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I TRASPORTI di Milano ieri e oggi: FOTOGALLERY ESCLUSIVA su come sono cambiati i 9 municipi

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Credits: Stefano Corrado - Municipio 7, Stadio San Siro

Il 22 maggio l’Atm ha compiuto 90 anni. Un’eccellenza italiana, tra le migliori aziende di trasporti d’Europa, che celebriamo con questa fotogallery esclusiva, una per municipio, realizzata da Stefano Corrada.

I TRASPORTI di Milano ieri e oggi: FOTOGALLERY ESCLUSIVA su come sono cambiati i 9 municipi

# Municipio – 1 Piazza del Duomo ai primi del ‘900 con il carosello di tram e oggi pedonale con i tram spostati su via Orefici

Credits: Stefano Corrada – Municipio 1 Piazza del Duomo

In alto piazza del Duomo ai primi del Novecento, con il suo caratteristico carosello di tram rimasto attivo fino alla fine del 1926.

Oggi la piazza più conosciuta di Milano è pedonale, i mezzi Atm transitano nelle vie limitrofe. Tra questa la più battuta è via Orefici, nella quale transitano tutte le tipologie di vetture tranviarie milanesi (ad esclusione del modello Eurotram) con ben sei linee: 2, 3, 12, 14, 16 e 19.

# Municipio 2 – Stazione Centrale nel 1966 e oggi

Credits: Stefano Corrada – Municipio 2, Stazione Centrale

In alto la Stazione Centrale nel 1966 e i passeggeri che salgono su un tram dell’epoca.

Oggi è rimasto attivo il capolinea tranviario di piazza IV Novembre, a cui si aggiunge quello della linea bus 87 e della 42: questa linea dallo scorso 11 maggio è servita con bus elettrici che effettuano il “rifornimento” veloce con i due charger hi-tech da poco installati nella piazza.

# Municipio 3 – Piazza Bottini nel 1972 con uno storico filobus e oggi con un autobus elettrico 

Credits: Stefano Corrada – Municipio 3, Lambrate Fs

Lambrate, piazza Bottini (1972) nella foto in alto, la fermata metropolitana linea 2 inaugurata tre anni prima, con un filobus di passaggio sullo sfondo.

Oggi in piazza Bottini oltre agli storici mezzi elettrici, tram e filobus, circolano anche i nuovi bus elettrici della linea 54. Questi e-bus sono ad impatto zero: entro fine anno saranno 170 quelli circolanti a Milano.

# Municipio 4 – Il deposito Atm di viale Molise, all’avanguardia già negli anni ’40

Credits: Stefano Corrada – Municipio 4, Viale Molise

Nella foto in alto il deposito filoviario Atm di viale Molise, fine anni anni ’40. La struttura presentava soluzioni edilizie all’avanguardia per l’epoca, come la configurazione su due livelli coperti e collegati da una rampa interna.
Oggi il deposito ospita un centinaio di filobus tra cui i nuovi “Trollino” e un modello storico del 1958 rimasto in circolazione fino al 1996.

# Municipio 5 – Il deposito tranviario Ticinese, tra i più antichi al mondo, oggi completamente ristrutturato

Credits: Stefano Corrada – Municipio 5, Ticinese

In alto l’ingresso di via Custodi del deposito tranviario Ticinese, in uno scatto degli anni ’30. Costruita a fine Ottocento, la rimessa è tra i più antichi depositi di tram al mondo: inizialmente veniva utilizzata per il trasporto pubblico trainato da cavalli.

Oggi lo stesso deposito, su progettazione dei tecnici Atm, è stato completamente ristrutturato. Il Ticinese, tutelato dalla sovrintendenza alle Belle Arti, ospita una settantina di vetture, tra Jumbotram, Eurotram, Sirietti e Sirio.

# Municipio 6 – Il tram storico sul pavè negli anni ’60 e la serie 4700  revisionata ai giorni nostri

Credits: Stefano Corrada – Municipio 6, Naviglio Grande

Via Ludovico il Moro, anni ’60. Lo scatto all’interno della postazione di guida del manetta, lo ritrae intento a manovrare la storica vettura tranviaria.

Oggi la stessa via conserva lo storico fascino del pavè che accompagna il corso del Naviglio Grande, tutto incorniciato dalla chiesa romanica di San Cristoforo che risale al XIII secolo. In primo piano il tram della serie 4700, completamente revisionato a cura dei tecnici dell’Officina Generale Atm di via Teodosio.

# Municipio 7 – Lo stadio San Siro servito dai tram negli anni ’50 e oggi anche dalla M5

Credits: Stefano Corrada – Municipio 7, Stadio San Siro

Stadio di san Siro, in uno scatto del 1959. I tram erano il mezzo utilizzato dai tifosi per raggiungere “la scala del calcio” meneghino.

Dal 2015 il tempio del football è servito dalla linea metro 5, la prima linea metropolitana completamente automatizzata.  

# Municipio 8 – In viale Certosa il tram serie 5300 negli anni ’60, il Sirietto di Pininfarina e il filobus Trollino oggi

Credits: Stefano Corrada – Municipio 8, Viale Certosa-Cavalcavia Monteceneri

Viale Certosa in una immagine del 1965, con il cavalcavia Monte Ceneri e il tram della serie 5300, in servizio a Milano dal 1955 fino agli anni ’70.

Oggi viale Certosa è rimasto pressoché identico, con il medesimo cavalcavia e la sede tranviaria riservata. Al posto dello storico tram prodotto dalla Breda c’è il tram Sirietto, disegnato da Pininfarina. Sullo sfondo anche l’ultimo entrato a far parte della flotta di Atm, il filobus Trollino.

# Municipio 9 – La stazione Garibaldi negli anni ’60 e i grattacieli di piazza Gae Aulenti oggi. Il tram “carelli”, uno dei simboli di Milano, a far da collante tra passato e futuro

Credits: Stefano Corrada – Municipio 9, Stazione Garibaldi-Piazza Gae Aulenti

Via Sturzo e la stazione Garibaldi, in una foto panoramica che risale al 1965 con la neve e gli immancabili tram “Carrelli”.

Oggi l’immagine della zona è cambiata radicalmente grazie ai grattacieli di piazza Gae Aulenti. Ma l’elemento storico del tram modello Milano28 rimane ancora presente, a far da collante tra passato e futuro. Il tram “Carrelli”, diventato uno dei simboli del capoluogo lombardo nel mondo, è il mezzo per eccellenza, quello a cui gli stessi milanesi sono emotivamente più legati, un’icona nelle strade della città.

Continua a leggere con: I 90 ANNI di ATM: i suoi 7 RECORD che pochi conoscono

FABIO MARCOMIN

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🛑 TRIBUTE: un progetto internazionale sul TRASPORTO URBANO del futuro. Tra i protagonisti anche MILANO

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Credits: http://www.cieloterradesign.com/

Un grande progetto dedicato al trasporto urbano sta per prendere vita. Tra i protagonisti c’è anche Milano, con il timone affidato al suo Politecnico, e coinvolgerà molte realtà europee.

TRIBUTE: un progetto internazionale sul TRASPORTO URBANO del futuro. Tra i protagonisti anche MILANO

# Le città che partecipano a Tribute

Credits: periodicodaily.com

Al giorno d’oggi, le sfide da affrontare per il trasporto urbano sono molteplici, a partire dai rapidi cambiamenti tecnologici, economici e demografici. Per questi motivi, il Comune di Milano ha aderito ad un progetto europeo chiamato “Tribute”, il cui motto è “azioni integrate e innovative per una mobilità urbana più sostenibile”. Ad affiancare Milano, ci sono anche altre sette città europee dell’Est Europa: Lubiana (Slovenia), Maribor (Slovenia), Novi Sad (Serbia), Patrasso (Grecia), Podgorica (Montenegro), Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) e Zagabria (Croazia).

Credits: greencity.it

Il progetto “Tribute” è partito ufficialmente a gennaio 2021. Esso è dedicato all’intera Regione Adriatico-Ionica e mira innanzitutto a coinvolgere i principali stakeholder da tutti i settori: quello pubblico, imprenditoriale, accademico e anche i cittadini stessi. L’obiettivo è quello di ridurre il trasporto individuale e promuovere modalità di viaggio alternative. In questo modo, si può puntare a raggiungere i nuovi obiettivi europei per una mobilità più sostenibile e inclusiva.

# Su cosa si impegna Milano: il test nei grandi eventi 

Credits: felicitapubblica.it

Milano, dal canto suo, prevede di sfruttare dei “Living Lab” per coinvolgere tutti gli attori che entrano in gioco nel settore della mobilità, in particolare durante i grandi eventi. Il capoluogo lombardo punta a sviluppare uno strumento per gestire i picchi di domanda del trasporto pubblico e per integrare ad esso tutti i servizi legati alla sharing mobility. La durata prevista del progetto è di 30 mesi per un valore di circa 3 milioni di euro, di cui 2,7 finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr).

Tra le varie iniziative che questo progetto porterà in campo, ci sono anche soluzioni di mobilità alternative e dedicate per anziani o disabili, promozione della sharing mobility e spostamenti in bicicletta. Si tratta di un importante passo avanti verso il progresso, per una città in cui tutti potranno spostarsi con facilità e rispettando l’ambiente.

Fonte: metronews.it 

Continua a leggere con: Le 5 nuove FRONTIERE della mobilità: nel 2030 a MILANO ci MUOVEREMO così

MATTEO GUARDABASSI

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Nuova vita per il KARMA, luogo simbolo degli anni novanta

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Il luogo che ha fatto ballare tutta Milano negli anni novanta e ad inizio del duemila si prepara a una vita. Vediamo che cosa l’aspetta rivivendo l’amarcord del locale. 

Nuova vita per il KARMA, luogo simbolo degli anni novanta

Forse la più grande discoteca che sia mai esistita a Milano, così grande da essere divisa in due creando una serie di ambienti adatti alle atmosfere più disparate. Quando in estate potevano dare il meglio accogliendo fino a 10.0000 persone tra posti al chiuso e all’aperto, sia al Karma che al Borgo del Tempo Perso era possibile cenare, bere un cocktail, ballare latino americano o revival piuttosto che disco dell’ultima ora.

Negli anni d’oro lavoravano ogni sera fino a 200 persone più una lunga lista di PR. Hanno suonato DJ di fama internazionale, musicisti più o meno noti e, prima dell’inarrestabile declino, sono stati protagonisti di serate da tutto esaurito i vari eliminati del Grande Fratello. Un evento catalizzante migliaia di ragazzi che si accalcavano nei locali con un entusiasmo pari alla finale dei mondiali di calcio.

Il nuovo bando: non ci saranno più balli 

Credits: ilgiornaldenavigli.it

La chiusura dei due locali ha aumentato il degrado di una zona che ha conosciuto grandi problemi, primo fra tutti il confinante parco collegato con il tristemente noto Boschetto di Rogoredo. A oltre un anno di distanza dal primo bando comunale per l’assegnazione dell’area (non andato a buon fine), il Comune ripropone un bando con una concessione di 90 anni e alcuni limiti ben precisi, primo fra tutti l’impossibilità di destinare la struttura e le aree di pertinenza a locale notturno.

Riconversione dell’area a uso sociale 

Credits: www.atmilano.it

La riqualificazione di tutta la zona richiede una serie di servizi e spazi per uso sociale, oltre a aree sportive e un Auditorium data la presenza del distaccamento del Conservatorio di Milano. Sempre in zona verranno edificati i quartieri per le Olimpiadi oltre ad alcune iniziative private. Sempre all’ambito privato il nuovo bando prevede una parte dedicata ad esso anche in un’ottica di sostenibilità economica della nuova porzione di quartiere. Il Comune è fiducioso sul buon esito del bando che desidera rivoluzionare l’aspetto di via Fabio Massimo 36. Da sede di eventi mondani ma anche megarisse con tanto lavoro extra per forze dell’ordine e ambulanze a luogo per una urbanizzazione sostenibile in linea con i nuovi progetti e ambizioni di una Milano sempre più internazionale ma, al tempo stesso, molto più a dimensione d’uomo.

Fonte: blog.urbanfile.it

Continua la lettura con: il nuovo progetto: Bocconi di notte

ROBERTO BINAGHI 

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10 PAROLE ITALIANE del passato da RISCOPRIRE

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Credit: patataridens.wordpress.com

Ecco le 10 parole italiane che sono passate di moda o sono state sostituite, ma che secondo noi andrebbero riscoperte.

10 PAROLE ITALIANE del passato da RISCOPRIRE

Con il passare degli anni e dei secoli la lingua, come un essere vivente, si evolve e subisce dei cambiamenti. E’ quindi normale constatare che alcune espressioni o parole che un tempo rientravano nel linguaggio d’uso quotidiano ora siano poco usate o siano state sostituite da altre.

Proverò con voi a ricordarmene qualcuna con la speranza che, chissà, possano ritornare in auge.

#1 Vattelapesca

E’ un’espressione che si utilizzava per dire: “chi lo sa? Chi lo può sapere?”

#2 Sciamannato

Si usava per qualificare un uomo disperato, disgraziato, poco curato.

#3 Autoscatto

E’ il padre del moderno “selfie”, uno dei pochi abitanti rimasti nel mondo chiamato: “le-parole-italiane-non-valgono-di-meno-di-quelle-inglesi”.

#4 Improcrastinabile

Significa una cosa che non può essere rimandata.

#5 Facinoroso

Si dice di un tipo poco raccomandabile, un delinquente.

#6 Rocambolesco

Parco Avventura Salice-Terme

Una avventura può essere rocambolesca, cioè ricca di avventura e colpi di scena.

#7 Carampana

Relativo ad una donna anziana e tendenzialmente poco lucida.

#8 Terga

E’ un modo cortese per indicare la parte anatomica su cui siamo soliti sedere.

#9 Beghina

Parola che connota genericamente una donna molto bacchettona e moralista. Solitamente va di pari passo con la…

#10 Zitella

Credit: patataridens.wordpress.com

Ora è più normale sentire la parola “single”, ma una volta le donne, passata una certa età, erano così apostrofate e se si guadagnava tale epiteto era molto difficile scrollarselo di dosso.

Leggi anche: 7 PAROLE che NON si possono NOMINARE a Milano

GIULIA PICCININI

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5 ESPERIENZE da provare a RIMINI

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Credits: thetravelization.com Borgo San Giuliano

Rimini, terzo millennio e ancora pochi conoscono le sue vere bellezze. Per chi ha già programmato le vacanze nella città romagnola o, in generale, per chi ha voglia di viaggiare e scoprire le meraviglie nascoste del nostro Paese, ecco le 5 esperienze da provare a Rimini, che forse non sapevi si potessero fare!

5 ESPERIENZE da provare a RIMINI

# Visitare il borgo San Giuliano: il quartiere felliniano

Credits: thetravelization.com
Borgo San Giuliano

Sicuramente è uno dei borghi del riminese più conosciuti, proprio perché celebra il famoso Federico Fellini, ma continua a essere considerato una bellezza nascosta della città. Anticamente villaggio dei pescatori, lungo le vie del quartiere è possibile respirare l’atmosfera tipica raccontata dal regista, nonché osservare i murales ispirati a Fellini e alle sue storie. Il borgo di San Giuliano non è il luogo perfetto solo per chi vuole viversi l’arte e la poesia di Fellini, ma è il posto adatto anche per assaporare i piatti tipici romagnoli e punto di incontro serale.

# Fare una pedalata sul lungomare o immersi nel verde

Credits: thegreatescape.com
Bici a Rimini

Punto forte di Rimini è certamente il mare, tuttavia non per forza bisogna goderselo solamente distesi sulla spiaggia a prendere il sole tra un bagno e l’altro, o nella movida notturna. Rimini dispone di una rete ciclopedonale di circa 100km che, percorrendo il lungomare, ti porta direttamente a Riccione. E se si volesse esplorare un’altra caratteristica della città, si può prendere la bici e immergersi nel verde grazie all’itinerario ciclopedonale che passa per il parco Giovanni Paolo II. E non solo, perché Rimini offre anche dei bike tour culturali lungo le vie della città.

# Scoprire la Rimini romana

Credits: @olegborxa
Arco di Augusto Rimini

Quello che forse pochi sanno è che Rimini ha un passato tutto romano e che per la città si possono ammirare molte testimonianze di quell’epoca. Le due attrazioni più famose sono il Ponte di Tiberio e l’Arco di Augusto che, costruito nel 28 a.C., è il più antico arco romano ancora esistente. All’interno di un tour romano, importanti sono anche la visita al Foro e al Museo della Città, nel quale ci sono varie testimonianze millenarie che permettono di ricostruire la storia di Rimini, rendendosi conto del patrimonio storico-culturale di cui dispone.

# Visitare le Grotte di Onferno

Credits: abcvacanze.it
Grotte di Onferno

Spostandosi un po’ verso l’entroterra, all’interno della Riserva Naturale Orientata nel comune di Gemmano, a qualche chilometro da Rimini, si trovano le Grotte di Onferno. All’arrivo si scende per 1.350 metri arrivando ad ammirare l’affioramento dei gessi cristallini e la più grande colonia di pipistrelli della Regione. Si dice che Dante, per descrivere i suoi gironi dell’Inferno, si sia ispirato proprio a queste cavità.

# Fare escursioni subacquee

Credits: emiliaromagnawelcome-rimini.trekksoft.com
Immersioni al relitto Cargo Rimini

E se scoprire le bellezze di Rimini in superficie non basta, si può sempre controllare cosa la città offre sott’acqua. Anche qui sono varie le esperienze che si possono fare: facendo snorkeling, si possono osservare numerose specie marine giunte a noi dal Mar Rosso, oppure è possibile fare delle immersioni subacquee e scoprire i resti di due navi cargo o di un aereo bombardiere. Un’altra escursione interessante è quella nei pressi dell’area in cui, un tempo, c’era l’Isola delle Rose, una piattaforma artificiale costruita da Giorgio Rosa fuori dalle acque italiane e che si era proclamata stato indipendente.

Fonti: altarimini.it

Continua la lettura con: FelliniCittà: il BORGO romagnolo che celebra il grande regista con le sue CASE DIPINTE (Gallery Fotografica)

BEATRICE BARAZZETTI

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In un locale di Roma arriva la METROPOLITANA di Londra

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Credit: @knock_streetbar

Si chiama “Knock Street Bar” ed è un cocktail bar aperto da poco a Roma in zona Tiburtina. L’interno è a dir poco originale: sembra di essere dentro la metropolitana di Londra.

In un locale di Roma arriva la METROPOLITANA di Londra

# A Roma arriva la metropolitana di Londra

Credit: @knock_streetbar

Il Knock Street Bar apre finalmente le porte ai clienti. Questo nuovo locale a Roma è a dir poco originale: sembra di essere dentro la metropolitana di Londra.

L’idea nasce da Valerio Battistelli e Mirko Marinucci, due giovani barman romani con il desiderio di portare qualcosa di nuovo per i cittadini della capitale.

Questo nuovo locale incarna un ambiente particolare e giovanile che può ospitare fino a 55 coperti all’interno e altri 24 coperti all’esterno. Per la riapertura in tempo di Covid c’è anche una pedana esterna allestita a tema metropolitana.

# Ogni cosa curata nei dettagli

Credit: @knock_streetbar

Knock Street Bar trasporta Roma nell’ambientazione della Tube londinese in un secondo, una volta entrati bisognerà ricontrollare fuori dalla finestra per essere sicuri di trovarsi ancora nella capitale italiana.

All’interno ci sono delle aree con mattonelle di vari colori, proprio come quelle presenti nell’Underground londinese e anche il logo del locale richiama la metropolitana.

I proprietari parlano anche di un “punto Instagram”, un angolo con neon colorati che ricreano le linee della metropolitana dove i clienti amano scattarsi le foto.

Sul soffitto, poi, ci sono dei tubolari di acciaio che ricreano le linee metro della capitale dell’Inghilterra, alcuni dei quali scendono dal soffitto creando tavoli rotondi a cui poter bere un drink in piedi.

Insomma tutto è curato nei minimi dettagli, persino tra i posti a sedere troviamo la famosa scritta gialla “Mind the gap”.

# Il menù

Credit: @knock_streetbar

Il locale si trova in zona Tiburtina, vicino Largo Beltramelli, precisamente in via Pasquale del Luca, in quello che i proprietari definiscono “Il rettangolo dei locali”.

Siamo in un contesto universitario, pronto ad accogliere con curiosità questo nuovo locale.

Nel menù di Knock si spazia dalla selezione di formaggi e salumi ai bagel con varie farciture, dagli hot dog, alle pinse per legare la tradizione londinese a quella romana.

Dai finger food ai diversi vini, l’offerta è molto variegata ma c’è una cosa che spicca tra tutte: i drink.

La lista di cocktail è infatti molto ricca e interessante e rimanda più di una volta alla città di Londra. Ogni cosa è a tema, ci si troverà in un batter d’occhio a sorseggiare un Aperitif in London, un Banksy, un Brexit, un Camden Market, un London Eye, un Mary Poppins e tanti altri cocktail in un perfetto ambiente urban inglese.

A preparare i cocktail al banco ci sono Valerio Battistelli e Mirko Marinucci, in cucina gli chef Giampiero Marinucci e Valerio Caneppele, in sala Virginia Vagnone e Manuela Marinucci.

Questo locale porta una ventata d’aria fresca creando un’atmosfera inglese tra i classici locali italiani, speriamo non porti anche la pioggia di Londra.

 

Fonti: romatoday.it

Continua la lettura con: I 10 migliori RISTORANTI ALL’APERTO di Roma

ARIANNA BOTTINI

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🛑 Quando la LOMBARDIA diventerà ZONA BIANCA? La DATA più probabile e cosa cambierà rispetto ad ora

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Credit: milano.repubblica.it

La Lombardia, come tutte le altre regioni, sogna la zona bianca e potrebbe non essere molto lontana a raggiungere l’obiettivo. Vediamo insieme le ipotesi sulla data e cosa cambierebbe con il nuovo colore.

🛑 Quando la LOMBARDIA diventerà ZONA BIANCA? La DATA più probabile e cosa cambierà rispetto ad ora

# Quando la Lombardia sarà zona bianca?

Credit: milano.repubblica.it

L’ipotesi principale ricade sul 14 giugno ma non c’è ancora niente di sicuro.

Per passare al colore più ambito di tutti si devono possedere diversi requisiti: primo tra tutti, ci devono essere meno di 50 casi ogni 100 mila abitanti nell’arco di una settimana.

Per la Lombardia vorrebbe dire restare al di sotto dei 5 mila nuovi positivi ogni sette giorni. Ieri ci sono stati 711 nuovi casi: se la media settimanale fosse in linea o inferiore a questa soglia significherebbe restare sotto i 5 mila casi. 

L’incidenza non è l’unico fattore da monitorare, al momento si sta ancora utilizzando un mix tra il vecchio modello, incentrato sull’Rt e il nuovo. Questo meccanismo verrà utilizzato fino al 16 giugno e permetterà quindi di portare la Lombardia in zona bianca.

Quali altri fattori vanno considerati? Prima di tutto i ricoveri. Gli esperti guardano sia quelli in terapia intensiva sia quelli in area medica. A parità di numero di nuovi positivi, il dato sull’occupazione dei letti a causa del Covid può far cambiare il colore della regione, indipendentemente dall’indicatore dell’incidenza.

Secondo questo metro di giudizio la Lombardia è per ora promossa. I trend ospedalieri sono in netta discesa nelle ultime settimane e sono sempre ampiamente sotto il livello di allerta del 30% di occupazione. 

L’obiettivo è allontanarsi sempre di più dai livelli a rischio per potersi conquistare la tanto attesa zona bianca.

# Cosa cambierebbe?

Credit: milanopost.info

Con la zona bianca i cambiamenti saranno numerosi. Vediamoli:

#1 Fine del coprifuoco. Per prima cosa diremo addio al coprifuoco. Questo porta con sè che anche bar e ristoranti potranno restare aperti fino all’orario tradizionale, senza alcuna restrizione.

#2 Nessuna limitazione per i negozi. Anche quelli all’interno dei centri commerciali che possono aprire anche nei weekend, festivi e prefestivi, stesso discorso per i musei.

#3 Nessuna limitazione per gli spostamenti. Per quanto riguarda gli spostamenti fuori regione, invece, questi sono permessi senza alcuna limitazione tra Zone Bianche e Gialle.

#4 Più libertà per i matrimoni (forse). Il via libera alle feste di matrimonio è già stato dato anche alla zona gialla ma in zona bianca potrebbe non essere obbligatoria la mascherina al ricevimento, anche se sull’argomento wedding c’è ancora molta confusione.

#5 Ci si torna a divertire. In zona bianca torna in divertimento: riaprono gli impianti di risalita in montagna, le piscine al chiuso, i centri termali, i bingo e i casinò.

# Cosa rimane uguale: restano chiuse le discoteche

Credits: ivg.it

Con la zona bianca ci si toglie una grande quantità di restrizioni, ma non tutte.

Anche con il cambio di colore, ci sono delle cose che rimarranno uguali.

In zona bianca resta l’obbligo di indossare le mascherine, anche se per il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, quando sarà raggiunto l’obiettivo del 50% della popolazione vaccinata con almeno una dose la mascherina all’aperto può essere tolta, laddove non ci sia un assembramento. Cosa che peraltro sarebbe già prevista dalla normativa vigente. 

Rimangono chiuse senza nessuna scadenza discoteche e locali da ballo, anche all’aperto.

Continua la lettura con: Uno SPRAY elimina il virus in meno di un minuto: una nuova CURA contro il Covid?

ARIANNA BOTTINI

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Da MILANO ai CONFINI del MONDO: il viaggio più lungo percorribile in AUTO

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Credits: pinterest.it

Chi non ha mai pensato di prendere la macchina e partire in auto per andare via, il più lontano possibile? Questa è la distanza massima percorribile partendo da Milano senza interruzioni. In Italia e nel Mondo. 

Da MILANO ai CONFINI del MONDO: il viaggio più lungo percorribile in AUTO

# In ITALIA: 12 ore per attraversare il “Bel Paese”

baia riaci

La massima distanza in auto da Milano la si può percorrere ovviamente dirigendosi verso sud. Il percorso dura attorno alle 12 ore, senza soste: partendo da Milano il punto più lontano raggiungibile senza interruzioni è Riaci Capo. Per un totale di 1.267 km si aggiudica il primato della distanza percorribile in auto da Milano in Italia. 

# Da Milano ai confini del mondo: Road to Chasan (12 mila chilometri senza interruzioni)

Credits: wikipedia.org

Partendo da Milano, via Berlino, si può raggiungere Chasan, città russa ai confini con la Corea del Nord. I tempi di percorrenza superano i 5 giorni di viaggio, per un totale di 145 ore. Se bisogna percorrere 1276,1 km per arrivare al punto più a Sud d’Italia, sono 11.948 km quelli necessari per arrivare fino all’estremo orientale asiatico. Questo percorso rappresenta il più lungo percorribile in auto da Milano senza interruzioni. Ci si inserisce infatti nella tratta più lunga del mondo che per raggiungere il record assoluto va preso un po’ più a occidente. 

# La tratta più lunga del mondo: stessa strada ma partendo dal Portogallo

Da  Sagres in Portogallo, fino al confine tra la Russia e la Corea del Nord, Chasan. Per giungere a destinazione bisogna aggirare la Cina vista l’inesistenza di strade percorribili in auto. È questo il tragitto percorribile esclusivamente in macchina più lungo del pianeta e conta 14035 km. Duemila in più che partendo da Milano. 

Continua la lettura con Da Milano il VIAGGIO nel tempo: su un TRENO A VAPORE fino al Lago Maggiore (con sorpresa finale)

MARCO ABATE

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Gli INCREDIBILI BUNKER al Parco Nord (Fotogallery di Andrea Cherchi)

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Il fotografo di Milano, Andrea Cherchi, ci porta alla scoperta di uno dei luoghi più misteriosi e tragici della città: il bunker antiaereo Breda al Parco Nord. 

Gli INCREDIBILI BUNKER al Parco Nord (Fotogallery di Andrea Cherchi)

# I bunker a servizio dell’insediamento industriale di Breda

I Bunker Breda, per la precisione della V° Sezione Aeronautica della Breda, sono dei rifugi antiaerei che risalgono al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Situati all’interno del Parco Nord erano al servizio dell’insediamento industriale di Breda. Le uscite non sono facilmente individuabili e l’accesso è consentito solo su prenotazione con visite guidate. Scoperti casualmente durante dei lavori di manutenzione del Parco Nord, erano ricoperti da vegetazione infestante, sono stati recuperati con una funzione didattica. La porzione del percorso visitabile è di oltre 30 metri ed è “illustrato” da una mostra permanente realizzata dal Parco con EUMM Ecomuseo Urbano Metropolitano di Milano Nord. 

# La loro realizzazione e come funzionavano

Credits: oggiesco.com – Mappa bunker

I Bunker Breda furono costruiti in cemento armato sulla base di progetto tedesco, ma si scelse di prediligere la lunghezza rispetto alla profondità per mancanza di tempo. In caso di attacco aereo una prima sirena avvisava della partenza degli aerei, una seconda l’inizio imminente dei bombardamenti e infine una terza sirena la fine degli stessi. I singoli bracci del bunker erano separati ed isolati da pesanti porte che separavano gruppi di 40 persone per un tempo massimo di 3 ore. Passato questo tempo l’ossigeno si esauriva.

# Il percorso guidato all’interno del bunker

All’interno nel percorso guidato si viene immersi a 360 gradi nelle “atmosfere” del periodo: superata una bomba a grandezza naturale realizzata con l’uncinetto, si possono sentire bombe che scoppiano, rumore di aerei, sirene, per poi passare a sedersi su delle panchine sulle quali il pubblico sperimenta la sensazione della permanenza nei rifugi e la vicinanza con il prossimo come durante la guerra. A corredo dell’esperienza si possono osservare immagini della Milano bombardata e la storia della sua ricostruzioni fino agli anni ’70.

Fonte: Oggiesco

Foto: Andrea Cherchi

Continua a leggere con: Il MISTERO IRRISOLTO della FONTANA di Piazza Grandi

FABIO MARCOMIN

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Nightmare ambrosiano: i 5 SIMBOLI ESOTERICI di Milano

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Credits: polisemantica.blogspot.com

Milano è la città delle stranezze e delle contraddizioni, la metropoli delle mille luci, ma con un lato oscuro sconosciuto. Tra grattacieli e innovazione, la nostra città è carica di storia… e di leggende.

Infatti, anche la città Ambrosiana ha il suo fascino esoterico e questo lo si intuisce già dal suo simbolo, il Basilisco, un grande drago verde rappresentato nell’atto di mangiare un bambino.

Ma ecco quali sono i 5 simboli che gli amanti del mistero, e non solo, non devono assolutamente perdere. Anche per fare un tour alternativo della città.

Nightmare ambrosiano: i 5 SIMBOLI ESOTERICI di Milano

#1 Il cinghiale bianco: il capitello di Via dei Mercanti

Credits: @arkeios1983 IG

Nel cuore medievale della città, in Via dei Mercanti, si può osservare un cinghiale scolpito su un capitello del Palazzo della Ragione. La leggenda narra che Belloveso, un giovane guerriero, dopo aver sconfitto gli Etruschi nel VI a.C., si stabilì nella grande pianura dove costruì la sua dimora. Un luogo non scelto dal caso, ma da un animale e, per l’esattezza, da un cinghiale, simbolo divino appartenente alla cultura celtica ed emblema di forza, coraggio, guerra, caos. In più sembrerebbe che l’etimologia della parola Mediolanum sia legata proprio a questa scrofa semilanuta che divenne il simbolo della Milano gallica.

#2 Gli ossari: i misteri di San Bernardino alle Ossa

Il legame tra Milano, la spiritualità e il mondo dell’aldilà è testimoniato anche dagli ossari presenti in alcune chiese della città. La più famosa, ed inquietante, è la chiesa di San Bernardino alle Ossa, in Piazza Santo Stefano. La sua storia è legata all’ordine religioso meneghino dei Disciplini. Si narra che essi raccolsero le ossa dei defunti provenienti dall’ospedale, dei morti in prigione o per decapitazione e dei loro confratelli, per decorare le pareti dell’ossario. Senz’altro una scelta azzardata e alquanto macabra.

#3 Sant’Ambrogio e la colonna del diavolo: quando Mefisto passò da Milano

Credits: @monicapapagna IG

A sinistra della Basilica di Sant’Ambrogio si trova la colonna del diavolo. Secondo alcuni, risalirebbe al periodo romano e, probabilmente, faceva parte di un edificio imperiale eretto da Massimiano alla fine del III secolo d.C.

La colonna è chiamata così per i due fori presenti sulla sua superficie: infatti, si racconta che si siano formati a seguito dello scontro tra Sant’Antonio e il diavolo, durante il quale le corna di Mefisto si sarebbero conficcarono nel pilastro. Poi, il diavolo sconfitto scomparve, trasformando simbolicamente la colonna nella porta degli Inferni di Milano.

#4 Le streghe di Piazza Vetra: nove donne finite sul rogo

Credits: puntadellest1.wordpress.com

Tra il 1595 e il 1631, durante l’episcopato di Federico Borromeo, le vittime accusate di stregoneria furono molte. Anche Milano fu uno dei macabri scenari dove venivano giustiziate le presunte streghe. Proprio Piazza Vetra, a pochi passi dalle colonne di San Lorenzo, fu teatro dell’esecuzione di ben nove donne accusate di stregoneria.

A provarlo è il Compendium Maleficarum, un documento redatto dall’esorcista del Cardinale Borromeo, Fra’ Francesco Maria Guaccio.

Anni dopo, nella piazza fu eretta una croce, poi sostituita dalla statua di San Lazzaro, colui che assiste i sofferenti.

#5 La Casa del Diavolo in Porta Romana: la peste bubbonica e le feste di Belzebù

Credits: www.milanopocket.it

Milano, 1630: il periodo della peste bubbonica descritta da Manzoni nei Promessi Sposi. In un lussuoso palazzo in Corso di Porta Romana 3 abitava il Marchese Ludovico Acerbi che, nonostante il rapido diffondersi della malattia in tutta la città, non rinunciava a sfarzose feste e a sfoggiare il lusso sfrenato. Tutto ciò mentre fuori dalla sua elegante residenza si accumulavano i cadaveri degli appestati.

Così, per la sua totale indifferenza per la situazione del popolo e per la presunta “immunità” alla malattia, il Marchese venne considerato un diretto discendente di Belzebù.

Dunque, di spunti ne avete, ora trovate il coraggio e innamoratevi di Milano, nel bene… e nel male!

Continua la lettura con: I segreti di CASA FELISARI, il palazzo più MISTERIOSO di Milano

ANGELA CALABRESE

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Il CAMMINO di BARDOLINO: il percorso da sogno per gli AMANTI del VINO

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Credit: verdeazzurronotizie.it

La zona è quella del Garda, sponda veronese, zona di natura, clima quasi sempre temperato e grandi vini. In questo scenario ricco di emozioni, tra le tante proposte allettanti, c’è il cammino di Bardolino. Una versione del Cammino di Santiago per gli amanti del vino. 

Il CAMMINO di BARDOLINO: il percorso da sogno per gli AMANTI del VINO

# Un cammino tra natura e grandi vini

Credit: verdeazzurronotizie.it

Il cammino di Bardolino consiste in 147 km tra sponda del lago e entroterra, con un dislivello totale di 2000 metri.

Le tappe indicate sono 29, ognuna con caratteristiche diversa dall’altra, tutte che mettono in risalto la natura e le specialità alimentari della zona. Ovviamente a farla da padrone è il Bardolino, un rosso deciso dal colore rubino e sapore asciutto che si sposa perfettamente con i prodotti del posto.

# Il percorso

Credit: gardapost.it

Il percorso include, oltre a tratti preferibilmente percorribili a piedi, due interessati ciclovie: quella del Lago e quella del Sole, entrambe piuttosto facili da intraprendere e di grande impatto scenografico. Lungo il Cammino di Bardolino si passa attraverso paesaggi incantevoli ma anche centri storici che racchiudono un fascino che non può lasciare indifferenti.

# Perché intraprendere il cammino di Bardolino?

Credit: @iltuoviaggioinitalia
Lungo il Cammino è facile trovare posto dove mangiare e dormire, passando da alberghi a agriturismo e B&B, che consentono ad ogni tasca di potersi permettere almeno qualche giorno di viaggio.
Se percorso a piedi si consideri che dei 29 tragitti previsti nessuno oltrepassa i 20 km e sta ad ognuno decidere quanta strada percorrere.
 
Durante il cammino di Bardolino si possono visitare le 61 aziende di produzione di Bardolino DOC presenti lungo il tragitto.

 

Continua la lettura con: La pista CICLABILE più BELLA D’ITALIA sta per essere completata

ROBERTO BINAGHI

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Per Forbes la REGIONE in cui si mangia meglio è l’EMILIA ROMAGNA

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Credits: mangiarebene.it

Il critico culinario della rivista Forbes, David Rosengarten, ha girato l’Italia in cerca dei migliori ristoranti per regione della nostra penisola. Ad ottenere il primo posto della sua classifica è stata l’Emilia Romagna, la quale ha colpito il critico per diversi fattori.

Per Forbes la REGIONE in cui si mangia meglio è l’EMILIA ROMAGNA

# Il record di prodotti DOC

Credits: thesignofcolor.com

Rosengarten è rimasto colpito, innanzitutto, dall’elevato numero di prodotti locali di qualità: il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano, i tortellini e la mortadella, giusto per citarne alcuni. Inoltre, c’è un dettaglio che ha fatto letteralmente innamorare il critico della cucina di questa regione: il suo legame profondo con le origini. Infatti, ha affermato di aver sempre trovato, anche nei menù dei ristoranti stellati, una voce che citasse le tagliatelle al ragù fatte come le preparava nonna. In aggiunta, ha sottolineato anche l’eccezionale qualità dei vini, scegliendo il Lambrusco come il suo preferito.

# Ristoranti che sono valsi il primo posto

Credits: eristorante.com

Dopo aver attraversato tutta la regione, da ovest a est, Rosengarten ha stilato anche la lista dei suoi personali ristoranti preferiti.

Il primo ristorante lo condivide anche con il grande Luciano Pavarotti, suo cliente fisso fin dall’apertura: si tratta di “Europa 92”, nei pressi di Modena. Il suo piatto forte è lo stracchino con le patate, incluso in menù ricco di piatti della tradizione, sia primi che secondi. Per concludere in bellezza, è presente anche la torta al caffè e cioccolato, il dolce più famoso della zona di Modena.

Proseguendo, ma rimanendo in un borgo nei dintorni chiamato Castelvetro di Modena, troviamo il ristorante “Il Cappero alle Mura”, conosciuto per reinventare i piatti tipici con fantasia e rispetto. Ad esempio, una ricetta di cui possono vantare è il sartù di riso nero con cuore di Parmigiano Reggiano e servito su crema di zucca. Ma il piccolo borgo ha un’altra concentrazione di buoni ristoranti, perché troviamo anche “Zoello”, che offre un’ambiente e un clima casalingo, insieme a piatti gustosi come lo gnocco fritto o i tortellini in brodo.

Ora possiamo spostarci a Monteveglio, frazione di Valsamoggia in provincia di Bologna. Qui spicca la “Trattoria dei Mugnai”, la quale ha un punto forte non indifferente. Infatti, nei boschi circostanti, sono presenti grandi porcini freschi che vengono raccolti e abbinati a piatti come le tagliatelle, per donare loro un sapore unico. Sempre nella stessa frazione troviamo “Ponterosso”, locale dello chef Massimo Ratti. Qui, a differenza degli altri, non è presente il menù e sarà proprio lo stesso chef a selezionare i piatti migliori in base ai clienti. La scelta può spaziare dalla tradizione locale ad alcune nuove creazioni rivisitate, come i tortellini in salsa di fragole e polvere di caffè.

In conclusione, il critico di Forbes ammette di essere rimasto affascinato da tutta la cultura culinaria italiana, ma di aver voluto premiare l’Emilia Romagna per le sue eccellenze e l’impegno dei suoi chef nel fondere perfettamente tradizione e progresso.

Fonte: initalia.virgilio.it

Continua a leggere con: La STORIA di un piatto romagnolo per eccellenza: la PIADINA

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: Salute Direzione Nord 2021: l’anteprima

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ROMA accelera per diventare una CITTÀ REGIONE e tende la mano anche a MILANO

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credits: romanoimpero.com

L’idea di Milano città stato, prende forma nella capitale. Roma Città Regione è un sogno sempre più vicino. Se ne parlerà Lunedì 24 maggio in un webinar dell’Università la Sapienza. E l’iniziativa potrebbe scuotere anche Milano, dandole l’autonomia che i milanesi auspicano. 

ROMA accelera per diventare una CITTÀ REGIONE e tende la mano anche a MILANO

Roma guarda al futuro e ci vede il cambiamento. Da villaggio sul fiume Tevere a grande capitale dell’Impero, a città sempre più europea, aperta, cosmopolita. Roma da città vuole cambiare pelle e diventare altro, regione, stato, dipartimento costituzionalmente diverso da adesso, per farsi trovare pronta ad affrontare le enormi sfide del Terzo millennio.

A dare voce a questa esigenza di cambiamento c’è un gruppo di parlamentari che ha presentato alla Camera dei Deputati lo scorso 11 marzo una proposta di legge costituzionale per fare di Roma una città/regione capace di guardare avanti.

La questione urbana

C’è una nuova “questione urbana” così la definiscono nella proposta di legge, che riguarda le grandi città d’Italia come Roma, ma anche come Milano e Napoli. Tutte e tre città “caratterizzate da intensi processi di concentrazione demografica e produttiva, segnate da consistenti fenomeni di immigrazione e da specifiche esigenze normative e finanziarie cui non si è data risposta” fino ad ora.

Roma, in particolare, ha un’area metropolitana di circa 1.287 chilometri quadrati, andando a coprire una superficie pari a quella delle 9 maggiori città italiane. Roma è anche la capitale europea con la maggiore estensione di territorio amministrativo, con una popolazione che supera i 2.800.000 abitanti. Se poi si arriva a misurare l’area dell’ex-Provincia di Roma allora si arriva a 5.500 chilometri quadrati per circa 4.300.000 abitanti.

Inoltre a Roma, fanno notare i promotori della proposta di legge, si concentra l’esercizio delle funzioni di due capitali, quello dello Stato italiano e quello della Città del Vaticano, per non menzionare che è sede delle rappresentanze diplomatiche di entrambe gli Stati e ospita le grandi organizzazioni internazionali come la Fao e il Pam.

L’incontro per Roma città stato

Sono queste caratteristiche che hanno portato diversi gruppi di parlamentari e senatori nel corso degli anni a presentare proposte di legge per fare di Roma una realtà amministrativa diversa e più adatta a quello che è diventata, un territorio regionale che potrebbe essere efficacemente governato con l’attribuzione di una piena potestà legislativa. In questo modo anche Roma potrebbe cominciare a godere di quelle prerogative che già da anni caratterizzano la vita di altre importanti grandi e medie capitali europee.

Di questa proposta e di altre simili si parlerà nel corso di un seminario on line organizzato dall’Università di Roma La Sapienza Dipartimento di Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura il prossimo lunedì 24 maggio alle 16.30 collegandosi all’invito meet.google.com/drw-sdrh-twi.

Aprirà i lavori Eugenio Gaudio, presidente della Fondazione Sapienza, Laura Ricci, Direttore del Dipartimento PDTA della Sapienza come coordinatore guiderà gli interventi di Mario Ajello, giornalista parlamentare, Beniamino Caravita di Toritto, Professore di Diritto Pubblico, Sabino Cassese, Giudice emerito della Corte Costituzionale, Linda Lanzillotta già vice presidente del Senato della Repubblica. Concluderanno i lavori Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei Deputati e Roberto Morassut, vicepresidente gruppo PD della Camera dei Deputati nonché firmatario della proposta di legge.

Continua la lettura con: La riforma costituzionale: Roma città regione

FRANCESCA SPINOLA

Leggi anche: Stipendio consiglieri comunali, i “precari della politica” che vanno pagati di più

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La prima SQUADRA DI CALCIO di Milano era BIANCONERA

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Qual è stata la prima squadra di calcio a Milano? Se chiedete ai milanisti risponderanno “Il Milan!” e, ovviamente, gli interisti risponderanno “Ma no, è l’Inter!”.

Ma la vera risposta è… nessuna delle due.

La prima SQUADRA DI CALCIO di Milano era BIANCONERA

# La prima squadra di Milano proviene dalla ginnastica

Credits: www.sefmediolanum.it

Che se ne dica, la prima squadra di calcio a Milano è stata quella della Società per Educazione Fisica Mediolanum. Infatti, fondata nel 1896 con il nome “Società Ginnastica Mediolanum”, dal 1897 non volle più limitare la propria attività alle sole esercitazioni ginnastiche.

E così, a un anno dalla sua creazione, questa società volle estendersi ai giochi sportivi, tra cui il ciclismo e l’alpinismo.

Insomma, una rivoluzione tecnica che sottolinea grande modernità e apertura al nuovo, con uno sviluppo razionale e generale dell’organismo umano senza la classica visione militaresca dell’esercizio fisico.

# Nasce “lo sport che incarna lo spirito borghese”

Credots: @dany_nikon IG

Quindi, non c’è da stupirsi se proprio la Mediolanum sperimentò tra le prime, a Milano, “lo sport che più di ogni altro incarnava lo spirito borghese, la mentalità sportiva degli strati neo-emergenti”.

Questo sport è proprio il calcio che, superate le diffidenze iniziali, avrebbe poi velocemente conquistato la passione tifosa e ludica della maggior parte degli italiani.

# La città si è tinta di bianconero

Credits: www.sefmediolanum.it

E così, la sezione calcistica di Mediolanum nacque il 15 maggio 1898.

Quello per cui i milanesi potrebbero prendersela è il colore della divisa della prima squadra meneghina, bianca e nera. Però, sul petto, è da sempre stato presente lo stemma di Milano.

# Gli allenamenti e le partite? Nel cortile del Castello Sforzesco!

Credits: mondointasca.it

Senz’altro particolare era il luogo per gli allenamenti e le partite in casa. Pensate, si trattava del cortile del Castello Sforzesco. Nonostante fosse in terra battuta e non molto adatto al calcio, era il ritrovo abituale dei giovani calciatori milanesi.

E, proprio in questo periodo, militò Umberto Meazza, capitano e trascinatore della primissima squadra di calcio milanese, portandola anche a disputare tutte le gare calcistiche dei concorsi ginnastici nazionali.

Non a caso, la Mediolanum è tra le squadre fondatrici della FIF, Federazione Italiana del Football, nonché l’attuale FIGC.

Continua la lettura con: La Città dello SPORT: nuovi impianti per una Milano all’altezza delle OLIMPIADI

ALESSIA LONATI

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“Ci salveranno quelli che remano CONTROCORRENTE”. Intervista a ENRICO RUGGERI

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credit: enricoruggeri.me

Amiamo le voci fuori dal coro. Per questo abbiamo intervistato Enrico Ruggeri. Cantautore, scrittore e conduttore radiofonico e televisivo, un uomo che ha dimostrato di essere prima di tutto uno spirito libero. Un viaggio vissuto con i suoi occhi: da Milano alla cosiddetta “modernità in polvere”, passando per il suo ultimo libro “Un gioco da ragazzi”.

“Ci salveranno quelli che remano CONTROCORRENTE”. Intervista a ENRICO RUGGERI

Ruggeri nei Decibel

Come il giovane Enrico è diventato Ruggeri? C’è un momento chiave della tua vita che reputi fondamentale per averti fatto diventare quello che sei?

Il momento nel quale ho capito che non mi piaceva nessun “piano B”: non avevo altra scelta.

Credits apovipalessandro ig – Milano

Quanto ha contato e conta Milano per te? Che cosa rende unica la nostra città e chi ci vive?

Milano è un punto privilegiato di osservazione, è presente ogni tipologia di essere umano.
È un crocevia del mondo, qui succedono cose che nel resto del Paese arrivano dopo.

Nel tuo ultimo romanzo “Un gioco da ragazzi” i due giovani protagonisti mettono a repentaglio la loro vita pur di inseguire ciò che ritengono giusto. C’è chi lo ha definito un romanzo psicologico più che politico: il gioco da ragazzi potrebbe significare quel tipo di teatro o di gioco che quando si è giovani può essere formativo ma da cui molti rimangono intrappolati per tutta la vita, rimanendo anche da adulti sempre giocatori dello stesso gioco da ragazzi che con il passare degli anni diventa sempre più infantile. È un’interpretazione che ha senso? E se sì, quali sono i giochi da ragazzi di cui molti adulti della nostra epoca continuano a essere prigionieri?

L’interpretazione è quella esatta, da ragazzi spesso (e in quegli anni era ancora peggio) si fanno cose che segnano il nostro destino. Oggi gli adulti (soprattutto maschi) rimangono vittime dell’infantile desiderio di sopraffazione, che sfocia nell’ostentazione consumistica.

Credit: enricoruggeri.me – Cover Alma

Confrontandomi con i miei coetanei mi sembra che più che una crisi di valori stiamo vivendo una crisi di sogni. Non si hanno più obiettivi, traguardi, si è perso quel sano piacere di sognare e di provare a realizzare i propri sogni. Questo lo si vede anche perché molti ragazzi privi di obiettivi o con uno scarso coraggio di mettersi in gioco, utilizzano scuse e attribuiscano colpe ad altri per la loro inazione. Che sogni avevi quando avevi vent’anni? Come ti sei posto nei confronti dei tuoi obiettivi di vita quando eri ragazzo e cosa suggeriresti ai ventenni di oggi alla luce della tua esperienza?

Il mio sogno era chiaro: lasciare un segno del mio passaggio. Ma i sogni sono poca cosa se non siamo capaci di trasformarli in progetti. Ai ventenni suggerisco di leggere bene dentro alle loro potenzialità, alternando umiltà e autostima.

@enrico_ruggeri IG

Noi siamo convinti che la crisi attuale sia prima di tutto culturale. L’antropologo Appadurai ha parlato di “Modernità in polvere” per indicare lo sgretolamento dei punti fermi sui quali la nostra società si fondava. Con Milano città stato noi cerchiamo di darci da fare per infondere un atteggiamento di apertura nei confronti del cambiamento e cerchiamo di spingere le persone a sfidare lo status quo, trattandolo come punto di partenza per costruire una realtà, personale e sociale, sempre migliore. Secondo te ha senso battersi per una realtà migliore? Lo stai facendo? E se sì, cosa ti sentiresti di suggerire?

Battersi per migliorare la propria realtà è di per sé una battaglia che passa per il miglioramento della realtà di tutti. L’importante è non aver paura di esporsi, anche quando ci si trova controcorrente.

L’importante è non aver paura di esporsi, anche quando ci si trova controcorrente.

Crediamo che uno dei maggiori problemi per la nostra società sia l’incapacità di accettare chi la pensa diversamente. Spesso se qualcuno ha un punto di vista diverso sulla realtà viene giudicato un nemico da abbattere. Tu condividi questa sensazione? Ci sono pensieri o idee che credi questa società sia incapace di accettare anche se sarebbero uno stimolo per molti? E, in generale, tu sei davvero un personaggio anticonformista, ma come persona hai mai avuto paura di mostrare le tue unicità?

Oggi qualsiasi argomento crea due tifoserie, pronte a delegittimare l’altra fino allo scherno e all’insulto. Distinguersi diventa in un certo senso una priorità. Le nostre unicità sono le nostre medaglie.

Distinguersi diventa in un certo senso una priorità. Le nostre unicità sono le nostre medaglie.

Milano Città Stato nasce dalla convinzione che l’Italia sia il luogo delle diversità e per questo dare più potere e autonomia responsabile alle diverse realtà possa essere un fattore di crescita e di arricchimento per l’intero Paese. In particolare Milano, a nostro avviso, che rappresenta la porta di ingresso in Italia della competizione internazionale, per poter svolgere al meglio la sua funzione dovrebbe avere poteri e autonomia simile a tutte le principali città d’Europa con cui compete, che sono tutte formalmente delle città stato, come Berlino, Amburgo, Vienna, Madrid, Londra, San Pietroburgo e tante altre. In un periodo in cui il pensiero dominante è quello della omologazione centralista, cosa pensi invece di un modello amministrativo che valorizzi le diversità territoriali e che Milano possa avere più autonomia per fare da laboratorio di riforme e da polo di attrazione economico e finanziario per il Paese?

È un passo fondamentale: il problema è che in uno Stato assistenzialista come il nostro chi cammina più avanti degli altri non viene considerato come una risorsa, ma come un osso da spolpare.

@enrico_ruggeri IG

In un’intervista hai definito gli italiani come “una rana bollita”, un popolo assuefatto, abituato a tutto. Qual è secondo te la causa di questo? Che cosa potrebbe portare a bollimento la rana, ossia quale scenario terribile ci potremmo aspettare se non ci risvegliamo? E cosa invece ci potrebbe salvare?

Lo scenario lo abbiamo già sotto agli occhi: ci hanno abituato ad obbedire a norme contraddittorie, cervellotiche e spesso incomprensibili, promettendoci la salute in cambio del silenzio passivo. Come sempre ci salveranno quelli che remano controcorrente.

CI SALVERANNO QUELLI CHE REMANO CONTROCORRENTE

Tu provieni dal mondo della musica e vorrei concludere riprendendo una citazione di De André. Parlando della libertà in “Se ti tagliassero a pezzetti” cantava:

“T’ho incrociata alla stazione
Che inseguivi il tuo profumo
Presa in trappola
Da un tailleur grigio fumo
I giornali in una mano
E nell’altra il tuo destino
Camminavi fianco a fianco
Al tuo assassino”

Quali pensi che siano gli assassini odierni della libertà, ossia chi o cosa mettono più a rischio il nostro futuro? In che misura il mondo della cultura è complice di questo assassinio?

Gli assassini sono un “pensiero unico” teso all’assoggettamento e all’omologazione.
Purtroppo il mondo della cultura ha troppa familiarità con il potere e finisce con l’assecondarlo.
“L’intellettuale deve essere SEMPRE avverso al potere” diceva Leonardo Sciascia.
Molti lo hanno dimenticato.

Credit: rockon.it

Per concludere, qual è il sogno più grande che hai per il futuro del nostro Paese? E per Milano? E per te?

Per il mio Paese sogno un’autonomia economica e intellettuale dai grandi monopoli mondiali, cosa che sogno ancora di più per Milano.
Per me ovviamente sogno un mondo che premia la sostanza più che la forma.

 

Continua a leggere con: Weltanschauung: “Ci vogliono più uomini contro l’avanzata dell’inumano”

ROSITA GIULIANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Le 5 CITTA’ EUROPEE più SOTTOVALUTATE

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credit: travelfar.it

“Quest’anno dove andiamo?”. Ecco le 5 città europee più sottovalutate che andrebbero riscoperte.

Le 5 CITTA’ EUROPEE più SOTTOVALUTATE

L’arrivo della bella stagione può rivelarsi uno dei momenti più difficili che, secondo studi recenti, creano tensioni in famiglia, stress psicologici e altri danni che vanno a nuocere alla nostra psiche. Le ragioni che portano a questo stress sono molteplici, ma il podio va alla domanda che tutti si fanno: Quest’anno dove andiamo? Può sembrare una domanda banale, ma il dubbio ci attanaglia tutti gli anni. Inoltre noi italiani siamo un popolo di viaggiatori e amiamo vedere, conoscere posti e luoghi sempre diversi, ma alla fine andiamo quasi sempre negli stessi posti, perché li conosciamo, perché ci siamo trovati bene, perché abbiamo delle garanzie. Le città europee, poi, sono una delle mete più gettonate. Con queste ragioni escludiamo a priori luoghi meno conosciuti, ma non per questo privi di fascino.

#1 Lione e i suoi 500 ettari patrimonio dell’UNESCO

credit: sanbitter.it

Quando diciamo Francia, è naturale pensare a Parigi, eppure a parte i castelli della Loira, Marsiglia per i suoi borghi, Lione (terza città più popolosa in Francia) ha il suo fascino, la sua storia e un’enorme carica attrattiva e il suo motto la dice lunga sull’amore dei lionesi per la loro città:Avant, Avant, Lion le melhor (Avanti, avanti, Lione la migliore).

La leggenda vuole che Lione sia stata fondata da re Atepomaro e dal druido Momoro e ancora oggi sono visibili ritrovamenti risalenti al periodo gallico. Da quel momento in poi, conquista romana a parte, Lione visse un periodo molto tranquillo, nonostante la rivoluzione francese, l’era napoleonica, le due guerre mondiali e altri episodi storici. Bisogna aspettare il primo dopoguerra, quando Lione decide di ampliarsi, costruendo nuovi quartieri sia in periferia sia nel centro, e inaugurando la prima linea metropolitana. Lione è da visitare perché ben 500 ettari del suo territorio sono stati classificati come patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO (da vedere il quartiere Presqu’île): i ponti, le passarelle non hanno nulla da invidiare alla romantica Parigi e infine i quartieri della vecchia Lione con i suoi borghi, stradine strette e molto pittoresche, un luogo frequentato da artisti di ogni genere.

Per quanto riguarda le cose principali da vedere, segnalo La place Bellecour, quarta piazza più grande di Francia, con una statua equestre di Luigi XIV, il parco de la Tête d’Or, la basilica romanica di Saint-Martin d’Ainay, la torre metallica di Fourvière, il vecchio mattatoio riconvertito in sala per spettacoli, la torre del Credit Lyonnais, o torre La Part-Dieu, chiamata “la matita” dai lionesi, la vecchia sede della fiera che è diventato un polo terziario, culturale e turistico che raccoglie uffici, sale di conferenze, hotel, casinò, musei e cinema (il tutto progettato da Renzo Piano) e infine, naturalmente anche Lione ha la sua Operà.

Per i milanesi sarebbe fondamentale visitare questa città perché Lione è gemellata con Milano dal 1967.

Leggi anche: le città gemelle di Milano

#2 Bordeaux: una Mecca enogastronomica

credit: travelfar.it

Restiamo in Francia e scopriamo un’altra meraviglia che ha lo stesso nome di un vino buonissimo e che tutti conosciamo come Bordeaux, ma che in tempi antichi si chiamava Burdigala.

Fondata nel III secolo a.C. e per anni, grazie alla sua ubicazione geografica, è stato un centro importante per il suo sbocco fluviale, per la sua attività commerciale dello stagno e del piombo. Dopo la sua fondazione, la città attraversa periodi floridi e bui, diventa possedimento inglese tale resterà per tre secoli, fino a tornare francese intorno alla guerra dei Cent’anni. Il suo apogeo commerciale lo raggiungerà nel XVII e durerà fino alla rivoluzione francese e sarà capitale provvisoria durante le due guerre mondiali.

Bordeaux è una città che ancora mantiene nella sua architettura e nel suo vivere un fascino che attira molti turisti, ma in numero di certo inferiore a Parigi. Eppure non si può restare impassibili di fronte al fascino, della piazza della Borsa dove troviamo il celebre Miroir d’Eau, uno specchio d’acqua di due centimetri di profondità che grazie a un meccanismo elettrico si trasforma in una leggera nebbia che raggiunge i due metri di altezza. La cattedrale di Sant’Andrea colpisce per la sua maestosità e per la presenza di cinque piccole cappelle che sporgono verso l’esterno, ma che in realtà fanno parte integrante della struttura. Il Museo di Belle Arti conserva ancora oggi opere di Tiziano, Veronese, Vasari, Corot, Delacroix Picasso e Kokoschka. Come tutte le città che hanno un fiume, anche Bordeaux ha il suo lungofiume che grazie alle sue belle panchine, gli antichi edifici diventati luoghi di sport, cultura e divertimento, le aree verdi, le piste ciclabili, negozi e ristoranti, è stato dichiarato nel 2007 patrimonio universale UNESCO. Anche Bordeaux abbiamo il teatro dell’Operà (Grand Theatre) che è considerato uno dei più bei templi della musica insieme a quello di Parigi, Torino e ovviamente Milano. Bordeaux è una delle capitali gastronomiche più importanti al mondo, infatti, non è cosa rara attraversare la città e incontrare luoghi dove sono serviti le specialità alimentari francesi e tutte accompagnate da un calice del loro vino più famoso del mondo.

#3 Riga: la regina del Baltico

credit: siviaggia.it

Una volta c’era l’URSS e sappiamo tutti come dopo un glorioso passato in tempi relativamente recenti si sia dissoluto e gran parte delle repubbliche che la costituivano si sono dichiarate indipendenti. È il caso della Lettonia che nel 1991 si stacca dall’influenza sovietica e Riga diventa la sua capitale.

La sua storia è indissolubilmente legata al periodo quando faceva parte della Russia, già dai tempi dello zar la città era uno dei principali porti della nazione. Durante la seconda guerra mondiale diventa tristemente famosa per la creazione del Ghetto di Riga, dove i nazisti confinarono 30.000 ebrei e alla fine del conflitto passò sotto l’influenza sovietica diventando una delle repubbliche socialiste. 

È sicuramente una di quelle mete poco considerate, eppure passeggiando per Riga, non si può restare immuni al fascino del suo centro storico inserito dall’UNESCO come uno dei patrimoni dell’umanità, un luogo che può vantare una serie edifici Art Nouveau (che la fanno diventare un po’ la Parigi del Nord) che ha pochi paragoni nel mondo. Il suo castello che ora è la residenza ufficiale del presidente della Repubblica. La chiesa di San Pietro dove si può salire dove al terrazzo e gustare la visione della città a 360°. La casa delle Teste Nere (Melngalvju nams) per il suo fascino barocco e la casa del Gatto dove la leggenda narra che un commerciante fece scolpire una serie di gatti con la coda alzata rivolta alla camera di commercio che gli aveva negato una licenza. Infine troviamo i due rimandi al passato della nazione: il memoriale della vittoria dell’Armata Rossa (di sovietica memoria) e il monumento alla libertà in ricordo dell’indipendenza ottenuta.

#4 Vilnius e la magica pietra dei desideri

credit: musement.com

Restiamo nell’ex Unione Sovietica e ci spostiamo in Lituania che ha ottenuto l’indipendenza nello stesso anno della Lettonia e Vilnius diventa la sua capitale.

A differenza della capitale lettone caratterizzata dallo stile liberty, Vilnius vanta un centro storico, che comprende tutta la parte vecchia della città, dove si trovano palazzi, piazzette e chiese di ogni culto in stile gotico, barocco e neoclassico. Una sorta di museo dell’architettura a cielo aperto.

Da vedere sicuramente c’è la sua cattedrale, costruita laddove si trovava un tempio dedicato al dio del tuono Perkunas, la sua particolarità è che si tratta di un luogo di culto cristiano e non ortodosso come nella maggior parte delle ex repubbliche sovietiche. Una leggenda narra che lì si trovi una pietra magica capace di esaudire i desideri. La collina delle tre croci è un luogo dove furono martirizzati un gruppo di monaci francesi, si tratta sicuramente di uno dei posti più suggestivi della città perché luogo di devozione e di libertà dopo il periodo comunista. Il quartiere Uzupis è una città dentro la città, frequentata da artisti e intellettuali al pari di Cristhiania a Copenaghen o Montmatre a Parigi, ma con la particolarità di avere una costituzione e di una moneta diversa da quella ufficiale lettone.

#5 Sofia: una splendida terra di confine 

Credits: shuki98 IG – Sofia

Ci spostiamo verso ovest e arriviamo in Bulgaria e in particolar modo in una città strepitosa come Sofia. Di certo non ha la storia di Roma, la bellezza e il romanticismo di Parigi e si differenzia anche dalle architetture delle capitali dell’Est. Però è una terra di confine che ne ha viste e vissute tante, non è difficile, infatti, passeggiare per le strade della città e imbattersi in simboli comunisti, elementi islamici e/o ottomani. Da vedere c’è la cattedrale Aleksandr Nevskij, eretta in onore all’omonimo eroe russo che secondo la leggenda riuscì a cacciare i turchi ed evitare il loro dominio. La rotonda di San Giorgio sono i resti di un tempio pagano costruito nel III secolo ed è qui che si trova la sede delle presidenza della Repubblica e il ministero dell’interno. La galleria d’arte 500 è un po’ il Louvre bulgaro, al suo interno troviamo esposti più di duemila opere di artisti bulgari e stranieri. Menzione particolare va alla statua di Santa Sofia che andò a sostituire una statua inneggiante a Lenin. 

Sicuramente è una delle mete meno ambite, ma se amate viaggiare e volete fare qualcosa che va fuori dagli schemi, Sofia è la città che fa per voi anche perché d’altronde quando vi ricapiterà di vedere queste città! 

Leggi anche: Il principato di SEBORGA: la città ligure che vorrebbe competere con MONTECARLO

MICHELE LAROTONDA

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Evoluzione dei COCKTAIL MILANESI: Dal 1980 ad OGGI

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Credits: gourmetservices.it

Il primo week end in cui si può stare fuori fino alle 23. Si torna così a parlare di drink e night life, a metà fra un tentativo nostalgico di celebrare notti ormai lontane e la malinconica convinzione che, almeno nell’opinione di alcuni, non torneremo mai alla vita di prima. Noi però non abbiamo mai smesso di credere che la nostra città si riprenderà del tutto. Nonostante ci sia (e ci sarà nell’immediato futuro) un bel prezzo da continuare a pagare, proviamo a scrivere di svaghi e vita notturna, da sempre la linfa vitale di questa città acciaccata. E allora, andiamo a vedere come sono cambiati i cocktail milanesi dagli anni ‘80 sino ai giorni nostri.

Evoluzione dei COCKTAIL MILANESI: Dal 1980 ad OGGI

# Il pilastro della Milano da Bere: il Negroni Sbagliato

Credits: coriandoli.blog

Le origini ormai preistoriche del bere moderno appartengono all’arcinoto Bar Basso e al bicchierone di Negroni Sbagliato, celeberrimo drink creato dal compianto Mirko Stocchetto a fine anni ’60. Successivamente è arrivata la Milano da bere e, con essa, quattro ghiacciati moschettieri delle notti meneghine, esistenti da tempo ma esplosi definitivamente nel decennio pre-Tangentopoli, anche grazie a memorabili campagne pubblicitarie: il Campari, lo Zucca, il Fernet-Branca e il Ramazzotti.

# Il Barman infiamma cocktail

Credits: cookist.it

Per quanto riguarda i cocktail, tutto o quasi ruotava attorno al Daiquiri e al B-52, diventato ormai leggenda per essere letteralmente “infiammato” con un accendino dal barman, un attimo prima d’esser consumato al bancone. Tendenze e consuetudini dei primi flair bartender, ovvero gli acrobatici del bancone che con fuoco, fluidi o bicchieri accatastati divennero dei veri e propri giocolieri della vita notturna.

# Anni ’90: i nuovi happy hour

Credits: eventonic.it

L’epoca degli Yuppies e dei paninari si concluse a testa alta, con petto in fuori e schiena dritta, e mentre Milano entrava nell’ultimo decennio del XX secolo il fattore doppia V gettò sui tavoli dei cocktail bar un’invenzione destinata a entrare nella storia moderna. Parliamo dell’aperitivo alla milanese, nato dalla fervida mente del signor Vinicio Valdo, che trasformò per sempre taverne e tavole fredde in locali da happy hour, rivoluzionando il rapporto food/drink con un geniale miscuglio a metà fra i menu dei ristoranti e i banconi dei bar.

# Il boom dei drink esotici

Credits: buttalapasta.it

Sono questi gli anni dove iniziano a farsi strada i cocktail esotici per il popolo della notte, non eccelsi per preparazione ma indubbiamente validi dal punto di vista commerciale. Su tutti, Cuba Libre e Gin Lemon per i maschietti, Caipiroska alla fragola e Pina Colada per le signorine, mentre il Mojito ha trovato conferma  di ciò che è sempre stato, ovvero il cocktail unisex per antonomasia. Gli aficionados di drink più nobili, invece, hanno battezzato il ritorno del caro vecchio Gin Tonic, che ha iniziato a soppiantare l’onnipresente vodka di inizio anni’90, mentre qualcun altro iniziava a staccarsi un po’ dal Cuba Libre optando per scelte altrettanto semplici ma efficaci, come il Jack & Cola e soprattutto il Long Island, il principe grezzo di tutti i cocktail.

# Terzo millennio: affumicatura e cocktail spaziali

Credits: gourmetservices.it

Con l’arrivo del terzo millennio l’aperitivo è definitivamente esploso e sulla scena sono comparsi altri grandi protagonisti come il Mai Tai, il Moscow Mule e il meno noto London Mule (fatto col gin). Dal 2010 in avanti la maggior parte dei bartender sono concordi nel non aver registrato grosse evoluzioni in tema di novità su miscelati della decade precedente. Questo, per quanto riguarda il prodotto finale. Ciò che è cambiato e non è sotto l’occhio di tutti, infatti, è l’affinamento di specialità prima solo appannaggio di bar di nicchia. Ad esempio l’affumicatura, ottenuta con insufflazione di fumo all’interno di apposito contenitore, poi tappato, shakerato e quindi vuotato del contenuto per un cocktail speciale, e le innovazioni del ghiaccio secco e delle onde ultrasoniche dei mixologist, atte ad accelerare l’estrazione in alcool di alcune bevande, confezionando così drink spaziali con tecniche di preparazione sopraffine.

# La nuova decade: Milano tornerà all’avanguardia

Credits: coqtailmilano.com

Dal 2021 si apre un’altra decade che parte con delle inevitabili ganasce, non solo per la vita notturna. Ma siamo certi che, una volta che il nemico sarà alle spalle, Milano ritornerà all’avanguardia del bartending e di nuovi drink da gustare per un aperitivo o dopo cena.

E voi, avete un cocktail che avete sempre preferito rispetto agli altri? Diteci la vostra!

Continua la lettura con Milano da bere: le vie di Milano trasformate in drink da aperitivo

 

CARLO CHIODO

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Il PARCO dei VULCANI in MINIATURA a meno di 3 ORE da MILANO

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Credits: @parchiemiliacentrale.it Riserva naturale di Salse di Nirano

Tanti piccoli vulcani in miniatura, uno accanto all’altro, sembra uno spettacolo magnifico ma a cui è difficile credere si possa assistere. Abituati all’idea dell’Etna o del Vesuvio sembra assurdo che possa esistere qualcosa del genere, eppure c’è un parco che offre proprio questa vista.

Il PARCO dei VULCANI in MINIATURA a meno di 3 ORE da MILANO

# Dove si trova?

Salse di Nirano

A circa 2 ore e mezza da Milano, a Fiorano Modenese, in provincia di Modena, si trova la Riserva naturale delle Salse di Nirano, la prima riserva regionale istituita in Emilia Romagna. L’accesso all’area è libero e gratuito, ma bisogna assolutamente rispettare le regole di tutela della natura e, ad oggi, anche quelle anti-Covid.

# La Riserva naturale delle Salse di Nirano

Credits: @je.cippi
Salse eruttive

Sono veramente piccoli vulcani? Il fenomeno geologico a cui si può assistere nella riserva modenese è di importanza internazionale. La forma è quella di vulcani, ma effettivamente sono salse eruttive. Il complesso di Salse della Riserva naturale dell’Emilia Romagna, istituita nel 1982, è il secondo più vasto e peculiare in Italia, dopo quello di Aragona in Agrigento, ed è uno dei più importanti in Europa. La riserva si estende su circa 200 ettari tra i corsi d’acqua Fossa e Chianca ed immediatamente vicino all’Appennino Modenese.

# Una distesa di coni di fango

Credits: @cristina_50b
Riserva Salse di Nirano

Come si è detto, si tratta di salse. Queste sono formazioni argilloso che emettono fango misto a idrocarburi e nascono dai depositi di idrocarburi stessi e da liquidi, come il petrolio, che vengono in superficie. Vengono chiamate “salse” perché si sono create in un terreno caratterizzato da acque fangose ad alto contenuto di sale, questo perché al posto della Pianura Padana prima c’era un mare.

Queste salse potrebbero essere definite piccoli coni vulcanici di fango, vengono infatti associate a fenomeni “pseudovulcanici” perché, nonostante le origini diverse e non collegate al magma ma fredde, hanno caratteristiche simili.

Fonti: travelemiliaromagna.it

Continua la lettura con: Il VULCANO più PICCOLO del mondo si trova in ROMAGNA

BEATRICE BARAZZETTI

Leggi anche: Politici e social network, la top 10 dei più seguiti in Italia e nel mondo

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I percorsi più belli del PARCO DEL TICINO: trekking, bici, cavallo e canoa

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Credit: ohga.it

In un periodo ancora precario cosa si può fare? Camminare! E il Parco del Ticino, area protetta fluviale più grande d’Europa che si estende per più di 100.000 ettari, è un ottimo posto per farlo.

Il re indiscusso di questo Parco è sicuramente il Fiume Ticino, ed è proprio lungo il fiume che si crea un ecosistema ricco di specie animali e vegetali, nonché dei sentieri meravigliosi.

Un percorso lo si trova per tutti: dai più esperti, alle famiglie con bambini fino a chi, il Parco del Ticino, lo vuole vedere in canoa.

Vediamoli insieme i percorsi più belli.

I percorsi più belli del PARCO DEL TICINO: trekking, bici, cavallo e canoa

# Anello delle farfalle, Gambolò

Credit: @cri_0270

Per iniziare questo viaggio nel mondo delle farfalle si può lasciare la macchina nel parcheggio nei pressi della Cascina Portalupa a Molino d’Isella di Gambolò, e poi si inizia.

Lungo il sentiero sono state create alcune stazioni di richiamo in cui sono ricostruiti gli habitat di diverse specie di farfalle, da qui il nome di questo percorso.

Lungo questo sentiero sono state avvistate circa 100 specie diverse di farfalle anche rare ma a stupirvi non saranno solo questi splendidi animali.

Lungo il percorso ad anello si prosegue infatti attraverso boschi incontaminati e canali d’acqua limpida.

Difficoltà: facile. Ore di cammino: quattro

# Anello Ramo delle Streghe, Vigevano

Credit: @gae_avventurasullegambe

Si parte dalla frazione Buccella di Vigevano, si attraversa il Naviglio Sforzesco e si scende fino ad arrivare in vallata.

Una volta arrivati nel bosco, un ramo laterale del Ticino è vicino: il Ramo delle Streghe.

Questo percorso è famoso per l’acqua limpida del lago e gli animali che lo abitano ed è sicuramente un paesaggio che vale la pena di vedere.

Proseguendo lungo il bosco si può arrivare alla frazione di Villareale di Cassolnovo che si può anche visitare.

Difficoltà: facile. Ore di cammino: due.

# Anelli della Fagiana, Magenta (Milano)

Credit: ohga.it

La Riserva Naturale Orientata della Fagiana è facilmente accessibile dal parcheggio di fronte alla Cascina Bullona. Quella che prima era una famosa riserva di caccia, ora è uno dei tesori di biodiversità più grandi del Parco del Ticino.

Sono diversi i sentieri presenti in quest’area, ma il più consigliato è quello verso la grande spiaggia di sassi bianchi sul Ticino. Questo si apre sul panorama che dà sul fiume e offre la possibilità di percorrere la passerella in legno sul Canale Delizia.

Una cosa non può mancare se si sceglie questo sentiero ricco di boschi: una visita al Centro di Recupero animali selvatici della LIPU  (Lega Italiana Protezione Uccelli), caratteristica che lo rende un percorso amato anche dai bambini.

Difficoltà: facile. Ore di cammino: tre.

# Riserva isola Mandelli, Cassolnovo (Pavia)

Credit: ilpiedeverde.it

La Riserva Isola di Mandelli è caratterizzata dallo scorrere dell’acqua tra diverse rogge, piccoli canali artificiali.

Si inizia in via del Porto di Cassolnovo. Una volta inoltrati nel bosco si incontra un ponte di legno che porta oltre il canale Scaricatore Ramaccio.

Si può proseguire fino alle vasche di stabulazione degli storioni, luogo in cui storicamente c’era l’allevamento di trote.

Proseguendo verso Nord si oltrepassa il confine tra Lombardia e Piemonte fino a raggiungere il fiume.

Una volta superata Villa Giulia, casa di caccia ormai abbandonata, si arriva sulla strada sterrata che costeggia gli attuali allevamenti di trote e storioni.

Difficoltà: facile. Ore di cammino: quattro.

# Cascina Venara e bosco Siro Negri, Zerbolò (Pavia)

Credit: @francesca_bellotti

La Cascina Venara a Zerbolò è stata protagonista tra il 2000 e il 2010 di un importante progetto di reintroduzione della cicogna bianca, fotografata dai più fortunati che sono riuscita a vederla. Sono 30 le cicogne che qui nidificano ora allo stato selvatico.

L’itinerario affianca le risaie e i pioppeti fino ad arrivare al bosco Siro Negri, uno dei più antichi del Parco.

Una volta arrivati all’affaccio sul Ticino si può tornare indietro passando dai campi o ripercorrendo la strada fatta all’andata.

Difficoltà: facile. Ore di cammino: due.

# Boschi del Vigano, Somma Lombardo (Varese)

Credit: @mikymantiero

I boschi del Vigano sorgono sul terrazzo fluviale del Ticino tra Golasecca e Somma Lombardo.

La bellezza di questo percorso è data proprio dalla diversità di specie arboree che lo abitano: dalle Querce Rosse al Pino Silvestre, il percorso è un insieme di colori magnifici.

Camminando si può incontrare il Sass di Biss, un masso su cui si possono ancora osservare incisioni rupestri di epoca preistorica.

L’itinerario porta fino alla scarpata sulla Valle del Ticino da cui si può vedere la diga di Porto della Torre.

Difficoltà: facile. Ore di cammino: due.

Tutti questi percorsi hanno una difficoltà facile e sono quindi adatti ai bambini; tra giochi disposti lungo il sentiero e qualche animale da osservare il divertimento è assicurato.

# Percorsi in canoa

Credit: @brayan_menardo

C’è chi poi al percorso via terra preferisce quello via acqua e al Parco del Ticino tutto è possibile.

Il team di AqQua a Vigevano (Pv) organizza da molti anni escursioni fluviali in gommone, corsi di canoa e attività di didattica fluviale.

L’obiettivo di questo progetto è educare sull’importante ruolo che l’acqua gioca in questo parco e promuoverne il rispetto.

Esplorare il Fiume Ticino con la canoa è un’esperienza unica, si può vedere tutto da un’altra prospettiva ed essere immersi completamente nella natura, letteralmente.

# Percorsi a cavallo

Come già detto, il Parco del Ticino offre percorsi proprio per tutti, anche per chi vuole passeggiare lungo il sentiero a cavallo.
Sono diversi i maneggi e centri equestri che organizzano esperienze guidate alla scoperta del territorio.

L’associazione Natura&Avventura di Robecchetto con Induno (Mi) propone escursioni per ogni livello di abilità, con una visione etica del cavalcare nel rispetto del cavallo.

# Percorsi in bici

E per le bici?

Nel Parco del Ticino ci sono più di 30 percorsi ciclabili da poter fare.

Dai 7 chilometri per i meno esperti fino ai più ambiziosi che possono arrivare fino a 90km.

Cosa aspettate?

Continua la lettura con: 5 percorsi di TREKKING da fare in giornata da Milano

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Alicia Keys in concerto in Italia nel 2022! Acquista il tuo biglietto all’Assago Forum

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M4: 7 CURIOSITÀ che forse non sai sulla METRO del FUTURO

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Credits: metro4milamno.it - Stazione San Cristoforo Fs M4 e passerelle ciclopedonale

La M4 sarà la quinta linea metropolitana a inaugurare a Milano. Scopriamo 7 cose che forse non conosci sulla linea blu.

M4: 7 CURIOSITÀ che forse non sai sulla METRO del FUTURO

#1 Dateo sarà la fermata più profonda di Milano, a meno 32 metri

Credits: metroricerche.com – Stazione tipo M4

La stazione più profonda della quinta linea metropolitana ad aprire in città, driverless come la M5, sarà quella di Dateo a meno 32 metri, che sarà anche la più profonda di Milano. Questo perché, nonostante la profondità media sia identica alla linea lilla, meno 20 metri, in quel punto la metropolitana è costretta a transitare sotto il passante ferroviario dove avverrà appunto l’interscambio con la metropolitana.

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#2 La prima metropolitana d’Italia a collegare un aeroporto

Credits: Luigi Costanzo Fb – Banchina metro 4 Linate

Quando la linea M4 entrerà in servizio sarà la prima in Italia a collegare un aeroporto, che sarà raggiungibile dal centro di Milano in soli 12 minuti. Nessun’altra città in Europa riesce a garantire un collegamento più rapido.

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#3 Sarà la quarta linea… per lunghezza

Mappa ATM 2021

La linea M4 quando avrà aperto in tutta la sua interezza diventerà la quarta linea per lunghezza, con 15 km supererà la M5 che ne ha 12,9, e raggiungerà la M3 per numero di stazioni, 21. Una posizione destinata a perdere entro il 2030 quando sarà realizzato il raddoppio della linea M5, fino a Monza, che diventerà la terza linea per estensione.

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#4 Perché la M4 è stata costruita dopo la M5?

Linee previste per Expo2015

Benché l’istruttoria del progetto della linea 4 fosse già pronta nel 2005, e il progetto stesso precedente a quello della M5, diversi intoppi ne hanno posticipato la costruzione. In primis il riacquisto da parte della Giunta Moratti delle obbligazioni e del controllo di A2A che ha rallentato il finanziamento del progetto. Solo nel 2011 fu assegnato l’appalto e nel 2012 sono partiti i lavori per le prime 3 fermate. Il resto è storia recente con il rallentamento dei lavori per gli scavi archeologici e il covid, così come il ritardo dell’inaugurazione, inizialmente previsto entro Expo 2015 come la linea lilla, che avrebbe dovuto avvenire a inizio 2021.

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#5 È l’unica linea che non si collega a nessuna stazione principale di Milano

Credits: wiikipedia.org

A differenza delle altre 4 linee in esercizio, la linea blu sarà l’unica non essere collegata a una delle stazioni principali per traffico e numero passeggeri. Infatti la linea M1 ferma a Cadorna FS, la M2 a Garibaldi Fs e Stazione Centrale entrambe con treni dell’Alta Velocità, la linea M3 ferma a Rogoredo Fs e Stazione Centrale, la M5 a Garibaldi Fs, mentre la linea M4 intercetterà solo fermate di passante o linee suburbane.

#6 La fermata Sforza-Policlinico sarà l’unica a servizio di un ospedale 

Credits: metro4.com – Stazione Sforza Policlinico

Nessun’altra linea metropolitana di Milano ha una fermata a servizio direttamente di un ospedale, l’Ospedale Maggiore o Policlinico, se si esclude il people mover che da Cascina Gobba sulla M2 collega all’Ospedale San Raffaele. 

#7 La linea blu avrà la più lunga tratta senza fermate intermedie

Repetti-Linate

La linea blu, nella tratta Repetti-Aeroporto di Linate, ha il tracciato più lungo di una metropolitana all’interno del Comune di Milano senza nemmeno una fermata intermedia. Ci sono infatti 3 km che separano l’ultima fermata del quartiere Forlanini al capolinea est.

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FABIO MARCOMIN

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