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Il BORGO DELL’APOCALISSE: vive senza tecnologia

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Credits: @gallianodimugello IG

Cosa serve per sopravvivere ad un’apocalisse? Cibo di scorta, armi per proteggersi e una rete di comunicazione privata per poter scambiarsi informazioni senza farsi ascoltare dei nemici. Quest’ultima sembra praticamente impossibile ai giorni nostri, il nostro ambiente è segnato da migliaia di reti internet, siamo tutti interconnessi, tutti, o forse quasi.

In Italia c’è un borgo che vive totalmente senza tecnologia.

Il BORGO DELL’APOCALISSE: vive senza tecnologia

# Il borgo medioevale dove tutto scorre lento

Credit: siviaggia.it

Si chiama Galliano di Mugello ed è una piccola frazione del comune italiano di Barberino di Mugello, nella città di Firenze.

Questo borgo antico si estende a ridosso dei monti Appennini, conta poco più di mille abitanti ed è un luogo tranquillo: non c’è traffico, non ci sono rumori e tutto sembra andare ad una velocità diversa rispetto al resto del mondo moderno.

Questo borgo ha un modo di vivere tutto suo, vive infatti senza tecnologia.

# Un borgo disconnesso

Credit: @beautifulmugello
Nel 2020, dopo le stime del Ministero dell’Innovazione e di AGCOM, il dato è stato confermato: Galliano vive senza tecnologia.
Il 98% dei suoi abitanti non ha un telefono cellulare e il segnale internet è limitato o spesso assente per tutti gli operatori.
 
Insomma, raggiungere Galliano online è praticamente impossibile.
Quello che potrebbe sembrare uno svantaggio ha invece reso il borgo così famoso da vederlo protagonista nella presentazione di un cartone Netflix.

 

# La location perfetta per un’apocalisse robot

Credit: @cinedoctor

Cosa serve per sopravvivere ad un’apocalisse? Cibo di scorta, armi per proteggersi e una rete di comunicazione privata per poter comunicare senza farsi ascoltare dei nemici.

Galliano sembra essere il paese perfetto per combattere un’apocalisse ed ecco perchè è stato scelto come luogo per la  presentazione di “I Mitchell contro le Macchine, un film di Netflix.

 

La trama racconta di una famiglia che si ritrova a combattere un’apocalisse robot: tutti gli oggetti tecnologici, dagli smartphones agli aspirapolveri vengono ingaggiati con l’obiettivo di catturare ogni essere umano sul pianeta e la famiglia Mitchell dovrà cercare di fermarli.

Con una trovata geniale Netflix sceglie Galliano per lo spot di presentazione del film. Con la voce di Giorgio Panariello in sottofondo, lo spettatore viene accompagno tra le vie del borgo osservando, con ironia, uno stile di vita diverso, a prova di robot.

“I Mitchell contro le Macchine” è un film che nessuna intelligenza artificiale dovrebbe mai vedere, ed ecco perchè Galliano diventa l’unico luogo in cui se ne può parlare liberamente.

Come dice lo spot “Nessun occhio digitale che spia, nessun software malvagio, niente di niente. È un posto tranquillo perché qui ci sono tante famiglie che se la sanno cavare alla vecchia maniera. Persone che sanno ancora cosa significhi essere umani”.

Inutile dire che a Galliano avrebbero già vinto quest’apocalisse dato che è un borgo dove la tecnologia non ha ancora messo piede.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Il paese PARANORMALE dove chi entra SPARISCE

ARIANNA BOTTINI

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Il salto nel FUTURO dell’aeroporto di LUGANO

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Credits: www.flyingmag.com

Decolla dall’aeroporto di Lugano-Agno il primo aereo elettrico che verrà utilizzato dalla scuola di volo.

Però, quello dell’aeroporto di Lugano è uno strano destino: in procinto di passare dalla gestione del Municipio a quella di privati, fa un balzo nel futuro. E questo, grazie alla scuola di volo Avilu che ha voluto dotarsi di un velivolo innovativo, elettrico, silenzioso e senza emissioni.

Il salto nel FUTURO dell’aeroporto LUGANO

# Il futuro dell’aviazione

Credits: www.flyingmag.com

Per molti operatori del settore questo potrebbe essere l’inizio del futuro dell’aviazione. Infatti, gli aerei saranno silenziosi e, per questo, potranno volare anche bassi sui centri abitati senza disturbare. E, soprattutto, senza inquinare con emissioni di gas.

Si tratta di piccoli aerei biposto, con un’autonomia di poco meno di un’ora di volo e con un’altra mezz’ora di riserva. Insomma, fantastici per l’uso privato, anche se si spera di vedere presto in volo aerei più capienti.

A questo proposito, la Pipistrel, l’azienda slovena produttrice, ha comunicato di avere già in cantiere un 19 posti, che potrebbe essere idoneo anche per una tratta di linea.

# Una nuova vita per una rete di piccoli aeroporti

Credits: www.flyingmag.com

Velivoli affidabili ed economicamente positivi che richiedono una minima manutenzione e dotati di una più lunga durata di volo

Per una ricarica totale necessitano di 1 ora e venti minuti. Sicuramente un periodo abbastanza breve, ma che consentirebbe di percorrere tragitti a tappe, come potrebbe essere il tour di tutta la Svizzera. Con quest’ottica, potrebbero anche dare nuova vita ai tanti piccoli aeroporti sul territorio che, ad ora, sono esclusi dalla aviazione di linea. Ma è anche vero che dovranno essere dotati di postazioni di ricarica elettrica di nuova generazione.

Tanti sviluppi che avremo, senz’altro, il piacere di seguire.

Continua la lettura con: L’erede del Concorde: il JET SUPERSONICO potrà volare da Milano a Londra in 30 MINUTI

GIUSEPPE MARZAGALLI

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The end

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Il lupo di Wall Street

The Wolf of Wall Street è un celebre film che si basa su una storia vera, sull’ascesa del broker finanziario Jordan Belfort che attraverso tecniche di PNL trasformava titoli spazzatura in oggetti del desiderio.

Con questa tecnica di manipolazione di realtà riuscì a creare una ricchezza smisurata ma totalmente artificiale che, come un castello di carte, alla fine gli è crollata addosso in un processo di autodistruzione.

Il senso del film è che per quanto una persona possa inventare una realtà artificiale, anche la finzione meglio costruita è destinata a crollare. “Quelli che mentono devono avere buona memoria”, diceva Quintiliano ai tempi dell’antica Roma: la creazione di una realtà parallela richiede un altissimo sforzo mentale che alla lunga diviene insostenibile.

Negli ultimi anni assistiamo alla trasformazione del mondo dell’informazione da rappresentazione della realtà a costruzione di una realtà parallela, come un romanzo.
Come diceva Umberto Eco il romanzo è un tipo di realtà che non ammette possibilità di discussione. La realtà del romanzo, una volta che è stata creata, non può essere smentita, come invece può accadere nella rappresentazione dei fatti che è suscettibile di verifica. 

Il giornalismo contemporaneo crea delle realtà che non ammettono possibilità di falsificazione ma pretendono un atto di fede. Se tu credi alla realtà che viene creata, di conseguenza quella realtà non è più oggetto di smentita.

La realtà è la narrazione e noi viviamo un romanzo creato dai media.
In questa corsa pazza della realtà parallela prima o poi andrà a impattare lo specchio della realtà fisica.

Come per un film, infatti, la narrazione non può durare oltre un certo limite: perché la finzione narrativa, a differenza della realtà, ha sempre bisogno di un finale.

Continua la lettura con: Non si può vietare la pioggia

MILANO CITTA’ STATO

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Un giro per gli ALBERGHI DIFFUSI a poca distanza da Milano

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Credits: cdt.ch

Gli alberghi diffusi sono nati circa 40 anni fa come la migliore soluzione per risolvere un problema che aveva colpito la Carnia.

Il terremoto del ’76 aveva ridotto in pessime condizioni di abitabilità alcuni borghi. Giancarlo Dall’Ara, attuale Presidente dell’associazione Nazionale Alberghi Diffusi, si inventò questa formula per giustificare economicamente la ristrutturazione degli edifici.

Dopo 40 anni la motivazione che li ha fatti nascere è ancora valida per la passione e l’impegno della figura dell’investitore e promotore dell’iniziativa, anche se poi sviluppata in diverse forme a seconda delle legislazioni locali.

Ci sono diversi alberghi diffusi a poche ore da Milano e la metropoli si proietta su diverse regioni e due stati. Scopriamo insieme questo modello di ospitalità tipicamente italiano, lontano dal turismo mordi e fuggi e che ha cura dei viaggiatori. Essa, infatti, li inserisce all’interno di una comunità viva, diffusa orizzontalmente anziché verticalmente, come i normali alberghi/condominio.

Un giro per gli ALBERGHI DIFFUSI a poca distanza da Milano

# Corippo: l’albergo diffuso nella Città Ticino

Credits: cdt.ch
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A un’ora e mezza da Milano, nel secondo stato a portata di mano, la Svizzera ci presenta Corippo, grazioso paesino abbarbicato sulla montagna della valle Verzasca. Corippo è stato, fino al 18 ottobre 2020, il più piccolo comune della Svizzera con i suoi 13 abitanti. Praticamente un paese in stato di abbandono, che è stato ripreso dalla Fondazione Corippo col preciso scopo di riportarlo a nuova vita.

Credits: cdt.ch
Credits: cdt.ch

È stata pertanto accolta l’idea di attivare un Albergo diffuso attraverso la ristrutturazione dell’osteria, che ampliata fungerà anche da reception, sala da pranzo e spazio comune. Poi si passerà alla sistemazione di 5 case del nucleo che potranno offrire un totale di 12 camere per un’accoglienza di 26 persone.

# Ornica (BG): i primo albergo diffuso della Lombardia

Credits: cdt.ch
Credits: cdt.ch

Il primo albergo diffuso della Lombardia nasce a Ornica, in provincia di Bergamo. Gestito da 15 donne riunite in cooperativa, crea valore dal borgo della Val Brembana posto sulle pendici del Pizzo dei Tre Signori. Possibili escursioni adatte a tutti i livelli, tra cui quella della Valle d’Inferno, partenza di innumerevoli itinerari naturalistici. Una valutazione di 4,5 stelle su 5 sui siti delle recensioni, lasciate dai clienti, qualifica l’albergo diffuso di Ornica come uno dei migliori di tutto il territorio nazionale.

Cliccando qui è possibile controllare tutte le possibili escursioni con base nel borgo della Valle Brembana.

# Castro (BG): il Vulcano Village

Credits: cdt.ch
Credits: cdt.ch

Castro ci regala l’albergo diffuso Vulcano Village, un moderno bed and breakfast a conduzione familiare che offre escursioni anche in bicicletta adatte a tutte le famiglie. Il borgo è vicino a Lovere, sul lago d’Iseo e dista un’ora sia da Bergamo che da Brescia. È pertanto in posizione strategica per un viaggio di approfondimento del territorio e delle popolazioni che hanno fatto la storia della Lombardia. In viaggio da Milano, per raggiungere Castro, si può decidere di fare un giretto di un paio d’ore su strade secondarie, che passano dalla Brianza e vanno in direzione di Clusone/Sarnico/Pianico/Lovere per godere di uno dei paesaggi più suggestivi di tutta la regione.

# S. Caterina Valfurva (SO): albergo diffuso Adler

Credits: cdt.ch
Credits: cdt.ch

Non può mancare la Valtellina, con la sua storia e la sua voglia di auto determinazione territoriale. A S. Caterina c’è l’albergo diffuso Adler, un’esperienza per tutte le stagioni. In inverno si può accedere agli impianti sciistici, indossando gli sci già all’uscita degli chalet; d’estate numerose sono le possibilità di percorrere sentieri e itinerari trekking.
L’offerta include anche la camminata alpina, il ciclismo e la mountain bike. Infine, per gli appassionati centauri, Santa Caterina è la partenza ideale per raggiungere in moto i passi dello Stelvio e del Gavia. La sezione dell’albergo diffuso è organizzata in chalet, arredati in stile montano e adatti a famiglie, gruppi e giovani.

# Emilia Romagna – Bardi: il borgo dei Longobardi

Credits: cdt.ch
Credits: cdt.ch

Dopo la rotta nord verso la Svizzera, in direzione diametralmente opposta si può scoprire la cultura Longobarda in territorio emiliano. L’albergo diffuso Ca del Grano a Bardi, in provincia di Parma, è un borgo cresciuto su una fortezza, il Castello Landi, che domina la Valle del Ceno da uno “scoglio” di diaspro rosso.

Il borgo deve il suo nome proprio ai Longobardi, oggi si trova fuori dalle rotte turistiche di massa e stava quasi del tutto scomparendo. La creazione dell’albergo diffuso, che raggiunge lo scopo di donare nuova vita ai borghi in declino, ha riportato Bardi al centro di antichi itinerari medievali, da percorrere oggi in tutta tranquillità. Famosa la Via degli Abati e non lontano passa la Via Francigena.

Le escursioni si possono fare a piedi o in sella al cavallo bardigiano, vero simbolo del paese. Consigliati i tour delle chiese, custodi della cultura della zona, ed escursioni alla ricerca di funghi.

# Da Milano, 4 regioni, una dozzina di province, 2 stati

Credits: cdt.ch
Credits: cdt.ch

Milano, con la sua posizione strategica, ci permette di lanciare i nostri desideri di relax e vacanza su un vasto territorio circostante. A breve distanza, poco più di due ore, si arriva in almeno altre 3 regioni oltre la Lombardia, si attraversano fiumi, laghi e oltre 12 province diverse e si arriva addirittura in un altro stato.

Alcuni sono i territori dell’antico Ducato di Milano, che le nuove rotte commerciali determinate dal cambiamento dei confini amministrativi, hanno un po’ dimenticato e i bellissimi borghi medievali e rinascimentali si sono ritrovati abbandonati.

La filosofia dell’albergo diffuso, invece, è la rinascita da una realtà di naturale abbandono e conseguente degrado di un nucleo urbano che passa in tempi brevi all’avvio di una impresa generatrice di posti di lavoro, e  tale da assicurare un nuovo futuro alla vita del paese.

Esperienze che sarebbero da prendere in considerazione, anche sotto altri angoli di lettura, per la rivitalizzazione di tante aree abbandonate, anche industriali.

Continua a leggere con: Hotel a ore, super lusso però. Per i viaggiatori delle metropoli d’ogni dove

LAURA LIONTI, GIUSEPPE MARZAGALLI

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L’ANTENATO del più celebre cocktail milanese è il Mi-To: il MILANO-TORINO

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Credits: speziology

Dal vermouth al Negroni, la storia di uno dei cocktail italiani più famosi al mondo.

L’ANTENATO del più celebre cocktail milanese è il Mi-To: il MILANO-TORINO

# Due versioni sulla nascita: fine ‘800 o nei primi anni ’30 dopo l’inaugurazione dell’autostrada A4 tra Milano e Torino

Il MiTo, nato probabilmente intorno alla metà dell’Ottocento e antesignano di Americano, Negroni & co, veniva realizzato con una miscela di Campari e Punt e Mes (Vermouth), liquori tipici rispettivamente di Milano e Torino. Secondo una versione alternativa della storia, il drink esordisce nel 1932 per celebrare l’inaugurazione del tratto dell’A4 tra le città. 

Il Milano Torino si prepara con la tecnica build e si serve di un bicchiere Old Fashioned. Si versa dunque nel bicchiere con ghiaccio Vermouth rosso e Bitter, dopodiché si va a completare il cocktail con una fettina d’arancia come decorazione.

# Il signor Carpano e il signor Campari tra Milano e Torino

Il Camparino in Galleria

Partiamo però dagli albori del drink. Nel 1786 il signor Antonio Benedetto Carpano, dopo molti tentativi, mette a punto la ricetta del vermouth o vermut sotto i portici di piazza Castello a Torino. Il nome con cui si diffonde la nuova bevanda però è “Punt e mes”, perché viene servito miscelato, una parte di vermouth e mezza di china.

Dopo quasi un secolo invece a Milano nel 1860, nel suo bar “Il Camparino” in Galleria, Campari lancia il nuovo aperitivo amaro: un bitter con una miscela di sessanta ingredienti in piena concorrenza con il rivale piemontese. La sintesi tra le due città si concretizza nel Mi-To: una parte di Punt e mes, una parte di Campari, servito liscio perché il ghiaccio era allora troppo costoso e poco reperibile.

# Da MiTo al Negroni, nato per gioco a Firenze

Credit: progressonline.it

Solo pochi anni e un ingrediente in più e l’aperitivo per eccellenza in Italia diventa l’Americano, con la semplice aggiunta del ghiaccio. Secondo alcune teorie, questo drink prende il nome dall’usanza degli americani di servire i loro drink “on the rocks” negli old fashion glass, secondo altre il suo nome sarebbe stato dedicato al pugile italiano Primo Carnera, famosissimo a quel tempo negli USA

Un altro discendente del MI-TO, considerato uno dei simboli dell’aperitivo italiano nel mondo, è il Negroni: nato per gioco e per moda, prende il nome dal conte Camillo Negroni che chiese al barista di rinforzare il suo americano con del gin, per omaggiare i suoi viaggi a Londra. Gli ingredienti: campari, gin, vermouth rosso, mezza fetta d’arancia e ghiaccio.

# La targa affissa presso il Caffè Giacosa, ex Cafè Casoni, a Firenze

Credits: fabiocamboni.it

Spinto da Fantasiosa golosità, il conte Camillo negroni aggiungeva un poco di gin all’americano che veniva a bere con gli amici d’ogni giorno, il conte Camillo provocò in questo modo l’involontaria invenzione del Negroni e la sua diffusione nel mondo elegante dell’epoca, che lo ebbe irripetibile signore. Meritano altrettanta e grata memoria la disponibilità di Fosco Scarselli primo ignaro miscelatore e la costanza del caffè Giacosa a mantenere vivo ricordo dell’evento”.

FABIO MARCOMIN

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Il “PAESE dell’AMORE”

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Tra la Val Chiana e la Val d’Orcia, in provincia di Siena, si trova il paese perfetto dove trascorrere una giornata con il proprio innamorato. 

Il “PAESE dell’AMORE” 

Dal centro storico di origine rinascimentale e chiuso in tre cerche di mura, Montepulciano ha la forma particolare ad “S”. Vediamo però cosa lo rende il borgo dell’amore, tanto che per questo paese vengono proposti veri e propri itinerari turistici dal nome “Montepulciano Amore Mio”.

# Il gioiello del ‘500

Credits:
@montepulciano_blog
Montepulciano

Il centro storico di Montepulciano si organizza tutto lungo un’unica strada principale, via Corso. La storia del comune parte dagli etruschi, ma diventa importante solo intorno al 1200 quanto senesi e fiorentini hanno iniziato a contendersi il territorio. Le meraviglie del paese risalgono però principalmente al Rinascimento. Sede di molti palazzi patrizi, tra gli edifici del comune spiccano il Palazzo Avignonesi del Vignoli, ma anche la chiesetta di San Bernardo e la Porta di Gracciano.

Il cuore della città è Piazza Grande con il duomo dalla facciata incompiuta e assolutamente da vedere è Piazza Michelozzo con la sua Torre di Pulcinella, sulla cima della quale c’è la maschera che batte le ore. Fuori dalle mura, infine, vi è la Chiesa di San Biagio realizzata da Antonio da SanGallo e  considerata il punto più alto dell’architettura rinascimentale su edifici con pianta a croce greca.

# Una terrazza panoramica da set

Credits: @maxmorriconi
Area di San Biagio di Montepulciano

Montepulciano ha una posizione perfetta, è quasi come se lo stesso paese fosse una terrazza panoramica. Si affaccia, infatti, su uno scorcio di Toscana che tutti ci invidiano, le colline senesi. Gli stranieri lo considerano uno dei borghi più pittoreschi d’Italia, e c’è da dire che di concorrenti ne ha tanti, ed è riconosciuto tale anche da molti registi. Il comune è stato infatti set di film e fiction quali “I Medici”, “Il paziente inglese”, “A spasso nel tempo” e il secondo capitolo della saga di “Twilight”.

# Il cibo e il vino

Credits: @ssagittarrius
cibo e vino

San Valentino è ormai passato, ma un’ottima cena non si rifiuta mai. A Montepulciano si possono degustare le specialità del posto: con i piatti e prodotti tradizionali, ma soprattutto con i famosi vini Nobile di Montepulciano DOCG e il Rosso di Montepulciano DOC. Se poi a del buon vino vogliamo unire l’arte, via Ricci nel centro storico è perfetta. Nei sotterranei di palazzo Ricci, che ospita sia l’Archivio storico sia la Biblioteca comunale, si trova la cantina Rodi. Qui viene custodito il Nobile vino del comune ed è considerata una delle cantine più scenografiche con i suoi cunicoli scavati nel tufo e le volte di mattoni.

Continua la lettura con: La VIA dell’AMORE alle 5 terre riaprirà: ecco quando

BEATRICE BARAZZETTI

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Il PONTE GOBBO di BOBBIO: c’è lo zampino del DIAVOLO?

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Credits: @borghi_oro IG

In provincia di Piacenza, in quello che è stato proclamato il “borgo più bello d’Italia”, a circa un’ora da Milano, uno dei suoi simboli ha una storia un po’ particolare: un ponte dagli archi irregolare che va su e giù. Ma perché?

Il PONTE GOBBO di BOBBIO: c’è lo zampino del DIAVOLO?

Il nome lascia intendere che questo ponte ha qualcosa che non va, eppure è proprio questo che lo rende indimenticabile. Il ponte di Bobbio è gobbo e dalla forma irregolare, infatti mentre lo si percorre si fa qualche “salita” e qualche “discesa.

# La leggenda del Ponte Gobbo e lo zampino del Diavolo

Credits: @fam9fam
Ponte Gobbo

Nel Medioevo si credeva che chi riuscisse a realizzare un’opera come quella di un ponte, avesse doti prodigiose. Proprio per questo motivo, spesso, venivano inventate leggende a proposito. Anche per il Ponte Gobbo di Bobbio, i nostri antenati non sono stati da meno.

Si narra che un giorno San Colombano era triste perché, a causa delle piene della Trebbia, non poteva giungere a Bobbio per evangelizzare gli abitanti della zona. In quel momento gli apparve il Diavolo e gli propose un accordo: avrebbe costruito un ponte in cambio dell’anima del primo che lo avesse attraversato.

Il santo accettò e in una sola notte fu costruito il ponte. Tuttavia, il diavolo lo commissionò ad alcuni diavoletti e, a causa delle loro altezze diverse, la struttura fu realizzata in modo irregolare. Rimaneva però da decidere chi fosse il primo ad attraversare il ponte, ma San Colombano ingannò il diavolo e il primo ad oltrepassarlo fu proprio l’animale del santo, le leggende parlano di un orso o di un cane.

# Il Diavolo aveva preso a cuore l’Emilia Romagna?

diariotricolore_emiliaromagna (INSTG)

Nelle leggende più famose, il Diavolo è sempre uno dei protagonisti principali. La maggior parte delle volte viene vinto da qualcuno di più furbo, intelligente o divino e la sua qualità di tentatore non funziona mai così tanto. Eppure sembra che il Diavolo abbia girato molto per mare e monti emiliano-romagnoli e non abbia risparmiato neanche le più belle città della regione. Esempi di storie dove il Diavolo è protagonista sono la leggenda del fosso del diavolo di Sasso Marconi, paese in provincia di Bologna, o il segno della zampa del diavolo nella Chiesa dell’Inquisizione di Ferrara, ma ce ne sono tante.

A queste, per chi non la conoscesse, aggiungiamo quella del Ponte Gobbo di Bobbio.

Continua la lettura con: Il BORGO più BELLO d’Italia si trova a UN’ORA da Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Non si può vietare la pioggia

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Credits: @teczowy_lis IG

Il concerto di Woodstock ha fatto la storia diventando il simbolo di una generazione.
Sono diventate epiche le immagini di queste centinaia di migliaia di ragazzi provenienti da ogni parte d’America che si sono ritrovati per alcuni giorni uniti dalla voglia di stare insieme all’insegna della pace, della libertà e della musica.
Un evento che inorgoglisce tutti quelli che hanno vissuto quell’epoca.

Dopo quel concerto la spinta non si è mai affievolita e nel corso dei decenni successivi sono fioriti in tutto il mondo eventi analoghi, dai mega concerti, ai festival e ai rave, per definizione non autorizzati e per questo particolarmente attrattivi per i giovani che ricercano lo spirito di Woodstock.

In questi giorni ha fatto sensazione a Viterbo il più grande ritrovo di giovani da tutta Europa da quando è iniziata la pandemia.
Lo stesso spirito che è stato sempre emblema dell’essere giovane ed esaltato dai media e dalla cultura progressista e libertaria, improvvisamente è diventato un casus belli all’interno del governo, con il ministro dell’interno che, in mancanza di cose più importanti in questo accaldato Ferragosto, affronta la situazione come fosse un attacco alla Repubblica.
Non comprendendo che in realtà la Repubblica è proprio questo.

È fatta di cittadini che hanno esigenze diverse, spesso anche segnate dalla loro classe di età, cittadini che se sentono un impulso della natura umana che ha sempre avuto libero sfogo nella storia, semplicemente lo seguono.

Anche se il potere politico crede di essere onnipotente nel governo delle leggi, travisando l’evidente limitazione del pensiero razionale, la natura è sempre dirompente e originale, nonostante i tentativi di prevederla o di gestirla.

Non si può vietare la pioggia, mettere fuorilegge un tifone o reprimere le pulsioni umane che sono indissolubili con la natura. Sono argomenti al di fuori della giurisdizione.

Continua la lettura con: i due minuti dell’odio

MILANO CITTA’ STATO

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La sconosciuta ROMANTISCHE STRASSE ITALIANA a un’ora da Milano

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credit: siviaggia.it

Tutti conoscono la Romantische Strasse tedesca ma in pochi sanno che ne esiste anche una italiana. Dove si trova e cosa bisogna aspettarsi?

La sconosciuta ROMANTISCHE STRASSE ITALIANA a un’ora da Milano

Quando si parla di romanticismo si può pensare alla corrente culturale ottocentesca, nata in Germania e poi diffusasi in tutta l’Europa, oppure al romanticismo come atteggiamento estremamente sentimentale. La Germania è stata la mamma del Romanticismo e continua oggi ad essere famosa in tutto il mondo per la sua Romantische Strasse – letteralmente Strada Romantica – un percorso turistico di oltre 360 km caratterizzato da castelli fiabeschi, pittoreschi paesini ed emozionanti paesaggi.

Una rotta veramente suggestiva che ogni anno attrae turisti da ogni luogo, ma in pochi sanno che anche in Italia esiste una Strada Romantica. Dove si trova e quali sono le sue segrete bellezze?

# Un romantico tour tra le colline piemontesi

credit: siviaggia.it

La meno famosa Strada Romantica italiana, ma non per questo meno affascinante, si trova in Piemonte. Un percorso di oltre 100 km composto da 11 tappe che attraversano luoghi che sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità UNESCO: è la Strada Romantica delle Langhe. Cosa ci si deve aspettare? Un territorio soprattutto collinare, quello della provincia di Cuneo, quindi caratterizzato da immensi vigneti, piccoli ma affascinanti borghi e una molteplicità di terrazze panoramiche.

# Un percorso che spazia dalla storia alla natura selvaggia, senza dimenticare l’enogastronomia

credit: tartufiratti.com

Le 11 tappe vanno da Vezza D’alba, punto più settentrionale con un’altitudine media intorno ai 300 metri, fino a Camerana in cui si toccano i 500 metri. In ciascuna di queste cittadine c’è qualcosa di speciale, dalla storia all’enogastronomia. Infatti le Langhe sono zone ricchissime da questo punto di vista, con una grande varietà di tartufi e vini. Vezza D’alba è conosciuta per essere la Città del tartufo per eccellenza e non sono rare le visite di celebrità che vogliono assaggiarne in loco le prelibatezze. Un esempio? La bellissima Marilyn Monroe. Ma tutto il percorso presenta una costante: la fusione tra azione antropica e natura più selvaggia. Dai vigneti attentamente curati che producono grandi vini come il Barolo, il Nebbiolo o il Dolcetto, si passa attraverso fitti boschi che stupiscono per la loro purezza naturale.

# Quali sono le tappe imperdibili?

credit: e-borghi.com

Tra tutte le 11 bellissime tappe, quali sono quelle assolutamente irrinunciabili? Per quanto riguarda gli edifici storici la rotta ne è veramente ricca, ma tra tutti spiccano il Santuario della Madonna dei Boschi (Vezza d’Alba), la Chiesa della Santissima Assunta (Camerana), nella quale si può trovare un originale altare di marmo policromo, oppure il castello in cui visse Vittorio Alfieri, a Magliano Alfieri. Se invece si preferisce la natura non si possono non visitare i noccioleti a Neive, simbolo dell’industria dolciaria piemontese, che grazie a questo frutto è amata in tutto il mondo, oppure l’altissimo poggio di Mombarcaro che è considerato una delle terrazze panoramiche più belle di tutta la Strada Romantica italiana. E per chi invece ama il connubio cultura-natura c’è il Parco letterario delle Langhe, dove vengono ricordati i personaggi e le opere di Fenoglio, Pavese, Monti, Lajolo, Arpino e Alfieri.

In ogni stagione dell’anno la natura cambia le sue vesti e il percorso regala emozioni differenti, nonostante ciò il periodo perfetto per percorrerlo è indubbiamente l’autunno per i colori più intensi e i sapori del vino e del tartufo che sono protagonisti di folkloristici eventi che animano i borghi. Quindi? siete pronti a partire?

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ROSITA GIULIANO

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I 5 LUOGHI più PERICOLOSI al mondo

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Credits: @paolaxyz Dancalia

Il fascino del pericolo, dell’adrenalina lo conosciamo tutti, ma se si vuole tornare a casa sani e salvi, forse è meglio non andare in uno di questi posti. Ecco i 5 luoghi più pericolosi al mondo, dove, se si vuole andare, è meglio comprare un biglietto di solo andata e per il ritorno si vedrà.

I 5 LUOGHI più PERICOLOSI al mondo

# Snake Island

Creditis: blazetv.it
snake island

Un’isola al largo del Brasile il cui nome è Queimada Grande, ma è più comunemente conosciuta come Snake Island, è considerata uno dei posti più pericolosi al mondo. Se si traduce semplicemente il suo soprannome si capisce anche il perché: l’isola brasiliana ospita tra i 2000 e 4000 esemplari di serpenti velenosi su una superficie di poco più di 430mila metri quadrati. L’isola non è abitata da essere umani ed è l’unica che accoglie il Bothrops Insularis, una delle specie di serpenti più pericolose al mondo che ti può uccidere in meno di un’ora.

Ma perché ci sono così tanti serpenti? Il motivo è abbastanza semplice: Queimada Grande si è staccata dalla terraferma 11mila anni fa e i serpenti che vi erano all’interno si sono continuati a riprodurre senza poter andare da nessun’altra parte e senza avere predatori.

#  Lago Kivu

Credits: @tour_guide_rwanda
Lago Kivu

All’apparenza questo lago africano sembra un bacino d’acqua normalissimo, anzi non ci sono neanche coccodrilli o alligatori che potrebbero renderlo pericoloso. Ma, come si sa, bisogna andare oltre alle apparenze e in questo caso il detto non potrebbe essere più azzeccato. All’interno del lago Kivu, al confine tra il Ruanda e la Repubblica Democratica del Congo, ci sono depositi di metano e, se questo gas dovesse emergere, con uno tsunami provocherebbe la morte di 2 milioni di esseri umani, oltre a flora e fauna.

# Dancalia

Credits: @paolaxyz
Dancalia

La depressione della Dancalia o depressione di Afar o triangolo di Afar è una regione del Corno d’Africa. Sembra un paesaggio lunare assolutamente da visitare, in realtà, però, è un deserto velenoso dell’Etiopia. Ricorda un lago acido che ribolle continuamente, di colore giallo con sfumature di verde e altre che vanno dal rosa al nero. Si tratta del punto più basso dell’Africa e una delle zone più calde e inospitali del mondo.

Come si spiega questo fenomeno? La scorza rocciosa della Terra sotto di esso si sta spaccando e le camere sotterranee di magma alimentano ben 12 vulcani attivi, in grado di generare geyser fumanti, conche ribollenti e un lago infuocato di lava.

# Aokigahara

Credits: @mattsun999
Aokigahara

Si tratta forse della foresta più inquietante che possa esistere sulla faccia della Terra, nonché quella con le storie più tragiche. Aokigahara si trova in Giappone sul monte Fuji ed è comunemente conosciuto come il bosco dei suicidi. Chiamata anche Jukai, ossia mare di alberi, la foresta risulta essere pericolosa se non si rimane sui sentieri. Inoltre, non è raro trovarsi cartelli che invitano le persone a non togliersi la vita. Non è chiaro il perché, ma molti scelgono questa foresta per suicidarsi; si raccontano leggende che il bosco sia abitato da fantasmi insofferenti del passato che attirano le anime più fragili. Rimane il fatto che il numero di corpi trovati senza vita nella foresta è preoccupante: nel 2008 ne sono stati trovati 105, ma anche oggi i numeri sono alti, più di 50.

# La Palude di Okefenokee

Credits: it.dreamstime.com
La palude di Okenokee

Da molti la Palude di Okefenokee è considerata il luogo più pericoloso al mondo, in generale però rientra sicuramente nei primi 5. Si tratta di un “laghetto” della Georgia popolato da piante carnivore di ogni specie, da grandi sciami di zanzare e insetti, rane e serpenti velenosi, oltre a migliaia di alligatori. In poche parole un posto dove se per caso inciampi e ti scivola un piede dentro l’acqua, non sei sicuro di uscirne vivo.

Continua la lettura con: La VILLA più infestata dai FANTASMI è a un’ora da Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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I TEMPLI DELL’UMANITÀ: una meraviglia sotterranea a 2 ORE da Milano

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Credits: www.youfriend.it

In un piccolo comune di 500 abitanti c’è un complesso ipogeo nascosto nella montagna e considerato da molti come l’Ottava Meraviglia del Mondo. Stiamo parlando dei Templi dell’Umanità, conosciuti anche come “Tempio dell’Uomo”. Ma perché questa costruzione è così speciale?

Innanzitutto, nel 2001 è stata riconosciuta come l’opera ipogea più grande del mondo. In più, è strettamente legata alla spiritualità e alle credenze della Federazione di Damanhur, una comunità spirituale che conta oltre 600 persone con una filosofia tanto precisa quanto contorta.

I TEMPLI DELL’UMANITÀ: una meraviglia sotterranea a 2 ORE da Milano

# Un’opera d’arte nata da una visione mistica

Credits: www.damanhur.org

Sono a Vidracco, piccolo paese a nord di Torino. I Templi dell’Umanità sono una costruzione “magica” nota in tutto il mondo per la complessità architettonica e per le lavorazioni artistiche al suo interno. Grazie a questo, è stata dichiarata “opera d’arte” dalla Sovrintendenza delle Belle Arti e, ogni anno, richiama a sé numerosi turisti e curiosi.

Ma, oltre al suo aspetto, è la sua storia ad impressionare. Infatti, fu la visione mistica di una stella luminosa caduta sulla Terra ad indicare ad Oberto Airaudi, il fondatore, il posto preciso in cui iniziare a scavare per costruire la cattedrale ipogea. E così, dal 1978, i membri della comunità proseguirono i lavori e li conclusero in 16 anni, continuando a scavare nella roccia a mano o con degli attrezzi elementari.

# La cattedrale ipogea più grande del mondo il cui interno ricorda le piramidi egizie

Credits: @damanhur_spiritual_community IG

L’opera si estende per oltre 8.500 metri cubi di spazio sotterraneo ed è divisa in cinque piani, fino ad una profondità di 72 metri sotto il suolo. In superficie, si può visitare l’affascinante Bosco Sacro, un tempio a cielo aperto che, per i membri della comunità, amplifica l’energia grazie al mondo vegetale.

Ma ciò che più stupisce è il suo interno. Un tripudio di colori, luci, elementi decorativi arricchisce i numerosi corridoi, le sale, le scale, i passaggi segreti e le nicchie. Proprio per questo spesso si paragona ad una piramide egizia, cultura con cui la spiritualità di Damanhur condivide diversi concetti.

In più, anche le pareti sono tutte decorate con mosaici in vetro e pietra, pitture, sculture, intarsi di legno, rame e sbalzo. Insomma, un’esplosione d’arte.

# Sette sale per sette condizioni interiori dell’uomo

Credits: www.vaporemagazine.com

Seguendo il percorso sotterraneo, è possibile scoprire le sette sale dei Templi, ognuna dedicata ad un elemento diverso e caratterizzata da un proprio misticismo.

La prima è la Sala degli Specchi che, con la sua cupola in vetro Tiffany, omaggia la luce, l’aria, il cielo e il sole, preparando il risveglio dell’Essere Umano.

Poi, ci si dirige verso la Sala dell’Acqua, dedicata al Principio Femminile e alle Forze divine femminili. Anche in questo caso è presente una cupola che, diffondendo una luce blu, dona la sensazione di essere immersi nel mare.

Proseguendo, a 30 metri sottosuolo, ci si imbatte nella Sala della Terra che, con le sue due stanze circolari, celebra il nostro pianeta, la natura e il principio maschile.

La quarta stanza è la Sala dei Metalli in cui 8 preziose finestre in vetro raffigurano 8 diversi volti, completati da segni di Lingua Sacra damanhuriana.

Dopo, c’è il cuore dei Templi, una stanza completamente ricoperta da foglie oro: la Sala delle Sfere. Il suo nome deriva dalle nove sfere poste lungo le pareti e contenenti liquidi alchemici di diversi colori.

La penultima sala è il Labirinto, in cui si può ripercorrere la storia dell’umanità attraverso i diversi dipinti.

E, infine, il Tempio Azzurro, la sala più antica dedicata alla nascita dei Templi. Il suo mosaico centrale rappresenta la carta dei Tarocchi “La Stella”, simbolo dell’idealismo pratico e della bellezza.

# La Comunità di Damanhur è una setta?

Credits: @damanhur_spiritual_community IG

I membri della Federazione di Damanhur si definiscono una eco-società, in cui il credo principale è quello secondo cui l’uomo sia il portatore di una scintilla divina. Ed è tramite la meditazione e altre tecniche di loro invenzione se i damanhuriani riescono ad indirizzare le proprie energie vitali per prendere maggiore coscienza di sé. Questa società ha anche una propria moneta, un proprio sistema economico e scolastico e una diversa concezione della storia e dei fenomeni fisici.

Ma veniamo alla parte più discussa. Nella storia del Damanhur non sono mancate controversie legali: già la costruzione dei Templi fu oggetto di indagine poiché fu inizialmente tenuta segreta, e quindi non autorizzata. Ma perché in molti la considerano una vera e propria setta basata sul culto del Divino?

Forse perché uscirci è davvero difficile a causa delle pressioni psicologiche. In più, secondo le testimonianze, la comunità costringe ad un progressivo allontanamento dalla propria famiglia d’origine e dai propri affetti. Senza considerare la richiesta di abbondante denaro e l’obbligo di lavorare tutto il giorno come volontari.

Ma, seppur su questa comunità circolino diverse voci e pareri discordanti, sulla bellezza dei Templi dell’Umanità non ci possono essere dubbi: rappresentano un patrimonio artistico ed architettonico di grande valore.

 

Continua la lettura con: I 10 SEGRETI che si nascondono nel TEATRO ALLA SCALA, il tempio della lirica mondiale

ALESSIA LONATI

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I due minuti dell’odio

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1984 (adattamento di Xavier Coste)

LA GUERRA È PACE
LA LIBERTA’ È SCHIAVITU’
L’IGNORANZA È FORZA
Non sono titoli di tre celebri romanzi bensì gli slogan cardine del Grande Fratello del 1984 di Orwell.

Nel suo capolavoro il romanziere inglese immaginava una società totalitaria in cui il cemento sociale era costituito dall’odio.
Ogni giorno tutti i cittadini dovevano confrontarsi con i due minuti dell’odio, in cui assistevano a un video in cui appariva il nemico del sistema contro cui dovevano riversare tutta la loro rabbia.

Anche se questo personaggio, il leader della resistenza che veniva chiamata “fratellanza”, diceva cose sensate, il contesto in cui veniva rappresentato trasformava quelle cose di buonsenso in motivo di odio da parte di tutti.
Un sistema molto sofisticato per delegittimare il pensiero dissidente che metteva a rischio l’esercizio del potere.

Periodicamente nella storia riappare la tentazione di chi ha il potere di costruire una società in cui il fattore unificante è l’odio verso gli altri, invece che la fratellanza e la comprensione reciproca.

La grande intuizione di Orwell è stata di capire che il modo migliore per eliminare il dissenso non è di combatterlo ma di denigrarlo, rendendolo una sorta di sfogo psicologico di ogni frustrazione o insoddisfazione individuale, un atto catartico in cui vengono annullati i dubbi e le perplessità della razionalità.

La cosa incredibile è che Orwell ha scritto questo romanzo dopo l’esperienza dei totalitarismi europei che hanno segnato la seconda guerra mondiale e ha immaginato il ritorno di un sistema di potere analogo già dopo qualche decennio.
La sua previsione era per il 1984, quasi quarant’anni fa.

Continua la lettura con: Green is the new Black

MILANO CITTA’ STATO

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5 COSE IMPOSTE da fuori che NON HANNO ATTECCHITO a Milano

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Credits: businessinsider.com - Business Insider Ascesa e declino di Abercrombie & Fitch

Non è detto che tutte le novità lascino il segno in città, soprattutto se non sono allineate allo stile di vita e al pensiero comune dei milanesi. Ecco le 5 cose arrivate a Milano negli ultimi decenni che ci hanno lasciato indifferenti.

5 COSE IMPOSTE da fuori che NON HANNO ATTECCHITO a Milano

#1 Football americano: Milano vince da anni ma in pochi lo sanno

Credits: ilgiorno.it – Seamen Football Americano Milano

Il primo campionato di football americano ufficiale in Italia si è svolto nel 1978 e le squadre ancora oggi partecipanti sono di fatto tutte del Nord Italia. Ad inizio degli anni ‘2000 la federazione sportiva del football americano è andata in crisi e sembrava non potesse esserci più futuro poi, passato il periodo più nero, si è ripresa senza però mai avere un grosso seguito di tifo. Nemmeno a Milano ha avuto tanto successo, se si pensa che nonostante gli ultimi 10 campionati 7 siano stati vinti da squadre di Milano, di cui 6 da parte di una stessa squadra, la “Seamen”, pochi ne sono a conoscenza in città.

#2 Starbucks, il sogno infranto del caffè americano 

fast food milano
Starbucks Roastery

L’ex Ceo di Starbucks Howard Schultz ha voluto fortemente aprire i locali della catena americana di caffè più famosa al mondo, nella patria del caffè e in special modo partendo da Milano, città da dove ha dichiarato di aver preso l’idea.

Qui dopo anni di corteggiamento è riuscito ad aprire la prima Roastery Europea, la terza più grande al mondo, dove oltre ad una grande torrefazione viene servita la panetteria e i dolci di “Princi”. Oltre a questo sono stati aperti altri classici “Starbucks” con il famoso “frapuccino” in città, ma dopo il clamore iniziale pare essere calato un po’ l’interesse sulla caffetteria americana. 

#3 Il pasto o spesa sospesa, lontana dalla solidarietà meneghina

Credits: nonsprecare.it – Spesa sospesa

La classica solidarietà “sospesa”, di stampo partenopeo, è la declinazione della tradizione del caffè sospeso napoletano: quando un cliente ordina ‘o cafè suspiso, una persona bisognosa che entra nel bar dopo di lui può riceverlo come se gli fosse stato offerto. Con il cesto pieno di vivande che scende tramite una corda dai balconi. Questa modalità si ampliata ai pasti e dolci, come “il Panetto sospeso” a Milano concepita dall’amminstrazione meneghina. In realtà, essendo una forma di solidarietà spontanea, da noi non ha mai attecchito vista la realtà organizzativa del volontariato e al diversa indole dei napoletani rispetto ai milanesi.

#4 Abercrombie & Fitch, dalle stelle alla stalle

Credits: businessinsider.com – Abercrombie & Fitch
 

Come non ricordarsi delle code interminabili di ragazzine pronte a farsi fotografe con i modelli a torso nordo, e magari ad acquistare qualche abito. Dopo i primi anni di successo, l’interesse è andato sempre più scemando fino a quando il colosso americano, viste anche le perdite a livello globale ha deciso di dare un taglio a decine di negozi nel mondo compreso l’unico megastore in Italia, appunto a Milano.

#5 I 5 stelle, nati tra Genova e Milano, non hanno fatto presa in città

Credits: ilpaesenuovo.it – Grillo e Casaleggio jr

Nonostante il grande successo nazionale alle ultime elezioni con il 33%, votati come primo partito, e le vittorie a Torino e Roma, i 5stelle a Milano non hanno trovato terreno fertile. Nelle ultime elezioni comunali del 2016 infatti, il candidato Gianluca Corrado si è fermato al 10% e sarà difficile migliorare questo risultato alla prossima tornata elettorale, a prescindere dall’attuale gradimento in netto calo. Il motivo è che il partito del vaffa e del reddito di cittadinanza non incarna lo spirito milanese.

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I 7 BORGHI più belli della LOMBARDIA

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Credits: @borghi.italiani (INSTG)

Da scenari medievali a paesaggi da favola. Scopriamo insieme quali sono i borghi più belli e caratteristici della Lombardia.

I 7 BORGHI più belli della LOMBARDIA

#1 Bienno (Brescia): un borgo pittoresco circondato dalle foreste

Credits: www.thatscontemporary.com

Paesino della Val Camonica di circa 3.600 abitanti, Bienno è un “agglomerato pittoresco di pietre e tegole” immerso nel verde della Val Grigna.

Già nell’anno Mille, grazie alle foreste e ai corsi d’acqua che lo circondano, metteva in movimento grandi magli utili alla forgiatura, ma anche mulini e segherie. Con questa ricchezza, Biennio è riuscito a impreziosirsi con palazzi signorili, chiese e vicoli pittoreschi chiamati “tresendei”, intervallati con gradinate antiche, mura, archi e portali.

Le sue tradizioni, come il “Rogo della Matta” che segna il tramonto del carnevale e il principio della Quaresima, continuano a vivere nei suoi abitanti che non trascurano l’esperienza culinaria. I piatti tradizionali che non puoi di certo perdere sono i Casoncelli e la soffice focaccia Spongada.

#2 Zavattarello (Pavia): un paesaggio bucolico e medievale

Credits: www.quatarobpavia.it

Borgo nell’alta Val Tidone dominato da un imponente castello, Zavattarello sembra “una scultura in armonia con la roccia sottostante”.

Come rivela il suo stemma, raffigurante un drago incatenato che fa la guarda ad un albero di mele rosse, questo paesino di soli mille abitanti custodisce le sue ricchezze nel centro storico di origine medievale.

Con una passeggiata, si può arrivare alla Rocca dei Dal Verme, un tempo sede di una delle maggiori scuole di guerra di tutta Europa e dove oggi vi è allestito un museo di arte contemporanea.

Se si è di passaggio in questo magnifico borgo, non si possono perdere le giornate medievali di metà agosto, con tornei di spada e banchetti a tema.

#3 Sabbioneta (Mantova): il borgo rinascimentale Patrimonio dell’Umanità

Credits: www.turismosabbioneta.org

Cittadina lombarda che sorge su un terreno alluvionale nella Pianura Padana, Sabbioneta è stata dichiarata nel 2008 sito Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.

Per il suo fondatore, Vespasiano Gonzaga, la città avrebbe dovuto essere una fortezza “con mura possenti e inespugnabili e a forma perfettamente geometrica”. Purtroppo i suoi eleganti palazzi andarono persi nel corso del tempo, ma il patrimonio architettonico e artistico resta notevole grazie ad opere di valorizzazione e restauro. Tra gli imperdibili, c’è il Palazzo Ducale, con sale affrescate e impreziosite da soffitti lignei.

Anche in questo borgo non mancano di certo tradizioni e buona cucina: è la primavera la stagione più vivace e ricca di eventi, dalla mostra di antiquariato alla festa dedicata ai prodotti enogastronomici della zona.

#4 Castellaro Lagusello (Mantova): un castello medievale che si affaccia sul lago

Credits: borghipiubelliditalia.it

“Un borgo ed un paesaggio innamorati l’uno dell’altro, uniti da un singolare laghetto a forma di cuore”: ecco quali sono le parole con cui descrivere lo scenario da favola di Castellaro Lagusello, un borgo sulle Colline Moreniche del Garda il cui nome è già molto evocativo.

Il castello a cui si fa riferimento risale al 1100-1200 e, con le sue mura merlate e le dieci torri, ebbe un ruolo difensivo, per poi trasformarsi in una confortevole residenza aristocratica.

E anche qui, la tradizione enogastronomica è molto importante: si producono i famosi Tocai e Merlot. In più, in primavera, non fatevi sfuggire la Festa dei Fiori che ogni anno colora il centro storico.

#5 Lovere (Bergamo): la bellezza nell’unione tra arte e natura

Credits: visitlakeiseo.info

Cittadina immersa in un paesaggio da favola, Lovere è il perfetto connubio tra arte e natura.

Grazie ai suoi gioielli architettonici, come la Basilica di Santa Maria in stile gotico e la sede della ricca Accademia Tadini, e al suo bellissimo lago cristallino, questo borgo riesce a diventare un suggestivo “museo all’aperto” che deve essere continuamente esplorato e assaporato.

#6 Gromo (Bergamo): tra arte, sport e feste popolari

Credits: borghipiubelliditalia.it

Classificato ufficialmente come Borgo Medievale, Gromo ha ricevuto la Bandiera Arancione da parte di Touring Club, un riconoscimento per i comuni con un’offerta turistica curata e di qualità.

Questo piccolo centro, incastonato lungo la Valle Seriana, non è un solo nucleo urbano, ma un insieme di borgate e piccoli agglomerati. La porzione più famosa è Spiazzi, la “località preferita degli sportivi e degli amanti delle attività adrenaliniche”. Anche a Gromo non mancano opere architettoniche e chiese, immerse in un panorama emozionante e suggestivo ricco di storia, arte e cultura.

Non sono da perdere le feste popolari e le manifestazioni tradizionali, tra cui la rassegna “Arti e mestieri”, dedicata agli antichi mestieri riproposti in Piazza Dante secondo il costume di un tempo e ricreando le vecchie botteghe.

#7 Morimondo (Milano): il borgo medievale a pochi passi da Milano

Credits: www.zainoinviaggio.it

Ed è proprio tra Milano e Novara l’ultimo borgo della nostra classifica. La sua nascita avviene in epoca medievale per opera di un gruppo di monaci cistercensi proveniente da Morimond, una località della Borgogna. Essi fondarono l’Abbazia di Santa Maria di Morimondo, edificio sacro in stile gotico che, ancora oggi, è l’epicentro del borgo.

Potete scoprire ed esplorare questo borgo, le sue cascine, i suoi frutteti e le sue risaie, grazie alle piste ciclabili che sono state create nel tempo. E, ovviamente, eventi e manifestazioni ravvivano la vita sociale, come la Trecentesca, una coinvolgente rievocazione medievale in costume organizzata nel mese di maggio.

Fonte: www.ilturista.info

Continua la lettura con: I 7 piccoli BORGHI più BELLI del NORD Italia

ALESSIA LONATI

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BOLSENA, il “lago di Lochness” d’Italia

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Credits: @nicola_volani IG

Anni fa, durante il periodo in cui ero di stanza nella capitale, ero solito scorrazzare in Vespa per le zone meno battute del territorio laziale. Così, mentre tutti si ammassavano a Ostia o Fregene a primavera appena iniziata, mi rifugiavo nell’entroterra alla ricerca di sentieri meno battuti.

È stato qui che poco a Nord del lago di Bracciano mi sono imbattuto nel suo meno celebre, ma altrettanto affascinante cugino. Scoprendo, di lì a breve, che quelle acque e quei vicoli attorno al lago erano testimoni di tante leggende, che val ben la pena di narrare. 

Andiamo dunque a leggere insieme i segreti del lago di Bolsena 

BOLSENA, il “lago di Lochness” d’Italia

# Bolsena, il lago delle nebbie

credits: @elenafrancoviterbo su IG

Più grande per estensione sia rispetto a Bracciano che al piccolo laghetto di Vico, Bolsena è uno spartiacque fra l’estremo nord della regione Lazio e l’Umbria.

Terra di eredità di civiltà etrusche, romane e villanoviane, la zona dove si trova il lago è famosa soprattutto per la sua nebbia invernale, che tanto la equiparano a una sorta di Lochness nostrana o “de’ noantri”, come direbbero a Roma con una tipica espressione, adottata a piacimento dall’omonima festa popolare di Trastevere. Al centro del lago emergono dalle acque due isole che rispondono al nome di Bisentina Martana, quest’ultima di proprietà privata e quindi non accessibile alle imbarcazioni non autorizzate. 

# Bisentina e il suo regno sotterraneo

credits: discover.lazio su IG

L’isola Bisentina, battesimo originante dall’etrusca Bisentium, è caratterizzata da una flora molto rigogliosa, testimone inconsapevole della leggenda che narra l’esistenza di un passaggio segreto: si tramanda infatti che nel sottosuolo dell’isola si nasconda un tunnel che un tempo permettesse di raggiungere il regno sotterraneo di Agarthi, popolato da esseri sovrannaturali assolutamente incontaminati dal male che attanaglia le civiltà che vivono in superficie. 

La leggenda narra anche che tunnel simili si trovino in Siberia, Amazzonia e nello sterminato deserto del Gobi in Asia centrale, oltre naturalmente che nell’antico Egitto (dove di cunicoli e di sotterranei sotto e attorno alle antiche Piramidi e alla Sfinge se ne contavano in quantità industriali).

Pur se disabitata, è aperta al pubblico ed è visitabile grazie all’operato di una guida turistica, che un po’ come Caronte naviga le acque alla scoperta dell’isola grazie a un piccolo battello. Su di essa è inoltre presente l’antica chiesetta medievale di Santa Rocchina.  

# Martana, l’isola sorridente testimone di omicidio

credits: meteomarta-altervista

Avete presente il sorriso dello Stregatto nel cartoon Disney “Alice il paese delle meraviglie”? Bene, se vi ricordate il ghigno dell’astuto felino che scompariva nel buio avrete un’idea abbastanza precisa della forma dell’Isola Martana, che pur essendo più piccina rispetto alla sorella Bisentina ricorda proprio un sorriso

Il nome deriva dal paese di Marta che si trova poco di fronte, e anche qui si tramanda una leggenda non indifferente. Pare infatti che qui siano custodite le spoglie di Santa Cristina, in un non precisato luogo su cui si può indagare ben poco. Anche perché l’isola di Marta, come detto, è privata e non visitabile.

Nonostante ciò, val ben la pena di ricordare che qui si trovino i resti di un convento francescano dove nel VI sec. d.c. fu segregata e uccisa Amalasunta (regina dei Goti figlia di Teodorico) e, come controaltare storico-architettonico, un palazzo moderno stile liberty. 

# Nei dintorni ci sono luoghi straordinari

Credits: @_m_o_s_s su IG

Certamente le isole e il lago sono l’attrazione maggiore della zona, ma qui attorno è possibile anche imbattersi in altre grandi attrazioni, ad esempio i borghi della Tuscia viterbese, il paesello di Capodimonte da cui parte il battello per l’Isola Bisentina, i centri storici di Valentano e Montefiascone, la perla che risponde al nome di Civita di Bagnoregio e le Grotte di Castro.

Naturalmente, la cucina non è da meno. È infatti possibile degustare del buon vino e deliziarsi con prodotti a base di selvaggina, nonché con primi e secondi a base di pesce di lago. 

 E voi, romani e non, siete mai stati al lago di Bolsena? Conoscevate le leggende delle due isole? Raccontateci il vostro viaggio. 

Continua a leggere con: Il LAGO “più bello d’Italia” che APPARE e SCOMPARE

CARLO CHIODO

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Green is the new Black

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C’era un cartone animato della Pantera Rosa in cui l’omino verniciava tutto di blu. Però dietro di lui passava la Pantera Rosa che riverniciava tutto di rosa. In questo modo l’omino si ritrovava sempre a ricominciare da capo.

Ai giorni nostri sembra che il colore verde sia diventato una sorta di colore universale. 
Nel mondo dell’industria si sente parlare di greenwashing intendendo il fatto che il verde viene utilizzato per coprire ogni tipo di malefatta ambientale.

La strategia di solito è quella che, per camuffare prodotti che sono contro l’ambiente, si fanno piccoli interventi collegati ad attività ecologiche che devono fare identificare l’azienda come green anche se si tratta di una componente irrisoria del suo business. Uno dei primi esempi è stata la benzina verde che, contenendo al posto del piombo il benzene, molecola con proprietà cancerogene, ha rinnovato la sua immagine con un prodotto altrettanto nocivo.

L’uso del green sta diventa sempre più diffuso anche a livello della politica.
Ci sono celebri esponenti politici italiani, anche a livello locale, che del greenwashing sono diventati dei veri e propri artisti.

Nell’ultimo periodo il greenwashing ha superato se stesso, perché ormai con la parola Green si trasforma qualunque concetto in positivo e intoccabile, anche se non ha alcuna attinenza con l’ambiente.

Se basta dare il colore verde a qualunque cosa per attribuirle una superiorità morale ci si può aspettare che questo colore verrà sempre più utilizzato per mascherare cose negative.

Forse è già così.

Continua la lettura con: L’appetito del potere

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Cosa ti MANCA di Milano QUANDO NON SEI a Milano?

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Credits: @andreacherchi_foto IG

Nel sondaggio sulla fanpage di Milano Città Stato vi abbiamo chiesto: “Che cosa ti manca di Milano quando non sei a Milano?”. Ecco le 10 risposte più votate (che hanno ricevuto più like).

Cosa ti MANCA di Milano QUANDO NON SEI a Milano?

#10 Lo stadio di San Siro

Credits: Andrea Cherchi – Stadio San Siro

“San Siro” Giacomo M.

#9 L’internazionalità e la sua apertura mentale

fonte: affaritaliani.it
fonte: affaritaliani.it

Per lo “state of mind”, per l’internazionalità, per gli incontri di lavoro e opportunità di business e conoscenze…Davide M.

#8 Gli scorci sui Navigli

Credits: blog.thefork.com

Mi mancano quegli scorci d’acqua sui Navigli, pensando che Milano era una città attraversata dall’acqua..Alberto S.

#7 Le vecchie edicole dei libri usati

Credits: Urbanfile – Bancherelle di libri usate

Le vecchie edicole/bancarelle dei libri usati (credo risalgano agli anni ‘20/‘30). Danno alla città quel tocco un po’ bohémien che ricorda i “bouquinistes” parigini lungo la Senna; e poi ci si riesce a trovare sempre qualcosa di interessante da leggere a un buon prezzo…Simone D.

#6 Il caos cittadino

credit: chiamamilano.it

“Il caos meraviglioso che mi circonda….” Daniele F.

#5 La metropolitana

Treno in sosta alla stazione di Sesto 1º Maggio FS della linea M1 della metropolitana di Milano.

“La metro” Simon A.

#4 Lo sferragliare del tram

credits: trammilano IG

Il classico rumore delle rotaie del tramMarco C.

#3 Tutti i monumenti, Duomo in primis

Credits: Andrea Cherchi – Duomo

La maestosità del Duomo, le piazze, le chiese, i museiDaniela S.

#2 Tutto quello azzerato dal Covid

Credits: ildenaro.it- Fuori Salone

Mi manca tutto quello che è stato tutto azzerato dal covid (eventi, concerti, ecc) che rendevano Milano una città internazionale. E la sua architettura contemporaneaMarco T.D.

#1 L’Esselunga, il supermercato dei milanesi, è la cosa che manca di più quando si è lontani da Milano

credits: italiaatavola.net

L’Esselunga.Christian D.S.

Continua la lettura con: Le 10 cose di MILANO che “porteremmo su MARTE”

MILANO CITTA’ STATO

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I 5 VINI LOMBARDI più amati dai grandi sommelier

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credit: vinidellavaltellina.it

Chi ha detto che in Lombardia non abbiamo vini di grande qualità? Ecco i 5 vini lombardi che danno filo da torcere alle altre regioni italiane.

I 5 VINI LOMBARDI più amati dai grandi sommelier

Parlando di vini spesso pensiamo al Piemonte, al Veneto, ovviamente alla Toscana, ma in Lombardia abbiamo delle eccellenze poco conosciute che non hanno nulla da invidiare a nessuno, ma solito spirito Lombardo, lavoriamo e stiamo zitti. 

#1 Il Buttafuoco Storico

credit: passionegourmet.it

Il Buttafuoco Storico, vino dell’Oltrepò Pavese, il nome lo deve al poeta milanese Carlo Porta che assaggiandolo esclamò: “butafeug”, buttafuoco appunto, perché bruciava la bocca da quanto era potente. Un vino che puo’ essere prodotto utilizzando 4 uve: Croatina, Barbera, Uva rara e Ughetta di Canneto. Ogni anno vengono prodotte 65.000 bottiglie soltanto, ognuna di esse nasce dalla fermentazione con macerazione congiunta delle diverse uve che devono essere vendemmiate nello stesso giorno e se ne ricava un un vino fermo e di grande struttura, da bere con selvaggina. 

#2 Il Lugana

credit: cantinadicustoza.it

Il Lugana è un vino prodotto in una zona a cavallo tra le due province di Brescia e Verona, e’ possibile produrre Lugana in cinque tipologie: il Base, il Superiore, la Riserva, la Vendemmia Tardiva e lo Spumante. L’uva principalmente utilizzata e’ “Turbiana” o “Trebbiano di Lugana”, autoctono della zona, a cui si puo’ aggiungere un Massimo del 10% di altre uve bianche non aromatiche. Questo vino presenta sempre una bella struttura e una buona complessità, bilanciata da grandi acidità e buonissime sapidità. Proprio per queste caratteristiche, spesso capita di sentir appellare il Lugana come “lo Chablis italiano”, perfetto in abbinamento con pesce di lago. 

#3 Lo Sforzato di Valtellina DOCG

credit: vinidellavaltellina.it

Sforzato di Valtellina DOCG, altrimenti detto Sfursat, vino della Valtellina, prodotto in 2500 km compresi tra la provincia di Sondrio, tra Morbegno e Tirano. Lo Sforzato è il frutto di una selezione di uve Nebbiolo che, subito dopo la vendemmia, vengono poste per circa tre mesi su graticci in locali asciutti e ben ventilati, e seguono il processo dell’appassimento che gli permette di perdere il 40% del proprio peso e di sviluppare fragranze aromatiche, cosi’ è pronta finalmente per la pigiatura. Seguono 20 mesi di invecchiamento ed affinamento in legno e bottiglia ed a quel punto, questo rosso con grado alcolico minimo 14% fa il suo debutto per la degustazione. Da abbinare a formaggi stagionati.

#4 Il Moscato di Scanzo

credit: primabergamo.it

Moscato di Scanzo, uno dei pochi moscati rossi, prodotto a Scanzo Rosciate in provincia di Bergamo, in un territorio di soltanto 31 ettari. Viene prodotto tramite appassimento delle uve dopo la raccolta di fine Settembre/inizio Ottobre, effettuato in essiccatoi naturali o in locali termo condizionati per un minimo di 21 giorni. Dopodiché si procede con la pigiatura, con una resa massima di uva in vino del 30%. La macerazione e la fermentazione – come anche tutte le operazioni successive – si svolgono in vasche d’acciaio, compreso l’affinamento minimo di 2 anni. Il prodotto riposa poi in bottiglia per un lungo periodo prima di affacciarsi al commercio. In abbinamento con cioccolato. 

#5 Il Franciacorta

credit: amantidivino.it

Il Franciacorta è una Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG), prodotto in 200km quadrati in 19 comuni della provincia di Brescia. Si tratta di un metodo classico, ovvero con una rifermentazione in bottiglia e ne viene estratto il deposito tramite sboccatura, può essere prodotto nelle seguenti tipologie: “FRANCIACORTA”, “FRANCIACORTA ROSE’”, “FRANCIACORTA SATEN”. Le uve che lo compongono possono essere: Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco (max al 50%) e l’Erbamat (max 10%). Siamo in presenza di prodotti molto duttili nell’abbinamento, si possono utilizzare per l’aperitivo, ma sono anche molto gastronomici.

Leggi anche: Il National Geographic INCORONA la LOMBARDIA: D’INVERNO è la NUMERO UNO

MARTINA PICCIONI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La CASA tra le NUVOLE: tocca il cielo con il camino

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Credit: @lukewallis_

Passeggiando per le vie di Thorpeness c’è una casa che emerge rispetto alle altre, non è per i colori accesi della tintura o le finestre lussuose, è letteralmente 20 metri più in alto rispetto a tutte le altre abitazioni.

Si chiama “The house in the clouds” e il nome è una garanzia: questa casa è proprio tra le nuvole.

La CASA tra le NUVOLE: tocca il cielo con il camino

# La storia della casa che spunta tra le altre

Credit: @jdoorphotography

Passeggiando per le vie di Thorpeness c’è una casa che emerge rispetto alle altre, non è per i colori accesi della tintura o le finestre lussuose, è letteralmente 20 metri più in alto rispetto a tutte le altre abitazioni.

Si chiama “The house in the clouds” e non è difficile capire perchè: questa casa altissima è tocca proprio le nuvole.

La Casa tra le nuvole è un edificio a uso residenziale e alberghiero situato a Thorpeness, villaggio del Suffolk, nella campagna dell’Inghilterra orientale. La sua particolarità non è difficile da scovare: la parte sommitale a forma di casa rossa emerge su tutto il resto toccando il cielo.

L’edificio trae origine da una struttura preesistente costruita nel 1923 per alloggiare un serbatoio d’acqua che veniva pompata dal vicino mulino del villaggio di Thorpeness. A quel tempo si decise di mascherare quella parte antiestitica, ma come fare?

Qualsiasi persona avrebbe pensato di tinteggiarla o ristrutturarla ma si decise per una scelta a dir poco stravagante: creare una sorta di torre che presto divenne una singolare attrazione del luogo.

Nel 1977 Thorpeness e altri villaggi nelle vicinanze vennero serviti da una nuova rete idrica e il serbatoio d’acqua che approvvigionava il villaggio cessò di essere utilizzato, per essere infine rimosso nel 1979.

Da allora la struttura venne acquistata da un privato, trasformata in una abitazione pluripiano sormontata dalla caratteristica casa rossa e adibita ad albergo.

Dal 1995 è considerato un monumento nazionale classificato come Grade II.

# Le caratteristiche

Credit: @errolfrancisphotography

L’edificio si erge per circa 22 metri di altezza, in pieno stile tipico della campagna inglese e in sintonia con tutto il villaggio di Thorpeness.

La casa tra le nuvole è stata progettata dall’urbanista Glencairn Stuart Ogilvie, con l’idea di creare un ideale luogo di villeggiatura.

La parte sottostante ha una colorazione bluastra con finestre angolari su ciascun lato, mentre la sommità è caratterizzata da un modulo più grande e dal perimetro aggettante a forma di casa rossa, con il tipico tetto arancione presente nei disegni di ogni bambino.

# Dormire nella casa tra le nuvole

Credit: @lukewallis_

Dal 1979 la Casa tra le nuvole ospita un piccolo albergo.

L’albero a dir poco singolare offre alloggi spaziosi con 5 camere da letto, 2 con letti matrimoniali, 3 con letti singoli e un divano letto matrimoniale aggiuntivo.

La sistemazione comprende 3 bagni / 1 doccia, salotto, sala da pranzo (12 posti a sedere) e una magnifica mansarda che offre le migliori vedute del Suffolk.

La casa è attrezzata con tutto il necessario: lavastoviglie, forno a microonde, frigorifero, congelatore, lavatrice, asciugatrice, TV, riscaldamento centralizzato a gas e persino ping pong, tennis sull’erba e bocce con cui giocare.

Ma quanto costa dormire nella casa tra le nuvole?

Dormire nella casa tra le nuvole ha effettivamente un prezzo che fa volare: a seconda dei periodi può costare fino a 900 dollari a notte.

Continua la lettura con: La CASA VOLANTE: la villetta che si alza per vedere il MARE

ARIANNA BOTTINI

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Uno SCIVOLO prima dell’esame: l’INSTALLAZIONE per vincere la PAURA

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credits: fattistrani.it

Stanchi di aspettare l’ascensore o prendere le scale? Questa biblioteca ha la soluzione: usare degli scivoli. Si, avete capito bene, proprio come quelli nei parchi per i bambini o nei parchi acquatici, l’unica differenza è che qui si trovano in una biblioteca. Non solo, in una biblioteca universitaria. Dove si trova questa strana innovazione?

Uno SCIVOLO prima dell’esame: l’INSTALLAZIONE per vincere la PAURA

# Dall’ultimo piano al primo in un batter d’occhio grazie agli scivoli

credits: mitindo.it

Entrando nella biblioteca della TUM University, l’Università Tecnica di Monaco di Baviera, ci si trova davanti a due enormi scivoli. Si tratta di un vero e proprio sistema snodabile che permette di raggiungere in un batter d’occhio il piano inferiore.

Gli studenti, ma anche i bibliotecari e i professori, possono infilarsi nei tubi dall’ultimo piano e arrivare rapidamente al primo livello della biblioteca, senza alcuna fatica.

# La soluzione ideale per i più pigri e i più ritardatari

credits: mitindo.it

Gli scivoli sembrano essere un’idea innovativa che va incontro alle esigenze di tanti. A chi ha paura dell’ascensore o non può fare le scale, ma non solo. Permette anche di migliorare la circolazione all’interno della struttura e consente a chi è in ritardo, magari per una lezione, di guadagnare un po’ di tempo.

# Un’installazione artistica che unisce divertimento, arte e comodità

credits: fattistrani.it

Secondo una legge tedesca, parte del budget dedicato alle strutture universitarie dev’essere investito in campo artistico. Gli scivoli sono, infatti, proprio un’installazione artistica, che cerca di coniugare divertimento ed utilità, fornendo, perché no, una bella scarica di adrenalina, magari prima di un esame.

Un sistema che riporta un po’ indietro a quando si era bambini e che unisce comodità, divertimento e design, creando un risultato davvero fuori dal comune.

Che possa essere un’idea per i nostri atenei italiani?

Continua a leggere: Dall’Estonia, la biblioteca nel bosco creata dagli studenti – FOTOGALLERY 

CHIARA BARONE

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