Dopo auto e treno si è aperta una nuova via per arrivare in Svizzera. A piedi.
Milano – Svizzera: inaugurato il SENTIERO per arrivarci a PIEDI
Una vecchia via di scorrimento che metteva in comunicazione Milano con la Svizzera torna ad essere completamente percorribile grazie alla rimessa in sesto dell’ultimo tratto mancante, quello tra Abbiada Lariana e Lecco, grazie a una serie di lavori in parte finanziati da un programma di cooperazione italo-elvetico.
Un totale di 220 km che si snodano tra alcune meravigliose vallate e camminamenti in sicurezza lungo gli argini della Martesana, chiamato dai milanesi il Piccolo Naviglio, l’Adda e il lago di Lecco/Como. Un percorso tecnicamente non impegnativo che consente di rivivere una via commerciale utilizzata dai nostri avi. Risalente agli antichi romani il Sentiero del Viandante, come ogni via commerciale del passato, aveva consentito lo sviluppo di numerose attività di produzione e di ristoro delle quali esiste ancora traccia. Vecchie case rurali, piccoli castelli, mulini e chiese rendono il camminamento estremamente affascinante. Come detto non risulta essere particolarmente impegnativo anche se alcuni tratti di mulattiera impongono quantomeno una certa attenzione nella sua percorrenza.
Tutto il percorso in 12 giorni
Credits: svizzeramo.it – Berna
L’intero tratto, stando alle molte indicazioni date da vai siti e blog, è possibile coprirlo in 12 giorni, sempre tenendo conto della personale andatura oltre che dalla preparazione. Con l’arrivo della bella stagione è comunque consigliabile approcciarsi a qualche tratto intermedio privilegiando quelli più panoramici. A piedi e in bicicletta, da soli o in compagnia, evitando però di usare passeggini per i quali, in alcuni tratti, risulta essere piuttosto complicato, specie nel tratto elvetico della val Mesolcina dove il sentiero risulta più impegnativo rispetto alla nostra Val Chiavenna.
Ci sono montagne che hanno sembianze umane. Ecco le più belle scattate da Bernhard Lang pubblicate su Viaggi Corriere
Le MONTAGNE dal VOLTO UMANO (c’è anche Trump)
“Da che punto guardi il mondo tutto dipende”, cantava Jarabe de Palo. E in giro per il globo ci sono delle montagne che questa frase la confermano letteralmente: ad avere l’idea è stato il fotografo tedesco Bernhard Lang, che ha scattato alcune particolari fotografie alle catene montuose in Austria, Germania, Slovenia e Svizzera. Le istantanee del progetto “Pareidolia-Mountain Faces” sembrano normali finché non vengono inclinate di 90°, dopodiché si trasformano in sorprendenti montagne dai volti umani. Si chiama “pareidolia” ed è il meccanismo che porta la nostra mente a collegare forme già note ad ogni tipo di oggetto. Vediamo gli scatti più belli, c’è anche il volto di Trump.
#1 La Greca addormentata (Erlakogel – Austria)
Credit: viaggi.corriere.it
Questa montagna è detta anche la “Greca addormentata”: secondo un’antica leggenda testimonierebbe l’effimera felicità di un gigante e di un’ondina.
#2 L’uomo col turbante in testa (Široka Peč – Slovenia)
Credit: viaggi.corriere.it
In questo caso la montagna-volto richiama un uomo con il turbante in testa.
#3 Il capo tribù (Hochkalter – Austria)
Credit: viaggi.corriere.it
Il grande naso e il cappello piumato sul capo, danno alle cime le sembianze di un capo di una tribù indigena.
#4 La Strega Dormiente (Lattengebirge – Germania)
Credit: viaggi.corriere.it
Se si osserva bene questa montagna si può vedere una strega dormiente con il suo naso aquilino.
#5 Friedrich Schiller (Schillerkopf – Austria)
Credit: viaggi.corriere.it
Quest’altra invece, anch’essa grazie al suo grande “naso”, ricorda Friedrich Schiller, poeta, filosofo, drammaturgo e storico tedesco.
#6 Pilatus (Svizzera)
Credit: viaggi.corriere.it
La leggenda narra che Ponzio Pilato trovò il suo ultimo luogo di riposo nell’ormai insabbiato lago di montagna Pilatussee, e questo sarebbe appunto il suo volto.
#7 La Trump Rock (Boschi di Feldberg – Germania)
Credit: viaggi.corriere.it
Questa roccia è chiamata “Trump Rock”, proprio perché non solo somiglia al viso di Trump ma ne riproduce fedelmente anche la capigliatura.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Visite guidate, mostre, esplorazioni urbane, spettacoli teatrali e workshop, è il festival diffuso Genius Loci, Dove abita il genio arrivato alla sua quarta edizione nella capitale e aperto fino al 30 Maggio.
Genius Loci, “dove abita il genio”: a Roma il festival diffuso della SCIENZA
Dove abita il genio? A Roma, con Genius Loci, la festa della scienza
Roma, universalmente nota come città dell’arte e della storia, con questo festival si scopre anche Capitale della ricerca e della produzione scientifica italiana. Genius Loci, nasce con l’intento di accompagnare il cittadino alla scoperta degli spazi della produzione e della ricerca scientifica dove incontrare i suoi protagonisti per raccontare dove abita il genio. Tutti gli eventi del Festival sono ad accesso gratuito, alcuni con prenotazione.
# “Mio nonno non buttava via niente COVID-19 EDISCION”
Iniziato l’11 maggio ha già visto la realizzazione di molti eventi fra cui una serie di workoshop su come raccontare la Scienzacon metodo scientifico nel mondo virtuale e una visita all’Istituto di Ingegneria del Mare. Con “Mio nonno non buttava via niente COVID-19 EDISCION” invece, una performance teatrale ha raccontato l’economia circolare facendola diventare pop, irriverente, poetica e anche “fascinosamente coatta” e con il programma Naturalisti in erba i bambini hanno potuto fare una Passeggiata Storico Naturalistica al Parco dell’Insugherata.
# Il programma
In programma per il 21 maggio è prevista una visita ai laboratori di trasformazione dei cereali del CREA, Centro di Ricerca ingegneria e trasformazioni agroalimentari. La visita ai laboratori, che si affacciano sulla suggestiva cornice naturale del Parco dell’Inviolatella Borghese, permetterà di scoprire un volto nuovo e inedito di Roma e di entrare in contatto con le molte energie che animano il suo spirito scientifico.
L’orologio a Villa Borghese
Sabato 22 un tour si snoderà tra due importanti luoghi del sapere: L’Accademia dell’Arcadia e dei Lincei. L’Accademia dei Lincei fondata nel 1600 dal naturalista Federico Cesi, fu considerata la prima accademia scientifica moderna, con lo scopo di diffondere la conoscenza tra tutti gli uomini. Insediata nella cinquecentesca Villa Farnesina presso Via della Lungara, lungo asse viario voluto da papa Giulio II, annoverava tra i suoi soci grandi nomi di scienziati e scienziate. L’Accademia dell’Arcadia fu invece fondata nel 1660 da quattordici letterati appartenenti al circolo della regina Cristina di Svezia, prevalentemente di interesse letterario, i suoi iscritti sceglievano un nuovo nome per diventare membri
Con PIANETA TERA – La fine der monno il 23 maggio si svolgerà uno spillover su ambiente e pandemia, uno spettacolo che racconta la fine del pianeta “tera” in romanesco. Un testo teatrale inedito, una riflessione coatta su come riuscire a distinguere gli scienziati dai falsi profeti.
Nella giornata del 25 Maggio, presso il Museo Storico della Fisica e Centro Ricerche “Enrico Fermi”, si svolgerà una campagna di misure dedicata alla fisica dei raggi cosmici. Sono in programma anche Visite on line all’Istituto Superiore di Sanità e al CNR, all’orto botanico di Tor vergata, al quartiere Eur, alla sede di ReiThera, il Centro Ricerche che sta sviluppando il vaccino contro il Covid19 in consorzio con Leukocare di Monaco e Univercells di Bruxelles.
# Il trekking urbano
Isola Tiberina
Un Trekking urbano Terrae-motus sabato 29, una passeggiata nel centro di Roma per ripercorrere la storia della Capitale attraverso i suoi terremoti, da quello del 443 d.C. che fece crollare la navata centrale della Basilica di San Paolo o quello dell’847 d.C. che buttò giù l’obelisco di Montecitorio e un tour all’isola del serpente chiuderà il Festival andando Alla scoperta di uno dei luoghi più affascinanti di Roma, l’Isola Tiberina, lembo di terra in mezzo al fiume che dal III secolo a.C. è consacrato alla medicina, infatti per la sua natura di isola questa caratteristica parte della città è stata, fin da tempi antichissimi, deputata alla quarantena e alla cura degli infermi.
# La fotografia della Scienza
Infine è interessante notare come ogni edizione di Genius Loci ospita un progetto fotografico declinato sul rapporto tra Roma e la scienza. Per l’edizione 2021 i fotografi di Roma Fotografia ci raccontano come si sono trasformati e come sono stati vissuti i luoghi della città, pubblici e privati, in questo anno caratterizzato dalla pandemia.
Un racconto per immagini di come reinventare gli spazi della socialità e dello stare insieme visto che La pandemia sta cambiando le città, ma, se guardiamo alla storia, non dovremmo stupirci più di tanto: molti dei modi in cui viviamo e abitiamo il mondo li dobbiamo a invenzioni elaborate proprio per far fronte alle epidemie.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Vi piacciono i racconti del mistero? E visitare castelli? Se la risposta è si, continuate a leggere per scoprire cinque castelli e i loro misteri, in Trentino.
I 5 CASTELLI più MISTERIOSI del Trentino
Se dico “Trentino” cosa vi viene in mente?
Montagne, vallate, neve, cibo squisito e caloroso, ma anche percorsi incantevoli, città piene di storia e colori, e magari anche le mele, perché no. Ma scommetto che la prima cosa a venirvi in mente non sarebbero i fantasmi, le leggende, e i misteri.
Credits: @leoilcorra (IG)
Quindi vi parlerò di questo. Perché in Trentino—come del resto in tutta Italia—le storie di posti incantati sono parallele a quelle di luoghi infestati, teatro di eventi misteriosi, e portatori di antiche leggende. E quale miglior posto per contenere leggende e misteri se non un castello? Oggi ne scopriremo cinque tra i più misteriosi di tutto il Trentino.
#1 Castel Caldes
Credits: @giulia___gemma (IG)
Si narra, in bassa Val di Sole, della tragica storia di Olinda, figlia del nobile Rodemondo di Castel Caldes, promessa sposa dal padre a un uomo che non amava. La giovane, infatti, si struggeva d’amore per il menestrello di corte Arunte. Rodemondo, appresa questo inaccettabile sentimento, fece rinchiudere il giovane, per poi farlo uccidere.
La nobile Olinda, che aveva riempito la stanza di affreschi appassionati durante la prigionia del suo amato, venuta a conoscenza della sua morte, cadde in depressione, e soffro così tanto da lasciarsi morire. Da allora, si dice che nel castello si aggiri ancora quell’anima triste e mai appagata d’amore. State in guardia, quindi, quando visiterete il castello, perché potreste imbattervi nella povera e sconsolata Olinda in cerca ancora del suo amato Arunte.
#2 Castello del Buonconsiglio
Credits: beniculturalionline.it
A Trento c’è un castello molto famoso. È il Castello del Buonconsiglio, da molti soprannominato “del Malconsiglio”. Sapete perché?
Sembra che, molto tempo fa, sotto la Torre d’Augusto gruppi di streghe celebrassero riti satanici in nome—e in compagnia—di Belzebù in persona, e che lanciassero temporali e intemperie sulla città per puro divertimento. Ma non è tutto.
Le streghe, poi cacciate sul Monte Calisio, non sono l’unica sfortunata presenza del castello: si dice che nei pressi della fontana si aggiri lo spirito di una giovane donna vestita di bianco, intenta a lavare i suoi panni nelle acque di fonte. Un motivo in più per tenere gli occhi aperti.
#3 Castel Nanno
Credits: @maurosbiker (IG)
In Val di Non, oltre a meravigliosi paesaggi e aria fresca, c’è qualcos’altro che potrebbe attirare la vostra attenzione. Si tratta del magnifico Castel Nanno, una mastodontica opera medievale risalente—sembrerebbe—addirittura alla metà del Duecento. Qui si è consumata la triste storia d’amore tra Melisenda e Ludovico.
Come due giovani Romeo e Giulietta, i due innamorati appartenevano a due famiglie rivali, per nulla intenzionate a legarsi a vicenda da un vincolo così forte come l’amore della loro progenie.
Si narra che un giorno, il padre di Melisenda scoprì i due amanti e, in preda alla sua furia, li murò vivi in due piccole nicchie del castello. Nelle notti di maggio, sembra sia ancora possibile udire i loro lamenti strazianti nel silenzio delle spesse mura del castello.
#4 Castel Drena
Credits: @gardaoutdoors (IG)
Sulle rive del Garda Trentino si trova il castello medievale di Drena. Il luogo dove adesso sorge il castello un tempo era abitato da popolazioni primitive dell’età del Bronzo, e la posizione era strategica per controllare l’intera Valle del Sarca. Motivo per cui, le mura del castello furono teatro di molti scontri e battaglie.
Per questo motivo, si dice che a Castel Drena ci fosse bisogno di un modo sicuro, sorvegliato, e inattaccabile per proteggere il tesoro di corte. Le scelte erano molte, tra valorosi condottieri, guardie fidate, e metodi di difesa medievale. Ma i castellani scelsero il più valido e invincibile: il Diavolo in persona. State attenti, quindi, a non allarmare il più abile dei guardiani durante la vostra visita, o potreste ritrovarvi in seri guai.
#5 Castel Beseno
Credits: @instadelu (IG)
Ed eccoci all’ultima tappa di questo itinerario misterioso e leggendario, tra Trento e Rovereto. nel più grande complesso medievale di tutto il Trentino. Siamo a Castel Beseno, teatro di numerose leggende e dicerie. Le prime notizie, risalenti al XII secolo, narrano già di come un misterioso cavaliere nero governasse sul paesino di Besenello tra soprusi e angherie. Ma partiamo dall’inizio.
Si racconta che una notte di tempesta, nel piccolo paesino abito da contadini, arrivò un misterioso cavaliere vestito di nero in sella al suo destriero del colore del buio. L’uomo, insieme ai suoi scagnozzi, minacciò di morte gli abitanti del paesino a meno che non gli avessero costruito un castello in cima alla collina. E i poveri contadini obbedirono, mettendo di fatto il cavaliere a capo delle loro vite. Si dice infatti, che il Cavaliere Nero non facesse che tassare e maltrattare gli abitanti di Besenello, e che per questo il popolo, stanco finalmente di tanti soprusi, attaccò il castello e costringe alla fuga il Cavaliere.
Tuttavia, sembra che nelle notti di luna piena sia possibile vedere una flebile fiamma aggirarsi tra le mura ormai in rovina del castello: si tratta del fantasma del Cavaliere, condannato a vagare per l’eternità come pena per le malefatte commesse in vita.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un bando rivolto agli enti locali e destinato alla creazione di luoghi di aggregazione, di nuova realizzazione oppure in strutture già esistenti da riqualificare, per i giovani. Ecco cosa prevede.
La regione che punta un MILIONE di EURO sui GIOVANI: un esempio per le altre?
# La Regione Emilia-Romagna mette a disposizione degli enti locali 1,1 milioni di euro per nuovi luoghi di realizzazione rivolti ai giovani
Credits: nextstopreggio.it
Il bando biennale 2021-2022 del valore di 1,1 milioni di euro della Regione Emilia-Romagna, approvato il 17 maggio in giunta, è destinato alla creazione di “luoghi di aggregazione, di nuova realizzazione oppure in strutture già esistenti da riqualificare” per i giovani. Le risorse sono suddivise in 640.000 euro per il 2021 e 480.000 euro per il 2022 e potranno arrivare a coprire fino al 70% degli fondi impegnati dagli enti locali, quali comuni o unioni di comuni. Con questo investimento la Regione Emilia-Romagna intende valorizzare “il patrimonio di spazi e servizi diffusi sul territorio, rendendolo più moderno e funzionale, consentire una più ampia partecipazione di giovani e meno giovani per socializzare, scambiarsi idee e apprendere reciprocamente, anche con modalità a distanza, promuovendo pratiche collaborative e percorsi di co-progettazione degli interventi con i giovani del territorio regionale.”
# Cosa potrà essere finanziato con il bando: dai coworking ai fab-lab, fino alle web-radio
La scadenza per presentare i progetti da parte degli enti locali è il 9 luglio e potranno farlo direttamente sulla piattaforma informatica elixForms raggiungibile da Giovazoom, il portale che raccoglie tutti i bandi collegati alla legge regionale numero 14: “Norme in materia di politiche per le giovani generazioni”. Con il bando potranno essere finanziati: “i luoghi e le strutture di aggregazione giovanile (ambienti di coworking e polifunzionali, fab-lab, sale prove, Informagiovani e web radio giovanili) di nuova realizzazione e le loro aree esterne; quelli già esistenti che necessitano di ristrutturazione e riqualificazione sul piano della funzionalità logistica ed organizzativa, mediante acquisto di arredi interni ed esterni e/o allestimenti/potenziamenti tecnologici e strumentali (acquisizione di computer, notebook, stampanti, microfoni, mixer, potenziamento impianti, ecc.).”
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Varese e Milano saranno “una cosa sola”? Per realizzare il collegamento rapido ferroviario tra Milano e Varese con le risorse del Recovery Plan l’opera dovrà essere garantita entro il 2026. Ecco cosa prevede il progetto e come si potrebbe estendere agli altri capoluoghi per far nascere la Grande Milano.
Recovery: in TRENO da Milano a Varese in 30 minuti?
# In treno da Milano a Varese in 30 minuti: obiettivo 2026
Credits: moovit – Milano-Varese
Il sindaco di Varese Davide Galimberti ha indicato il collegamento rapido tra Milano e Varese tra le infrastrutture necessarie da finanziare con il Recovery Plan: “la tratta Varese-Milano in meno di 30 minuti farebbe fare alla città, e ai Comuni limitrofi, un ulteriore salto di qualità e quindi bisogna puntare alla sua realizzazione con questi fondi.” A livello pratico i treni rapidi correrebbero sugli attuali binari delle Nord o di Rfi, con acquisto di treni più simili a quelli delle metropolitane, e qualche cambiamento sulla linea. Infatti la difficoltà principale sarebbe quella di farli convivere con le altre corse locali, che fanno fermate in tutte le stazioni e quindi servirà una riorganizzazione del servizio per poter percorrere la tratta in 30 minuti.
L’amministratore dell’Agenzia per il trasporto locale nel bacino Como, Varese e Lecco Giovanni Arioli: “È tecnicamente fattibile, stiamo del resto parlando di colmare una distanza di 50 chilometri. Il principale ostacoloè l’organizzazione del servizio. La richiesta del Comune di Varese per l’istituzione di un tavolo tecnico con Regione Lombardia, Ferrovie Nord e gli enti locali che rappresentano il territorio da Varese a Milano è già stata inoltrata. I tempi sono stretti: per ottenere le risorse, bisogna garantire l’opera entro il 2026”
# Il primo tratto della grande rete metropolitana: prossime fermate Como e Bergamo?
Credits: mylink.it – Traffico treni in Lombardia
Oltre alla connessione rapida con Varese potrebbe essere considerata anche quella con Comoe Bergamo, riducendo la durata del viaggio in treno da 40 minuti a 25 per andare al lago e da 50 a 30 per raggiunge il capoluogo di provincia orobico. In questo modo potrebbe nascere la Grande Milano, con tutte le città nell’orbita di Milano distanti massimo 30 minuti dal suo centro. A questo si potrebbe aggiungere un treno diretto per il terzo aeroporto milanese, Orio al Serio, e estendere il sistema di trasporto ferroviario rapido per connettere rapidamente tutti gli altri capoluoghi regionali per creare una metropolitana regionale.
# L’assessore regionale ai Trasporti Terzi: “Realizzare collegamenti più rapidi tra i capoluoghi di provincia e Milano è un obiettivo”
Credits: ilcittadinomb.it – Caravaggio
L’assessore regionale ai Trasporti Claudia Terzi, intervenendo sulla proposta di Varese e di un miglioramento dei collegamenti tra Milano e gli altri capoluoghi ha commentato: “L’intenzione di realizzare collegamenti più rapidi tra i capoluoghi di provincia e Milano è certamente sul tavolo ed è un obiettivo: si tratta poi di capire la fattibilità di queste operazioni dal punto di vista tecnico […]. Come noto la rete ferroviaria in Lombardia è satura. Occorre poi contemperare molti aspetti, tra cui le richieste dei vari territori, ognuno dei quali vuole più fermate possibili nella propria stazione e questo chiaramente mal si concilia con i treni diretti tra Milano e i capoluoghi“.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un progetto faraonico, in tutti i sensi, potrebbe prendere vita nei prossimi anni: una struttura a piramide gigantesca e trasparente, pensata come un nuovo nucleo abitativo. Vediamo dove sarà.
Un progetto faraonico: la mega PIRAMIDE con 1 milione di abitanti. Ci vivresti?
# La “Piramide di Tokyo”
Credits: utk.io
Conosciuta, al momento, con il nome di “Piramide di Tokyo”, questa struttura sorgerà sul mare, nella baia della capitale giapponese. Dietro la sua idea troviamo due architetti, Dante Bini e David Dimitric, della società Shimizu, ed è stata pensata davvero in grande: l’opera sarà alta 2 chilometri e conterrà 20 grattacieli da 30 piani al suo interno. Nel complesso, potranno essere ospitate fino a un milione di persone e si tratta della risposta alla sempre minore disponibilità di spazio per gli abitanti della megalopoli giapponese.
# 12 volte più grande della piramide di Giza
Credits: muhannadknol.wordpress.com
La mega piramide sarà pensata capace di resistere a terremoti e tsunami, calamità che, purtroppo, in Giappone sono molto frequenti. La sua imponenza la renderà dodici volte più grande della Piramide di Giza, grazie alla sua superficie da 88 km quadrati e le 204 unità piramidali incastonate al suo interno.
Inoltre, non saranno presenti solo abitazioni, ma anche negozi, uffici e persino una metropolitana. Tutto ciò non potrà essere costruito con i materiali tradizionali, come cemento e acciaio, perché risulterebbero troppo pesanti. Per garantire la stabilità della struttura, il progetto prevede l’utilizzo di nanotubi di carbonio, i quali la renderebbero 100 volte più leggera ma, al contempo, resistente.
Tutto ciò, ovviamente, non potrebbe essere possibile senza un investimento altrettanto colossale: le stime prevedono costi pari a 558 miliardi di euro. Inoltre, se il progetto venisse approvato e finanziato, anche i tempi per la sua costruzione non sarebbero contenuti. Si prospetta un inizio dei lavori per il 2030 e si chiuderebbero non prima del 2100.
Questo sguardo al futuro ricorda molto da vicino anche la costruzione della Tyrell Corporation nel film di fantascienza “Blade Runner”, di Ridley Scott, anticipatore dei tempi che verranno. E tu, se fosse possibile, ci vivresti nella mega Piramide?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Una ricerca della Doxa delinea quale potrebbe essere il prossimo futuro per la mobilità in Italia. Le principali trasformazioni avverranno nelle città più grandi. Ecco le 5 principali tendenze che si prevedono in particolare per Milano.
Le 5 nuove FRONTIERE della mobilità: nel 2030 a MILANO ci MUOVEREMO così
#1 L’abbandono del mezzo privato
Mobilità 2030. Credits: https://insurzine.com/
Da una recente indagine commissionata alla DOXA emerge un quadro che lascia ben sperare per un futuro all’insegna di una propensione, da parte degli italiani, di cambiare le proprie abitudini riguardo al trasporto privato. L’85% degli italiani è disposto a rinunciare al mezzo privato: si fa largo l’idea di avvalersi del sharing specie con biciclette e altre tipologie decisamente più green rispetto all’auto, anche se al momento solo 3 italiani su 10 dicono di ricorrere allo sharing.
#2 Generazione in sharing
La maggioranza degli italiani (il 53%) pensa di modificare le sue abitudini di mobilità. Sono soprattutto i giovani che vivono in città, in una età compresa tra i 18 e i 25 anni, a desiderare soluzioni alternative. Una esigenza, più che una volontà, che emerge chiara e netta nel diminuire l’inquinamento che deve essere assolutamente ridotto se non eliminato. In questo quadro risulta anche che l’automobile dovrà essere sempre meno presente nelle strade: chi vive nelle città auspica la costruzione di grandi parcheggi sotterranei eliminando di gran numero i mezzi ora parcheggiati, più o meno diligentemente, sulle strade.
#3 Bici, monopattini, mezzi ecologici e in sharing
Quella che si profila per il 2030 sarà una Milano completamente diversa. Le ciclabili saranno sempre più diffuse (sperando possano essere efficienti e non frutto di progettazioni deliranti), aumenteranno i mezzi alternativi per lo sharing quali bici, monopattini ma anche scooter e auto da condividere, con utilizzo di carburanti meno inquinanti, mezzi pubblici efficienti e tanto smog in meno sono quindi gli obiettivi che segneranno l’evoluzione della movimentazione privata da qui al 2030.
#4 La frattura generazionale con i boomers: poco interesse dei giovani all’auto di proprietà
Altra tendenza è una frattura tra boomers e nuove generazioni sul concetto di proprietà. La macchina di famiglia risulterebbe comunque un bene irrinunciabile (per l’80%) ma da utilizzare con più attenzione, compatibilmente ad uno sforzo congiunto tra istituzioni che dovranno adoperarsi per dare la possibilità a tutti di poter scegliere tra una vasta scelta il mezzo più adatto per ogni tipo di spostamento. Un dato che fa pensare è che il desiderio della generazione dei boomers era quella di avere la patente e un proprio mezzo mentre oggi le nuove generazioni sono meno orientate ad avere un proprio mezzo a favore di soluzioni alternative.
Certamente i più restii al modificare il modo di spostarsi risultano ancora gli over 40 anche se le ricerche prevedono anche da loro una crescente propensione nell’utilizzo di sharing.
#5 Resistenze sulle auto elettriche: nel 2030 le auto saranno a idrogeno?
il primo tram ad idrogeno (Cina)
La ricerca mostra che esiste ancora una resistenza alla larga diffusione delle auto elettriche. Il problema principale è il costo. Una possibilità in più potrebbe provenire dalla realizzazione di auto a idrogeno per le quali le grandi case automobilistiche stanno investendo gran parte della loro ricerca. Sembra proprio che il 2030 sarà l’anno in cui potremmo assistere a cambiamenti epocali e la data entro la quale gran parte della mobilità fino adesso usata dai più dovrà subire una radicale trasformazione.
Nella vita odierna siamo risucchiati da preoccupazioni continue.
Siamo travolti da decreti, dai media che corrono ogni giorno dietro a un messaggio diverso, l’emotività spadroneggia e l’effetto generato è di un disorientamento continuo. I media sono un flusso di informazioni e di emozioni continue che hanno un effetto anestetizzante nei confronti dell’esistenza.
Ogni giorno corriamo da una parte all’altra dietro cose che sembrano fondamentali ma che dopo qualche giorno non le ricordiamo neanche.
Stiamo perdendo la forza dell’identità di noi stessi, come un fiume che si divide in mille rivoli che fanno svanire la sua forza originale. Non si riesce più a concretizzare un pensiero autonomo sulle cose che succedono.
L’unica risposta per ritrovarci potrebbe essere di riscoprire la grande cultura stoica.
Lo stoico riesce a sollevarsi al di sopra delle cose della vita e a vivere in modo più pieno perché non si fa travolgere dalle cose transitorie. Si dovrebbe recuperare l’humanitas di Cicerone, dominando i sentimenti avversi rispetto ai suoi simili per indirizzarsi a fini più elevati
In un periodo difficile come questo forse la risposta migliore è dietro di noi.
“Il parere di 10.000 uomini non ha alcun valore se nessuno di loro sa niente sull’argomento” (Marco Aurelio)
Anche se c’è l’imbarazzo della scelta, ecco 10 motivi per amare Milano.
10 BUONI MOTIVI per AMARE Milano
#1 Milano tocca il cielo
Milano è la città con il grattacielo più alto d’Italia, la Torre Unicredit con 231 metri alla punta della guglia e la Torre Isozaki a 209,2 al tetto. Ma è anche quella con il maggior numero di grattacieli, 16, e nei prossimi anni ne arriveranno altri. Tra i record che detiene c’è il grattacielo residenziale più alto, la Torre Solaria con 143 metri, e il grattacielo in acciaio e vetro più alto, il Diamantone con 140 metri.
Questa spinta verso l’alto ha rivoluzionato lo skyline di Milano e rispecchia la ritrovata ambizione di Milano. Nel rispetto della tradizione e della guida lungimirante della Madonnina.
Milano è la città italiana più europea e più cosmopolita d’Italia. Qui c’è la più alta concentrazione di persone di culture e nazionalità diverse, il 18% della popolazione è straniera. Tutte le novità che provengono dall’estero arrivano prima a Milano.
Non solo. Milano è anche una “vetrina” delle culture di tutta Italia: qui ogni cultura proveniente da fuori si valorizza per il meglio di sè.
#3 Milano è un cantiere sempre in movimento
Credits: Urbanfile
Nuovi grattacieli da nord a sud, riqualificazioni di aree degradate come gli scali ferroviari, costruzione di nuove linee metropolitane: Milano è un cantiere sempre in movimento con uno sguardo 4sempre puntato verso il futuro.
#4 Milano è fashion
Credits: cameramoda.it
Milano è una delle quattro capitali mondiali del fashion, qui hanno sede le principali maison e il Quadrilatero della Moda è il quartiere dello shopping di lusso per eccellenza in Italia. Via Montenapoleone è la quinta strada più cara al mondo.
Ma non bisogna aspettare le settimane della moda: basta camminare sulle strade della città per individuare le nuove mode che si diffonderanno nel mondo.
#5 Milano è design
Credits: medium Atm – Design Bob Noorda
Milano è anche la capitale indiscussa del design, dove si sperimentano anche nuovi modelli di architettura. Anche il museo nazionale del design ha sede in città. La creatività è un elemento distintivo di Milano e simbolo della cultura italiana in tutto il mondo.
In attesa del suo ritorno, il Fuorisalone rappresenta il più grande evento diffuso di design al mondo.
#6 Milano è aperitivo
Milano è famosa per il rito dell’aperitivo, un momento di svago irrinunciabile per i milanesi. Il momento di massima espressione della socialità, insieme agli eventi, dove è possibile bere un drink accompagnato da stuzzichini, finger food e piatti di ogni tipo. Per chi vuole prolungare questo rito più a lungo c’è anche l’apericena, dove si può passare dall’antipasto al dolce, sorseggiando cocktail.
Un rito che è espressione della mentalità di Milano dove lavoro e tempo libero si confondono in una miscela esplosiva capace di dare più umanità al lavoro e più progettualità al tempo libero.
Milano è la città del lavoro, delle opportunità. Qui hanno sede il maggior numero di multinazionali, si sperimentano nuovi modelli di business. A Milano chiunque ha dei progetti da realizzare ed è la città dove se hai un sogno sai che ci sono tutte le condizioni per poterlo realizzare.
#8 Milano è storia
Napoleone in Duomo
Dai celti ai romani, passando dai Goti ai Lombardi, agli Spagnoli, ai francesi, fino agli austriaci, tutte le grandi culture continentali hanno fatto la storia di Milano. La città è stata sempre al centro della storia, ad esempio quando fu capitale dell’Impero Romano d’Occidente o quando fu firmato l’editto di Costantino che ha reso l’occidente il luogo della tolleranza universale.
Milano e la musica sono un connubio indissolubile. In città si sono esibiti i più grandi cantanti, gruppi musicali e compositori della storia. Il Teatro alla Scala è il teatro lirico più famoso al mondo e la “prima” che apre la stagione, è l’evento più seguito in assoluto.
In Italia Milano è il centro della produzione musicale nazionale e in tutto il mondo è vista come la grande capitale della musica lirica.
La Scala del Calcio, lo stadio San Siro, è stato teatro di sfide leggendarie tra Milan e Inter e le squadre più blasonate d’Europa. Ad oggi Milano è l’unica città al mondo ad avere due squadre che hanno vinto la Coppa dei Campioni.
L’Olimpia Milano, nel basket, è la società con più scudetti in Italia. Non solo, a Milano è nato il Giro d’Italia e da qui parte una delle classiche del ciclismo più famose, la Milano-Sanremo.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credit: Wikipedia - MAPPA RETE TRANVIARIA MILANESE
A ottobre saremo chiamati alle urne per eleggere il Sindaco di Milano. Sicuri che non c’è altro da sapere?
I meccanismi della politica fanno in modo che, per semplice regolamento imposto tempo fa, questo voto nomini, de facto, la figura che deciderà le sorti di oltre 130 comuni, quelli che compongono la Città Metropolitana di Milano.
Elezione diretta del SINDACO della CITTÀ METROPOLITANA: che ne PENSATE?
# I Socialisti di Milano chiedono una legge urgente di modifica
Con una lettera inviata ad ogni singolo parlamentare, i Socialisti di Milano chiedono una legge urgente per modificare l’elezione del Sindaco della Città Metropolitana, già a partire dalla prossima tornata elettorale.
Secondo i Socialisti di Milano, il regolamento che dal 2014 regge la Città Metropolitana crea un serio conflitto di interesse, con la nomina automatica del Sindaco della città di Milano – eletto da 1.400.000 abitanti – responsabile per le politiche che si ripercuotono su oltre 3 milioni di cittadini fuori dai confini milanesi.
Con questa richiesta, i Socialisti di Milano mettono l’accento sulla subordinazione delle scelte, o meglio le esigenze, di molti comuni rispetto alla sola città di Milano
# Un sindaco non votato dai cittadini
Credits: clubmilano.net
La proposta contenuta in questa lettera è importante, con tutta probabilità fondamentale per capire le difficoltà che si creano, ad esempio, nella gestione ordinaria della vita reale dei cittadini. Quando è stata l’ultima volta che i residenti a Milano si sono interrogati sulle necessità dei concittadini metropolitani, prendendo coscienza che il Sindaco di Milano può migliorare o peggiorare il flusso di lavoro dei pendolari, degli imprenditori, dei dipendenti pubblici residenti altrove? La risposta a questa domanda è, probabilmente, “molto tempo fa”. Almeno un anno e mezzo fa.
Altra domanda importante: quando è successo che i cittadini di qualunque comune dei 135 che fanno parte della Città Metropolitana di Milano, hanno delegato ai residenti milanesi la sovranità, o la regia, delle scelte pubbliche che incideranno sulla qualità delle loro vite? La risposta è “mai”.
Si è scelto, per regolamento, di delegare questa sovranità ai rapporti istituzionali, tramite una regola (sicuramente ben scritta) decisa a tavolino dalle istituzioni stesse
# Rimettere i cittadini al centro
I nostri sindaci sono di certo in grado di prendere le decisioni per la cittadinanza, sono brave persone e li scegliamo in base alle loro qualità umane oltre che amministrative. Va tutto bene (forse) fino a che non si presentano imprevisti enormi, come ad esempio le emergenze.
Nel 2021, dopo l’emergenza Covid ad esempio, siamo tutti ben consapevoli che un apparato burocratico poco snello e carico di potere, non è minimamente in grado di prendere decisioni per il livello più importante, la vita dei cittadini.
L’Ente Città Metropolitana di Milano è il classico esempio di come le scelte di pochi si traducono in perdita di potere per molti altri, che numericamente sovrastano i primi.
È giunto il momento di rimettere i cittadini al centro delle decisioni, dando consapevolezza e potere di scelta al livello della società che – oltretutto – dovrà subire la direzione politica e sociale di chi non è stato selezionato direttamente, ma ricopre una carica perché una regola ha deciso così
# Rimettere al centro la Grande Milano
Un aspetto essenziale da considerare in questo momento, è che mai come ora Milano ha bisogno di tirare i remi in barca, anche solo per un istante, dedicandosi prima a se stessa, se vuole ripartire bene ed essere utile a tutto il resto della Città Metropolitana, della Lombardia e del Paese.
In quest’ordine di priorità. Se esiste una gerarchia post pandemica, Milano deve mettere sé stessa in cima ai pensieri e alle azioni. Significa che al prossimo Sindaco chiediamo concentrazione, massima energia da dedicare ai confini della città, ai milanesi residenti. Questa cosa non sarà possibile se Milano è uno dei 135 comuni che lui stesso amministra.
# La proposta dei Socialisti di Milano: primo passo per la città stato?
La proposta dei Socialisti di MILANO rimette nelle mani del Parlamento una decisione molto coraggiosa. A parere esclusivamente personale di chi scrive, questo specifico Parlamento non possiede la necessaria maturità per rispondere con fermezza a questa richiesta. Resta da scoprire l’evolversi della vicenda. Ma è importante che sia stato portato alla luce questo aspetto. Prima di tutto per rendere partecipi gli elettori milanesi della grande responsabilità che – loro malgrado – sono chiamati a ricoprire, di cui un giorno dovranno rispondere per aver semplicemente messo una croce sulla lista o sul nome del candidato Sindaco di Milano.
In tempi emotivamente più tranquilli, spiegare che il Sindaco della Città Metropolitana di Milano deve essere eletto direttamente da tutti i 4 milioni di cittadini e non imposto dal voto (chissà quanto consapevole) di 1,5 milioni di residenti di un comune su 135, farebbe comprendere che le scelte non devono mai essere imposte per regolamento, ma devono essere portate al livello del cittadino per una scelta responsabile e consapevole.
In tempo di pandemia, però, è molto semplice capire che il livello amministrativo deve essere portato il più possibile in prossimità della vita reale, rendendo i cittadini protagonisti della politica amministrativa ed economica.
Uscire da questo momento storico, più consapevoli delle difficoltà che i nostri amministratori sono chiamati a governare, ci aiuterà ad aiutarli. Quando i Sindaci capiranno che noi cittadini siamo parte della soluzione, mai il problema, allora sì che ne usciremo migliori.
Continua la lettura con: Vademecum per il prossimo sindaco: la rinascita di Milano
Dalla Svizzera l’idea: mettere carrozze panoramiche sui treni regionali. Ecco quali sarebbero le tratte interessate.
CARROZZE PANORAMICHE sui treni REGIONALI: l’Italia come la Svizzera?
In Svizzera circolano da anni dei veri e propri treni panoramici – Gotthard Panorama Express e Glacier Express – per poter godere di paesaggi mozzafiato lungo tratte particolarmente attrattive. Ce ne sono per tutti i gusti: dalle alte vette e le verdi valli, ai laghi cristallini e i ghiacciai blu, passando per città e villaggi. Eppure l’Italia non ha nulla da invidiare ai paesaggi svizzeri, e Mauro Missori – gestore della pagina “Il treno per scoprire paesaggi e rispettare il pianeta“ – ha proposto anche per alcune tratte regionali italiane l’introduzione delle carrozze panoramiche. Quali sarebbero le tratte interessate?
# Una vista quasi a 360°: un viaggio come non l’avete mai fatto
Credit: mitomorrow.it
“Cosa cambia tra una carrozza panoramica e una carrozza normale?”. La risposta, non per tutti banale, è la visuale. Le carrozze panoramiche offrono una vista quasi a 360°, permettendo ai passeggeri di immergersi totalmente nel paesaggio circostante senza provocarsi un forte torcicollo seguendo lo spostamento del treno. La proposta di Missori intende creare delle tratte ferroviarie che uniscano sinergicamente il trasporto regionale, come ad esempio i pendolari, e quello turistico. Sì perché il treno mostra i paesaggi da una prospettiva diversa, valorizzando il panorama e trasformando il viaggio in un vero e proprio momento di relax e intrattenimento.
# Una nuova esperienza, senza costruire nuovi treni
Credit: familygo.eu
Quello che propone Missori è di modificare i treni già esistenti aggiungendo le carrozze panoramiche tra il locomotore e le carrozze passeggeri. Insomma non si intende creare dei treni speciali ma rendere alcune linee regionali, anche panoramiche. La legge delle ferrovie turistiche permette la circolazione di carrozze panoramiche sulle regolari ferrovie in esercizio, infatti nella Legge 9 agosto 2017, n. 128 si legge: “Al fine di svolgere il servizio di trasporto sulle tratte ferroviarie ad uso turistico, i rotabili iscritti nella sezione di cui al comma 3 dell’articolo 3 possono circolare anche su tratti dell’infrastruttura ferroviaria nazionale e regionale, previa disponibilità della relativa traccia oraria.”
# Treni panoramici nel Centro Italia: un piccolo investimento economico con un grande impatto
Credit: blog.filovent.it
Ma quali sarebbero le zone interessate e le possibili tratte? I treni regionali “panoramici” attraverserebbero i paesaggi suggestivi delle zone di Roma, Terni, Napoli e Pescara. Si potrebbe ridare una nuova vita a linee come Roma-Pescara, Terni-L’Aquila-Sulmona-Isernia e Roccasecca-Avezzano. La proposta prevede un piccolo investimento economico ma avrebbe un’enorme impatto turistico e mediatico per il territorio, come avviene appunto in Svizzera.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per ora si tratta di un tratto di strada privato in un’area dell’autostrada A35, ma in futuro potrebbe sostituire completamente le corsie così come le conosciamo. Scopriamo questo progetto ambizioso ed ecosostenibile.
Nasce in Lombardia l’AUTOSTRADA del FUTURO: ricarica i veicoli mentre la PERCORRONO
# L’Arena del Futuro vicino a Cremona
Credits: mondomobileweb.it
Il test di questa nuova tecnologia sarà condotto nei pressi dell’uscita di Chiari Ovest, vicino Cremona. Qui è presente un anello di asfalto, chiamato proprio “Arena del Futuro” per ciò che rappresenta. Infatti, saranno testati nel circuito tre veicoli piuttosto differenti tra loro, una Fiat 500, una Jeep Renegade e un autobus Iveco che potrebbero rappresentare l’avanguardia per i nostri spostamenti. Le vetture saranno elettriche e la loro batteria sarà ricaricata semplicemente dal movimento che compie il mezzo, grazie all’induzione generata dalle spirali presenti nell’asfalto. Si tratterebbe della prima autostrada italiana a emissioni zero e potrebbe diventare realtà nel 2023.
# Chi guida il progetto e in cosa consiste
Credits: laprovinciacr.it
Dietro lo sviluppo dell’idea troviamo Franco Bettoni, Presidente della Camera di Commercio di Brescia. Parlando del progetto, Bettoni è convinto che la ricarica dei veicoli a induzione sarà un modello per lo sviluppo industriale nei prossimi anni. Il suo obiettivo principale è quello di ridurre le missioni di CO2, in particolare nel tratto autostradale della A35, che per ora risulta tra i più inquinanti d’Europa. Inoltre, un sistema simile permetterebbe enormi margini di crescita e sviluppo per l’economia dell’intera penisola.
Oltre alla ricarica dinamica grazie alle bobine nell’asfalto, però, l’Arena del Futuro sta sperimentando anche una nuova tipologia di ricarica statica, con una piattaforma che sarà in grado di ricaricare i veicoli predisposti che sostano in quell’area.
In aggiunta, Bettoni spiega che sarà integrato anche un sistema di connettività avanzata, sfruttando il 5G, per permettere ai veicoli di ricevere informazioni sul traffico e garantire la sicurezza in caso di qualsiasi emergenza. Questo fronte potrebbe agevolare anche lo sviluppo di auto a guida autonoma, ma per il momento non è una priorità per il progetto.
Dopo aver sperimentato questa futuristica idea di strada in Svezia e in Germania, ora anche l’Italia è pronta a fare grandi passi in avanti, anche grazie all’aiuto di partner d’eccezione come il Politecnico di Milano, Stellantis, Tim, l’Università Roma Tre e l’Università di Parma.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un’intera rete ferroviaria che viaggia con la sola forza del vento: sembra impossibile eppure è realtà. Quali sono i vantaggi?
I TRENI che viaggiano con la FORZA dal VENTO: arriveranno anche in Italia?
I Groenetrein, letteralmente “treni verdi”, stanno rivoluzionando la mobilità ferroviaria. Sì, perché questi innovativi treni viaggiano spinti dalla sola forza del vento, senza emettere sostanze nocive. Il paese ad aver avuto la geniale idea è stato l’Olanda, che ha sfruttato il proprio record (è il primo paese al mondo per produzione di energia eolica!) per spostare ogni giorno 1,2 milioni di passeggeri. Quali sono i vantaggi dei treni spinti dal vento?
# Treni spinti dal vento: più sostenibili, economici e più costanti nella velocità
Credit: Sprechi.it
L’Olanda è l’unico Paese in tutto il mondo in cui un’intera linea ferroviaria viene alimentata con la sola forza del vento. Già da qualche anno infatti i passeggeri olandesi viaggiano ogni giorno lungo i 2.800 chilometri di linea, spinti dalle pale eoliche e con un biglietto dal prezzo addirittura inferiore. Per i viaggiatori dunque non solo c’è la consapevolezza di essere 100% ecosostenibili, ma ci sono dei veri e propri vantaggi economici e di tempo, visto che l’energia eolica permette di mantenere la velocità costante senza alcun rallentamento.
# Con una pala eolica si fa viaggiare un treno per 200 chilometri
Credit: playmobility.it
La realizzazione del progetto è il risultato di un accordo tra il gestore della rete ferroviaria e la compagnia elettrica Eneco, che si è aggiudicata l’appalto per l’approvvigionamento dell’energia elettrica prodotta dall’eolico. Secondo le stime dell’ente, una pala eolica è in grado di garantire a un treno ben 200 chilometri di autonomia, dopo solo un’ora di funzionamento. Eppure l’Olanda non era soddisfatta del grandissimo risultato raggiunto e ha continuato negli anni a investire sui parchi eolici, riducendo ancor di più i tempi di approvvigionamento di energia.
# Una rete senza emissioni grande quanto quelle di Lombardia e Veneto
Credit: farodiroma.it
Prima dell’introduzione dei Groenetrein, il 20% delle emissioni di C02 in Olanda dipendevano proprio dalla mobilità ferroviaria. Gli investimenti sull’eolico hanno azzerato completamente questo 20% e hanno permesso all’intero sistema energetico nazionale di generare quantità di energia sempre maggiori. Per rappresentare le dimensioni della rete ferroviaria olandese spinta dal vento, basta dire che equivale all’intero percorso ferroviario di due grandi regioni italiane, come la Lombardia e il Veneto.
I vantaggi ci sono per tutti: una diminuzione dei prezzi dei biglietti per i viaggiatori, una minor produzione di inquinanti per l’ambiente e un gran investimento per lo Stato. Speriamo che un sistema analogo venga adattato e adottato anche in Italia, o per lo meno in Lombardia.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Finalmente è arrivata una guida con mappa, si chiama Bikeways Roma e riporta 153 km di piste ciclabili su 25 tracciati.
A Roma una guida con MAPPA delle PISTE CICLABILI
Roma è sempre più bike-friendly, basta farsi un giro per vedere come sempre più romani scelgano le due ruote malgrado i famosi 7 colli. Molte biciclette sono a pedalata assistita e questo sta aiutando chi fino a qualche tempo fa si sentiva spaventato dalle continue salite e discese che comporta lo spostarsi in biciletta nella capitale. Anche il traffico selvaggio faceva da deterrente, ma complici lunghi mesi di costrizioni a casa, il popolo delle due ruote è aumentato. In tanti hanno acquistato bici nuove, ma in tanti sono scesi in garage per rispolverare vecchie glorie pronte a tornare in pista.
# La nuova guida con 25 tracciati
I tempi erano dunque maturi per una guida con mappa, Bikeways Roma, ben studiata e suddivisa come quella appena pubblicata da Typimedia Editore. Da Montesacro a San Lorenzo, dal Villaggio Olimpico al quartiere Trieste-Salario, dal centro fino all’Appia e all’Eur: la Capitale è sempre più un reticolato di percorsi ciclabili che permettono di raggiungere quasi tutte le zone della città.
via Margutta – Credits: @scooteromatours (INSTG)
Bikeways Roma è la mappa illustrata realizzata da Typimedia che contiene i 25 principali tracciati della Capitale, con lunghezze complessive, altimetrie e dettagli sulle caratteristiche dei percorsi. Il lavoro curato da Chiara Tescione (mappa) e da Giulia Argenti (testi) è uno strumento utile e semplice da consultare.
In ogni percorso sono segnalati i principali luoghi di interesse che si possono incontrare lungo la pista. Dal parco Regionale dell’Appia Antica, il più grande d’Europa, alle Terme di Caracalla, al Roseto, fino ai grandi centri dello shopping: Porta di Roma, Euroma2 e il nuovo centro commerciale Maximo, in via Laurentina.
Gli itinerari offrono anche la possibilità di muoversi tra parchi, ville storiche e monumenti simbolo della città. Da ponte Risorgimento, ad esempio, si può attraversare Villa Borghese e il Bioparco, arrivando fino a Villa Ada. Da lungotevere Testaccio, invece, si pedala nella Roma più verace, fino ad arrivare al quartiere Ostiense.
Una sezione menziona anche le piste in via di costruzione o in progetto per prepararsi alle piste future. Una buona occasione per chi ha ancora qualche dubbio se sia il caso di passare alla mobilità eco-sostenibile.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In tutta l’area metropolitana milanese, inclusa Lodi, secondo l’ultimo monitoraggio elaborato dall’Agenzia di tutela della salute di Milano sono in calo l’occupazione ospedaliera, l’indice di contagio Rt e l’incidenza dei casi ogni 100.000 abitanti. Se fossero entità autonome come le regioni diversi comuni della Città Metropolitana di Milano e alcuni quartieri del capoluogo lombardo potrebbero già passare alla zona bianca. Vediamo quali sono.
I QUARTIERI di Milano quasi COVID FREE: con contagi già da ZONA BIANCA
# Migliorano tutti gli indicatori dell’area metropolitana di Milano: indice Rt, tasso occupazione ospedaliera e casi ogni 100.000 abitanti
Indice rt Milano
L’ultimo monitoraggio elaborato dall’Agenzia di tutela della salute di Milano mostra un costante miglioramento degli indicatori che fotografano il quadro della pandemiadi Covid a Milano e Lodi.
In entrambe le provincie il 10 maggio l’indice di contagio Rt al 10 maggio è arrivato 0,85. Analizzando in profondità in dati di Milano il dato è ancora inferiore, a 0,82. Anche osservando l’indice di occupazione ospedaliera per tutte e due le province di Lodi e Milano è per entrambe inferiore a 1, fermo a 0,74. Stesso andamento discendente anche per i contagi ogni 100.000 abitanti, che deve restare sotto i 250 per non superare la fascia massima di rischio.
Molti quartieri di Milano e diversi comuni della Città Metropolitana con meno di 50 casi ogni 100.000 sarebbero addirittura da zona bianca. Vediamo quali sono.
# Ecco i quartieri già in “zona bianca”: Taliedo con il numero più basso di contagi in assoluto
Casi ogni 100.000 Milano
Il quartiere che registra il numero più basso di casi ogni 100.000 abitanti è Taliedo con 37, a seguire Lambrate, Forlanini e Morsenchio a 44.
L’area più grande in cui si registrano meno casi è quella del centro storico, che comprende le zone di Duomo, piazza della Scala, Castello, Parco Sempione e Brera con 46 casi ogni 100.000.
Gli altri quartieri con incidenza di contagi inferiore a 50 sono Casoretto e Cascina Gobba dove il parametro si ferma a 49.
# I comuni della città metropolitana “già” in zona bianca
Spingendosi nella Città Metropolitana troviamo Pogliano Milanese nel distretto Rhodense, Dairogo, Motta Visconti, Gaggiano, Inveriano, San Vittore Olona e Santo Stefano Ticino nel distretto ovest, Bresso, Cologno Monzese, Cormano e Cusano Milanino nel distretto nord. Altri comuni con incidenza di 50 casi su 100.000 abitanti sono Opera, Paullo, Basiglio, Bussero, Dresano, Passano con Bornago, Casante, Dresano, Pozzuolo Martesana, Vignate, Pozzo d’Adda, Vaprio d’Adda.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Vivere in una fabbrica di cioccolato è praticamente il sogno di ogni bambino ed è così che lo racconta Luigi Zaini, nipote dell’omonimo nonno che nel 1913 creò la più antica fabbrica di cioccolato milanese, attiva ancora oggi.
A Pasqua poteva entrare nel retro della fabbrica e mangiare tutte le uova di cioccolato che non erano state vendute, diventando così il bambino più fortunato di Milano.
Ma questa non è una storia di solo cioccolato, è la storia di una famiglia che da più di un secolo vuole cambiare le cose, creando un prodotto personalizzato allora e realizzando progetti sostenibili oggi, mantenendo sempre l’amore per il suo lavoro.
Ripercorriamo le tappe di questa storia insieme.
La prima e ultima FABBRICA DI CIOCCOLATO di Milano
# I primi passi dell’azienda Zaini
Credit: it.businessinsider.com
La storia di questa fabbrica di cioccolato nasce con Luigi Zaini, che nel 1913 fonda in via de Cristoforis Zaini Milano la più antica fabbrica di cioccolato e caramelle.
La “Fabbrica di Cioccolato, Cacao, Caramelle, confetture e affini” produceva diversi prodotti dolciari con l’obiettivo di seguire il sogno del suo fondatore: “Tutti gli esseri umani sono differenti, perché allora non creare tanti cioccolati e caramelle, diversi per ciascuno di loro?”.
Un pensiero che porta con sè il desiderio di creare un prodotto per ogni cliente, un’idea anacronistica che guiderà questa famiglia al grande successo.
I risultati non tardano ad arrivare, tanto che la fabbrica in breve tempo si trasferisce in uno spazio più grande in via Imbonati, sede odierna degli uffici e di parte della produzione.
In via Imbonati nascono alcuni prodotti storici come Emilia, il celebre block di diversi formati di puro cioccolato fondente finissimo che prende il nome dall’amata tata di casa.
É sempre qui che per la prima volta vengono prodotto i cioccolatini FotoSport, le praline nel cui incarto sono contenute le figurine di importanti calciatori e atleti.
# La fabbrica delle ragazze
Credit: it.businessinsider.com – Olga Zaini con le sue operaie
Dopo aver superato la Grande Crisi a suon di cioccolato e macchinari innovativi, la storia di questa azienda cambia per sempre: Luigi Zaini viene a mancare e la sua opera passa nelle mani della moglie Olga.
Olga Zaini è una donna giovane, decisa, affascinante, madre di quattro bambini che si ritrova a prendere le redini dell’azienda di famiglia senza averlo pianificato e diventando una delle prime donne imprenditrici in Italia.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale non si perde d’animo di fronte alla fabbrica distrutta dai bombardamenti e la ricostruisce in tempi record, rilanciandone la produzione.
Ma c’è una cosa che colpisce ancora di più: Olga Zaini decise di avere uno staff dirigenziale femminile, tanto che alcuni dei loro collaboratori esterni chiamavano l’azienda “La fabbrica dei tusan”,ossia la fabbrica delle ragazze in dialetto milanese.
# La fabbrica del cioccolato si espande
Negli anni ’50 i due figli di Olga, Vittorio e Piero, entrano in azienda portando l’azienda del cioccolato ad un altro livello: il mercato estero.
É un periodo di crescita, alla sede di via Imbonati se ne aggiunge una seconda a Senago, alle porte di Milano, oltre a una piattaforma logistica a Pavia.
Oggi a guidare la Zaini sono i figli di Vittorio, Luigi (Presidente e Amministratore Delegato) e Antonella.
# Le nuove donne del cacao
Credit: comunicaffe.it
Il mercato del cacao è un settore che presenta molte critiche soprattutto legate alla sostenibilità.
Negli ultimi anni l’aumento della produttività del settore è stata possibile solo al prezzo di un lavoro sottopagato dei coltivatori dell’Africa Occidentale (in particolare in Costa d’Avorio), che continuano a vivere in povertà estrema.
Zaini, ancora una volta, segue le orme del nonno mostrando un pensiero rivoluzionario e crea un nuovo progetto.
Viena lanciata una linea di tavolette al cioccolato fondente ad alto tenore di cacao, ‘Le nuove donne del cacao’, che sul packaging vede ritratti i visi di coltivatrici locali, immortalati dal fotografo italiano Francesco Zizola.
La linea rappresenta il desiderio di raccontare il proprio cioccolato dal principio della sua filiera ma anche la necessità di sostenere l’imprenditoria femminile in Costa d’Avorio.
# La fabbrica di cioccolato oggi
Credit: @zainimilano
Per poter cambiare le cose bisogna porsi domande e trovare delle risposte, e così ancora una volta Luigi Zaini segue le orme del nonno.
Oggi Zaini è l’unica fabbrica di cioccolato attiva, trasformata in un affascinante baretto di inizio Novecento con il cioccolato ancora confezionato a mano ed elegantemente disposto sugli scaffali in via De Cristoforis 5.
Nonostante il nuovo mercato e la distribuzione in ottanta Paesi, questa azienda ormai mondiale porta ancora la qualità artigianale e l’amore familiare per questo lavoro.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un rendering del nuovo aereo superveloce Ouverture. Nathan Leach-Proffer, Boom Supersonic (it.businessinsider.com)
Boom Supersonic: la start up che vuole realizzare un nuovo concept ispirato dal Concorde, ma più efficiente ed economico. Potrebbe consentire di volare da Milano a New York in appena 4 ore alla velocità di Mach-2.2, circa tre volte più veloci degli attuali jet commerciali subsonici. E al prezzo di 100 euro. Vediamo i dettagli del progetto.
MILANO – NEW YORK in 4 ore a 100 euro: il sogno SUPERSONICO di una nuova start up
Un rendering del nuovo aereo superveloce Ouverture. Nathan Leach-Proffer, Boom Supersonic (it.businessinsider.com)
Si chiamerà Overture, come il preludio di una grande opera, e sarà il frutto di una start up americana nata con il sogno di realizzare un aereo supersonico capace di abbattere, oltre al muro del suono, i tempi di trasporto ora necessari sulle lunghe distanze. Molto più evoluto del francese Concorde, molto più sicuro del russo Tupolev Tu-144 che fu ironicamente soprannominato Konkordski per la somiglianza al blasonato fratello d’Oltralpe, Overture sarà equipaggiato per trasportare circa 80 passeggeri e dotato di propulsori di nuova generazione capaci di erogare una potenza devastante pur stringendo l’occhio alla necessaria filosofia della eco compatibilità essendo in grado di lavorare con un impatto ambientale decisamente migliore rispetto agli attuali jet in circolazione.
Poco più di tre ore per volare dall’altra parte dell’oceano
Credits: @trapgrunge (INSTG)
La Boom Supersonic è un sogno che si sta realizzando grazie alla caparbietà di un illuminato imprenditore, Blake Scholl, che ha già raccolto diverse adesioni in campo finanziario e che fissa l’obiettivo di una messa a regime del nuovo aereo supersonico per il 2030.
Prezzi popolari, ambienti super lusso e una capacità di muovere le persone da una parte all’altra del pianeta in tempi ridotti. La tratta classica Parigi New York sarà quindi percorribile in tre ore e 15 minuti, esattamente un quarto d’ora in meno rispetto al Concorde, ma senza tutti i problemi che comportava un aereo avveniristico per l’epoca ma con molte criticità.
Il decollo nel 2026
Si concentrerà su oltre 500 rotte principalmente transoceaniche e aspira ad essere un nuovo aereo di linea commerciale entro il 2026. Il prezzo del biglietto? Dovrebbe essere di poco superiore ai cento euro, molto meno rispetto al Concorde che negli anni ’90 faceva pagare circa 12.000 dollari per un viaggio di andata e ritorno.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nata a Modena, in piena Motor Valley, e presentata al museo dell’Automobile di Torino, l’auto elettrica da 2040 CV, che porta l’indovinato nome di Fulminea verrà prodotta in 61 esemplari, costerà circa 2 milioni di euro e raggiungerà il mercato nel 2023.
Arriva FULMINEA, l’auto elettrica da 2 MILIONI di EURO
# Cosa c’è dietro (e dentro) Fulminea
Credits: motori.virgilio.it
Oltre ad essere qualcosa di molto innovativo, tanto dal punto di vista del design che per la tecnologia, Fulminea si propone come “laboratorio su ruote” per lo studio dell’aerodinamica e della velocità. Il parco batterie e condensatori di questa auto, in questo momento, è il più avanzato del mondo e le consente di raggiungere un’accelerazione di 320 Km/h in meno di 10 secondi.
Si ritiene che Fulminea possa avere un’autonomia di 540 chilometri. Di sicuro, nonostante si tratti di un’automobile pensata per la città, è piena di caratteristiche ed elementi “pescati” dal mondo delle corse, con molto di innovativo: non ultimi i sensori, le luci al led e i sistemi di telecamere in sostituzione degli specchietti.
# E dopo?
Credits: quattroruote.it
Fulminea non è certamente un… fulmine a ciel sereno. Piuttosto, l’idea di Gianfranco Pizzuto, l’imprenditore che ha creato quest’auto elettrica, è di potenziare tutto il settore, indotto compreso, attraverso investimenti specifici e consistenti. Oltre a potenziare e a migliorare tutto quanto ruota intorno a Fulminea, si immagina anche di realizzare, possibilmente entro il 2025, una fabbrica di batterie. Il tutto per un investimento stimato nell’ordine del mezzo miliardo di euro.
Nessuno si vuole prendere più la responsabilità di niente.
In caso di ogni tipo di pericolo, reale o potenziale, le persone preferiscono avere qualcuno che decida al loro posto.
Per difendersi dalla paura dell’altro le persone chiedono l’intervento di un’autorità esterna.
Pensare sempre che ci debba essere una regola imposta o un arbitro esterno, toglie il senso del vivere. Come se le persone volessero togliere la patria potestà su loro stesse perchè incapaci di intendere e di volere. Ma con la perdita della libertà di scelta l’effetto non solo è la perdita di responsabilità.
L’effetto sociale è quello della perdita della solidarietà e dello spirito collaborazione. Delegare all’esterno il potere sulla propria vita, porta le persone a omettere qualunque tipo di azione non imposta e quindi anche qualunque tipo di aiuto per gli altri.
Quello che era considerato uno scaricabarile per cui si criticava una mentalità diffusa negli uffici pubblici è diventata la pratica corrente nella vita quotidiana. E l’unica iniziativa verso gli altri considerata degna di lode è diventata la delazione contro chi viola il protocollo imposto dall’autorità.
Perdendo l’autonomia della decisione nei confronti del rischio nella nostra vita stiamo perdendo anche il senso di collaborazione che è alla base del vivere comune.
C’è bisogno di una rivoluzione copernicana e neo-umanista che rimetta al centro l’essere umano con i suoi bisogni e la sua libertà di scelta al posto della macchina burocratica che sta disuminazzando l’umanità.
L’unica via di uscita è di sostituire la paura con la fiducia negli altri. Ma per farlo ci vuole coraggio.