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Ikea sviluppa Höga, l’AUTO elettrica che possiamo MONTARE da soli (video del concept)

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Credits: https://www.tomshw.it/

Ikea ci ha oramai abituati a nuovi e rivoluzionari prodotti ma quello che non ci si aspettava è che potesse prevedere di vendere tra i suoi scaffali, in un futuro prossimo, una automobile. 

Ikea sviluppa Höga, l’AUTO elettrica che possiamo MONTARE da soli (video del concept)

# 400 pezzi da assemblare in una forma insolita

Da un’idea del designer statunitense Ryan Schlotthauserin, in collaborazione con la Renault, è in fase di sviluppo una vettura che sarà composta da poco meno di 400 pezzi da assemblare per potersi poi metter al volante pronti a qualunque spostamento. Sarà un modello versatile, pensato per qualunque esigenza, mosso da un motore elettrico e con una forma decisamente insolita con i suoi 230 centimetri di altezza e 180 di lunghezza.

# Il precedente: il New York Taxi di Giugiaro

Per i cultori della storia automobilistica la memoria va alla concept car New York Taxi, progettata dalla italdesign di quel genio di Giorgetto Giugiaro. Sviluppata sullo chassis del furgone F12 Alfa Romeo la vettura prevedeva un telaio base al quale abbinare diversi allestimenti e, soprattutto, era studiata per poter ospitare fino a 6 passeggeri anche con difficoltà motorie oltre che velocipedi e altro ancora senza che i passeggeri dovessero compiere particolari evoluzioni per salire e scendere dal mezzo. Questa premessa è doverosa perché, senza togliere alcun valore al progetto franco-svedese, va riconosciuta l’originalità, anche relativa, dei disegni di Giugiaro.

# “Höga”: prezzo e caratteristiche

Tornando alla vettura IKEA per la quale è stato scelto il nome “Höga” che nella lingua scandinava vuol dire alto, pare avrà un prezzo al pubblico di 5300 euro, decisamente economica rispetto a qualunque vettura, specie se propulsa con motore elettrico e sempre che si decida di produrla, cosa al momento non data per scontata.

Si prevede venga consegnata in una scatola in legno di circa un metro di altezza il cui peso al momento non è indicato, e probabilmente la parte relativa alla funzione meccanica sarà un unico blocco già montato. La vettura si presterà perfettamente per uso privato ma anche per il car sharing data la versatilità d’utilizzo.

# Stile Bauhaus

Certamente la filosofia del mezzo ha una notevole influenza della corrente Bauhaus, famosa in terreno teutonico tra il 1920 e la fine del 1933 per il suo stretto legame con il razionalismo e il funzionalismo. Inoltre, tipico di IKEA, sposa la praticità portata spesso all’estremo anche se, in questo caso e come già accennato, si eviterà di far applicare oltre misura i clienti montando pezzi di motore o ingranaggi vari servendo la base del veicolo già completamente assemblata.

Continua la lettura con: le mini case di Ikea

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Renault e IKEA lavorano a Höga, la macchina elettrica che ti puoi montare da solo

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BUSTO ARSIZIO, l’alternativa di MILANO?

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Credit: malpensa24.it

Busto Arsizio: una città data per scontato da chi, come me, ci vive ma anche una buona alternativa a Milano.

Così nasce “Il bello di vivere a Busto”, la campagna pubblicitaria per attrarre nuovi residenti, investimenti e imprese in città, ma soprattutto per portare qualche milanese via dal capoluogo meneghino. Riuscirà nel suo intento?

BUSTO ARSIZIO, l’alternativa di MILANO?

# Sulle strade di Milano “Il bello di vivere a Busto”

Credit: malpensa24.it

Busto Arsizio, comune in provincia di Varese, ha deciso di farsi sentire. Come? Facendo una campagna pubblicitaria coi fiocchi.

L’obiettivo è attrarre nuovi residenti, investimenti e imprese in città ma soprattutto proporsi come alternativa a Milano, da cui dista all’incirca una trentina di chilometri.

Così, dai giorni scorsi per mano del comune di Busto, nelle strade del capoluogo meneghino sono comparsi ben 270 cartelli pubblicitari con i claim “Busto Arsizio, la tua nuova città su misura”, “Busto city to live”, “Busto city to love”. 

Nei poster affissi per Milano vengono evidenziate i punti di forza della città di Busto: scuola, sport, collegamenti, cultura ed edilizia residenziale.

# Busto, l’alternativa a Milano?

Credit: milanotoday.it

L’obiettivo è promuovere la città e le sue eccellenze al di fuori del territorio comunale.

Il sindaco Emanuele Antonelli ha spiegato che l’iniziativa ha radici nel bando AttrAct che regione Lombardia e Unioncamere hanno lanciato.

Lo scopo è valorizzare l’offerta territoriale e promuovere, in Italia e all’estero, l’opportunità di localizzazione e investimento nel territorio lombardo.

L’amministrazione ha partecipato al bando e ha ottenuto un finanziamento per realizzare un piano di marketing in cui era evidenziata la necessità di creare un’immagine distintiva e forte della città di Busto Arsizio, che la legasse alla città di Milano, ma ne evidenziasse le peculiarità come la qualità della vita e il livello dei servizi.

Busto non sarà bella come Milano ma ha sicuramente dei vantaggi: i costi nettamente inferiori al primo posto, ma anche la vicinanza con Malpensa (da cui dista solo due fermate di treno).

# “Busto la tua nuova città su misura”

La campagna sta dando i suoi frutti.

Dall’hashtag #ilbellodivivereabusto e si è arrivati al claim attuale “Busto la tua nuova città su misura”, che indica invece la volontà di condividere i vantaggi di vivere a Busto con altri potenziali cittadini.

Il progetto sta prendendo velocemente forma e se andrà come previsto, premendo l’acceleratore sulla comunicazione, tutti inizieranno a vedere i vantaggi di Busto Arsizio come possibile città in cui trasferirsi.

Questo tipo di investimento è usato molto all’estero perchè va a gravare in minima parte sul bilancio e può avere un ritorno economico molto forte in futuro che gioverà a tutti i cittadini.

Busto sembra essersi candidata come alternativa a Milano, ma chi la conosce davvero? Scopriamo insieme qualche segreto.

# I segreti di Busto Arsizio

Credit: @dilecippy

“Benvenuti a Büsti Grandi”, che con i suoi 83mila abitanti è uno dei comuni più popolati della Lombardia.

Famosa per il suo dialetto antico e molto marcato, la città di Busto Arsizio ha qualche asso nella manica, prime tra tutti le due chiese nel centro pedonale: la Basilica di San Giovanni Battista e quello di Santa Maria di Piazza.

Busto Arsizio è anche la città delle cascine: ce ne sono 80, in gran parte risalenti al sette-ottocento, con prodotti locali e l’atmosfera di un tempo.

Con qualche esempio di stile liberty per le sue vie e una squadra di pallavolo femminile tre le più forti in Italia, Busto non sembra poi così male.

Riuscirà a portarsi a casa qualche milanese?

Fonti: milanotoday.it

Continua la lettura con: BUSTO ARSIZIO, l’incognita lombarda: 10 buone ragioni per scendere una fermata prima sul malpensa express

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Crisi economica post Covid nelle vie dello shopping di Milano: il cimitero dei negozi

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Le 10 cose di MILANO di cui i milanesi sono più ORGOGLIOSI

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Credits: Andrea Cherchi

Il milanese non ama esprimere apertamente le sue emozioni. Però quando lo stimoli sull’argomento è in grado di tirare fuori delle chicche che gli fanno gonfiare il petto.

Le 10 cose di MILANO di cui i milanesi sono più ORGOGLIOSI

 #1 Fuorisalone

Fuorisalone 2019. Credits: @licialupelli (INSTG)

Per una settimana Milano è il centro del mondo. Nessuno sa che cosa ci sia di preciso ma tutti vanno in giro per la città.
L’avventore tipico del fuorisalone è una persona non particolarmente interessata al design, ma non riesce a resistere a una settimana di inaugurazioni continue. Quindi si improvvisa esperto. Anche se manca da tempo, il milanese non vede l’ora di ritornare al centro del mondo. 

#2 La Scala

Credits: operaincasa.it – Le tende dei palchi

Il milanese scopre l’esistenza della Scala il giorno della prima. E quel giorno lì prova un desiderio irrefrenabile di parteciparvi. Il resto dell’anno comunque il milanese considera la Scala come il gioiello da mostrare nelle occasioni speciali. 

#3 San Siro

In realtà si chiama Meazza ma i milanesi lo chiamano San Siro. Di culto nelle partite serali il buffet riservato a chi ha i biglietti top o agli imbucati del Comune. È uno degli stadi più affascinanti del mondo quando è pieno, e uno dei più tristi quando è vuoto. Come ci siamo accorti nell’ultimo anno. 

Leggi anche: Steven Zhang vende l’Inter? La fuga è sempre più vicina

#4 La moda

credit: milanopocket.it

È l’opposto del Fuorisalone. Sono tutti eventi molto chiusi, ristretti agli addetti ai lavori. Per la maggioranza dei milanesi la moda coincide, nei periodi normali, con settimana di traffico e di gente isterica. Però ogni milanese si sente trend setter e ama che nel mondo la sua città sia considerata la top model della moda.

#5 Il Castello Sforzesco

credit: eventbride.it

Ospita un sacco di musei che nessuno ha visto, a parte la Pietà Rondanini. A Milano si dice che sia il più grande castello al mondo in pieno centro della città. Piace anche perchè simboleggia la grande Milano, quella di Ludovico il Moro e di Leonardo da Vinci. Altro vanto dei milanesi pur non essendo di Milano. 

#6 Il Duomo

È la più grande cattedrale gotica del mondo. Piace più andarci sopra che dentro.

#7 Il tram

credit: clubmilano.net

Odiato e amato. E’ stato venduto anche a San Francisco. È lentissimo, fa rumori insopportabili, imbottiglia il traffico però guai a toglierlo.

#8 La metropolitana

Credit: metronews.it

Fa ridere che la linea 5 sia stata fatta prima della linea 4. Però è un grande motivo di orgoglio dei milanesi, anche se le sue stazioni sono spesso buie e anonime se confrontate con quelle delle altre città europee. Però basta andare a Roma per capire quanto siamo fortunati.

#9 I grattacieli di Porta Nuova

Credits: https://initalia.virgilio.it/

Prima di costruirli sono stati stracriticati, ma ora Milano li ha adottati e sono diventati il nuovo centro di gravità del passeggio cittadino. Anche perché sorgono su una piazza che si estende con una spazialità unica per la città. Negli ultimi anni si assiste all’arrembaggio di CityLife, nuovo centro di ammirazione dei milanesi per la loro città. 

#10 I milanesi

Alla fine il gran vanto dei milanesi è per loro stessi. Milano ha questa dote: la magia di trasformare chi ci viene a vivere in qualcosa di unico e straordinario. Fa rendere ognuno al meglio di sé. E questo modo di vivere e di pensare si trasforma in una mentalità che contagia chiunque ci abbia vissuto. Tanto che chi è stato a Milano rimane milanese a vita. 

Continua la lettura con: Le 7 qualità del milanese vero

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L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: perchè si chiamano così? La strada per arrivarci

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Nuovo grido di allarme. Troppi turisti: le «Maldive di Milano» sono di nuovo in pericolo. Vediamo dove si trovano e che cosa sta succedendo. 

Leggi anche: Invasione post-lockdown, le «Maldive di Milano» corrono ai ripari

L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: perchè si chiamano così? La strada per arrivarci

Nella Valle Verzasca sono di nuovo in difficoltà. Il successo proviene sia da turismo svizzero che da italiani che ormai considerano la valle come le “Maldive di Milano”. La riapertura delle frontiere e l’allentamento delle restrizioni ha riportato l’allarme rosso nella valle. Urge porre rimedio. 

Credit: https://www.cdt.ch/ticino

Posa di una segnaletica informativa, agenti di sicurezza 7 giorni su 7 a Lavertezzo, con potenziamento durante il fine settimana, per favorire la fluidità del traffico, la funzionalità della piazza giro bus nella stessa località e la sicurezza in generale. A fine giornata posizionamento di un agente di sicurezza all’imbocco della strada cantonale della valle Verzasca a Gordola. Queste le misure adottate per far fronte all’incremento dei turisti. Basterà? Ma da dove nasce questa fama ormai quasi leggendaria?

https://www.ticino.ch/

Perchè “Maldive di Milano?”

Le «Maldive di Milano» erano state ribattezzate così qualche anno fa per il colore dell’acqua che richiama quello della celebre meta balneare dell’Oceano indiano.

Le pozze verzaschesi erano state definite dai social network le «Maldive di Milano» per la colorazione verde mare, attirando migliaia di visitatori soprattutto dall’Italia.

Per arrivarci da Milano questa è la strada:

Continua la lettura con: le spiagge di Milano

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Qual è lo scopo dell’umanità?

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Credit: skuola.net

La sensazione è che l’essere umano spesso faccia le cose senza sapere qual è l’obiettivo.
Ancora di più sembra che a non sapere qual è l’obiettivo siano proprio i governanti e chi dovrebbe avere la responsabilità su intere comunità.

Nella preistoria l’obiettivo dell’umanità era molto chiaro: la sopravvivenza della specie.
Sopra questo obiettivo primordiale si sono poi costruite una serie di sovrastrutture. Ad esempio nei periodi di guerra si giustificava la perdita la vita in nome di idee come la patria o la libertà.

Le religioni hanno inserito degli obiettivi soprannaturali, come l’attesa di una ricompensa dopo la vita, che hanno oscurato l’obiettivo della sopravvivenza.
Lo stesso fanno le ideologie che possono anche inserire delle contraddizioni rispetto al fine primordiale.

La sopravvivenza di ogni specie passa attraverso una sua evoluzione, non esiste in natura una stasi come ha dimostrato Darwin.
Per dare un senso compiuto all’obiettivo della sopravvivenza della specie bisogna capire che l’essere umano ha anche una dimensione sociale e metafisica.

La sopravvivenza della specie umana passa attraverso la sua evoluzione in coerenza con la società e con la natura, interna ed esterna.
Ogni obiettivo di qualsiasi legge e di qualsiasi potere dovrebbe essere ricondotto a questo punto fondamentale, senza il quale non esisteremmo.

Leggi anche: La religione dell’informazione

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Il PARCO ORBITALE: realizziamo a Milano il parco urbano più GRANDE del MONDO?

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Dopo anni di gestazione è il momento di fare accendere la luce verde a una delle idee più rivoluzionarie concepite a Milano negli ultimi anni. Si tratta del Parco Orbitale, progetto di Giacomo Biraghi, che ha vinto diversi premi, tra cui la prima edizione di Expop evento organizzato da Vivaio. Un progetto che è stato scimmiottato, sminuito, abbozzato, ma mai realizzato. Per un motivo soprattutto: la mancanza di coraggio. Ecco in che cosa consiste e perchè è il momento di farlo. 

Il PARCO ORBITALE: realizziamo a Milano il parco urbano più GRANDE del MONDO?

il progetto di parco orbitale

Il Parco Orbitale può nascere federando la cintura verde dei parchi attorno a Milano, come Parco Agricolo, Parco Nord, Parco Lambro, Forlanini, Trenno e altri, per formare così uno spazio unitario che rappresenterebbe per dimensioni il più grande parco urbano del mondo, con circa 72 chilometri di conferenza.

Già Milano ha un parco periurbano gigantesco, tra i più grandi del mondo. Quello che serve è una visione unitaria, un po’ quello che manca alla nostra città e al nostro Paese. Questi sono i passi per fare diventare realtà un progetto di così grande impatto e a costi irrisori. 

#1 La straorbitale

Credits: bici.milano.it

Corsa a piedi o in bicicletta lungo tutto la circonferenza del parco (72 chilometri). Il progetto originario di Biraghi è stato in parte ripreso da Abbracciami che unisce con una ciclabile l’area attorno alla città. 

Leggi anche: La Straorbitale diventa realtà (anche se con un altro nome)

#2 Rinominare le mappe di Milano

Le mappe di Milano sopra i singoli nomi dei parchi dovrebbero recare la dicitura di “parco orbitale”. Un po’ come la Lombardia mette insieme tutti i comuni della regione. Tutte le aree verdi devono essere presentate sotto lo stesso nome

#3 Il sito internet e la personalità istituzionale

Occorre un sito internet dia visibilità a tutte le iniziative realizzate nell’area del parco orbitale. Al tempo stesso bisogna creare un’istituzione che rappresenti il parco orbitale con compiti di supervisione e soprattutto di comunicazione. 

#4 Infrastrutture

Parco Lambro – Andrea Cherchi.jpg

Già è in fase di completamento un pista ciclabile che copra l’intero parco, con tunnel e cavalcavia per superare i punti di incrocio stradale. Ma occorrono altri punti di collegamento, aumentare la creazione di aree verdi dove non ci sono abbastanza per dare continuità al parco. Si dovrebbero poi inserire elementi di identità lungo il parco. Tra le idee emerse negli anni c’è quella di realizzare il safari d’artista, inserendo animali di grandi dimensioni, opere realizzate da diversi artisti, che consentirebbero alle persone di rendere più avvincente la visita del parco e di renderlo riconoscibile anche a distanza.

#5 Comunicarlo

Il parco orbitale deve diventare un elemento identitario di Milano. Uno dei suoi punti di forza e di attrazione, non solo per i milanesi. Occorre organizzare una campagna mondiale per far sapere che è nato il parco urbano più grande del mondo. Un parco destinato a stupire grazie alla incredibile creatività della città. 

Leggi anche: Recovery plan di Sala a confronto con quello di Milano Città Stato

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I 5+1 luoghi PANORAMICI più belli della LOMBARDIA

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Credit: stagniweb.it

Ecco quali sono i punti panoramici lombardi assolutamente da non perdere secondo “In Lombardia”.

I 5+1 luoghi PANORAMICI più belli della LOMBARDIA

La Lombardia riserva non di rado delle inaspettate sorprese, anche perché è una regione dai mille volti. Borghi, sentieri, castelli, laghi e cascate sono solo alcuni dei luoghi bellissimi che ne fanno parte. Eppure tra tutte queste ambientazioni da favola ce ne sono alcune dalle quali si può godere di un panorama unico, ecco la classifica dei luoghi panoramici più imperdibili secondo In Lombardia, il sito ufficiale del turismo lombardo.

#1 Campanile di San Nicolò – Lecco: la seconda torre campanara più alta d’Italia

Credit: campaniledilecco.it

Il campanile di Lecco é, tra quelli non adiacenti alla chiesa, la seconda torre campanaria più alta d’Italia ed è sicuramente tra le più alte d’Europa. Per arrivare in cima si devono percorrere 380 scalini per un totale di 96 metri, ma una volta arrivati si ha una vista a 360° sulla città di Lecco, sul lago e sulle montagne che lo circondano.

#2 Sacro Monte – Varese: Patrimonio Unesco

Credit: in-lombardia.it

Il Sacro Monte di Varese è una bellezza certificata, considerato Patrimonio dell’Umanità UNESCO infatti lascia ogni visitatore a bocca aperta. E’ situato su una collina alle spalle della città, e per raggiungere il Piazzale Pogliaghi (il punto più alto) si può percorrere un altrettanto panoramico sentiero con ben quattordici cappelle.

#3 Funicolare di Brunate – Como: il “bruco” panoramico

Credit: stagniweb.it

La funicolare che collega Como a Brunate offre per tutto il viaggio una vista unica sul lago di Como che continua a cambiare prospettiva, ma il punto d’osservazione migliore è sicuramente l’arrivo.

Leggi anche: ll bruco di Brunate

#4 Torre Civica – Bergamo: il classico “Campanone”

Credit: Instagram @alleolmi

La Torre Civica, anche conosciuta come Campanone, è il filo rosso che unisce la Città Alta e quella Bassa. Dalla sua cima infatti si può osservare tutta la città, e dai suoi quasi 53 metri d’altezza anche la Bergamo Alta non sembra poi così tanto alta.

#5 Torrazzo – Cremona: la torre in muratura più alta d’Europa

Credit: clickfor_Lombardia

Il Torrazzo di Cremona è la torre in muratura più alta d’Europa con i suoi 112 metri e da questa altezza è uno dei punti panoramici più belli in Lombardia. Dalla cima si ha una vista su tutta la città e oltre, insomma il posto perfetto per qualche scatto da condividere.

#5+1 Osservatorio Giuseppe Piazzi – Ponte in Valtellina (Sondrio): una vista spaziale

Credit: osservatoriopiazzi

L’osservatorio Astronomico Giuseppe Piazzi si trova in località San Bernardo, nel Comune di Ponte in Valtellina, a 1238 mslm. Tutta la strumentazione contenuta è orgogliosamente Made in Italy e permette attività non solo scientifiche ma anche turistiche e scolastiche. Da qui è inutile dire che la vista è davvero… spaziale.

Qual è il tuo luogo panoramico lombardo preferito?

Fonte: In Lombardia

Leggi anche: SPAZIO, ultima frontiera: in arrivo le prime VACANZE tra le STELLE

ROSITA GIULIANO

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La “FERROVIA DEI DUE MARI” si farà? Così il centro Italia potrebbe cambiare volto

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L’obiettivo: collegare i due versanti opposti del centro Italia, la regione Marche a Roma, con fermate in molti punti di collegamento con il resto dell’Italia e dell’esterno. Ma il progetto della Ferrovia dei Due Mari sta già avendo qualche problema.

La “FERROVIA DEI DUE MARI” si farà? Così il centro Italia potrebbe cambiare volto

# Il progetto: 80 chilometri per tagliare l’Italia

Credits: marchenews24.it
Ferrovia dei Due Mari

L’idea di poter collegare la Regione Marche al Lazio è nata già da qualche anno e portata avanti, ad esempio, dal Comitato “Un Treno per Roma” e la sezione “Italia Nostra” di Ascoli Piceno. Si potrebbe dire nessuna particolare difficoltà, si tratta infatti di realizzare una “semplice rete ferroviaria” di 70-80 km che in primis potrebbe collegare Ascoli Piceno ad Antrodoco, passando anche per alcuni comuni colpiti dal terremoto del 2016. Un progetto facile ma che avrebbe un ritorno molto importante.

La realizzazione della “Ferrovia dei Due Mari “ avrebbe un ruolo importante per l’economia e le infrastrutture della zona, ma soprattutto nello sviluppo del turismo nel centro Italia. Se il punto di partenza non sembra così ambizioso, l’obiettivo finale è quello di collegare, oltre i due mari, anche quelle zone e paesi che altrimenti vedrebbero il loro declino: Arquata, Amatrice, Norcia e le principali città d’arte del centro; per poi arrivare al capolinea: Roma.

# Il solito, classico problema

Credits: it.m.wikivoyage.org
Stazione di Rieti

Altro cardine del progetto è il collegare Rieti a Roma, unica città così vicina alla Capitale ma che non ha un collegamento diretto. Infatti, a completare l’opera della Ferrovia dei Due Mari, altro tratto importante, in aggiunta a quello di Ascoli Piceno-Antrodoco, c’è Passo Corese-Rieti.

Tuttavia si riscontra un problema abbastanza grande da far venire il dubbio che della “Ferrovia dei Due Mari” rimanga solo l’idea e il progetto. Lo studio di fattibilità per la linea ferroviaria Ascoli Piceno-Antrodoco vede possibile la sua entrata nell’ambito dei lavori sull’aggiornamento del Contratto di Programma 2017-2021 tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e rete ferroviaria italiana; ma, per quanto riguarda Rieti, nonostante l’intervento risulti inserito nel contratto di programma 2017-2021 nel Piano Commerciale di RFI, i fondi per la realizzazione dell’opera non sono stati assegnati.

Ma, lamenta Il Messaggero, senza fondi, come si fa ad andare avanti?

Continua la lettura con: 🛑 In partenza da MILANO i nuovi TRENI DEL MARE: ecco quali sono

BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 Per i politici romani la RAI è “cosa nostra”: NO al centro produzione a Milano. L’IRA dei leader politici milanesi

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Il centro di produzione a Milano dovrebbe essere al Portello. Credits: http://www.chetvfa.it/

Sembrava cosa buona e giusta. Un centro di produzione della RAI a Milano. Pronta anche la sede: al Portello. E invece, per Roma la Rai non deve perdere pezzi per altre parti d’Italia. Men che meno per Milano. Come avevamo scritto in questo articolo, i politici della capitale sono uniti a dire no a qualunque distaccamento della Rai a Milano. Arriva la reazione del leader politici milanesi. 

Leggi anche: La Saxa Rubra del Nord? I candidati sindaco di Roma dicono no a Milano

Per i politici romani la RAI è “cosa nostra”: NO al centro produzione a Milano. L’IRA dei leader politici milanesi

A Roma la politica fa quadrato e se prima erano in tre a ballare questo Hully Gully, in poche ore si è creato un vero e proprio asse della politica romana, pronta a difendere Saxa Rubra dall’assedio dei barbari longobardi.
Non ci sta Beppe Sala che, intervistato in occasione della solenne ricorrenza del 2 giugno, festa della Repubblica, risponde con l’istinto del manager. Non senza tradire la propria incredulità.

# Anche Zingaretti contro un centro di produzione RAI a Milano

Il sindaco di Milano cita Wolfgang Goethe, dichiarandosi «Senza parole» a commento dell’attacco anti Milano fatto dal Governatore del Lazio Zingaretti, in compagnia di tanti – forse troppi – sodali.
La pietra dello scandalo, se è concesso l’uso di questa espressione, è la delibera del Consiglio di Amministrazione RAI che prevede la realizzazione di un centro di produzione TV a Milano, nei pressi di Fiera Milano City, con la conseguente dismissione dell’uso degli studi di via Mecenate, che pesano sulle casse pubbliche di RAI, perché in affitto.

# Sala: la RAI «non è qualcosa di particolare che deve essere gestita per fini politici»

Credits: www.open.online

Come fanno notare il viceministro Alessandro Morelli e Beppe Sala, per una volta sullo stesso fronte, la RAI è un’azienda e come tale deve essere condotta. Il risparmio del canone di affitto degli studi milanesi attualmente in uso, è un vantaggio che rimarrà invariabilmente a bilancio aziendale, pronto per essere investito in altri rami e a disposizione per la crescita della RAI.

«In tutto il mondo, le aziende sono sempre alla ricerca di dare un servizio migliore. Fino a prova contraria, la Rai è un’azienda. Ha il dovere di efficientare la sua organizzazione e di dare un miglior servizio», dice Sala.
Ricordiamo che la RAI ha una grande sede a Milano, vi lavorano diversi dipendenti tra tecnici, autori, produttori e dirigenti. Immobilizzare tutte queste risorse impedendo loro di produrre, in nome di una artificiale “centralità” di Saxa Rubra, è qualcosa che rasenta lo spreco dei conti pubblici, ovvero una stortura del diritto societario, perché i dirigenti pubblici e privati hanno l’obbligo di condurre le aziende seguendo il principio del “buon padre di famiglia”.
Il primo cittadino meneghino, seppure garbato, ci va giù pesantissimo, sottolineando che la RAI «non è qualcosa di particolare che deve essere gestita per fini politici», come emerge lampante dalle dichiarazioni congiunte pervenute dalla capitale.

# «Questa idea che c’è un’affinità elettiva tra la RAI e Roma e che questa cosa non si può toccare, è uno degli esempi per cui il nostro paese non riesce a progredire»

Beppe Sala si accoda a tutti quei milanesi che stanno seguendo la vicenda e sono ancora sotto choc per il duro attacco “contro la Saxa Rubra del Nord”.
Un atteggiamento inspiegabile, non esiste nessuna affinità elettiva, a parte quella sbandierata senza pudore per fini elettorali; non esiste nessuna proprietà politica ma solo un’azienda pubblica che senza queste scaramucce potrebbe essere una delle più belle realtà del settore. Come dichiara Beppe Sala «Questa idea che c’è un’affinità elettiva tra la RAI e Roma e che questa cosa non si può toccare, è uno degli esempi per cui il nostro paese non riesce a progredire».

Interviene ancora il vice ministro alle Infrastutture, Alessando Morelli sottolineando che «sulla vicenda dello spostamento della sede Rai al Portello stiamo assistendo a una tragedia in casa Pd che dimostra disinteresse per il bene pubblico. Sala invece sminuisce l’operazione a semplice spostamento di studi per non disturbare troppo il manovratore romano».

L’opposizione alla nuova sede RAI di Milano non è campanilismo. È la precisa fotografia di una parte dell’Italia, come sempre molto impegnata a difendere lo status quo dell’intero paese, usando la RAI come cartina di tornasole, più che come metafora. Anche un altra grande leader della politica milanese interviene nella polemica rincarando la dose.

# Letizia Moratti: «La Rai è nazionale. Ha un centro di produzione a Torino e un altro a Napoli. È giusto che la Rai abbia un polo anche a Milano, è impensabile che non ce l’abbia»

La politica milanese si fa trovare pronta, compatta, per fronteggiare questo duro attacco che sta svelando il dramma vissuto dalla politica romanocentrica.
Letizia Moratti, Presidente RAI dal 1994 al 1996, ricorda di aver varato «il progetto di rafforzare la sede Rai a Milano» quando era la numero uno di RAI, «è un progetto giusto, perché la Rai ha necessità di avere dei poli sul territorio. La Rai è nazionale. Ha un centro di produzione a Torino e un altro a Napoli. È giusto che la Rai abbia un polo anche a Milano, è impensabile che non ce l’abbia. Sono certa che queste polemiche verranno superate e che si potrà rapidamente dar corso a un progetto che rafforzi il sistema radiotelevisivo italiano sul territorio».

# Il vizio della politica romanocentrica: vedere Milano come un problema non come un valore aggiunto per il Paese

Invece di vedere la possibilità di utilizzare la creatività e l’innovazione di Milano per rilanciare la RAI, la città sembra un ostacolo. Ancora una volta da Roma Milano vista come un problema per il paese. 
Niente panico, perché i milanesi aspettano solo di poter contribuire alla ripresa della città, della regione e del paese, facendo semplicemente il proprio dovere. Senza dimenticare i diritti.
Perché se il centro di produzione RAI a Milano è una delibera di oggi, non dobbiamo dimenticare che è da oltre 20 anni che se ne parla, non è un aiutino di Stato, si deve fare senza se e senza ma.

# La risposta migliore: chiedere l’autonomia di Milano

La politica milanese, che in questa circostanza mostra i muscoli, dovrebbe imparare da questo episodio a difendere con orgoglio la città e i milanesi, una risorsa che tutto il mondo ci invidia.

Oppure basta parlare chiaro. Se Milano è un problema, la soluzione è già a portata di mano: due milanesi su tre desiderano per la città autonomia e potere pari a quello di una regione, un’autonomia che deve nascere nel solco della Costituzione, la più bella del mondo, quella che descrive l’Italia come “una e repubblicana”, non romana.
E se ce lo permettete, Saxa Rubra del nord è un’espressione che non ci appartiene. Per noi, quella è City Life, chiamatela col suo nome.

Continua la lettura con: La Saxa Rubra del Nord? I candidati sindaco di Roma dicono no a Milano

LAURA LIONTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

SPAZIO, ultima frontiera: in arrivo le prime VACANZE tra le STELLE

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Credits: arksoft.it Birra e relax sulla Luna

“Seconda stella a destra, questo è il cammino”. Non c’entra l’Isola che non c’è con le nuove vacanze del futuro ma la direzione è quella: il cielo. Se qualcuno ama ancora i viaggi al mare e il relax e divertimento che ti regalano, alcuni invece vogliono provare qualcosa di nuovo e sognano di partire verso lo spazio. Il bello è che ora si può fare.

SPAZIO, ultima frontiera: in arrivo le prime VACANZE tra le STELLE

Sembrava impossibile, invece i viaggi nello spazio per studiare ciò che ci circonda sono ormai quasi all’ordine del giorno, quello che però stupisce è che sembrerebbe che anche persone “comuni” ora possano partire “direzione spazio”.

# Arriva il turismo lunare

Credits: arksoft.it
Birra e relax sulla Luna

Il turismo lunare non è poi così una novità, già nel 2001 infatti 7 turisti hanno potuto viaggiare nello spazio e soggiornare nella Stazione Spaziale in orbita sulla Terra. Non sono stati però gli unici pionieri di questa nuova forma di turismo: un ingegnere americano della Microsoft, infatti, fece una vacanza spaziale per ben 2 volte, sia nel 2007 che nel 2009. Il prezzo del biglietto? Un po’ caro. I viaggi sono stati organizzati dalla società statunitense Space Adventure al costo di 20 milioni di dollari per una settimana.

Ma se questo potrebbe essere definito come un “semplice soggiorno” su una navicella spaziale, già nel 2017 alcuni avventurieri hanno affrontato un viaggio itinerante orbitando intorno alla Luna e pagando 150 milioni di dollari. Per fare una vacanza spaziale la condizione principale rimane l’essere ricchissimi, un turismo molto esclusivo, ma che da quest’anno sembra esserlo un po’ di meno.

# 3 nuovi progetti per viaggiare nello spazio

Credits: ermesverona.it
camera hotel nello spazio

Come scrive proiezionidiborsa.it  da quest’anno partiranno 3 nuovi progetti che offriranno viaggi spaziali: Inspiration4 porterà 4 cittadini in orbita dal 15 settembre, l’anno prossimo il progetto AX-1 manderà altre 3 persone nello spazio e, infine, rimane Yusaku Maezawa, il miliardario giapponese che ha reso la vacanza spaziale fruibile a tutti. Come?

Credits: magazine.impactscool.com
turismo spaziale

L’uomo è l’unico “civile” che nel 2018 è riuscito a prenotare un viaggio nel veicolo spaziale sviluppato da SpaceX. Un viaggio che dovrebbe partire nel 2023 con un equipaggio di artisti e creativi. Sì, perché chiunque non abbia risposto al post Twitter di Yusaku Maezawa entro il 14 marzo 2021, nel quale offriva un viaggio nello spazio ad artisti e a chiunque avesse idee creative, ha perso l’occasione di andare in vacanza sulla Luna gratis.

Se ti è sfuggita questa opportunità, non preoccuparti perché sembra che il turismo spaziale e lunare sia la nuova frontiera delle vacanze. Magari tra qualche anno si sorseggerà un cocktail non più vista mare, ma spazio e stelle.

Continua la lettura con: L’Italia sfida il MONDO: vuole essere la prima a portare INTERNET sulla LUNA

BEATRICE BARAZZETTI

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Il DELIVERY a casa ce lo porterà un ROBOT? Parte il test con la PIZZA

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Il primo robot che consegna a domicilio. Ecco dove. 

Il DELIVERY a casa ce lo porterà un ROBOT? Parte il test con la PIZZA

Credit: unilad

Immagina di ordinare una pizza, aprire la porta al fattorino e trovarti davanti… un robot. La catena Domino’s Pizza ha deciso di testare dei robot che senza alcun aiuto “umano” guidano e consegnano le pizze a domicilio. Ancora in Italia non possono circolare, ma in futuro potremo ricevere anche noi la pizza dai robot. Dove possono circolare e come funzionano?

# E’ Domino’s a lanciare il primo robot consegna pizze

Credit: tomshw.it

Come riporta Focus l’idea è partita da Domino’s che, in collaborazione con Nuro – azienda specializzata in robotica – ha creato il primo robot consegna pizze. R2, così è stato chiamato il futuristico fattorino, ha la capacità di guidare dalla pizzeria sino al domicilio e “consegnare” la pizza: una volta che l’ordine viene caricato, il carrello automatico parte per effettuare la consegna. Non tutti, ovviamente, possono aprire il robot e prelevare la pizza; una volta a destinazione il robot invia una notifica al cliente che potrà aprire gli sportelloni grazie ad un PIN, e ritirare la propria cena.

# Dalla pizza al gelato: sarà tutto a portata di robot?

Credit: motor1.com

Per il momento il robot può circolare solo in determinate fasce orarie – quelle meno trafficate – e ha un raggio d’azione piuttosto ristretto. L’autorizzazione ricevuta dal Dipartimento dei Trasporti infatti permette ai robot di fare consegne soltanto in alcuni quartieri di Houston, e solo per le pizze di Domino’s. Eppure l’azienda ha intenzione di continuare a studiare il servizio, per ampliarlo e perfezionarlo. «Abbiamo ancora molto da imparare sulle consegne completamente automatizzate: questo test ci permetterà di capire come i clienti reagiscono e interagiscono con il robot e come questi carrelli possono migliorare l’efficacia del nostro servizio», ha commentato Dannis Maloney, uno dei responsabili.

R2 è stato progettato per trasportare cibi sia caldi che freddi: gelato, sushi o pizza? Tra qualche anno sarà tutto a portata di robot.

Leggi anche: Il PRIMO AEROPORTO al mondo per AUTO VOLANTI

ROSITA GIULIANO

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La religione dell’informazione

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Film: L'Onda

Siamo bombardati da informazioni che ci arrivano come verità assolute, come dogmi. 

Per il metodo scientifico ogni affermazione è falsificabile, bisogna dimostrarla. Altrimenti è religione, è fede.
Noi abbiamo un rapporto con le informazioni che ci arrivano più simile a una religione, a cui bisogna credere per fede nei confronti dell’emittente o del tipo di informazione che ci arriva.

La soggettività si basa sulla falsificabilità dell’informazione. Se tu perdi la falsificabilità, ossia ricevi l’informazione in modo fideistico e assoluto, diventi oggetto passivo e ti trasformi in massa. La caratteristica della massa è quella di non avere una soggettività autonoma nei confronti dell’informazione.

Per mantenere una nostra soggettività e poter utilizzare le informazioni in modo funzionale alla nostra vita occorrerebbe adottare lo stesso principio della sperimentazione scientifica. Partire dalla regola della falsificabilità, ossia che tutte le informazioni potrebbero essere false e quindi devono essere verificate dal soggetto.
Ma come le possiamo verificare?

Per consuetudine la verifica che viene fatta dal fast checking è quella di verificare le fonti o confrontarle con altre informazioni. Ma questo non è un metodo scientifico.
La sperimentazione scientifica non consiste nel controllo delle fonti o della coerenza con altre ipotesi ancora da dimostrare, ma si basa sulla riproducibilità e sulla verifica sperimentale.

L’unico metodo di tipo scientifico per l’analisi delle informazioni è quello della reversibilità con la realtà del soggetto. Un’informazione è vera se è riproducibile e corrisponde con la realtà che vive la persone.

Se l’informazione invece non la si considera falsificabile ma la si prende come un assoluto o se non c’è corrispondenza con la realtà del soggetto significa trattarla come se fosse una rivelazione divina. A quel punto l’informazione non contribuisce allo sviluppo della razionalità ma struttura in obbedienza fideistica e superstiziosa che porta l’individuo ad annullarsi nella massa. 

Continua la lettura con: il mostro del compromesso

MILANO CITTA’ STATO

Copyright milanocittastato.it

Il nuovo concept: le CASE a forma di COZZA

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Credit: @ez_archimag

Nel mondo ci sono case a forma di qualsiasi cosa. Eppure questo progetto le batte tutte.

Il nuovo concept: le CASE a forma di COZZA

# La Shell House: le villette per famiglie

Credit: @24.arch.7

Lo studio di architettura e interior design K&B Partners con sede a Odessa, guidato da Kovtun Yuri e Burakov Egor, ha progettato “Shell House”.

L’idea di queste abitazioni è creare una sorta di centro ricreativo pensato per le famiglie, siano esse poco numerose ma anche formate da 4 o più persone.

La casa è realizzata principalmente in legno, sia nella base della struttura che nella decorazione.

Tutto il complesso avrà una dimensione di circa 20.000 metri quadri, creando un mondo tutto a sè dove poter vivere in tranquillità.

Queste case dalla forma originale sono infatti pensate per essere costruite vicino al mare a Koblevo, nella regione di Mykolaiv, in Ucraina.

E di che forma fare le case se sono vicino al mare? A forma di conchiglia!

# Una conchiglia molto speciale

Credit: @24.arch.7

Quando si pensa ad una casa a forma di conchiglia la nostra mente va diretta a quelle grandi conchiglie bianche da cui si può ascoltare l’eco del mare, eppure queste abitazioni non ricordano per niente quel tipo di conchiglia.

Il progetto di queste nuove case ha preso infatti ispirazione dalla cozza, un mollusco molto diffuso nella zona.

Il completamento della costruzione è previsto per la primavera del 2023.

Sul sito dello studio di architettura non ci sono ancora molte informazioni eppure queste case a forma di cozza stanno già facendo il giro dei social.

Chi di voi ci vivrebbe?

Fonti: amazingarchitecture.com

Continua la lettura con: La CASA STIVALE: 216 metri quadrati che calzano a MERAVIGLIA

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Politica, le porte girevoli del Comune di Milano e gli 007 del real estate

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I POSTER pubblicitari da INDOSSARE quando PIOVE: arriveranno anche a Milano?

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Credit: greenme.it

Dal Belgio è arrivato un nuovo servizio “da indossare quando piove”. Di cosa si tratta?

I POSTER pubblicitari da INDOSSARE quando PIOVE: arriveranno anche a Milano?

# Da Bruxelles si apre un nuovo futuro per la mobilità

Credit: greenme.it

Una intelligente e decisamente utile operazione di marketing ha visto coinvolti Brussel Mobility, punto di riferimento per le strategie legate alla mobilità di Bruxelles e Mortierbrigade, un’agenzia indipendente di comunicazione che ha sede proprio nella capitale belga, nella quale operano le due menti creative del progetto: Camille Taillefer e Marie-Céline Debande.

Insieme hanno ideato un modo innovativo per riparare i ciclisti in caso di pioggia che sposa la sempre più crescente necessità di sviluppare una economia circolare fondamentale per il nostro futuro.

# Wear When Wet: i poncho impermeabili per la città

Credit: vimeo.com

 

Partendo da vecchi cartelloni pubblicitari per impianti rotanti, per intenderci quelli che hanno le varie pubblicità che ruotano all’interno di strutture con una doppia faccia espositiva protetta da vetro, hanno pensato di non gettarli ma di riutilizzarli, trasformandoli in poncho, completamente impermeabile dato che il supporto dei cartelloni è costituito da PVC, facilmente indossabili e utilissimi in caso di pioggia.

Sfruttando una parte delle strutture espositive dislocate in città questi poncho saranno a disposizione di chiunque ne abbia bisogno e avranno modo di dare una seconda vita a un materiale plastico che altrimenti finirebbe per gran parte in discarica. Su questi provvidenziali impermeabili è stato stampato lo slogan WWW, Wear When Wet, “da indossare quando piove”.

# Un servizio semplice da utilizzare ma con grandi benefici

Credit: greenme.it

Prendere un poncho è semplice: basta strappare un cartellone WWW e indossarlo con estrema facilità. Ovviamente nei dispenser dislocati per Bruxelles sono “caricati” molti poster così da poter soddisfare l’esigenza delle molte persone, ciclisti in primis, che vorranno utilizzare questo servizio. La campagna che incentiva l’utilizzo dei poncho è stata lanciata una sera prima di un giorno nel quale era prevista pioggia ed il successo è stato assicurato.

Elke Van den Brandt, ministro della Mobilità di Bruxelles, è entusiasta di questa iniziativa che permette di incrementare sensibilmente il numero dei ciclisti a totale beneficio del traffico cittadino. Un esempio sicuramente da copiare.

Continua la lettura con: Le 3 città più BIKE FRIENDLY d’Italia sono tutte nella stessa REGIONE

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Pala Italia a Santa Giulia, il Comune di Milano potrà usare l’Arena olimpica 2 giorni l’anno

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Il LAGO “più bello d’Italia” che APPARE e SCOMPARE

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Credits: Val-Gardena.com

Si trova in Val Gardena, ma se non siete fortunati, non lo scoprirete mai. Si tratta del Lech de Ciampedel te Val, il lago visibile solo per poche settimane all’anno.  

Il LAGO “più bello d’Italia” che APPARE e SCOMPARE

Amo i laghi

Avete già appurato che mi piacciono i laghi. Nelle mie elucubrazioni degne del Touring Club—si, sto scherzando—i laghi appaiono spesso e volentieri. Il fatto è che per una come me, che il primo lago l’ha visto alle soglie dei trent’anni, non c’è niente di normale in questi specchi d’acqua azzurri, puliti, dalla stranissima consistenza non salmastra. Mi sono fatta prendere la mano, lo ammetto. Ma questa volta vi parlerò di un lago insolito.

Potrete andare a visitare le terre limitrofe e non trovarlo, oppure potreste imbattervi nelle sue acque inaspettatamente, a sorpresa. Si, perché questo lago è davvero speciale: appare solo poche settimane all’anno.

Credits: Val-Gardena.com

# Il segreto del “lago più bello d’Italia” che solo i fortunati possono ammirare

Sembra un nome da romanzo fantasy eppure, immersa in questa valle, tra prati lussureggianti e una splendida cornice rocciosa, nel cuore delle Dolomiti si nasconde un piccolo segreto che solo i più attenti riusciranno a scoprire. 

Credits: Val-Gardena.com

Qui, mentre il sole primaverile illumina la terra, appaiono laghi di un intenso azzurro, figli di ghiacci ormai disciolti dall’arrivo della bella stagione. Tra questi, il più bello d’Italia: il Lech de Ciampedel te Val. 

# Lech de Ciampadei te Val: il lago più bello ed etereo d’Italia

Probabilmente non è uno dei nomi più noti quando si parla di laghi italiani, e per un motivo: la sua particolarità sta proprio nella magia con la quale il lago, nato dal disgelo delle cime in primavera, appare sotto i raggi mattutini degli itinerari della Val Gardena, lontano dai percorsi turistici più battuti. 

Credits: Val-Gardena.com

Ammirarlo sotto la luce del mattino è un’esperienza incantevole con le sue acque rendono il lago una gemma di giada in piena valle. Da sempre avvolto nel mistero e circondato da magiche storie, la sua formazione avviene nel corso dei primi caldi primaverili, quando i ghiacci si sciolgono completamente fino a raggiungere la valle, incontrandosi proprio nel meraviglioso Lech de Ciampadel, che rimane visibile per alcune settimane tra maggio e giugno, per poi sparire fino al prossimo anno. 

# Per vederlo bisogna andare sul “prato che ride”

Non sembra strano, quindi, che questo lago rappresenti un evento per gli amanti delle Dolomiti: l’Associazione Turistica Selva Val Gardena infatti, organizza ogni anno escursioni guidate che portano i visitatori attraverso la valle del canyon, lunga sette chilometri, fino al prato disseminato di fiori noto come “Pra da rì” (Il prato che ride). 

Credits: Val-Gardena.com

Lungo la via, il Lech de Ciampadel, ma bisogna essere pronti per poter scattare una foto ricordo di questo posto unico e per niente scontato. 

Credits: Val-Gardena.com

E per tutti quelli che quest’anno non sono riusciti a vederlo, niente paura… Ci rivedremo l’anno prossimo.

Continua la lettura con: Il SENTIERO MAGICO tra gnomi e streghe nel PARCO di Monza

GIADA GRASSO 

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Il MISTERO dei 12 GATTI NERI sui tetti di Milano

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Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi

Sui tetti della Galleria Vittorio Emanuele II è nata una piccola colonia di felini, tutti dello stesso colore. Andiamo a scoprire come si sono stabiliti lassù nella testimonianza di Andrea Cherchi, il “fotografo di Milano”.

Il MISTERO dei 12 GATTI NERI sui tetti di Milano

# Due mici esploratori e un’anziana signora

Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi

Nascosti su altezze irraggiungibili agli occhi dei passanti, in pieno centro a Milano, vive felice un gruppo di 12 gatti neri. La loro storia inizia in una casa situata nei pressi della Galleria Vittorio Emanuele II, dove viveva un’anziana signora. La vecchina si occupava di due mici, entrambi completamente neri, i quali erano soliti esplorare con curiosità i tetti nei dintorni. Un giorno, però, la signora fu trasferita in una casa di riposo per essere accudita, ma i suoi amici felini rimasero lì.

Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi

# Adottati dagli abitanti di Milano

A loro, però, non andò troppo male. La coppia di gatti rimase a osservare Milano dall’alto e, con il passare di qualche anno, non sono neanche più i soli. Dopo aver dato alla luce una cucciolata, ora sono diventati una dozzina, tutti dello stesso colore della notte e abili camminatori delle altezze. La loro fortuna è l’amore che altre persone stanno continuando a dimostrargli, come gli addetti di hotel e bar nei dintorni. Tutti coloro che circolano nei piani alti della Galleria hanno la premura di offrire un pasto ai gatti ogni giorno.

Tuttavia, rimangono uno spettacolo riservato a pochi. Nella tranquillità, questo gruppo di mici ha trovato un suo posto nel mondo e continuano a vivere felici, proteggendo la città dall’alto.

Fonte: Pagina Facebook “Semplicemente Milano di Andrea Cherchi”

Continua a leggere con: La storia del VILLAGGIO salvato dai GATTI

Leggi anche: 2 giugno: il murale che celebra la Festa della Repubblica a Milano

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Il TRICOLORE è nato a REGGIO EMILIA

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Credits: primaonline.it tricolore

Non c’è persona che non sappia chi ha composto l’inno d’Italia, eppure è altrettanto difficile trovare qualcuno che, al contrario, conosca la storia dell’altro simbolo per eccellenza del nostro Paese. Da dove nasce il famoso Tricolore verde, bianco e rosso?

Il TRICOLORE è nato a REGGIO EMILIA

# Il 7 gennaio 1797 nacque il Tricolore

Credits: appuntiturismo.it
Sala del Tricolore Reggio Emilia

Reggio Emilia non è una città così conosciuta, o meglio, se ne conosce il nome ma meno le sue bellezze e la sua storia. Eppure il simbolo per eccellenza del “made in Italy”, soprattutto all’estero, è nato proprio qui, in questa città di medie dimensioni lungo la Via Emilia.

Il 7 gennaio 1797 le città di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara decisero di costituire una repubblica propria, sotto la protezione di Napoleone Bonaparte. Si tratta della Repubblica Cispadana, la cui costituzione si ufficializzò proprio a Reggio Emilia durante una seduta nella Sala principale del Palazzo Comunale. L’aula, originariamente Sala del Congresso, fu subito rinominata come Sala del Tricolore.

# Verde, bianco e rosso

Bandiera italiana

Il verde, bianco e rosso della bandiera della Repubblica Cispadana in realtà erano in orizzontale. Ma perché proprio questi 3 colori? In questa storia compaiono anche la Lombardia e Milano. La Repubblica Cispadana, infatti, si avvalse anche degli eserciti della Lombardia, la cui Legione presentava stendardi di colore bianco, rosso e verde. Questo perché il bianco e il rosso erano già i colori dello stemma comunale di Milano, mentre il verde era quello delle uniformi della Guardia civica milanese. Leggende invece narrano che il verde ricordi i prati dell’Italia, il bianco le montagne e il rosso le vittime delle guerre.

# Reggio Emilia e il suo legame con la bandiera italiana

Credit: @museicivicire
Museo del Tricolore

Reggio Emilia è molto legata a questa storia motivo di orgoglio italiano, tanto che nel 2004 fu inaugurato un museo a proposito. Il Museo del Tricolore ricostruisce i fatti e espone alcune testimonianze importanti, quali una lettera di Ugo Foscolo dove omaggia il coraggio dei reggiani.

Fonti: appuntiturismo.it

Continua la lettura con: La BANDIERA di MILANO non è quella di GENOVA!

BEATRICE BARAZZETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il mostro del compromesso

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La chimera del compromesso

Il compromesso è una parola a due facce.
Nel mercato immobiliare prima della vendita vera e propria si fa un compromesso per vincolare le parti all’acquisto o alla vendita. In questo aspetto è positivo perché aiuta a gestire i rapporti tra le persone.

Un altro aspetto positivo è in una trattativa politica: quando ci sono posizioni distanti il compromesso consente di risolvere il problema accontentando tutti i contendenti.

Però il compromesso ha anche delle accezioni negative.

In ingegneria un elemento compromesso in una macchina rende inutilizzabile l’apparecchiatura. Compromesso in questo caso significa avariato, vuol dire che non ha più una sua piena funzionalità.

Questo vale anche dal punto vista morale. Una persona compromessa è una persona che ha attentato alla sua integrità per raggiungere degli scopi pregiudicando così i suoi principi e il suo valore fondante.

Il compromesso è positivo quando riesce a conciliare posizioni diverse, è negativo quando va a minare l’integrità di qualcosa o di una persona nella sua funzionalità.
Se hai una cosa, un’idea o una posizione che funziona perfettamente, in generale quando si mira all’eccellenza il compromesso va evitato perché determina una corruzione e può rivelarsi distruttivo.

Mettendo insieme parti diverse e idee diverse si può creare un mostro.
Come spesso accade nella legislazione italiana che assomiglia più a un mostro tentacolare che a processi atti a migliorare la qualità della vita.

Continua la lettura con: La politica senza fine

MILANO CITTA’ STATO 

Il TORO ha PERSO gli ATTRIBUTI: porterà sempre fortuna?

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Credits Andrea Cherchi - Toro in Galleria

Il toro in Galleria Vittorio Emanuele II ha perso la sua “virilità”. Ecco il motivo di questa fine “ingloriosa” documentata dal grande fotografo di Milano, Andrea Cherchi. 

Il TORO ha PERSO gli ATTRIBUTI: porterà sempre fortuna?

# La leggenda degli “attributi” portafortuna

Credits Andrea Cherchi – Toro in Galleria

“Inutile che facciate i vostri giri sugli attributi del toro della Galleria … Non può portarvi più fortuna perché gli attributi non ci sono più“, scrive Andrea Cherchi sul suo profilo Facebook.

Gli attributi del toro in Galleria Vittorio Emanuele II sono scomparsi. In realtà è un fenomeno che si ripete ciclicamente, non rimane che attendere come al solito il ripristino delle tessere di mosaico consumate. Ma perché gli attributi fanno sempre questa fine? La colpa è da ascrivere ai migliaia di turisti che li schiacciano come portafortuna.

Secondo la leggenda porre il piede sopra gli attributi e compiere una rotazione ad occhi chiusi, facendo perno sul piede, porterebbe fortuna. Ci sarebbe però una condizione da rispettare: la rotazione di 360° va fatta solo con il tallone del piede destro sui testicoli del toro e solo alle ore 24 del 31 dicembre.

Leggi anche: La verità sul toro portafortuna

# Cosa simboleggia veramente il toro 

Come detto però si tratta solo di una leggenda e va anche ricordato che il toro raffigurato sul pavimento della Galleria non simboleggia l’animale in sé. In corrispondenza dell’ottagono centrale infatti, attorno allo stemma di Casa Savoia, sono raffigurati gli stemmi di tutte le città che sono state capitali del Regno d’Italia: lo scudo crociato per Milano, il giglio per Firenze, la lupa per Roma e il toro per Torino.

Schiacciare le palle del toro è una tradizione secolare di sfregio di Milano nei confronti di una casata che si è macchiata di uno storico tradimento. 

Continua la lettura con: Carlo Cattaneo contro i Savoia

FABIO MARCOMIN

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🛑 A MILANO la “Saxa Rubra del Nord”. Ma i candidati sindaco di ROMA dicono NO

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Torna a Milano una delle sedi storiche della RAI. Tornerà il messaggio che le annunciatrici declamavano, con orgoglio: «va ora in onda, dagli studi della Fiera di Milano». Tutti d’accordo? Per niente. Da Roma si alza la voce di tutti i principali candidati sindaco contro la “Saxa Rubra del Nord”. 

A MILANO la “Saxa Rubra del Nord”. Ma i candidati sindaco di ROMA dicono NO

Il CDA della RAI, ha approvato lo studio di fattibilità per la creazione di un maxi centro di produzione TV di proprietà, a Milano. La zona scelta è l’area del Portello, ex Fiera di Milano, luogo presso cui la RAI già possedeva dei gloriosi studi dai quali sono andati in onda programmi che hanno fatto la storia della TV pubblica italiana.

# L’ok alla realizzazione della nuova sede

Credits: milanopost.it

Scade infatti nel 2025 il contratto di affitto che concede alla RAI l’uso degli studi che si trovano in Via Mecenate e, dopo una discussione che è sembrata eterna, è arrivato finalmente l’ok alla realizzazione della nuova sede. Il piano prevede anche un ridimensionamento dell’attuale sede di Corso Sempione. Soprattutto appare un riavvicinamento tra la sede e il centro di produzione, che logisticamente renderà più efficiente la macchina RAI a Milano

# L’esultanza delle Istituzioni milanesi

Per i lettori più giovani di Milano Città Stato, questo annuncio potrà sembrare un fatto normale, come in effetti lo è. La RAI ha oltre 20 sedi regionali, eppure senza una ragione plausibile, la produzione TV è stata centralizzata tutta a Roma, a Saxa Rubra, dimenticando completamente ogni creatività o esigenza territoriale.
Per chi invece ha conosciuto gli anni d’oro della RAI, che ha vissuto il grande contributo dato alla qualità dei programmi RAI dalle sedi periferiche – soprattutto Milano, Torino e Napoli – questa è una buona notizia.

Beppe Sala e Attilio Fontana, nei giorni appena passati, hanno commentato la notizia con grande entusiasmo. «Ora tutti al lavoro per realizzare il progetto» ha esclamato Sala. «La Lombardia e Milano, punti di riferimento nazionali dell’informazione e della comunicazione, meritano questo riconoscimento, atteso da troppo tempo» ha commentato Fontana.
Milano è la città dove è nata e cresciuta l’industria della carta stampata, quella dove il giornalismo era al servizio della comunità, non solo del capoluogo lombardo. L’annuncio del CDA della RAI è una notizia dal sapore moderno, che trasversalmente dovrebbe accontentare tutta la comunità, indipendentemente dall’appartenenza politica, della campagna elettorale imminente, o della voglia di rivalsa dopo un periodo difficile. Va accolta bene, affrontata con i migliori auspici e con la voglia di far bene

# I candidati sindaco di Roma, divisi su tutto, uniti solo su una cosa: far la guerra a Milano

Tutti e tre i candidati sindaci della capitale, Raggi, Gualtieri e Calenda, si sono espressi in termini tipicamente “romanocentrici”. La loro avversità si esprime infatti contro una “Saxa Rubra del Nord”, temendo che una decentralizzazione verso Milano possa snaturare la “centralità” di Roma per la TV di stato.

Impossibile non notare il ricorso allo squallido linguaggio secolare, ai limiti della legalità, che viene usato per mettere in chiaro fin da subito, quali sono le priorità di questo paese: il ricorso al “campanilismo” per dividere le posizioni e utilizzare la centralità di Roma come un vantaggio.

# Morelli: è il PD a soffiare sul fuoco 

Alessandro Morelli, vice ministro alle Infrastrutture del governo Draghi, accusa il PD romano di essere «mandante del ritardo su trasferimento della sede regionale RAI da Via Mecenate al Portello», accusando direttamente Roberto Gualtieri ex ministro dell’Economia ed oggi candidato sindaco a Roma. Morelli continua dicendo che «I dem e il loro candidato non si accorgono che lo spostamento della sede rappresenta un ingente risparmio per i conti RAI, con la nuova sede la RAI in Lombardia può puntare ai canali in lingua inglese e al corretto sviluppo delle piattaforme web».

Filippo Barberis, capogruppo PD a Milano, prova a smorzare le polemiche, assicurando che «non vi sarà alcuno scippo, chiediamo solo che si dia seguito a quanto discusso e deliberato in CDA»

# Milano occasione di rilancio per una TV di Stato troppo provinciale

I lavoratori RAI, che avrebbero potuto esporsi con un comunicato ufficiale, sono rimasti in silenzio, ancora non si sono espressi. Si espone per loro la politica, quella in corsa per la città.

Alla RAI tutta, ai suoi dirigenti e lavoratori, chiediamo un atto coraggioso: prendere atto che la “centralità” di Saxa Rubra ha determinato il progressivo deterioramento della qualità offerta dalla TV di stato e che, aprendo più sedi regionali e dando loro opportunità di budget e idee, porterà giovamento all’azienda, perché la concorrenza tra roma e Milano è destinata a far migliorare prodotti, persone e anche gli stessi spettatori.
Se non ne sono convinti, li invitiamo ad aprire le cineteche e a controllare i dati dello share quando in Italia andavano in onda programmi prodotti in tutta Italia. Non è una semplice operazione nostalgia: la TV pubblica, in quanto tale, ha il dovere di stimolare la ripresa del paese. E per farlo, deve aprire alla decentalizzazione, spingerla, farne una tendenza vincente.

Ed è come annunciato da Alessandro Morelli: questa decisione del CDA RAI, deve essere il trampolino della TV pubblica per aumentare la sua internazionalità, per sfruttare la capacità milanese di afferrare le nuove tendenze, intercettarle e dare finalmente sfogo all’uso delle nuove tecnologie, per un futuro miglio dell’azienda RAI e delle altre 20 sedi regionali.

Continua la lettura con: La televisione italiana è nata a Milano 

LAURA LIONTI 

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