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Le 5 TRASGRESSIONI di ieri e oggi a Milano

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Plastic Milano. Credits: @enzomiccio (INTSG)

In Italia il trasgredire ha da sempre rappresentato un tabù difficile da digerire. Una specie di frutto proibito di cui si ha timore reverenziale, ma che suscita molto molto interesse. Il nostro paese, tendenzialmente più conservatore al centro-sud e più progressista al nord, vive da sempre un rapporto conflittuale con la trasgressione. Neanche a dirlo, a Milano buona parte dei preconcetti legati ad essa sono stati sdoganati già da tempo, non solo dal punto di vista della sessualità ma anche e soprattutto in termini di moda, tendenze e costume. Che spesso confluiscono in un unico grande imbuto: la vita notturna. Ma come sono cambiate le trasgressioni a Milano dagli anni’80? Essendo diversi i temi, non ci sentiamo di fare classifiche, ma solo di elencare i maggiori locali trasgressivi di Milano. Ricordando inoltre che alcuni di questi mostri sacri sono stati chiusi, mentre altri sono aperti ma temporaneamente in stand-by a causa del distanziamento dovuto alla pandemia.

Le 5 TRASGRESSIONI di ieri e oggi a Milano

#5 Transilvania Live – San Siro (1998-2007)

Credits: marok.org

Un tempo, persone sofferenti da fobie legate a simboli funerari e/o specie animali dovevano girare al largo da via Paravia, 59, sede storica del Transilvania Live. Entrare qui, infatti, poteva essere un vero e proprio shock, perché ci si trovava di fronte a lapidi sparse sulle pareti, il bancone del bar tempestato di teschi, tavoli casse da morto e la teca con un serpente vivo, che spesso veniva nutrito (dal vivo) con un gustoso topolino. Ma al di là delle fobie, il Transilvania rimase soprattutto il punto di riferimento non solo milanese ma anche italiano per la musica metal. System of a Down e Eagles of Death Metal (si, proprio quelli del Bataclàn di Parigi), fra le maggiori band esibitesi qui. Non un locale per tutti, decisamente non per fighetti dello star system o colletti bianchi.

#4 Amnesia Milano – Forlanini (2002 – aperto)

Credits: topreservation.it

Nato sull’evoluzione del caro vecchio UB di fine anni’90 nella stessa location di viale Forlanini (zona sud est della città, non lontano dall’aeroporto di Linate) l’Amnesia diventa in breve tempo il punto di riferimento per la più scatenata e trasgressiva fra le varie branche della musica dance: l’house music. Negli anni, il club cugino del più celebre Amnesia di Ibiza ha stretto numerose collaborazioni con altre crew di Milano, possiede probabilmente il miglior impianto audio d’Italia e, grazie al senso per gli affari del suo manager Riccardo Lai, è diventato uno dei migliori brand per gli eventi night life più sfrenati. Come ad esempio il 12 hours party Syncopate, le notti di Sven Vath ai piatti e le celebri collaborazioni del periodo d’oro dell’house in Italia, con Frankie Knuckles e David Guetta come indiscussi principi delle serate.

#3 Capriccio Club Privè –  Isola (1980 – aperto)

Credits: festeamilano.it

Una rigorosissima selezione all’ingresso e un professionale staff a disposizione dei clienti in piena sicurezza sono i marchi di fabbrica di questo storico locale di Milano, situato in zona Isola. Al suo interno c’è una pista da ballo con musica Eighties per tuffarsi nel sound della Milano da bere, ampia zona fumatori, animazione, ricco buffet e una stuzzicante dark room, dove l’approccio tattile permette di sfogare le propria curiosità sensoriali, naturalmente al buio più completo. Per singoli o coppie, alla ricerca di nuove sperimentazioni del più antico dei piaceri.

#2 Silicone Club – Lambrate (2011 – aperto)

Credits: zero.eu

Scalinate in ferro da distretto federale, sapori e atmosfere berlinesi, luce diffuminata e fumo sparato dalle macchine per un sogno ad occhi aperti. Benvenuti al Silicone, ex Wall Club. Ovvero, il locale di musica elettronica più underground dell’intero nord Italia. Parecchi anni fa si chiamava Binario 1: impazzavano soprattutto le gay night. Da settembre 2014 però i fan di via Plezzo rimangono orfani di uno dei più bei club di Milano dell’ultimo periodo, ma a rilevare il vuoto, dal 2015, arriva il gruppone di Voyage (Marcello Carozzi, Antonio D’Amato e Luca Nove), Diego Montinaro aka Sandiego e Lele Sacchi, che dal Tunnel si spostano qui in zona Lambrate e, insieme agli organizzatori del Circoloco Milano Expo ridanno vita a questo club pazzesco. 

#1 Killer Plastic – Porta Vittoria (1980-2012)

Credits: foto-divertente.blogspot.com

Il club ormai epico di viale Umbria meriterebbe un articolo a sé stante. Nato quasi per scherzo dall’idea di Lucio Nisi con l’obiettivo dichiarato (e folle) di creare il primo locale newyorkese di Milano, il Plastic divenne in breve molto ma molto di più. Trasgressivo a metà (un po’ new wave, un po’ dark) e già allora molto gay oriented, ma senza sbandierarne la tendenza, il Plastic è stato il primo a importare il sistema da New York, antipatico ma indubbiamente efficace, della selezione all’ingresso. Un sistema che alla fine ha evitato la massificazione, rendendolo desiderabile e irresistibile, ma soprattutto, ne ha protetto l’identità. Per una lunga stagione sulle poltrone e i tavolini barbon-chic del Plastic si sono sedute le rockstar alla fine dei loro concerti: da Madonna a Sting, da Springsteeen a Grace Jones, passando per i Pink Floyd; e poi artisti del calibro di Andy Warhol e Keith Haring. Praticamente, il Plastic segnò un vero e proprio movimento generazionale della vita notturna, diventando di fatto l’alternativa milanese, italiana ed europea al celebre Studio 54 americano.

Continua la lettura con Momento nostalgia: LOCALI MITICI di Milano che NON ci sono più

CARLO CHIODO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.   

 

A Milano, Roma e Torino stanno SCOMPARENDO i locali: diventeranno “città dormitorio”?

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Credits: italiaatavola.it

Oltre 20mila locali hanno chiuso per sempre. Uno su 4 non ha ancora riaperto. E molti si stanno trasformando in dark kitchen, con solo attività da asporto. I numeri che mettono in crisi la qualità della vita delle grandi città.

A Milano, Roma e Torino stanno SCOMPARENDO i locali: diventeranno “città dormitorio”?

Persi oltre ventimila locali

Credits: rockit.it – Le scimmie

Dopo una annata che ha segnato alcuni record positivi, il 2021 ha presentato il conto dovuto alla pandemia. Ne esce un quadro sconfortante già da una prima analisi: ben oltre 22.000 gli esercizi chiusi tra ristoranti, trattorie e altro. Roma guida questa poco virtuosa classifica direttamente seguita da Milano, anche se il rapporto redatto da RistoratoreTop, una piattaforma dedicata a chi opera nel settore della ristorazione, non è di per sé una sorpresa dato che coinvolge come incolpevoli protagoniste le due città con il più alto tasso di turismo e business. Seguono Firenze e Torino anche se la città toscana paga pegno riguardo la maggior percentuale di attività che hanno chiuso per sempre i battenti. In generale su 4 locali 1 resta chiuso nonostante la zona gialla. 

Chi è aperto riduce il personale

credit: milanoultimora.it

I dati, già sconfortanti alla prima lettura, diventano ancor più critici se si considera che molte delle attività che stanno cercando di lavorare occupano molto meno personale rispetto ai periodi di pieno regime. Chi sta sfruttando il canale del deliveroo, sia con piattaforme dedicate che consegnano con risorse proprie, occupa solo la parte specializzata in cucina evitando, a meno che non si sia trasformato in mensa aziendale o abbia possibilità di tavoli all’aperto, di avere a libro paga il personale di sala. E qui nasce il primo numero che deve necessariamente essere interpretato, ovvero a pari numero di esercizi aperti non potrà mai corrispondere il pari numero di personale operante prima della crisi.

 

La trasformazione in dark kitchen

Credits: osservatoriocultura.com
Dark-kitchen

Sempre nella relazione di RistoratoreTop si legge che molti ristoratori hanno trasformato la propria attività da ristorante puro a dark kitchen, tecnicamente laboratori molto specializzati dedicati esclusivamente alla preparazione di cibi generalmente di alta qualità, che verrano poi consegnati o con una propria flotta o da terzi. Pare che alcuni degli intervistati continuerà a lavorare con questo criterio anche dopo la riapertura totale delle attività. Un mercato che, in un’Europa di 750 milioni di abitanti dei quali un quarto millennials, prevede un incremento sostanziale del proprio business specie nel settore del deliveroo. Quindi non c’è da stupirsi se molti dei ristoranti tutt’oggi in funzione cambieranno strategia lasciando liberi i moltissimi ampi locali che risulteranno sovradimensionati per un esercizio di dark kitchen puro.

Anche gli spazi commerciali subiranno un grande cambiamento: rischio desertificazione commerciale?

Casa Detroit. Credits: @archi_ologie

Che ne sarà di suddetti spazi è difficile da prevedere anche se si suppone ci potranno essere problemi nel convertire queste superfici. Se saranno comunque commercialmente appetibili o oggetto di occupazioni abusive in zone poco commerciali non è dato saperlo ma di certo esiste il rischio concreto che altri problemi possano andare ad aggiungersi a quelli già esistenti. In tutto questo stiamo anche assistendo a una trasformazione del tipo di clientela e un cambio di tutte le tecniche di fidelizzazione e marketing dedicato con una rivoluzione senza precedenti.

Fonte: www.agi.it

Continua la lettura con: La moda delle mini case

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Nel mondo “chiuso” della Società del Giardino c’è un nuovo presidente: Fiori

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Il GRATTACIELO CUBISTA che sembra fatto con i lego (immagini)

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Credit: @theindependentaustin

Sembra una di quelle torri che si facevano da bambini con i lego ma potrebbe essere anche uscita dal quaderno di appunti di Georges Braque. Vediamo com’è e dove si trova. 

Il GRATTACIELO CUBISTA che sembra fatto con i lego (immagini)

# The Independent: il grattacielo più alto di Austin nel Texas

Credit: @theindependentaustin

Il grattacielo cubista ha la firma dello studio di architettura del Texas Rhode Partners fondata da Brett Rhode nel 2005, un premiato studio specializzato in pianificazione generale, architettura e design di interni.

Questa compagnia moderna che unisce design e attenzione per l’ambiente da anni, ha costruito un grattacielo residenziale ad Austin che ha dell’incredibile.

Chiamata The Independent è formata da ben 58 piani, per un totale di 212 metri, superando così l’Austonian, una torre residenziale di 56 piani completata ad Austin nel 2010, diventando ufficialmente la torre più alta della città.

# Il grattacielo cubista

Credit: @theindependentaustin

The Independent ha una caratteristica unica: è formata da diversi blocchi accatastati uno sopra l’altro in modo irregolare, creando degli sbalzi su diversi livelli.

Il risultato visivo è pazzesco, il grattacielo nella capitale texana sembra essere uscito da un disegno di Georges Braque.

Ogni livello viene fatto scorrere e rispecchiato attorno a un nucleo centrale, così da assicurare diversi tipi di viste a seconda dei blocchi.

La terrazza al 34° piano per esempio è a sbalzo di circa nove metri rispetto al livello sottostante.

# Una torre di lusso ma sostenibile

Credit: @theindependentaustin

La torre è in grado di funzionare come energia neutra per una parte significativa dell’anno grazie ad un efficiente sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria (HVAC).

Un sistema di ascensore rigenerativo cattura il calore dalle operazioni di sollevamento e lo converte in energia riutilizzabile, rendendo questo grattacielo lussuoso anche sostenibile.

Ma come fa la torre a rimanere stabile? Alla base del grattacielo c’è un podio e la corona è occupata da un serbatoio di smorzamento da 50.000 galloni, così da rendere ben piantata la torre.

# Un quartiere verticale di lusso

Credit: dezeen.com

Rhode Partners descrive il nuovo condominio come un “quartiere verticale”. La torre è composta da 363 appartamenti di design, disposti su quattro livelli parallelepipedi sfalsati verticalmente l’uno dall’altro.

All’Independent non manca proprio niente, c’è anche una piscina esterna angolare per i residenti sul ponte al nono piano che garantisce una vista unica sulla città. Al nono piano non c’è però solo la piscina ma tante altre attività: dalla sala dei giochi alla palestra e persino un parco per i cani.

# Vivere nel grattacielo cubista

Credit: @theindependentaustin

Le varie stanze della torre sono rifinite in noce e quercia bianca e tutto è curato nei minimi dettagli; ogni appartamento è di design ed estremamente elegante.

Ma quanto costa vivere nel grattacielo cubista?

I prezzi ovviamente sono altissimi: la cifra più bassa che si può trovare è di quasi 800 mila dollari.

Probabilmente non sembrerà un prezzo così esagerato ma ho già detto che è un monolocale di 60 mq?

Fonti: dezeen.com

Continua la lettura con: Il GRATTACIELO a forma di O: sarà il più BELLO (e strano) del MONDO?

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Manfredi Catella-Cdp: così nasce un amore (sulla “rigenerazione urbana”) 

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Il MISTERO che avvolge lo “Stargate” in Sri Lanka

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Credits: tripadvisor.it

Esiste una città sacra in Sri Lanka, con il nome di “Anuradhapura”, che è stata riconosciuta come un patrimonio UNESCO, in quanto cuore della cultura buddista. Nata come centro del primo regno sull’isola, nel 377 a.C., oggi presenta maestosi e antichi templi buddisti, adornati da statue e meta di numerosi pellegrini. Uno dei fattori più curiosi, però, si trova nel parco urbano di Ranmasu Uyana: un manufatto che sembra svelare i segreti dell’universo.

Il MISTERO che avvolge lo “Stargate” in Sri Lanka

# Una mappa criptica e antica

Credits: segnidalcielo.it

Sulla superficie di una parete rocciosa, all’interno del parco, è stata scolpita quella che viene chiamata “Sakwala Chakraya”, che nella lingua locale significa “ciclo dell’Universo”. Si tratta di un disegno circolare costituito da vari simboli e segni che tutt’ora rimangono di difficile interpretazione sia per gli storici che per gli archeologi.

A riguardo, si è esposto il professor Raj Somadeva, studioso dell’Università di Kelaniya, che ha fatto risalire l’opera al VII secolo a.C., nel periodo di massimo splendore della città. Tuttavia, pare non esistere nessun indizio sul suo significato e la sua funzione, in quanto non è stato trovato nessun documento storico che la riguarda. A prima vista, si nota una certa geometria nelle forme e alcune raffigurazioni sono riconoscibili: troviamo ombrelli, arco, frecce e, nel cerchio più esterno, animali marini come pesci o cavallucci marini.

I primi accademici che scoprirono e studiarono questo antico manufatto hanno provato a ricondurlo ad una soluzione piuttosto semplice: essendo un importante sito buddista, potrebbe trattarsi semplicemente della rappresentazione ingenua e primitiva di alcuni concetti religiosi. Tuttavia, con il boom dei turisti e le relative condivisioni nei social, è iniziata a circolare una nuova, fantascientifica teoria.

# Il portale per l’universo

Credits: segnidalcielo.it

Alcuni curiosi, quindi, si sono spinti oltre e hanno ricollegato questa incisione ad altri siti simili sparsi in giro per il mondo, considerati “portali stellari”. Secondo questa teoria, esisterebbero antiche porte per attraversare l’Universo, come dei varchi spazio-temporali, e la mappa in Sri Lanka sarebbe la chiave di lettura per sbloccarli e averne accesso. Il fatto che si tratti di un codice segreto sarebbe avvalorato da un’altra coincidenza sorprendente: i siti nel mondo che riprendono la stessa simbologia sono stati edificati vicino all’acqua e, come accade in “Stargate”, sarebbe la sostanza con cui gli alieni fabbricano l’oro.

Il professor Somadeva, tuttavia, si è sentito in dovere di smentire questa teoria, proponendo la conclusione che sia semplicemente una prima mappa del mondo, così come la immaginavano i nostri antenati. Nonostante ciò, il mistero che lo avvolge rimane tutt’ora ed è sicuramente uno dei motivi più affascinanti per visitare questo parco.

Fonte: siviaggia.it

Continua a leggere con: Il mistero dell’ISOLA che si SPOSTA per il VENTO

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: Fatturato in calo 5,4%: il peso economico del cambiamento climatico

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I NUOVI TRENI a firma “Pininfarina” della METRO di Catania

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Credits: catania.mobilita.org

La metropolitana di Catania è pronta a rinnovare la sua flotta di treni. A disegnarli è la Pininfarina, storica azienda torinese famosa per aver progettato alcune delle auto più belle del mondo. Ecco come saranno e quando entreranno in servizio i nuovi convogli.

I NUOVI TRENI a firma “Pininfarina” della METRO di Catania

# A Settembre in consegna i primi treni di design a firma Pininfarina

Credits: catania.mobilita.org

La metropolitana di Catania è pronta a rinnovare la sua flotta di treni. Per settembre è previsto l’arrivo del primo dei nuovi treni di design a firma Pininfarina, per sostituire progressivamente quelli più vecchi attualmente in uso. Entro l’estate del 2022 verranno consegnati i restanti nove treni previsti in questa prima tranche con cadenza di uno ogni trenta giorni. Nell’accordo-quadro sono programmati cinquantaquattro nuovi treni in otto anni, con decorrenza dalla firma del primo contratto applicativo, tutti realizzati dall’azienda indo-italiana Titagarh Firema S.p.A

Leggi anche: 7 CITTÀ al MONDO dove non immagineresti mai che ci sia una METROPOLITANA

# Luci a led frontali e un design avveniristico: ecco come saranno i nuovi treni

Credits catania.mobilita.org

I nuovi treni avranno la stessa configurazione dei treni oggi in servizio, composti da due casse, ognuna dotata di cabina di guida, ma a differenza dei convogli attuali, i vagoni saranno comunicanti tra loro. Per il lato frontale Pininfarina ha realizzato un design avveniristico con luci di design mentre per la carrozze un livrea che sembra avvolgere il treno.

Credits: catania.mobilita.org – Interno vagoni

La capienza e le dimensioni sono anch’esse analoghe ai treni attuali con una lunghezza di 40 metri e oltre 420 posti per passeggeri, con postazioni riservate per diversamente abili e per biciclette. Ogni vagone avrà otto aperture, quattro per lato, come previsto dalle norme di sicurezza. Gli ambienti saranno climatizzati, dotati di videosorveglianza e di un sistema informativo audio-video digitale con monitor a LCD in comparto.

Fonte: Catania Mobilità

Continua la lettura con: La PRIMA METROPOLITANA d’Italia non è quella che pensate

FABIO MARCOMIN

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A Bologna nasce Collywood, la CITTÀ del CINEMA. Su questo Milano dorme

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Collywood. Credits: @susanghaz (INSTG)

Presto a Bologna sorgerà Collywood, un luogo di ritrovo che unisce la possibilità di vedere film a quella di mangiare e di godersi un’area verde al centro della città. Il posto prende il nome dai Colli di San Mamolo, la zona della città in cui sta sorgendo. Peraltro, non si tratta del primo caso di “area di decompressione” all’interno del capoluogo; Bologna ospita, per esempio, alcune terme all’interno della città.

A Bologna nasce Collywood, la CITTÀ del CINEMA. Su questo Milano dorme

# Cos’è e cosa offrirà Collywood

Credits: corrieredibologna.corriere.it

Come si può facilmente immaginare, il nome “Collywood” rimanda a suggestioni  cinematografiche; dalle 8 di mattina fino all’1 di notte (se il coprifuoco lo dovesse permettere in futuro) sarà possibile guardare film, fare colazione, pranzare, cenare, o fare semplicemente una pausa.

Ai piatti della tradizione bolognese verranno affiancati centrifugati, insalate ed altre delizie light. Ai film verranno associate anche attività culturali, creando una fruizione, temporale e di scelta, ogni volta diversa. Si tratta quindi di un luogo che intende nutrire il corpo e lo spirito.

# Com’è nato Collywood

Credits: corrieredibologna.corriere.it

È interessante notare che Collywood si è innestata su di un’idea di Syusy Blady, anche lei a suo modo un'”istituzione” bolognese. L’artista, infatti, ha messo circa 10 ettari in collina a disposizione, delle buone idee e delle attività significative dal punto di vista imprenditoriale, ambientale e culturale. Intorno a Collywood si stanno coagulando molte delle forze della ripartenza post-COVID bolognese.

# E Milano?

Credits: clubmilano.net

Bologna accelera mentre Milano tiene il freno a mano tirato. Pochi sanno che Milano è stata la prima capitale del cinema con gli studios della Bovisa a inizio novecento. E’ tramontato poi il progetto di realizzare una cinecittà meneghina nei pressi di viale Zara, dove è rimasto comunque il Museo Interattivo del Cinema. Troppo poco per una città che dovrebbe ambire a un ruolo da protagonista nella produzione cinematografica mondiale. Sarebbe un’ottima occasione per sostenere la ripartenza dopo la pandemia.

Continua a leggere con: Il piccolo CINEMA di paese che continua a proiettare FILM senza pubblico

ANTONIO ENRICO BUONOCUORE

I 10 migliori RISTORANTI ALL’APERTO di Roma

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Credit: @polpettaroma_official

Arriva l’estate e siamo in zona gialla. Cosa significa? Si esce a mangiare!

Ecco qui una lista in ordine sparso di dieci ristoranti a Roma in cui vale la pena di mangiare. Non è una classifica, sono 10 ristoranti unici e perfetti per occasioni diverse. 

I 10 migliori RISTORANTI ALL’APERTO di Roma

#1 Le Serre By Vivi: pausa in completo relax immersi nel verde

Credit: @vivileserre

La cucina di questo ristorante è dedicata alla cultura mediterranea con leggere influenze orientali ma quello che colpisce di più è l’ambiente esterno. 

I tavoli sono posizionati in una serra immersa nel verde dotata di ombrelloni, funghi, radiatori e anche coperte per scaldarsi durante il tè pomeridiano.

È un ambiente dinamico e colorato, con lampade e divani variopinti che porta le persone in un altro mondo per un paio d’ore. 

Si trova in Via Decio Filipponi 1.

#2 Nannarella: cucina romana con la erre maiuscola

Credit: @nannarellaofficial

A pochi passi da Trastevere, questo ristorante ha una media di recensioni a 5 stelle ma c’è chi darebbe di più, come dicono alcuni clienti su tripadvisor.it “Se le stelle fossero state 10 avrei dato 11!”

Con opzioni anche per vegetariani, vegane e senza glutine, da Nannarella si va per mangiare romano con la R maiuscola.

Si trova a Piazza di S. Calisto 5.

#3 Tiuni osteria con cucina: il pesce più fresco di Roma

Credit: @tiuni_cucinavinoedistillati

Alla cucina tipica romana e ai classici paninozzi si affiancano dei piatti anche più ricercati soprattutto a base di pesce.

Un ambiente tranquillo e curato nei dettagli farà da cornice alle vostre cene dal sapore estivo.

Si trova in Via Flamina vecchia 814.

#4 Ambrosia Rooftop Restaurant and bar: cena elegante con vista 

Credit: @ambrosia_rooftop_restaurant

Per una cena più elegante e una vista pazzesca non si può non andare all’Ambrosia Rooftop Restaurant. 

Ubicato sopra l’hotel Artemide, la qualità del cibo ottima e un menù vario e ricercato sono la scelta perfetta per festeggiare in un’occasione speciale, o perché no, per festeggiare la fine delle restrizioni. 

Si trova in Via Nazionale 22.

#5 Polpetta: con vista mozzafiato

Credit: @polpettaroma_official

Una volta entrati nei loro ristoranti la loro filosofia sarà subito molto chiara “tutto è polpettabile”. 

In questo ristorante si trova un nuovo format di ristorazione che unisce tradizione e innovazione con l’obiettivo di dare il ruolo da protagonista alla polpetta, dalla carne al pesce, fino al dessert. 

Alla Polpetta si mangerà un menù gustoso e simpatico circondati da un ambiente mozzafiato. 

Hanno diversi ristoranti a Roma, tutti in zone molto frequentate: a pochi passi dal Gazometro in zona Ostiense, nel rione Monti e nel cuore di Trastevere. 

#6 Moma: cucina stellata sotto le stelle

Credit: tripadvisor.it

Moma è un ristorante moderno e poliedrico unico nel suo genere che alterna pranzi bistrot e informali con un’anima gourmet e sofisticata per la cena.

Sapori veri, prodotti eccellenti del territorio, creatività e intuizioni innovative, fanno di questo ristorante una grande stella culinaria da visitare almeno una volta, letteralmente dato che ha una stella Michelin.

Si trova in via San Basilio 42.

#7 The loft: aperitivo con tagliere xxl

Credit: @theloftrome

Ideale per gli amanti della cucina semplice, qui i taglieri sono da far girare la testa.

Ideale per un aperitivo con gli amici o una pausa pranzo con i fiocchi.

Si trova in via leone IV 34.

#8 Mediterraneo al maxxi: igloo di bambù in giardino

Credit: puntarellarossa.it

Il nuovo ristorante Mediterraneo ha un giardino dotato di piccoli igloo in bambù immersi nel verde. Delle mini serre che, oltre ad una funzione architettonica, delimitano le distanze di sicurezza.

La cucina è mediterranea ma, come l’ambiente, contiene qualche elemento fusion.

Si trova in Via Guido Reni 4a.

#9 That’s Amore Barbecue: piatti mai visti in Italia

Credit: @thatsamorebarbecue

Per tutti i romani che vogliono provare qualcosa di nuovo That’s Amore Barbecue è il posto perfetto, prendiamo un volo e atterriamo dritti in America.

In questo angolo di America a Roma si trova cibo ottimo con salse e pane fatti in casa. Le materie prime sono eccellenti e a prezzi contenuti, questa è l’occasione per vedere piatti mai visti prima in Italia.

Come scrivono sul loro sito “Esiste un solo modo per preservare i sapori e la genuinità dei piatti della tradizione americana: lo slow smoked barbecue. Facciamo cuocere le nostre carni con pazienza, affumicandole con le lente tecniche tradizionali per almeno 18 ore”.

Dal nome del ristorante si capisce che il barbecue è un piatto da non perdere?

Si trova via Ugo Ojetti 482.

#10 TAC Thin and Crunchy: pizza in riva al mare

Credit: puntarellarossa.it

Allo stabilimento balneare di Ostia si possono assaggiare le pizze del TAC – Thin and Crunchy.

Il premiato pizzaiolo Pier Daniele Seu ha voluto portare in riva al mare questo divertente format con numerosi topping su una base sempre diversa. Il ristorante è incentrato sulla pizza romana cotta al forno a legna.

Si trova nello stabilimento Balneare Il Capanno, Piazzale Magellano 41, Lido di Ostia. 

Continua la lettura con: All’OSTERIA SENZA OSTE dove si fa il conto da soli

ARIANNA BOTTINI 

 

Il PRIMATO MONDIALE di MILANO nel calcio è a RISCHIO

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Credits: frontgroup.ch milan e inter

Anche se l’Inter ha da poco vinto il campionato e ha salutato il suo diciannovesimo scudetto, il primato mondiale più glorioso delle squadre milanesi è in pericolo. Effettivamente, per la seconda volta in meno di cinque anni, la finale di Champions League parla solo inglese. Per l’edizione 2021 del trofeo, infatti, si affronteranno Manchester City e Chelsea. Questo mette a rischio l’unicità storica di Milano. 

Il PRIMATO MONDIALE di MILANO nel calcio è a RISCHIO

# Manchester minaccia Milano

Se il City dovesse vincere, Milano non sarebbe più l’unica città al mondo che ha visto due sue squadre vincere la Coppa dei Campioni: ci sarebbe infatti anche Manchester.   Mentre Milan e Inter hanno rispettivamente vinto le prime Coppe dei Campioni della loro storia nel 1963 e nel 1964, il Manchester United ha vinto per la prima volta questo trofeo nel 1968.

# Le città che hanno sfiorato il primato di Milano

Credits: tpi.it
Champions League

Pochissime sono le squadre, tutte molto titolate, che sono andate vicine al primato calcistico della nostra città: già nel 1991 la Stella Rossa di Belgrado vinse la Coppa dei Campioni, quasi 30 anni dopo che i cugini del Partizan furono ad un soffio dal vincere la finale del 1966, che vide invece trionfare il Real Madrid.

Poi è la volta di Madrid con l’Atletico a mettere in pericolo il primato di Milano, sia nel 2014 che nel 2016. In entrambi i casi, l’Atletico Madrid ed il Real Madrid si sono affrontati in finale, e tutte e due le volte le “merengues” (letteralmente “meringhe”, per via della divisa bianca) del Real hanno sollevato la Coppa. Pochi anni dopo, esattamente nel 2019, il Tottenham Hotspurs di Londra avrebbe potuto affiancare il Chelsea, che però fu battuto dal Liverpool, in un altro derby tutto inglese. Londra ci aveva provato anche qualche anno prima con la finale persa dall’Arsenal nel 2006 con il Barcellona. 

Quindi, tutti quelli che vogliono difendere il primato di Milano tiferanno Chelsea nella finale del 29 maggio. 

Continua la lettura con: 🔴 “San Siro non ha nessun valore storico”: la Scala del Calcio verso la demolizione

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

Leggi anche: Politici e social network, la top 10 dei più seguiti in Italia e nel mondo

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Nasce il FIORE DELL’OCEANO: gli arcipelaghi artificiali arriveranno anche in Italia?

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Credit: @wthemeparks

Nella provincia di Hainan in Cina è comparso un arcipelago a forma di fiore, un progetto durato 8 anni che si è aggiunto alla lista di arcipelaghi nel mondo sempre più ambiziosi e con le forme più strane.

Quando creeremo un arcipelago artificiale anche in Italia?

Nasce il FIORE DELL’OCEANO: gli arcipelaghi artificiali arriveranno anche in Italia?

#Ocean Flower Island

Credit: @wthemeparks

Siamo nella provincia di Hainan in Cina, è qui che l’Ocean Flower Island sfoggia il suo splendore.

Questo fiore artificiale è uno dei progetti più ambiziosi del mondo che ha richiesto 8 anni di lavoro e 24 miliardi di dollari.

Il nome deriva dalla sua forma originale: il progetto, che consiste in alcuni isolotti indipendenti con una superficie totale di 381 ettari, replicherà, visto dall’alto, i petali di un fiore raccolti intorno alla corolla.

Il risultato dall’alto è pazzesco: un fiore gigante sembra essere stato costruito in mezzo all’oceano.

#Un progetto urbanistico ambizioso

Credit: @blueent48

Questo arcipelago artificiale coi petali ospiterà un mondo fatto di lusso, attività e creatività, perfetto anche per i turisti da tutto il mondo.

All’interno ci saranno 58 hotel, il centro congressi più grande del mondo, 28 musei, un anfiteatro, una pista di pattinaggio sul ghiaccio, parchi tematici e residenze di lusso.

# Isole artificiali nel mondo

Credit: it.wikipedia.org

Gli arcipelaghi artificiali nel mondo stanno ormai dilagando e hanno forme sempre più assurde.

Le famose “Palm Islands” di Dubai sono il primo esempio anche se ormai sono state superate dall’ultimo mega progetto costruito affianco.

Questo arcipelago in mezzo al mare è chiamato “The world” ed è fatto di 300 isole artificiali. Il nome, una volta che lo si guarda dall’alto, è subito chiaro, questo arcipelago ha infatti la forma di un mondo con tutti e cinque i continenti.

Dal Giappone, ai Paesi Bassi, gli arcipelaghi artificiali stanno aumentando e diventando sempre più creativi.

Quando ne arriverà uno anche in Italia? Ma soprattutto, che forma gli dareste? 

Fonti: wired.it

Continua la lettura con: Red Sea Project: 22 ISOLE da PARADISO nel Mar Rosso

ARIANNA BOTTINI

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Gli aperitivi OPEN WINE del momento a Milano

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credit: eventbride.it

Per tutti gli amanti dell’Open Wine, ecco i 5 aperitivi a tutto vino da non perdere a Milano.

Gli aperitivi OPEN WINE del momento a Milano

Le tradizioni diventano tali nel momento in cui si ripetono sempre, a prescindere da cosa accada. E anche dopo un anno di pandemia, i milanesi come da tradizione stanno tornando a fare aperitivi e gli aperitivi OPEN WINE sono tra i più amati.

Quali sono gli eventi a tutto vino del momento?

#1 Serendepico

credit: eventbride.it

Apre la classifica l’aperitivo Open Wine di Serendepico, in Piazza Castello 1, dalle 19:00 alle 21:30. Inutile dire che la prenotazione è obbligatoria per riuscire ad aggiudicarsi qualche posto in una location davvero unica, sorseggiando uno o più calici difronte al Castello Sforzesco. L’evento ha un numero massimo di 80 partecipanti a causa del numero ridotto di tavoli all’esterno, e per prenotare è semplice: basta contattare il 338 150 2381.

#2 Fabbrica del Vapore – VAPORE 1928

credit: allevents.in

Se preferite fare aperitivo nei giorni feriali, dalle 19:30 alle 21:30 anche in settimana c’è l’Open Wine perfetto. Organizzato da VAPORE 1928, il primo Beefeater Lounge Bar del mondo, l’evento prevede tanto vino, buona musica e altrettanti snack serviti in un Urban Garden. Per prenotare un tavolo basta mandare una mail a rsvp@cosafareamilano.it oppure un messaggio WhatsApp a 3289287469. Il locale si trova in Via Messina, 26.

#3 Torre Velasca

credit: papido.it

Un altro luogo tanto amato quanto criticato dai milanesi è la Torre Velasca, ed è proprio qui che potrete partecipare ad un aperitivo Open Wine. In Piazza Velasca, 5 vi aspettano bollicine, vini fermi e tanto cibo serviti in una delle terrazze più belle di Milano. Per assicurarvi un posto all’evento – che si terrà dalle 19:00 alle 21:30 – è necessario prenotare al numero 3332434799.

#4 The Club Outdoor

credit: njoymi.it

Un locale che organizza ogni settimana un buffet accompagnato da Open Wine è il The Club Outdoor, in Largo La Foppa, 5. Nel lounge e shisha bar all’aperto ogni lunedì sera diventa un’ottima occasione per fare aperitivo senza temere di restare a bocca asciutta. L’evento organizzato da Wine Not? inizia alle 18:00 ed è obbligatorio prenotare mandando un messaggio o chiamando al 340 27 51 511.

#5 FiftyFive

credit: 55milano.it

In una delle zone più ricercate della città si trova il FiftyFive, in Piero Della Francesca 55, ricavato da un ex deposito ferroviario e oggi convertito in un locale davvero particolare. L’evento, chiamato non a caso “55 sfumature di vino”, si svolge in una bellissima terrazza e unisce la buona cucina all’Open Wine. Inizia alle 18:00 e prosegue fino alle 22:30, e anche in questo caso è necessario prenotare prima con una mail a sfumaturedivino55@gmail.com oppure chiamando il 3384085619.

Fonte: Papido , EventiMilanoEventBride

Leggi anche: APERITIVO all’APERTO? I 10 posti TOP a MILANO

ROSITA GIULIANO

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I cani piccoli abbaiano di più

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Credits: amorequattrozampe.it

Un Chihuahua abbaia molto di più di un San Bernardo. Anzi, è proprio una sua caratteristica: appena può abbaia.

La statura di un cane è inversamente proporzionale alla veemenza del suo abbaiare. Ma questo succede anche tra gli esseri umani?

A vedere la politica italiana sembra così. Quasi sempre i governi di coalizione sono saltati a causa dei partiti più piccoli. In generale più un partito perde “altezza” elettorale e più inizia ad alzare la voce.

Questa è forse un tendenza che investe anche interi paesi. Spesso più un paese perde peso e più inizia a rivendicare pretese e a disturbare l’azione comune.

Si tratta di una manifestazione che nasce da un principio psicologico, da un complesso di inferiorità che porta a chi si sente inascoltato o inferiore agli altri ad alzare la voce e a protestare per attirare l’attenzione.

Capita al bambino che fa i capricci e a molti che nella vita non riescono a raggiungere l’altezza delle aspettative.

Per mitigare questa azione di disturbo assordante ogni società dovrebbe mettere in grado ogni persona di poter esprimere le sue capacità e ogni minoranza di non essere schiacciata dalla maggioranza.

Una società in cui i cani piccoli possano avere la possibilità di diventare grandi.

Continua la lettura: è la libertà esercitata dalla minoranza che misura il grado di civiltà

MILANO CITTA’ STATO 

 

Vuitton presenta una BORSA a forma di AEREO che costa più di un AEREO

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credit: Facebook

Il marchio francese ha lanciato l’accessorio che ha sconvolto il web: la borsa aereo che costa più di un aereo vero.

Vuitton presenta una BORSA a forma di AEREO che costa più di un AEREO

Cosa fareste con 32.000 euro? C’è chi acquisterebbe un’auto, chi li utilizzerebbe per fare un’investimento e chi invece ci comprerebbe una borsa. Infatti Louis Vuitton ha recentemente dato il via a un nuovo fenomeno social: la borsa a forma di aereo. L’accessorio ha stupito il web, sicuramente per la sua forma sui generis ma anche per il prezzo … basti pensare che alla stessa cifra è possibile comprare un aereo vero!

# Un vero modellino con ali, motore e cabina di pilotaggio

 

L’aeroplano che ha stupito il mondo fa parte della collezione maschile ideata dal designer Virgil Abloh. L’accessorio può considerarsi un vero modellino, infatti sono rappresentate nel dettaglio ali, motore e cabina di pilotaggio in cui si possono addirittura riporre dei piccoli oggetti. Inutile sottolineare che l’intera borsa è rivestita con la famosa pelle marrone che caratterizza le creazioni del marchio francese.

# Allo stesso prezzo si può acquistare un vero aereo (usato)

 

Questo accessorio, secondo il marchio, avrebbe lo scopo di rappresentare il binomio viaggio-lusso, e cosa meglio di un aereo potrebbe farlo? Effettivamente la scelta è davvero azzeccata e il risultato è fenomenale, peccato che il web non si sia risparmiato le critiche e le battute riguardo al prezzo. Nel mondo della moda non è certo una novità che gli accessori arrivino a costare oltre 30.000€, ma il fatto divertente è che con un prezzo persino inferiore si può comprare un aereo vero Cessna, per quanto usato.

Se aveste da parte 32.000€ cosa comprereste: un accessorio di lusso con pochi eguali al mondo o un aereo vero?

Leggi anche: Il VOLO AEREO più corto del mondo: un viaggio di 53 SECONDI

ROSITA GIULIANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🛑 A Milano riparte la cucina: 7 NUOVI RISTORANTI da non perdere (Mappa)

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Credits mareconlaccentomilano IG - Marè

Nuovi format e aperture si presentano sulla scena dei ristoranti milanesi. Ecco quelli da provare.

A Milano riparte la cucina: 7 NUOVI RISTORANTI da non perdere

#1 Lasagna Factory, dodici varianti di lasagna che percorrono idealmente l’Italia da nord a sud

Credits lasagnafactorymilano IG – Lasagna factory

In via Pavia, 6/2 apre Lasagna Factory dove riscoprire il gusto autentico della tradizione culinaria italiana, con 12 gusti differenti di lasagna che percorrono idealmente l’Italia da nord a sud. Si parte dalla versione lombarda con ragù di ossobuco e besciamella allo zafferano che unisce Milano e l’Emilia, poi quella alla zucca, zucchine e porcini fino al ragù di mare con pasta nera, porcini, tartufo e besciamella al tartufo. 

#2 Da Marcellino il Sarto del Panino, una mappa guida il cliente nella composizione del suo panino gourmet

Credits marcellinoilsartodelpanino IG – Marcellino il Sarto del panino

Il punto di forza di Marcellino il Sarto del Panino è l’utilizzo di soli prodotti freschi: pane di quattro tipologie, una selezione di affettati e due proposte di mare e infine i latticini, la verdura, la salsa con cui condire e il topping con cui decorare. Per comporre il menu il cliente sarà guidato da una mappa che sul retro riporta i consigli dello chef. Dopo la prima apertura in via Napo Torriani, il locale raddoppia in Passaggio Duomo.

#3 Cantun Bakery, il bistrot alla milanese

Credits valavala IG – Cantun Bakery

Dopo il primo locale in via Polibio, 1 Cantun Bakery apre in City Life in viale Boezio, 2. Cantun in milanese significa angolo, il locale è un bistrot itinerante con il laboratorio comunicante con la cucina. I prodotti offerti spaziano dai classici presenti tutti i giorni, tra cui la baguette, i francesini e la tradizionale michetta milanese, agli speciali di farina di riso venere fino al rustico con tre tipi di farina, macinata a pietra nelle campagne mantovane. Non mancano le proposte per la colazione, dai cornetti di lievito madre sfogliate alla francese ai biscotti secchi. A mezzogiorno la scelta è tra un pranzo veloce o una più sostanziosa cucina espressa del mesdì, mentre alle 18 il classico aperitivo milanese con cocktail o birre artigianali da accompagnare ai taglieri o al classico menu.

#4 Hekfanchai, il re dello street food honkongese

Credits hekfanchai IG – Hekfanchai

Lo chef Kin Cheung celebre a livello internazionale per la sua cucina curata e creativa dopo il primo locale Hekfanchai in via Padova l’anno scorso, ha aperto altri due locali anche in via Francesco Sforza e via Niccolini. La piccola trattoria popolare, che ha allargato il proprio raggio d’azione per proporre lo street food honkongese, offre un menu che cambia a ogni stagione e piatti sempre nuovi con la tipica attenzione orientale all’estetica. Dai finger food a piatti più complessi, imperdibili i “cheung funravioli aperti ripieni avvolti da una delicata sfoglia di farina di riso cotta al vapore. L’idea dello chef è creare una catena in tutta Italia.  

#5 Maré, la riviera romagnola sul Naviglio Grande

Credits mareconlaccentomilano IG – Marè

Maré porta i profumi della riviera romagnola sul Naviglio Grande, in ripa di Porta Ticinese, 67. La proposta del locale, oltre al classico chiosco della padina sempre aperto, va dalla colazione all’aperitivo, fino alla cena. Si può scegliere tra i cappelletti al ragù di Mora Romagnola e i passatelli alle vongole, poi cozze fritte o fritto misto di pesce e sardoncini con verdure all’aceto.

#6 Dal Milanese, la trattoria milanese in un’ambientazione internazionale

Credits oliosommariva IG – Dal milanese

In viale Premuda 16 Luca Guelfi reinventa l’dea di trattoria con “Dal milanese”, un luogo informale con una cucina tradizionale dalle origini casalinghe dove si incontra una ambientazione internazionale curata nei minimi dettagli. Nella proposta culinaria si trovano Mondeghili con salsa tartara dello chef, risotto Carnaroli con luganega e raspadura lodigiana, ossobuco alla milanese con purea di patate e una de I Piatti della Milano da Bere”, come il cocktail di gamberi in salsa rosa e le farfalle al salmone affumicato. 

#7 Rom’antica, la pizza romana quadrata, leggera e croccante

romantica_lapizzaromana – Rom’antica

Per tutti gli amanti della pizza romana quadrata, gustosa, leggera e croccante, come da antica usanza del Centro Italia, in Piazza Portello e in via Grosotto 7 c’è Rom’antica. La pizza romana artigianale grazie al basso contenuto di lievito associato alla lunga lievitazione risulta altamente digeribile. Disponibile nella versione da asporto, con una lunga lista di varianti da assaggiare anche contemporaneamente con la vendita al taglio.

Fonti: Agrodolce

Continua la lettura con: I 10 migliori RISTORANTI all’APERTO di Milano

FABIO MARCOMIN

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Anche VENEZIA è nata da una DONNA

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Credits: @artemisiadt (IG)

Le leggende che avvolgono Venezia sono così tante che non basta un solo libro per racchiuderle tutte. Una su tutte, vede la sua nascita a opera di una donna. Scopriamola insieme

Anche VENEZIA è nata da una DONNA

Ogni grande star che si rispetti ha alle spalle decine di leggende sulle sue origini: Paul McCartney sostituito dal sosia dopo la sua presunta morte, New York e i suoi alligatori che soggiornano nelle fognature, e Venezia… Venezia ha fantasmi, maledizioni, e leggende tetre e inquietanti tra le pagine della sua storia. Un giorno—forse—ve ne parlerò, ma oggi vi parlerò di una storia tutta al femminile: la leggenda della sua fondazione.  

25 marzo 421, la guerra di Troia, e altre leggende

Canonicamente, si fa risalire la nascita di Venezia al giorno della consacrazione della chiesa di San Giacometo sulla riva del Canal Grande. Ma, dopo aver chiarito che San Giacomo di Rialto è stata costruita molto più tardi, non è passato molto tempo per decretare che questa data è, purtroppo, frutto di una leggenda.

Credits: @artemisiadt (IG)

Secondo Tito Livio, Antenore e gli altri fuggiaschi dalla guerra di Troia giunsero, fuggendo, sulle rive della costa veneta. Storia, questa, che regalerebbe a Venezia una storia ben più antica di Roma, in cui Enea e Antenore sarebbero approdati in laguna per popolarne i territori. Tuttavia, nemmeno questo mito fondato è stato giudicato abbastanza per dare lustro a Venezia, e storici e cronisti hanno ritenuto necessario scavare ancora tra i miti e le leggende per trovare un altro momento che illuminasse i natali di Venezia. Ed è qui che entra in gioco Attila, re degli Unni. 

Adriana, regina di Padova

Attila, famoso per essere un personaggio non troppo amichevole e cordiale, si inserisce nelle cronache veneziane quando, durante la sua invasione che distrusse parecchie città del nord Italia, tra cui Oderzo e Aquileia—fondata per altro dal troiano Aquilo—e, una volta giunto alla volta di Padova, il re Gilius, buono e amato da tutti come nelle migliori storie, corse ai ripari. 

Credits: @artemisiadt (IG)

Il re, infatti, si racconta che ordinò alla moglie di fuggire insieme ai figli e al tesoro della corona. Fu quindi la regina Adriana, a capo di un piccolo gruppo di fuggitivi, a navigare le terre paludose della laguna veneta e, quando approdarono su un terreno più stabile e sicuro, chiamarono quella terra Dorsoduro. Che è uno degli attuali sestieri di Venezia. 

Credits: @artemisiadt (IG)

Questa leggenda, infine, sembra avere tutto: narra di eventi drammatici, di profondo coraggio, e di donne forti. La leggenda perfetta non solo per rendere ancora più nobili i natali di una città importante come Venezia, ma anche per impressionare l’immaginario collettivo.

Ma qual è la verità…? 

In mezzo a tutte queste storie, miti, e leggende, viene spontaneo chiedersi quale sia la realtà. Io me lo sono chiesto. E la risposta è che i primi insediamenti nelle isole della laguna sono di epoca romana. 

Credits: @artemisiadt (IG)

Secondo gli storici, le origini di Venezia sono probabilmente più moderate e meno nobili, e—purtroppo—non riconducibili a una data precisa. L’occupazione dei territori della laguna, infatti, è avvenuta attraverso un lungo processo di migrazione lungo un arco temporale molto ampio.

Credits: @artemisiadt (IG)

In una lettera del 537-538 d.C., il senatore Flavio Aurelio Cassiodoro offre una prima descrizione di Venezia come città lagunare abitata da persone e dedita alla pesca e alla produzione di sale, con case “costruite alla maniera degli uccelli acquatici” e barche legate all’esterno.

Credits: @artemisiadt (IG)

Sembrerebbe che, per quanto le popolazioni barbare abbiano contribuito alla migrazione delle genti dall’entroterra alla costa fino a spingerle nelle isolette lagunari, non hanno di certo il merito di aver dato vita alla più famosa città sull’acqua.

Fonte: InItalia, eVenice

Continua la lettura con: La leggenda del MOSTRO mangiabimbi dello stemma di Milano

GIADA GRASSO 

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I “MARI GIALLI” dell’Emilia Romagna (fotogallery)

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Credits: @cesare_b87 Campo di Colza

In una primavera ormai inoltrata l’Emilia Romagna non smette di stupire. I campi della regione si colorano di giallo e creano viste da mozzare il fiato.

I “MARI GIALLI” dell’Emilia Romagna (fotogallery)

Come si chiama il fiore che riempie i terreni emiliano-romagnoli? Colza, o per i più esperti Brassica napus, una pianta coltivata principalmente per l’utilizzo dei semi molto ricchi di olio. In realtà non è molti anni che il fiore popola i campi dell’Emilia Romagna, la sua cultura infatti è stata riconsiderata solo quando si è rarefatta quella della bietola. Sta di fatto che ormai la colza ha creato distese, o mari, di fiori gialli.

# Prato Ottesola

Credits: @cesare_b87
Prato Ottesola

Prato Ottesola frazione del comune di Lugagnano Val d’Arda, in provincia di Piacenza.

# Porto turistico fluviale di Mezzani

Credits: @inemiliaromagna
Porto turistico di Mezzani

Immerso nel verde del fiume Po, il porto fluviale turistico di Mezzani è un’oasi accogliente nella provincia di Parma e perfetta per godersi un momento di relax e immersione nella natura. È un luogo dove poter trascorrere una giornata in compagnia o con la famiglia.

# Rivergaro

Credits: @giggicon2gi
Rivergaro

Rivergaro è un piccolo comune in provincia di Piacenza.

# Spilamberto

Credits: @lorenza_cappelli
Spilamberto

Spilamberto è un comune in provincia di Modena.

# Solignano Nuovo

Credits: @angynacchio
Solignano Nuovo

Solignano Nuovo è una frazione di Castelvetro, in provincia di Modena.

Continua la lettura con: I 7 CASTELLI più BELLI dell’Emilia Romagna

BEATRICE BARAZZETTI

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All about BANKSY: la mostra a Roma sullo street artist più famoso e misterioso del MONDO

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E’ di nuovo a Roma Banksy, in una mostra enciclopedica dal titolo ALL ABOUT BANKSY

All about BANKSY: la mostra a Roma sullo street artist più famoso e misterioso del MONDO

Duecentocinquanta opere, un video inedito, tutto quello che c’è da sapere sull’artista sconosciuto più famoso del mondo in una mostra al Chiostro del Bramante aperta fino a gennaio 2022

Tutto su Banksy in una mostra a Roma

Si tratta di un ritorno, per scoprire tutto quel che si può sapere sull’artista sconosciuto più noto al mondo. Dopo le interruzioni dovute alla pandemia della precedente mostra, più ristretta ma dal titolo evocativo A VISUAL PROTEST, questa volta, grazie a circa duecentocinquanta opere provenienti da collezioni private, il Chiostro del Bramante, è pronto ad accogliere tutti gli appassionati dell’artista inglese fino al 9 gennaio 2022.

# diritti, guerre, infanzia, migrazioni nella visual protest dell’artista

ALL ABOUT BANKSY è un catalogo ragionato da visitare, un percorso in cui scoprire opere realizzate dal 1999 fino al 2020, con sezioni tematiche sui lavori divenuti icone e sui temi fondamentali dell’artista: i primi Black Books, i tanti rats (topi) e poi la politica, la religione, il potere, la guerra, i diritti dell’infanzia, i fenomeni migratori, i rifugiati, la società della sorveglianza, l’ambiente, l’ecologia, il mercato dell’arte. Completano il percorso espositivo tre video per rivivere i momenti più significativi del percorso di Banksy, tra cui un documentario esclusivo e inedito che racconta vent’anni di carriera dell’artista.

# BANKSY

Dipingere per me rappresenta la libertà

Presumibilmente nato a Bristol all’inizio degli anni Settanta, Banksy è considerato uno dei maggiori esponenti della street art ed è stato inserito nel 2019 da ArtReview al quattordicesimo posto nella classifica delle cento personalità più influenti nel mondo dell’arte. Ma nessuno conosce la sua identità. Quello che sappiamo è che si è formato nella scena underground di Bristol, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti e che la sua produzione artistica è iniziata a fine anni Novanta. Da questo momento in poi, ha iniziato a invadere numerose città, da Bristol a Londra, a New York, a Gerusalemme fino a Venezia con graffiti e varie performance e incursioni.

Continua la lettura con: Street Artist a Roma

FRANCESCA SPINOLA

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Anche senza mare la LOMBARDIA ha una SPIAGGIA da BANDIERA BLU che sfida quelle della SARDEGNA

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gardone riviera
gardone riviera

La Lombardia ha tutto, tranne il mare. Abbiamo però la spiagge, anche una da “bandiera blu”, in grado di competere con le migliori d’Italia. 

Anche senza mare la LOMBARDIA ha una SPIAGGIA da BANDIERA BLU che sfida quelle della SARDEGNA

Come si diventa Bandiera Blu

32 requisiti molto rigidi fanno parte della documentazione necessaria da presentare per potersi candidare e ottenere la tanto ambita bandiera blu, sinonimo di qualità delle acque ma anche per alcune virtù della cittadina in termini di comportamento civico ed ecosostenibilità. Per l’undicesimo anno consecutivo l’ha ottenuta, unica tra tutte le località che si affacciano sui vari laghi italiani, Gardone Riviera.
 
Credits: @desiderio10architettura (INSTG)

Lago e non solo

Già nota per essere sede del Vittoriale degli italiani, monumentale residenza del Vate Gabriele d’Annunzio che qui riposa per sempre, Gardone Riviera non ha solamente una pregevole e cristallina acqua davanti a sé ma riserva, a chiunque visiti questo bellissimo luogo del bresciano, una serie infinita di qualità sempre più apprezzate. Partendo da un repertorio enogastronomico di altissimo livello si arriva ad un basso impatto ambientale nella vita quotidiana grazie ad una serie di azioni, vedi un’attenta raccolta differenziata, illuminazione comunale interamente a LED con un basso dispendio di energia e altre soluzioni volte in questa direzione.
 
gardone riviera
gardone riviera

Il marchio di una ONG danese

La Foundation for Environmental Education, una ONG danese che ha il compito di valutare tutte le candidature alla Bandiera Blu ha quindi, anche per quest’anno, fregiato Gardone Riviera dell’ambito titolo proiettandola nell’olimpo delle stazioni balneari più meritevoli. Uno sforzo di tutta la località giustamente premiato e che servirà per tornare ad ospitare le tante migliaia di turisti che nel 2020 hanno dovuto disertare e che, per questa estate sperano di poter tornare a godere delle tante bellezze del posto. Tradotto in termini economici vorrebbe dire decine di milioni di euro di incasso e lavoro per moltissimi stagionali. Il palpabile ottimismo che si respira nei viali di questa località lascia ben sperare.

Continua la lettura con: Le più belle spiagge più vicine a Milano

ROBERTO BINAGHI

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Nuova VITA per lo storico GIURIATI, uno dei templi dello SPORT milanese: le NOVITÀ

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Credits: @polimisport (INSTG)
Riapre uno degli impianti simbolo di Milano. Con alcune importanti novità.
 

Nuova VITA per lo storico GIURIATI, uno dei templi dello SPORT milanese: le NOVITÀ

Ospitò anche un record mondiale

Adolfo Consolini

Lo storico centro sportivo, ultimato nel 1933, si presenta con una livrea completamente nuova. Sono ormai lontani i ricordi dell’anello di atletica in pirite, la terra nera che imbrattava scarpe e vestiti a chiunque si avventurasse della pista, come pure è lontano quel giorno di ottobre di 70 anni fa quando un venticinquenne Adolfo Consolini stabilì il nuovo record del mondo di lancio del disco superando i 53 metri (oggi siamo a oltre 74 metri).

 

Tribune riqualificate e nuovi campi sportivi

Il verde campo che per anni è stato il peggior nemico dei rugbisti che rischiavano caviglie e non solo per colpa della sconnessione cronica del terreno ha ora un aspetto splendido, mentre verranno riqualificate le aree opposte alle tribune dove saranno ricavati dei campi di calcetto, un campetto per il 3 contro 3 di basket e due campi per l’astro nascente degli sport milanesi: il padel.
 

Protagonista del Giuriati Sports Center: il Politecnico di Milano

credits: polimi IG

Tutto questo grazie al lavoro del Politecnico di Milano che, grazie ad una concessione in uso gratuito per 35 anni da parte del Comune, ha iniziato lo restyling del vecchio Giuriati che si chiamerà Giuriati Sports Center. Per chi non lo sapesse è ubicato in Città Studi ed ha una superficie complessiva di 36.000 metri quadri.

La Palazzina di ingresso, capolavoro del periodo Liberty, già completamente restaurata, domina lo scenario della futura sede dello sport del Campus Leonardo, la parte storica del Politecnico che ha dovuto, complice la notevole espansione dell’ateneo, ampliarsi nella sede distaccata della Bovisa. Non mancheranno un’area per il calisthenics più una parte coperta dedicata alla palestra per pesi e ginnastica.

Quanto costerà?

Un investimento di 6.500.000 euro che garantirà agli studenti, e non solo, di allenarsi, divertirsi e svagarsi in una delle aree storicamente più belle di Milano, aumentando la qualità dell’ateneo grazie anche ad un cofinanziamento da parte del Miur , il Ministero dell’Università e della Ricerca. Tutto questo grazie alla legge 338/2000 che consente interventi di riqualificazione per posti alloggio dedicati a studenti meritevoli e privi di mezzi.
 

Continua la lettura con: Corso Buenos Aires sarà il boulevard milanese

 
ROBERTO BINAGHI
 
 

Restyling al PALAZZO di FUOCO: una nuova FACCIATA INTERATTIVA

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Credits: buildingcue.com

L’iconico Palazzo di Fuoco si affaccia su Piazzale Loreto, a Milano, fin dagli anni ’60. La sua facciata, composta da vetrate, è stata l’ispirazione che ha portato GBPA Architects, società che si è occupata della sua ristrutturazione, a renderla ancora più luminosa e interattiva.

Restyling al PALAZZO di FUOCO: una nuova FACCIATA INTERATTIVA

# Luci e colori per nuove composizioni

Credits: palazzodifuoco.it

Attraverso l’impiego della tecnologia LED, il Palazzo di Fuoco può vantare di una nuova facciata interattiva, ovvero un sistema di canaline per combinare la luce in più modi e trasmettere vari tipi di messaggi. Storicamente, il Palazzo di Fuoco è sempre stato un simbolo di comunicazione per la città e GBPA Architects ha voluto riprendere questo tema per infonderlo nel loro restyling attraverso colori, trasparenza e relazione diretta con i cittadini. L’aspetto dell’edificio, costruito originariamente in cemento armato, rimane inalterato, ma ora sarà in grado di offrire spettacoli di luce, apprezzabili soprattutto di notte.

# Curiosità sulla facciata interattiva

Credits: milanoevents.it

Tecnicamente, la nuova facciata viene definita una “curtain wall”, composta da una serie di lastre trasparenti fissate su una struttura di alluminio. Le barre di luce, che permetteranno di creare vari spettacoli e composizioni luminose, passano ai lati di queste lastre e sono state pensate per garantire comunque il massimo risparmio energetico, sicurezza e funzionalità. Tra le composizioni di base, il sistema permette di mostrare l’orario nell’area centrale oppure, sul lato destro, c’è la possibilità di far apparire un termometro che mostra la temperatura esterna. Tuttavia, una delle composizioni più articolate e originali riguarda la scritta “I love Milano”, con il “love” rappresentato da un grande cuore rosso.

Fonte: buildingcue.it

Continua a leggere con: Il PALAZZO che CAMMINA sulle ZAMPE

MATTEO GUARDABASSI

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Bastava poco: DIECI COSE che avrebbero potuto rendere MILANO quasi PERFETTA

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tramonto navigli
tramonto navigli

Fatto 30 bisogna fare 31. A volte a Milano è mancato completare qualcosa per poter giungere alla perfezione. In altre ancora ci si è fermati prima ancora di iniziare. Queste sono 10 cose che avrebbero potuto rendere Milano quasi perfetta. 

Bastava poco: DIECI COSE che avrebbero potuto rendere MILANO quasi PERFETTA

#1 Collegare San Donato con Linate per avere il collegamento M3 centrale-Linate

Atteso da 30 anni il prolungamento da San Donato verso Paullo, la cui discussione del progetto sta tornando alla ribalta in queste ultime settimane, non si è invece mai ipotizzata una diramazione della linea M3 verso l’aeroporto di Linate. Una connessione, posta solo tra i collegamenti da approfondire negli ultimi PUMS anche se con partenza da Rogoredo M3, che avrebbe consentito già da decenni di avere una linea metropolitana verso l’aeroporto utile per chi vive in città e anche per chi arriva nelle stazioni di AV Centrale e Rogoredo. Sarebbero bastate poche fermate e pochi anni di lavoro per vedere questo il tratto San Donato-Linate in funzione. Chissà come sarebbe cambiata la storia del City Airport di Milano?

Leggi anche: M3 fino a PAULLO: forse è la volta buona

# 2 Salvare dalla chiusura le librerie storiche (e altri negozi della tradizione milanese)

Un fenomeno che non accenna ad arrestarsi, quello delle chiusura di negozi storici a Milano. Una memoria cancellata, sostituita solitamente da negozi di abbigliamento o informatica, a cui le diverse giunte milanesi non hanno saputo opporre resistenza. Un modo di vivere che ci sembra miope perchè ogni negozio che rappresenta la tradizione milanese quando chiude crea una tripla perdita: per chi lo gestisce, per i clienti e per tutta la città che perde un elemento di identità e di qualità della vita. 

#3 Evitare la copertura dei Navigli rimanendo così la “Venezia lombarda”

credit: UrbanFile

Nelle sue celebre memorie, Casanova venendo a Milano la descriveva come unica città capace di competere in bellezza con la sua Venezia. La chiusura dei Navigli, tra il 1929 e il 1930, è stata una scelta dettata da necessità viabilistiche ed igieniche, per gli scarichi abusivi degli immobili adiacenti nella fossa interna anziché nella rete fognaria. Oltre che una iniziativa trainata dal progresso seguita anche dalle politiche del dopoguerra che hanno insistito nella stessa direzione. Il risultato è che Milano ha perso uno dei suoi elementi di maggiore caratteristica. 

Leggi anche: Riaprire i NAVIGLI per rendere Milano una città MONDIALE

#4 Impedire l’imbrattamento dei muri dei palazzi con scritte e tag

antigraffiti milano citta stato

Una piaga difficile da combattere e che nessuna amministrazione comunale si è impegnata seriamente a debellare negli ultimi decenni, consentendo un aggravamento del fenomeno. Ci sono interi quartieri imbrattati da scritte e tag di vario genere che rendono l’immagine della città più brutta di quello che in realtà sarebbe. Senza le associazioni di volontari che si adoperano per ripulire alcuni muri di Milano la situazione sarebbe ancora peggiore. Qualunque persona che arrivi da fuori non può che osservare lo scempio che Milano fa dei suoi palazzi. 

#5 Pretendere per Milano poteri e competenze più simili alle grandi città del mondo che a un piccolo comune di provincia, come ora

Per competere a livello internazionale, alla pari delle altre metropoli, Milano avrebbe bisogno di uno status da città stato: per l’ordinamento italiano significa che dovrebbe avere poteri e competenze da regione o provincia autonoma con conseguente maggiore libertà di gestirsi in autonomia senza corpi istituzionali intermedi dopo lo Stato, con più risorse a disposizione. Secondo un recente sondaggio di Ipsos, 2 milanesi su 3 chiedono che Milano abbia poteri e competenze da regione o provincia autonoma. Una volontà mai presa in considerazione dalla giunta attuale e da quelle precedenti. Anche l’attuale sindaco si è più volte dichiarato contro l’autonomia di Milano, costituendo forse l’unico caso al mondo di sindaco che non vuole più potere e risorse per la sua città. Milano ha gli stessi identici poteri di qualunque dei 7.000 e passa comuni italiani. Una debolezza che le fa perdere terreno dalle ben più potenti città internazionali con cui si confronta. 

Leggi anche: Sondaggio Ipsos: 2 MILANESI su 3 vogliono per MILANO poteri da REGIONE o PROVINCIA AUTONOMA!

#6 Tenerla più pulita

Milano è distante dai livelli di pulizia delle principali città europee. Spesso si notano sigarette, piccoli rifiuti a terra e cestini stracolmi. Questo non succede solo in periferia, ma anche in pieno centro nonostante la frequenza degli interventi dei netturbini, che quindi non è sufficiente e diffusa come necessario. Simile anche un’approssimazione diffusa nella manutenzione di strade e marciapiedi che spesso sembrano più simili ad aree molto più arretrate di quella a cui Milano dovrebbe aspirare. 

#7 Mettere in atto un progetto strategico per migliorare la viabilità nel suo complesso

La viabilità dell’area metropolitana di Milano è ancora deficitaria rispetto alle esigenze del territorio, tante altre città sono in una situazione migliore in proporzione alla loro dimensione. Ad esempio è ancora assente una tangenziale esterna ad ovest, il raddoppio della Paullese non è stato ancora terminata e a nord manca il collegamento completo tra le due tangenziali ovest e est. A livello ferroviario non è ancora in cantiere il quadruplicamento della Pavia-Mortara, non si è sistemato il collo di bottiglia per i treni Av entranti in città e anche un secondo passante. Anche la realizzazione delle piste ciclabili sembra più figlia di interventi slegati uno dall’altro e soprattutto privi di una visione di insieme con il resto delle modalità di trasporto della città. 

#8 Utilizzare la tecnologia e la sperimentazione per migliorare la qualità dell’aria

smog free tower (rotterdam)

L’inquinamento è probabilmente il problema più grave di Milano, che ad oggi è ancora una delle città più inquinate d’Italia e d’Europa. Fatta salva l’infelice posizione geografica, all’interno della Pianura Padana, non sono ancora stati introdotti dei sistemi innovativi capaci di ridurre la concentrazione di sostanze inquinanti. Dalle torri mangia smog ai cannoni ad acqua sono diverse le tecnologie nel mondo che stanno dando buoni risultati e che si potrebbero provare a Milano. “Il Comune di Milano non sperimenta” viene ripetuto dai più alti vertici. Il risultato è che se si hanno problemi endemici come l’inquinamento per sei mesi all’anno, senza sperimentare si rischia di restare fermi. Come purtroppo avviene da decenni. 

Leggi anche: Il PROGETTO più VISIONARIO per Milano sono le TORRI ANTISMOG

# 9 Realizzare connessioni migliori con i dintorni e con il mare

I milanesi sognano il mare. Per raggiungerlo ci impiegano, in treno o in ato, lo stesso tempo che ci mettevano cinquant’anni fa. Con continue code, strade non all’altezza e collegamenti ferroviari troppo lenti. Basti pensare che la tratta ferroviaria Milano-Genova viene percorsa in 1 h 40 minuti e per giungere località turistiche sul mare, come le Cinque Terre, servono almeno 3 ore. Discorso simile per i dintorni di Milano: ciò che rende unica Milano rispetto alle grandi città d’Europa è la vicinanza con luoghi straordinari. Una vicinanza che dovrebbe essere una priorità trasformare in rapidità di collegamento. 

Leggi anche: Da Roma DOCCIA FREDDA sulla Milano – Genova: NIENTE RECOVERY FUND per il Terzo Valico

#10 Maggiore sicurezza e più attenzione alle zone fuori dai bastioni

Il centro storico è presidiato in maniera costante da tutte le forze dell’ordine e il livello di sicurezza è abbastanza elevato. Lo stesso non si più dire per tutto il resto di città fuori la cerchia dei bastioni e soprattutto oltre la circonvallazione della 90-91, dove risse, scippi e furti sono molto più diffusi. Milano soffre molto di una visione ristretta al centro, questo lo si vede anche nell’architettura e nell’urbanistica. Mentre in certe zone centrali si fa a gare a edificare palazzi con una grande cura estetica, lo stesso non si può dire nelle zone più distanti dove si è lasciato costruire palazzi brutti che deprimono chi ci vive e tolgono valore a tutta la città. 

Continua a leggere con: 5 NOVITÀ per rendere Milano più BELLA per le OLIMPIADI

MILANO CITTA’ STATO

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