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La macchina del TORNADO di Jesolo

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E’ sufficiente chiudersi nella capsula, che somiglia a un’astronave pronta al decollo, e premere il tasto “On”. Sarà così possibile sperimentare dal vero l’ebbrezza di trovarsi nell’occhio di un tornado con venti che raggiungono i 130 km/h.

La macchina del TORNADO di Jesolo

# La Fabbrica della scienza

La Fabbrica della Scienza è una mostra intrattenimento allestita nel centro di Jesolo. Offre una varietà di attrattive molto interessante. Adatta a tutta la famiglia, la mostra ha l’obiettivo di aprire  le porte della conoscenza scientifica. Questo in modo intuitivo, attraverso il divertimento e grazie a decine di postazioni dedicate ai vari esperimenti di fisica e alle forze della natura.

Credits: lafabbricadellascienza.it

# La macchina del tornado

L’ultima nata tra queste attrattive è la macchina del tornado. E’ sufficiente chiudersi nella capsula, che somiglia a un’astronave pronta al decollo, e premere il tasto “On”. Sarà così possibile sperimentare dal vero l’ebbrezza di trovarsi nell’occhio di un tornado con venti che raggiungono i 130 km/h (tornadi a forza F1 secondo la scala Fujita).

Nella cabina cilindrica di vetro c’è posto per adulti e bambini, fino a 4 persone. Al termine della simulazione l’impianto viene sanificato da tutti i microorganismi emessi col respiro dai visitatori.

Credits: @lafabbricadellascienza.it – Monica Montellato ha fatto conoscere a livello nazionale l’offerta culturale e scientifica del museo jesolano

«Abbiamo dedicato questa installazione alle famiglie – commenta la titolare Monica Montellato – infatti la macchina permette di vivere un’esperienza collettiva di intrattenimento e comprensione del fenomeno naturale nella massima sicurezza. La capsula in vetro antisfondamento poi è perfetta per scattare foto dall’esterno evitando la sensazione di chiusura in luogo angusto».

# Le altre novità

Non è l’ultima novità in termini di attrazioni installate a “La Fabbrica della Scienza”. Infatti la mostra, già famosa per la Sala del Terremoto e ora la Macchina del Tornado, ha allestito anche la Stanza del Vulcano con ambientazione ispirata a Pompei.

Credits: @lafabbricadellascienza.it
Credits: @lafabbricadellascienza.it
Credits: @lafabbricadellascienza.it

La mostra si trova in centro a Jesolo e dal sito ufficiale si possono scoprire orari, prezzi dei biglietti, novità e si può prenotare comodamente dal pc o dallo smartphone la propria visita. Info: lafabbricadellascienza.it

Continua la lettura con: Inaugura il “MUSEO-NARRANTE” del DESIGN: sarà una nuova attrazione di Milano? Che cosa lo rende così unico

LUCIO BARDELLE

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Leggi anche: Cartelle esattoriali, notifiche e pignoramenti al via dal primo settembre

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Il CAMMINO più LUNGO del mondo

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Ventiduemilatrecentoottantasette. Tanti sono i km da percorrere per la più lunga camminata del mondo. Vediamo da dove a dove porta questa interminabile passeggiata. E quanto ci vuole per percorrerla tutta. 

Il CAMMINO più LUNGO del mondo

# I 5.000 chilometri del “percorso Italia”

Nessun traghetto, nessun attraversamento a nuoto ma solo tantissima strada fatta di asfalto, sterrati in luoghi impervi, ponti e forse sì, qualche piccolo fiume da guadare. Un percorso perfetto per chi ama camminare e si è già cimentato nei percorsi classici, da Santiago di Compostela fino al Grande Sentiero Italia.

Il Grande Sentiero Italia è un tragitto di quasi 5.000 Km da nord a sud ma con trasferimenti in traghetto su Sardegna e Sicilia che si possono percorrere in sei/sette mesi. Cammino facilmente battuto dalla traversata dei tre continenti che batte di gran lunga anche l’attraversamento delle due Americhe con i suoi 16.000 km dalla terra del fuoco all’Alaska. Ma c’è un cammino ancora più lungo. 

# Da Città del Capo a Magadan: quasi due anni di strada

Credit: @visitnavarra

Calcolando una media di circa 5 chilometri orari per 8 ore giornaliere il percorso da Città del Capo a Magadan, città situata sul golfo di Nagaev, il percorso richiederebbe 562 giorni consecutivi.

Bisogna anche considerare che in estate la città russa di Magadan gode ti temperature miti che possono superare i 12 gradi di media ma in inverno non si sale mai sopra lo zero.

Per i più arditi ci si può spingere fino a Lorino, quasi in prossimità dello Stretto e nota ai russi per un centro termale.

Si tenga conto però che i centri abitati distano tra loro minimo alcune centinaia di chilometri, quindi decisamente non percorribili in camminata.

# Non si hanno notizie di persone che hanno percorso l’intera distanza

Rimanendo sul percorso originale l’avventura è assicurata ma piuttosto impegnativa. Al momento non si hanno notizie di persone che hanno compiuto l’intera distanza e se qualcuno volesse cimentarsi va detto che dovrebbe confrontarsi con condizioni climatiche spesso proibitive oltre a pericoli di vario genere che vanno da animali selvatici a popolazioni ostili oppure situazioni di conflitto tra varie fazioni. Insomma una avventura al limite che evidentemente scoraggia chiunque.

Escludendo un viaggio in autonomia non rimane che la soluzione a più tappe, probabilmente allungando il percorso evitando zone off limits.

Serviranno in totale diversi anni ma le emozioni sono assicurate. Non rimane che calcolare bene le varie tappe e prepararsi adeguatamente con grandi allenamenti e parecchi soldi da parte.

Ah, se mai non fossero sufficienti i passi da fare sappiate che il cammino originale prevede circa 118.000 metri di dislivello, come salire e scendere 13 volte dall’Everest. Giusto per essere informati.

A questo punto gambe in spalla e via attraverso tre continenti.

Continua a leggere: Viaggiare a piedi: i cammini più belli del mondo

ROBERTO BINAGHI

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Leggi anche: Comunali Milano, l’odissea dei cittadini per parlare con gli aspiranti consiglieri

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I GRATTACIELI più ICONICI del MONDO da “portare” a Milano

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Credits: disguise.one

Dall’Empire State Building, passando per il Burj Khalifa fino alle Torri Petronas: dove potrebbero trovare posto in città?

I GRATTACIELI più ICONICI del MONDO da “portare” a Milano

#1 Empire State Building, il grattacielo art decò simbolo di New York. A Porta Venezia

Credits: ilmioviaggioanewyork.com

Divenuto uno dei maggiori simboli della città, con i suoi 443 metri di altezza, è stato il grattacielo più alto del mondo fra il 1931 e il 1973, quando fu superato dalle Torri Gemelle del World Trade Center. Realizzato in stile art déco, situato nel quartiere Midtown del distretto di Manhattan, i Giardini Indro Montanelli sarebbero la sua collocazione ideale, sul suo lato nord occidentale.

#2 Burji Kalifa a Dubai con 829,80 metri e 160 piani è il più alto al mondo. A CityLife

Credits: disguise.one

Il grattacielo più alto del mondo con 829,80 metri, la più alta struttura realizzata dall’uomo superando l’antenna radio di Varsavia e l’antenna della KVLY-TV di Blanchard in Nord Dakotae oltre a detenere il record di maggior numero di piani con 163 fuori terra e 2 sotterranei. L’edificio è frutto dell’ambizione dello sceicco Mohammed Āl Maktūm, primo promotore del rilancio economico di Dubai agli inizi degli anni ‘2000. La destinazione perfetta del Burji Kalifa sarebbe CityLife, per dominare gli altri grattacieli e diventare un’icona della città.

#3 Le Torri Petronas in Malesia, sono due torri gemelle di 452 metri, tra le più imponenti opere dell’ingegneria umana. A San Siro

Credits: wikipedia.org

Progettate dell’architetto argentino César Pelli, lo stesso della Torre Unicredit, le due torri gemelle alte 452 metri sono diventate il simbolo del progresso economico della Malesia. Grazie all’utilizzo della tecnologia più avanzata è stato possibile realizzare lo Skybridge, ovvero il passaggio coperto a 171 metri di altezza dal suolo che unisce i due edifici per passare da una torre all’altra senza dover scendere al piano terra dell’edificio. Inserite nell’ambito della costruzione del nuovo stadio e della riqualificazione del quartiere di San Siro potrebbero simboleggiare le due squadre di Inter e Milan.

#4 Marina Bay Sands a Singapore, il grattacielo con la piscina a sfioro più alta del mondo. A Scalo Farini

Credits: singlish.com

Il Marina Bay Sands ospita il terzo casinò più grande al mondo. Il complesso è sormontato da una piattaforma sospesa a forma di nave denominata “SkyPark”, di 340 metri, dove vi sono giardini pensili, piscine idromassaggio, centri benessere bar e ristoranti e, all’altezza di 200 m c’è la piscina a sfioro più alta del mondo, lunga 150 m. Potrebbe essere posizionato nello Scalo Farini di prossima realizzazione, in questo modo si potrebbe aumentare lo spazio destinato a parco concentrando la maggior parte di uffici e appartamenti al suo interno.

Leggi anche: Finiti i lavori della PRIMA PISCINA SOSPESA al MONDO (foto e rendering)

#5 The Shard, il grattacielo più alto di Londra, progettato da Renzo Piano. Capolinea M4

Credits: dewhurst.co.uk

La Scheggia, The Shard o anche Shard of Glass, è il grattacielo più alto di Londra, sesto in Europa e fino a prima della Brexit è stato anche il più alto dell’Unione Europea. Progettato dallo studio di architettura del genovese Renzo Piano, laureatosi al Politecnico di Milano negli anni ’60, raggiunge i 309,67 metri d’altezza e prende il posto delle più piccole torri preesistenti nel quartiere di Southwark. In cima al 72° piano, all’interno della guglia, c’è una terrazza panoramica per ammirare la città. Posizionato al capolinea ovest della nuova M4 potrebbe rappresentare la nuova frontiera del progresso di Milano e diventare il miglior punto di osservazione del nord Italia: a sud la Pianura Padana, a Nord la città e le Alpi.

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Architettura, scandalo partite iva. Lo studio ai lavoratori: “Dateci il bonus, è crisi” ma 500mila euro di utili (triplicati) nel 2020

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I 10 BORGHI SULL’ACQUA più BELLI d’Italia: dalla Venezia umbra al paese con la cascata in centro

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Credits: @ felicedd IG

Nella nostra penisola ci sono alcuni borghi costruiti su sorgenti cristalline e che con essa hanno un rapporto speciale. Vediamo quali sono i paesi più belli costruiti sull’acqua!

I 10 BORGHI SULL’ACQUA più BELLI d’Italia: dalla Venezia umbra al paese con la cascata in centro

# Loro Ciuffenna, Arezzo

Credits: siviaggia.it
loro ciuffenna

Costruito su un torrente che divide in due il paese, nella provincia di Arezzo, vi è uno dei borghi più belli d’Italia, Loro Ciuffenna. Qui c’è il mulino più antico della Toscana, pensate che è ancora in funzione, e tra i tetti del paese svetta la rossa Torre dell’Orologio.

Il centro storico, chiamato “il fondaccio”, con i suoi vicoletti e le case in pietra è un tuffo nel passato; ma sicuramente di grande interesse per gli innamorati è il così detto vecchio ponte romantico, perfetto per una passeggiata per poi fermarsi a guardare il torrente.

# Rasiglia, Perugia

Credits: @rasiglia
rasiglia

Nella bella Umbria, ci sono dei paradisi nascosti che vale la pena scoprire. Tra questi vi è Rasiglia, un piccolo comune montano frazione di Foligno. La sua ragion d’essere è l’acqua, questa infatti scorre tra le circa 50 case del paese. Bloccata ormai nel tempo, Rasiglia è conosciuta come la piccola Venezia umbra.

# Dolceacqua, Imperia

Credits: @georgelucky1973
dolceacqua

Già il nome ci fa capire che questo paese ligure non poteva che essere inserito nella lista. Dall’atmosfera fiabesca, Dolceacqua è stata fondata sul torrente Nervia. Tra i luoghi più belli del borgo vi è sicuramente il Castello Doria, risalente al 1177 e inizialmente di proprietà dei conti di Ventimiglia per poi passare alla famiglia che gliene da il nome.

Se invece vogliamo vivere la magia di entrare in un quadro, basta percorrere il Ponte Vecchio, famoso per essere stato soggetto di alcune opere di Monet.

# Santa Fiora, Grosseto

Credits: @visittuscany
Santa Fiora

Nella Maremma Toscana, sulle pendici del Monte Amianta, il borgo medievale di Santa Fiora è un paesino dagli splenditi paesaggi. Prende il nome dalla sorgente della Fiora su cui fu costruito e la Peschiera, posto in cui prima defluiva l’acqua del fiume, è probabilmente il luogo più famoso e uno dei più belli del borgo.

Con le sue viuzze, le sue case in pietra e i vicoli lastricati il paese sembra essersi fermato ai tempi degli Sforza, famiglia che lo ha reso così bello, e i ritmi sembrano  ancora scanditi dallo scorrere del fiume.

# Stifone, Terni

Credits: @umbriatourism
stifone

Lungo l’itinerario delle Gole del fiume Nera, nella frazione di Narni, si trova il paesino di Stifone con i suoi circa 40 abitanti. Intorno al paese vi è un’aurea di mistero: il fiume Nera crea, infatti, un’ansa e una sorgente  subacquea “segreta” riversa nel suo alveo migliaia di litri d’acqua.

A Stifone, un tempo, i romani costruivano le loro navi e oggi si possono trovare ancora le rovine del cantiere; inoltre nel paese vi sono antichi lavatoi ancora alimentati dall’acqua sorgiva.

# Isola del Liri, Frosinone

Credits: @igers_lazio
Isola del Liri

Luogo imperdibile se si visita il Lazio, l’isola del Liri è il borgo attraversato dalle cascate. Il fiume Liri si biforca creando due salti incredibili in mezzo alla cittadina: la Cascata Grande e la Cascata del Valcatoio, entrambe ben visibili dal centro storico.

È uno dei luoghi più suggestivi da visitare e ovviamente molti artisti se ne sono accorti: George Bidault, infatti, immortala la bellezza del borgo in un quadro che oggi è esposto al Louvre. Oltre allo scenario mozzafiato della cascata, sicuramente interessante è la fortezza medievale del Castello Boncompagni-Viscologliosi.

# Borghetto sul Mincio, Verona

Credits: @robbieleone
borghetto sul mincio

Uno dei borghi più belli d’Italia, Borgetto sul Mincio è la frazione più conosciuta del comune di Valeggio sul Mincio. Il centro storico mantiene ancora le sue origini medievali con le ruote dei mulini ad acqua, il campanile e le rocche del Ponte Visconteo.  Il borgo sorge proprio accanto al fiume Mincio e da qui parte la pista ciclabile che arriva a Peschiera del Garda costeggiando il fiume.

# Nesso, Como

Credits: @borghi_cartoline
Nesso

Dall’atmosfera pittoresca, Nesso sorge esattamente sul punto di incontro dei due torrenti Tud e Nosé e si trova sulla sponda orientale del lago di Como. Borgo dalla indiscussa bellezza, ma la sua vera attrazione è l’Orrido di Nesso. Esattamente quando i due torrenti si uniscono in una cascata che divide in due il paese, c’è infatti una profonda gola naturale. Altra curiosità sul paese è l’origine del suo nome. Sembrerebbe sia un omaggio all’antica divinità celtica delle acque.

# Bagno Vignoni, Siena

Credits: @wiga_excelsior_borghi
bagno vignoni

Perché non andare alle terme in mezzo alla piazza di un paese? Nel cuore della Val d’Orcia, precisamente a Bagno Vignoni, si può fare, anzi si poteva. L’unicità del borgo sta proprio nella piscina piena d’acqua termale calda nella piazza centrale di origine rinascimentale. Purtroppo la balneazione da qualche anno è vietata.

# Peschiera del Garda, Veneto

Credits: @valeri_aleigh
Peschiera del Garda

Città UNESCO situata all’inizio del corso del fiume Mincio, Peschiera del Garda è l’ultimo dei 10 borghi sull’acqua. Con il suo centro storico a forma di stella racchiuso nella fortezza, Peschiera ha in realtà origini romane, non più molto visibili perché nel Medioevo fu completamente stravolta. Cosa vedere a Peschiera oltre alla sua fortezza risalente al VI secolo (ormai abbandonata) e al centro storico con piazzette e viuzze? Le mura con le varie porte di ingresso e il Santuario rinascimentale della Madonna del Frassino. Peschiera poi con le sue spiagge lacustri è l’ideale per rilassarsi e farsi un bel bagno.

Ringraziamento speciale a zingarate.com

Continua la letteratura: I 7 piccoli BORGHI più BELLI del NORD Italia

BEATRICE BARAZZETTI

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La storia di Sir Cecil Chubb, l’uomo che COMPRÒ STONEHENGE

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Credit: @stonehenge

Nativo di Shrewton (unica cittadina che lo celebra ancora oggi, con una targa sulla
casa ove visse) a pochi chilometri da Stonehenge, era il figlio del sellaio del paese.
Il suo nome è indissolubilmente legato al famoso monumento ed alla sua generosità, che lo resero Baronetto.

La storia di Sir Cecil Chubb, l’uomo che COMPRÒ STONEHENGE

# Cecil Chubb ed il suo contesto

Credit: en.wikipedia.org

Ebbe l’occasione di studiare, che mise subito a frutto, sino ad arrivare al Christ’s
College di Cambridge, ove si laureò sia in Scienze che in Giurisprudenza, divenendo
poi avvocato.
Nel 1902, ventiseienne, sposò la sua amata Mary, assieme alla quale gestì dal punto di vista economico l’ospedale psichiatrico di Salisbury, aiutandolo a diventare (dal 1924) la struttura più grande ed avanzata d’Europa nel suo genere.

# Stonehenge in vendita e la scelta di Chubb

Credit: @stonehenge

La famiglia nobiliare degli Antrobus, all’epoca molto attiva a Chester ed in possesso del complesso megalitico dal 1820, decise di mettere Stonehenge all’asta in seguito alla morte di Edmund (l’erede maschio della famiglia) nell’ottobre del 1914, durante la Prima Guerra Mondiale.

Nel 1915, approfittando di un’asta, l’avvocato Chubb, ormai facoltoso, decise di
comprare Stonehenge per la somma di 6000 sterline dell’epoca (ossia circa
680.000 di oggi, quasi un milione di euro attuali).

Anche se l’aneddotica del tempo riporta che Cecil intendesse comprare il monumento per regalarlo alla moglie (che non ne sarebbe stata entusiasta), è assai più possibile che ad animarlo fosse l’amor di patria, poiché sembra che non volesse far cadere Stonehenge in mano gli speculatori, soprattutto statunitensi.

In effetti, l’amore dell’avvocato Chubbs per la sua terra era noto; dopo l’attività forense, egli divenne membro del consiglio comunale di Salisbury e, successivamente, Giudice di Pace per lo stesso circondario.
Dopo che ebbe donato Stonehenge allo Stato (tale donazione porta la data del 26 ottobre 1918), nel 1919, il Primo Ministro Britannico dell’epoca, David Lloyd-George, lo fece Baronetto, consentendogli di raffigurare il monumento di Stonehenge sul suo stemma.
Il titolo nobiliare si è estinto nel 1957, alla morte di Sir John Chubb, figlio di Cecil.

# L’eredita dell’avvocato-baronetto: Stonehenge oggi

Credit: @raw_europe_

Il prezzo stabilito all’epoca dall’avvocato Chubb per visitare Stonehenge (“non più di uno scellino”) sarebbe un po’ incoerente col prezzo del biglietto d’ingresso al
giorno d’oggi, pari a poco più di 20 sterline.

Nel 1980 i nipoti di Chubb hanno scoperto la targa che lo commemora nella sua Shrewton, ma anche prima di allora Stonehenge era notissima, apparendo in migliaia di foto e cartoline, nonché in centinaia di film.

Continua la lettura con: L’APPARTAMENTO più COSTOSO di Milano è stato venduto! Chi l’ha comprato?

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Leggi anche: Lo scandalo delle false partite Iva: basta ipocrisia, serve una proposta politica

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Ogni azione determina una reazione

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Le cinque giornate di Milano

In Fisica la terza legge della dinamica, o principio di “azione e reazione”, stabilisce che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Anche in Psicologia esiste un fenomeno per cui la maggior parte delle aggressioni avviene in seguito ad un percorso di escalation verbale e fisica tra i contendenti. Addirittura, si supera a livello individuale la legge della Fisica, perché quasi sempre la reazione supera di intensità l’azione che l’ha provocata. E questo porta a un’escalation che può sfociare in una violenza spropositata rispetto all’azione di partenza.

Ma questa legge si applica anche nella società?

Quasi sempre le insurrezioni popolari sono avvenute in seguito all’adozione di norme particolarmente brutali o repressive. Le cinque giornate di Milano sono divampate dopo una serie di restrizioni degli austriaci considerate inammissibili dai milanesi.

Anche la rivoluzione francese è maturata in un clima di difficoltà economiche e mala gestione dello Stato che ha portato a una crescita dell’insofferenza fino all’esplosione finale.

La soluzione per evitare la degenerazione dello scontro sociale è che quando i governi decidono di adottare misure non popolari, devono calcolare bene tutti i possibili effetti collaterali e dovrebbero sempre cercare di dare in cambio qualcosa, soprattutto se colpiscono solo una parte della popolazione.
Perché subire una restrizione che discrimina porta inevitabilmente a sviluppare tecniche di reazione di pari o più alto livello. Con l’aggiunta che essere parte di un gruppo discriminato alimenta una coesione e uno spirito di corpo e di rivendicazioni delle proprie ragioni più accentuato.

Si genera quello che in Psicologia si chiama “effetto rete”, ossia la reazione di gruppo diviene molto più intensa rispetto alla semplice somma delle reazioni individuali.

Continua la lettura con: la strategia del terrore

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: Il cinismo salverà il mondo, tra gli Usa e il Green Pass

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L’hotel più SPAVENTOSO del mondo: si dorme in una BARA

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Credit: @unusualhotel

Entrate nell’hotel, fate il check in, prendete la vostra chiave e finalmente vi dirigete in camera.
Aprite la porta ed ecco la stanza meravigliosa in cui alloggerete: le pareti sono di un colore tenue, le tende sembrano pulite e al centro della stanza un paio di bare bianche in cui dormire.
Come? Non è quello che vi aspettavate? Troppo tardi, benvenuti al Propeller Island City Lodge, l’hotel da brivido in cui si dorme nelle bare.

L’hotel più SPAVENTOSO del mondo: si dorme in una BARA

#L’hotel più spaventoso del mondo

Credit: veneya.com.ua

Berlino, una città frenetica e forse un po’ caotica che però sembra quasi un paradiso in confronto all’hotel che ospita in una delle sue vie.
É proprio nella capitale tedesca infatti, che si trova uno degli hotel più strani al mondo.

Il Propeller Island City Lodge, il cui nome deriva dal romanzo tra avvenuta e  fantascienza scritto da Jules Verne nel 1895, si trova nel quartiere Schoeneberg, nella zona ovest di Berlino.

Fatto a mano e ideato completamente dall’artista Lars Stroschen, soggiornare qui è un’esperienza davvero unica.

L’artista tedesco che ha dato il via a questa follia in quattro mura utilizzò l’ambientazione prima come set per degli shooting fotografici per poi trasformarlo in un hotel.

Il Propeller Island City Lodge può essere considerato come un vero e proprio museo in cui dormire: ogni stanza ha un suo tema e nulla è lasciato al caso.

Forse fin troppo dato che ovunque ci si giri sembra di essere in un film dell’orrore.

#Dormire in una bara

Credit: @maryana.gev

Che sia un modo per riscoprire il valore della vita o solo il desiderio di fare qualcosa di estremo, dormire in una bara non è di certo un’esperienza per tutti.
L’hotel nella capitale tedesca offre una stanza piena di bare bianche in cui dormire.

Ogni bara è solo per una persona e, come se non bastasse, si possono chiudere, lasciando una piccola fessura solo per respirare.

Se passare la notte in un’agenzia funebre non rientra nei vostri desideri non vi preoccupate, il Propeller Island City Lodge ne ha per ogni gusto, o quasi.

Questo hotel da incubo contiene infatti 32 camere, ognuna con un tema e ognuna più folle e spaventosa dell’altra.
Facciamo il tour delle camere più assurde di questo hotel.

#La camera coperta di specchi

Credit: @the_guide_armenia

Questa stanza contiene solo un letto tondo circondato da centinaia di specchi; le luci accecanti e la struttura di metallo del letto rimandano subito ad una sorta di sala chirurgica.

Chi non ha mai sognato di aprire gli occhi durante il sonno e vedere 300 sagome intorno a sè?

#La stanza sotto-sopra

Credit: @travel_with_yanessadi

Quella sotto-sopra è l’unica camera che possiede quattro letti.

Tutti gli arredi e i mobili pendono dal soffitto mentre i letti sono incastonati nel pavimento dando la sensazione di trovarsi in un mondo parallelo.

Giusto per darvi un’idea: state dormendo, aprite gli occhi e la prima cosa che vedete è un tavolo che sembra vi stia per cadere addosso.

Penso che ormai sia chiaro a tutti che il Propeller Island City Lodge non è un posto dove si va per rilassarsi.

#La camera con le gabbie

Credit: @therelocos

Una delle camere più amate di questo hotel è quella con le gabbie.

Al centro di questa stanza ci sono due gabbie che poggiano su palafitte alte più di un metro e mezzo.

Sul sito dell’hotel questa stanza viene considerata da due persone (come il numero dei letti) o da quattro, dato che, stando a quanto consigliato sul sito, i bambini amano dormire in queste strutture di metallo.

#Dormire al Propeller Island City Lodge

Dormire al Propeller Island City Lodge costa dai 70 per arrivare fino ai 120 euro.

Il rischio di dormire in questo hotel è di diventare pazzi e come sottolineano molti clienti, non bisogna aspettarsi il servizio in camera e bagni privati con le saponette profumate.

Questo hotel non è famoso per i suoi confort ma alla fine, chi ha i confort all’inferno?
E voi? Ci dormireste?

Continua la lettura con: A un’ora da Milano si può DORMIRE nella CAMERA appesa a un ALBERO

ARIANNA BOTTINI

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“L’Università non è un luogo di discriminazione”: prima assemblea di studenti NO GREEN PASS a Milano

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Corteo no Green Pass, Milano 21 agosro

Si è tenuta il 25 agosto in piazza Leonardo Da Vinci la prima assemblea degli universitari milanesi critici contro il Green Pass. “No alla discriminazione” e critica a un provvedimento unico a livello mondiale sono i temi più condivisi. In tutte le università si sono organizzati movimenti analoghi: in fondo all’articolo la lista dei gruppi Telegram suddivisi per ateneo. 

“L’Università non è un luogo di discriminazione”: prima assemblea di studenti NO GREEN PASS a Milano

25 agosto: a partire dalle 18:00 si ritrovano in piazzale Leonardo Da Vinci gli studenti che per primi si sono attivati contro l’obbligo di green pass negli atenei.
Durante la pausa agostana, gli studenti di tutta la penisola hanno visto arrivare il decreto di introduzione del green pass, che estende l’obbligo anche a tutti gli atenei del paese.
Ciascuno studente universitario si è vista arrivare lettera e/o raccomandazioni dai propri atenei, dai Rettori, contenenti comunicazioni tra le più disparate. Tra rettori e facoltà, infatti, c’è chi ritiene il green pass uno strumento potenzialmente estensore dei diritti, altri che raccomandano proprio la vaccinazione in quanto salvifica ed altri messaggi ancora.
La risposta di alcuni studenti è stata la nascita spontanea di un movimento contro uno strumento come il lasciapassare verde che crea discriminazioni tra gli studenti e tra i docenti.

L’assemblea di Milano rientra all’interno di un movimento che si sta diffondendo in tutta Italia. 

# L’assemblea

«❗️IMPORTANTE❗️ È giunto il momento di incontrarci» dice il messaggio che annuncia la prima assemblea territoriale degli studenti milanesi. Il luogo prescelto è Piazza Leonardo Da Vinci, mercoledì 25 agosto alle 18:00, perché «è finalmente il momento di entrare nel vivo, è il momento di conoscerci, discutere ed iniziare a muoverci come un unico corpo per dire no al Green Pass».
Prima esigenza è incontrarsi e legittimare i ruoli di chi si è trovato dalla parte del coordinamento e chi vorrebbe dare una mano operativamente, ma con ruoli e finanche idee diversi.

L’assemblea inizia nel soleggiato tardo pomeriggio di fine estate, il clima mite e il sole al tramonto conferiscono all’assemblea un’energia particolare.
Tutti riconoscono che il movimento è in ritardo, le cose da fare, preparare e organizzare sono tantissime e purtroppo – in attesa di un assestamento del coordinamento nazionale – i coordinamenti territoriali ne hanno fatto le spese.
I ragazzi e ragazze che in questi primi giorni si sono impegnati a livello locale e nazionale, vengono legittimamente riconosciuti come referenti e coordinatori per Milano e spiegano cosa è già sul piatto.

# Le prime mosse: voglia di autonomia

Corteo no Green Pass, Milano 21 agosro

C’è sono lettere di risposta alle comunicazioni ricevute dagli studenti, un documento di varie pagine, curate da professionisti sul profilo giuridico e scientifico, che i ragazzi vorrebbero adattare per ogni ateneo di Milano, dato che ogni singola facoltà ha mandato lettere ed indicazioni diverse.
Di contro tutti gli altri studenti chiedono il perché di questi ritardi e iniziano a delineare futuri scenari di intervento e modalità di azione a breve e lungo termine, che non possiamo anticipare in quanto non ancora deliberati dall’assemblea.

Durante il dibattito gli studenti milanesi chiedono ai coordinatori di ambire ad una maggiore autonomia per il movimento di Milano, dato che la città meneghina ha delle necessità logistiche e quantitative che poche altre città d’Italia possono condividere.
La proposta è semplice: attenersi alle indicazioni del coordinamento nazionale, ma se la proposta a Milano è inadatta, sentirsi in diritto di poterla accantonare ed adottarne una più efficace.
Inoltre se Milano ha una proposta che rispetta il codice del coordinamento nazionale, sentirsi in diritto di portarla avanti, annunciandola semplicemente, senza chiedere il permesso, perché Milano vale come tutti gli altri coordinamenti e non vuole solo eseguire indicazioni calate dall’alto.

# I prossimi passi: manifestazioni e statuto unitario

L’assemblea delibera di proseguire la partecipazione alle manifestazioni che ogni sabato si stanno tenendo in ogni città. Gli studenti milanesi hanno bisogno di far sapere che esistono, hanno necessità di sostegno ed intendono appoggiare sia il coordinamento nazionale degli Studenti contro il green pass, sia i movimenti spontanei dei cittadini contro il provvedimento che considerano discriminatorio.

Si troveranno forme di comunicazione per far conoscere le istanze degli studenti milanesi, con particolare attenzione alla relazione con gli altri studenti, e tutti coloro che hanno fatto altre scelte rispetto al green pass; questi ultimi vengono individuati come interlocutori privilegiati e non come obiettivi da attaccare.
Gli studenti di Milano auspicano uno statuto o un codice, adottato a livello nazionale, in modo da potersi associare ad un unico e condiviso codice di comportamento, o dissociarsi in caso di boicottaggi volti a screditare la freschezza di questo nuovo movimento.

Intanto il gruppo social, nato spontaneamente intorno a ferragosto, si ingrandisce ed accoglie altri membri che si sono presentati oggi e cambia nome, aggiungendo al nome del gruppo la dicitura “persone vere”.
Qui sotto la lista dei primi gruppi di studenti che si stanno attivando in questo movimento per i diritti e contro la trasformazione di uno stato di emergenza in uno stato di eliminazione dei diritti fondamentali. 

# Studenti contro il green pass, movimento nazionale

corteo no green pass milano
Lista delle delle Università italiane contro il GreenPass
 
 ACCADEMIE italiane contro il Green Pass https://t.me/joinchat/8gBMuq9XcMMyMDVk
 
CONSERVATORI no GreenPass https://t.me/joinchat/cBD–Gn2hkhkZmY0
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ROMA Università Pontificia Salesiana https://t.me/joinchat/WgaPLHstoXExNTQ0
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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LAURA LIONTI

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La strategia del terrore

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Esecuzione Robespierre, Terrore francese

Il periodo del Terrore fu caratterizzato dal predominio politico del Comitato di Salute Pubblica che introdusse una serie di misure repressive di crescente durezza contro gli avversari politici, sia di sinistra che di destra.

L’obiettivo era di rafforzare la fazione giacobina. Quali erano le caratteristiche di questo movimento che ha caratterizzato il Terrore francese?

L’uso di ogni mezzo in maniera anche spregiudicata, compresa la ghigliottina, per raggiungere un fine considerato “nobile”.
Secondo François Furet, “l’aggettivo giacobino viene a indicare i partigiani della dittatura di salute pubblica”. Ozouf identifica invece nel centralismo l’elemento caratterizzante del giacobinismo, che individuò nell’opposizione al federalismo girondino la propria principale ragion d’essere.

Il giacobinismo sostiene “l’indispensabilità di un governo centrale”, rifiutando l’esistenza sia di autonomie locali che di corpi intermedi o contro poteri. Sempre secondo Ozouf altri elementi caratterizzanti sono la “manipolazione degli eletti” e una sorta di “sospensione della realtà”.

Michel Vovelle descrive il giacobinismo anche come un’etica, “che predica le virtù sia domestiche sia civili, la frugalità delle ‘quaresime repubblicane’, la probità, l’altruismo e l’aiuto reciproco”, sottolineando come questo codice morale comporti inevitabilmente anche una logica del sospetto nei confronti dell’oppositore politico, che diventa “nemico da combattere fino alla distruzione”, in un’ottica “intollerante e settaria”.

Nel manifesto del 1848 Marx ed Engels sostengono la filiazione del comunismo dal giacobinismo.

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MILANO CITTA’ STATO

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Il COMPLESSO ARALDICO più grande del MONDO

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Credits: @magicasabry IG

Un palazzo antico, storico e simbolico, conosciuto come l’Archiginnasio. Andiamo a scoprirne i segreti e le curiosità per comprendere meglio la sua importanza.

Il COMPLESSO ARALDICO più grande del MONDO

# La lunga storia

Credits: archiginnasio.it

Il palazzo dell’Archiginnasio fu costruito a Bologna fra il 1562 ed il 1563 per volere del Legato pontificio, il cardinale Carlo Borromeo e del Vicelegato Pier Donato Cesi, su progetto dell’architetto bolognese Antonio Morandi detto Terribilia. Lo scopo dell’operazione, maturata nel clima culturale del Concilio di Trento, era quello di dare una sede unitaria all’insegnamento universitario, fino allora disperso in varie sedi.

L’edificio cessò la sua funzione universitaria nel 1803. Nel 1838, dopo essere stato per alcuni anni scuola elementare, diventa sede della Biblioteca. Milioni di studenti ora passano tra le sue stanze e detiene un record speciale: si tratta del più grande complesso araldico del mondo, composto da stemmi studenteschi. Infatti, se ne possono contare quasi seimila.

# L’Archiginnasio oggi

Credits: visitupbologna.com

Ad oggi, il palazzo si presenta all’esterno con un lungo portico di 30 arcate e si articola in due piani intorno ad un cortile centrale a doppio ordine di logge. Al piano terreno, alcune delle antiche aule sono occupate dalla Società Medica Chirurgica e dall’Accademia di Agricoltura. Sono presenti, poi, due ampi scaloni che conducono al piano superiore. Quest’ultimo ospita ben 10 aule scolastiche, che ora fungono da depositi per i libri della Biblioteca. Inoltre, è possibile visitare due aule magne all’estremità, le quali oggi sono le sale di lettura per tutti gli ospiti interessati a prendere un libro in prestito.

Come già accennato, una delle caratteristiche principali che, tra le altre cose, rende unico l’Archiginnasio di Bologna sono le pareti delle sale, le volte degli scaloni e dei loggiati. Infatti, sono tutte fittamente decorate da iscrizioni, monumenti celebrativi e da migliaia di stemmi e di nomi di studenti. Un primato meritato per un posto più che speciale.

Credits: martinaway.com

Continua a leggere con: La CASA da SOGNO in vendita sul “CANAL GRANDE” di Bologna

MATTEO GUARDABASSI

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Il “PAESE delle FAVOLE”

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Se girando l’angolo ci si imbatte in Alice nel Paese delle Meraviglie o ancora più avanti in Peter Pan due sono le opzioni: stiamo sognando o siamo tra le vie del borgo di Sant’Angelo di Roccalvecce.

Il “PAESE delle FAVOLE”

# La nascita del paese delle favole

Credits: viaggiatorenonpercaso.com

L’idea di unire arte e architettura viene da un abitante del posto, Gianluca Chiovelli, che nel 2016, con l’obiettivo di dare un nuovo impulso al luogo, fondò l’associazione culturale ACAS. Il suo obiettivo? Trasformare il borgo in cui vive in un paese delle favole, così da regalare alla gente locale e ai viaggiatori un’esperienza unica.

In questo borgo a due passi da Viterbo, grazie al prezioso intervento di un team di street artist quasi tutto al femminile, le strade, le piazze e i vicoli più nascosti prendono vita diventando come pagine di un gigantesco libro di racconti.

# Il borgo si apre con Alice nel paese delle meraviglie

Ad aprire questa avventura alle porte del paese troviamo Alice nel paese delle Meraviglie, il simbolo per eccellenza di un mondo che si può vedere solo se si è disposti a credere.         
Il murales realizzato da Tina Loiodice si trova nella piazza principale di Sant’Angelo.         

L’intero perimetro di facciata è affrescato con i protagonisti del racconto e nessun dettaglio è lasciato al caso; le lancette dell’orologio dipinto segnano infatti le 11 e 27 minuti, in riferimento al giorno dell’inaugurazione avvenuta il 27 novembre del 2017.

Ma Alice non è sola, girando l’angolo infatti, si possono incontrare Peter Pan, Biancaneve con i suoi nani e i quattro musicanti di Brema e molti altri.          I diversi personaggi accompagnano le persone una via dopo l’altra, come in ogni favola che si rispetti infatti, non si è mai da soli nella propria avventura.

Credits: serena proietti colonna

# “L’alba di un nuovo giorno”

Credits : francesco vecchio

Sant’Angelo non si ferma ed è in continua evoluzione, come una storia che aggiunge capitoli alla sua narrazione; non più solo murales ma anche installazioni d’arte che continuano ad aggiornarsi.

In questi ultimi mesi, infatti, gli artisti hanno aggiunto nuovi personaggi e opere d’arte come quelli della novella “L’alba di un nuovo giorno”, un augurio di speranza per il mondo colpito nel 2020 dalla pandemia da Coronavirus.                                                       

Sulla scalinata è dipinta la frase: “Vieni con me dove nascono i sogni e dove il tempo non è programmato pensa solo cose felici e il tuo cuore volerà sulle ali per sempre”, un altro modo per augurare a tutti la serenità e la voglia di ricominciare dopo questi difficili mesi.

In questo paesino dove è stato dimenticato il confine tra sogno e realtà è impossibile non essere trasportati dall’immaginazione. Non rimane dunque che entrare in questa favola e provare, almeno per un giorno, ad esserne i protagonisti.

Continua la lettura con : I più bei MURALES di Milano

ARIANNA BOTTINI

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Dormire in un TUBO

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credit: enchantingeden.wordpress.com

Scegli tu quanto pagare, e dormi nei tubi!

Dormire in un TUBO

Dormire nei tubi delle fognature? Si può. Un architetto austriaco, Andreas Strauss, ha creato nel 2004 il Das Park Hotel.  Si tratta di enormi tubature che, con un grande lavoro di fantasia e recupero, sono diventate delle stanze di hotel disseminate nei parchi.

# Il Das Park Hotel è un mix tra hotel e camping

credit: enchantingeden.wordpress.com

Il primo nasce appunto in Austria, sulle rive del Danubio, ad Otthensheim. Si tratta di un mix tra hotel e camping: i tubi fungono da bungalow, possono ospitare al massimo 2 persone, hanno al loro interno un letto, delle coperte e una lampada. La toilette è fuori; ci sono le toilette comuni e per la colazione c’è un bar, ovviamente in alternativa alla cucina comune.

# Si, ma il costo? Si paga “quello che si vuole”

credit: bigsee.eu

Ci si registra sul sito, si invia una mail, si prenota la stanza, soltanto un tubo per ogni mail e massimo per 3 notti, e al momento della prenotazione arriva un codice via mail che ci permetterà  poi di aprire il nostro tubo. Si, ma il costo?  Si paga “quello che si vuole”, si, un’offerta per il progetto, per l’idea, per l’originalità… leggendo le recensioni dei visitatori si va dal super entusiasta a quello che ha trovato il parco in pessime condizioni per esondazione del Danubio (?), ma comunque il tubo e’ di cemento isolante!

# Dal primo aperto in Austria alle piramidi di tubi in Messico

credit: quiekyaccom.com

Comunque l’idea funziona.  Dopo l’Austria anche in Germania sono stati aperti hotel simili, e sono sbarcati anche in Messico, a Tepoztlan. Qui si trovano anche piramidi di tubi impilati uno sull’altro, stile alveare, ma anche qui la logica è la stessa, niente bagno in camera, niente colazione, solo pernottamento.

Leggi anche: L’HOTEL più PICCOLO del MONDO

MARTINA PICCIONI

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L’opposizione fuori controllo

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Nei mesi passati Huawei è stata accusata di spionaggio dal governo americano e per questo motivo Google ha deciso di non dare più in concessione Android ai telefoni dell’azienda cinese.

Quella che apparentemente doveva essere una punizione molto pesante in realtà si sta rivelando un boomerang. Perché Huawei ha tutte le risorse per sviluppare un sistema operativo alternativo per i suoi telefoni, considerando che il suo più grande bacino di clienti è all’interno della Cina. Quindi il paradosso della mossa di Google è che perderà controllo sui dati di un numero enorme di utenti.

Lo stesso sta accadendo per Facebook che avendo ormai da mesi una campagna di delegittimazione e di blocco di molti utenti che esprimono pensieri e idee sul tema sanitario sta portando alla migrazione verso piattaforme che non hanno censura come Telegram o Signal.

In questo modo quelli che erano all’interno di Facebook e quindi comunque controllabili e gestibili direttamente dalla piattaforma, una volta che sono fuori sfuggono a qualunque tipo di contraddittorio radicalizzando ulteriormente le posizioni. E sfuggendo a qualunque potere che può esercitare Facebook e le autorità che collaborano con lei.

Può essere che nel giro di qualche mese ci troveremo con due piattaforme che raccolgono ciascuna un gruppo di utenti con una visione del mondo opposta all’altro, stigmatizzando il confronto e aumentando il contrasto e la divisione sociale, come avviene sempre quando si tenta di limitare la libertà di espressione ed eliminare il confronto tra le idee.

Come, ad esempio, è successo con l’avvento di Lutero in seguito alla repressione violenta delle eresie che ha indebolito definitivamente l’autorità del Papa. Le stesse rivoluzioni francese e bolscevica sono state alimentate dalla diffusione di informazioni nella clandestinità.

Il paradosso del controllo del potere sull’informazione è che tanto più aumenta il controllo, tanto più aumenta l’opposizione al potere. Perché tanto più cerchi di eliminare l’opposizione dalla luce del sole, tanto più questa si propaga nell’ombra.

Continua la lettura con: gli amici ritrovati

MILANO CITTA’ STATO

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THE WHALE, la balena: archistar ai CONFINI del MONDO

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credit: domusweb.it

Un’innovativa struttura sembrerà una coda di balena che emerge dalle acque. Dove, quando e perché verrà costruita?

THE WHALE, la balena: archistar ai CONFINI del MONDO

Per studiare qualcosa davvero, bisogna farlo da insider, quindi quale miglior modo di studiare le balene se non dall’interno di una balena? E’ con questo scopo – l’osservazione delle balene – che verrà ultimato entro il 2022 “The Whale”, un edificio che avrà la forma di una gigantesca coda di balena e sarà situato nel cuore del Circolo Artico. Scopriamolo insieme.

# The Whale: un nuovo modo di osservare le balene e un incentivo per il turismo

L’osservatorio “The Whale” è stato progettato dallo studio d’architettura danese Dorte Mandrup A/S e oltre al suo scopo principale, ovvero osservare al meglio questi affascinanti mammiferi e preservare la vita marina, rappresenta un tentativo di aumentare il flusso turistico sull’isola di Andøya, nel nord della Norvegia, che ora conta 50.000 visitatori all’anno. E’ proprio sulle coste dell’isola che verrà costruita questa gigantesca coda di balena che avrà al suo interno spazi espositivi, uffici, un caffè e persino un negozio.

# Sembra una coda di balena che emerge dall’acqua

credit: domusweb.it

La struttura è stata progettata per fondersi con l’ambiente circostante, in modo da sembrare davvero la coda di una balena che fuoriesce dall’acqua. Il tetto dell’osservatorio è in pietra e si mimetizza perfettamente con il paesaggio roccioso in cui è posizionato, e le pareti vetrate creano un continuum tra gli spazi interni e quelli esterni.

credit: domusweb.it

“The Whale” verrà costruito proprio sulla costa di Andøya, divenendo l’ultimo limite tra la terra ferma e il mare aperto. Con il buio della notte verrà illuminato solo dal riflesso della luna e si potrà lasciare libera la propria immaginazione. 

# L’osservatorio e il suo tetto panoramico rivoluzioneranno il turismo norvegese?

credit: domusweb.it

Sarà possibile addirittura camminare sul tetto dell’osservatorio, pronto a diventare un’immensa terrazza panoramica dalla quale osservare i cetacei, l’aurora boreale e scattare foto e selfie.

Oltre ad essere un importante luogo culturale, “The Whale” è già diventato virale in tutto il mondo: sarà un’ambita attrazione che rivoluzionerà il whale watching e il turismo norvegese?

Leggi anche: L’HOTEL che si SCIOGLIE ogni anno

ROSITA GIULIANO

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Le leggende della MONTAGNA SPACCATA

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Credit: @discover.lazio

La Montagna Spaccata ogni anno attrae migliaia di visitatori affascinati.

Quello che molti non sanno è che dietro la storia e la conformazione di questa montagna ci sono diverse leggende.

Le leggende della MONTAGNA SPACCATA

# Il santuario nella roccia

Credit: @discover.lazio

La Montagna Spaccata è uno dei luoghi più suggestivi di Gaeta che ogni anno attrae migliaia di visitatori affascinati. Intorno a sè racchiude un vero e proprio itinerario, accompagnato da tutte le storie e le  leggende che girano intorno a questo luogo.

All’interno della Montagna Spaccata troviamo anche il Santuario della S.S. Trinità. Costruito nell’XI secolo, è rinomato nella storia perché qui vi pregarono numerosi pontefici, tra cui Pio IX, sovrani, vescovi e santi, tra cui Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio e San Filippo Neri.

É con questo ultimo nome che iniziano le leggende.

La leggenda narra che sia proprio San Filippo Neri ad aver vissuto all’interno della Montagna Spaccata, tanto da trovare un giaciglio in pietra noto ancora oggi come “Il letto di San Filippo Neri”.

Lungo le pareti della roccia si possono poi trovare diversi riquadri in maiolica che riproducono le postazioni della Via Crucis, in parte restaurate, risalenti al 1849 e attribuite a S.Bernardino da Siena.

# L’impronta della mano nella roccia

Credit: @dereksodre.ofc

Il percorso della Montagna Spaccata prevede anche la visita della suggestiva “Grotta del Turco”.

Questa grotta è collegata alla tradizione cristiana secondo cui lo squarcio risale al momento della morte di Cristo ma non mancano diverse credenze popolari.

Fra queste, ce n’è una, che echeggia tra le pareti rocciose più di tutte le altre.

La storia narra che in questi luoghi si nascondessero pirati saraceni pronti ad attaccare le navi nemiche e che uno di essi un giorno toccò la montagna. Questa divenne morbida e si deformò sotto il suo palmo. Per questo, attraversando il percorso è possibile notare un’impronta nella roccia.

Una scritta in latino, posta al fianco della mano, cita: “Un incredulo si rifiutò di credere ciò che la tradizione riferisce, lo prova questa roccia rammollitasi al tocco delle sue dita”.

# Una storia d’amore drammatica

Credit: @luna_decristofaro

La leggenda più grande legata alla Montagna Spaccata è intrecciata con una storia d’amore antica e dolorosa.

Secondo la leggenda molti anni fa dove oggi c’è la Montagna Spaccata vivevano delle bellissime Anguane, donne ammalianti che si potevano vedere di notte quando danzavano e cantavano sotto la luce della luna piena e che soggiogavano gli uomini con il loro fascino.

Un giorno, in quei boschi passò un giovane montanaro di nome Giordano che lungo il cammino notò una meravigliosa creatura dai lunghi capelli e se ne innamorò. Il suo nome era Etele e il giovane Giordano decise che ella sarebbe diventata la sua sposa.

I vecchi e saggi del villaggio conoscevano il destino di Etele: sarebbe svanita quando sua madre, la Maga del bosco fosse morta eppure le raccomandazioni per il giovane innamorato furono inutili.

L’amore per la meravigliosa Anguana era tale da sfidare qualsiasi presagio.

Si sposarono e poi il destino andò a bussare alla porta della capanna che avevano costruito: la Maga morì.

Etele, consapevole del suo destino, cercò di scappare una mattina ma Giordano la inseguì fino a una rupe.

La giovane Anguana si volse e vide il suo innamorato che la stava per raggiungere ed arrivò il momento tanto ignorato.

L’incantesimo si manifestò: un alto boato scosse la terra e la rupe si spaccò in tutta la sua altezza ed Etele, attirata all’interno, scomparve verso il cielo.

Giordano tentò di varcare l’enorme fenditura, ma un’imponente cascata lo fermò e lo respinse verso valle, da qui la montagna fu spaccata per sempre.

Queste sono solo storie forse con un pizzico di verità ma comunque leggende, eppure quando si guarda la Montagna Spaccata non si può non pensare che ci sia lo zampino di qualche forza che sfida i limiti della realtà.

Continua la lettura con: Il paese più SFORTUNATO d’Italia

ARIANNA BOTTINI

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Le 5 SPECIE ALLOCTONE che stanno soppiantando la fauna di Milano

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Credits: ilgiornaledelcibo-it - Gambero della Louisiana

Senza aprire scenari apocalittici, la Città di Milano soffre da anni di una piaga aperta per colpa di alcune specie di animali che per vari motivi si trovano a vivere e proliferare nel territorio urbano. 

Le 5 SPECIE ALLOCTONE che stanno soppiantando la fauna di Milano

#1 La zanzara tigre proveniente dal sud est asiatico

Credits mimixy13 IG – Zanzare tigre

Arrivata dal sud est asiatico tramite trasporto marittimo con oggetti o piante dove le larve possono essere spostate senza che subiscano grandi traumi fino alla loro schiusa, la zanzara tigre può essere un veicolo di trasmissione di alcune infezioni virali piuttosto serie. Ormai ampiamente diffusa si teme di non riuscire ad eradicarla.

#2 La nutria, animale originario del Sud America

Credits: ilgiornaledelpo.it – Nutria

Rilasciate in grande quantità da incauti allevatori, che non hanno più avuto convenienza nell’allevarle per la loro pelliccia, le nutrie hanno trovato nelle campagne del nord Italia un ambiente piuttosto confortevole per le loro caratteristiche. Presenti in numerose colonie in tutto l’hinterland cittadino, godendo di uno stadio comportamentale che le porta ad essere curiose oltre che piuttosto coraggiose, alcune colonie sono ormai stabilmente presenti nei parchi cittadini con tutti i problemi ad esse connessi. Modificazione dell’ambiente con grandi buche e percorsi scavati nel terreno, specie in prossimità di zone umide, scalzamento di alcune specie autoctone più deboli e meno “sfrontate” come stile di vita quali il riccio e l’istrice, predazione di uova di volatile comprese le specie a rischio sono alcuni dei problemi creati da questi roditori.

#3 Il gambero rosso della Louisiana

Credits: ilgiornaledelcibo-it – Gambero della Louisiana

Scappati da allevamenti creati per uso alimentare in primis, questo gambero d’acqua dolce sta sconvolgendo l’equilibrio della fauna e della flora dei corsi d’acqua milanesi. Abilissimo predatore di uova, anfibi e soprattutto del suo competitor autoctono, più piccolo e meno resistente ad alcuni parassiti dei quali la specie americana è spesso portatrice, il crostaceo rosso ha provocato estinzione di alcune specie di suoi simili. Oltre a questo, come già detto, è vettore di parassiti che minano l’equilibrio biologico dei corsi e degli specchi d’acqua presenti in città.

#4 Lo scoiattolo grigio del Nord America

Credits: tuttoggi.info – Scoiattolo grigio

Probabilmente la causa della sua presenza è da imputarsi a qualche proprietario che, più o meno volontariamente, ha lasciato che alcuni esemplari trovassero la via della libertà. Questa specie, decisamente più resistente e vorace del nostro scoiattolo rosso, ha preso possesso delle aree boschive cittadine. Se pur di bellissimo aspetto e molto simpatico nei suoi comportamenti sta causando la totale sparizione della specie autoctona oltre a creare, data la sua voracità, alcuni danni ambientali. Dallo scortecciamento di alberi al rosicchiare i cavi elettrici, al cibarsi di uova di rettili uccelli, la specie originaria del Nord America sta mettendo la parola fine alle colonie dello scoiattolo rosso, e non solo a Milano…

#5 La testuggine dalle orecchie rosse del Messico

Credits: mille-animali.com – Testuggine dalle orecchie rosse

Oltre a trasmettere la salmonellosi questa tartaruga originaria del Messico crea un disequilibrio biologico essendo più forte e prolifica delle specie autoctone. Liberate in grandi quantità da chi si è ritrovato dal nutrire una piccola e simpatica testuggine di pochi centimetri al dover “mantenere” un animale che supera tranquillamente i venticinque centimetri di lunghezza per gli esemplari femmina e i due chili di peso questa specie è estremamente vorace e non si limita a piccoli insetti presenti nel loro habitat.

Altri animali non autoctoni sono i pappagalli tropicali come quelli al Parco Sempione, i pesci rossi asiatici ed altri ancora.
Notizia positiva è invece il ritorno del falco (lo scorso anno è stata avvistata anche un’aquila) e molti mammiferi che, complice il lockdown, hanno trovato i giusti spazi per riproporsi in territori nei quali erano scomparsi da decenni.

Continua a leggere con: Ma d’INVERNO dove vanno le ZANZARE?

ROBERTO BINAGHI

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Gli amici ritrovati

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L'amico ritrovato

L’Amico Ritrovato è un celebre romanzo di Uhlman. Narra la storia di due compagni di scuola, uno ebreo l’altro di famiglia con simpatie naziste, grandi amici nella Germania degli anni trenta ma che per le discriminazioni razziali sono costretti a separarsi e a prendere due strade diverse.

La strada del protagonista lo porta a mettersi in salvo negli Stati Uniti.
Dopo decenni scopre che l’amico di un tempo era stato giustiziato durante la guerra per aver partecipato a un attentato contro Hitler. Capisce così che la loro amicizia non ha mai avuto fine.

Il libro mette l’accento sul tema dell’amicizia che è in grado di trascendere le posizioni ideologiche e che, se accomunata dagli stessi valori di fondo, può sopravvivere alle divisioni delle mode o delle fedi del momento.

Anche senza scomodare paragoni con quell’epoca, è indubbio che viviamo una profonda frattura sociale tra posizioni opposte e apparentemente incompatibili.
L’auspicio è che pur possedendo punti di vista molto diversi su un tema contingente anche se ora dominante, si possa mantenere un rispetto e una condivisione di valori più profondi.

Quei valori che, passata questa bufera, potranno farci ritrovare amici al di là dei condizionamenti della società e del sentimento del momento.

Continua la lettura con: Superbia, ultima fermata

MILANO CITTA’ STATO

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🛑 PIAZZA CASTELLO avrà un nuovo VOLTO: il restyling entra nel vivo

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Credits professionarchitetto - Porgetto riqualificazione Castello

Chiusa da pochi mesi la gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori, Piazza Castello e via Beltrami da luglio hanno iniziato a cambiare volto. Si è partiti in ritardo, dato che il concorso di progettazione era stato indetto e vinto nel 2017, ma nei primi giorni del mese si è avviato il cantiere. Il progetto è diviso in due lotti e per ora è partito solo il primo, mentre per il secondo, che comprende il rifacimento di largo Cairoli e alcune vie intorno a Foro Bonaparte, bisognerà aspettare.

🛑 PIAZZA CASTELLO avrà un nuovo VOLTO: il restyling entra nel vivo

# Un progetto da 5,2 milioni di euro

Credits: @dolcevita_in_giro
Piazza castello

Tra le otto offerte, l’appalto è stato vinto dalla Giussani Emilio srl e prevederà una spesa di 5,2 milioni di euro, molto meno rispetto ai 6 milioni e mezzo che erano stati stabiliti da Palazzo Marino. Meglio, considerando che la spesa complessiva è stata fissata a quasi 10 milioni e che quindi si avranno maggiori disponibilità per il secondo lotto. Diventerà una zona molto più verde e in armonia con Parco Sempione. 

# Il restyling: nuovo verde urbano

Credits: blog.urbanfile.org
restyling Castello

La Giussani Emilio srl nel corso del tempo ha modificato un po’ il progetto, leggere correzioni, infatti l’obiettivo di fondo di far diventare la piazza più verde è rimasto. 184 nuovi alberi, di cui 167 aceri, andranno a creare un triplice filare alberato e in Piazza Castello compariranno nuove aiuole. Ma il verde non andrà a coprire la vista del Castello, al contrario le piante creeranno una sorta di cornice intorno agli attraversamenti. L’area diventerà completamente pedonale.

Credits: blog.urbanfile.org
restyling Castello

I lavori in via Beltrami, invece, consisteranno nel rifacimento della pavimentazione. Si è optato per il granito bianco di Montorfano con inserti di beola grigia. Oltre ad una valorizzazione degli attraversamenti pedonali e dell’aumento del verde intorno al Castello, il progetto prevede un miglioramento dell’illuminazione pubblica.

# Il calendario dei lavori

Credits Urbanfile – Lavori Piazza Castello

I cantieri si sono aperti il 7 luglio e la durata complessiva dei lavori è stata fissata in 500 giorni, quindi entro novembre 2022 il primo lotto di riqualificazione di Piazza Castello dovrebbe concludersi.

Credits: Urbanfile – Progetto di restyling Cairoli/Piazza Castello

L’intervento verrà realizzato in fasi diverse per limitare l’impatto sulla vivibilità dell’area, e in questi primi mesi riguarderà solo l’area in corrispondenza di via Lanza e l’area di via Beltrami. La fase successiva dei lavori, in autunno, interesserà l’area ai lati di piazza Castello, dove verranno realizzati i tre filari di alberi previsti da progetto, che integreranno quelli presenti, in aggiunta alla sostituzione di un piccolo gruppo di lagestroemie con alberi di maggior pregio e dimensione.

Fonti: blog.urbanfile.org

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FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Le vere ORIGINI del DETTO “Roma non fu costruita in un giorno”

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credits: @albanesi.it

La lingua italiana conta una quantità quasi infinita di proverbi e modi di dire, alcuni di loro molto curiosi e con valenze storiche importanti. Tuttavia, benché il loro significato e modo d’uso sia conosciuto a tutti (o quasi), spesso ne ignoriamo la vera provenienza.

Il detto “Roma non fu costruita in un giorno” è proprio uno di questi, tuttavia la sua origine non è così banale come pensate.

Le vere ORIGINI del DETTO “Roma non fu costruita in un giorno”

# La pazienza RIPAGA

credits: @manutoni24 su IG

Quando pronunciamo questo detto popolare vogliamo intendere che per poter ottenere dei buoni risultati, non ci si deve far prendere dalla fretta, ma è necessario portare pazienza e lavorare sodo. D’altronde, le cose belle arrivano solo a chi sa aspettare.

Il riferimento alla città eterna è dovuto al fatto che Roma ha acquisito la sua bellezza e la sua grandezza secolo dopo secolo. Probabilmente, è stata la profonda ammirazione per questa città a portare alla nascita del proverbio.

Verrà spontaneo, quindi, attribuire questo comunissimo modo di dire a qualche personaggio storico che ha contribuito alla nascita di Roma, ma in realtà dobbiamo spostarci nelle Fiandre (l’attuale Belgio) per scoprire da chi è stato veramente pronunciato.

# L’origine NON è ITALIANA

credits: gallica.bnf.fr

Ci troviamo alla corte di Filippo D’Alsazia, nel XII secolo. La frase fu pronunciata per la prima volta in francese (“Roma ne fu pas faite toute en un jour”) e fu ripresa successivamente in un poema medievale risalente al 1190 e pubblicata nel libro “Li proverbe au Vilain” scritto da Adolf Tobler, molti secoli più tardi (1895).

Da questo momento in poi, furono molti i personaggi che fecero uso del detto che pian piano divenne sempre più comune. Nel 1500 iniziò a diffondersi nel Regno Unito grazie al drammaturgo John Heywood e successivamente arrivò anche alla Regina Elisabetta I nel 1563 che lo inserì nel suo discorso ufficiale a Cambridge.

Continua a leggere con: I 15 PROVERBI più saggi del DIALETTO MILANESE

SELENE MANGIAROTTI

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Sotto un EX CINEMA di VERONA scoperta una “PICCOLA POMPEI”

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Credits: veronaoggi.it Pompei di Verona

Un ex-cinema potrebbe diventare parco archeologico? Per ora non si sa ma sicuramente sotto un ex cinema di Verona sono stati trovati alcuni resti archeologici.

Sotto un EX CINEMA di VERONA scoperta una “PICCOLA POMPEI”

Si tratta di un complesso del II secolo con pareti affrescate in vari colori e che sembrano sopravvissute ad un incendio. Non si sa ancora la funzione di quanto trovato, ma per ora la si chiama la “piccola Pompei”.

# Da ex cinema ad area archeologica

Credits: artribune.com
Ex cinema Astra, Verona

Nell’ex cinema Astra in via Oberdan a Verona, sono stati svolti degli scavi che hanno portato a dei ritrovamenti archeologici. Non è una novità che sotto quell’edificio ci siano prove dell’antica Roma, ma per circa 15 anni la notizia era stata quasi ignorata. Erano stati condotti alcuni scavi, poi interrotti e ora finalmente ripresi. Gli scavi in questione sono parte di un progetto molto più ampio che ha come obiettivo la ristrutturazione e valorizzazione dell’ex cinema Astra, tuttavia per ora al centro di tutto vi sono questi ritrovamenti romani.

# La Pompei di Verona

Credits: veronaoggi.it
Pompei di Verona

Le nuove scoperte hanno fatto sì che l’area venga chiamata “la Pompei di Verona” o “piccola Pompei”, questo perché gli edifici ritrovati assomigliano molto a quelli della città archeologica italiana per eccellenza. Secondo quanto detto dalla Sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Verona, per ora, sono stati trovati “murature affrescate, impianti di riscaldamento sia a pavimento che a parete, pavimenti in cementizio decorati da tessere e crustae”. Inoltre, si è abbastanza certi che l’area era stata abbandonata a causa di un incendio che causò i resti crollati dei soffitti e un mobile di legno carbonizzato trovati oggi.

Quello che gli esperti si chiedono è però se questi ritrovamenti significano che c’era una città simile a Pompei anche a Verona, o se lo stile oggi chiamato pompeiano era diffuso in tutta Italia.

# Non solo antica Roma

Sono giorni fortunati per la città di Verona, almeno dal punto di vista archeologico. Oltre a quanto trovato sotto l’ex cinema Astra, nei pressi dell’Arena di Verona sono stati rinvenuti anche 3 scheletri risalenti al XII secolo: un maschio adulto, una giovane donna e un ragazzo.

Continua la lettura con: Antichi ROMANI e ROMANI di oggi a confronto: in cosa sono CAMBIATI nel corso dei SECOLI?

BEATRICE BARAZZETTTI

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