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HEPIC, la prima barca a idrogeno per trasporto passeggeri. Ma in Italia non può navigare

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Hepic. Credits: greenplanner.it

Al Salone nautico di Venezia è stata presentata Hepic, la prima imbarcazione alimentata a idrogeno per trasporto passeggeri. Purtroppo, la legge italiana (ed europea) ancora non la riconosce e l’imbarcazione non può viaggiare

HEPIC, la prima barca a idrogeno per trasporto passeggeri. Ma in Italia non può navigare

# Il Salone Nautico del 2021, molti segnali per la ripartenza

All’inizio di Giugno l’Arsenale di Venezia ha ospitato la seconda edizione del Salone Nautico. Il sindaco cittadino, Luigi Brugnaro, alla vigilia dell’inaugurazione del Salone aveva detto: “voglio che il Salone Nautico sia, assieme alla Biennale di Architettura, il segnale della ripartenza di Venezia e dell’Italia intera“.

I numeri hanno confermato le sue volontà: i 160 espositori hanno chiuso la seconda edizione della manifestazione accogliendo oltre 30.000 visitatori.

# Cultura e sostenibilità

Questa edizione del Salone, oltre che al mercato nautico, ha dato molto spazio alla cultura e alla sostenibilità: oltre trenta convegni hanno approfondito gli aspetti del navigare e costruire imbarcazioni: design, motori, ambiente.

Luigi Brugnaro esamina e commenta i dati consuntivi del Salone. “L’arte navale è veramente tornata a casa e i numeri di questa seconda edizione del Salone Nautico ci hanno dimostrato quanto fosse giusta e lungimirante l’idea che abbiamo avuto fin dal 2018 – ha detto il sindaco – nel ridare a Venezia l’occasione di dare sfoggio alle eccellenze nautiche. La città è tornata ad essere regina dei mari nel senso culturale più aperto possibile“.

# Le Frecce Tricolori sopra l’Arsenale

frecce tricolori passaggio venezia arsenale up 680
Credits: @Salonenauticovenezia – Le Frecce Tricolori passano sopra l’Arsenale

Il Salone Nautico, sabato 29 maggio scorso, è stato inaugurato da una esibizione della pattuglia delle Frecce Tricolori.

Il passaggio in volo dei velivoli acrobatici MB339PAN su Venezia si è inserito nelle più ampie celebrazioni del 2021 per i 1600 anni della città.

Il sindaco Brugnaro aggiunge che “le Frecce Tricolori, con il loro sorvolo, non solo omaggiano il Salone Nautico e Venezia ma sono il simbolo tangibile di una Città che vuole tornare a vivere e ad accogliere tutti coloro che desiderano venire a visitarla perché l’hanno nel cuore”.  “Vedere la scia Tricolore nel cielo sopra l’Arsenale è un’emozione unica e un grande riconoscimento ad una mostra che celebra il popolo del mare e una tradizione millenaria che oggi punta all’innovazione e alla sostenibilità. Grazie ancora a tutti voi e al vostro bellissimo gesto”.

# Sostenibilità al Salone Nautico: Hepic e idrogeno

Hepic (Hydrogen Electric Passenger VenICe boat): così si chiama l’imbarcazione a idrogeno presentata durante il Salone Nautico.

Aeroporto Venezia Moving Walkway
Credits: @https://www.alilaguna.it/progetto-hepic

Si tratta senza ombra di dubbio di un caso di eccellenza a livello internazionale per il trasporto pubblico di linea per passeggeri in acque interne.

Il propulsore dell’imbarcazione è totalmente elettrico: Hepic è dotata infatti di un motore elettrico e di altri sistemi elettronici che controllano la potenza sull’asse dell’elica per generare il moto.

Hepic, la rivoluzione green per il trasporto passeggeri a Venezia by Alilaguna. * Sgaialand Magazine
Credits: @https://www.alilaguna.it/progetto-hepic

La novità essenziale è che può ricaricare le proprie batterie di bordo sia durante la navigazione, combinando l’idrogeno all’ossigeno all’interno della cella a combustibile, sia da una colonnina elettrica di rifornimento a terra.

L’idrogeno, inoltre, consente fino a cinque volte la densità di energia delle batterie agli ioni di litio; quindi garantisce un maggior numero di ore di navigazione senza la necessità di ricariche intermedie.

A Venezia c’era stato solo un prototipo in passato, “Accadue”, creato per testare il funzionamento delle celle a idrogeno, ma il mezzo era di ridotte dimensioni e trasportava solo il comandante. A differenza di Hepic, che è un mezzo reale, simile ai normali vaporetti utilizzati in città per il trasporto pubblico, Accadue aveva parecchi limiti strutturali e di utilizzo.

# La proposta di Alilaguna

Hepic - Salone Nautico Venezia 2021

Alilaguna, una delle principali aziende operanti nel trasporto pubblico nella città di Venezia, ha sostenuto e portato a compimento l’opera.

Con Hepic si può mettere in acqua un’imbarcazione in grado di operare tutti i giorni dell’anno come fanno da decenni le imbarcazioni convenzionali a propulsione termica, ma con una tecnologia nuova ed eco-sostenibile come quella a Fuel Cell a idrogeno.

Si legge dal sito di Alilaguna: “Alilaguna con questo progetto intende continuare il rinnovamento della propria flotta investendo nella ricerca di soluzioni tecnologiche innovative nella propulsione navale, in grado di massimizzare le efficienze di impiego dei carburanti e diminuire il più possibile le emissioni carboniose climalteranti secondo i dettami dell’Unione Europea e con ciò tutelando, al contempo, il fragilissimo patrimonio di Venezia e della sua Laguna”.

# Lentezza burocratica

Il principale problema che ci farà ancora attendere prima di vedere queste imbarcazioni al servizio di cittadini e turisti è di natura meramente burocratica.

La normativa italiana che regola il trasporto pubblico passeggeri in acque interne non contempla ancora possibilità tecnologiche come la barca a idrogeno.

Anche a livello europeo, purtroppo, non esiste ancora un quadro di regole uniforme e condiviso tra i paesi. Cosa che invece, per quanto riguarda le automobili, già è presente.

# La parola al presidente di Alilaguna

“I tempi per l’introduzione di questo natante – spiega il presidente di Alilaguna, Fabio Sacco – rischiano di diventare irragionevolmente lunghi. È urgente sbloccare la normativa sulla omologazione di questi mezzi e sostenere anche con investimenti pubblici lo sviluppo di un mercato nel settore della navigazione interna, pensando anche alle infrastrutture di distribuzione e rifornimento dell’idrogeno».

Credits: alilaguna.it, salonenautico.venezia.it

Continua la lettura con: La RIVOLUZIONE nei trasporti: arrivano il primo Pick Up e il primo Camion con motore a IDROGENO. Presto le auto?

LUCIO BARDELLE

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Il rilancio dell’ASTRONAVE di Milano

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Credits: engramma.it

L’Agip Supercortemaggiore, ideata da Enrico Mattei, è una delle strutture più sorprendenti della periferia Nord Ovest di Milano al punto da finire sui migliori magazine internazionali. Dopo essere fallita e abbandonata è rinata grazie a Lapo Elkann e Carlo Cracco. Quale sarà il suo futuro?

Il rilancio dell’ASTRONAVE di Milano

# L’Agip Supercortemaggiore. L’idea innovativa di Enrico Mattei

Credits: linguaggiointeriore.wordpress.com

L’Agip Supercortemaggiore, l’ultimo distributore di Milano nord-Ovest, era la meta preferita degli automobilisti che da viale Certosa imboccavano l’Autostrada dei Laghi. Oggi prende il nome di Garage Italia e, grazie alla sua forma particolare, non passa di certo inosservato. La struttura fu immaginata da Enrico Mattei che, in contemporanea alla creazione dell’Eni sulle ceneri dell’Agip, pensava a realizzare strutture innovative tra cui il grande distributore di benzina posto in un punto strategico della periferia nord di Milano: piazzale Accursio.

# Il distributore tra viale Certosa e Espinasse: il progetto che finì su tutti i magazine di architettura internazionale.

Credits: engramma.it

Nel 1951 è Mattei a chiamare Mario Baciocchi, architetto e urbanista divenuto famoso grazie al progetto della Torre Locatelli tra piazza della Repubblica e via Vittor Pisani. La scelta di posizionare il nuovo distributore di benzina tra viale Certosa e Espinasse, formando un angolo a V fu tanto difficile quanto furba. Per la stesura del progetto ci vollero circa due anni ma, una volta terminato, finì su tutti i magazine di architettura internazionali. Il design innovativo ricorda la prua di una nave e si articola in tre piani, di cui uno sotterraneo. L’ingegnere Camillo Bianchi porterà a termine quel pezzo di storia della Milano nord che verrà inaugurato nel 1953, stesso anno in cui nasce l’Ente Nazionale Idrocarburi.

# La forma particolare e le sue funzioni tuttofare

Credits: edilia2000.it

La stazione di servizio che unisce la figura di un astronave a quella della prua di una nave, comprendeva oltre alla pompa per erogare il carburante, una zona per l’autolavaggio, un’officina di elettrauto e una sala d’attesa con tanto di bar dove i clienti possono attendere il loro turno tra un caffè e due chiacchiere. Al primo piano possiamo trovare invece gli uffici amministrativi e gli spazi abitabili. ‘Supercortemaggiore – Automobile Club’ è la scritta al neon posta al di sopra della struttura, chiara e leggibile da entrambi i viali.

# La seconda vita del distributore? Fallimento

Credits: edilia2000.it

La crisi petrolifera di fine Anni Settanta fece cadere nel baratro la stazione Agip al punto che dopo qualche anno il distributore di benzina venne convertito nell’officina di un gommista senza mai però ottenere il successo aspettato. Per qualche anno si andò avanti tra spizzichi e bocconi fino alla chiusura definitiva. L’abbandono dell’edificio diventerà un monumento all’inerzia pubblica che trascura la storia. 

# La rinascita grazie a Lapo Elkann e Carlo Cracco

Credits: video.corriere.it

Nel 2015, da un incontro tra Lapo Elkann e Carlo Cracco, nasce l’idea di farne luogo destinato alla ristorazione, inizialmente curata dallo Chef ma poi passato in mano ad altre persone, e allo stesso tempo come sede di Garage Italia Customs. Nello showroom si possono toccare con mano tessuti, pelli e lamiere per la personalizzazione di qualsiasi tipo di veicolo. Uno dei simboli della nuova vita del Supercortemaggiore è il telaio di una Ferrari 250 Gto posto al centro del ristorante. 

# Lavorare duro per far brillare nuovamente la vecchia Agip Supercortemaggiore

Credits: ditecautomations.com

Il premiato architetto De Lucchi è stato incaricato di restaurare lo stabile. “La vecchia struttura era un esempio di Streamline sconosciuto in Italia: lo stile della dinamicità, del vento che corrode e crea la forma delle cose. Purtroppo era diventata un vero rudere, riconsolidarla e metterla in sicurezza è stato un lavoro meticoloso” è ciò che afferma De Lucchi. La parte interna è stata completamente ripensata a differenza dell’esterno che ha visto soltanto una verniciata con una speciale pittura per ridurre le sostanze inquinanti. La struttura, marcata di fasci di neon, è tornata a brillare a distanza di 70 anni.

Dopo la grave emergenza Covid, quale sarà il suo futuro? Riuscirà a completarsi il rilancio?

 

Continua la lettura con La PRIMA AUTOSTRADA del mondo parte da Milano

MARCO ABATE

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Le 7 più BELLE PISCINE all’APERTO di Milano

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Per chi rimane a Milano c’è solo l’imbarazzo della scelta su dove rinfrescarsi o prendere il sole. Vediamo le più belle piscine all’aperto in città.

Le 7 più BELLE PISCINE all’APERTO di Milano

 

#7 Piscina Beach Forum, la piscina olimpionica del Forum di Assago

Credits fa.fabri_official_ IG – Piscina Beach Forum

La piscina Beach Forum, lunga 50 metri, è la piscina all’aperto del Mediolanum Forum di Milano ed è quella più gettonata per chi risiede al sud della città. Circondata da un ampio prato verde attrezzato è ideale per prendere il sole e godersi il fresco durante il caldo estivo. A disposizione dei bagnanti ci sono sdrai, ombrelloni e un centro ristoro per cibi freschi.

Indirizzo: AreaMultisport 6, Via Giuseppe di Vittorio, 20090 Assago MI

#6 Le due piscine all’Idroscalo, con affaccio sul mare di Milano

Credits idroscalo.milano IG – Piscine Idroscalo

All’Idroscalo ci sono le due splendide e storiche piscine, “Punta dell’Est” e “Villetta”, una doppia e una per i più piccoli. Durante l’estate sono garantiti tutti servizi a chi vuole godersi una giornata rilassante, scegliendo tra un leggero lunch, uno spuntino pomeridiano, fino all’happy hour avvolti nella magica luce del tramonto. Oltre a questo nel “mare di Milano” si possono fare svolgere numerose attività, dal giro in pedalò fino allo sci nautico, wakeboard e wakeskate per i più avventurosi.

Indirizzo: Via Circonvallazione Est, 19, 20090 Segrate MI

Leggi anche: Quello che NATURA non le ha dato Milano se l’è CREATO

#5 Centro Balneare Argelati, con due piscine a livelli sfalsati

Credits milanosport_official IG – Piscina Argelati

Il Centro Balneare Argelati è la prima piscina all’aperto di Milano con due vasche ampie a posizionate su livelli sfalsati. Aperta nel 1962 la sua struttura particolare immersa in 500 metri di verde, tra aiuole e alberi, è una location prettamente estiva. L’ampio solarium è adatto per i rinfreschi e il relax, mentre il bar per spuntini tra una nuotata e l’altra. 

Indirizzo: Via Giovanni Segantini, 6, 20143 Milano MI

#4 Piscina Romano, la più grande e antica piscina all’aperto di Milano

Credits milanosport_official IG – Piscina Romano

La Piscina Romano, realizzata nel 1929 in onore del ginnasta Guido Romano, è la più antica di Milano ed era stata riaperta l’estate scorsa dopo alcuni lavori di restyling. La caratteristica distintiva di questa piscina all’aperto in zona Città Studi è l’enorme vasca rettangolare di 4.000 metri quadri, la più grande in città, oltre a un bel parco con chiosco. Imperdibile l’ingresso “tramonto in piscina“, dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 21.

Indirizzo: Via Giuseppe Zanoia, 2, 20131 Milano MI

#3 Piscina Sant’Abbondio, la piscina comunale in zona Chiesa Rossa

Credits milanosport_official IG – Piscina Sant’Abbondio

La piscina comunale Sant’Abbondio, rinnovata di recente, comprende anche una vasca da 25×12 metri invernale coperta, un solarium, campo da beach volley e calcetto, palestra, bar e giardino. Manca solo la vasca per i bambini. In zona Chiesa Rossa, è raggiungibile con la metro verde fermata Abbiategrasso. 

Indirizzo: Via Sant’Abbondio, 12, 20142 Milano MI

#2 Ceresio 7, la piscina panoramica con vista skyline

Credit: Mymi.it

Ceresio 7 Pool & Restaurant è il noto locale del brand Dsquared che offre due magnifiche piscine con vista a 360° sullo skyline di Milano. Il prezzo per godere del relax a bordo piscina, su uno dei rooftop più trendy in città, è di 110€ e comprende il lettino, l’asciugamano e le consumazioni per un importo totale pari a quello indicato. A pranzo si possono gustare le creazioni dello chef Elio Sironi e poi rimanere fino all’aperitivo. 

Indirizzo: Via Ceresio, 7, 20154 Milano MI

Leggi anche: Shopping straniero a Milano: COPERNICO e CERESIO 7 cambiano bandiera

#1 Bagni Misteriosi, la piscina più glamour di Milano


I “Bagni Misteriosi” è il nome della piscina più glamour di Milano, fatta rinascere dal Teatro Parenti grazie alla sua fondazione. È strutturata con due piscine separate da un camminamento: la più grande di circa 50×25 metri con una profondità tra 1,25 metri e 1,70 metri, con una pedana di legno mobile utilizzabile come solarium di giorno e palcoscenico per eventi la sera, la piscina piccola 25×25 metri con una profondità che varia da 60cm a 90cm con al centro la statua liberty dei fenicotteri.

Ogni anno ospita eventi di tutti i tipi, oltre a gli spettacoli del Teatro Parenti, con corsi di nuoto, nuoto a sirena, e servizi di baby-sitting. Dotata di bar con ottimi cibi freschi, si trasforma di sera una location in cui fare aperitivo a piedi nudi. La musica a bordo vasca aggiunge un tocco di classe a una delle migliori piscine di Milano anche a livello di intrattenimento.

Indirizzo: Via Carlo Botta, 18, 20135 Milano MI

Fonte: Eventi Milano

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FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Vacanze Covid free 2021: dove e come andare, le mete in Italia e all’estero

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Segreti e curiosità sulle PORTE di MILANO

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porta romana
Porta Romana sotto la neve, nell’arte del pittore milanese contemporaneo Antonio Cazzamali

Le porte milanesi hanno grandi segreti e curiosità alle spalle: scopriamone alcune.

Segreti e curiosità sulle PORTE di MILANO

Se chiedete a un abitante di Siena a quale parte della città appartiene, vi risponderà con il nome di una Contrada. Se lo chiedete a un Milanese, con tutta probabilità, vi risponderà con il nome di una Porta, chiaro identificativo di un determinato quartiere. E il nome della Porta viene spesso usato al posto del nome della piazza dove la Porta si trova, o si trovava: Piazza Medaglie d’Oro è Porta Romana, Piazza Cinque Giornate è Porta Vittoria, Piazza Guglielmo Oberdan è Porta Venezia, Piazza XXV Aprile è Porta Garibaldi… Ma vediamo qualche segreto e curiosità che non tutti conoscono. 

# Porta Garibaldi: un tempo Porta Comasina

credits: milanodavedere.it

Era una delle porte della Mediolanum romana e si apriva nelle mura all’inizio dell’attuale via Ponte Vetero, all’incrocio con via Cusani. Originariamente si chiamava Porta “Comacìna”, proprio come l’isola nel lago di Como. Questa porta venne distrutta nel XVI secolo dagli spagnoli, ma fortunatamente due statue che la ornavano (una raffigurante la Madonna e l’altra sant’Ambrogio) sono conservate nel museo del Castello Sforzesco.

# Porta Romana: una romantica prova d’amore

credits: beethecity.com

La Porta Romana dell’età Imperiale si trovava nell’attuale piazza Missori.

Quella medievale venne arretrata dove oggi si trova l’incrocio di corso di Porta Romana con via Francesco Sforza. Anche in questo caso, presso i musei del Castello Sforzesco, possiamo vedere i resti di alcuni fregi che la adornavano.  

La Porta Romana che oggi si erge al centro di piazza Medaglie d’Oro è quella spagnola. È caratterizzata dalla presenza di un arco monumentale fatto erigere nel 1598 da Filippo III di Spagna, l’allora Duca di Milano, in occasione del passaggio della quattordicenne principessa Margherita d’Austria, sua promessa sposa. In onore di Margherita vennero collocate sull’arco di Porta Romana (e sono tutt’ora visibili) le decorazioni di due conchiglie aperte che mostrano all’interno una perla (margarita in latino significa “perla”).

# Porta Sempione: conosciuta come Arco della Pace

Monaco, Milano
Monaco, Milano

Risale al periodo napoleonico e venne fatto costruire nell’intento di unire metaforicamente Milano a Parigi. Sulla sua sommità spicca un gruppo di statue in bronzo raffigurante “La sestiga della Pace”, accompagnata da quattro Vittorie a cavallo, mentre nel fronte sono rappresentate le personificazioni dei fiumi Po, Ticino, Adda e Tagliamento.

La nota curiosa riguarda i cavalli che trainano il carro della pace, la cui posizione è stata modificata dagli Asburgo: per farsi beffa dei francesi, i cavalli sono stati ruotati di 180°, affinché avessero il fondoschiena rivolto alla Francia.

Leggi anche: la grande beffa degli austriaci

# Porta Ticinese: Porta Cicca per i milanesi doc

portaticinese- frontiera est ovest
portaticinese- frontiera est ovest

Con questo nome, a Milano, si sono susseguite quattro porte: la più antica, al Carrobbio, di epoca romana; quella medievale, che possiamo vedere ancora oggi all’incrocio fra corso di Porta Ticinese e Via de Amicis; quella spagnola, in piazza XXIV Maggio, sostituita, in epoca napoleonica, dall’attuale porta, in stile neoclassico, opera del Cagnola.

Ma, per i milanesi, l’unica Porta Cicca è quella medievale. L’originale, in legno, venne spazzata via dall’esercito del Barbarossa, nel 1162. Fu Azzone Visconti a ricostruirla, dopo il 1329, ed è questa l’unica testimonianza rimasta, insieme agli archi di “Porta Nova” in via Manzoni, di quella che era stata la cinta muraria medievale della città. Ai lati, aveva due torri in mattoni e sopra all’unico fornice a tutto sesto in pietra venne posto, sul lato verso la campagna, un tabernacolo gotico, dai più attribuito a Giovanni di Balduccio, che rappresenta in bassorilievo la Vergine in trono col Bambino al centro, ai suoi piedi Sant’Ambrogio che offre il modello della città, mentre dietro, sulla sinistra si scorge San Lorenzo con la graticola e dall’altro lato Sant’Eustorgio con accanto San Pietro Martire. Questa era l’unica delle porte cittadine ad avere un solo arco, a differenza delle altre cinque che potevano contare su due aperture, e per questo venne soprannominata “cicca”, dallo spagnolo chica”, cioè piccola, piccina.

La Porta venne rimaneggiata nel 1861 da Camillo Boito che la liberò dalle case che vi si erano sovrapposte, aprì nelle torri laterali due passaggi ad arco acuto e pose in alto merlature guelfe, di moda nei restauri ottocenteschi.

Ancora oggi, questa porta ha una forte valenza religiosa. Da qui infatti passa la processione dei Re Magi in occasione della festa dell’Epifania ed è la porta da cui fa il suo ingresso in città il nuovo Arcivescovo che prende possesso della diocesi ambrosiana.

# Porta Venezia… o Renza

The Fuorisalone
porta venezia: com’era

Il nome di Porta Renza nasce da una storpiatura del suo nome latino, Porta Argentea, così chiamata perché si apriva verso Argentiacum, l’attuale Crescenzago.

Gli Spagnoli la chiamavano Porta Orientale, ed è da qui che, secondo le cronache seicentesche, un certo Pietro Antonio Lovato, dopo aver abbandonato l’esercito dei Lanzichenecchi, entrò in Milano con vestiti ed averi infetti dalla peste, causando la terribile epidemia del 1630. E’ sempre da questa porta, che Renzo Tramaglino compie sia il suo ingresso in Milano, alla ricerca di Lucia, che ritroverà nel Lazzaretto, sia la sua fuga verso Bergamo, quando, ingiustamente ricercato dalla giustizia, deciderà di scappare dal cugino Bortolo.  

Nel 1700, questa zona divenne oggetto di una legge comunale chiamata “servitù del Resegone”, per la quale tra Porta Venezia e Porta Nuova era proibito edificare case che sorpassassero l’altezza dei Bastioni per impedire che venisse ostruita nelle giornate limpide la vista di Alpi e Prealpi.

# Porta Vittoria: la vecchia Porta Orientale di Milano

Credit: wikipedia

Porta Tosa era, con Porta Tenaglia, Porta Vigentina e Porta Lodovica, una delle quattro porte succursali di Milano (nella fattispecie, succursale di Porta Orientale).

Sulle origini del suo vecchio nome si è già ampiamente investigato in un articolo precedente, ma c’è un altro toponimo del quale vale la pena chiarire l’origine: quello di Corso XXII Marzo, il viale che partendo dalla piazza, corre verso la periferia. E’ dedicato all’ultima delle Cinque Giornate di Milano, che ebbero luogo dal 18 e il 22 marzo 1848.

Leggi anche: Il TORO ha PERSO gli ATTRIBUTI: porterà sempre fortuna?

ANNA RITA BORDONI

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Ma perchè i LIGURI mugugnano così tanto contro i MILANESI?

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"Tipica accoglienza ligure". Credits: @martagosti92 IG

“Milanesi restate a casa vostra!”, “Chiudiamo i lombardi in Lombardia”. Sembra trascorso un secolo. Invece era un anno fa, agli albori dell’estate. Oggi la diffidenza crescente è verso chi non si vaccina, allora nel mirino c’eravamo tutti noi. I milanesi. Rievochiamo qualche passaggio delle cronache del giugno del 2020 per ricordarci di quanto sia ignorante oltre che stupida ogni caccia all’untore. 

“Milanesi restate a casa vostra!”, “Chiudiamo i lombardi in Lombardia”. Un’ESTATE FA, quando tutti noi eravamo gli UNTORI

Dalle cronache di giugno 2020:

# “Milanesi flagello di Dio”

“Nelle ultime ore, da levante a ponente la parola “milanese” è sinonimo di untore e ospite non gradito. Al momento della riapertura dei valichi regionali dello scorso 3 giugno, in corrispondenza di una foto raffigurante un ingorgo sull’A7 postata sul profilo Instagram di Mugugno Genovese, pagina satirica di riferimento della comunità genovese che conta oltre 89mila follower, sono comparsi una serie di commenti al vetriolo contro milanesi e lombardi, colpevoli – secondo tali signori – di contaminare con i loro miasmi le loro amate terre. Tra i commenti più benevoli figuravano “Milanesi flagello di Dio” e “che non vengano a impestarci” mentre i più splatter e acrimoniosi annoveravano un “Come vi odio” fino a Organizzerei uno sterminio, chi si vuole unire?”.

# Il rappresentante del governo: “Chiudiamo i lombardi in Lombardia”. La replica della Regione: “Però non facciamo uscire anche i 56 miliardi che vi diamo ogni anno”

“Nelle ultime ore ha fatto da eco a questi rigurgiti campanilistici anche chi riveste una carica istituzionale. Trattasi dello scrittore Massimo Mantellini, esperto di cultura digitale e membro dell’innovativa task force governativa contro l’odio in rete, voluta fortemente dal Ministero per l’Innovazione. Costui ha sentenziato ieri sulla propria pagina Twitter: “La dico piano: chiudiamo i lombardi in Lombardia. Almeno quest’estate”. Di fronte al putiferio mediatico scatenato da questo intervento assai poco politically correct e alla risposta provocatoria dell’Assessore lombardo al bilancio Davide Caparini di non far uscire dalla Lombardia, oltre ai lombardi stessi, anche i 56 miliardi delle loro tasse che contribuiscono alla ricchezza del paese, Mantellini ha replicato con finto candore: “mi pare ci sia moltissima tensione in giro. Più del solito. […] esiste un riflesso automatico per cui se tu parli di salute molti rispondono parlando di soldi”.

Il botta e risposta tra rappresentante del governo e assessore della regione

# Le leggendarie scazzottate tra liguri e lombardi

Tornando alla Liguria, la sua vocazione turistica è da sempre inversamente proporzionale ai propri gloriosi passati marinari e alla bellezza dei pini marittimi che dipingono di verde le acque del suo mare. A differenza dei romagnoli, che col loro proverbiale sorriso riuscirebbero a far apparire l’Idroscalo come i Caraibi, gli abitanti della regione a forma di sorriso rovesciato sono per tradizione restii all’accoglienza e alla valorizzazione delle proprie risorse naturali. Ostili e aspri per conformazione geografica, stretti come sono tra mare, coste risicate e monti dall’accesso impervio, attraversati da cavalcavia e bucati da infinite gallerie, i liguri (con l’eccezione dei genovesi) rivelano un carattere più montanaro che marittimo, hanno spesso il broncio e sembrano disprezzare chi contribuisce, con le proprie ricchezze, a oltre il 20% del PIL regionale, inclusi i “bauscia” che da generazioni rimpolpano l’IMU locale con le loro seconde case.

Dagli anni del boom economico la Liguria, per bellezza e prossimità geografica, è meta di elezione dei milanesi che – riluttanti per DNA a rimanere in città nei fine settimana – hanno lì stabilito la propria enclave, riproponendo in chiave balneare le stesse dinamiche e gli stessi tic urbani, per ritrovarsi tra loro e riposarsi dalle fatiche lavorative.

E la rivalità tra liguri e lombardi non è storia dell’ultima ora: leggendarie furono le scazzottate tra i rampolli della dolce vita milanese e gli energumeni e pallanuotisti locali al celebre Covo di Nord Est nella Portofino degli anni ’80, ed è quasi scientifica la predisposizione delle forze dell’ordine del Golfo del Tigullio e delle Cinque Terre a lasciare le multe sui parabrezza delle auto targate Milano prima che di quelle intestate ai propri cittadini.

Si odia nel lombardo quello che il ligure non è stato in grado di valorizzare della sua terra

Ma al di là delle considerazioni di folclore, questa acrimonia e ruvidità dei liguri per i “foresti” lombardi potrebbe trovare giustificazione in una sorta di rimpianto tardivo per non aver saputo loro stessi tutelare meglio le proprie risorse, per aver svenduto il proprio territorio in cambio del vil denaro, per aver permesso tra gli anni ‘50 e ‘60 uno sfruttamento edilizio scriteriato e selvaggio e la conseguente devastazione ambientale. Da qui il termine “rapallizzazione”, neologismo coniato anni fa ancor prima del celeberrimo “ecomostro” e ancora oggi incluso nei principali dizionari per indicare il fenomeno verificatosi in numerose zone turistiche d’Italia a seguito del boom economico.

Più che un “ce ne ricorderemo” alla Beppe Sala (che in questo momento rischierebbe di scaldare ancor più gli animi), è importante, mentre strappiamo un morso a una fugassa grondante formaggio di fronte a un tramonto mozzafiato nella Baia del Silenzio, riconoscere le vere ragioni storiche di questa indolenza e ruvidezza, ma nel contempo auspicare che questa regione riesca a scrollarsi presto di dosso questa fama odiosa e a valorizzare meglio le proprie risorse e potenzialità inespresse. Scenette come “belin mi spiace, ma la cucina è chiusa” alle 21:45 di metà luglio sono inaccettabili nel 2020.

Continua la lettura con: Milanesi in Liguria: usciamo in silenzio, se riconoscono l’accento sono guai

ANDREA GUERRA

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I mangiatempo

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Villaggio e le polpette di Bavaria

In uno dei film intitolati a Fantozzi, Paolo Villaggio per perdere peso in una clinica doveva assistere altri che mangiavano delle polpette.

Guardare uno che mangia e pensare di aver mangiato è un po’ come invece di giocare a calcio guardare una partita in tv.
O peggio pensare di fare sport giocando a un videogame.

Peggio perché mentre da spettatore c’è una consapevolezza del ruolo passivo, il videogioco sostituisce un’attività che è fondamentale per l’organismo con un’altra che è solamente intrattenimento mentale.

Da esperienza attiva l’esistenza si sta trasformando in esperienza virtuale. Il progresso tecnologico sta portando sempre più le persone a fare esperienza della vita mantenendosi a distanza dalla vita.

Lo stesso smart working o il distanziamento indotti dalla pandemia sono stati resi possibili da questi mezzi. Nessun popolo privo di questi avrebbe accettato di rimanere in casa per mesi senza esplodere.
La cosa incredibile è che sono proprio i giovani a usare di più questi mezzi, allontanandosi dall’esperienza reale proprio nei momenti in cui ne avrebbero più bisogno perché si affacciano alla vita.

Questo impatto della tecnologia si è esteso a livello culturale.
Vivere la vita viene giudicato sempre più come un pericolo da cui è più sicuro restarsene lontani. Illudendosi che sia la stessa cosa.

Non capendo che vivere guardando un altro che mangia, non solo aumenta l’appetito, ma determina sofferenza e frustrazione. 
E alla fine, se si vuol vivere, le polpette vanno mangiate

Continua la lettura con: il fuoco e la caverna

MILANO CITTA’ STATO 

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Le 7 novità, ATTESE O SOGNATE, che i milanesi hanno negli occhi

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Credits: Andrea Cherchi

Il lunedì il milanese pensa al week end. Il week end il milanese pensa alle vacanze estive. D’estate il milanese pensa al Natale. Siamo sempre avanti, niente ci può bloccare. Neppure il futuro.

Le 7 novità, ATTESE O SOGNATE, che i milanesi hanno negli occhi

#1 La libertà

Milano ha ammainato la bandiera della libertà ormai da molto tempo. I milanesi hanno abbassato la testa, coperto il viso, obbedito a qualunque regola imposta. La voglia di tornare completamente liberi riprendendo in mano il proprio destino sta diventando irrefrenabile. 

#2 La fiducia

La grandezza di Milano si è costruita sulla fiducia dell’altro, specie se incontrato per la prima volta. La città sta soffrendo tantissimo questo clima di dubbio e di diffidenza verso chi ci avvicina. Tutti sogniamo il momento in cui torneremo a fidarci degli altri. 

#3 Le estensioni della metro

Credits: metroricherche/Comune di Milano

La metro è un elemento identitario a Milano. E piace il suo essere sempre in progress. Ogni linea ha già in programma la sua estensione. Si immaginano nuovi percorsi e si è sempre in attesa della fatidica mini inaugurazione della Metro 4. Con in più il sogno proibito: la linea verde da Porta Genova a Genova Porto. In metro al mare. 

#4 Periferie più vivibili

Si migliora certo, a sentire i politici sembrano sempre la priorità. Però è indubbio che ci sia molta strada da fare per i quartieri più lontano dal centro. 

#5 La circle line

Fonte: http://markonomia.blogspot.com/

La metropolitana circolare esterna. Come l’ S-Bahn di Berlino. Al posto della 90-91.

#6 Milano Città Stato

“2 cittadini su 3 vogliono per Milano poteri e competenze da regione o provincia autonoma” (Sondaggio Ipsos – Nando Pagnoncelli). Milano vuole un’autonomia da “città stato”, come quella che hanno tutte le principali città d’Europa. 

#7 Tornare Milano

Ma forse la cosa che più manca ai milanesi è che Milano ritorni Milano. Una città motore per il Paese, dinamica, piena di energia, capace di attrarre persone di tutto il mondo con iniziative di grandissimo impatto. Quella Milano lì ci manca da impazzire. 

Continua la lettura con: 7 cose che si facevano a Milano e ora non si fanno più

ANDREA ZOPPOLATO

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Lo studio di Cambridge: “Chi ha più PAURA del Covid è più CRITICO contro gli ALTRI”

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Secondo uno studio dei ricercatori dell’Università di Cambridge le persone più preoccupate di contrarre il Covid giudicano più severamente il comportamento degli altri. Vediamo i risultati della ricerca.

Lo studio di Cambridge: “Chi ha più PAURA del Covid è più CRITICO contro gli ALTRI”

# Le conclusioni dello studio dell’Università di Cambridge: “le persone hanno maggiori probabilità di disprezzare gli altri se hanno paura del Covid

Un team di ricercatori dell’Università di Cambridge ha pubblicato sulla rivista Evolutionary Psychology, in data 8 giugno 2021, uno studio in cui è emerso che le persone avevano maggiori probabilità di disprezzare gli altri o reagire con disgusto ad azioni altrui se avevano paura del Covid. Non c’era un chiaro legame con il virus stesso, ma le persone potrebbero essere meno indulgenti se ritenessero che la propria salute fosse a rischio, hanno affermato gli scienziati.

A questo hanno aggiunto che i giudizi delle persone sul comportamento degli altri non erano totalmente razionali ma erano legati alla propria emotività.

# 900 partecipanti coinvolti negli USA tra marzo e maggio 2020

Cerdits: ilpost.it

I ricercatori di Cambridge hanno interrogato 900 partecipanti negli Stati Uniti tra marzo e maggio dello scorso anno sulla loro paura di contrarre Covid e sui loro sentimenti su situazioni controverse. Ai partecipanti è stato chiesto di valutare 60 situazioni ipotetiche su una scala da “per niente sbagliato” a “estremamente sbagliato”.

 
Tra queste situazioni: un uomo che lasciava l’azienda di famiglia per lavorare per un’azienda rivale, o un inquilino che corrompeva un proprietario per saltare la fila per far imbiancare il loro appartamento. Alle persone è stato anche chiesto come si sentivano riguardo a un giocatore sportivo che ignorava l’ordine di un allenatore o su qualcuno che sposava il loro primo cugino. 
 
Gli individui più preoccupati di contrarre il Covid vedevano queste situazioni come più sbagliate di quelli che erano meno preoccupati per la diffusione del virus.

# Il commento di Simone Schnall, psicologa e autrice senior del report sulla ricerca “Non c’è motivo razionale per giudicare di più gli altri”

Tourists wearing protective face masks visit Rome, Italy, 26 February 2020. ANSA / ETTORE FERRARI

La professoressa Simone Schnall, psicologa e autrice senior del rapporto, ha dichiarato: “Non c’è motivo razionale per giudicare di più gli altri perché ti preoccupi di ammalarti durante la pandemia. Queste influenze sui giudizi avvengono al di fuori della nostra consapevolezza cosciente.” Aggiungendo che: “Se sentiamo che il nostro benessere è minacciato dal coronavirus, è probabile che ci sentiamo anche più minacciati dalle azioni sbagliate di altre persone: è un legame emotivo“.

# Si considerano gli altri come “un bagno sporco che ci può contaminare”

I risultati dello studio dell’Università di Cambridge sono supportati da altre ricerche precedenti che collegavano le minacce alla salute con un giudizio morale più severo e l’idea che giusto e sbagliato non siano basati solo sul pensiero razionale.
 
Robert Henderson, un altro autore del rapporto e studente di dottorato, ha affermato che gli esperti pensano che il disgusto sia un’emozione che si è evoluta per proteggere le persone dai danni: “Evitare un bagno sporco che potrebbe contaminarci con la malattia, per esempio. Ma ora lo applichiamo anche alle situazioni sociali e possiamo sentirci fisicamente respinti dal comportamento di altre persone“. L’autore ha concluso sul collegamento tra rischi per la salute e rischi sociali: “Il legame tra la preoccupazione per il Covid e la condanna morale riguarda i rischi per il benessere. Se sei più consapevole dei rischi per la salute, sei anche più consapevole dei rischi sociali: persone il cui comportamento potrebbe farti del male“.
 
Altri ricercatori hanno anche esaminato l’atteggiamento delle persone nei confronti del virus. Uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Nottingham all’inizio di quest’anno ha scoperto che l’adesione delle persone alle restrizioni di Covid è più fortemente influenzata da ciò che fanno i loro amici e familiari che dai loro stessi principi.
 

Estratto traduzione articolo: Dailymail

Continua la lettura con: I RISVOLTI PSICOLOGICI da Covid e lockdown: si aggrava la situazione MENTALE delle persone

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Dopo il Covid liste d’attesa in tilt e cure mancate. Tonino Aceti: “Serve federalismo solidale”

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L’ARCA sull’ACQUA: il nuovo COLOSSO in pietra LAVICA che trasformerà il sud di Milano

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Credits Urbanfile - Nuova sede Cap Frontale

Fonte Cover: Urbanfile

Un progetto avveniristico che punta a riqualificare l’intero quartiere in zona Romolo. Ospiterà il nuovo HQ della società pubblica di gestione dell’acqua della Città Metropolitana di Milano. Vediamo le caratteristiche del progetto 

L’ARCA sull’ACQUA: il nuovo COLOSSO in pietra LAVICA che trasformerà il sud di Milano

# L’acqua è la protagonista del nuovo HQ di Cap, la società pubblica di gestione dell’acqua della Città metropolitana di Milano

Credits Urbanfile – Nuova sede Cap esterno

Progettato dallo Studio CL&AA Claudio Lucchin e Architetti Associati, l'”Arca” sarà il nuovo headquarters a emissioni zero del Gruppo Cap, la società pubblica che gestisce l’acqua della Città metropolitana di Milano. Entro la fine dell’anno verranno trasferiti qui gli uffici e il data center di Assago, per 400 dei suoi 900 dipendenti, negli spazi che oggi ospitano i laboratori, fino agli anni ’60 capannoni adibiti alla laminazione del ferro, i cui enormi blocchi di cemento sono stati inglobati nelle fondazioni.

L’acqua è la protagonista di questo nuovo edificio che viene richiamata dal laghetto della piazza sotto l’Arca dove oggi sorge il palazzo con i vecchi laboratori, che verrà demolito.

Il piano terra sarà aperto anche alla cittadinanza con una caffetteria, un foyer che sarà museo del ciclo dell’acqua con auditorium scomponibile che può ospitare fino a 200 persone, e un asilo nido ad uso non esclusivo dei dipendenti.

Leggi anche: Nuova luce per la “NAVE”, il PALAZZO ICONA di corso Italia (Fotogallery)

# L’Arca si estende per 11.000 mq, con 422 finestre e 4.000 mq di pannelli solari sul tetto

L’Arca si sviluppa su una superficie di 11.250 mq, distribuiti su sei piani e suddivisa in ambienti diversi tra loro. Caratterizzato da un look industriale con cemento e colonne a vista a dividere open space, sale riunioni e uffici dei dirigenti, la struttura è stata pensata per sembrare un’arca, con la prua sospesa sull’acqua verso il parco La Spezia, futura piazza pubblica “sommersa” in via Rimini a pochi passi dalla fermata di Romolo M2 

Credits Urbanfile – Finestre Nuova sede Cap

All’esterno ci sono 422 finestre sulla facciata di pietra lavica, di misure tutte diverse tra loro, che disegnano un labirinto di segni sul perimetro esterno per richiamare la fitta rete interrata 14.000 chilometri di condutture idriche e fognarie sotto la città.

Credits Urbanfile – Uffici interni nuova sede Cap

In tutti i piani la luce penetra nel buio della struttura dai lucernari sul tetto in pendenza, mentre una scenica vetrata irradia la sala riunioni del presidente al penultimo dei sei piani, sovrastata a sua volta da biblioteca e archivi aziendali. Dall’ultimo piano si può godere inoltre di uno dei migliori panorami cittadini: San Siro, Citylife, Porta Nuova, Velasca e Fondazione Prada. L’edificio è certificato Leed gold grazie anche ai 4.000 mq di pannelli solari e al sistema di riscaldamento con acqua di prima falda. ma 

# La riqualificazione del quartiere a sud di Romolo

Credits Luca Stortoni – Nuova sede Cap

Anche questa zona a sud della città sta completando la sua trasformazione. Dopo i campus universitari dello Iulm, architetture d’autore a firma di 5+1AA e Mario Cucinella, la costruzione del centro direzionale The Sign e le riqualificazioni dei diversi giardini, ecco il progetto del nuovo HQ di Cap. Pur non essendo previsti oneri di urbanizzazione l’azienda ha dato la disponibilità per contribuire al restyling dei percorsi verso la metropolitana e del maxi-posteggio d’interscambio di Romolo e chiudere un processo di rigenerazione partito decenni fa nell’area.

 

Fonti: UrbanfileCorriere Milano

CONTINUA LA LETTURA CON: THE SIGN: il nuovo polo sui NAVIGLI che rivoluziona lo SKYLINE di Milano

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Fiera Milano, ecco il piano strategico. L’ad Palermo: “Milano hub europeo, noi piattaforma di servizi”

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La MILANO del FUTURO: i progetti degli STUDENTI

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A city in Mind

Oltre 2.000 studenti si sono adoperati per proporre nuove idee per il benessere della città, per il suo sviluppo nel totale rispetto dell’ambiente diventando i protagonisti del cambiamento. Un progetto avanzato dalla Fondazione Triulza, Arexpo, Technopole, Landlease e sponsorizzata da EON e Intesa San Paolo. Vediamo i risultati. 

La MILANO del FUTURO: i progetti degli STUDENTI

# Milano pensa AL FUTURO

credits: imprese-lavoro.com

Ben 37 progetti sono stati presentati con l’obiettivo di sostenere Milano e altre grandi città. A partecipare sono stati più di 2.000 studenti, tra i 6 e i 14 anni di oltre 66 classi che, con grande curiosità e voglia di pensare a un futuro migliore e più sostenibile, si sono lanciati in questo nuovo progetto.

A City in Mind

Così viene inaugurata la III edizione del Concorso “A City in Mind: Salute e Benessere nella Città del Futuro” che punta a proporre nuove idee per costruire una città sempre più futuristica e inclusiva, realizzando nuove aree residenziali, parchi e giardini pubblici, strutture architettoniche innovative così come spazi comuni per attività culturali e luoghi d’incontro.

# MIND – Milan Innovation District

credits: imprese-lavoro.com

Vista la grande adesione da parte di moltissimi ragazzi, per poterne facilitare lo svolgimento e nel rispetto delle norme Covid ancora attive, si è privilegiato il lavoro da casa. Modalità che non ha per nulla scoraggiato i nostri ragazzi, i quali si sono attivati con grande creatività e dedizione nella realizzazione di progetti mirati a presentare soluzioni sempre più accessibili e sostenibili in grado di migliorare il benessere di tutti, in particolare delle città “smart” e lanciate verso il progresso, proprio come Milano.

A City in Mind

Le tematiche trattate nei progetti sono impattanti: un progetto volto a sensibilizzare le conseguenze distruttive che hanno avuto, e ancora hanno, le azioni dell’uomo sulla natura e sul clima come “La TERRA senza disturbi dà solo buoni FRUTTI!”, un altro invece mira a sensibilizzare sull’uso della lingua dei segni nel tentativo di creare spazi in cui nessuno può essere escluso come “Il desiderio in qualunque lingua”.

# I VINCITORI

credits. mi-lorenteggio.com

Circa 9.000 euro, da destinare per le attività didattiche e all’acquisto di attrezzature tecnologiche e multimediali, sono statti messi in palio per i vincitori del concorso. Ad accaparrarsi la cifra sono stati ben 6 progetti: per la categoria delle scuole Secondarie di I Grado, i 1° classificati, le Classi Seconde A – C – D per il progetto “La nostra Città del Futuro” dell’I. C. Passerini di Induno Olona (VA); i 2° classificati I. C. Calolziocorte – Plesso di Vercurago (LC) – Classe Terza S per il progetto “Grattacieli Sostenibili in Smart City” e i 3° classificato I. C. Salvador Allende di Paderno Dugnano (MI) – Classe Seconda G per il progetto “PaDu in MIND”.  Invece per la categoria Scuole Primarie: 1° classificato I. C. Martino Anzi di Valdisotto di Bormio (SO) – Classi Terze A – B per il progetto “Intreccio in città: benessere e sostenibilità”; i 2° classificati Fondazione Istituto Buon Pastore di Milano – Classe Seconda per il progetto “Seconda City”; 3° classificati ex aequo  I. C. Piazza Costa – Plesso A. Manzoni di Cinisello Balsamo (MI) – Classi Prime, Seconde, Quinte A – B – C per il progetto “GREENVILLE” e I.C.S. A. Rizzoli di Pregnana Milanese (MI) – Classe Quarta A per il progetto “La TERRA senza disturbi dà solo buoni FRUTTI!”.

FONTE: mi-lorenteggio.com

CONTINUA LA LETTURA CON: L’innovazione a Milano si chiama STARTUP: tutti i passi per avviare un’impresa di successo

SELENE MANGIAROTTI

Leggi anche: Reinventing Cities Milano, salta il bluff “green”: a Lambrate vince coop Sant’Ilario (offrendo più soldi con il progetto peggiore)

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🛑 Inaugura l’ARENA MILANO EST nel vecchio MARTINITT: sarà la REGINA dell’ESTATE?

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Credits: teatro.it
Nella storica sede dei Martinitt inaugura il 10 giugno la nuova stagione dell’Arena Milano Est. Questo il programma dell’estate.

Inaugura l’ARENA MILANO EST nel vecchio MARTINITT: sarà la REGINA dell’ESTATE?

Credits: milanoevents.it

# “Tutti (non più) a casa”

Nella storica sede dei Martinitt la sera del 10 giugno inizia la nuova stagione che si annuncia ricca di spettacoli e sorprese. Francesco Lancia e Francesco De Carlo,  due raffinati conduttori con molti anni di gavetta ed esperienza alle spalle oltre che una laurea in tasca, condurranno in presenza di pubblico una serata di “Tutti a casa”, fortunata trasmissione in streaming che ha tenuto compagnia con ospiti del mondo della cultura, scienza e spettacolo.

Pur con una disponibilità di posti ridotta rispetto alla capienza massima, 400 posti anziché gli 800 totali, i due conduttori sapranno divertire e far dimenticare i mesi vissuti all’insegna del distanziamento e del tutto tramite video e telefono. Una grande festa per celebrare l’inizio di una stagione.

Un nutrito programma di cinema, musica e live show

Il cartellone prevede molti spettacoli che dal 10 giugno al 9 settembre terranno compagnia in attesa della prossima stagione teatrale. Musica, stand-up comedy, cultura e tante risate con comici famosi oltre che gli europei di calcio che tutti si augurano di poter seguire fino alla fine tifando i nostri colori. Anche una selezione cinematografica occuperà alcune serate durante le quali la vera protagonista sarà la ritrovata presenza in un teatro che nel 2022 compirà 90 anni. Nato per allietare gli orfanelli e i meno fortunati che venivano accolti nella struttura di via Pitteri, dal 2010 il Teatro Martinitt è stato recuperato diventando un teatro per tutti.

I Martinitt, un pezzo di Milano

E’ giusto spendere qualche parola in favore dei Martinitt che dal sedicesimo secolo sono sinonimo di bimbi meno fortunati. Nei secoli hanno saputo ritagliarsi un posto importante nella storia di Milano e non solo, da eroi delle cinque giornate milanesi a imprenditori di successo quali Angelo Rizzoli, fondatore dell’impero della carta stampata a Leonardo del Vecchio fondatore di Luxottica, a Edoardo Bianchi al quale dobbiamo l’omonima fabbrica di biciclette, moto ed auto.

Le caratteristiche della nuova Arena

Tornando all’Arena Milano Est non possiamo non citare i murales che abbelliscono la struttura con i volti di molti personaggi che hanno onorato la cultura milanese, la possibilità di avere posti all’aperto e al chiuso, la presenza di angoli di street food che sfameranno, non solo con la cultura, tutti i presenti, che Leonardo Manera, Germano Lanzoni e Debora Villa saranno solo alcuni dei nomi che avranno i palco a disposizione.
 

Le perle del cartellone

Prezzi popolari, possibilità di abbonamenti per un ulteriore risparmio, Godblesscomputers e Angelica, due nomi di spicco delle nuove sonorità milanesi, “Nomadland” ed “Il cattivo poeta” e il fischio d’Inizio di Turchia Italia, partita d’esordio della nostra nazionale di calcio agli Europei, sono alcuni dei tanti validi motivi che spingeranno molti a partecipare all’estate teatrale al grido di accorciamoledistanze. Finalmente.
 
 
 

Continua la lettura con: la storia dei Martinitt

ROBERTO BINAGHI 

Leggi anche: IDROSCALO, Sabato 12 Giugno aperitivo GUD e drink a bordo piscina su accredito

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Il FESTIVAL dei QUARTIERI: i tre dove non mancare a giugno

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Credits: @YesMilano-TurismoMilano Campagna Porta Venezia

La diversità dei suoi quartieri rinforza l’identità di Milano. È forse anche questo che ha fatto partire la campagna di Neighborhood by Neighborhood lanciata da YesMilano per riscoprire la città attraverso un viaggio nelle sue zone più caratteristiche. Ogni mese alcuni quartieri si colorano di luci, manifesti, eventi e feste speciali. Ecco i tre quartieri che a giugno diventano il centro della vitalità di Milano. 

Il FESTIVAL dei QUARTIERI: i tre dove non mancare a giugno

La campagna è partita a maggio con i quartieri di Baggio, Isola e Chiaravalle. A giugno tocca a Brera, Bovisa e Porta Venezia. Attraverso una serie di eventi, una campagna pubblicitaria e un tocco di originalità, come il fatto che ogni quartiere abbia una propria playlist musicale, dopo la pandemia si riscopre una Milano tutta da vivere. Ecco gli eventi per giugno.

# Brera, quartiere borgo degli artisti 

Credits: @YesMilano-TurismoMilano
Brera eventi

L’anima artistica di Brera ritorna anche negli eventi organizzati nel quartiere. Nelle viottole bohémien della zona ci saranno eventi dove l’arte e la cultura sono le protagoniste: visite alla palazzina Appiani organizzate dal FAI, mostre, un ricco palinsesto delle Case degli Artisti e cinema e teatri tornano ad accogliere le persone con una ricca programmazione.

E per quanto riguarda la playlist per Brera, non manca anche qui quel tocco artistico. È stata proprio l’Atelier Musicale della Casa degli Artisti a preparare una colonna sonora che raccontasse le persone che hanno reso Brera quel punto di ritrovo di artisti e intellettuali. In più, alcuni degli stessi artisti hanno collaborato con Atelier Musicale e racconteranno il quartiere durante un evento della Casa degli Artisti.

# Porta Venezia, il Pride arcobaleno 

Credits: mymovies.it
Porta Venezia Pride Week

Questo giugno Porta Venezia si colora. Nel mese del Pride, ovvero dell’orgoglio della comunità LGBT+, dal 18 al 24 giugno sarà organizzata la Pride Week 2021. Non si potrà fare la classica parata tutti ammassati, ma non mancano incontri e eventi di ogni genere per festeggiare la comunità arcobaleno. Se invece si vuole scoprire la storia del quartiere afro-milanese e queer, il 24 giugno, grazie alla Cineteca Milano Meet, sarà proiettato il documentario “Porta(le) Venezia”, dove le voci dei suoi abitanti raccontano come Porta Venezia sia diventata il quartiere della sperimentazione e dell’inclusione.

La campagna di eventi sarà accompagnata dalle canzoni di Nava, cantante iraniana cresciuta proprio nel quartiere.

# Bovisa, Poli Urban Colors

Credits: jamesmagazine.it
Poli Urban Colors

Anche a Bovisa i colori saranno i protagonisti del mese di giugno. L’evento principale organizzato nel quartiere industriale di Bovisa sarà il Poli Urban Colors. Oggi la zona ospita opere di urban artist e writer che sono stati incaricati per questi primi 10 giorni di giugno di colorare le strade della zona; opere che saranno inaugurate venerdì 11. Inoltre, è proprio con il Poli Urban Colors che è nato il progetto “Un nome in ogni quartiere”, il cui obiettivo è quello di rendere ancora più caratteristiche le zone di Milano, realizzando su un muro di ogni quartiere il nome di esso.

Anche per Bovisa, poi, la musica non può mancare. Il quartiere vuole entrare nel mood estivo con suoni esotici e tropicali grazie alla colonna sonora dell’etichetta discografica indipendente Artetetra.

Fonti: mentelocale.it

Continua la lettura con: La LUSILOREULA: a Milano la PASSEGGIATA tra le LUCCIOLE

BEATRICE BARAZZETTI

Leggi anche: Festa della Filosofia: per la prima volta anche a Cinisello Balsamo

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

I MESTIERI della VECCHIA MILANO 

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Credit: clubmilano.net

Quali sono i mestieri più antichi del capoluogo meneghino? Eccone alcuni che devono essere conosciuti per forza

I MESTIERI della VECCHIA MILANO 

L’argomento è già stato trattato in questo articolo, ma ci sono ancora tanti mestieri dell’antica Milano che vale la pena di ricordare.

# Gli ambulanti: dal caffettee al polentatt

Immaginate una Milano senza supermercati né centri commerciali, con pochi negozi, ma tante figure di commercianti e artigiani che giravano per le strade, reclamizzando a gran voce i loro servizi e la loro merce. 

Qualcuno di questi personaggi l’abbiamo già incontrato negli articoli precedenti: el caffettee (venditore di caffè, magari non di prima qualità ma comunque bello caldo), el gambaree (venditore di gamberi), el ranee (venditore di rane), el giasee (venditore di ghiaccio), lo strascèe (straccivendolo) e el firunatt (venditore di collane di castagne). Ma se, anziché infilate in collane,  avessimo voluto comprare delle castagne sfuse? Allora avremmo dovuto cercare el castegnatt e, se nella nostra ricerca fossimo passati vicino a una scuola, avremmo sicuramente visto stazionare gli straccadent, che  vendevano le castagne peste, le “caramelle degli studenti”, lessate e condite con sale e semi di finocchio. 

Altri venditori ambulanti erano el ancioatt (venditore di acciughe), i Gigi de la gnaccia, cioè i venditori di castagnaccio e di torta di ceci, che giravano per le strade con un grosso tegame di rame stagnato con dentro le loro prelibatezze, el limonatt (venditore di limoni), el polentatt (venditore di polenta), el polliroeu (pollivendolo), quej dej nos (venditori di noci). Questi ultimi viaggiavano sempre in coppia: uno che richiamava l’attenzione della gente decantando ad alta voce le qualità delle sue noci e il secondo, armato di sasso, che rompeva i gusci e dava un assaggio ai passanti.

Dai venditori ambulanti, oltre ai prodotti alimentari, si poteva trovare un po’ di tutto: per esempio, cesti di vimini dal cavagnin, scope dallo scovinatt, aghi, spilli, bottoni, rocchetti di filo, “stringhe e bindelli” dal masciader (merciaio). 

C’era poi chi, anziché merce, vendeva servizi: abbiamo già conosciuto el moletta (arrotino) e el ciaparatt (chi accalappiava i topi),  ma c’era anche chi accalappiava i cani,  el ciappacan, e se el cadregatt riparava sedie, l’umbrelee (o ombrellat) e  el pigotee riparavano, rispettivamente, ombrelli e bambole.

Ma il mestiere più strano era quello del castragaj, colui che girava per le cascine castrando i galli e trasformandoli in capponi. Costui raramente si faceva pagare in denaro, preferendo infatti barattare il proprio lavoro con prodotti della cascina o, alla fine della stagione, con qualche cappone.

# I negozianti della vecchia Milano

Credit: anticacredenzasantambrogiomilano.org

Non c’erano tanti negozi, giusto quelli essenziali e un negoziante l’abbiamo già incontrato: el barbee (barbiere). Vediamone qualcun altro: el bagàt (calzolaio), el speziee (farmacista), el becchee (macellaio), el cervelee (salumiere), el formagiatt (venditore di formaggi), el fundeghee (droghiere),  el lattee (lattaio), el prestinee (panettiere), el fruttiroeu (fruttivendolo), dal quale si andava a comprare la frutta, ovviamente in base alla stagione: i magiuster (fragole) – da qui deriva il nome italiano  del cappello di paglia, rigido con cupola piatta, la “magiostrina”,  che sembra fosse indossato da chi andava per i campi a raccoglier fragole – i mugnag (albicocche), i narànz brusch  (arance dal sapore aspro) da distinguersi dal portugàll (arancia dolce), i pomm granàa (melograni), ona pica de uga (un grappolo d’uva), i scireg (ciliegie un po’ aspre, tipo amarena) alla quale facevano da contraltare i sgalfiòn (ciliegie tipo durone, dal sapore dolcissimo), i loriòn (mirtilli), i persech (pesche). E dal fruttivendolo si comprava, ovviamente anche la verdura: i tomates (pomodori), i faseau (fagioli), ona brancada de succoria (una manciata di cicoria), ona gamba de seller (una gamba di sedano), … 

C’era poi el sciostree (rivenditore di carbone), che nella sua sciostra (scantinato lungo i navigli dove si vendeva un po’ di tutto, dal carbone ai materiali da costruzione) aspettava l’arrivo dei barconi dai quali i tencit (carbonai) avrebbero scaricato la loro merce.

# E altri mestieri…

curiosità mezzi pubbliciDel menafrecc (spazzacamino) e del brumista (vetturino di carrozze) abbiamo già parlato. C’erano poi, el cavadent (dentista), el daziee (chi riscuoteva i dazi alle porte di accesso a Milano), l’mpastador de avvis (chi attaccava i manifesti) e el lampedee o pizzalamped, che girava per le strade della città non appena calava il sole ad accendere i lampioni. Un modo di dire della vecchia Milano è “Cargà come on lampedee“, espressione usata per indicare chi si muoveva carico di fardelli; infatti, il lampionaio doveva sempre portare con sé scale, smoccolatoio e bricco del carburante. 

Alla professione del pasticciere, l’ofelè, è legata un’altra espressione tipica milanese: “Ofelè fa el to mesté!” che significa “Pasticciere, fai il tuo mestiere!” e si dice a coloro che si improvvisano esperti di lavori e materie che non sono alla loro portata. 

Possiamo continuare l’elenco con el magnan o ramee (stagnino), i mizzadin (selciatori), el penelat (imbianchino), el stucheta (stuccatore) e  el trombee (idraulico). 

Si sa, in passato, nelle classi sociali più povere, anche i bambini dovevano contribuire al sostentamento della famiglia. A Milano, fra gli altri, troviamo: la piscinina, una bimba tra i 6 e i 13 anni che era apprendista della sarta, della modista o della stiratrice e che era incaricata di portare i vestiti a casa dei clienti, e el garzon del prestinee (garzone del panettiere), che, a piedi o in bicicletta, consegnava il pane e andava al mulino a prendere i sacchi di farina.

Per finire, un mestiere che, a ben vedere, è praticato ancora oggi: el manetta, il manovratore del tram, diverso dal travier, che era invece il bigliettaio. I primi tram elettrici, che entrano in servizio a Milano nel 1893, prendevano energia dalla rete elettrica tramite la perteghetta, la piccola pertica che attaccava il tram ai fili della corrente. L’altro nome della “perteghetta” è el troller, termine che dovrebbe derivare dall’inglese trolley cars, da cui “Taches al troller!”, equivalente dell’italiano “Ma attaccati al tram!”. 

Leggi anche: El MENAFRECC, el FIRUNATT, lo STRASCEE: altri 5 MESTIERI ANTICHI che hanno fatto la storia di MILANO

ANNA RITA BORDONI

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10 modi di FARE LA SPESA al SUPERMERCATO a Milano

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A Milano il super è uno stile di vita.

10 modi di FARE LA SPESA al SUPERMERCATO a Milano

#1 Quello da inverno nucleare

Svuota il supermercato.

Credits: dissapore.it – Esselunga svuotato

#2 Quello della lista

Tiene stretto in pugno il foglietto come fosse la Magna Carta. E’ una persona priva di libero arbitrio: non si azzarda ad acquistare nulla che non sia scritto sulla lista.

#3 Quello del qui e adesso

Non riesce a comprare niente che non consumi nello stesso giorno.

#4 Quello delle etichette

Si aggira tra gli scaffali come in mezzo alla giungla. Diffida di tutto. Spesso esce poi senza comprare.

#5 Quello dei pronti in tavola

Non sa cucinare. Per lui esiste solo quel reparto.

#6 L’abitudinario

Entra come un razzo, punta dritto ai suoi obiettivi che non cambia mai. Anche se potrebbe comprare in anticipo per almeno un mese, acquista solo l’indispensabile.

#7 Quello che broccola

Una leggenda metropolitana. Non si è mai visto, neppure a Papiniano pre Covid. E’ un prodotto dell’ufficio marketing.

#8 Quello che prende il biglietto

Non riesce a stare in coda, prende il numero e poi va a fare gli acquisti, spesso salta il suo numero, non gli serve neanche ma lui ha l’ansia di averlo.

#9 Quello che compra solo gli alcolici

Che paga in monetine.

#10 Quello che lascia passare

Perché vede che hai di meno. E’ il jolly dei supermercati.

Continua la lettura con: Quello che non sai dell’Esselunga

MILANO CITTA’ STATO

Il fuoco e la caverna

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Disegni di persone rupestri. Credits: https://it.sodiummedia.com/

In psicologia si studia che ogni essere umano ha due istinti fondamentali. L’istinto alla sopravvivenza e l’istinto evolutivo.

In ogni momento della nostra vita abbiamo questi due istinti vitali. Sono gli istinti che ci portano a trovare da mangiare e a rendere migliore la nostra vita e l’ambiente in cui operiamo.
Sono parte della nostra identità e a volte sono in contrapposizione. Fa parte di un processo di maturazione quello di dare sempre più spazio all’istinto evolutivo.

In questo periodo pare che l’unico istinto da assecondare sia quella della conservazione, della sopravvivenza. Mentre ha perso voce quello della crescita.
Siamo in un periodo di ritirata sociale ed esistenziale.

Questa emergenza ha messo in crisi l’idea di crescita della società che avviene attraverso la crescita delle persone. Una crescita che spesso avviene proprio attraverso il confronto con pericoli e rischi. 

Come un bravo genitore arriva a dare al figlio la libertà di prendersi dei rischi per poter crescere, così un vero governante che pensa al benessere del popolo, deve lasciare ai cittadini l’autonomia della scelta, anche e soprattutto di fronte ai pericoli della vita.

Una società che, di fronte all’esperienza del fuoco preferisce non viverla, rischia di coltivare una umanità che si oppone al principio evolutivo preferendo la sicurezza della caverna.

In cui la vita non è esperienza diretta ma consumo di tempo.  

Continua la lettura con: L’energia è la misura della civiltà

MILANO CITTA’ STATO 

copyright milanocittastato.it

Quello che UNISCE e quello che DIVIDE Milano dal resto del NORD ITALIA

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Credit: @milanoatmosphere

Oggi ci concentriamo non tanto sul carattere dei milanesi, quanto sulle distanze dai nostri vicini. Vediamo assieme dunque, con spirito critico e il massimo dell’umiltà, cosa ancora divide Milano e i suoi cittadini dal resto d’Italia, dividendo per sezioni unione/divisione e concentrandoci prevalentemente sul Nord.

Quello che UNISCE e quello che DIVIDE Milano dal resto del NORD ITALIA

# Cosa divide i milanesi dal resto del Nord? La velocità

Credit: @milanoatmosphere

A Milano è tutto ancor più rapido, veloce, e in evoluzione costante. È vero, è un aspetto che mettiamo sempre in primo piano, ma tutti sanno che è la verità.

Professionalmente e personalmente, se si vuole crescere in Italia si deve passare da qui. Anche se in altre città del nord (l’operosissima Brescia, l’industriale e imprenditoriale Torino, il Veneto stakanovista e tuttofare) in cui la maggior parte delle professioni viene mediamente svolta con perizia e impegno, quello che distingue Milano è che qui si spinge ancora più sull’acceleratore perché è la città stesso a richiederlo.

Lavorare velocemente, e lavorare al meglio delle proprie potenzialità. E non solo sul lavoro. Qualunque cosa a Milano viene fatta all’insegna della velocità. Al limite della fretta. 

# Cosa divide i milanesi dal resto del Nord? Il provincialismo

Non parliamo di abbigliamento, bensì di usanze e costumi. È una cosa difficile da spiegare, ma a mio parere e senza peccare di presunzione, sono convinto che il provincialismo inteso come chiusura mentale e una certa idea superficiale della vita cresca a macchia d’olio allontanandosi da Milano,  che è invece la città con la mentalità più aperta d’Italia (e se qualcuno ancora non ci crede, fatevi un giro da queste parti e giudicherete con i vostri occhi).

# Cosa unisce i milanesi al resto del Nord? La vicinanza con l’Europa

Credit: milano.repubblica.it

Al di là della vicinanza geografica, che già di per sé rappresenta uno stimolo a pensarla in un determinato modo, ci si rende conto che tutto il settentrione ha una versione (mediamente) più europeista dell’idea che abbiamo sull’Italia, con Milano e il Triveneto in vetta ai rapporti con gli stati a noi confinanti.

Per non parlare di Cortina, in coppia con Milano alle prossime Olimpiadi invernali del
2026.

Una spaccatura non netta, ma che in 75 anni di storia repubblicana rispecchia comunque le
idee del popolo italiano, che già nel dopoguerra erano ben diverse fra nord e centro sud, per ragioni storiche note a tutti . All’epoca, infatti, quasi tutto il nord votò compatto a favore della repubblica, mentre più si scendeva, più l’idea della monarchia la faceva da padrone.

# Cosa divide i milanesi dal resto del Nord? Squadre vincenti in Europa

Credit: eurosport.it

Forse v’immaginavate qualcosa di più nobile di un argomento come lo sport come punto
conclusivo, ma per fortuna (o purtroppo) alcuni sport come ad esempio il calcio sono diventati ormai fenomeni sociali e commerciali talmente rilevanti da meritare in certi casi la stessa attenzione di economia, politica o società (vedi recente vicenda Superlega).

Diciamo che, per ricollegarsi al punto precedente, in quanto a mentalità europea Milano non scherza affatto. Fra Milan e Inter, infatti, ci si fregia di ben 10 Coppe dei Campioni o Champion’s League che dir si voglia (7 al Milan, 3 all’Inter), senza contare le intercontinentali, mentre nella rivale calcistica per antonomasia (Torino) la Juventus plurivincente in Italia, ha vinto molto meno con due sole Champions, e il Grande Torino del dopoguerra non andò oltre una coppa Mitropa.

Se non è una divisione fra Milano e il resto del nord questa…

Restate sintonizzati, perché fra non molto dalle nostre pagine spunteranno articoli che riguardano le differenze fra nord e sud. Intanto, come sempre, aspettiamo i vostri commenti.

Continua la lettura con: 5 cose che fanno RIDERE SOLO i MILANESI

CARLO CHIODO

Copyright milanocittastato.it

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Come è strano DORMIRE in una CAPSULA nel centro di MILANO

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Credits: booking.com Ostelzz Milano

Non sono una novità per gli aeroporti, ma solamente poche città stanno abbracciando questo nuovo concept di ospitalità in una più larga scala, ampliandolo come format di hotel per la città. Si sta parlando del poter dormire in capsule, dove l’unica cosa che c’è è il letto e se va bene un tavolino dove poter appoggiare i propri oggetti personali. Forse si conoscono principalmente gli ostelli con capsule giapponesi, ma, in realtà, anche Milano ne ha uno.

Come è strano DORMIRE in una CAPSULA nel centro di MILANO

# Si pensava fosse un concept di ospitalità da adottare solo negli aeroporti

Credits: booking.com
ZZZleepandGo Malpensa

Si chiama ZZZleepandGo ed è forse stato il primo modello di ospitalità smart e veloce comparso in Italia, precisamente all’aeroporto di Malpensa. Si tratta di capsule dove poter dormire quando si è obbligati a trascorrere la notte in aeroporto, sicuramente più comode delle sedie in sala d’attesa. Tuttavia, sembrava una tipologia di soggiorno che sarebbe stata limitata ai passeggeri notturni dei voli in aeroporto. Non è stato così. Infatti, non solo in Giappone, ma anche a Milano è comparso un ostello in pieno centro che riproduce lo stesso concept: dormire dentro a delle capsule.

# Social Hostel: tecnologia e ospitalità

Credits: booking.com
Ostelzzz

Abbracciando la filosofia giapponese degli capusle hotel, Ostelzzz è il primo ostello che oltre ad un’ospitalità veloce utilizza la tecnologia per offrire un soggiorno migliore. Si chiamano social hostels e diffondono la filosofia dello “stare insieme” offrendo allo stesso tempo tutti i comfort necessari.

L’ostello milanese Ostelzzz è un edificio di 1100 metri quadrati distribuiti su 5 piani con 100 posti letto che si trova in via Giorgio Jan, fermata Lima. Le capsule, o micro-stanze, impilate una sopra e l’altra, contengono principalmente solo un letto; si potrebbe definire un nuovo modo di concepire i classici letti a castello di un ostello, garantendo però più privacy e sicurezza.

# Come funziona?

Credits: it.hotels.com
Area comune Ostelzzz

Ad Ostelzzz è quasi tutto virtuale: non c’è la reception e il check-in lo si fa da soli, non ci sono chiavi perché è l’impronta digitale ad aprirti la capsula e gli ospiti comunicano tra loro tramite un social network interno. In ogni stanza sono presenti luci a LED e schermi touch e ogni 6 cabine c’è un bagno in comune. Il punto forte di Ostelzzz è però la sua area comune: un intero piano dove poter giocare, chiacchierare, utilizzare il proprio PC o tablet, ma soprattutto interagire con gli altri ospiti.

L’obiettivo è quello di far diventare Ostelzzz nella zona tra Centrale e Porta Venezia il primo dei tanti. Milano, Londra, Parigi abbracceranno sempre di più questo nuovo modo di offrire ospitalità. Le condizioni necessarie per aprire nuovi ostelli di questo genere, però, sono: posizione ottima, preferibilmente in centro città, offrire i comfort di un hotel e rendere la tecnologia protagonista della proposta.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: DORMIRE APPESI ad un MONTE: si può fare a poca distanza da Milano

BEATRICE BARAZZETTI

Leggi anche: Hotelturist (Th Resorts): società, azionisti, management

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Lo PSICOAPERITIVO: l’APERITIVO cambia con la PERSONALITÀ

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Credit: @hotelluise

Vi sedete al vostro tavolo, avete una conversazione simpatica col barista che vi consiglia un cocktail nuovo, vi annuncia sarà il più buono che avete mai provato. Per quanto riguarda il cibo invece? Lui vi dice che ogni giorno lo chef prepara un piatto misto a seconda degli ingredienti del momento, vi piacerà, vi assicura.

Inutile dire che gli credete e che aspettate con ansia il vostro aperitivo.

E poi arriva. Le acciughe sulla focaccia non vi piacciono ma soprattutto, perché c’è dell’ananas nel vostro drink?

Non sempre fare aperitivo è un’esperienza a lieto fine ma c’è chi ha deciso di porre rimedio: basta drink che non vi rappresentano e cibo che non vi piace, ora l’aperitivo viene fatto su misura a seconda della vostra personalità.

Lo PSICOAPERITIVO: l’APERITIVO cambia con la PERSONALITÀ

# Lo psicoaperitivo: l’aperitivo in base alla tua personalità

Credit: vologratis – twitter

Non sempre fare aperitivo è un’esperienza a lieto fine ma c’è chi ha deciso di porre rimedio grazie allo psicoaperitivo, l’aperitivo in base al test di personalità.

Una volta entrati nel ristorante viene consegnato un foglio con qualche domanda sul carattere da compilare e il gioco è fatto: i drink (che possono essere analcolici) e anche il cibo che vengono serviti sono pensati su misura del cliente.

Ma non è tutto, a fine serata viene data anche una cartolina con un consiglio di vita, sempre in base alla personalità. 

Ma ora la domanda più importante: dove si trova lo psicoaperitivo?

# A Riva del Garda l’aperitivo su misura della personalità

Credit: @hotelluise

Lo psicoaperitivo si può trovare all’Hotel Luise, un hotel quattro stelle a Riva del Garda, in Trentino-Alto Adige.

Questo hotel elegante ha deciso di mettere a disposizione dei suoi clienti un’offerta un po’ stravagante e sul loto sito spiegano anche perchè.

Come scrivono: “Un bravo barman è anche una sorta di psicologo, ed è in grado di comporre il drink perfetto, nel momento perfetto, per la persona giusta.”

Le risposte del test di personalità contano quindi come un piccolo aiutino in questo lavoro di per sè già complicato.

Lo psicoaperitivo si può fare tutti i giorni dalle 17 ma solo su prenotazione.

Siete pronti a bere il drink perfetto per voi?

Continua la lettura con: All’OSTERIA SENZA OSTE dove si fa il conto da soli

ARIANNA BOTTINI

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🛑 Malpensa Express e treni per i LAGHI con una FREQUENZA (quasi) da METROPOLITANA. Ecco da quando

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Credits: @ilkalle IG

Con l’introduzione dell’orario estivo Trenord aumenta l’offerta e la frequenza dei treni da e per l’aeroporto di Malpensa e le località sui laghi. Ecco il nuovo servizio per l’estate con grossa novità.

🛑 Malpensa Express e treni per i LAGHI con una FREQUENZA (quasi) da METROPOLITANA. Ecco da quando

# Il Malpensa Express avrà quattro corse all’ora 

Treno per Orio al Serio sarà come il Malpensa Express
Credits: malpensa24.it – Treno per Orio al Serio sarà come il Malpensa Express

Il nuovo orario estivo di Trenord, che entrerà in vigore domenica 13 giugno, prevede un potenziamento del servizio ferroviario sulla tratta Milano-Malpensa. Il Malpensa Express avrà di nuovo un collegamento con cadenza ogni 30 minuti sia da Milano Cadorna che da Milano Centrale.

Oltre a questo è prevista la riattivazione dell’ultima corsa serale da Milano Centrale a Malpensa Aeroporto, con partenza alle ore 23:25 e arrivo al Terminal 1 di Malpensa alle 00:16. In totale ci saranno 4 corse ogni ora per direzione tra il capoluogo lombardo e lo scalo internazionale, con attestazione di treni solo al Terminal 1 in attesa della riattivazione dei voli anche dal Terminal 2.

# La nuova offerta destinazione laghi

Credits: pepitaviaggi.com – Lago di Como

Anche sulla direttrice Milano-laghi ci sarà un arricchimento dell’offerta. Vediamo nel dettaglio:

  • fino al 29 agosto cinque corse, tra Milano, Colico e Lecco. In particolare il treno da Milano Porta Garibaldi alle 7.22 per Colico, provincia di Lecco, e quella di ritorno da Colico delle 18.37, nei giorni festivi;
  • sulla linea Milano-Lecco-Sondrio-Tirano tutte le corse effettueranno la fermata di Mandello del Lario, al minuto .48 per i treni diretti a Milano Centrale e al minuto .12 per i treni diretti a Sondrio e Tirano;
  • per milanesi diretti sul Lago di Garda, sarà attivo fino al 29 agosto il nuovo treno da Milano Centrale con partenza alle 8.50 verso Verona Porta Nuova, il sabato e nei festivi. Negli stessi giorni rimangono sempre attivi i treni partenza da Verona P.N. alle 11.15 e arrivo a Milano C.le alle 13.05 e quello con partenza alle ore 18.16 e arrivo alle 20.05;
  • sempre fino al 29 agosto sulla linea Milano-Gallarate-Luino saranno attivate nelle giornate festive due nuove corse: quella da Gallarate alle 10.19 per Luino e quella da Luino alle 10.44 per Gallarate.

# Inaugura la nuova stazione di Como Camerlata: snodo di interscambio tra le linee verso la Svizzera e la Milano-Saronno-Como Lago

Credits: comozero.it – Nuova stazione Como Camerlata

Una grossa novità riguarda l’attivazione di una nuova fermata, Como Camerlata, che darà vita a uno snodo di interscambio fra le linee di collegamento con la Svizzera e la linea Ferrovienord Milano-Saronno-Como Lago. La fermata andrà a sostituire la Albate Camerlata sulle linee S11 Rho-Milano-Como-Chiasso, Lecco-Molteno-Como, S40 Como-Mendrisio-Varese, S10 Bellinzona-Mendrisio-Como.

Fonti: MilanoToday, Il Giorno

Continua la lettura con: FRECCIAROSSA: il progetto per RADDOPPIARE i TRENI da Milano per l’Umbria

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Cosmesi italiana, botta da 50 milioni per Intercos. La famiglia Ferrari maledice le mascherine

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Le migliori AZIENDE del MONDO: tre sono di MILANO

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Credits: businesspeople - GlobarRankRep 2021

La classifica Global Reptrak 100 raggruppa le aziende con la migliore reputazione globale. L’Italia ne piazza 7 in classifica e di queste quasi la metà sono di Milano. Vediamo quali sono.

Le migliori AZIENDE del MONDO: tre sono di MILANO

# Tra le 100 migliori aziende al mondo per reputazione, 7 sono italiane di cui 3 milanesi

Credits: businesspeople – GlobarRankRep 2021

La Global Reptrak 100, la classifica delle aziende con la migliore reputazione globale, è giunta quest’anno alla sua undicesima edizione. Per stilarla viene utilizzato il “Reputation Score” che in modo matematico produce una sintesi della percezione che il pubblico ha nei confronti di uno specifico brand in base a parametri quali produzione e servizi, innovazione, posto di valore e leadership.

La scala dei punteggi va da 0 a 100. In occasione dell’edizione 2021 è entrato a far parte della valutazione un altro parametro, l’Esg Score, che analizza il rapporto con l’ambiente, le attività legate alla responsabilità sociale e anche la governance. 

L’Italia ne piazza 7 in classifica e di queste ce sono 3 di Milano. Vediamo quali sono.

#1 Pirelli

Credits: sicilianews24.it – Sede Pirelli

Alla posizione numero 25 della classifica troviamo Pirelli, la storica multinazionale produttrice di pneumatici e prima azienda milanese in classifica. Nonostante sia in calo di qualche posizione rispetto all’anno scorso è stabile al primo posto nel suo settore.

#2 Armani

Credits Andrea Cherchi – Sede Giorgio Armani Spa

La seconda azienda di Milano tra quelle con la migliore reputazione globale è la Giorgio Armani Spa, alla posizione numero 61 nella classifica generale. La maison precede il colosso informatico Adobe Systems e il gruppo del lusso francese LVMH Group. Il fondatore e proprietario dell’azienda, Giorgio Armani, risulta anche sul terzo gradino del podio tra i miliardari italiani, dopo Leonardo Del Vecchio e Massimiliana Landini.

#3 Prada

Credits: conoscimilano.it – Prada in Galleria

La terza milanese in classifica è un altro brand del fashion internazionale, Prada, di proprietà di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Riconosciuto in tutto il mondo, occupa l’84esima posizione davanti a colossi come Nestlé, Hilton Hotels e Roche e al settimo tra i marchi italiani.

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FABIO MARCOMIN

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