Le nuove varianti del virus si stanno già diffondendo a macchia d’olio, i contagi sono di nuovo in salita a livello globale e così, Levi Garraway (il responsabile dello sviluppo del farmaco) offre una soluzione per debellare il virus e dare speranza per la realizzazione di una potenziale nuova terapia per i pazienti considerati ad alto rischio.
Il GIAPPONE è il primo Paese a dare VIA LIBERA al FARMACO ANTI-COVID che riduce i rischi di ricovero del 70%
# Una nuova combinazione di ANTICORPI
La casa farmaceutica Roche, in collaborazione con quella statunitense Regeneron Pharmaceuticals, ha creato un nuovo farmaco in grado di contrastare il Covid già dai primi sintomi. Sviluppato secondo una diversa combinazione di anticorpi monoclonali (Ronapreve, casirivimab e imdevimab), riesce a ridurre la durata dei sintomi a soli 4 giorni e il periodo di remissione della malattia. È stato sottolineato, inoltre, la grande efficacia di questa combinazione anche per combattere le nuove varianti del virus.
# Il Giappone è l’UNICO Paese ad aver dato il via libera
credit: ehabitat.it
In seguito ai dati delle sperimentazioni e dopo essere stato testato su 4.567 persone volontarie, si è dimostrato efficace nella riduzione dei rischi di ricovero e decesso nel 70% dei casi e così, le autorità di Tokyo danno il via libera. Sembrerebbe essere l’unico Paese ad averlo fatto, in quanto in quelli restanti, Confederazione compresa, lo utilizzano solo in via eccezionale.
Il responsabile dello sviluppo presso il gruppo farmaceutico basilese, Levi Garraway, afferma: “Ronapreve ha dimostrato di migliorare lasopravvivenza di pazienti Covid-19 ad alto rischio, non ospedalizzati, riducendo il rischio di ospedalizzazione e di morte. Inoltre, la sua capacità di mantenere l’attività contro le varianti emergenti, compresa la variante Delta, è stata dimostrata negli studi preclinici”.
# Vogliono usarlo anche in SVIZZERA
Nell’aprile scorso, il Consiglio Federale aveva comunicato di voler rendere disponibile questa nuova terapia il prima possibile anche in Svizzera, per garantire una maggiore protezione anche a chi non è ancora vaccinato. Sono state comprate circa 3.000 dosi e ora si è in attesa che i farmaci in questione vengano ufficialmente approvati.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La civiltà occidentale è evoluta attraverso la progressiva estensione dei diritti individuali a tutti i cittadini.
Tanto più una società garantisce pari diritti e pari opportunità ai suoi cittadini, senza differenze determinate da caratteristiche o da comportamenti, quella società rappresenta una forma di civiltà avanzata.
Lottare per i diritti significa fare in modo che i propri diritti siano estesi anche a quelli che non li hanno. Questa è la cultura del diritto. La maggioranza è una maggioranza civile se vuole che anche la minoranza abbia gli stessi suoi diritti, senza alcuna discriminazione perché la minoranza agisce o pensa in modo differente.
Se invece la lotta porta ad affermare per sé e per il proprio gruppo di riferimento dei diritti esclusivi a cui altri sono tagliati fuori, non si tratta di cultura dei diritti ma di cultura dei privilegi.
Il privilegio è retaggio di una società retrograda, pre-rivoluzione francese, in cui le persone non sono tutte uguali ma differiscono in base a caratteristiche fisiche, culturali o di fedeltà al potere.
I princìpi di tutte le democrazie moderne si basano sulla carta dei diritti dell’uomo che sembrava aver fatto uscire di scena il privilegio dalla società. Che invece è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra.
Oggi ci troviamo a discutere su questioni giù affrontate dai grandi pensatori del settecento e che si pensava risolte, soprattutto dopo le deviazioni negli anni venti e trenta del novecento europeo.
Forse c’è bisogno di un nuovo illuminismo per uscire da questi tentativi pluricentenari di restaurazione della società dei privilegi.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Spedito l’ultimo sollecito a circa 10.000 operatori sanitari che hanno scelto di non vaccinarsi. Ecco la situazione aggiornata.
Rifiutano il VACCINO: la LOMBARDIA rischia di avere 10MILA MEDICI in MENO
# Spedite 9.861 lettere di sollecito agli operatori sanitari per vaccinarsi
Credits cittadinomb – Medico vaccinato
Quasi 10.000 medici in Lombardia sono a rischio di sospensione. Dall’Ats Milano sono partite 9.861 lettere di sollecito indirizzate a medici, infermieri, odontoiatri, pediatri che ancora non hanno ricevuto la propria dose o non hanno ancora prenotato l’appuntamento, rifiutando la profilassi. Si tratta dell’ultimo invito che se non verrà accolto farà scattare i provvedimenti disciplinari: sospensione dal servizio. La nota del presidente della Federazione degli ordini dei medici lombardi Gianluigi Spata: “La nostra sarà solo una presa d’atto, è chiaro che in una pandemia la vaccinazione è necessaria per lavorare con il pubblico“.
# In una emergenza sanitaria è una mossa saggia ridurre i medici?
credits: swissinfo.ch
L’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari rischia di essere un boomerang per il servizio sanitario lombardo nel caso in cui i 9.861 che hanno scelto di non vaccinarsi venissero sospesi dal servizio. Nel prossimo autunno, in caso di un’altra ondata di Covid-19, sarebbero incalcolabili i disagi per i pazienti delle regione: i reparti del pronto soccorso potrebbero essere scoperti, le visite e le operazioni rischierebbero di essere posticipate a lungo.
La popolazione della Lombardia a rischio di gravi conseguenze per Covid-19 è vaccinata nella sua quasi totalità, con l’immunità di comunità regionale del 70% che verrà raggiunta nei prossimi giorni: perché quindi mettere a rischio la stabilità del servizio sanitario della Regione, vista anche la scarsa efficacia dei vaccini nell’evitare i contagi, facendo una “battaglia” contro delle figure professionali che si sono sempre messe al servizio della loro comunità?
Da ricordare infine che in Europa al momento l’obbligo vaccinale per i sanitari esiste solo in Italia, mentre è in discussione anche in Francia. Sarà l’Italia a essere l’unica ad avere intrapreso la strada giusta?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I dati sui nuovi contagi sono ai massimi ma il governo ha mantenuto le promesse: via tutte le restrizioni e niente green pass per accedere alla vita sociale. Via anche l’obbligo di mascherina per mezzi pubblici e altri spazi interni. Ecco tutte le novità.
Freedom Day: LONDRA ha tolto tutte le RESTRIZIONI nonostante 50.000 contagi al giorno
# Dal 19 luglio rimosse tutte le restrizioni contro il Covid-19
Credits notizieoggi24.it – Boris Jonhson
Lunedì 19 luglio: il “Freedom Day”, il giorno della liberazione da tutte le restrizioni previste in vigore per il Covid-19. Nonostante i contagi siano ai massimi nel 2021, con la curva arrivata a 50.000 nuovi positivi al giorno, il premier Johnson ha mantenuto la promessa. Il Covid-19 e le sue varianti verranno trattate come ogni altra malattia di letalità corrispondente.
Vediamo quali sono i cambiamenti:
Non sono più obbligatorie le mascherine, sia all’aperto che al chiuso
cade la raccomandazione di lavorare da casa
tutti i locali pubblici possono avere il 100% dei posti a sedere
riaprono le discoteche
possono tenersi di nuovo i grandi eventi come concerti, partite e manifestazioni.
# Sui mezzi di trasporto l’occupazione torna al 100% e cade l’obbligo della mascherina
Un’altra restrizione che viene meno è la limitazione degli accessi sui mezzi di trasporto pubblico, bus, metro e treni: l’occupazione ritorna al 100% sia per i posti a sedere che per quelli in piedi. Inoltre anche qui viene eliminato l’obbligo di utilizzo della mascherina.
# Niente green pass per entrare nei locali o prendere treni e aerei
Credits: tviweb.it Green Pass
La “nuova libertà” acquisita dai cittadini del Regno Unito non fa distinzione tra vaccinati e non vaccinati e non ci sarà quindi nessuna discriminazione tra cittadini di Serie A e Serie B: non è previsto il green pass per accedere a ristoranti, bar, discoteche e mezzi di trasporto pubblico.
Sarà così anche a Londra dove oltre un terzo dei residenti non ha ricevuto la prima dose di vaccino, l’area con la più bassa percentuale di vaccinati della Nazione, con il 55% che non ha ricevuto la seconda dose rispetto al dato nazionale dell’88% (la prima) e del 68% di chi ha entrambi le dosi. La copertura vaccinale più bassa nella capitale non sembra però avere avuto un effetto negativo sulla crescita dei nuovi positivi, infatti la città registra uno dei tassi di diffusione di Covid-19 più bassi nel Regno Unito, con 298 casi ogni 100.000.
Il regno Unito segue dunque la linea messa in atto ormai molti mesi fa da altri paesi, come Florida, Texas e molti degli Stati Uniti. Se la strategia della libertà dovesse funzionare potrebbe aprire la strada a un cambio di rotta anche nei paesi che stanno adottando una linea opposta.
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Con poco più di 20 metri supera la famosa Deep Joy, la piscina di Montegrotto Terme profonda 40 metri che utilizza acqua termale.
La città SOMMERSA: il PARADISO ARTIFICIALE dei SUB di tutto il mondo
Stiamo parlando di Deep Dive Dubai, una piscina che sarà un concentrato di tecnologia e che offre, a coloro i quali avranno la fortuna di immergersi in questa meraviglia, alcune sorprese da 1000 e una notte, giusto per rimanere in tema asiatico.
# La piscina dai numeri record
Credits: video.lastampa.it Deep dive dubai
60,20 i metri di profondità e una capacità di 14 milioni di litri d’acqua, pari a 6 piscine olimpioniche. Numeri da capogiro abbinati a una tecnologiagià utilizzata dalla NASA per il filtraggio delle piscine nelle quali i futuri astronauti si allenano per le missioni spaziali. Sul fondo è stata ricostruita una città abbandonata con piante, case con stanze tutte visitabili, garage e auto, come pure un biliardo sul quale sarà possibile sfidarsi in una improbabile sfida negli abissi.
# L’Atlantide di Dubai
Credits: maxim.com Deep Dive Dubai
Per osservare i provetti abitanti di Atlantide è stato costruito un ristorante con 80 posti a sedere che ha le vetrate che danno direttamente all’interno della vasca, riempita con acqua tenuta costantemente a 30 gradi. Sebbene non ancora aperta al pubblico sono molte le personalità che hanno avuto la fortuna di visitare il sito, al momento è possibile immergersi solo su invito, e di condividere col resto del mondo le proprie emozioni grazie a fotografie divulgate su vari social.
56 telecamere garantiscono la sicurezza a coloro i quali si immergeranno nella enorme vasca, mentre luci abilmente regolate e musica diffusa contribuiscono a rendere ogni immersione una esperienza incredibile.
# A Dubai le cose si fanno bene e in grande
Credits: divemagazine.co.uk Deep Dive Dubai
Ovviamente per toccare il punto più profondo senza ausilio di bombole occorre essere dei fenomeni mentre con gli autorespiratori ci si garantisce un’immersione in sicurezza e tranquillità da raccontare ai posteri. Dubai non è insolita a inventarsi attrazioni da record e, in questo caso, c’è un rimando alla storia, dato che le popolazioni di questa zona sono diventate famose grazie alla pesca delle perle (l’edificio che contiene la vasca ha la forma di un’ostrica), praticata in mare e spesso a profondità che un normale nuotatore difficilmente raggiunge. In caso di incidente la struttura ospita una camera iperbolica che può contenere fino a 12 persone. Come ogni cosa a Dubai, quando viene fatta…viene fatta in grande.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
È l’argomento di questi giorni. Tanto discusso e dai pareri contrari che ha diviso l’Italia in due: quelli a favore e quelli no. Se ci sarà l’utilizzo del green pass in Italia con lo stesso modello francese oppure no, questo non lo si sa ancora, ma per ora la soluzione proposta sarebbe quella di richiederlo per entrare nei bar, ristoranti, allo stadio, ai concerti e per salire sui mezzi pubblici. Il vaccino diventerebbe così obbligatorio, perché o sei vaccinato oppure non “vivi” più.
🛑 GREEN PASS anche per prendere la METRO?
# I parere di esperti: diritti e doveri
Credits: tviweb.it Green Pass
Mentre si aspetta che il governo si riunisca e prenda la fatidica decisione, l’opinione di alcuni immunologi inizia a virare verso la volontà di estendere l’utilizzo del green pass anche per lo svolgimento della normale vita pubblica “Io sono assolutamente a favore dell’obbligatorietà vaccinale per la ‘vecchia storia’ del patto sociale e del fatto che come membri di una comunità si hanno diritti e doveri”, sostiene Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi. E principalmente è proprio sulle ultime due parole citate dal dottore, “diritti e doveri”, che si discute. Si ha il dovere di vaccinarsi per il bene comune o si privano le persone dei diritti fondamentali, quali la libertà, obbligandole a vaccinarsi?
# Green pass anche sulla metro e i mezzi pubblici?
Credits: milano.repubblica.it Green Pass
L’obbligo di green pass per salire su tutti i mezzi pubblici, e non solo quelli per lunghe percorrenze, porterebbe a dividere Milano in due parti: una parte dei cittadini libera di accedere ovunque e la restante parte che non potrebbe salire su metro, bus o tram, in poche parole sui mezzi pubblici utilizzati tutti i giorni dai milanesi.
Se ciò avvenisse la città meneghina diventerebbe quindi la prima europea metropoli ad accesso limitato. Eppure, anche l’infettivologo Matteo Bassetti, primario di malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, si dice favorevole alla proposta di Ricciardi “se vuole essere uno stimolo provocatorio per far vaccinare, è una proposta che posso anche condividere”.
# Chi è a favore: gli obblighi vaccinali ci sono già
La proposta è questa: Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Speranza, vorrebbe estendere l’utilizzo e la richiesta del green pass anche per lo svolgimento della normale vita pubblica. Nello specifico si è anche parlato dei tanto presi di mira mezzi pubblici, la cui capienza è stata a volte considerata prima causa di contagio. Ricciardi vorrebbe estendere l’obbligo vaccinale anche per salire su metro e bus. PD e Italia Viva si vedono favorevoli all’obbligo vaccinale, come riporta Letta “Non è una cosa che non esiste, ci sono già degli obblighi vaccinali”.
# Chi è contrario. Green Pass obbligatorio è una limitazione delle libertà personali senza precedenti e non c’è possibilità di garantire a tutti la doppia dose di vaccino in tempi sostenibili
Credits: salvisjuribus.it Libertà e Covid
L’obbligo per questo vaccino avrebbe però alcune caratteristiche uniche: in Italia sarebbe il primo vaccino obbligatorio per adulti, a differenza degli altri sarebbe un farmaco ancora in fase di sperimentazione e l’Italia sarebbe l’unico Paese al mondo ad introdurre l’obbligo per questo tipo di vaccino.
Tra le forze politiche, Lega e Fratelli d’Italia si dichiarano contrari. Le opinioni non a favore del green pass utilizzato in questo modo si basano principalmente sul fatto che l’obbligo vaccinale, in questo contesto, sia una limitazioni della libertà personale e di impresa. Per non parlare dell’impossibilità effettiva dell’Italia in proposito: la maggior parte dei giovani non ha ancora ricevuto la seconda dose e gran parte neanche la prima, come si può imporre un green pass quando l’Italia non è ancora in grado di permettere a tutti di essere vaccinati con 2 dosi?
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Quest’anno l’Università Statale di Milano si presenta con una novità modificando i requisiti minimi per poter accedere agli alloggi messi a disposizione dal bando annuale.
Una decisione importante presa dall’Università che sicuramente farà discutere.
La STATALE ammette solo studenti VACCINATI nei suoi alloggi
# Solo VACCINATI
credits: lapressa.it
Ogni anno, l’Università Statale pubblica un bando in cui mette a disposizione 615 alloggi per gli studenti fuori sede con determinati requisiti di merito e di reddito.
Quest’anno, però, per chi vuole richiedere la possibilità di alloggio, si è aggiunto un nuovo requisito: aver fatto il vaccino per il Covid-19.
A pagina 3 del bando di concorso per il servizio alloggi è specificato che viene richiesto “il requisito di accesso al posto alloggio di essere muniti della certificazione di avvenuta vaccinazione Covid-19.” Alla domanda sarà, quindi, necessario allegare la certificazione vaccinale.
# E chi non è vaccinato?
Credits: @spettacolinews
Coloro che ne saranno sprovvisti saranno automaticamente esclusi dalle graduatorie. Chi, per una ragione o per l’altra lo deve ancora fare, può essere ammesso con riserva fino al 31 dicembre 2021, data entro la quale è necessario presentare il documento di avvenuta vaccinazione. Di conseguenza, anche coloro che hanno ottenuto l’alloggio negli anni precedenti saranno soggetti a questo controllo.
# È la prima università del mondo ad ESCLUDERE i non vaccinati
Credits: bancadatieuropea – Percentuale casi in Italia
Quella attuata dall’Ateneo milanese rappresenta una presa di posizione importante, che inevitabilmente farà dividere gli studenti, e non, in due fazioni: vaccinati e non vaccinati. La Statale al momento risulta l’unica Università al mondo ad aver preso questa iniziativa che mira ad alzare il livello di immunità e fare degli spazi universitari un luogo più sicuro.
# Possibili ricorsi per DISCRIMINAZIONE
credits: open.online.it
Allo stesso tempo, però, va incontro a possibili ricorsi per quanto riguarda la legittimità di questa scelta. Come fa notare l’Indipendente, per la legge italiana “l’ottenimento del diritto alla somministrazione di un vaccinonon è obbligatorio per legge” e così vale per la normativa europea, nella quale viene specificato nell’articolo 36 del regolamento del Green Pass, “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un nuovo progetto che mira a creare le basi per un futuro sostenibile ed ecologico per il nuovo quartiere green a Riccione. Una città che riesce a cogliere l’opportunità di migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini, diventando un esempio non solo per l’Italia, ma per tutta Europa.
A RICCIONE il primo GREEN ENERGY DISTRICT in Italia
# Il primo distretto sfondato solo su energie rinnovabili
credits: stefanoboeriarchitetti.net
L’obiettivo dell’architetto milanese Stefano Boeri è quello di rendere il Distretto Ceccarini il primo quartiere italiano alimentato solo da energie rinnovabili. Il lavoro ideato andrà a toccare diversi aspetti: dall’ecologia urbana, alla mobilità sostenibile, alla Forestazione Urbana fino ad arrivare alla qualità civica. Sarà il primo forum permanente che lavorerà progressivamente sulla demineralizzazione degli spazi pubblici, attivando sperimentazioni e lavori di ricerca per aumentare le zone di verde pubblico e collettivo.
# Alcune aree vengono ripensate
credits: stefanoboeriarchitetti.net
Il progetto comprende diversi interventi pubblici. Viale Ceccarini e Piazzale Roma sono stati interamente ripensati con l’inserimento di un nuovo arredo pubblico, impianti di raccolta dell’acqua piovana e diverse alberature. Ulteriori interventi sono previsti per Parco Montanari, dove vengono creare aree verdi più libere, e Piazza De Gasperi, proposta come un nuovo affaccio sul porto.
# Un modello futuro del turismo sostenibile
credits: almalaboris.com
Una vera e propria operazione nel cuore della città che ha come obiettivo quello di “offrire una sequenza unica di luoghi di vita per la comunità dei residenti, degli operatori e dei visitatori- come il nuovo lungo mare verde che collega la nuova Darsena alla Radura verde di piazza Roma e il nuovo giardino di via Montanari o l’asse rinnovato del viale Ceccarini con la prospettiva sulla Torre del Mare. Il Distretto Ceccarini aspira a diventare non solo un modello di turismo sostenibile ma il luogo di riferimento per chi oggi guarda alle grandi sfide della crisi climatica e del benessere diffuso”
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In un periodo di forti contrasti ideologici le persone che non sono allineate con l’idea dominante possono sentirsi escluse dalla partecipazione alla vita sociale. Questo perché non si riconoscono più nei valori condivisi.
Ad esempio, chi ha idee diverse sulla conduzione e la lotta alla pandemia che stiamo vivendo può ritrovarsi come uno straniero in patria.
Tutte le persone che un tempo erano amiche e con cui si condividevano attività, vita sociale, interessi e discussioni di ogni genere, improvvisamente diventano intolleranti e portatrici di distanziamento sociale.
Invece di affievolirsi, questo processo si sta acutizzando sempre di più con il tentativo di discriminare chi non ha aderito alla campagna vaccinale.
Ma come si sentono le persone emarginate prima dal circolo di amicizie e poi dalla vita sociale?
Le sfumature sono molteplici. Si va da quelli che stanno pensando di emigrare a coloro che si autoisolano e sono rimasti in contatto solo con le persone con cui condividono le idee generali. Fino ad arrivare a quelli che fingono di essere superiori alla cosa ma in cuor loro soffrono a ogni incontro.
La verità è che essendo l’uomo un animale sociale, il fatto di non condividere con la comunità le idee e di sentirsi esclusi o peggio discriminati, porterà questi individui a porsi sempre di più la domanda fondamentale dell’estere: ma chi sono io?
A quel punto alcuni troveranno la risposta in se stessi e riusciranno a trasformare isolamento e difficoltà in un motivo di crescita e di rafforzamento della loro identità. Altri fuggiranno cercando ambienti più aperti a chi ha idee diverse. Molti, più probabilmente, si ritroveranno a identificarsi nel gruppo degli esclusi che si organizzerà in modo da difendere i loro diritti e, nel caso, cercare di prendere un maggiore potere forti dello spirito di appartenenza e del desiderio di rivalsa.
In fondo, nella storia quasi sempre i gruppi perseguitati hanno prima o poi conquistato il potere del sistema di cui facevano parte, facendo della discriminazione il loro principale punto di forza.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In piena estate e in un mondo dove ormai ovunque si vada bisogna fare una foto ricordo e una da postare assolutamente sui social, questa è la spiaggia dove, chiunque sia andato, ha immortalato la sua bellezza con una foto.
Navagio Beach: la SPIAGGIA più FOTOGRAFATA del mondo? Ecco che cosa la rende così UNICA
# Navagio Beach
Credits: @nyjpena Navagio Beach
Navagio Beach è sicuramente la spiaggia più bella dell’isola di Zante e forse una delle più interessanti della Grecia intera. Raggiungibile solo via mare, è un paradiso naturale riconosciuto tale da molti e per questo diventata una delle spiagge più fotografate del mondo.
# La spiaggia copertina della Grecia
Credits: @greek.vacation Navagio Beach
Navagio Beach è sicuramente una delle spiagge più fotografate al mondo, nonché immagine di copertina di moltissimi dépliant turistici. La foto della spiaggia è apparsa su riviste, guide, siti edè diventata una sorta di icona della Grecia e del Mar Mediterraneo. Ma il fatto che sia una delle spiagge più fotografate al mondo non è solo una supposizione. La piattaforma money.co.uk ha ideato una classifica un po’ particolare: sulla base delle coste più fotografate sui social per metro quadrato, ha elaborato una top 20 delle spiagge più fotografate sui social e, in particolare, su Instagram. Navagio Beach si posiziona al quinto posto e, sommando tutte le foto fatte sui social e le moltissime volte in cui è comparsa sui dépliant, si potrebbe dire che la spiaggia di Zante sia probabilmente la più fotografata al mondo, o quasi.
# L’Italia non è da meno
Tralasciando un attimo Navagio Beach e soffermandoci sulla classifica di money.co.uk, ciò che sorprende è che alcune spiagge italiane rientrano nella top 20. La spiaggia di Tropea, la Perla del Tirreno, si posiziona al quarto posto tra le spiagge più fotografate sui social con il suo meraviglioso borgo della Costa degli Dei e nella seconda parte della classifica troviamo anche la meravigliosa Sardegna con Cala Goloritzè.
# Navagio Beach: la spiaggia del relitto
Credits: @x_hunter_tbb Navagio Beach
Navagio Beach dall’acqua color piscina e la sabbia quasi bianca è conosciuta come la spiaggia del relitto proprio per i resti di una barca naufragata nel1983, ancora presenti sulla baia. Navagio, infatti, significa “naufragio” in italiano, un nome particolare proprio per identificare che, almeno in parte, l’attrazione della spiaggia è proprio questa barca di contrabbandieri di sigarette.
# Il punto panoramico sopra la spiaggia
Credits: @maximal.007 Navagio Beach
L’isola di Zante è ben consapevole della bellezza di Navagio Beach, soprattutto dall’alto. Infatti, proprio sopra la spiaggia è stato creato un punto panoramico, con tanto di ringhiera per non sporgersi troppo, da cui ammirare tutta la bellezza dell’acqua turchese e della spiaggia bianca.
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Dopo aver scoperto qual è il centro esatto di Milano, ora la curiosità prende il sopravvento: qual è l’ombelico d’Italia?
Qual è il CENTRO ESATTO d’Italia? Una CACIOTTA!
# La Caciotta reatina
credits: @filisimo89 su IG
È Rieti ad aggiudicarsi il primato. In questa città, precisamente in Piazza San Rufo sorge un monumento che gli abitanti sono soliti chiamare “La Caciotta” per via della sua forma tondeggiante che ricorda il formaggio. Fu realizzata negli anni ’80 e rappresenta la base di una grossa colonna sulla quale è incisa la scritta “Umbilicus Italiae” lungo tutta la sua circonferenza. Sembrerebbe, dunque, essere questo il punto mediano dell’Italia.
# Le testimonianze dei letterati
credits: books.google.com
Marco Terenzio Varrone, Dionigi di Alicarnasso, Plinio e Virgilio, così come numerosi storici, hanno confermato il ruolo del centro esatto italiano alla città di Rieti e riconosciuta, quindi, come l’ombelico italiano. La posizione centrale di Rieti è stata citata anche in opere dell’epoca rinascimentale e moderna come il poema Troja rapita di Loreto Vittori del 1662, l’Orbis sacer et profanus illustratus di Francesco Orlandi del 1737 o il dizionario Thesaurus linguae latinae di Robert Estienne del 1532.
# Lo scontro con Narni
credits: wikiwand
La città rietina, però, si contende il ruolo con Narni, in Umbria. “Ci siamo però documentati e dalle verifiche fatte, anche con la collaborazione dell’Istituto geografico di Firenze, ci risulta che il centro sia qui.” Così afferma Francesco De Rebotti, sindaco di Narni. Ribatte il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, spiegando che “lo stivale non è una figura geometrica ed è perciò impossibile determinare la posizione esatta del centro d’Italia. Dunque, la verità va ricercata nella storia della nostra terra che, sin dai tempi più antichi, è definita e universalmente riconosciuta come l’Umbilicus Italiae”.
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Un piccolo nuovo edificio, la versione ridotta del Diamantone di viale della Liberazione sede di Unicredit, verrà realizzato nel centro finanziario di Milano a pochi passi dal grattacielo Gioia 22 detto “La Scheggia”, da poco terminato. Ecco come sarà.
PORTA NUOVA: arriva il DIAMANTINO
# Un nuovo edificio iconico nel Centro Direzionale di Milano
Google Maps, via Cornalia 17
Il Centro Direzionale di Milano continua ad allargarsi a macchia d’olio. Dopo la fine dei lavori per il grattacielo Gioia 22 detto “La Scheggia” e la Torre Unipol, che sarà terminata a breve prossimo, verràcostruito un altro nuovo edificio iconico. Prenderà il posto del complesso formato da un piccolo palazzo di due piani di via Coralia 17, unito alle due torrette gemelle di via Pirelli 30 e 32 degli anni Sessanta.
# Avrà la forma di un Diamantino di 8 piani
Credits Urbanfile – Diamantino 1
Il blog Urbanfileè riuscito a scoprire l‘aspetto finale del palazzo: avrà la forma di un Diamantino di 8 piani, una struttura alta e sfaccettata che riproduce un vero e proprio diamante. Il cantiere dovrebbe concludersi entro agosto del 2022. Altre informazioni ancora non sono state rese pubbliche, tra cui le date
Maps, Diamantone
Ricorda molto il “Diamantone” realizzato in viale della Liberazione, sede di Unicredit, visibile in linea retta proprio dal punto in cui verrà edificato il nuovo palazzo. Il progetto è ad opera dell’azienda di servizi di architettura e ingegneria Arkè 3.0 e diventerà la nuova sede della società assicurativa S2C.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Spesso si parla di “Friuli” per identificare la regione autonoma del Friuli Venezia Giulia, commettendo un grave errore. Vi ho preparato una mini-guida per cercare di comprendere un po’ meglio questa fantastica terra di confine.
Friuli o Venezia Giulia?
C’è una bellissima terra di confine, all’estremo Nord Est dell’Italia, che si chiama Friuli Venezia Giulia.
Credits: @turismofvg(FB)
La maggior parte della regione del Friuli Venezia Giulia – quella ad occidente – è occupata dal Friuli. Vi appartengono le province di Pordenone, Udine e una parte di quella di Gorizia.
La Venezia Giulia è invece soltanto in parte in territorio italiano: comprende il resto della provincia di Gorizia e quella di Trieste. Si estende, oltreconfine, in terra slovena e croata, comprendendo l’Istria, le isole del Quarnaro e la città di Fiume.
# Un po’ di storia
La divisione tra Friuli e Venezia Giulia è molto antica. Le due aree vennero accorpate in una regione a statuto autonomo tra il 1954 e il 1975, in diverse fasi.
L’area di cui vi parlo, all’estremità nordorientale dell’Italia, è stata da sempre un incrocio di popolazioni e culture diverse, dove si sono mischiate e scontrate le identità etniche e linguistiche latina, germanica e slava. Ancora ai giorni nostri, nella regione si parlano molte lingue. Italiano, friulano, sloveno, tedesco e veneto in Friuli; si aggiunga il croato in Venezia Giulia.
Credits: @turismofvg(FB) – Tempio Ossario di Udine
# Un po’ di storia: Il Friuli
Il Friuli prende il nome da Cividale del Friuli, dove i Longobardi, nel sesto secolo, stabilirono il Ducato del Friuli. Dopo i longobardi, i franchi vi istituirono la Marca del Friuli, trasformatasi in seguito nel Patriarcato di Aquileia, un’entità statale con un forte legame al Sacro Romano Impero.
Nel corso dei secoli successivi il controllo formale sul Friuli fu conteso dalle varie potenze dell’area (Repubblica di Venezia e gli Asburgo). Nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, il Friuli fu annesso insieme al Veneto alla Lombardia austriaca. Dopo le guerre di indipendenza, parte del Friuli fu accorpato al Regno d’Italia. Il resto vi passò dopo la Prima guerra mondiale.
# Un po’ di storia: La Venezia Giulia
La Venezia Giulia comprende soprattutto territori dell’ex Jugoslavia: l’Istria e l’area di Fiume, che oggi fanno parte rispettivamente di Croazia e Slovenia). Sono terre che furono a lungo contese da Regno d’Italia e Regno Austriaco prima, da Italia e Jugoslavia poi. Ospitarono ancora più del Friuli popolazioni variegate dal punto di vista etnico e linguistico.
Il nome di Venezia Giulia fu introdotto soltanto nel 1863, quando lo propose il glottologo di Gorizia Graziadio Isaia Ascoli, che divise in tre l’antica Regio X di epoca augustea. Ascoli propose i nomi di Venezia Tridentina (che corrisponde all’incirca al Trentino-Alto Adige), Venezia Euganea (più o meno il Veneto più il Friuli) e Venezia Giulia, che prese il nome dalle Alpi Giulie. Le “Tre Venezie” sono quelle che ancora oggi, soprattutto nei bollettini meteo, sono chiamate “Triveneto”.
# Friuli Venezia Giulia come regione a statuto autonomo
La creazione di una regione autonoma che comprendesse Friuli e Venezia Giulia fu inserita in Costituzione dopo la Seconda Guerra mondiale.
Per molti anni però non se ne fece niente, anche perché fino al 1954 Trieste faceva parte del Territorio Libero di Trieste, gestito dagli Alleati.
Nel 1963, infine, la regione si diede uno statuto autonomo. Ancora oggi, però, ci sono diverse correnti di pensiero: qualcuno ritiene che la Venezia Giulia italiana corrisponda alla sola provincia di Trieste, mentre qualcun altro ci include anche parte di quella di Gorizia.
Un’ultima questione è quella del trattino tra “Friuli” e “Venezia Giulia”: originariamente, il trattino c’era, a sottolineare la differenza tra le due aree della regione. Dall’inizio degli anni Duemila si è però diffusa la versione senza trattino, e ovviamente non c’è unanimità: per qualcuno deve continuare a essere usato, per qualcun altro andrebbe tolto.
Dal 2001, sia nella Costituzione che nello Statuto regionale del Friuli Venezia Giulia sono presenti entrambe le versioni.
# Il Friulano
Se proprio si vuole usare un termine generico “friulano”, lo si può fare al cospetto della lingua che si parla nella regione, con le sue varianti.
Il friulano si è sviluppato a partire dal latino rustico aquileiese, a cui si sono poi aggiunti numerosi elementi celtici, slavi e germanici. Questo in quanto i vari popoli di stirpe germanica (longobardi, goti, franchi, tedeschi) hanno dominato questa zona per oltre 900 anni.
Nel 1999, lo Stato Italiano ha riconosciuto la minoranza linguistica storica friulana, con la legge 482/1999, articolo 2.
Come ogni lingua, gode di numerose varianti, che seguono in maniera più o meno precisa criteri geografici, storici e culturali. Si usa dividere il friulano in 4 varianti distinte:
il friulano orientale, parlato nella gran parte della provincia di Gorizia
il friulano centrale, parlato in gran parte della provincia di Udine (ad esclusione della Carnia)
il friulano occidentale, o concordese, parlato a Pordenone e a Portogruaro (cittadina facente parte della città metropolitana di Venezia)
il friulano carnico, parlato in Carnia.
Non mancano altri numerosi idiomi legati al friulano, come il tergestino (parlato a Trieste) o il muglisano (parlato nella zona di Muggia).
# Ma Gorizia?
Una zona ancora più particolare della regione è quella che prende il nome di Bisiacaria.
Credits: @turismofvg(FB) – La città di Gorizia
La denominazione è attribuita ad una zona geografico-linguistica specifica nella parte meridionale della provincia di Gorizia delimitata dal golfo di Panzano, il fiume Isonzo dalla foce a Sagrado e il limite occidentale dell’Altopiano Carsico.
Nell’area si parla il dialetto bisiaco, una particolare variante del veneto fortemente influenzata da friulano e sloveno. Esistono variati siti e forum di linguisti autoctoni che da molti anni tengono aggiornato il vocabolario del dialetto bisiac, a tutti li effetti assimilabile al dialetto veneto. Vi cito solamente quello di Nicola Soranzo, che come potete vedere, scrive dal 1999 e con cuore e orgoglio tiene aggiornato il suo blog.
# FVG
Ogni volta che parlate di Friuli Venezia Giulia, fate per cui attenzione ad utilizzare il termine corretto, in base a ciò di cui volete parlare. Tuttora, poi, esistono tensioni e disaccordi sui territori che rientrerebbero in Friuli e quelli della Venezia Giulia, e la divisione tra le due regioni è stata ed è ancora dibattuta. Nonostante lo sforzo dell’Istituto di sociologia internazionale di Gorizia, della Società geografica italiana e delle varie istituzioni chiamate in causa, i nuovi confini delle province sono ancora una incognita.
Credits: @turismofvg(FB) – La città di Trieste
Voglio insegnare un trucchetto a chi ha fretta e non vuole sbagliare: se sul vostro motore di ricerca scrivete FVG, andate sempre sul sicuro, non offendete o escludete nessuno e vi bastano soltanto 3 caratteri. Lo stesso sito della regione, cita l’acronimo RAFVG (Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia).
Ah, un’ultima cosa: non dite mai (mai!) che qualcuno parla in dialetto friulano. Il friulano, è una lingua!
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Tutto pronto per la nuova linea metropolitana M4, o così sembrerebbe. Eppure, la nuova linea blu ancora non parte.
La storia INFINITA 2: nuovo rinvio per la M4? Ecco perché
# Il tanto agognato “nulla osta”
credits: @milanotrasporti su IG
Sabato 17 luglio è arrivata la novità: il ministero delle infrastrutture e per le mobilità sostenibili ha finalmente dato il tanto atteso “nulla osta”, il via libera per la partenza. Tutti i collaudi sono stati superati, le ultime autorizzazioni sono arrivate. La metro è, a tutti gli effetti, pronta per il suo primo vero viaggio. Ma sembrerebbe esserci un intoppo.
# Colpa del Covid o del fatto che non ha senso prendere la metro per andare da Linate a Forlanini?
credits: @atm_milano
A causare l’intoppo come scusa ufficiale c’è sempre lui: il Covid-19. La linea M4 per il momento viaggerebbe solo per le prime tre fermate – Linate, Repetti e Forlanini – però, la pandemia ha svuotato le stazioni e di conseguenza il numero di passeggeri per Linate è di un misero 30%. La linea dunque non sarà attivata, come spiega l’amministrazione, perché “il numero di utenti che usufruirebbero della linea 4 non giustificherebbe il costo di un servizio che graverebbe sulla città”.
La domanda che molti milanesi si fanno è: ma Covid o non Covid, come si poteva pensare che ci fossero tanti passeggeri su un tratto di sole tre fermate? Per passare da Linate a Forlanini?
# Fino a quando si dovrà aspettare?
credits: infotrasporti.com
Secondo il programma dei lavori, la metro M4 raggiungerà la fermata Dateo entro luglio 2022, passando prima per le fermate Argonne e Susa. Per il completamento di tutte le fermate (in totale sono 21), invece, si dovrà aspettare ancora il 2023. Per quanto riguarda le prime tre, che di fatto sono già pronte e aspettano soltanto di essere utilizzate, si preferisce mantenere sotto controllo la situazione di Linate fino ad un prossimo incremento del numero dei passeggeri prima di poter finalmente attivare il servizio.
SELENE MANGIAROTTI
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Quante volte capita di associare panorami italiani a qualche particolarità straniera, come a sottolineare che l’Italia ha tutto. È bella in ogni suo aspetto, in ogni suo angolo, anche in cose che non definiresti mai così caratteristiche, ma costruite solo per esigenze funzionali. Un esempio? Una diga. In Italia una diga può addirittura ricordare un pezzo di Norvegia.
Un FIORDO NORVEGESE in Italia
# Dove si trova
Credits: @diga_di_ridracoli Diga di Ridracoli
Quello che potrebbe essere uno scorcio norvegese tutto italiano si chiama diga di Ridracoli e si trova nel paese omonimo nel comune di Bagno di Romagna, nell’alta valle del Bidente in provincia di Forlì-Cesena. Un piccolo borgo all’interno del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, uno dei più belli d’Italia e del mondo. Considerando il contesto in cui si trova, diventa molto più plausibile che una diga sia considerata così bella e diventi attrazione turistica.
Al confine tra Emilia Romagna e Toscana la diga di Ridracoli crea un lago artificiale in grado di contenere 33 mila litri d’acqua, circondato da una ricca e colorata vegetazione che crea un quadro naturale.
# Una storia lunga 30 anni
Credits: @diga_di_ridracoli Diga di Ridracoli
Un progetto nato già negli anni ’50 con l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno di acqua potabile di oltre 50 comuni, che rimase però su carta per parecchio tempo. Solamente negli anni ’70 iniziò la sua effettiva costruzione che finì negli anni ’80. Prima della grande diga di Ridracoli, l’area era molto simile a tutta la restante zona, fino a quando però, a circa 557 metri sul livello del mare, si decise di raccogliere le acque dei fiumi Bidente e del Rio Celluzze, portando l’acqua in ben 3 rami vallivi. Un bacino artificiale che oggi si inserisce in una zona piena di piccoli borghi medievali ricchi di fascino e storia come Santa Sofia, Bagno di Romagna, Premilcuore, Portico e San Benedetto in Alpe.
# Il fiordo norvegese italiano
Credits: @diga_di_ridracoli Diga di Ridracoli
La diga di Ridracoli e il paesaggio che ha creato oggi ricordano un fiordo del Nord Europa: stretto e lungo che scivola nel bosco per circa 5 chilometri. Un panorama verde e blu, con risalite di fossi, sentieri di trekking o bicicletta, daini, caprioli e cervi liberi e tranquilli nelle loro terre, antiche case ormai sommerse, un panorama tutto italiano ma che ricorda un fiordo norvegese. In tutto ciò, un gigante di cemento artefice e vero e proprio creatore della bellezza del luogo.
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Quattro palazzi popolari nella periferia sud-ovest di Milano potrebbe diventare un modello pilota in Italia, il primo esempio di “Bosco Verticale” in periferia. Ecco il progetto di riqualificazione.
Il progetto di BOSCO VERTICALE nella PERIFERIA di Milano
# Una nuova vita per i palazzi popolari di via Russoli
Google Maps – Edifici di via Russoli
Quattro palazzi popolari dal civico 14 al 20 di via Franco Russoli, poco distanti dalla stazione di Romolo M2, alla periferia sud-ovest della città rinasceranno a nuova vita. Dopo che le facciate esterne erano state spogliate dall’amianto ormai dieci anni da, Aler non ha più messo mano agli edifici a causa delle difficoltà economiche. La riqualificazione, che potrebbe trasformare ogni palazzo in un sorta di “Bosco Verticale”, sarà infatti possibile grazie al superbonus 110% per la riqualificazione energetica degli edifici varato nel 2020 dal Governo con il Decreto Rilancio. Il progetto prevede il rivestimento delle facciate con scarti del riso e materiali esclusivamente naturali, pannelli solari sui tetti per l’acqua calda, piccoli alberi, orti e giardini condivisi.
# Un investimento di 12 milioni di euro con fine lavori prevista nel 2023
Credits milanosud.com – Progetto Torri Russoli
L’investimento di 12 milioni di euro, possibile grazie al superbonus, pone anche dei vincoli in termine di tempi di realizzazione: i lavori dovranno essere conclusi entro il 31 dicembre 2023. Il progetto è nato dal basso nel 2015, grazie alla collaborazione tra Monterisi, cofondatrice di “Rice House“ e Tina Monaco, inquilina di via Russoli e fondatrice, insieme ad altre, dell’associazione “Coltivare la Città“. Rimasto sulla carta fino per 5 anni per assenza di fondi, A2A in quanto fornitrice di energia ai palazzi di via Russoli si è offerta di farsi carico delle spese per lo studio di fattibilità e la progettazione preliminare, esecutiva e definitiva dell’intervento.
# Pareti esterne rivestite in carta di riso, alberi, giardini e orti sui tetti, fotovoltaico per l’acqua calda sanitaria
Credits internews – Rendering Palazzi via Russoli
Tiziana Monterisi, l’architetto che ha firmato il progetto di riqualificazione e cofondatrice di “Rice House“, azienda specializzata nel costruire con gli scarti del riso racconta il progetto: “Tutto il cappotto delle quattro torri e dei piani bassi sarà realizzato con scarti di riso provenienti dal Parco Agricolo Sud, un materiale naturale capace di isolare dal caldo in estate e dal freddo in inverno garantendo agli inquilini un beneficio fisico ma anche economico perché si ridurranno i consumi.Contestualmente i tetti saranno isolati e ricoperti da giardini con spazi comuni per il relax ed orti condivisi per le coltivazioni. Il verde serve inoltre per raffrescare durante l’estate, abbassare le temperature in quartiere e raccogliere e trattenere l’acqua piovana. Infine il fotovoltaico per l’acqua calda sanitaria.”
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Uno dei tanti simboli di Roma è proprio il sampietrino. Quando si pensa a Roma, si pensa anche ai sampietrini ed è impossibile immaginarsi Piazza Navona o via dei Fori Imperiali senza di loro. Ce n’è uno, però, che si presenta con una forma particolare e, naturalmente, è legato ad una storia molto curiosa.
RomaToday ci porta a scoprire perché questo sampietrino è proprio a forma di cuore e dove lo si può trovare.
Il sampietrino a forma di CUORE: ecco dove vederlo
# Er sercio de Roma
credits: @sampietrino su IG
Il sampietrino venne usato per la prima volta da Papa Sisto V nel 1585, ma il suo nome lo deve alla Piazza San Pietro che, nel 1700, venne costruita interamente con questo tipo di pavimentazione per poi estendersi per tutta la Capitale. Fin dall’inizio del ‘900, Roma era principalmente lastricata di questi sampietrini, bellissimi da vedere ma poco pratici per via della loro scivolosità.
I romani li chiamano anche “serci” con il significato di selci e, grazie al loro utilizzo, nacque l’arte dei serciaroli. Un artigianato che è diventato simbolo di Roma ed è entrato anche nei modi di dire romani con l’espressione “Allustra li serci” che fa riferimento a chi va a zonzo o cammina oziosamente.
# Il cuore di NERONE
credits: romatoday.it
Uno dei tantissimi sampietrini incastonati nelle strade di Roma è a forma di cuore. È stato trovato in passato da alcuni bambini mentre giocavano per la Piazza San Pietro e nominato “Il cuore di Nerone”. Alcune storie lo chiamano anche “Cuore di Bernini” o “Cuore di Michelangelo”. Tanti nomi, tante leggende diverse: alcuni credono sia stato lasciato dal Bernini come un segno di un amore perduto, altri lo riconducono a Michelangelo come il simbolo di un cuore spezzato. Il cuore si presenta trafitto da una freccia ed è probabile che faccia riferimento a un’esperienza amorosa tragica.
La Piazza venne ricostruita molte volte, l’ultima nel 1936, ma il sampietrino a forma di cuore è rimasto intoccato.
# Incastonato nella Rosa dei Venti
credits: esploraromablog.com
Col passare degli anni, questo particolare sampietrino è diventato una vera e propria attrazione turistica. Trovarlo non è di certo facile, ma se si presta particolare attenzione osservando il selciato di Piazza San Pietro, lì dove è riprodotta la Rosa dei Venti, proprio vicino alla rappresentazione del Libeccio, sarà possibile vederlo.
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I veicoli intelligenti e autonomi potrebbero costituire un nuovo traguardo facilmente raggiungibile nel futuro dei trasporti. Forse, è più vicino di quanto ci si aspetti.
Il platooning può essere il FUTURO del trasporto pubblico?
# Cos’è il Platooning e come funziona
credits:@item_testfield su IG
Per Platooning (o flocking) si intende la possibilità di controllare elettronicamente adistanza una serie di veicoli autonomi e/o intelligenti. Tali veicoli possono essere accoppiati e disaccoppiati meccanicamente o tramite mezzi elettronici, creando un gruppo, più o meno nutrito di veicoli, a seconda delle esigenze. I due termini per indicare questo fenomeno provengono, in effetti, dalle parole inglesi che indicano rispettivamente un plotone e uno stormo.
L’uso di specifiche tecnologie, tanto nei veicoli quanto sulle strade, renderà necessariamente progressiva l’applicazione del platooning, ma i progressi tecnologici stanno rendendo più vicina e capillare la possibilità di un platooning diffuso.
# L’esempio di Monaco di Baviera
credits: deutschebahn.com
Le competenze e le teorie del Karlsruhe Institute of Technology in materia di platooning saranno implementate a Monaco di Baviera a partire dalla metà del 2022 (anno in cui il test degli algoritmi verrà completato e si prevede di produrre il primo prototipo di autobus elettrico adatto al flocking). Si auspica di rendere questo servizio completamente operativo nel decennio immediatamente successivo.
Il capoluogo bavarese ha scelto di implementare il flocking/platooning per il trasporto pubblico, precisamente per gli autobus, in quanto la flessibilità offerta da questa nuova modalità di accoppiare, disaccoppiare e cambiare il numero dei veicoli molto velocemente si adatta molto bene ai diversi orari giornalieri che caratterizzano i trasporti pubblici.
# E nel futuro?
credits: @nobka.co su IG
È molto probabile che in futuro, con una maggiore diffusione dei veicoli autonomi ed elettrici, unita alle esigenze, sempre più pressanti, di raggiungere il traguardo delle “emissioni zero”, il platooning cresca in modo apprezzabile.
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Il mondo sta cercando di rimettersi in piedi e ripristinare ogni libertà individuale per imparare a convivere con il virus tutelando legittimamente la salute dei più fragili.
Texas, Florida e la maggioranza degli Stati Uniti hanno tolto tutte le restrizioni e vietano ogni tipo di pass vaccinale o di discriminazione tra i cittadini. In UK si è riaperto tutto e si sta discutendo di eliminare anche l’obbligo di mascherina negli spazi chiusi, lasciando libertà di scelta per ogni individuo. La Germania ha ribadito di escludere qualunque forma di obbligo vaccinale pure per i sanitari e la Corte Costituzionale della Spagna dichiarandolo incostituzionale ha sancito che il lockdown non potrà mai più avere luogo nel Paese.
Lo stesso trend sta coinvolgendo i paesi dell’est Europa, dell’America Latina e di larga parte di quelli di Africa e Asia.
C’è però uno Stato che sembra muoversi in direzione opposta. Il Presidente francese ha infatti annunciato una stretta draconiana per cercare di indurre a questa vaccinazione anche chi è contrario. Una decisione che ha creato una profonda spaccatura nel Paese, dove alle proteste in piazza dei cittadini si aggiungono prese di posizione di numerosi esponenti politici da destra a sinistra come Nicolas Dupont-Aignan, deputato e presidente di Debout la Francey, che ha dichiarato «Non possiamo imporre a persone, a degli esseri umani, vaccini che sono ancora in fase di studio. Prodotti per i quali il produttore declina ogni responsabilità»
Mentre nel mondo abbondano modelli che mettono al centro il cittadino senza ledere in alcun modo i suoi diritti anche in questa situazione di emergenza comune a tutti i paesi, l’Italia ha scelto di prendere a riferimento l’unica nazione che sta procedendo sulla strada contraria.
Non solo, mancano leader ed esponenti politici che rappresentino con forza la difesa di quella parte dei cittadini a cui verranno tolti diritti per non aver assunto da sani dei farmaci ancora sperimentali, nonostante che questo comportamento sia legale e legittimo. E che la loro utilità contro la diffusione dei contagi sia ancora oggetto di discussione.
Perché in Italia si cerca sempre come modello il paese più illiberale?
Cosa spinge gli italiani ad auspicare la perdita della libertà individuale?
Si tratta di motivazioni psicologiche, culturali, politiche o economiche?
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Credits 1000orte IG - Refettorio, Monastero Santa Rosa
Tra locali storici e ristoranti stellati Michelin, Finedininglovers.it ha fatto una selezione di 25 indirizzi dove mangiare dell’ottimo pesce fresco vicini o in riva al mare. Ecco quali sono.
I RISTORANTI sul MARE più BELLI e più BUONI d’Italia
Liguria
#1 Il Marin, con affaccio sul Porto Antico di Genova
Credits ilmarinristorante IG – Il Marin
Il Marin è un ristorante affacciato sul Porto Antico di Genova, all’interno di Eataly, con una vista che va dai bracci del Bigo ai Magazzini del Cotone, dall’Acquario alla biosfera di Renzo Piano, sino alle navi da crociera e alla Lanterna, simbolo della città. La cucina dello chef Marco Visciola, forte di precedenti esperienze nei ristoranti stellati di Piazza Duomo di Alba e della Locanda d’Orta, punta sulla creatività.
Indirizzo: Edificio Millo Porto Antico Calata Cattaneo, 15 – Genova
#2 Ristorante Vescovado, a Noli, con vista sul mare
Credits gastrocritici IG – Ristorante Vescovado
Il Ristorante Vescovado, guidato dallo chef Giuseppe Ricchebuono con il supporto del sommelier Pier Mattia Ravera, offre una cucina ligure con spunti molto creativi nella cornice di una terrazza vista mare. Il Pesce è il protagonista indiscusso e tra “i piatti della casa” ci sono lo Spaghettone Felicetti con totanetti, limone e capperi, fritti e Casseruola di pescato. I sapori dell’entroterra trovano spazio nel menu con coniglio, agnello e tanto altro.
Indirizzo: Piazzale Rosselli, Noli – Savona
#3 Ristorante da Claudio a Bergeggi, imperdibili i crostacei
Credits viaggioperdue IG – Ristorante da Claudio
Nel Ristorante da Claudio a Bergeggi, sempre nel savonese, viene proposto pescato freschissimo e tradizione ligure. Imperdibili i crostaci, provenienti dai mercati di Savona e Oneglia. Alla guida del ristorante Claudio Pasquarelli insieme alla figlia Lara, pasticcera e chef. La prenotazione è obbligatoria.
Indirizzo: via XXV Aprile 37 – Bergeggi – Savona
Marche
#4 Madonnina del Pescatore, due stelle Michelin a Senigallia, Ancona
Credits elymaumau IG – Madonnina del Pescatore
Sul lungomare di Marzocca, una frazione di Senigallia, c’è Madonnina del Pescatore che prende nome dalla statua venerata da chi vive proprio grazie al mare. Il ristorante due stelle Michelin dello chef Moreno Cedroni è un punto di riferimento da oltre trent’anni, dove si esprime creatività, estro e tradizione si combinano alla perfezione.
Indirizzo: Lungomare Italia 11, Senigallia – Ancona
#5 Clandestino, il ristorante estivo dello chef Moreno Cedroni
Credits samuscatto IG – Clandestino
Il ristorante estivo Clandestino ad Ancona, sempre a guida Moreno Cedroni, offre un menu degustazione che cambia a seconda delle ispirazioni dello chef. Ideale anche per un aperitivo leggero.
Indirizzo: Località Portonovo – Ancona
#6 Il tre stelle Michelin Uliassi a Senigallia, Ancona
Credits antorrents IG – Uliassi
A Senigallia non si può perdere il ristorante tre stelle Michelin Uliassi, aperto nel 1990, dallo chef Mauro Uliassi insieme alla sorella Catia. Affacciato direttamente sul mare, tra il porto canale e la spiaggia, accanto ai classici delle proposte storiche è possibile assaggiare i piatti inediti del Lab.
Indirizzo: Banchina di Levante 6 – Senigallia
Toscana
#7 La Perla del Mare, a San Vincenzo, Livorno
Credits bettasplendens_ IG – Perla del Mare
Il ristorante con terrazza sulla spiaggia la Perla del Mare, gestito dalla chef Deborah Corsi, regala un’esperienza marittima completa, grazie alla cucina creativa. Un locale votato alla vista sul mare, sia d’estate che d’inverno, sperimenta mise en place, gusto e leggerezza.
Indirizzo: Via della Meloria 9 – San Vincenzo
#8 Il Pellicano, ristorante stellato a Porte Ercole, Grosseto
Credits mrsroby_inamalfi IG – Il Pellicano
La caratteristica distintiva dello stellato “Il Pellicano” è il paradiso che lo circonda insieme all’hotel, con tanto di immancabile vista sul mare, molto apprezzato dalla clientela internazionale. Lo chef Michelino Gioia, che ha preso il comando della cucina dopo Sebastiano Lombardo e Antonio Guida.
Indirizzo: Località Sbarcatello, Porto Ercole – Grosseto
#9 Ristorante Belvedere, Bagliori Resort Cala del Porto, Punta Ala (Grosseto)
Credits simobg IG – Baglioni Resort
Il ristorante Belvedere offre un’impareggiabile vista sul mare e sul porto di Punta Ala nella Maremma. La cucina dello chef Giuseppe Angelucci propone piatti molto ricercati e innovativi. Per un’esperienza completa di relax tra cibo e spiaggia non potete farvi mancare un soggiorno in una delle camere del resort.
Indirizzo: via Cala del Pozzo – Punta Ala
#10 Bistrot, Baia Bianca Suites sul Golfo della Biodola, Isola d’Elba
Il ristorante della Baia Bianca Suites è bistrot minimal affacciato sulla spiaggia e sul Golfo della Biodola, immerso tra i colori e i sapori mediterranei dell’Isola d’Elba. La cucina è semplice e del territorio ma con qualche guizzo interessante.
Indirizzo: Località Scaglieri – Portoferraio
LAZIO
#11 The Cesar, Hotel La Posta Vecchia, Ladispoli (Roma)
Credits The Cesar – The Cesar, La Posta Vecchia Hotel
A Ladispoli presso l’Hotel La Posta Vecchia, si trova The Cesar che dalla stagione 2016 è guidato dal giovane chef Antonio Magliulo, dopo più di dieci anni di Michelino Gioia. Alta cucina in una location con una vista incredibile.
Indirizzo: Palo Laziale – Ladispoli
#12 Incontramare, il ristorante sul mare di Sabuadia, Latina
Credits finedininglovers.it – Incontramare
All’interno dello stabilimento Graziella Beach, nello ristorante Incontramare si cena a bordo riva, con piedi nella sabbia, oppure in terrazza. I piatti must sono gli Spaghetti alle vongole e i Maltagliati tirati a mano con battuto di orata e fili e fiori di zucchine croccanti.
Indirizzo: Via lungomare Sabaudia, Sabaudia – Latina
ABRUZZO
#13 Trabocco Cungarelle, Vasto Marina (Chieti)
Credits rossy_rds IG – Trabocco Cungarelle
Pesce sempre freschissimo pescato in giornata e specialità del territorio: brodetto, tortini di pesce e pesce arrosto. Questo è quello potete trovare al Trabocco Cungarelle, a Vasto Marina, circondati dal mare Adriatico a 360 gradi. Cucina e panorama in una combinazione spettacolare.
Indirizzo: Strada Statale 16, Loc. Casarsa – Vasto Marina, Chieti
CAMPANIA
#14 La Caletta, Hotel Scrajo Terme & Spa, Vico Equense (Napoli)
Credits tripadavisor – La Caletta, Hotel Scrajo Terme & Spa
La Caletta è un ristorante a picco sul mare, dentro l’Hotel Scrajo Terme & Spa a Vico Equense, dove si mangiano piatti mediterranei caldi e freddi. La terrazza panoramica che ospita i tavoli abbraccia sole, mare e terra in un solo colpo.
Indirizzo: via Luigi Serio 10, Vico Equense
#15 Maxi, Hotel Capo La Gala, ristorante stellato nella Penisola Sorrentina
Credits chiara_avossa IG – Maxi, Capo la Gala
Il ristorante stellato Maxi, all’interno dell’Hotel Capo La Gala, affaccia sul mare nella meravigliosa penisola sorrentina. Da aprile 2021 è arrivato ai fornelli lo chef Alfonso Crescenzo, che ha portato nei piatti delle vere e proprie scenografie, che esaltano i prodotti d’eccellenza della sua terra.
Indirizzo: via Luigi Serio 8, Vico Equense
#16 Il Faro di Capo d’Orso, Maiori (Salerno)
Credits matteodpp IG – Faro di Capo dall’Orso
Il Faro di Capo d’Orso è un ristorante romantico sul mare per estate e inverno, con vista sulla Costiera Amalfitana nel piccolo comune di Maiori. Un’esperienza unica grazie alle luci soffuse e una cucina tradizionale di pesce e terra firmata dallo chef Francesco Sodano.
Indirizzo: Strada Statale Amalfitana 44, Maiori – Salerno
#17 Il Refettorio, Monastero Santa Rosa, ristorante gourmet con vista costiera amalfitana
Credits 1000orte IG – Refettorio, Monastero Santa Rosa
Il Refettorio Monastero Santa Rosa, all’Hotel & Spa di Conca dei Marini, è un altro ristorante con vista mozzafiato sulla costiera amalfitana. In questo ex monastero del Settecento, la cucina gourmet dello chef di origini tedesche Christoph Bobsi, con piatti che esaltano materie prime locali e prodotti bio, si gusta tra terrazze fiorite, aree relax e piscina a sfioro.
Indirizzo: Via Roma 2, Conca dei Marini
#18 La Serra, Hotel Le Agavi, a Positano: il regno della cucina “artistica”
Credits tycoon.travels IG – La Serra, Hotel Le Agavi,
All’interno del magnifico Hotel Le Agavi, nella splendida Positano, trova spazio il ristorante La Serra. Una location raffinata e curata nei minimi dettagli che si distingue per la cucina “artistica” firmata dallo chef Luigi Tramontano che nel 2018 si è aggiudicato una stella Michelin.
Indirizzo: via Marconi, Positano – Salerno
#19 Rossellinis, Hotel Palazzo Avino, Ravello (Salerno)
Credits fabio_fusco78 IG – Rossellinis
La Costiera Amalfitana è ancora protagonista di questa selezione con Rossellinis, nell’hotel Palazzo Avino a Ravello. Il ristorante con la sua terrazza sul mare è guidato dal 2018 da Giovanni Vanacore, con precedenti esperienze a Roma presso l’Hostaria dell’Orso e a Napoli al il Comandante di Napoli.
Indirizzo: via S. Giovanni del Toro 28 – Ravello
PUGLIA
#20 Da Tuccino, Polignano a Mare
Credits foolosophist IG – Da Tuccino
Da Tuccino potete scegliere il pesce che preferite nell’angolo pescheria per un percorso fra carpacci, primi piatti, il tutto annaffiato dai buoni vini della cantina. In questo ristorante di Polignano a Mare ci sono tutti gli ingredienti: cucina di mare, tradizione pugliese e vista sull’Adriatico.
Indirizzo: Contrada Santa Caterina 69 – Polignano a Mare
CALABRIA
#21 Ristorante San Domenico, Pizzo Calabro (Vibo Valentia)
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Il Ristorante San Domenico a Pizzo Calabro offre una vista impagabile sulla caletta sottostante e piatti che vi trasporteranno in un’altra dimensione. La cucina di Bruno Tassone, di mare, e non solo, fresca, moderna e colorata abbinata allo scorcio sul Mar Tirreno sono un’esperienza assolutamente da provare.
Indirizzo: Via Colapesce 2 – Pizzo Calabro
SICILIA
#22 Al Faro Verde Da Benito, Porticello Santa Flavia (Palermo)
Credits cheffrancescobalistreri IG – Al Faro Verde
La storia di Al Faro Verde inizia oltre 30 anni fa a Porticello Santa Flavia, in provincia di Palermo. Inserito in un paesaggio marittimo di altri tempi, fra salsedine e rumore delle onde è il luogo ideale per gli amanti del pesce: piatti della tradizione siciliana, crostacei e una cucina classica ma con qualche felicissimo guizzo.
Indirizzo: Largo San Nicolicchia, Porticello Santa Flavia – Palermo
#23 Fusion, La Plage Resort, Taormina (Messina)
Credits finedininglovers.com – Fusion
Il Fusion, La Plage Resort, si trova in una delle più suggestive località d’Italia: la Riserva Naturale dell’Isola Bella a Taormina, tra pini marittimi e profumi floreali. A pochi passi dal mare è possibile cenare anche sulla spiaggia, per le più romantiche delle esperienze.
Indirizzo: Via Nazionale 107/A, Isola Bella – Taormina
#24 La Capinera, una terrazza sul mare a Taormina con cucina stellata
Credits _c_marco94_ IG – La Capinera
La Capinera offre 35 coperti, piatti della tradizione e materie prime di altissima qualità a cura dello chef stellato Pietro D’Agostino e una splendida terrazza sul mare di Taormina. Nel menu degustazione sono proposti crudo di mare con agrumi, insalata di arance con gamberoni di Mazara e vongole e trancio di ricciola arrosto.
Indirizzo: Via Nazionale 177 – Taormina
#25 Al Ristorante Hotel Signum, Salina, sulle Isole Eolie si mangia davanti allo Stromboli
Credits hideawayreport IG – Ristorante Hotel Signum
Al Ristorante Hotel Signum, Salina, sulle Isole Eolie, si può apprezzare la cucina della giovane chef Martina Caruso. Il panorama è tra i più suggestivi, si può infatti mangiare con il vulcano Stromboli sullo sfondo.
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