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Arrivano le MINI CASE di LUSSO ma LOWCOST: come sono fatte e quanto costano

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Credits: ecopavilions.com Modello mini casa Naviho

Piccole, comode, lussuose, in un campo enorme, fronte mare, su ruote. Esistono tantissimi modelli di quelle che sono chiamate mini-case, piccole abitazioni che offrono tutti i comfort di una casa normale.

Arrivano le MINI CASE di LUSSO ma LOWCOST: come sono fatte e quanto costano

# Piccole ma comode

Credits: esquire.com
Mini-casa Naviho

Come riporta il sito esquire.com l’azienda inglese specializzata in costruzioni sostenibili, Naviho, ha lanciato le sue nuove mini-case. Piccole abitazioni di lusso e super comode: con un bagno spaziosissimo, un salotto da addirittura 3 posti, una cucina e un ingresso. Tutto quello che si trova in 100 mq, Naviho l’ha reso disponibile in uno spazio molto più ridotto. Il prezzo? È abbastanza contenuto: meno di 50 mila euro se la si vuole tutta arredata e compresi gli impianti e le finestre.

# Con le ruote per spostarle facilmente

Credits: esquire.com
Mini-casa Naviho su ruote

Le mini-case del 2021 sono nate proprio per fronteggiare la pandemia, ciò non toglie che possano essere utilizzate tutto l’anno. Dato che il Covid ha costretto milioni di persone all’isolamento, Naviho ha deciso di offrire soluzioni comode ed efficaci a chi in casa sua non può isolarsi tranquillamente. Le mini-case sono state comprate da moltissime istituzioni sanitarie e fondazioni perché, quando si tratta di isolare, sono molto meglio delle camere d’albergo, visto che si sarebbe totalmente soli. In più, queste mini-case sono su ruote e quindi possono essere spostate tranquillamente.

# La moda come case vacanza

Credits: naviho.com
Modello Dragonfly mini-casa naviho

La moda delle mini-case è ormai più che affermata. Nata in America sta spopolando anche in Europa, tanto che Ikea ne ha ideate alcune proprie. Sono convenienti e comode, per questo le mini-case di Naviho possono essere acquistate, non solo per l’isolamento in caso di Covid, ma anche come case vacanza con vista mare, o per un viaggio itinerante all’insegna delle città d’arte o dell’avventura. L’amministrazione comunale di Los Angeles, ad esempio, ha deciso di acquistarle per i suoi senzatetto.

# Il lusso in miniatura

Credits: ecopavilions.com
Modello mini casa Naviho

50 mila euro per una casa di lusso non sono nulla, si potrebbe dire. Ovviamente se i metri quadri però sono circa 16, allora diventano giusti purché seriamente di lusso. Le mini-case Naviho possono essere di vari modelli: da quelli con porta vetrata e mini terrazzino a quelle mobili. L’interno è perfettamente ammobiliato e la gestione degli spazi è ottima.

Continua la lettura con: IKEA lancia le MINICASE fai-da-te: piccolo prezzo e realizzabili ovunque

BEATRICE BARAZZETTI

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TORRE GALFA: c’è una cosa che la rende la più INNOVATIVA del MONDO

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credits @elenagalysan su IG

C’è una cosa che Milano, in quanto città della moda, sa fare meglio di tutte le altre città: stare al passo con i tempi. E mentre il cambiamento climatico ci mette lentamente in ginocchio, Milano cerca soluzioni sempre più innovative per aggiornarsi e rispettare l’ambiente.

Questa volta, Torre Galfa si fa green. Scopriamo come.

TORRE GALFA: c’è una cosa che la rende la più INNOVATIVA del MONDO

# Milano non rimane indietro

credits: Ilgiorno.it

l’Empire State Building di New York, la Dynamic Tower di Dubai, lo strawscraper di Stoccolma: questi sono solo alcuni degli edifici che hanno iniziato la loro transizione energetica verso l’utilizzo di energie sempre più sostenibili. Milano non si lascia mettere i piedi in testa e così La Repubblica alza il velo sulla prossima frontiera: spunteranno turbine eoliche per generare energia pulita e ridurre le emissioni inquinanti nell’atmosfera.

Ma non vi preoccupate, queste turbine non andranno a rovinare il meraviglioso skyline di Milano con le loro pale poiché si parla di eolico verticale oppure soluzioni architettoniche che siano in grado di convogliare l’aria verso generatori posti sui grattacieli.

# Occhi al cielo passando accanto a Torre Galfa

credits: @stefano_di_salvo su IG

Nell’aprile del 2019, era già stata installata una pala eolica sulla cima di Torre Galfa, ma dopo anni di abbandono e disuso, è stata svolta una totale riqualificazione dell’edificio che ha portato al completo restauro della pala. Dal design snello, la pala ruota su sé stessa velocemente per creare energia, rimanendo inosservata se non si è soliti a far volare lo sguardo sul cielo di Milano.

# Il simbolo della ripartenza

credits: Building CuE

Questa nuova soluzione dell’eolica verticale potrebbe diventare il simbolo della ripartenza.
Milano esce dal lockdown e procede sempre più veloce verso il ritorno alla normalità, così come Torre Galfa si rialza più forte dopo anni di abbandono grazie ad una riqualificazione che l’ha resa più efficiente.

Fonte: La Repubblica

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SELENE MANGIAROTTI

Leggi anche: Ristoranti con dehors? Zona rossa o zona bianca, è beffa per i commercianti di Milano: ora non si trovano i materiali

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La ROMAGNA vuole l’AUTONOMIA e sogna in GRANDE

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Credits: regioneromagna.org (MAR) Regione Romagna

La Romagna è una delle zone del paese meglio conosciute e forse più amate dalle popolazioni del Nord. Custode di una delle migliori cucine del mondo, simbolo di accoglienza, buon vino e, soprattutto, l’unico luogo al mondo dove poter trovare la semplicità e la simpatia dei romagnoli, che contribuiscono in misura significativa all’identità culturale del nostro paese. Ma è anche un popolo orgoglioso.

La ROMAGNA vuole l’AUTONOMIA e sogna in GRANDE

Sembrerebbe non mancare nulla ma viene meno un particolare: autonomia e poteri pari a quelli di una regione come soluzione al dualismo con l’Emilia. Il futuro naturale dell’’Emilia-Romagna, per un forte e progressivo sviluppo di entrambe le regioni, sembra proprio essere una scissione.

# Il Movimento per l’Autonomia della Romagna

Credits: regioneromagna.org (MAR)
Regione Romagna

Nasce ufficialmente nel lontano 1990 un movimento, che è a tutti gli effetti un’associazione culturale, denominato MAR – Movimento per l’Autonomia della Romagna. L’esigenza è dettata, come spesso è accaduto, come risposta ad una sorta di tradimento della politica nazionale, che non riesce a rimediare ai difetti causati dalla creazione degli Enti Regionali. Il tempo, con l’azione paziente dei Governi e del Parlamento, ha saputo conciliare alcune dispute identitarie e territoriali, dividendo “Gli Abruzzi” in Abruzzo e Molise, creando le Provincie autonome di Trento e Bolzano, realtà culturali e linguistiche diverse nello stesso territorio del Trentino. La Romagna non riesce, ancora, a far sentire la propria voce.

Per chi è fuori dalle dinamiche politiche e sociali dell’Emilia Romagna, infatti, questa regione è vista senza soluzione di continuità, una sola terra e un solo popolo. Sebbene romagnoli ed emiliani siano a tutti gli effetti fratelli e sorelle, se c’è una realtà veramente vittima di una unità coatta, dovuta ai confini tracciati con la nascita delle Regioni, questa è proprio la Romagna.

# L’etichetta di “regione rossa” non si addice a una terra di anarchici e liberi pensatori

Addentrarsi nel contesto socio-culturale emiliano e romagnolo, mette in evidenza le enormi diversità territoriali e umane, esaltandole al massimo. Ci accorgiamo così che sono due territori letteralmente diversi. L’Emilia con la pianura, l’agricoltura e le grandi industrie. La Romagna con l’Adriatico, l’industria turistica e i motori nel DNA. Le lingue romagnola ed emiliana sono completamente diverse, così come la cucina tipica ed i vini.

Politicamente parlando, Emilia e Romagna esprimono da sempre idee diverse. Portavoce dei partiti e media, sono soliti banalizzare etichettando l’ER come “regione rossa”. Se questo è vero per l’Emilia, è del tutto falso per la Romagna, che è un “covo” di repubblicani. Quando il Partito Repubblicano degli anni ’80 raggiungeva il 5% alle elezioni, lo faceva quasi tutto nelle urne romagnole. Nel referendum del 1946, la Romagna è capofila nell’abbattimento della monarchia, perché è l’indole del suo popolo, di sinistra ma anti-marxista, terra che per cultura e tradizione forma anarchici e liberi pensatori.

# La mancanza di rappresentatività di una zona minoritaria

Credits: travelemiliaromagna.it
Romagna Landscape

La Romagna resta una terra dove si va a votare volentieri. Quando i romagnoli vengono chiamati ad esprimere un voto, sia esso locale, regionale o nazionale, partecipano in massa. Dopodiché l’amministrazione tende a ragionare sui binari della rappresentanza numerica: la Romagna è la casa di un milione di cittadini, l’Emilia ne ospita 3. L’Ente regionale Emilia Romagna, pertanto, esprime 4 milioni di cittadini, ma la rappresentanza interna, tradotta con un impietoso 3:1, crea nella regione unificata una sproporzione mastodontica, che impedisce la corretta espressione di un popolo così leale nei confronti delle istituzioni.

Dopodiché, le cattive abitudini della burocrazia fanno di tutto per mettere in dubbio la buona fede politica. L’ufficio tecnico regionale per il controllo delle coste, solo per fare un esempio, ha sede a Piacenza, città bellissima e ricca di tradizione per carità, molto amata anche dai romagnoli, ma che non è una località adatta. Questo semplice esempio, oltre a qualificare l’attenzione dell’Ente Regionale, mostrando tutti i suoi difetti di “priorità”, spiega ai romagnoli molti squilibri nati nella regione ER.

# L’Emilia viene sempre prima

Credits:Parmadaily.it
Sangiovese e Lambrusco

La E45, strada panoramica che percorre l’entroterra da Cesena a Roma e che, nei giorni di bollino nero per traffico, è un vero toccasana per evitare la A1, se fosse in Emilia sarebbe già un’autostrada a 4 corsie. Si trova in Romagna, non è una priorità della regione sviluppare questo asset. Gli amministratori e i cittadini romagnoli sono costretti ad andare “col cappello in mano” a Bologna, per mendicare qualche quintale di bitume per rappezzare le buche. Focalizzarsi sulle necessità, sbilanciate dal rapporto 3:1, ha fatto scomparire dai radar molti vitigni autoctoni della Romagna. Un giorno qualcuno sarà giudicato dalla storia per la perdita di biodiversità che sta causando questa miopia politica.

# Il sogno: la “Grande Romagna” con Ravenna capitale

Credits: romagnawebtv.it
Appennino Romagnolo

Il progetto che il grande popolo della Romagna desidera per sé, è una regione in cui i confini geografici circoscrivono il senso di appartenenza, estendendosi oltre i confini attuali della Piccola Romagna. La Regione Romagna si divide dall’Emilia nei pressi di Firenzuola, sull’appennino tosco-romagnolo, arriva a Ravenna e discende la costa fino a includere una parte delle Marche. Linguisticamente e non solo, infatti, il romagnolo si estende fino alla provincia di Pesaro ed è ragguardevole il numero di cittadini di questa provincia che sono del tutto favorevoli ad essere “annessi” alla Grande Romagna.

Se chiedete ai rappresentanti del MAR quale dovrebbe essere il capoluogo di Regione, vi risponderanno che «se ne può parlare». Sicuramente Ravenna è grande, ha una notevole storia, è stata anche capitale dell’Impero Romano. Ravenna è la città più importante della regione Romagna, ma in un’ottica in cui la nuova regione desidera una diversa distribuzione del potere, garantendo una prossimità istituzionale massima, «non è detto che ci sarà un capoluogo di Regione». Il Consiglio Regionale dovrà avere una sede, per sostenibilità ed economia in un’unica città, ma i romagnoli hanno un’idea più snella della loro Amministrazione, il cui unico ruolo dovrà essere quello di mettere in rete tra loro le eccellenze. Ci penseranno i romagnoli a fare il resto.

# Come dovrebbe nascere la Grande Romagna?

Credits: corriereadriatico.it
Grande Romagna

Il Movimento per l’Autonomia della Romagna ha idee già precise sulla costituzione della regione romagnola. Il percorso dovrà seguire le regole adatte ad un “covo di repubblicani”. Il punto fermo per ottenere poteri e autonomia da regione sono l’art. 132 e il titolo V della Costituzione, un referendum per l’autodeterminazione del popolo romagnolo, senza il consenso del quale il MAR è disposto a rimanere in disparte pur di rispettare la libertà dei propri concittadini e, non ultimo, l’accoglienza di tutti quei territori che, a livello identitario, si sentono parte della Romagna.

# Il caso di Montecopiolo e Sassofeltrio

Emblematico da questo punto di vista, è il caso dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio. Finalmente, il 25 maggio 2021 l’aula del Senato ha votato il via libera per questi due comuni che, ben 14 anni fa, si erano espressi con referendum per lasciare le Marche ed entrare in quella che oggi è Emilia-Romagna. Montecopiolo e Sassofeltrio, però, hanno radici storiche e interessi economici moderni, legati alla provincia di Rimini. Una vittoria di 14 anni fa, finalmente riconosciuta con troppa lentezza dall’arco costituzionale e che lo stesso M.A.R. ha salutato con un bel “Bentornati a casa” a Montecopiolo e Sassofeltrio.

# Il vessillo

Credits: romagnauno.it
Bandiera regione romagna

Il vessillo scelto dal M.A.R. è la sintesi della Romagna. Una bandiera bicolore, gialla e rossa, rimanda all’antica Roma e a quando Ravenna, dal 402, diventò capitale dell’impero romano. La parola Romagna in primo piano, per rendere subito l’orgoglio e l’appartenenza a questa meravigliosa terra, sovrastata da due simboli romagnoli: la Caveja e il galletto. «La caveja rappresenta il simbolo e l’operosità romagnola. Quando ancora non esistevano i trattori, infatti, si aravano i campi con i buoi, “i bu” in romagnolo. Gli animali andavano sempre in coppia e la caveja serviva per assicurare il traino dell’aratro ed evitare che in discesa finisse contro le bestie. Anche il galletto simboleggia il lavoro e l’amore per la terra».

Oltre a lingua, storia e cultura, la Romagna ha quindi anche simboli propri, che denotano l’unicità di questa regione, alla quale auguriamo di avere tutte le soddisfazioni che i suoi cittadini desiderano. In tanti anni il MAR ha raccolto oltre 90.000 firme per chiedere il distacco amministrativo dall’Emilia. Solo amministrativo, perché «i cittadini sono amici, ma le autorità tendono a dividere».

Grazie a Fabrizio Bernabè, vice coordinatore del MAR, che si è confrontato con noi sui temi dell’autonomia romagnola.

Continua la lettura con: 3 IDEE per MILANO, se avesse l’autonomia delle città stato INTERNAZIONALI

LAURA LIONTI

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🛑 Si vola in Compagnie: Milano – New York TUTTI in BUSINESS CLASS ma al minor PREZZO

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Credits Aeronews - La Compagnie

Il prezzo del biglietto sarà il più basso tra tutte le compagnie aree. Siete pronti per un viaggio di lusso “low-cost” verso la Grande Mela?

Si vola in Compagnie: Milano – New York TUTTI in BUSINESS CLASS ma al minor PREZZO

# La Compagnie: il prezzo del biglietto più ridotto per volare in business

Credits milano.corriere – Confronto voli Milano-New York business class

“La Compagnie”, vettore francese francese nato nel 2014 e con una flotta di appena due velivoli Airbus A321neo, scommette sulla tratta Milano-New York con tutti i posti in business class. Le tariffe saranno più convenienti del 15-20% rispetto alle compagnie aree rivali. Prendendo ad esempio il volo di andata e ritorno 29 novembre-5 dicembre di quest’anno il biglietto del volo Milano-New York con “La Compagnie” è quotato a 1.500,87 euro, con Alitalia e American Airline costa 1.890 euro quindi il 20,5% in più, con Emirates e United Airlines ci vogliono 1.981 (+24,2%) e infine con Delta Air Lines si devono pagare 3.140 euro, il 52,2% in più. 

# Le altre caratteristiche distintive dei voli della Compagnie

Credits Aeronews – La Compagnie

Non è solo il prezzo che differenzia “La Compagnie” dalle altre compagnie aeree. Vediamo quali ulteriori diversità e criticità ci sono.

  • Il velivolo è a corridoio singolo, tutte le altre impiegano quelli a doppio corridoio: Emirates  e American Airlines il Boeing 777, Alitalia e Delta gli Airbus A330, United il Boeing 767.
  • Viene utilizzato un aereo che di solito in Europa si usa per volare in Grecia, Spagna, al massimo fino a Tenerife per una distanza di 3.000 km, e non 6.500. L’Airbus A321neo infatti, poco più lungo dell’Airbus A320 o del Boeing 737, può coprire una distanza massima di 7.400 chilometri di distanza.
  • Una differenza sostanziale tra “La Compagnie” e gli altri vettori è che l’aeroporto di destinazione sarà esclusivamente Newark, il principale aeroporto del New Jersey e il secondo dell’area metropolitana di New York.
  • Un’ulteriore criticità è che in caso di guasto tecnico verrebbe costretta a cancellare i voli, avendo solo due velivoli, e non risulta avere nemmeno accordi commerciali con le altre aviolinee.

# A novembre il primo volo per gli USA, con frequenza di 4 volte alla settimana

Il primo volo Milano-New York, con destinazione aeroporto di Newark, è previsto per la fine di novembre. La frequenza dei viaggi sarà di quattro volte la settimana. Nel velivolo ci sono 76 sedili di Business che si trasformano in letti per riposare, oltre all’intrattenimento di bordo, il cibo e il Wi-Fi. Siete pronti per un viaggio di lusso a prezzi “low-cost” verso la Grande Mela?

Fonte: Corriere Milano

Continua a leggere con: Con gli AEREI SUPERSONICI si potrà volare da Milano a New York in MENO di un’ORA

FABIO MARCOMIN

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La politica dell’ieri

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le caravelle di Colombo

Esistono tre tipi di politiche.
Le politiche del futuro, orientate a obiettivi a lungo termine.
Le politiche dell’oggi, che vivono alla giornata, secondo il sentore del momento.
Le politiche dell’ieri, che arrivano sempre tardi, prendendo provvedimenti ormai inutili.

Questi tre tipi di politiche determinano tre tipi di società diverse.
Quelli che lavorano nel futuro raccoglieranno grandi frutti. Quelli del presente tamponano le falle. Quelli delle politiche del passato vivono in una dimensione nostalgica.

La scelta di una di queste tre vie influenza moltissimo il Paese e il suo possibile sviluppo.
Per essere orientati al futuro bisogna avere delle visioni, perché il futuro esiste nella nostra immaginazione. Uno dei problemi della politica attuale è di non avere visioni del futuro: si rifugia nel passato perché anche il presente è troppo sfuggente e veloce per riuscire ad amministrarlo.

Non avendo mai una politica del futuro siamo sempre indietro perché subiamo un futuro deciso dagli altri. 
La metafora dei nostri tempi sono le mascherine all’aperto. Quando è scoppiata la pandemia erano sconsigliate, ora che i contagi sono al minimo sono ancora obbligatorie.

Per riuscire a entrare nella politica del futuro è necessario che l’Italia diventi trainante dal punto di vista culturale, dando spazio alle nuove idee, altrimenti saremo sempre vittima della politica del passato.
Solo con le vele gonfiate dalle nuove idee si può navigare sui mari del mondo

Continua la lettura con: La forza della discriminazione

MILANO CITTA’ STATO

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Le 7 COSE che il MILANESE RIMPIANGE di più quando si trasferisce a ROMA

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Ok il mare, la dolce brezza, lo splendore della città eterna. Ma a chiunque si trasferisca da Milano a Roma queste cose non bastano e dopo un po’ si viene presi da una nostalgia canaglia.  

Le 7 COSE che il MILANESE RIMPIANGE di più quando si trasferisce a ROMA

#1 Il valore del tempo 

Un incontro di lavoro a Milano dura il tempo necessario, senza troppi fronzoli, giri di parole, inutili e divagazioni. Si arriva al punto e basta. E di solito iniziando e completando in perfetto orario. A Roma il tempo si dilata in maniera inverosimile e, spesso, imponderabile. Gli incontri tendono a essere dispersivi e, spesso, ci si lascia senza aver raggiunto niente di concreto. 

#2 Le radio che si ascoltano in taxi

Credits uritaxi – Taxi Milano

Nella città eterna il rapporto con il calcio è viscerale a tal punto che se si sale su un taxi si entra nel mondo delle radio delle due squadre di calcio, Roma e Lazio, con conduttori e ospiti che si infervorano spesso in modo scomposto. Nei taxi di Milano si ascolta musica o, al massimo, Radio 24. Ma ancora più spesso si viaggia in silenzio. 

#3 Il traffico

credit: chiamamilano.it

A Milano ci si lamenta del traffico, ma non è nulla in confronto a quello di Roma, tra le città peggiori al mondo. Lo stesso vale per le arterie esterne alla città. Per chi arriva da Milano il terrore vero è il Grande Raccordo Anulare: basta nominarlo per iniziare a sudare freddo.

#4 Le piste da sci a due passi (le vere montagne)

Credits: bormioski.eu – Bormio

I romani dicono che le loro montagne sono il complesso del Terminillo, per sciare in inverno e fare escursione in estate. In realtà la punta massima arriva a 2.200 metri e, per chi è abituato a Milano, le uniche vere montagne sono sulle Alpi. Ok Roma è vicina al mare, ma a chi arriva da Milano sono le montagne a dare la vera aria di casa. 

#5 Il rispetto della parola data

Pronti alla rissa? Una delle cose che si rimpiangono di più è il rispetto della stretta di mano o della parola data. A Milano gli accordi verbali sono scolpiti sulla pietra,  non si rimangia mai la parola data, a costo di rimetterci la faccia e i soldi. A Roma si tende a prendere con più superficialità ciò che si dice. 

#6 Le distanze in città

Roma è quasi 10 volte più estesa di Milano e questo si riflette nella distanza da percorrere per attraversare la città. A Milano in mezz’ora dal centro si arriva in tutte le periferie, a Roma in mezz’ora si attraversa a malapena il centro storico. L’intimità che esiste tra le diverse aree di Milano a Roma la si rimpiange parecchio. 

#7 I mezzi pubblici

Credit: metronews.it

A Milano i mezzi sono motivo di orgoglio, lo si scopre soprattutto a Roma. Ci sono 2 linee e mezza di metropolitane, contro le ormai 5 milanesi senza contare il passante, le stazioni in centro sono più spesso chiuse che aperte e le scale mobili non funzionano. Oltre a questo gli autobus vanno a fuoco, le linee di tram si sono ridotte all’osso negli ultimi decenni e la puntualità è un’optional. Senza contare i bus presi d’assalto come in aree del medio oriente. Forse l’efficienza dei mezzi pubblici è la cosa che chi arriva da Milano rimpiange di più in assoluto. 

Continua a leggere con: Le 10 cose che i romani INVIDIANO di Milano (che ve lo dico a fà)

FABIO MARCOMIN

Copyright milanocittastato.it

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🛑 La storia infinita della CICLABILE di Buenos Aires: SPARIRANNO anche i PARCHEGGI

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Credits: bollettino.bici.milano.it

La proposta dei commercianti non ferma il piano del Comune di Milano, che anzi rilancia: la pista ciclabile si allarga e cancella i marciapiedi. Ecco i lavori previsti.

La storia infinita della CICLABILE di Buenos Aires: SPARIRANNO anche i PARCHEGGI

# Il Sindaco Sala: “Nessun ripensamento. Sogno una pista ciclabile dritta senza parcheggi come nei grandi viali europei

Credits: www.7giorni.info

Il sindaco Beppe Sala durante un appuntamento elettorale organizzato dal PD risponde alle polemiche dei commercianti di Corso Buenos Aires, che hanno bocciato la pista ciclabile: “Sulla ciclabile Buenos Aires – Venezia sistemeremo alcune cose, raccogliamo suggerimenti: io rispetto il lavoro dei commercianti ma d’altro canto posso ricordare la reazione dei commercianti di corso Vittorio Emanuele, via Dante e via discorrendo. Il cambiamento è vissuto in prima istanza male, poi ti guardi indietro e vedi il vantaggio“. 

Quindi nessun ripensamento, solo alcune modifiche in agosto nei tratti più delicati, perché il piano della giunta prosegue e il prossimo passo è la cancellazione di parcheggi in strada: “il sogno finale è quello di una pista ciclabile dritta quando si potrà non avere parcheggi sul corso come nei grandi viali europei” conclude il sindaco nel suo intervento.

# I lavori prevedono marciapiedi e ciclabile più larga, oltre alla cancellazione di parcheggi auto e moto

Il progetto dell’amministrazione milanese prevede, nel mese di agosto, alcuni interventi di miglioramento dei punti critici della pista ciclabile e nel tratto tra piazza Oberdan e viale Tunisia alcune modifiche a favore sostanziali. Ecco cosa verrà fatto:

  • allargamento del marciapiede,
  • una ciclabile larga più di due metri e mezzo, 
  • eliminazione dei parcheggi per auto e moto con il conseguente allargamento della carreggiata rispetto a quella attuale, circa 4,7-4,8 metri.

L’assessore alla mobilità Marco Granelli spiega la scelta: “siamo a 9.000 ciclisti al giorno nel mese di maggio. Per questo confermiamo la ciclabilità e la miglioriamo. Sul tema della scarsità dei parcheggi commenta: “le auto potranno parcheggiare nei posti auto nelle vie laterali, nei parcheggi sotterranei, ma soprattutto chi va a fare acquisti in Buenos Aires può andare in bici o in metropolitana“.

# Continuano le proteste dei commercianti: “Insensato paragonare la pedonalizzazione del centro storico con la ciclabile di Corso Venezia

Credits: www.mitomorrow.it

Il segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri, trova insensato paragonare la pedonalizzazione del centro storico con la pista ciclabile di Corso Buenos Aires: “La pedonalizzazione tra via Dante e corso Vittorio Emanuele con la pista ciclabile in Corso Venezia e Corso Buenos Aires non è paragonabile. Si tratta di modalità, tempi e situazioni strutturali completamente diverse. […] Oltretutto con un parco auto che tra ibride ed elettriche sta diventando sempre più sostenibile. Con il ritorno completo alla normalità […] la città rischia la paralisi. Basta immaginare le settimane della moda o del mobile“.

Leggi anche: La CICLABILE di PORTA VENEZIA: green dream o incubo metropolitano?

CONTINUA LA LETTURA CON: Quel pasticciaccio brutto della CICLABILE di BUENOS AIRES: “ha generato il caos, bisogna toglierla”. La protesta dei commercianti

FABIO MARCOMIN

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Il “Google Maps” dell’ANTICA ROMA che indica l’antica strada per MEDIOLANUM

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Un team dell’Università statunitense di Stanford ha ideato una piattaforma che ci permette di fare un viaggio nel tempo e percorrere le antiche strade di Roma all’apice della sua espansione.

Una vera immersione nel passato per conoscere la capitale nel 200 d.C. Andiamo a vedere come.

Il “Google Maps” dell’ANTICA ROMA che indica l’antica strada per MEDIOLANUM

# Orbis, la macchina del tempo

credits: orbis.stranford.edu

Una piattaforma digitale simile in tutto e per tutto all’utilizzatissimo Google Maps, Orbis (globo, mondo in latino) ha però una particolarità: quella di farci viaggiare nel tempo. Proprio così, con Orbis è possibile tornare ai tempi degli Antichi Romani e percorrere le loro strade, scoprendo il massimo splendore di Roma lungo le sue vie di comunicazione nel 200 d.C.

Una volta inserita la località, la piattaforma ci darà la possibilità di esplorare Roma, mostrandoci il migliore itinerario e fornendo preziose informazioni sui tempi di percorrenza, nomi di città e mezzi di trasporto, il costo del viaggio e addirittura i fiumi navigabili. Tutto rigorosamente riportato come se vivessimo ancora ai tempi degli antichi Romani.

# Come si arrivava a Milano?

credits: sitabus.it

Con Orbi, possiamo stabilire i percorsi per arrivare nelle altre città non solo d’Italia, ma di tutta Europa. Prendendo Milano come esempio, dopo aver selezionato la stagione, il mese di partenza nonché la priorità del percorso (il più veloce, il più economico o il più corto), la piattaforma stabilisce che per raggiungere Mediolanum a cavallo, ci impiegheremmo 7 giorni e mezzo percorrendo 56km al giorno utilizzando quello più veloce. Selezionando invece una staffetta di cavalli, i tempi si riducono a 3 giornate, con 250 km percorsi al giorno, ma il costo sarà sicuramente maggiore.

Qui si può ritornare indietro nel tempo in questo video:

Fonte: InItalia.Virgilio

Continua a leggere con: Le vacanze al MARE degli ANTICHI ROMANI: queste erano le località più ambite

SELENE MANGIAROTTI

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La mappa della RICCHEZZA di Milano: il quartiere più ricco d’Italia e quelli più poveri della città

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Credits Youtrend - Mappa redditti Milano

Incrociando i dati delle dichiarazioni dei redditi del 2020 e i codici di avviamento postale il sito YouTrend, specializzato in sondaggi, analisi e statistiche, ha creato la mappa della ricchezza di Milano. Vediamo il quartiere più ricco e come sono distribuiti i redditi delle altre zone della città.

La mappa della RICCHEZZA di Milano: il quartiere più ricco d’Italia e quelli più poveri della città

# Il redditometro di Milano premia il CAP 20121: oltre 88.000 di reddito pro capite

Credits: guesthero.com

Youtrend, portale specializzato in sondaggi, analisi e statistiche, ha utilizzato le dichiarazioni dei redditi del 2020 e i codici di avviamento postale, forniti per la prima ministero dell’Economia e delle Finanze, per realizzare la mappa che fotografa la distribuzione della ricchezza di Milano.

Suddivisa per macro-aree metropolitane, l’analisi mostra gli imponibili del 2019 ed è frazionata anche in cinque fasce di reddito. Da questa mappa risulta che il Cap 20121 è il macro-quartiere con il reddito imponibile medio più alto della Città Metropolitana di Milano e dell’Italia: tra Brera, San Marco e Castello si superano gli 88.000 euro pro capite

# I quartieri più ricchi di Milano

Credits corriere.milano.it – Redditi cap Milano

#1 Il centro città, come era facile prevedere, è la zona più ricca. Qui il 16% dei cittadini  dichiara un reddito maggiore di 120 mila euro. L’area di Brera, San Marco e Castello si pone addirittura come il quartiere più ricco d’Italia. 

#2 Cap 20145, di Sempione e Citylife, il reddito medio pro capite è di 71.000 euro e il 14 supera i 120 mila euro;

#3 Cap 20123, quello di Cordusio, Carrobbio, San Vittore e Magenta, la media reddituale è di 67.000 euro con il 13 per cento di redditi oltre i 100mila euro;

#4 Cap 20122, che comprende Ticinese, l’area intorno a San Babila e i quartieri adiacenti ai giardini della Guastalla, si arriva a 57.000 euro pro capite;

#5 infine nei Cap 20149, 20144, 20129 e 20124 da Portello, Lotto e Fiera, a Porta Genova e Washington fino a viale Abruzzi e Gae Aulenti i redditi medi oscillano tra i 49.000 e i 44.000 euro.

# Nelle zone semi-centrali le fasce di reddito sono comprese tra i 29 i 42.000 euro

Credits Youtrend – Mappa redditti Milano

Più si esce fuori dal centro e più i redditi scendono. Nelle zone semicentrali i redditi variano tra i 29.000 e i 42.000. Si parte dal Cap 20135, Porta Romana e viale Umbria, con una media attorno ai 40.000, poi il Cap 20133, che comprende Città Studi e i quartieri fra il Politecnico e Forlanini, dove viene rispettata la media cittadina di 32.000 euro pro capite. Nella fascia reddituale tra i 26.000 e i 29.000 euro troviamo i Cap 20134 e 20137 con Calvairate e Ortica nella zona orientale della città, il Cap 20141 da Vigentino fino a Quintosole , il Cap 20151 di Trenno e Lampugnano e infine i Cap 20125 e 20126 di Maggiolina e Bicocca.

# Nelle periferie i quartieri più poveri della città. A Quarto Oggiaro, Stephenson, Roserio si scende sotto i 18.000 euro di reddito pro capite

Credits: clubmilano.net – Quarto Oggiaro

Nelle periferie ci sono sono i quartieri più poveri della città. Nel Cap 20157, che include Quarto Oggiaro, Stephenson, Roserio per arrivare ai margini dell’area Expo, vivono i cittadini meno abbienti con redditi inferiori ai 18.000 euro. Nelle altre fasce troviamo:

  • Corvetto, Rogoredo e Santa Giulia, Niguarda, il quartiere Adriano fino a Primaticcio e Baggio con una media di reddito pro capite compresa tra i 22 e i 26.000 euro
  • Gratosoglio, Boffalora e Barona, Muggiano, i quartieri sopra piazzale Loreto di NoLo, Turro, Crescenzago, Cimiano e Cascina Gobba, Villapizzone, l’area del Cimitero Maggiore, Dergano, Affori e Comasina si posizionano tutti attorno ai 22.000 euro.

Continua a leggere con: VIVERE con POCHI EURO in CENTRO a Milano

FABIO MARCOMIN

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“MILANO ha visto il suo Flash Forward con il Covid: si è vista MORTA”: intervista a FRANCESCO MAZZA, “Il veleno nella coda”

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Francesco "Francio" Mazza

Quando penso a lui penso a un granchio. Se spezzate un granchio in due parti e provate a metterle in bocca, una sarà squisita, l’altra ributtante. Ecco, Francio è quello che non si perde mai la parte ributtante della vita.
Ha una proprietà di linguaggio da salotto dell’ottocento, quelli che per una parola sbagliata ci si ritrovava ad accopparsi sull’esterno, come Puskin, quella roba là. Un milanese autentico, di quelli quasi estinti, tipo i tifosi dell’Inter che non sono mai soddisfatti di come gioca anche se sta vincendo quattro a zero. Ha una critica e autocritica che penso non lo abbandonino neppure nel sonno, potrebbe trovare da ridire a Dio, soprattutto a Dio.

Più affascinato dalle sconfitte che dalle vittorie. Intelligenza sopraffina, umorismo che ti taglia a fettine, forse l’unica grande sfida che lo attende al varco è quello di alzare la coppa al cielo. Di iniziare a danzare con il lato bello della vita, di assaporare il lato buono del granchio.
Questo è Francesco “Francio” Mazza, almeno per come lo vedo io. E questo è il suo libro. Il veleno nella coda. Sulla copertina uno scorpione.

Qui il link al libro: Il veleno nella coda

“MILANO ha visto il suo Flash Forward con il Covid: si è vista MORTA”: intervista a FRANCESCO MAZZA, “Il veleno nella coda”

Francesco Mazza nato a Milano, scrittore, regista, milanese, autore degli Estremi Rimedi.

Chi è lo scorpione? È per te quello che per me è il granchio?

Lo scorpione è il padre. L’influenza dei genitori viene sempre quando meno te lo aspetti. Anche quando pensi di essertene liberato. Parlo sia dei padri biologici che dei padri intellettuali. Come gli scorpioni i padri hanno il veleno nella coda: nella vita rischi di rimanere fregato dall’influsso che i padri hanno su di te. La massima aspirazione è il parricidio, come diceva Freud.

L’incipit del libro è un pugno in faccia: “Alle 8.03 della mattina del 4 settembre 2019, mia madre mi telefonò per dirmi che mio padre si era suicidato”. In quel momento che cosa hai provato che non hai descritto nel libro?

Felicità. Perché avevo trovato il finale migliore per il libro che stavo scrivendo. Ho iniziato a scrivere il libro nel 2015. Ogni volta che succedeva un evento che sconvolgeva la mia vita, come la malattia di mio padre o io che ho iniziato a lavorare da muratore, cambiava la prospettiva del libro. Io sono un grande fan dei Promessi Sposi: la lezione più grande è quella della Provvida Sventura, quando ti succede una cosa tremendamente negativa la devi trasformare in un evento positivo. Nel momento in cui mio padre si è suicidato era anche una cosa positiva perché mi obbligava a confrontarmi con qualcosa di enorme e rendeva il libro più interessante per il lettore.
Tant’è che la primissima persona che ho chiamato è stata l’editore del libro a cui ho detto: non possiamo andare in stampa perché ci devo lavorare ancora, mio padre si è suicidato.

Quanto ti senti figlio di tuo padre e quanto dello Zeitgeist dell’epoca?

Mia madre è la televisione. Come oggi è Instagram il genitore non binario di tutti gli adolescenti. L’influenza della tv sui ragazzi dagli anni ottanta in poi è qualcosa di enorme. L’etica me l’hanno insegnata i cartoni animati giapponesi. Un esempio è “Là sui monti con Annette”. Lucien è innamorato di Annette e lei è sul punto di cedere. Ma Lucien fa una gita con Dany, il suo amico che nella gita cade in un burrone e finisce paralizzato. Quindi il senso del cartone è il senso di colpa di Lucien e la ragazza che prova amore e odio verso Lucien con cui avrebbe voluto trascorrere la vita. Questo il senso delle 60 puntate che hanno un impatto sulla coscienza che un tempo poteva avere Kant. Oggi lo stesso ruolo l’ha Instagram. Si fanno tanti discorsi sulla famiglia, ma io penso che ogni individuo sia più influenzato dallo Zeitgeist in cui cresce più che dai genitori, chiunque essi siano.

Hai descritto la nostra come una generazione che non ha mai giocato veramente, che ha perso senza neppure entrare mai in campo. Che punti ha mancato secondo te la nostra generazione che avrebbero potuto modificare le cose?

Noi siamo inseriti in un contesto globale. Sono i temi in cui si parla in Francia, in UK, negli Stati Uniti. Negli anni ottanta si è immaginata una società, si è immaginato un futuro in cui il modello neoliberista dovesse avere una crescita perpetua. Invece di pensare che la seconda metà del novecento è un’anomalia, un periodo di crescita, senza guerra, di prosperità, qualcosa di mai visto e, forse, di irripetibile. L’anomalia erano quei pochi decenni in cui si pensava di essere arrivati alla stronzata della fine della storia. Sono state fatte delle scelte di politica economica che hanno plasmato il nostro immaginario, basate su un assunto completamente falso. L’economia ha smesso di crescere perché il mercato finisce, l’unica forma di vita basata sulla crescita senza sosta è la cellula del cancro.

La società nata negli anni ottanta pensava come la cellula del cancro, di crescere a dismisura, ma a un certo punto la fine è arrivata. Il problema è che non c’è un piano B. Come chi dice: con il Covid cambieremo. Ma come cambieremo? Le borse hanno continuato a crescere per chi siede nelle posizioni apicali. Noi siamo diventati lo scarto di un modello che non funzionava più, una generazione che si è dovuta arrangiare. Mentre chi ha vent’anni oggi, come mio fratello, è completamente disilluso. Ha un orizzonte limitato nel tempo e nello spazio.

Siamo a un momento di fine o di svolta?

Dal punto di vista economico una società si basa sul modello energetico. Noi siamo alla fine dell’era degli idrocarburi e all’alba di un’era in cui l’energia sarà prodotta in modo molto diverso. Di qui a un secolo un coinvolgimento nel paradigma energetico mondiale potrebbe portare al rimescolamento delle carte e quindi a una società completamente diversa. È per questo che i grandi burattinai del mondo parlano di green, tutto questo tema così importante viene banalizzato nelle piste ciclabili di Beppe Sala: rimango frastornato dalla nostra capacità di trasformare le cose serie in cialtronata.

questo tema così importante viene banalizzato nelle piste ciclabili di Beppe Sala: rimango frastornato dalla nostra capacità di trasformare le cose serie in cialtronata.

Il tuo romanzo in fondo sembra l’apologia della sconfitta.

Io sono Fra’ Cristoforo. La mia è solo provvida sventura. Nel 2002 io conducevo una trasmissione su Italia Uno. Se potessi scegliere sarei andato avanti a fare il conduttore Tv tutta la vita. Siccome non l’ho fatto ho dovuto celebrare la retorica dei perdenti. Ma ci tengo a sottolineare che perdere fa schifo. In spiaggia con Federica Nargi a Formentera ci starei davvero bene.

La rivalsa nei confronti dei vincenti come reazione alle sconfitte della vita. O alla mancanza di coraggio di provare a vincere. Credi sia un tipo di approccio molto diffuso che spiega il dilagare dell’odio sociale?

La società di massa crea due prodotti: frustrazione e invidia. Frustrazione perché moltiplica i sogni ma quasi nessuno li realizza. Invidia perché poi alimenta quel sentimento contro chi ce l’ha fatta.
Nella cucina della società di massa gli ingredienti sono questi. Poi arriva qualcuno che questi ingredienti si propone di cucinarli. Fortunatamente rispetto agli anni trenta del novecento abbiamo un sistema economico integrato e così non abbiamo il problema dell’annessione territoriale perché altrimenti non avremmo visto non solo un nazismo, ma molti di più. Quei messaggi della Berlino degli anni trenta erano qualcosa di simile a quello a cui assistiamo oggi, c’era una differenza di grado ma non di sostanza. Delegittimi le strutture intermedie dello Stato e ti rivolgi direttamente alla pancia del paese trovando legittimazione in quello.

Credits: milanotoday.it

Tornassi indietro c’è qualcosa che cambieresti per modificare l’esito degli eventi, per tuo padre o per la tua vita?

Questo ha a che fare con la dicotomia tra determinismo e libero arbitrio. C’è un film, The Family Man, dove Nicholas Cage interpreta un uomo di grande successo, ma si sente depresso e con la voglia di farla finita. Gli viene proposto di tornare indietro per modificare la sua vita. Però anche tornando indietro alla fine ripete le scelte cruciali e si ritrova alo stesso finale, la vita è come la canzone Samarcanda, ognuno arriva dove deve arrivare. Se ti cambio il percorso tu arrivi sempre allo stesso modo. 

Per il futuro di Milano dove interverresti in modo prioritario?

Il problema è immaginarsi il futuro. Se non lo immagini il futuro arriva e tu sei completamente impreparato. Il Covid è stato come la serie FlashForward che dopo poche puntate è stata chiusa. Dieci personaggi che vedevano trenta secondi della loro vita futura. Milano ha visto il suo Flash Forward con il Covid: si è vista morta. Come tutte le metropoli. Quel modello basato sulla crescita immobiliare fuori controllo, i grattacieli di proprietà di fondi e vuoti a metà, quello che veniva definito da Sala il secolo delle città non ha davanti un secolo di vita ma basta un colpo di vento per farlo crollare. Quando ci saranno le auto e treni senza conducenti che vanno a trecento all’ora, chi ci vivrà dentro a Milano? A quel punto lo spazio urbano si ridimensiona.
Abbiamo fatto tutte le battaglie contro le auto ma ora abbiamo scoperto che tra dieci anni le auto saranno tutte pulite. L’Italia diventerà l’hub dell’idrogeno, quindi le metropolitane che cosa le abbiamo costruite a fare? Avremo auto pulite, guidate da sole e sicure.

Milano ha visto il suo Flash Forward con il Covid: si è vista morta.

Io toglierei la gestione della città ai politici. Io sono per un tecnocrazia, Draghi è questa cosa qua e a tendere andremo verso questo.
La democrazia ha dimostrato di essere completamente hackerabile a causa della strumentalizzazione che la politica fa della frustrazione e della rabbia della gente, a causa della possibilità che i social danno alla politica di strumentalizzare frustrazione e rabbia della gente. Non si discute più sui fatti, ma su beghe ideologiche, come le battaglie identitarie, che sono solo retorica, una politica che non guarda neppure più all’oggi ma allo ieri, guarda a quello che la gente diceva ieri e cerca di compiacerla. Di fronte a questo cambiamento, la politica è incapace. Clonerei Mario Draghi e ne metterei ognuno a capo di un comune o di una grande metropoli.

Nel libro inizi dalla fine: finiamo dall’inizio.

Alle medie. Con la maestra di informatica. Prendeva a pugni il computer, gli diceva “dai pelandrone, è ora di lavorare”. In quell’immagine c’era l’immagine dell’Italia nei decenni a venire. L’incapacità dell’Italia davanti al progresso. La professoressa di informatica che prendeva a botte il computer per farlo funzionare. Guardando lei, ho cercato in tutta la vita di non fare come lei, sfruttando il buono che abbiamo noi italiani ma stando lontano dalle componenti negative. Quando l’Italiano è solo ha la possibilità di diventare Leonardo Da Vinci. Per questo vivo da solo. Non sto diventando Leonardo Da Vinci ma mi sto divertendo molto.

Qui il link al libro: Il veleno nella coda

Continua la lettura con: Ci salveranno quelli che remano controcorrente. Intervista a Enrico Ruggeri

ANDREA ZOPPOLATO

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La prima ESCAPE ROOM SUBACQUEA al mondo: puoi partecipare ad una sola condizione

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Credit: @scubaescape

Sul fondale di una cava antica c’è un mistero da risolvere. Gli indizi sono sparsi per la stanza, un possibile assassino si muove indisturbato e il tempo per riconquistare la propria libertà scorre veloce.

Per poter partecipare a questo enigma bisogna avere però un requisito.

Quale sarà?

La prima ESCAPE ROOM SUBACQUEA al mondo: puoi partecipare ad una sola condizione

# La prima escape room subacquea

Credit: @mantisdrones

Come riporta  funweek.it la prima escape room subacquea al mondo si trova in Galles, precisamente nella cava Vivian di Snowdonia.

In passato questa cava è stata la seconda cava di ardesia più grande attiva nel Galles e nel mondo. Quando attiva ricopriva infatti circa 283 ettari costituiti da due sezioni principali con 20 gallerie ciascuna e una serie di sottosezioni ausiliari.

Qui le persone possono provare a riconquistare la propria libertà risolvendo enigmi e scoprendo misteri, ma ad una condizione.

# Come funziona

Credit: @scubaescape

L’escape room subacquea è divisa in sei stanze a tema tra cui scegliere: una rapina, un mistero di omicidio, un’esplosione nucleare, una caccia al tesoro dei pirati, una missione di salvataggio della principessa e un’apocalisse di zombie.

Per poter provare a scappare dalla stanza i partecipanti devono tuffarsi sul fondo di una cava. La condizione per partecipare? Saper immergersi con bombole e ossigeno.

I subacquei devono avere infatti una qualifica PADI in acque libere o equivalente per partecipare.

Cinque dei giochi Scuba Escape, questo il nome della prima escape room subacquea, consentono anche a chi non è sub di ottenere la certificazione mentre sono lì.

Le fondatrici di Scuba Escape assicurano che tutti i giochi sono adatti a subacquei principianti e sottolineano che gli istruttori sono sempre pronti ad intervenire qualora fosse necessario.

# Da dove nasce l’idea

Credit: @scubaescape

La Scuba Escape è stata fondata da Leanne Clowes e Clare Dutton, entrambi membri della Professional Association of Diving Instructors (PADI), per regalare alla comunità di subacquei un’esperienza unica e nuova dopo questo periodo di pandemia in cui non ci si poteva immergere.

Il costo a persona si aggira intorno ai 300 euro a persona per due immersioni che durano da 45 a 60 minuti.

Continua la lettura con: L’ATLANTIDE italiana esiste davvero: la città sommersa nel Tirreno

ARIANNA BOTTINI 

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore 

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🛑 MEZZI PUBBLICI quasi a PIENO REGIME a Milano: si passa dal 50% all’80% della CAPIENZA

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Credits: today.it trasporti mezzi pubblici

Inizia la seconda settimana in zona bianca, si nota un progressivo allentamento dalla situazione di rischio e si vede uno spiraglio di luce. Il colore bianco fa decadere un’altra restrizione, o meglio. Questa volta sono i mezzi di trasporto i protagonisti delle nuove regole: possono aumentare la loro capienza.

MEZZI PUBBLICI quasi a PIENO REGIME a Milano: si passa dal 50% all’80% della CAPIENZA

# Con la zona bianca aumenta il numero di passeggeri possibili sui mezzi pubblici

Credits: milano.repubblica.it
mezzi pubblici Milano

Da una capienza del 50% della zona gialla si arriva a una capienza dell’80% in quella bianca. L’Assessore regionale ai Trasporti della Lombardia, Claudia Maria Terzi, ha inviato alle agenzie di trasporto pubblico lombardo un documento dove indicato la caduta del limite di riempimento dei mezzi al 50%, specificando di poter passare all’80%. Chiede, quindi, alle aziende di adattarsi alle nuove misure.

Atm, però, specifica che ci vuole del tempo per sistemare tutta la segnaletica e informare i viaggiatori, ma sicuramente sono contenti dell’ulteriore passo in avanti, che ci fa capire che la pandemia è sempre più sotto controllo.

# Covid: la situazione attuale

Credits: milano.corriere.it
Covid Milano

Diminuisce il rischio e cala il terrore mediatico che ti aggiornava ininterrottamente, giorno per giorno, su quanti casi, quanti morti e il tasso di positività. Informazione ancora fornita ma ascoltata con meno interesse. Com’è la situazione attuale?  Si sa che si sta notando un progressivo miglioramento di tutti quei dati che hanno fatto così tanto preoccupare. Per quanto riguarda la Lombardia, ieri, domenica 20 giugno, i nuovi positivi sono stati 145 su 28579 tamponi fatti, con un tasso di positività dello 0,5%. Tra sabato e domenica i ricoveri sono aumentati leggermente +6, mentre calano ancora i posti occupati nelle terapie intensive, -3.

“Vediamo la luce alla fine del tunnel” dice il presidente regionale Fontana, riconfermando il fatto che la campagna vaccinale sta procedendo nel migliore dei modi. Con una media di 106mila dosi somministrate al giorno, la Regione ha inoculato il 92,6% delle dosi di vaccino consegnate e sono stati superati i 7,8 milioni di somministrazioni.

# Sarà la volta buona?

Credits: today.it
trasporti mezzi pubblici

Così, i tanto temuti mezzi pubblici potranno finalmente passare all’80% di capienza, un passo verso quella che poi potrebbe essere la possibilità di riempirli totalmente. Il netto miglioramento dei dati lascia molte speranze ma sarà la scelta giusta? L’importante è che poi a settembre non si incolperanno ancora i mezzi pubblici troppo pieni che hanno causato la famosa seconda ondata, perché altrimenti si torna punto a capo.

Sarà la volta buona? 

Continua la lettura con: 🛑 LOMBARDIA BIANCA: ecco cosa cambierà da LUNEDÌ

BEATRICE BARAZZETTI

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5 COSE che la RIPARTENZA di Milano sta INSEGNANDO all’Italia

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odi et amo (credit: Andrea Cherchi)

La città si è rimessa in moto e sta dimostrando al resto del Paese come ripartire nonostante gli effetti devastanti della pandemia. Ecco le 5 cose più importanti che sta insegnando e di cui il resto d’Italia potrebbe far tesoro.

5 COSE che la RIPARTENZA di Milano sta INSEGNANDO all’Italia

#1 Milano sta andando avanti nonostante la politica

Credits: dayitalianew.com

La storia di Milano, soprattutto quella recente, ha insegnato che è risorta, progredita e si è distinta nel mondo grazie ai suoi cittadini, non a chi la governava. Non è un caso se, negli ultimi decenni, nonostante si siano alternate al governo della città forze di centrodestra e centrosinistra Milano ha sempre tenuto la rotta e non ha mai cancellato quanto di buono fatto. Anche davanti ai tentennamenti dell’attuale sindaco nella gestione della pandemia i milanesi non sono rimasti con le mani in mano e hanno tenuto in piedi la città.

Leggi anche: A Milano serve un sindaco?

#2 La capacità di andare oltre i veleni e il fango che ha ricevuto

Durante la pandemia Milano è stata il bersaglio preferito, in quanto la prima metropoli europea colpita duramente dal Covid-19, da parte delle istituzioni, politici e i cittadini del centro-sud del Paese. L’invidia verso le locomotiva d’Italia si è trasformata in astio, veleno e fango. Vedere il sistema sanitario al collasso e poi l’economia in ginocchio è stata una sorta di rivalsa, ma la città e i suoi cittadini hanno incassato e si sono rimessi in moto per ritornare ad essere il traino dell’Italia. 

Leggi anche: Il MURO del Sud contro il Nord: la riconoscenza non è di questo Paese

#3 La grande coesione: si è cercato di non lasciare indietro nessuno

Milano è la città “con il cuore in mano”, del terzo settore, dove la solidarietà e il volontariato sono diffusi più che altrove. Anche durante la pandemia questa sua anima è stata presente, e anzi ancora più attiva. Si sono moltiplicate le iniziative di comune, associazioni, organizzazioni e semplici persone che hanno garantito alle persone bisognose un pasto, la consegna della spesa e dei medicinali, un supporto morale. Nessuno è rimasto indietro e anche Milano Città Stato insieme all’Associazione Vivaio ha contribuito nel suo piccolo tramite un crowfunding con cui è stato garantito un pasto a 6.000 famiglie, quasi 21.000 persone.

Leggi anche: Il gesto più votato come simbolo di Milano: il DIRETTORE di un SUPERMERCATO che PAGA la SPESA a un uomo intento a rubare

#4 Unità di intenti nelle cose importanti

Credits: notizienazioneli.it – Pulizie Expo

Nelle cose che contano tutta la comunità milanese è sempre stata capace di andare nella stessa direzione. Lo ha dimostrato con Expo2015, sia con la riuscita dell’evento che per molti avrebbe dovuto essere un flop sia con la manifestazione di pulizia della città dopo la devastazione causata dei black block nel giorno dell’inaugurazione. Oppure nella vittoria dell’assegnazione delle Olimpiadi Invernali del 2026. Oggi lo sta dimostrando con la voglia di riportare Milano ai fasti di qualche anno fa dopo la pandemia.

#5 Elasticità e prontezza nel rispondere ai cambiamenti di regole

Credits bikeitalia – Dehor a Milano

Le norme imposte dal governo per affrontare la pandemia hanno stravolto la vita di tutti gli italiani, con lockdown e restrizioni, e Milano è stata la città che più di tutte ha subito le conseguenze in quanto colpita nel suo elemento principale, la socialità. Ma non è stata a guardare e ha risposto con velocità ai cambiamenti sapendosi adattare e reagendo in modo positivo. Ad esempio è stata la prima in Italia ad attuare un regolamento per permettere ai ristoratori di installare dei dehor, sui marciapiedi o in strada al posto dei parcheggi, in modo semplice e rapido per consentire alle attività di generare un minimo di fatturato non potendo i clienti consumare all’interno dei locali.

Continua a leggere con: Le 10 cose di MILANO di cui i milanesi sono più ORGOGLIOSI

FABIO MARCOMIN

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I 10 migliori RISTORANTI ITALIANI all’ESTERO

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Credit: @smartksmart

Quando ci si trova all’estero il cibo fa parte dell’esperienza che quel viaggio offre, è una componente importante del luogo e permette di assaporare quella città un po’ più da vicino. 

C’è chi però sente la nostalgia del caro e vecchio cibo italiano o chi semplicemente vuole andare a scoprire le eccellenze nel nostro paese anche all’estero. 

Scopriamo allora insieme 10 ottimi ristoranti italiani in giro per il mondo, ognuno diverso e con uno stile particolare, che hanno ottenuto i massimi punteggi nelle guide Michelin e del Gambero Rosso. 

I 10 migliori RISTORANTI ITALIANI all’ESTERO

#1 Anima e cuore – Londra

Credit: @smartksmart

Siamo a Camden Town, Londra, tra le vie della capitale si trova un posticino che da fuori sembra un bar ma che all’interno nasconde la vera tradizione italiana.

Anima e cuore è un piccolo ristorante informale che serve delle pietanze fatte con  ingredienti di ottima qualità, tutti italiani.

Dalla pasta fatta in casa alla polenta col formaggio fino al gelato al pistacchio: ogni pietanza mantiene un legame tra tradizione e innovazione.

Il locale è un ‘byob’, bring your own bottle ma il cibo è ottimo e fatto con il cuore, di nome e di fatto.

Si trova in:  127 Kentish Town Rd, London NW1 8PB, Regno Unito.

#2 Peppe Napoli sta’ ca’ – Tokyo

Credit: @yuchara_6i4

Mangiare una buona pizza all’estero è molto difficile: la pasta non è croccante, la mozzarella non è vera mozzarella e gli abbinamenti sono strani. 

L’idea di poter trovare una pizza eccellente a Tokyo sembra quasi un’utopia ma c’è chi ha risolto questa cosa. 

Dietro la pizzeria “Peppe Napoli sta’ ca’” c’è la tenacia di Giuseppe Ericchiello.

La lievitazione è lenta, l’impasto e la stesura sono lo specchio della vera pizza italiana: ariosa, soffice e con ingredienti di ottima qualità.

Si trova in: 〒106-0041 Tokyo, Minato City, Azabudai, 1 Chome−11−4 いんなあとりっぷビル 1F.

#3 Da Emma – Montreal

Credit: yellowpages.ca

Il ristorante di Da Emma a Montreal ha vinto il premio Guardiano della Tradizione e non è difficile capire il perchè.

Emma Risi, cuoca romana proprietaria del locale, ha saputo creare una cucina che rimanda ai sapori tradizionali e genuini del nostro paese.

Questo ristorante a Montreal viene definito da tutti come un vero ristorante italiano, il luogo dove ritornare quando si sente la mancanza dei sapori italiani soprattutto per i sughi e per la pasta fatta in casa.

Si trova in: 777 de la Commune St W, Montreal, Quebec H3C 1Y1, Canada.

#4 Osteria Mozza – Los Angeles

Credit: @osteriamozza

Osteria Mozza ha creato nelle strade di Los Angeles una macchina del tempo: ci si siede e si è subito in Liguria.

Qui si possono infatti assaporare i capi saldi della cucina ligure come la unica e inimitabile focaccia.

Quello creato da questo ristorante è in realtà un vero e proprio viaggio lungo lo stivale dove si possono assaporare diversi sapori tipici regionali: dalla Liguria, fino alla Sicilia.

Ad un prezzo non troppo economico si potrà ritornare in Italia con un morso, d’altronde, la tradizione, non ha prezzo.

Si trova in: 6602 Melrose Ave, Los Angeles, CA 90038, Stati Uniti.

 

#5 Otto e Mezzo – Hong Kong

Credit: @ottoemezzobombana_hongkong

L’omaggio al celebre film di Federico Fellini è soltanto uno dei chiari riferimenti all’Italia di questo ristorante nel centro di Hong Kong.

Lo chef Bombana ama l’Italia e ama raccontarla tramite i suoi piatti, pur accogliendo volentieri diverse contaminazioni dal resto del mondo.

Famoso per la sua grande innovazione e i suoi gusti particolari, questo ristorante è stato premiato con le tre stelle Michelin nel 2011, unico al di fuori del nostro Paese a poter contare su un simile riconoscimento.  

Si trova in: Shop 202, 18 Chater Rd, Central, Hong Kong.

#6 Bocca di Bacco – Berlino

Credit: @boccadibaccoberlin

Bocca di Bacco è un ristorante iconico a Berlino. Come scrive anche sui social, questo piccolo locale ha l’obiettivo di essere “Ambasciata del buono gusto”.

Passione, essenzialità e sapori sono la chiave della cucina di questo ristorante che offre piatti della tradizione italiana, con molti piatti toscani.

Il suo asso nella manica? Un’enoteca con 500 vini di cantine rinomate d’Italia. Nel corso dei decenni si è affermato come centro vitale della capitale tedesca. 

Si trova in:  Friedrichstraße 167-168, 10117 Berlin, Germania.

#7 Bar Italia Brasserie – Parigi

Credit: @abricolo

Bar Italia Brasserie nasce da un’idea di Massimo e Anne nell’estate 2012, con il preciso intento di portare nelle già ricchissime serate parigine un altro punto di vista sul concetto della convivialità all’italiana.

A Parigi, a due passi da Rue Saint-Lazare nasce così un angolo d’Italia dove mangiare i tanto amati taglieri di formaggi e salumi.

La loro filosofia è creare una ristretta selezione di Antipasti e Primi piatti che cambiano ogni mese, ovvero pochi e ricercati ingredienti che si alternano continuamente, il tutto completato da una deliziosa scelta di dessert, sempre secondo la ricca tradizione italiana.

Si trova in: 22 Rue Moncey, 75009 Paris, Francia.

#8 Ristorante Luca Fantin – Tokyo

Credit: @bulgarihotels

Da 10 anni al decimo piano della Bulgari Ginza Toweril cuoco trevigiano Luca Fantin ha costruito pian piano la migliore cucina creativa italiana in Asia.

Con la sua cucina riesce a unire materie prime locali con la tradizione italiana, il tutto governato da uno spirito innovativo.

L’esperienza che si vive in questo ristorante è di primo livello: l’atmosfera sofisticata ed elegante tipica di Bulgari farà da sfondo ai piatti ricercati.

Si trova in: 2 Chome-7-12 Ginza, Chuo City, Tokyo 104-0061, Giappone.

#9 Terra – Copenhagen

Credit: @_terrarestaurant_

Terra: un Organic Urban Trattoria che unisce tradizione italiana a pura sperimentazione.

Alla base ci sono una ricerca maniacale dell’ingrediente bio e la vena fantasiosa di Valerio Serino, lo chef che crea dei piatti unici e creativi che rimandano al sapore italiano come lo spaghettone burro, alici e bottarga boreale.

Terra ha vinto tre forchette del gambero rosso ed è stato anche nominato il Ristorante emergente dell’Anno 2020.

Venire qui è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita: si mangerà italiano in un modo mai provato prima.

Si trova in: Ryesgade 65, 2100 København, Danimarca.

#10 Ovo – Mosca

Credit: @gourmetmaps

OVO è un ristorante italiano contemporaneo diventato un must per gli abitanti di Mosca che vogliono provare la vera eccellenza italiana.

Questo ristorante firmato Carlo Cracco in cucina porta il nome di Emanuele Pollini.

Romagnolo, 32 anni, da tempo affiancava lo chef vicentino ormai milanese d’adozione, prima di partire per il fronte russo.

Nei suoi piatti non possono mancare sapori ricchi e diversi, creati con tecniche complesse senza mai perdere di vista l’obiettivo: il gusto.

Si trova in: Novinskiy Bul’var, д. 8, стр. 2, Moscow, Russia, 121099.

Continua la lettura con: Il RISTORANTE SOSPESO nel cielo d’Italia

ARIANNA BOTTINI

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La prima ZTL della storia fu OPERA di GIULIO CESARE?

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credits: @silvia.p.g.l su IG

Tutte le strade portano a Roma“. Non solo. Anche la ZTL è partita da Roma. . 

La prima ZTL della storia fu OPERA di GIULIO CESARE?

# L’epoca dei Cesari

credits: @roma.racconta su IG

Gaio Giulio Cesare (101-44-a.C.) fu fra i vari reggenti della città colui che ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Espletò mansioni di dittatore (dictator) di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo è ritenuto il primo dei dodici Cesari, futuro sinonimo dell’Imperatore romano.

I suoi contributi allo sviluppo di Roma furono variegati e significativi, spaziando dagli interventi militari su tutto il vasto territorio dell’Impero sino a riforme sociali e allo sviluppo architettonico, ivi compreso quello stradale. Il che a quanto sembra, non rappresenta un problema solo oggi, ma anche all’illustre epoca dei Cesari. 

Negli scritti di Seneca, Plinio il Giovane o Giovenale sono infatti presenti una serie di scritti che contestano il traffico dei carri, la conduzione da pazzi e frequenti incidenti mortali che coinvolgevano soprattutto i pedoni.  

# L’obbligo di parcheggiare il carro fuori le mura

credits: @autoscuola_mori su IG

 

Nel 45.a.C Giulio Cesare si impose strenuamente di fronte ai senatori per rendere finalmente giustizia ad anni di progetti sulla viabilità stilati da architetti e urbanisti. Ottenne di mettere nero su bianco quella che poi sarebbe diventata un’implementazione della futura Lex Iulia Maiestatis (la legge principe del diritto romano, finalizzata dall’Imperatore Augusto nell’8.a.C.,) costituendo di fatto secondo molti il primo vero codice della strada della storia. 

Fra i passi salienti, si stabilì che durante le ore diurne i carri non potessero entrare nel centro cittadino, delimitato da un periplo che non sapremmo come collocare alla Roma attuale, con eccezione di quadrighe dei legionari, dei carri di soccorso e dei mezzi della nettezza urbana (questione che purtroppo, come in ogni estate, proprio in questi giorni sta ritornando clamorosamente di moda con un’impennata dell’avvistamento di cinghiali che rovistano indisturbati fra gli stracolmi cassonetti). 

I privati insomma non avevano altra scelta che muoversi a piedi: qualsiasi cittadino in arrivo alle porte di Roma doveva obbligatoriamente parcheggiare il carro fuori dalle mura, mentre i più abbienti e le ricche matrone si spostavano su rudimentali portantini o lettighe, ovvero i taxi dell’antichità. 

# La ZTL nasce in seguito a una LITE STRADALE

credits: “Edipo Re” di Pasolini

Roma era una città in continua evoluzione, e uno dei settori praticamente mai fermo era l’edilizia. La ZTL chiudeva l’accesso diurno anche ai costruttori e a chi dovesse posare pietre o marmi,  costringendo dunque gli addetti a farlo di notte. Questo è uno dei motivi per cui le notti romane erano tutt’altro che silenziose.

Alla fine, la pratica del blocco della circolazione cadde in disuso con la decadenza romana del III secolo d.C., quando le deroghe e le eccezioni alla regola prevalsero infine sul senso civico comune, alimentando probabilmente parte di un malcostume che spesso ruota attorno a tutto ciò che concerne il traffico e la viabilità romana ancora oggi. 

E se il fatto storico pare assolutamente incontestabile, almeno stando alle fonti di chi ha tramandato la Lex Iulia Maiestatis e la biografia dei primi cesari (principalmente Svetonio), a monte c’è comunque un aneddoto a metà fra cronaca e mitologia degno di nota.

Pare infatti che Edipo, trovandosi al santuario di Delfi dove l’oracolo di Apollo gli predisse la futura uccisione del padre, s’imbattè con il suo carro in una vera e propria zuffa per una mancata precedenza, saltando giù dal carro e assassinando a pugnalate il suo avversario in carreggiata. Senza riconoscere che era, appunto, suo padre Laio. 

Curioso quindi come all’origine delle ztl vi sia, a quanto narra la leggenda, una lite stradale. Così come, d’altro canto, è curioso il fatto che Cesare ebbe una grande intuizione che per due secoli e mezzo avrebbe fluidificato in maniera pulita il crescente traffico di Roma.

Ma non riuscì a vederne gli effetti, perché fu assassinato solamente un anno dopo la ratifica dell’editto, nel 44. a.C., da Bruto e altri cospiratori, pronunciando le celebri parole di morte “Tu quoque, Brute, fili mi?”, nel giorno 15 marzo, che sarebbe poi passato alla storia come le Idi di Marzo. 

Ora torniamo al presente, romani e non.  

Conoscevate la storia della prima ZTL? Diteci la vostra! 

Continua a leggere con: Il centro di Milano diventerà una MAXI AREA PEDONALE: le 5 grandi TRASFORMAZIONI in arrivo

CARLO CHIODO

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A forma di DIAMANTE e MIMETICA: le nuove frontiere della CASA made in Veneto

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3ndy Studio è un pool di architetti nato nel 2002 a Fossò, nell’entroterra veneziano. Si distingue da sempre per i suoi livelli assoluti di design, ecologia e sostenibilità. Vi presento oggi i progetti di due abitazioni che guardano al futuro.

A forma di DIAMANTE e MIMETICA: le nuove frontiere della CASA made in Veneto

L’architettura veneta contemporanea non ha di certo bisogno di presentazioni. Il focus di oggi riguarda uno studio che rappresenta l’eccellenza nel settore: il 3ndyStudio.it, fondato nel 2002 a Fossò, nell’entroterra veneziano. Marco Mazzetto, Alessandro Lazzari e Massimiliano Martignon sono i nomi dei suoi architetti.

3ndyStudio vanta un’esperienza invidiabile nel campo della ricerca in ambito progettuale e nella realizzazione di architetture a diverse scale di intervento: dall’oggetto, all’edificio, al progetto urbano. Ha partecipato a concorsi di progettazione nazionali ed internazionali di architettura ottenendo riconoscimenti e premi. Dal 2011 lavora anche all’estero, Qatar e Dubai, in importanti collaborazioni per la realizzazione di progetti per interni in ambito di grandi strutture commerciali e direzionali.

Credits: @3ndystudio.it

# Diamond Tree: una villa-scultura a forma di diamante

Il primo progetto di cui vi parlo è Diamond Tree: una villa realizzata a Ponzano Veneto, a nord-ovest di Treviso, per la famiglia Simioni. Il concept della villa si sviluppa dalla scomposizione di una forma primaria, eseguendo sottrazioni, addizioni e rotazioni di volumi, al fine di generare molteplici percezioni spaziali.

Credits: @3ndstudio.it

# Diamond Tree: zero corridoi e luce zenitale

Un grande lucernaio, che offre un sorprendente scorcio di cielo, illumina i volumi della zona giorno e notte. Questi, ruotando, collidono in uno spazio ibrido, creando una visione stereoscopica degli ambienti interni ed esterni.

Sono stati eliminati i corridoi, riuscendo così a creare una sequenza fluida dello spazio, dando origine a un’infilata di funzioni non gerarchizzate.

DIAMOND TREE, Ponzano Veneto
Credits: @fernandoguerra(pin.it) per 3ndyStudio

I percorsi all’interno della villa sono continui e senza interruzioni: gli abitanti possono quindi muoversi liberamente nel passare da una stanza all’altra. La camera da letto principale è separata dal resto della casa da una parete scorrevole in legno.

Credits: @fernandoguerra(pin.it) per 3ndyStudio

La zona living è stata parzialmente svuotata per poter creare una corte interna, fonte di luce zenitale che si irradia attraverso le fronde dell’albero, animando le superfici interne con giochi di luce e ombre.

Credits: @fernandoguerra(pin.it) per 3ndyStudio

# Diamond Tree: i materiali

La combinazione dei materiali usati non ha tralasciato alcun dettaglio: quelli naturali, noce canaletto inciso a doghe e granito nero assoluto fiammato, sono stati scelti per le loro peculiarità cromatiche e materiche. Quelli hi-tech, come la pietra sinterizzata e il materiale solid surface, sono stati invece destinati a una funzione estetica.

Un scultura incisa dallo scultore Giorgio Milani racconta la storia della famiglia Simioni. Questa scultura, nei pressi della piscina, viene valorizzata dalla pietra sinterizzata, presentata in colore nero assoluto, che emerge dalla piscina e si immerge nella luce.

La realizzazione delle superfici in solid surface ha invece richiesto un’analisi approfondita dei sistemi di fissaggio dei pannelli e l’esperienza pluriennale di un team selezionato di artigiani. Alla fine il risultato è eccellente, la purezza del materiale bianco e la sua durezza conferiscono alla casa un involucro unico e resistente alle intemperie. Il solid surface bianco è stato utilizzato per avvolgere i volumi della casa all’interno e all’esterno. Questo,  grazie a delle insolite brecce prismatiche, offre un effetto dinamico simile a quello dei diamanti che riflettono la luce.

Credits: @fernandoguerra(pin.it) per 3ndyStudio

I pannelli fotovoltaici e solari, insieme agli impianti geotermici, affermano il carattere ecologico e sostenibile del progetto.

Credits: @fernandoguerra(pin.it) per 3ndyStudio

# Noob Home: No Obstacles Home

Vi ho promesso che avrei parlato di due progetti di abitazioni che già esistono, già ospitano i loro proprietari, ma guardano al futuro in maniera singolare.

Voglio mantenere la promessa al 100%, e vi parlo di NOOB HOME: una abitazione privata dall’aspetto particolarmente futuristico, creata a Dolo, in provincia di Venezia, nel 2015, dal 3ndyStudio.

Credits: @3ndystudio.it

La casa è frutto del merge tra il pool di architetti di 3ndyStudio, un team di artigiani specializzati, l’impresa costruttrice e il committente.

Il progetto si basa sul principio dell’accessibilità totale di tutti gli spazi interni ed esterni dell’abitazione, poiché uno dei suoi abitanti è una persona affetta da disabilità motoria.

Credits: @3ndystudio.it

#Noob Home: L’idea partita dal committente, il cliente perfetto

Per creare Noob Home si è partiti dall’analisi dettagliata di tutte le necessità espresse dal committente, prime fra cui le difficoltà che egli incontra nei gesti quotidiani e nei suoi movimenti. Da qui, il team ha cercato di far propri in questo progetto tutti gli accorgimenti possibili al fine di facilitare il cliente. Tutto ciò affinché nessuno spazio, mobile, porta, superficie o altro potesse costituire un ostacolo.

Credits: @3ndystudio.it

Le caratteristiche presenti in questo progetto permettono un perfetto inserimento nell’ambiente circostante, spingendosi in parte alla mimetizzazione. Questa è stata raggiunta grazie alle ridotte dimensioni del fabbricato, al fatto che si sviluppi su un solo piano ed infine grazie alla forma e alla finitura della copertura, che forma un vero e proprio tetto giardino.

Credits: @3ndystudio.it – ll tetto giardino di Noob Home

# Noob Home: i materiali

I materiali sono stati studiati per essere allo stesso tempo eleganti, moderni, funzionali ed estremamente duraturi. La casa è pavimentata interamente in legno, materiale difficilmente degradabile e di un colore non uniforme. Ciò al fine di nascondere i segni del passaggio delle ruote di gomma, delle scarpe e degli amici a quattro zampe. Nei bagni, invece, la pavimentazione e le pareti sono in una particolare resina colorata che evita di scivolare in caso di pavimento bagnato.

Credits: @3ndystudio.it – La pavimentazione della casa è totalmente in legno

# Noob Home: la domotica

L’impianto di domotica presente nella casa è di fondamentale importanza per gestire l’illuminazione interna ed esterna, l’allarme, i basculanti ed i cancelli. Gestisce inoltre la temperatura, o più semplicemente il videocitofono, da remoto, anche quando si è fuori.

Non manca il bagno padronale, con la vasca idromassaggio, fruibile da tutti grazie ad un futuristico sistema di trasporto a rotaia sistemato nel soffitto. Sistema, tra i primi in Italia, che quando non usato si confonde con l’arredamento della stanza.

# Noob Home: Abolizione di qualsiasi ostacolo

Il concetto di abolizione di qualsiasi ostacolo viene trasmesso anche a livello visivo attraverso il diverso uso dei materiali. Alcune pareti sono state completamente sostituite da vetrate, per eliminare gli ostacoli percettivi tra gli ambienti interni e quelli esterni. La scelta di sedie trasparenti vicine alla finestra, vuole contribuire al senso di continuità dato dalla vetrata.

Credits: @3ndystudio.it

La villa è stata concettualmente pensata come una forma geometrica distesa che emerge da due lati di un prato. La forma alza il prato e lo “spezza” su quelli che sono i lati più lunghi del solido, creando diversi accessi agli ambienti interni. Sui lati corti, invece, due rampe di tetto giardino portano il prato presente intorno alla villa fin sopra la copertura.  Si è voluto così integrare pienamente il verde con l’architettura, ma anche rendere possibile l’accesso a tutti ad ogni parte della villa, persino la copertura.

Credits: @3ndystudio.it – La facciata di Noob Home e l’accesso al tetto giardino

Continua la lettura con: Il nuovo concept: le CASE a forma di COZZA

LUCIO BARDELLE

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Il CANONE RAI: perché non si abolisce questa ASSURDA TASSA?

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Perché continuiamo a pagare una tassa istituita durante il fascismo e che non ha più alcun senso d’esistere?

Il CANONE RAI: perché non si abolisce questa ASSURDA TASSA?

La levata di scudi della politica “romana” contro l’apertura di un centro di produzione televisiva a Milano è solo l’ultimo atto di chi intende la RAI come “cosa sua”, un privilegio di un sistema di potere di tipo feudale e un po’ mafioso. Un sistema che prospera sulla tassa più assurda e ingiusta che paghiamo in Italia. 

# La Rai offre davvero un servizio pubblico?

Credit: youtube.com

Perchè pagare ancora il canone? Dobbiamo sovvenzionare una tv statale romanocentrica che ci propina insulsi giochi a premi? O per le “fictions” raffazzonate? Per gli approfondimenti sul cadavere di Padre Pio e sulle allucinazioni dei pastorelli lusitani da Parte di Vespa?  Per subirci le tediose lezioncine sociopolitiche di Saviano? Oppure per ricoprire d’oro Fazio con le sue servili interviste, o per ascoltare telegiornali che sono solo uno strumento dei partiti

Molti obiettano alle critiche alla Rai che i compensi milionari siano gli sponsor a pagarli, e che la Rai offra un servizio pubblico. Alla prima obiezione viene facile ribattere che se già gli sponsor coprono ampiamente le spese, non ci sarebbe ragione più valida per abolire il canone. Come dimostrano i canali privati che a differenza della Rai riescono a chiudere i bilanci in attivo, senza l’obolo di Stato. 

Poi se quello proposto dalla Rai fosse veramente un servizio pubblico non dovrebbe continuamente inseguire le percentuali di ascolto ma cercare di puntare principalmente alla qualità della programmazione, invece che propinarci continuamente giochi a premi e imbarazzanti salotti dove il pettegolezzo regna sovrano mentre altre trasmissioni di ben altro spessore, vengono sospese per ascolti troppo bassi. 

# Un “carrozzone” al servizio del partito di turno

Credit: soldioggi.it

E’ un servizio pubblico sovvenzionato dai contribuenti ma ci riempie di pubblicità. Che pubblica utilità avrebbe trasmettere un programma dove si deve indovinare il grado di parentela tra sconosciuti o il contenuto di un pacchetto? Certo a qualcuno questi programmi piacciono e nulla da ridire ma perché pagare per un servizio che non si utilizza, tanto più adesso che le nuove generazioni nemmeno la guardano più la tv, orientati sulle piattaforme streaming

Certo si è liberi di cambiare canale (ci mancherebbe altro!), si dovrebbe essere però altrettanto liberi di non dover subire una imposta assolutamente assurda per una tv lottizzata. I programmi interessanti li trasmettono certo ma questo lo fanno anche altre emittenti, senza farsi pagare dalle tasse e senza bruciare i soldi dei contribuenti. 

E’ sorprendente che nessun partito porti avanti la proposta di abolire il canone RAI, nemmeno la Lega che molto tempo fa invitava spudoratamente ad evaderlo, una volta saliti al governo non ne hanno assolutamente più parlato, trovando la RAI probabilmente funzionale anche a loro stessi. Renzi ha poi superato ogni limite: ce lo ha addirittura messo nella bolletta della luce. Pagare le tasse è più che sacrosanto ma non per mantenere un carrozzone al servizio del partito di turno o del solito personaggio raccomandato.

Teoricamente il pagamento della regia imposta istituita durante l’Impero fascista, sarebbe per il possesso dell’apparecchio atto a ricevere il tanto agognato segnale,  in pratica è un balzello che finisce direttamente alla Rai. Che neppure con il doping di quel balzello non riesce neppure a mantenere i conti in ordine, dimostrando il vecchio detto: dare più soldi all’incapace produce solo più perdite

Leggi anche: Quando le città stato italiane erano più potenti dell’Inghilterra

ANDREA URBANO

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Le più belle ISOLE artificiali IN COSTRUZIONE nel mondo

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Credits: Wired - Biodivecity

Negli ultimi mesi, anche a causa della pandemia, si è registrato un forte aumento della domanda di isole private per andare a viverci. Vediamo i nuovi progetti in realizzazione.

Le più belle ISOLE artificiali IN COSTRUZIONE nel mondo

#1 La lussuosa isola galleggiante nel Mar dei Caraibi: senza criminalità, con burocrazia ridotta al minimo, senza tasse o IVA. Pronta nel 2025

Credits: siviaggia.it

L’isola Blue Estate sarà realizzata nel Mar dei Caraibi, poco lontano da Miami ed è stata progettata per regalare una tranquillità assoluta e livelli di privacy, oltre che di lusso, senza precedenti, senza criminalità, con burocrazia ridotta al minimo, senza tasse o IVA. 

Sarà costituita da strutture modulari in calcestruzzo ad altissime prestazioni sviluppandosi su un’area grande la metà del Principato di Monaco.

Credits leganerd – Blue Estate

Completamente autosufficiente grazie allo sfruttamento dell’energia solare, del vento, delle acque piovane e del moto ondoso, adatta alle famiglie, ma anche a chi vuole vivere esperienze uniche come l’utilizzo di un sottomarino personale. Arriverà a ospitare più di 15 mila residenti, numerose imprese, una clinica sanitaria all’avanguardia e una scuola internazionale oltre a piscine in stile laguna, mercati e supermercati, ristoranti raffinati e centri commerciali.

I prezzi oscilleranno dai 16.000 euro per un monolocale, ai 44 milioni di euro per una villa da 2000 mq, con cinque camere da letto e giardino, fino a 1,2 miliardi per due palazzi sopra tutte le altre proprietà, con vista a 360 gradi sulla città e sul mare. La sua ultimazione è programmata per il 2025.

#2 BioDiverCity: 3 isole artificiali “a tema” al largo della Malesia. Abitabili dal 2030

Credits Penang Property Talk – Biodivercity

BioDiverCity è il progetto vincitore stato presentato dal prestigioso studio di architettura BIG, fondato da Bjarke Ingels, del concorso internazionale indetto dal governo dello stato della Malesia per realizzare un insieme di città galleggianti al largo della costa meridionale.

Questa smart city sarà composta da tre futuristiche isole artificiali – Channels, Mangroves e Lagoon – che avranno la forma di ninfea e saranno formate da quartieri a uso misto. Ognuna potrà ospitare fino a 18.000 residenti e avrà uno specifico ruolo funzionale: tecnologico per Channels, imprenditoriale per Mangroves e residenziale per Laguna.

Credits: Wired – Biodivecity

L’arcipelago sarà alimentato completamente da energia rinnovabile, gli edifici saranno costruiti con bambù, legno malese e materiali riciclati, e ci saranno spiagge, parchi pubblici, foreste, poli tecnologici e culturali. Le automobili tradizionali saranno vietate e il collegamento tra i distretti sarà possibile grazie a una rete di trasporto pubblico autonomo terrestre, acquatico e aereo, oltre alle classiche piste ciclabili e passerelle sopraelevate per i pedoni. La data di consegna prevista è il 2030.

Leggi anche: La prima CITTÀ GALLEGGIANTE del mondo

CONTINUA LA LETTURA CON: MARE: ultima FRONTIERA. 5 progetti rivoluzionari di ISOLE GALLEGGIANTI  

FABIO MARCOMIN

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La Spagna replica all’Italia: è nostra la prima SCULTURA INVISIBILE del MONDO

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Credit:

Dopo il nostro articolo sulla prima opera d’arte invisibile venduta in Italia (io sono: in Italia venduta la prima opera d’arte invisibile), la Spagna ha rivendicato il primato mondiale delle sculture inesistenti. Così veniamo a scoprire che il nulla si vende già da molti anni.

Scopriamo insieme le opere dell’artista spagnolo che detiene la paternità dell’arte invisibile.

La Spagna replica all’Italia: è nostra la prima SCULTURA INVISIBILE del MONDO

# Le sculture invisibili in Spagna ci sono da 20 anni

Credit: Fondazione Boyer Tresaco

Dopo le notizie sul progetto delle sculture invisibili realizzate dall’artista sardo Salvatore Garau, la Spagna ha deciso di rivendicare la paternità di questo tipo di arte.

La Fondazione Boyer Tresaco, che prende il nome dall’omonimo artista, ci informa infatti che l’idea delle sculture inesistenti esiste in Spagna già da oltre vent’anni.

Tra queste, la prima scultura invisibile del mondo è stata presentata in una mostra nella città di Barcellona nel 2001, 20 anni fa, venendo inserita anche in due libri e diverse pubblicazioni.

In due occasioni le opere invisibili di questo artista sono state esposte in due gallerie di New York.

# “Duemilacinquecento centimetri cubi di nulla”

Credit: Fondazione Boyer Tresaco

Un’altra di queste sculture invisibili è stata presentata in una mostra alla galleria THEREDOOM di Madrid nel 2015, mostra che è stata selezionata tra le migliori mostre del quartiere insieme a quella del Museo Reina Sofía dall’Huffington Post.

Opera tenuta dal comitato e dalla direzione della fiera Estampa 2020, la descrizione di un’altra di queste sculture invisibili dell’artista spagnolo Boyer Tresaco.

Il titolo era “Duemilacinquecento centimetri cubi di nulla”, Dimensioni 100x100x250 cm e doveva essere esposto l’anno scorso ma è stato cancellato a causa della pandemia.

Alcune delle sue sculture invisibili sono esposte permanentemente alla Fondazione Boyer Tresaco con sede a Cartagena, nella regione di Murcia e sono state viste dalle moltissime persone.

# Il primato italiano

Credit: @salvatore_garau

Una differenza tra le sculture invisibili spagnole e italiane c’è e sembra assicurare un primato tutto italiano.
Nella ricostruzione fatta dalla Fondazione Tresaco non ci sono informazioni riguardanti alla vendita delle sculture invisibili, che sembrerebbero essere state solamente esposte in alcuni musei.

L’opera di Garau invece, è stata venuta per ben 15mila euro, guadagnandosi il primato dell’unica opera invisibile venduta nel mondo.

Continua la lettura con: EMEMEM: anche a Milano l’artista che trasforma in ARTE le BUCHE dell’ASFALTO

ARIANNA BOTTINI

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Quando MILANO era detta PANEROPOLI

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Credits: milanoguida.com - Milano scomparsa

Fu Ugo Fuscolo a ribattezzarla così. Ecco perché.

Quando MILANO era detta PANEROPOLI

# Fu Foscolo a ribattezzare Milano con il nome di Paneropoli

Ugo Fuscolo verso la fine del ‘700 visse per circa un anno a Milano, dopo aver lasciato Venezia. Durante la sua permanenza in città prese atto di un aspetto curioso della cucina milanese e dei territori limitrofi, l’utilizzo diffuso della “panera”, in dialetto lombardo panna, la crema del latte.

Per ironizzare su questa usanza alimentare il poeta nativo di Zante ribattezzò Milano col nome di Paneròpoli. Un appellativo non così sbagliato in quanto a quei tempi l’utilizzo in cucina del latte e dei suoi derivati come panna, burro, mascarpone, formaggio e ricotta era comune in quasi tutti i piatti.

# Polenta e latte, castagne e latte e riso e latte, i piatti tipici della cucina povera lombarda

Riso e latte

Tra i piatti poveri della cucina povera in cui si usava il latte c’era la polenta, le castagne, il riso, non ancora del tutto scomparsi. Ma nel latte veniva cotta anche l’urgiada, una minestra d’orzo, l’arrosto di maiale, il pollo, gli spinaci e il manzo alla California, dal nome di una località vicino a Monza. Soprattutto nella cucina borghese la panna veniva utilizzata come sostituito del latte, per “addensare salse, sughi e fondi di cottura di vario tipo e per condire tortelli e paste farcite”.

La panna era utilizzata anche per i dolci, ad esempio con le castagne, nel tipico lattemiele accompagnato ai cialdoni, tra i dessert più diffusi dessert agli inizi del ‘900 sulle tavole borghesi oppure nella panna cotta, aromatizzata con maraschino o rosolio. Una tradizione o usanza che rimane viva ancora oggi perché non si fatica a trovare un piatto dove ci sia un po’ di burro, un goccio di latte o di panna, o anche solo una grattugiata di formaggio.

Leggi anche: 7 PIATTI POVERI della cucina milanese

Continua la lettura con: Come i suoi PIATTI TIPICI rispecchiano l’ANIMA di MILANO

FABIO MARCOMIN

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