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Estate 2021: TORNANO a Milano i grandi CONCERTI. Gli ARTISTI che si esibiranno

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Credit: circolo magnolia fb

Mai come quest’anno è stato difficile organizzare un calendario di concerti eppure sembra ormai cosa fatta.

Dopo mesi di pause e annullamenti i concerti ripartiranno anche se con le dovute limitazioni. Sembra quasi un sogno ma gli artisti confermano: la musica live sta tornando.

Vediamo i concerti dell’estate 2021 a Milano.

Estate 2021: TORNANO a Milano i grandi CONCERTI. Gli ARTISTI che si esibiranno

# Ripartono i concerti

Dopo mesi di pause e annullamenti i concerti ripartiranno, anche se con le dovute limitazioni.

Per ogni concerto ci saranno limitazioni e restrizioni anti-Covid in termini di persone che potranno accedere allo show, che probabilmente dipenderà dalla capienza della struttura.

Non mancheranno le mascherine a farci da compagne durante i concerti live ma questo non sembra fermare la voglia di musica.

Vediamo le date principali a Milano.

# Carroponte: Emma, Pelù, Coma Cose, Motta, Gazzè, Zen Circus

Credit: milano.corriere.it

Carroponte, che domina il parco archeologico industriale dell’ex Breda Siderurgica di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, normalmente conteneva 9500 persone eppure per le limitazioni anti-Covid le persone ammesse sono solo 1000, nonostante sia un evento all’aperto.

Tiziana Seregni, a capo di Hub Factory, agenzia che gestisce lo spazio dei grandi live estivi milanesi, racconta la voglia ma anche le difficoltà di tornare ai concerti dal vivo.

La riapertura del Carroponte è il simbolo della necessità di far ripartire il settore, gli artisti hanno ridotto il loro cachet per permettere di ripartire e di ammortizzare i costi che questa poca capienza comporta, insomma, si sta facendo di tutto per far ripartire la musica.

A causa delle restrizioni e della poca capienza, gli artisti che lo desiderano faranno anche tre concerti di fila, così da permettere a tutti gli appassionati di godersi il concerto, a blocchi di mille persone ogni giorno.

Ad aprire la stagione live del Carroponte sarà Emma Marrone, che si esibirà per tre sere di fila, il 23, 24 e 25 giugno.

Mecna si esibirà il primo luglio e il su concerto è già andato sold out, potrebbero quindi arrivare altre date.

A luglio risuonerà anche la musica di Motta (21 luglio), Piero Pelù (15 luglio), i Coma Cose e La rappresentante di lista (14 luglio).

A settembre sarà il turno di Max Gazzè (8 settembre), gli Extraliscio, Van de Sfroos e gli Zen Circus (10 settembre), anche se non tutte le date sono ancora decise.

Carroponte può essere considerato il luogo della ripartenza della musica ma non è l’unico.

# Circolo Magnolia

Credit: circolo magnolia fb

Anche Segrate apre le porte alla musica.

Il 7 giugno al Circolo Magnolia si esibiranno i Bikini Kill mentre il 7 luglio sempre al Circolo si potrà sentire la musica dei God is an Astronaut.

Il 23 luglio sarà il turno dei Black Pumas.

# Ippodromo Snai San Siro: Green Day, Gazelle, Brunori Sas

Credit: mymi.it

Torna la musica anche all’Ippodromo Snai San Siro che annuncia sul suo sito la tanta attesa ripartenza.

Si parte con la nuova stagione il 16 giugno con i Green Day, per continuare con Brunori Sas il 24 dello stesso mese.

Appuntamento al 4 luglio per il SO ’90 festival.

Il 16 luglio si esibirà Gazzelle seguito il 23 luglio da Ozuna.

Per il Forum di Assago bisognerà aspettare settembre 2021 ma tutto fa pensare che non dovremo più rinunciare alla musica.

Tutte queste date sono solo le prime, vengono aggiornate continuamente seguendo i nuovi dati della pandemia, sperando che rimangano e che non vengano annullate, potrebbero esserci delle belle sorprese con nuovi concerti non ancora resi pubblici.

Fonti: sorrisi.com milano.corriere.it

Continua la lettura con: Milano ti RIMANE ADDOSSO: 7 cose che ti segnano PER SEMPRE dopo averci vissuto

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: «Attenti a quei due» – The True Show – Ventitreesima puntata: 13 maggio 2021

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Uno SPRAY “elimina il virus in meno di un minuto”: una nuova CURA contro il Covid?

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Credits: notizie.tiscali.it

Dopo aver dato i primi riscontri positivi sull’efficacia in Israele e Gran Bretagna, ora sarà il turno dell’Italia di far procedere la ricerca sul campo di uno spray nasale anti Covid. I test saranno condotti all’ospedale San Martino di Genova e potrebbe rivelarsi una nuova arma contro il virus.

Uno SPRAY “elimina il virus in meno di un minuto”: una nuova CURA contro il Covid?

# Uso ed efficacia dello spray

Credits: ilfattoquotidiano.it

Lo spray nasale in questione dovrà essere inalato in entrambe le narici tra le 3 e le 5 volte al giorno e andrebbe a ridurre la carica virale, consentendo la prevenzione dei sintomi più gravi e la riduzione della contagiosità del paziente. La sperimentazione continuerà per altri 4 mesi e, se i risultati continueranno ad essere positivi, il prodotto potrebbe essere reso disponibile entro l’anno.

# Elimina il virus in meno di un minuto

La soluzione presente in questo farmaco, inoltre, è stata brevettata da un team di italiani di un’azienda italo-svizzera, la “Apr Applied Pharma Research s.a.”. I primi esperimenti, condotti anche in laboratorio, hanno dimostrato che lo spray elimina il virus in meno di un minuto, senza irritare le mucose nasali o la gola.

Giancarlo Icardi, responsabile della sperimentazione dell’ospedale San Martino di Genova, ha affermato che è fondamentale ridurre la quantità di virus presente nel naso, in quanto si riduce la possibilità che scenda nelle vie aeree inferiori e arrivi a danneggiare i polmoni.

Se la sperimentazione continuerà a procedere senza intoppi, il farmaco verrà prodotto in Italia e potrebbe aiutare a prevenire o limitare il contagio anche in luoghi delicati come le scuole. Una speranza in più per combattere il nemico silenzioso che ci circonda.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Continua a leggere con: La SVEZIA abbandona i TAMPONI come metodo di DIAGNOSI COVID-19

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: Covid-19, le pagelle ai virologi italiani

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Lo STONHENGE dell’APPENNINO: opera di Ercole o del Diavolo?

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Credits traveling_miles IG - Ponte d'Ercole

Ci troviamo nell’Appennino modenese e qui, nei secoli, è avvenuto un fenomeno che ha affascinato tutte le generazioni. Infatti, si è formato un ponte naturale che scavalca un piccolo rio d’acqua e ha molto da raccontare.

Lo STONHENGE dell’APPENNINO: opera di Ercole o del Diavolo?

# Opera di Ercole?

Credits: intornoalmontecimone.altervista.org

Il monolito è conosciuto sia come Ponte d’Ercole che come Ponte del Diavolo e si è formato dalla roccia scavata dall’acqua e dai venti. Dai reperti storici, sembra che questa opera di roccia fosse conosciuta già ai tempi degli antichi romani. Sembra che fosse proprio in quel periodo che prese il nome di “Ponte d’Ercole”, in quanto si riteneva che solo la mitica forza di Ercole potesse essere in grado di posizionare in quel modo un massiccio di pietra. Considerato un artefatto sacro, gli abitanti dell’epoca erano soliti portare in dono monete d’oro nei pressi del ponte per entrare nelle grazie dei numi del bosco.

# Il diavolo beffato

Proseguendo nella storia, giunge il Medioevo e, con lui, il timore di presenze soprannaturali. Il bizzarro e l’ignoto diventa qualcosa di maligno e il ponte viene soprannominato proprio “del Diavolo”, introducendo una nuova interpretazione della sua esistenza. In questo caso, si narra che un uomo chiese al Diavolo di costruire un ponte per lui, in cambio della propria anima. Si dice che il Diavolo accettò, creando il monolito sospeso, ma poi l’uomo non mantenne la sua promessa, ingannando la creatura e costringendolo ad accontentarsi dell’anima di un animale. Ora, però, la credenza afferma che il rancore non si è ancora placato e il Diavolo è pronto a prendersi la testa di chiunque la inserisca nei buchi che si sono formati nel ponte.

# Come arrivare per ammirare il ponte dal vivo

Credits: esplorazioniminime.wordpress.com

Se si vuole raggiungere il ponte del Diavolo per ammirarlo dal vivo, la strada non è per nulla complicata. Esiste un sentiero comodo e agevole che parte poco prima del paese di Lama. Seguendolo per circa 30/40 minuti, si potrà giungere all’area del ponte, fornita anche di tavoli e panche da picnic. Senza dubbio, una gita che vale la pena di essere fatta almeno una volta.

 

Fonte: sentieridicioccolata.it

Continua a leggere con: Il caso del curioso PONTE fatto solamente di BARCHE a due ore da Milano

MATTEO GUARDABASSI

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Roma da bere: 5 COCKTAIL per 5 LOCATION dove l’aperitivo è una SORPRESA

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Cinque cocktail raccontano la bellezza della capitale in cinque bar da non perdere celebrati dal Financial Times. 

Roma da bere: 5 COCKTAIL per 5 LOCATION dove l’aperitivo è una SORPRESA

Ne ha parlato addirittura il Financial Times, ci sono cinque top bar a Roma dove mixologists di tutto rispetto hanno saputo creare altrettanti aperitivi che hanno colto lo spirito della capitale. Hanno Roma dentro. Vediamo come.

# GARR-ib-AWL-dee

Così lo pronunciano i clienti anglosassoni che lo ordinano. Si chiama Garibaldi ed è il nome del cocktail proposto da Drink Kong in zona Monti. Creato da Patrick Pistolesi e Massimo Palmieri. Sfruttando lo spirito di colui che ha fatto breccia a Porta Pia per l’Unità d’Italia al grido di “Roma o morte” il cocktail è una rivisitazione in chiave più fresca e sofisticata del classico Garibaldi, semplice e conosciuto come bevanda a base di succo d’arancia e bitter.

#Roma Antiqua

Lo propone lo Stravinkij Bar  nella corte interna dello stralussuoso e centralissimo Hotel De Russie in Via del Babuino. Il Cocktail, lo racconta il nome stesso, Roma Antiqua, è tutto un gioco di uve bianche e rosse a ricordo dei baccanali dell’Antica Roma. Addolcito da una goccia di miele che nei banchetti degli antichi non mancava mai, questo cocktail promette di farci sentire alla corte di qualche imperatore.

# Roman Martini

Con vista sul Colosseo, più romano di questo cocktail non ce n’è. Lo propone il The Court, posizione invidiabile sul Colosseo, è anche il bar preferito dal gradissimo Francesco Totti quando invita la moglie a trascorrere qualche serata romantica. Il Roman Martini è tutto giocato sulle erbe romane, come camomilla, assenzio, alloro e un gin locale molto aromatico

# Old but gold

Usa una tipica espressione inglese questo cocktail per descrivere perfettamente quello che è Roma, vecchia, meglio, antica, ma d’oro, in quanto a bellezza, brilla! Lo propone il The Jerry Thomas Project. L’Old But Gold è a base di Vermut, soda alla camomilla e carciofi che più romani non si può. Una sorpresa in un luogo nato come “secret bar”  più di dieci anni fa nel cuore di Roma.

# Tahona Margarita

Al The Hoxton in Largo Benedetto Marcello il drink è proposto da Cugino il nuovo bar di recentissima apertura. Il loro Tahona Margarita è basato su uno spirito prodotto dall’agave, l’ultima novità in fatto di tendenza fra i giovani rampanti dell’aperitivo nella capitale.

A voi la scelta!

Continua la lettura con: I migliori ristoranti all’aperto di Roma

FRANCESCA SPINOLA

Anche il BLOCCO LICENZIAMENTI non è servito: in Italia OCCUPAZIONE CROLLATA  più che nei paesi senza blocco

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Il blocco non ha evitato il declino di un mercato del lavoro già in crisi: qual è la causa principale della crisi occupazionale?

Anche il BLOCCO LICENZIAMENTI non è servito: in Italia OCCUPAZIONE CROLLATA  più che nei paesi senza blocco

Nel mondo del lavoro in Italia la domanda e l’offerta faticano a incontrarsi e il blocco dei licenziamenti non è riuscito a migliorare la situazione: se prima della pandemia avevamo già il più basso tasso di occupazione nell’OCSE – Solo il 54,8% degli italiani aveva un’occupazione, tenendo conto anche dei lavori part time – ora, nonostante il blocco dei licenziamenti, l’occupazione è crollata ulteriormente come nei paesi che non hanno imposto il blocco.

# Da gennaio 2020 più di un milione di persone hanno perso il lavoro

credit: greenreport.it

I dati parlano chiaro: a gennaio di quest’anno l’Italia aveva perso oltre un milione di posti di lavoro rispetto al gennaio 2020 e quelli che hanno pagato maggiormente le conseguenze della crisi sono stati gli ousiders, ovvero chi lavora senza le sicurezze tipiche del lavoro dipendente. Le assunzioni sono quasi nulle, soprattutto per i più giovani, e 333 mila lavoratori a termine hanno perso il loro posto. Senza contare i molti lavoratori irregolari che non rientrano nelle statistiche ma che in Italia rappresentano una grande percentuale, infatti sono circa 3,7 milioni le persone che lavorano in nero o sono impiegate in attività illecite (dati Istat).

# La degenerazione di una catastrofe già in corso

Questa situazione di crisi è stata solo accentuata dalla pandemia, ma è il risultato di un mercato del lavoro anomalo e destrutturato, caratterizzato da lavori a tempo determinato, occasionali e contratti a chiamata. E se la sottoccupazione è scandalosa per gli uomini, per le donne lo è ancora di più. Una catastrofe quindi che era già in corso, incentivata ancor di più dalla pandemia che però non ne è la causa primaria. Tuttavia, la cosa più sconcertante è che anche durante l’attuale crisi – in base ad una indagine mensile Anpal-Unioncamere – ci sono un milione di posti di lavoro vacanti, cioè posti per le quali le imprese fanno fatica a trovare le persone adatte. Com’è possibile?

# I centri per l’impiego in Italia non funzionano: bisogna partire da lì?

credit: milanopost.info

Secondo First Online, le motivazioni sono principalmente due: l’inefficienza e la macchinosità dei centri per l’impiego e la quasi totale assenza di orientamento e formazione. Se i centri per l’impiego dovrebbero ampliare l’offerta lavorativa, basta utilizzare i siti dedicati per accorgersi che il risultato è proprio l’opposto; le città vengono infatti divise in “sotto aree” ristrette e la qualifica per cui si cerca deve essere molto specifica, riducendo drasticamente il range di ricerca ed escludendo valide opzioni. Il secondo problema è la mancanza di orientamento e formazione, anche questo compito che dovrebbe spettare ai centri per l’impiego e che invece viene svolto solo in qualche zona d’Italia.

Insomma, in Italia i centri per l’impiego non funzionano: chi è già formato raramente trova un’offerta che coincida con l’area e la qualifica indicata, e chi non lo è non riceve alcuna assistenza per orientarsi e/o formarsi. Il cambiamento dovrebbe partire da lì?

Fonte: First Online

Leggi anche: ARTE4: la nuova metro decorata con OPERE D’ARTE. Ma scoppia lo scandalo: gli artisti lavoreranno GRATIS?

ROSITA GIULIANO

Leggi anche: Quanto guadagna Mario Draghi, uno degli uomini più potenti al mondo

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A Copenaghen la METRO è GESTITA dall’ATM di Milano

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Credits: walkitalycoast.it

Un progetto tutto italiano, guidato da un’eccellenza milanese. Funziona h24 e ha i conti sempre in utile. Ecco una delle metro più efficienti d’Europa.

A Copenaghen la METRO è GESTITA dall’ATM di Milano

# La metropolitana della capitale danese ha 3 linee che funzionano h24

Credits: wikipedia.org

Inaugurata nel 2002 il sistema di metropolitane della capitale danese è un modello di modernità, efficienza e rigore finanziario, ed è stata una delle prime reti totalmente automatizzate e l’unica che funziona 24 ore al giorno in Europa. Le linee sono tre, l’ultima è l’anello circolare inaugurato nel 2019, per complessive 37 stazioni e 36 chilometri di percorso per una frequenza in ora di punta tra i 75 e 100 secondi tra ogni passaggio. Tutte le linee condividono parte dei binari. In progetto una quarta linea in direzione Nordhavn.

# Un progetto tutto italiano, la rete è gestita da Atm dal 2007

Credits: it.blastingnews.com

Un progetto tutto italiano: la costruzione è stata effettuata da Copenaghen Metro Construction Group insieme ad Ansaldo STS, che si è occupata dell’ingegneria e integrazione di sistema, della fornitura degli impianti elettroferroviari e dei convogli, a firma Giugiaro. L’efficienza del servizio a livello finanziario e in termini di puntualità è invece merito della milanese ATM che gestisce la rete attraverso InMetro, dove detiene il 51% delle quote sociali. Nel 2019 in occasione dell’inaugurazione della terza linea, in presenza del presidente della Repubblica Mattarella e della Regina Margherita di Danimarca, è stata firmata l’estensione dei contratti di gestione e manutenzione della linea 1 e 2 e del Cityringen per ulteriori tre anni ad Atm fino al 2027.

Continua la lettura con: Compiuto il primo VIAGGIO con l’HYPERLOOP: “l’obiettivo è una GRANDE METROPOLITANA tra le città del NORD”

FABIO MARCOMIN

 

Milano alla conquista di New York: il progetto di TERME con vista su MANHATTAN

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Credits: https://www.qcterme.com/

Da Milano a Manhattan. QC Terme, la società che gestisce le celebri terme di Milano, quelle di Porta Romana con il tram per intenderci, stanno per partire a New York. Con vista mozzafiato su Manhattan. Vediamo il progetto. 

Milano alla conquista di New York: il progetto di TERME con vista su MANHATTAN

Anche durante la pandemia, che ha senz’altro colpito anche il settore delle spa e del benessere, il progetto relativo alla sede newyorchese dell’impero termale della QC non si è mai fermato.

Credits: https://www.qcterme.com/

# Tre edifici in stile vittoriano: inaugurazione il 22 giugno

Credits: https://www.qcterme.com/

Nello specifico, si tratta di un progetto che, nella Grande Mela, riempirà tre edifici in stile vittoriano, per un totale di 8.000 metri quadri, la metà dei quali destinati ad aree verdi.
Il 22 giugno verrà aperta la prima struttura di quella che sarà una Day Spa e che si prevede di completare per il 2023.

# Icona dell’Italian way of life

Le terme che stanno per essere aperte a New York, precisamente in vista di Manhattan, avranno al loro interno molti elementi dell’Italian way of life, tra i quali la moda, l’alimentare e lo stile del Belpaese, con continui rimandi alle nostre eccellenze, che si intende “esportare” anche costruendo un’oasi di pace in piena metropoli. Non è esclusa neppure l’espansione verso altre aree degli States.

# Il presente ed il futuro del modello termale-wellness

Credits: https://www.qcterme.com/

Nello spazio di quasi 25 anni, partendo da Lecco, la QC Terme si è estesa dal Nord al Centro Italia, sino a Roma. I prossimi progetti aziendali riguarderanno la Lombardia, il Veneto, nonché l’Emilia-Romagna, a partire da alcune delle località più note in termini di salus per aquam.

A fronte di circa 90 milioni di euro di utili nel 2019, il gruppo ha deciso di investirne 16 per lanciarsi alla conquista di New York e circa 14 nelle sedi tra Italia e Francia.

Continua la lettura con: Milano avrà delle terme fiabesche

ANTONIO BUONOCORE

Leggi anche: “Negli Stati Uniti in due ore ti fai il vaccino: basta il passaporto”

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I ricchi travestiti da poveri

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Louis de Funès, L’avaro di Molière

Cesare nel suo tempo era uno degli uomini più ricchi del mondo occidentale. Era anche quello che regalava più soldi.

Anche durante il Rinascimento le famiglie più abbienti erano quelle che finanziavano di più l’abbellimento delle città e l’attività degli artisti. La filantropia negli Stati Uniti è considerata un dovere morale oltre che un’occasione di mostrarsi in società.

Il principio è che il ricco è chi ha ricevuto di più dalla società e, di conseguenza, si sente anche in dovere di restituire alla società la ricchezza in eccesso.
Questo è un principio sano che ha contribuito alla crescita della bellezza e del benessere.

Al giorno d’oggi sembra che questa tensione sociale dei più ricchi si sia spostata da una generosità filantropica a un moralismo peloso. Che ha ribaltato la classica dialettica politica.

Siccome la sinistra nasce storicamente da un popolo povero e in difficoltà economiche che cerca di unirsi per avere una voce contro la classe dell’alta borghesia, la stessa alta borghesia invece di prodigarsi per migliorare la società, coltivando la bellezza e aiutando i bisognosi, agisce per instaurare una sorta di culto per la classe dominante.

Attraverso il moralismo che vogliono imporre al popolo si ergono a sacerdoti di questi principi morali, attraendo consenso e considerando chi non aderisce come un reietto che diventa facile preda dell’odio sociale e dei populismi.

I ricchi, travestendosi da poveri attraverso la diffusione di messaggi banali e scontati che sono in contraddizione con la loro vita reale, cercano di eliminare la contrapposizione delle classi sociali restaurando una società di tipo monarchico feudale. E questo spiega perchè le classi più povere e meno tutelate per reazione si stanno indirizzando verso la destra che un tempo era espressione della classe dirigente.

Se i ricchi sono di sinistra automaticamente i poveri diventeranno di destra.

Continua la lettura con: l’omologazione uccide l’uguaglianza

MILANO CITTA’ STATO 

La “foresta urbana”: il PALAZZO che ha più ALBERI che inquilini

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Credit: @fotocolectia_mea

Darmstadt non è la città più bella della Germania, eppure c’è una cosa che merita di essere vista. Tradotto in italiano il suo nome può essere “spirale boscosa”, è un complesso residenziale unico nel suo design e che nasconde un segreto sul tetto.

Vediamolo insieme.

La “foresta urbana”: il PALAZZO che ha più ALBERI che inquilini

# Nessuna linea retta

Credit: @wirlieben_de

L’artista e architetto austriaco Friedensreich Hundertwasser chiamò una volta le linee rette “gli strumenti del diavolo”.

Hundertwasser ha progettato molti edifici in Austria e Germania, ma ce n’è uno che incarna perfettamente il suo odio per le linee rette e il suo legame con la natura.

Si trova a Darmstadt, una città poco attraente vicino a Francoforte, all’interno di un quartiere periferico, ed è un complesso residenziale che spicca più di tutti.

L’avversione di Hundertwasser per gli “strumenti del diavolo” viene trasportata anche all’interno di questo palazzo fuori dal comune, gli angoli tra le pareti e il soffitto sono infatti arrotondati in ogni appartamento.

Il palazzo si chiama Waldspirale, letteralmente si traduce in “spirale boscosa”, vediamo perchè.

#Waldspirale, la foresta nascosta

Credit: atlasobscura.com

La Spirale Boscosa è un complesso residenziale dalla caratterizzante forma a “U”.

Nulla in questo palazzo è regolare: il punto più alto l’edificio ha 12 piani mentre quello più basso ne ha due.

L’edificio ospita 105 appartamenti e una straordinaria moltitudine di finestre: ve ne sono più di 1.000, tutte di diversa forma irregolare e nessuna creata con delle linee rette.

Questo palazzo ha però un segreto nascosto nel suo nome, il tetto si presenta come un immenso scivolo curvato e all’interno contiene un’incredibile foresta: faggi, aceri e tigli crescono sul tetto ondulato e tortuoso creando uno spettacolo unico.

Secondo Hundertwasser nella città l’erba e la vegetazione dovrebbero crescere su tutti gli spazi orizzontali, ossia ovunque la pioggia e la neve cadono la vegetazione dovrebbe crescere. Ne sono un esempio le strade quindi perchè non farle crescere anche sui tetti?

# La Waldspirale oggi

Credit: @fotocolectia_mea

La Waldspirale è stata l’ultima delle creazioni di Hundertwasser. Morì nel 2000, a bordo della RMS Queen Mary 2 in viaggio verso la Germania dall’Australia per vedere la sua opera. Molte altre creazioni di Hundertwasser possono essere viste anche a Vienna.

La Waldspirale può essere visitata solo dall’esterno. Fino a qualche anno fa era accessibile il tetto terrazzato dove si trovava un locale pubblico. Oggi, il locale è chiuso, quindi il tetto è off limits.

La Waldspirale rappresenta un esempio di creatività unica e come scrisse Friedensreich Hundertwasser “è una casa per la natura e per i sogni degli umani, un esempio per aumentare lo spazio naturale in città”.

Fonti: atlasobscura.com

Continua la lettura con: Il PALAZZO che SUONA quando piove

Leggi anche: Trump vuole tornare online, i social preferiscono di no

ARIANNA BOTTINI

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5 COSE che puoi FARE (e forse non sapevi) grazie ad un ITALIANO

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Credits: orientamenteinrete.it Copiare a scuola

Cosa si può fare grazie ad un italiano? Milioni di cose. Volare, per esempio, oppure chiamare con il telefono di Meucci, ascoltare la radio in macchina grazie a Marconi. E la pila di Volta?

Non sono solo questi, però, i colpi di genio di alcuni italiani. Ecco quali sono le cose che puoi fare grazie ad un italiano e a cui, magari, non c’avevi mai pensato.

5 COSE che puoi FARE (e forse non sapevi) grazie ad un ITALIANO

#1 Copiare a scuola

Credits: orientamenteinrete.it
Copiare a scuola

I millenials non lo conoscono, forse ne hanno sentito parlare, ma senza il bigino probabilmente non sarebbero mai arrivati a superare le verifiche a scuola grazie ai bigliettini. Ernesto Bignami ebbe l’idea di creare un libricino che contenesse una sintesi degli argomenti trattati dal programma ministeriale, in modo da poter aiutare i suoi studenti.

Fondò la casa editrice Bignami nel 1931 e pubblicò questo libretto di colore marroncino, così che si potesse confondere con i banchi. Ed ecco che gli studenti degli anni successivi, fino ad oggi, hanno deciso di sfruttare quest’idea, riadattarla e vederla come un’opportunità per non studiare e copiare a scuola.

#2 Vincere milioni di euro

Credits: theitaliantimes.it
Lotteria

Alcuni italiani dovrebbe ringraziare Cristoforo Taverna, che molto probabilmente gli ha cambiato la vita. Questo banchiere milanese il 9 gennaio 1449 organizzò in piazza Sant’Ambrogio a Milano quella che si potrebbe definire la prima lotteria della storia italiana. Seppure i primi segni di lotterie li si videro in Cina, addirittura negli anni avanti Cristo, dove erano usate per finanziare grandi opere, e in Francia ci fu la prima lotteria con vendita di biglietti, l’antenata della lotteria che conosciamo noi è tutta italiana.

#3 Prendere la multa per eccesso di velocità

Credits: sodi.com
Autovelox

Non è propriamente grazie, o per colpa, di un italiano che si può prendere una multa per eccesso di velocità, ma l’Autovelox è un marchio tutto fiorentino. Seppure i primi modelli di misuratori di velocità compaiono in Germania già nel 1957, il famoso Autovelox è stato creato dall’azienda Sodi Scientifica di Firenze. Nel tempo, per antonomasia, seppure in modo impreciso, il nome commerciale è divenuto genericamente un sinonimo di “misuratore di velocità dei veicoli” e l’Autovelox ha iniziato ad essere odiato da tutti.

#4 Rilassarsi in una bella vasca idromassaggio

Credits: archiproducts.com
Jacuzzi

In questo caso tutti dovrebbero ringraziare l’Italia per aver messo al mondo i fratelli Jacuzzi, gli inventori della famosa vasca idromassaggio omonima. Dal Friuli Venezia Giulia Francesco, Rachele e Valeriano Jacuzzi arrivarono in California e crearono la loro azienda. La vasca Jacuzzi, un sogno e un lusso che tutti vorrebbero avere.

#5 La pausa caffè

Credits: comunicaffè.it
Pausa caffè

Bisogna ammettere che il caffè in Italia è tutta un’altra storia rispetto a quello in qualsiasi altro stato del mondo, d’altronde l’espresso nasce proprio a Torino intorno alla fine dell’Ottocento. Ma perché si chiama espresso? Nel 1884 Angelo Moriondo inventò una macchina in grado di produrre 10 caffè ogni 2 minuti, sostituendo il lavoro, più lento, dei baristi. Moriondo non commercializzò mai la macchina, ma il milanese Luigi Bezzera modificò il progetto e la iniziò a vendere su più grande scala. Da qui nasce la pausa caffè, un momento breve ma intenso che regala quei 2 minuti di relax, giusto il tempo di un caffè.

Continua la lettura con: Il TOVAGLIOLO è stato inventato a MILANO

BEATRICE BARAZZETTI

4 RISTORANTI con TERRAZZA PANORAMICA a Milano

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Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)
Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)

Dove si può mangiare o fare aperitivo osservando lo skyline più bello d’Italia? Ecco la top 4 dei ristoranti con terrazza panoramica.

4 RISTORANTI con TERRAZZA PANORAMICA a Milano

Milano vanta uno degli skyline più belli d’Italia, per non dire il migliore. Ed è proprio in un momento come questo – in cui per cenare, pranzare, o anche solo bere un aperitivo è obbligatorio stare all’aperto – che si scoprono tutti i vantaggi di vivere in una città verticale. Ecco qual è la top 4, secondo MyMi, dei ristoranti con terrazza panoramica più spettacolari, da cui mangiare osservando il panorama.

# La Terrazza di Via Palestro

Credit: Mymi.it

Situata nei pressi di uno dei grandi polmoni verdi della città, la Terrazza di Via Palestro si affaccia sui Giardini Pubblici Indro Montanelli. Qui, in Via Palestro 2,  l’atmosfera è davvero speciale, grazie alla moltitudine di piante che circondano i tavoli e fiori che li decorano facendo quasi entrare i Giardini nella terrazza. In questa perfetta fusione di città e natura, la grande copertura fissa permette di mangiare sia con il sole che con la pioggia osservando dall’alto la città che vive.

# Clotilde Brera

Credit: Mymi.it

Spostandoci invece più verso il centro città, un altro locale dalla meravigliosa terrazza panoramica è Clotilde Brera, in Piazza San Marco 6. Questo elegante bistrot si affaccia sulla Vecchia Milano, offrendo uno skyline inaspettato ma proprio per questo più sorprendente. I piatti  dello Chef Domenico Della Salandra vengono accompagnati da cocktail più o meno tradizionali, pensati da Filippo Sisti.

# Ceresio 7

Credit: Mymi.it

Per passare dalla Vecchia alla Nuova Milano ci vuole davvero poco, e nell’ormai famosissima terrazza di Ceresio 7 si unisce la milanesità al relax. Infatti che voi vogliate pranzare, cenare o fare aperitivo, qui potrete farlo a bordo piscina. Ma i veri protagonisti di questo ristorante e cocktail bar sono due: lo skyline e le creazioni gastronomiche dello Chef Elio Sironi.

# Terrazza Triennale – Osteria con Vista

Credit: Mymi.it

Nella top 4 non può mancare una delle terrazze più amate dai milanesi: la Terrazza Triennale. Con lo sguardo rivolto verso i grattacieli svettanti di Porta Nuova e il verde di Parco Sempione, qui si possono stupire gli occhi ma anche le papille gustative con un’offerta gastronomica davvero gourmet. La terrazza si trova in Viale Alemagna 6 e può essere un’ottima occasione per mangiare qualcosa prima o dopo una visita alle mostre del museo della Triennale.

Voi avete già iniziato un tour per i roof top meneghini?

Leggi anche: Gli aperitivi OPEN WINE del momento a Milano

ROSITA GIULIANO

 

La Milano del futuro avrà una GEMELLA DIGITALE: a cosa servirà?

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Credits: challenge.org

In occasione del Bit Digital 2021, la Borsa internazionale del turismo, è avvenuto un interessante confronto tra Carlo Ratti, architetto e urbanista, e Italo Rota, importante nome nel campo dell’architettura. Durante il talk, si è parlato anche degli avveniristici progetti per le città del futuro.

La Milano del futuro avrà una GEMELLA DIGITALE: a cosa servirà?

# Una città gemella per leggere meglio la realtà urbana

Credits: sensative.com

Se pensiamo ai grandi passi in avanti compiuti nel mondo della tecnologia, dell’analisi dei dati e dell’intelligenza artificiale, possiamo aspettarci grandi novità anche nel campo dello sviluppo urbanistico. Infatti, lo sviluppo delle città, da qui in avanti, sarà accompagnato dalla realizzazione di un modello in scala, identico, ma conservato e aggiornato in digitale. Ciò potrebbe permettere, tra le altre cose, di migliorare lo skyline e rendere le metropoli delle vere e proprie attrazioni turistiche internazionali, grazie alla loro nuova composizione e architettura.

Secondo le parole di Carlo Ratti, inoltre, la raccolta dei dati e la loro elaborazione attraverso sofisticati algoritmi forniti dall’intelligenza artificiale potrebbero fornire nuovi, inaspettati spunti. Ad esempio, potrebbero aiutare a comprendere come utilizzare al meglio lo spazio urbano o come migliorare la mobilità. Grazie al gemello digitale, parallelo e speculare alla città reale, si potrà leggere meglio la città, arrivando a comprenderne i punti critici e consentendo soluzioni mirate.

# Una nuova connessione con la natura: l’esempio di Porta Romana

Credits: esri.com

L’obiettivo, però, non sarà soltanto quello di rendere le città più efficienti. Per quanto lo sviluppo umano sia importante, lo è anche il nostro rapporto con la natura.

Di questo è convinto Ratti, che ha portato un esempio legato alla città di Milano: Porta Romana. Il vecchio scalo ferroviario si trova in una fase di trasformazione e sta cercando di riconnettersi con il resto del tessuto cittadino. Per farlo, il progetto prevede la creazione di un grande parco intorno all’unica linea ferroviaria che resterà, andando a creare, di fatto, una foresta sospesa su cui si potrà passeggiare.

Sempre parlando di Milano, durante la conferenza è emerso che il suo futuro sarà avere fabbriche sempre più green, talmente innovative che diventerebbero attrazioni interessanti per i turisti tanto quanto i musei.

Italo Rota riconosce che il periodo in cui stiamo vivendo rappresenta una fase in cui l’architettura sta finendo i materiali e, quindi, ha bisogno ancora di più di intrecciarsi con la natura e prenderne ispirazione. Lo stesso Rota riporta l’esempio del Padiglione Italia all’Expo di Dubai, dove il nostro Paese è stato promotore di iniziative sorprendenti e all’avanguardia. Sono presenti, infatti, una fattoria di alghe che sono in grado di produrre energia elettrica e una passerella fatta di polveri di arancio e caffè. Un buon segno per puntare all’innovazione e al progresso, senza mai dimenticare le nostre origini.

Fonte: ilgiornale.it

Continua a leggere con: Arrivano le CASE del FUTURO: Milano d’ispirazione per altre città italiane

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: In Italia 4119 “farmacie rurali”: nel Recovery 72mila € di investimenti ciascuna

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5 GITE a MILANO sentendosi FUORI MILANO

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Parco delle Cave
Con l’arrivo della bella stagione è possibile intraprendere 5 gite sentendosi lontani da Milano anche se si resta nella città metropolitana. Vediamo quali sono. 
 

5 GITE a MILANO sentendosi FUORI MILANO

Naviglio della Martesana: in bici lungo il “piccolo naviglio” tra ville d’epoche

Credits: mapio.net
Gorgonzola (Martesana)

Reso navigabile nel 1471 il Piccolo Naviglio, così ribattezzato dai milanesi, dopo varie vicissitudini il canale, non più navigabile, dal 2009 è stato rivalutato e tornato agli antichi fasti. Se molte delle ville storiche che si affacciano sulla Martesana sono state ristrutturate grazie a privati, alcuni enti e i comuni che sono attraversati dal corso d’acqua sono stati collegati tra loro con una ciclopedonabile che senza interruzioni parte da Milano ed arriva a Groppello per poi proseguire con alcuni attraversamenti che richiedono qualche attenzione e buone gambe fino alla città di Lecco.

Ricco di flora e fauna tipica delle campagne lombarde regala grandi emozioni ed è consigliato, almeno nel primo tratto, per le famiglie che desiderano passare una giornata all’insegna del relax.
Il percorso non è sempre diritto come si confà ai Navigli maggiori ma segue un percorso a tratti tortuoso. Questo perché in fase di progettazione i vari Signori residenti vicino al tratto inizialmente progettato vollero e ottennero che il canale passasse all’interno dei loro terreni consentendo di agevolare i trasporti ed il commercio con Milano. Vi consigliamo di informarvi riguardo gli orari di apertura per visitare la centrale Taccani di Trezzo, capolavoro di archeologia industriale.

Gaggiano – Zibido San Giacomo: dalla Darsena al “Boscaccio”

hinterland

Sfruttando la ciclabile del Naviglio Grande, partendo dalla Darsena si arriva a Gaggiano pedalando lungo l’argine sinistro (si considera il lato percorrendo un corso d’acqua in favore di corrente). Arrivati al ponte di Gaggiano, che consigliamo di visitare almeno nella parte che si affaccia sul Grande, si attraversa il Naviglio e si segue una serie di strade, molte delle quali asfaltate per il passaggio di mezzi agricoli che si intrecciano nelle risaie tipiche della zona.

Tanto verde e tanti campi, la piccola cappella di Santa Maria del Dosso, l’area faunistica del Boscaccio, aziende agricole e boschi ricchi di selvaggina vi faranno compagnia fino al raggiungimento del Naviglio Pavese a Zibido San Giacomo. La ciclabile del Naviglio Pavese vi riporterà a Milano dopo oltre 40 km. di pedalata sicuramente più adatta ai cicloamatori che non ai neofiti ma sicuramente una valida sfida per chi è ancora alle prime armi.

Parco delle Cave: l’oasi di Milano

parco delle cave

Una vasta area sottratta al degrado e fermamente voluta da pochi personaggi politici illuminati e comitati di quartiere è stato inaugurato nel 2002. Da allora è meta di molti milanesi che vogliono stare nella natura senza dover uscire fuori porta. Ben tenuto e organizzato, oasi lacustre per eccellenza del suolo milanese, il parco delle cave è ricco di vegetazione autoctona e consente di praticare molte discipline sportive. Ci sono aree attrezzate per grigliate e pranzare in compagnia (al momento questa attività non è consentita) e alcuni laghi sono adibiti alla pesca sportiva dove è facile veder recuperare ciprinidi di dimensioni notevoli. Ben servito da mezzi pubblici non necessita l’uso dell’auto per chi desidera avventurarsi nella grande area facente parte del Parco Agricolo Sud.

Morimondo: ai limiti di Milano ci si sente in Nord Europa

Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)

Per i meno arditi raggiungibile in auto, per gli sportivi raggiungibile in bici o altri mezzi ecologici, Moribondo è una abbazia che risale, come prima parte edificata, alla fine del XII secolo. Di una bellezza rara, straordinariamente mantenuta nel suo splendore e imponenza, l’abbazia è tutt’ora abitata da monaci che ne tramandano la vita tipica di un monastero. Situata nei pressi di Abbiategrasso e servita anche da alcuni locali tra ristoranti e bar consente, data la bella stagione, di poter essere visitata con calma per poi proseguire la giornata con un ottimo pranzo, completo o frugale che si voglia. Assolutamente consigliata la visita all’interno dove un’imponente navata e un coro ligneo di pregevole fattura fanno bella mostra a chiunque abbia a cuore l’arte indipendentemente dal credo religioso.

Parco Nord: perdersi nei boschi di Milano 

Parco Nord – eugeniotagliabue IG

Nato dall’unione di più parchi e , sostanzialmente, dalla conversione di una parte del piccolo aeroporto di Bresso che di fatto è il secondo aeroporto cittadino di Milano. Nato e sviluppatosi durante la Grande Guerra il piccolo aeroporto è oggi sede di alcune scuole di volo e di paracadutismo oltre che, saltuariamete, ancora utilizzato dall’Esercito italiano.
Un grande lavoro di geminazione e trapianto di specie di alberi, una attenta protezione delle aree in favore delle specie faunistiche presenti e la costruzione di un grande lago hanno trasformato questa ampia zona verde, completamente collegata con percorsi ciclopedonabili tra le varie aree, in un’oasi di pace e serenità.

 
Alcune aree sono praticamente non attraversabili per la densità di piante, arbusti e altro ancora, questo a beneficio delle varie famiglie di animali presenti. Sempre all’interno del Parco Nord è possibile usufruire di una pista di allenamento per ciclisti, sempre che non vi siano squadre impegnate nella preparazione.

Continua la lettura con: 10 gite tipiche della primavera milanese

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Perché Gucci investe nell’agricoltura rigenerativa?

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Il CASTELLO di SABBIA gigante a 2 ore da Milano

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Credits: IG - @inemiliaromagna

Nata come parte integrante del Palazzo Ducale, la Peschiera o “Fontanazzo”, come viene chiamata dagli abitanti di Sassuolo, ha acquisito un rapporto più diretto con la città dopo la demolizione di un edificio che celava la vista della sua parte più scenografica. Da allora, il suo aspetto elegante e singolare affascina sia i cittadini che i turisti.

Il CASTELLO di SABBIA gigante a 2 ore da Milano

# La storia e l’aspetto fiabesco

Credits: archeobologna.beniculturali.it

La peschiera si presenta come un enorme castello di sabbia, riempito d’acqua. La sua costruzione risale tra il 1650 e il 1696, proprio accanto al prestigioso Palazzo Ducale, simbolo di Sassuolo e capolavoro dell’architettura barocca in Italia. Essa è, a tutti gli effetti, un enorme teatro d’acqua racchiuso all’interno di uno spazio a più livelli, entro delle alte mura. Fu il simbolo della magnificenza degli Estensi, una delle famiglie regnanti in Europa più longeve. Dopo aver attraversato un progressivo stato di abbandono fino al 1980, da lì iniziarono le prime azioni di restauro per preservare il suo splendore.

 

# Viene anche chiamato “teatro delle fontane”

Fu definita da Charles-Nicolas Cochin, pittore e scrittore francese, un “grotte rustique, au bout d’un petit canal” ovvero “una grotta rustica, alla fine di un piccolo canale”, all’interno della sua opera “Voyage d’Italie” del 1758. Viene anche chiamato “teatro delle fontane” proprio perché la vasca d’acqua potrebbe rappresentare la platea e i piani laterali sovrapposti ricordano gli ordini di palchi tipici di qualsiasi teatro all’italiana. Inoltre, il fondale scenico potrebbe essere tranquillamente l’aquila estense racchiusa dentro un ovale, che campeggia sull’intera scena. Un monumento ricco di arte e di cultura, dunque, situato ad appena 2 ore da Milano, e meritevole sicuramente una visita.

Credits: tripadvisor.it

Fonte: IG – @inemiliaromagna, comune.sassuolo.mo.it

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MATTEO GUARDABASSI

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C’è un angolo di FLORIDA a Milano: le PALME segrete in CORSO BUENOS AIRES

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credit: UrbanFile (blog.urbanfile.org)

Le palme a Milano non sono solo in Duomo: tra le vie di Corso Buenos Aires si nasconde un angolo di Florida. Foto Cover: blog.urbanfile.org

C’è un angolo di FLORIDA a Milano: le PALME segrete in CORSO BUENOS AIRES

Quando sono state piantate le palme in Duomo, queste hanno scatenato la critica di molti milanesi che rifiutavano l’inaspettata trasformazione della piazza simbolo della città. Eppure a distanza di anni ormai anche chi non era d’accordo ci ha fatto l’abitudine, e secondo me, anche qualche scatto fotografico. Eppure le palme in Duomo non solo non sono le uniche in giro per la città, ma non sono neppure le più alte. Infatti tra le più antiche di Milano ci sono le palme segrete nei cortili di Buenos Aires, di cui parleremo oggi.

# Le palme a Milano decorano i giardini sin dall’800

credit: Conosco un Posto – Via Lincoln

Quella che è stata definita da molti come l'”Africanizzazione” della città in realtà ha origini molto molto lontane. Già nell’800 tra gli eleganti e decorati giardini meneghini, i proprietari avevano l’abitudine di far posizionare delle piante esotiche, come ad esempio palme asiatiche, viole dall’Etiopia, camelie dal Giappone e rose dalla Cina. Questa tendenza si è poi propagata anche fuori dal centro, raggiungendo quartieri come ad esempio Città Studi, che tutt’oggi conservano grandi e rigogliose palme.

# La Florida di Milano si nasconde in Corso Buenos Aires

credit: blog.urbanfile.org

Ma Buenos Aires ha la peculiarità di avere cortili con solo palme e nessun’altra pianta, e per questo può essere definita la “Florida di Milano”. Sono moltissime le case con giardini che ricordano l’atmosfera che si respira tra le ville americane, ovviamente in versione meneghina. A regalarci qualche meraviglioso scatto rubato tra i giardini ricchi di palme di Corso Buenos Aires è il blog Cantiere UrbanFile, sotto al cui post si leggono tantissimi indirizzi in cui provare a buttare l’occhio.

# La palma bronzea nel “punto zero” della città

credit: ANSA.it

E ora, restando in tema di palme a Milano, è arrivato il momento di svelare un’altra curiosità che non tutti sanno. Torniamo indietro nei secoli fino al 1500, precisamente all’epoca di Leonardo. Da Vinci segnò nel suo “Codice Atlantico” il “punto zero” della città, ovvero il suo vero centro, indicandolo nella cripta della chiesa di San Sepolcro. Circa un secolo dopo il Cardinale Carlo Borromeo fece realizzare una palma in bronzo, che doveva rappresentare la sapienza e la rigenerazione, e la fece posizionare esattamente nel punto indicato da Leonardo. Per i curiosi che vogliono visitarla, la palma bronzea è ancora presente e ammirabile nella cripta di San Sepolcro.

E’ indubbio che le palme non facciano parte della vegetazione autoctona milanese ma sin dalla preistoria l’uomo trasporta in giro per il globo piante ed animali, creando mix alle volte meravigliosi e altre volte piuttosto kitsch.

Secondo voi la “Florida di Milano” è un mix meraviglioso oppure kitsch?

Fonti: UrbanFile, Repubblica

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ROSITA GIULIANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Le 5 imperdibili BOTTEGHE ALIMENTARI di Milano

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Credit: macelleriamaggio.it

La storia delle botteghe è antica e affascinante, per capire da quanto tempo esistono bisogna fare un salto temporale dai nostri giorni all’Antica Roma, quando erano chiamate apotheca (“dispensa” in latino).
All’epoca i commercianti occupavano le strade, mentre mercati a cielo aperto e botteghe erano un fenomeno culturale.
Poi arriva l’industrializzazione e nascono i i supermercati: il modo di far spesa cambia a discapito delle botteghe e dei piccoli negozi di alimentari.
Nel 2020 arriva Covid-19, pandemia mondiale, lockdown, limitazioni in tutto anche negli
spostamenti. E così, si riscopre il valore delle piccole botteghe alimentari di quartiere, quelle sotto casa: il fruttivendolo con la frutta fresca, il macellaio di fiducia, il panettiere col pane appena sfornato.

Le botteghe tornano in auge, tanto che Coldiretti dichiara un incremento del 11,2% nel 2020, una vera rinascita dell’arte gastronomica delle piccole realtà, presenti da sempre sul territorio.
Vediamo allora quali sono, secondo Forbes Italia, le 5 botteghe alimentari da non perdere nel capoluogo lombardo.

Le 5 imperdibili BOTTEGHE ALIMENTARI di Milano

#1 Giannasi 1967

Credit: tripadvisor.it

Se dici Milano da mangiare pensi ai panzerotti di Luini e il pollo allo spiedo di Giannasi!
Ed è della seconda che vogliamo parlare.
In Piazza Bruno Buozzi 2 a Milano (vicino alla fermata della MM Lodi Tibb), c’è un chiosco
storico: Giannasi di Dorando Giannasi. Una storia d’amore per la cucina, passione e sacrificio.

Trasferitosi a Milano a soli 14 anni il Sig. Dorando, originario di Civago un piccolo paese
sull’Appennino Tosco-Emiliano, inizia a lavorare come garzone in una polleria in Viale Teodosio 3 insieme alla sorella. Nel giro di un anno, grazie anche al boom economico dell’epoca (siamo nel 1959) i due fratelli aprono il loro negozio, una “polleria e posteria” in Via degli Scipioni 5, dove all’interno c’è anche uno spazio adibito alla macellazione dei polli.

Tra il 1963 e il 1966, spostano la propria attività in Corso Buenos Aires, per arrivare al 1967 quando si stabiliscono definitivamente in Piazza Buozzi, dove c’è tutt’oggi ed è considerato un punto fermo della cultura gastronomica milanese.

#2 Panificio Davide Longoni

Credit: foodserviceweb.it

Nel quartiere di Porta Romana, in Via Tiraboschi 19, questa bottega è una vera istituzione a Milano: la lavorazione del pane con la lievitazione naturale, l’utilizzo di grani antichi lavorati a pietra, la semplicità… caratteristiche che danno al cliente la sensazione di tornare indietro nel tempo, nella vecchia Milano.

Un ritorno alle origini agricole del capoluogo lombardo.

#3 Macelleria Maggio dal 1920

Credit: macelleriamaggio.it

Nata nel 1920, si trova in uno dei quartieri in via sviluppo di Milano Nord, NoLo.
I fondatori sono i fratelli Luigi e Gerolamo Biassoni, provenienti da una famiglia di mugnai che possedevano un mulino nell’attuale Via Turro, a 200 mt da dove c’è il negozio.

Gerolamo partecipa alla Prima Guerra Mondiale e al suo rientro sposa Maria Maggio, sorella del fondatore della vicina gelateria elettrica.
Con la moglie ed il fratello Luigi, nel 1920 aprono la macelleria, che all’inizio comprendeva anche la macellazione, ma col cambio delle norme igieniche quest’ultima passa al Macello Comunale, e la bottega si “limita” alla vendita.

La storia di questa attività è di grande coraggio e determinazione: quelli della Signora Maria
Maggio, che dopo la morte del marito è stata in grado di portare avanti un’attività all’epoca
considerata esclusivamente maschile. Oggi, la sua “creatura” è ancora qui, portata avanti dal nipote Francesco Maggio, che con la moglie Giuliana e Daniele hanno reso questa attività storica per la città di Milano.

Non solo ottima carne, ma anche ottimi vini da accompagnamento.

#4 Terroir Milano

Credit: terroirmilano.it

Un piccolo tesoro in Via Macedonio Melloni 33. Non la solita bottega alimentare, ma un vero e proprio “punto di ritrovo” per i piccoli produttori italiani. Un progetto che ha l’obiettivo di dare visibilità a prodotti di elevata qualità che non si riescono a trovare nei normali supermercati.

La maggior parte del lavoro della bottega è la vendita di prodotti artigianali, biologici e dei presidi Slow Food (presidi dove i prodotti provenienti dalle piccole produzioni gastronomiche sono protette e salvaguardate dall’agricoltura industriale e dal degrado).

#5 Ravioleria Sarpi

Il nome fa già intendere dove si trova: zona Chinatown di Milano. Si tratta di un progetto interculturale che nasce nel 2015 con l’obiettivo di unire l’arte dei ravioli cinesi con le materie prime italiane, quindi carne della macelleria Sirtori, la farina di Mulino Sobrino e le uova di Bargero.

La cucina a vista permette di vedere la realizzazione artigianale dei ravioli. Assolutamente non perdere.

Ce n’è per tutti i gusti e tutti i palati, basta solo scegliere cosa si vuole mangiare… o da dove iniziare!

Continua la lettura con: I 10 migliori RISTORANTI all’APERTO di Milano

ANGELA CALABRESE

L’omologazione distrugge l’uguaglianza

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A sinistra l'omologazione, a destra la vera uguaglianza

Ai nostri giorni si considera uguaglianza pensare allo stesso modo.
Il concetto di uguaglianza ha costituito uno dei tre pilastri della rivoluzione francese che è alla base delle civiltà contemporanee. Tre pilastri che sono oggi molto in crisi.

La libertà è sempre più considerata non un diritto ma un capriccio.
La fratellanza è un miraggio inarrivabile a volte anche tra fratelli.
Ma forse il diritto più travisato e manipolato è l’uguaglianza.

Può sembrare a prima vista che l’orientamento all’uguaglianza regni sovrano. Dal concetto di uno vale uno, al livellamento delle cure sanitarie o dell’istruzione fino alle misure restrittive applicate urbi et orbi.
Uguaglianza significava pari diritti di fronte alla legge e nell’accesso alle opportunità che prima erano divise per caste e per diritto di nascita. Questo aveva animato la rivolta dei francesi che non potevano accedere con pari possibilità alla vita politica.
Ma queste conquiste del settecento che dovrebbero essere date per acquisite stanno tornando a essere messe in discussione.

Si stanno adottando leggi che discriminano e si applicano in modo differente a seconda dell’adesione a un protocollo e a un presunto stato di salute della persona e le stesse misure restrittive creano grandi disuguaglianze. Ad esempio mentre era sopportabile e forse anche vantaggioso trascorrere il lockdown in una grande abitazione e con uno stipendio garantito, poteva rivelarsi un’autentica tortura se si vive in un monolocale e senza un reddito.

È il concetto stesso di uguaglianza che sta venendo tradito. In nome di essa quello che si sta diffondendo non è l’estensione dei diritti e delle opportunità ma l’imposizione a un modo di pensare univoco. In cui l’idea dominante non viene dibattute ma presa come dogma.
Alla rivoluzione dell’egalitè si sta rispondendo dopo secoli con la restaurazione dell’omologatiòn.

Continua la lettura con: I cani piccoli abbaiano più forte

MILANO CITTA’ STATO 

Le 5 TRASGRESSIONI di ieri e oggi a Milano

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Plastic Milano. Credits: @enzomiccio (INTSG)

In Italia il trasgredire ha da sempre rappresentato un tabù difficile da digerire. Una specie di frutto proibito di cui si ha timore reverenziale, ma che suscita molto molto interesse. Il nostro paese, tendenzialmente più conservatore al centro-sud e più progressista al nord, vive da sempre un rapporto conflittuale con la trasgressione. Neanche a dirlo, a Milano buona parte dei preconcetti legati ad essa sono stati sdoganati già da tempo, non solo dal punto di vista della sessualità ma anche e soprattutto in termini di moda, tendenze e costume. Che spesso confluiscono in un unico grande imbuto: la vita notturna. Ma come sono cambiate le trasgressioni a Milano dagli anni’80? Essendo diversi i temi, non ci sentiamo di fare classifiche, ma solo di elencare i maggiori locali trasgressivi di Milano. Ricordando inoltre che alcuni di questi mostri sacri sono stati chiusi, mentre altri sono aperti ma temporaneamente in stand-by a causa del distanziamento dovuto alla pandemia.

Le 5 TRASGRESSIONI di ieri e oggi a Milano

#5 Transilvania Live – San Siro (1998-2007)

Credits: marok.org

Un tempo, persone sofferenti da fobie legate a simboli funerari e/o specie animali dovevano girare al largo da via Paravia, 59, sede storica del Transilvania Live. Entrare qui, infatti, poteva essere un vero e proprio shock, perché ci si trovava di fronte a lapidi sparse sulle pareti, il bancone del bar tempestato di teschi, tavoli casse da morto e la teca con un serpente vivo, che spesso veniva nutrito (dal vivo) con un gustoso topolino. Ma al di là delle fobie, il Transilvania rimase soprattutto il punto di riferimento non solo milanese ma anche italiano per la musica metal. System of a Down e Eagles of Death Metal (si, proprio quelli del Bataclàn di Parigi), fra le maggiori band esibitesi qui. Non un locale per tutti, decisamente non per fighetti dello star system o colletti bianchi.

#4 Amnesia Milano – Forlanini (2002 – aperto)

Credits: topreservation.it

Nato sull’evoluzione del caro vecchio UB di fine anni’90 nella stessa location di viale Forlanini (zona sud est della città, non lontano dall’aeroporto di Linate) l’Amnesia diventa in breve tempo il punto di riferimento per la più scatenata e trasgressiva fra le varie branche della musica dance: l’house music. Negli anni, il club cugino del più celebre Amnesia di Ibiza ha stretto numerose collaborazioni con altre crew di Milano, possiede probabilmente il miglior impianto audio d’Italia e, grazie al senso per gli affari del suo manager Riccardo Lai, è diventato uno dei migliori brand per gli eventi night life più sfrenati. Come ad esempio il 12 hours party Syncopate, le notti di Sven Vath ai piatti e le celebri collaborazioni del periodo d’oro dell’house in Italia, con Frankie Knuckles e David Guetta come indiscussi principi delle serate.

#3 Capriccio Club Privè –  Isola (1980 – aperto)

Credits: festeamilano.it

Una rigorosissima selezione all’ingresso e un professionale staff a disposizione dei clienti in piena sicurezza sono i marchi di fabbrica di questo storico locale di Milano, situato in zona Isola. Al suo interno c’è una pista da ballo con musica Eighties per tuffarsi nel sound della Milano da bere, ampia zona fumatori, animazione, ricco buffet e una stuzzicante dark room, dove l’approccio tattile permette di sfogare le propria curiosità sensoriali, naturalmente al buio più completo. Per singoli o coppie, alla ricerca di nuove sperimentazioni del più antico dei piaceri.

#2 Silicone Club – Lambrate (2011 – aperto)

Credits: zero.eu

Scalinate in ferro da distretto federale, sapori e atmosfere berlinesi, luce diffuminata e fumo sparato dalle macchine per un sogno ad occhi aperti. Benvenuti al Silicone, ex Wall Club. Ovvero, il locale di musica elettronica più underground dell’intero nord Italia. Parecchi anni fa si chiamava Binario 1: impazzavano soprattutto le gay night. Da settembre 2014 però i fan di via Plezzo rimangono orfani di uno dei più bei club di Milano dell’ultimo periodo, ma a rilevare il vuoto, dal 2015, arriva il gruppone di Voyage (Marcello Carozzi, Antonio D’Amato e Luca Nove), Diego Montinaro aka Sandiego e Lele Sacchi, che dal Tunnel si spostano qui in zona Lambrate e, insieme agli organizzatori del Circoloco Milano Expo ridanno vita a questo club pazzesco. 

#1 Killer Plastic – Porta Vittoria (1980-2012)

Credits: foto-divertente.blogspot.com

Il club ormai epico di viale Umbria meriterebbe un articolo a sé stante. Nato quasi per scherzo dall’idea di Lucio Nisi con l’obiettivo dichiarato (e folle) di creare il primo locale newyorkese di Milano, il Plastic divenne in breve molto ma molto di più. Trasgressivo a metà (un po’ new wave, un po’ dark) e già allora molto gay oriented, ma senza sbandierarne la tendenza, il Plastic è stato il primo a importare il sistema da New York, antipatico ma indubbiamente efficace, della selezione all’ingresso. Un sistema che alla fine ha evitato la massificazione, rendendolo desiderabile e irresistibile, ma soprattutto, ne ha protetto l’identità. Per una lunga stagione sulle poltrone e i tavolini barbon-chic del Plastic si sono sedute le rockstar alla fine dei loro concerti: da Madonna a Sting, da Springsteeen a Grace Jones, passando per i Pink Floyd; e poi artisti del calibro di Andy Warhol e Keith Haring. Praticamente, il Plastic segnò un vero e proprio movimento generazionale della vita notturna, diventando di fatto l’alternativa milanese, italiana ed europea al celebre Studio 54 americano.

Continua la lettura con Momento nostalgia: LOCALI MITICI di Milano che NON ci sono più

CARLO CHIODO

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A Milano, Roma e Torino stanno SCOMPARENDO i locali: diventeranno “città dormitorio”?

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Credits: italiaatavola.it

Oltre 20mila locali hanno chiuso per sempre. Uno su 4 non ha ancora riaperto. E molti si stanno trasformando in dark kitchen, con solo attività da asporto. I numeri che mettono in crisi la qualità della vita delle grandi città.

A Milano, Roma e Torino stanno SCOMPARENDO i locali: diventeranno “città dormitorio”?

Persi oltre ventimila locali

Credits: rockit.it – Le scimmie

Dopo una annata che ha segnato alcuni record positivi, il 2021 ha presentato il conto dovuto alla pandemia. Ne esce un quadro sconfortante già da una prima analisi: ben oltre 22.000 gli esercizi chiusi tra ristoranti, trattorie e altro. Roma guida questa poco virtuosa classifica direttamente seguita da Milano, anche se il rapporto redatto da RistoratoreTop, una piattaforma dedicata a chi opera nel settore della ristorazione, non è di per sé una sorpresa dato che coinvolge come incolpevoli protagoniste le due città con il più alto tasso di turismo e business. Seguono Firenze e Torino anche se la città toscana paga pegno riguardo la maggior percentuale di attività che hanno chiuso per sempre i battenti. In generale su 4 locali 1 resta chiuso nonostante la zona gialla. 

Chi è aperto riduce il personale

credit: milanoultimora.it

I dati, già sconfortanti alla prima lettura, diventano ancor più critici se si considera che molte delle attività che stanno cercando di lavorare occupano molto meno personale rispetto ai periodi di pieno regime. Chi sta sfruttando il canale del deliveroo, sia con piattaforme dedicate che consegnano con risorse proprie, occupa solo la parte specializzata in cucina evitando, a meno che non si sia trasformato in mensa aziendale o abbia possibilità di tavoli all’aperto, di avere a libro paga il personale di sala. E qui nasce il primo numero che deve necessariamente essere interpretato, ovvero a pari numero di esercizi aperti non potrà mai corrispondere il pari numero di personale operante prima della crisi.

 

La trasformazione in dark kitchen

Credits: osservatoriocultura.com
Dark-kitchen

Sempre nella relazione di RistoratoreTop si legge che molti ristoratori hanno trasformato la propria attività da ristorante puro a dark kitchen, tecnicamente laboratori molto specializzati dedicati esclusivamente alla preparazione di cibi generalmente di alta qualità, che verrano poi consegnati o con una propria flotta o da terzi. Pare che alcuni degli intervistati continuerà a lavorare con questo criterio anche dopo la riapertura totale delle attività. Un mercato che, in un’Europa di 750 milioni di abitanti dei quali un quarto millennials, prevede un incremento sostanziale del proprio business specie nel settore del deliveroo. Quindi non c’è da stupirsi se molti dei ristoranti tutt’oggi in funzione cambieranno strategia lasciando liberi i moltissimi ampi locali che risulteranno sovradimensionati per un esercizio di dark kitchen puro.

Anche gli spazi commerciali subiranno un grande cambiamento: rischio desertificazione commerciale?

Casa Detroit. Credits: @archi_ologie

Che ne sarà di suddetti spazi è difficile da prevedere anche se si suppone ci potranno essere problemi nel convertire queste superfici. Se saranno comunque commercialmente appetibili o oggetto di occupazioni abusive in zone poco commerciali non è dato saperlo ma di certo esiste il rischio concreto che altri problemi possano andare ad aggiungersi a quelli già esistenti. In tutto questo stiamo anche assistendo a una trasformazione del tipo di clientela e un cambio di tutte le tecniche di fidelizzazione e marketing dedicato con una rivoluzione senza precedenti.

Fonte: www.agi.it

Continua la lettura con: La moda delle mini case

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Nel mondo “chiuso” della Società del Giardino c’è un nuovo presidente: Fiori

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Il GRATTACIELO CUBISTA che sembra fatto con i lego (immagini)

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Credit: @theindependentaustin

Sembra una di quelle torri che si facevano da bambini con i lego ma potrebbe essere anche uscita dal quaderno di appunti di Georges Braque. Vediamo com’è e dove si trova. 

Il GRATTACIELO CUBISTA che sembra fatto con i lego (immagini)

# The Independent: il grattacielo più alto di Austin nel Texas

Credit: @theindependentaustin

Il grattacielo cubista ha la firma dello studio di architettura del Texas Rhode Partners fondata da Brett Rhode nel 2005, un premiato studio specializzato in pianificazione generale, architettura e design di interni.

Questa compagnia moderna che unisce design e attenzione per l’ambiente da anni, ha costruito un grattacielo residenziale ad Austin che ha dell’incredibile.

Chiamata The Independent è formata da ben 58 piani, per un totale di 212 metri, superando così l’Austonian, una torre residenziale di 56 piani completata ad Austin nel 2010, diventando ufficialmente la torre più alta della città.

# Il grattacielo cubista

Credit: @theindependentaustin

The Independent ha una caratteristica unica: è formata da diversi blocchi accatastati uno sopra l’altro in modo irregolare, creando degli sbalzi su diversi livelli.

Il risultato visivo è pazzesco, il grattacielo nella capitale texana sembra essere uscito da un disegno di Georges Braque.

Ogni livello viene fatto scorrere e rispecchiato attorno a un nucleo centrale, così da assicurare diversi tipi di viste a seconda dei blocchi.

La terrazza al 34° piano per esempio è a sbalzo di circa nove metri rispetto al livello sottostante.

# Una torre di lusso ma sostenibile

Credit: @theindependentaustin

La torre è in grado di funzionare come energia neutra per una parte significativa dell’anno grazie ad un efficiente sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria (HVAC).

Un sistema di ascensore rigenerativo cattura il calore dalle operazioni di sollevamento e lo converte in energia riutilizzabile, rendendo questo grattacielo lussuoso anche sostenibile.

Ma come fa la torre a rimanere stabile? Alla base del grattacielo c’è un podio e la corona è occupata da un serbatoio di smorzamento da 50.000 galloni, così da rendere ben piantata la torre.

# Un quartiere verticale di lusso

Credit: dezeen.com

Rhode Partners descrive il nuovo condominio come un “quartiere verticale”. La torre è composta da 363 appartamenti di design, disposti su quattro livelli parallelepipedi sfalsati verticalmente l’uno dall’altro.

All’Independent non manca proprio niente, c’è anche una piscina esterna angolare per i residenti sul ponte al nono piano che garantisce una vista unica sulla città. Al nono piano non c’è però solo la piscina ma tante altre attività: dalla sala dei giochi alla palestra e persino un parco per i cani.

# Vivere nel grattacielo cubista

Credit: @theindependentaustin

Le varie stanze della torre sono rifinite in noce e quercia bianca e tutto è curato nei minimi dettagli; ogni appartamento è di design ed estremamente elegante.

Ma quanto costa vivere nel grattacielo cubista?

I prezzi ovviamente sono altissimi: la cifra più bassa che si può trovare è di quasi 800 mila dollari.

Probabilmente non sembrerà un prezzo così esagerato ma ho già detto che è un monolocale di 60 mq?

Fonti: dezeen.com

Continua la lettura con: Il GRATTACIELO a forma di O: sarà il più BELLO (e strano) del MONDO?

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Manfredi Catella-Cdp: così nasce un amore (sulla “rigenerazione urbana”) 

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