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5 NOTTI STRAORDINARIE da vivere a un’ORA da MILANO

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Credits: Ticino Turismo - Capanna Gorda, Million Stars Hotel

Sarà la mascherina, ma di questi tempi ci manca proprio il respiro e abbiamo tanta
voglia di staccare, di vivere liberi, lontano da tutti, immersi nella natura. Desideriamo luoghi incontaminati dove respirare a pieni polmoni aria pulita e soprattutto a un’ora da Milano. Qui di seguito 5 proposte nel vicino Canton Ticino.

5 NOTTI STRAORDINARIE da vivere a un’ora da MILANO

#1 Soggiornare in una ECO-YURTA 

credits: Ticino Turismo

Lasciate l’autostrada a Lugano Nord, percorrete la galleria Vedeggio-Cassarate e seguite
la direzione Val Colla fino a raggiungere Maglio di Colla. Lì troverete una Yurta di 35
m2 completa di tutti i confort: cucina esterna, frigorifero, microonde, acqua e a richiesta potrà anche essere preparato un bagno caldo nella tinozza di legno all’esterno.

A pochi passi un fiume e un parco giochi. Sarà un’occasione per vivere nella natura ma vicino a gradevoli e vivaci località della Val Colla e Capriasca. Ci sarà ad accogliervi e farvi compagnia un cane, di razza Australian Shepherd, che diventerà subito vostro amico.

#2 Una grigliata sotto le stelle al lago Maggiore

Credits: Ticino Turismo – Tamaro Night Sky

Prendete l’autostrada in direzione Locarno, uscite sul lago Maggiore a Tenero e dirigetevi
al Campeggio Tamaro dove da quest’anno c’è la possibilità di alloggiare in una struttura speciale proprio a bordo lago. Un elegante cubo circondato da ampie vetrate che consentono di osservare il cielo la notte, il lago e le montagne circostanti.
Il letto matrimoniale soppalcato è spettacolare! L’esterno riserva altre sorprese. Una
riservata terrazza coperta ed elegantemente arredata e tutto quanto necessario per un bel BBQ: braciere, magazzino legna e… alle grigliate ci penserete voi.
Tutti servizi comuni del campeggio sono ovviamente a vostra disposizione.

#3 Osservare le stelle e l’Adula da 1800 metri

Credits: Ticino Turismo – Capanna Gorda, Million Stars Hotel

Autostrada fino a Biasca e poi percorrete la Valle di Blenio fino ad Aquila. Sui monti di
Gorda a 1800 metri c’è l’omonima capanna, che offre anche l’opportunità di passare la notte in una costruzione panoramica eccezionale. Un ambiente confortevole, dove si dorme circondati e sovrastati da ampie vetrate che consentono di osservare le stelle durante la notte. Da notare che il luogo è rinomato proprio per le condizioni ottimali per osservare il cielo ed è per questo molto apprezzato dalle associazioni astronomiche. Spettacolare è anche la vista sull’Adula e verso il fondovalle.

#4 Dormire tra gli alberi al parco San Grato di Carona

credits: Ticino Turismo – Million Stars Tree Tent Parco San Grato

Percorrete l’autostrada e uscite a Lugano Sud in direzione di Carona. Presso
l’Hotel Villa Carona è possibile passare la notte in una tenda attrezzata appesa,
sospesa tra i larici, nel cuore di uno dei più bei parchi svizzeri, il famoso Parco
San Grato di Carona. Si hanno anche a disposizione le strutture del vicino Hotel
Villa Carona, una camera con bagno/doccia ove potere anche depositare i
bagagli.

La camera sospesa è facilmente raggiungibile attraverso un sentiero e
si trova in un’area riservata circondata da una magnifica vegetazione.
Carona, a 600 metri sul livello del mare, fa parte della città di Lugano e affonda le sue radici nel Medioevo. Un pittoresco paese sulle pendici del Monte san Salvatore da dove si gode una magnifica vista sul lago Ceresio. Una passeggiata per il borgo vi farà
scoprire edifici storici, dal romanico al rinascimento.

#5 Apprezzare un hotel di lusso a 1321 metri in Vallemaggia

Credits: Ticino Turismo

Lasciando alle spalle Locarno percorrete la Vallemaggia fino a Cevio per poi risalire in
direzione di Bosco Gurin. A metà percorso si svolta per raggiungere Campo, un’isola di pace e quiete assoluta in mezzo alla natura. Qui si trova la Locanda Fior di Campo dove
anche gli amanti delle comodità e del lusso saranno pienamente soddisfatti.

Con un ristorante che vi farà apprezzare ancora di più la destinazione scelta, prodotti e piatti
locali accompagnati da una ricca scelta di vini e di whisky: godibili anche in un
romantico grottino a lume di candela. Campo da bocce in estate e mini skilift in inverno. Un boutique Hotel con SPA privata.

GIUSEPPE MARZAGALLI

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Il sentiero panoramico più LUNGO e BELLO e del mondo è in ITALIA

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Credits: facebook Sentiero Italia – Ph. Pierluigi Valerio

Italia: terra di santi, poeti, navigatori… e camminatori. Si perché, si trova proprio nel Belpaese il sentiero più lungo del mondo. Una camminata che attraversa ben 20 regioni: da Trieste a Trapani, passando per la Sardegna. Oltre 6mila km di strada, 6 siti naturali Unesco, 350mila metri di dislivelli, circa 500 tappe tra rifugi e sentieri, dimenticandosi di città e asfalto.

Il “maestoso” percorso di trekking è stato ideato nel 1981 dal giornalista, escursionista, nonché fotografo Riccardo Carnovalini e realizzato nel 1983 dallo stesso, insieme ad un gruppo di colleghi: partendo dall’alta via dei monti liguri, percorsero tutta la dorsale appenninica, iniziando così a delineare la forma fisica di quello che oggi è il Sentiero Italia CAI. Un tracciato che, attraversando tutta Italia, si è aggiudicato il primato di sentiero (panoramico) più lungo del mondo.

Il sentiero panoramico più LUNGO e BELLO e del mondo è in ITALIA

# CamminaItalia, in migliaia lungo il sentiero

Credits: ansa.it

Per concretizzare il collaudo dell’intero sentiero, durante una riunione del CAI, Teresio Valsesia (che presiede la commissione centrale del CAI) propone il CamminaItalia, che contiene fra l’altro un esplicito invito agli italiani a praticare l’escursionismo.

Così, nel 1995, più di 5mila persone fra italiani e stranieri, appassionati di trekking, percorsero insieme la prima edizione dell’iniziativa, durata ben 8 mesi e con solo 2 tappe di riposo. A Lazzaretto di Muggia, su un marciapiede spartitraffico, ancora oggi c’è una targa in ricordo dell’evento che riporta la frase:

“ha voluto congiungere in un simbolico abbraccio tutte le genti d’Italia ”

Di recente al percorso sono state fatte delle migliorie, in quanto alcuni tratti erano dissestati e difficilmente percorribili, ma il Sentiero Italia è comunque un tracciato percorribile da tutti, a tappe, zaino in spalla, qualche provvista  e via. Non include le vette, ma le terre alte del nostro paese, non si scalano le montagne e non si attraversano i torrenti a nuoto. Nei tratti un po’ più difficoltosi, il CAI ha previsto delle alternative che rendono il cammino facile a tutti. I sentieri e i punti di unione tra loro che formano il tracciato sono quasi tutti indicati da segnaletica bianca e rossa e la sigla S.I. (Sentiero Italia).

Nel 1997 Emilio Pizzicol, escursionista del CAI di Sesto San Giovanni (Milano), percorre 226 tappe compiendo la prima CamminaItalia in solitaria.

# Un viaggio collettivo che abbraccia tutto lo Stivale

Credits: ansa.it

Il 1° maggio 2019 si è realizzato un progetto che vede il sentiero protagonista: il Va’ Sentiero. Un viaggio collettivo ideato da 3 ragazzi (Yuri Basilicò, Sara Furlanetto e Giacomo Riccobono) e patrocinato dal Touring Club Italiano che ha l’obiettivo di far conoscere e dar voce a questo tracciato e alle terre che attraversa.

Far conoscere la cultura della montagna, che in Italia (quasi) non c’è. Il viaggio è iniziato e, in totale, gli escursionisti sono 6. Il progetto è diviso in tappe: da maggio a novembre 2020, i ragazzi si sono fermati nei luoghi terremotati del centro Italia, con tappa di fine 2020 a Santa Maria di Leuca, il “tacco”. Causa pandemia, gli escursionisti hanno, però, dovuto deviare il percorso, preferendone uno più breve. Contano comunque di raggiungere la meta finale nel 2021: San Teresa di Gallura.

L’idea del Va’ Sentiero nasce, nella testa dei 3 escursionisti, negli anni 2016-2017, conoscendo proprio l’ideatore del percorso, Riccardo Carnovalini.

Ed infine, ecco cosa ha dichiarato il presidente del Club Alpino Italiano, Vincenzo Torti, su Sentiero Italia:

“Con il progetto Sentiero Italia abbiamo un sogno, quello di unire l’Italia intera in un grande abbraccio, attraverso la percorrenza a piedi degli straordinari territori che il nostro Paese è in grado di offrire non appena si abbandona la strada asfaltata”

Speriamo, allora, che questo momento storico finisca presto perché… cosa c’è di meglio di un enorme abbraccio collettivo con sfondo le meraviglie del nostro paese?

Continua a leggere con: Il PRIMO SENTIERO URBANO d’Europa: dal Duomo al Monte Stella

ANGELA CALABRESE

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Lo straordinario VILLAGGIO con le CUPOLE ARCOBALENO

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Credit: dettaglihomedecor.com

Residenza Majara: il suo nome significa avventura, il suo obiettivo è cambiare il suo paese e il suo aspetto ha dell’incredibile.

Lo straordinario VILLAGGIO con le CUPOLE ARCOBALENO

#Presence in Hormuz 02

Lo studio iraniano ZAV Architects ha creato il progetto “Presence in Hormuz 02”: un manifesto politico e sociale nato per sensibilizzare e mostrare una reale alternativa politica ed economica al traffico illegale di petrolio, l’unica attività che al momento produce reddito per l’isola.

Hormuz è infatti un antico porto storico nello stretto strategico di Hormuz nel Golfo Persico, a sud dell’Iran, che controlla la spedizione di petrolio dal Medio Oriente.

Nonostante la bellezza dell’isola, gli abitanti locali lottano economicamente, essendo coinvolti in attività di traffico illegale usando le loro barche, non sfruttando a pieno il potenziale turistico di quest’isola meravigliosa.

#Il ruolo fondamentale dell’architettura

Credit: @zavarchitects

In un Paese in cui lo Stato è alle prese con dispute politiche, ogni progetto architettonico può diventare una vera alternativa rispetto alle attività interne del governo.

L’obiettivo per chi vuole cambiare il proprio paese con progetti come questo è cercare di rispondere ad una semplice domanda: come può l’architettura suggerire un’alternativa politica per la vita comunitaria? 

Presence in Hormuz è una serie di sviluppi urbani di un’istituzione semi-pubblica che ha assunto ZAV Architects, al fine di potenziare la comunità locale dell’isola.

La seconda fase di questo progetto prende la forma di una residenza culturale polivalente chiamata residenza Majara.

Il suo nome significa avventura e il suo aspetto ha dell’incredibile.

#Il villaggio con le cupole colorate

Credit: archdaily.com

L’obiettivo di questo progetto è di costruire fiducia e legami tra i cittadini e i turisti, che saranno incuriositi da questo villaggio dall’aspetto curioso e affascinante.

La residenza Majara prende infatti le forme di un villaggio dove ogni cupola è di un colore acceso, creando uno spettacolo unico.

Tutte le cupole sono state costruite con la tecnica del “superdobe”, ovvero l’alternativa contemporanea al metodo della terra battuta, ideata dall’architetto iraniano Nader Khalili.

Le particelle colorate, siano esse terra, sabbia, ghiaia o pietra, si accumulano e formano un insieme di colori che ricordano il paesaggio dell’isola.

Le dimensioni contenute delle cupole rende la loro costruzione compatibile con le capacità costruttive degli artigiani locali, che non sono abitati a progetti di grandi dimensioni.

La priorità del progetto di ZAV Architects è stata infatti quella di impiegare esclusivamente materiali locali, facilmente accessibili ed economici, così da permettere una costruzione i cui costi principali fossero legati a una giusta retribuzione della manodopera autoctona.

#L’interno delle cupole

Credit: @zavarchitects

L’interno delle cupole rispecchia l’esterno: una volta entrati si viene avvolti da un colore acceso che subisce delle variazioni a seconda dell’ambiente e della luce.

Ogni cosa è colorata: dal pavimento, al soffitto e persino tutti i mobili che arredano la piccola casetta unica nel suo genere.

La maggior parte delle cupole forniscono alloggio ai residenti, mentre altre cupole ospitano aree comuni dove cenare, fare il bucato o pregare. Vi sono anche sale dedicate all’artigianato e persino un’area dedicata alle informazioni turistiche.

Continua la lettura con: I 10 LUOGHI più COLORATI del mondo

ARIANNA BOTTINI

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Il COLOSSEO era UNA delle PORTE dell’INFERNO

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Credits: @quiriters IG

Quando si parla di Inferno ci viene in automatico in mente l’Inferno di Dante, tanti gironi dove le anime dannate sono obbligate a rivivere i loro peccati per l’eternità. Sicuramente non è lo stesso Inferno, o dimora dei dannati, degli antichi romani, ma rimane il fatto che a questo mondo ultraterreno si associa paura, morte e disperazione.

 E se ti dicessero che a Roma c’è una delle porte d’ingresso dell’Inferno ci andresti a vederla? Probabilmente chiunque sia stato nella città eterna l’ha già fatto, perché si credeva che l’entrata al mondo della disperazione fosse proprio nel Colosseo.

Il COLOSSEO era UNA delle PORTE dell’INFERNO

# Simbolo per eccellenza del paganesimo

Credits: @marco.di.girolami
Colosseo

Fino al Cinquecento si credeva che il Colosseo fosse il simbolo per eccellenza del paganesimo. Un anfiteatro che è stato per secoli scenario di giochi cruenti e che ha visto la morte di milioni di persone. Quando per diletto dei romani l’Anfiteatro Flavio divenne luogo delle uccisioni di molti cristiani ecco che a questo rimase l’epiteto di simbolo del paganesimo. In realtà, più avanti, si scoprì che probabilmente nel Colosseo non avvennero le persecuzioni cristiane. Anche in seguito, nonostante l’abolizione dei giochi e gli imperatori cristiani che si susseguirono, il Colosseo rimaneva simbolo della potenza dell’antica Roma, d’altronde si diceva che: “Sin quando il Colosseo resterà in piedi, lo sarà pure Roma. Quando il Colosseo crollerà, crollerà anche Roma”.

# “Colis eum?”: adori lui? (il diavolo)

Credits: romeandart.eu
Porta dell’Inferno

Al Colosseo fu sempre associato il sovrannaturale, ognuno ci vedeva qualcosa di diverso ma rimaneva il fatto che l’anfiteatro avesse qualcosa di strano e non legato al nostro mondo. La leggenda forse più inquietante è quella del Tempio di Belzebù, il demone che abitava nell’Anfiteatro Flavio. Si dice che il nome Colosseo derivi proprio da questa storia: gli adepti di Belzebù chiedevano ai neofiti durante la cerimonia di iniziazione “Colis eum?”, ovvero “adori lui (il diavolo)?”.

In generale gli storici ci vedevano l’espressione della grandezza di Roma, i cristiani peccato e malvagità, per altri era un posto da evitare perché qui maghi e streghe praticavano la loro arte. Nel Medioevo, poi, le leggende che vedevano il Colosseo erano infinite e poche positive. Insomma, gli hanno sempre riconosciuto l’importanza e la potenza che incarna, ma l’Anfiteatro non ha sempre avuto una bella reputazione. Addirittura si diceva che fosse una delle porte dell’Inferno.

# Porta Libitidinaria: la porta dell’Inferno del Colosseo

Credits: classeapertasulmondo.wordpress.com
porta dell’inferno di Dante

Si chiama Porta Libitidinaria, quella che in parte si potrebbe identificare come una delle 7 porte dell’Inferno che si erano individuate nel Medioevo. In realtà in generale si credeva che il Colosseo fosse una porta per l’Inferno e che durante la notte le anime dei gladiatori morti nell’arena vagassero per i sotterranei. Facendo però una precisazione su Porta Libitidinaria, questa era attraversata dagli schiavi che portavano fuori dall’arena i gladiatori uccisi; considerando che gli schiavi indossavano la maschera di Caronte e che da lì passavano sempre più morti che vivi, un po’ di verità c’è.

Continua la lettura con: Ammirare il COLOSSEO come un antico GLADIATORE: il nuovo progetto

BEATRICE BARAZZETTI

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La coda del topo

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Mao Tse Tung

Mao Tse Tung pensò che i passeri mangiassero troppe sementi, danneggiando il raccolto.
Così fece una legge che costringeva a sterminarli.
Morti i passeri, nessuno mangiava più i parassiti delle piante, il raccolto fu distrutto e vi fu una tremenda carestia.
Lo stesso Mao pensò che per sterminare i topi fosse utile un incentivo. Mise un prezzo per ogni coda di topo consegnata, a testimonianza di averlo ucciso.
I cinesi cominciarono ad allevare topi per guadagnare sulle code e a breve ci furono topi ovunque.

L’idea che ci sia un’autorità suprema che invece di governare si occupa di entrare nella vita dei cittadini creando regole e norme per risolvere problemi strutturali si rivela sempre fallimentare.
Questo succede perché quando vai ad alterare l’equilibrio di un sistema complesso rischi sempre di provocare conseguenze incontrollabili e imprevedibili.

La capacità previsionale degli esseri umani è molto limitata, nonostante scienziati e studiosi provino a elaborare proiezioni. La storia dimostra che le previsioni sul futuro sono sempre state impossibili. Proprio perché all’interno delle società esistono anche delle forze imprevedibili e naturali che non possono essere incanalate in una previsione razionale.

Una di queste forze naturali è l’innata propensione alla libertà di ogni essere umano. Pensare di limitarla o di costringerla all’interno di recinti definiti è sempre destinato al fallimento e addirittura porta a rinforzare le modalità di manifestazione di questa libertà. Che può alla fine provocare come risultato l’opposto di quello che l’autorità voleva ottenere.

Continua la lettura con: Mamma coniglio

MILANO CITTA’ STATO

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I 10 RISTORANTI TOP del Nord Italia

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Lido '84

Abbiamo selezionato i migliori ristoranti del Nord Italia mettendo insieme i risultati di: la guida dell’Espresso, la guida Michelin, la guida del Gambero Rosso e Tripadvisor. La nostra classifica è stata calcolata in questo modo: sono stati assegnati 1 punto per ogni cappello della guida Espresso, 1,25 punti per ogni stella della guida Michelin, un punteggio da 1 a 5 in base al posizionamento nei primi dieci posti della Guida del Gambero Rosso, 0,2 nella classifica di Tripadvisor sui migliori ristoranti di lusso in Italia, 3 per i riconoscimenti speciali. A questo abbiamo aggiunto 0,5 per ogni presenza nelle diverse classifiche. Scopriamo la classifica completa e il vincitore.

I 10 RISTORANTI TOP del Nord Italia

#10 Ristorante Berton – Milano  12,5 pt.

Ristorante Berton

Al decimo posto troviamo il ristorante di Andrea Berton in Porta Nuova, la nuova city finanziaria di Milano, con 3 cappelli dell’Espresso, 1 stella Michelin e al quarto posto nella guida del Gambero Rosso. Il ristorante ha inaugurato in occasione dell’Expo 2015.

 

#9 Enrico Bartolini al Mudec, Milano – 15,5 pt.

Enrico Bartolini al Mudec

Enrico Bartolini è arrivato al ristorante del Mudec nel 2016, dopo l’inaugurazione avvenuta l’anno prima per mano di un altro chef, portandolo in breve tempo al successo con la conquista di 3 stelle Michelin. Oltre a questo, per il locale situato in zona Tortona, al terzo piano del MUDEC-Museo delle Culture, vanno aggiunti i 3 cappelli dell’Espresso e il terzo posto nella Guida del Gambero Rosso.

 

#8 Ristorante dal Pescatore (Canneto sull’Olio), Mantova – 16 pt.

Credits: tripadvisor.it – Ristorante dal Pescatore

Premiato con il cappello d’oro dall’Espresso, tre stelle Michelin e al quarto posto nella guida del Gambero Rosso, il ristorante mantovano è il primo degli attuali tristellati che ha ottenuto e che mantiene il massimo riconoscimento della Rossa dal 1996.

 

#7 Lido ’84 (Gardone Riviera), Brescia 16,6 pt.

Lido ’84

Questo ristorante sulla sponda bresciana del Lago di Garda, guidato dallo chef Riccardo Camanini, si posiziona al settimo posto tra i ristoranti top del Nord Italia. Può fregiarsi di 5 cappelli dell’Espresso, della settima piazza della classifica del Gambero Rosso, di 1 stella Michelin e del gradino più basso del podio nella classifica di Tripadvisor.

 

#6 Hotel Mandarin Oriental – Seta Milano  18,8 pt.

Credits: flawless.life – Mandarin Hotel Ristorante Seta

Il ristorante stellato Seta, aperto nel 2015, è diventato una delle mete più desiderate della ristorazione meneghina. Si trova all’interno del Mandarin Oriental Hotel, alle spalle del quadrilatero della moda e dell’eccellenza delle grandi maison italiane e internazionali. Con 5 cappelli dell’Espresso, 2 stelle Michelin, al terzo posto nella classifica del Gambero Rosso e al settimo posto della classifica dei ristoranti di lusso recensiti da Tripadvisor.

 

#5 Villa Crespi (Lago d’Orta), Novara – 19 pt.

Nella meravigliosa cornice del lago D’Orta, fu Cristoforo Benigno Crespi, proprietario della villa nel 1879, a sceglierne lo stile moresco come ispirazione per una dimora da sogno, tra stucchi e intarsi, in un ideale viaggio attraverso il Medioriente. Ed è qui che lo chef Antonino Canavacciuolo ha realizzato il suo ristorante premiato con 4 cappelli dell’Espresso, 2 stelle michelin, al secondo posto nella Guida del Gambero Rosso e al primo posto tra i ristoranti di Lusso secondo Tripadvisor.

 

#4 Da Vittorio (Brusaporto), Bergamo 19,3 pt.

Da Vittorio, Brusaporto

Appena giù dal podio troviamo “Da Vittorio” in provincia di Bergamo. Il suo palmarès vede tre stelle Michelin, il terzo posto nella guida del Gambero Rosso, il secondo posto nella classifica Tripadvisor dei migliori ristoranti di lusso italiani dietro a Villa Crespi e il riconoscimento del Cappello d’Oro dalla Guida dell’Espresso.

 

#3 Le Calandre (Rubano), Padova 20 pt.

Credits: pambianconews.com – Le Calandre

Nel contesto di una tradizione familiare in questo alto tempio della gastronomia italiana lavorano i tre fratelli Alajmo. Si aggiudica la terza posizione, con 5 cappelli dell’Espresso, 3 stelle Michelin e al secondo posto nella Guida Gamberosso 

 

#2 Piazza Duomo (Alba) – Cuneo 20 pt.

Ristorante Piazza Duomo Alba

Qui abbiamo “Piazza Duomo” ad Alba in provincia di Cuneo. Con 5 cappelli dell’Espresso, 3 stelle Michelin e al secondo posto nella Guida Gamberosso. Si trova nella piazza principale, Piazza Risorgimento, della cittadina delle langhe.

 

#1 La Trattoria Francescana, Modena  – 21 pt.

Credits: italiasquisita.net – Osteria Francescana

Il ristorante in assoluto migliore del Nord Italia è l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, a Modena, premiata per due anni consecutivi anche come il migliore al mondo. Il locale propone una cucina tradizionale e contemporanea allo stesso tempo. In testa alla classifica dell’Espresso, 5 cappelli del Gambero Rosso e 3 stelle Michelin.

 

Continua la lettura con: piatti tipici scomparsi del Nord Italia

MILANO CITTA’ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

 

 

Il “DIABOLICO ALVEARE” (made in Italy)

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Credits: @howfarfromhome IG

Tutti conoscono lo spettacolare skyline di New York. Ma la città accoglie diverse forme di architettura, non solo gli straordinari grattacieli.

Un edificio che sicuramente merita di essere notato ha le sembianze di un grande alveare. Ma non è solo la sua struttura ad attirare l’attenzione.

Già due anni prima che venisse inaugurato, aveva attirato su di sé numerose polemiche, aumentate dopo la sua apertura e capaci di dividere l’opinione pubblica.

Il “DIABOLICO ALVEARE” (made in Italy)

# Una costruzione molto suggestiva

Credits: thevesselnyc IG

Anche osservandolo tramite delle semplici fotografie risulta essere davvero suggestivo ed intrigante… Stiamo parlando di un enorme alveare che altro non è che un’originale costruzione di Manhattan, tra la 30esima e la 33esima strada, sulla sponda ovest dell’Hudson River.

# “The Vessel” costituisce l’accesso ad una nuova zona residenziale

Credits: @calder IG

Aperto al pubblico nel 2019, “The Vessel” rispecchia l’audacia del progetto firmato dal designer britannico Thomas Heatherwick, il quale lo definisce “uno spazio pubblico tridimensionale”. Infatti, questo alveare innovativo si colloca al centro di Hudson Yards Plaza e costituisce l’accesso al centro commerciale di questa nuova zona residenziale in continua espansione.

# Una passeggiata panoramica a 46 metri di altezza

Credits: @iwally IG

Con i suoi 46 metri d’altezza e le 80 piattaforme panoramiche, “The Vessel” non poteva rispondere meglio alla sua funzione di osservatorio. Un ruolo comunque secondario rispetto a quello che svolge all’interno del contesto urbano.

In effetti, si tratta di un nuovo tipo di landmark che si approccia in modo innovativo agli spazi urbani, creando una “scultura interattiva” concepita per essere “passeggiabile”.

# Un’architettura cangiante e straordinaria dal cuore italiano

Credits: @iwally IG

È straordinario come questo alveare non si faccia “schiacciare” dalle altezze vertiginose degli edifici circostanti, riuscendo a spiccare nel contesto in cui si colloca. Questo soprattutto grazie alla sua struttura a nido d’ape in acciaio, bronzo e cemento che cambia colore a seconda dell’ora e delle condizioni metereologiche, contrastando con i toni circostanti.

E, sicuramente, “The Vessel” è reso unico anche dal suo cuore italiano: i pezzi che lo compongono sono stati realizzati a Monfalcone, in provincia di Gorizia.

# Perché questo alveare è “diabolico”? I possibili pericoli erano stati segnalati anche prima della sua inaugurazione

Credits: yalcnbrk IG

Ma perché una struttura così innovativa ed unica dovrebbe essere “diabolica”?

Già nel 2017, due anni prima rispetto alla sua apertura, una critica di architettura, Audrey Wachs, aveva espresso alcune perplessità, segnalando un possibile pericolo. Quale? Quello della sicurezza delle persone: “Salendo sulla struttura, tutte le balconate si fermano giusto all’altezza della vita, anche in cima. Quando costruisci in altezza, le persone si buttano”.

# Le preoccupazioni sono state confermate da 3 suicidi. Ora “The Vessel” è chiuso al pubblico in attesa di maggiore sicurezza

Credits: @duncancasal IG

Nonostante questo avvertimento e le preoccupazioni dei residenti sulle barriere protettive troppo basse, la situazione non fu risolta e si verificò un primo caso di suicidio nel febbraio 2020. Ma non fu isolato: anche nel dicembre dello stesso anno una persona decise di togliersi la vita lanciandosi nel vuoto da “The Vessel”.

Tuttavia, ciò non bastò per ipotizzare dei provvedimenti a riguardo. Si è dovuto aspettare un terzo suicidio, avvenuto nel gennaio 2021, per vedere la chiusura al pubblico di quest’opera architettonica.

Sicuramente, non verrà abbattuto come si vociferava, perché è un polo di attrazione sugli Hudson Yards troppo importante. Ma qualcosa cambierà nel “The Vessel”: la sicurezza delle persone deve sempre essere al primo posto.

Continua la lettura con: La COBRA TOWER: il grattacielo a forma di SERPENTE

ALESSIA LONATI

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La STAZIONE CENTRALE ha un SEGRETO: la SALA d’attesa del RE

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Credits: @ serenabarbiericatering IG

All’interno della Stazione Centrale, si nasconde una sala che pochi fortunati hanno potuto visitare e che quasi nessuno conosce: la Sala Reale.

La STAZIONE CENTRALE ha un SEGRETO: la SALA d’attesa del RE

All’interno della Stazione Centrale, tra turisti, treni e pendolari si nasconde una sala che pochi fortunati hanno potuto visitare e che quasi nessuno conosce: la Sala Reale.

# Una sala d’attesa reale…

credit: curiosami.altervista.com

“Ma cosa ci fa una Sala Reale in una stazione?”. E’ una domanda piuttosto lecita visto che non tutte le stazioni hanno una Sala Reale, ma noi a Milano siamo stati dei veri e propri privilegiati. La Sala Reale della Stazione Centrale era nientepopodimeno che la sala d’attesa del Re D’Italia e della sua famiglia, alla quale era riservato un trattamento speciale. I Savoia potevano accedervi da un’entrata segreta, sul lato sud-est della stazione, in Piazza Luigi di Savoia 1/26.

# … per un’attesa sfarzosa

credit: akropolismilano.com

Anche se la sala d’attesa è un luogo temporaneo, in cui non si passa molto tempo, quella riservata alla famiglia reale non poteva che essere sfarzosa: l’arredo è curato nei minimi dettagli, con mobili di grandissimo valore che decorano una sala già di per sé maestosa. Il progetto infatti era stato affidato all’architetto Ulisse Stacchini che nel 1931 consegnò al Re una sala d’attesa all’altezza delle sue aspettative. I marmi, i lampadari in cristallo, una fontana e il pavimento in legno intarsiato, senza dimenticare poi i mosaici, sono solo alcuni degli elementi che fanno della Sala Reale uno spettacolo imperdibile.

# Un vero salto nel tempo: ci sono anche delle svastiche intarsiate e dei passaggi segreti

credit: sciurapina.net

Strategicamente la Sala è stata costruita al piano binari, con un accesso diretto al Binario 21. Qui il re e la regina potevano aspettare il loro treno insieme oppure separati, viste le dimensioni della sala: l’ampiezza è di 416 metri quadrati e la sua capienza è di ben 245 persone in piedi.

Non solo dal Binario 21, oggi Memoriale della Shoah di Milano, è possibile fare un salto del tempo: sul pavimento intarsiato di tanti motivi decorativi, è possibile trovare ancora delle svastiche che erano state intarsiate appositamente per accogliere Adolf Hitler, che però non attraversò mai questa sala. Questo dettaglio può far tornare indietro nel tempo, ma probabilmente la cosa che più incuriosisce di questa sala risiede proprio nel bagno.

Cosa si nasconderà mai nel bagno della sala d’attesa della famiglia Savoia? Entrando nel bagno si trova un grande specchio, questo all’apparenza può sembrare solo un semplice specchio ma in realtà cela un passaggio segreto che avrebbe portato al sicuro i reali in caso di emergenza.

La Sala però non è accessibile a tutti, quindi se l’articolo vi ha incuriosito e intendete visitarla, è possibile prenotare una visita:

  • direttamente in stazione dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 18
  • Grandi Stazioni (Piazza Luigi di Savoia, 1/23 – 21124 Milano): tel. +39 02 66 73 511 – info@grandistazioni.it

Continua la lettura con: La STAZIONE CENTRALE è la stazione più GRANDE d’Europa

ROSITA GIULIANO 

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Il nuovo villaggio turistico da 100 milioni a Eraclea

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La splendida cittadina di Eraclea, ora nel momento di picco della stagione, si prepara alla rivoluzione.

Il nuovo villaggio turistico da 100 milioni a Eraclea

# Valle Ossi: il Piano urbanistico

Nello scorso mese di Maggio è stato approvato dalla giunta Comunale il Piano Urbanistico Attuativo denominato “Valle Ossi“. Il piano porterà alla costruzione di un villaggio turistico che cambierà il volto di Eraclea Mare e la porta del suo litorale.

Credits: lacittadelpiave.blogspot.com

Si tratta di un colosso turistico da 14 mila presenze al giorno, secondo stime.

L’obiettivo è quello di creare una integrazione al territorio rurale alle spalle del litorale tra Eraclea e Jesolo nel modo meno impattante possibile, proponendo un’offerta turistica eco sostenibile per le famiglie, a contatto con la natura. Il progetto è una scommessa ambiziosa, in quanto la formula proposta è nuova per il turismo del litorale, molto semplice e suggestiva. Un turismo diverso, alla scoperta della natura, del luogo e delle sue tradizioni.

# Alcuni numeri del progetto

L’investimento nel progetto sarà di un centinaio di milioni di euro. I suoi punti cardine sono i seguenti:

  • Un parco acquatico nei pressi del villaggio turistico, con la realizzazione di casette ecosostenibili e il recupero dei fabbricati rurali esistenti, oltre a percorsi ciclopedonali “ad anello” che faciliteranno il collegamento con la Pineta e la vicina Laguna del Mort.
  • Un porto turistico con le sue attività connesse.
  • La valorizzazione di un parco verde di oltre 170 mila metri quadrati
Credits: lacittadelpiave.blogspot.com

Inoltre, sono menzionati altri interventi di riqualificazione e manutenzione del territorio programmati dall’amministrazione comunale, alcuni dei quali già in fase di realizzazione all’ingresso di Eraclea mare. Interventi che garantiranno una generale riqualificazione dal punto di vista turistico della località.

Credits: lacittadelpiave.blogspot.com

Il sindaco Nadia Zanchin spiega che “il progetto rappresenterà un importante valore aggiunto dal punto di vista turistico e occupazionale per i nostri cittadini”.

# I punti di vista della Giunta comunale e degli ambientalisti

Il sindaco ha inoltre commentato così l’approvazione del Piano Urbanistico: “Un grande lavoro da parte degli uffici comunali…Ora, finalmente, il progetto che riguarda Valle Ossi prende definitivamente forma».

Eraclea Terra e Mare
Credits: @eracleamare(IG)

Gli ambientalisti hanno comunque sollevato alcune perplessità e denunciato che l’impatto ci sarà: il rischio è quello dato dalle tante persone riversate in una giornata in una zona tutto sommato limitata e che confina con l’area Sic, (sito di interesse comunitario), che è la Laguna del Mort.

Ora si attende la Valutazione di impatto ambientale della Regione e degli altri enti competenti per materia.

Credits: eraclea.com, comune.eraclea.ve.it, lacittadelpiave.blogspot.com

Continua la lettura con: JESOLO sfida MIAMI: con le Wave Towers avrà uno SKYLINE da VERTIGINI

LUCIO BARDELLE

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La CASA sulla CASCATA

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credit: curiosando708090.altervista.org

Una casa che ha stravolto l’architettura moderna per la sua posizione e progettazione complessa. Dove si trova e cosa la rende un’icona?

La CASA sulla CASCATA

Tutto nasce dalla collaborazione tra due persone straordinarie del XX secolo: Edgar J. Kaufmann, imprenditore e filantropo, e Frank Lloyd Wright, uno degli architetti più rivoluzionari della storia. Individuata una località molto cara a Kaufmann, complice una indicazione praticamente data senza un budget che ne limitasse creatività e spese di realizzazione annesse, Wright ebbe modo di dare il meglio di sé proponendo, progettando e realizzando un vero capolavoro, inserito poi tra le migliori realizzazioni architettoniche di ogni tempo.

# L’architetto visionario che la concepì: Frank Lloyd Wright

Architetto visionario, sperimentatore e uomo di grande cultura, aveva già dato dimostrazione di poter osare dove gli altri ancora tentennavano. Il suo ardimento e la sua inarrestabile passione per il suo lavoro lo avevano già portato a farsi conoscere non solo negli USA ma anche in Giappone dove aveva realizzato a Tokyo un Hotel che resistette a un fortissimo terremoto. Nonostante la nota sismicità del Giappone, molti edifici, costruiti già con un appropriato sistema che ne dovesse garantire la resistenza, andarono distrutti mentre quello progettato da Wright resistette. Nel corso della sua carriera ebbe modo di concepire vere opere architettoniche che ancora oggi lasciano senza fiato.

# Un’impresa ardita, con due terrazze che si incrociano seguendo il ruscello

credit: artemagazine

Le fasi di costruzione, tra il 1936 e il 1939, ebbero parecchi intoppi, non ultimo il rifiuto della società incaricata della costruzione della casa di seguire le indicazioni di Wright riguardo la famosissima terrazza che si allunga seguendo il corso del ruscello. L’architetto in persona si pose sotto suddetta terrazza nel momento in cui vennero tolti i sostegni necessari alla realizzazione dimostrando che, nonostante le perplessità degli ingegneri riguardo la tenuta strutturale, non vi era alcun pericolo. In realtà tale ardimento avrebbe avuto conseguenze nefaste nel corso del tempo, tanto che si è dovuti ricorrere a numerosi interventi per scongiurare il crollo della terrazza. Va anche detto che il calcestruzzo gettato in opera, in quegli anni, era ancora in fase di studio e nessuno avrebbe potuto dire con certezza quali sviluppi si sarebbero potuti studiare con il passare del tempo. Inoltre, anche se le foto ritraggono principalmente una sola terrazza in realtà quelle realizzate sono due che si incrociano su livelli differenti ed entrambe decisamente ardite.

# La casa sulla cascata e la sua fama: da Hitchcock ai Simon e Garfunkel

credit: overside

Tanti, tantissimi i tributi nei confronti della Casa sulla Cascata (Fallingwater) che, ormai museo, è visitabile in Pennsylvania, più esattamente a Mill Run dove scorre il ruscello Bear Run.
Alfred Hitchcock, innamoratosi della casa, arrivò a costruire un intero set cinematografico per ambientarvici alcune scene di “Intrigo Internazionale” dopo il rifiuto da parte dei proprietari di girare direttamente nell’abitazione. Citazioni e fotografie sono sempre presenti in qualunque catalogo di architettura o design. Anche il duo Simon e Garfunkel dedicò una frase al grande architetto in segno di rispetto.

# Un capolavoro che ha fatto la storia dell’architettura moderna

credit: youtube.com

Ovunque vi sia una terrazza che sembri violare le leggi della fisica o una abitazione che si integri perfettamente nel paesaggio va ricordato che, prima di tutti, c’è stato Wright e la sua Casa sull’acqua. Non va infatti dimenticato che la stratificazione, ampiamente visibile nella costruzione, richiama la stratificazione geologica che caratterizza la morfologia di Mill Run, che il colore del materiale usato, dopo un primo tentativo con colore diverso, si immerge perfettamente nel paesaggio e che anche la musicalità presente nell’anima di Wright si ripropone regalando a chi ha la fortuna di visitare Fallingwater un tripudio di suoni naturali udibili dalle varie zone della casa.

Un capolavoro di design, ingegneria ed ecocompatibilità che ha fatto la storia dell’architettura moderna.

Leggi anche: Le CASE GALLEGGIANTI: la NUOVA proposta del turismo sardo

ROBERTO BINAGHI

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SkyWay: il TRENO DEL CIELO. Truffa o futuro della mobilità?

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Credit: skywayproject.weebly.com

Quando si sente parlare di treni del cielo si pensa subito ad un film ambientato in un mondo futuristico, un’idea geniale che rimane ancora troppo lontana per la nostra tecnologia.

In verità i treni del cielo esistono già, o almeno il progetto. Si chiamano SkyWay e attorno a a loro si aggira un alone di mistero.

Andiamo un po’ più a fondo.

SkyWay: il TRENO DEL CIELO. Truffa o futuro della mobilità?

# I treni del cielo

Credit: skywayproject.weebly.com

Il progetto di SkyWay è a dir poco innovativo: costruire delle funivie sospese a quindici metri da terra, con vagoni dal design futuristico ed elegante che viaggiano a 500 km/h.

Le promesse di questo progetto sono molte: una funivia completamente sostenibile che costa meno di un’equivalente linea di metropolitana, un mezzo di trasporto che potrebbe risolvere i problemi di traffico delle grandi città, con la possibilità di raggiungere anche luoghi con particolari criticità di accesso.

Il suo inventore, un ingegnere bielorusso di nome Anatoly Yunitskiy, propone il progetto come il futuro della mobilità.

Ma è davvero così?

# I treni del cielo in Bielorussia: il primo tratto sperimentale

Credit: ilpost.it

Si dice che Yunitskiy, dopo venti anni di studio, abbia presentato il suo progetto per la prima volta in Russia poco fuori Mosca, dove è stato costruito, ma poco dopo smontato.

Nel 2014, a Maryina Horka, in Bielorussia, è stato realizzato un parco museo proprio sullo Skyway, dove ne viene mostrato il funzionamento.

É proprio qui in Bielorussia che dal 2018 esiste infatti un breve tratto sperimentale costruito poco fuori Minsk.

# I treni del cielo a Dubai

Credit: top box – youtube

SkyWay a Dubai ha trovato più successo con la collaborazione di Roads and Transport Authority (RTA) di Dubai.

Il progetto di Dubai è a dir poco ambizioso: la capacità di trasporto passeggeri del sistema di trasporto sopraelevato SkyWay Dubai dovrebbe essere di circa 8.400 all’ora in ciascuna direzione.

Il sistema comprende queste sorta di cabine volanti che si muovono su cavi precompressi a binario che sono sospesi attraverso corridoi sopraelevati.

Il progetto consiste in una pista sospesa lunga 2,5 km presso lo Sharjah Research, Technology and Innovation Park (SRTI Park).

Il progetto di transito urbano in totale prevede un sistema ferroviario sopraelevato lungo 15 km che trasporterà passeggeri e merci attraverso 21 stazioni. Collegherà anche destinazioni chiave come Business Bay, Downtown Dubai e Dubai International Financial Centre (DIFC).

I lavori dovevano essere terminati a metà del 2020 ma con la pandemia hanno rallentato e non si hanno più notizie certe.

Con grande sorpresa il progetto dei treni volanti si incrocia anche con il nostro paese.

# I treni del cielo in Italia

Credit: railway-technology.com

La prima volta che SkyWay è comparsa in Italia risale al 2018, quando il candidato sindaco di Messina Cateno De Luca, si presentò a un evento della sua campagna elettorale accompagnato da tre manager e consulenti della società bielorussa, tutti italiani, annunciando di aver raggiunto un accordo per rivoluzionare il sistema tranviario della città.

Dopo le critiche e le perplessità il progetto si fermò, prima ancora di essere iniziato.

Messina non fu però la sola, in Italia sono diverse le zone ad essersi interessate a questo progetto, tra cui la Lombardia.

Quasi tutti gli stati e i governi che sono entrati in contatto con SkyWay hanno rapidamente abbandonato il progetto senza dare troppe spiegazioni.

Quello che sappiamo è che ad essere in dubbio erano i costi ma soprattutto l’onestà di questa compagnia.

Al momento rimane quindi il dubbio: i treni del cielo sono una truffa o una soluzione innovativa per il trasporto pubblico?

Nel frattempo, ecco a voi il video di presentazione di questi treni volanti.

Fonti: ilpost.it , top box

Continua la lettura con: Il progetto del TUNNEL SOTTOMARINO più LUNGO del mondo per collegare Emirati Arabi e India

ARIANNA BOTTINI

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Il LAGO che TRASFORMA gli ANIMALI in PIETRA

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Credits: @ instatraveler_official Fenicotteri al lago Natron

Un mix tra scena di un film dell’orrore e realtà, eppure esiste davvero un lago che trasforma gli animali in pietra. Potrebbe ricordare una delle punizioni di qualche strega cattiva, quando poi arriva sempre il protagonista buono a salvare le povere creature. Questa volta, però, non si parla di magia, ma solo di natura.

Il LAGO che TRASFORMA gli ANIMALI in PIETRA

Immaginatevi questo lago in piazza Duomo, probabilmente si svuoterebbe, perché d’altronde gli uomini non sono tanto diversi dal resto degli animali, anzi. Però, se ci si ferma un attimo a pensare, potrebbe risolvere uno dei problemi maggiori di quella magnifica piazza: i piccioni. Scherzi a parte, ecco dove si trova il lago infernale e perché trasforma gli animali in statue.

# Il lago della morte

Credits: @planetaenlineanoticias
Lago Natron

Il lago che trasforma gli animali in pietra si chiama lago Natron e si trova nella Tanzania settentrionale, nella Rift Valley africana a circa 600m di altitudine. Non bisogna immaginarsi però il classico lago blu, ma piuttosto un bacino d’acqua di colore rossastro con profonde striature bianche; colore tipico di quei laghi ricchi di sodio e spesso soggetti a cicli di evaporazione.

# Natron: il carbonato idrato di sodio che uccide

Credits: @somos_curiosos
Animali pietrificati dal lago Natron

Il Lago Natron è chiamato così proprio per la presenza del composto naturale del carbonato idrato di sodio, appunto Natron, all’interno delle sue acque. Questa sostanza fa sì che le acque del lago abbiano le stesse proprietà dell’ammoniaca con un ph tra 9 e 10,5 ed una temperatura di circa 60° C, creando quindi un ambiente tanto corrosivo da non poter far sopravvivere quasi nessun animale.

È così che quando gli animali, soprattutto pipistrelli e uccelli, toccano l’acqua del lago della Tanzania, i minerali all’interno cominciano a trasformarli in pietra, intrappolandoli nella posizione assunta prima di aver toccato il lago maledetto.

# L’invincibile specie che sopravvive al lago infernale

Credits: @ instatraveler_official
Fenicotteri al lago Natron

Per tutti è il lago infernale e il lago della morte, ma una specie di animale riesce a sopravvivere alla composizione chimica del lago Natron. No non sono gli uomini e tanto meno i piccioni di piazza Duomo, bensì i fenicotteri rosa. Grazie allo strato protettivo corneo su zampe e becco, i fenicotteri spesso riescono a sopravvivere al lago Natron.

 

Continua la lettura con: Nel DESERTO è comparso un LAGO ROSA che sembra fatto di caramelle

BEATRICE BARAZZETTI

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I RISTORANTI più GRANDI d’Europa di CUCINA ITALIANA

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Credits diventarebarman.it - Felicita Stazione F

La cucina italiana è amata in tutto il mondo, non si contano infatti i ristoranti sparsi ad ogni latitudine. Vediamo quali sono i più grandi d’Europa a proporre la nostra cucina.

I RISTORANTI più GRANDI d’Europa di CUCINA ITALIANA

# La “Felicità”, nel campus dedicato alle startup Station F a Parigi, si estende per 4.500 metri quadrati

Credits clairreted IG – Felicita Parigi

Nel 2018 ha inaugurato a Parigi, all’interno del campus dedicato alle startup Station F, il ristorante di cucina italiana con la superficie più estesa in Europa: sono 4.500 i metri quadrati de la “Felicità”, questo il nome del ristorante. Fa parte della catena Big Mamma, lanciata da Tigrane Seydoux e Victor Lugger nel 2015, e ha giardini interni e piante di ogni tipo e un’enorme terrazza.

Credits diventarebarman.it – Felicita Stazione F

I posti a sedere sono oltre 1000, nel complesso può ospitare circa 4.000 persone, e propone una cucina ispirata rigorosamente alle tradizioni italiane ed è strutturato come una sorta di food market. C’è l’angolo della pizza e della focaccia, quello della pasta fresca, quello dedicato alla porchetta e quello che serve esclusivamente piatti a base di pesce. A completare il tutto cocktail d’autore a base di ingredienti per lo più mediterranei.

 

# Eurotaverna a Desio, ricavato da un’ex capannone, può accogliere fino a 1.800 coperti

Credits eurotaverna.it – Sala interna

Il ristorante Eurotaverna di Desio è stato per anni il più grande ristorante d’Europa di cucina italiana, in termini di dimensioni, ma ancora oggi sembra essere quello in grado accogliere più coperti, fino a 1.800. Ricavato da un ex capannone, questo ristorante in Brianza propone una cucina che sposa tradizione e innovazione con gustosi e delicati piatti di pesce, carne e ottime pizze, carta dei vini lunga e selezionata, in un ambiente raffinato e luminoso. 

 

Fonti: GQItalia, Ricette

Continua a leggere con: I RISTORANTI sul MARE più BELLI e più BUONI d’Italia

FABIO MARCOMIN

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Le AVIOSUPERFICI in ERBA a Milano

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Credits ilfilo.it - aviosuperficie

Nel mondo dell’aviazione non esistono solo le classiche piste di atterraggio che tutti conosciamo, ma anche le aviosuperfici, strisce di prato adibite al traffico di piccoli aerei privati ideali per fare pratica di decollo o atterraggio su sentieri difficoltosi e/o irregolari. Alcune di esse sono state istituite parallele alle piste asfaltate degli aeroporti minori, altre sono sperdute in mezzo ai campi della Pianura Padana, del Tavoliere delle Puglie, dell’Agro Pontino o di qualsiasi altra vasta e pianeggiante zona d’Italia. Motivo per cui, spesso, le avio superfici escluse al trasporto passeggeri sono chiamate anche campi volo. Realizzarle a Milano sarebbe impossibile, perché né l’ENAC né alcun altro ente autorizzerebbe l’atterraggio su centri abitati, men che meno dopo l’incidente del 2001 occorso a un pilota privato schiantatosi contro il Pirellone. A noi però piace sognare e fantasticare, quindi ci siamo chiesti dove vedremmo una pista in erba nel territorio urbano. Mettetevi comodi, e allacciate le cinture per l’atterraggio.

Le AVIOSUPERFICI in ERBA a Milano

#1 Il “South-East Airport di Milano” nel parco Forlanini

Foto di: Andrea Cherchi

Da denominazione ENAC, un’aviosuperficie può essere adibita anche al traffico commerciale, a condizione che l’aeromobile trasporti non più di 9 passeggeri e che sia di categoria light, ovvero aeromobili di peso massimo al decollo non superiore a 5700 kg. Certamente il primo parco che viene in mente è il Parco Forlanini, che diventerebbe un vero e proprio Milano City Airport. Sarebbe una location perfetta per atterrare col proprio Cessna 150, farsi una passeggiata al laghetto e sorseggiare un buon caffè presso i chioschi aderenti alle piste d’atletica del Centro Sportivo Saini. Se non fosse che la vicinanza con l’aeroporto di Milano Linate, considerato da molti appunto l’aeroporto cittadino del capoluogo lombardo, e la conseguente intensità del traffico aereo sarebbe motivo sufficiente per desistere da questa soluzione, e spostarsi magari più al centro. In ogni caso, il nome che darei all’aviosuperficie del Parco Forlanini è in linea con le denominazioni di alcuni aeroporti del nord Europa, che al posto del nome, indicano la zona. “Gentili passeggeri, è il comandante che vi parla per informarvi che abbiamo iniziato la discesa verso il South-East Airport di Milano

#2 Il “Bauscia Airport” nel parco Sempione

Credits: Andrea Cherchi – Parco Sempione

Oggi, amore, aperitivo in Brera!”, “Andiamo in macchina?” ”No, in aereo.” Ci pensate che bello se si potesse atterrare con il castello sforzesco alle spalle e la vista sull’arco della Pace? Altro che lo Zampetti e i bauscia milanesi dei Vanzina, che sfoggiavano Maserati e Yacht ultimo grido prendendo in giro nella maggior parte dei casi umili lavoratori e meridionali. Un pilota d’aerei privato che atterrerebbe sul Sempione sarebbe il sogno di qualunque signorina (o di qualunque gentiluomo, in caso di pilota donna) che amasse un pizzico d’avventura e quella proverbiale e simpatica spocchia meneghina. A questo proposito, non trovo onestamente nome migliore per l’aviosuperficie del Sempione che quello di Bauscia Airport. Un po’ inglese, un po’ dialetto milanese.

#3 Il “360 Airport” nel Parco Nord

Parco Nord – eugeniotagliabue IG

Non lontano dall’esistente aeroporto di Bresso, da cui partono la maggior parte degli aerei privati di Milano, c’è uno dei parchi urbano/regionali più estesi d’Italia. Il Parco Nord. Qui di avio superfici se ne potrebbe costruire ben più d’una perché lo spazio è oggettivamente immenso e, inoltre, buona parte del Parco Nord è composto da soli prati e giardini, senza le strutture e le installazioni presenti al Forlanini e in Sempione.
Atterrare al Parco Nord sarebbe il top per visitare la zona centro nord di Milano, lasciando il proprio aeromobile il tempo necessario di prendere un taxi e fermarsi a bere un drink a City Life. Anche perché difficilmente l’aereo può essere rubato da qualcuno come un’auto o un motorino. Per quanto riguarda la denominazione, è presto detto. Per copiare (ma non troppo) dalle coordinate geografiche del Forlanini, penso che un nome adatto per l’aeroporto del Parco Nord potrebbe essere quello di 360 Airport, dal nome dei gradi della rosa dei venti che corrispondono, appunto, al punto cardinale nord.

E voi dove costruireste la vostra avio superficie privata di Milano? Forza, aspiranti piloti. Aspettiamo le vostre idee!

Continua a leggere con: Il PAZZO PROGETTO in Italia di trasformare un AEROPORTO in un RISTORANTE: ecco che fine ha fatto

CARLO CHIODO

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Il PONTE TIBETANO più ALTO d’EUROPA (a due ore da Milano)

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Curzutt. Credits: @kates_world____ IG

Curzùtt è un piccolo agglomerato di abitazioni in sasso, attentamente restaurate e riportate a nuova vita, dopo essere state abbandonate per molti anni.

Il PONTE TIBETANO più ALTO d’EUROPA

# Il territorio

Credits: curzutt.ch
Nucleo

Un tempo la vita si svolgeva in quota, su terrazzamenti rialzati, perché il fondo valle non garantiva una vita sicura. Siamo sui monti di fronte a Bellinzona, dove il passaggio di eserciti da nord o da sud era frequente e, soprattutto, il fondo valle era luogo malarico. Oggi questi luoghi, per essere raggiunti, richiedono una certa volontà, poiché nessuna strada carrabile li collega.

# Il ponte Tibetano

Credits: ticino.ch
ponte tibetano

Oggi a poco meno di 700 m.s.l.m., in località Curzùtt, è stato ancorato un ponte che ha un’altezza, nella sua parte centrale, di 130 m dal suolo. Il camminamento è in larice, lungo 270 m. ed è largo poco meno di un metro e può essere attraversato da famiglie come da esperti escursionisti. La vista dal ponte è magnifica, la pianura si vede in tutta la sua totalità.

# La Chiesa di S. Barnàrd

Credits: curzutt.ch
gallery-san-bernardo

Dopo avere apprezzato l’attraversata del ponte si possono ammirare la Chiesa di S. Barnàrd con i suoi affascinanti affreschi, fra i quali un’ultima cena con interessanti particolari come prodotti locali, ciliegie e granchi di fiume.

# Il nucleo di Curzùtt

Credits: curzutt.ch
Curzutt agricoltura

Successivamente si può visitare tutto quanto è stato fatto per ridare vita al borgo: un ristorante, due vigneti, il cui vino si può degustare, un appezzamento coltivato a zafferano e il rustico Arte & Natura dove si possono conoscere ed acquistare le produzioni locali.

# Come raggiungerlo

Credits: curzutt.ch
Chiesa di San Barnard

Si può arrivare a Bellinzona in treno o in auto. Dalla città si può raggiungere, con una passeggiata di 15 minuti, la Funivia che da Monte Carasso porta a Mornera. Dalla fermata Curzùtt il ponte dista 10 min.

 

Continua la lettura con: Il PONTE SOSPESO tra gli ALBERI più LUNGO del MONDO

GIUSEPPE MARZAGALLI

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Dopo il Bosco Verticale arriva la FORESTA NEL CIELO

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credit: tophotel

Un nuovo grattacielo ospiterà una vera e propria foresta orizzontale sospesa. Dove svetterà il rivale del Bosco Verticale?

Dopo il Bosco Verticale arriva la FORESTA NEL CIELO

Dopo il successo che il nostro Bosco Verticale ha riscontrato in tutto il mondo, arriva un altro gioiello architettonico che mescola l’innovazione alla pura natura: la Foresta Orizzontale dell’Empire City Hotel. Dove verrà costruito il rivale del grattacielo più fotografato di Milano?

# La Foresta Verticale sospesa nel cielo di Ho Chi Minh

credit: tophotel

Questa meravigliosa foresta orizzontale sarà ospitata dall’Empire City Hotel, che è solo uno dei tre edifici che costituiranno il progetto Empire City. La città che vedrà il proprio skyline rivoluzionato è Ho Chi Minh, uno dei simboli del Vietnam. I tre grattacieli si ergeranno sopra un grande podio a forma di montagna, costruito su una penisola-giardino al centro del fiume Saigon.

credit: tophotel

La natura che caratterizzerà la penisola si contrasterà, ad altezze alterne, con la modernità: infatti la torre più alta – ben 333 metri – ospiterà la grande Foresta Orizzontale con una varietà di specie vegetali locali e giochi d’acqua, il tutto ad un’altezza mozzafiato.

# Una penisola ad uso misto dove si incontrano natura e modernità, relax e affari

credit: tophotel

Questi oltre 300 metri di edificio con i suoi 88 piani saranno la sede dell’Hotel più ambito di Ho Chi Minh, di alcune residenze e di un ponte di osservazione pubblico. La sommità è stata progettata per diventare un “Cloud Space”, uno spazio tra le nuvole da cui osservare il panorama e godersi le attività ricreative e gli eventi proposti. Gli altri due grattacieli più piccoli, se piccoli possono essere definiti, saranno invece adibiti a uffici e spazi residenziali.

Le aree di co-working su più piani si mescoleranno a quelle commerciali e ricreative, per creare una penisola ad uso misto in cui non solo la natura incontra la modernità ma il relax si mescola con gli affari, e il pubblico si interseca con il privato.

La data di apertura dell’hotel, e quindi anche della foresta orizzontale, non è stata ancora confermata ma già si prevede un boom di prenotazioni e turisti.

Leggi anche: CityLife allo sprint finale: via libera all’ULTIMO GRATTACIELO. Ecco come sarà lo SDRAIATO

ROSITA GIULIANO

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Le ANTICHE BELLEZZE dell’OLTREPÒ: i 5 CASTELLI da non perdere

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credits @teamoltrepo:

La storia dell’Oltrepò non è fatta di sole tradizioni vinicole. Forse non tutti sanno che le colline e le campagne pavesi fanno da sfondo anche a numerosi CASTELLI e i borghi che rappresentano significative testimonianze architettoniche.

Vediamo quali sono quelli che meritano di essere visitati.

Le ANTICHE BELLEZZE dell’OLTREPÒ: i 5 CASTELLI da non perdere

#1 Castello di Montesegale: le sue mura IMPENETRABILI

credits: @teamoltrepo su IG

Uno dei castelli più imponenti e più antichi dell’Oltrepò, è stato costruito intorno al 1164 grazie a Federico Barbarossa che lo fece realizzare su una torre preesistente sulla cima di una collina. Quest’architettura fortificata presenta numerose corti ed edifici realizzati e ristrutturati in epoche diverse, ma quello che più colpisce una volta giunti al suo cospetto è la sua cinta muraria invalicabile che sembra estendersi interminabilmente. Una volta superate, però, ci troviamo di fonte ad un ampio cortile rustico e un porticato a colonne poligonali che ci portano verso un grande salone a volta, particolare per la sua camminata in pietra arenaria. Inoltre, alcune sale ora sono diventate parte del Museo di Arte Contemporanea nel quale vengono organizzati diversi eventi e mostre durante tutto l’anno

 

#2 Castello di Montalto: la meta AMATA dai MOTOCICLISTI

credits: paviafree.it

Tra i castelli che concesse Federico Barbarossa alla città di Pavia troviamo anche il castello di Montalto, una meta molto apprezzata da tutti i motociclisti per via della strada a curve. Anche questo castello sorge su una collina che regala una vista spettacolare sulle campagne sottostanti e, se il cielo è particolarmente terso, si potrà anche scorgere in lontananza l’intera catena alpina e il monte Rosa. I due giardini all’italiana e all’inglese adornati da statue mitologiche e boschetti ci accolgono in questa imponente struttura costruita intorno al Cinquecento.

 

#3 Castello Visconteo di Pavia: al suo interno la meravigliosa “SALA AZZURRA”

credits museicivici.pavia.com

A Pavia, a pochi passi dal centro, si erge l’antico castello Visconteo costruito nel 1360 inizialmente come una “cittadella” fortificata che si estendeva fino alla Certosa di Pavia dopo la proposta di Galeazzo II di spostare la corte da Milano a Pavia. Infatti, il Castello Visconteo è sede di una raffinatissima corte con bifore esterne, un ampio loggiato e i numerosi affreschi che abbelliscono le sale. In particolare, una spicca tra tutte. La “Sala Azzurra” desta grande stupore per le sue decorazioni e il cielo stellato dipinto sul soffitto insieme alle rappresentazioni del Cristo Morto e di alcuni Santi.

 

#4 Castello del Verme di Zavattarello: un luogo ULTRATERRENO

credits: iltironi

Un antico castello signorile che deve il suo nome alla famiglia Dal Verme la quale per secoli ha segnato la sua storia. Situato su una collina in una posizione strategica, le sue torri ci regalano una vista spettacolare sull’intero borgo medievale sottostante e, alla pari del castello di Montesegale, la sua cinta di mura alta 4 metri è stata per decenni INVALICABILE. Il parco vanta un “bosco incantato” in cui si possono incontrare personaggi fiabeschi, alberi parlanti e forme animate che stimolano la fantasia. Ma c’è un altro elemento che non appartiene al reale. Si dice che il fantasma di Pietro dal Verme si aggiri ancora per le stanze del castello e numerose sono state le testimonianze di eventi accaduti che ancora adesso rimangono inspiegabili. Realtà o finzione? Ad ogni modo, è una bella storiella che sicuramente attira i più curiosi.

 

#5 Castello di Nazzano: la sua TORRE domina le colline pavesi

credits @teamoltrepo:

Facilmente riconoscibile a distanza grazie alla sua caratteristica torre che si staglia sul cielo di Nazzano, offre un ottimo punto panoramico sull’intero borgo medievale. Il castello, costruito intorno al secolo XI, ha una lunga storia e altrettanto lunga è la sua lista di proprietari. Eretto dai Malaspina, ma passato di man in mano poi dai conti Mezzerba e dai marchesi Roverato, ha subito numerose variazioni e rimaneggiamenti come il grande archivolto ogivale cieco posto sulla facciata prospettante la piazza, rendendolo un pezzo piuttosto insolito nell’area lombarda. Il Castello oggi è adibito ad abitazione privata della famiglia Roverato.

Fonte: cantinarossella.com

Continua a leggere con: Il BORGO NEOMEDIEVALE a un’ora da Milano

SELENE MANGIAROTTI

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Il BORGO del SILENZIO

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Credits: @giorgiolapini Issengo

Quando il silenzio diventa un bene sacro e ricercato, trovare un posto dove domina la pace e tranquillità diventa quasi un’utopia. Eppure in Trentino Alto Adige c’è un borgo paradiso del silenzio, dove gli unici rumori che si sentono sono quelli della natura.

Il BORGO del SILENZIO 

# Dove si trova

Credits: @giorgiolapini
Issengo

Si chiama Issengo il borgo montano del silenzio e si trova nella Val Pusteria, non molto lontano dai più famosi paesi di montagna di Plan de Corones e Brunico. Un perfetto borgo altoatesino a 986 metri sul livello del mare e a poche centinaia di metri dalla Strada del Sole. Frazione di Falzes, in provincia di Bolzano, conta circa 300 abitanti. Un borgo non molto turistico, ma che proprio per questo mantiene tutta la sua autenticità. Una volta messo piede ad Issengo, infatti, si viene catapultati nel paradiso del silenzio.

# Il borgo del silenzio

Credits: siviaggia.it
Issengo

In un periodo dove non c’è silenzio neanche nei posti più sperduti del mondo o nelle ore notturne, Issengo è il luogo dove poter trovare un po’ di pace per le proprie orecchie. Poche vie, qualche casa, poche persone e qualche macchina, ma moto e auto sono tutte rigorosamente elettriche così da essere silenziosissime. Una chiesetta cinquecentesca dedicata a San Nicolò le cui campane suonano solamente quando tutti gli abitanti sono già svegli. Tanti cavalli i cui zoccoli che toccano la strada sono quasi l’unico rumore nel paese. Un suono però così naturale che è a dir poco apprezzato.

# Lago e sentieri di un classico paese di montagna

Credits: @campiglioweb
Sentieri di Issengo

E poi ci sono i classici sentieri di montagna, non tanto impegnativi, che ti portano nelle bellezze montane altoatesine. Il Sentiero del Miele lungo le Colline del Miele, o il percorso che porta fin al castello di Oswald von Wolkenstein, il menestrello che dall’Italia arrivò fino all’Asia centrale, sono due delle tante camminate che si possono fare partendo da Issengo. Sentieri rigorosamente immersi nel silenzio dove gli unici suoni sono quelli della natura. Altro rumore tutto naturale è quello dell’acqua del laghetto di Issengo, non molto conosciuto ai turisti ma luogo perfetto dove fare il bagno in estate. Uno specchio d’acqua dalle sfumature di azzurro e smeraldo tanto bello da essere chiamato il “mare della Val Pusteria”.

Continua la lettura con: I 7 BORGHI MONTANI più belli da visitare in estate

BEATRICE BARAZZETTI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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La TORRE DELLE SIRENE: uno dei luoghi più STRANI di Milano

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Credits artydiego IG - Torre delle Sirene

È uno dei luoghi abbandonati più strani che ci sia a Milano, nascosta nel cortile di Palazzo Isimbardi. Scopriamo insieme a cosa serviva la Torre delle sirene.

La TORRE DELLE SIRENE: uno dei luoghi più STRANI di Milano

# La Torre delle sirene non c’entra nulla con le affascinanti figure mitologiche

credits: @milano_mirabilia

La Torre delle sirene è un edificio alto una ventina di metri, in cemento armato e dalla forma cilindrica con il tetto a punta, costruito nel 1939. Si trova nel giardino di Palazzo Isimbardi, tra il palazzo della Provincia e quello della Prefettura, ed è in una posizione poco visibile. La torre infatti non si vede dalla strada, ma si nota solo se si entra nel cortile interno.

Il nome della costruzione non ha nulla a che fare con le affascinanti e misteriose figure mitologiche, bensì con le sirene che suonavano nel momento in cui venivano avvistati aerei nemici durante la Seconda Guerra Mondiale. Nella torre, infatti, era stata installata una centralina con funzioni di vero e proprio allarme per avvisare i cittadini dei possibili bombardamenti.

# Una bicicletta per far funzionare le luci in caso di blackout

Credits la.tesserissima IG – Interno Torre delle Sirene

La struttura, alta e stretta, era difficile da colpire in caso di attacco aereo per cui risultava un luogo sicuro. Dentro c’era un bunker, dotato di meccanismi per filtrare l’aria e lampade a tenuta stagna. In caso di blackout era presente una bicicletta per far funzionare le luci presenti. Qui durante la guerra si rifugiarono in molti, compreso il prefetto e la sua famiglia.

# Fu il rifugio di Mussolini

Si dice che Mussolini trascorse qui gli ultimi giorni prima di fuggire da Milano, tuttavia la vicenda è ancora avvolta nel mistero.

Continua la lettura con: Il QUADRILATERO del SILENZIO e i suoi sei luoghi unici al mondo

ANDRA STEFANIA GATU

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Mamma coniglio

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Un esperimento di psicologia sovietica cercava di stabilire se tra una madre di coniglio e i suoi piccoli ci fosse un legame di empatia che va oltre la fisica che conosciamo noi.

L’esperimento consisteva nell’allontanare i piccoli dalla madre e metterli in un sommergibile a 5000 chilometri di distanza. Nel momento in cui i piccoli sono stati uccisi la madre ha avuto una reazione incontrollata e del tutto inaspettata, quasi come se fosse stata presente alla scena.

La fisica moderna delle particelle ci ha abituato negli ultimi anni al fenomeno dell’Entanglement in cui fotoni gemelli posti a distanza di centinaia di chilometri si comportano allo stesso modo pur non avendo alcun contatto a noi noto.

Del resto nel settecento se fosse stato svelato il meccanismo delle onde radio le persone avrebbero pensato a una magia più che a un fatto scientifico.

Questo ci insegna che la scienza è al corrente di una parte della fisica ma come è del tutto evidente ha delle lacune ancora enormi. A tutt’oggi nessuno sa perché l’universo esiste, come un seme germoglia, come gli uccelli migratori siano in grado di orientarsi o come si fa a riprodurre artificialmente un organismo vivente.

Continua la lettura con: la forza dell’opinione

MILANO CITTA’ STATO

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