Amiamo le voci fuori dal coro. Per questo abbiamo intervistato Enrico Ruggeri. Cantautore, scrittore e conduttore radiofonico e televisivo, un uomo che ha dimostrato di essere prima di tutto uno spirito libero. Un viaggio vissuto con i suoi occhi: da Milano alla cosiddetta “modernità in polvere”, passando per il suo ultimo libro “Un gioco da ragazzi”.
“Ci salveranno quelli che remano CONTROCORRENTE”. Intervista a ENRICO RUGGERI
Ruggeri nei Decibel
Come il giovane Enrico è diventato Ruggeri? C’è un momento chiave della tua vita che reputi fondamentale per averti fatto diventare quello che sei?
Il momento nel quale ho capito che non mi piaceva nessun “piano B”: non avevo altra scelta.
Credits apovipalessandro ig – Milano
Quanto ha contato e conta Milano per te? Che cosa rende unica la nostra città e chi ci vive?
Milano è un punto privilegiato di osservazione, è presente ogni tipologia di essere umano.
È un crocevia del mondo, qui succedono cose che nel resto del Paese arrivano dopo.
Nel tuo ultimo romanzo “Un gioco da ragazzi” i due giovani protagonisti mettono a repentaglio la loro vita pur di inseguire ciò che ritengono giusto. C’è chi lo ha definito un romanzo psicologico più che politico: il gioco da ragazzi potrebbe significare quel tipo di teatro o di gioco che quando si è giovani può essere formativo ma da cui molti rimangono intrappolati per tutta la vita, rimanendo anche da adulti sempre giocatori dello stesso gioco da ragazzi che con il passare degli anni diventa sempre più infantile. È un’interpretazione che ha senso? E se sì, quali sono i giochi da ragazzi di cui molti adulti della nostra epoca continuano a essere prigionieri?
L’interpretazione è quella esatta, da ragazzi spesso (e in quegli anni era ancora peggio) si fanno cose che segnano il nostro destino. Oggi gli adulti (soprattutto maschi) rimangono vittime dell’infantile desiderio di sopraffazione, che sfocia nell’ostentazione consumistica.
Credit: enricoruggeri.me – Cover Alma
Confrontandomi con i miei coetanei mi sembra che più che una crisi di valori stiamo vivendo una crisi di sogni. Non si hanno più obiettivi, traguardi, si è perso quel sano piacere di sognare e di provare a realizzare i propri sogni. Questo lo si vede anche perché molti ragazzi privi di obiettivi o con uno scarso coraggio di mettersi in gioco, utilizzano scuse e attribuiscano colpe ad altri per la loro inazione. Che sogni avevi quando avevi vent’anni? Come ti sei posto nei confronti dei tuoi obiettivi di vita quando eri ragazzo e cosa suggeriresti ai ventenni di oggi alla luce della tua esperienza?
Il mio sogno era chiaro: lasciare un segno del mio passaggio. Ma i sogni sono poca cosa se non siamo capaci di trasformarli in progetti. Ai ventenni suggerisco di leggere bene dentro alle loro potenzialità, alternando umiltà e autostima.
@enrico_ruggeri IG
Noi siamo convinti che la crisi attuale sia prima di tutto culturale. L’antropologo Appadurai ha parlato di “Modernità in polvere” per indicare lo sgretolamento dei punti fermi sui quali la nostra società si fondava. Con Milano città stato noi cerchiamo di darci da fare per infondere un atteggiamento di apertura nei confronti del cambiamento e cerchiamo di spingere le persone a sfidare lo status quo, trattandolo come punto di partenza per costruire una realtà, personale e sociale, sempre migliore. Secondo te ha senso battersi per una realtà migliore? Lo stai facendo? E se sì, cosa ti sentiresti di suggerire?
Battersi per migliorare la propria realtà è di per sé una battaglia che passa per ilmiglioramento della realtà di tutti. L’importante è non aver paura di esporsi, anche quando ci si trova controcorrente.
L’importante è non aver paura di esporsi, anche quando ci si trova controcorrente.
Crediamo che uno dei maggiori problemi per la nostra società sia l’incapacità di accettare chi la pensa diversamente. Spesso se qualcuno ha un punto di vista diverso sulla realtà viene giudicato un nemico da abbattere. Tu condividi questa sensazione? Ci sono pensieri o idee che credi questa società sia incapace di accettare anche se sarebbero uno stimolo per molti? E, in generale, tu sei davvero un personaggio anticonformista, ma come persona hai mai avuto paura di mostrare le tue unicità?
Oggi qualsiasi argomento crea due tifoserie, pronte a delegittimare l’altra fino allo scherno e all’insulto. Distinguersi diventa in un certo senso una priorità. Le nostre unicità sono le nostre medaglie.
Distinguersi diventa in un certo senso una priorità. Le nostre unicità sono le nostre medaglie.
Milano Città Stato nasce dalla convinzione che l’Italia sia il luogo delle diversità e per questo dare più potere e autonomia responsabile alle diverse realtà possa essere un fattore di crescita e di arricchimento per l’intero Paese. In particolare Milano, a nostro avviso, che rappresenta la porta di ingresso in Italia della competizione internazionale, per poter svolgere al meglio la sua funzione dovrebbe avere poteri e autonomia simile a tutte le principali città d’Europa con cui compete, che sono tutte formalmente delle città stato, come Berlino, Amburgo, Vienna, Madrid, Londra, San Pietroburgo e tante altre. In un periodo in cui il pensiero dominante è quello della omologazione centralista, cosa pensi invece di un modello amministrativo che valorizzi le diversità territoriali e che Milano possa avere più autonomia per fare da laboratorio di riforme e da polo di attrazione economico e finanziario per il Paese?
È un passo fondamentale: il problema è che in uno Stato assistenzialista come il nostro chi cammina più avanti degli altri non viene considerato come una risorsa, ma come un osso da spolpare.
@enrico_ruggeri IG
In un’intervista hai definito gli italiani come “una rana bollita”, un popolo assuefatto, abituato a tutto. Qual è secondo te la causa di questo? Che cosa potrebbe portare a bollimento la rana, ossia quale scenario terribile ci potremmo aspettare se non ci risvegliamo? E cosa invece ci potrebbe salvare?
Lo scenario lo abbiamo già sotto agli occhi: ci hanno abituato ad obbedire a norme contraddittorie, cervellotiche e spesso incomprensibili, promettendoci la salute in cambio del silenzio passivo. Come sempre ci salveranno quelli che remano controcorrente.
CI SALVERANNO QUELLI CHE REMANO CONTROCORRENTE
Tu provieni dal mondo della musica e vorrei concludere riprendendo una citazione di De André. Parlando della libertà in “Se ti tagliassero a pezzetti” cantava:
“T’ho incrociata alla stazione Che inseguivi il tuo profumo Presa in trappola Da un tailleur grigio fumo I giornali in una mano E nell’altra il tuo destino Camminavi fianco a fianco Al tuo assassino”
Quali pensi che siano gli assassini odierni della libertà, ossia chi o cosa mettono più a rischio il nostro futuro? In che misura il mondo della cultura è complice di questo assassinio?
Gli assassini sono un “pensiero unico” teso all’assoggettamento e all’omologazione.
Purtroppo il mondo della cultura ha troppa familiarità con il potere e finisce con l’assecondarlo. “L’intellettuale deve essere SEMPRE avverso al potere” diceva Leonardo Sciascia.
Molti lo hanno dimenticato.
Credit: rockon.it
Per concludere, qual è il sogno più grande che hai per il futuro del nostro Paese? E per Milano? E per te?
Per il mio Paese sogno un’autonomia economica e intellettuale dai grandi monopoli mondiali, cosa che sogno ancora di più per Milano.
Per me ovviamente sogno un mondo che premia la sostanza più che la forma.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
“Quest’anno dove andiamo?”. Ecco le 5 città europee più sottovalutate che andrebbero riscoperte.
Le 5 CITTA’ EUROPEE più SOTTOVALUTATE
L’arrivo della bella stagione può rivelarsi uno dei momenti più difficili che, secondo studi recenti, creano tensioni in famiglia, stress psicologici e altri danni che vanno a nuocere alla nostra psiche. Le ragioni che portano a questo stress sono molteplici, ma il podio va alla domanda che tutti si fanno: Quest’anno dove andiamo? Può sembrare una domanda banale, ma il dubbio ci attanaglia tutti gli anni. Inoltre noi italiani siamo un popolo di viaggiatori e amiamo vedere, conoscere posti e luoghi sempre diversi, ma alla fine andiamo quasi sempre negli stessi posti, perché li conosciamo, perché ci siamo trovati bene, perché abbiamo delle garanzie. Le città europee, poi, sono una delle mete più gettonate. Con queste ragioni escludiamo a priori luoghi meno conosciuti, ma non per questo privi di fascino.
#1 Lione e i suoi 500 ettari patrimonio dell’UNESCO
credit: sanbitter.it
Quando diciamo Francia, è naturale pensare a Parigi, eppure a parte i castelli della Loira, Marsiglia per i suoi borghi, Lione (terza città più popolosa in Francia) ha il suo fascino, la sua storia e un’enorme carica attrattiva e il suo motto la dice lunga sull’amore dei lionesi per la loro città: “Avant, Avant, Lion le melhor” (Avanti, avanti, Lione la migliore).
La leggenda vuole che Lione sia stata fondata da re Atepomaro e dal druido Momoro e ancora oggi sono visibili ritrovamenti risalenti al periodo gallico. Da quel momento in poi, conquista romana a parte, Lione visse un periodo molto tranquillo, nonostante la rivoluzione francese, l’era napoleonica, le due guerre mondiali e altri episodi storici. Bisogna aspettare il primo dopoguerra, quando Lione decide di ampliarsi, costruendo nuovi quartieri sia in periferia sia nel centro, e inaugurando la prima linea metropolitana. Lione è da visitare perché ben 500 ettari del suo territorio sono stati classificati come patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO (da vedere il quartiere Presqu’île): i ponti, le passarelle non hanno nulla da invidiare alla romantica Parigi e infine i quartieri della vecchia Lione con i suoi borghi, stradine strette e molto pittoresche, un luogo frequentato da artisti di ogni genere.
Per quanto riguarda le cose principali da vedere, segnalo La place Bellecour, quarta piazza più grande di Francia, con una statua equestre di Luigi XIV, il parco de la Tête d’Or, la basilica romanica diSaint-Martin d’Ainay, la torre metallica di Fourvière, il vecchio mattatoio riconvertito in sala per spettacoli, la torre del Credit Lyonnais, o torre La Part-Dieu, chiamata “la matita” dai lionesi, la vecchia sede della fiera che è diventato un polo terziario, culturale e turistico che raccoglie uffici, sale di conferenze, hotel, casinò, musei e cinema (il tutto progettato da Renzo Piano) e infine, naturalmente anche Lione ha la sua Operà.
Per i milanesi sarebbe fondamentale visitare questa città perché Lione è gemellata con Milano dal 1967.
Restiamo in Francia e scopriamo un’altra meraviglia che ha lo stesso nome di un vino buonissimo e che tutti conosciamo come Bordeaux, ma che in tempi antichi si chiamava Burdigala.
Fondata nel III secolo a.C. e per anni, grazie alla sua ubicazione geografica, è stato un centro importante per il suo sbocco fluviale, per la sua attività commerciale dello stagno e del piombo. Dopo la sua fondazione, la città attraversa periodi floridi e bui, diventa possedimento inglese tale resterà per tre secoli, fino a tornare francese intorno alla guerra dei Cent’anni. Il suo apogeo commerciale lo raggiungerà nel XVII e durerà fino alla rivoluzione francese e sarà capitale provvisoria durante le due guerre mondiali.
Bordeaux è una città che ancora mantiene nella sua architettura e nel suo vivere un fascino che attira molti turisti, ma in numero di certo inferiore a Parigi. Eppure non si può restare impassibili di fronte al fascino, della piazza della Borsa dove troviamo il celebre Miroir d’Eau, uno specchio d’acqua di due centimetri di profondità che grazie a un meccanismo elettrico si trasforma in una leggera nebbia che raggiunge i due metri di altezza. La cattedrale di Sant’Andrea colpisce per la sua maestosità e per la presenza di cinque piccole cappelle che sporgono verso l’esterno, ma che in realtà fanno parte integrante della struttura. Il Museo di Belle Arti conserva ancora oggi opere di Tiziano, Veronese, Vasari, Corot, Delacroix Picasso e Kokoschka. Come tutte le città che hanno un fiume, anche Bordeaux ha il suo lungofiume che grazie alle sue belle panchine, gli antichi edifici diventati luoghi di sport, cultura e divertimento, le aree verdi, le piste ciclabili, negozi e ristoranti, è stato dichiarato nel 2007 patrimonio universale UNESCO. Anche Bordeaux abbiamo il teatro dell’Operà (Grand Theatre)che è considerato uno dei più bei templi della musica insieme a quello di Parigi, Torino e ovviamente Milano. Bordeaux è una delle capitali gastronomiche più importanti al mondo, infatti, non è cosa rara attraversare la città e incontrare luoghi dove sono serviti le specialità alimentari francesi e tutte accompagnate da un calice del loro vino più famoso del mondo.
#3 Riga: la regina del Baltico
credit: siviaggia.it
Una volta c’era l’URSS e sappiamo tutti come dopo un glorioso passato in tempi relativamente recenti si sia dissoluto e gran parte delle repubbliche che la costituivano si sono dichiarate indipendenti. È il caso della Lettonia che nel 1991 si stacca dall’influenza sovietica e Riga diventa la sua capitale.
La sua storia è indissolubilmente legata al periodo quando faceva parte della Russia, già dai tempi dello zar la città era uno dei principali porti della nazione. Durante la seconda guerra mondiale diventa tristemente famosa per la creazione del Ghetto di Riga, dove i nazisti confinarono 30.000 ebrei e alla fine del conflitto passò sotto l’influenza sovietica diventando una delle repubbliche socialiste.
È sicuramente una di quelle mete poco considerate, eppure passeggiando per Riga, non si può restare immuni al fascino del suo centro storico inserito dall’UNESCO come uno dei patrimoni dell’umanità, un luogo che può vantare una serie edifici Art Nouveau (che la fanno diventare un po’ la Parigi del Nord) che ha pochi paragoni nel mondo. Il suo castello che ora è la residenza ufficiale del presidente della Repubblica. La chiesa di San Pietro dove si può salire dove al terrazzo e gustare la visione della città a 360°. La casa delle Teste Nere (Melngalvju nams) per il suo fascino barocco e la casa del Gatto dove la leggenda narra che un commerciante fece scolpire una serie di gatti con la coda alzata rivolta alla camera di commercio che gli aveva negato una licenza. Infine troviamo i due rimandi al passato della nazione: il memoriale della vittoria dell’Armata Rossa (di sovietica memoria) e il monumento alla libertà in ricordo dell’indipendenza ottenuta.
#4 Vilnius e la magica pietra dei desideri
credit: musement.com
Restiamo nell’ex Unione Sovietica e ci spostiamo in Lituania che ha ottenuto l’indipendenza nello stesso anno della Lettonia e Vilnius diventa la sua capitale.
A differenza della capitale lettone caratterizzata dallo stile liberty, Vilnius vanta un centro storico, che comprende tutta la parte vecchia della città, dove si trovano palazzi, piazzette e chiese di ogni culto in stile gotico, barocco e neoclassico. Una sorta di museo dell’architettura a cielo aperto.
Da vedere sicuramente c’è la sua cattedrale, costruita laddove si trovava un tempio dedicato al dio del tuono Perkunas, la sua particolarità è che si tratta di un luogo di culto cristiano e non ortodosso come nella maggior parte delle ex repubbliche sovietiche. Una leggenda narra che lì si trovi una pietra magica capace di esaudire i desideri. La collina delle tre croci è un luogo dove furono martirizzati un gruppo di monaci francesi, si tratta sicuramente di uno dei posti più suggestivi della città perché luogo di devozione e di libertà dopo il periodo comunista. Il quartiere Uzupis è una città dentro la città, frequentata da artisti e intellettuali al pari di Cristhiania a Copenaghen o Montmatre a Parigi, ma con la particolarità di avere una costituzione e di una moneta diversa da quella ufficiale lettone.
#5 Sofia: una splendida terra di confine
Credits: shuki98 IG – Sofia
Ci spostiamo verso ovest e arriviamo in Bulgaria e in particolar modo in una città strepitosa come Sofia. Di certo non ha la storia di Roma, la bellezza e il romanticismo di Parigi e si differenzia anche dalle architetture delle capitali dell’Est. Però è una terra di confine che ne ha viste e vissute tante, non è difficile, infatti, passeggiare per le strade della città e imbattersi in simboli comunisti, elementi islamici e/o ottomani. Da vedere c’è la cattedrale Aleksandr Nevskij, eretta in onore all’omonimo eroe russo che secondo la leggenda riuscì a cacciare i turchi ed evitare il loro dominio. La rotonda di San Giorgio sono i resti di un tempio pagano costruito nel III secolo ed è qui che si trova la sede delle presidenza della Repubblica e il ministero dell’interno. La galleria d’arte 500 è un po’ il Louvre bulgaro, al suo interno troviamo esposti più di duemila opere di artisti bulgari e stranieri. Menzione particolare va alla statua di Santa Sofia che andò a sostituire una statua inneggiante a Lenin.
Sicuramente è una delle mete meno ambite, ma se amate viaggiare e volete fare qualcosa che va fuori dagli schemi, Sofia è la città che fa per voi anche perché d’altronde quando vi ricapiterà di vedere queste città!
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il primo week end in cui si può stare fuori fino alle 23. Si torna così a parlare di drink e night life, a metà fra un tentativo nostalgico di celebrare notti ormai lontane e la malinconica convinzione che, almeno nell’opinione di alcuni, non torneremo mai alla vita di prima. Noi però non abbiamo mai smesso di credere che la nostra città si riprenderà del tutto. Nonostante ci sia (e ci sarà nell’immediato futuro) un bel prezzo da continuare a pagare, proviamo a scrivere di svaghi e vita notturna, da sempre la linfa vitale di questa città acciaccata. E allora, andiamo a vedere come sono cambiati i cocktail milanesi dagli anni ‘80 sino ai giorni nostri.
Evoluzione dei COCKTAIL MILANESI: Dal 1980 ad OGGI
# Il pilastro della Milano da Bere: il Negroni Sbagliato
Credits: coriandoli.blog
Le origini ormai preistoriche del bere moderno appartengono all’arcinoto Bar Basso e al bicchierone di Negroni Sbagliato, celeberrimo drink creato dal compianto Mirko Stocchetto a fine anni ’60. Successivamente è arrivata la Milano da bere e, con essa, quattro ghiacciati moschettieri delle notti meneghine, esistenti da tempo ma esplosi definitivamente nel decennio pre-Tangentopoli, anche grazie a memorabili campagne pubblicitarie: il Campari, lo Zucca, il Fernet-Branca e il Ramazzotti.
# Il Barman infiamma cocktail
Credits: cookist.it
Per quanto riguarda i cocktail, tutto o quasi ruotava attorno al Daiquiri e al B-52, diventato ormai leggenda per essere letteralmente “infiammato” con un accendino dal barman, un attimo prima d’esser consumato al bancone. Tendenze e consuetudini dei primi flair bartender, ovvero gli acrobatici del bancone che con fuoco, fluidi o bicchieri accatastati divennero dei veri e propri giocolieri della vita notturna.
# Anni ’90: i nuovi happy hour
Credits: eventonic.it
L’epoca degli Yuppies e dei paninari si concluse a testa alta, con petto in fuori e schiena dritta, e mentre Milano entrava nell’ultimo decennio del XX secolo il fattore doppia V gettò sui tavoli dei cocktail bar un’invenzione destinata a entrare nella storia moderna. Parliamo dell’aperitivo alla milanese, nato dalla fervida mente del signor Vinicio Valdo, che trasformò per sempre taverne e tavole fredde in locali da happy hour, rivoluzionando il rapporto food/drink con un geniale miscuglio a metà fra i menu dei ristoranti e i banconi dei bar.
# Il boom dei drink esotici
Credits: buttalapasta.it
Sono questi gli anni dove iniziano a farsi strada i cocktail esotici per il popolo della notte, non eccelsi per preparazione ma indubbiamente validi dal punto di vista commerciale. Su tutti, Cuba Libre e Gin Lemon per i maschietti, Caipiroska alla fragola e Pina Colada per le signorine, mentre il Mojito ha trovato conferma di ciò che è sempre stato, ovvero il cocktail unisex per antonomasia. Gli aficionados di drink più nobili, invece, hanno battezzato il ritorno del caro vecchio Gin Tonic, che ha iniziato a soppiantare l’onnipresente vodka di inizio anni’90, mentre qualcun altro iniziava a staccarsi un po’ dal Cuba Libre optando per scelte altrettanto semplici ma efficaci, come il Jack & Cola e soprattutto il Long Island, il principe grezzo di tutti i cocktail.
# Terzo millennio: affumicatura e cocktail spaziali
Credits: gourmetservices.it
Con l’arrivo del terzo millennio l’aperitivo è definitivamente esploso e sulla scena sono comparsi altri grandi protagonisti come il Mai Tai, il Moscow Mule e il meno noto London Mule (fatto col gin). Dal 2010 in avanti la maggior parte dei bartender sono concordi nel non aver registrato grosse evoluzioni in tema di novità su miscelati della decade precedente. Questo, per quanto riguarda il prodotto finale. Ciò che è cambiato e non è sotto l’occhio di tutti, infatti, è l’affinamento di specialità prima solo appannaggio di bar di nicchia. Ad esempio l’affumicatura, ottenuta con insufflazione di fumo all’interno di apposito contenitore, poi tappato, shakerato e quindi vuotato del contenuto per un cocktail speciale, e le innovazioni del ghiaccio secco e delle onde ultrasoniche dei mixologist, atte ad accelerare l’estrazione in alcool di alcune bevande, confezionando così drink spaziali con tecniche di preparazione sopraffine.
# La nuova decade: Milano tornerà all’avanguardia
Credits: coqtailmilano.com
Dal 2021 si apre un’altra decade che parte con delle inevitabili ganasce, non solo per la vita notturna. Ma siamo certi che, una volta che il nemico sarà alle spalle, Milano ritornerà all’avanguardia del bartending e di nuovi drink da gustare per un aperitivo o dopo cena.
E voi, avete un cocktail che avete sempre preferito rispetto agli altri? Diteci la vostra!
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: @parchiemiliacentrale.it
Riserva naturale di Salse di Nirano
Tanti piccoli vulcani in miniatura, uno accanto all’altro, sembra uno spettacolo magnifico ma a cui è difficile credere si possa assistere. Abituati all’idea dell’Etna o del Vesuvio sembra assurdo che possa esistere qualcosa del genere, eppure c’è un parco che offre proprio questa vista.
Il PARCO dei VULCANI in MINIATURA a meno di 3 ORE da MILANO
# Dove si trova?
Salse di Nirano
A circa 2 ore e mezza da Milano, a Fiorano Modenese, in provincia di Modena, si trova la Riserva naturale delle Salse di Nirano, la prima riserva regionale istituita in Emilia Romagna. L’accesso all’area è libero e gratuito, ma bisogna assolutamente rispettare le regole di tutela della natura e, ad oggi, anche quelle anti-Covid.
# La Riserva naturale delle Salse di Nirano
Credits: @je.cippi Salse eruttive
Sono veramente piccoli vulcani? Il fenomeno geologico a cui si può assistere nella riserva modenese è di importanza internazionale. La forma è quella di vulcani, ma effettivamente sono salse eruttive. Il complesso di Salse della Riserva naturale dell’Emilia Romagna, istituita nel 1982, è il secondo più vasto e peculiare in Italia, dopo quello di Aragona in Agrigento, ed è uno dei più importanti in Europa. La riserva si estende su circa 200 ettari tra i corsi d’acqua Fossa e Chianca ed immediatamente vicino all’Appennino Modenese.
# Una distesa di coni di fango
Credits: @cristina_50b Riserva Salse di Nirano
Come si è detto, si tratta di salse. Queste sono formazioni argilloso che emettono fango misto a idrocarburi e nascono dai depositi di idrocarburi stessi e da liquidi, come il petrolio, che vengono in superficie. Vengono chiamate “salse” perché si sono create in un terreno caratterizzato da acque fangose ad alto contenuto di sale, questo perché al posto della Pianura Padana prima c’era un mare.
Queste salse potrebbero essere definite piccoli coni vulcanici di fango, vengono infatti associate a fenomeni “pseudovulcanici” perché, nonostante le origini diverse e non collegate al magma ma fredde, hanno caratteristiche simili.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In un periodo ancora precario cosa si può fare? Camminare! E il Parco del Ticino, area protetta fluviale più grande d’Europa che si estende per più di 100.000 ettari, è un ottimo posto per farlo.
Il re indiscusso di questo Parco è sicuramente il Fiume Ticino, ed è proprio lungo il fiume che si crea un ecosistema ricco di specie animali e vegetali, nonché dei sentieri meravigliosi.
Un percorso lo si trova per tutti: dai più esperti, alle famiglie con bambini fino a chi, il Parco del Ticino, lo vuole vedere in canoa.
Vediamoli insieme i percorsi più belli.
I percorsi più belli del PARCO DEL TICINO: trekking, bici, cavallo e canoa
# Anello delle farfalle, Gambolò
Credit: @cri_0270
Per iniziare questo viaggio nel mondo delle farfalle si può lasciare la macchina nel parcheggio nei pressi della Cascina Portalupa a Molino d’Isella di Gambolò, e poi si inizia.
Lungo il sentiero sono state create alcune stazioni di richiamo in cui sono ricostruiti gli habitat di diverse specie di farfalle, da qui il nome di questo percorso.
Lungo questo sentiero sono state avvistate circa 100 specie diverse di farfalle anche rare ma a stupirvi non saranno solo questi splendidi animali.
Lungo il percorso ad anello si prosegue infatti attraverso boschi incontaminati e canali d’acqua limpida.
Difficoltà: facile. Ore di cammino: quattro
# Anello Ramo delle Streghe, Vigevano
Credit: @gae_avventurasullegambe
Si parte dalla frazione Buccella di Vigevano, si attraversa il Naviglio Sforzesco e si scende fino ad arrivare in vallata.
Una volta arrivati nel bosco, un ramo laterale del Ticino è vicino: il Ramo delle Streghe.
Questo percorso è famoso per l’acqua limpida del lago e gli animali che lo abitano ed è sicuramente un paesaggio che vale la pena di vedere.
Proseguendo lungo il bosco si può arrivare alla frazione di Villareale di Cassolnovo che si può anche visitare.
Difficoltà: facile. Ore di cammino: due.
# Anelli della Fagiana, Magenta (Milano)
Credit: ohga.it
La Riserva Naturale Orientata della Fagiana è facilmente accessibile dal parcheggio di fronte alla Cascina Bullona. Quella che prima era una famosa riserva di caccia, ora è uno dei tesori di biodiversità più grandi del Parco del Ticino.
Sono diversi i sentieri presenti in quest’area, ma il più consigliato è quello verso la grande spiaggia di sassi bianchi sul Ticino. Questo si apre sul panorama che dà sul fiume e offre la possibilità di percorrere la passerella in legno sul Canale Delizia.
Una cosa non può mancare se si sceglie questo sentiero ricco di boschi: una visita al Centro di Recupero animali selvatici della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), caratteristica che lo rende un percorso amato anche dai bambini.
Difficoltà: facile. Ore di cammino: tre.
# Riserva isola Mandelli, Cassolnovo (Pavia)
Credit: ilpiedeverde.it
La Riserva Isola di Mandelli è caratterizzata dallo scorrere dell’acqua tra diverse rogge, piccoli canali artificiali.
Si inizia in via del Porto di Cassolnovo. Una volta inoltrati nel bosco si incontra un ponte di legno che porta oltre il canale Scaricatore Ramaccio.
Si può proseguire fino alle vasche di stabulazione degli storioni, luogo in cui storicamente c’era l’allevamento di trote.
Proseguendo verso Nord si oltrepassa il confine tra Lombardia e Piemonte fino a raggiungere il fiume.
Una volta superata Villa Giulia, casa di caccia ormai abbandonata, si arriva sulla strada sterrata che costeggia gli attuali allevamenti di trote e storioni.
Difficoltà: facile. Ore di cammino: quattro.
# Cascina Venara e bosco Siro Negri, Zerbolò (Pavia)
Credit: @francesca_bellotti
La Cascina Venara a Zerbolò è stata protagonista tra il 2000 e il 2010 di un importante progetto di reintroduzione della cicogna bianca, fotografata dai più fortunati che sono riuscita a vederla. Sono 30 le cicogne che qui nidificano ora allo stato selvatico.
L’itinerario affianca le risaie e i pioppeti fino ad arrivare al bosco Siro Negri, uno dei più antichi del Parco.
Una volta arrivati all’affaccio sul Ticino si può tornare indietro passando dai campi o ripercorrendo la strada fatta all’andata.
Difficoltà: facile. Ore di cammino: due.
# Boschi del Vigano, Somma Lombardo (Varese)
Credit: @mikymantiero
I boschi del Vigano sorgono sul terrazzo fluviale del Ticino tra Golasecca e Somma Lombardo.
La bellezza di questo percorso è data proprio dalla diversità di specie arboree che lo abitano: dalle Querce Rosse al Pino Silvestre, il percorso è un insieme di colori magnifici.
Camminando si può incontrare il Sass di Biss, un masso su cui si possono ancora osservare incisioni rupestri di epoca preistorica.
L’itinerario porta fino alla scarpata sulla Valle del Ticino da cui si può vedere la diga di Porto della Torre.
Difficoltà: facile. Ore di cammino: due.
Tutti questi percorsi hanno una difficoltà facile e sono quindi adatti ai bambini; tra giochi disposti lungo il sentiero e qualche animale da osservare il divertimento è assicurato.
# Percorsi in canoa
Credit: @brayan_menardo
C’è chi poi al percorso via terra preferisce quello via acqua e al Parco del Ticino tutto è possibile.
Il team di AqQua a Vigevano (Pv) organizza da molti anni escursioni fluviali in gommone, corsi di canoa e attività di didattica fluviale.
L’obiettivo di questo progetto è educare sull’importante ruolo che l’acqua gioca in questo parco e promuoverne il rispetto.
Esplorare il Fiume Ticino con la canoa è un’esperienza unica, si può vedere tutto da un’altra prospettiva ed essere immersi completamente nella natura, letteralmente.
# Percorsi a cavallo
Come già detto, il Parco del Ticino offre percorsi proprio per tutti, anche per chi vuole passeggiare lungo il sentiero a cavallo. Sono diversi i maneggi e centri equestri che organizzano esperienze guidate alla scoperta del territorio.
L’associazione Natura&Avventura di Robecchetto con Induno (Mi) propone escursioni per ogni livello di abilità, con una visione etica del cavalcare nel rispetto del cavallo.
# Percorsi in bici
E per le bici?
Nel Parco del Ticino ci sono più di 30 percorsi ciclabili da poter fare.
Dai 7 chilometri per i meno esperti fino ai più ambiziosi che possono arrivare fino a 90km.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: metro4milamno.it - Stazione San Cristoforo Fs M4 e passerelle ciclopedonale
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#1 Dateo sarà la fermata più profonda di Milano, a meno 32 metri
Credits: metroricerche.com – Stazione tipo M4
La stazione più profonda della quinta linea metropolitana ad aprire in città, driverless come la M5, sarà quella di Dateo a meno 32 metri, che sarà anche la più profonda di Milano. Questo perché, nonostante la profondità media sia identica alla linea lilla, meno 20 metri, in quel punto la metropolitana è costretta a transitare sotto il passante ferroviario dove avverrà appunto l’interscambio con la metropolitana.
#2 La prima metropolitana d’Italia a collegare un aeroporto
Credits: Luigi Costanzo Fb – Banchina metro 4 Linate
Quando la linea M4 entrerà in servizio sarà la prima in Italia a collegare un aeroporto, che sarà raggiungibile dal centro di Milano in soli 12 minuti. Nessun’altra città in Europa riesce a garantire un collegamento più rapido.
La linea M4 quando avrà aperto in tutta la sua interezza diventerà la quarta linea per lunghezza, con 15 km supererà la M5 che ne ha 12,9, e raggiungerà la M3 per numero di stazioni, 21. Una posizione destinata a perdere entro il 2030 quando sarà realizzato il raddoppio della linea M5, fino a Monza, che diventerà la terza linea per estensione.
Benché l’istruttoria del progetto della linea 4 fosse già pronta nel 2005, e il progetto stesso precedente a quello della M5, diversi intoppi ne hanno posticipato la costruzione. In primis il riacquisto da parte della Giunta Moratti delle obbligazioni e del controllo di A2A che ha rallentato il finanziamento del progetto. Solo nel 2011 fu assegnato l’appalto e nel 2012 sono partiti i lavori per le prime 3 fermate. Il resto è storia recente con il rallentamento dei lavori per gli scavi archeologici e il covid, così come il ritardo dell’inaugurazione, inizialmente previsto entro Expo 2015 come la linea lilla, che avrebbe dovuto avvenire a inizio 2021.
#5 È l’unica linea che non si collega a nessuna stazione principale di Milano
Credits: wiikipedia.org
A differenza delle altre 4 linee in esercizio, la linea blu sarà l’unica non essere collegata a una delle stazioni principaliper traffico e numero passeggeri. Infatti la linea M1 ferma a Cadorna FS, la M2 a Garibaldi Fs e Stazione Centrale entrambe con treni dell’Alta Velocità, la linea M3 ferma a Rogoredo Fs e Stazione Centrale, la M5 a Garibaldi Fs, mentre la linea M4 intercetterà solo fermate di passante o linee suburbane.
#6 La fermata Sforza-Policlinico sarà l’unica a servizio di un ospedale
Credits: metro4.com – Stazione Sforza Policlinico
Nessun’altra linea metropolitana di Milano ha una fermata a servizio direttamente di un ospedale, l’Ospedale Maggiore o Policlinico, se si esclude il people mover che da Cascina Gobba sulla M2 collega all’Ospedale San Raffaele.
#7 La linea blu avrà la più lunga tratta senza fermate intermedie
Repetti-Linate
La linea blu, nella tratta Repetti-Aeroporto di Linate, ha il tracciato più lungo di una metropolitanaall’interno del Comune di Milanosenza nemmeno una fermata intermedia. Ci sono infatti 3 km che separano l’ultima fermata del quartiere Forlanini al capolinea est.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ogni problema si trasforma in una guerra di posizione: è ritenuto più importante dimostrare di aver ragione che arrivare a una soluzione.
Quando si affronta un problema è importante considerare tutte le opzioni che possano portare alla soluzione. In questo processo è fondamentale avere un contraddittorio, delle opinioni in contrasto tra loro, in modo da avere uno spettro di soluzioni più ampio possibile.
Non solo. Più il problema costituisce una novità più bisogna affrontarlo con la massima flessibilità, in modo da correggersi abbandonando una posizione che si mostra inefficace per passare a una che potrebbe rivelarsi migliore. In questo consiste l’attività di ricerca che deve essere costantemente trainata dall’obiettivo della soluzione, mai dalla difesa di una propria posizione.
In un’epoca dominata da superficialità, presunzione e pregiudizi ideologici, quello che sembra contare è invece solo l’affermazione della propria posizione a discapito della soluzione. Questo porta a impiegare più risorse ed energie a combattere sulla tesi e a strumentalizzarla invece che a risolvere il problema.
Il modo che sarebbe più efficace sarebbe di considerare l’elaborazione di una soluzione in modo più partecipato. Alleggerendo il significato di ogni posizione e aumentando la focalizzazione sulla risoluzione. Perchè l’unico vincitore è la soluzione, non la posizione.
In provincia di La Spezia si trova il piccolo borgo di Luni, la cui storia è legata agli antichi Romani e circondato da un alone di leggenda.
La CITTÀ della LUNA a due ore da Milano
# Il porto della Luna
Gli abitanti, circa 8.318, di questo borgo così particolare situato nella frazione di Ortonovo vengono, infatti, chiamati Lunensi. Tuttavia, se deciderete di visitare la parte più orientale della Liguria e fare tappa a Luni, non aspettatevi di incontrare dei piccoli alieni provenienti dal nostro satellite. La vera storia di Luni risale all’antica colonia romana, Luna, fondata nel 177 a.C. come porto militare (Portus Lunae) utilizzato nella campagna contro i Liguri-Apuani.
È proprio la forma particolare a mezzaluna del porto a dare il nome al borgo e, per questa ragione, viene consacrato alla dea greca Selene, comunemente associata alla Luna.
# La storia di Selene e la verità sul nome del borgo
Credit: luni.beniculturali.it
La dea Selene nel mito greco viene descritta come “la splendente”, una giovane e bellissima donna, dal volto pallido e dalle lunghe vesti candide, e definita Triplice Dea in quanto rappresentava la luna piena, associata anche ad Artemide come personificazione della luna nuova, ed Ecate, rappresentata nella luna calante.
In particolare, nel mito romano, Selene viene ricondotta alla dea della caccia, Diana. Questa personificazione potrebbe fare riferimento alla forma a mezzaluna del porto lunense che, in questo caso, potrebbe essere immaginato come una falce. Il nome del borgo sembrerebbe inoltre ricollegarsi anche alla natura selvaggia di Artemide, intesa come la dea dei luoghi incolti e delle paludi. Infatti, in origine la colonia di Luna era circondata da zone paludose che gli antichi Romani s’impegnarono a bonificare. Sulla base di queste informazioni, è possibile tracciare la storia che ha portato la nascita del nome di questo piccolo gioiello che è oggi la città di Luni, situato proprio sul confine con la Toscana e la provincia di Massa-Carrara.
# La leggenda di Luni: desiderio d’amore o di conquista?
Credit: tuttoin1
La storia di Luni è piuttosto tormentata. Vittima di saccheggi, guerre, terremoti e impaludimenti, per gli studiosi è difficile stabilire con esattezza che cosa abbia portato alla sua rovina. Tuttavia, permangono due leggende che potrebbero suggerire come sia avvenuta veramente la sua disfatta.
Si narra di una colonia tanto splendida e ricca che perfino i barbari in cerca di terre da saccheggiare e desiderosi di conquistare Roma, arrivando dal Nord e passando per Luni, venivano abbagliati dal suo splendore di marmo e la scambiavano, appunto, per Roma. La leggenda vuole che un esercito di vichinghi guidato dal loro capo Hastings (in italiano, Astingo), passando per il Mar Tirreno, riuscì a raggiungere la piccola ma meravigliosa città che erroneamente scambiò per la grande Roma. Fiducioso nelle sue capacità di condottiero e nella forza del suo esercito, si lanciò alla conquista della città, tuttavia non riuscendo mai a superare le mura. Escogitò, dunque, un piano per poterle oltrepassare con l’inganno, fingendo di essere rimasto gravemente ferito dallo scontro e di voler ricevere il battesimo per morire come un Cristiano. L’esercito lunense cadde nella trappola e li lasciò entrare. Quel giorno fu fatale per la colonia romana. L’esercito normanno, sfruttando l’elemento a sorpresa, riuscì a distruggere e saccheggiare l’intera città, e proclamò, sbagliando, la vittoria su Roma.
La seconda leggenda invece sembrerebbe basarsi su un probabile inciucio amoroso tra il principe di Luni, di nome Lucio, e la moglie di un Signore. Anche in questa storia è presente il tema dell’inganno: la donna finse la sua morte per poter restare con il suo amato, ingannando il marito che, distrutto dal dolore, scappò via dalla città. Ma si sa, le bugie hanno le gambe corte e ben presto l’ormai presunto vedovo della donna venne a conoscenza del tradimento e, pervaso dalla furia, rase al suolo l’intera città.
# Luoghi d’interesse a Luni
Credits: loveliguria.it
Nonostante in entrambe le leggende la città di Luni sia stata completamente distrutta, oggi possiamo ancora ammirare ciò che rimane del suo antico splendoreattraverso i resti dell’anfiteatro romano in cui si svolgevano spettacoli con gladiatori e animali davanti a più di 7000 spettatori. L’anfiteatro, così come tutta la zona archeologica situata nella località Luna Scavi o Luna Antica, è parte del museo archeologico di Luni.
Credits: wikipedia
È possibile visitare anche il luogo in cui sorgeva il tempio dedicato alla dea Selene, o quel che ne resta, facilmente riconoscibile grazie al frontone su cui sorgono tre statue di terracotta che vanno a rappresentare il mito di Telefo: al centro, Selene seduta sul trono, alla sua destra troviamo Apollo mentre alla sua sinistra, una figura maschile che potrebbe essere ricondotta a Dionisio.
Credits: Cantine Lunae
I colli lunensi e le loro radici che affondano nella storia degli antichi romani hanno influenzato, grazie alla posizione ottimale che unisce la brezza marina con quella montana, anche la produzione di vini d’eccellenza, come quello delle Cantine Lunae.
I quattro fattori chiave del progetto di rigenerazione del quartiere. Ecco come verrà trasformato.
Una MoLeCoLa per Milano: le 4 TRASFORMAZIONI che rilanceranno il QUARTIERE BOVISA
# Mobility, Learning, Community, Lab: le 4 chiavi del progetto di trasformazione
Credits Comune di Milano – Bovisa 1
Il progetto vincitore della seconda edizione di Reinventing cities per il Nodo Bovisa, il bando internazionale indetto dal Comune insieme a C40, è MoLeCoLa, acronimo di Mobility, Learning, Community, Lab. Presentato da Hines con il supporto di Park Associati, Habitech, ESA Engineering, Bollinger+Grohmann, Mobility in Chain, Greencure, Irs – Istituto per la ricerca sociale, Schneider Electric, A2A calore e servizi, Woodbeton e Ammlex, si inserisce nell’ambio del progetto di rigenerazione in corso dell’intero quartiere, trainato dall’ampliamento del Politecnico di Milano. Ecco cosa prevede in quattro punti principali.
#1 La Stazione Bovisa al centro della trasformazione
Credits Comune di Milano – Stazione Bovisa
La stazione Bovisa è il perno attorno al quale ruota tutto il nuovo distretto. Verranno realizzati quattro nuovi binari che consentiranno di accrescere il suo ruolo strategico all’interno del sistema ferroviario milanese diventando un vero e proprio hub di interscambio tra mobilità su ferro, trasporto pubblico e smart mobility: tram, pista ciclabile e velostazione, aree di parcheggio per monopattini e biciclette in sharing e stazione ferroviaria. Al contempo vengono riconnesse le aree ad est e ovest della stazione.
#2 La cittadella degli studenti: nuovi alloggi, due studentati e servizi per gli universitari
Credits Comune di Milano – Bovisa 3
Per gli studenti si prevedono due studentati e nuovi alloggi. Gli edifici sono stati pensati a corte e sono collegati da ampie aree verdi, spazi giochi per i bambini, orti, spazi polivalenti e per lo sport. “Studiati con strutture interamente in legno, gli edifici saranno smontabili e con ridotto impatto ambientale, dotati di sistema di teleriscaldamento e raffrescamento, pannelli fotovoltaici e tetti verdi.” Ai piani terra invece ci saranno spazi di coworking, attività commerciali e servizi di vicinato.
#3 Percorsi ciclopedonali e boulevard verdi
Credits Comune di Milano – Bovisa 2
Nell’ottica del collegamento ciclopedonale, tra le aree di Bovisa e Villapizzone, sono previsti due percorsi:
uno lungo via Andreoli che attraversa trasversalmente il quartiere scavalcando la ferrovia parallelamente alla linea del tram per proseguire ad ovest lungo via Lambruschini
il secondo, più a nord, sempre con scavalco della ferrovia per la mobilità dolce, connetterà direttamente “MoLeCoLa” con la nuova “Goccia”.
Sull’asse nord-sud sono previsti invece tre nuovi collegamenti:
carrabile lungo via Bovisasca
una promenade ciclopedonale al centro del lotto
una camminata immersa nel verde nella fascia che costeggia la ferrovia.
Infine un boulevard alberato di collegamento tra le 3 nuove piazze lungo il quale si estende la linea tramviaria insieme ad un percorso ciclopedonale e che saranno le aree di nuova socialità per il quartiere.
#4 Realizzazione di 3 nuove piazze
Credits Comune di Milano – Bovisa 4
Nel progetto di trasformazione del Nodo Bovisa è prevista la realizzazione di 3 nuove piazze:
piazza Alfieri sarà uno spazio adibito all’organizzazione di attività temporanee grazie all’ampiezza dello spazio pubblico e la copertura in legno che consentirà di ospitare mercati e altre funzioni tutto l’anno;
il piazzale della stazione è pensato per un essere nodo di interscambio tra tutte i diversi tipi di mobilità: tram, pista ciclabile e velostazione, aree di parcheggio per monopattini e biciclette in sharing, stazione ferroviaria:;
la piazza lungo via Lambruschini diventerà la nuova porta di accesso verso l’area a ovest della stazione, che potrà essere usufruito dagli studenti della sede di via La Masa e della nuova realtà della Goccia.
Oltre a questo sono previste nuove aree verdi, la piantumazione di 750 alberi, campi sportivi e la realizzazione della nuova sede di Ferrovie Nord.
Gli stivali da cowboy sono tra le calzature più iconiche, simbolo del Far West e delle tradizioni americane. In un caso possono trasformarsi anche in abitazione. Il luogo non poteva essere che questo.
La CASA STIVALE: 216 metri quadrati che calzano a MERAVIGLIA
# 216 metri quadrati
Credits: meteoweb.eu
Questa incredibile costruzione si trova a Huntsville, in Texas. Nonostante possa sembrare solo un’installazione artistica da fuori, l’interno è altrettanto sorprendente perché può essere affittato come un alloggio. La sua progettazione è nata da Dan Philips, dello studio Phoenix Commotion, un’impresa che si specializza sulla costruzione di abitazioni economiche con materiali riciclati. Infatti, la casa-stivale è fatta in legno recuperato da pezzi di scarto, così come le piastrelle che ricoprono i pavimenti. Inoltre, è anche collegata ad un bungalow, offrendo uno spazio totale di 216 metri quadrati situati in una grande area verde.
# Cosa cela all’interno?
Credits: meteoweb.eu
L’abitazione è fornita di tutto il necessario, comprendendo due camere da letto, un bagno e una cucina. Troviamo poi una scala rossa, a spirale, che conduce ad una terrazza sul tetto in cui si può godere di una bocca d’aria anche senza uscire. Tuttavia, anche il bellissimo giardino che le fa da cornice merita sicuramente di essere sfruttato per passare del tempo all’aria aperta.
Tutto all’interno è curato nei minimi dettagli, in modo anche da adattarsi alla sua forma a dir poco peculiare e sfruttando ogni singolo spazio. La casa-stivale viene data in affitto a tutti gli interessati e il costo si aggira intorno ai 1200 dollari mensili.
Si potrebbe pensare a creare qualcosa di simile anche in Italia? Magari molto, molto più fashion.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dire caffè espresso vuol dire italiani, sia che lo si beva o no. Il profumo del bar e il rumore del caffè ci fa sentire a casa ma nonostante questo senso di famiglia ci unisca, il prezzo ci divide.
Il costo di un caffè (rigorosamente espresso) varia molto in giro per l’Italia e so cosa state pensando “il prezzo di Venezia alzerà sicuramente la media” e invece no, il caffè più caro d’Italia non si trova dove pensate.
Quanto costa un CAFFÉ in Italia? Il più CARO non è dove pensate
# Quanto costa il caffè? 1 euro (in media)
Credit: @spazio_italiano
Il costo di un caffè (rigorosamente espresso) varia molto in giro per l’Italia e con l’arrivo della pandemia ci sono state ulteriori variazioni.
Tra sanificazioni e varie chiusure, i bar hanno visto una grande perdita dei guadagni. Gli italiani avevano messo in conto un rincaro sui prezzo ma, nonostante i piccoli aumenti, il prezzo medio di un caffè espresso è pari a un euro. Ma dove costa di più?
# Il caffè più caro d’Italia? Nel Nord Est
Credit: @caffeavenezia
Per tutti quelli che pensano che il caffè più caro d’Italia sia a Venezia, il primo posto di questa classifica vi stupirà.
La città dove il caffè è più caro rispetto a qualsiasi altra parte d’Italia è Trento: per una tazzina di caffè espresso il prezzo medio è pari a 1,21 euro. Lo segue a ruota Bolzano, con un costo medio di 1,19 euro.
In generale in tutto il Nordest d’Italia si trova un espresso ad un prezzo leggermente sopra la media: anche a Udine, Pordenone, Brescia, Padova e Bologna il prezzo di aggira infatti intorno a 1,11 euro.
Le città del Nord sono tra le meno convenienti per consumare un espresso al bar.
La conferma arriva dal prezzo medio di 1,10 euro per una tazzina di caffè a Belluno, Gorizia, Ferrara, Rovigo, Vicenza, Ravenna, Rimini e Modena e non sono da meno i prezzi di Firenze e Venezia dove un caffè espresso costa mediamente 1,09 euro.
# Il caffè meno caro d’Italia? Catanzaro
Credit: @anna.arvy
Senza neanche dirlo, il caffè più economico d’Italia si trova al sud.
Ribalta la classifica infatti Catanzaro, dove il prezzo medio di una tazzina di caffè è di 80 centesimi. Lo seguono Messina, Cosenza e Reggio Calabria dove il costo di un caffè non supera i 90 centesimi.
Vicine anche Napoli e la capitale, dove un caffè costa all’incirca 91 centesimi.
# E Milano? Nella media
Vi sarete accorti che manca Milano, città famosa per i suoi prezzi elevati. Rimangono alle stelle gli affitti ma in cambio il caffè costa circa 1,03 centesimi.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Uno spettacolo naturale creato da un “semplice” salto d’acqua, degno di essere citato anche da uno dei giornali più famosi al mondo, il britannico Financial Times.
La GROTTA URLANTE: uno spettacolo naturale da “prima pagina”
# La cascata amplificata dalle rocce
Credits: @dali_cre Grotta Urlante
La Grotta Urlante prende questo nome dal rumore che fa l’acqua saltando: in un silenzio assordante come è quello della grotta, l’unico suono che si sente è proprio quello dell’acqua, amplificato dall’acustica naturale delle rocce. Questa straordinaria cascata si trova lungo la strada che porta a Firenze, nella località di Giumella, frazione nel piccolo paese di Premilcuore, un comune di neanche mille anime a 40 km da Forlì.
Per poter vedere il salto d’acqua tra i più suggestivi della zona, bisogna recarsi in prossimità del Ponte Scanno, ora chiamato Ponte Nuovo, alto 16 metri e formato da un’unica arcata. Qui l’acqua precipita in un gorgo profondo, creando lo spettacolo della Grotta Urlante.
#La citazione sul Financial Times
Credits: @meeters Grotta Urlante
Uno spettacolo unico, celebrato anche dal Financial Times: ”Sotto un vecchio ponte in pietra il fiume viene inghiottito in una spettacolare voragine tra tumulti e rumori assordanti. La grotta sottostante ospita due piscine naturali abbastanza profonde per tuffarsi dalle rocce che la delimitano. Subito dopo la grotta si apre un bel laghetto assolato e dall’acqua limpida. Un luogo magico e divertente.”
# La Grotta Urlante si inserisce nel territorio delle Foreste Casentinesi
La cascata si inserisce nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e in generale si trova in una delle aree verdi più belle, ma anche meno note, d’Italia. Si tratta di uno dei complessi forestali più antichi e più importanti d’Europa e, oltre ad essere patrimonio UNESCO, quest’anno è stato ufficialmente inserito nella “Green List”, massimo riconoscimento green, un po’ come se fosse il Nobel della Natura.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In Italia c’è un piccolo borgo che è un’esposizione d’arte a cielo aperto. Ci sono statue ovunque, e ci sono i robot. E gli affreschi. E una immensa discarica. E c’è una città, in Italia, che è il perfetto palcoscenico per far conoscere un simile borghetto. Dalla Toscana al Veneto, il “Laboratorio Peccioli” approda al Padiglione Italia della Biennale di Venezia
Il BORGO laboratorio di PECCIOLI va a VENEZIA per stupire il MONDO
Venezia, che sia tempo di Covid e non, pullula di eventi. Nei miei anni studenteschi ogni giorno c’era qualcosa da fare. Non solo eventi mondani in cui—impunemente—riuscivo a imbucarmi senza dare troppo nell’occhio, ma anche, e sono la maggiore, eventi culturali, in cui arte, tecnica, creatività e ingenuo si fondono davanti a un panorama che non fa che migliorare ogni cosa. Così, negli anni, ho visitato mostre, musei, palazzi antichi rimessi a nuovo col solo scopo di ospitare mostre itineranti. Profumi antichi, metodi di tortura, abiti storici, strumenti medici antichi… Dispersi in 365 giorni, Venezia nasconde tesori inimmaginabili.
# La Biennale di Venezia e un piccolo borgo vicino a Pisa
Tra tutti, un evento, fisso dal1895, attira turisti da ogni parte del mondo, curiosi o esperti, per godere di centinaia di metri di esposizione di opere artistiche e architettoniche da ogni parte del mondo. È la Biennale di Venezia, un’istituzione culturale che accompagna le estati della città lagunare da oltre 100 anni. E che, anche in questi anni di pandemia mondiale, non si ferma e continua a regalare lustro, spunti, e meraviglia.
E ora vi parlo di un borgo in Toscana. No, non ho perso il filo del discorso, e non ho sbagliato articolo. In realtà, Venezia e Peccioli, un piccolo centro rurale in provincia di Pisa, sono collegati proprio dalla Biennale.
Credits: @peccioliturismo (IG)
Ma torniamo a noi… Peccioli si trova tra Volterra e Pisa, ed è un piccolo calderone di arte, creatività e intelletto. Qui, infatti, progettisti, premi Nobel, architetti, e studiosi si sono riuniti per creare un vero e proprio laboratorio sociale, tecnologico, e artistico a cielo aperto. Non stupisce, quindi, che Peccioli faccia parte del Padiglione Italiadella prossima Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia (maggio-novembre 2021) in uno spazio chiamato proprio “Laboratorio Peccioli”.
Credits: archiportale.com
# Il modello di Peccioli
Nel villaggio pisano di Peccioli, le installazioni, le opere e gli splendidi monumenti d’autore sono immersi nella vita quotidiana. Qui, anche i primi esperimenti nel campo della robotica sociale sono stati condotti in ambienti reali: Passeggiando per i vicoli medievali del borghetto, si vedranno sfilare piccoli robot-spazzino, o che si offriranno di assisterti per tornare a casa o fare la spesa. C’è anche una casa demotica allestita dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e testata da cittadini, incubatori di imprese, società spin-off accademiche e centri di ricerca sull’innovazione.
Tutto si snoda intorno a una enorme discarica la cui gestione, affidata a una joint-venture pubblico-privata, lavora alacremente inghiottendo rifiuti e restituendo energia, ricchezza, servizi, strutture, infrastrutture, assistenza, bellezza, tutela ambientale e benessere in tutta l’Alta Valdera.
La discarica stessa è diventata teatro di progetti artistici e traino per tutto il palcoscenico culturale che è Peccioli. Affrescata da Sergio Staino e dai giganteschi murali del neoavanguardista David Tremlett, che arriva in Toscana dopo la Tate Gallery di Londra e il MoMA di New York. E così, da simbolo della fine delle cose, la discarica di Peccioli si trasforma in uno scenario perfetto per rassegne musicali, sfilate, e spettacoli.
# Laboratorio Peccioli a Venezia
Ed ecco che la Biennale di Venezia celebra questo esempio di tecnica, arte, e sostenibilità. Il Padiglione Italia infatti, che proporrà una visione del nostro Paese attraverso l’ottica delle “Comunità Resilienti”—questo il titolo della mostra, curata da Alessandro Melis (Studio Heliopolis 21)—ha individuato proprio nell’esempio di Peccioli il fulcro di un fermento di idee, visioni, e progetti ecologici, sostenibili, e resilienti da portare ed esibire sulla ribalta veneziana.
Credits: @sillano30 (IG)
“Peccioli rappresenta il punto di incontro tra le buone pratiche in materia ambientale e la necessità di un impatto positivo per le comunità locali”, afferma il curatore del Padiglione Italia, “altro aspetto cruciale è il fatto che i ricavi degli impianti non vengono utilizzati per alimentare un meccanismo economico fine a se stesso. Anzi, è chiara la direzione strategica che, comprendendo che in futuro, idealmente dovremmo essere in grado di ridurre, se non minimizzare il conferimento in discarica, come dimostrano gli investimenti in ricerche sulla sostenibilità e per il rafforzamento della resilienza delle comunità, in innovazione tecnologica, in arte e in formazione sui temi dell’ambiente”.
Il Laboratorio Peccioli all’interno del Padiglione Italia è curato da Nico Panizzi, Ilaria Fruzzetti e Laura Luperi (dello studio Heliopolis 21 di Pisa).
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ho sempre pensato che i soldi spesi per l’arte siano soldi spesi bene, che per una bella scultura o un bel dipinto spenderei molto denaro se ne vale la pena. Ovviamente il prezzo non riguarda il costo effettivo della tela o dei pennelli, è un valore di tutto il lavoro dell’artista e del risultato finale, ma che valore ha il nulla? In Italia è stata venduta per la prima volta una scultura invisibile.
Venduta “io sono”, la prima OPERA D’ARTE INVISIBILE
# “Io sono”
Credit: @salvatore_garau
Si chiama Salvatore Garau ed è un’artista originario di Santa Giusta, in Sardegna.
Già nel febbraio scorso in Piazza della Scala a Milano aveva esposto la sua installazione “Buddha in contemplazione”, portando anche nella nostra città un’arte diversa da quella tradizionale.
É proprio lui che ha realizzato una scultura immateriale, completamente invisibile, dal titolo “Io sono”.
Non si vede, non si sente, non si può toccare, si compra un’idea, un concetto e anche questo può essere considerata arte, ma quanto vale?
L’opera è stata venduta per ben 15mila euro nell’asta organizzata da Art-Rite, una delle poche case d’aste italiane che si occupa di “sedute” dedicate esclusivamente alla contemporary art.
Stimata in partenza 6mila euro, ha raddoppiato la base arrivando, al martello, a 12mila euro (15mila con i diritti d’asta).
# L’opera invisibile
Credit: unionesarda.it
L’opera va collocata in un’abitazione privata entro uno spazio libero da qualsiasi ingombro e la sue dimensioni sono di circa 150 x 150 centimetri.
Ma cosa riceve l’acquirente? Di fisico ovviamente niente.
Il compratore riceve solo un certificato di garanzia che testimonia l’archiviazione dell’opera e rappresenta l’unico elemento visivo presente nel catalogo dove, al posto della tradizionale immagine di un’opera tangibile, è riprodotto uno spazio bianco assoluto.
# Una nuova visione di arte
Le opere dell’artista sardo hanno una nuova valenza storica e rappresentano una perfetta metafora dei nostri giorni. Il lavoro, in quanto invisibile non può essere riprodotto, perchè cercare quindi di darne una forma materiale? A questo si aggiunge anche il vantaggio in termini di impatto ambientale che delle opere invisibili hanno.
Come commenta Garau: “Il buon esito dell’asta testimonia un fatto inconfutabile: il vuoto non è altro che uno spazio pieno di energia, e se anche lo svuotiamo e resta il nulla, secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg quel nulla ha un peso. Ha quindi energia che si condensa e si trasforma in particelle, insomma in noi!”
Comprare una scultura invisibile non è una cosa da tutti e potrebbe sembrare problematico quando si hanno ospiti in casa e si vuole mostrare il nuovo acquisto. “Ho preso una nuova scultura per ben 15 mila euro? Dov’è? lì…davanti a voi…”.
Dietro la scultura invisibile di Garau c’è però un nuovo modo di vedere l’arte e forse il mondo.
Quando si espone una scultura immateriale in uno spazio, in quell’ambiente si concentrerà una densità di pensieri in un punto preciso, creando quasi una sorta di effettiva scultura attraverso la mente e alla fine, se non è arte il pensiero? Cos’è?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La morte di Battiato è stata considerata da tutti una grossa perdita.
Battiato è stato nel suo tempo storico ma senza conformarsi al pensiero e alle mode del suo tempo.
È stato nel fluire del tempo ma non è mai sceso nell’arena degli schieramenti e dei luoghi comuni. Si è adoperato a comunicare con tutti senza perdere la sua autonomia e senza pregiudicare la sua creatività artistica.
Questo gli ha permesso di toccare le note più alte legate alla natura umana e non alle convenzioni.
Forse il grande insegnamento che ci può trasmettere Battiato è che nell’epoca in cui tutti cercano il successo rincorrendo il consenso, chi vive la sua vita per piacere agli altri non otterrà mai un consenso autentico e diffuso.
Battiato ha dimostrato che tanto più affermi una tua identità originale tanto più riesci ad essere apprezzato e a contribuire al tuo periodo storico.
Chi vuole piacere, non piace. Mentre chi si distacca dalla voglia di piacere, alla fine può venire apprezzato da tutti.
Architetto e artista. Uno dei simboli della nuova Milano. Il suo Atelier rappresenta uno dei luoghi più suggestivi a Milano. Abbiamo chiesto a Duilio Forte di indicarci i 5 esempi che rappresentano meglio lo stile dell’architettura milanese. Queste le sue 5 scelte.
5 LUOGHI per capire l’ARCHITETTURA MILANESE secondo l’architetto e artista Duilio Forte
#1 La Mondadori di Niemeyer
Sede Mondadori
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Credits florencia_andreola IG - Mondandori
Credits florencia_andreola IG - Mondandori
Milano
Milano
“La sede di Mondadori a Segrate è un edificio straordinario, una delle opere più importanti di uno dei grandi architetti del novecento, il brasiliano Oscar Niemeyer”. L’edificio sembra quasi un’apparizione, un oggetto monumentale e transitorio al tempo stesso, dove l’acqua, nel quale la sede si rispecchia e si raddoppia, svolge un ruolo fondamentale nel quadro della composizione generale.
#2 Il Pirellone progettato da Gio Ponti
Pirellone
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Credits massimilianogiannocco IG - Pirellone
Credits massimilianogiannocco IG - Pirellone
Credits balimaggie IG - Pirellone
Credits balimaggie IG - Pirellone
“Il Grattacielo Pirelli o Pirellone è uno dei più bei grattacieli del mondo, tra i più imitati”. Si ispirano a lui il MetLife Building a New York, la torre del Banco Atlantico di Barcellona e il grattacielo della Lonza Group di Basilea. Progettato da Gio Ponti, è un’opera architettonica importante, propria del razionalismo italiano e con i suoi 127 metri di altezza è uno degli edifici in cemento armato più imponenti al mondo.
#3 Torre Velasca dello studio BBPR
Torre Velasca
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accensione velasca
“L’idea interessante della Torre Branca è di riprendere le torri medievali, un disegno straordinario, unico al mondo, molto milanese. Anche il colore fa riferimento al medio evo lombardo“. Realizzato dal famoso studio di architettura italiano BBPR, l’edificio rappresenta uno dei pochi esempi italiani di architettura post-razionalista brutalista.
Credits: Andrea Martiradon - Restyling Nave di Morettina
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“Una delle architetture più audaci, che invece di nascere dal basso nasce dall’alto“. La forma richiama una grande lama o una nave grazie al gioco volumetrico tra i due edifici. Quello più alto, appoggiandosi su quello più basso, si percepisce come una prua nell’atto di sfondare lo spazio verso la strada.
Torre Branca - Viale Luigi Camoens, 2 (Parco Sempione)
“La Torre Branca rappresenta la struttura organica, esilissima con una forma molto originale perché in diagonale, riprende i temi di Gio Ponti”. Realizzata nel 1933, la rastremazione assai leggera le conferisce un aspetto quasi prismatico, è stata costruita interamente in tubi di acciaio Dalmine, flangiati e imbullonati. La sua altezza arriva a 108,6 metri, appena più bassa della Madonnina del Duomo che all’epoca non poteva essere ancora superata.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo auto e treno si è aperta una nuova via per arrivare in Svizzera. A piedi.
Milano – Svizzera: inaugurato il SENTIERO per arrivarci a PIEDI
Una vecchia via di scorrimento che metteva in comunicazione Milano con la Svizzera torna ad essere completamente percorribile grazie alla rimessa in sesto dell’ultimo tratto mancante, quello tra Abbiada Lariana e Lecco, grazie a una serie di lavori in parte finanziati da un programma di cooperazione italo-elvetico.
Un totale di 220 km che si snodano tra alcune meravigliose vallate e camminamenti in sicurezza lungo gli argini della Martesana, chiamato dai milanesi il Piccolo Naviglio, l’Adda e il lago di Lecco/Como. Un percorso tecnicamente non impegnativo che consente di rivivere una via commerciale utilizzata dai nostri avi. Risalente agli antichi romani il Sentiero del Viandante, come ogni via commerciale del passato, aveva consentito lo sviluppo di numerose attività di produzione e di ristoro delle quali esiste ancora traccia. Vecchie case rurali, piccoli castelli, mulini e chiese rendono il camminamento estremamente affascinante. Come detto non risulta essere particolarmente impegnativo anche se alcuni tratti di mulattiera impongono quantomeno una certa attenzione nella sua percorrenza.
Tutto il percorso in 12 giorni
Credits: svizzeramo.it – Berna
L’intero tratto, stando alle molte indicazioni date da vai siti e blog, è possibile coprirlo in 12 giorni, sempre tenendo conto della personale andatura oltre che dalla preparazione. Con l’arrivo della bella stagione è comunque consigliabile approcciarsi a qualche tratto intermedio privilegiando quelli più panoramici. A piedi e in bicicletta, da soli o in compagnia, evitando però di usare passeggini per i quali, in alcuni tratti, risulta essere piuttosto complicato, specie nel tratto elvetico della val Mesolcina dove il sentiero risulta più impegnativo rispetto alla nostra Val Chiavenna.
Ci sono montagne che hanno sembianze umane. Ecco le più belle scattate da Bernhard Lang pubblicate su Viaggi Corriere
Le MONTAGNE dal VOLTO UMANO (c’è anche Trump)
“Da che punto guardi il mondo tutto dipende”, cantava Jarabe de Palo. E in giro per il globo ci sono delle montagne che questa frase la confermano letteralmente: ad avere l’idea è stato il fotografo tedesco Bernhard Lang, che ha scattato alcune particolari fotografie alle catene montuose in Austria, Germania, Slovenia e Svizzera. Le istantanee del progetto “Pareidolia-Mountain Faces” sembrano normali finché non vengono inclinate di 90°, dopodiché si trasformano in sorprendenti montagne dai volti umani. Si chiama “pareidolia” ed è il meccanismo che porta la nostra mente a collegare forme già note ad ogni tipo di oggetto. Vediamo gli scatti più belli, c’è anche il volto di Trump.
#1 La Greca addormentata (Erlakogel – Austria)
Credit: viaggi.corriere.it
Questa montagna è detta anche la “Greca addormentata”: secondo un’antica leggenda testimonierebbe l’effimera felicità di un gigante e di un’ondina.
#2 L’uomo col turbante in testa (Široka Peč – Slovenia)
Credit: viaggi.corriere.it
In questo caso la montagna-volto richiama un uomo con il turbante in testa.
#3 Il capo tribù (Hochkalter – Austria)
Credit: viaggi.corriere.it
Il grande naso e il cappello piumato sul capo, danno alle cime le sembianze di un capo di una tribù indigena.
#4 La Strega Dormiente (Lattengebirge – Germania)
Credit: viaggi.corriere.it
Se si osserva bene questa montagna si può vedere una strega dormiente con il suo naso aquilino.
#5 Friedrich Schiller (Schillerkopf – Austria)
Credit: viaggi.corriere.it
Quest’altra invece, anch’essa grazie al suo grande “naso”, ricorda Friedrich Schiller, poeta, filosofo, drammaturgo e storico tedesco.
#6 Pilatus (Svizzera)
Credit: viaggi.corriere.it
La leggenda narra che Ponzio Pilato trovò il suo ultimo luogo di riposo nell’ormai insabbiato lago di montagna Pilatussee, e questo sarebbe appunto il suo volto.
#7 La Trump Rock (Boschi di Feldberg – Germania)
Credit: viaggi.corriere.it
Questa roccia è chiamata “Trump Rock”, proprio perché non solo somiglia al viso di Trump ma ne riproduce fedelmente anche la capigliatura.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Visite guidate, mostre, esplorazioni urbane, spettacoli teatrali e workshop, è il festival diffuso Genius Loci, Dove abita il genio arrivato alla sua quarta edizione nella capitale e aperto fino al 30 Maggio.
Genius Loci, “dove abita il genio”: a Roma il festival diffuso della SCIENZA
Dove abita il genio? A Roma, con Genius Loci, la festa della scienza
Roma, universalmente nota come città dell’arte e della storia, con questo festival si scopre anche Capitale della ricerca e della produzione scientifica italiana. Genius Loci, nasce con l’intento di accompagnare il cittadino alla scoperta degli spazi della produzione e della ricerca scientifica dove incontrare i suoi protagonisti per raccontare dove abita il genio. Tutti gli eventi del Festival sono ad accesso gratuito, alcuni con prenotazione.
# “Mio nonno non buttava via niente COVID-19 EDISCION”
Iniziato l’11 maggio ha già visto la realizzazione di molti eventi fra cui una serie di workoshop su come raccontare la Scienzacon metodo scientifico nel mondo virtuale e una visita all’Istituto di Ingegneria del Mare. Con “Mio nonno non buttava via niente COVID-19 EDISCION” invece, una performance teatrale ha raccontato l’economia circolare facendola diventare pop, irriverente, poetica e anche “fascinosamente coatta” e con il programma Naturalisti in erba i bambini hanno potuto fare una Passeggiata Storico Naturalistica al Parco dell’Insugherata.
# Il programma
In programma per il 21 maggio è prevista una visita ai laboratori di trasformazione dei cereali del CREA, Centro di Ricerca ingegneria e trasformazioni agroalimentari. La visita ai laboratori, che si affacciano sulla suggestiva cornice naturale del Parco dell’Inviolatella Borghese, permetterà di scoprire un volto nuovo e inedito di Roma e di entrare in contatto con le molte energie che animano il suo spirito scientifico.
L’orologio a Villa Borghese
Sabato 22 un tour si snoderà tra due importanti luoghi del sapere: L’Accademia dell’Arcadia e dei Lincei. L’Accademia dei Lincei fondata nel 1600 dal naturalista Federico Cesi, fu considerata la prima accademia scientifica moderna, con lo scopo di diffondere la conoscenza tra tutti gli uomini. Insediata nella cinquecentesca Villa Farnesina presso Via della Lungara, lungo asse viario voluto da papa Giulio II, annoverava tra i suoi soci grandi nomi di scienziati e scienziate. L’Accademia dell’Arcadia fu invece fondata nel 1660 da quattordici letterati appartenenti al circolo della regina Cristina di Svezia, prevalentemente di interesse letterario, i suoi iscritti sceglievano un nuovo nome per diventare membri
Con PIANETA TERA – La fine der monno il 23 maggio si svolgerà uno spillover su ambiente e pandemia, uno spettacolo che racconta la fine del pianeta “tera” in romanesco. Un testo teatrale inedito, una riflessione coatta su come riuscire a distinguere gli scienziati dai falsi profeti.
Nella giornata del 25 Maggio, presso il Museo Storico della Fisica e Centro Ricerche “Enrico Fermi”, si svolgerà una campagna di misure dedicata alla fisica dei raggi cosmici. Sono in programma anche Visite on line all’Istituto Superiore di Sanità e al CNR, all’orto botanico di Tor vergata, al quartiere Eur, alla sede di ReiThera, il Centro Ricerche che sta sviluppando il vaccino contro il Covid19 in consorzio con Leukocare di Monaco e Univercells di Bruxelles.
# Il trekking urbano
Isola Tiberina
Un Trekking urbano Terrae-motus sabato 29, una passeggiata nel centro di Roma per ripercorrere la storia della Capitale attraverso i suoi terremoti, da quello del 443 d.C. che fece crollare la navata centrale della Basilica di San Paolo o quello dell’847 d.C. che buttò giù l’obelisco di Montecitorio e un tour all’isola del serpente chiuderà il Festival andando Alla scoperta di uno dei luoghi più affascinanti di Roma, l’Isola Tiberina, lembo di terra in mezzo al fiume che dal III secolo a.C. è consacrato alla medicina, infatti per la sua natura di isola questa caratteristica parte della città è stata, fin da tempi antichissimi, deputata alla quarantena e alla cura degli infermi.
# La fotografia della Scienza
Infine è interessante notare come ogni edizione di Genius Loci ospita un progetto fotografico declinato sul rapporto tra Roma e la scienza. Per l’edizione 2021 i fotografi di Roma Fotografia ci raccontano come si sono trasformati e come sono stati vissuti i luoghi della città, pubblici e privati, in questo anno caratterizzato dalla pandemia.
Un racconto per immagini di come reinventare gli spazi della socialità e dello stare insieme visto che La pandemia sta cambiando le città, ma, se guardiamo alla storia, non dovremmo stupirci più di tanto: molti dei modi in cui viviamo e abitiamo il mondo li dobbiamo a invenzioni elaborate proprio per far fronte alle epidemie.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Vi piacciono i racconti del mistero? E visitare castelli? Se la risposta è si, continuate a leggere per scoprire cinque castelli e i loro misteri, in Trentino.
I 5 CASTELLI più MISTERIOSI del Trentino
Se dico “Trentino” cosa vi viene in mente?
Montagne, vallate, neve, cibo squisito e caloroso, ma anche percorsi incantevoli, città piene di storia e colori, e magari anche le mele, perché no. Ma scommetto che la prima cosa a venirvi in mente non sarebbero i fantasmi, le leggende, e i misteri.
Credits: @leoilcorra (IG)
Quindi vi parlerò di questo. Perché in Trentino—come del resto in tutta Italia—le storie di posti incantati sono parallele a quelle di luoghi infestati, teatro di eventi misteriosi, e portatori di antiche leggende. E quale miglior posto per contenere leggende e misteri se non un castello? Oggi ne scopriremo cinque tra i più misteriosi di tutto il Trentino.
#1 Castel Caldes
Credits: @giulia___gemma (IG)
Si narra, in bassa Val di Sole, della tragica storia di Olinda, figlia del nobile Rodemondo di Castel Caldes, promessa sposa dal padre a un uomo che non amava. La giovane, infatti, si struggeva d’amore per il menestrello di corte Arunte. Rodemondo, appresa questo inaccettabile sentimento, fece rinchiudere il giovane, per poi farlo uccidere.
La nobile Olinda, che aveva riempito la stanza di affreschi appassionati durante la prigionia del suo amato, venuta a conoscenza della sua morte, cadde in depressione, e soffro così tanto da lasciarsi morire. Da allora, si dice che nel castello si aggiri ancora quell’anima triste e mai appagata d’amore. State in guardia, quindi, quando visiterete il castello, perché potreste imbattervi nella povera e sconsolata Olinda in cerca ancora del suo amato Arunte.
#2 Castello del Buonconsiglio
Credits: beniculturalionline.it
A Trento c’è un castello molto famoso. È il Castello del Buonconsiglio, da molti soprannominato “del Malconsiglio”. Sapete perché?
Sembra che, molto tempo fa, sotto la Torre d’Augusto gruppi di streghe celebrassero riti satanici in nome—e in compagnia—di Belzebù in persona, e che lanciassero temporali e intemperie sulla città per puro divertimento. Ma non è tutto.
Le streghe, poi cacciate sul Monte Calisio, non sono l’unica sfortunata presenza del castello: si dice che nei pressi della fontana si aggiri lo spirito di una giovane donna vestita di bianco, intenta a lavare i suoi panni nelle acque di fonte. Un motivo in più per tenere gli occhi aperti.
#3 Castel Nanno
Credits: @maurosbiker (IG)
In Val di Non, oltre a meravigliosi paesaggi e aria fresca, c’è qualcos’altro che potrebbe attirare la vostra attenzione. Si tratta del magnifico Castel Nanno, una mastodontica opera medievale risalente—sembrerebbe—addirittura alla metà del Duecento. Qui si è consumata la triste storia d’amore tra Melisenda e Ludovico.
Come due giovani Romeo e Giulietta, i due innamorati appartenevano a due famiglie rivali, per nulla intenzionate a legarsi a vicenda da un vincolo così forte come l’amore della loro progenie.
Si narra che un giorno, il padre di Melisenda scoprì i due amanti e, in preda alla sua furia, li murò vivi in due piccole nicchie del castello. Nelle notti di maggio, sembra sia ancora possibile udire i loro lamenti strazianti nel silenzio delle spesse mura del castello.
#4 Castel Drena
Credits: @gardaoutdoors (IG)
Sulle rive del Garda Trentino si trova il castello medievale di Drena. Il luogo dove adesso sorge il castello un tempo era abitato da popolazioni primitive dell’età del Bronzo, e la posizione era strategica per controllare l’intera Valle del Sarca. Motivo per cui, le mura del castello furono teatro di molti scontri e battaglie.
Per questo motivo, si dice che a Castel Drena ci fosse bisogno di un modo sicuro, sorvegliato, e inattaccabile per proteggere il tesoro di corte. Le scelte erano molte, tra valorosi condottieri, guardie fidate, e metodi di difesa medievale. Ma i castellani scelsero il più valido e invincibile: il Diavolo in persona. State attenti, quindi, a non allarmare il più abile dei guardiani durante la vostra visita, o potreste ritrovarvi in seri guai.
#5 Castel Beseno
Credits: @instadelu (IG)
Ed eccoci all’ultima tappa di questo itinerario misterioso e leggendario, tra Trento e Rovereto. nel più grande complesso medievale di tutto il Trentino. Siamo a Castel Beseno, teatro di numerose leggende e dicerie. Le prime notizie, risalenti al XII secolo, narrano già di come un misterioso cavaliere nero governasse sul paesino di Besenello tra soprusi e angherie. Ma partiamo dall’inizio.
Si racconta che una notte di tempesta, nel piccolo paesino abito da contadini, arrivò un misterioso cavaliere vestito di nero in sella al suo destriero del colore del buio. L’uomo, insieme ai suoi scagnozzi, minacciò di morte gli abitanti del paesino a meno che non gli avessero costruito un castello in cima alla collina. E i poveri contadini obbedirono, mettendo di fatto il cavaliere a capo delle loro vite. Si dice infatti, che il Cavaliere Nero non facesse che tassare e maltrattare gli abitanti di Besenello, e che per questo il popolo, stanco finalmente di tanti soprusi, attaccò il castello e costringe alla fuga il Cavaliere.
Tuttavia, sembra che nelle notti di luna piena sia possibile vedere una flebile fiamma aggirarsi tra le mura ormai in rovina del castello: si tratta del fantasma del Cavaliere, condannato a vagare per l’eternità come pena per le malefatte commesse in vita.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.