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🛑 URBANFILE: inaccettabile il degrado di VETRA in pieno centro a Milano

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Degrado Vetra 7

Il degrado non risparmia più nemmeno il centro storico, dopo Corso di Porta Romana e la Darsena altre zone sono lasciate in balia degli incivili. Ecco la situazione tra Piazza Vetra e le Colonne di San Lorenzo. Riferimento articolo e foto: Urbanfile

URBANFILE: inaccettabile il degrado di VETRA in pieno centro a Milano

# I luoghi storici del centro sono sempre più colpiti dal degrado

Degrado Vetra 3 – La basilica imbrattata

Milano è una delle poche grandi città italiane in cui il livello di pulizia delle strade e dei luoghi esterni in generale si possa ritenere adeguato. Nonostante questo però non mancano le zone di degrado, e quasi abbandonate a se stesse, dove incuria e soprattutto muri imbrattati da tag e graffiti di ogni tipo non fanno fare un bella figura alla nostra città. Come fatto notare dal blog Urbanfile, si tratta spesso di luoghi frequentati prevalentemente dei giovani ormai abituati a vivere con il degrado, la Darsena è uno dei casi più lampanti. Poco distante da questa, in pieno centro storico anche piazza San Lorenzo e piazza Vetra sono accomunate dalla stesso trattamento.

# Piazza Vetra e le Colonne di San Lorenzo versano in una condizione raccapricciante

Degrado Vetra 1

Piazza Vetra e la zona delle Colonne di San Lorenzo con la sua splendida basilica sono due luoghi storici di Milano, entrambi nel Municipio 1, che da anni subiscono un trattamento indecente. Non solo non esiste quasi più un palazzo libero da scritte e tag orrende, anche l’antichissima basilica ha subito lo stesso trattamento, ma i muri vengono usati anche come orinatoi come si vede nella foto in alto.

Nella galleria fotografica qui sopra si può notare in quale situazione disastrosa versa una delle zone più caratteristiche e storiche di Milano che al contrario dovrebbe essere una delle vetrine per i turisti in visita da tutto il mondo. Gli sforzi messi in campo dalle varie giunte che hanno amministrato la città negli ultimi decenni e le istituzioni preposte si sono dimostrati ancora insufficienti per combattere una piaga, quella del degrado anche in zone centrali, che svalorizza e imbruttisce i quartieri più belli di Milano.

Vetra – San Lorenzo

Fonte: Urbanfile

Continua la lettura con: In pieno centro il parco più inaccessibile del mondo

FABIO MARCOMIN

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🛑 UK: NO al PASS. E la Danimarca: “il Covid sarà trattato come una malattia normale”

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Nyhavn, Copenaghen. Credits: jolandalinckens IG

In Europa sembra in aumento il numero di nazioni che scelgono di affrontare il Covid con una strategia opposta rispetto a Green Pass e obblighi, preferendo una riduzione delle restrizioni. In particolare due paesi hanno annunciato misure analoghe. 

UK: NO al PASS. E la Danimarca: “il Covid sarà trattato come una malattia normale”

Credits notizieoggi24.it – Boris Jonhson

# Il segretario alla salute inglese Sajid Javid: “non andremo avanti con i piani per i passaporti vaccinali

In Gran Bretagna era stata annunciata l’adozione del Green Pass per la fine settembre. Invece è arrivata la smentita ufficiale.  I piani per l’introduzione dei pass vaccinali per l’accesso ai locali notturni e ai grandi eventi verranno abbandonati, come ha affermato il segretario alla salute Sajid Javid alla BBC: “Non dovremmo fare le cose per il gusto di farlo o perché gli altri lo stanno facendo, e dovremmo considerare correttamente ogni possibile intervento“. Aggiungendo che “non mi è mai piaciuta l’idea di dire alle persone che devi mostrare i tuoi documenti” per “fare ciò che è solo un’attività quotidiana“. Tra le motivazioni che hanno portato a questa scelta ci sono l‘alta quota di vaccinati (65% della popolazione totale, percentuale in linea a quella dell’Italia), i test di tracciamento, la sorveglianza e le nuove cure disponibili: “L’abbiamo esaminato correttamente e, anche se dovremmo tenerlo di riserva come potenziale opzione, sono lieto di dire che non andremo avanti con i piani per i pass vaccinali“. In particolare i Conservatori si erano schierati contro “una misura coercitiva e discriminatoria”, in contraddizione con i pilastri democratici del Regno Unito. L’annuncio del governo britannico segue di di alcuni giorni una mossa analoga attivata in un paese non molto lontano. 

# La Danimarca azzera le restrizioni: stop a mascherine nei mezzi pubblici e al Green Pass. Il Covid è “una malattia normale”

Nyhavn, Copenaghen. Credits: jolandalinckens IG

La Danimarca è stata la prima nazione a introdurre il Green pass ad aprile, per aver accesso a locali, ristoranti, musei, teatri, e anche la prima a eliminarlo. Non servirà nemmeno più per entrare nelle discoteche o negli stadi. Oltre a questo non è più previsto l’utilizzo di mascherine sui mezzi pubblici e nessuno obbligo di distanziamento interpersonale. Il governo danese ha motivato la decisione dicendo che il Covid-19 non rappresenta più “una minaccia grave” nel Paese, e che la pandemia è “sotto controllo”, grazie anche al successo del piano vaccinale, con il 75% della popolazione sopra i 12 anni completamente vaccinato. Come riporta Laregione.ch il professore di microbiologia all’Università di Copenaghen Hans Jorn Jepsen Kolmos ha spiegato la decisione del governo dichiarando che:  Il coronavirus è ancora con noi ma abbiamo ridotto il problema a un livello gestibile, come una malattia normale, senza troppi disagi al momento per la vita di tutti i giorni“.

Anche altri paesi europei hanno scelto di non ricorrere a Green Pass o imposizioni. 

# In Spagna il Green Pass è stato dichiarato incostituzionale, in Svezia non ci sono mai state restrizioni

Anders Tegnell, responsabile pandemia svedese, ritratto nella metro di Stoccolma (credit:
@gidstockholm – Instagram)

Non sono solo questi Paesi europei a muoversi nella direzione opposta rispetto alla linea dura tenuta da Italia e Francia, dove vige l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari e il Green Pass per accedere a ristoranti al chiuso, locali, luoghi di divertimento, cultura e in supermercati di grandi dimensioni in Francia o nelle università in Italia. 

In Spagna, ad esempio, a metà agosto il Green Pass è stato dichiarato incostituzionale dal Tribunale Superiore della Galizia ritenendo non valido il requisito di possesso della certificazione verde per poter accedere a bar, ristoranti e locali notturni in alcune zone della regione perché la misura “manca di validità perché non autorizzata dalla giustizia”. Misura che ha dunque confermato il divieto di Green Pass in tutto il Paese. 

Fin dall’inizio della crisi la Svezia ha adottato la strategia di lasciare ai cittadini la libertà di scegliere, non imponendo alcun lockdown, mascherine all’aperto e al chiuso, sia nei locali che nei mezzi pubblici, ma fornendo solo raccomandazioni riguardo il distanziamento sociale e le regole di igiene personale. Il Green Pass non è mai stato introdotto e i decessi sono quasi inesistenti da ormai 4 mesi consecutivi, portando la Svezia in quarantunesima posizione al mondo per morti Covid in rapporto alla popolazione (l’Italia è quattordicesima). 

Un modello, quello svedese, molto criticato ma che ora sembra quello più seguito in Europa e nel mondo. 

Leggi anche: La VIA SVEDESE: zero restrizioni, zero decessi quotidiani

Continua la lettura con: LETTERA degli STUDENTI del CONSERVATORIO di Milano contro il GREEN PASS

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Alitalia, da 75 anni un pozzo senza fondo: 13 mld bruciati. E non finisce qui…

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Il LOCALE dove tutto è CAPOVOLTO

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Credit: @el_sigmundo

Qui tutto è sottosopra. La casa poggia sulla punta del tetto, si entra dalla finestra del secondo piano e il pavimento fa da soffitto.

Benvenuti al Toppels, il locale dove tutto è all’incontrario.

Il LOCALE dove tutto è CAPOVOLTO

#Il locale dove tutto è sottosopra

Credit: @el_sigmundo

Siamo a Wertheim, in Germania, è qui che si trova uno dei locali più strani al mondo.

Al Toppels tutto è sottosopra. La casa poggia sulla punta del tetto, si entra dalla finestra del secondo piano e il pavimento fa da soffitto.

I mobili e gli oggetti sono disposti all’interno della casa sottosopra al contrario, come se fossimo davanti ad un’immagine da dover ancora capovolgere.

Entrare in questo locale può essere difficile per i deboli di cuore, una volta entrati non si crede ai propri occhi: perchè c’è un lavandino sul soffitto?

#Il luogo perfetto per il selfie più pazzo

Credit: @efilonova

Farsi immortalare in una posa divertente qui è d’obbligo.

I visitatori rimangono in posa sempre con i piedi per terra, anche se gli sembrerà di camminare sul soffitto, il risultato? Uno scatto da far girare la testa!

Credits: @blobt0wer
IG

Toppels è formato da diverse stanze, come una vera e propria casa. C’è il bagno con i vestiti buttati per terra, la cucina con i dolcetti appena sfornati e la camera dei bambini con i giocattoli sparpagliati sul pavimento.

Neanche a dirlo, tutte le stanze e gli oggetti all’interno sono sottosopra.

#Un bar, un parco divertimenti, una casa

Credit: focusjunior.it

Il Toppels è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19 anche nei giorni festivi e l’ingresso costa 4,50 euro, 3,50 per i bambini dai 4 ai 14 anni.

Questa casa all’ingiù non è però solo un parco divertimento, è un vero e proprio bar, dove si può fare merenda o anche un vero e proprio pranzo per riprendersi dall’esperienza fuori dal comune.

Credits: @toppelsverdrehtewelt IG

Continua la lettura con: Il RISTORANTE SOSPESO nel cielo d’Italia

ARIANNA BOTTINI

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Leggi anche: Che cos’è l’inflazione green? La rivoluzione ambientale va pagata a caro prezzo

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Il PAESE FANTASMA più spettrale d’Italia

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Credits: @fabioquock Borgo Borzellino

I paesi fantasma, luoghi che si cercano, che attraggono, ma che allo stesso tempo incutono paura. Ma qual è il più spettrale d’Italia?

Il PAESE FANTASMA più spettrale d’Italia

# Borgo Borzellino: il paese fantasma siciliano

Credits: @moniariolo
Borgo Borzellino

Borgo Borzellino è uno dei tanti paesi fantasma siciliani. Si trova in provincia di Palermo, vicino a Monreale e ad una stazione anch’essa fantasma, la Palermo-Camporeale. Un borgo spettrale, forse il più spettrale d’Italia. Quello che lo distingue dagli altri paesi disabitati è proprio la particolarità sonora che si crea nel borgo. Vicino all’autostrada e San Cipirello (un paese abitato), a Borgo Borzellino sembra quasi di sentire i suoni di un paese vissuto ma di non vedere anima viva.

# Il borgo che doveva ridare importanza al Sud e alla Sicilia

Credits: @fabioquock
Borgo Borzellino

Sarebbe dovuto essere un borgo di classe, con tutte le comodità e i servizi accessori possibili così da popolarlo di gente elevata. Furono Giuseppe Caronia e Giovanni Puleio a progettare la costruzione di Borgo Borzellino. I due volevano infatti ridare lustro al Sud e alla Sicilia e decisero di costruire, tra il 1940 e il 1941, 8 borghi caratteristici che avrebbero avuto come punto cardine del proprio sviluppo l’agricoltura. Tra questi 8 c’era proprio Borgo Borzellino, che però rimase incompiuto a causa dell’arrivo degli Alleati in Italia nel 1943. E gli altri 8 borghi? Fecero esattamente la stessa fine, 8 borghi tutti rimasti fantasma, anche perché finita la guerra la tipologia di borghi che Giuseppe Caronia e Giovanni Puleio volevano creare non erano più richiesti.

# Una strana combinazione sonora

Credits:@marco.cascone9220
Borgo Borzellino

La particolarità di Borgo Borzellino è proprio la combinazione sonora che si crea tra le vie del paese. Un paradosso sonoro, si potrebbe dire. La sua vicinanza all’autostrada e ad un paese abitato, fa sì che per metà del borgo, di giorno, i suoni sembrano quelli di un paese vissuto: in un lato ci sono forti rumori creati dai mezzi di trasporto in transito, mentre nell’altro lato rimane la quiete e i lievi suoni della campagna. La notte, invece, diventa un paese spettrale. Cigolii delle finestre, di ganci e portoni, un vento che crea i rumori più paurosi e i campanacci delle mucche, che dimorano in una stalla del borgo, diventano suoni assordanti.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Il BORGO CELTICO a un’ora da MILANO

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: Il ritorno del partito dei sindaci: “100 miliardi ai Comuni dal Pnrr, serve personale e tempi certi”

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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🛑 Dopo 5 anni FINE dell’ISOLAMENTO: chiude il cantiere M4, RIAPRE via Foppa

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Commerciante via Foppa ph. facebook Comitato Lorenteggio

I lavori della M4 avanzano e possono spostarsi sotto il livello della strada, quindi i cantieri di superficie si ritirano sempre più. Il sogno è che continuino a rimpicciolirsi, fino a sparire del tutto.

Dopo 5 anni FINE dell’ISOLAMENTO: chiude il cantiere M4, RIAPRE via Foppa

# In isolamento dal 2016

Commerciante via Foppa ph. facebook Comitato Lorenteggio

I lavori per i cantieri della M4 sono da diversi anni una lunga cicatrice sulla superficie di Milano.
La consegna de #lablu sta iniziando ad assumere contorni surreali e a Milano molti ci scherzano sopra, soprannominandola la “storia infinita”. 
Prima che le battute prendano a fare il verso alla Fabbrica del Duomo e alle tempistiche di realizzazione, M4 S.p.A. riduce il cantiere della fermata di Piazza Bolivar, restituendo alla cittadinanza il tratto di Via Foppa compreso tra la piazza e Via Mosè Loira.
Foppa torna quindi ad essere collegata a Lorenteggio, almeno per l’arteria che va in direzione centro.

# Torna anche la 50

Credits: @
attilio2000 IG

Il cantiere, iniziato nel 2016, ha tenuto isolati anche i mezzi pubblici, che da lunedì 20 settembre potranno finalmente cambiare l’attuale percorso della 50 che da via Lorenteggio, anziché girare su viale Misurata, attraverserà piazza Bolivar per continuare su via Foppa, via California, piazza Vesuvio, e da qui riprenderà il normale tragitto fino a largo Cairoli. Nella direzione opposta, invece, da via Egadi il bus girerà in via Moisè Loira per poi svoltare in via Foppa, da dove proseguirà su via Washington, piazza Napoli, via Giambellino e via Tolstoj, per riprendere il percorso su via Lorenteggio.

# Una bella notizia accolta da residenti e commercianti anche con critiche e sospetto

 

Si potrebbe pensare che questa notizia verrà accolta con gioia dai residenti e dai commercianti di Via Foppa, invece la temperatura della doccia fredda ricevuta dalle reazioni dei cittadini, è pari solo al gelo delle critiche che si susseguono da anni.
Le social street via social, stanno commentando la notizia che è in tendenza a livello nazionale, ma oltre alla felicità di uscire dal vero e proprio isolamento fisico, traspare il rammarico di vedere un tratto di strada chiuso 5 anni fa, per essere sfruttato come annuncio elettorale, riconsegnato alla città a pochissime settimane da un altro turno di amministrative.
I milanesi, notata la coincidenza, sono stati impietosi. La querelle tra M4 e i cittadini della Milano interessata dai cantieri, è iniziata anni fa e proseguirà anche dopo l’inaugurazione della linea blu

# Il commento dei cittadini

I commenti dei cittadini raccolti sui social:
«Mi raccomando la ciclabile! Strade che non portano mai da nessuna parte visto che che ormai è impossibile fermarsi e sostare, che sia per fare una consegna o che sia per andare a casa a dormire dopo una giornata di lavoro».
«Passano gli anni e mi convinco sempre di più che questa linea è progettata male e realizzata peggio».
«….la città invivibile».
«La gestione dei cantieri M4 è vergognosa. In Piazza Frattini ci sono cantieli lato ex Simply completamente vuoti che potrebbero essere tolti per ridare spazi utili alla piazza»
Questi sono solo alcuni dei commenti letti in tempo reale sulla pagina del Comitato Lorenteggio, nato dalla necessità di raccogliere quelle informazioni che non sono mai state fornite ai residenti interessati dai cantieri della M4.

# L’avanzamento dei lavori: ancora rimandata l’inaugurazione del primo tratto

I lavori di M4 continuano verso la loro conclusione, Milano avrà una nuova linea metropolitana e l’apertura delle strade sarà fondamentale per far muovere velocemente le persone; la linea M4 invece contribuirà alla riduzione del traffico.
Per ora l’unico tratto della blu attivabile è la mini-tratta fino al capolinea Linate. Per le 4 fermate in questione, i lavori sono finiti, ma ufficialmente a causa dello scarso traffico sull’aeroporto causa Covid, il Comune ha rimandato l’apertura. «Attiveremo il servizio quando ci saranno le condizioni – aveva già spiegato l’assessore alla Mobilità Marco Granelli – Che potranno esserci quando la linea raggiungerà Dateo, ovvero verso la fine del 2022». Resta per ora confermata l’apertura di tutta la linea per l’estate del 2023.

Continua la lettura con: M4: la storia infinita

LAURA LIONTI 

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Leggi anche: Case e Ospedali di Comunità, il piano per Milano: “Sette strutture nel 2022 e partnership con i privati”

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🛑 A Milano il progetto della BICIPOLITANA, la metro delle biciclette

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Credits: firstonline.info bicipolitana Milano

Nel mondo sempre più persone abbracciano il mezzo di trasporto green più conosciuto, forse più comodo e certamente il più utilizzato: la bicicletta. Secondo le stime in Italia sono 2 milioni le persone che usano la bicicletta come loro principale mezzo di trasporto e sarebbero molti di più, si stima 6 milioni, se ci fossero le infrastrutture adatte. Per questo Gabriella Bruschi ha proposto il progetto della “Bicipolitana”, una metropolitana per biciclette. Ma cos’è?

A Milano il progetto della BICIPOLITANA, la metro delle biciclette

# Il progetto della metro delle bici

Credits: milanotoday.it
bicipolitana

Gabriella Bruschi, giornalista economica e capolista di Civica AmbientaLista per il Consiglio comunale, crede che il capoluogo lombardo sia la città italiana più pronta ad accogliere il progetto della Bicipolitana. Una parola formata dal mix di “bici” e “metropolitana”, un termine che lascia intendere perfettamente cosa si vuole creare. Il progetto prevede la realizzazione di un percorso capillare che si ramifica in tutta la città, un po’ come le metro, con apposita segnaletica, indicazioni di snodi, incroci, direzione finale e le distanze dai punti di interesse.

# Come nella metro: scegliere il tragitto ottimale

Chi sfrutterà questi percorsi ciclabili dovrà sapere subito quale strada prendere per andare dalla periferia al centro città. Inoltre, lungo tutta la Bicipolitana non dovranno mancare una serie di servizi offerti che renderanno l’infrastruttura più efficace.

Milano potrebbe avere seriamente bisogno di questo progetto. A livello ambientale, la città combatte ogni giorno con il troppo smog presente. In più, nel capoluogo lombardo ancora troppe persone possiedono o usano la macchina, un numero molto più alto della media europea.

# Non è un progetto milanese: la Bicipolitana esiste già altrove

Credits: comune.pesaro.pu.it
Bicipolitana Pesaro

Ma la Bicipolitana sarà una novità tutta milanese? La risposta è no perché è proprio una città italiana, Pesaro, ad aver creato la metropolitana delle bici con piste ciclabili che si ramificano per tutta la città e che collegano mare, centro e periferia. In un modello ovviamente più piccolo di quello che eventualmente ci sarà a Milano, a Pesaro sono già stati realizzati 92 km di pista ciclabile ed entro il 2023 si prevede di raggiungere i 100 km. L’obiettivo più ambizioso è però di creare 180 km complessivi di rete ciclabile.

Come riporta il sito firstonline.info pronta a imitare Pesaro è anche Parigi, in vista delle Olimpiadi 2024. Se però a Milano questa è solamente un’idea, la capitale francese si prepara già all’effettiva realizzazione del progetto. Sarà Milano la terza città a possedere una Bicipolitana? L’idea non è male, bisogna però vedere effettivamente come si realizzerà.

Continua la lettura con: Il derby delle CICLABILI: meglio i CORDOLI o le STRISCE pitturate?

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: Varie&Eventuali: la rivincita del nucleare e il ‘new normal’ in casa Benetton

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I 10 RISTORANTI TOP di Milano

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Ristorante Berton

Quali sono i ristoranti migliori di Milano? In circolazione ci sono tante classifiche, ognuna con le sue scelte. Abbiamo decise di mettere insieme le classifiche più celebri, come la guida dell’Espresso, la guida Michelin, la guida del Gambero Rosso e Tripadvisor, per giungere alla classifica delle classifica.

La classifica è stata calcolata in questo modo: sono stati assegnati 1 punto per ogni cappello della guida Espresso, 1,25 punti per ogni stella della guida Michelin, un punteggio da 1 a 5 in base al posizionamento nei primi dieci posti della Guida del Gambero Rosso, 1 punto per una valutazione sotto il 4,4 e 2 fino al massimo dei voti nella classifica di Tripadvisor. A questo abbiamo aggiunto 0,5 per ogni presenza nelle varie classifiche e 0,3 per altri piazzamenti. Scopriamo la classifica completa e il vincitore.

I 10 RISTORANTI TOP di Milano 

 

#10 Ristorante AALTO, prima stella Michelin nel 2020 – 6,75 pt.

Credits romag73 – Aalto

La Guida Michelin Italia 2021 inserisce tra le novità stellate AALTO – part of IYO, ristorante di Claudio Liu, già a capo del ristorante stellato IYO, primo ristorante giapponese ad aver ottenuto la stella in Italia. Il ristorante con vista BAM si è aggiudicato la sua prima stella nel 2020.

#9 VIVA Viviana Varese, l’unico stellato milanese con una chef donna –  9,5 pt.

Credits vivavivianavarese IG – VIVA Viviana Varese

Il ristorante della chef Viviana Varese, all’interno di Eataly Smeraldo, è un luogo elegante e allo stesso tempo semplice. La chef, unica quota rosa fra gli stellati milanesi, ha origini salernitane e propone una cucina creativa ma con i piedi saldamente per terra. Ha ottenuto una stella Michelin e due forchette della guida Gambero Rosso.

#8 L’Alchimia, la rivelazione del 2020  – 12,5 pt.

L’Alchimia

Vera rivelazione milanese della guida Michelin 2020, L’Alchimia, fresco vincitore di una stella, di 2 forchette del Gambero Rosso. si aggiudica anche il premio Guida Gambero Rosso Milano 2020, per il servizio di sala al Ristorante e il “The Fork restaurant awards”.

#7 D’O – Cornaredo (MI) –  13,5 pt.

Ristorante D’O

Il ristorante alle porte di Milano di Davide Oldani, vincitore dell’Ambrogino d’Oro nel 2008 e uno degli Expo Ambassador nel 2015, ha in dote una stella Michelin, 4 cappelli dalla guida dell’Espresso e il secondo posto in quella del Gambero Rosso.

#6 Ristorante Berton con vista sulla city –  14 pt.

Ristorante Berton

Il ristorante di Andrea Berton in Porta Nuova, la nuova city finanziaria di Milano, si guadagna la quinta posizione con 3 cappelli dell’Espresso, 1 stella Michelin e al quarto posto nella guida del Gambero Rosso. Il ristorante ha inaugurato in occasione dell’Expo 2015.

#5 Sadler, l’arte culinaria sui Navigli – 15,25 pt.

Sadler

Le creazioni di Sadler sono facilmente assimilabili proprio all’arte contemporanea di cui è appassionato. Tra i primi cuochi a dare rilevanza all’aspetto visivo del piatto, ad un’estetica moderna, geometrica e colorata, è riuscito a far mantenere una stella Michelin al suo ristorante sui Navigli oltre a 2 forchette dalla Guida del Gambero Rosso.

#4 Il Luogo di Aimo e Nadia, una storia lunga 50 anni – 15,5

Il Luogo di Aimo e Diana

Nell’ovest di Milano si trova questo ristorante aperto dal 1962 da Aimo e Nadia Moroni e da poco rinnovato, che preserva ancora le due stelle Michelin. Oggi è gestito da Stefania Moroni, figlia di Aimo e Nadia.

#3 Carlo Cracco in Galleria – 16,5 pt.

Ristorante Cracco in Galleria Vittorio Emaunele

Cinque piani in Galleria Vittorio Emanuele II, la nuova avventura di Carlo Cracco da un paio d’anni, che riesce a mantenere una stella Michelin e rimanere in vitta nella classifica cittadina del Gambero Rosso, con anche 4 cappelli assegnati dall’Espresso.

#2 Enrico Bartolini al Mudec – 17,5 pt.

Enrico Bartolini al Mudec

Enrico Bartolini è arrivato al ristorante del Mudec nel 2016, dopo l’inaugurazione avvenuta l’anno prima per mano di un altro chef, portandolo in breve tempo al successo con la conquista di 3 stelle Michelin. Oltre a questo, per il locale situato in zona Tortona, al terzo piano del MUDEC-Museo delle Culture, vanno aggiunti i 3 cappelli dell’Espresso e il terzo posto nella Guida del Gambero Rosso. 

#1 Hotel Mandarin Oriental, Ristorante Seta   20,8 pt.

Credits: flawless.life – Mandarin Hotel Ristorante Seta

Al primo posto ecco il ristorante stellato Seta, aperto nel 2015, è diventato una delle mete più desiderate della ristorazione meneghina. Si trova all’interno del Mandarin Oriental Hotel, alle spalle del quadrilatero della moda e dell’eccellenza delle grandi maison italiane e internazionali. Con 5 cappelli dell’Espresso, 2 stelle Michelin, al terzo posto nella classifica del Gambero Rosso, al settimo posto della classifica dei ristoranti di lusso recensiti da Tripadvisor e una valutazione di 9,8 su The Fork.

Continua la lettura con: I 10 RISTORANTI TOP del Nord Italia

MILANO CITTA’ STATO

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Le 10 AUTO a benzina che CONSUMANO MENO carburante

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Credits: @ivaylo_damyanov IG

Le 10 auto a benzina che fanno bene sia all’ambiente che al portafogli, consumando meno carburante. Quale sarà la più risparmiosa?

Le 10 AUTO a benzina che CONSUMANO MENO carburante

La crisi ecologica porta verso scelte più green, mentre quella economica fa tornare verso le automobili classiche. In questa classifica pubblicata dalla Gazzetta vengono elencate le 10 auto a benzina che consumano meno carburante, percorrendo in media 20 km con un litro e unendo l’ecologica al risparmio. Quale sarà la prima classificata?

#10 Dacia Sandero Streetway: 5,1 litri per 100 chilometri

credit: gazzetta.it

Protagonista della casa automobilistica Dacia insieme alla Duster, la Sandero raggiunge il livello massimo di risparmio nella variante berlina Streetway con il motore 1.0 Tce da 90 Cv. Da listino il prezzo parte da 11.050 euro e può percorrere fino a 100 km con 5,1 litri.

#9 Kia Picanto: 100 chilometri con 5 litri

credit: gazzetta.it

Dopo tre anni dal lancio la Kia Picanto è stata oggetto di restyling, migliorando il rapporto qualità-prezzo. Entrambi i motori – l’aspirato 1.0 12 v da 67 Cv e 1.0 TGDi turbo a iniezione diretta – riescono a percorrere 100 km con 5 litri. I listini partono rispettivamente da 12.350 e 17.650 euro.

#8 Peugeot 208: da 5,1 a 4,9 litri per 100 chilo

credit: gazzetta.it

E’ tra le migliori opzioni di auto a benzina sul mercato: stiamo parlando della Peugeot 208 PureTech. Se già il motore da 75 Cv arriva a 5,1 litri/100 km, è quello da 100 Cv che fa ancora meglio, scendendo a 4,9. La versione meno cara è la 5 porte con Active Pack, che costa 19.000 euro.

#7 Mitsubishi Space Star: 100 chilometri con 5 litri esatti

credit: gazzetta.it

Probabilmente la Mitsubishi lascerà il mercato europeo, per occuparsi dell’automobilistica orientale. Nonostante ciò, la Space Star ha subito recentemente un restyling sia estetico che tecnologico che ne ha nettamente migliorato le prestazioni: il motore 1.2 da 71 Cv arriva a 20 km esatti con un litro di benzina. Anche per il prezzo risulta un’ottima soluzione, arrivando a 13.450 euro per la versione Invite.

#6 Seat Ibiza: non oltre 4,9 litri per 100 chilometri

credit: gazzetta.it

Tra tutte le versioni di Seat Ibiza disponibili, quella più conveniente – sia per l’ambiente che per il portafogli – è l’Eco Tsi da 110 Cv: il motore percorre infatti 100 chilometri senza superare i 4,9 litri. L’entry-level – 5 porte Style – costa 17.750 euro.

#5 Toyota Aygo: 100 chilometri con 4,9 litri

credit: gazzetta.it

Anche la casa automobilistica Toyota si posiziona nella top 10 delle auto più risparmiose, grazie al modello Toyota Aygo con motore VTT-i 72 Cv. Il prezzo parte da 13.100 euro e arriva a percorrere 100 km con soli 4,9 litri di carburante.

#4 Peugeot 108: supera la 208 con 4,9 litri per 100 chilometri

credit: gazzetta.it

Per la Peugeot ci sono ben 2 classificate, con la 108 che supera la 208. Il motore che le ha fatto conquistare il quarto posto è il Vti da 72 Cv, con cui si percorrono 100 chilometri con 4,9 litri. In base alla versione scelta – ce ne sono ben 14 – i prezzi oscillano da 12.700 a 15.900 euro.

#3 Skoda Scala: la Skoda più conveniente con 4,9 litri per 100 chilometri

credit: gazzetta.it

Non è uno dei modelli di Skoda più diffusi in Italia ma è sicuramente la più conveniente. Se le sorelle Fabia e Octavia raggiungono i 100 chilometri con 5,1 litri grazie al motore 1.0 Tsi da 110 Cv. Tuttavia, lo stesso motore sulla Skoda Scala garantisce un consumo inferiore: 4,9 litri per 100 chilometri.

#2 Hyundai i10: da 5 a 4,8 litri per 100 chilometri

credit: gazzetta.it

La casa automobilistica coreana ha messo in commercio la seconda auto a benzina più risparmiosa al mondo, disegnata dal designer italiano Davide Varenna. Il motore da un litro Mpi da 67 Cv le permette di percorrere 100 chilometri con 5 litri, ma se si sceglie la versione dotata di Ecopack Advanced il consumo scende a soli 4,8 litri. Il prezzo è di 13.050 euro.

#1 Citroen C1, la più economica ed ecologica: 100 km con soli 4,8 litri

credit: gazzetta.it

La prima in classifica è la Citroen C1, che in quanto a consumo equivale la Hyundai i10 ma ha un prezzo inferiore. Il motore da 998 cc e 72 Cv infatti le permette di fare 100 chilometri utilizzando solo 4,8 litri di carburante, e l’entry level costa soli 10.750 euro.

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ROSITA GIULIANO

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Tutto quello che non sapevate sulla sigla SPQR

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credits: centro forniture

SPQR. Nell’urbe, nel Lazio, in Italia e in Europa, queste quattro lettere sono l’impronta della grandezza dell’impero romano, rappresentando i romani di ieri e di oggi e che assumono, tra il serio e il faceto, ogni tipo di significato.

Tutto quello che non sapevate sulla sigla SPQR

# L’identità romana batte l’incertezza storica

credits: centro forniture

SPQR è un’iscrizione che anche i più distratti possono cogliere in giro per Roma, perché si può trovare praticamente ovunque.
Siamo sicuri di sapere tutto di questa sequenza di lettere? 

Naturalmente no e la fragilità dell’incertezza è compensata dalla grande storia imperiale antica. SPQR è parte della leggenda di Roma che – come prima grande superpotenza della storia – viene a volte raccontata con toni di enfasi. Oltretutto, per quanto sia un simbolo di identità dei romani, forse non è nemmeno originario dell’antica urbs, ma ormai è una colonna imprescindibile.

SPQR è un simbolo per i romani, da oltre 2000 anni: innanzitutto è nel vessillo del comune di Roma, adottato quindi come simbolo identitario d’eccellenza, nonostante le incertezze sul vero significato e sull’origine dell’acronimo.
A seconda delle ricostruzioni storiche, infatti, cambia l’accostamento delle parole di cui SPQR sono le iniziali, prestando il fianco ad un gioco che continua tutt’oggi e porta molti ad utilizzare #SPQR pure per simpatiche prese in giro, sfruttando il mistero di quattro lettere iscritte per mezzo mondo   

# Sono Pazzi Questi Romani e… la vera curiosità

credits: wired

Ils sont fous ces Romains“, è la frase che Obelix pronuncia sempre, toccandosi la tempia per indicare la follia dei Romani, avversari di lunghe ed estenuanti battaglie.
Gli autori del fumetto francese, René Goscinny e Albert Uderzo, hanno sempre scritto la frase in francese, non è una novità che i transalpini usino la loro lingua madre come leva per autodeterminarsi.
Nelle edizioni italiane, la frase è tradotta con “Sono Pazzi Questi Romani”, S.P.Q.R. appunto.

La vera curiosità è che questo accostamento non è opera degli autori originali, ma si tratta di una felicissima intuizione di un milanese, quel Marcello Marchesi che dell’opera francese è stato uno dei primi traduttori.
Marchesi decide di rendere immortale una frase che – se tradotta letteralmente – non avrebbe avuto alcun impatto sui lettori italiani, donando in questo modo una patina leggendaria alle storie dei baffuti galli.

# Solo Preti Qua Regneno

credits: Roma a piedi

La saggezza dei romani, sia antichi che moderni, si fonda quasi certamente sull’ironia. Anzi! Meglio dire autoironia, pochi sanno sdrammatizzare tutto come i romani.
Capofila di una certa romanità è certamente il poeta Giuseppe Giacomo Belli, per gli amanti del genere è un’imperdibile tappa della cultura linguistica territoriale, in grado di rinfrancare qualunque spirito con acute osservazioni, messe in lirica divertente.
Belli si presenta in una geniale interpretazione satirica, dalla valenza etica e politica, nella Lirica SPQR per spiegare ai foresti le peggiori inefficienze della città eterna, affidando ad un prete queste parole:

«Un giorno arfine me te venne l’estro
de dimannanne un po’ la spiegazzione
a ddon Furgenzio ch’era er mi’ maestro.
Ecco che mm’arispose don Furgenzio:
“Ste lettre vonno dí, ssor zomarone,
Soli preti qui rreggneno: e ssilenzio» 

# Sono Porci Questi Romani

credits: futura FM

Un’icona moderna, attribuita erroneamente ad un noto esponente politico del Nord, è in realtà l’ennesima opera dell’autoironia romana.
I romanissimi fratelli Vanzina, autori e registi del film SPQR duemila e ½ anni fa hanno l’ardire di incrociare le vicende di Tangentopoli con un film ambientato nell’antica Roma, con tanto di adattamento scenografico e costumi dell’epoca.
La battuta, Sono Porci Questi Romani è affidata ad un’icona milanese, Massimo Boldi, nei panni del magistrato Antonio Servilio che, inseguito dai legionari, si lascia scappare una battuta che rivela la vena autoironica degli autori.

#  Sono Penultimi Questi Romanisti

credits: giallorossi.net

Inevitabile che di un simbolo della romanità, se ne appropriassero le tifoserie delle due squadre di calcio cittadine.
A Roma il calcio è molto più che una fede, è letteralmente tutto. Non puoi essere tifoso di una delle due squadre se sei nato in un determinato quartiere: se proprio vuoi tifare la squadra del cuore, ti devi trasferire.
Questo indifferentemente dal fatto che le squadre di Roma siano ai gradini più alti della classifica generale, che esprimano un bel calcio e siano oggettivamente da temere.
Riuscite ad immaginare che succede se una delle due squadre naviga in fondo alla classifica?
È proprio quello che è successo qualche anno fa, quando la Roma si è trovata a navigare in cattive acque e i tifosi della Lazio che, mutuando l’acronimo capitolino, hanno invaso la città con gli sfottò Sono Penultimi Questi Romanisti.

# Società Produzioni Quotidiane Televisive

credits: rerumromanarum.com

Uno dei fenomeni degli anni ’70, l’esplosione del fenomeno delle TV private, ha fatto da sfondo a questo gioco su SPQR, accompagnando Roma all’attualità.
Ne nascono migliaia di reti TV locali, sparse in tutto il territorio nazionale.
A Roma non può mancare una TV territoriale, romana per eccellenza e che adotta SPQR chiamandosi Società Produzioni Quotidiane Televisive.

# Salvaguardia, Proteggi, Qualifica Roma

credits: arketipomagazine.it

Inevitabile strafalcione della burocrazia e della politica romana che, a caccia di sensazionalismi per una campagna di riqualificazione dei Beni Culturali, utilizza (giustamente) la sigla dell’antica Roma dando vita ad un progetto di salvaguardia e valorizzazione del centro storico di Roma.
Peccato l’errore di utilizzare un sostantivo ad inizio acronimo, che ha strappato più di un sorriso, veramente amaro questa volta. Una pacchianata che non toglie plauso per l’iniziativa, che merita di essere inserita in questa carrellata di storia con il suo originario nome completo: “Salvaguardia, Proteggi, Qualifica Roma”.

#  Ma cosa significa veramente SPQR ?

credits: depositphotos

Ovviamente storici e appassionati hanno studiato le iscrizioni su monumenti e documenti. La storia di Roma si perde nei lunghi millenni passati, pertanto tra deduzioni e leggende enfatiche, S.P.Q.R. finisce per assumere molteplici significati.
La ricostruzione che piace di più ai romani potrebbe essere Senatus Populus Que Romanus – Il Senato e il Popolo Romano, coniato per rappresentare quelle che, nell’antichità, erano i simboli della Repubblica romana: il Senato e il Popolo.
Potrebbe appartenere ai Sabini i quali, credendosi invincibili, l’avrebbero utilizzato come motto Sabinis Populis Quis Resistet? Letteralmente: ”Chi potrà resistere ai popoli sabini?”, prelevato dai romani dopo averli sconfitti, per infierire ulteriormente sui vinti. 

Versioni alternative, non si sa quanto serie, potrebbero essere anche Sapiens Populus Quaerit Romam – “Un popolo saggio ama Roma”, nella variante Stultus Populus Quaerit Romam – “Un popolo stolto ama Roma”. Oppure Salve Populus Quintinii Regi  – “Salute al popolo di re Quinto”, nonché Senex Populus Quaerit Romam ovvero “Un vecchio popolo ama Roma”.
Ci sono anche selezioni dedicate alla sfera cattolica romana, come ad esempio Salus Papae Quies Regni, che significa “Salvezza del papa, tranquillità del regno”, oppure Sanctus Petrus Quiescit Romae, che sancisce che “San Pietro riposa in Roma”. 

# SPQR è il SIMBOLO della romanità

Oggi possiamo trovare la sigla S.P.Q.R., oltre che sui monumenti e tombini di Roma, anche nel vessillo della città di Reggio Emilia o nel pavimento maiolicato della Galleria Vittorio Emanuele di Milano, affiancato dall’immancabile simbolo di Roma, la lupa. 

Non solo giochi di parole, però, SPQR è un simbolo autentico di romanità e della grandezza dell’antico impero. Anche se le origini sono incerte, i numerosi giochi di parole che si possono fare con queste quattro lettere, è divertente e conferisce immortalità ad un mito. Che queste interpretazioni e giochini siano serie o meno, l’elenco si perde lungo una linea infinita di tempo che unisce passato e futuro.
Quale sarà il prossimo significato di SPQR?

Continua a leggere con: Il sampietrino a forma di CUORE: ecco dove vederlo

LAURA LIONTI

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Leggi anche: Che cos’è l’inflazione green? La rivoluzione ambientale va pagata a caro prezzo

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“Draghi dovrà trattare con Milano”. Intervista a GIANLUIGI PARAGONE

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Abbiamo incontrato Gianluigi Paragone, uno dei candidati sindaco alle prossime elezioni amministrative del Comune di Milano. 

“Draghi dovrà trattare con Milano”. Intervista a GIANLUIGI PARAGONE

Che cosa significa fare il sindaco di Milano in questo periodo? Che cosa può ottenere il sindaco di Milano dal governo di diverso da ora?

Il sindaco di Milano a differenza di questo governo è eletto dai cittadini. Avrà un potere negoziale enorme per trattare con un governo che è presieduto da un nominato mai votato, ha un ministro della salute che è bollito e un ministro dell’Economia che è un altro burocrate.

Milano non è una città qualunque. Noi faremo il pieno di democrazia, da sindaco comincerò andando dal ministro Franco e gli dirò: il conto della crisi non lo pagheranno i cittadini. È una crisi che avete creato voi e voi la dovete pagare. Noi vogliamo ridare un futuro a Milano: Milano non accetterà di essere minore, una Cenerentola di altre capitali europee dove tutte queste restrizioni non hanno vigore.

Noi vogliamo ridare un futuro a Milano: Milano non accetterà di essere minore, una Cenerentola di altre capitali europee dove tutte queste restrizioni non hanno vigore.

Il mio obiettivo è lasciare più soldi in tasca a cittadini, famiglie e imprenditori, la mia fiscalità sarà abbattuta. Loro che sono amici delle banche e del sistema trovassero loro i soldi per coprire questa esigenza fondamentale per rilanciare Milano.

Invece di dare la caccia ai no vax che “invadono” le stazioni o che avrebbero delle armi o che sarebbero spacciatori di fake news, alla Lamorgese dirò di venire con noi alla stazione Centrale, in piazzale Corvetto in via Argelati e in mille altri posti dove i delinquenti sono veri e gli spacciatori di droga continuano a vendere merda e veleno. Basta con le bugie della propaganda draghiana.

Come Milano Città Stato ci battiamo perché Milano possa avere poteri all’altezza delle grandi città europee, tutte caratterizzate da un tipo di autonomia che Milano non vede neppure con il binocolo. Come agiresti perché Milano possa avere più potere?

Oggi Milano è nelle mani di chi ha costruito gli immobili come asset dei bilanci e non come fulcro della società, insomma è nelle mani di poteri non milanesi. Un tempo la casa era la mattonella di appoggio della gente comune, Milano dava possibilità anche ai figli degli operai di scalare la società, oggi gli immobili sono asset drogati dei bilanci dei fondi. Questo sistema di relazioni Sala ce l’ha in casa, letteralmente, a Milano vedi che le multinazionali hanno tutti i vantaggi del mondo e questo non è lo spirito di Milano.

oggi Milano è nelle mani di poteri non milanesi

C’è anche da dire una cosa importante in questo momento: non accetto il discorso di discriminare i milanesi e di dividere la città. Tra Green Pass sì, Green pass no, tra vaccinati e non, tra strisce blu e strisce bianche (tante le prime, poche le seconde), tra zone residenziali gold e lotterie sugli alloggi popolari, tra commercianti penalizzati e multinazionali che si prendono le migliori vetrine del centro, tra area B e area C. Milano è sempre stata la grande Milano quando non negava la possibilità a nessuno e il futuro di Milano si ricostruisce ricostruendo il senso di vera comunità e dando a tutti le stesse chance.

non accetto il discorso di discriminare i milanesi e di dividere la città

Una delle cose che si amano di Milano è che è una città con il futuro negli occhi. È sempre stato così anche se mai come ora questo sguardo risulta appannato. Sembra quasi che alla Milano di oggi sia stato rubato il futuro.

Per Sala e quelli del suo circoletto il futuro è rappresentato dal Bosco Verticale, che è un’idea contronatura. I boschi sono sempre stati orizzontali, in cui devi curare il verde e la sicurezza di chi li frequenta. Questi hanno come idea del futuro quella di uno skyline invece che un orizzonte.

Tu sei sempre stato critico dell’Unione Europea. Però Milano ha il cuore in Europa: come vedi il rischio che questa Europa si sgretoli o che la gestione di questa crisi renda Milano renda sempre più staccata e periferica rispetto al cuore dell’Europa?

Milano è sempre stata internazionale. Già all’inizio del Novecento con l’esposizione universale era già internazionale. Il liberty è espressione di una architettura internazionale. Oggi Milano non è internazionale, è globalista: vogliono standardizzare Milano ed elidere la sua forza. Non ho bisogno della patente che usa Sala con l’Expo perché Milano sia internazionale. L’internazionalità di Milano è un’altra. La gente pensa che la brugola sia un arnese invece era il nome del commendator Brugola che l’ha inventata e che è l’esempio del milanese che con la valigetta va a conquistare i mercati. Il futuro di Milano è ridare la possibilità ai milanesi di andare con la valigetta a conquistare i loro mercati nel mondo, una libertà che oggi gli viene negata. Perché i commercianti devono perdere il negozio perché arriva la multinazionale con la sua vetrina unica. La storia di Armani non inizia come sarto ma come vetrinista. La forza di Milano è sapere mettersi in vetrina. Ma se le vetrine sono tutte uguali, standardizzzate, Milano non è più la vetrina del made in Italy ma resta una città globalista. Sala è un sindaco globalista.

Il futuro di Milano è ridare la possibilità ai milanesi di andare con la valigetta a conquistare i loro mercati nel mondo, una libertà che oggi gli viene negata.

Sala è spesso un tuo bersaglio. Come giudichi la sua linea green con cui sta caratterizzando la sua campagna elettorale?

Sala è interscambiabile con la destra. Lui fa le piste ciclabile per dire che ha realizzato x chilometri, ma non gli interessa la sostanza. Io nella ciclabile devo sentirmi sicuro, paradossalmente quando vado in bici mi sentirei più sicuro fuori dalle piste ciclabili. Non puoi restringere le carreggiate nelle arterie più importanti perché altrimenti incanali il traffico. Vuoi fare il sindaco green con le ciclabili però aumenti il traffico e l’inquinamento.

Intendi che la politica di Sala per Milano sia una politica di facciata, ma che dietro nasconda il vuoto?

Oggi si guarda molto al senso estetico di ogni cosa. Questo immobile di via Antonini era figo perché assomigliava a una vela. Compriamo ormai le cose solo per senso estetico. Un paese che chiede il green pass per andare a mangiare, che chiede mille firme per fare una minima attività, consente di costruire un palazzo in cui il cappotto è ignifugo e nessuno ne risponde. Andiamo a vedere la case di una volta. Stanno ancora in piedi. Erano case semplici, ma sode. La casa di ringhiera ha dentro il Dna del futuro di Milano. Questa è Milano. La casa di ringhiera che si nasconde dietro la facciata, non la facciata molto figa con dietro il nulla.

Questa è Milano. La casa di ringhiera che si nasconde dietro la facciata, non la facciata molto figa con dietro il nulla.

In un periodo in cui ltalia ci sembra caduta vittima del suo peccato originale che ne ha determinato i suoi numerosi disastri, il centralismo, noi proponiamo invece un ribaltamento dell’amministrazione e dei poteri, con un modello centrato su una forte autonomia locale, il cui centro di potere diventino le città e le aree omogenee. Un modello che riprende alcuni aspetti della Svizzera. Come ti pone rispetto a questa idea?

La forza dell’Italia e del made in Italy è la forza della somma delle sue identità. È impossibile replicare una città, un paese, un’area con quella vicina. Anzi si sono sempre sfidati a chi fa meglio. Nelle nostre stesse città le famiglie si sfidavano a colpi di case, di torri, di monumenti. O liberiamo la forza di questo Paese, che è l’identità, oppure perdiamo. La forza di Milano è che ha la testa in Europa. Palermo ha la testa nel Mediterraneo. Venezia, Torino o le altre hanno ognuna caratteristiche profondamente diverse.

Le città devono essere libere di avere una voce di spesa proporzionale alla forza del loro status. La possibilità di generare una politica che fa bene alle città fa bene anche all’Italia. Possiamo scontrarci sul lambrusco di Sorbara o di Reggio Emilia, però viene venduto il lambrusco nel mondo anche se qui ci scontriamo su quale sia il migliore. Se tu chiedi a Rotterdam un chilo di pane ti dà quella roba qua, se lo chiedi in Italia ce ne sono infiniti tipi. Lo stesso per il vino, per la pasta. O ci riappropriamo di questa forza del made in Italy oppure saremmo le vittime della globalizzazione. E Sala è il sindaco della globalizzazione.

Le città devono essere libere di avere una voce di spesa proporzionale alla forza del loro status. La possibilità di generare una politica che fa bene alle città fa bene anche all’Italia

Tornando al potere del sindaco, con Milano Città Stato intendiamo un sindaco che sia come quello delle metropoli europee che, di fatto, ha lo status di un ministro e tratta alla pari con il presidente del consiglio. Al momento invece il sindaco di Milano ha una grande visibilità ma di fatto è uno dei tanti sindaci che deve passare tramite l’ANCI o la Regione Lombardia per vare valere ogni suo diritto al governo.

Boris Johnson ha potuto guidare il processo della Brexit perché ha fatto il sindaco di Londra. Sala vorrebbe guidare il rinnovamento nazionale nel tema del green ma è solo una trovata di comunicazione che non ha alcun nesso o impatto nella vita politica della nazione.

Il palazzo deve capire che l’autonomia fa bene all’Italia. Se io ti do autonomia io to do la possibilità di accrescere il PIL italiano. Sappiamo bene che il made in Italy è uno dei brand più popolari del mondo. Il made in Italy la somma di food, experience, stile di vita, non è una singola cosa, ma la somma di cose diverse che creano una unità unica. Milano è tanto, la puoi guardare sull’aspetto turistico o industriale. Però, industriale: guardiamo come abbiamo assistito al declino della grandi famiglie industriali milanesi. È mai possibile che la Pirelli sia salvata da un fondo cinese? E ancora, pensiamo alla storia dei vecchi capitani di impresa: Rusconi o Del Vecchio uscivano dai Martinitt. Fateci fare quello che sappiamo fare. Però senza soldi non si canta messa.

Il palazzo deve capire che l’autonomia fa bene all’Italia

Quindi uno dei cambiamenti che ti poni di apportare è un diverso rapporto di Milano con il governo, esatto?

Draghi dovrà trattare con Milano. Perché tutti i soldi che Milano dà a Roma devono essere funzionali a Milano. I soldi che Draghi prende dai mercati lui li deve riportare a Milano ma non per fare le cose che vuole Bruxelles. Questi sono stati capaci di mettere Milano una succursale di Bruxelles, una città dove non ci spenderei un’ora. L’idea di Draghi non c’entra nulla con lo sviluppo d’Italia, ma soprattutto non c’entra nulla con lo sviluppo di Milano. Lo stesso vale per Torino o per Napoli: le città devono essere responsabili dello sviluppo dell’Italia.

L’idea di Draghi non c’entra nulla con lo sviluppo d’Italia, ma soprattutto non c’entra nulla con lo sviluppo di Milano

Tre priorità dei tuoi primi 100 giorni da sindaco?

  1. Via area B e area C. Tutt’e due
  2. Piano parcheggi: 33% strisce bianche, 33% blu, 33% gialle
  3. Tutte le scuole avranno tamponi gratuiti fatti dal personale sanitario che Roma ha sospeso

Nei primi 100 giorni un terzo del tempo lo impiegherò nei cantieri, con la polizia locale e nei mercati. Perché mai come nel momento della ripartenza devi dare fiducia agli operatori. I controlli non devono essere penalizzanti ma dove effettivamente ci sono problemi. Poi metteremmo la tassa di soggiorno proporzionale al livello degli alberghi.

Hai la possibilità di un appello finale ai cittadini

Invito gli elettori di centro destra a ricordarsi che i pezzi principali dello stesso stanno governando con Speranza, Draghi, Lamorgese e Di Maio.

Continua la lettura con: I torti della maggioranza

ANDREA ZOPPOLATO

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I 7 GRATTACIELI più IMPRESSIONANTI in arrivo nel MONDO

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Credits: wisebizrealty - Jeddah Tower

Il più sottile, il più panoramico, il più alto del mondo. Ecco dove e quando verranno realizzati.

I 7 GRATTACIELI più IMPRESSIONANTI in arrivo nel MONDO

#1 La Steinway Tower a New York sarà il grattacielo più sottile al mondo

Credits: pinterest – 111 west 57th street

La Steinway Tower è un grattacielo residenziale di soli 60 appartamenti in costruzione a Manhattan, al 111 west 57th street, a fianco del Central Park. I lavori sono giunti alla fase finale e quando sarà concluso sarà il grattacielo più sottile al mondo grazie al rapporto tra base e altezza di 1:24: alto 435 metri e largo 24×18 metri alla base. Una particolarità: la scanalatura sul lato sud aumenta progressivamente con l’altezza, dando l’idea che il grattacielo “scompaia nel cielo”

#2 “The Tower” il grattacielo di Dubai. In cima una “Pinnacle Room” a forma di bocciolo con terrazze panoramiche

Credits: archpostdecostruttivista.altervista.org – The Tower a Dubai

Progettata dall’architetto Calatrava, “The Tower” sarà la torre più alta di Dubai con circa 930 metri di altezza, battendo il record del Burj Khalifa di 100 metri. I lavori dovrebbero concludersi nel 2021 dopo alcune vicissitudine giudiziarie che li avevano rallentanti. Sulla sommità verrà posto un faro e la “Pinnacle Room” che offrirà una vista a 360° sulla città. Il design si ispira al fiore del giglio, con in cima il bocciolo ovale che ospiterà alcune delle terrazze panoramiche.

#3 Il più alto edificio della Malesia con 680 metri, tra i primi al mondo

Credits: turnerconstruction.com

Il Merdeka PNB 118 con i suoi 680 metri diventerà l’edificio più alto della Malesia, togliendo il primato alle Torri Petronas, e si classificherà tra i primi al mondo. Sono previsti 83 piani di spazi per uffici premium, mentre il lussuoso hotel Park Hyatt prenderà la residenza ai piani più alti, con circa 250 camere e suite, progettate per abbracciare le impareggiabili viste panoramiche sullo skyline della città. Fine lavori previsti entro l’anno.

#4 One Tower a Mosca, un prisma smussato con facciate in vetro sfumato

Credits: Sergey Skuratov Architects – One Tower Mosca

One Tower è un grattacielo residenziale in costruzione lungo il MIBC nel quartiere Presnensky di Mosca, con la forma di un prisma smussato con facciate in vetro sfumato. La sua altezza al completamento nel 2024 sarà di 442,8 metri con 109 piani.

Ecco tutti i record che batterà: sarà l’edificio più alto di Mosca e il secondo edificio più alto in Russia e in Europa, il primo edificio in Europa con più di 100 piani fuori terra e avrà il ponte di osservazione più alto d’Europa al 100° piano. Come edificio residenziale, sarà il più alto d’Europa e il secondo più alto del mondo dopo la Central Park Tower di New York City.

#5 Torch Tower a Tokyo ha la forma ispirata a una torcia e il nome è stato scelto nella speranza che la torre “illumini” il Giappone

Credits: yna_tokyo IG – Torch Tower

Il grattacielo Torch Tower sarà il punto focale di un quartiere in riqualificazione chiamato Tokyo Torch. La sua forma ispirata a una torcia e il nome è stato scelto nella speranza che la torre “illumini” il Giappone. Nel 2027 a conclusione dei lavori con i suoi 390 metri di altezza diventerà sarà l’edificio più alto del Giappone, superando i 300 metri dell’Abeno Harukas di Osaka. Una degli ambienti più particolari sarà il grande parco all’interno, con alberi e colline, dal quale le persone potranno osservare la città dall’alto.

#6 Il Wuhan Greenland Center in Cina, una forma aerodinamica unica che combina i concetti chiavi della modellazione

Credits: arquialtura.world IG – Wuhan Greenland Center

Wuhan Greenland Center è un grattacielo in costruzione a Wuhan, in Cina. Si presenta con forma aerodinamica unica che combina tre concetti chiave di modellazione: un corpo affusolato, angoli leggermente arrotondati e una parte superiore a cupola per ridurre la resistenza al vento e l’azione del vortice che si accumula attorno alle torri supertall.

A causa della regolamentazione dello spazio aereo, è stato necessario riprogettare l’edificio, in modo tale che esso non superasse l’altezza di 500 m sul livello del mare: l’altezza definitiva sarà di 476 metri, a fronte dei 636 inizialmente previsti. L’inaugurazione è programmata per il 2022.

#7 “Kingdom Tower” o “Mile Tower” in Arabia Saudita sarà il più alto grattacielo al mondo, il primo a superare 1 km in altezza e i 200 piani

Credits: wisebizrealty – Jeddah Tower

La Kingdom Tower è in costruzione a Jeddah, un’importante città portuale sulla costa del Mar Rosso dell’Arabia Saudita. Al momento i lavori sono bloccati a causa di alcuni problemi di corruzione delle aziende appaltanti, ma la sua conclusione non è stata messa in dubbio.  Dopo il suo completamento, la Kingdom Tower sarà l’edificio più alto del mondo raggiungendo 1.008 metri d’altitudine e i 200 piani.

Continua la lettura con: I GRATTACIELI del futuro sono in LEGNO: seguirà questa strada anche Milano?

FABIO MARCOMIN

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Le deliziose VILLETTE del vicolo nascosto in zona LORETO

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Credits: @h.urlof IG

Spesso camminiamo così distratti, così convinti di conoscere già a memoria le strade, che non notiamo la bellezza di alcuni luoghi un po’ più nascosti dal resto. Questo vale anche per Milano e i milanesi. Milano è grande, è bella, è impossibile scoprirla tutta, quindi sì a volte è meglio cercare i particolari. Questo vale certamente anche in uno dei suoi quartieri più conosciuti: Loreto. Andiamo alla sua scoperta insieme al blog.urbanfile.org

Le deliziose VILLETTE del vicolo nascosto in zona LORETO

# La via nascosta

Credits: blog.urbanfile.org
via della Majella

Tra i civici 66 e 68 di viale Abruzzi, c’è via privata della Majella, un vicolo cieco lungo poco meno di 100 metri, che nasconde delle villette molto carine. Un tempo strada privata, si notano ancora infatti dei piloni prima uniti da una catena, oggi è tranquillamente possibile andare a vedere le sue deliziose ville.

Molte case della strada sono in uno stile liberty, la maggior parte costruite tra il 1912 e il 1925/28. La via, dedicata al massiccio montuoso dell’Appennino centrale della Majella, necessita certamente di un rinnovamento urbano, o comunque di maggiore cura, ma fin dal suo civico 1 le villette sono tutte da vedere.

# La villetta tra il civico 1 e 3

Credits: blog.urbanfile.org
Civico 1

Tra il civico 1 e il civico 3 c’è una villetta di colore giallo molto particolare. Con un piano rialzato, primo piano e un secondo piano arretrato. La particolarità della casa sta proprio nel bovindo in facciata, una finestratura che non segue la linea del muro ma che sporge oltre. La casa è chiaramente in stile liberty e d’impatto è anche il suo decoro floreale sopra la finestra.

# La casetta del civico 5

Credits: blog.urbanfile.org
Civico 5

Altra villetta particolarmente carina è quella a fianco di quella appena descritta. Ci troviamo al civico 5 e qui c’è una casa realizzata dell’Ingegnere Eugenio Crespi nel 1923. Anche questa in stile liberty, il restauro di qualche anno fa e il fatto che sia stata rialzata di un piano ha fatto perdere parte dello stile caratterizzante della casa.

# Le due palazzine del civico 12 e 14

Credits: blog.urbanfile.org
civico 12 e 14

È il lato sinistro della strada, quello con i numeri dispari, a vantare delle più belle villette di via Majella, ma a volte il lato destro non è da meno. Infondo alla via, al civico 12 e 14, ci sono due palazzine realizzate in stile eclettico. Sono state costruite nel 1924 ma richiamano, almeno parzialmente, uno stile medievale con le finestre ogivali e i mattoni.

Fonti: blog.urbanfile.org

Continua la lettura con: Via ROVANI: l’anima RINASCIMENTALE di Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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I torti della maggioranza

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Maggioranza bulgara in Austria

La storia è costellata di maggioranze che hanno adottato comportamenti che con il tempo si sono rivelati sbagliati.

Esempi noti vengono già dal passato.
La maggioranza democratica di Atene ha portato alla morte di Socrate.
In tempi più recenti ha dominato la teoria aristotelico-tolemaica del mondo al centro dell’universo che era considerata un dogma in quanto rispettava una lettura delle sacre scritture. Questa opinione della maggioranza ha portato al rogo di Giordano Bruno e l’abiura, e la successiva segregazione di Galileo Galilei.

Fascismo e nazismo sono arrivati al potere con libere elezioni. E non è un mistero che finché hanno mantenuto un potere effettivo hanno goduto del favore della grande maggioranza dei loro popoli.
Le stesse leggi razziali erano conseguenza di un pensiero dominante in buona parte d’Europa del primato di una razza sulle altre.

Lo stalinismo e i regimi comunisti ufficialmente erano avallati da ampie maggioranze di consenso. Si definisce ad esempio “bulgara” una maggioranza quasi unanime nei voti.

Quando la maggioranza si mette assieme all’idea giacobina che il fine giustifica ogni mezzo questo porta a effetti disastrosi sulla comunità.
Anche perché la caratteristica della maggioranza è spesso quella di assecondare l’idea e il potere dominante. E di trattare la minoranza con idee differenti in modo dispregiativo, adottando tecniche di bullismo sociale.

Invece in una democrazia sono proprio le minoranze il motore dell’evoluzione, a garantire il dibattito e la crescita civile e culturale della società.
Se la maggioranza si sente in diritto di imporre qualunque decisione sulla minoranza una società perde qualunque caratteristica democratica e assume l’aspetto tipico della dittatura.

Continua la lettura con: La supercazzola è il vero fine

MILANO CITTA’ STATO

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Droni TAXI e BUS volanti: è questa la Milano del FUTURO?

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Credits lemacchinevolanti - Auto volante

Blade Runner diventerà presto realtà? Ecco come ci si potrebbe spostare nei prossimi anni.

Droni taxi e bus volanti: è questa la Milano del FUTURO?

# La “Urban air mobility” rivoluzionerà il trasporto nelle città

Taxi volante

In futuro la “urban air mobility” potrebbe rivoluzionare il trasporto nelle città. Detta anche “mobilità verticale”, il nuovo modo di muoversi vedrà velivoli di diverse dimensioni decollare e atterrare su piattaforme installate in cima a palazzi e grattacieli. Si potranno compiere voli e spostamenti a corto raggio attraversando la città in un mondo a emissioni zero. Skygate sarà il primo polo aeronautico italiano, tra Collegno e l’Aeroporto di Torino, dove dovranno essere appositamente rinnovate delle infrastrutture per realizzare il nuovo campo di aviazione per la “Uam”.

# Il Politecnico di Torino e l’Enav al centro del progetto italiano

Credits studyinpiemonte – Politecnico di Torino 

Nel progetto sono coinvolti anche il Politecnico di Torino e l’Enav, la società che gestisce il traffico aereo civile in Italia, che dovrà coordinare i flussi aerei d’alta quota con quelli a bassa quota della mobilità aerea urbana. All’interno del simulatore virtuale dell’aeroporto di Torino verrà testato il prototipo di un Hub aeroportuale tradizionale integrato con il traffico della “Urban air mobility”. All’interno dello SkyGate Digital Twin i ricercatori del Dipartimento di Ingegneria aeronautica e spaziale del Politecnico di Torino simuleranno le meccaniche del volo e le prestazioni operative dei veicoli a decollo verticale. Infine con il Centro interdipartimentale Full verrà testato un modello dinamico in 3D, con l’obiettivo di analizzare le esigenze di spostamento all’interno di un’area urbana, e definire l’ideale posizionamento dei futuri “vertiporti”.

# Un giro d’affari mondiale di 70 miliardi di euro e oltre 35.000 mezzi volanti in circolazione

Credits techmobilty2030 – Auto volante

Secondo le stime nel 2035 dovrebbero esserci oltre 35.000 velivoli in circolazione nei cieli delle città del mondo oltre alle centinaia di migliaia di droni per il trasporto passeggeri e merci. Il giro d’affari complessivo è calcolato in circa 70 miliardi di euro. La “Urban air mobility”, grazie alle tecnologie digitali, Big data, Analytics e Artificial intelligence, avrà un impatto significativo sulla decongestione del traffico automobilistico nelle città e sull’inquinamento dell’aria rendendo obsoleti gli attuali divieti di circolazione.

Continua la lettura con: Arrivano i TAXI VOLANTI: da Malpensa a Milano Centrale in 15 minuti

FABIO MARCOMIN

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Le TRE migliori SPIAGGE d’ITALIA: la classifica di fine estate

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Credits ludovica.difrancesco.35 IG - Singita Miracle Beach

Per il sesto anno da una giuria di esperti radunata da Mondo Balneare, il portale di riferimento per il turismo in spiaggia, ha stilato la classifica dei migliori stabilimenti balneari della Penisola. Scopriamo i vincitori di ogni categoria.

Le TRE migliori SPIAGGE d’ITALIA: la classifica di fine estate

#1 Singita Miracle Beach di Fregene vince il premio “Best Beach” e “Best Beach Bar”

Credits ludovica.difrancesco.35 IG – Singita Miracle Beach

Lo stabilimento Singita Miracle Beach di Fregene vince il premio Best Beach per il miglior stabilimento in assoluto. Famoso per le sue serate dal dress code white, i teli a terra e il rituale del gong al tramonto la spiaggia laziale è stata premiata con questa motivazione: “per aver creato un nuovo modo di vivere la spiaggia, fatto di libertà, emozioni, intrattenimento e tutela dell’ambiente, riuscendo anche a reinventarsi in questo complesso periodo pandemico, senza snaturarsi. Attraverso le selezioni musicali adatte a ogni momento della giornata e i contenuti artistici di qualità tra pittori, scultori, fotografi e performer, Singita riesce a trasformare una semplice giornata al mare in un sogno.”

Anche il premio Best Beach Bar è stato vinto dalla spiaggia di Fregene, assegnato ai migliori lidi specializzati in party, happy hour, ristorazione e cocktail. A seguire lo stabilimento pugliese dal Rilcado Beach di Chiatona, in provincia di Taranto, e da La Roca Solarium Beach di Manfredonia.

 

#2 Sabbia D’Oro Beach Club di Scanzano Jonico vince il “Best Beach Design”

Credits rocco211 IG – Sabbia d’Oro

Il primo posto per la categoria di “Best Beach Design”, dedicata agli stabilimenti innovativi dal punto di vista dell’architettura e dell’arredamento, è andato al Sabbia D’Oro Beach Club di Scanzano Jonico, in Basilicata. Sul podio anche il Kamoke Beach di Rimini in Emilia-Romagna e i Bagni 77 di Senigallia.

#3 Il premio “Best Italian Beach” è vinto dal Lido Baiadèra di Oliveri in Sicilia

Credits mondobalneare IG – Lido Baiadera

L’ultima categoria “Best Italian Beach”, che premia “i più tradizionali stabilimenti balneari all’italiana”, ha visto primeggiare il Lido Baiadèra di Oliveri, in provincia di Messina, abbracciato da un panorama mozzafiato, a 300 metri dai laghetti di Marinello. Al secondo e terzo posto troviamo rispettivamente il lido Cala San Giovanni di Polignano a Mare e l’Aloha Beach di Follonica

 

Continua la lettura con: POP CORN BEACH: la spiaggia ricoperta di pop corn

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Cara Michela Murgia, ha visto quante poche donne candidate alle elezioni? Altro che lo schwa

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Nasce l’AEREO-BAR per VIAGGIARE anche da fermi. Un’idea per Linate?

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Credits: xluxuo.com

Ci troviamo sulle coste di Pattaya, in Thailandia, dove un piccolo bar chiamato “Coffee War” ha voluto ampliare la propria attività in maniera eccentrica. Infatti, ha acquistato un intero aereo di linea dismesso per offrire nuovi tavoli in un contesto del tutto diverso.

Nasce l’AEREO-BAR per VIAGGIARE anche da fermi. Un’idea per Linate?

# Un’atmosfera che si era persa da tempo

Credits: denz.media

Per chi ama esplorare posti lontani, il viaggio in aereo è una parte essenziale del tragitto. Ci sono dei riti che scandiscono quei momenti, fino all’atterraggio nel luogo che si attendeva di visitare da tempo. La pandemia, tra i suoi effetti nefasti, è riuscita a strappare via anche questi momenti. “Coffee War” è proprio partito da questo problema e si è mobilitato per donare l’effetto di stupore di quei viaggi, in attesa di poter ripartire davvero.

I proprietari del bar hanno riconvertito un aereo commerciale per trasformarlo in una caffetteria, che ora offre tutti i tipi di servizi. Alcune cappelliere sono state ripensate come tabelloni per i menù ed è presente un’area con il bancone e una varietà di bevande esposte pronte ad essere servite. I clienti potranno sedersi sulle comode poltrone, anche in prima classe, e chiudere gli occhi, immaginando di essere diretti verso un luogo lontano. Il tocco di classe, inoltre, è la possibilità di visitare la cabina di pilotaggio e scoprire come è strutturata.

# La diffusione di un’idea vincente

Credits: xluxuo.com

Le voci riguardanti il modello adottato dal piccolo bar sulla costa non hanno tardato molto a diffondersi. Nella sede di Thai Airways, a Bangkok, hanno deciso di seguire l’idea, aprendo un ristorante arredato come se fosse la cabina di un aereo. Il locale potrebbe sembrare meno immersivo di un aereo vero e proprio, ma offre la possibilità di essere serviti da hostess con la divisa ufficiale della compagnia aerea. Sedersi e mangiare su questi comodi sedili e ascoltare gli annunci che invitano ad allacciarsi le cinture, pronti per la partenza, è sicuramente una sensazione che merita di essere riscoperta. Nell’attesa che la situazione globale migliori, l’idea giusta è quella di provare soluzioni alternative e vincenti. Potrebbe essere un’idea da importare a Milano, magari a Linate?

Continua a leggere con: Il VOLO AEREO più corto del mondo: un viaggio di 53 SECONDI

MATTEO GUARDABASSI

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Le Venezie del mondo: le CITTÀ sull’ACQUA più belle del Pianeta

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Credits c_o_m_m_a_n_d__o IG - Allepey

Venezia è unica. Canali al posto di strade, gondole al posto di auto. Ma esistono altri luoghi nel mondo che in qualche modo provano a rivaleggiare con la Serenissima. Vediamo le altre “Venezie” nel mondo con l’aiuto di SiViaggia.

Le Venezie del mondo: le CITTÀ sull’ACQUA più belle del Pianeta

#1 Allepey, in India, ha 1.500 km di acqua tra canali, fiumi e laghi navigabili a bordo delle backwaters

Credits c_o_m_m_a_n_d__o IG – Allepey

Alleppey si trova nel Kerala, uno degli stati meridionali dell’India. Nella città si diramano canali, lagune, laghi e fiumi per 1.500 km che è possibile navigare a bordo delle famose backwaters. Queste imbarcazioni, che vengono solitamente usate dai cittadini per i trasporti e la pesca, consentono ai turisti di vivere un’esperienza unica e indimenticabile.

#2 Hoi An, in Vietnam, è patrimonio mondiale Unesco. Famosa per gli edifici pittoreschi affacciati sui canali

Credits nhatbon86-pixabay – Hoi An

Il centro storico di Hoi An, in Vietnam, è un noto sito patrimonio mondiale dell’UNESCO. Ci sono moltissimi corsi d’acqua che si snodano nella città con edifici pittoreschi e viottoli caratterizzati da lanterne.

#3 Bangkok, la “Venezia d’oriente”

Credits jasongrose69 IG – Bangkok

Bangkok per tutto il XIX secolo era soprannominata la “Venezia d’Oriente”, per questo una tappa imprescindibile nella capitale thailandese è il giro in barca per i canali. La città vanta templi tradizionali, serre e palazzi con luci lampeggianti, ma l’elemento più caratteristico del centro sono appunto i numerosi canali con mercati galleggianti che si diramano dal fiume Chao Phraya. Le barche lungo il canale Khlong Saen Saeb sono spesso utilizzate per visite turistiche.

#4 Suzhou, una delle principali attrazioni turistiche della Cina

Credits streetsshanghai IG – Suzhou

La città di Suzhou, in Cina, è famosa i suoi canali su cui affacciano le case storiche dall’aspetto rustico. Insieme ai ponti di pietra che collegano la città, le pagode e i giardini dal design complesso hanno contribuito a rendere Suzhou una delle principali attrazioni turistiche del Paese.

#5 Ganvie, la “Venezia d’Africa” con oltre 300 anni di storia

Credits haus_oft IG – Ganvie

Ganvie, il più grande villaggio lacustre dell’Africa, è costruito su palafitte nel mezzo del lago Nokoué nel sud del Benin. Il villaggio, chiamato anche “La Venezia d’Africa”, fu fondato nel XVII secolo da persone in cerca di pace e sicurezza durante la tratta degli schiavi. Oggi ci sono circa 3000 palafitte e ci vivono oltre 20.000 persone e il villaggio comprende anche un ospedale, una scuola e un ufficio postale. 

Continua la lettura con: I 10 BORGHI SULL’ACQUA più BELLI d’Italia: dalla Venezia umbra al paese con la cascata in centro

FABIO MARCOMIN

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🛑 5 VIE: via al CANTIERE più atteso del centro di Milano

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Credits: fcmagroup.it progetto per Via Santa Marta

Il quartiere centrale “a forma di stella” di Milano sta per essere rinnovato. Si sta parlando di 5vie, la zona milanese formata dall’incrocio delle Contrade, oggi dette vie, del Bocchetto, della Zecca, di Santa Marta, di Santa Maria Podone e di Santa Maria Fulcorina. Un quartiere che esiste fin dall’epoca romana, uno dei più antichi della città. Vie incastrate, piccoline, e illuminate, vie che hanno “creato” il design della grande Milano, ma anche vie che creano un quartiere che ha assolutamente bisogno di essere rinnovato.

5 VIE: via al CANTIERE più atteso del centro di Milano

# Una lunga storia

Credits: blog.urbanfile.org
5 vie

Il quartiere 5vie, proprio perché presente nel capoluogo lombardo da secoli, avrebbe una lunga storia da raccontare e testimoniare. È però negli anni Trenta del Novecento, prima della Seconda Guerra Mondiale, che un progetto risanatore della città non ha fatto altro che rovinare alcune zone centrali, tra queste: 5 vie. Si era progettato di demolire il Bottonuto, il quartiere a Sud del Duomo ritenuto malfamato e degradato, di seppellire la Cerchia dei Navigli per permettere alle auto di scorrere meglio e di realizzare una strada che collegasse San Babila a piazza Cadorna. È quest’ultima idea che ha portato alla demolizione di numerosi palazzi. La famosa Racchetta, nome della strada, aveva fatto una strage e i successivi bombardamenti della Guerra peggiorarono la situazione. Così al posto di due edifici di 5vie, precisamente in via Santa Marta 1 e via Zecca Vecchia 2, ci sono due buchi.

# Il progetto risanatore tanto atteso

Credits: fcmagroup.it
progetto per Via Santa Marta

Sembrerebbe che questi due grandi “buchi” stanno per essere coperti. Un progetto tanto atteso a cui però non si è mai creduto, non si è mai pensato ad un’effettiva realizzazione. Invece sì, FCMA ha pubblicato il progetto di Arassociati che prevede la ricostruzione di due edifici: quello in Via Santa Marta 1 e in via Zecca Vecchia 2. Il periodo di realizzazione dovrebbe essere stato fissato, i lavori dovrebbero iniziare nel 2022 e durare fino al 2025. Intanto, non lontano dalle due nuove palazzine continuano i cantieri di riqualificazione dell’ex garage Sanremo che diventerà un complesso ricettivo.

 

Fonte: blog.urbanfile.org

Continua la lettura con: LE 5VIE: il quartiere più antico di Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: Amazon contro le recensioni false: giro d’affari da 15 miliardi

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La superca**ola è il vero fine

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Amici miei

Con la nascita del pensiero razionale della filosofia nacque anche la scuola dei sofisti che ispirati da Zenone introdussero la possibilità di manipolare il pensiero attraverso un ragionamento in grado di frantumare i principi della razionalità.

Celebre è il paradosso di Achille e la tartaruga. Anche se è evidente che Achille sia più veloce della tartaruga se si accettano alcuni presupposti logici si arriva all’assurdo che il veloce Achille non potrà mai riuscire a raggiungere la tartaruga.
Metodo che viene ironicamente replicato da Tognazzi che in Amici Miei intorta il vigile urbano con la supercazzola.

Una tradizione che si pone in antagonismo con gli empiristi e va contro il principio base del rasoio di Occam che consiste nel favorire sempre la soluzione più semplice e immediata che riesce a risolvere il problema. Che poi è la base della ricerca scientifica.
L’opposto del metodo scientifico è la manipolazione della realtà.

La manipolazione si basa sul fatto che una soluzione è data per assodata, a priori della ricerca e della sua verifica sperimentale. Come nella Scolastica si era impegnati a dimostrare l’esistenza di dio che era vera per definizione, la manipolazione usa tutte le armi della retorica per dimostrare che la soluzione scelta a priori sia quella ottimale anche se non risolve il problema.

Il processo sofisticato della manipolazione non è alterare la realtà. Ma, data una realtà evidente, è di fare accettare una conseguenza che non solo non risolve il problema ma che contrasta i principi della razionalità.

Nel momento in cui attraverso la manipolazione si fa accettare a una persona che Achille non raggiungerà mai la tartaruga, a quel punto quella persona accetterà qualunque tipo di messaggio che non ha alcuna rispondenza con la logica razionale.

Se si accetta la contraddizione logica che uno strumento X che si rivela incapace di risolvere un problema si deve utilizzarlo ancora di più, si accetterà qualunque tipo di messaggio che viene proposto, anche quelli completamente scissi da qualunque logica razionale.

Il vero fine di qualunque sistema di potere è la supercazzola: avere un controllo manipolativo su tutte le persone in modo che eseguano in modo automatico qualunque disposizione, soprattutto quelle che contrastano con la logica razionale e che non hanno alcuna rispondenza con la realtà.

Continua la lettura con: il fascino discreto della servitù

MILANO CITTA’ STATO

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Italia regina dello STREET FOOD, ecco i più famosi da Nord a Sud

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Credits: @ sicilyinfood IG

L’Italia fa del cibo una tradizione importante. Che sia dolce o salato, da passeggio o al cucchiaio, i piatti possono essere gustati letteralmente ovunque, grazie allo street food. Quali sono i più famosi? 

Italia regina dello STREET FOOD, ecco i più famosi da Nord a Sud

# Tradizioni del luogo

Ci possono essere mille motivi per cui decidiamo di mangiare in strada: la notte tardi o allo stadio i food truck rappresentano forse l’ultima spiaggia; possiamo avere fretta ed essere costretti a questo tipo di scelta.
Qualunque sia il motivo, facciamo con il portale siviaggia.it un viaggio insieme alla scoperta di questo immenso patrimonio culturale, venduto e consumato per strada?

# Street food al Nord: cicheti e fugassa

Credits: cottoecrudo.it – Focaccia

Sembra già di sentire scalpitare gli amici del Centro e Sud Italia, ma la prima tappa in ordine esclusivamente geografico, dobbiamo farla a Nord per parlare dei cicheti veneziani.
In origine piccoli assaggi di cibo, necessari per assorbire un’ombreta de vin con la quale i mercanti erano soliti festeggiare gli affari sul Ponte di Rialto, i cicheti si sono poi consolidati nella tradizione, tanto da essere oggi una specialità veneziana da assaporare nei bacari oppure servita e consumata in strada.

A Genova la regina indiscussa della tradizione è la fugassa e lo è a maggior ragione per lo street food. Per sostituire i carboidrati, si può anche alternare con una vera prelibatezza da asporto: la farinata di ceci. Ricca e nutriente, è partita piano piano da Genova e ha conquistato il mondo.

Una tappa a Torino, per il dolce è d’obbligo. Non sembra un’usanza dei torinesi, ma per le vie del centro è facile incontrare turisti o viaggiatori per lavoro con una confezione di praline, cioccolatini e tutti i capolavori che a Torino vengono prodotti a base di cioccolato

# Le specialità del Centro Italia: piada, tigella e porchetta

Credits: assaporalaromagna.it

Entriamo di diritto nel primo tempio delle specialità dello street food, con le piade romagnole. La piadina in Romagna è un’icona internazionale, diffusa grazie anche al turismo massivo, nazionale e internazionale, che la regione attira. Si consuma per strada, ai chioschi del lungomare. Il vero classico dei classici è “crudo, squaquerone e rucola”.

Nel cosiddetto “Triangolo del Diavolo”, lo scorcio di appennino vertice di unione tra Romagna, Emilia e Toscana, la specialità è la tigella, che si porta via in un cartoccio già farcita. Ogni cartoccio ne può contenere da 3 a 6, dipende dalla fame e i condimenti più buoni sono una perfetta sintesi delle specialità locali provenienti dalle tre regioni. La mia preferita: col battuto di lardo sciolto sulla tigella calda. La vostra?

Poi c’è Roma. Roma è la capitale anche dello street food. Girare Roma per turismo è un’attività che non permette perdite di tempo, pertanto lo street food permette di pranzare continuando il giro turistico. La prima scelta è sicuramente il panino con la porchetta o uno dei mitici tramezzini. Un’alternativa più moderna è il trapizzino, rivisitazione del classico tramezzino che sta letteralmente facendo impazzire gli amanti dello street food.

# Street food del Sud: pizza, cuoppo e arancini

Credits: @
sicilyinfood IG

Il secondo tempio dello street food, per meriti oggettivi, è al Sud Italia. Secondo solo per ordine di apparizione dettato dal criterio scelto all’inizio, perché è francamente impossibile decidere quale delle specialità possa occupare il primo posto.
A Napoli c’è di tutto: dalla pizza al cuoppo. Siamo d’accordo che la pizza si può consumare da passeggio ovunque, anche a New York (è una specialità “locale”, fidatevi) ma è a Napoli che possiamo e dobbiamo accostarla. Ma il vero RE dello street food è il cuoppo, il cono di carta assorbente in cui gli street chef avvolgono la classica frittura di pesce, le verdure pastellate, i panuozzi ed ogni cibo possibile e immaginabile.
Il cuoppo con la frittura di pesce è così famoso a livello internazionale, che nelle guide per stranieri viene presentato come “pesce fritto al cono”, letteralmente in italiano e poi spiegato nella lingua del turista, per evitare sconvenienti equivoci (nessuno si aspetta di consumare gli anelli di calamari al posto del gelato, è già un bel risultato).

L’ideale viaggio si conclude in Sicilia, dove per strada si può consumare qualsiasi tipo di specialità gastronomica regionale.
Gli arancini, o le arancine, le granite, le brioches col gelato, fino alle specialità palermitane come il panino ca’ meusa e le panelle, simili alla farinata di ceci genovese, ma fritta anziché al forno: Palermo è una gigantesca teglia in cui preparare questo piatto tipico, perché «pane e panelle, fanno i figli belli»

Il segreto della cucina mediterranea è l’equilibrio tra le materie prime, i condimenti e la preparazione, a volte millenaria, delle pietanze. Quindi: occhio al colesterolo, consumare con moderazione e tenere fuori dalla portata della ketchup.

Continua la lettura con: I 5 piatti più strani della cucina italiana

LAURA LIONTI

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