suoi tragici effetti, cosa potrebbe succedere di peggio in città? Abbiamo immaginato 5 scenari apocalittici.

La PROSSIMA CALAMITÀ per Milano: 5 scenari APOCALITTICI

#1 Covid versione visone

Credits: ilpost.it

In Danimarca è successo a Ottobre 2020 che tra i visoni si sia sviluppata una mutazione del virus, trasmessa ad alcune persone. Il governo danese aveva quindi deciso di sopprimere milioni di esemplari per paura che la diffusione di questa variante avesse potuto influire sull’efficacia dei vaccini. Se arrivasse a Milano un nuovo salto di specie?

#2 Un meteorite che rade al suolo la città

Credits: hdblog.it

L’ultimo meteorite distruttivo ha contribuito a far scomparire i dinosauri quasi 66 milioni di anni fa. 

#3 L’arrivo degli alieni

Oltre alla prova concreta della presenza di vita nell’Universo, l’arrivo degli alieni potrebbe essere una nuova sorpresa apocalittica per i milanesi. L’unica speranza è che, vista l’attuale situazione disastrosa sul nostro pianeta, forse potrebbero portarci in luogo migliore.

Leggi anche: ALLARME UFO: con il Covid aumentati gli avvistamenti in Italia

#4 Bruciati dal sole

Credits: r101.it

Nonostante tutte le politiche green adottate nel mondo, il buco nell’ozono potrebbe tornare ad allargarsi fino a squarciarsi e lasciare passare i raggi solari senza alcun filtro: saremo sterminati da un’ondata di calore.

#5 Il ritorno dei Savoia 

Credits: comuni24.it

Il tradimento di Carlo Alberto dopo la vittoria nella battaglia delle “5 giornate di Milano”, con la riconsegna della città agli austriaci, è un episodio che brucia ancora. Senza contare la breve occupazione all’inizio del 1700. Se le precedenti calamità non dovessero bastare, il ritorno della casata dei Savoia a Milano potrebbe assestare il definitivo colpo di grazia.

Leggi anche: Per tre anni Milano è stata sotto TORINO: cosa è successo e che cosa i Savoia hanno lasciato a Milano

Continua la lettura con: Quando iniziò a piovere e smise solo dopo UN MILIONE DI ANNI

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: Olimpiadi, tutti al Tar. I numeri per Intesa-Esselunga e il ricorso dei Cabassi

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“Vietato l’ingresso all’ALTRO SESSO”: i luoghi inaccessibili alle donne o agli uomini

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credits: dire.it

Pensare che all’alba del 2022 ci siano ancora luoghi dove persone che appartengono a un determinato genere non possono accedervi potrebbe sembrare assurdo, eppure è così. Motivazioni maschiliste e religiose? Forse. Spesso però la vera ragione la si ritrova in antiche tradizioni, legate a preconcetti e pregiudizi, che sono rimaste nel bagaglio culturale di un gruppo o una popolazione e continuano a rimanere legate a quei luoghi.

Scopriamo, dunque, quali sono questi luoghi inaccessibili e il motivo da cui nasce tale divieto d’ingresso.

“Vietato l’ingresso all’ALTRO SESSO”: i luoghi inaccessibili alle donne o agli uomini

# Il Monte Athos: niente donne per i monaci, solo GATTE

credits: monastero di bose

In Grecia, si trova un monte antichissimo su cui vi sono costruiti 20 monasteri dell’Agion Oros, La Sacra Montagna. Qui vivono dei monaci che rappresentano i guardiani dell’ortodossia e vietano l’ingresso in questo splendido complesso arroccato alle donne. Il motivo lo si trova nelle storie popolari sul monte: si narra che questa zona venne attraversata dalla Madonna, la quale rimase così colpita dalla bellezza di questo luogo che vi fece costruire un santuario. Il monastero è dunque dedicato alla Vergine Maria e i monaci hanno posto il divieto d’accesso alle donne per paura di poter cadere in tentazione.

Questa regola vige dal 1046 e vieta l’ingresso anche agli animali di sesso femminile, tranne le gatte per cui viene fatta un’eccezione.

# La foresta di mangrovie: VESTITI (e uomini) non sono ammessi

credits: @laurazago_lz su IG

Al contrario della Grecia, la foresta di mangrovie in Indonesia è un luogo riservato alle sole donne. La foresta è un punto di ritrovo in cui generazioni di donne si sono sempre ritrovate per condividere storie e raccogliere vongole. Tuttavia, queste donne hanno una sola regola da rispettare: non devono assolutamente indossare vestiti. La tradizione vuole che gli indumenti vengano tolti una volta giunte al fiume per raccogliere le vongole. È forse questo il motivo per cui l’accesso è vietato agli uomini, i quali rischiano multe fino a 1 milione di rupie indonesiane, l’equivalente di circa 60 euro.

# La spiaggia di TRIESTE: da una parte donne e bambini, dall’altra gli uomini

credits: dire.it

Anche l’Italia ha la sua discriminazione in base al sesso. Si chiama “El pedocin” o “Spaggia della Lanterna” ed è, con molta probabilità, l’ultimo stabilimento balneare in Europa a presentare questa divisione. In questa spiaggia si può trovare un muro divisorio che separa la parte per donne e bambini fino a 12 anni e la parte solo per gli uomini. Il muro venne costruito nel 1903 come dispositivo per la privacy, salvaguardando il gentil sesso da sguardi indiscreti ed è rimasto tutt’oggi. Le donne triestine non sembrano infastidite dalla separazione, anzi permette loro di potersi godere il mare più liberamente e scacciare la timidezza.

In realtà, il muro termina nell’acqua a pochi metri dalla spiaggia, di conseguenza i guardoni possono semplicemente nuotare un po’ più in là per poter sbirciare.

# STADI in Iran: niente partite di club per le donne, accesso solo per la nazionale

credits: La Stampa

Fino al 2019, le donne iraniane non potevano mettere piede dentro a uno stadio, nemmeno se accompagnata dal marito o da un familiare. Ora le cose sono cambiate, grazie ad un’apertura da parte del governo moderato del presidente Hassan Rohani, ma per loro rimane comunque un divieto: niente partite di club. Non possono stare a contatto con uomini non parenti e per questa ragione l’ingresso non gli è consentito. L’unica eccezione è per le sfide della nazionale. 

# Seggi Elettorali a Città del Vaticano: solo per i CARDINALI (uomini)

credits: La Repubblica

Se le donne, a Città del Vaticano, non possono votare non può essere considerato un fatto sessista. Questo perché gli unici ad averne diritto sono i Cardinali, che per legge possono soltanto essere maschi al di sotto degli 80 anni, chiamati a votare ed eleggere il Papa durante il conclave.

In realtà, secondo quando rivelato da Il Messaggero, la questione del voto alle donne “sia una questione che si trascina da decenni e che era stata al centro di proteste da parte di religiose, teologhe, accademiche cattoliche” e sono anche state lanciate diverse petizioni.

# Okinoshima: riti di purificazione e bagni NUDI

credits: tribuneindia

In Giappone, un paese che ha conservato alcune tradizioni che a un occidentale appaiono sessiste, vi sono tanti luoghi interdetti alle donne, soprattutto durante le mestruazioni perché considerate impure. Tuttavia, c’è un luogo in cui solo le donne vi possono accedere. È l’isola di Okinoshima, al largo della città di Munakata. Qui, la divinità venerata è una donna, una dea del mare di nome Tagorihime. Questo spiega la presenza di sole donne sull’isola. L’accesso agli uomini, però, non è completamente vietato. Possono entrare e far visita all’isola solo a piccoli gruppi e dopo aver eseguito rituali di purificazione e facendo il bagno nudi.

Continua a leggere con: 7 rifugi mozzafiato, quasi inaccessibili sulle Alpi

SELENE MANGIAROTTI

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Leggi anche: Aukus, il patto anti-cinese di Usa, Uk e Australia che fa infuriare la Cina (e l’Europa)

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I 60 ANNI del PIRELLONE: storia di un grattacielo

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Credits Andrea Cherchi - Pirellone

Il grattacielo simbolo della Milano moderna e industriale inaugurato nel 1961, compie 60 anni. Una mostra celebra la sua storia e quella di chi ne fatto parte.

I 60 ANNI del PIRELLONE: storia di un grattacielo

# Una mostra racconta la storia del Pirellone, un simbolo di Milano nel mondo

Credits archiportale-Uliano Lucas – Immigrato sardo davanti al Pirellone nel 1968

La mostra “Storie del Grattacielo. I 60 anni del Pirellone tra cultura industriale e attività istituzionali di Regione Lombardia”, curata dalla Fondazione Pirelli e dall’architetto Alessandro Colombo e promossa da Regione Lombardia, Giunta e Consiglio, e dalla Fondazione Pirelli, racconta il Grattacielo Pirelli sotto una veste insolita. Il simbolo della “Milano industriale” nato come Headquarter della Pirelli e poi diventato sede e simbolo di Regione Lombardia, viene mostrato attraverso materiali storici originali, fotografie, illustrazioni, filmati di repertorio, provenienti in gran parte dall’Archivio Storico Pirelli, oltre che da testimonianze esclusive di persone che lo hanno pensato, progettato, realizzato e vissuto lungo il corso di questi sessant’anni.

# La celebrazione della modernità della tecnologia e dell’industria lombarde e dell’avanguardia urbanistica della “città che sale”

Credits fondazione pirelli -Ingresso mostra 60 anni Pirellone

L’obiettivo delle mostra è celebrare “la modernità della tecnologia e dell’industria lombarde, dell’istituzione della Regione nel cinquantesimo anno della sua fondazione, e dell’avanguardia urbanistica della “città che sale” che ha trovato in Milano la massima espressione. Il percorso espositivo si apre con un plastico dell’edificio proveniente dai Gio Ponti Archives posizionato al piano della “memoria”, il 26esimo, davanti a una grande parete che accoglie il pubblico allo sbarco dagli ascensori con la riproduzione di uno schizzo dello stesso Ponti che riassume la sua idea di Milano.

Credits archiportale – Bozzetto Giò Ponti

Il disegno venne infatti realizzato dall’architetto durante una sua intervista sull’edificio mentre raccontava la sua visione profetica per la città: “Sogno una Milano fatta dai miei colleghi architetti. Certamente non voglio una Milano fatta con case basse e un grattacielo qui, uno là, un altro là e un altro ancora là. Sarebbe come una bocca con qualche dente lungo e gli altri corti. I grattacieli sono belli se si trovano uno di fianco all’altro, come delle isole. […] Questo che dico non è un sogno, dico ciò che sarà in futuro”.

# Come è strutturato il racconto del Pirellone

Credits fondazione pirelli – Timeline mostra Pirellone

Il racconto del Pirellone è scandito in cinque tempi, dal 1956 ai giorni nostri, per accompagnare il lettore e il visitatore da una timeline che ripercorre la grande storia nazionale e internazionale e gli eventi più significativi che hanno segnato l’immaginario collettivo. Il progetto viene arricchito dai contenuti della mostra messi a disposizione sulla  piattaforma digitale 60grattacielopirelli.org. La mostra è visitabile a Palazzo Pirelli (ingresso via F. Filzi 2) su prenotazione nei giorni di lunedì e mercoledì dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle ore 14,30 alle ore 16,30 fino al 30 novembre 2021.

Continua la lettura con: 7 cose che forse non sai sul BOSCO VERTICALE, il “grattacielo più bello e innovativo del mondo”

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Comunali Milano, Mauro Festa (Partito Gay) e Giorgio Goggi (Socialisti di Milano): “Ecco cosa faremo ai ballottaggi”

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Gli INCUBI METROPOLITANI dei MILANESI

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Trainspotting

I milanesi soffrono di alcune paure ataviche e altre più recenti che chi vive in altri luoghi d’Italia difficilmente potrebbe capire. Ecco le sette più angoscianti.

Gli INCUBI METROPOLITANI dei MILANESI

#1 Che la routine possa saltare in aria da un giorno all’altro

Credits sodinonsapere – Routine

Organizzare tutto nei minimi dettagli, sia sul lavoro che nella vita quotidiana, la  routine non può essere intralciata. La sola idea che possa saltare tutto in aria da un giorno all’altro terrorizza.

#2 Ogni cosa che possa rallentare il traffico: manifestazioni, sciopero Atm, ciclabili, incidenti

Credits: www.mitomorrow.it

Il milanese odia essere in ritardo e quindi qualsiasi cosa che possa rallentare il traffico, e di conseguenza la sua giornata, lo getta nel panico. Dalle manifestazioni agli scioperi Atm, dalle ciclabili piene di ciclisti che bloccano la strada a incidenti di vario tipo.

#3 Il display dei mezzi pubblici con un tempo di attesa inaccettabile

Milano ha uno dei suoi punti di forza nella puntualità del trasporto pubblico, su cui ogni cittadino può fare affidamento, soprattutto in metropolitana. Un display con minuti di attesa esorbitanti può mettere il milanese in una condizione di paura paralizzante.

#4 Il parcheggio

Le strisce bianche sono sempre di meno, mentre aumentano quelle gialle per i residenti e  la creazione di zone a traffico limitato e pedonali sta riducendo anche quelle blu a pagamento. La paura di non trovare parcheggio è sempre più causa di forte fonte di stress. 

#5 C’è posta per te: la multa sul parabrezza o la raccomandata verde in casella postale

credits: insella.it

La difficoltà nel trovare parcheggio porta in dote una negativa conseguenza, il rischio di una multa salata per parcheggio in divieto di sosta. Dopo aver cercato un posto libero per ore l’automobilista milanese spesso sconfortato lascia la macchina nel primo spazio disponibile. La multa sul parabrezza o la raccomandata “verde” nella casella postale è solo la logica conseguenza, facendo di questa situazione una delle paure più frequenti per il milanese.

#6 Perdere la consegna di Amazon

Credits economyup – Amazon

Da quando l’ecommerce è diventato il modo più comodo e diffuso per fare acquisti, con il colosso Amazon che porta un pacco anche entro un’ora dall’ordine, c’è solo una paura che può agitare il milanese: perdere la consegna perché fuori casa in quel momento.

#7 Rimanere senza carica del cellulare quando si prende qualcosa in sharing 

Credits telecaprinews.it – Cellullare scarico

A Milano tutto è ormai in sharing: biciclette, monopattini, scooter e auto. Da quando ci si può muovere grazie all’utilizzo dello smartphone, la paura che la batteria si scarichi nel momento di chiudere il noleggio è all’ordine del giorno.

Continua la lettura con: I SEGRETI della comunicazione NON VERBALE dei milanesi

FABIO MARCOMIN

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Il BAR BASSO: il locale iconico che inventò il Negroni sbagliato

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Credits: @e15furniture Bar Basso

Proseguiamo il nostro viaggio nei bar storici di Milano. In precedenza ho raccontato del Bar Jamaica, ovvero il Caffè degli Artisti, un bar con una storia che oserei definire emozionante. Come dicevo in quell’articolo, il bar nasceva all’inizio del secolo scorso e oggi facciamo un salto di quasi trent’anni e scopriamo le meraviglie, la storia e i segreti del Bar Basso.

Il BAR BASSO: il locale iconico che inventò il Negroni sbagliato

# Le origini

Credits: @milanopersempre.it
Bar Basso

Siamo in piena epoca fascista, Milano è una città in fermento ed esattamente in Porta Vigentina il signor Giuseppe Basso decide di aprire un locale adibendolo a osteria. Purtroppo l’avvento della guerra, con tutto quello che ne consegue, porta il signor Basso a chiudere temporaneamente la sua piccola impresa commerciale. Bisogna aspettare la fine del conflitto, il passaggio da monarchia a repubblica e finalmente, nel 1947, il signor Basso si trasferisce in via Plinio e riapre il Bar Basso. All’inizio della sua storia è un semplicissimo bar come ce ne sono tanti e bisogna aspettare vent’anni, quando dalla porta del bar entrano due barman veneziani: Renato Hausamann e Mirko Stocchetto, che hanno alle spalle collaborazioni importanti con l’hotel Monaco e l’Harry’s Bar a Venezia e l’hotel Posta a Cortina D’Ampezzo.

L’idea è innovativa: l’obiettivo dei due è quello di rilevare il bar e farlo diventare il luogo principe dei cocktails, una bevanda che, in quel periodo, non è molto amata e conosciuta. La notizia si diffonde velocemente e ben presto l’intuizione di Renato Hausamann e Mirko Stocchetto si rivela vincente. La loro clientela è eterogenea: politici, banditi, poliziotti, imprenditori, docenti universitari si ritrovano spesso insieme a bere i cocktails proposti.

# Un errore diventato leggenda: il negroni sbagliato

Credits: @fuorisalone
Bar Basso

Cinque anni dopo, nel 1972, Mirko Stocchetto si trova nel retro del bar e miscelando per sbaglio le bollicine (al posto del gin) col Campari Bitter e il Vermouth rosso inventa, suo malgrado, un nuovo cocktail: il Negroni Sbagliato. La sua particolarità sta nel differenziarsi dal classico Negroni per la presenza dello spumante brut a sostituzione del gin, diventando una versione più leggera o comunque meno alcolica. Il successo è immediato e ben presto il locale diventa meta di musicisti come Pino Presti e Roberto Cacciapaglia, di designer come Luigi Serafini James Irvine e Marc Newson. Il locale viene anche scelto come sede per la presentazione di oggetti di design durante le settimane del mobile.

Storica è l’immagine del 1981 che ritrae Sandro Pertini uscire dalla porta del Bar Basso. Al Negroni sbagliato si affiancano altri cocktail che non fanno altro che aumentare la fama del bar come il Mangia&Bevi, il Cherry Brandy, Manhattan, White Lady, Bloody Mary e Margarita in aggiunta agli altri cinquecento drink presenti nel menù. Anno dopo anno, Milano diventa la capitale del cocktail e comunque dell’aperitivo per eccellenza. La stessa insegna al neon rosso del locale diventa una sorta di simbolo della Milano da bere. Con gli anni a seguire il bar, apre sia a pranzo sia a cena proponendo diversi menù adatti a più diversi ed esigenti palati.

# Il bar Basso oggi

Credits: @albi_albis
Bar Basso

Il bar si trova ancora in via Plinio nel suo luogo storico ed è rimasto pressoché immutato negli anni, anche la stessa insegna è rimasta uguale. Solo Mirko Stocchetto ci ha lasciato non molti anni fa, ma nonostante questo e grazie ai suoi eredi, il bar è entrato a pieno diritto nel mito e non ha nulla da invidiare ai bar e locali storici presenti nelle grandi città europee.

Un simbolo che non tramonterà mai!

 

Continua la lettura con: Il BAR JAMAICA: il leggendario ritrovo dei grandi artisti di Milano

MICHELE LAROTONDA

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Leggi anche: Comunali Milano, a True Show tutti contro le piste ciclabili: centrodestra, Partito Gay e socialisti

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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I 5 LUOGHI più INESPLORATI del mondo

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Credits: www.spazidavventura.com

In molti pensano che gli esseri umani abbiano esplorato quasi tutti i luoghi della Terra, anche quelli più remoti e segreti. Ma non è così: molti scenari li potremo ammirare solo tramite le foto o i tour virtuali che, al giorno d’oggi, ci permettono di andare perfino nello spazio.

Anche quando ricominceremo a viaggiare come prima, ci saranno aree che molto probabilmente non raggiungeremo mai, luoghi spettacolari e selvaggi che in pochi fortunati hanno potuto visitare.

Ma quali sono i 5 luoghi più inesplorati e incontaminati del mondo?

I 5 LUOGHI più INESPLORATI del mondo

#1 Amazzonia: alcune aree del “polmone della Terra” sono tutt’oggi inesplorate

Credits: www.vitantica.net

La foresta amazzonica, con un’estensione di 6,7 milioni di km quadrati, è un patrimonio naturale inestimabile: l’intera esistenza del nostro Pianeta dipende da essa.

L’Amazzonia è un regno ricco di biodiversità, acque dolci e sistemi idrologici, abitato solamente dalle comunità indigene. Tuttavia, pur essendo la più grande foresta pluviale del mondo, alcune sue aree non sono mai state esplorate, soprattutto quelle lontane dai fiumi principali.

Ma, nonostante questo, il futuro del “polmone della Terra” è continuamente minacciato dalla deforestazione e dagli incendi.

#2 Il giardino sahariano con meraviglie “off-limits”

Credits: docplayer.it

La regione delle Ennedi, situata nella sezione sahariana del Ciad settentrionale, costituisce un vastissimo altopiano di arenarie.

Si tratta di una spettacolare oasi desertica caratterizzata da un sistema di montagne che, per centinaia di km, danno vita ad un dedalo di canyon, gole e stretti passaggi. Insomma, davvero un paesaggio spettacolare, ma che in pochi possono ammirare.

Infatti, la visita del territorio è sconsigliata a tutti i turisti a causa dei sempre più frequenti attacchi terroristici.

#3 La tranquillità della Georgia del Sud, dove il numero di visitatori è superato dagli abitanti pinguini

Credits: @globaladmirer IG

La Georgia del Sud è un territorio britannico incastonato nell’Oceano Atlantico, all’interno della convergenza antartica.

Non è abitata da una popolazione permanente, ma da 30 residenti a rotazione: dagli ufficiali del governo britannico, agli scienziati, allo staff di supporto del British Antarctic Survey.

Praticamente un’isola disabitata dove la fauna continua a prolificare, sia per l’assenza di predatori naturali ma soprattutto a seguito della fine della caccia alle foche e alle balene. Per esempio, il numero di pinguini supera quello dei visitatori annuali.

Per accedere a questo luogo dai paesaggi eccezionali, giudicati tra i più belli del mondo, i visitatori devono seguire molte misure di tutela per salvaguardare l’ecosistema.

#4 La Repubblica di Sakha è il luogo più freddo, e incontaminato, del mondo

Credits: russiatrek.org

La Repubblica di Sakha si estende nell’estremo nord-est della Russia, nella Siberia nord-orientale.

È un’area remota e perennemente fredda, una distesa montuosa intervallata da ampi altipiani e interrotta da fiumi e pianure costiere.

Al suo interno, vanta meraviglie naturali ancora incontaminate: dai ghiacciai alla prima oasi del WWF russa, fino al Parco Naturale Pilastri della Lena con più di 40 km di rocce calcaree a strapiombo sul fiume.

#5 La bianca Groenlandia: l’isola più estesa del Pianeta, ma la meno esplorata d’Europa

Credits: @nordic.greenland IG

Sicuramente la prima cosa che viene in mente pensando alla Groenlandia è il suo paesaggio bianco che contrasta con le case colorate dei piccoli centri abitati.

Le vere attrazioni di questo luogo remoto sono le spettacolari aurore boreali: infatti, grazie all’aria fresca e al clima stabile, quest’isola è la meta perfetta per i “cacciatori di aurora”.

Anche le attività per i turisti non mancano: dall’escursione sulla slitta trainata dai cani, alla gita tra le rovine vichinghe, fino ai bagni nelle sorgenti termali.

Eppure rimane uno dei territori meno esplorati d’Europa, con un paesaggio naturale incontaminato di una bellezza travolgente.

Continua la lettura con: La MONTAGNA MAI SCALATA da nessuno

ALESSIA LONATI

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“Roma, l’eternità nel futuro”: i NUOVI PROGETTI di SVILUPPO URBANO

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Credits secondamano - Roma_Gazometro_Ostiense

La Roma del futuro viene mostrata attraverso 100 progetti di rigenerazione urbana, inseriti nel PUMS, che stanno coinvolgendo e coinvolgeranno l’intera città. All’interno della mostra “Roma, l’eternità del futuro”, ospitata nel Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini, i progetti sono ripartiti in 7 aree tematiche, corrispondenti a 7 distretti cittadini. Il percorso espositivo sarà visitabile fino al 31 ottobre.

“Roma, l’eternità nel futuro”: i NUOVI PROGETTI di SVILUPPO URBANO

#1 Sea District, da Ostia fino alla monumentale realtà architettonica dell’Eur

Credits artemagazine – Sea District

Il primo distretto si chiama “La città e il suo mare (Sea District)”, con progetti che da Ostia condurranno alla monumentale realtà architettonica dell’Eur percorrendo la direttrice di via Cristoforo Colombo.

#2 South Modern District, l’archeologia industriale del quartiere Ostiense

Credits secondamano – Roma_Gazometro_Ostiense

La seconda tematica è intitolata “Il nostro sud (South Modern District)”, focalizzata sulla valorizzazione del quartiere Ostiense e la sua archeologia industriale nata fra il XIX e il XX secolo.

#3 S.M.I.L.E per valorizzare le centralità e attrattività dei nodi ferroviari

Il terzo distretto, denominato “S.M.I.L.E – La ferrovia che unisce la città (Railway Circle Line)”, che perlustra i progetti tesi a mettere in risalto la centralità e l’attrattività dei nodi ferroviari.

#4 The East Pole, la riorganizzazione del quadrante Tiburtina/Pietralata

credits: bnl.it

Il distretto de “Il Polo Est (The East Pole)”, è già fulcro di una nuova polarità urbana, grazie alla realizzazione del nuovo HQ romano di BNL, da completare attraverso la riorganizzazione organica e funzionale del quadrante Tiburtina/Pietralata.

#5 Geo Areas, il racconto dei mille volti della Capitale

La quinta tematica non si identifica con una specifica porzione della Capitale. Con “Tante città in una (Geo Areas)”, questo il nome prescelto, vengono raccontati i mille volti di Roma attraverso le sue comunità, gli spazi di aggregazione culturali e sociali, i programmi di rigenerazione in tutta la città.

#6 Olympic Vision District, lo sviluppo del quartiere Flaminio

Credits artemagazine – La città olimpica

La città olimpica (Olympic Vision District) è il sesto distretto della città preso in considerazione. In questo caso si racconta l’idea di sviluppo di uno dei quartieri più dinamici della città, il quartiere Flaminio, grazie al fermento culturale dei suoi spazi architettonici e artistici.

#7 Eternal District, il centro storico verso una nuova idea di nucleo urbano

A chiudere la mostra si trova la sezione “Al Centro del futuro (Eternal District)”, che si prefigge di proiettare il centro storico di Roma verso una nuova idea di nucleo urbano pur nel rispetto della tradizione.

Fonte: Abitare a Roma

Continua la lettura con: Tutto quello che non sapevate sulla sigla SPQR

FABIO MARCOMIN

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I BORGHI del VINO in Italia assolutamente da visitare

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Carema. Credits: montemaletto_carema IG

Un viaggio allo scoperta di uve antiche e borghi medievali. 

I BORGHI del VINO in Italia assolutamente da visitare

# A Carema, nel Canavese, si produce il Carema Doc, una delle più piccole produzioni d’Italia – Piemonte

Credits sandropisani_com – Carema

Carema è un borgo di circa 800 abitanti, tra Piemonte e Valle d’Aosta, dove si produce un vino dai sorsi aromatici e colori dal rubino al granato: Carema Doc, che con poco più di 20 ettari ha una delle più piccole produzioni d’Italia ed è tutelata come presidio slow food. Il paese è circondato da terrazzamenti eroici, in uno spettacolare anfiteatro naturale, tra muretti in pietra a secco e strutture a pergola, chiamate topie, sorrette da caratteristiche colonne in calce e pietra. Attraversato dalla via Francigena, l’antico borgo medioevale è anche la porta del Sentiero dei Vigneti, itinerario panoramico ad anello che domina la Dora Baltea e la conca di vigneti per quattro chilometri.

 

# Giglio di Castello è famoso per il suo vino bianco Ansonica – Toscana

Credits joe_sebastiani – Giglio Castello

A Giglio Castello, borgo arroccato su una collina a 405 metri di altitudine sull’Isola del Giglio, viene prodotto l’Ansonica, il vino tratto dall’uva locale a bacca bianca. Oggi sono rimasti solo 25 degli oltre mille ettari vitati di un tempo, ma vale la pena una visita una breve passeggiata tra sughere e pini per raggiungere questo minuscolo appezzamento di località Saetta. Una volta arrivati, oltre a poter degustare dell’ottimo vino, si potranno scorgere i contorni della Corsica, di Montecristo e dell’Elba.

 

# Nel 2011 il Casavecchia di Pontelatone è diventato DOC – Campania

Credits tripadvisor – Pontelatone

Sui colli a nord di Caserta, in Campania, nasce il Casavecchia di Pontelatone che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di vino DOC nel 2011. Si caratterizza per un profumo intenso e persistente e i suoi sentori di liquirizia, carrube e sottobosco. Nel borgo di Pontelatone, dove viene prodotto, è presente ancora la torre medioevale  con la porta d’accesso. Se dopo un buon bicchiere di vino si vuole proseguire un viaggio nella storia si può visitare la frazione Treglia, l’antica Trebula, passeggiando intorno alle mura ciclopiche costruite dai Sanniti.

 

# I borghi calabresi dove si produce il Bivongi Doc – Calabria

Credits francis_mike_92 IG – Bivongi

Nella Calabria sud-occidentale, a 700 metri d’altezza sul monte Consolino, troviamo le vigne dove si produce il “Bivongi Doc”. Nel piccolo borgo di Bivongi dove viene prodotto questo vino rosso calabrese, si può visitare e essere ospitati in un antico monastero Greco-Ortodosso che risale al X secolo ancora abitato e l’antico stabilimento termale dei Bagni di Guida percorrendo la salita che porta alla cascata del Marmarico, la più alta della regione con i suoi 144 metri.

Credits desidera.gianlucapaolisso IG – Stilo

Ma ci sono altri territori compresi nella Doc Bivongi: Stilo, gioiello a pianta quadrata ricco di affreschi disteso a gradinate sulla pietra tufacea, Mesciacqua a 350 metri d’altezza e infine Caulonia, piccolo paesino dell’entroterra.

 

Fonte: Viaggi Corriere

Continua la lettura con: L’INCANTEVOLE BORGO tra RUSCELLI e CASCATELLE senza bar, negozi e ristoranti

FABIO MARCOMIN

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UCLA, l’università di Los Angeles è UGUALE alla basilica di Sant’Ambrogio

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Credits: wikipedia.org Royce Hall

Passeggiare nel campus universitario più prestigioso di Los Angeles è un’esperienza che può rivelarsi più familiare di quanto s’immagini.

UCLA, l’università di Los Angeles è UGUALE alla basilica di Sant’Ambrogio

# Sant’Ambroeus… ma a Los Angeles

Credits: divinamilano.it
S. Ambrogio Milano

La Basilica di S. Ambrogio, per Milano, è un simbolo di appartenenza. Il patrono a Milano è molto amato, la Basilica è conosciuta da tutti, milanesi e non, ed è punto di arrivo o di partenza delle passeggiate in città. E se vi dicessimo che è possibile fare questa esperienza anche a Los Angeles?

Le costruzioni principali del campus universitario della UCLA (University of California, Los Angeles), sono tutte ispirate alle basiliche presenti in Italia, specie quelle in stile romanico.
La facciata dell’auditorium da 1.800 posti, la Royce Hall, che a sua volta è compresa nell’edificio della Powel Library, è realizzata espressamente sul modello della Basilica di S. Ambrogio di Milano. Anzi: ne è diventata uno dei simboli più conosciuti di tutta la UCLA.

# Ispirazione e realizzazione

Gli edifici della UCLA sono stati realizzati a partire dal 1929. Gli architetti incaricati, George W. Kelham e David Allison, sono partiti dalle analogie fisiche e geografiche tra la penisola della California e l’Italia, accostando la geografia peninsulare, il clima temperato e la vicinanza con il mare, l’Oceano Pacifico anziché il Mediterraneo.
Si sono pertanto ispirati ad elementi architettonici delle basiliche romaniche italiane, tra cui proprio S. Ambrogio.

# Per differenziarsi dalle altre università si è preso come modello la basilica milanese

Credits: wikipedia.org
Royce Hall

Un Professore ordinario di Filologia Romanza del Dipartimento Italiano alla UCLA, Edgard Tuttle, nel 2015 spiegava così le scelte di Kelham e Allison: «L’ambiente accademico della California, voleva differenziarsi il più possibile dallo stile gotico e neo-gotico inglese presente sulla East Coast, specialmente Oxford, Cambridge ed Harvard». Sant’Ambrogio è parte di una intensa contaminazione di stili, dove la facciata “ambrosiana” della Powell Library e la Royce Hall sono unite a qualche guglia e gargoyle con aggiunta di dettagli arabeggianti, in modo da rendere omaggio all’origine latina della California, comprendendo ingredienti bizantini.

A prima vista la facciata della Powell Library è di chiara derivazione lombardo-veneta. Si possono notare le arcate esterne cieche con l’affiancamento delle due torri, la muratura in mattoni con inserti di marmo bianco, i portici, la cupola interna ed elementi scultorei come i bassorilievi e i portali. Ma non finisce qui, c’è una bella carrellata di scoperte da fare: come Milano e i milanesi hanno influenzato lo spirito americano?

# Palazzo Mezzanotte e Wall Street

Credits: oralegalenews.it
fearless girl

La cultura e le espressioni intellettuali milanesi hanno continuato ad influenzare il mondo artistico e urbano negli Stati Uniti, da quel lontano 1929.

La famosissima Fearless Girl, l’installazione della ragazzina che fiera si staglia davanti al toro, apparsa per la prima volta davanti all’imponente Stock Exchange di Wall Street, è sicuramente stata influenzata da L.O.V.E. di Alessandro Cattelan, posizionato in maniera provocante davanti al palazzo della Borsa di Milano. Sebbene inaugurate con tempi e messaggi diversi, le due sculture sono ubicate davanti ad un centro riconosciuto del potere, ne irridono in un certo senso la tracotanza e spingono i visitatori alla riflessione sul rispetto che anche l’alta finanza deve portare al livello della strada, ai cittadini. La Fearless Girl ha girato il mondo ed è stato possibile ammirarla anche a Milano, dove tutto è cominciato nel 2010.

# Il “Cenacolo” di Andy Warhol

Credits: Stylology.it
Warhol

L’artista newyorchese di origini polacche ha amato “L’ultima cena” di Leonardo, tanto quanto la amano i milanesi. Nella sua rivisitazione pop, Warhol ha proposto, con le sue 60 tavole della “The Last Supper” creata nel 1987, il meraviglioso affresco leonardesco presente in Santa Maria delle Grazie a Milano. Il Cenacolo Vinciano ha ispirato per secoli gli artisti mondiali. Esiste ad Oxford una riproduzione a grandezza naturale, di autore che non è mai stato identificato con certezza.

# La Statua del Duomo ha ispirato la Statua della Libertà

Credits: milanopocket.it
statua libertà milano

Merita una trattazione tutta particolare la Statua delle Legge Nuova, opera di Camillo Pacetti, realizzata in epoca napoleonica e collocata sul Duomo di Milano. La statua è stata di ispirazione per Frederic Auguste Bartholdi che, nel 1885, ha realizzato la Statua della Libertà di New York. Entrambe le statue reggono in alto la torcia, con la mano destra, e hanno il capo cinto da una corona a punte. La Statua della Libertà di New York protegge col braccio sinistro le tavole della legge, esattamente come la statua a destra di quella meneghina, posizionata sopra il portone centrale della Cattedrale di Milano, regge le tavole della “legge vecchia”.

# Non solo Milano, anche una statua di Arona ha portato alla Statua della Libertà

Credits: ilpost.it
San Carlone

Anche un’opera monumentale dedicata a San Carlo Borromeo, che tanto ha contribuito a fare per lo spirito di Milano, è stata fonte di ispirazione per la Statua della Libertà di New York. La statua di San Carlo, detta affettuosamente San Carlone, si trova ad Arona, città natale del Borromeo ed è stata realizzata con l’importante patrocinio di Federico Borromeo, successore di San Carlo alla guida della Diocesi di Milano. Il San Carlone è alto più di 20 metri, ritratto in posizione benedicente (il mignolo supera 1,95 m) e la sua imponenza è aumentata da un poderoso piedistallo. Proprio questo piedistallo, che permette l’ingresso ad una hall e poi la salita sul San Carlone, ha ispirato il piedistallo della statua newyorchese, che permette l’ingresso dei visitatori alla gigantesca protettrice della Libertà.

Continua la lettura con: Sant’Ambrogio: La COLONNA del DIAVOLO che veniva abbracciata dagli IMPERATORI

LAURA LIONTI

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La macchina della persuasione

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La pasturazione nel mondo della pesca è la pratica con la quale si dà da mangiare ai pesci per aumentarne il numero nella zona dove si vuole pescare.
Da alcuni anni siamo abituati a un nuovo modo di convincere l’opinione pubblica su questioni scottanti. Il metodo consiste nel dividere l’azione in tre fasi.

La prima fase si attivano degli opinionisti molto influenti che iniziano a trattare un tema, anche in maniera confusa e contraddittoria, che ancora non esiste ufficialmente a livello politico ma lo presentano come fosse una ipotesi molto realistica. E su questo iniziano a martellare e a insinuare questa idea all’interno delle menti, come un venditore che una volta aperta la porta infila il piede per bloccarla.

Nella seconda fase questo tema nato apparentemente per caso si diffonde a macchia d’olio diventando soggetto di dibattito nei talk show pubblici, sulle prime pagine e a cascata su tutto il mondo dei social.

Una volta che l’argomento è pasturato bene entra in campo la politica che si prende in carico di risolvere un dilemma machiavellico come fosse scaturito spontaneamente dai cittadini. Dopo continue correzioni e modifiche supportate da sondaggi e confronto con le lobby si arriva all’agognata norma che a quel punto sembra una conseguenza inesorabile di un teorema matematico.

La pasturazione è arrivata al suo scopo e i felici pescatori tirano su la rete piena di pesci.

Continua la lettura con: Perché non si può non essere complottisti?

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🛑 Il Primo Salone del Mobile col GREEN PASS: successo o flop?

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Credits: @salonedelmobilemilano IG

Il primo Salone del Mobile realizzato a settembre e il primo della storia accessibile solo con Green Pass si è appena concluso. I toni su media e tra gli organizzatori sono entusiasti. Ma quali sono i dati ufficiali? Vediamo il raffronto con gli anni precedenti.

Il Primo Salone del Mobile col GREEN PASS: successo o flop?

# Nel 2018 il Salone del Mobile aveva segnato il record di visitatori, quasi 450.000

Credits unconditional blog – Dati Salone del Mobile 2018

L’edizione del Salone del Mobile tenuto nel 2018 aveva registrato un record di 434.509 presenze ai padiglioni della fiera nell’arco dei 6 giorni dell’evento, provenienti da 188 paesi. Rispetto all’edizione del 2016, che proponeva le medesime biennali dedicate alla cucina e al bagno, c’era stato un incremento del 17%, mentre rispetto al 2017, con le biennali Euroluce e Workplace 3.0, l’affluenza era stata maggiore del 26%.

Anche il Fuorisalone aveva fatto segnare numeri da record con 500.000 persone in giro per la città tra i 1367 eventi della Milano Design Week, a cui vanno aggiunti quasi 2 milioni i contatti del sito Fuorisalone.it, provenienti da 143 paesi. 

Fonte: Elledecor

# Il Salone del Mobile edizione 2021 ha registrato la perdita di quasi 9 visitatori su 10, rispetto ai tempi pre Covid

Credits uncoditional blog – Dati Salone del Mobile 2021 Il Sole 24ore

Il Salone del Mobile 2021 avrebbe dovuto segnare una rinascita del settore, dopo un anno mezzo di stop dell’evento più importante al mondo per l’arredo e il design, ma i numeri appaiono piuttosto deludenti. Il 2019 aveva registrato 386.236 presenze, in aumento del 12,5% rispetto all’edizione 2017 con le stesse biennali, nel 2018, come detto, con 434.509 visitatori la crescita era stata del 17% rispetto all’edizione 2016 con le medesime biennali. Anno per anno si è avuta sempre una crescita costante, interrotta con il Supersalone con l’obbligo di Green Pass: nel 2021 poco più di 60.000 presenze che significa un crollo dell’84,5% rispetto al 2019 e dell’86,2% rispetto al 2018.

Per quanto riguardo i visitatori al Fuori Salone, i numeri ufficiali non sono stati ancora comunicati ma la forbice di presenze è tra i 50 e 100.000, quindi una riduzione tra l’80 e il 90%. In pratica l’ultima edizione ha perso 9 visitatori su 10 rispetto a quelle pre Covid. Un risultato comprovato anche dall’offerta degli alberghi ben lontana dal tutto esaurito. Un flop che dovrebbe far riflettere.

Continua la lettura con: MODELLO SVEZIA: no green pass e libertà totale contro il virus, ma SOLO UN MORTO AL GIORNO nell’ultimo mese

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Da Demos una proposta nuova sugli anziani a Milano: “Cambiare si può”

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I 7 LAGHI più BELLI d’Italia da visitare per un weekend in AUTUNNO

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Credits: @alex.marse Lago di Iseo

Con l’estate alle spalle sembra che le vacanze siano ormai un ricordo lontano, che la voglia di programmare giri per l’Italia sia ormai passata. Ma si sa che i colori autunnali della natura sono imbattibili e che in questa stagione si respira un’aria e un’atmosfera che non ha eguali. Forse in alcuni casi è meglio girare in autunno piuttosto che nelle altre stagioni. Considerando le bellezze naturali del nostro Paese, ecco i 7 laghi più belli dove andare per un weekend autunnale nella selezione del sito siviaggia.it

I 7 LAGHI più BELLI d’Italia da visitare per un weekend in AUTUNNO

#1 Lago di Bolsena

Credits: @illagodibolsena
Lago di Bolsena

Tra i laghi più belli del centro Italia c’è quello in provincia di Viterbo, precisamente a Bolsena. Un lago di origine vulcanica, il più grande d’Europa, proprio a ridosso di un cratere. Ed è proprio questa la sua particolarità e quello che lo rende caratteristico: la sua origine fa sì che la sabbia del Lago di Bolsena sia sabbia vulcanica nera. Nella stagione malinconica, poi, i colori ambrati rendono il panorama più suggestivo ed il tramonto uno spettacolo assolutamente da vedere. Al Lago di Bolsena poi si può nuotare, pescare, osservare gli uccelli e visitare le sue isole, tra queste l’Isola Bisentina, la più grande del lago e quella che ospita rovine etrusche.

#2 Il Lago di Bracciano

Credits: @nadia.leli
Lago di Bracciano

Circondato a nord dai Monti Sabatini e situato a nord della città metropolita di Roma, altro lago assolutamente imperdibile nella stagione è il Lago di Bracciano. Anch’esso di origine vulcanica, il lago ospita i più grandi appassionati di sport acquatici. Qui si possono fare immersioni, andare in canoa, fare windsurf, nuotare e ovviamente pescare e prendere il sole. Ma la zona non è solo bella per il lago, attorno a questo c’è infatti un parco che offre numerose attività all’aria aperta e il borgo storico di Bracciano con il suo castello è assolutamente da visitare.

#3 Il Lago di Braies

Credits: @lago_di_braies IG

Nell’elenco non poteva mancare il Lago di Braies, forse il lago più bello d’Italia e sicuramente la perla delle Dolomiti. I colori autunnali fanno sì che i riflessi della montagna Croda del Becco nell’acqua del lago siano ancora più suggestivi. Qui si possono fare alcune escursioni, ad esempio quella ad anello intorno al lago: 2 ore di cammino tra paesaggi pittoreschi.

#4 Il Lago di Como

Credits: @best_hotelsandresorts
Lago di Como

Per i milanesi che vogliono organizzare una gita fuori porta o un weekend di relax, certamente il lago di Como è una valida alternativa. Il lago dei vip, il più famoso di tutta l’Italia. Sfarzose ville storiche, lussuose residenze contemporanee popolano le rive del lago di Como. La zona è ottima per un po’ di relax e per coccolarsi tra ristoranti e alberghi. Ma non è solo ricchezza, il lago di Como è una vera località turistica proprio per la sua bellezza, escursione consigliata è quella nella località di Bellagio.

#5 Il Lago di Garda

Credits: @br8.fra
Lago di Garda

E se si dice Lago di Como, come può mancare il Lago di Garda? Il lago che bagna tre regioni italiane: Lombardia, Veneto e Trentino-Alto-Adige. Un lago che offre panorami tra i più diversificati e che nella stagione malinconica i colori ambrati li rendono ancora più magnifici. Si passa dall’acqua cristallina delle sue acqua, a paesaggi montani dove si intravedono anche le cime innevate.

#6 Il Lago d’Iseo

Credits: @alex.marse
Lago di Iseo

Non sarà alla pari del Lago di Como, di Garda e del Lago Maggiore, ma i paesaggi autunnali del Lago d’Iseo sono perfetti per un weekend fuori porta. Associare lago e relax viene quasi spontaneo, se si pensa poi che il Lago d’Iseo è a sole 2 ore da Milano, un weekend nella gemma nascosta del nord Italia a volte è quello che ci vuole. Assolutamente da vedere nella zona c’è il borgo di Lovere e Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa.

#7 Lago di Ledro

Credits: @panchinagigante_ledro
Lago di Ledro

Tra i laghi più belli da visitare in autunno compare un altro specchio d’acqua del Trentino, stiamo parlando del Lago di Ledro. Sicuramente non alla pari degli altri laghi citati per grandezza, ma una bellezza che compensa tutto. Il lago è noto soprattutto per l’importanza archeologica che lo caratterizza, qui infatti si trovano alcune abitazioni dell’età del bronzo, ma ci sono anche altre attrazioni, tipo la panchina gigante.

Continua la lettura con: Il LAGO “più bello d’Italia” che APPARE e SCOMPARE

BEATRICE BARAZZETTI

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La prima automobile a GUIDA AUTONOMA Made in Lombardia

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Un progetto sviluppato da un consorzio di imprese e atenei, nell’ambito di Open Innovation della regione, potrebbe risolvere in futuro il problema del traffico?

La prima automobile a GUIDA AUTONOMA Made in Lombardia

# Semplificazione e sicurezza Made in Lombardia

È stata presentata a Monza, presso Villa Reale, TEINVEIN la prima auto intelligente che getta le basi per la realizzazione Made in Lombardia di un veicolo completamente autonomo.

L’auto utilizza alla base i sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance System) che  possono monitorare in ogni istante le condizioni del guidatore, della strada (presenza di ostacoli o altri problemi) e possono facilitare la guida di soggetti affetti da disabilità.
Magari non risolveranno il problema del traffico, ma veicoli di questo tipo, in futuro, sono destinati a ridurre l’impatto ambientale, anche perché i sistemi ADAS spingono il conducente ad adottare uno stile di guida meno inquinante, aumentando la sicurezza delle persone sia all’interno che all’esterno del veicolo.
I sistemi ADAS sono in fatti in grado di monitorare lo stato psicofisico del pilota e dell’ambiente circostante, nonché comunicare da e verso le infrastrutture pubbliche e altri veicoli.

# Quali sono le frontiere

Le innovazioni derivanti da un progetto del genere, possono essere utilizzate in infiniti settori. Oltre al settore automotive, coinvolgono il biomedicale, studi industriali applicati alle particelle, settore ottico e della diagnostica per immagini.
Il consorzio di realizzazione del Progetto Teinvein, finanziato da Regione Lombardia per un investimento complessivo di quasi 14 milioni di Euro, è capitanato da ST Microelectronics, con il partnerariato di OPTEC SpA – Optical & Optoelectronic Systems, Cover Sistemi S.r.l., C.S. Milano S.r.l., Politecnico di Milano – POLIMI, Università degli Studi di Milano – Bicocca, Ro Technology S.r.l., Adecco Professional Solutions S.r.l.

# Le reazioni

QUARTIERE SOSPESO tra passato e futuro

L’Assessore a Ricerca e Innovazione di regione Lombardia, Fabrizio Sala si è detto contento dei sorprendenti risultati ottenuti dai bandi finanziati per la ricerca. Innanzitutto quest’auto, che rappresenta un traguardo di cui essere orgogliosi, che sprona a proseguire nella ricerca, le cui scoperte sono destinate a proiettare ricadute significative sia nel mercato attuale che in quelli di futura generazione.
Il Prof. Federico Cheli, docente di Dinamica e controllo al Polimi, ha invece dichiarato che «L’idea della partnership è nata dall’interazione tra dipartimenti. Abbiamo iniziato dapprima a progettare, poi simulare il veicolo al calcolatore e infine a montarlo e a sperimentarne la guida nel circuito dell’autodromo di Monza, ora stiamo andando avanti nello sviluppo di nuovo logiche. Quest’auto è pensata in particolare per i soggetti disabili che ne sfruttano i sistemi di guida autonoma e poi la teleguida può trovare diverse applicazioni come, ad esempio, i centri di controllo del car sharing al fine del recupero delle auto»


 Fonti: Motori Online, Regione Lombardia

Continua la lettura con: Le 10 auto che consumano meno

LAURA LIONTI

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Leggi anche: Matteo Salvini e Giovanni Malagò, quella cena che profuma di Real Politik

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Foliage e paesaggi da sogno: 5 BORGHI da visitare in autunno sulle DOLOMITI

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Dopo avere ufficialmente archiviato la stagione delle giornate al mare, complice anche il meteo, si ricomincia a parlare di montagna.

Foliage e paesaggi da sogno: 5 BORGHI da visitare in autunno sulle DOLOMITI

Settembre è da sempre un mese di rinnovamento, di ripartenza, di rientro in ufficio. Non bisogna dimenticarsi di affrontarlo con lo spirito giusto. Per chi ha poco tempo a disposizione, non esiste nulla di meglio di una escursione in montagna, immersi nella natura più incontaminata.

# Si apre la stagione del foliage, l'”estate indiana” sulle Dolomiti

In questo periodo, i colori della montagna sono qualcosa di magico. Il giallo delle foglie secche che iniziano a cadere, il bianco delle cime più in alto per via della prima neve, il colore blu intenso del quale si tinge il cielo.

Ho stilato una breve lista di alcuni borghi dolomitici, dove potrete passeggiare ed assaggiare un po’ di vera vita in mezzo ai monti.

#1 Brunico

Credits: @suedtirol.info – Panorama di Brunico

Partiamo da Brunico. Siamo in Val Pusteria, proprio qui il fascino mondano incontra l’autenticità altoatesina: in forma di architettura, cultura, offerte per il tempo libero e persone del luogo.
Il castello di Brunico, dalla sua altura boscosa, accoglie i visitatori già da lontano. Basta poi varcare una delle imponenti porte della città per ritrovarsi nel bel mezzo di un variopinto viavai: piccole botteghe vicino a rinomate boutique, caffè ed enoteche sono disseminate lungo tutta la lunga via Centrale. Brunico, il cuore della Val Pusteria, pulsa di una vivacità coinvolgente. Nel 2009 Brunico è stata insignita del premio di città medio-piccola d’Italia con la migliore qualità di vita.

#2 Ortisei

Credits: @miavalgardena.it – Ortisei di notte

Ci spostiamo in Val Gardena, dove vi segnalo l’intramontabile Ortisei, la cittadina dove perfino Fantozzi e i suoi colleghi si avventurarono in una “settimana bianca” a marzo inoltrato…

Credits: @barbadillo.it – L’arrivo di Fantozzi e i suoi colleghi ad Ortisei

Ortisei è famosa per le sue sculture artistiche in legno, che da generazioni vengono eseguite in loco da famiglie di intagliatori esperti. Allo stesso tempo, gli artigiani della Val Gardena continuano a promuovere l’arte dell’intaglio del legno, che va ben oltre la realizzazione dei presepi, purché questi siano conosciuti in tutto il mondo.

Il paesaggio urbano di Ortisei è dominato da alberghi tradizionali e graziosi edifici residenziali di fine secolo. L’isola pedonale di Ortisei è descritta come la più bella via dello shopping delle Dolomiti. Qui villeggianti e visitatori giornalieri possono fare acquisti in graziose boutique o gustare un pezzo di torta fatta in casa in uno dei numerosi caffè del villaggio.

#3 Glorenza

Credits 87lijuck IG – Glorenza

Ci spostiamo nel cuore della Val Venosta, dove troviamo un paesino incantevole, inserito tra i Borghi più belli d’Italia: si tratta di Glorenza, piccolo centro abitato attraversato dal fiume Adige. Glorenza è la città più piccola delle alpi meridionali: un gioiello dell’architettura tardo-medievale. Il suo passato florido è infatti ancora ben impresso nel suo nucleo di stampo medievale, nelle splendide mura cittadine ancora perfettamente conservate e nelle 7 torrette con cuspidi che svettano verso il cielo. Tutto ciò spiega, come mai Glorenza è stata scelta come palcoscenico per diversi film. Chi trascorre le vacanze in alta Val Venosta, deve assolutamente considerare una visita di Glorenza. Chi attraversa la valle in bicicletta sul percorso “Via Claudia Augusta” passerà davanti alle porte della città, un’ottima occasione per fermarsi ed intraprendere un viaggio nel passato.

#4 Auronzo di Cadore

Credits: @veneto.info – Veduta panoramica di Auronzo

L’omonimo lago fa di Auronzo di Cadore un vero gioiello ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, una delle meraviglie naturali più suggestive delle Dolomiti. Auronzo si trova alla quota di circa 900 metri sul livello del mare: una quota ideale, le piacevoli passeggiate all’ombra degli abeti lungo le sponde del lago, la strada ciclopedonale che percorre in piano i circa 8 chilometri di sviluppo della valle, le tante occasioni di svago e di incontro, il viale alberato in centro, gli appuntamenti culturali, gli scorci caratteristici delle vie più nascoste, fanno di Auronzo una delle mete più ricercate delle Dolomiti Patrimonio UNESCO. Nelle vicinanze è possibile anche visitare il superlativo Lago di Braies.

#5 Castelrotto

Credits torryk7 IG – Castelrotto

Castelrotto è il paese più grande dell’Alpe di Siusi. L’Alpe di Siusi è l’altopiano più grande d’Europa: si estende su una superficie di 56 chilometri quadrati (circa 8000 campi di calcio) ed è uno dei posti più meravigliosi che si possano trovare nelle Dolomiti. Castelrotto è caratterizzato da un centro storico a traffico limitato con numerosi negozi, belle case, il terzo campanile più alto dell’Alto Adige (298 scale di legno ed un’altezza di 82 metri), una vita di paese vivace e molto affascinante. Nei pressi del borgo, troviamo Pflegerhof, un paradiso di colori e profumi : a 800 metri di quota e su 17 ettari di superficie vengono coltivate con amore e abilità contadina circa 500 qualità diverse di 80 erbe e spezie. E’ inoltre visitabile il luogo d’origine di Castelrotto: visitare i resti delle mura del castellum ruptum, presso la cappella sul Kofel, è una tappa immancabile.

Credits: castelrotto.com, suedtirol.info, veneto.info

Continua la lettura con: I 7 BORGHI più belli della LOMBARDIA

LUCIO BARDELLE

copyright milanocittastato.it

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MILANO is the new BLACK: la nuova moda di tingere i PALAZZI di NERO

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Credits: style.corriere.it N 21 via Archimede

Quanti edifici neri si vedono in giro per le città? Pochi, molto pochi, quasi nessuno. Un colore così per case e uffici appare troppo scuro e troppo impattante. Eppure Milano va ancora controcorrente. Mentre c’è chi critica il nero come colorazione degli edifici, si è notato, che ultimamente Milano si sta tingendo proprio di nero. Vediamo i casi più eclatanti di questa nuova moda che fa discutere la città.

MILANO is the new BLACK: la nuova moda di tingere i PALAZZI di NERO

# Il palazzo di via Plinio 2

Credits: Massimo Scarinzi FB

Tra gli edifici neri certamente più conosciuti, forse anche per la polemica che c’è dietro, è il palazzo in via Plinio 2. Un edificio in stile liberty che è passato dalle tonalità grigie dei cementi ornamentali e al rosso ocra, prima dominanti, ad un nero intenso. Secondo molti cittadini del quartiere, è stato veramente uno scandalo dipingere l’esterno dell’edifico di nero, “un obbrobrio” per citare, perché è andato a rompere l’armonia cromatica della via.

Il palazzo di via Plinio 2 è infatti diventato l’edificio nero inchiostro tra i colori chiari e vivaci della “vecchia Milano”. Quello che ci si chiede è come sia stato possibile che tale intervento sia stato autorizzato. Il fatto è che non lo è stato. Perché, nel caso dell’edificio in questione, la Sovrintendenza non pone nessun vincolo e i proprietari sono liberi di tinteggiare il palazzo del colore che vogliono. E nero fu. Ma non si tratta di un caso isolato.

# Via Archimede 26

Credits: style.corriere.it
N 21 via Archimede

Sempre nell’area di Porta Venezia, in via Archimede 26, si trova il nuovo headquarter di N°21. 1500 metri quadrati dove sono state trasferite tutte le attività, dall’ufficio stile al commerciale, al press office. Al momento dell’apertura il marchio fondato da Alessandro Dell’Acqua voleva combinare tutti gli stili architettonici milanesi, in modo da creare un insieme contemporaneo ed eclettico. Così, come il primo flagship store di N°21 A Tokyo, ne è uscito un edificio completamente tinteggiato di nero. È nato un edificio che, dall’esterno, ha un aspetto teatrale, austero e scultoreo, ma che all’interno presenta la vita frenetica di una casa di moda. D’altronde si dice che “L’architettura di Milano è ruvida all’esterno ma ha un cuore d’oro”.

# I Black Twins 

Credits: @CantiereUrbanFile FB
Black Twin via Archimede

Ma il palazzo di via Archimede non è solo. Proprio di fronte all’edificio di N°21 c’è ne è un altro, proprio dello stesso colore. Un insieme soprannominato da Urbanfile come i Black Twins di via Archimede. Tra i commenti, la scelta della tinta di nero è ancora molto discussa, ma forse il fatto che si tratta di vecchie fabbriche dipinte di nero lascia i cittadini meno polemici. Un conto è “cancellare” un palazzo liberty, un conto risistemare vecchie fabbriche.

# Il nero arriverà anche a Brera

Credits: @CantiereUrbanFile FB
Palazzo Brera

Anche a Brera sembra che presto si avrà un edificio nero. Come mostra la foto di Cantiere Urbanfile ,in uno dei palazzi del quartiere stanno iniziando i lavori di ritinteggiatura. Sembra che il giallo verrà coperto anche qui da un nero inchiostro

E a voi, piace o no tutto questo nero?

Continua la lettura con: 🛑 Il PALAZZO LIBERTY in TOTAL BLACK, residenti in rivolta: “È un obbrobrio” (immagini)

BEATRICE BARAZZETTI

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