Scalo di Porta Romana sarà protagonista di una operazione di riqualificazione dell’area al punto che sarà difficile riconoscerla alla fine degli interventi. Uno dei centro focali di questa trasformazione sarà piazza Trento.
Con la nuova TORRE si trasforma l’area attorno a PIAZZA TRENTO
La nuova torre che illuminerà la parte Sud di Milano
Credits: fanpage.it – Torre Faro A2A
Da qualche anno diverse società, prima fra tutte il Gruppo Prada, hanno implementato o trasferito la loro sede in questa zona di Milano dove a breve sorgerà il nuovo Villaggio Olimpico e la Torre Faro, futura sede della A2A, un grattacielo avveniristico che porta la firma Citterio-Viel.
Lo studio ha già collaborato per la costruzione delle nuova sede Fastweb e la prospiciente piazza Olivetti, sempre in zona 5.
Il progetto inizialmente raccontava di un’area fitness sul terrazzamento dell’ultimo piano, di un grande laghetto ai piedi della torre, di un ponte ciclo pedonabile per lo scavalcamento del trafficato viale Isonzo e di una Piazza Trento completamente rivisitata. Di tutto questo è momentaneamente accantonata la passerella per ciclisti e pedoni in attesa di conoscere il reale sviluppo di tutto lo scalo di Porta Romana e della relativa Foresta Sospesa, un ponte che scavalla i binari connettendo le due parti dello scalo. Per il resto si è prevista la cancellazione a vantaggio di altri progetti.
La trasformazione della zona attorno a piazza Trento
Veduta Torre Faro da Viale Toscana
In primis ci sarà il coinvolgimento dell’intera via Crema che parte dalla piazza per giungere in prossimità di Piazzale Medaglie d’Oro. La via avrà un grande implemento pedonale specie in prossimità della chiesa. Non è chiaro quale destino è previsto per le strutture che coprono le ex vasche di raffreddamento della centrale energetica. Il tetto della torre, 145 metri di altezza dal suolo, diventerà un’area verde con piantumazione e posti a sedere. Il laghetto scompare per dare maggiore spazio all’area pedonale che, collegata con tutta la nuova area pedonale dello Scalo Romana, formerà un una zona ciclo pedalabile di grandissima ampiezza. Quello che preoccupa i residenti sarà la carenza cronica di parcheggi considerando le migliaia di persone che si aggiungeranno a quelle già residenti o che frequentano la zona per questioni lavorative e che sono già state private di centinaia e centinaia di parcheggi a ridosso dello scalo.
Le nuove vasche
La torre si affiancherà alle storiche costruzioni della A2A, una volta caratterizzate dalle grandi vasche di raffreddamento che erano visibili in Piazza Trento e che diventavano, per i più coraggiosi ma anche incoscienti, un valido rimedio alla canicola milanese. Questa cintura milanese era caratterizzata da insediamenti industriali, vedi la OM e la sua produzione di semiassi in zona via Spadolini o di alcuni mulini di macinazione che usufruivano dello scalo ferroviario per trasportare la merce e che sono stati trasformati uno nell’hotel Visconti Palace e l’altro nel condominio di piazza Trento proprio di fronte alla futura Torre. Questo perché la zona era considerata una parte esterna oltre la quale c’erano periferia e campi coltivati. Ora che la riqualificazione è partita c’è solo da confrontarsi con i comitati di quartiere per risolvere il problema legato alla viabilità e, soprattutto, ai parcheggi che mancano cronicamente.
Luce nuova in tutto il quartiere, questo si attende con la costruzione della nuova torre. Sarà così?
Sarà pronto nel 2023, ma per ora partono i lavori. Campus X sarà il campus universitario più grande di Milano e secondo in Italia solo dopo quello di Roma Tor Vergata. Con un approccio sostenibile e internazionale, ecco come sarà il nuovo studentato.
Al via i LAVORI per il più GRANDE STUDENTATO di Milano: ecco come sarà
Il nuovo student housing sarà costruito in zona Bovisa e servirà il Politecnico di Milano-Campus Bovisa La Masa e il nuovo polo dell’Università degli Studi di Milano all’interno di MIND. 26 500mq con 948 camere per 1092 posti letto destinati non solo a studenti, ma anche a ricercatori e young professionals.
Nato da un’iniziativa di Juri Camoni tramite la Holding A-thena, il progetto sarà guidato da un team di professionisti capitanati dal professore Marco Facchini, docente del Politecnico. Sarà l’unico campus universitario italiano ad aggiudicarsi la certificazione LEED Gold (Leadership in Energy and Environmental Design), premiando quindi l’efficienza energetica e l’impronta ecologica dell’edificio. Alla base di CampusX c’è, infatti, un’attenzione particolare alla sostenibilità, ottenuta anche grazie agli elementi tecnologici e costruttivi che rendono l’immobile sostenibile.
# Non solo appartamenti: aree verdi, giardini pensili e spazi per lo sport
Credits: milanotoday.it Rendering aree sport CampusX
In un’ottica internazionale, CampusX non sarà costituito da semplici appartamenti ma attorno ad essi saranno realizzati aree verdi, attrezzature sportive, giardini pensili, cucine, aree ricreative e aule studio. Come ogni residenza universitaria, i prezzi non saranno per nulla alti e coerenti con la politica aziendale di CX. Come CX Place Rome Tor Vergata, anche lo student housing milanese sarà realizzato da CX e il suo progetto confermerà “i valori del brand basati sull’offerta a prezzi sostenibili di spazi moderni e funzionali dove favorire la nascita di community di giovani di diverse estrazioni culturali e sociali”, come riporta il CEO aziendale Samuele Annibali.
Inoltre, la CX punta in alto. CampusX di Milano Bovisa non sarà l’unico student housing in costruzione, ma ce ne sono in programma altri 2. L’obiettivo dell’azienda è, infatti, quello di raggiungere i 10 000 posti letto entro il 2025.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si dice spesso che se Milano avesse il mare sarebbe perfetta. Una eventuale che sembra potrebbe accadere con lo scioglimenti dei ghiacciai. Abbiamo provato a immaginare come potrebbe essere, in questi 7+1 punti.
scioglimento dei ghiacciai
Se a Milano ci fosse il MARE, sarebbe così
#1 La riva sarebbe a sud est, il centro sarebbe Porto di Mare
Credits @angelomichelerenna IG – Tuffi a Polignano a Mare
Il mare di Milano sarebbe a sud est, dando un senso a Porto di Mare.
Lungo la costa ci sarebbe spazio anche per costruire degli scogli giganti, per replicare i tuffi di Polignano.
#2 Spiaggia di sabbia finissima e bianca
Credits beach.oceanparadise IG – Maldive
Sabbia o sassi? Nessun dubbio. Se Milano avesse il mare la spiaggia sarebbe esclusivamente di sabbia bianca e finissima come quelle delle Maldive.
#3 Un lungomare infinito come a Tel Aviv da godere di giorno e di sera
Credits morena.travel.blog IG – Lungomare Tel Aviv
Un lungomare da percorrere in bicicletta a piedi, da godere di giorno e di sera. Palestre sulla spiaggia, una piscina pubblica, una bellissima pista ciclabile e un buon servizio sulle diverse spiagge attrezzate, come quello di Tel Aviv in Israele.
#4 Bergamo e Linate trasformate in isole per raggiungerle anche in motoscafo
Il mare di Milano si unirebbe all’idroscalo, Linate sarebbe su un’isola da raggiungere in motoscafo. Più verso nord le piccole colline creerebbero delle piccole isole. L’isola più grande sarebbe Bergamo Alta.
#5 Un arcipelago di case galleggianti
credit: thetimesofaddu.com
Nel mare di Milano ci sarebbe spazio anche per un arcipelago di case galleggianti. I turisti potranno così scegliere se stare a prendere il sole sulle spiagge di sabbia bianca e finissima e soggiornare negli hotel lungo la costa oppure prendere in affitto una delle case galleggianti disponibili nell’arcipelago.
#6 Tra gli effetti collaterali: minore impegno sul lavoro
Credits: unadonna.it – Lavoro al mare
Tra i possibili effetti collaterali, nel caso a Milano ci fosse il mare, il ridotto impegno sul lavoro sarebbe il più probabile.
#7 L’attacco alla Pro Recco
Credits enricocasi IG – Pro Recco
Con il mare Milano non potrebbe esimersi dal vedere accrescere l’interesse per gli sport acquatici e dall’avere una squadra di pallanuoto per competere ai massimi livelli e magari rubare lo scettro alla Pro Recco, la più titolata al mondo.
#7+1 La focaccia al formaggio verrebbe resa celebre nel mondo
Credits @ricetta.it IG – Focaccia di Recco
Non ce ne vogliano i liguri, e soprattutto i cittadini di Recco, ma la focaccia al formaggio diventerebbe finalmente una specialità milanese. Rendendola così celebre in tutto il mondo, come la pizza.
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Solo un anno fa, la società americana SSC North America aveva presentato al mondo l’auto ritenuta insuperabile per la velocità raggiunta. Oggi, però, si è evoluta e parliamo già di risultati migliori.
L’auto più VELOCE del mondo SUPERA se stessa
# 455 chilometri all’ora: come un aereo
Credits: automotorinews.it – SSC Tuatara Striker
L’SSC North America aveva prodotto una hypercar battezzata “SSC Tuatara”, con l’unico scopo di battere il record di velocità su strada. Nel 2020 ci sono riusciti, toccando i 455km/h su rettilineo. Quest’anno, però, hanno deciso di far uscire due nuove versioni della stessa auto e, puntando a superare ancora i propri limiti, si sono spinti oltre.
# Due nuovi modelli ancora più veloci: simili a un jet
I nuovi modelli di Tuatara sono stati soprannominati “Striker” e “Aggressor”. Dopo essere stati presentati ufficialmente, sono entrambe pronte ad alzare l’asticella con una prestazione migliore.
Ciò che le differenzia, è che “Striker” potrà essere usata anche su strada, mentre “Aggressor” solo su pista. La prima dispone di 1174 cavalli, limitati proprio per poter circolare con le altre vetture, mentre la seconda vanta di ben 2231 cavalli, con motore V8 e doppio turbo. Entrambe, comunque, sono state progettate con una aerodinamica ispirata a quella dei jet, come l’enorme ala posteriore e un nuovo diffusore migliorato in fibra di carbonio.
Potranno essere acquistate entrambe dai clienti, scegliendo vari tipi di personalizzazione. Tuttavia, il suo fascino principale rimane l’essenza di guidare un bolide tra i più potenti al mondo.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
C’è una Milano che non ha più aperto: questa la denuncia di una inchiesta del sito True News. La città della moda fatica a riprendere la vitalità commerciale precedente all’avvento del Covid. Nelle vie principali dello shopping non si contano le attività che non hanno riaperto e con le vetrine oscurate. Vediamo la situazione nel dettaglio nell’inchiesta.
La Milano che RESTA CHIUSA: le PRINCIPALI VIE con i negozi che non hanno più aperto
“Benetton? Chiuso. Stefanel? Serrande abbassate. Fossil? Vetrine buie. Questa è Milano, a trenta giorni dalle riaperture. Una delle città più famose al mondo per la moda, presenta uno scenario desolante, anche nelle zone che da sempre la contraddistinguono come conseguenza della crisi economica post Covid.”, questo l’incipit dell’articolo inchiesta di True News.
Quattro luoghi simbolo del commercio di Milano mostrano lo “scenario di una Milano diversa, meno viva e fatta di molte serrande abbassate e cartelli in vendita/in affitto”. Vediamo quali sono.
#1 Galleria Vittorio Emanuele II: molti brand se ne sono andati
Il “Salotto di Milano”, la prima vera galleria commerciale d’Italia. I negozi chiusi nella principale “vetrina” della città non sono un segnale confortante. Sul lato sinistro, arrivando da piazza del Duomo “sei vetrine mostrano un paio di locali vuoti. Uno di questi era Stefanel, in amministrazione controllata, l’altro Massimo Dutti il quale si è visto costretto a lasciare il cuore del capoluogo meneghino per via della crisi. Stessa sorte per Andrew’s Tie e la valigeria Mejana. Di fronte a Dutti, la saracinesca abbassata del negozio di borse Oxus”. In direzione piazza della Scala è ancora senza inquilino lo spazio prima occupato da Armani, che “avrebbe dovuto traslocare nel maxi spazio ancora vuoto e situato nel braccio della galleria che si affaccia su via Silvio Pellico, prima occupato da Tim.” Anche la ristorazione ha dovuto cedere, con Il Salotto di Milano che ha chiuso i battenti.
#2 Piazza del Duomo: la chiusura dello storico negozio Benetton ha lasciato un enorme spazio vuoto
Si passa in piazza del Duomo dove, scrive True News, “la storica azienda Benetton da anni sotto i portici, ha lasciato soltanto una lunga fila di vetrine anonime. Il famosissimo gruppo di abbigliamento veneto ha infatti chiuso il suo flagship store nel centro di Milano per aprire realtà più piccole, a causa della forte crisi dovuta alla pandemia che gli ha causato una perdita netta di 250 milioni di euro nel 2020.”
#3 Il deserto di via Torino: almeno dieci i negozi che non hanno più riaperto
Credits: True-news.it – Tagstore
In via Torino, l’arteria principale in centro per lo shopping low cost, insieme a Corso Vittorio Emanuele la situazione è ancora più desolante. Sono almeno una decina i locali chiusi. Uno dei più grandi è quello degli originali articoli per la casa di Tag store con ben quattro vetrine vuote. “Stessa sorte è toccata a Kiehl’s, nota boutique di cosmetici americana. Il negozio è buio e le insegne sono coperte da plastica nera.” L’unico che ha riaperto è Guess, nonostante fosse chiuso da molti mesi.
#4 Corso Buenos Aires: ha perso diversi tra i negozi con più affluenza di clienti
Credits: True – Camaieu
Infine eccoci su Corso Buenos Aires, l’arteria commerciale per eccellenza a Milano, con il più alto numero di negozi, oltre 350, e con un fatturato complessivo giornaliero tra i più alti al mondo. Qui i negozi chiusi sono pochi, ma sono quelli che avevamo un’alta affluenza di clienti. Partendo da Corso Venezia il primo grande marchio con i locali vuoti è Antony Morato: sono tre le vetrine vuote del brand di abbigliamento maschile. Poco dopo il negozio fast fashion Zuiki che “fino a non molto tempo fa vantava ben sette vetrine, le quali oggi annunciano la prossima apertura di Lama Optical, catena di ottica rivenditrice di famosi marchi di occhiali da sole e da vista.” Passando dall’altro lato della strada le vetrate del negozio di moda femminile Camaïeu “riportano i cartelli blu con scritto in bianco “affittasi”, proprio come Blukids, marchio di abbigliamento per bambini.” Più avanti anche gli spazi prima occupati da “Fossil e Parfois, noto brand di accessori femminili, sono serrati e con le vetrine oscurate.”
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il fine è ciò che consente di capire se quello che stiamo facendo è giusto o sbagliato.
Un esempio banale è quello del viaggio. Solo la destinazione che vogliamo raggiungere può essere un criterio valido per capire se la strada è quella giusta.
Nel campo della politica qual è il fine che dovrebbe misurare la bontà di ogni decisione?
Forse il problema vero della politica è che non viene trasmesso il fine. Non sapendo il fine il dibattito risulta confuso e dominato da un approccio ideologico o da interessi di parte.
Ogni volta che uno propone una legge si dovrebbe misurarla rispetto al fine che si prefigge. Non solo: si dovrebbe sempre evidenziare il fine più ampio in cui la legge si inserisce.
Ma qual è il fine ultimo della politica? La sensazione è che nessuno lo sappia.
La politica è diventata fine a se stessa. E se il fine giustifica i mezzi, questa politica si basa unicamente sulla strumentalizzazione dei mezzi in nome di un fine politico. Che coincide con la difesa di un potere personale o di un gruppo.
Se la politica non riesce a mettere in luce il fine ultimo della sua azione, significa che il fine è la politica stessa.
Alcuni circoli sono rimasti immutati trattenendo quell’atmosfera unica che consente agli avventori di trovarsi in un mondo a parte dove l’orologio, specie se di marca, conta poco. Dove il cuoco è cuoco e preferisce la sostanza all’impiattamento da artista.
Dove spesso, prima della pandemia, si tenevano serate a tema, dove si suonava dal vivo e attori più o meno famoso avevano modo di recitare per la gioia del pubblico presente.
I CIRCOLI più tipici di MILANO
# Circolo Arci Bellezza
Credit: @annoniluca
In via Bellezza, a pochi passi dal Parco Ravizza, c’è uno dei circoli ARCI storici milanesi.
Rallentato dalla pandemia, il circolo è sempre stato punto di riferimento per l’arte e la cultura nel quartiere.
Un ampio salone nel quale trascorrere serate a tema, ascoltare musica, fare ginnastica e ballare ogni stile. Un pergolato esterno che viene sfruttato appena possibile e un cortile che ospita tavolini per bere, giocare o mangiare più che bene a prezzi popolari.
Una manna per chi non è dotato di grandi tasche ma anche un punto di ritrovo per chiunque abbia voglia di socializzare senza dover sottostare alle rigide regole del milanese pettinato. Nel seminterrato tante cose accatastate e il fascino di una ex palestra che ha prestato le migliori immagini a Luchino Visconti per alcune scene di “Rocco e i suoi fratelli”.
# Circolo Terre e Libertà
Credit: @circolosanluis1946
In via Don Bosco, non lontano da via Bellezza, c’è il Circolo Terre e Libertà. Tra la piazza San Luigi e alcune vie limitrofe l’atmosfera è quella di una Milano ferma alle case di ringhiera, quella del dopoguerra e del vicinato che faceva parte della famiglia.
Forse è grazie anche a questo che entrare nel Circolo Terre e Libertà è come entrare a casa propria, ci si sente immersi in un’atmosfera quasi surreale nella quale ci si rapporta con avventori e gestori con una naturalezza di altri tempi.
Prendersi un bicchiere di vino e mangiare qualche stuzzichino in serenità dimenticandosi di cellulari e traffico che in queste vie, a volte, sembra non esistere (sembra ma non è così, purtroppo).
Mobilio e pavimentazione ci catapultano indietro ai tempi della nonna, alcuni degli avventori sembra abbiano la residenza nel locale per la familiarità con la quale si muovono all’interno.
Dietro al circolo ci sono dei locali e in uno di essi provava i suoi pezzi un certo Maurizio Arceri, divenuto poi famoso con i New Dada ma anche per aver fatto da supporter ai Beatles nell’unico concerto milanese al Vigorelli.
# Circolo degli Ex Combattenti
Credit: excombattentiereducimilano.it
In via Volta, situato nell’ex edificio daziale di fine 800, gode di un bellissimo giardino difeso da un muro di mattoni e che ospita, sotto un bellissimo glicine, diverse specie di uccelli.
Il menù della casa è tipico della vecchia Milano come pure le bevande tra le quali si possono trovare delle vere chicche. Le serate si spendevano (e speriamo si torneranno a spendere) con musica di sottofondo e l’immancabile urlo di qualche accanito giocatore di carte che non avrà gradito la mossa del socio.
Il biliardo, se libero, merita di essere usato.
# Circolo bocciofilo Piero Caccialanza
Credit: zero.eu
Poco dopo il ponte ferroviario di via Padova ci si imbatte in un benzinaio e lì, proprio nello stesso piazzale, c’è l’ingresso della Bocciofila.
Un ambiente consono ad un circolo, con tavoli e sedie trasportati dagli anni 70, biliardo e un bancone che per noi boomers vuol dire essere a casa.
Verso il fondo del grande cortile ci sono i campi da bocce, quelli veri, quelli dove se non sai giocare e malauguratamente ti aggiungi per una partita rischi di essere sommerso di improperi anche dal più scarso che scarso scoprirai che non è. Menù per tutti i gusti e grigliate non appena il clima lo consente sono la caratteristica di questo circolo che ha nel passaggio del treno l’unico scossone di urbanizzazione rispetto ad una atmosfera che catapulta nelle sagre di paese dove tutto è genuino e nessuno ha fretta.
# Circolo Italo Calvino
Credit: circolo culturale italo calvino facebook
Via Zanoli, zona Affori. Una tradizione di iniziative culturali sempre molto interessanti, tra presentazioni di libri, percorsi itineranti e variazioni gastronomiche che accontentano tutti i palati.
Punto di riferimento per chi desidera un confronto di livello, frequentato da giovani e meno giovani in cerca di relax e ricerca. Un vero caposaldo.
# I circoli di nuova generazione: La scighera / Club27
Credit: @lascighera
Il primo in via Candiani 131, il secondo in via Demonte 8. Due esempi di come si possano creare circoli culturali da zero, con pochi mezzi ma con grandi risultati.
Vanno assolutamente citati per l’impegno e la dedizione di alcuni giovani che hanno fermamente voluto creare spazi alternativi di aggregazione, adatti a tutti e per tutte le tasche e dove l’arte, specialmente quella musicale, trova una casa nella quale esprimersi senza barriere.
Mentre la Scighera sta lentamente riprendendo il suo percorso per il Club 27 non abbiamo notizie dopo alcune serate che lasciavano presagire senza molti giri di parole che sarebbero state l’epilogo di una breve storia.
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Questa funivia viaggia a quasi 4.000 di quota. Nel 2022 con il progetto “Alpine X” da qui si potrà passare il confine tra Italia e Svizzera sospesi in aria battendo altri record. Vediamoli tutti.
La FUNIVIA più ALTA (e più lussuosa) del mondo sta per raggiungere l’Italia
# Il Matterhorn glacier ride “vola” a quasi 4.000 metri di quota
Credits: Mattern Horn Paradise
Il Matterhorn glacier ride a Zermann in Svizzera è la funivia trifune più alta del mondo a quasi 4.000 metri d’altezza, con una fune lunga otto chilometri e nella campata più lunga dell’impianto è sospesa su una distanza di tre chilometri. Collega la stazione Trockener Steg con la stazione Matterhorn glacier paradise, il Piccolo Cervino, che con i suoi 3.821 metri di quota è la stazione di funivia più alta d’Europa. Il viaggio immerso tra il paesaggio alpino dura 9 minuti, con vista su tutto quello che circonda il Cervino.
# Un viaggio di lusso tra i cristalli Swarovski e il pavimento “schiarente”
Credits: Mattern Horn Paradise
Le 25 cabine panoramiche, ciascuna con 28 posti a sedere, sono disegnate da Pininfarina. Pagando il biglietto aggiuntivo alla regolare corsa singola o di andata e ritorno si potrà viaggiare sulle cabine Crystal ride, ornate all’esterno e all’interno con migliaia di cristalli Swarovski che decorano anche la scritta sui confortevoli sedili all’interno e le rendono uniche al mondo nel loro genere. Il pavimento è dotato invece di un vetro che dopo 3 minuti di viaggio si schiarisce in pochi secondi e permette la vista sul ghiacciaio, 170 metri più in basso.
Credits: @zermattbergbahnen IG
# Nel 2022 inaugurerà “Alpine X”: in funivia dalla Svizzera all’Italia attraverso le Alpi
La visione è però molta più ambiziosa. Infatti con il progetto “Alpine X” verrà realizzato il collegamento diretto via funivia tra Zermatt e l’Italia. Il collegamento transalpino sarà garantito dall’ulteriore funivia trifune, uguale a quella già in fase di progettazione fra Testa Grigia e il Matterhorn glacier paradise. L’inaugurazione del più alto collegamento tra le Alpi è prevista nell’estate 2022. Con il Cervino sempre in vista i turisti potranno attraversare per la prima volta le Alpi da Zermatt a Cervinia o viceversa, sospesi nell’aria e a piedi asciutti.
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A Milano in molti bevono il Campari, pochi lo conoscono davvero. Ecco alcune chicche sull’aperitivo preferito dai milanesi.
Storia e curiosità sul CAMPARI: l’APERITIVO MILANESE per eccellenza
Il nome Campari è da sempre sinonimo di aperitivo, di esperienze di gusto.
Milano ha un legame molto speciale con questo marchio e con la famiglia Campari, che ha ben saputo incarnare gli ideali della nostra città.
# I Campari non erano originari di Milano
Il Camparino in Galleria
Alla fine del 1800 Gaspare Campari si trasferì da Novara, luogo dove commerciava liquori e bevande create artigianalmente da lui, a Milano. Qui ebbe un’intuizione su cui si basò la fortuna della famiglia: stabilirsi in Galleria Vittorio Emanuele II e qui, ispirato dall’atmosfera meneghina, iniziò la produzione del “Bitter”. Successivamente Gaspare decise di spostarsi verso il Duomo.
La vera mente imprenditoriale però fu il figlio Davide. Alla morte del padre Gaspare l’attività passò infatti nelle mani della madre, Letizia Galli. Essa realizzò però ben presto che il figlio fosse molto più preparato di lei e gli passò interamente la gestione dell’azienda. Davide, nel 1915, comprendendo anticipatamente che nella Galleria Vittorio Emanuele II si sarebbe concentrata la “movida” dei nobili e intellettuali, aprì il celeberrimo “Camparino”. Il resto è storia.
# Dal Duomo di Milano a Sesto San Giovanni
Credit: Facebook @Galleria Campari
Lungo quella che oggi è la direttrice principale che da Milano va verso Monza esiste la chiesa di San Giovanni. Qui nel 1800 vi era un borgo agricolo che avrebbe in seguito preso il nome di Sesto San Giovanni. Al tempo questo luogo era meta di villeggiatura per molte famiglie nobili e borghesi milanesi. L’amministrazione di Milano, valutando la posizione strategica della cittadina rispetto ai commerci che transitavano tra Cologno e Milano, decise di creare nel 1885 uno scalo ferroviario.
In seguito a questa creazione le famiglie borghesi che avevano case di villeggiatura, con il tempo, decisero di trasferire qui anche le loro attività commerciali. Anche Davide Campari, in questa prospettiva, decise quindi di spostare la produzione dell’attività di famiglia a Sesto San Giovanni.
# La creazione della cartellonistica e l’inizio della liquoristica Made in Italy
Credit: progressonline.it
Davide Campari era, per l’epoca, una mente davvero illuminata ed ebbe infatti delle idee che contribuirono a rendere il marchio uno dei più famosi nel mondo.
Cominciamo a dire che egli andò, da ragazzo, per un periodo a Bordeaux, dove fece importanti studi. Tornato in Italia decise di applicare quanto aveva appreso e inaugurò uno stile industriale completamente nuovo: lavorò sulla comunicazione in modo innovativo. Coinvolse infatti molti importanti artisti e commissionò loro dei cartelloni che univano il messaggio pubblicitario con l’arte ma nello stesso tempo rendevano tale messaggio universale.
Il marchio Campari negli anni subì molte variazioni, seguendo le tendenze e le mode. In breve tempo infatti la storia dette ragione a Davide e la Campari colmò il vuoto commerciale che esisteva in Italia: fino a quel momento infatti l’Italia si riforniva dall’estero per il settore liquoristico.
# Villa Campari e Galleria Campari
Accanto alla fabbrica sorge la villa nobiliare dei Campari, comprata da Davide nel 1903.
Questa villa subì un importante restauro nei primi anni 2000. Tale restauro era strettamente legato al nuovo progetto urbanistico che stava nascendo nella zona di Sesto San Giovanni. Dopo lo smantellamento delle acciaierie Falck e Pirelli infatti nacque il desiderio di riqualificare la zona, ridonandole un senso di appartenenza e di valore che gli stabilimenti come quello Campari, le hanno conferito.
In quest’ottica infatti è nata la riqualificazione: la vecchia fabbrica è stata quindi rivalorizzata con la creazione di un museo, la Galleria Campari, in cui si potesse ripercorrere la storia della celebre famiglia.
La villa familiare invece è diventata un elegante ristorante, Villa Campari, che ha aperto al pubblico nel 2013.
# 6 curiosità che forse non tutti sanno…
Credit: wearepackagingfans.com
Nel ristorante esiste una sala denominata Depero, in omaggio a Fortunato Depero, ideatore della famosa bottiglietta di Campari Soda.
Il ristorante Villa Campari è l’unico ristorante al mondo del marchio.
La fabbrica Campari di Sesto San Giovanni è rimasta attiva fino al 2005.
Sulle pareti laterali dell’edificio storico della fabbrica ci sono due bassorilievi disegnati dall’architetto Botta, ispirati a due bozzetti degli anni ’20 di Fortunato Depero.
Ai lati della antica villa padronale Campari vi sono tredici effigi di imperatori che governarono su Roma e Bisanzio, scolpite su marmo.
Davide Campari riposa al cimitero Monumentale, in cui è possibile vedere la celebre edicola Campari, magistrale monumento di Giannino Castiglioni, che ritrae L’ultima cena di Gesù.
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Credits: Coima - Ponte a scavalco Melchiorre Gioia
L’immagine di metropoli internazionale di Milano non accenna a fermarsi grazie alle firme più importanti dell’architettura mondiale che stanno ridisegnando lo skyline cittadino. Ecco i progetti futuri più attesi.
Le prossime 5 CREAZIONI delle ARCHISTAR per il FUTURO di Milano
#1 Stefano Boeri, Diller Scofidio + Renfro disegnano la Torre Botanica con la serra delle biodiversità e il restyling di Pirelli 39
Credits: Coima
Il progetto di ridisegno complessivo dell’area tra via Pirelli 39 e via Melchiorre Gioia è stato assegnato al pool di studi di architettura composto da: Stefano Boeri Architetti, Diller Scofidio + Renfro. Sono previsti 3 interventi:
Credits: Coima
Il nuovo grattacielo di Porta Nuova, ribattezzata la “Torre Botanica”, sarà un vero e proprio polmone verde in grado di produrre 9 tonnellate di ossigeno l’anno e assorbire 14 tonnellate di anidride carbonica grazie ai 1.700 metri quadrati di vegetazione distribuiti su più piani. La torre residenziale cambierà il colore della facciata con l’alternarsi delle stagioni per via della diversità di piante presenti.
Credits: Coima – Ponte a scavalco Melchiorre Gioia
Il ponte a scavalco su via Melchiorre Gioia subirà invece una radicale trasformazione diventando un nuovo hub a servizio della città e una serra delle biodiversità.
Credits: Coima – Pirellino
L’ex-edificio degli uffici comunali al civico 39 di via Pirelli manterrà la sua struttura originale, ma subirà una pesante riqualificazione, per renderlo moderno e rispondente ai più alti standard di efficienza, rivestito di vetrate e con una terrazza panoramica all’ultimo piano.
#2 Il progetto dei grattacieli fratelli “Gioia 20 Est” e “Gioia 20 Ovest” portano il nome dello studio Citterio-Viel & Partners
Credits: Urbanfile – Gioia 20
Sempre in Porta Nuova arriveranno tra il 2023 e il 2024 due nuovi torri in vetro e cemento disegnate dallo studio Citterio-Viel & Partners: “Gioia 20 Est”, alto 98 metri di fronte a “Gioia 22”, e “Gioia 20 Ovest” di 64 metri. Le due torri ad uso terziario, che rientrano nel vasto progetto di Porta Nuova Garibaldi Varesine, andranno a coprire gli ultimi due buchi rimasti in questa porzione del Centro Direzionale facendo da quinta a via Melchiorre Gioia in direzione nord. Da poco eseguite le opere di scavo per la prima torre a est, a breve si inizierà con quelle di fondazione.
#3 Lo studio Citterio-Viel & Partners ha progettato anche la “Torre Faro”, futura sede di A2A nell’ex-scalo di Porta Romana
Credits: fanpage.it – Torre Faro A2A
Anche la nuova sede milanese di A2A, la più grande multiutility italiana, è stata progettata dallo studio Citterio-Viel & Partners. Il grattacielo, già rinominato la “Torre Faro” servirà a raggruppare sotto un unico tetto gli svariati uffici sparsi sul territorio. Caratteristica saliente del progetto sarà l’originale “spaccatura” centrale a circa 60 metri d’altezza con giardini pensili oltre che l’uso di innovativi sistemi di efficienza energetica ed eco sostenibilità. Raggiungerà i 145 metri per 28 piani complessivi e dovrebbe essere concluso tra il 2023 e il 2024.
#4 Cucinella firma il “Nido Verticale” per Unipol in Porta Nuova
Credits: urbanup.it – Torre Unipol
La torre Unipol, meglio conosciuta come il “Nido verticale”, così soprannominato per la sua forma e struttura, ha già raggiunto la quota massima in altezza con il core e ora, si sta provvedendo alla realizzazione degli impianti e dell’intelaiatura esterna che ne comporranno la maglia. A disegnarlo è stato lo studio Mario Cucinella Architects, in acciaio, legno e vetro con alla sommità una serra bioclimatica che potrà ospitare eventi, e l’inaugurazione è prevista entro la fine del 2021. In totale sono 23 i piani previsti per una altezza di 120 metri complessivi.
#5 The Gate: il quarto grattacielo di Citylife soprannominato “lo sdraiato”, ad opera dallo studio danese Bjarke Ingels Group (BIG)
Credits: corriere.it – Il quarto grattacielo
Lo studio danese Bjarke Ingels Group (BIG) firma il quarto grattacielo di Citylife: The Gate. Soprannominato dai milanesi anche “lo sdraiato” sarà la nuova porta d’ingresso alla città nel quartiere dell’ex-fiera. Due edifici autonomi collegati da una struttura a portico sospeso lunga ben 140 metri, sotto il quale ci saranno spazi di lavoro, negozi, ristoranti, due corti private ed un rooftop bar con piscina. L’edificio più basso, di circa 50 metri d’altezza, comprenderà un hotel di 10 piani e più di 120 camere, il più alto adibito ad uffici arriverà a 110 metri di altezza nell’estremità strutturale. La conclusione dei lavori è attesa per il 2023.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il 3 e il 4 un’isola misteriosa sul Lago d’Iseo ospiterà una mostra pazzesca. Di cosa si tratta?
Il LAGO D’ISEO diventa POP aprendo all’arte la sua isola più MISTERIOSA
Il lago di Iseo torna ad essere protagonista grazie all’arte. Dopo la passerella di Christo, ultima grande opera dell’artista scomparso lo scorso anno proprio alla fine di maggio, sarà Thierry Guetta, più famoso con lo pseudonimo di Mr. Brainwash, a incantare il pubblico con una mostra che si tiene il 3 e il 4 lugliosulla piccola isola di Loreto.
# Un evento esclusivo sull’Isola di Loreto
Credit: meteoweb.eu
Luogo incantato, per molti tratti misterioso anche per il fatto che raramente è visitabile, l’Isola di Loreto potrà essere scoperta dai fortunati che si accaparreranno i pochi biglietti disponibili per l’evento (costo 100 euro) che vedrà come protagonista l’istrionico artista francese. Questi due giorni, organizzati da Bellini Nautica, avranno come pezzo forte uno splendido esemplare di Riva Super Aquarama Special appositamente arricchito con l’estro di uno dei più quotati street artist del mondo.
# “Lake is beautiful”: una mostra che celebra la tradizione senza tempo
Il titolo dell’evento sarà “Lake is beautiful” ed è una parafrasi dello slogan dell’artista che con “Life is Beautiful” si è reso riconoscibile nei 5 continenti. Un elogio alla bellezza, al lago e all’arte. Collabora in questo progetto anche la galleria Deodato Arte e, di fatto, tutto il lago di Iseo che sembra ormai inscindibile nel binomio che lo lega all’arte dopo il successo planetario della Floating Piers che ha visto decine di migliaia di persone percorrere la passerella che univa Montisola con la riva del lago.
Floating Piers
«Contro ogni regola e se vogliamo anche contro ogni coerenza stilistica, abbiamo messo a disposizione di un artista contemporaneo l’oggetto icona della dolce vita, della tradizione e della classicità per metterne alla prova la bellezza senza tempo. Grazie all’intervento di Mr. Brainwash vogliamo esaltare la bellezza di un Aquarama facendolo scontrare con la forza creatrice dello street artist. Ci piace l’idea di far abbracciare due delle nostre passioni: i Riva d’epoca e l’arte» le parole di Battista Bellini che sono il biglietto da visita della attesissima mostra.
# Le opere di Mr. Brainwash
Opera di Mr. Brainwash
Riguardo Mr. Brainwash, per chi non lo conoscesse, ricordiamo che il suo nome è legato a collaborazioni con Coca Cola e Mercedes oltre che con i Red Hot Chili Peppers, per i quali ha curato alcuni progetti grafici e il lancio di alcuni dischi.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ci sono piazze, talmente suggestive, che non possono non essere visitate per comprenderne il rilievo storico. Però, ce ne sono altre che, pur sbandierando agli occhi dei passanti un notevole valore architettonico, devono essere raccontate.
Una di queste è Piazza San Babila, un luogo che racconta la storia e la cultura di Milano. Insomma, è come un libro: al suo interno si possono leggere le vicende del passato fino ad arrivare ai giorni nostri, quando è diventata simbolo di una città più vivace e modaiola.
Infatti, in 40 anni, Piazza San Babila è stata teatro dello shopping, di eventi di attivismo politico, dei tanto amati aperitivi milanesi, delle nascite di sottoculture giovanili di massa…
E tutto questo l’ha fatta cambiare. Non è più la Piazza San Babila di una volta, ma è il cuore dell’attuale Milano glamour. Qual è la versione più bella?
Il prima ed ora di PIAZZA SAN BABILA. Qual è più bella?
# Inizialmente fu solo uno slargo davanti alla Basilica, ma il primo grattacielo di Milano fu realizzato qui
Credits: www.pinterest.it
Inizialmente, non si trattava di una piazza, ma di uno slargo davanti alla Basilica dedicata a San Babila Vescovo. Su di esso si affacciavano le Case Veneziane che, costruite nel 1859, volevano omaggiare le costruzioni lagunari, a seguito della mancata annessione di Venezia all’Italia.
Ma poi, dagli anni 30, nacque Piazza San Babila, un esempio perfetto di architettura fascista: riusciva a trasmettere a chi la osservava un forte senso di severità ed austerità. E, al posto delle Case Veneziane, fu realizzato da Gio Ponti un massiccio edificio in contrapposizione con ciò che sarebbe sorto sull’altro lato: il primo grattacielo di Milano, la Torre Snia Viscosa. Con i suoi 60 metri di altezza, non fa sicuramente concorrenza agli attuali giganti architettonici, ma fu sicuramente quanto di più futuristico si potesse progettare all’epoca.
# Anni settanta: quando la politica si faceva in piazza
Credits: storiedimenticate.it
Purtroppo, durante la Seconda guerra mondiale, Piazza San Babila fu colpita dai bombardamenti. Ma, nonostante questo, l’inconfondibile linea architettonica fascista sopravvisse.
E dagli anni Sessanta entrò nel vivo della storia politica milanese: al civico 13 di corso Monforte, i dirigenti del Movimento Sociale Italiano aprirono una sede della Giovane Italia che, grazie alla sua posizione centrale, fu da subito molto frequentata. Ma, all’università Statale, si iniziavano a sentire le voci dei giovani che parlavano di rivoluzione. Per intenderci, iniziò la battaglia tra comunisti e fascisti.
Non bastò chiudere la sede di corso Monforte: i ragazzi rimasero in San Babila, dando vita ai Sanbabilini. Fu un periodo di scontri sempre più violenti che, in 5 anni, mise la piazza al centro delle trame oscure della storia recente.
# Piazza San Babila fu il primo simbolo dei paninari e della Milano da bere
Credits: milano.corriere.it
A partire dal 1975, la San Babila nera iniziò a svanire grazie all’opera di “bonifica” avviata da polizia e carabinieri.
Ma poi, nel 1981, quando la piazza sembrava sulla buona strada per recuperare la sua quotidianità, si verificò un’altra vicenda, all’apparenza insignificante, ma che segnò per sempre anche il contesto italiano. Infatti, fu inaugurato Burghy, il primo negozio di hamburger d’Italia e la moda esplose.
I “Paninari” segnarono l’avvento di una nuova epoca, quella della Milano da bere, del Drive In.
# Il cambiamento, anche architettonico, è insito nella storia che evolve
Credits: beethecity.com
Quindi, come tutte le piazze italiane, anche Piazza San Babila è stata il cuore del fermento politico e della crescita culturale della sua città. Non si tratta solo di architettura che muta nel tempo, ma della storia che evolve.
Oggi, Piazza San Babila è il cuore della Milano glamour, con i suoi negozi, con i suoi bar, con i giovani che ancora si incontrano qui, esattamente come in passato… Nulla è cambiato, se non l’ammodernamento degli edifici, che devono stare al passo con una città che corre continuamente. Grazie speciale a: storiedimenticate.it.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
“Io paragono l’Italia con il resto dell’universo, come un magnifico quadro con un muro imbiancato a calce”. (Marija Konstantinovna Baškirceva)
Questo pensava la pittrice ucraina parlando del nostro paese. Pensiero non lontano da chi ha scelto le top 10 italiane che hanno “meritato” un posto d’onore nel libro fotografico “La classifica del mondo” di Lonely Planet Italia.
Luoghi che rimangono nel cuore di chi li visita, diventati famosi in tutto mondo per la loro bellezza, caratteristiche e unicità. L’Italia, non per nulla è famosa come il Belpaese.
Vediamo le perle italiane che sono entrate nella top 500 mondiale, nonché top 10 italiana.
Le 10 MERAVIGLIE ITALIANE secondo Lonely Planet
#1 Ravenna e i suoi mosaici
Credit: ravennatoday.it
Il viaggio inizia dall’Emilia Romagna, nella splendida Ravenna, dove confermiamo che visitare le chiese non è affatto noioso. Con i suoi otto monumenti, Patrimonio dell’Umanità, Ravenna assunse il ruolo di capitale del 402 d.c.
Tanti sono i luoghi dove si possono ammirare splendidi mosaici, dal Mausoleo di Galla Placidia, tanto brillanti da ispirare il compositore americano Cole Porter che scrisse “Night & Day”, al bagliore dei mosaici della Basilica di Sant’Apollinare che Papa Gregorio Magno pensò di oscurare per non far distrarre i fedeli durante le funzioni religiose.
Ultimo, ma non ultimo, la Basilica di San Vitale, dove i mosaici ricreano scene della Bibbia con meravigliose e vivide tonalità oro, verde, smeraldo, viola e blu zaffiro.
#2 Il museo degli Uffizi di Firenze
Credit: intalia.virgilio.it
1500 capolavori in 101 stanze. Questi i numeri di uno dei più importanti musei/palazzi del mondo: gli Uffizi nella meravigliosa Firenze.
Non ci sono parole per poter descrivere la magnificenza di questo luogo. Le opere ricoprono un arco temporale di circa cinque secoli, dal XIII al XVIII, che la famiglia Medici ha lasciato in eredità al mondo intero. Qui si ammirano le opere di Michelangelo, Botticelli, Leonardo ma anche la splendida vista sull’Arno che regala il Corridoio Vasariano.
#3 Il Duomo di Firenze
Credit: turismo.it
Rimaniamo a Firenze e, passeggiando nelle vie del centro, dal Museo degli Uffizi, raggiungiamo il Duomo con la Cupola del Brunelleschi. I suoi 463 scalini separano il visitatore da un panorama indimenticabile, a 360 gradi sulla città.
La salita è un po’ dura, ma ne vale la pena, anche solo per poter ammirare da vicino gli affreschi del Giudizio Universale del Vasari.
#4 Piazza del Campo e il Palio di Siena
Credit: siena.guidatoscana.it
Si sa, la Toscana vanta luoghi bellissimi, e dopo il capoluogo ci spostiamo a Siena, nella Piazza del Palio, con i suoi caratteristici mattoni rossi posizionati a “coltello” (disposizione del Governo dei Nove) circondata da palazzi gotici.
Piazza del Campo è il fulcro della vita sociale della città fin dal XII secolo.
Oltre alla pavimentazione, il Governo dei Nove fece anche affrescare il Palazzo Pubblico e fece costruire la Torre del Mangia con i suoi 332 gradini, dalla cui cima si può ammirare la piazza famosa per il Palio, che si svolge il 2 luglio e il 16 agosto.
Il Palio di Siena è una tradizione che vede le sue origini nel Medioevo, dura appena 90 secondi ma è un turbinio di frenesia, emozione ed entusiasmo. Da non perdere!
#5 Il Pantheon di Roma
Credit: ilmeteo.net
La Cupola più grande del mondo è stata costruita nel 27 a.C. Da Marco Agrippa e riedificata
dall’ Imperatore Adriano nel 126 d.C..
La sua creazione è stata presa come modello per la realizzazione di quasi tutti gli edifici neoclassici esistenti. Il monumentale tempio è sostenuto da colonne corinzie e i raggi di sole che attraversano l’oculus hanno quel qualcosa di Divino, come ad annunciare la discesa di Dio.
#6 Il Colosseo
Credit: focus.it
Restiamo nella Capitale. Quando si parla di bellezze italiche non si può assolutamente non citare il Colosseo: l’immenso anfiteatro, simbolo del potere nella versione più spietata. Capace di contenere 50.000 spettatori, che entravano dagli 80 ingressi ad arco, al suo interno i gladiatori si scontravano in combattimenti mortali e i condannati a morte dovevano affrontavano bestie feroci (tigri, leoni).
Recentemente è stato restaurato e riportato all’antico splendore (non che prima non fosse già splendido!) e durante i tour guidati, i turisti possono vedere anche il dietro le quinte dei combattimenti, grazie alle visite nell’ipogeo, ovvero i sotterranei.
Nonostante la storia cruenta, l’eleganza e la bellezza dell’arena romana sono innegabili.
#7 I Musei Vaticani
Credit: museivaticani.va
Istituiti da Papa Giulio II nel XVI secolo, i Musei Vaticani custodiscono oltre 70.000 opere d’arte ma solo 20.000 sono in esposizione. Tutte raccontano un pezzo di storia del cristianesimo: dai manufatti dell’antico Egitto, ai dipinti e affreschi che riempiono le sale tra cui le Stanze di Raffaello, la galleria dorata con le carte geografiche, gli affreschi… e il Gran Finale: La Cappella Sistina di Michelangelo, per la quale non c’è nulla da aggiungere. Basta il nome.
#8 La meravigliosa Costiera Amalfitana
Credits: costieramalfitana.com
Scendiamo e spostiamoci in Campania, altra splendida terra che regala perle di bellezza bellezza.
Le scogliere ricche di macchia mediterranea, la strada che costeggia il litorale, il blu del mare… se parli della costiera Amalfinata, l’immaginario comune vede questo.
Dagli antichi romani alle celebrità hollywoodiane, in molti sono passati in questo meraviglioso angolo d’Italia. Ma il “pezzo forte” della Costiera, sono le colline con i secolari sentieri di montagna, tra cui (non a caso!) il Sentiero degli Dèi, che collega Agerola a Nocelle, frazione di Positano.
Un sentiero leggermente in discesa che, percorrendolo, vi regalerà una vista unica sulla Costiera Amalfitana e Capri.
#9 Pompei e gli scavi
Credits: vesuviolive.it
Sessantasei ettari di terra nei quali vi sembrerà di tornare ai tempi dell’antica Roma, con i solchi dei carri ancora visibili sulla strada. C’è molto da vedere: dai templi ai teatri dove sono stati anche ritrovati calchi dei corpi contorti degli abitanti, dopo l’eruzione del Vesuvio del 79d.C..
Per non parlare del Tempio di Iside, che pare abbia ispirato Mozart per il flauto magico, la Casa del Poeta Tragico, le Terme Stabiane, il lupanare con le immagini erotiche e l’anfiteatro, che in tempi più recenti, nel 1971, fu addirittura il palco per i concerti dei Pink Floyd.
Per finire, da Villa dei Misteri, con i suoi meravigliosi affreschi, si può ammirare l’inquietante quanto meraviglioso profilo del Vesuvio.
#10 I Sassi di Matera
Credit: turismomatera.it
Concludiamo in bellezza!
E pensare che era stata definita “vergogna nazionale”, oggi Matera è Patrimonio dell’Umanità e nel 2019 è stata la Capitale Mondiale della Cultura.
Una delle città più antiche al mondo con Aleppo e Gerico, Matera si trova su un altopiano calcareo, in un profondo burrone, pieno di case scavate nella roccia: i famosi Sassi di Matera. Qui, un tempo, vivevano i contadini in totale povertà e arretratezza. Oggi, tra musei, hotel scavati nella roccia, bistrot rupestri, è una delle città più apprezzate dove nonostante tutto, si avverte ancora forte la storia.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nascosta tra le vie del quartiere di San Siro, si trova una chiesetta che non molti conoscono.
La “VILLA TRISTE”: la CHIESA più NASCOSTA di Milano
La chiesa è situata in via Masaccio 20 e porta con il sè il peso della sua storia: spogliata per costruire una villa per poi essere occupata da una banda di torturatori fascisti durante la seconda guerra mondiale, oggi la chiesa viene fatta rivivere da una congregazione di suore missionarie.
Vediamo insieme la storia della Chiesa di San Siro alla Vepra.
# L’inizio della storia della chiesetta
Credit: milanoguida.com
La Chiesa di San Siro alla Vepra ha origini molto antiche, si hanno infatti già delle testimonianze della sua esistenza in un documento del 885 d.C, quando diede nome all’antico borgo di San Siro e prese nel suo nome l’originale denominazione del fiume Olona, che allora si chiamava Vepra.
Quello che è arrivato sino ai nostri giorni nostri è però solo l’abside della chiesetta che venne costruita intorno alla metà del quindicesimo secolo, fra il 1454 e il 1465, in stile gotico lombardo con elementi ancora romanici.
Nel 1483 la chiesa venne acquistata dalla famiglia Pecchi, che ne rimasero proprietari fino alla metà del diciannovesimo secolo.
L’idea di unirla a un’abitazione risale al Seicento e deriva proprio dai proprietari di allora, che decisero di abbattere la parte anteriore dell’edificio per lasciare in piedi solo l’abside.
Venne in quell’occasione aggiunta sul lato destro della chiesa verso il cortile una porta ad arco acuto, tuttora presente.
# La villa triste
Credit: @marco.todaro
Nel 1927 i resti dell’oratorio vennero fatti restaurare dal proprietario Temistocle Fossati, che fece costruire dall’architetto Zanchi la villetta in stile neorinascimentale che adesso si trova attaccata alla chiesa.
La villa non è una villa qualsiasi, ma quella che nell’estate del 1944 prese il nome di “Villa Triste” di Milano, perchè occupata dal criminale di guerra fascista Pietro Koch e dalla sua banda.
Fortificata di filo spinato, riflettori e sirene, la villa fu la testimone impassibile di migliaia di violenze disumane inflitte dalla Banda Koch agli oppositori politici.
# La chiesa nascosta oggi
Credit: milanofotografo.it
Oggi la chiesetta appartiene alle Missionarie dell’Immacolata. Nonostante il suo passato drammatico e il peso della sua storia, il luogo merita una visita.
Il seminterrato, un tempo camere di tortura della Banda Koch, oggi accoglie le cucine e i ripostigli delle suore.
L’abside, una chiesa a tutti gli effetti, è stata recentemente restaurata e ospita diverse pitture e affreschi quattrocenteschi di scuola lombarda.
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In un percorso di 13 chilometri il passante viaggia sotto il centro urbano di Milano e unisce le linee ferroviarie provenienti da nord-ovest con quelle ad est e sud-est. Quanto lo conosci davvero? Mettiti alla prova con queste 5 curiosità.
5 CURIOSITÀ che forse non sai sul PASSANTE FERROVIARIO
#1 In sole 4 fermate incrocia tutte le 5 linee metropolitane, l’unica infrastruttura a farlo
Credits: wikipedia.org – Tracciato passante di Milano
Nel tratto compreso tra Porta Venezia e Porta Garibaldi, c’è la possibilità, a distanza di una fermata l’una dall’altra, di scambiare con tutte e 4 le linee metropolitane. Appena la M4 sarà aperta, il tratto in considerazione sarà esteso ad un’altra fermata, quella di Dateo, facendo diventare il Passante un Hub per interscambiare con tutto il sistema di metropolitane.
#2 L’unica infrastruttura sotterranea che taglia in diagonale la città
Per la sua importanza il passante ferroviario può essere considerato anch’esso un’ulteriore linea metropolitana, anche se non così popolare, ed infatti è l’unica infrastruttura trasportistica pesante che taglia la città in diagonale offrendo un servizio unico in città.
#3 Più comodo e rapido degli altri mezzi pubblici sugli stessi tracciati
Un altro aspetto che forse viene poco considerato, dai pendolari e dagli utenti del trasporto pubblico milanese in generale, è la maggiore comodità e rapidità del passante rispettoagli altri mezzi pubblici confrontando gli stessi tragitti.
Ad esempio da Porta Venezia a Lancetti ci sono 3 fermate con il Passante Ferroviario, percorse in 18 minuti, l’alternativa più rapida è la combinazione delle linee 33 e 2, con 13 fermate in 35 minuti. Un altro esempio è latratta Porta Garibaldi-Porta Venezia: con il passante bastano 3 minuti per percorrere 2 fermate, con le linee 33 e 8 servono 19 minuti e addirittura 29 con la metropolitana.
#4 La stazione di Porta Venezia è stata costruita con una tecnica unica
Credits: wikipedia.org – Piano binari stazione del Passante di Porta Venezia
Per evitare gli scavi a cielo aperto per la costruzione della stazione di Porta Venezia si è utilizzata la tecnica dell’arco cellulare. Prima si è proceduto con la realizzazione di un arco del diametro di 30 metri spingendo nel terreno dei tubi di cemento. In seguito si è potuto scavare la galleria sotto l’arco senza rischi di cedimento e costruire i sostegni laterali.
#5 Il mezzanino di Porta Venezia sospeso sopra la galleria è sostenuto da dei tiranti
Nello spazio che si è creato all’interno della stazione di Porta Venezia sono stati realizzati il piano binari e il mezzanino, la cui particolarità è di essere sospeso al centro della galleria e sostenuto da dei tiranti agganciati al soffitto.
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Un percorso di due chilometri tra folletti, gnomi e fantasmi. In Islanda? No, a Monza.
Il SENTIERO MAGICO tra gnomi e streghe nel PARCO di Monza
All’interno della Villa Reale di Monza c’è un percorso sconosciuto a molti che conduce grandi e piccini in un mondo magico. Tra alberi, laghetti con piccoli ponticelli e bellissimi animali, l’intero Parco monzese cela segreti, miti e leggende fantastiche. Scopriamo insieme il percorso di due chilometri che attraversa tutti i luoghi più magici del Parco.
# Dopo il tramonto gli essere fatati del parco escono allo scoperto
Credit: Pixels.com
La Villa di Monza ha un bellissimo parco di 688 ettari con scorci e paesaggi incantati, e si narra che, dopo il tramonto, gli esseri fatati che lo abitano escano allo scoperto. Il percorso di cui vogliamo parlarvi oggi inizia dalla Cascina Cavriga, si gira a sinistra e ci si incammina nel bosco. Dopo pochi passi vi troverete davanti un grande faggio, detto il faggio delle streghe. Qui sotto infatti si terrebbero dei veri e propri party tra fate, orchi e folletti. Sempre nei dintorni dell’albero delle streghe si possono trovare in alcuni periodi dell’anno i famosi “cerchi delle fate”, ovvero zone circolari prive di vegetazione circondate da un anello di erba alta.
# Non solo fantasy: attorno al laghetto si aggira il fantasma di Poesia
Credit: Wikipedia
Continuando a camminare si arriva a Cascina Bastia e dal suo cortile si accede ai giardini della Villa Reale. Qui troverete un laghetto davvero magico, ed è qui che secondo le leggende abiterebbero le Ondine, dei piccoli esseri simili alle fate e amanti dell’acqua. Dal laghetto delle Ondine basta girare la testa per capire quale sarà la prossima tappa: la Torretta. Questo edificio medievale in stile gotico è la perfetta ambientazione per una storia horror, e infatti si pensa che vi si celi il fantasma di Poesia, una nobildonna dai lunghi capelli; ogni 24 giugno si può sentire il suo canto nel Tempietto che si trova accanto al laghetto delle Ondine.
Credit: reggiadimonza.it
# Come avvicinare questi esseri fatati? Ecco il segreto leggendario
credit: Renner Italia
Da qui si prosegue il percorso fatato verso i coboldi, dei folletti poco socievoli che farebbero da guardia al tesoro del Parco. Per sentire il suono dei loro piccoli passi è sufficiente fare silenzio e ascoltare attentamente i rumori del bosco: corrono e scavano con i loro picconi alla ricerca delle pietre preziose nel sottosuolo. A questo punto si è arrivati quasi al termine del percorso e l’ultima tappa saranno le Querce degli gnomi. Nel grande parco dietro la Villa Reale ci sono infatti due grandi querce – una rossa e una nostrana – conosciute per essere la dimora degli gnomi. O meglio, le loro radici.
Secondo le leggende, il segreto per avvicinare gli esseri fatati che abitano il parco è lasciare pezzettini di dolci e qualche goccia di latte vicino a questi luoghi. Ve ne saranno davvero grati e avrete qualche chance in più di poterli osservare all’opera!
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credit: idealista.it - One 57, Billionaire Building
L’effetto ottico di movimento creato dall’alternanza delle finestre ricorda le onde del mare. Ecco quanto costa viverci.
Il BILLIONAIRE BUILDING: il grattacielo più CARO del MONDO che domina CENTRAL PARK
# Alto 73 piani, ospita 92 appartamenti dal costo milionario. Alla base uno degli hotel più lussuosi di New York
Credits photochan_nyc IG – Billionaire Building
Il grattacielo One57 a New York, con domina Central Park, conta 73 piani e un’altezza di 306 metri con un panorama che spazia dallo spettacolare skyline di Manhattan al verde urbano. I primi piani dell’edificio ospitano un Park Hyatt Hotel con 210 camere, il fiore all’occhiello della catena nella “Grande Mela”, mentre nel blocco rimanente ci sono 92 appartamenti.
Credits rosiepope IG – Interno One57 Billionaire Building
È soprannominato “The Billionaire Building”, il Palazzo Miliardario, per via dei suoi prezzi esorbitanti: al momento è disponibile un appartamento di 127 metri quadri al 38° piano a poco più di cinque milioni di dollari. L’attico è stato venduto a oltre 100 milioni di euro. Gli inquilini hanno a disposizione una piscina al coperto, una palestra, una piccola sala-teatro dove assistere a spettacoli o vedere un film, una sala ristorante privata, una lounge con tavolo da biliardo e una libreria molto rifornita.
# L’effetto ottico di movimento creato dall’alternanza delle finestre ricorda le onde del mare
Billionaire Building
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Credits one57luxury IG - Billionaire Building
Credits one57luxury IG - Billionaire Building
Credits lornebloch IG - Billionaire Building lato
Il grattacielo è caratterizzato dalle sue coperture ondulate e dai numerosi arretramenti sulla 57th Street, la sua finestratura maculare, i tetti curvi, la cavità e l’accentuata verticalità. Proprio l’alternanza di vetri di un blu più scuro a vetri di sfumature più chiare crea quell’effetto ottico di movimento che ricorda le onde del mare e viene enfatizzato ancora di più quando l’edificio raggiunto dalla luce del sole. Progettato dall’architetto francese vincitore del Premio Pritzker Christian de Portzamparc, gli interni sono invece a cura del designer newyorkese Thomas Juul-Hansen.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le statue dell’Isola di Pasqua sono da sempre avvolte nel mistero. Meno misteriosa è la statua di Pasqua che si trova invece a Vitorchiano.
Che ci fa una statua dell’ISOLA di PASQUA in Italia?
# Le statue dell’Isola di Pasqua
Credit: @beyond.dest
Le statue dell’Isola di Pasqua sono da sempre avvolte dal mistero, si tratta di sculture in pietra alte da 2,5 a 10 metri che sorgono in questa isola di nazionalità cilena che si trova nel mezzo dell’oceano Pacifico.
Statue che sono state datate a circa 1500 anni fa, il cui scopo era forse quello di
indicare le sorgenti di acqua potabile, o forse erano state erette ad onore dei capi tribù, o magari simboli di fertilità e buon auspicio.
# Anche in Italia c’è una statua di Pasqua
Credit: @experienceviterbo
Meno misteriosa è la statua che si trova a Vitorchiano, in provincia di Viterbo.
Correva l’anno 1992 ed una delegazione dell’Isola di Pasqua venne in Italia per far conoscere al mondo la loro isola e le loro sculture ed anche per cercare dei materiali simili a quelli con cui sono state costruite le statue originali per poterle restaurare.
L’area del viterbese è un’area tufacea, molto diffuso è il tufo peperino che guarda caso è molto simile al materiale utilizzato dai loro antenati per costruire le famose statue, allora si misero a costruirne una, per fare un prova, per capire la duttilità della pietra, la tenuta etc.
La cosa fece gola a giornalisti e TV, che ripresero la nascita di questa statua, alta 6 metri, che ancora oggi si trova a Vitorchiano.
La famiglia la donò alla città che si gemellò con l’isola di Rapa Nui, nome originale dell’isola di Pasqua.
# La costruzione della statua
Credit: @apenas_aura
Per costruire la statua vennero utilizzate le stesse tecniche dei loro antenati, usando asce e pietre.
La statua riproduce fedelmente le proprie gemelle antenate lontane: grandi orecchie, tratti duri, semplice, lineari, sul capo porta il Pukapo, l’ombelico è molto marcato sul busto appena scolpito, mani lunghissime aderiscono alla pancia ed i pollici sono rivolti verso l’alto, è lì che domina il belvedere della città, a protezione e come buon auspicio per i suoi abitanti.
Quella di Vitorchiano fu la prima statua dell’isola di Pasqua ad essere costruita fuori dall’isola, oggi in Italia è presenta un altro esemplare, a Chiuduno, in provincia di Bergamo.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il Bus Rapid Transit è un sistema molto utilizzato in altri paesi. Consiste nel ritagliare sulla carreggiata delle corsie riservate per gli autobus in modo che possano correre veloci senza l’intralcio del traffico privato. Vediamo come funzionano e su quali direttrici potrebbero essere utili a Milano.
Le BUSVIE: si potrebbero fare anche a Milano? Le 5 LINEE su cui realizzarle
# In Sud America, Asia e Francia i sistemi di Bus Rapid transit stanno prendendo sempre più piede
Andros Poma – Busvia Francia
La busvia o meglio il sistema di Bus Rapid Transit consiste nell’utilizzo di corsie riservate per gli autobus in modo che possano correre veloci senza l’intralcio del trafficoprivato. Questo tipo di sistema è utile per gli agglomerati urbani non troppo estesi, o per delle direttrici in cui sarebbe sovradimensionato l’utilizzo di un tram.
Un ulteriore vantaggio è che questi sistemi possono essere successivamente trasformati in tram nel caso fosse richiesta una maggiore capacità di trasporto passeggeri. Le busvie sono molto utilizzate in Sud America ed Asia, mentre in Europa è in Francia dove si sta maggiormente diffondendo.
E a Milano, su quali linee e percorsi si potrebbero realizzare? Vediamo alcune ipotesi.
#1 La linea circolare 90/91: completare l’opera con questi interventi
La prima indiziata potrebbe essere la linea circolare 90/91 in quanto sarebbe anche la più facile da trasformare in un busvia rapida. Per la quasi totalità del percorso viaggia in corsia semi-riservata, anche ambulanze, taxi, mezzi di servizio e altri mezzi autorizzati possono transitarvi, e solo in un paio di punti corre insieme a tutto il resto del traffico.
Per renderla un vera busvia o in questo caso filovia rapida basterebbe rendere le preferenziali ad uso eslcusivo dei bus, realizzare il tratto a est su viale Umbria e quello a ovest Zavattari-Lotto-Monte Ceneri e mettere in funzione l’asservimento semaforico dando precedenza ai mezzi del trasporto pubblico.
#2 Le linee 95 e 98, la “circolare” più esterna alla 90/91
Linee 95 e 98
Identico discorso si potrebbe fare per le linee 95 e 98. Fino a qualche anno fa un’unica linea, vanno da Corvetto alla Barona la prima, e fino a Piazzale Lotto la seconda, compiendo un percorso semi-circolare più a sud della linea 90-91. In questo caso la corsia riservata sarebbe da realizzare da zero.
#3 Da Cologno Nord M2 a Vimercate
Prolungamento Cologno Nord – Brugherio
Il prolungamento della linea M2 dopo Cologno Nord verso Brugherio e oltre fino a Vimercate è in fase di valutazione, ma appare scontato che la scelta non ricadrà sulla metropolitana perché non conveniente a livello di costi benefici. Per avere un’infrastruttura in tempi più rapidi si potrebbe realizzare una busvia e poi in futuro trasformarla in una metrotranvia in caso di aumento della domanda di passeggeri.
#4 Da San Donato M3 a Crema
Prolungamento M3
Sono più di 30 anni che i cittadini del cremasco aspettano il prolungamento della linea M3 da San Donato. Negli ultimi mesi sembra avere preso di nuovo corpo l’ipotesi di prolungare la linea di 2 fermate fino a San Donato Est, ma non oltre. Per questo per il resto del percorso, fino a Paullo o addirittura fino Crema, si potrebbe pensare a un’infrastruttura meno impattante sia a livello costruttivo che finanziario come il BRT, Bus Rapid Transit.
#5 Da Assago Forum M2 fino ai comuni a sud di Milano
Assago Milanofiori M2
Un’altra direttrice interessante per la realizzazione della busvia potrebbe essere quella che parte dalla fermata della metropolitana M2 Assago Forum verso Binasco oppure a est verso Opera, Locate Triulzi e Pieve Emanuele.
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Una passeggiata nella natura del Garda lunga oltre 400 gradini. Scopriamo il percorso che attraversa paesaggi mozzafiato.
La TEMPESTA di BUSATTE: il sentiero da VERTIGINI sul lago di Garda
# Sulla sponda trentina del lago c’è la Busatte Tempesta, oltre 400 scalini da percorrere per scoprire paesaggi mozzafiato
Credits lauramedri IG – Sentiero Busatte Tempesta
Una passeggiata nella natura del Garda, sponda trentina, caratterizzata da oltre 400 scalini. E’ la Busatte Tempesta, bella e certamente non priva di sforzi dato che il percorso prevede alcune scale, la più lunga delle quali conta ben 253 gradini. Si tratta di scale cosiddette tagliafuoco realizzate in metallo e ancorate alla roccia. Sono assolutamente sicure e consentono ai visitatori di godere di un panorama incredibile ma potrebbero creare qualche problema a chi soffre di vertigini. Di contro la vista del lago che appare in tutta la sua maestosità siamo certi faccia dimenticare qualunque paura.
# Il percorso e tutte le scalinate
Credits: livelagodigarda.it – Mappa percorso
Percorrendo l’autostrada del Brennero uscendo a Rovereto Sud e proseguendo per la SS240 in direzione Nago-Torbole, si arriva a Torbole per poi raggiungere Busatte. Si consiglia di affrontare il percorso partendo da questo paese per poter affrontare le caratteristiche scalinate della camminata in discesa.
Credits nicobia81 IG – Sentiero Busatte Tempesta “Salt de la Cavra”
Partendo da Busatte (sede di un bellissimo parco attrezzato per bambini) ci si avventura in un sentiero ben segnalato che permette di guardare il Garda nei numerosi squarci che si aprono nella fitta vegetazione. Dopo il primo tratto percorribile comodamente in meno di mezz’ora si arriva alla prima scalinata chiamata “Salt de la Cavra”, 116 gradini da affrontare in discesa mentre il lago e la sua sponda opposta regalano un paesaggio da cartolina.
Credits: ilgardaonline.it – Corno del Bo
Si prosegue con un sentiero, spesso in ombra, che non impegna particolarmente consentendo di camminare in tranquillità, facendo solo attenzione nel non perdere anche un solo tratto dove la vista consente di ammirare il Garda. Il tutto fin quando non si arriva al “Corno del Bo”: 253 scalini che affrontati partendo da Busatte sono in discesa ma non per questo meno impegnativi dato che l’intera scalinata ha un lato ancorato alla roccia e un lato direttamente a strapiombo con vista lago.
# L’ultima scalinata è la più facile, solo 33 gradini
Credits valigia.pronta IG – Busatte Tempesta 3
Prima di arrivare alla fine della camminata, tutta ben segnalata, ci si imbatterà nell’ultima scalinata di 33 gradini, ormai uno scherzo rispetto al rodaggio fatto con le precedenti. Per rientrare esistono alcune opzioni tra le quali un autobus di linea anche se per i più impavidi c’è la possibilità di percorrere a ritroso il sentiero e affrontare le tre scalinate in salita. Sentiero panoramico Busatte Tempesta, 11,5 km circa per un totale di 3 ore con andatura medio-lenta, 330 metri di dislivello (circa). Adatto a tutti, sconsigliato per passeggini.
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