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Nasce la prima RETE italiana di NEGOZI GENTILI: dove si trovano sorrisi e buone maniere

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Credit: ilriformista.it

Oramai nei negozi si può trovare di tutto, ogni oggetto da noi desiderato o anche solo immaginato sarà risposto su uno scaffale in bella vista, pronto per essere comprato.

Ma c’è una cosa che è difficile da trovare: la gentilezza.

Per questo in Italia è nata la prima rete di negozi gentili, i negozi dove si coltiva gentilezza per cambiare il mondo con piccoli gesti.

Nasce la prima RETE italiana di NEGOZI GENTILI: dove si trovano sorrisi e buone maniere

# Coltiviamo Gentilezza

Credit: coltiviamogentilezza.it

Nasce la prima rete di Negozi Gentili in Italia, un progetto promosso dall’associazione di promozione sociale Coltiviamo Gentilezza, da AiParc Associazione Italiana Parchi Culturali con le associazioni Acove e Aicast di Vico Equense.

Da tre anni Coltiviamo Gentilezza, da un anno APS, propone attraverso la condivisione di azioni e parole una sociologia pedagogica positiva per contrastare la violenza in tutte le sue forme.

Promuove un linguaggio positivo e propositivo che pone l’accento sulle cose belle della vita e sul rispetto per le altre persone.

La loro mission? Diffondere esempi di gentilezza e buone pratiche spinti dell’idea che ogni piccolo gesto di gentilezza e ogni piccola parola possano determinare un cambiamento nel mondo.

# Cosa sono i negozi gentili

Credit: ilriformista.it

Dopo incontri formativi e festival della gentilezza, l’associazione ha trovato un nuovo modo per partecipare a questo progetto: aderire alle categorie gentili.

Come spiega Margherita Rizzuto responsabile del progetto: “Da una parte questo aiuta a sostenere l’associazione nel portare avanti i suoi progetti con un contributo. Dall’altra coinvolge nella rete dei coltivatori di gentilezza le più disparate realtà che attraverso le loro attività aiutano a diffondere gentilezza, diventando essi stessi promotori del progetto”.

Ma che cosa significa davvero aderire al progetto Coltiviamo Gentilezza? Con questa adesione si entra a far parte di un network virtuoso che ha l’obiettivo di cambiare il mondo a suon di belle parole e gesti gentili.

Tutti i negozianti che aderiscono a questo progetto adottano un decalogo da rispettare e promuovere nella propria attività. Nel caso dei negozi gentili tra i 10 punti possiamo leggere: propongo la mia merce a un giusto prezzo, accolgo i miei clienti come ospiti speciali, scelgo prodotti che rispettano le persone e l’ambiente, i miei locali sono puliti e accoglienti etc.

# Il sogno di un mondo dove la gentilezza è normale

Le associazioni vicane stanno lavorando da diverso tempo ad un’idea di città inclusiva, aperta, disponibile e cortese, sia rispetto ai propri cittadini, sia rispetto ai turisti.

L’idea nasce da Mena Cacciopoli, referente Coltiviamo Gentilezza nella penisola sorrentina. Queste le sue parole: “Nella mia azienda, ho già creato un angolo gentile, pensato per offrire benessere e veicolare messaggi positivi. Con le associazioni AiparC, Acove e Aicast, abbiamo immaginato la forza dirompente di un utilizzo condiviso di pratiche gentili e abbiamo lanciato l’idea di una Rete di Negozi Gentili. Nei negozi gentili si offre ascolto, accoglienza, sorriso e rispetto”.

Il grande sogno di questo progetto è che la benevolenza e la gentilezza che spingono questi negozi diventino la normalità.

Come spiega la dottoressa Viviana Hutter, presidente dell’associazione e sua fondatrice: “La gentilezza è un’energia e scegliere di farsi animare da questa forza significa vivere meglio e in armonia con chi incrociamo sul nostro cammino”.

Fonti: ilriformista.it

Continua la lettura con: All’OSTERIA SENZA OSTE dove si fa il conto da soli

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Lombardia in zona bianca dal 14 giugno e addio al coprifuoco

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SPIAGGIA e TUFFI allo Scalo Farini? Rilanciamo il progetto per il 2030

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Saluti da Rio De Janeiro? Macché, in questa immagine realizzata da Milano Panoramica si tratta di uno degli ipotetici “domani” dello Scalo Farini, in pieno centro a Milano.
Un progetto avveniristico che è tramontato. Eppure andrebbe rilanciato. Ecco perchè.

SPIAGGIA e TUFFI allo Scalo Farini? Rilanciamo il progetto per il 2030

“Avremo la spiaggia a Milano”, auspicava Milano Panoramica alcuni anni fa che descriveva così il progetto:

“Via ai lavori di ripristino dello scalo Farini, con la sua acqua balneabile occuperà circa 350.000 mq, comprese spiagge, prati, boschi e un approdo, lungo il perimetro. I binari in arrivo alla Stazione Garibaldi verranno completamente interrati #milano #spiaggia #scalofarini”, concludeva il post via Facebook.

mare milano milano panoramica
mare milano milano panoramica

# La prima idea di Zucca Architettura

Un’idea non del tutto unica: correva l’8 maggio 2009 quando l’internauta Zucca Architettura pubblicava su mareascalofarini.blogspot.it: “A Milano Scalo Farini è da tempo in gran parte dismesso, tutta l’area verrà presto trasformata, i pochi binari che rimarranno per giungere a Stazione Garibaldi e proseguire nel passante ferroviario potrebbero essere interrati.

Il grande spazio libero che ne deriva (circa 600.000 metri quadrati) sembra fatto apposta per accogliere il “mare a Milano”, un bacino d’acqua che diventerebbe un “rifugio balneare” prossimo al centro della città. Con la sua acqua balneabile il mare a Scalo Farini potrebbe occupare circa 350.000 m2, comprese spiagge, prati, boschi e un approdo, lungo il perimetro. Altri 100.000 m2 nel disegno sono dedicati a unaltro spazio pubblico, dove far sorgere una collina verdeggiante, abbastanza alta da fornire un punto di vista panoramico sulla città.

# Perchè non rilanciarlo?

Elaborazione: Iulia Radu
Elaborazione: Iulia Radu

Il progetto approvato per lo Scalo Farini non prevede nulla di questo tipo e ha spento l’entusiasmo dei milanesi più visionari. Eppure l’idea originale non deve essere abbandonata. Come hanno insegnato Porta Nuova e City Life Milano riesce a trasformare l’impossibile. 

La città che ha creato dal nulla l’Idroscalo e che in pochi anni ha mutato faccia colonizzando il suo cielo, perchè non può osare l’impossibile, portando il mare a Milano?

Se non lo si può fare i Farini ci sono ampi spazi che potrebbero essere presi in considerazione. Soprattutto nel settore sud-sud est, quello stesso che un tempo era bagnato dal lago Gerundo e che oggi è in gran parte costituito da campi agricoli. 

Perchè non immaginare qualcosa di grandioso che potrebbe segnare un nuovo orizzonte per il futuro di Milano?

Continua la lettura con: il lago Gerundo

MILANO CITTA’ STATO 

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🛑 In arrivo a Milano il primo CAR SHARING per i PENDOLARI

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Sarà così? Credits: @unlimitedberlin IG

Per rendere Milano una città ancora più sostenibile una delle priorità dell’attuale giunta è di diminuire le auto private che ogni giorno vengono parcheggiate sulle strade.

I car sharing possono essere una buona soluzione ed effettivamente a Milano sono molto usati. C’è però una categoria di persone per cui i car sharing attuali non sono una soluzione: i pendolari. Considerando anche l’area B, per chi arriva da fuori Milano rischia di essere sempre più off limits. 

Palazzo Marino sta gettando le basi per il nuovo servizio di car sharing che potrebbe fare al caso loro.

🛑 In arrivo a Milano il primo CAR SHARING per i PENDOLARI

# Il nuovo car sharing per ridurre le auto private

Credit: mocautogroup.com

A Milano ci sono quasi due milioni di auto private, e se il numero di macchine dei milanesi si può ridurre migliorando i trasporti e i collegamenti (che di per sè sono già buoni), che ne è dei pendolari?

Palazzo Marino sta pensando una nuova formula di car sharing con un unico obiettivo:  diminuire il numero di auto private parcheggiate a Milano, trovando una soluzione che possa essere utile anche ai pendolari che abitano nella grande città.

Il progetto consisterebbe in un nuovo sistema di car sharing a “stallo fisso”.

Nei giorni scorsi la giunta di Sala ha approvato le linee di indirizzo del nuovo avviso pubblico che sarà pubblicato nelle prossime settimane.

Vediamo come funzionerà.

# Il car sharing “station based”: come funziona

Credit: milanotoday.it

Il sistema “station based” è basato sulla presenza di stazioni in cui il noleggio viene avviato e concluso grazie al posizionamento delle auto in stalli predefiniti.

Il bando del comune prevede infatti di mettere a disposizione degli operatori interessati appositi stalli su suolo pubblico, che saranno assegnati in concessione onerosa a seguito di procedura ad evidenza pubblica.

Il bando prevede inoltre che i veicoli delle flotte “station based” siano elettrici plug-in o range extended, ibridi, alimentati a metano (anche bimodali), a GPL (anche bimodali), a benzina, rispettando lo standard di inquinamento più performante al momento dell’immissione in servizio.

Il parco veicoli dovrà essere periodicamente rinnovato, in modo da essere sempre in linea con le norme comunitarie in materia di emissione di inquinanti e di CO2, e dovrà avere le caratteristiche richieste per la circolazione senza deroghe in Area B e Area C.

Il servizio di car sharing dovrà essere assicurato continuativamente per tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 e per ora la flotta minima prevista è di 100 veicoli.

Gli stalli fissi saranno 153 e verranno messi a disposizione di 100 località.

L’operatore dovrà garantire un idoneo servizio di assistenza attraverso un call center operativo per tutta la durata del servizio.

# Una Milano più sostenibile

Come sottolinea l’assessore alla Mobilità Marco Granelli :“Il potenziamento del sistema di car sharing si inserisce nell’ampia offerta di mezzi in condivisione disponibile in città. É coerente con gli obiettivi che questa Amministrazione ha fissato nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile e confermato attraverso provvedimenti come Area B.”

Queste misure hanno l’obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti, diminuendo la circolazione dei mezzi privati e favorendo il trasporto pubblico o l’uso dello sharing che a Milano è già molto usato.

Ad aggiungersi ci sarebbe anche un desiderio ancora più grande per l’inizio del 2024: l’immissione di flotte esclusivamente elettriche per una Milano sempre più sostenibile.

Fonti: milanotoday.it

Continua la lettura con: Ikea sviluppa Höga, l’AUTO elettrica che possiamo MONTARE da soli (video del concept)

ARIANNA BOTTINI

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Aboliamo il PEDAGGIO per rilanciare il TURISMO

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Credits: quotidiano.it Casello autostradale

Sono tanti i settori duramente colpiti in questo periodo, di sicuro il turismo è tra quelli che ne ha risentito maggiormente; turismo che è una delle principali fonti di entrate dell’economia italiana. Dovremmo tentare un suo rilancio in tutti i modi possibili con nuove iniziative e nuove idee. Perché non abolire il pedaggio autostradale?

Aboliamo il PEDAGGIO per rilanciare il TURISMO

# La privatizzazione delle autostrade: pochi costi e guadagni assicurati

Credits: quotidiano.it
Casello autostradale

Le autostrade sono state costruite con i soldi e i sacrifici degli italiani, grazie a privatizzazioni estremamente discutibili qualcuno si è trovato una vera e propria miniera d’oro ad un prezzo ridicolo. Pensiamo cosa costi solo andare da Milano a Varazze o da Milano a Reggio Calabria. Pensiamo a quante auto, camion e moto ogni giorno percorrono la rete autostradale.

I costi di gestione e manutenzione sono poca cosa in confronto ai guadagni giganteschi, un po’ di asfalto, la sostituzione di qualche cartello arrugginito, un po’ di vernice e lo stipendio dei casellanti che sono sempre di meno…

# La società autostrade dovrebbe far viaggiare gratis

Credits: corriere.it
Ponte Morandi

Tanto per fare un esempio, nel solo 2016 le società concessionarie della rete hanno incassato 5,7 miliardi di euro a fronte di 2,9 miliardi di spese varie e costi di manutenzione. Dopo quanto accaduto a Genova, inoltre, parlare di manutenzione pare quasi grottesco. Una tragedia evitabilissima dovuta ad una gravissima negligenza e ad una condotta criminale. Non dimentichiamoci poi degli eterni cantieri dai costi incerti.

La società autostrade dovrebbe lei stessa proporre di viaggiare gratis, dopo quanto accaduto. Spesso si rinuncia a spostarsi proprio per le altissime tariffe del pedaggio. Una soluzione del genere darebbe una formidabile spinta agli spostamenti, soprattutto nei fine settimana, incentivando gli arrivi dei turisti stranieri!

# Se si abolisse il pedaggio

Si potrebbe attuare almeno per qualche anno, o al limite far pagare una quota fissa per un utilizzo della rete autostradale illimitato come già avviene in Austria o Svizzera. In Germania le autostrade sono gratis. Di sicuro non fallirebbero, ma hotel, ristoranti, case vacanza e musei… e tutto l’indotto del turismo ne avrebbero un grandissimo ritorno.

Soprattutto il ritorno per lo Stato in termini di pubblicità per l’iniziativa e di indotto sarebbe superiore alle perdite. 

Continua la lettura con: Nasce in Lombardia l’AUTOSTRADA del FUTURO: ricarica i veicoli mentre la PERCORRONO

ANDREA URBANO

copyright milanocittastato.it

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🛑 Arrivano a Milano le PENSILINE INTELLIGENTI per movimentare l’attesa dei mezzi pubblici

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Credits: www.igpdecaux.it

L’attesa dei mezzi pubblici sarà sempre più confortata da coperture, le famose pensiline, che si aggiungeranno alle molte già esistenti.

Arrivano a Milano le PENSILINE INTELLIGENTI per movimentare l’attesa dei mezzi pubblici

Ma la vera novità sta nel fatto che alcune di queste strutture, grazie all’energia solare ricavata da appositi pannelli installati sul tetto, avranno i display sui quali sarà possibile leggere le informazioni riguardanti i tempi di attesa e, il tutto, con zero impatto ambientale. Lo schermo a LED, così alimentato, fornirà continue informazioni agli utenti che potranno godere del servizio.

# 40 nuove pensiline intelligenti: dove saranno?

Credits: leggo.it
pensilina intelligente

Per aiutare a individuare le fermate più adatte a ricevere questo tipo di servizio, l’assessore Granelli ha chiesto la collaborazione dei vari municipi che, forti della loro esperienza sul territorio, dovranno indicare i punti più consoni. La pensilina alla quale si fa riferimento è quella più nota situata al quartiere Valsesia, vicino al Parco delle Cave. Sotto agli alberi, situati tra Via Gozzoli e via Bagarotti, si può tranquillamente osservare la struttura coperta con seduta per chi attende e un display luminoso che lascia scorrere continue informazioni.

Viale Forlanini, via Ripamonti, Piazza Firenze e piazzale Baracca sono alcuni siti già designati a ricevere le pensiline intelligenti. Con le 40 che verranno sistemate, arriveremo a 100 nel solo Comune di Milano, con grande soddisfazione da parte delle autorità che ricordano il piano in via di svolgimento che prevede di soddisfare parte della richiesta di energia elettrica con pannelli fotovoltaici.

# Una collaborazione tra Milano e IGPDecaux

Credits: brand-news.it
pensilina intelligente

I due depositi di San Donato e Precotto saranno dotati di pannelli atti a produrre: circa 420 kW per il primo, mentre per Precotto l’impianto a pieno regime dovrebbe produrre 1252 kW. Tornando alle pensiline, il Comune si avvarrà della collaborazione della concessionaria IGPDecaux, che garantirà la manutenzione delle strutture utilizzate dalla società di casa madre francese come media, grazie ai grossi schermi laterali nei quali si succedono numerosi spot pubblicitari. Un binomio di interessi nel quale il risvolto sociale ha un grande impatto oltre che una notevole utilità a favore dei tanti utenti dei mezzi pubblici milanesi.

Continua la lettura con: I POSTER pubblicitari da INDOSSARE quando PIOVE: arriveranno anche a Milano?

ROBERTO BINAGHI

Copyright milanocittastato.it

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Nel DESERTO è comparso un LAGO ROSA che sembra fatto di caramelle

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Credit: siviaggia.it

Siete nel deserto, i quaranta gradi sono stati superati da un bel po’, non sapete quanto manca per arrivare ma la stanchezza ormai si fa sentire, paghereste oro per rinfrescarvi qualche minuto. E poi eccolo lì, un lago rosa davanti ai vostri occhi.

Sembra assurdo ma esiste davvero, nel bel mezzo del deserto è apparso un lago rosa che sembra fatto di caramelle.

Nel DESERTO è comparso un LAGO ROSA che sembra fatto di caramelle

# Lo strano caso del lago rosa nel deserto

Credit: @a_man_with_a_third_eye_

Gli Emirati Arabi Uniti sono sette, ricordiamo sempre Abu Dhabi e Dubai ma ce ne dimentichiamo sempre qualcuno che in realtà può riservare grandi sorprese.

Tra questi troviamo Ras al-Khaimah. Lentamente questo emirato sta attirando l’attenzione dei viaggiatori per i suoi paesaggi unici: tra le spiagge, le montagne, i panorami mozzafiato e i deserti, in questo luogo c’è proprio qualsiasi cosa.

Anche un lago rosa.

# Photoshop o forza della natura?

Credit: siviaggia.it

Quando si vede una foto di un lago rosa nel bel mezzo di un deserto la prima cosa che si pensa è che sia il risultato di uno scrupoloso lavoro di Photoshop, chi ci crederebbe davvero?

Un lago non può comparire dal nulla e tantomeno essere rosa, figuriamoci entrambi. Coi giorni però le foto hanno iniziato a girare sui social, così cittadini e turisti spinti dalla curiosità hanno fatto questo viaggio per raggiungere il famoso lago rosa ed eccolo lì: un regalo della natura color zucchero filato.

Questo lago che sembra fatto di caramelle è apparto a Al Saraya, a nord di Ras Al-Khaimah e misura 40 metri di lunghezza e 10 di larghezza.

Trovandosi a soli 100 metri dalla costa, crea uno spettacolo tricolore unico: il lago rosa, il deserto rosso e l’acqua blu dell’oceano.

Ma perchè questo lago è rosa? Il colore sarebbe una naturale conseguenza della presenza di alghe rosse che si trovano solitamente in questi bacini idrici.

# I laghi rosa nel mondo

Credit: siviaggia.it

Quello di Ras Al-Khaimah non è l’unico lago rosa nel mondo e nemmeno il più grande.

Il più famoso è il lago Hillier, un lago australiano situato a nord-est di Middle Island, la più grande isola dell’arcipelago Recherche, a sud delle coste dell’Australia Occidentale.

Lungo circa 600 metri e largo 250 circa, il lago è diventato una star mondiale a causa del permanente colore rosa delle sue acque.

Quello che invece rende unico il lago di Ras Al-Khaimah è sicuramente la sua posizione in mezzo al deserto ma anche la sua comparsa improvvisa.

Vedere comparire un lago nel deserto è una cosa strana ma vedere comparire un lago rosa nel deserto è una cosa che ha dell’incredibile.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Il LAGO A POIS che cambia COLORE: l’ispirazione naturale per l’URBANISMO TATTICO

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Vincenzo De Luca: “La Terra dei fuochi è in Lombardia”. L’ennesima scemenza del governatore

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RICCIONE: nell’ex tempio della musica elettronica nasce il MUSEO DISCOCRATICO

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Credits: artribune.com MUDI

Era considerata una delle discoteche più famose d’Italia e sicuramente inserita tra le più belle della riviera romagnola, oggi nello stesso posto è nato un museo.

RICCIONE: nell’ex tempio della musica elettronica nasce il MUSEO DISCOCRATICO

# MUDI: il primo museo italiano che unisce l’arte al mondo di una discoteca

Credits: artribune.com
MUDI

Chiuso dal 2019, quello che era ed è tutt’ora il tempio della musica elettronica è stato trasformato in un museo, o meglio. Si chiamerà MUDI il primo MUseo DIscocratico italiano e aprirà proprio nella discoteca più famosa di Riccione, il Cocoricò. Frequentato da tutti e centro della movida romagnola, il Cocoricò è stato oggetto di un crowfunding per ultimare la ristrutturazione e lanciare un’idea particolarmente innovativa: un museo dentro ad una discoteca.

Coerentemente con quello che è lo spirito del Cocoricò, ovvero divertimento e musica, il nuovo museo sarà all’insegna del digitale. Videoarte, performance live, musica dal vivo, pittura, scultura, fotografia e teatro saranno accolti nel nuovo spazio inserito nella discoteca. Inoltre, ci si potrà immergere nella NFT art e nell’arte 3D.

# Il Cocoricò rimarrà il simbolo della musica elettronica

Credits: deerwaves.com
Cocoricò prima della chiusura

Non bisogna pensare, però, che il Cocoricò smetterà di essere il simbolo della musica elettronica. Infatti, il MUDI occuperà solo parte dello spazio della discoteca, la restante continuerà a essere la sala da ballo che tutti conoscono. L’iniziativa parte dall’idea di Enrico Galli e Antonella Bonicalzi, i proprietari del Cocoricò, insieme a Mike Pagliarulo, direttore artistico. Si tratta di un modo per risollevare quelle che erano le sorti della discoteca, sperimentando allo stesso tempo un nuovo luogo per la fruizione dell’arte. Il pubblico rimane lo stesso, chi vuole frequentare il locale, ma il Cocoricò permetterà ai suoi ospiti di abbracciare il mondo dell’arte, anche se non era quello che stavano cercando.

# Si vuole riscoprire il mondo della notte

Credits: zero.eu
MUDI

L’obiettivo del progetto è anche quello di riaccendere i riflettori sul mondo della notte. All’interno dello spazio museale saranno mostrate alcune foto storiche che fanno capire quanto, prima, il mondo della notte fosse molto più libero, al contrario d’oggi. Per questo, il Cocoricò vuole unire l’arte e la musica alle persone, in notti tutte da vivere!

Fonti: artribune.com

Continua la lettura con: La DISCOTECA di culto diventa la “cappella sistina” della STREET ART

BEATRICE BARAZZETTI

Leggi anche: Come si risolve il problema del PM10 nella pianura padana?

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Corso SEMPIONE: come procede la RIQUALIFICAZIONE per gli Champs Elysee di Milano

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Fonte: UrbanfileRidistribuzione parcheggi Corso Sempione

Avanzano i lavori per la riqualificazione di corso Sempione che, nel progetto del sindaco Sala, si ispira ai parigini Champs elysee, diventando molto più votato a un utilizzo pedonabile e per ciclisti. Sarà davvero così? E come sta procedendo il progetto?

Corso SEMPIONE: come procede la RIQUALIFICAZIONE per gli Champs Elysee di Milano

# I nuovi posti d’auto: la soluzione più green ma a sfavore dei commercianti e dei locali del quartiere

Credit: milano.corriere.it – Come sono i parcheggi ora e come lo saranno dopo la riqualificazione

Partita una campagna che combatte la sosta selvaggia praticata da molti automobilisti che parcheggiano tra gli alberi del viale, si stanno disegnando i nuovi parcheggi ricavati dalle corsie centrali più esterne.

Riducendo il flusso dei due sensi di marcia si stanno ottenendo 270 posti auto a pagamento che sacrificano, come numero, quelli fino ad oggi ottenuti lasciando le vetture tra gli alberi sugli ampi marciapiedi ai lati del viale.

Sa da un lato c’è la sacrosanta volontà di difendere gli spazi verdi, dall’altra c’è la consapevolezza, tra residenti e gestori di locali pubblici, che diventerà molto difficile trovare uno spazio dove lasciare il proprio mezzo.

Tutta la zona che va dall’Arco della Pace fino a Piero della Francesca, passando per Sarpi, si era affermata come particolarmente vivace la sera, anche perchè era ormai l’unica parte di Milano con ampi spazi per lasciare l’auto. Presto non sarà più così: che impatto potrebbe avere questa decisione sulla vitalità della zona?

# Largo alle ciclabili, restrizione della carreggiata

Credit: fanpage.it

A questo primo obiettivo si aggiunge una pedonalizzazione e una costruzione di piste dedicate ai velocipedi sempre più voluta dalla giunta di Sala.

Considerando la larghezza del viale parigino che con i suoli 58 metri esce sconfitto dagli oltre 90 metri di quello milanese, si presuppone ci siano grandi possibilità di sviluppare ciclabili e strade pedonabili senza sottrarre libertà di movimento a macchine e moto.

Se da un lato si vogliono tutelare gli spazi verdi e si vuole, anzi si deve diminuire l’inquinamento, da un altro si deve razionalizzare e non criminalizzare il trasporto privato, anche perché molti che arrivano da fuori usano questa arteria per poter lavorare o partecipare alla vita della città.

Considerando che il viale era molto largo e già consentiva una ampia agibilità e sicurezza per le biciclette, la domanda che molti si fanno è se non sia eccessiva e forse inutile in questo caso la costruzione di una lunga e larga ciclabile, a discapito di una vasta parte della carreggiata in un’arteria fondamentale per l’ingresso e l’uscita in città?

# Il confronto con Parigi

Credit: paris-forever.com – Champs Elysee

Per i resto la somiglianza tra i due viali è evidente e sicuramente fonte di sana competizione, specie per una evoluzione nel concepire mobilità e trasporti.

L’investimento è di 4 milioni di euro provenienti dai fondi europei Pon Metro, interessa l’area che va dall’incrocio via Melzi d’Eril/Canova fino all’incrocio tra via Emanuele Filiberto/via Biondi e la fine dei lavori è prevista per la primavera del 2022.

Continua la lettura con: 5 cose che fanno RIDERE SOLO i MILANESI

ROBERTO BINAGHI

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7 PAROLE CHIAVE per capire la NUOVA Milano

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Credits: orticamemoria.com Dialoghi: Rap a Milano - Murales Ortica

Milano è in evoluzione, mai uguale a se stessa. Per capirla bisogna conoscere le parole che fotografano il suo presente e quelle che preparano al suo futuro. Vediamo quali sono.

7 PAROLE CHIAVE per capire la NUOVA Milano

#1 Skyline

Credits: Andrea Cherchi (c)

A Milano stanno spuntando grattacieli come funghi non solo nei due principali quartieri di Porta Nuova e Citylife, ma anche in zone ancora “vergini” come lo scalo Romana con la Torre Faro A2A. 

Fino a qualche tempo fa lo skyline non esisteva, c’era “solo” la Madonnina. Ora è diventato uno dei simboli di Milano. 

#2 Rendering

Piazza San Babila

Non passa settimana senza la presentazione di un progetto di trasformazione di una piccola o grande porzione della città, che sia una piazza, uno scalo ferroviario o uno nuovo grattacielo. Il rendering, in cui non mancano mai alberi, verde e persone che passeggiano, è lo strumento principale utilizzato per mostrare il cambiamento futuro dell’area in questione.

#3 Ciclabili

Credits: tg24.sky.it

Il futuro a Milano sarà votato sempre più alla sostenibilità e alle biciclette. Complice anche la pandemia nella nostra città sono stati realizzati decine di chilometri di piste ciclabili, altre sono in costruzione e altre ancora verranno messe in cantiere, per fare diventare Milano l’Amsterdam d’Italia.

La ciclabile è ancora di più, un vero e proprio dogma ideologico che ormai divide in due i cittadini. Tra chi le innalza a soluzione universale e chi le considera il male assoluto. 

#4 Sharing

Credits: Andrea Cherchi – In Monopattino a Milano

Se non è possibile prenderlo in sharing, con il noleggio in condivisione, un milanese non prenderà in considerazione nessuno nuovo mezzo di trasporto. Biciclette, monopattini, scooter, auto, a Milano è possibile noleggiare tutto con una semplice app, senza più bisogno di possedere niente.

Una cosa che ha rivoluzionato l’idea del milanese individualista, ossessionato dalla proprietà. In primis del mezzo di trasporto. 

#5 M4 

La M4 è la parola chiave del futuro prossimo, in teoria avrebbe dovuto essere anche quella del presente se la nuova linea metropolitana avesse aperto. L’inaugurazione è al momento fantasma, inizialmente era previsto l’apertura entro Expo2015 delle prime tre fermate da Linate a Stazione Forlanini, poi a Gennaio 2021 e infine ad Aprile 2021. Ad oggi tutto è sospeso e sta alimentando leggende metropolitane e battute tra milanesi. 

Ma secondo te quando aprirà l’M4?, è un modo per rompere il ghiaccio con chiunque. 

Leggi anche: M4: 7 CURIOSITÀ che forse non sai sulla METRO del FUTURO

#6 Street art

Credits: orticamemoria.com
Dialoghi: Rap a Milano – Murales Ortica

Per anni la vernice sui muri a Milano significava solo una cosa: imbrattamento. Negli ultimi tempi però la cosa è cambiata. Certo, i muri sono spesso deturpati da tag e scritte, però i palazzi hanno ripreso anche nuova vita grazie a murales, spesso meravigliosi. La street art è diventata una strategia di riqualificazione che sta trasformando interi quartieri, specie quelli più periferici. Basterà a rilanciarli?

#7 Olimpiadi

Nel 2026 Milano ospiterà insieme a Cortina d’Ampezzo le Olimpiadi Invernali. Un altro evento internazionale dopo Expo2015 proietterà la città, anche se per due sole settimane, alla ribalta mondiale. Olimpiadi per Milano significherà anche trasformazione e riqualificazione di due poli importanti: lo scalo di Porta Romana che ospiterà tra l’altro il villaggio olimpico, che poi diventerà uno studentato, e Santa Giulia Nord con l’arena del ghiaccio e la metrotranvia dalla stazione di Rogoredo M3 a Repetti M4.

I milanesi sperano che si possa ripetere l’effetto Expo che ha dato slancio alla città per anni. 

Continua la lettura con: 5 cose che fanno RIDERE SOLO i MILANESI

FABIO MARCOMIN

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I PIATTI della cucina italiana DISGUSTOSI all’estero

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Credit: riservadipedro.wordpress.com

Non è passato tanto tempo da quando mi trovavo per le vacanze estive in Corsica. Una terra incantevole, un po’ italiana, un po’ francese, ma molto corsa, molto orgogliosa della sua storia e del suo nazionalismo. Ci trovavamo, io e mia moglie, a dover scegliere ogni giorno dove pranzare e dove cenare e una sera decidiamo di cedere alla nostra italianità e concederci una pizza e con enorme stupore scopriamo che al posto della classica mozzarella è stato preferito un altro tipo di formaggio, forse Galbanino.

Può essere un caso, ma vi assicuro che è capitato anche in altre pizzerie. Per non parlare del pesto, praticamente basilico tritato.

Insomma per farla breve, la cucina italiana è tanto amata e rinomata quanto copiata e imitata, a volte con risultati disastrosi.

I PIATTI della cucina italiana DISGUSTOSI all’estero

# Pizza all’ananas

Credit: @sacroeprofanotrevi

Conosciuta anche come pizza hawaiana, ma che a dispetto di quanto potrebbe far supporre il nome, in realtà le sue origini sono canadesi.

Il suo inventore Sam Panopoulos rivendica dal 2010 di esserne l’inventore raccontando che nei primi anni sessanta la pizza era un alimento poco conosciuto in Canada.

Dopo aver assaggiato la pizza americana decise di proporla anche nel suo ristorante aggiungendo dell’ananas sciroppato dando un aspetto esotico e da qui il nome.
Ovviamente da italiani, solo al pensiero di una pizza del genere, proviamo del ribrezzo e pensiamo che il suo successo e la sua diffusione sia un insulto alla tradizione partenopea (dove la pizza è un culto).

Da recenti indagini scopriamo che questo tipo di pizza è popolarissimo in Australia, dove la catena Just Eat ha dichiarato recentemente che le ordinazioni delle pizze all’ananas hanno superato in maniera considerevole quelle delle tradizionali ma non solo.

Negli Stati Uniti la piazza hawaiana è all’ottavo posto per indice di gradimento da parte di clienti.

Aveva ragione il personaggio Rabbia nel film d’animazione Inside Out che alla vista di una pizza ai broccoli e formaggio pronuncia la battuta: “Congratulazioni, San Francisco, avete rovinato la pizza! Prima gli Hawaiani e adesso voi!”.

# Spaghetti nelle lattine

Credit: vanillamagazine.it

Oltre alla pizza, un altro nostro must alimentare è la pasta. Siamo i più grandi importatori di pasta nel mondo e ancora oggi, in diversi paesi, si fa fatica a capire come si può cucinare un ottimo primo senza farlo diventare una colla o peggio ancora completamente scotto. Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia si contendono il primato per aver inventato e diffuso la lattina contenente una porzione di spaghetti alla bolognaise.

Sì avete letto bene non è un refuso editoriale, ma non è così raro entrare in un supermercato in queste nazioni e trovare in bella vista un’altra violenza nei confronti della cucina italiana.

Aprendo la lattina ci s’imbatte in una delle peggiori imitazioni dei nostri spaghetti che in questo caso sono una sorta di poltiglia molliccia e dove il bolognaise sarebbe una salsa marroncina che è ben lontana da sembrare un vero ragù fatto a dovere.

Queste lattine conosciute anche con il nome di spag bol potrebbero essere delle ottime alternative rivolte a chi non piace cucinare, peccato che aprendole non si trova altro che cibo scadente per cani venduto per consumo umano.

# Vino fatto con le bustine

Credit: ilfattoalimentare.it

Da anni la guerra vinicola tra Italia e Francia è ancora sotto i riflettori del mondo dell’enologia ed è ancora lontano il giorno in cui si deciderà per sempre se il vino migliore sia quello italiano o quello francese.

Personalmente è una guerra che avrà mai vincitori avendo sia da una parte sia dall’altra
degli ottimi prodotti. Eppure nonostante questo, in giro per il mondo ci sono paesi (specialmente anglosassoni) che vendono bustine (wine kit) che disciolte trasformano l’acqua in vino e credetemi non c’entra nulla col celebre miracolo.
Insomma un vero e proprio attacco alle eccellenze enogastronomiche ai danni soprattutto del Made in Italy.

Migliaia di bottiglie sequestrate perché vendute come Chianti o Barolo, ma che in realtà avevano ben poco se proprio niente con l’originale. Un danno che, secondo i dati della Coldiretti, ha generato un fatturato di 41,8 miliardi, facendone perdere oltre cento a diverse case vinicole.

# Pasta con il ketchup

Credit: riservadipedro.wordpress.com

Il pomodoro è una pianta le cui bacche rosse sono largamente usate nel campo alimentare sotto diversi aspetti. La sua scoperta e il suo utilizzo è antichissimo, da fonti storiche pare che la sua origine è da ricercare nell’America centro meridionale dove già gli Aztechi ne facevano uso nella loro cucina.

Da allora di strada ne ha fatta, nel 1540 arriva in Europa e si diffonde rapidamente sulle tavole di ogni nazione e infine anno dopo anno il suo utilizzo diventa sempre più vario facendo nascere diversi derivati tra cui quello più famoso è il ketchup.

La celebre salsa agrodolce ha origine asiatica ed è diventata celebre per il suo utilizzo in cucina soprattutto su patatine, sul fritto in generale e da tempo è sinonimo di fast food. Pochi sanno che la sua storia s’incrocia con quella del Ventennio, durante quel periodo fu indetto un concorso per ribattezzarla salsa rubra, evitando in questo modo di usare parole che non fossero d’italiana memoria.

Purtroppo in alcuni paesi il suo utilizzo è stato “confuso” con il pomodoro classico ed è per questo motivo che spesso se ci si trova in giro non è difficile imbattersi principalmente in tedeschi  americani intenti a condirsi il proprio piato di pasta con il tanto adorato ketchup.

# I casi meno celebri

Credit: cookidoo.international

I quattro casi sopra elencati sono quelli più famosi e più facile da vedere in giro (inorridendo).

Non sono da meno la pasta cucinata in Francia che è considerata come un piatto di serie B e utilizzata solo da studenti squattrinati e per questa ragione cucinata male o alla meno peggio, comunque niente a che vedere con quella mangiata nel Belpaese.
Per tornare al discorso delle pizze, vale la pena citare la pizza Napoli con la guarnizione di polpette, una cosa che ha fatto inorridire i pizzaioli partenopei che dopo diversi anni hanno chiesto e ottenuto dall’UNESCO la certificazione come patrimonio dell’umanità.

Infine pensavate che la pizza hawaiana fosse quella peggiore? In giro per il mondo troviamo pizze alla banana, al curry e la celebre pizza scozzese, dove al posto della classica mozzarella troviamo l’Haggis che non è altro che un insaccato realizzato con le interiora di pecora.

Insomma il discorso potrebbe essere molto lungo e finiremo per trovare decine di migliaia di nostri prodotti tipici modificare, reinterpretati e addirittura “violentati”.

Vale la pena citare una battuta di Checco Zalone nel film Quo Vado, dove il protagonista, dopo aver mangiato un piatto di spaghetti cucinati in maniera assurda, pronuncia la frase: “Non si scrive italiano invano!”.

Continua la lettura con: Come i suoi PIATTI TIPICI rispecchiano L’ANIMA di MILANO

MICHELE LAROTONDA

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Il MUSEO delle RELAZIONI FINITE

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Credit: @brokenships

Quando finisce una relazione, che sia di adolescenti o di una coppia sposata, prima o poi sorge sempre una domanda “Che ne faccio di tutti gli oggetti che ci siamo regalati o che rappresentano un ricordo?”.

Siamo fatti così, teniamo le cose e teniamo i ricordi, un po’ come se volessimo lasciare traccia di quella relazione che è appena terminata.

C’è la foto scattata al mare quel giorno di sole, il biglietto del primo film visto insieme un po’ stropicciato ma ancora tutto intero e quel cappello stupido mai messo ma che faceva tanto ridere. Per questi oggetti serve un posto, ma quale?

Si chiama Museum of Broken Relationship ed è proprio questo, il posto dove mettere la foto, il biglietto del cinema e quel cappello stupido che faceva tanto ridere.

Il MUSEO delle RELAZIONI FINITE

# Come nasce il museo delle relazioni finite

Credit: @patek

Il Museum of Broken Relationship si trova a Zagabria e nasce dalla fine di una relazione.

Dopo quattro anni insieme, la produttrice cinematografica Olinka Vištica e lo scultore Dražen Grubišić decisero di separarsi e si trovarono davanti a un bivio: buttare tutti gli oggetti o tenerli in casa? Da qui nasce l’idea.

Perchè non fare un museo dove poter mettere tutti gli oggetti della relazione? Dopo tre anni di lontananza la coppia si incontrò nuovamente e fece di questa idea nata per scherza un museo con quattro mura, un luogo sicuro che desse agli oggetti l’importanza che meritano, a distanza di sicurezza.

# Le relazioni interrotte di tutto il mondo

Credit: @brokenships

La collezione è stata esposta al pubblico per la prima volta nel 2006, nella gipsoteca di Zagabria, quando ancora conteneva solo gli oggetti appartenenti alla relazione degli ideatori di questo museo e di qualche loro amico.

Successivamente è diventata una mostra itinerante che ha saputo contenere gli oggetti di tutte le relazioni finite in ogni parte del mondo.

La mostra ha raccolto oggetti dell’Argentina, della Germania, da Singapore, ricordi che provenivano dalle relazioni del Sud Africa, degli Stati Uniti e molti altri.

Nel 2010, la ex coppia ha affittato uno spazio nel centro di Zagabria, dove è ufficialmente stato istituito il Museum of Broken Relationships.

# Le storie degli oggetti

Credit: @kouroshmajd

Ogni oggetto nel museo è accompagnato da una storia che lo contestualizza, e spiega quale sia il suo significato e il ricordo a cui è collegato.

Non serve portare oggetti importanti e di grande valore oggettivo, alla fine le relazioni non sono fatte di quello. Ci possono essere anelli costosi e orologi di lusso, eppure probabilmente l’ultima cosa da cui vorremmo separarci è una vecchia lettera sgualcita.

Nel museo si può trovare di tutto.

C’è un vasetto di cetriolini acquistati da una ragazza per il suo primo amore, che non ha mai corrisposto il sentimento e che quindi non ha mai avuto il tempo di ricevere quel prezioso barattolo di cetriolini.

Ha il suo posto anche una lente d’ingrandimento, una piccola bottiglia piena di lacrime, una scarpa, un grembiule e molto altro.
 

# Il luogo dove le relazioni non finiscono mai

Credit: @brokenships
Le relazioni finiscono, alcune bene e altre male ma le cose rimangono. A volte questo sembra un tormento, avere quegli oggetti davanti agli occhi che sembrano essere il simbolo di una cosa finita.
E se cambiassimo il modo di vedere questi ricordi?
 
Il museo delle relazioni finite serve a questo, a dare un posto a quelle cose che fra due, dieci o magari vent’anni saranno le uniche testimonianze di una relazione, che è finita ma che c’è stata e che merita un posto.
 
 

Continua la lettura con: Apre in Italia il primo MUSEO dei SELFIE

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Vincenzo De Luca: “La Terra dei fuochi è in Lombardia”. L’ennesima scemenza del governatore

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

CHIUDERE TORINO CASELLE: la prima soluzione per ottimizzare il trasporto aereo in Italia

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Credit: vocetempo.it

Il trasporto aereo italiano ha diversi problemi. Uno di questi sono i troppi aeroporti piccoli, di poca importanza a livello internazionale che sono spreco di denaro e sono fonte di dispersione. 

Ci sono diverse cose da modificare ma se bisogna partire da un primo punto, non ci sono dubbi su cosa fare. 

CHIUDERE TORINO CASELLE: la prima soluzione per ottimizzare il trasporto aereo in Italia

# Alitalia: un problema da risolvere

Credit: @alitaliaofficial

Il primo nodo da risolvere per fare del nostro sistema aeroportuale un sistema competitivo resta certamente quello di ALITALIA, un pozzo senza fondo, una compagnia romanocentrico che con le sue scelte, dettate più da necessità politico clientelari che non da logiche commerciali, non fa che essere un freno a mano tirato allo sviluppo di un settore fondamentale da sempre.

Oltre al problema della così detta compagnia di bandiera però (non sappiamo bene
se di quella vaticana laziale o Italiana) non possiamo ignorare che esista anche quello di un certo provincialismo tipicamente italico, che prevede una pista di decollo e di atterraggio sotto ad ogni campanile.

# Tanti minuscoli aeroporti “internazionali” 

Credit: @airdolomitispa

La marginale importanza del trasporto aereo italiano a livello mondiale è quindi
sicuramente dovuta anche dalla presenza di innumerevoli aeroporti, di dimensioni ridotte, a pochissimi km di distanza l’uno dall’altro, costosi, mal collegati che oltre a cannibalizzarsi passeggeri tra di loro, non fanno altro che servire come “federaggio” per i giganteschi europei Centro Nord Europei.

L’esempio di Air Dolomiti è illuminante: una medio piccola compagnia aerea che collega quotidianamente l’Italia da vari scali, soprattutto dal Triveneto, con Monaco
di Baviera e Francoforte e da lì si vola per tutto il mondo.

Possiamo definirlo un tipico approccio del tanto sbandierato “sovranismo” di quello tedesco però…nel raggio di qualche centinaio di chilometri troviamo gli aeroporti “internazionali” di Treviso, Trieste, Venezia, Verona, Brescia, Orio Al Serio, Linate, Malpensa, Bologna, Firenze, Genova e Torino.

Una cosa decisamente autolesionista per la gioia non solo dei tedeschi
ma di olandesi, francesi, spagnoli, inglesi che grazie alla nostra mentalità provinciale
non facciamo altro che alimentare i loro scali per le tratte a lungo raggio, le più
redditizie e non in competizione con l’alta velocità ferroviaria sempre più estesa
anche a livello continentale.

# L’eccezione Orio al Serio: uno dei pochi progetti riusciti

Credit: primatreviglio.it

Orio al Serio è riuscito a ritagliarsi un importantissimo spazio nel mercato
dei voli “low cost” registrando ogni anno cifre di passeggeri record. Anche il Marco Polo
di Venezia, grazie alla posizione geografica rivolta ad Est e con un bacino di utenza importante, ha sicuramente una grande potenzialità, mentre di tanti altri non comprendiamo invece bene quale sia il senso della loro esistenza.

Lo stesso aeroporto di Linate andava se non chiuso almeno ridimensionato il suo mantenimento in esercizio. Fu uno dei motivi dello sciagurato fallimento dell’accordo con KLM. Perché gli olandesi saranno opportunisti ma certo non sono stupidi.

# Torino Caselle: l’aeroporto più inutile del nostro paese

Credit: vocetempo.it

Tra tutti gli aeroporti inutili però, ritengo che il più inutile che andrebbe senz’altro chiuso sia Torino Caselle.
Sottrae passeggeri a quello che dovrebbe ambire ad essere il principale scalo del Sud
Europa, ovvero Milano Malpensa.

Caselle non è mai decollato (in tutti i sensi), non è uno scalo che offre destinazioni a
lungo raggio (davvero una compagnia aerea importante farebbe mai base vicino alla
Mole?), davvero qualcuno si illude che Torino possa avere un aeroporto Hub?
Oppure qualcuno pensa che il Piemonte possa economicamente avere maggior peso economico della Lombardia?

# Traffico aereo a picco a Torino: meno di un terzo di Bergamo 

Se prendiamo in esame il 2019 i visitatori della Lombardia sono stati circa 18 milioni
contro i circa 5 milioni del Piemonte, Milano ha toccato i 7,5 milioni contro i 1,5 di
Torino. A livello di Pil nemmeno è il caso di fare un confronto…

Sempre con riferimento al 2019 gli ultimi dati di Fly Italia certificano la crescita in
Italia del 4% del trasporto aereo, mentre lo scalo torinese è in flessione del -3,3% e si classifica solo al 14° posto sul territorio nazionale, tra gli scali per traffico
movimentato.

In quell’anno Bergamo ha raggiunto quota 13 milioni di passeggeri; Napoli e Catania hanno superato quota 10 milioni; Bologna 9 milioni, Palermo 7. Caselle invece è sotto la
quota dei 4 milioni.

# La soluzione: trasformare Caselle in eliporto e investire su collegamenti ferroviari veloci da Torino a Malpensa

Caselle non è minimamente competitivo sulle rotte a basso costo, il senso di tenerlo
aperto davvero non lo vediamo e il Covid potrebbe avergli dato il colpo di grazia.
Piuttosto, nell’ottica di fare sistema in maniera sinergica, creiamo collegamenti
ferroviari veloci con una cadenza frequente per Milano Malpensa da Torino città
(Milano Malpensa ribattezziamolo Mito Malpensa se i sabaudi ci tengono) ma
cerchiamo di ottimizzare, riorganizzare e soprattutto di razionalizzare i nostri scali!

Caselle lo si potrebbe trasformare al massimo in eliporto con decolli per una
clientela business per l’aeroporto varesino e si potrebbero concordare tariffe fisse
per i taxi.

Continua la lettura con: Il VOLO AEREO più corto del mondo: un viaggio di 53 SECONDI

ANDREA URBANO

copyright milanocittastato.it

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Il PAESINO degli HIPPY nel cuore dell’Italia

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Credits: https://thetraveljam.com/

Una storia che parte dagli antichi etruschi, questo borgo ormai disabitato richiama da qualche anno artisti e hippy da tutto il mondo. Vediamo perché.

Il PAESINO degli HIPPY nel cuore dell’Italia

# I luoghi degli hippy

Credits arastet_st IG – Borgo Calcata

Arroccata su un grosso blocco di tufo che ne ha minato la stabilità, circondata da fitti boschi, una storia che affonda agli antichi etruschi e un una legge del ventennio che obbligò molti degli abitanti a lasciare le loro case e trasferirsi più a valle sono alcuni degli ingredienti della storia di un borgo che da qualche anno ha richiamato artisti e hippy da tutto il mondo.

Credits: https://www.stylise.it/

Esistono ancora delle roccaforti dove hippy e bohémien vivono indisturbati la loro esistenza. C’è la Valle della Luna in Sardegna ma che non è usufruibile in inverno, c’è l’isola di Naxos oppure Goa in India e molti villaggi dell’Himalaya che probabilmente sono i posti più gettonati oppure Key West che rimane divisa tra figli dei fiori e semplicemente molti turisti che adorano il ritmo molto “easy” dell’isola statunitense più vicina a Cuba.

# Un borgo disabitato da anni immerso in una natura incontaminata, poco lontano da Roma

Credits: luce.lanazione.it – Una delle installazioni artistiche del museo naturale “Opera Bosco”

Calcata ha trovato la sua “destinazione d’uso” per caso. Un borgo praticamente disabitato ma che non ha poi presentato quei problemi di instabilità geologica così importante da dover essere abbandonata, prezzi delle case bassissimi, una natura rigogliosa pur essendo non distante da Roma, un fascino difficilmente eguagliabile e una qualità della vita che sembra di altri tempi (e altri continenti).

Va da sé che i primi ad arrivare per questa new wave sono stati, oltre che molto fortunati, lungimiranti nel comprendere che tra le mura di questo borgo si avrebbe potuto vivere in condizioni impensabili. Aria tersa, natura pressoché incontaminata, bassissimo inquinamento elettromagnetico al punto che i cellulari prendono a fatica e il grande vantaggio di conoscere tutti gli abitanti al punto che, in linea con i principi della filosofia hippy, vige una sorta di grande fratellanza dove ci si aiuta l’un l’altro senza alcuna barriera o filtro.

# Oggi ha trovato una nuova vitalità grazie a artisti, hippy e imprenditori

Credits ig_italia IG – Calcata

Sì, perché a Calcata convivono artisti, artigiani ma anche imprenditori che hanno deciso di vivere il loro tempo o parte di esso in un luogo che sembra essere uscito indenne da tutte le lotte avvenute nei secoli preferendo l’uguaglianza e la solidarietà nella loro massima espressione. Non sappiamo se, nel caso Puccini potesse tornare tra noi, avrebbe piacere di ambientare la sua famosa opera in questo paese e dubitiamo fortemente che qui vivano gli eredi di Mimì, Marcello e Rodolfo mentre crediamo fermamente che valga la pena fare un sopralluogo sempre che si sia abbastanza forti da riuscire a prendere la strada del ritorno e non rimanere troppo affascinati da Calcata.

# Un’atmosfera medievale quasi fuori dal tempo

Credits ig_italia IG – Calcata vicoli

I suoi stretti viali mai in piano, le case in tufo e l’atmosfera quasi medioevale coadiuvata da antichi profumi non lascia indifferenti. E chissà se, per chi non sa resistere al richiamo di una vita diversa, ci sia ancora qualche casa in vendita. Certo è che, per quanto sembri coraggioso mollare tutto e venire qua a vivere, i fortunati che lo hanno fatto sembrano più che intenzionati a non tornare indietro.

Dimenticatevi l’auto, riponete il cellulare un tasca e avventuratevi tra i viali di questo borgo con la lentezza e il desiderio di osservare ogni singolo mattone, gradino, finestra e fiore che troverete perché solo così potrete entrare al meglio nella sua atmosfera. Non sorprendetevi se al tavolo di un dei locali presenti vi troverete a conversare con un pittore e un manager internazionale perché lo spirito di Calcata è questo. Qui l’inclusione, l’uguaglianza e la sostenibilità sono nel DNA del posto.

Continua la lettura con: La TUSCIA: le 5 meraviglie della terra più MISTERIOSA dell’Italia Centrale

ROBERTO BINAGHI

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I FARAGLIONI della Lombardia: altro che Capri

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Credits @akymin IG - Tuffo dal sasso

Avete presente i faraglioni di Capri? Ecco dove trovarli senza fare tanta strada. 

I FARAGLIONI della Lombardia: altro che Capri

# Il “Sasso Galletto” in una delle spiagge più belle del Lago Maggiore

Avete mai visto i faraglioni di Capri? La Lombardia non si fa mancare nemmeno quelli, in una delle spiagge più belle del lago Maggiore, situati in una zona tranquilla grazie al fatto di essere lontana dai centri abitati. L’acqua pulita la rende molto frequentata dai subacquei che ne esplorano i fondali.

Credits @akymin IG – Tuffo dal sasso

La vera attrazione del luogo, “i faraglioni della Lombardia”, è uno sperone roccioso che si eleva fino a 15 metri dal quale è possibile cimentarsi in tuffi spettacolari. Il nome di questo enorme masso che si erge dalle acque del Lago Maggiore è “Sasso Galletto“, per via dell’oggetto metallico raffigurante un galletto posto sulla sua cima.

# Dove si trova e come arrivarci

 

La spiaggia con “i faraglioni” si trova Castelveccana, sulla costa lombarda del Verbano, a pochi chilometri da Laveno Mombello, sulla SP 69. Non appena avrete imboccate le gallerie, sulla sinistra arrivando da Laveno, dopo poche centinaia di metri troverete un accesso a uno spiazzo a lato di un’abitazione privata. Ancora pochi minuti a piedi nella galleria verso Castelveccana e vedrete il sentiero che scende al lago. Una volta arrivati rimarrete a bocca aperta. Ricordatevi solo di prestare attenzione in quanto è frequente la caduta di massi.

Fonte: Lombardia Segreta

Continua la lettura con: Il LAGO D’ISEO diventa POP aprendo all’arte la sua isola più MISTERIOSA

FABIO MARCOMIN

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La “Città nel Cielo”: il progetto di OASI urbane INNALZATE. Sarà il futuro di Milano?

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Il futuro di Milano?

Milano sogna in grande. E punta sempre più verso il cielo. Un po’ per ambizione, un po’ per il desiderio di godersi l’incredibile panorama dei dintorni respirando anche aria più pulita. Ecco perchè il progetto “City in the Sky” sembra fatto apposta per Milano. 

La “Città nel Cielo”: il progetto di OASI urbane INNALZATE. Sarà il futuro di Milano?

Una città a forma di fiore di loro, simbolo d’eccellenza di pace e serenità.
Un’oasi sopra le città fatta di alte torri che si stagliano al di sopra dello smog e dello stress urbano. Un sogno di fine primavera? No, è un progetto in carta e ossa: lo studio Hrama è all’opera per dare forma a questa immagine. Si chiama City in the Sky.

# City in the Sky: un progetto “poetico”

“City in the Sky rappresenta la fantasia e l’esigenza di molti di vivere in rifugi tranquilli lontani dallo stress della vita quotidiana”. Questa la dichiarazione di intenti dello studio giapponese che cita anche una poesia nipponica, capace di spiegare il senso profondo di questo progetto dal sapore d’Oriente:

世 の 中 よ 針 だ ら け で も 蓮 の 花

ovvero

questo mondo
pieno di aghi e spine …
eppure il loto fiorisce

(haiku del poeta giapponese Kobayashi Issa)

“Nella vita moderna, l’uomo corre dietro il successo ed il progresso, ma da qualche parte nel profondo del suo cuore ha il desiderio di una realtà più tranquilla e più verde, che sembra sempre più lontana. City in the Sky cerca di ristabilire un collegamento romantico con il cielo, la tranquillità e la natura, anche nel cuore di grandi metropoli come New York City“, spiegano gli architetti di Hrama, “Nella cultura orientale il fiore di loto spesso simboleggia la capacità di elevarsi al di sopra delle preoccupazioni e le difficoltà della vita quotidiana, portando luce e vita nel più duro dei tempi e dei luoghi. Per questo è diventato un soggetto di ispirazione per noi.”

# Se si realizzasse a Londra…

Ecco come si potrebbe applicare il concetto di oasi urbana ma sulle nuvole alla città di Londra:

Sky_City_citta-stato_London

# Tre motivi per realizzarlo a Milano

Ma la città migliore dove fare partire il progetto è senza dubbio Milano. Per tre motivi principali.

#1 Dare aria alla città dello smog.

Milano è una delle metropoli più inquinate d’Europa. Creare queste oasi innalzate sarebbe perfetto per dare ristoro ai cittadini.

#2 Sempre più capitale della nuova architettura urbana

La città delle archistar avrebbe sicuramente progetti straordinari capaci di rendere ancora più entusiasmante lo skyline di Milano unendo estetica con la valorizzazione del territorio. 

#3 La città circolare con dintorni da favola

Milano sembra fatta apposta anche come conformazione. Le nuove torri di loto sarebbero perfette per la cintura esterna alla città. In questo modo aree oggi poco valorizzate potrebbero ottenere nuovo appeal e da quell’altezza si potrebbe godere un panorama stratosferico con l’intera corona delle Alpi. 

Ci facciamo una pensata? 

credits: corriere.it

Continua la lettura con: Le 5 nuove creazioni delle archistar di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Il potere costruisce la verità

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il popolo dei templari

Per impadronirsi del loro potere e della loro ricchezza re Filippo il Bello iniziò a scatenare contro i templari accuse di ogni tipo. Anche se era l’ordine considerato più fedele a Cristo e più vicino ai principi monastici, vennero denunciati come sodomiti, eretici e profanatori della fede cristiana. Il re scatenò una campagna diffamatoria che portò l’ordine a essere processato e disciolto con la condanna a morte dei loro principali esponenti. In base ad accuse terribili per l’epoca ma risibili oggi.

Un altro esempio del rapporto tra verità e potere lo vediamo in questo momento storico. “Lo dice la scienza” è la frase che giustifica le principali azioni politiche adottate. In realtà la scienza che si cita è quella che appare nei mass media ufficiali.
La verità è che mai come in questo periodo la scienza è divisa, quindi quando si afferma “lo dice la scienza”, bisognerebbe intendere che la scienza ha opinioni contrastanti su questi temi, senza alcuna posizione univoca. Anche perché sono argomenti di difficile valutazione e con troppo poco tempo per ricavare delle evidenze sperimentali.

Si dice che la storia la fanno i vincitori perché creano una lettura dei fatti che giustifica la loro posizione. Questo fatto è eclatante in ogni revisionismo. Si ha un revisionismo ogni volta che un nuovo gruppo prende il potere e rilegge la storia per costruirsi la sua verità.

Non solo fanno la storia: i vincitori fanno anche e soprattutto l’attualità.
Una delle tecniche del potere per affermarsi è quella di impadronirsi e diffondere la verità che gli conviene.

Il punto fondamentale è che il potere non ha mai interesse nella ricerca della verità ma ha quello di costruire una sua verità. Trasformando il suo punto di vista in una verità che sembra assoluta, ma che è strumentale unicamente ai suoi interessi.

Di conseguenza, chiunque abbia a cuore la verità non potrà mai fidarsi di quello che dicono le fonti considerate più autorevoli dal sistema di potere.

Leggi anche: Qual è lo scopo dell’umanità?

MILANO CITTA’ STATO 

I 10 buoni MOTIVI per STUDIARE a MILANO

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Credits: @atm_milano M1

Bocconi, Cattolica, Iulm, Politecnico, Bicocca e Statale sono i principali atenei universitari della metropoli milanese, ma non gli unici. Milano è moderna, internazionale, efficiente e attrae sempre più nuovi giovani studenti. Le sue università hanno tutte una buona reputazione e poi, si sa, quando si dice che si studia a Milano c’è un quel non so ché di cui vantarsi. 

I 10 buoni MOTIVI per STUDIARE a MILANO

Le università milanesi sono popolate non solo da studenti provenienti da tutta Italia ma anche da stranieri. Ecco che Uniplaces, piattaforma che aiuta gli studenti a trovare abitazioni nelle principali città europee, ha stilato una classifica di 10 buoni motivi per studiare a Milano. 

#1 Gli elevati standard delle università milanesi

Credits: @ahmadataei20
Politecnico di Milano

Si sa che gli atenei di Milano hanno una certa fama e, a livello di insegnamento, sono tra i migliori in tutta Italia. Basti pensare al Politecnico per ingegneria, la Bocconi per le facoltà economiche o l’Accademia di Brera per l’arte. Alcune delle nostre università, inoltre, si classificano tra le migliori al mondo! L’ultimo World University Rankings by Subject, che classifica gli atenei di 60 paesi secondo le materie, posiziona il Politecnico come 7° miglior ateneo per il Design e la Bocconi 17esima per le Scienze Sociali e il Management.

#2 La sua posizione

Milano vanta di una posizione strategica che poche altre città hanno: dal capoluogo lombardo si può raggiungere la maggior parte delle città europee in un paio d’ore. In più, ora con le compagnie low cost i viaggi sono anche più facili!

#3 L’efficienza dei mezzi pubblici

Credits: @atm_milano
M1

Ammettiamolo che una delle città italiane dove i mezzi pubblici sono più efficienti è Milano. Unico svantaggio è la quasi mancanza di trasporti notturni, ma per il resto sono perfettamente funzionali.

#4 È bella

Credits: @amilanopuoi
Piazza Cordusio

Nonostante la sua natura cosmopolita, Milano rimane pur sempre una città italiana e quindi una città rilevante anche per la sua storia e la sua cultura. Nel capoluogo lombardo ci sono tra i più bei edifici d’Italia, come il Duomo o il Castello Sforzesco, ma c’è anche “L’ultima cena” di Leonardo e in generale vanta di una ricchezza artistica.

#5 Tutto è a portata di mano

È una città grande, ma non enorme e questo è sicuramente un suo punto a favore. Qui qualsiasi caso si stia cercando è a portata di mano: vuoi fare sport ci sono i parchi, shopping ed è piena di negozi, sei interessato alla cultura e ci sono i musei. Tutto raggiungibile in poco tempo!

#6 Ci sono molti spazi verdi

Credits: @michelemaisetti
Parco Sempione

Uniplaces smentisce subito il classico luogo comune su Milano, città tetra, grigia e nebbiosa. La città, infatti, nasconde “piccoli tesori verdi” e tra i principali elenca Parco Sempione, i Giardini di Porta Venezia e, fuori città, cita anche il Parco di Villa Reale a Monza.

#7 Il cibo

Credits: @chef__pier
Risotto alla milanese

L’Italia è la patria del buon cibo e una volta giunti nel BelPaese qualsiasi straniero vorrà degustare alcuni dei suoi piatti tipici. Anche a Milano la gastronomia è un must e da provare assolutamente ci sono: il vero risotto alla milanese, la cotoletta, la cassöla e, a Natale, il panettone. Senza essere troppo sofisticati, già durante il classico aperitivo milanese si possono degustare le specialità della città.

#8 La sua scena musicale

Credits: @collederfomento.official
Alcatraz

Milano è una città per tutti anche per quanto riguarda la musica che offre. Se si vuole ascoltare qualcosa di classico c’è la Scala, ma non mancano i concerti rock all’Alcatraz o i DJ set al Tunnel. Altro punto forte della città è proprio la sua movida.

#9 Una combinazione perfetta tra vecchio e nuovo

Nonostante l’importanza storico-artistica di alcuni edifici, a Milano l’inserimento delle nuove architetture non stona mai.

#10 I milanesi

Uniplaces sorprende inserendo il popolo milanese come ultimo buon motivo per studiare a Milano. Il milanese basta conoscerlo, perché, nonostante si dica sempre che è freddo e altezzoso, in realtà è generoso e rispettoso.

Fonti: voglioviverecosiworld.com

Continua la lettura con: Le SUPERSTIZIONI UNIVERSITARIE a Milano: a volte studiare non basta

BEATRICE BARAZZETTI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 

La SPIAGGIA più nascosta e incredibile del MONDO

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Credits: puertovallarta.net

Per gli amanti della tranquillità e di posti prevalentemente inesplorati, esiste una spiaggia chiamata Hidden Beach, o Playa del amor, che promette una vacanza da sogno all’insegna del romanticismo e dell’avventura. Ma dove si trova questo luogo così magico?

La SPIAGGIA più nascosta e incredibile del MONDO

# Una GEMMA nell’oceano Pacifico

Ci troviamo al largo della costa di Puerto Vallarta, in Messico, nel cuore dell’arcipelago centroamericano di origine vulcanica. Più precisamente sull’isola Marieta, una piccola gemma nascosta dal resto del mondo, ma ben conosciuta tra turisti e amanti di luoghi poco abitati. L’accesso è garantito solo dopo aver ottenuto un’autorizzazione dalle autorità del posto e attraversato un tunnel lungo 80 metri, ma superati questi due “scogli” si potrà godere di una meravigliosa spiaggia di sabbia bianca e un mare cristallino da far invidia al mondo intero.

Isla Marieta dall'alto
credits: ig @vallartafindandlive

# L’isola racchiusa all’interno di un CRATERE vulcanico

Il soprannome di Hidden Beach le è stato assegnato proprio per la sua posizione difficile da raggiungere e perché praticamente invisibile dall’esterno. Infatti, questa piccola isola si è formata proprio all’interno di un cratere vulcanico, forse per l’intensa attività vulcanica avvenuta secoli fa, che la nasconde e protegge la sua bellezza incontaminata. Il governo messicano ha dichiarato l’isola Marieta, grazie alle continue ricerche e sforzi degli scienziati, biologi marini e dell’esploratore Jacques Cousteau, un parco nazionale protetto contro la pesca, la caccia e altre attività umane che potrebbero danneggiarla. Per questo motivo l’accesso all’isola è controllato e ristretto a poche persone alla volta.

Credits: ig @goregv

# La playa del AMOR

Una meta estremamente suggestiva e romantica per le coppie per il suo essere così appartata, ma anche divertente e intrigante per gli appassionati di snorkeling. Infatti, in queste acque cristalline ci si può immergere per osservare la fauna marina, coralli, bellissime tartarughe marine, razze e, se si è fortunati, si possono anche scorgere i delfini.

Impossibile non innamorarsi di questo piccolo angolo di paradiso.

Credits: ig @goregv

Fonte: greenme

 

Continua la lettura con: Le migliori SPIAGGE raggiungibili in poco tempo da Milano

SELENE MANGIAROTTI

Leggi anche: Pesce vegetale: dopo la carne “finta”, anche il pesce diventa vegano

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Il sogno di Kohler: MILANO come NEW ORLEANS

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New Orleans. Credits: @cornernotesnola IG

Raffaele Kohler, la sua swing band e soprattutto la sua tromba, suonano di nuovo la carica a Milano «Sogno una Milano come New Orleans!!!». Vediamo in cosa consiste la proposta del grande musicista. 

Il sogno di Kohler: MILANO come NEW ORLEANS

La storica performance di Kohler durante il lockdown

Foto: Andrea Cherchi (c)

Marzo 2020, zona 8 Milano, ore 18:00, primo, terribile lockdown.
In giro non c’è nessuno, è una giornata tiepida, le ore di luce si allungano su una città ferita.
Raffaele Kohler prende la sua inseparabile tromba e inizia a suonare “Oh mia bela Madunina” dalla finestra aperta del suo studio.
Suona così forte, quasi a voler scacciare la paura, che lo sentono fino in capo al mondo. Il video postato sui social fa il giro del pianeta e viene visto e sentito da milioni di persone. Diventando un imperdibile appuntamento quotidiano, in diretta Facebook tutti i giorni alle 18:00, per darsi carica e darla agli altri.

Mi piace pensare che sia stato merito di Raffaele Kohler, se i media mondiali hanno iniziato a interessarsi agli appuntamenti quotidiani delle 18:00, per raccontare l’altra faccia del lockdown italiano. Un atto generoso ma molto semplice, uno dei pilastri della milanesità

«Sogno una Milano come New Orleans!!!»

Credits: Antonio Manzo (da Fan Page Kohler)

Giugno 2021, l’ora dell’aperitivo, Milano.
In una città che torna piano piano alla strameritata normalità, la creatività di Raffaele Kohler diventa dirompente e – sempre dalla pagina Facebook “Raffaele Kohler Swing” Raffo suona la carica:

«Sogno una Milano come New Orleans!!!

Così spiega il musicista:

Secondo me la musica dal vivo sarà l’ago della bilancia per le prossime elezioni comunali e superata questa pandemia Milano potrà diventare una delle città più belle e interessanti del Mondo se si investirà proprio su questo.

Cosa ne pensate?»

Il senso della proposta: una Milano con concerti open air diffusi

Milano è una città con uno swing particolare. La città va veloce perché ha un groove tutto suo che scandisce tempi e ritmi.
La musica è sempre presente, immancabilmente accompagna tutta la giornata, dal risveglio alla nanna.
Dopo tutto Milano è la città di Piano City, format nato e testato qui, il cui  successo è stato “esportato” in numerose altre città.

Inoltre è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per ripartire e, in questa città, nessuno si tirerà indietro. 
Il DNA di Milano è questo, è la città al vertice dell’industria musicale italiana; l’inconfondibile impronta genetica dei milanesi, di nascita o per scelta è questo: siamo nati pronti!

# Dai commenti al post emerge l’anima swing di Milano

musica diffusa

Quali sono i commenti al post di Raffaele Kohler? La proposta sta raccogliendo, giustamente, molti consensi. 
A.F. dice subito « Musica, arte, cultura! Solo così ci si può sentire vivi e pensanti!» Oppure E.B. che tuona «Meno dj più spartiti e strumenti»

C’è chi rilancia portando ad esempio altre realtà, come G.G. « Penso che sia un’idea geniale.. Sogno una Milano in stile “ASCONA”, soprattutto nei mesi estivi, con concerti diffusi e permanenti e band internazionali che ricreano lo spirito new Orleans», proponendo inoltre la creazione di una petizione su una delle piattaforme online più utilizzate dal basso.
Oppure come C.D.B. « Io sogno l’Irlanda, le live session, l’improvvisazione, il piacere dei musicisti che si incontrano e coinvolgono il pubblico nel gioco (to play) e nel piacere dello stare insieme…»

Sebbene tutti consapevoli delle difficoltà del momento, che si aggiungono a quelle storiche/burocratiche, che sembrano servire più a disincentivare la musica dal vivo, A.L si fa portavoce del bisogno di spazi per la musica dal vivo, per dare finalmente un senso a quanto vissuto a Milano fino adesso: «Forse questo potrebbe essere il momento giusto per favorire e incentivare la musica dal vivo. Speriamo che qualcuno lo capisca».
In attesa che questa voce venga ascoltata, almeno a Milano, S.G non nasconde l’atteggiamento forse troppo remissivo di alcuni colleghi che hanno accettato tutte le restrizioni quasi senza fiatare «Magari! Al momento non mi sembra che la politica ci prenda in considerazione. Ci trattano alla pari di giullari di corte», dando un giudizio proprio sulla remissività.
C’è anche chi scherza, parafrasando sulle prossime elezioni comunali, come P.M. «Cioè dovremo votare per il candidato che suona meglio?»

# La politica avrà orecchio?

Ho scelto di chiudere con il commento di P.M. non per addossare responsabilità particolari alla giunta in carica, ma solo perché tutti i musicisti che hanno commentato mettendoci la faccia, non si sentono sufficientemente tutelati dalla classe dirigente attuale.
Tra le righe dei commenti ne esce una categoria di professionisti mai vinti, mai rassegnati, ma consapevoli che la società attuale non è abbastanza matura da considerare la loro arte come una professione.
La colpa è della comunicazione che la politica ha fatto circa la loro professionalità: “lavoratori non essenziali”, “quelli che ci fanno divertire”, le tasse, le pratiche burocratiche cartacee o i balzelli per la musica dal vivo.
Gli artisti milanesi, dopo aver rispettato le condizioni disumane imposte per gestire (male) l’emergenza sanitaria, si aspettano dalla politica e dalla cittadinanza un atto coraggioso, per incentivare la ripresa. Come si è fatto con i dehor dei locali, si meritano una sospensione temporanea di tutti gli impedimenti burocratici che scoraggiano i proprietari dei locali a ingaggiare le esibizioni di una jazz band, un DJ set, un gruppo rock.

Adesso è il momento di non lasciare nulla di intentato, fare di tutto e di più per aiutare queste donne e questi uomini a riprendere in mano gli strumenti musicali e le proprie vite, per far loro capire che ne usciremo migliori, più maturi, considerandoli essenziali perché “ci fanno divertire e appassionare”.

Io l’ho fatto, di lavorare al servizio di quanti usufruiscono di uno spettacolo, pagando il biglietto. Ed è bellissimo, quando a fine spettacolo il pubblico esce sorridente, soddisfatto e migliore. E questo succede sempre.
La responsabilità che si prende questa categoria, non è solo passione. La passione semmai ti aiuta a sconfiggere una pressione che non tutti possono affrontare.
Ma soprattutto per gli artisti, c’è tanto studio, sacrifici e amore per l’arte e per il pubblico.
Ascoltiamoli dal vivo perché ne abbiamo bisogno, ma ascoltiamoli anche quando – per una volta – chiedono il nostro sostegno dopo che sono stati da messi da parte come roba vecchia.
Sono tra i pochi che hanno capacità visionarie e scalpitano con energie positivissime per portarci fuori da questo incubo.

Continua la lettura con: L’irresistibile voglia di musica di Milano

LAURA LIONTI

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🛑 È FINITA la PACCHIA: tornano Area B, C e i parcheggi a pagamento. Ecco da quando e quali sono le nuove regole

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Dopo lo stop causa covid per favorire gli spostamenti con il mezzo privato e limitare quelli con i mezzi di trasporto pubblico, nei prossimi giorni vengono riattivate Area B e C e tornano i parcheggi a pagamento. Vediamo quando e con quali regole.

È FINITA la PACCHIA: tornano Area B, C e i parcheggi a pagamento. Ecco da quando e quali sono le nuove regole

#1 Area B: dal 9 giugno ritorna operativa la Ztl più grande d’Italia

Il 9 giugno vviene ripristinata l’Area B, un circuito di 145 telecamere che circonda di fatto tutto il perimetro della città, 55 subito in funzione, altre 43 installate durante l’anno. Nella più grande Ztl d’Italia dalle sarà vietato l’ingresso ai veicoli diesel euro 0, 1, 2 e 3, benzina euro 0 e 1 e a tutti i mezzi superiori a 12 metri di lunghezza, dalle 7.30 alle 19.30 dal lunedì al venerdì, festivi esclusi. Ogni accesso non consentito sarà sanzionato.

#2 Area C: la Ztl del centro storico riattivata il 9 giugno. Escluse alcune deroghe, chi entrerà dovrà pagare un ticket di 5 euro

Credits: @milano_gaseluce IG

Da mercoledì 9 giugno si riattiva anche Area C, la Ztl che ripristina il divieto di accesso e circolazione per i veicoli più inquinanti nel centro della città di Milano. Nel dettaglio non potranno girare in città i veicoli diesel euro 0, 1, 2, 3 e 4 e benzina euro 0 e 1 dalle 7.30 alle 19.30, festivi esclusi, pena sanzione amministrativa. Potranno entrare invece liberamente: i veicoli elettrici, ciclomotori e motoveicoli, alcuni modelli di veicoli ibridi, i mezzi appartenenti alle forze delle ordine e agli enti istituzionali e chi ha deroghe particolari. liberamente. Tutti gli altri dovranno pagare un ticket di 5 euro, i residenti del Municipio 1 avranno 40 accessi gratuiti, tariffe ridotte per chi sosta nei silos. Per veicoli destinati all’autonoleggio con conducente superiori a 9 posti il costo del ticket varia dai 40 ai 100 euro.

#3 Le strisce gialle ritornano ad essere riservate ai residenti, le strisce blu a pagamento

Sempre il 9 giugno gli stalli gialli destinati ai residenti torneranno ad essere riservati, mentre ritorneranno a pagamento le aree di sosta delimitate da strisce blu con il ripristino del servizio di controllo del divieto di sosta in occasione della pulizia delle strade.

La nota di Palazzo Marino sulle deroghe per gli operatori sanitari: “Resteranno in vigore deroghe specifiche per persone che operano nel settore sanitario e sociosanitario dell’emergenza e si manterrà la sospensione di Area B per i diesel euro 4 fino a nuovo provvedimento, in coerenza con il provvedimento assunto dalle Regioni del bacino padano“.

# Le motivazioni della riattivazione delle Ztl e le critiche dell’opposizione

L’assessore ai trasporti Marco Granelli ha spiegato la scelta della riattivazione delle Ztl e del ripristino della sosta a pagamento: “Dall’entrata della Lombardia in zona gialla, i dati del traffico privato in città hanno subito un progressivo aumento: rispetto al 2019 l’indice di congestione è superiore del 47%, mentre gli ingressi in Area C dei veicoli soggetti a pagamento sono superiori del 37%. Riaccendendo Area B e ripristinando Area C alla conclusione dell’anno scolastico, si eviteranno conseguenze sul livello del trasporto pubblico.”

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Andrea Mascaretti esprime il suo dissenso sulla scelta della maggioranza: “Sono contrario ad Area B, che rappresenta un divieto iniquo, e ad Area C, che rappresenta una tassa iniqua, utile solo a far cassa per il Comune. Avevo chiesto che restassero sospese fino al dichiarato raggiungimento dell’immunità di gregge, invece continua a prevalere il desiderio della Giunta di spremere i cittadini milanesi.” L’esponente dell’opposizione sostiene che si tratti di politiche che non producono risultati impattanti sul miglioramento dell’ambiente: “Sono politiche inutili dal punto di vista ambientale, dove sarebbe opportuno invece realizzare una vasta rete di colonnine per la ricarica elettrica in tutta la Città e soprattutto garantire un’alimentazione da fonti sostenibili”. 

Continua la lettura con: Via ai lavori per Viale ZARA a una SOLA CORSIA. Esplodono le polemiche: “Fermiamo questa ennesima follia”

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Pala Italia a Santa Giulia, il Comune di Milano potrà usare l’Arena olimpica 2 giorni l’anno

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