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Il CAMPANILE MATRIOSKA: la torre nella torre con la campana da record

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Credits: @rosarifoggia Bologna campanile

Nella città dove le torri sono uno dei simboli per eccellenza ce ne è una un po’ particolare che nasconde segreti tutta da scoprire.

Il CAMPANILE MATRIOSKA: la torre nella torre con la campana da record

# Una torre dentro l’altra

Credits: facciamoungiroincentro.blogspot.com
Interno torre campanaria Bologna

A Bologna tutti conoscono la Torre degli Asinelli, la sua vicina Torre Garisenda e gran parte delle 22 torri medievali del capoluogo emiliano-romagnolo. Seppure non faccia parte di questo ciclo di 22 torri, anche la torre campanaria della Cattedrale di San Pietro, il duomo di Bologna, ha una sua storia e i suoi segreti. Con i suoi 70 metri di altezza, si classifica seconda torre più alta del Capoluogo, subito dopo quella degli Asinelli. La particolarità della torre del Duomo sta però nella sua struttura: potremmo definirla la torre matrioska, perché non si tratta di un corpo unico ma all’interno di essa si trova un’altra torre. La torre campanaria, infatti, è di forma quadrata e all’interno ce ne è un’altra dalla forma circolare. La si iniziò a costruire nel 1184 e fu conclusa ne 1436 con una copertura a cuspide che inglobò un vecchio campanile del X secolo.

# Ha una campana da record

Credits: facciamoungiroincentro.blogspot.com
Campana “la nonna”

Tuttavia, la torre della Cattedrale di San Pietro non solo è la seconda più alta di Bologna e nasconde il segreto di avere un’altra torre all’interno, ma una delle sue campane è la campana più grossa suonabile “alla bolognese”, ovvero in modo cadenzato e con rotazione completa. La torre ospita 4 campane e quella da record risale al 1594, pesa 33 quintali ed è detta “la nonna”. Considerando che tutte insieme pesano 65 quintali, il “peso” del concerto provocherebbe un’onda molto forte, tanto che se suonate tutte insieme il campanile oscillerebbe di circa 10cm. Tuttavia, “la nonna”, proprio per la sua pesantezza, viene lasciata puntellata e con la bocca verso l’alto, così che sarebbe più facile avviarla per farla suonare.

Fonti: facciamoungiroincentro.blogspot.com

Continua la lettura con: La TORRE degli ASINELLI è la torre MEDIEVALE originale più ALTA d’Italia

BEATRICE BARAZZETTI

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ESTATE 2021. Questo è il CAMPEGGIO più bello d’ITALIA

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credit: koobcamp

Estate in campeggio? Ecco qual è il campeggio più bello d’Italia secondo KoobCamp.

ESTATE 2021. Questo è il CAMPEGGIO più bello d’ITALIA

Il campeggio è avventura e relax ma soprattutto è una vacanza all’aria aperta, aspetto mai così importante come di questi tempi. Anche quest’anno il portale Campeggi.com di KoobCamp, ha assegnato i Certificati d’Eccellenza. Quale campeggio si sarà aggiudicato il premio per il miglior campeggio d’Italia?

# Dal campeggio “pet friendly” al “natural paradise”

credit: touring club italiano

Il portale assegna ogni anno diversi premi, ad esempio il “Pet Friendly” dedicato agli amici degli animali, che quest’anno è andato al Pineto Beach Village & Camping di Pineto (Teramo), oppure il premio “Natural Paradise” che premia le strutture circondate da un contesto naturale più unico che raro, conquistato quest’anno dal Campeggio Villaggio Torre del Porticciolo di Alghero (Sassari). Tra tutti i premi però ce n’è uno che permette di individuare tra tutti i campeggi italiani quello più glamour… in poche parole il più bello e confortevole. Ma quale struttura se l’è aggiudicato?

# Il miglior glamping d’Italia 2021 è in Abruzzo

credit: camper.it

La novità del 2021 che potrebbe avergli fatto vincere il premio per il “Glamping migliore d’Italia” sono le “Tree tent”, per dormire sospesi sugli alberi, cullati dalla brezza estiva tra le foglie. Una soluzione davvero wild che però non è l’unica offerta dal Campeggio Eurcamping, a Roseto degli Abruzzi (Teramo). Infatti la struttura già da anni dà l’opportunità di dormire sospesi, anche se non in tenda, grazie a delle strutture in legno sopraelevate dotate di ogni comfort.

# Le tree tent: a metà tra una divertente amaca e una sicura tenda

credit: koobcamp

Stiamo parlando di un nuovo concetto di viaggio: il glamping. Si tratta di un mix tra camping e glamour, per permette anche agli amanti della natura e dell’avventura di vivere un’esperienza rilassante e magica.

credit: koobcamp

La tree tent dell’Eurcamping, nominata Syrah in onore di un vitigno, è un esempio perfetto del concetto di “amaca-tenda”: uniscono la versatilità dell’amaca con la protezione della tenda, permettendo di dormire cullati tra gli alberi ma con la sicurezza di non cadere da un momento all’altro.

Per chi sta già pensando ad un’estate 2021 immerso nella natura, il miglior glamping d’Italia con le sue tree tent potrebbe essere la meta ideale… sempre che ci siano ancora tende disponibili.

Fonte: Tgcom24 , Eurcamping

Leggi anche: Il MINI-CAMPER per l’estate: una CASA a TRE STANZE nello spazio di un’AUTO

ROSITA GIULIANO

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32 ORE LAVORATIVE SETTIMANALI: perché non sperimentarle anche a MILANO?

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Credits: @seta_bellagio IG

In Spagna si stanno sperimentando le 32 ore settimanali. Obiettivo: più produttività e libertà. Ecco perchè Milano potrebbe essere il laboratorio giusto per sperimentarle anche in Italia. 

32 ORE LAVORATIVE SETTIMANALI: perché non sperimentarle anche a MILANO?

# Milano laboratorio di sperimentazione

“Siglato finalmente l’accordo tra Confindustria, sindacati, regione e area metropolitana di Milano per sperimentare le 32 ore lavorative settimanali su quattro giorni sul modello di quanto sta avvenendo in Spagna!”

Questo potrebbe essere l’annuncio sui giornali internet o sentire in TV. Al momento resta solo una speranza visto e considerato quali siano le priorità nel dibattito politico italiano e quali siano le tematiche in evidenza sulla piattaforma programmatica della sinistra, sinistra che solitamente dovrebbe essere molto attenta al mondo del lavoro ma che al momento pare impegnata anima e cuore in ben altre battaglie.  

# E’ finita l’era del “più lavori, più produci”

credit: compromisoempresarial.com

Le chiusure prolungate e il coprifuoco hanno devastato l’economia e creato disagi di ogni tipo, creando una situazione ci ha costretti a casa in modalità “smart worky”  (per i fortunati che ne hanno avuto la possibilità), ma che ci ha però permesso di comprendere ancora di più, che si trascorrono troppe ore sul luogo di lavoro in aggiunta a quelle  passate in viaggio per raggiungere la fabbrica, l’ufficio o il cantiere. 

Ore sottratte alla famiglia, agli amici, allo studio, al volontariato, alle vacanze e allo shopping. Pensare che più ore si lavori più si produca, è un concetto davvero ottocentesco superato e totalmente contradetto dalla realtà dei fatti e da molteplici studi. Si deve puntare sulla qualità.

Il progresso sociale tecnologico deve portare beneficio all’umanità, alleggerirlo dalla fatica e dalla ripetitività, dalla noia. Più si progredisce e meno ore di lavoro si devono fare

Questo permetterebbe non solo di avere più tempo per andare al ristorante, in palestra, a lezione di musica o di altre attività formative ma anche di poter viaggiare o visitare musei a beneficio del turismo. Turismo che per Milano, la Lombardia e l’Italia è una risorsa enorme.

# Meno ore ciascuno, più lavoro per tutti?

credit: 20minutos.es

Tra l’altro con le dovute agevolazioni fiscali e normative, una riduzione di orario lavorativo a parità di salario e un prolungamento degli orari dei servizi, porterebbe non solo ad aumento dei consumi grazie al maggior tempo libero e alla minore stanchezza dei lavoratori, potrebbe portare anche alla creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro, magari disincentivando anche il tipico malcostume italico di continuare a far lavorare i pensionati. Per questa innovativa rivoluzione si potrebbe anche attingere ai fondi europei come fatto dalla Spagna sempre molto capace di utilizzarli. 

Il cambiamento si sa, spaventa sempre e certe idee sembrano utopistiche o quantomeno premature. Non sta scritto da nessuna parte però che si debba lavorare otto ore al giorno  magari ricorrendo spesso agli straordinari e avendo però una percentuale altissima di disoccupati.

La nostra società’ soffre di ansia, insonnia, nevrosi, stanchezza cronica da troppo lavoro, ma alcuni soffrono anche di un altro male profondo: la paura della libertà, perché la “schiavitù da lavoro” rende meno responsabili del proprio tempo.

# L’esperienza francese prova che chi lavora meno, consuma di più

Non dobbiamo pensare però che questa istanza debba solo essere di sinistra. Ricordiamo che nel 1997 in Francia il governo Chirach, non certo un politico che potremmo definire comunista, portò avanti un progetto di riduzione di orario: lo Stato proponeva di assorbire la gran parte degli oneri fiscali e contributivi per concedere ai lavoratori più tempo libero, più qualità della vita e più possibilità di spendere. Lavorando meno, si consumava di più con conseguente aumento del PIL a beneficio delle stesse imprese.

Le aziende si opposero, il dibattito si polarizzò politicamente dividendo destra e sinistra ma nel 2002, le 35 ore diventarono legge. Le discussioni finirono e oggi, nessuno in Francia, si sognerebbe di tornare indietro. 

Si sa che i francesi sono decisamente più determinati di noi a portare avanti battaglie e rivendicare diritti. Ora però la società è più matura, digitalizzata e tecnologica, la cosa non dovrebbe risultare certo inattuabile. 

In Spagna la Confindustria si è inizialmente detta contraria, come ci si poteva forse attendere, ma in Andalusia una azienda ha già sperimentato le trentadue ore settimanali: la produttività è aumentata del 6% e sono inoltre diminuite le ore di assenteismo del 30% tra la soddisfazione di tutti. Una simile sperimentazione la si sta portando avanti anche nella zona di Valencia. La Microsoft negli USA fu tra le prime aziende a ridurre l’orario per un determinato periodo, con risultati ben oltre le aspettative. La UNILEVER in Nuova Zelanda sta facendo lo stesso con un periodo di prova che terminerà nel dicembre 2021. Questi sono solo alcuni esempi di quello che sta accadendo nel mondo.

Insomma questo è il futuro, un futuro con l’essere umano sempre più libero e padrone del proprio tempo, volto a progredire, prendersi cura di sé cercando la felicità.

In fondo anche da noi sembrava impossibile vietare il fumo all’interno dei locali e, a parte qualche fumatore ottuso ed incarognito, la legge fin da subito non venne messa in discussione e il resto del mondo ci ha seguito.  

Potrebbe essere questa l’occasione di valorizzare Milano in un ruolo che potrà diventare utile per tutta Italia: renderla un laboratorio di sperimentazione per politiche innovative.  

Leggi anche: La TRAM PARADE: i 7 più amati dai milanesi

ANDREA URBANO

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Le 5 APP che si dovrebbero INVENTARE per migliorarci la VITA

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Credit: techsimo.it

“Ormai per qualsiasi cosa c’è un’app, abbiamo tutto quello che vogliamo a nostra disposizione”. Non è vero. Ed è meglio sfatare subito questo mito prima ancora di iniziare. 

Ci sono più di un milione e mezzo di app e si, ci sono applicazioni per moltissime cose, anche se molte sono quelle di cui probabilmente nessuno ha bisogno. Non credete che ci siano app del tutti inutili.

Da molti anni sono diverse le applicazioni che danno la possibilità di annaffiare una pianta virtuale, e se questo potrebbe quasi sembrare un passatempo veniamo ad un esempio serio. Esiste un’app che si chiama “Nothing” e che fa proprio quello che dice, niente: nessun menù, nessuna impostazione, solo una schermata grigia con scritto “Niente”. 

Nonostante il milione e mezzo di app in continua espansione ci sono applicazioni molto utili che non hanno ancora inventato. Vediamole insieme.

Le 5 APP che si dovrebbero INVENTARE per migliorarci la VITA

#1 App che ci dice quali app sono inutili 

Credit: techsimo.it

Data la mia premessa non potevo non iniziare con questa app. 

Lo so, ci sono app che chiaramente sono inutili, che già dalla descrizione dovrebbero allontanare chi vuole scaricarla. Eppure ci rimane il dubbio, “chissà cos’è, magari non è così inutile”. 

L’app “Nothing” ha avuto più di un milione di downloads e voglio sperare che non tutti avessero chiaro che quest’app da 15 MB fosse solo una schermata grigia con la scritta “Niente”. 

Bisognerebbe quindi inventare un’applicazione che seleziona le app migliori per noi, eliminando quelle che non funzionano. 

Chiaramente ci sono le recensioni per questo, basta leggerle e si sa se un’app funziona, se si blocca, se pesa troppo, se ha troppa pubblicità ma ci fidiamo veramente dei pareri degli altri o finiamo sempre per controllare di persona?

 #2 App che ci dice dove parcheggiare gratis 

Credit: parcheggio

Quanti giri a vuoto avete fatto nella vostra vita per trovare un parcheggio gratis? Io parecchi, e se abitassi in centro a Milano probabilmente starei ancora girando. 

Ormai sono diverse le app che segnalano dove poter parcheggiare, quali sono i parcheggi sotterranei e quanti posti rimangano. 

Queste sono sicuramente utili ma siamo tutti d’accordo che pagare 7,50 euro per 2 ore non sia la prima scelta di nessuno? 

Ecco perché dovrebbero inventare una sorta di Google Maps dei parcheggi, aggiornati in tempo reale, che ti dice dove c’è un parcheggio gratis, se qualcuno sta andando via e tante altre informazioni. 

#3 App che ci consiglia i libri 

Credit: @lisoddbutcool

Questa mi sta molto a cuore e credo sia la più facile da realizzare. 

In diversi siti come Amazon quando compri un libro esce fuori la schermata “Spesso comprati insieme”, dove vengono elencati altri libri che diversi utenti hanno comprato insieme a quello che stai guardando. 

Questo meccanismo ha un limite: un lettore medio con dei gusti ben precisi difficilmente comprerebbe senza remore i libri “spesso comprati insieme”. 

Io voglio una cosa personalizzata, fatta su misura di me, sui miei gusti, sui miei libri preferiti. 

Faccio un appello per creare un’app che ti consigli i libri a seconda delle letture che ti sono piaciute. 

Non dovrebbe essere difficile: inserisci una decina di libri nel portale e sulla base di autore, trama, stile e genere un logaritmo dovrebbe essere capace di dirti dei libri che hanno queste caratteristiche. 

Una sorta di personal shopper, ma per i libri, online. 

#4 App che ci svela gli ingredienti di un piatto 

Credit: @veganbowls

Quante volte avete guardato un piatto delizioso chiedendovi “chissà cosa ci sarà dentro”?

Probabilmente molte, che sia al ristorante o a casa della nonna, non sarà mai chiara al cento per cento la ricetta che hanno utilizzato. 

Ecco perché servirebbe un’app che scansiona il piatto e dà l’elenco degli ingredienti. 

Oltre che per replicare il piatto come un vero chef, questo sarebbe molto utile per intolleranze e scelte alimentari. 

#5 App che ci dice se una persona che vediamo è single 

Credit: webintesta.it

Siamo nel 2021, ci sono centinaia di app per incontri e milioni social network in cui chattare, insomma ci si può conoscere senza problemi. 

Ma che ne è dei colpi di fulmine per strada, in treno e al lavoro? 

Non so quante persone là fuori siano così intraprendenti da alzarsi di punto in bianco e andare dalla persona fortunata a chiederle il numero, forse poche, ma non sarebbe una bella spinta sapere che l’altro/a è sicuramente single?  

Ecco perchè sarebbe molto utile avere un’applicazione che funzioni come una sorta di scanner che dà le informazioni principali su una persona anche solo dal volto. Probabilmente sembra un progetto un po’ esagerato ma non ho dubbi sul successo che riscuoterebbe.

Insomma, ci sono più di un milione e mezzo di app che si possono scaricare eppure ce ne sono alcune utilissime che ancora mancano.

E voi? Quale app vorreste sul vostro dispositivo?

Continua la lettura con: Cosa farò da grande? I 10+1 PROFESSIONI nella Milano del FUTURO, oggi impensabili

ARIANNA BOTTINI

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SoBo: la rivoluzione a COLORI di Bolzano

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«Esaltare il carattere vintage della zona, per attirare giovani imprenditori e creativi. A New York e Milano funziona».

SoBo: la rivoluzione a COLORI di Bolzano

C’è una nuova tendenza nel mondo dell’urbanistica che prende il nome di “urbanistica tattica“. E’ stata lanciata a New York e, per quanto concerne l’Italia, è passata per prima da Milano, Torino, Forlì. Questo trend riguarda tutto quell’insieme di progetti che consentono a costi irrisori di intervenire nei quartieri degradati o dimenticati delle città, al fine di riqualificarli. Questa strategia è stata scelta dalla giunta comunale di Bolzano per la zona attorno a piazza Matteotti. Una strategia basata sui colori e un po’ di arredo urbano: il tutto, in cambio di un modesto budget: 160 mila euro.

L’urbanistica tattica di Milano

A Milano sono già sette le piazze riqualificate e colorate con la «urbanistica tattica». Ne è un esempio l’intervento di ripulitura eseguito a Quarto Oggiaro, grazie ai patti di collaborazione tra Comune e associazioni, nei pressi dell’istituto comprensivo di via Val Lagarina.

Credits: @Repubblica_Milano (IG): Il nuovo piazzale in via Val Lagarina a Quarto Oggiaro

O ancora la piazza di fronte alla scuola primaria Ciresola a NoLo, il nuovo quartiere a Nord di Loreto.

Credits: @Marco Granelli (FB) – NoLo, la nuova piazza

# Bolzano: Il rilancio del centro grazie ai colori

La proposta per quanto riguarda Bolzano, portata  in giunta dagli assessori Johanna Ramoser e Stefano Fattor, va direttamente al punto: “Riempire di colore i marciapiedi, con fantasie vivacissime, tanto per iniziare. Poi eventualmente colorare le stesse strade», riassume Fattor.

Gli obiettivi principali sono chiari e non lasciano alcun dubbio: il rilancio del quartiere popolare, che conta su prezzi degli immobili meno esorbitanti rispetto ad altre zone cittadine. La volontà di renderlo appetibile per giovani imprenditori della ristorazione e del commercio, per giovani coppie e creativi, che vi si possono trasferire.

# SoBo

Lo scenario da dove partire prevede i marciapiedi del quadrante via Torino, via Dalmazia, via Rodi e la parte centrale di via Matteotti.

Tutto questo, prendendo spunto da chi già, prima negli USA e poi in Italia, ha creduto nell’urbanismo tattico (adattamento inglese utilizzato) come soluzione ideale per risolvere i problemi di quartiere. L’intervento sullo spazio pubblico avviene grazie al coinvolgimento della cittadinanza, utilizzando interventi temporanei e a basso costo.

Credits: @shapeyourcity (IG) – Negli USA, l’urbanistica tattica è molto diffusa

E’ già pronto anche il nome, per la nuova Bolzano, ispirato dal quartiere di New York di Soho. Qui si potrebbe chiamare “SoBo“, cioè South of Bolzano/Bozen, accompagnato dallo slogan “Coloured Life of SoBo“.

Credits: altoadige.it, comune.bolzano.it

Continua la lettura con: I miracoli della SEGNALETICA ORIZZONTALE: l’urbanismo tattico cambia il volto di Forlì

LUCIO BARDELLE

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Il PAESE con le CASE nella ROCCIA

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Credits: it.wikipedia.org

Nei pressi di Bologna sorge un paesino in cui le abitazioni si fondono e diventano tutt’uno con la parete di un’altura. Andiamo quindi a scoprire meglio Livergnano.

Il PAESE con le CASE nella ROCCIA

# Un gioiello alle pendici del Monte Rosso

Credits: mapio.net

Livergnano è un piccolo borgo che ospita circa 700 anime, circondato dalla quiete e dalla tranquillità. Il luogo è un ottimo punto di partenza per una passeggiata alla pendici del Monte Rosso, una vetta del medio Appennino bolognese. La sua particolarità, che la rende singolare, sono le abitazioni scavate nella roccia arenaria. Questa peculiare scelta architettonica deriva dal fatto che, anticamente, erano presenti grotte scavate nella parete e, con il tempo, sono state trasformate in case. Il fatto che queste abitazioni sporgano dalla roccia e mostrino solo una loro facciata ha reso Livergnano unico nel suo genere.

Il paesino ospita anche “la linea d’inverno”

Il paesino ospita anche il museo chiamato “The Winter Line”, ovvero “la linea d’inverno”, allestito da Umberto Magnani. L’esposizione prevede molti reperti della Seconda Guerra Mondiale come radio, elmetti e borracce. Un’altra curiosità di Livergnano, infatti, è stata il suo ruolo da protagonista durante il conflitto mondiale e teatro di violenti scontri. Essa, infatti, era una delle linee principali della Linea Gotica, un’imponente opera difensiva dell’esercito tedesco durante le fasi finali della guerra. Un luogo, dunque, ricco di curiosità e di storia che merita di essere riscoperto.

 

Fonte: emiliaromagnaturismo.it

Continua a leggere con: La CITTÀ SOTTERRANEA sotto la Romagna

MATTEO GUARDABASSI

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I 90 ANNI di ATM: i suoi 7 RECORD che pochi conoscono

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Credit: personalreporter

22 maggio: ATM compie 90 anni.

Una vita di corsa, quella dei milanesi. La velocità come alleata fondamentale a quella peculiarità tutta ambrosiana: la ricerca dell’efficienza.
Tutto, a Milano, deve essere dinamico e veloce. Perché dovrebbe essere diverso per il trasporto pubblico? 

I 90 ANNI di ATM: i suoi 7 RECORD che pochi conoscono

# La curiosità dei milanesi primo motore dell’innovazione

Credit:commons.wikimedia.org

Il trasporto pubblico, a Milano, nasce come esigenza per accompagnare lo sviluppo della città. Già nella seconda metà dell’800, sono segnalati percorsi e possibilità sulle guide cittadine.
Tanti esperimenti e insuccessi hanno costellato l’esperienza di compagnie che, prima di ATM, hanno svolto questo servizio alla cittadinanza.

Si va dagli Omnibus, alle diligenze, fino alla svolta: la linea Milano-Monza-Saronno che, per tecnologia e prestazioni, desta l’interesse e la curiosità dei milanesi, affascinati dalla velocità con cui si possono raggiungere altre città, aprendo vere e proprie opportunità.

Davanti alle richieste della cittadinanza di avere mezzi sempre più rapidi ed efficienti, l’Amministrazione Comunale inizia a programmare il servizio di trasporto pubblico, per collegare tra loro le varie zone della città, ormai in espansione inarrestabile.

# Dalla municipalizzazione dei servizi nasce ATM

Credit: milanoneisecoli.blogspot.com

La storia si fa approfittando delle opportunità che si presentano.
Agli inizi del ‘900 l’Italia è una giovane realtà, un paese unificato da poco, senza una vera regia che tenga conto delle diverse realtà locali.

Le autorità milanesi decidono di sfruttare le poche occasioni che il governo centrale concede, ripensando tutta la città in funzione di queste “concessioni”.

Parte una grande campagna di municipalizzazione dei servizi cittadini, rilevati dalle mani dei privati e il 22 maggio 1931 nasce ATM, Azienda Tranviaria Municipale.
L’ATM diviene subito uno dei fiori all’occhiello di Milano, forte delle esperienze tecnologiche dei predecessori.
In 90 anni ATM ha cambiato nome diverse volte, conservando sempre l’acronimo tanto caro ai milanesi, ha diversificato le attività espandendo il raggio di azione anche all’estero.

E’ stata infranta una serie di record nazionali, europei e mondiali; ATM accompagna i cittadini con qualsiasi mezzo di trasporto e – grazie alla costante formazione del proprio personale – punta dritta al futuro.

Vediamo insieme traguardi e curiosità.

#1 La sala di controllo centralizzata, unica in Italia

Credit: metroricerche.it

Nell’ottobre del 2010, in previsione del forte sviluppo della linea metropolitana, ATM sviluppa un sistema unico di regia. Le tre linee fino ad allora funzionanti, erano infatti controllate e comandate da 3 posti remoti differenti e scollegati.

La nuova sala operativa, in grado di gestire fino a 6 linee contemporaneamente, garantisce controllo del traffico, sicurezza e il funzionamento dell’intera linea milanese.
Al momento dell’inaugurazione, nel 2013, si tratta della prima ed unica nel suo genere in Italia, ed è oggi una delle infrastrutture più delicate ed importanti di tutta Italia.

#2 La sfida digitale vinta, la prima in Europa a portare la città in tasca

Credit: tuttoperlei

Anticipando New York o Londra e grazie alla collaborazione dei principali operatori di telefonia mobile, ATM completa in soli due anni (in anticipo rispetto alle previsioni) la copertura totale dell’intera rete metropolitana.

I viaggiatori sono così in grado di comunicare con la stessa efficienza e rapidità della superficie.
L’operazione si svolge all’interno dello sviluppo della Milano Digitale, già intrapreso dal municipio e volto ad integrare servizi sempre più ampi per milanesi e turisti.

Grazie alla realtà aumentata, ATM è la prima compagnia in Europa a fornire accesso all’infomobilità tramite APP.
Lo sviluppo, reso possibile grazie alla nuova generazione di cellulari, è garantito per tutti i sistemi operativi.

Tramite la APP di ATM tutti i viaggiatori possono programmare il percorso più veloce, trovare la fermata più vicina, controllare i tempi di attesa e la frequenza delle corse.
ATM schizza così ai vertici dell’eccellenza internazionale per l’infomobilità digitale, portando Milano in tasca dei viaggiatori.

ATM è anche la prima in Italia e tra le prime 10 al mondo a portare il ticketing in modalità smart.

Il biglietto si acquista con carta o smartphone e apre i tornelli della metropolitana, con la convalida in entrata e uscita; i passeggeri ricevono un QR Code che viene letto dal tornello al momento del viaggio.

Da quando sono state integrate le nuove fasce di tariffazione, inoltre, consente di districarsi in questo dedalo calcolando in autonomia il prezzo del biglietto a seconda della stazione di uscita, sia essa cittadina o integrata nel sistema regionale, Trenord compresa.

A pieno regime nel 2019 registra una media di 25.000 transazioni giornaliere, il picco si registra col Salone del Mobile.

#3 La prima in Italia ad utilizzare mezzi ibridi

Credit: medium.com

Il trasporto pubblico è mobilità sostenibile, sia per vocazione, sia per scelta, per alleggerire l’aria della nostra Milano, che ha bisogno di tutte le idee e contributi possibili per essere migliorata.
Nonostante i media e la stessa ATM facciano davvero poco per condividere i traguardi del trasporto pubblico milanese, ATM ha collezionato diversi primati nazionali ed europei su questa strada.
Milano è la prima città in Italia ad avere in esercizio i mezzi ibridi, nella fattispecie i Radiobus di quartiere.

Inoltre è la prima in Europa ad adottare tre autobus a idrogeno, già nel 2010.
Attualmente il passaggio ad un trasporto pubblico meno inquinante, conta su circa 170 bus completamente elettrici e relative colonnine di ricarica, veloce a pantografo distribuite lungo le linee, oppure tradizionale in deposito, oltreché circa 150 mezzi ibridi.

L’obiettivo è l’emissione zero: niente smog, nessuna particella di PM10, non un accenno di polveri sottili. Il bus del futuro emette vapore acqueo, se alimentato a idrogeno, un curioso sibilo se si tratta di un mezzo elettrico.

Lo sforzo di ATM si concentra anche sulla continua formazione delle donne e gli uomini alla guida dei mezzi tradizionali, che vengono sottoposti ad addestramento di guida Economy Drive, per imparare una guida ecologica e sicura dei mezzi diesel.

Questo posiziona la nostra città ai vertici mondiali per attenzione alla pulizia dell’aria, un asset fondamentale per Milano e per tutti i milanesi.

Fa bella mostra di sé la qualità e l’efficienza dell’offerta diffusa di sharing.
Con le sue 300 stazioni attive o in via di nuova inaugurazione, le migliaia di biciclette elettriche e per bambini a disposizione, BikeMI è il primo sistema di bike sharing al mondo integrato col trasporto pubblico locale.

#4 ATM gestisce anche reti di trasporto metropolitano all’estero

Credit: beno.uk

Nata come Azienda Tranviaria Municipale, ATM dal 2006 diventa Gruppo ATM, una S.p.A. speciale e comincia ad espandere i propri orizzonti oltre i confini di Milano e dell’Italia.
Dal 1° gennaio 2008 il gruppo, tramite la controllata Metro Service, gestisce la metropolitana di Copenhagen.

Si tratta di una linea completamente automatizzata di 21 chilometri, una delle più avanzate al mondo e che conquista il “World’s best metro 2008” e il “World’s best driveless Metro” nel 2009 e 2010.
Dal 1° settembre 2017, inoltre, gestisce il metrò del prestigioso ateneo Princess Noura University, nella capitale saudita Ryihad.
Anche questa linea è completamente automatizzata, per una rete di 10 km, 14 stazioni e 22 treni.

ATM si aggiudica l’appalto per servizio, manutenzione e customer service battendo in gara i più grandi operatori mondiali del settore.

Il contratto, della durata di 3 anni, prevede un servizio continuativo di 18 ore giornaliere, 6 giorni su 7.

#5 La formidabile serie di record presenze: quasi 800 milioni di viaggiatori in un anno

Credit: metronews.it

Il trasporto pubblico milanese ha inanellato una serie impressionante di nuovi record di viaggiatori, cominciando dall’Expo del 2015 fino al 2019.

Il 24 ottobre del 2015, durante Expo, è stato stabilito un primo significativo record di presenze. Alle 12:00 43.700 persone sono state registrate al tornello di uscita della stazione di Rho-Fiera. A fine giornata si è registrato il numero più alto, con quasi 78.980 passeggeri.

Considerando le andate e i ritorni, più di 150.000 viaggiatori hanno raggiunto e lasciato Expo Milano 2015 in metropolitana quello stesso giorno.
A fine 2015, saranno 736 milioni le presenze di passeggeri, per il primo vero anno d’oro di ATM.

Il 2017 segna un nuovo record, con ben 750 milioni di viaggiatori sulla rete della città di Milano.

ATM registra un aumento degli utili al netto dei costi di gestioni, anch’essi più elevati rispetto al biennio precedente, ed inizia inoltre un significativo investimento nell’aumento di personale e mezzi.
I record si sa, nascono per essere battuti.

ATM nel 2018 accetta la sfida e stabilisce un nuovo sensazionale primato. Raggiunge +6% dei passeggeri complessivi rispetto all’anno precedente, segnando ben 365 milioni di presenze nella sola metropolitana che diventano più del doppio se si considerano anche i mezzi di superficie. Il nuovo record è di 789 milioni di passeggeri.

ATM prende di petto il capitolo legato all’evasione, piazzando la bellezza di 100.000 multe elevate ai viaggiatori senza biglietto, un record anche questo.

#6 Il miglior servizio d’Italia

Credit: commons.wikimedia.org

Nel 2019 il rapporto Ecosistema Urbano a cura di Legambiente, premia ATM Milano come il miglior servizio d’Italia.

Il nostro sistema di trasporto pubblico sbaraglia la concorrenza e si aggiudica la medaglia d’oro grazie a diversi fattori, quali la diffusione capillare sul territorio, la frequenza delle corse e la continua attenzione di ATM verso il rispetto dell’ambiente.

Non dimentichiamoci che Milano ha già approvato un piano a lungo termine per la conversione totale dei mezzi pubblici da fossile a full electric entro il 2030 e, benché la nostra sia una città con una pessima qualità dell’aria, la scelta di rinunciare per sempre al gasolio potrà solo contribuire a migliorare la nostra qualità di vita.

#7 Protagonisti di giochi, di cartoni e di oggetti di culto

Credit: Gochi Dell’Oca

Non solo strabilianti record. Ci sono anche simpatiche curiosità che ruotano intorno alla storica azienda milanese.

Nel 1965, la rivista Grand Hotel, nota per il leggero intrattenimento e i fotoromanzi, dedica la copertina del n. 975 alla metropolitana milanese, con uno splendido disegno di Walter Molino ambientato alla stazione di Sesto Marelli.

Nel disegno sono visibili e riconoscibili i vecchi tornelli della Linea Rossa, rimossi per le normative antincendio a partire dal 2000 e, pare, tutti distrutti (grazie a Metro Ricerche
metroricerche.it).
Per gli appassionati di ATM, questa rivista è un oggetto di collezionismo molto ambito, diventata rarissima.

Zio Paperone, insieme ad Amelia e Paperino, sono venuti da Paperopoli nel 2010, in visita a Milano per scoprire tutti i segreti e la storia del trasporto pubblico ambrosiano.

«Zio Paperone e il magico autobus» è il titolo della storia, dove grazie ad una magia Ecobus, Sirietto, il Carrelli e il Meneghino prendono vita e trasportano i paperi alla scoperta di Milano. Si crea un viaggio nella storia come quello che stiamo facendo noi oggi, però più magico.

Il simbolo d’eccellenza che sigla la lunga storia di Milano e ATM è senza dubbio il tram “Ventotto”.
Ben due vetture Ventotto, dopo una splendida opera di restyling e adattamento degli interni, sono stati trasformati in ristoranti itineranti, una delle attrazioni più belle di Milano.
Livrea bi verde, interni di design, partono dal Castello a ora di cena e servono pasti per ogni palato, a base di pesce, carne o menu vegetariano.

Naturalmente in pieno stile milanese: 7 giorni su 7.

Alcuni tram sono stati donati dalla comunità milanese a quelle città che amano e usano i tram, come in Australia, Giappone e la più famosa San Francisco.

Un’altra curiosità che pochi conoscono è che esiste una versione tramviaria del famosissimo gioco dell’oca, che si chiama giustamente “Giuoco del Tramway”.

Pubblicato in due edizioni, la prima dall’Editrice Tensi di Milano, riproduce il gioco dell’oca ambientato nel mondo dei tram trainati a cavallo.
La seconda, curata dall’editore Bertarelli, certifica l’avvenuta elettrificazione del Tramway. Nella scenetta del traguardo finale è riconoscibile un Gamba De Legn.

E’ possibile trovare tanti oggetti da collezione legati al mondo ATM, in vendita o all’asta sui principali siti online, segno anche questo del grande amore che gli appassionati del genere dedicano a questa grande realtà milanese.

In questi 90 anni di intreccio tra ATM e Milano, abbiamo visto e scritto pagine di storia vera e l’interruzione legata alla gestione pandemica ha momentaneamente interrotto la grande rincorsa ai record. Forse è il segnale di avvertimento che è arrivato il momento di rifiatare e colmare l’unica lacuna che ATM e il Comune non hanno mai voluto affrontare.

Sarebbe bello dedicare uno spazio, magari diffuso in tutti i quartieri, per celebrare ATM e l’amore che i milanesi hanno nei confronti di questo mito e, finalmente, creare il museo che le donne e gli uomini di questa azienda meritano.

Fonti: atm.itmilanoneisecoli.blogspot.com, ,  milano.notizie.itmedium.com

Continua la lettura con: La TRAM PARADE: i 7 più amati dai milanesi

LAURA LIONTI

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La MILANO INTERNAZIONALE è MINACCIATA?

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credits: @photophonico IG

La città più internazionale d’Italia perderà questa sua dimensione caratteristica dopo il Covid 19?

La MILANO INTERNAZIONALE è MINACCIATA?

# Milano e la sua dimensione internazionale

Credits: blog.italotreno.it

Milano è sempre stata significativa a livello internazionale, fin da quando la nostra città fu scelta come capitale dell’Impero Romano d’Occidente (ruolo che ha ricoperto per circa 200 anni dal 286 al 402 d.C.) per la sua importanza militare, economica e politica.

Anche nei secoli successivi, sotto gli Sforza, Milano è stata una scena di primo piano a livello politico. Neppure le molte dominazioni che si sono succedute (prima ad opera dei francesi, poi degli spagnoli, successivamente degli austro-ungarici, ed infine in epoca napoleonica) hanno sminuito l’importanza della nostra città. 

Piuttosto, si sono rivelate un volano per proiettarla all’interno delle varie dimensioni internazionali più importanti dell’epoca. Basti solo pensare che gli asburgici fecero di Milano la vera e propria capitale del Regno Lombardo-Veneto, nonché uno dei centri più importanti dell’illuminismo a livello europeo, sicuramente il più importante in Italia.
Questo risultato è stato il coronamento di una tendenza secolare, in quanto moltissimi uomini di cultura ed artisti (uno su tutti, Leonardo da Vinci) sono nati a Milano, si sono formati nella nostra città, oppure l’hanno scelta come tappa importante della loro vita.

Anche Napoleone elesse Milano a capitale del suo Regno d’Italia; questa esperienza durò meno di 10 anni (dal 1805 al 1814), eppure fu un centro culturale, economico e politico, oltre a diventare l’embrione del Regno d’Italia sabaudo.
Anche (forse soprattutto) perché la nostra città era pronta a recepire i valori di uguaglianza e responsabilità di cui Napoleone si fece ambasciatore, così come poi fu il cuore pulsante del Risorgimento in Italia.

# Milano nel Ventesimo e nel Ventunesimo secolo

L’Italia che riparte dopo Piazzale Loreto e dal boom economico vede in Milano la sua capitale industriale ed economica, oltre che culturale.
E’ emblematico in tal senso il caso della moda, come quello dell’editoria. Com’è importante ricordare che Italia ’90 ha avuto la sua cerimonia di apertura proprio a Milano. Questo primato, questo essere la “locomotiva d’Italia” è durato per tutta la seconda parte del ‘900 e non è certamente tramontato, nonostante i problemi degli ultimi vent’anni. 

# E dopo il Covid?

Credits: dagospia.com – Controlli in piazza Duomo

La Storia, nella sua dimensione più ampia e vera, quella internazionale, passa per Milano come ha sempre fatto, anche fra alti e bassi, dalla “Milano da bere” alla ripartenza dopo Tangentopoli, dall’occasione (in parte) mancata di Expo 2015, sino agli errori strategici che hanno privato dell’EMA la nostra città.
Alcune istituzioni UE, segnatamente il Parlamento Europeo e la Commissione Europea, hanno scelto di aprire uffici ed istituire rappresentanze proprio nel capoluogo lombardo.
E anche se da più parti si teme che nulla sia più come prima, che il periodo post-Covid possa scoraggiare anche i segnali di ripresa e ripartenza, è proprio il modello Milano, quello aperto al (saper) fare, che accoglie chiunque sappia fare bene le cose e voglia mettersi in gioco, quello del “get things done” che sembra il più efficace.
Diamoci da fare: mai come ora, il mondo ci sta guardando.

Leggi anche: I 10 più grandi PREGI dei MILANESI

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Come i suoi PIATTI TIPICI rispecchiano l’ANIMA di MILANO

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Credits: PH Divina Milano

La cucina tipica milanese è un’esperienza dall’origine umile, modesta e frugale. È fin troppo facile immaginare come abbia trasmesso questo carattere indelebile a tutti i milanesi, dalle origini fino ad oggi. O è il contrario? In passato le scelte alimentari erano dovute esclusivamente alla tradizione territoriale, oggi ci svelano tanti segreti sia dei luoghi che degli abitanti.

Come i suoi PIATTI TIPICI rispecchiano l’ANIMA di MILANO

# Milano si svela a tavola

Credits: larepubblica.it

Sebbene oggi Milano e la Lombardia rappresentino ciò che di più ricco si può immaginare in tutta Europa, la cucina tipica regionale è composta da ricette della tradizione povera. Per vicissitudini storiche, la tavola dei milanesi ha iniziato ad essere la base per le ricette della Lombardia, finendo per estendersi in tutto il mondo, facendosi contaminare dalle esperienze derivanti dalle dominazioni straniere passate ed incontrare il gusto di molti, grandi e piccini. In linea con le caratteristiche eterne di Milano.

Non è un ricettario, non serve il disciplinare. Niente fornelli e scodelle. Non serve nemmeno essere milanesi di nascita. Questa città inclusiva e la sua gente non devono più dimostrare che generosità e apertura sono le due gambe su cui camminano Milano e i meneghini. Nei piatti milanesi c’è la voglia di fare bene, la ricerca della perfezione, la socialità come marchio caratteristico di questa città che, nella riservatezza dei suoi abitanti, tira il carretto da sempre.

È un viaggio alla scoperta di un segreto di Milano: è stato il carattere dei milanesi a far nascere i piatti tipici, o sono le pietanze che imprimono un carattere ai milanesi?

# La Michetta: la capacità di modificare e valorizzare chi o ciò che arriva da fuori

Credits: PH Profumo di Broccoli

Molti pensano che la michetta sia milanese come la Madonnina, in realtà è meno milanese di Leonardo da Vinci. Nasce sotto la dominazione austriaca, quando il pane comune a Milano era la «Micca», che significa briciola in quanto si sbriciolava appena spezzato. Agli austriaci non piaceva molto e si portarono da casa la ricetta del pane soffiato, a forma di rosa, da panificare in pagnotte più piccole della classica micca.

I milanesi tentarono di copiare questo pane ma, per una serie di motivi, ne uscì una pagnotta ancora più friabile. Un vero e proprio trionfo di briciole, che i panettieri chiamarono michetta e che i milanesi accolsero subito con amore, fino a farla diventare – nell’immaginario collettivo – come nativa della città ambrosiana. Con buona pace dell’invasore, che ha dovuto farsene una ragione.

La michetta incarna la voglia dei milanesi di fare il pane, anche per un odiato occupante straniero. Ma con un po’ di orgoglio: se mi tratti come dici tu, il pane te lo faccio come dico io! E guai a chiamare la michetta con un altro nome.

# Tutta la gastronomia del mondo in un unico piatto: la casoeȗla è come Milano

Credits: PH Primo Chef

La Casoeȗla è, a suo modo, un simbolo di Milano e la sua iconicità non ha nulla a che fare con il sapore, che può piacere o meno, ma è lo specchio dell’attitudine di Milano di includere tutto il meglio, esaltando quelli che per altri sono “stranieri”.
L’albero genealogico di questo piatto meneghino, nasce nell’Europa celtica, passa dagli arabi di Valencia ed è destinato a consolidarsi nella tradizione lombarda grazie ai Longobardi, quelli di Benevento. Partito col pollo, arrivato ad essere uno stufato prodotto per essere esportato, finisce per essere preparato con le parti meno nobili del maiale, avanzi della lavorazione annuale che non devono essere sprecati, uniti alla pazienza di attendere la prima gelata dell’anno per raccogliere la verza ed averla gustosa, saporita e croccante in questo piatto dalla lunga e particolare preparazione.
In una forchettata di casoeȗla ci sono così tante memorie, notizie ed esperienze che si sono prese tanto tempo e tanto spazio per crescere, che è fin troppo semplice scoprirne il segreto, già dalla ricetta.

Così come la casoeȗla porta così tanta storia, la Milano moderna è il luogo ideale per ospitare tutte le lingue e le gastronomie del mondo, per soddisfare alcuni tra i palati più curiosi, desiderosi sempre di assaggiare sapori nuovi, fare esperienze inedite e viaggiare stando fermi, con le gambe sotto un tavolo.

# Il minestrone: il pragmatismo di Milano 

Credits: PH Milano a cena

Unica, indipendente, industriosa, innovativa, laboriosa, industriale, dinamica, sono solo alcuni degli aggettivi più utilizzati per descrivere Milano. Quasi mai Milano viene nominata per la sua forte vocazione contadina, eppure siamo una delle province agricole più importanti del meraviglioso distretto della pianura padana. Il progresso ha fatto archiviare molte delle cascine e delle abitudini legate al lavoro della terra. Ma Milano è sempre la città che si è aggiudicata l’Expo 2015 col tema “Feed the planet” e che ha condotto il tema dell’agricoltura di precisione in ognuno dei padiglioni dell’esposizione universale.

Ancora in attesa di catturare la legacy di quell’evento, ovvero come fare diventare Milano la capitale mondiale del food, la nostra tradizione agricola si può trovare nelle richieste più semplici dei suoi abitanti.

Fateci caso, ma i milanesi sono tra coloro che hanno, più di altri, la diffusa voglia di avere un orto. Richiesta che si fa strada anche attraverso l’architettura, ad esempio con il Bosco Verticale e i nuovi progetti previsti per i prossimi anni, interpretati come la risposta all’atavica ricerca che gli abitanti di questa città fanno per riappropriarsi di alcuni gesti del passato, quelli che portano alle colture a al contatto con la terra.

Il minestrone milanese, caldo in inverno e tiepido o freddo in estate, è un amico fedele per tutto l’anno. Legato al rispetto della freschezza e stagionalità, deve essere anche il responsabile di tutti quei minestroni surgelati invenduti nei banchi dei supermercati: in nessun’altra città capita di vedere così tante confezioni in attesa di essere adottate.

# L’Oss Büs: la capacità di fondere tradizione e innovazione 

Credits: PH Divina Milano

Se è vero ciò che sostiene il geografo francese Jean Brunhes, che mangiare equivale ad incorporare la storia di un territorio, per Milano il piatto che più incarna la storia e la nascita della metropoli è l’ossobuco.

Le fonti storiche non sono così precise da dare una data certa alla diffusione di questa tradizione, ma ci sono abbondanti prove che l’ossobuco è un lascito della parte più raffinata dei Celti Insubri della prima Mediolanum. Negli anni ha anche incarnato la voglia di tradizione e il desiderio di contaminazione. L’ossbüs è infatti il piatto domenicale delle famiglie milanesi, ma è anche uno dei primi che mescola sapori molto distanti tra loro, basti pensare alla gremolada a base di acciuga e scorza di limone.

L’ossobuco ha anche il pregio di svelare un altro tratto caratteristico di Milano: la scomparsa e il ritorno di alcune mode, tradizioni e desideri. Ogni tanto, infatti, si può trovare l’ossobuco ovunque, per poi vederlo sparire improvvisamente e trovar posto nei cassetti della memoria di qualcuno, in attesa che un cooking show e una rielaborazione lo riportino in auge. Così fa anche Milano, aspetta di tornare a piacere per farsi però ritrovare più splendente di prima.

# La Cutuléta: finti ruvidi in esterno ma con un cuore tenero

Credits: PH Fine Dining Lovers

Croccante fuori, morbida e pregiatissima all’interno, piace a tutti, specialmente ai piccoli.
Che si tratti di innamorati di Milano o della buona cucina, è difficile individuare da queste poche righe, se si sta parlando della città o della sua cotoletta, vero?

Salendo su un ideale podio dei piatti tipici milanesi, la cotoletta è una delle eccellenze mondiali di Milano e, per quanto appena affermato, l’essenza stessa dei milanesi: finti duri e burberi all’esterno, un grande cuore all’interno, che si traduce come il meglio di questa città. In quanti ne sono a conoscenza? Non si sa. Di sicuro quelli giusti.

Il coer in man è una di quelle caratteristiche da difendere e custodire gelosamente, per evitare che finisca nelle mani sbagliate. Esattamente come la cotoletta, che per la frittura nel burro e l’apporto di grassi e sali è un vero attentato al colesterolo, quindi da concedersi con parsimonia, così l’autentico cuore dei milanesi deve essere centellinato. Queste caratteristiche sono un vero carburante per Milano e come tali vanno celebrate e preservate. La cotoletta ha la capacità di riunirci intorno al tavolo per godersi una gioia, per il palato e gli occhi; i milanesi si ritrovano spesso per dare il meglio di sé, possibilmente agli altri.

# Il Panettone: la dolcezza del vivere, trovando piccoli tesori nelle cose semplici

Credits: PH Conosco un posto

Potrà sembrare banale, il panettone. Mancanza di fantasia o il tentativo di giocare sul velluto. Oppure la sintesi di un simbolo, delle capacità milanesi. Poche parole e tanto lavoro, il panettone poteva nascere solo a Milano. Una ricetta tradizionale ed una preparazione quasi interminabile, che racchiude tutti i pregi di questa città.

Una serie infinita di segreti e trucchetti, per il dolce che di fatto è il re del giorno forse più importante della ricca tradizione cristiana. I segreti del successo, sono esclusivamente milanesi: la pirlatura, la scelta delle migliori materie prime, la preparazione sapiente e rapida intervallata da ben due lunghe lievitazioni, cioè la paziente attesa che il lavoro eseguito dia il giusto contributo, giorni e giorni di impegno per portare in tavola, a Natale, il dolce più buono: la preparazione del panettone o l’attitudine al lavoro dei milanesi sono legati a doppio filo.

Scegliendo ingredienti di seconda qualità, badando cioè al risparmio, il panettone non viene bene. Distrazione e poca costanza nella preparazione, trasformano il successo in fallimento.
Nel bene o nel male, i milanesi affrontano così il modo di lavorare. Con attenzione, concentrati sul risultato e sulla qualità, 365 giorni l’anno. Mentre lo sbattimento del panettone è sufficiente farlo una volta, non si esagera con i piaceri.

# El ris giald: la capacità di fare bella figura trasformando in straordinario ciò che altrove è normale

Credits: PH Il giornale del cibo

Basta un veloce ripasso della nascita della ricetta, per capire il re della cucina meneghina, per come si lega al carattere di questa città, è il risotto alla milanese.


Secondo la leggenda, il risotto giallo nasce un po’ per gioco. Il garzone di Mastro Valerio di Fiandra, un vetraio coinvolto nella decorazione delle vetrate del Duomo, aveva l’abitudine di creare colori spettacolari aggiungendo ovunque una punta di zafferano.
Maestro Valerio lo canzonava, sentenziando che quest’abitudine lo avrebbe portato a mettere la spezia anche in cucina. Detto fatto, al matrimonio della figlia di Mastro Valerio, l’assistente colorò il riso previsto per il pranzo nuziale, con lo stesso colore dell’oro.

Conoscendo i milanesi, che hanno amato il risotto da subito, uno dei motivi potrebbe essere appunto questa combinazione esplosiva di gioco che porta al successo, oltre che il sapore impareggiabile, il bel colore di buon auspicio, o l’eccellente risultato. Fatto sta che il risotto giallo è stato da subito adottato dappertutto a Milano, fin dal 1500 e diventa così il piatto simbolo della città.

Dentro il risotto c’è una caratteristica milanese fondamentale, la voglia di far bella figura nei grandi eventi. Milano è la città degli eventi e la professionalità milanese sta al successo delle manifestazioni, proprio come lo zafferano sta al risotto nella storia rinascimentale della sua nascita. Meno improvvisazione e più professionalità, in 500 anni Milano ha imparato a perfezionare la tecnica dello zafferano, diventando la numero uno in queste situazioni, facendosi aiutare da tutti: milanesi per scelta o per nascita, stranieri, alieni. Tutto fa brodo! Quello stesso brodo che serve per preparare il risotto alla milanese.

Continua a leggere con: Milano è più grande di Milano

LAURA LIONTI

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La MERAVIGLIOSA Residenza VIGNALE nata da una storia d’amore IMPERIALE

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Credits: @elisaterenzio (INSTG)

La storia di questa meravigliosa villa, costruita nel periodo 1905-1907, è legata all’amore di un principe austriaco (pare figlio illegittimo del kaiser prussiano Guglielmo II) che desiderava vivere a Milano, perchè innamorato di una giovane milanese.

É proprio grazie a questo amore che oggi Milano ha ereditato questo raro esempio di architettura che unisce perfettamente lo stile viennese al liberty milanese, con interni di grande pregio.

La MERAVIGLIOSA Residenza VIGNALE nata da una storia d’amore IMPERIALE

# Un pezzo di storia in una zona strategica

credits: dimorestoriche.it

La residenza, che nel 2002 ha subìto un minuzioso restauro, si trova nella zona Vercelli-Magenta, nel cuore di Milano, a 50 mt. dalla fermata Conciliazione.

Un punto strategico della città grazie anche alla vicinanza alla Triennale, alla Fondazione Stelline e al Museo della Scienza e della Tecnica, oltre ovviamente alle vie dello shopping.

Tutto questo rendono Residenza Vignale un luogo perfetto per organizzare eventi culturali ed espositivi.

# Cenni storici e struttura della villa principesca

Credits: dimorestoriche.it

Come abbiamo già anticipato, la villa venne costruita ad inizio ‘900 dal progetto originale dell’Architetto Gattermayer.

Questo, unendo l’ingegno con l’austriaco Adolf Loos, diede vita ad una costruzione dalla facciata dal taglio semplice e pulito.

In questa residenza si posso trovare elementi decorativi tipicamente austriaci, come il balcone a quadri, ma anche elementi dello stile liberty milanese come i putti che sorreggono il terrazzo.

Il corpo principale della residenza è quello dedicato al principe, si struttura su 2 livelli dove al piano terra c’è la “zona giorno” con grandi saloni e l’accesso al giardino, e al piano superiore camere da letto ed eleganti salotti.

Gli interni, come già accennato, sono di gran lusso. Attraversando il cortile si arriva agli alloggi dedicati alla servitù: qui a far da padrona sono le modanature in legno scuro e un caratteristico bovindo.
Ovviamente come in ogni residenza principesca che si rispetti, non mancano le scuderie e il deposito della carrozza.

Dopo la morte del principe, nel 1914, durante una battaglia, la splendida villa passa in mano a diversi proprietari e nel corso degli anni vengono fatte diverse modifiche.

Negli anni ’50 è stata sopraelevata di alcuni piani, ma nonostante questo, il fascino originale della casa e del cortile rimangono immutati.

# Residenza Vignale ai nostri giorni

Sappiamo che oggi la residenza, grazie alla vicinanza ad alcuni punti strategici del capoluogo milanese e la sua struttura interna, è luogo perfetto per eventi e mostre.

Le tante sale interne rendono la struttura molto versatile: ci sono 4 sale ricevimento e un grande ingresso con un’elegante ed imponente scala che porta al piano superiore.

I saloni di ricevimenti hanno i nomi dei colori, sono arredati con dei bellissimi mobili antichi e in comune hanno il fiorito giardino che nella bella stagione può essere utilizzato congiuntamente agli interni.

#Le sale ricevimento: qualche caratteristica

Credits: residenzavignale.com

La sala “oro” viene chiamata così per il colore delle pareti. Con una superficie di circa 56 mq è la più grande, poco arredata per adattarsi a qualsiasi tipo di allestimento.

È molto luminosa, nelle giornate soleggiate gode di una splendida luce naturale. Arredata da due grandi specchiere che danno la sensazione di ampiezza, al suo interno c’è anche un suggestivo camino. Può contenere dalle 60 alle 90 persone.

La sala “rossa” ha una superficie di circa 47 mq, molto arredata e decorata, ha una capienza di circa 50 persone.

La sala “rosa” è un piccolo gioiello di circa 28 mq, elegantemente arredata con specchi che creano giochi di colore, è la stanza ideale per coffee break, aperitivi o incontri di lavoro.
La sala “verde” ha una superficie di 27 mq, è collegata alla sala oro e alla sala rossa. Le pareti sono decorate da boiserie e specchi.

Nella residenza è presente anche biblioteca al piano superiore, alla quale si accede dalla scala d’onore, oggi luogo ideale per riunioni di lavoro. Da qui si può arrivare ad un bellissimo terrazzo.
Troviamo poi un atrio, da cui si può accedere da un ingresso indipendente. Un ambiente spazioso ed elegante con la funzione di accogliere gli ospiti, tanto che oggi può essere utilizzata come reception per convegni o riunioni di lavoro. Vicino al guardaroba, ha accesso diretto in cortile.

E per finire, non può mancare la cucina. Oggi moderna e tecnologicamente all’avanguardia e funzionale. Con l’accesso diretto in cortile, è comodo per eventuali catering.

Aspettiamo di poter riprendere i tour cittadini per non perdere quest’altra perla di una Milano sconosciuta ai più.

Continua la lettura con: Le tre aree residenziali con le VILLETTE più belle di Milano

ANGELA CALABRESE

Leggi anche: Fiera Milano, ecco il piano strategico. L’ad Palermo: “Milano hub europeo, noi piattaforma di servizi”

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7 VIAGGI ALTERNATIVI da fare in ITALIA almeno una volta nella vita

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Credits: touringclub.it - Il percorso

La nostra selezione di itinerari imperdibili.

7 VIAGGI ALTERNATIVI da fare in ITALIA almeno una volta nella vita

#1 Viaggio in Mongolfiera da Milano a Palermo

Credits: milanotoday.it

Se non si soffre di vertigini e non si ha paura di muovervi in balia dei venti è da provare un viaggio nord-sud da Milano a Palermo a bordo di una mongolfiera. Si sorvola la Pianura Padana, gli Appennini e le città sulla costa tirrenica fino a trasvolare il Golfo di Napoli con solo il mare sotto di voi, prima di atterrare nel capoluogo siciliano.

#2 Escursione sull’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, fino a 3.000 metri d’altezza 

Credits: sicilylegend.com

Altra esperienza da provare almeno una volta nella vita è l’escursione in Sicilia sulla cima del vulcano attivo più alto d’Europa. Si possono ammirare i crateri sommitali, il canale lavico e la valle del Bove, per spingersi fino al punto più alto raggiungibile a 3.000 metri di quota. Nelle belle giornate, si apre un panorama che spazia dalla riviera ionica sino all’interno della Sicilia.

#3 Traversata Sicilia-Liguria su un gommone

Credits: boatmag.it

Non deve essere affatto una passeggiata, ma se si vuole davvero fare un’esperienza da ricordare per tutta la vita una traversata in gommone dalla Sicilia alla Liguria può essere l’occasione giusta. Si può costeggiare il Tirreno passando per i diversi arcipelaghi lungo la strada. Altra rotta particolarmente suggestiva è quella dalla Sardegna alla Liguria, passando lungo la costa occidentale della Corsica. 

#4 In barca a vela tra le isole del Tirreno

Credits: marevento.com

Più tranquilla e confortevole di un viaggio in gommone, è un’altra esperienza indimenticabile. Partendo in barca a vela dall’Isola d’Elba, la più grande dell’Arcipelago Toscano e prima isola del Mar Tirreno, si può costeggiare la costa occidentale della Corsiva per poi circumnavigare la Sardegna fermandosi nelle piccole isole degli arcipelaghi della Maddalena e di Tavolara. Al ritorno si può puntare verso la penisola in direzione delle isole Pontine, proseguendo verso l’Arcipelago Campano di Procida, Capri e Ischia e infine puntare la prua verso la Sicilia per fare tappa alle Isole Eolie e come traguardo le Egadi sull’estremità occidentale dell’Isola.

In barca a vela nel Mar Tirreno

#5 Percorrere a piedi i 130 km della “Via degli Dei”, la millenaria via etrusca che collega Bologna a Firenze 

Credits: Simone Gallini e Fabio Risi

Un viaggio imperdibile per chi ama camminare. Da piazza Maggiore a Bologna fino a Firenze a piedi lungo la Via degli Dei, il percorso millenario risalente al tempo degli Etruschi. Il tracciato collega le due città e i loro territori passando per l’Appennino tosco-emiliano per circa 130 chilometri. Per chi vuole osare di più c’è l’intera via francigena che conduce a Roma. 

Credits: Il tracciato

#6 Il “Cammino Basiliano” dal Pollino all’Aspromonte lungo 1.040 km

Credits: siviaggia.it – Rocca Imperiale

Un altro percorso a piedi, ancora più duro e avvincente, è il “Cammino Basiliano”  lungo 1040 km, tra Basilicata e Calabria. 72 tappe, 120 borghi attraversati, passando dai boschi del Pollino, della Sila, delle Serre e dell’Aspromonte e partendo da Rocca Imperiale fino a Reggio Calabria.

Credits: touringclub.it – Il percorso

#7 In treno sulla “Transiberiana” d’Italia tra Abruzzo e Molise

Credits: transiberianaditalia.it

Per concludere il più suggestivo percorso in treno. Viene definito la “transiberiana italiana” nel cuore della penisola tra Sulmona e Isernia. Un’escursione percorrendo Abruzzo e del Molise tra Parchi Nazionali e Riserve Naturali che attraversa montagne, altipiani, vallate e strette gole. Un tracciato spettacolare lungo circa 130 km quello della Ferrovia dei Parchi che porta alla scoperta di piccoli borghi dove la storia e le tradizioni locali sono custodite dalle comunità locali  La stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo raggiunge i 1268,82 m s.l.m. che ne fanno la seconda stazione più alta in quota della rete italiana.

Credits: wikipedia.org

Continua la lettura con: Da Milano in Sicilia a tempo record

MILANO CITTA’ STATO

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“Gite in Treno”: i 5 ITINERARI a tema per scoprire le BELLEZZE della Lombardia

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Credit: @trenord_discoverytrain

Con l’arrivo della bella stagione torna “Gite in treno”, il programma di itinerari e idee proposto da Trenord per esplorare le bellezze della Lombardia.

Si può partire da 460 stazioni diverse, la destinazione? Ogni bellezza della Lombardia.

“Gite in Treno”: i 5 ITINERARI a tema per scoprire le BELLEZZE della Lombardia

# Trenord alla scoperta della Lombardia

Credit: eventimilano.it

Con l’arrivo della bella stagione torna “Gite in treno”, il treno dove non avresti mai pensato di arrivare. “Gite in treno” è un programma di itinerari e idee proposto da Trenord per esplorare le bellezze della Lombardia.

Partendo da Milano o da una qualsiasi delle 460 stazioni presenti sul territorio, Trenord  permette di raggiungere in giornata ogni luogo della Lombardia in treno, per una gita fuori porta adatta a tutti: dagli appassionati di sport alle famiglie con i bambini.

I biglietti per queste gite speciali sono già acquistabili sul sito trenord.it e sull’App Trenord, in biglietteria, ai distributori automatici di stazione e nei punti vendita autorizzati di Trenord e comprendono il prezzo del treno più le attività per la giornata tra cui i diversi battelli.

Vediamo insieme i 5 tour a tema per esplorare le bellezze della Lombardia.

#1 Lago di Como (sponda comasca)

Credit: @campisano_nicola- Moltrasio

In questo tour si esplorerà la sponda comasca del Lario a 17,50 euro per gli adulti e 8,70 euro per i ragazzi (fino ai 13 anni).

Questo biglietto comprende il viaggio in treno andata e ritorno da tutta la Lombardia a Como e la libera navigazione in battello tra le località di Cernobbio, Moltrasio, comune molto antico e famoso per le splendide ville, Blevio e infine Torno.

#2 Lago di Como (sponda lecchese)

Credit: @letimarazzi 

Questo biglietto speciale è a soli 14 euro per i ragazzi, (fino ai 13 anni), 25 euro per gli adulti e 50 euro per famiglie (2 adulti+2 ragazzi).

Nel prezzo è compreso il viaggio in treno andata e ritorno da tutta la Lombardia a Varenna e la libera navigazione sul lago in battello tra Menaggio, Bellagio, Cadenabbia, Tremezzo e Lenno.

In questo tour si potrà anche esplorare Villa Carlotta, una bellissima villa che contiene anche un giardino botanico che si può visitare.

Come scriveva Manzoni, questo tour vedrà come tappa anche “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi”.

Questo biglietto costa soli 10 euro per i ragazzi (fino ai 13 anni) e 19.70 per gli adulti, è possibile viaggiare in treno andata da tutta la Lombardia verso Como, navigare in battello tra Como, Bellagio e Lecco e tornare in treno da Lecco, o viceversa.

#3 Monte Isola: uno dei borghi più belli d’Italia

Credit: @visitmonteisola

Questo tour è alla scoperta di Monte Isola, l’isola lacustre più alta d’Europa.

ll biglietto speciale, a soli 15 euro, comprende il viaggio in treno andata e ritorno da tutta la Lombardia a Sale Marasino, Iseo o Sulzano e il battello andata e ritorno per Monte Isola, dichiarato uno dei Borghi più belli d’Italia.

Questo borgo ha una superficie complessiva di 12,8 kmq e raggiunge un’altitudine di 600 metri. Dodici sono i suoi tipici borghi, alcuni in collina, e altri a lago, caratterizzati da viuzze e vicoli che vale la pena di vedere almeno una volta.

#4 I tesori del Lago di Lugano

Credit: @lugano.switzerland

Il biglietto speciale a 25 euro comprende il viaggio in treno andata e ritorno da tutta la Lombardia a Porto Ceresio e la navigazione in battello fino a Morcote, Brusino Arsizio, Melide, Gandria, Paradiso e Lugano.

Il biglietto permette anche di usufruire di sconti dedicati per visitare il Museo delle Culture di Lugano, per la funivia di Brusino Serpiano e per la funicolare Monte San Salvatore.

Inoltre è attiva la convenzione “Lago di Lugano Pass”: i clienti di Trenord in possesso di un biglietto ferroviario valido per la giornata con destinazione Porto Ceresio o Lugano, potranno acquistare la carta giornaliera di libera circolazione sui servizi di Navigazione Lago di Lugano.

Il prezzo per loro sarà scontato: 19.25 euro (21 CHF) invece di 45 euro (49 CHF).

#5 Train&Bike: il tour per gli appassionati di sport

Credit: gps-tour.info

Tra le varie proposte di “Gite in treno” ce ne sono alcune sportive, pacchetti inclusivi di biglietto del treno e voucher per il noleggio, in loco, di bici ed e-bike a pedalata assistita, oppure ticket dedicati agli appassionati di trekking alla scoperte di alcune delle vie più suggestive della regione.

Tra questi troviamo l’offerta Train&Bike: il percorso che prevede prima il tragitto in treno e poi una pedalata in bici tranquilla o un percorso impegnativo, a seconda del livello di esperienza del viaggiatore.

Da fine maggio sono numerose le città che prevedono l’offerta Train&Bike, tra queste: Mantova e Parco del Mincio, Valtellina, Lago d’Iseo, Lago di Garda, Parco Adda Sud e Varese.

Lecco offre anche un biglietto speciale per gli sportivi “Open Rail”: il biglietto che comprende il viaggio di andata e ritorno in treno da tutta la Lombardia a Lecco o a Colico e la libera circolazione, sempre in treno, tra Colico e Lecco, o viceversa.

Questo consentirà ai camminatori di avventurarsi lungo gli itinerari proposti, immersi nella natura ma con la possibilità di conoscere anche la storia e la cultura del luogo da loro scelto.

Il biglietto ha un costo di 15 euro per gli adulti, i ragazzi (fino ai 13 anni) viaggiano gratis insieme ai titolari del biglietto.

Fonti: eventimilano.it

Continua la lettura con: 10 destinazioni da raggiungere in TRENO da Milano per una gita o per una breve vacanza

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Life Science. Lombardia incoronata “Regina” (ma servono più sanità e ricerca)

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I misteri della SEDIA del DIAVOLO di Roma

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Gli esperti la definiscono un’opera di architettura funeraria del tipo “a tempio” che si sviluppa su due piani. I romani della zona sono abituati a chiamarla la Sedia del diavolo, stretta fra gli alti palazzi della piazza che oggi prende il nome del mausoleo, Piazza Elio Callisto.

I misteri della SEDIA del DIAVOLO di Roma

La chiamano la sedia del diavolo e si trova nel quartiere africano. In realtà è una rovina a forma di enorme trono di quel che resta di una tomba dell’antica Roma. Si tratterebbe del mausoleo di Elio Callistio, un liberto dell’Imperatore Adriano la cui costruzione risale alla metà del II secolo d.C. Secondo la leggenda l’uomo doveva essere stato uno schiavo dell’Imperatore Adriano che poi divenne libero come ricompensa per aver servito bene il suo padrone. Gli archeologi pensano anche che doveva essere diventato importante, visto che il suo sepolcro è un palazzetto a due piani, con le colonne.

# Una tomba fra le colline

Nei secoli passati la tomba risultava piuttosto isolata dalla città e nei dintorni non c’erano altre costruzioni, tanto che è divenuta oggetto di ammirazione da parte di molti artisti che l’hanno dipinta nei loro quadri. Questo oggi ci permette di vedere come appariva il mausoleo e come fosse il territorio circostante meno di  un secolo e mezzo fa.

# La leggenda del diavolo

Il rudere è stato al centro di varie storie che le hanno fatto guadagnare il soprannome di sedia del diavolo. La leggenda dice che la sedia è stata posta dal diavolo in quella collina in aperta campagna e proprio alle spalle della Basilica di San Pietro. Di notte, poi, il posto era frequentato da prostitute e malviventi che annerivano le pareti del mausoleo accendendo dei fuochi all’interno per riscaldarsi.

# Un riparo per pastori e viaggiatori

La realtà é che serviva come riparo per i pastori e per i viaggiatori di passaggio che al suo interno vi accendevano fuochi che da lontano facevano brillare di rosso le sue finestre e davano una apparenza lugubre e misteriosa al mausoleo. L’interno del sepolcro fu infatti ritrovato annerito dal fumo.

# Un monumento a due piani

Il mausoleo è costruito su rocce di tufo e visto da davanti sembra veramente una sedia. Aveva due piani ed era un po’ sotterrato. Dal vestibolo, a sinistra si scendeva al piano inferiore, a destra si saliva al piano superiore. Dentro c’erano archi e nicchie in cui si mettevano i sarcofagi. Il soffitto è a volta ed è ancora un po’ sotterrato in confronto a come lo vediamo oggi. Sopra la struttura c’erano dei capitelli corinzi che riproducevano motivi floreali e naturali poi c’era l’architrave e il fregio. Il tetto è a doppio spiovente. Le finestre sono come quelle dei castelli.

Negli anni ’50 i cittadini di Roma hanno chiesto che la piazza che si chiamava “della Sedia del Diavolo” cambiasse nome in quello che ha oggi, Piazza Elio Callisto, forse stanchi di abitare in un luogo così avvolto dal mistero.

Continua la lettura con: il quartiere delle fiabe

FRANCESCA SPINOLA

Leggi anche: Elezioni Roma 2021: data, come si vota e candidati

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Il BORGO FIABESCO a pochi chilometri da MODENA

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Credits: campodellacultura.it

Ci troviamo in cima ad un colle nelle alture modenesi. Qui, dopo aver percorso una strada a spirale, saremo accolti da una torre di vedetta che scruta il panorama circostante. A quel punto saremo circondati da uno scenario mozzafiato, un incrocio perfetto tra natura e arte.

Il BORGO FIABESCO a pochi chilometri da MODENA

# Pitture, mosaici e sculture

Credits: campodellacultura.it

Il luogo dove è situato questo piccolo borgo affrescato si chiama Lavacchio e si trova nei pressi di Modena. Le sue stradine presentano un percorso pieno di pitture, mosaici e sculture. I muri, in particolare, sono stati dipinti e curati dalle mani di sapienti artisti, in una storia che inizia negli anni ’80.

L’artista Anna Minardo, insieme ad un gruppo di artisti di fama mondiale, decisero di riunirsi a Lavacchio per donare alla cittadina una nuova veste. Infatti, il borgo aveva perso la sua vitalità dopo essere stato completamente abbandonato, necessitando di ricevere un altro scopo attraverso l’arte. Nelle rappresentazioni figurano scene di vita quotidiana, ma anche composizioni fantasiose o semplicemente esplosioni di colori.

# La fusione degli stili e un programma per il futuro

Credits: modena2000.it

La stessa Anna Minardo si è occupata personalmente di abbellire il muro che fa da terrapieno del colle. Con una lunghezza superiore a 70 metri, l’artista ha potuto sfruttarlo come se fosse una vera e propria parete da museo, esponendo quadri e sculture. Qui si passa quasi dal reale al surreale, con elementi astratti e corpi nudi di donna e altre figure umane in cemento bianco, il tutto circondato da geometrici motivi circolari e fiori stilizzati.

Entrambe le sezioni affrescate, tuttavia, non sono state curate o ristrutturate negli anni, tanto da rischiare di andare perdute. Così, l’Amministrazione Comunale ha indetto un bando pubblico rivolto agli artisti volenterosi di riportare questo luogo al suo splendore iniziale e mantenerlo nel tempo. La speranza è che questo appello venga accolto e Lavacchio, nonostante la sua solitudine, continui a risplendere.

 

Fonte: modenatoday.it

Continua a leggere con: Il DIPINTO su tela più GRANDE del mondo è a Venezia 

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: “Volevo fare l’insegnante, vi racconto la mia odissea”

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Le SLIDING DOORS che non ti aspetti: ROCCO TANICA e i DEPECHE MODE a Milano

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Credits: theguardian.com

Che ci azzecca Rocco Tanica, il celebre tastierista degli Elio e le Storie Tese, con i Depeche Mode, band internazionale tra le più celebri al mondo? C’è stato un momento in cui le loro storie si sono incrociate. A Milano. Più precisamente in un luogo di culto degli anni novanta. 

Le SLIDING DOORS che non ti aspetti: ROCCO TANICA e i DEPECHE MODE a Milano

Elio e le Storie Tese

Elio e le storie tese è stato uno dei gruppi più famosi e più eclettici che abbiamo avuto in Italia e, per noi milanesi, è un vanto perché i loro componenti sono tutti principalmente di Milano. Il gruppo nasce all’inizio degli anni ottanta e inizia a farsi conoscere attraverso concerti e registrazioni di bootleg (che oggi sono introvabili).

Inizia a girare un interesse per la loro musica che solo apparentemente pare essere molto scanzonata e poco impegnata, ma è solo un’impressione. Basti pensare che il loro disco d’esordio, “Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu”, è stato ritenuto dai Rolling Stone uno dei migliori album italiani di tutti i tempi. Da lì, la loro carriera ha conosciuto partecipazioni televisive, partecipazioni radiofoniche, partecipazioni a manifestazioni e concerti sia in Italia che in Europa. Hanno anche partecipato a Sanremo arrivando secondi, ma considerati i vincitori morali.

Infine, nel 2017, annunciano il loro scioglimento. Della formazione fanno parte musicisti che sono stati ritenuti tra i migliori session man in Italia e questo li ha portati a collaborare con altri artisti, suonando nei loro album.

Tra questi spicca Rocco Tanica (all’epoca Sergio Conforti) che, oltre ad aver suonato con artisti come Massimo Ranieri, Claudio Baglioni, Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Max Pezzali e tanti altri, ha una storia particolare che lo lega ai Depeche Mode.

# Nasce il Logic Studio

Credits: soundlite.info

Siamo all’inizio degli anni novanta, il boom economico del decennio precedente sembra non arrestarsi e tutti si attendono una decade di benessere e di libertà. È caduto il muro di Berlino, Chernobyl è ormai alle spalle, si può circolare per l’Europa e soprattutto nessuno può immaginare quello che accadrà solo due anni dopo con l’inizio di Mani Pulite. È in questo contesto che due fratelli, conosciuti nell’ambiente musicale come i fratelli La Bionda, dopo aver spopolato nella disco italiana con i Righeira e aver collaborato con artisti del calibro di Mia Martini e Ornella Vanoni, decidono di realizzare uno dei loro sogni più grandi: dar vita a uno studio di registrazione e portarlo a livelli degli studi più famosi nel mondo.

Nasce, in via Quintiliano 40, il Logic Studio.

L’idea è vincente, il nuovo spazio non deve essere solo un luogo dove registrare album, ma ambisce a diventare una sorta di quartier generale. Infatti, presenta sale capaci di ospitare un’orchestra intera, uno studio per la registrazione, post produzione e mastering e un altro studio dove stampare vinili e CD.

# Arriva Rocco Tanica

Credits: deejay.it

Il Logic Studio si rivela come uno dei più grandi centri della musica internazionale: artisti come Ray Charles, Paul Young vengono qui a registrare i loro lavori. I “La Bionda” intuiscono che è il momento di selezionare i musicisti turnisti migliori in Italia e tra questi c’è Rocco Tanica, che in quel periodo si stava affermando con gli Elio e le Storie Tese. Il rapporto tra Tanica e i “La Bionda” diventa un rapporto di fiducia reciproca che porta il musicista a collaborare con diversi artisti non solo per gli album, ma anche per colonne sonore di film con Bud Spencer e Terence Hill.

Il Logic Studio diventa una seconda casa per il musicista milanese.

# Arrivano i Depeche Mode

Credits: timgate.it

I Depeche Mode non hanno bisogno di presentazione. È sicuramente uno dei gruppi inglesi più importanti al mondo. Hanno esordito agli inizi degli anni ottanta e dopo sette album, iniziano a girare tra Londra, New York e Copenaghen per registrare quello sarà il loro album più famoso: Violator. Non soddisfatti completamente dei primi risultati, contattano i fratelli La Bionda e decidono di affittare le sale del Logic Studio per le session di registrazione di alcuni brani.

Potrebbe essere una grande occasione per i turnisti dello studio e per Rocco Tanica di affiancare uno dei gruppi più famosi al mondo. Ma le cose vanno diversamente. La band, capitanata Dave Gahan e Martin Gore, vive molto appartata e non da molta confidenza, pretendono e ottengono la disponibilità totale dello studio sia all’interno sia all’esterno. Una situazione che Tanica ricorda aver vissuto come uno sfratto da quel posto che aveva eletto a seconda casa a tutti gli effetti, oltre che spazio creativo/professionale.

# La fine del Logic Studio

Credits: djmagitalia.com

Lo studio fondato dai La Bionda durerà circa una decina d’anni, quando la CGD e la Warner Music decidono chiudere il complesso. I fondatori cercano di salvare il salvabile, cercando sponsor e co-gestori, ma è tutto inutile: la chiusura è inevitabile.

Ancora oggi lo stabile è ancora lì, in Via Quintiliano 40, in stato di totale di abbandono e quelle volte che capita di passare da quelle parti e pensare alla sua storia si fa un po’ fatica a pensare che in quegli spazi sia stato registrato e pensato l’intro di “Personal Jesus”. Pochi sanno che è nato da un campionamento degli scarponi di Dave Gahan sbattuti ripetutamente sulle scale dello studio.

A pensarci fa ancora sorridere.

Continua a leggere con: La scena musicale ROCK milanese degli ANNI ’90

MICHELE LAROTONDA

Leggi anche: Scontro Rai-Fedez, il potere dei Ferragnez che spaventa anche Salvini

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Milano è più grande di Milano

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Tricolore di Andrea Cherchi (C)

Milano è l’unica città italiana che riesce a riassumere tutte le culture dell’Italia senza chiudersi su se stessa. Non solo, è anche l’unica grande città d’Europa che rappresenta una integrazione di tutte le principali culture continentali.

Anche dal punto di vista geografico il punto di eccellenza di Milano rispetto alle metropoli europee è dato da quello che c’è fuori: è l’unica città che in breve tempo è collegata a luoghi fantastici, laghi, mare, montagne, città d’arte. Parigi, Londra, Berlino non hanno dintorni minimamente paragonabili a quello di Milano.

La forza di Milano è nella sua identità che ha confini molto più estesi della città.
Eppure dal punto di vista politico, Milano si è sempre gestita in modo opposto alla sua identità. Ha fatto esattamente quello che fa qualunque altro comune d’Italia.

Si è gestita in modo subordinato rispetto alla politica nazionale e si è concentrata unicamente su un’amministrazione interna ai confini come fosse un condominio.
La stessa regione è castrante rispetto agli orizzonti che Milano possiede.
Tutto questo tradisce la natura stessa di Milano e l’ha portata a non poter sviluppare le sue caratteristiche distintive.

L’unico futuro all’altezza Milano è di esercitare un ruolo non solo economico ma anche politico e culturale che invece di subire le istituzioni nazionali, dovrebbe essere promotore di un rinnovamento radicale, nazionale e internazionale.
Questo si può ottenere solo abbandonando questo alone di rassegnazione verso l’Italia che come una nebbia avvolge noi milanesi.

Leggi anche: I ricchi travestiti da poveri

MILANO CITTA’ STATO

I 10 più grandi PREGI dei MILANESI

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Credits: Andrea Cherchi (c)

Milano non è solo “cor in man”. Vediamo le 10 doti più apprezzate nei milanesi.

I 10 più grandi PREGI dei MILANESI

#1 Laboriosità 

A Milano si sa “se sta mai coi man in man” come recita la canzone “Oh mia bela Madunina” ed è proprio così. Il milanese è laborioso, ha sempre voglia di darsi da fare e non è contento se non è impegnato a realizzare qualcosa di utile.

#2 Senso di comunità (l’amore per Milano)

La voglia di fare si rivolge anche alla città, il milanese ha un forte senso di comunità e un amore incondizionato per la sua città. Non si tira mai indietro se c’è bisogno.

#3 Sobrietà 

La sobrietà è una cifra distintiva del milanese. Dai modi di fare al vestiario usa la massima discrezione, la stessa delle bellezze architettoniche cittadine, non ostenta nulla e riesce a trasformare tutto quanto in stile. 

#4 Gusto per l’estetica

Il gusto per l’estetica si riflette dalla moda all’architettura. Non per niente Milano è una delle capitali mondiali della moda e del design.

#5 Generosità (cor in man)

Milano è da sempre la città che più di tutte in Italia ha dimostrato grande solidarietà nei confronti delle persone in difficoltà. Nel terzo settore milanese, quello del volontariato, sono impegnate più persone che in qualsiasi altra parte del Paese.

#6 Lo spirito di iniziativa

Lo spirito di iniziativa o la proattività è uno pregi che ha consentito ai milanesi e a Milano di primeggiare in Italia. Non subisce gli eventi esterni, ma li anticipa per costruire qualcosa di buono.

#7 Senso del dovere

Il milanese ha uno spiccato senso del dovere e si assume le proprie responsabilità delle proprie azioni che hanno un impatto su di sé e sugli altri. Non si risparmia nel partecipare, collaborare e aiutare gli altri.

#8 Pragmatismo

Il pragmatismo è un’altra dote che non manca al milanese. Lavora giorno per giorno, senza aver paura del lungo termine, per raggiungere degli obiettivi concreti senza perdersi in troppe parole o in giri a vuoto.

#9 Capacità di rialzarsi e di non mollare

La famosa resilienza, la capacità di un individuo di andare avanti, senza arrendersi, nonostante le difficoltà che gli si presentano. È una capacità insita nella stessa città che ha dovuto più volte rialzarsi nella sua storia e che l’ha fatto grazie ai suoi cittadini. Mai mollare è un mantra della città.

#10 L’apertura a chi arriva da fuori

Milano accoglie chiunque la scelga per vivere: non importa da dove vieni o chi sei, quello che conta è che tu ti dia da fare.

Continua la lettura con: 5 cose che ODIAMO di Milano

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7 ATTRAZIONI turistiche SCOMPARSE. Quali vorreste ricostruire, magari a MILANO?

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credit: pixers.it

Tra queste bellezze perdute per sempre, quali vorreste poter ricostruire (magari a Milano)?

7 ATTRAZIONI turistiche SCOMPARSE. Quali vorreste ricostruire, magari a MILANO?

Nel corso dei secoli tante meraviglie si sono create ma tante altre sono state distrutte. Terremoti, bombardamenti ed eruzioni vulcaniche sono solo alcune delle cause che hanno portato alla scomparsa di moltissime attrazioni turistiche che oggi – purtroppo – non possiamo più ammirare. Tra tutte quali sono le più belle? E soprattutto quali potrebbero essere ricostruite (magari a Milano)?

#1 La leggendaria tomba di Giona

credit: losbuffo.com

La tomba del famoso profeta Giona si trovava in Iraq, all’interno di una bellissima moschea costruita intorno al 600 d.C., ed era uno dei monumenti musulmani più antichi al mondo. La leggenda narra che qui si trovano proprio le spoglie di Giona, ma nonostante la moschea fosse davvero maestosa, è stata anche piuttosto sfortunata. Infatti ciò che ne restava fu distrutto nel 2014 a causa di un bombardamento delle milizie islamiche, e oggi il sito è in fase di restauro e gli esperti tenteranno di riaprirla al pubblico nei prossimi anni.

#2 Il meraviglioso lago di Boeung Kak

credit: siviaggia.it

Ci spostiamo dall’Iraq alla Cambogia, dove un meraviglioso lago è stato distrutto. Stiamo parlando del lago di Boeung Kak, che per chi non lo conoscesse era uno dei luoghi più belli della Cambogia che ha sempre attirato l’attenzione dei turisti, soprattutto degli amanti dei tramonti. Il paesaggio incontaminato terminava in lontananza sullo skyline di Phnom Penh, la capitale. Ma oggi questo lago non esiste più: è stato riempito di sabbia per avviare un processo di urbanizzazione decisamente invasivo.

#3 I due Buddha rocciosi di Bamyan

credit: saturniatellus.com

Anche in questo caso è stato l’uomo a distruggere ciò che altri uomini avevano creato. I due Buddha scolpiti nella parete rocciosa di Bamyan – in Afghanistan – avevano rispettivamente 1800 e 1500 anni e si trovavano a ben 2.500 metri di altezza. Purtroppo queste due grandi statue sono state accusate di idolatria e per questo motivo sono state distrutte da un attacco dei talebani nel 2001, e oggi resta solo la cavità che le ospitava.

#4 DuckBill: la roccia a forma di becco d’anatra

credit: koin.com

La DuckBill – anche conosciuta come roccia a forma di becco d’anatra – era uno dei monumenti naturali più fotografati dell’Oregon e sembra essere stata proprio la sua attrattività ad averla distrutta. Nel 2016 un gruppo di giovani decise di scattarsi dei pericolosi selfie sulla roccia, che però sono costati ben una gamba rotta ad un membro del gruppo. Così, facendo ciò che nessun altro probabilmente avrebbe fatto, hanno deciso di eliminare il “pericolo” distruggendo la roccia.

#5 La città perduta di Palmyra

credit: theguardian.com

Capitale dell’omonimo regno, la città di Palmyra era una delle più importanti e maestose dell’antica Siria. Fu costruita nel III secolo d.C. e ha dovuto resistere non solo al passare dei secoli, ma anche alla guerra civile siriana che nel 2013 ne provocò la quasi totale distruzione. Nonostante sia stata presa di mira da un gruppo di terroristi islamici, il sito archeologico è riuscito a conservare qualche resto che è tutt’oggi visibile… seppur sia molto poco in confronto alla sua iniziale magnificenza.

#6 Il Pont Des Arts degli innamorati

credit: pixers.it

Parigi è la città dell’amore per eccellenza e tra le tante tappe fisse per gli innamorati, dal 2015 ce n’è una in meno. Anche in questo caso è stato l’uomo ad intervenire, ma per una buona causa: il ponte aveva attratto così tante coppie da raggiungere ben 45 tonnellate di lucchetti! La stabilità del ponte stesso era a rischio e per garantirne la sicurezza, è stata proibita l’affissione di lucchetti. Speriamo non succeda la stessa cosa al Ponte Milvio di Roma!

#7 Il Wall Arch di roccia rossa

credit: siviaggia.it

Il Wall Arch era uno dei più grandi tra gli oltre 2000 archi dell’Arches National Park dello Utah: il parco nazionale totalmente dedicato agli archi scolpiti nella roccia arenaria. Questo però era uno tra i più grandi e suggestivi, con i suoi 10 metri di altezza e 22 di larghezza. Purtroppo il monumento naturale è crollato nel 2008, durante la notte, e infatti nessuno ha potuto testimoniare l’accaduto.

Il Pont des Arts sui Navigli, la roccia a forma di anatra al centro di una piazza meneghina o il Wall Arch come attrazione turistica in uno dei polmoni verdi della città. Tra tutti questi monumenti – naturali o antropici che siano – quali vorreste poter ricostruire a Milano?

Fonte: SiViaggia

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ROSITA GIULIANO

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Affitti LOW COST e case a BREVE TERMINE per gli studenti: ACCORDO tra Comune e Airbnb

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Credits: cleanbnb.net

Il Comune di Milano ha siglato una collaborazione con la piattaforma Airbnb per promuovere gli affitti a canone concordato. Si tratta di un accordo storico che andrà incontro alle esigenze di tutti coloro che necessitano di soggiornare a Milano per un periodo limitato di tempo.

Affitti LOW COST e case a BREVE TERMINE per gli studenti: ACCORDO tra Comune e Airbnb

# I dettagli dell’accordo

Credits: cleanbnb.net

Le prime iniziative riguarderanno i contratti di affitto transitorio, con durata tra 1 e 18 mesi, e quelli dedicati agli studenti, dai 6 ai 36 mesi. Ad annunciarlo sono stati Gabriele Rabaiotti e Pierfrancesco Maran, assessori alle Politiche sociali e abitative, insieme a Valentina Reino, head of public policy di Airbnb.

Lo stesso Rabaiotti ha dichiarato: “Se la locazione nelle città è garanzia di vivacità e mobilità sociale, il calmieramento dei prezzi dell’affitto attraverso il canone concordato è garanzia di maggiore accessibilità universale, in modo che tutti abbiano la possibilità di accedere alle opportunità che la città offre“.

L’assessore Maran ha poi aggiunto: “Questo accordo nasce proprio dalla consapevolezza che il tema dell’abitare sarà centrale nei prossimi anni in una città che vuole accogliere tutti”.

# Come sarà presentato il progetto

Credits: cappellacciamerenda.it

L’attuazione del progetto prevede una pagina dedicata sulla piattaforma dove saranno presenti i contratti di affitto a canone concordato. Già pronta anche la campagna di promozione dell’iniziativa sui vari canali, tra cui l’associazione OspitaMi, mail informative e i canali social di Airbnb. Da queste fonti sarà possibile leggere anche tutte le informazioni relative sulle agevolazioni offerte dal Comune di Milano.

Gli obiettivi sono quelli di garantire agli inquilini canoni sotto del 30% rispetto dei valori di mercato e ai proprietari incentivi e agevolazioni fiscali. Entrambi vantaggi importanti per rendere Milano ancora più accogliente.

Fonte: ilgiorno.it

Continua a leggere con: AFFITTI a Milano: i canoni per quartiere e la zona più conveniente

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: Reinventing Cities: pasticcio su Ferrovienord. Vince Hines ma il Nodo Bovisa è a rischio

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Estate 2021: TORNANO a Milano i grandi CONCERTI. Gli ARTISTI che si esibiranno

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Credit: circolo magnolia fb

Mai come quest’anno è stato difficile organizzare un calendario di concerti eppure sembra ormai cosa fatta.

Dopo mesi di pause e annullamenti i concerti ripartiranno anche se con le dovute limitazioni. Sembra quasi un sogno ma gli artisti confermano: la musica live sta tornando.

Vediamo i concerti dell’estate 2021 a Milano.

Estate 2021: TORNANO a Milano i grandi CONCERTI. Gli ARTISTI che si esibiranno

# Ripartono i concerti

Dopo mesi di pause e annullamenti i concerti ripartiranno, anche se con le dovute limitazioni.

Per ogni concerto ci saranno limitazioni e restrizioni anti-Covid in termini di persone che potranno accedere allo show, che probabilmente dipenderà dalla capienza della struttura.

Non mancheranno le mascherine a farci da compagne durante i concerti live ma questo non sembra fermare la voglia di musica.

Vediamo le date principali a Milano.

# Carroponte: Emma, Pelù, Coma Cose, Motta, Gazzè, Zen Circus

Credit: milano.corriere.it

Carroponte, che domina il parco archeologico industriale dell’ex Breda Siderurgica di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, normalmente conteneva 9500 persone eppure per le limitazioni anti-Covid le persone ammesse sono solo 1000, nonostante sia un evento all’aperto.

Tiziana Seregni, a capo di Hub Factory, agenzia che gestisce lo spazio dei grandi live estivi milanesi, racconta la voglia ma anche le difficoltà di tornare ai concerti dal vivo.

La riapertura del Carroponte è il simbolo della necessità di far ripartire il settore, gli artisti hanno ridotto il loro cachet per permettere di ripartire e di ammortizzare i costi che questa poca capienza comporta, insomma, si sta facendo di tutto per far ripartire la musica.

A causa delle restrizioni e della poca capienza, gli artisti che lo desiderano faranno anche tre concerti di fila, così da permettere a tutti gli appassionati di godersi il concerto, a blocchi di mille persone ogni giorno.

Ad aprire la stagione live del Carroponte sarà Emma Marrone, che si esibirà per tre sere di fila, il 23, 24 e 25 giugno.

Mecna si esibirà il primo luglio e il su concerto è già andato sold out, potrebbero quindi arrivare altre date.

A luglio risuonerà anche la musica di Motta (21 luglio), Piero Pelù (15 luglio), i Coma Cose e La rappresentante di lista (14 luglio).

A settembre sarà il turno di Max Gazzè (8 settembre), gli Extraliscio, Van de Sfroos e gli Zen Circus (10 settembre), anche se non tutte le date sono ancora decise.

Carroponte può essere considerato il luogo della ripartenza della musica ma non è l’unico.

# Circolo Magnolia

Credit: circolo magnolia fb

Anche Segrate apre le porte alla musica.

Il 7 giugno al Circolo Magnolia si esibiranno i Bikini Kill mentre il 7 luglio sempre al Circolo si potrà sentire la musica dei God is an Astronaut.

Il 23 luglio sarà il turno dei Black Pumas.

# Ippodromo Snai San Siro: Green Day, Gazelle, Brunori Sas

Credit: mymi.it

Torna la musica anche all’Ippodromo Snai San Siro che annuncia sul suo sito la tanta attesa ripartenza.

Si parte con la nuova stagione il 16 giugno con i Green Day, per continuare con Brunori Sas il 24 dello stesso mese.

Appuntamento al 4 luglio per il SO ’90 festival.

Il 16 luglio si esibirà Gazzelle seguito il 23 luglio da Ozuna.

Per il Forum di Assago bisognerà aspettare settembre 2021 ma tutto fa pensare che non dovremo più rinunciare alla musica.

Tutte queste date sono solo le prime, vengono aggiornate continuamente seguendo i nuovi dati della pandemia, sperando che rimangano e che non vengano annullate, potrebbero esserci delle belle sorprese con nuovi concerti non ancora resi pubblici.

Fonti: sorrisi.com milano.corriere.it

Continua la lettura con: Milano ti RIMANE ADDOSSO: 7 cose che ti segnano PER SEMPRE dopo averci vissuto

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: «Attenti a quei due» – The True Show – Ventitreesima puntata: 13 maggio 2021

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