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Incapaci di intendere e di volere

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Metropolis

Nessuno si vuole prendere più la responsabilità di niente.
In caso di ogni tipo di pericolo, reale o potenziale, le persone preferiscono avere qualcuno che decida al loro posto. 
Per difendersi dalla paura dell’altro le persone chiedono l’intervento di un’autorità esterna.

Pensare sempre che ci debba essere una regola imposta o un arbitro esterno, toglie il senso del vivere. Come se le persone volessero togliere la patria potestà su loro stesse perchè incapaci di intendere e di volere. Ma con la perdita della libertà di scelta l’effetto non solo è la perdita di responsabilità. 

L’effetto sociale è quello della perdita della solidarietà e dello spirito collaborazione. Delegare all’esterno il potere sulla propria vita, porta le persone a omettere qualunque tipo di azione non imposta e quindi anche qualunque tipo di aiuto per gli altri.

Quello che era considerato uno scaricabarile per cui si criticava una mentalità diffusa negli uffici pubblici è diventata la pratica corrente nella vita quotidiana. E l’unica iniziativa verso gli altri considerata degna di lode è diventata la delazione contro chi viola il protocollo imposto dall’autorità.

Perdendo l’autonomia della decisione nei confronti del rischio nella nostra vita stiamo perdendo anche il senso di collaborazione che è alla base del vivere comune.

C’è bisogno di una rivoluzione copernicana e neo-umanista che rimetta al centro l’essere umano con i suoi bisogni e la sua libertà di scelta al posto della macchina burocratica che sta disuminazzando l’umanità.
L’unica via di uscita è di sostituire la paura con la fiducia negli altri. Ma per farlo ci vuole coraggio. 

Continua la lettura con: Vademecum per il prossimo sindaco: la rinascita di Milano

MILANO CITTA’ STATO 

I SOPRANNOMI dei QUARTIERI di MILANO: da Quarto Raggio a Ponte LamBrooklyn

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credits: urbanlife

Sarebbe troppo banale chiamare i paesi o le zone delle città con i propri nomi, dare soprannomi, oltre a essere più divertente, dà l’idea di essere legati all’area, come se, almeno in parte, fosse tua. Dopo i paesi dell’hinterland, anche alcune zone di Milano, soprattutto le periferie, hanno perso i loro veri nomi; o meglio, questi sono stati storpiati e i soprannomi hanno preso il sopravvento.

I SOPRANNOMI dei QUARTIERI di MILANO: da Quarto Raggio a Ponte LamBrooklyn

# Ponte LamBrooklyn

Credits: blog.urbanfile.org
Ponte Lambro, Milano

Ormai l’America è ovunque. Mode, parole e adesso anche i nostri soprannomi riprendono gli Stati Uniti e le sue zone. Per i milanesi che non sono ancora andati a Brooklyn e che per ora non progettano di farlo, non c’è problema: ci si può vantare di aver visto Ponte LamBrooklyn. Si tratta del soprannome di Ponte Lambro, zona del Municipio 4 di Milano. Tra Ponte LamBrooklyn e Brooklyn non vedo differenze, uguali no?

# Quarto Raggio

Credits: milanoinmovimento.com
Quarto Oggiaro

A ma vieni da Quarto Oggiaro? Non ti hanno ancora rapinato? Sei ancora vivo? Non hai paura a vivere lì? Queste sono alcune delle tante domande poste a chi proviene dal quartiere nord-est di Milano del Municipio 8. La zona di Quarto Oggiaro è stata paragonata al Bronx, quello che era uno dei quartieri più malfamati di New York, ma della città meneghina. Da molti anni fa, la sua cattiva fama ha portato i milanesi a soprannominarlo “Quarto raggio“, come il braccio di San Vittore per i criminali più pericolosi. Un nomignolo rimasto anche oggi che la sua immagina sta cambiando. 

# Gratoshollywood

Credits: ordinearchitetti.mi.it
Gratosoglio, Milano

Nelle periferie meridionali milanesi, precisamente nel Municipio 5, Gratosoglio diventa Gratoshollywood. Lo potremmo definire un quartiere-dormitorio, dove 16 mila pendolari abbandonano Gratosoglio e ci ritornano solo di sera. L’occupazione abusiva degli alloggi popolari, la poca sicurezza, i micro-criminali che dominano le strade e la mancanza di prospettive porta Gratosoglio ad avere una cattiva reputazione. Ma chissà se Gratoshollywood lascia un po’ di speranze…

# Lambrangeles

credits: urbanlife

La zona milanese di Lambrate è da diversi anni in una fase di grande rivalutazione e riqualifica. Si è assistito alla trasformazione di ex-fabbriche, che oggi sono diventate gallerie d’arte e studi di fotografia, alla creazione del Design District e in generale ad un rinnovamento urbano. Così Lambrate è diventato Lambrangeles, con tutte le prospettive di un’ulteriore internazionalizzazione e di un complessivo miglioramento del quartiere.

# Cascate del Niguarda

Credits: proger.it
Niguarda, Milano

Torna ancora l’America, ma questa volta non sono solo gli USA. Il quartiere milanese del Municipio 9 Niguarda, principalmente conosciuto per la presenza dell’Ospedale, è diventato il Niagara con le sue Cascate del Niguarda.

# Una moda che non ha fine

Con San Dannato Milanese, la Circonvalley, Motta Winsconsin, Pieverly Hills e tanti altri, l’hinterland milanese e i quartieri della città sono presi di mira dalla fantasia dei suoi abitanti. Una moda che non ha fine, ma quando una cosa è divertente, perché bloccarla?

Fonti: imbruttito.com

Continua la lettura con: I SOPRANNOMI dei paesi dell’HINTERLAND: da Rozzangeles a Buccinarcos

BEATRICE BARAZZETTI

Leggi anche: Estate Sforzesca 2021 : al Castello 80 spettacoli dal vivo, venerdì 11 giugno la nona edizione

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 

 

Due GRATTACIELI MILANESI tra i 50 più LUSSUOSI del mondo 

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Credit: Forbes.it

Dopo poche posizioni dal palazzo più lussuoso e costoso al mondo si posiziona anche Milano, con ben due grattacieli. Quali sono?

Due GRATTACIELI MILANESI tra i 50 più LUSSUOSI del mondo 

Quando si parla di edifici lussuosi si pensa a futuristici garage che si spostano tra i vari piani come un ascensore, senza pensare che nella classifica dei 50 grattacieli più lussuosi del mondo – creata da Wired – ci siano ben due palazzi milanesi.

# Qual è il primo classificato? Ma nella top 10 c’è anche Milano

credit: idealista.it

Il primo grattacielo in classifica è il One57, di New York. 73 piani con un panorama che spazia dallo spettacolare skyline di Manhattan al verde urbano. Per via dei suoi prezzi è anche chiamato “The Billionaire Building”, ovvero il Palazzo Miliardario, infatti per un appartamento si deve essere disposti a spendere milioni di dollari.

partito accelerazionista milano
Il Bosco Verticale -Isola

Solo sei posizioni più in là si è posizionato il Bosco Verticaleprogettato da Boeri e risulta essere uno dei grattacieli più costosi oltre che tra i più belli al mondo. Infatti un appartamento può costare dai 12.500 ai 16.500 euro al metro quadro, e ovviamente a questa cifra vanno aggiunte le spese per mantenere in salute le piante che ricoprono i balconi e che lo caratterizzano.

# Non solo Bosco Verticale. Al 26esimo posto c’è la Torre Solaria

Credits: ideediprestigio.it – Torre Solaria

Ma forse il Bosco Verticale ce lo aspettavamo, la vera sorpresa di questa top 50 è la Torre Solaria. Si è posizionata al 26esimo posto della classifica e a pensarci bene non dovrebbe nemmeno sorprenderci visto che con i suoi 143 metri d’altezza è il residenziale più alto d’Italia! Un appartamento da cui godersi il meraviglioso skyline meneghino costa da 9.200 a 16.200 euro al metro quadro.

# Il palazzo residenziale più alto e panoramico d’Italia

L’edificio inaugurato nel 2014 raggiunge in totale 800 mq e presenta tre ali che convergono in un nucleo centrale da cui entra la luce naturale: oltre alla Torre Solaria fanno parte del complesso la Torre Solea e la Torre Aria. L’ultimo appartamento, che è appunto l’attico più alto d’Italia, si affaccia sulla zona centrale di Porta Nuova e offre una vista meravigliosa.

credit: Milano Panoramica – vista dalla Torre Solaria

Fonte: Wired , Milano Panoramica

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ROSITA GIULIANO

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Il Grand Paris Express diventerà la più grande GALLERIA d’ARTE a cielo aperto del MONDO

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Credits: societedugrandparis.fr

Nell’immaginario comune, una infrastruttura dedicata alla costruzione di una nuova linea metropolitana coinvolge soltanto ingegneria e tecnica, in un sito grigio e rumoroso. Parigi, invece, è pronta a stupire con una grande scommessa sull’arte e la cultura per la sua nuova metro.

Il Grand Paris Express diventerà la più grande GALLERIA d’ARTE a cielo aperto del MONDO

# Artisti, performer e inventori

Credits: societedugrandparis.fr

La “Société du Grand Paris” è la società incaricata alla realizzazione del maxi progetto “Grand Paris Express”, una rete composta da quattro linee metropolitane che formano un anello attorno a Parigi. Tra le persone coinvolte, però, non ci sono solo ingegneri e operai, ma anche artisti, performer e inventori che daranno il loro contributo per qualificare gli spazi urbani che nasceranno.

Eventi culturali e artistici accompagnano la costruzione

Dalla data dell’apertura dei primi cantieri, nel 2016, fino alla conclusione prevista nel 2030, la costruzione della metro sarà scandita da un ricco programma di eventi culturali e artistici, i quali andranno a coinvolgere direttamente i territori interessati dai cantieri. Parlando di numeri, fino ad oggi sono stati coinvolti oltre 200 performer, provenienti da paesi e culture diverse, che hanno condiviso la propria arte con quasi 200.000 spettatori.

Thierry Dallard, Presidente del consiglio di amministrazione della Société du Grand Paris, ha parlato del progetto dicendo: “L’idea è quella di disegnare la mappa di una capitale più aperta al mondo, dove le stazioni della metro diventino le nuove porte d’ingresso alla Grande Parigi”.

Invece, José-Manuel Gonçalvès, direttore artistico e culturale del Grand Paris Express, ha affermato: “I cantieri del Grand Paris Express sono uno spazio innovativo per partecipare alla creazione della città del futuro, basata su un forte progetto culturale che enfatizzi le caratteristiche dei territori collegati proprio grazie alla metro”.

# Uno sguardo alle iniziative culturali

Credits: vezzoni-associes.com

Una delle iniziative artistiche più d’impatto che hanno coinvolto il progetto è avvenuta nel 2019, in una mostra con il nome di “Horizon 2030”. Per l’occasione, più di 40.000 visitatori sono giunti per visitare l’esibizione dedicata all’architettura e al design delle 68 stazioni della nuova metro.

Il programma culturale, tuttavia, non si fermerà qui: i cantieri in costruzione sono destinati a diventare veri e propri musei all’aperto, dove verranno esposte opere di artisti internazionali. Tuttavia, anche il futuro percorso dei treni sarà interessato dall’onda creativa, puntando alla creazione della più grande galleria d’arte a cielo aperto del mondo.

Nonostante la pandemia abbia frenato le iniziative sociali, sono già programmati per il prossimo autunno grandi eventi per celebrare l’opera che riscriverà, in chiave sostenibile, la mobilità di Parigi. Tra le altre, è prevista una mezza maratona intorno al tracciato della futura linea, oltre che momenti di dibattito e concerti per dare vita a una nuova anima della città.

Il Grand Paris Express non è soltanto un esempio di un grande investimento, di circa 28 miliardi di euro, per migliorare gli spostamenti e la quotidianità parigina. Si tratta di un progetto importante dedicato alla mobilità sostenibile e alla riqualificazione urbana attraverso l’arte, come dono per le generazioni future.

Fonte: webuildvalue.com

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MATTEO GUARDABASSI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

I 7 CANYON più SPETTACOLARI d’Europa

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Credit: @myswitzerlandit

I canyon mi hanno sempre affascinato, si creano delle gole profonde, dei veri e propri buchi dove la terra sembra sprofondare e tutto grazie all’acqua, che con la sua pazienza ha creato tutto questo in centinaia di migliaia di anni.

Oltre ad essere l’esempio lampante della potenza della natura, i canyon sono anche delle ottime tappe durante un viaggio. Si pensa sempre che i paesaggi più belli siano quelli lontani ma noi vogliamo dimostrarvi il contrario.

Vediamo insieme quali sono i canyon più suggestivi d’Europa secondo il sito siviaggia.it.

I 7 CANYON più SPETTACOLARI d’Europa

#7 Gole del Tarn (Francia)

Credit: @ju_bld_

Se tra le gole più famose d’Europa ci sono quelle del Verdon, le gole del Tarn sono quelle più conosciute: l’omonimo fiume ha scavato la roccia per ben 53 km, dando vita a profonde spaccature in cui le acque fluiscono con una forza straordinaria.

Lungo il corso del Tarn, caratterizzato da pareti calcaree che raggiungono altezze vertiginose fino a 500 metri, si alternano tratti con acque tranquille (planiols) e rapide (rajols), affioramenti rocciosi e natura selvaggia.

All’interno di questo luogo meraviglioso ci sono anche moltissimi castelli, borghi e chiese romantiche.

#6 Gola di Vintgar (Slovenia)

Credit: @vintgargorge

La gola di Vintgar è lunga 1600m e profonda fino a 250m sul bordo est del Parco nazionale del Tricorno e si trova in Slovenia.

È stata formata dal fiume Radovna, che, dopo l’uscita dalla gola, sfocia come affluente di destra nel fiume Sava Dolinka.

Lungo il suo itinerario si possono incontrare diverse cascate che rendono il tragitto ancora più bello.

#5 Gola di Ha (Creta – Grecia)

Credit: @fabricavilla

Immersa nel panorama della zona orientale dell’isola di Creta, si snoda per 1,5 km questo canyon che segue il corso del fiume.

Qui la natura regna incontrastata, e proprio per questo può essere difficile attraversare il percorso che porta alla gola, rendendola ancora più interessante e misteriosa.

#4 Il canyon di Tara (Montenegro)

Credit: @letsgotomontenegro

Continuiamo il nostro viaggio e arriviamo in Montenegro, dove si trova il canyon di Tara.

Questa è gola più lunga d’Europa e raggiunge i 1300 metri di profondità, che la fa essere seconda solo al mitico Grand Canyon.

Un luogo talmente suggestivo da essere stato scelto da Microsoft come uno dei suoi celebri sfondi per il dekstop e da essere entrato nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. 

Il suo itinerario tra le rocce si snoda per circa 83 km all’interno del Parco Nazionale Durmitor.

#3 Gola di Partnach (Germania)

Credit: @michael.eschrich.photography

La Germania stupisce spesso con i suoi paesaggi e proprio qui troviamo il prossimo canyon sulla lista.

Si chiama gola di Partnach (Partnachklamm) e si trova nella valle del Reno.

Questa gola funge da condotto naturale per l’omonimo fiume e corre per circa 700 metri tra pareti di calcare che raggiungono gli 80 metri.

Questo canyon offre uno spettacolo mozzafiato soprattutto d’invento quando tutto il panorama si ghiaccia.

#2 Fjadrargljufur (Islanda)

Credit: @iceland.explore

In ogni lista di luoghi naturali non può mancare l’Islanda.

Qui troviamo il Fjadrargljufur, un magico canyon profondo cento metri e lungo circa due chilometri che rappresenta ancora una volta la natura incontaminata e mozzafiato di questo paese.

Questo spettacolo naturale attira turisti da tutto il mondo e anche personaggi famosi, tanto che Justin Bieber ha scelto proprio questo canyon per girare il video musicale della sua canzone “I’ll show you”, evento che portò all’overtourism del canyon per molti mesi, tanto che le autorità islandesi decisero di chiuderlo.

Si pensa sempre che i luoghi più belli siano lontani e invece il primo posto di questa lista è vicino a noi.

#1 Gola Ruinaulta (Svizzera)

Credit: @myswitzerlandit

Quello che riteniamo il canyon più suggestivo d’Europa si trova vicino a noi, in Svizzera.

Qui possiamo ammirare la gola Ruinaulta, una gola selvaggia con un fiume impetuoso, bianche pareti rocciose e ampi boschi nota anche come “Gran Canyon svizzero”, formatosi grazie allo scorrere del Reno Anteriore.

Questo luogho è un vero e proprio paradiso naturalistico che offre una vasta possibilità di esperienze outdoor. Dal trekking per i più esperti alle escursioni per famiglie, dal ciclismo al rafting: ogni persona troverà il suo paradiso immerso nella natura.

Fonti: siviaggia.it

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ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Lombardia, l’economia reagisce alla crisi. Ma teme l’incognita Superbonus 110%

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Tra mare e fiume l’ISOLA dell’AMORE: una delle spiagge fluviali più belle d’Europa

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Credits: tenutagoroveneto.it Goro

Nel ferrarese, esattamente nella parte del delta del Po, sorge una spiaggia che è unica anche per la nostra penisola. Si tratta, innanzitutto, di una spiaggia fluviale, che però non è lontana dall’Adriatico.

Tra mare e fiume l’ISOLA dell’AMORE: una delle spiagge fluviali più belle d’Europa

# Fiume e mare insieme creano qualcosa di unico

Credits: tenutagoroveneto.it
Goro

In effetti, già il nome “Isola dell’Amore” risulta improprio, dal momento che si tratta di una lingua di terra, detta “scanno”, dalla forma mutevole. Il gioco dei venti, delle correnti e delle maree crea un ambiente assolutamente unico e dà vita ad una spiaggia che, da diversi anni, figura nelle classifiche delle migliori spiagge italiane. La vegetazione che vi si trova è assolutamente unica e tra gli animali, che è possibile osservare, vi sono anche le tartarughe marine. Inoltre, si tratta di uno dei pochissimi tratti fluviali che vengono interessati da crociera, in quanto è possibile arrivare da Comacchio o da Porto Garibaldi direttamente sull’isola.

# Una vacanza che farebbe la gioia del Gran Mogol della Banda Disney

Credits: ristoranteferrari.it
isola dell’amore

L’unicità di un luogo del genere sta anche nel tipo di vacanza che è possibile trascorrervi. L’Isola dell’Amore è infatti un posto assolutamente “fuori dal mondo”, nel senso migliore possibile. È senz’altro in grado di fornire un’esperienza di vacanza che possa far “staccare” da tutto il resto. Tuttavia, si tratta anche di un luogo raggiungibile solo via mare, forse più adatto agli spiriti avventurosi. In effetti, il vecchio faro fluviale è l’unico luogo nel quale è possibile trovare cibi e bevande.
Anche i luoghi ove è possibile soggiornare in attesa di visitare l’Isola prevedono dei trasferimenti in barca per raggiungerla.

# Il Parco Naturale come dimensione ottimale per proteggere qualcosa di unico

Credits: youtube.it
Isola dell’amore

L’Isola dell’Amore si trova all’interno della parte emiliano-romagnola del Parco del Delta del Po, fondato nel 1988 ed entrato nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO 11 anni dopo.
La dimensione protetta del Parco, che ha rappresentato uno dei primi esempi di turismo responsabile in Italia, specialmente all’interno delle aree protette, ha consentito all’Isola dell’Amore di brillare della sua unicità e di dispiegare tutti i suoi elementi distintivi.

 

Continua la lettura con: “L’ISOLA che non c’è”: il progetto innovativo di Boeri per un BORGO STORICO

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

Leggi anche: L’ultima spiaggia di Diletta Leotta

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La piccola ROMA d’AFRICA

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Roma, 8 lug. (askanews) - Asmara è una città italiana e una città eritrea perché la struttura architettonica e urbanistica è italiana, ma oggi questo patrimonio appartiene al popolo eritreo, che ha avuto "una saggezza, una maturità nell'elaborare il ricordo coloniale, nel distinguere il colonialismo italiano dalle singole persone" da conservare la propria città fino a candidarla a Patrimonio dell'umanità Unesco. E' quanto hanno detto ad askanews la storica italiana Giulia Barrera e l'urbanista eritreo Gabriel Tzeggai, curatori del testo "Asmara. Architettura e pianificazione urbana nei fondi dell'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente". "Asmara è una città che cresce con il colonialismo italiano - ha ricordato Barrera - cresce numericamente, come popolazione, perché nel 1889 gli italiani si stabiliscono sull'altipiano (2.347 metri), dove c'è un clima molto temperato e non ci sono problemi di malaria, e cresce dal punto di vista urbanistico e architettonico. Prima del colonialismo italiano Asmara era un conglomerato di tre villaggi, dopo l'insediamento degli italiani assume precocemente caratteristiche coloniali, compresa la segregazione degli spazi urbani. I primi piani regolatori, già in epoca giolittiana, prevedevano infatti quartieri differenti per gli italiani, per la popolazione locale e una zona mista per arabi e indiani e famiglie miste. La segregazione degli spazi urbani diventa molto più pronunciata durante il fascismo". Se, infatti, per gli italiani vennero costruiti quartieri residenziali dotati di tutti i servizi e luoghi di svago, la popolazione locale venne costretta nelle cosiddette "zone indigene, poverissime, dove non c'erano servizi igienici", e la differenza tra queste aree "è ancora visibile oggi", ha rimarcato Tzeggai. Ma proprio sotto il fascismo, il governo di Roma comincia a investire molto in Eritrea, considerata come base di lancio per l'invasione in Etiopia, e ad Asmara cominciano ad arrivare tanti italiani, soprattutto militari. Se negli anni '20 la città contava non più di 18.000 abitanti, di cui 3.000 italiani, alla fine del 1936 gli abitanti erano diventati 98.000, di cui 53.000 italiani. Ed è in questo periodo che "gli italiani riproducono la struttura urbana della città di provincia italiana, con il corso, i caffè, i luoghi di culto, il mercato, i cinema", ma a differenza di quanto succeda ad Addis Abeba "dove architetti e ingegneri sentono maggiore il peso di necessità politiche imperiali, che porta a una monumentalità più tronfia, come nel quartiere Eur di Roma, ad Asmara hanno maggiore libertà di azione, soprattutto per quanto riguardava l'innovazione modernista". Asmara testimonia così una "fantasia architettonica più libera, che in Italia magari ritroviamo a Sabaudia, esemplificata nella zona dei villini e dalla pompa di benzina Fiat Tagliero", costruzione futurista a forma di aeroplano diventata il simbolo della città perché "qualcosa di unico". "La piccola Roma" voluta da Mussolini è arrivata intatta ai giorni nostri, sebbene il Paese abbia vissuto lungo anni di guerra. "Durante gli anni della guerra di indipendenza (1961-191) arrivare ad Asmara significava arrivare alla fine della lotta e non ci aspettavamo di arrivarci senza che la città venisse distrutta - ha ricordato Tzeggai, che ha trascorso 13 anni al fronte - poco prima dell'indipendenza avevamo assistito alla distruzione di Massaua, ci aspettavamo la stessa cosa per Asmara. Invece la città è rimasta intatta, a parte i danni dovuti alla mancata manutenzione". Una volta ottenuta l'indipendenza da Addis Abeba, "le priorità erano tante, bisognava ricostruire strade e centri urbani distrutti, ma ad Asmara c'erano da sistemare soprattutto i servizi". La storica Barrera sottolinea come "già all'indomani dell'indipendenza nacque l'idea di conservare la città, non in maniera strutturata, ma per la nostalgia che gli eritrei avevano provato durante gli anni della guerra di indipendenza. Per cui nasce una prima idea sulla necessità, prima di fare interventi nella città, di meditare e capire, iniziando così a formulare una politica di tutela del patrimonio, e a farsi consigliare e aiutare". Il governo eritreo arriva così alla decisione di vietare costruzioni nelle aree centrali di Asmara e nel 2001 firma un accordo con la Banca mondiale che dà il via al Cultural Assets Rehabilitation Project (Carp), che punta a ottenere riduzione della povertà e crescita economica attraverso la conservazione e il recupero dei beni culturali. Proprio nell'ambito di questo progetto nel 2004 l'Eritrea presentò all'Unesco la proposta di includere il perimetro storico di Asmara (circa 4.300 edifici all'interno di un'area di 480 ettari) nella lista preliminare dell'Unesco. Per arrivare quindi al 2016, quando viene presentata la domanda per far parte della Lista del Patrimonio mondiale, fino all'iscrizione nei siti Unesco adottata oggi. "La città merita il riconoscimento Unesco", ha detto Barrera, perché "come città africana è sorprendente e come concentrazione di edifici modernisti è uno degli esempi migliori al mondo", ma è anche una "città in cui si percepisce anche quanto l'urbanistica conti nella qualità della vita". Su questo punto Tzeggai ci tiene a sottolineare che "Asmara non è bella solo per l'architettura ma dal punto di vista urbanistico, perché è una città a misura d'uomo, una città fatta per camminare, per passeggiare, dove la vita è nelle strade ... c'è vitalità per le strade, perché c'è il bar dove si può prendere il caffè, il sarto che ti aggiusta gli abiti, il barbiere, il negozio dove riparare la bicicletta... si parla spesso della parte tangibile della città, del mix di architetture, ma bisogna anche rimarcare che i bei monumenti non bastano a rendere bella una città" ed "Asmara è bella perché visitandola si vive una bella esperienza, grazie all'accoglienza, all'ospitalità della popolazione". Anche per l'urbanista eritreo, che da anni vive in Italia, la sua città merita l'iscrizione Unesco, perché "si può imparare tanto dal punto di vista urbanistico", ma teme anche che porti a una gentrificazione: "Asmara è un mix di edifici anche dal punto di vista economico, perché c'è la villa che costa un occhio della testa e vicino ci sono anche alloggi più semplici che un commesso di negozio può permettersi. Con il riconoscimento Unesco il valore economico cambia e c'è il rischio di una gentrificazione. Se non saranno adottate politiche per arginare questo rischio, l'iscrizione Unesco potrebbe non portare benefici alla popolazione".

C’è il cinema Impero, il corso, la pompa di Benzina Fiat e palazzi dallo stile neocoloniale, sul tipo Eur o Latina. E’ “La piccola Roma”, ma si trova in Africa. Si tratta di Asmara, la capitale dell’Eritrea, ex-colonia italiana, città modernista per eccellenza, con i suoi edifici del ventennio, che nel 2017 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO entrando nella lista World Heritage.

La piccola ROMA d’AFRICA

La pianta urbanistica di oggi è in gran parte quella voluta da Mussolini, ma costruita dagli italiani già a partire dal 1889, quando i primi coloni si stabilirono sull’altipiano per godere di un clima più sopportabile e per sfuggire alla malaria. La città è arrivata quasi intatta fino ai giorni nostri, con i suoi 4.300 edifici all’interno di un’area di 480 ettari.

Ma l’appellativo di “piccola Roma” c’è chi ritiene non sia dovuto a una somiglianza urbanistica, piuttosto a motivi politici. Asmara, nelle mire colonialistiche dell’Italia, doveva diventare la capitale di tutta l’Africa Orientale Italiana. Era destinata a questo e per questo le fu dato quell’appellativo.

Capolavori di architettura razionalista e futurista

Di certo agli inizi del secolo e poi durante il ventennio fascista grandi architetti giunsero in Eritrea e alle classiche costruzioni di fine ‘800 primi ‘900 con forme classicheggianti con colonnati, bifore, facciate e balconi di ispirazione liberty si aggiunsero veri capolavori di architettura razionalista e futurista.

Come racconta Alberto Alpozzi, fotogiornalista autore di un libro fotografico su Asmara “gli italiani la crearono a partire dal 1890 durante la prima penetrazione coloniale lungo il Mar Rosso, un secondo impulso arrivò nell’era giolittiana con il primo piano regolatore e poi il grande boom urbanistico durante il Ventennio fascista che la fece crescere di oltre 30 volte raggiungendo i 100.000 abitanti di cui la metà italiani”.

Patrimonio dell’Umanità

Nella capitale eritrea continuano ancora oggi a convivere diversi stili architettonici che vanno dal modernismo al razionalismo italiano del novecento, allo stile orientaleggiante ottocentesco. Opere come l’autofficina FIAT Tagliero, simbolo della città o il Cinema Impero, sono divenute iconiche e sono ancora perfettamente conservate.

È dei primi anni Duemila il primo accordo con la Banca Mondiale per la conservazione dei beni culturali della città e del 2005 la richiesta di accesso alla “tentative list” dell’Unesco per circa 4.300 edifici. Nel 2016 la domanda formale, grazie al forte contribuito dell’ambasciata italiana locale. Poi nel 2017 è arrivato il riconoscimento dell’Unesco e Asmara è diventata patrimonio dell’Umanità.

Continua la lettura con: il Colosseo quadrato

FRANCESCA SPINOLA

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BIENNALE di Architettura 2021: Venezia riparte al CENTRO del MONDO

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La Biennale di Architettura, slittata di un anno a causa della pandemia sta per ridare vita a Venezia. Un riassunto di tutte le anticipazioni.

BIENNALE di Architettura 2021: Venezia riparte al CENTRO del MONDO

Nel mese di marzo del 2020, Venezia è certo stata uno dei simboli del lockdown nazionale, oserei dire europeo. La pandemia, che ha bloccato l’Italia intera, ha permesso a pochi fortunati di poter godere di una città deserta, come mai si era potuta vedere prima.

Venezia. 2020 © Piepaolo Mittica
Credits: @Pierpaolo Mittica – Venezia. 2020

Venezia senza vita è un’immagine strana, molto singolare, rara. Ho potuto vedere con i miei occhi questa fotografia e, garantisco, sarà difficile cancellarla dalla mia mente.

Venezia è rimasta “chiusa” ai turisti per un lungo periodo. La malinconia che si respirava nei mesi scorsi in giro per la città, con le calli frequentate sostanzialmente solo da chi ci vive e da chi ci lavora, è cosa che finirà sui libri di storia. Molti negozi e attività commerciali sono stati chiusi a lungo e alcuni di essi, ahimè, non riapriranno più.

# Ritorno alla normalità

Ma è passato più di un anno dal lockdown 2020, e da qualche settimana, la voglia di ritorno alla normalità ha rapidamente contagiato anche Venezia, una delle città più amate dai turisti di tutto il mondo.

Città d’arte per eccellenza, Venezia non vuole perdere tempo e ha cominciato ad annunciare la riapertura dei suoi musei e a confermare tutti gli impegni presi, e solo rimandati, con i suoi ammiratori.

# Biennale di Architettura: Come torneremo a vivere insieme?

Vivaticket: biglietti online, prevendita concerti, biglietti spettacoli

Tra questi, non può mancare di certo uno degli appuntamenti più importanti di tutto l’anno: sarà aperta al pubblico per 6 mesi, da sabato 22 maggio a domenica 21 novembre 2021, ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera, la 17. Mostra Internazionale di Architettura. E proprio dalla pandemia parte il titolo della Mostra: How will we live together?, a cura di Hashim Sarkis e organizzata dalla Biennale di Venezia.

# La mostra: i partecipanti

Biennale Venezia 2021: biglietti e date ai tempi del Covid | Living Corriere
Credits: @labiennale.org

La Mostra Internazionale comprende opere di 112 Partecipanti provenienti da 46 Paesi con una maggiore rappresentanza da Africa, America Latina e Asia e con un’ampia rappresentanza femminile. La Mostra è organizzata in cinque aree tematiche, chiamate “scale”: tre allestite all’Arsenale e due al Padiglione CentraleAmong Diverse BeingsAs New HouseholdsAs Emerging CommunitiesAcross Borders e As One Planet.

Credits: @labiennale.org

Questa edizione comprende anche una serie di partecipazioni fuori concorso:

  • Stations + Co-Habitats: ricerche sulle cinque tematiche e relativi casi di studio sviluppati da ricercatori provenienti dalle università di tutto il mondo
  • la partecipazione speciale dell’artista israeliana Michal Rovner al Padiglione Centrale
  • La mostra nella Mostra di Studio Other Spaces (rappresentato da Olafur Eliasson Sebastian Behmann) che presenta Future  Assembly con i contributi di tutti i Partecipanti
  • Un’istallazione esterna ai Giardini, How will we play sport together?, dedicata al tema dello sport
  • Un evento speciale della Vuslat Foundation, che propone una installazione di Giuseppe Penone in Arsenale.
Biennale Architettura: Future Assembly di Studio Other Spaces
Credits: @labiennale.org – Future Assembly di Studio Other Spaces

Parte della Mostra è anche How will we play together?, contributo di 5 architetti internazionali partecipanti, autori di un progetto dedicato al gioco allestito a Forte Marghera (a Mestre) e aperto alla cittadinanza.

# La Mostra: le partecipazioni nazionali

61 Partecipazioni Nazionali animeranno invece gli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, con 3 Paesi presenti per la prima volta alla Biennale Architettura: Grenada, Iraq e Repubblica dell’Uzbekistan​.

Credits: @labiennale.org

Il Padiglione Italia troverà dimora alle Tese delle Vergini in Arsenale. Sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Creatività Contemporanea, è a cura di Alessandro Melis.

La pre-apertura della Mostra avrà luogo nei giorni 20 e 21 maggio. La cerimonia di inaugurazione si svolgerà invece sabato 22 maggio 2021.

# Collaborazione con la Biennale di danza

L’edizione 2021 della Mostra di Architettura incrocerà il 15. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (dal 23 luglio all’1 agosto).

Saranno ospitati all’Arsenale, nella sezione della Mostra intitolata Among Diverse Beings, le installazioni e i danzatori-coreografi della Biennale College. Sotto la guida del Direttore Artistico della Biennale Danza, Wayne McGregor, essi daranno vita a frammenti coreografici, “istantanee” o “schizzi” sollecitati da segni, materiali e temi della Mostra di Architettura.

# Eventi collaterali

Infine, sono ben 17 gli Eventi Collaterali ammessi dal Curatore della Mostra e promossi da enti e istituzioni nazionali e internazionali senza fini di lucro. Organizzati anch’essi in diverse sedi della città di Venezia, ampliano l’offerta di contributi e partecipazioni che arricchiscono il pluralismo di voci che caratterizza la Mostra.

# How will we play together? – L’intervento di Hashim Sarkis

Hashim Sarkis - Wikipedia

Hashim Sarkis, il Curatore della Mostra di origini libanesi, interviene così:

“L’attuale pandemia globale ha senza dubbio reso la domanda posta da questa Biennale ancora più rilevante e appropriata, seppure in qualche modo ironica, visto l’isolamento imposto. Può senz’altro essere una coincidenza che il tema sia stato proposto pochi mesi prima della pandemia. Tuttavia, sono proprio le ragioni che inizialmente ci hanno portato a porre questa domanda – l’intensificarsi della crisi climatica, i massicci spostamenti di popolazione, le instabilità politiche in tutto il mondo e le crescenti disuguaglianze razziali, sociali ed economiche, tra le altre – a condurci verso questa pandemia e a diventare ancora più rilevanti.
Non possiamo più aspettare che siano i politici a proporre un percorso verso un futuro migliore. Mentre la politica continua a dividere e isolare, attraverso l’architettura possiamo offrire modi alternativi di vivere insieme. La Biennale Architettura 2021 è motivata dai nuovi problemi che il mondo sta ponendo all’architettura, ma è anche ispirata dall’attivismo emergente di giovani architetti e dalle radicali revisioni proposte dalla professione dell’architettura per affrontare queste sfide.”

Credits: labiennale.org

Continua la lettura con: I 3 PONTI di CALATRAVA: una MERAVIGLIA dell’architettura in un luogo inaspettato

LUCIO BARDELLE

Leggi anche: Make America Work Again. Il piano shock di Biden sul lavoro in Usa

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La CASA CHE VOLA: l’ultima rivoluzione. Arriverà anche in Italia?

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CREDIT: facebook @Jain 108 Academy

Come funzionano le floating houses? E perché potrebbero essere una rivoluzione architettonica anche in Italia?

La CASA CHE VOLA: l’ultima rivoluzione. Arriverà anche in Italia?

Dopo il terremoto che devastò il Giappone nel 2011 si sono cercate delle tecnologie per creare abitazioni a prova dei peggiori terremoti, ed è così che sono nate le floating houses – letteralmente le case fluttuanti. Come funzionano e perché non sono arrivate anche nelle zone ad alto rischio sismico in Italia?

# L’elettromagnetismo alla base delle case fluttuanti

credit: theindexproject.org

Il sistema è stato inventato dai progettisti di Air Danshin Systems Inc. e al momento è la soluzione più creativa e fantasiosa per proteggere le abitazioni dai terremoti. Alla base della levitazione c’è l’elettromagnetismo: grazie ad un potente cuscino d’aria la casa può iniziare a sollevarsi di qualche centimetro sopra la superficie della terra in caso di terremoto e di rimanere in questa posizione fino alla fine del terremoto.

# Rilevano in anticipo le scosse: perché non sono ancora arrivate in Italia?

credit: stroyka.md

Grazie a questa levitazione la casa resta assolutamente stabile e ferma mentre il mondo circostante continua ad ondeggiare, e si riappoggia al terreno una volta che le scosse sono finite. Tutto ciò è possibile tramite un sensore sensibile è in grado di rilevare in anticipo l’inizio dell’attività sismica: dà un segnale che attiva il compressore d’aria e quest’ultimo impiega pochi secondi per riempire d’aria il cuscino speciale.

Con questa tecnologia in Giappone sono già state costruite oltre 100 case, edifici non molto grandi che dopo il terremoto del 2011 erano andati distrutti e sono stati restaurati.

Anche in Italia ci sono alcune zone ad alto rischio sismico in cui varrebbe la pena investire su questo nuovo tipo di tecnologia. Dal Giappone ci è arrivato un suggerimento? Forse dovremmo coglierlo.

Fonte: Stroyka

Continua la lettura con: Il PAESE con le CASE nella ROCCIA

ROSITA GIULIANO

Leggi anche: Recovery Plan a Milano? Salta riapertura dei Navigli, soldi a trasporti e quartieri popolari

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Anche l’HINTERLAND di Milano avrà il suo BOSCO VERTICALE

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Progetto di social housing in Olanda
Il Bosco verticale di Milano è l’edificio green più fotografato al mondo. Oltre a questo sappiamo anche che vanta un numero sconfinato di imitazioni, alcune delle quali piuttosto interessanti. Da oggi sappiamo che anche che l’hinterland di Milano, avrà la sua costruzione ispirata al capolavoro dell’architetto Boeri.

Anche l’HINTERLAND di Milano avrà il suo BOSCO VERTICALE

Primo passo: distruggere l’ecomostro dei mondiali

L’ecomostro di Italia 90. Credits: https://primalamartesana.it/

Tutto nasce dalla volontà di Cernusco di spazzare via quella grande costruzione, incompiuta, che avrebbe dovuto essere un albergo in grado di ospitare i turisti arriva in Italia a seguito dei Campionati del mondo di Calcio del ’90. La storia di Italia 90 è costellata di soldi sprecati e opere incompiute e anche la periferia milanese ne ha pagato il prezzo. Dal 1990 infatti la costruzione era rimasta incompiuta diventando dimora di senzatetto e, cosa molto sgradita, di roditori e altro ancora.

Secondo passo: al suo posto un nuovo bosco verticale

Credits: @chriscenaikotravels IG

 

Dopo una lunga serie di tentativi atti a modificare o eliminare l’ecomostro finalmente si è arrivati ad una soluzione definitiva. Il grande edificio che era diventato, nel corso degli anni, sinonimo di degrado al punto che anche il Gabibbo di Striscia si era occupato della vicenda, scomparirà per sempre lasciando il posto a alcuni edifici compreso una palazzina che si richiamerà al bellissimo Bosco Verticale di Milano con una linea guida decisamente improntata al green.

Non sarà una copia, ma una evoluzione del concept

rozzano
Se pur edificata con un aspetto piramidale la nuova costruzione ospiterà numerose piante e sedi floreali che renderanno il tutto simile ad una foresta che si alza di alcuni piani con terrazzamenti di grande impatto. L’area di 33.500 metri quadri diventerà sede di un grande parco mentre le costruzioni avranno una destinazione ad uso misto di edilizia abitativa e commerciale ma il nuovo building ricoperta da rigogliosa natura sarà il vero protagonista della rinascita dell’area.
L’ex albergo di via Melghera in realtà non sarà completamente abbattuto in quanto una parte verrà riqualificata, probabilmente per ospitare una residenza per anziani. Il resto presto sarà spazzato via con l’avvio dei lavori il cui inizio è previsto prima della fine del 2021.

Iniziata una nuova era dei palazzi super ecologici

Mentre si sprecano parole per il noto Bosco Verticale finalmente arriva una azione concreta che darà continuità alla filosofia costruttiva iniziata dall’architetto Boeri e che sicuramente cambierà, anzi ha cambiato. Il modo di concepire le nuove costruzioni nell’ottica di una rivoluzione ecologica che ci auguriamo tutti non avrà mai fine.

Fonte: primalamartesana.it 

Continua con: il palazzo DDR di corso sempione

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: NUOVO DECRETO su riaperture parchi, coprifuoco e Ristorazione al chiuso, ecco tutte le novità

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La CORSA all’ALBA in giro per Milano: un messaggio per il FUTURO

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Credits: iltorinese.it

Un progetto fatto di un’ora e un percorso ben precisi, per tutte le età, per una giornata con un’atmosfera unica.

La CORSA all’ALBA in giro per Milano: un messaggio per il FUTURO

# Che cos’è 5.30

Credits: comune.formigine.mo.it

È l’ora in cui avrà inizio, a secondo della data relativa al luogo in cui si terrà la manifestazione, un evento volta a sensibilizzare chiunque voglia partecipare ad una serie di iniziative ed azioni volte al miglioramento della nostra vita e delle nostre abitudini.

Una camminata o una corsa che chiunque dovrà percorrere per 5,3 km partendo alle 5,30 del mattino. Una volta coperta la distanza prefissata, ci si unirà a chi ha partecipato all’evento e si farà colazione socializzando e scambiando opinioni riguardo i principi sostenuti dagli organizzatori: uguaglianza, rispetto della natura, riduzione degli sprechi, vita e alimentazione sana, attività sportiva, innovazione e sostenibilità. A cornice di tutto questo un’alba che regalerà emozioni uniche. Lo spirito è, quindi, non quello di una competizione, ma di partecipazione a una serie di valori e regole che saranno sempre più importanti per una vita nel rispetto della natura e delle sue necessità.

# Nessuna competizione

Credits: milano.corriere.it
Non competitiva perché aperta a tutti, nel segno dell’uguaglianza, ognuno col proprio ritmo e velocità, accomunati da uno spirito di partecipazione e una maglietta che consentirà di individuare chi, a quell’ora, deciderà di essere presente.
 

Consigliamo di consultare il sito www.run530.com sul quale è possibile individuare la data relativa alla propria città e tutto il regolamento e la mission dell’evento.

Scoprire la propria città in un orario dove la maggior parte delle persone dorme, respirare un’atmosfera che difficilmente ci è concesso di percepire, guardare luoghi a quell’ora deserti, bellezze architettoniche con la calma che meritano, attraversare parchi con una natura ancora immersa nel suo ritmo naturale, animali che popolano i centri urbani senza che siano disturbati dai fuori del traffico e, alla fine, godersi una colazione in compagnia di perfetti sconosciuti che hanno scelto di essere presenti perché accomunati da una serie di valori che dovranno sempre più essere predominanti nella nostra vita.

Continua a leggere con: A Baggio si organizza la CORSA DEGLI ASINI

ROBERTO BINAGHI

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Vademecum per il prossimo sindaco: la rinascita di Milano

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Credits: Andrea Cherchi

I prossimi cinque anni per Milano saranno cruciali per recuperare la grande spinta che c’è stata con Expo e rilanciarsi con nuove iniziative. Proviamo a focalizzarci su alcuni punti fondamentali.

Prima di tutto bisogna prendere in considerazione l’autonomia amministrativa di Milano.
Milano deve avere poteri e competenze da regione o da provincia autonoma, come espresso da due cittadini su tre in un recente sondaggio di Pagnoncelli.
Così Milano potrebbe entrare nel club delle città importanti, diventare un laboratorio di riforme e contribuire al rilancio del Paese.

Poi occorre affrontare il tema dell’inquinamento ma non con slogan o iniziative mainstream, di facile impatto mediatico ma senza effetto concreto.
Si deve avere un piano vero, organico e affrontarlo in modo scientifico, diventando leader dell’innovazione sulla ricerca per depurare l’aria dallo smog. Bisogna creare un team di studio all’avanguardia, in collaborazione con le università e anche con le scuole.

Parlando di scuole e università un altro tema prioritario è quello dell’istruzione. In una visione autonoma Milano dovrebbe promuovere una formazione più orientata allo sviluppo della creatività e dell’evoluzione personale che all’imitazione di modelli preesistenti e al conformismo con le idee dominanti. Inoltre dovrebbe formare i ragazzi all’altezza della competizione internazionale, con capacità di coding e di lingua straniera, insieme alla valorizzazione di fattori identitari del territorio, come design, cultura, musica e altre tradizioni di valore mondiale.

Nell’economia, le imprese a Milano devono essere liberate da ciò che le soffoca, burocrazia e fiscalità assurda in primis. Il Comune di Milano deve diventare un difensore della libertà di impresa sul territorio e tutelare chi fa attività economica da ogni tipo di abuso di potere da parte dello stato centrale.

Ma forse la necessità più grande per Milano è quella di ritrovare il suo più autentico orizzonte. Quello di non essere più limitata nei suoi confini ma diventare il cuore pulsante di un’area geografica di rilevanza nazionale e internazionale, come è sempre stata in passato.

Una luce e una guida per un rilancio culturale e sociale nazionale ed europeo: questa deve essere la rinascita di Milano.

Avete altre idee da mettere in campo?

Continua la lettura con: Milano è più grande di Milano

MILANO CITTA’ STATO 

Dopo Flixbus è nato FLIXTRAIN: i TRENI LOW COST arriveranno anche in Italia?

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credit: berlinomagazine.com

Dalla Germania i FlixTrain stanno conquistando l’Europa. Prezzi stracciati e sostenibilità: il futurismo ferroviario arriverà in Italia?

Dopo Flixbus è nato FLIXTRAIN: i TRENI LOW COST arriveranno anche in Italia?

Dopo aver riscontrato un successo enorme grazie a Flixbus, la società tedesca FlixMobility è partita alla conquista dell’Europa anche con i mezzi su rotaie: i FlixTrain. Si tratta di una rete ferroviaria low cost, sostenibile e con il tipico verde acceso che caratterizza la compagnia. L’idea è subito diventata un successo in Germania, e si sta diffondendo anche nel resto d’Europa: arriverà anche in Italia?

# Dalla Germania alla conquista dell’Europa

Credit: hospitality-on.com

La rete è partita nel 2018 e in soli 3 anni non solo ha avuto un grande successo in Germania, ma la compagnia mira già ad una internazionalizzazione. Tutti i treni di FlixTrain sono alimentati con energia ricavata da fonti rinnovabili e hanno dei prezzi davvero convenienti: questi sono i punti di forza dei treni verdi che stanno conquistando l’Europa. Recentemente infatti è stata inaugurata in Svezia la prima linea FlixTrain che collegherà Stoccolma a Göteborg.

# Il sogno di FlixMobility: una rete low cost che connetta bus e treni

L’obiettivo della compagnia è quello di creare una grande rete intermodale in cui si combinino sia i treni che i bus, e a farne una sintesi è stato André Schwämmlein, uno dei fondatori di FlixBus: “Siamo sinonimo di viaggi a prezzi accessibili e un’alternativa ecologica all’automobile. Il nostro obiettivo deve essere quello di convincere più persone a passare al trasporto pubblico. Autobus e ferrovia si completano a vicenda perfettamente“.

# Sempre più tratte a prezzi stracciati: quando raggiungeranno l’Italia?

credit: The Berlin Spectator

Guardando la scalata dell’azienda si può prevedere che il successo riscontrato dai bus verrà replicato dalla nuova rete ferroviaria. In Germania la rete è in espansione e dopo un periodo di stop causato dalla pandemia i FlixTrain ripartiranno con nuove tratte disponibili e sempre più corse, che serviranno per ridurre i tempi di attesa.

E mentre in Germania i treni verdi cercano di collegare tutte le aree metropolitane del Paese con prezzi stracciati da 4,99€, in Svezia sono stati lanciati da pochissimo ma stanno già spopolando con biglietti a partire da 125 SEK (circa 12€). Quando arriveranno anche in Italia?

Leggi anche: Il treno d’alta velocità Low Cost

ROSITA GIULIANO

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Il LAGO A POIS che cambia COLORE: l’ispirazione naturale per l’URBANISMO TATTICO

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Credit: @beautiful_planet2018

Non è una magia e nemmeno frutto di un disegno di un bambino con molta fantasia, è la realtà. Una realtà folle creata dalla natura che ancora una volta supera il limite creando un lago a pois con colori che cambiano a seconda del periodo.

Questo specchio d’acqua sembra una vera e propria d’opera d’arte, potrebbe ispirare il prossimo disegno dell’urbanismo tattico per le strade di Milano?

Il LAGO A POIS che cambia COLORE: l’ispirazione naturale per l’URBANISMO TATTICO

# Il lago a pois

Credit: @beautiful_planet2018

Siamo vicino a Osoyoos, nella Columbia Brittanica in Canada, è qui che si trova il lago a pois. Si chiama lago di Kliluk e ogni anno attira turisti da tutto il mondo.

Nonostante la sua fama mondiale, questo è un luogo sacro per gli Indiani nativi del luogo. Secondo le leggende e come riporta anche il cartello posto di fronte allo specchio d’acqua a pois, queste acque avrebbero delle proprietà terapeutiche.

Si dice possano guarire ferite, distorsioni, malattie cutanee e dolori muscolari.

Un’antica leggenda narra infatti che, nel corso di una battaglia tra le tribù locali, venne appositamente dichiarata una tregua per dare il tempo ad entrambi i rivali di far immergere i feriti nel lago di Kliluk. Ma come fa il lago ad essere a pois?

# La magia dei minerali

Credit: @riyazgohar312

Questo aspetto unico deriva dai minerali disciolti. I minerali contengono alte concentrazioni di solfato di magnesio, solfato di calcio sodio e altri minerali, come l’argento e il titanio, in grado di creare straordinarie forme geometriche sopra la superficie dell’acqua.

La maggior parte dell’acqua evapora durante i mesi estivi e questo fa emergere delle grandi bolle che altro non sono che depositi di minerali di vari colori.

Questo lago ha infatti un altro segreto: cambia colore in base alla stagione.

# Il lago che cambia colore oggi

Credit: @viajeseroski

Le tonalità dei pois dipendono dalla composizione chimica e dall’ammontare delle precipitazioni stagionali e per questo diventa variopinto.

I colori del lago di Kliluk cambiano in base alle stagioni dell’anno: dal color bianco, giallo pallido fino al verde o blu acceso.

Gli indigeni hanno tentato di comprarlo per preservarlo come un luogo sacro e dopo oltre 20 anni di tentativi hanno chiuso la trattativa nel 2001, comprando il terreno circostante di 22 ettari per un totale di 720 mila dollari.

Il lago oggi si trova quindi su un terreno privato circondato da un recinto ma è facile ammirarlo nella sua bellezza anche da lontano.

# Ispirazione per l’urbanismo tattico?

Credit: @repubblica_milano

Da mesi in tutto il mondo è ormai avviata una rivoluzione a colori.

Prende il nome di urbanismo tattico ed è un nuovo modo creativo di riqualificare le piazze di tutto il mondo in modo poco dispendioso, come? Riempiendo di colori vivacissimi le strade e i marciapiedi dei quartieri più dimenticati delle città.

Milano ha già iniziato questa rivoluzione a colori, il prossimo disegno potrebbe prendere spunto da questo lago e trovare un modo per cambiare colori?

Fonti: lastampa.it

Continua la lettura con: I pro e i contro dell’urbanismo tattico

ARIANNA BOTTINI

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MURI IMBRATTATI e STREET ART: Milano e Città Ticino a confronto

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Credits: myswitzerland.ch Street Art Tour a Lugano

Per farla breve e semplice si può dire che l’Entropia misura il disordine di un sistema. Nello stesso tempo si deve tenere presente che i sistemi naturali portano sempre ad un massimo disordine e ad un generale appiattimento.

MURI IMBRATTATI e STREET ART: Milano e Città Ticino a confronto

# Cos’è l’entropia sociale?

Attraverso l’Entropia Sociale si possono evidenziare i tanti aspetti della nostra vita sociale. Non vogliamo dire, per principio, che il disordine sia peggio dell’ordine, l’importante è che ciò avvenga per nostra scelta. Pensiamo ad esempio allo stato della nostra scrivania, rispecchia la nostra personalità.

# Muri imbrattati e street art: Città Ticino inflessibile con chi imbratta ma lascia molti spazi di libertà espressiva

Credits: amilanopuoi.com Milano art

A Milano il problema è ben vivo e dibattuto da anni e la città è letteralmente piena di scritte e di tag. Nel contempo ci sono anche creazioni di gradevole gusto e alcuni spazi sono stati previsti per precisi progetti di Street Art.

Nella Città Ticino per legge è vietato scrivere e imbrattare i muri e per gli autori sono previste pene e sanzioni. Ciò comporta un grosso impegno di vigilanza, di interventi di polizia e procedure nei tribunali. Parallelamente, però, sono state accettate aree di libera espressione nei centri sociali e ogni tanto aree giudicate idonee vengono riservate a progetti di Street Art, che contribuiscono a riqualificare i quartieri della città.

# Bisogna considerare la situazione a livello di energia usata

Credits: myswitzerland.ch
Urban Art – Street Art Lugano

Non ci interessa dire cosa è meglio, ma semplicemente considerare le due situazioni in termini di energia, perché l’Entropia misura anche l’energia necessaria per passare da uno stato all’altro. Proviamo a pensare, se il nuovo Sindaco di Milano decidesse di non avere più la città imbrattata, ma di riportare i muri e le serrande dei negozi allo stato originario. Quanto tempo e denaro necessiterebbe? Consideriamo, anche in Ticino quanto impegno si spende per rimettere in ordine con continuità ogni scritta che regolarmente ogni tanto appare.

# Una decisione che la politica dovrà prendere

Credits: milanoweekend.it
Milano Art

Possiamo affermare, senza paura di essere smentiti, che praticamente il dispendio energetico sarebbe uguale (con le dovute diversità per le dimensioni). La conclusione risulta essere, quindi, che lasciare che l’Entropia lavori o no è solo una scelta politica e come sempre siamo noi cittadini a dover decidere dove vogliamo andare.

Continua la lettura con: 100 MURI di Milano messi a disposizione per gli STREET ARTIST

GIUSEPPE MARZAGALLI

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MINI FORESTE in città: possibile a MILANO?

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credits: corriere.it

Uno degli obiettivi di qualunque città voglia perseguire un percorso sempre più orientato a soluzioni green è la riforestazione urbana. Non solo aree verdi ma vere e proprie oasi che riproducano una foresta con tutte le sue peculiarità. Vediamo cosa sta succedendo in altre città e se questa sarà la nuova frontiera di Milano. 

MINI FORESTE in città: possibile a MILANO?

# La riforestazione urbana: la nuova frontiera delle città

Grazie a un programma voluto dal Ministro Sergio Costa, Alto Ufficiale del Corpo Forestale e una laurea in Scienze Agrarie nel curriculum, la riforestazione urbana deve seguire dei criteri che tenga conto di alcuni fattori imprescindibili quali il miglioramento della salute e del benessere dei cittadini, tutelare la biodiversità e aumentare le superfici dedicate al verde. Pur tenendo conto della volontà di molte persone che desiderano andare a vivere fuori dei grandi centri urbani la tendenza è comunque che la percentuale degli italiani che vivono nelle città aumenterà dal 50% attuale al 70% tra 10/15 anni. E’ quindi fondamentale compensare questa tendenza con un incremento importante del numero di piante che sono attualmente presenti nelle aree metropolitane.
 

Una mini foresta per Milano? Ecco come dovrebbe essere

Credits yousocialtrip – Foresta Bambù

La prima regola sarà quella di tutelare la biodiversità e creare zone di foresta urbana dove la presenza floreale autoctona giocherà un ruolo fondamentale. Per esempio a Milano non palme ma gelsi, olmi e tutta la vegetazione caratteristica del territorio. Alcune aree lasciate a se stesse evidenziano come la natura sia in grado di rimpossessarsi del territorio proliferando e rigenerandosi. Con una forestazione urbana si apre anche un nuovo ciclo vitale per specie animali che altrimenti sarebbero destinate alla scomparsa nelle città. Avere uno specchio d’acqua che ospiti alcune varietà ittiche significa ricreare un habitat ideale per aironi, martin pescatore, rettili e altre specie animali. Una foresta se pur piccola, significa piante quindi ossigeno, quindi assorbimento di anidride carbonica, controllo dell’escursione climatica e certamente un impatto paesaggistico notevolmente migliorato.

Essendoci dei fondi che verrano erogati e risorse previste nel Recovery Plan è fondamentale rispettare progetti e tempi e previsti per questa attività che, in primis, tende a ristabilire un equilibrio tra aree edificate e spazi verdi ad uso comune. Pur non esistendo una regola che stabilisca il giusto rapporto tra le due destinazioni d’uso nelle aree metropolitane è ovvio che si dovrà sempre più tenere conto dell’importanza della natura e della necessità non procrastinabile di aumentarne sempre più le superfici dedicate.

# Il Guerrilla Gardening

Credits: @chriscenaikotravels IG

Alcuni Movimenti, Associazioni e Comitati da anni si prodigano affinché le piante e tutto il verde possano tornare al centro di ogni progettazione urbana. In questa direzione si stanno muovendo anche gruppi di Guerrilla Gardening, movimenti spontanei di amanti del verde che disseminano i parchi con semi di vari tipi di pianta ottenendo a volte risultati sorprendenti. Pur non essendo ufficialmente riconosciuti se non ostacolati dalle autorità stanno incontrando i favori della cittadinanza che vedono fiorire o crescere piante anche nelle aiuole cittadine riportando la natura, quella vera, sotto casa.

Continua la lettura con: La Milano del futuro avrà una gemella digitale

ROBERTO BINAGHI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La prima notte in DISCOTECA a MILANO dopo il lockdown: DOVE e QUANDO sarà

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Si torna in discoteca per sperimentare un protocollo che potrebbe salvare l’estate 2021. Dove, quando e in che modalità si svolgerà?

La prima notte in DISCOTECA a MILANO dopo il lockdown: DOVE e QUANDO sarà

E’ stata la Silb-Fipe, l’associazione italiane imprese ed intrattenimento, a lanciare l’idea: fare degli eventi per verificare le condizioni per riaprire le discoteche. Le città interessate per queste prime due serate sono Milano e Gallipoli in cui apriranno una discoteca all’aperto e una invece al chiuso. Vediamo dove, quando e con quali modalità avverrà il test milanese. 

# L’esperimento a Milano si svolgerà al Fabrique

concerto subsonica fabrique milano
concerto subsonica fabrique milano

L’esperimento meneghino sarà il primo in tutta Italia e si svolgerà nell’ultima settimana di maggio e dovranno essere messi alla prova alcuni protocolli per rendere l’evento praticamente “covid-free”. La discoteca che ospiterà questo primo test è il Fabrique, in zona Mecenate, e si raggiungerà una capienza di oltre 2.000 persone. Ma quali saranno i protocolli che – se approvati – ci accompagneranno per tutta la stagione estiva?

# Come si potrà accedere alla serata-test?

Per accedere all’esperimento bisognerà dimostrare di essere vaccinati oppure la presenza di anticorpi per guarigione, o in alternativa di aver fatto un tampone molecolare nelle 48 ore precedenti. Anche in uscita sarà necessario effettuare il tampone, così da verificare la positività o negatività al Covid. Il protocollo deve essere testato e, se verrà approvato, permetterà finalmente ai locali di riaprire. Per aumentare esponenzialmente il numero dei giovani vaccinati i locali notturni hanno messo a disposizione i propri spazi per organizzare open day vaccinali, a dichiararlo è proprio Maurizio Pasca, presidente della Silb-Fipe. «Serviranno gazebo e spazi esterni ma, se il governo lo ritenesse opportuno, ne potremmo discutere. Noi siamo disponibili: prima si vaccinano tutti, prima si torna alla normalità, ognuno deve dare il suo contributo».

# Il caso spagnolo conferma: riaprire in sicurezza è possibile

credit: tg24.sky.it

Un evento simile è stato organizzato il 27 marzo a Barcellona, e i risultati rilasciati dalle autorità catalane sono piuttosto chiari: con un pubblico di oltre 5.000 persone (tutte tamponate prima e dotate di mascherina Ffp2 ma senza distanziamento) a distanza di un mese erano stati riscontrati solo 6 nuovi casi e 4 di questi non erano neppure riconducibili al concerto.

Insomma, un protocollo che in altri paesi ha già funzionato e che potrebbe dare finalmente inizio alla stagione estiva italiana con molte meno limitazioni, e il tutto in sicurezza.

Fonte: Milano Today

Leggi anche: Udine: si sperimenta RE-START, la tecnologia per far tornare gli spettatori nei GRANDI EVENTI

ROSITA GIULIANO

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La strada per l’INFERNO: avreste il CORAGGIO di percorrerla?

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Credits: 3bmeteo.com

Una strada tortuosa e, apparentemente, infinita è una delle attrazioni naturali del parco nazionale delle Carlsbad Cavern, in Nuovo Messico. Che cosa si trova in fondo?

La strada per l’INFERNO in Nuovo Messico: avreste il CORAGGIO di percorrerla?

# Destinazione: 116 grotte

Credits: rocdoctravel.com

La “strada per l’inferno”, in inglese “road to hell”, è sicuramente una delle entrate più affascinanti e misteriose dell’intero complesso di grotte. Il nome deriva da due fattori che la caratterizzano: la peculiare forma serpentina, creata dalla natura ma quasi a ispirazione dantesca, e il fatto che la caverna sembra inghiottire la luce mentre si procede sul sentiero. Una volta scesi, inoltre, ci si potrà perdere in un complesso che comprende 116 grotte scavate nei millenni all’interno dell’area montana conosciuta come Guadalupe Mountains.

# In fondo alle caverne c’è il “lago delle nuvole”

Carlsbad Caverns. Credits: @nationalparkgeek IG

L’intero parco che ospita queste meraviglie naturali, il Carlsbad Cavern, è visitabile solo per un terzo della sua estensione, in quanto il resto è considerato area selvaggia per preservarne l’habitat e la conformazione. Le grotte, però, sono interamente visitabili e alcune di loro contengono delle “stanze” con caratteristiche uniche. Ad esempio, è presente la “Bat Cave”, ovvero “Caverna dei pipistrelli”, che ospita una nutrita varietà di specie di questi animali, la “Bifrost room”, o “Sala del bifrost”, che prende il nome dalla mitologia norrena e il “Lake of the clouds”, il “lago delle nuvole”, il punto più profondo delle grotte che contiene formazioni rocciose globulari che ricordano le nuvole in cielo.

Credits: carlsbad.fandom.com

Si tratta a tutti gli effetti di un viaggio misterioso e inusuale, che parte da una strada dal nome minaccioso ma che porterà a scoprire meraviglie naturali degne del miglior paradiso.

 

Fonte: repubblica.it

Continua a leggere con: In zona Cenisio c’è la GROTTA DI LOURDES

MATTEO GUARDABASSI

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Tre VILLE STORICHE di Milano APRONO al pubblico

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Cortili aperti. Credits: mymi.it

Torna la Giornata nazionale dell’associazione Dimore Storiche Italiane: domenica 23 maggio centinaia di castelli, cortili, ville, e giardini in tutta Italia apriranno le loro porte per accogliere tutti coloro che vorranno immergersi nei luoghi unici della storia del nostro paese.

Vediamo insieme i luoghi da riscoprire a Milano.

Tre VILLE STORICHE di Milano APRONO al pubblico in una giornata speciale

# Riscoprire le bellezze del nostro paese

Torna la Giornata nazionale dell’associazione Dimore Storiche Italiane: domenica 23 maggio i luoghi storici del nostro paese riapriranno al pubblico in questo giorno speciale.

Mai come quest’anno, dopo i lunghi mesi di restrizioni, la Giornata Nazionale Adsi rappresenta un’importante occasione per riscoprire le bellezze del nostro Paese, facendo visita a quei complessi monumentali che segnano insieme i passi della storia dell’Italia.

Questa giornata rappresenta un momento dedicato interamente alla scoperta della storia e delle bellezze nascoste che pochi conoscono.

Milano non fa eccezione in questa iniziativa, riaprono infatti al pubblico tre ville storiche milanesi.

#1 Casa Branca

Credit: associazionedimorestoricheitaliane.it

Questa villa neorinascimentale si trova in Via Borgonuovo 2, alcuni dei cortili più ricchi di storia e di fascino si celano dietro i portoni di questa via, una delle più nobili per aristocrazia di edifici e ricchezza di interni.

Casa Branca già Taverna rientra tra questi e in questa giornata si potrà visitare il cortile.

Una volta entrati, il cortile non può non stupire: le arcate ravvivate in chiave da mascheroni rette da colonne monolitiche di granito rendono il cortile ampio ed elegante.

#2 Casa del Bono 

Credit: associazionedimorestoricheitaliane.it

Casa del Bono è un palazzo neoclassico in via Borgospesso 21.

Il nome di questa via deriva dal latino “spissus” (cioè affollato) e oggi lo è davvero, visto che siamo nella zona del Quadrilatero della Moda.

Proprio dietro questa zona rinomata di Milano si nasconde una corte antica ed elegante, ampia e luminosa.

#3 Casa Gussi

Sempre in pieno centro di Milano si potrà passare anche per Casa Gussi, una villa originale situata in Via Monte di Pietà 24, dove si potrà entrare nel cortile.

In Brianza sarà accessibile anche Villa Zari, dimora nobiliare del ‘700.

# Un’occasione da non perdere

Il nostro paese è circondato da luoghi bellissimi che lo trasformano in un museo a forma di stivale tutto da scoprire.

Questo tour alla riscoperta della Milano del passato è un’occasione da non perdere, soprattutto considerando che la visita ai cortili è gratuita e basta la prenotazione.

Fonti: vivimilano.corriere.it

Continua la lettura con: La MERAVIGLIOSA Residenza VIGNALE nata da una storia d’amore IMPERIALE

ARIANNA BOTTINI

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5 COSE che fanno RIDERE a Milano

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il dogui, il principe, (anche se non era di Milano)

Milano può essere buffa. 

5 COSE che fanno RIDERE a Milano

#1 La 90/91

Credits: fanpage.it

La 90/91 è maledettamente divertente. Innanzitutto come si chiama: l’unico autobus al mondo che viene chiamato con un doppio numero. Autobus? In realtà è un filobus, praticamente un reperto storico. Ma non finisce qui: la 91 è circolare sinistra, la 90 è la circolare destra. Che significa? Nessuno ha ancora capito esattamente qual è il verso di una e dell’altra. Perchè non scrivere che la 90 va in senso orario e la 91 in senso antiorario? Mistero. E poi scorre sulla circonvallazione, che a Milano si chiama circonvalla e che per i milanesi del centro rappresenta una specie di limes romano che separa la civiltà dalla giungla urbana. Ma soprattutto fa ridere i milanesi per le leggende che la circolano: pare che nelle ore notturne sia peggio del Far West. Comunque sia se volete fare ridere un milanese ditegli solo: 90/91.

Leggi anche: Sorpresa: la 90/91 diventa INTELLIGENTE!

#2 I quartieri

Credits: quartieritranquilli.kit

Basta nominarli e scatenano abbinamenti e storpiature. Ad alcuni Quarto Oggiaro, il Gratosoglio, il Quartiere Adriano, Ponte Lambro o perfino via Padova scatenano la “risata del terrore”, perchè rievocano immagini stile Guerrieri della Notte. Ma i quartieri pososno fare ridere anche per i nomi bizzarri, come Quarto Cagnino, Gamboloita o Ronchetto delle Rane. Ma forse la cosa più divertente sono le storpiature che, anche in questo caso, riguardano soprattutto luoghi periferici, come Rozzangeles o Pioltello di Accoltello. 

Leggi anche: I cittadini rifanno il quartiere: QUARTO OGGIARO prototipo di una nuova sperimentazione URBANA

#3 Gli “imbruttitti”: quelli che fanno finta di fare i milanesi senza esserlo

il dogui, il principe

La bellezza di Milano è che chiunque venga da fuori si sente subito protagonista. La città è una stratificazione di culture diverse ed è un minestrone di persone che vengono da ovunque. I milanesi amano che ogni persona valorizzi qui la sua identità, il suo dialetto e amano la diversità. Allo stesso modo si fanno beffe di chi invece vuole fare finta di essere milanese e acquista lo stile da “imbruttito” che i non milanesi credono tipico di Milano. Ma che invece i milanesi sanno che è il modo di fare di chi viene da fuori e vuole fare credere di essere milanese. 

Leggi anche: Odio la Milano dei provinciali imbruttiti

#4 Salutarsi e poi scoprire che si va dalla stessa parte

I milanesi amano ridere del quotidiano. Di quelle situazioni anche banali ma che creano disagio e imbarazzo. Una di queste è il saluto con seguito. Sarà capitato a tutti: è il momento di lasciarsi, di salutarsi per poi accorgersi che ognuno va dalla stessa parte. A quel punto che fare? Continuare a salutarsi sulla strada, ripetere i saluti o lasciarsi con un rapido cenno? Comunque fa ridere. 

#5 New entry Covid: l’eccesso di prudenza 

Mad Mask

Milano è stata devastata dal Covid, come e forse più di altre parti del mondo. Ma il milanese ama sdrammatizzare, anche nelle situazioni più tragiche. Così l’anno e passa di emergenza sanitaria si è rivelato una fonte inesauribile di ironia. Dai canti sui balconi alle file dell’Esselunga, tutto è stato smitizzato in una risata e in meme divertenti fatti girare nelle chat. L’ultima tendenza è sorridere delle persone che eccedono nella prudenza: mascherine con visiera, persone che guidano da sole con la mascherina, balzi in strada per evitare di avvicinarsi troppo agli altri. Mai come in questo periodo i milanesi trovano occasioni per un sorriso. 

Continua la lettura con: 7 STRANEZZE uniche al mondo che puoi trovare a Milano

MILANO CITTA’ STATO

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