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La CASA in PAGLIA e SUGHERO alle porte di Milano

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Credit: novellocasedipaglia.it

Una villa ecosostenibile, fatta con materiali naturali. Vediamola insieme.

La CASA in PAGLIA e SUGHERO alle porte di Milano

# Casa Quattro: la casa in paglia di riso, legno e sughero

Credit: novellocasedipaglia.it

Bioedilizia ed ecosostenibilità: queste le parole chiavi dell’Architetto Luca Compri, dello studio varesino LCA, quando ha progettato Casa Quattro: la casa in paglia di riso, legno e sughero che si trova a Magnago, un piccolo paese in provincia di Milano.

La villa di 200 mq su due livelli, è stata realizzata dalla Novellocase di Oggiona (Varese) con la tecnologia a telaio di legno (in pratica la struttura portante in legno non viene separata dagli elementi di tamponamento e irrigidimento): al piano terra si trova la zona giorno con cucina e ampio soggiorno, una camera da letto, due bagni e una lavanderia. Nel piano rialzato (un sottotetto abitabile) c’è una palestra, la camera padronale, un altro bagno e uno studio con affaccio sul salone.

Esternamente è ispirata alle case presenti già nel territorio, per la maggior parte fienili e casali, quindi con le forme delle antiche case rurali tipiche del territorio lombardo e il tetto, a falde inclinate, conferisce eleganza e funzionalità. Il tutto si affaccia su un piccolo bosco di acacie.

# Uno spazio minimal ma curato nei dettagli

Credit: novellocaseinlegno.it

Dal “look” minimal e semplice, l’edificio è privo di ogni elemento non essenziale, le finiture e gli arredi sono in pietra e legno di quercia. L’unico lusso sta nelle decorazioni, soprattutto della superficie esterna, fatta di lastre di sughero e legno, pantografate in 3D con decorazioni stravaganti.
Per l’isolamento termico delle pareti è stata utilizzata la paglia di riso, un materiale 100% naturale che garantisce elevate prestazioni energetiche.

La particolarità è la parte centrale della struttura portante: uno spazio a doppia altezza con luce naturale che illumina gli interni, completamente vetrato, che dà la sensazione di essere un tutt’uno con i campi e i boschi circostanti. Una caratteristica fondamentale dal momento che, Casa Quattro, è stata realizzata per una giovane coppia di informatici che hanno deciso di lavorare a stretto contatto con la natura.

# Materiali ecosostenibili

Credit: novellocaseinlegno.it

La scelta dei materiali è di fondamentale importanza e in linea con gli ideali di ecosostenibilità dello studio LCA. Sughero, paglia e legno, pur essendo materiali “poveri”, hanno delle caratteristiche uniche sia come sostenibilità, durata ed efficienza ma anche in termini di bellezza, come scrivono sul loro sito gli architetti che hanno realizzato il progetto.
Il cappotto termico realizzato col sughero, insieme alla paglia utilizzata per l’isolamento termico, riducono al minimo il fabbisogno energetico della villa. La stessa paglia è materiale di scarto degli agricoltori locali. Nulla va buttato!

# Recupero di energie e calore

Credit: novellocasedipaglia.it

Dal punto di vista energetico, si continua sul filone dell’ecosostenibilità con l’utilizzo
dell’innovativo impianto con aggregato compatto: un macchinario di ventilazione a basso consumo energetico che recupera calore e riscaldamento dell’acqua.

Inoltre Casa Quattro si autoalimenta con i contributi di energia solare attiva e passiva, con 0 emissione di CO2.

Un’abitazione con tempi di realizzazione brevissimi, grazie alla prefabbricazione delle pareti in legno e paglia che consente quasi di annullare gli errori di imprecisione, che possono esserci durante le fasi di cantiere, garantendo una realizzazione veloce, sicura, sostenibile e di elevata qualità si esecuzione.

 

Fonti: novellocasedipaglia.it novellocaseinlegno.it

Continua la lettura con: Arrivano le CASE del FUTURO: Milano d’ispirazione per altre città italiane

ANGELA CALABRESE

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Il MONDO NUOVO dopo il Covid: 10 RIVOLUZIONI che trasformeranno la nostra vita

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Come cambieranno le nostre vite dopo il Covid? Ecco 10 scenari che potrebbero cambiare il mondo.

Il MONDO NUOVO dopo il Covid: 10 RIVOLUZIONI che trasformeranno la nostra vita

“Il Covid ha cambiato per sempre le nostre vite” è probabilmente la frase che più spesso abbiamo sentito dire da chiunque, negli ultimi 14 mesi. E anche chi all’inizio era scettico, chi riconosce la gravità della situazione, chi crede ai complotti o semplicemente chi non ne può più, ha ammesso che le cose, almeno per certi aspetti, sono esattamente come le descrive questa sentenza. Ci sono tuttavia alcune considerazioni su cui ragionare, sia in meglio che in peggio, in merito a quanto questi potenziali cambiamenti possano influire sui settori nei quali hanno impatto. Andiamo a vedere assieme qualche possibile scenario futuro.

#1 Ambiente: lo sviluppo dei mezzi a idrogeno

Treno all’idrogeno. Credits: radiolombardia.it

Mezzi di trasporto non inquinanti a idrogeno? Considerando che esistono già da un po’ (soprattutto i bus), la domanda si pone in relazione allo sviluppo su larga scala. Ergo, le automobili. Progetti e brevetti sono stati snocciolati a volontà dagli anni 2000 in avanti. 

La pandemia sarà in grado di accelerare una strada già intrapresa, o l’ambiente sarà l’ultima fra le priorità?

#2 Comunità: verso uno società organicista dove ognuno si sente più parte di un corpo più grande

credit: uninfonews.it

Se è assodato che il Covid ci ha rinchiusi in casa e costretti a reimmaginare i nostri spazi e rapporti, è pur vero che una volta terminate le restrizioni la socialità potrebbe risentirne positivamente, con la costituzione di una serie di associazioni e comunità per così dire di stampo aristotelico. Ovvero, gruppi sociali dove gli stessi siano effettivamente (e non solo in teoria) superiori all’individuo. Uno sviluppo organicista che sarebbe il fiore all’occhiello di attività culturali, filantropiche e (perché no) anche politiche. 

#3 Visione: valorizzare il meglio di ogni individuo

Direttamente collegato al punto precedente, il senso di visione futura di queste nuove comunità potrebbe ampliare orizzonti, miscelare competenze e scavare nel profondo dell’animo umano, per tirare fuori il bello di ognuno di noi e far sì che ogni lato oscuro che sovente emerge di questi tempi resti soffocato a oltranza, come un focolaio attutito da una coperta. L’attenzione per la sicurezza figlia di un’idea del vivere come sopravvivenza figlio del novecento, potrebbe lasciare il passo a una visione della vita più completa, che metta al primo posto la realizzazione dell’individuo in ogni ambito del suo esistere. 

#4 Tecnologia: più rapporti digitali ma al servizio della propria identità

credit: business.techprincess.it

Oggi tecnologia vuol dire soprattutto comunicazione, ed è scontato che, esattamente come per molte altre forme di aggregazione sociale, la tecnologia invaderà ancor di più le nostre vite. Sperando, naturalmente, che le invada per migliorarne alcuni aspetti, che non sia molesta come certi social network e soprattutto che non diventi l’unica esclusiva forma di rapporto (semi)umano. Quanto, se non più di ciò che accade già oggi. 

#5 Società: saremo una società di individui forzatamente soli?

Appunto. La società, intesa in senso lato, è sempre stata intesa come unione di individui che, per legame familiare, professione o vocazione, si trovavano a condividere spazi e idee con i propri simili. Sarà possibile costituire una società post-covid che non sia “infettata” da una forzata solitudine, e uscirne con una gran lezione da sfruttare per un vivere migliore?

#6 Lavoro: ognuno diventerà l’azienda di se stesso

credit: thelocal.se

Smart working / in presenza / dad. Sono solo alcuni dei neologismi nati con la pandemia, e che saranno sempre più attuali anche nel prossimo futuro. Alcuni ritengono che certe professioni spariranno per sempre, mentre altre si sono inevitabilmente trasformate. Il futuro del lavoro è, fra gli altri, quello che presenta più incertezze di tutti i settori. Come ne usciremo? Forse la tendenza è che la precarietà spingerà ogni persona a considerarsi in modo più autonomo, come un’azienda di se stesso, cercando di mettere assieme più fonti di reddito. 

#7 Relazioni internazionali: il tramonto dei grandi stati di tradizione ottocentesca

Various international flags blowing in wind, low angle view

Il tramonto dell’Occidente inteso come alternativa alla Russia, al Medio Oriente e soprattutto alla Cina è un’eventualità da non scartare, prevalentemente a causa del rimescolamento degli equilibri politici economici, già in atto prima del Covid e ribaltati come un calzino dalla pandemia. Per noi, Occidente vuol dire soprattutto Europa unita, sia di nome che di fatto, nel rispetto di tutti i paesi che la compongono. Anche se, come sappiamo, non tutti questi paesi nei confronti dell’Europa hanno avuto lo stesso rispetto che la stessa ha per loro. Ma ciò che sta emergendo come crisi più forte è quella degli stati nazionale di matrice ottocentesca, fondati su un rapporto governo-sudditi. Sarà forse il futuro segnato dalle autonomie locali e dalla proliferazione di città stato più a misura del cittadino?

#8 Politica economica: nascerà una nuova Europa

credits: domusdust IG

La parcellizzazione del vecchio continente post-brexit è un’ipotesi valida, soprattutto quando si è capito che un governo centrale europeo fa molta fatica a conciliare gli interessi economici dei vari stati. Da una parte Orban, dall’altra le proteste per gli squilibri del recovery e in testa a tutto, l’annoso problema immigrazione, questo solo per citare alcuni anelli deboli della catena. Ma dalla pandemia, l’Europa uscirà più forte o più gracile? Comunque sia sarà diversa da quella di adesso. 

#9 Economia: l’era della cryptofinanza

credit: masterdc.com

Le monete elettroniche o virtuali che dir si voglia sono ormai una realtà consolidata. È di pochi giorni fa la notizia che Coinbase è sbarcato sul NASDAQ, ottenendo così un riconoscimento ufficiale in valore di mercato e vedendo le azioni dei possessori di bitcoin impennarsi come una moto al traguardo di un GP. Il contante e le valute FIAT (emesse dalle banche centrali) sono destinati a diventare sempre più marginali?

#10 Informazione: la cultura sarà trainata dai social network

Credits: mwcommunication.it

Come sopra. Con Block-chain, portafogli digitali, Smart Contract e Cripto valute, l’utilità veicolare dei social network potrebbe arrivare al suo culmine, trasformando Facebook, Instagram, Twitter o altri minori in catapulte di lancio per il denaro del terzo millennio. Tutti i settori dell’informazione e della cultura avranno nei social network il loro centro di gravità permanente dove ogni persona sarà al tempo stesso emittente e fruitore di informazione. 

E ora, come sempre, tocca ai nostri lettori. Quali sono le tendenze con cui potremmo confrontarci nel prossimo futuro?

Diteci la vostra.

Leggi anche: In ITALIA c’è già un’ISOLA COVID FREE

CARLO CHIODO

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L’isola che PAGA I TURISTI che la visitano

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Credit: @zuzanacloud

In Europa c’è un isola che ti paga se decidi di visitarla. Sono tempi bui per il turismo, la pandemia ha reso tutto incerto dal punto di viaggi e prima di prenotare si tiene conto di tante possibili variabili (non varianti!): ripresa dei contagi, vaccini, cancellazioni. Nonostante tutto questo, Malta ha deciso di dare un incentivo ai turisti: pagherà chi la sceglierà come meta per le proprie vacanze.

L’isola che PAGA I TURISTI che la visitano

# Dal 1° giugno riparte il turismo maltese

Credit: viaggi.corriere.it

Dal 1 giugno Malta e le isole di Gozo e Comino riapriranno ufficialmente le porte ai viaggiatori e per promuovere l’arcipelago l’Ente per il turismo maltese ha stanziato 3,5 milioni di euro destinati al settore del turismo, duramente colpito dalla pandemia in tutto il mondo.
Si parte con le prime 35mila prenotazioni: chi prenoterà un soggiorno di almeno 3 notti sull’isola potrà beneficiare di sostanziosi bonus che potranno arrivare fino a 200 €, in base al livello della struttura alberghiera scelta, se aderirà al programma.

Nella repubblica maltese la campagna vaccinale sta procedendo senza intoppi: il 95% degli over 80 è stato tutto vaccinato ed il 42% della popolazione adulta ha già ricevuto la prima dose di vaccino (Pfizer o AstraZeneca).

Considerando che la popolazione autoctona locale è di poco più 500mila abitanti, i numeri sono incoraggianti. Per questo le previsioni sulla stagione estiva sono ottimiste: l’ambizioso obiettivo è quello di promuovere la Repubblica Insulare come una destinazione Covid free.

# Come funziona

Credit: giramundo.net

Come funziona? Chi pernotterà in hotel 5 stelle riceverà 100 €, 4 stelle avrà 75 € e i 3 stelle 50 €.
Il valore del voucher potrà salire fino a 200€/150€/100€ se le strutture decideranno di “invogliare i turisti” mettendo il resto del valore, di tasca loro.

I bonus potranno essere spesi all’interno delle strutture tra cibi, bevande e/o servizi offerti in hotel.
Chi invece deciderà di alloggiare sull’isola di Gozo avrà un ulteriore bonus del 10%.
Un programma invitante, soprattutto per noi italiani, avvantaggiati dalla vicinanza e facilità nel raggiungere l’arcipelago.

Per chi fosse interessato, il sito della Malta Tourism Authority illustra in maniera chiara e dettagliata tutti i vari incentivi e bonus previsti.
Bisogna avere dei requisiti per ottenere i bonus? La risposta è… si, ma molto semplici: come dicevamo poco sopra, il soggiorno non deve essere inferiore ai 3 giorni e bisogna prenotare direttamente con le strutture, non con i tour operator, per evitare commissioni che incassano direttamente dagli hotel.

# Un progetto per aumentare il turismo

Credit: @zuzanacloud

Al momento si stanno raccogliendo le adesioni delle varie strutture che vorranno aderire al
programma, in secondo luogo l’ente per il turismo maltese suddividerà i fondi e darà maggiori informazioni e istruzioni per preparare gli alberghi all’inizio della stagione estiva.
È un progetto sicuramente ambizioso e importante per Malta dal momento che il 27% del suo Pil arriva proprio dal settore turistico.

Secondo i numeri comunicati dal World Travel and Tourism Council, nel 2019 i turisti sono stati circa 2,7 milioni, da inizio pandemia purtroppo c’è stato un crollo dell’80%.

ANGELA CALABRESE

Continua la lettura con: Le CASE GALLEGGIANTI: la NUOVA proposta del turismo sardo

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RECENSIONE di ZERO: per la prima volta la PERIFERIA di MILANO protagonista di una serie TV

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Credits: cinematographe.it Zero

Uscita il 21 aprile su Netflix, la serie interamente girata a Milano è stata un successo. Contenti che la famosa piattaforma abbia scelto la nostra città per ambientare una serie e avendone seguito tutte le puntate, mi permetto di fare alcune considerazioni.

RECENSIONE di ZERO: per la prima volta la PERIFERIA di MILANO protagonista di una serie TV

# Ragazzi d’oggi che cercano un equilibrio tra l’attaccamento alle tradizioni d’origine e la voglia di integrarsi

Credits: skuola.net
zero-netflix

I protagonisti sono un gruppo di simpatici e svegli ragazzi, tutti di origine straniera ma tutti milanesi fortemente legati tra di loro, nonostante le differenze etnico culturali. Sono giovani del nostro tempo che, quelli con qualche anno in più, soprattutto se cresciuti prima degli anni ’90, faranno forse fatica nel riconoscersi, ma che sempre più rappresentano il futuro multiculturale e reattivo ai cambiamenti con i suoi pregi e i suoi difetti.

La loro vita si svolge tra scuola, sogni, sport e divertimento in un difficile equilibrio tra l’attaccamento dei loro genitori alle usanze e tradizioni delle terre d’origine e la loro enorme voglia di integrazione nel mondo nel quale sono cresciuti.

# Barrio: il quartiere periferico di Milano

Credits: cinematographe.it
Zero

Il vivace e colorato quartiere periferico milanese, denominato “Barrio”, una via di mezzo tra le favelas di Rio e la banlieue di Parigi in un’atmosfera leggermente cyber punk. Una nota impresa edile ha però messo le mani sul Barrio al fine di portare avanti una grossa operazione immobiliare, che causerebbe la demolizione del quartiere e la cacciata dei loro abitanti. E gli speculatori, servendosi di gruppi criminali, usano modi decisamente poco diplomatici per risolvere la questione (un po’ come forse successo per il Bottonuto ed altre antiche contrade nel secolo scorso?). La reazione orgogliosa degli abitanti del quartiere, però, rende l’operazione di sgombero decisamente più complicata del previsto, grazie ai nostri eroi e al potere di diventare invisibile di Zero, timido, dolce, carino e molto impacciato (Giuseppe Dave Seke).

# Una serie piacevole e divertente

Il tutto si intreccia con storie di amicizie amori e tradimenti in una Milano proiettata nel futuro e dai forti contrasti. I nostri eroi, immigrati di seconda e terza generazione, nonostante le diverse provenienze ed etnie ostentano una precisa e un po’ ripetitiva parlata, quasi a rivendicare la loro milanesità. La serie, dobbiamo dire che, nonostante una recitazione un po’ artigianale, un doppiaggio migliorabile e dialoghi un po’ banali, risulta piacevole e divertente. Tanta è la voglia di integrarsi ed emergere di questi nuovi cittadini.

# Un bellissimo spot per Milano

Credits: spettacolo.eu
Zero Locandina

Assolutamente da sottolineare le bellissime riprese di Milano da varie angolazioni che non possono non colpire lo spettatore. Un perfetto spot promozionale per Milano che, in questa serie proiettata in tutto il mondo dove la piattaforma è visibile, presenta il meglio di sé. Sembrano davvero lontane anni luce le periferie ritratte tanti anni fa in grandissimi capolavori e non del cinema e della TV. Periferie tetre, buie, tristi, angoscianti, disseminate di aree dismesse, in una cupa atmosfera dove regnavano rassegnazione e degrado, paesaggi desolati dai confini incerti di una Milano cupa e dimessa. Netflix in questa serie, ci dipinge invece una Milano scintillante e viva, con l’accompagnamento musicale tra gli altri di Marracash e Mahmood, musicisti cresciuti non a caso nelle periferie meneghine.

# Milano Città Stato e i quartieri patrimonio da valorizzare

Ci piace lo spirito di gruppo dei ragazzi e l’attaccamento al proprio quartiere che anche noi di Milano Città Stato pensiamo vada maggiormente vissuto, riscoperto e valorizzato. Speriamo solo che la storia rappresentata non metta in cattiva luce il grande sviluppo immobiliare ed urbanistico di Milano di questi ultimi trent’anni, facendolo passare per una grande operazione di riciclaggio e speculazione.

Non pensiamo male e attendiamo di vedere con piacere il seguito, sperando che Milano faccia da palcoscenico per tantissimi altri film serie tv e spot.

Fonti: tvserial.it

Continua la lettura con: 🛑 Le PERIFERIE di Milano diventano FANTASY nella nuova serie NETFLIX

ANDREA URBANO

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5 NOVITÀ per rendere Milano più BELLA per le OLIMPIADI

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Credit: @grattacielimilano.it

Alzi la mano chi non sogna per Milano un rinnovamento che non sia solo amministrativo,
infrastrutturale ed ecologico. Negli anni la nostra città ha fatto passi da gigante per
migliorarsi giorno dopo giorno, incenerendo il ricordo della città ostile del boom economico
dove “non si affittava ai meridionali”.

Di certo nell’ultimo decennio Milano ha messo la quinta migliorando in svariati aspetti, ma questo riguarda soprattutto politiche legate al lavoro, all’inclusione sociale e, in generale, a spinte di progresso economico. Ben pochi, però, hanno una visione che sia soprattutto di sviluppo estetico, ma in vista delle Olimpiadi dovremmo iniziare a pensarci.

Vi propongo le mie idee per far fare alla nostra città ancora più bella figura. 

5 NOVITÀ per rendere Milano più BELLA per le OLIMPIADI

# Torre del Nord

Credit: @grattacielimilano.it

Sul modello della Tour Eiffel, al centro del Parco Sempione. Magari non somigliante
all’iconica forma della celebre torre parigina, ma che sia alta almeno trecento metri
svettando così sulla Torre Unicredit, attualmente la vetta più alta d’Italia con i suoi 231
metri.

E soprattutto, che abbia un sapore più monumentale e meno “commerciale”, essendo tra l’altro non lontano dall’Arco della Pace e da Corso Sempione, un po’ quelli che i milanesi considerano i nostri Champs-Élysées.
Una torre simile alla Shard di Londra, progettata da Renzo Piano e terminata nel 2012, ma ancora più bella, splendente e rappresentativa della grandezza di Milano.

Si potrebbe chiamare Torre del Nord.

# Nuovo Idroscalo

Credit: milanoweekend.it

Acque ancora più pulite, più sport disponibili, e un agitatore futuristico di onde che possa far sì che sia il primo bacino d’acqua chiuso al mondo con il mare agitato.

Sogniamo troppo? Mica tanto, sapete. All’idroscalo è già arrivata la wavepool, prima onda artificiale d’Italia per poter surfare anche lontano dai mari.

Il mare dei milanesi è in continuo sviluppo, ma probabilmente non ha ancora tirato fuori il meglio di sé. Voi cosa installereste nel nuovo idroscalo?

# Statue e colonne

Credit: @milano

Pericle fu il rinnovatore culturale e architettonico di Atene. Ci mise pochi anni, e la sua
fama è viva ancora oggi. Perché non sognare uno sviluppo estetico anche qui?

Ad esempio un elegante colonnato potrebbe benissimo abbellire vialoni di ingresso come Forlanini o Sempione, in uno stile simile ad alcuni viali romani, simboleggiando un
passato olimpico che celebrerà i giochi del 2026.

Colonne non molto diverse da quelle di San Lorenzo, per intenderci, anche se ricostruire fedelmente pilastri storici non è certo impresa da poco e si rischia di ritrovarsi una nuova Las Vegas, dove tutto è tremendamente finto.

Con le statue è più semplice, e di milanesi illustri di tutte le arti che potrebbero avere una statua dedicata ce n’è più di uno. A chi dedichereste le prime cinque?

# Milano City Airport

Credit: @fiore_sala

L’aeroporto di Milano Linate per quanto piccolo dovrebbe diventare molto più
monumentale.

Pensiamoci: a Roma hanno una statua di Leonardo da Vinci, noi abbiamo una mega installazione di Emporio Armani. Per carità, Milano è e resterà la città della moda, ma ci sono altre zone (come ad esempio l’Ippodromo, con il cavallo del citato Leonardo) dove un passato glorioso si prende il rispetto che merita.

Come minimo ci vorrebbe un monumento gigante a Enrico Forlanini, pioniere dell’aviazione e inventore dell’elicottero. E perché no, anche una ridenominazione in Milano City Airport, in puro stile inglese. Che ve ne pare?

# Nuovi stadi

Credit: @abry1996

Naturalmente anche se si tratta di Olimpiadi invernali il calcio non poteva mancare. E dato
che se ne parla già da un bel po’, quale migliore occasione per costruire finalmente due
nuovi stadi, uno per il Milan e l’altro per l’Inter, distanziati in stile inglese proprio per dare ai futuri derby un vero e proprio sapore di trasferta?

Due impianti modernissimi, uno almeno dotato di pista d’atletica, che potrebbero tranquillamente dividersi le attività sportive pe così dire “indoor” per le future Olimpiadi invernali del 2026. Dove vedreste i nuovi stadi delle due squadre di calcio milanesi?

Come al solito, sbizzarritevi e diteci la vostra. Chissà che qualcuno dalle amministrazioni non legga il vostro commento, e possiate diventare ideatori estetici di una rinnovata Milano.

Continua la lettura con: 38 MURALES nel VILLAGGIO dei FIORI: così MILANO cambierà volto per le OLIMPIADI

CARLO CHIODO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

L’ATTICO su TRE PIANI, con vista PORTA NUOVA, firmato La Viola. Sarà il più BELLO della città?

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credits claudiolaviolaarchitetture

Distribuito su 3 piani, per una superficie di 800 mq, disegnato da uno degli stilisti più apprezzati degli anni ’80. Ecco come è stato realizzato. 

L’ATTICO su TRE PIANI, con vista PORTA NUOVA, firmato La Viola. Sarà il più BELLO della città?

# Nel cuore di Milano un attico di 800 mq di design suddiviso su 3 piani

credits claudiolaviolaarchitetture

Nel cuore di Milano, in cima ad un edificio degli anni cinquanta, c’è l’ultima creazione dell’architetto Claudio La Viola: un super attico, di 800 metri quadri che si sviluppa su tre livelli e progettato interamente dall’ex stilista. Si, perché Claudio La Viola inizia la sua carriera nel mondo della moda, negli anni ’80, era uno stilista molto apprezzato, ma bruciava in lui la fiamma della passione per architettura e design.

 “Un giorno mi sono svegliato e ho capito che quel mondo non mi apparteneva più (la moda). Io sono così, non riesco a fare un lavoro in cui non mi sento a mio agio. Tutto sommato, se hai la forza di cambiare, è una fortuna”

credits claudiolaviolaarchitetture 1

Inizia così dedicarsi completamente alle sue passioni. Molti dei suoi amici hanno potuto “beneficiare” delle sue grandi capacità di sfruttare al meglio gli spazi. Doti che ha messo in campo nella realizzazione dell’attico delle stelle. Lo chiamiamo così proprio perchè si sviluppa dal decimo al dodicesimo piano di un palazzo anni ’50 in centro. La Viola dichiara: “Nel mio lavoro insisto sugli allineamenti: di porte, muri, prospettive. Per me sono sostanziali nella definizione di uno spazio”

# L’attico è un vero e proprio gioco di volumi e colori 

credits claudiolaviolaarchitetture 2

L’attico è un vero e proprio gioco di volumi e colori in cui La Viola ha utilizzato tecnica e libertà creativa, incastrando perfettamente eleganza, design e domotica. Facciamo un tour, seppur immaginario, del lussuoso appartamento, “confezionato su misura” per il commitente: un giovane imprenditore. “Siamo in sintonia (con il committente), parliamo lo stesso linguaggio. Il risultato è che questo è davvero lo spazio che lo rispecchia. Il mio è un lavoro da interprete, mai snaturare l’identità del cliente: quando progetti una casa, la prima cosa di cui tenere conto è la personalità di chi la abita” 

# La zona notte silenziosa e ovattata al decimo piano 

Partiamo dalla zona notte, al decimo piano. La parte più silenziosa ed ovattata dell’appartamento. A farla da padrona sono eleganza e armonia dei colori. Troviamo la camera padronale con cabina armadio e palestra comunicante, camera per gli ospiti e, per non farsi mancare niente, un appartamento di servizio. La colonna sonora della zona notte è il “silenzio” delle finestre domotiche, che si aprono e chiudono senza fare alcun rumore.

# Il salone doppio all’undicesimo piano con parquet in color sabbia

Credits Thomas Pagani

All’undicesimo piano si apre un meraviglioso salone doppio con doppia cucina, sala da pranzo, bagno di cortesia che affaccia su una piscina di ninfee, terrazze panoramiche. I colori di pareti e plafoni sono di color sabbia che sfuma al color cammello, la boiserie in legno con pavimento in parquet dello stesso colore. Tutto studiato nel minimo particolare: volumi e colori perfettamente calibrati, l’arredamento, elegante e accogliente, la fa da padrona e la scala in ferro nero, mette in evidenza un gradino sospeso, che le dà leggerezza.

Il cantiere è durato un anno e mezzo, un tempo relativamente breve se si pensa alla complessità del progetto, essendo anche in cima ad un edificio degli anni ’50 nel cuore di Milano. Parte della  sommità del palazzo, è stata demolita e ricostruita, una grossa responsabilità.

# “Un’avventura straordinaria”

Claudio Viola

Così ha definito il progetto, l’architetto La Viola. Inoltre, grazie alla collaborazione in fase progettuale, con gli ingegneri strutturisti ha permesso di raggiungere la classe energetica A, pur essendo un contesto datato. Un’attenzione maniacale, oltre che per gli arredi, anche per le rifiniture: dagli infissi con il telaio a scomparsa, fino ai tappeti e ai lampadari, tutto è stato pensato su misura… fino all’ultima vite. Potrebbe avere insomma, tutte le carte in regola per diventare il più bel (o uno dei più belli) attici di Milano. In mezzo alle stelle.

Continua a leggere con: Il SUPER ATTICO con FONTANA PANORAMICA su Milano

ANGELA CALABRESE

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I 7 TUNNEL più straordinari del MONDO (immagini)

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Credits kevinvanulden IG - Brockville Railway Tunnel

Quando entrando in un tunnel inizia lo spettacolo.

I 7 TUNNEL più straordinari del MONDO (immagini)

#1 La foresta di bambù di Arashiyama e Sagano in Giappone

Credits yousocialtrip – Foresta Bambù

La Foresta di bambù di Arashiyama e Sagano, nella parte occidentale di Kyoto, è uno dei tunnel naturali più suggestivi al mondo. Il percorso pedonale che attraversa il tranquillo boschetto sembra magico e sospeso nel tempo. A chi lo percorre infatti appare come una galleria in movimento grazie agli alberi di bambù ondeggianti che fiancheggiano la camminata.

Leggi anche: La KIMONO FOREST: la foresta che si accende di NOTTE. Uno spunto perfetto per la METRO milanese?

#2 Brockville Railway Tunnel, la galleria ferroviaria più antica del Canada, oggi attrazione turistica con musica e luci

Credits kevinvanulden IG – Brockville Railway Tunnel

Il Brockville Railway Tunnel, la galleria ferroviaria più antica del Canada, aperta al traffico dei treni per la prima volta nel 1860, oggi è diventata una vera attrazione turistica. Da qualche anno la struttura storica è stata restaurata e aperta a escursionisti e ciclisti. Per rendere l’esperienza ancora più coinvolgente, musica e luci illuminano le caratteristiche architettoniche e i depositi di minerali.

#3 Il tunnel di Guoliang in Cina scavato dagli abitanti del villaggio

Credits rhinotaller IG – Guoliang

Il tunnel di Guoliang in Cina, tortuoso e irregolare, ha una sola corsia e delle aperture da cui osservare le montagne e le vallate. Questa incredibile opera è stata interamente scavata negli anni ’70 da soli 13 abitanti, con l’obiettivo di avere un collegamento dal loro remoto villaggio di montagna al mondo esterno. 

#4 L’inquietante “tunnel” di faggi in Irlanda del Nord

Credits holidayfoxuk iG – Dark Hedges

In Irlanda del Nord, nel comune di Antrim, si trova un inquietante tunnel di faggi denominato Dark Hedges. Grazie alla serie televisiva Game of Thrones” della HBO è diventato famoso in tutto il mondo per il suo utilizzo come location di Kingsroad.

#5 Il tunnel stradale più lungo del mondo in Norvegia dai colori fluorescenti

Credis nobilya – Tunnel Lærdal

In Norvegia troviamo il tunnel stradale più lungo al mondo, 24,5 km tra i comuni di Aurland e Lærdal, che consente di collegare senza traghetti Oslo e Bergen. L’impatto visivo all’interno è alquanto surreale per via dei colori fluorescenti che illuminano la galleria. 

Leggi anche: Il primo TUNNEL NAVALE del mondo (video e rendering)

#6 Il tunnel dell’Aqua-Line Baia di Tokyo è una delle gallerie sottomarine più lunghe del mondo

Credits: aminoapps.ocm – Aqua-Line Baia di Tokyo

L’Aqua-Line Baia di Tokyo è l’arteria stradale realizzata per collegare le città di Kawasaki e Kisarazu, passando anche sotto il mare attraverso un tunnel. Il ponte incontra il tunnel su un’isola artificiale chiamata Umihotaru, che in giapponese significa lucciola marina. La porzione del tunnel autostradale è una delle gallerie sottomarine più lunghe del mondo grazie ai suoi 9,6 km. 

#7 Il ponte simile a un gigantesco looping sinuoso in Germania

Credits oberhausentourismus IG – Slinky Springs to Fame

Lo Slinky Springs to Fame è un ponte che attraversa il canale Reno-Herne a Oberhausen, progettato dal visionario artista tedesco Thobias Rehberger. Il ponte ciclopedonale collega i giardini del castello di Oberhausen all’isola di Emscher, in Germania. Passandoci sopra ci si ritrova in tunnel illuminato da luci a led, simile a un gigantesco looping sinuoso, con 496 archi in alluminio che creano una spirale spettacolare.

Fonte: Si Viaggia

Continua la lettura con: Il PONTE SOSPESO più ALTO d’Europa si trova a due ore da MILANO

FABIO MARCOMIN

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L’ “Atlantide del lago”: il BORGO SOMMERSO riemergerà dall’acqua dopo quasi trent’anni

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Credits silviacamporesi IG - Careggine riemersa

Dopo il 1994 questo potrebbe essere l’anno nel quale l’invaso artificiale di Vagli nella provincia di Lucca sarà svuotato riportando alla luce l’antico Borgo di Careggine, fondato nel 1200 da alcuni artigiani. Ecco la sua storia e perché è rimasto ancora integro sotto l’acqua.

L’ “Atlantide del lago”: il BORGO SOMMERSO riemergerà dall’acqua dopo quasi trent’anni

# Si attende la conferma da parte delll’Enel

Credits silviacamporesi IG – Invaso di Vagli

Dopo il 1994 questo potrebbe essere l’anno nel quale, a seguito di alcuni lavori straordinari di manutenzione, l’invaso artificiale di Vagli sarà svuotato riportando alla luce l’antico Borgo di Careggine, fondato nel 1200 da alcuni artigiani arrivati dal bresciano in Toscana per sfruttare le miniere di ferro presenti in zona.

# Cosa c’è nascosto nelle acque del lago

Credits mentelocale.it – Careggine

Un aspetto spettrale delle costruzioni presenti, completamente integre grazie al materiale utilizzato per edificarle escluso i tetti deterioratisi per colpa dell’acqua, un paesaggio innaturale ma a tratti magico che permette ai visitatori di percorrere i viali in pietra e visitare le case, è il motivo trainante per visitare fabbriche di Careggine, una volta piene di vita e certamente di rumori tipici dei laboratori dei fabbri ed ora un paese dimenticato causa forza maggiore.

# Storia di un paese sommerso

Credits silviacamporesi IG – Careggine riemersa

L’invaso, riempito nel 1953 dopo che è stata completata la diga per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica, è già stato svuotato 4 volte dalla sua creazione ma quest’anno pare sarà di nuovo visitabile e, si spera, di molti turisti che passeranno in zona non si faranno certo mancare questa emozionante escursione. Abbandonata nel 1947 ad inizio lavori fino al completamento della diga che sfrutta le acque del torrente Edron, Fabbriche di Careggine è un luogo unico della Garfagnana, zona ricca di storia e fascino oltre che caratterizzata da una cucina dai sapori inconfondibili. La zona è da sempre un catalizzatore che fino ad inizio pandemia ha mosso un flusso turistico importante. Segnarsi questo appuntamento è certamente fondamentale per chi desidera poter dire: io c’ero.

# Un’altra meraviglia del posto: la strada lastricata con secoli di storia

Credits chiara_paolucci IG – Via Vandelli

Da non dimenticare il fatto che proprio nella zona esiste la via Vandelli, una strada lastricata che collega Massa con Modena ed è totalmente percorribile a piedi e a cavallo. Un camminamento che attraversa luoghi incontaminati e collega alcune fabbriche, ormai abbandonate, che hanno fatto la storia della zona. Costruita per mettere in collegamento le due città fu percorsa per secoli da persone a piedi o a dorso di mulo, trainando i materiali necessari per la produzione di utensili, filati e altri manufatti che hanno caratterizzato l’economia della zona.

 

Continua a leggere con: Un DISASTRO secondo solo al VAJONT. A meno di 100 Km da Milano

ROBERTO BINAGHI

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Marghera: la CITTÀ GIARDINO dichiarata di “notevole interesse pubblico”

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“Il Quartiere Giardino di Marghera rappresenta un insieme di valore storico ed estetico di non comune testimonianza meritevole di tutela paesaggistica”

Marghera: la CITTÀ GIARDINO dichiarata di “notevole interesse pubblico”

# 1917: Nasce Porto Marghera

Nel 1917 nasce Porto Marghera, uno dei siti industriali più estesi ed importanti del territorio nazionale. La sua superficie complessiva è oggi pari a circa 2000 ettari ed è occupata da insediamenti industriali (prima e seconda zona industriale), canali e specchi d’acqua, insediamenti del porto commerciale, strade, ferrovie e fasce demaniali. E’ situata in corrispondenza del maggiore nodo infrastrutturale, viario, portuale e aeroportuale della regione del Nord-Est, oltre che nei pressi dell’area urbana di terraferma veneziana.

Credits: @seidiMargherase… (FB) – Marghera nel 1928, vista dall’acquedotto

# Le case di Marghera

Marghera, quartiere urbano del comune di Venezia, è stata progettata agli inizi del Novecento, nell’ottica di un’espansione del territorio comunale, in risposta a due esigenze distinte: dare un’abitazione ai lavoratori del porto e mitigare la crisi edilizia del centro storico, dove gran parte dei veneziani abitavano in case al piano terra, umide e malsane.

Credits: @seidiMargherase… (FB) – 1968 La mitica bottiglia in piazzale Autostrada, Marghera

# Emilio Emmer, da Milano a Marghera per la “città giardino”

Oggi, Marghera annovera uno fra i pochi quartieri italiani riconosciuti “di notevole interesse pubblico”. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha vincolato infatti l’area di Città Giardino progettata da Emilio Emmer (l’ingegnere milanese al quale, nel 1922, venne affidato l’incarico di redigere il Piano Regolatore) perchè: “costituisce un insieme caratteristico del Novecento che testimonia una fase significativa della storia della città e delle teorie urbanistiche, costituendo un paesaggio urbano di notevole interesse per i suoi caratteri d’insieme e delle sue singole parti”.

Credits: @seidiMargherase… (FB) – 1923: prime ville a Marghera

# Le regole della Città Giardino

Nonostante la sua fama la preceda, Marghera, tuttavia, non è mai stata un dormitorio. E’ stata progettata come una Città Giardino, per rendere più vivibile la parte residenziale di un paese che ha fatto dell’industria petrolchimica il suo triste biglietto da visita.

Da una parte, si può constatare come gli ultimi due decenni siano stati fondamentali per trasformare la maggioranza dei suoi famigerati quartieri popolari in nuove aree residenziali immerse nel verde (ad esempio dove ora sorge il Parco Catene).

Parco Catene, Marghera Venezia | Events - Venezia Unica
Credits: @veneziaunica.it – ll Parco Catene, oggi
Credtis: @veneziaunica.it – Cinema all’aperto a Catene – Marghera

Dall’altra, basta percorrere qualche via a caso del centro di Marghera per rendersi conto di quanto sia stata, al tempo, ben ideata.

Lungo un viale alberato della larghezza di 80 metri, Emilio Emmer, volendo creare un’oasi verde tra il grigiore delle fabbriche, progettò le sue villette liberty, stabilendo alcune regole:

  • ogni casa non doveva avere più di tre piani compreso il terreno
  • ogni abitazione sarebbe stata circondata da orti e giardini e recintata da muretti con ringhiere in ferro battuto
  • I giardini privati dovevano misurare almeno quattro volte l’edificio annesso
  • le case dovevano distare tra loro di almeno 15 metri

In poco più di due anni, Città Giardino contava già una cinquantina di abitazioni. Villette impreziosite da motivi floreali e da archetti gotici o rinascimentali che richiamavano le decorazioni tipiche dei palazzi veneziani.

Credits: @seidiMargherase… (FB) – Villetta nel centro di Marghera

Il Mibac oggi sentenzia che: “il Quartiere Giardino di Marghera rappresenta un insieme di valore storico ed estetico di non comune testimonianza meritevole di tutela paesaggistica“.

Come diretta conseguenza, le villette liberty che dominano Marghera, progettate da Emmer, non potranno più essere abbattute. Per ogni modifica prevista, essendo vincolate, dovrà esser richiesta regolare autorizzazione alla Soprintendenza ai Beni culturali.

Credits: ilmetropolitano.it, regione.veneto.it

Continua la lettura con: Forte Marghera torna protagonista con il restauro delle casermette napoleniche

LUCIO BARDELLE

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Figurine, odori, escrementi: i 5 MUSEI più STRANI dell’Emilia-Romagna

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L’Emilia-Romagna può vantare musei di ogni tipo. Lasciando da parte quelli più classici, si può andare alla scoperta di luoghi che espongono oggetti unici, curiosi e divertenti.

Figurine, odori, escrementi: i 5 MUSEI più STRANI dell’Emilia-Romagna

#1 Il Museo Profumalchemico di Modena: “segui il tuo naso, ha sempre ragione”

Credits: profumalchemico.it

Non sempre il senso principale da esercitare in un museo deve essere la vista. Il Museo Profumalchemico di Modena ne è la dimostrazione, trattandosi di un’esposizione sensoriale olfattiva. Il motto della sua fondatrice, Anna Rosa Ferrari, è “segui il tuo naso, ha sempre ragione”. Lei stessa ha realizzato questo ambiente con l’intenzione di renderlo anche un luogo di studio e di ricerca degli odori.

Proprio come l’antica scienza dell’alchimia, qui l’obiettivo è fondere varie essenze per trovare risultati nuovi e inaspettati. I visitatori possono percepire come ogni odore riesca a entrare in sintonia con il proprio corpo e la propria mente in maniera diversa. Nel museo sono conservate più di 200 essenze combinate in modo artistico e formate da oli essenziali e materie prime naturali. Un invito è rivolto a tutti i curiosi che vorranno fiutare queste nuove sensazioni.

#2 Il Museo della Figurina di Modena: cielo, cielo, cielo (non manca mai)

Credits: fmav.org

Chi da bambino, almeno una volta, non ha avuto una figurina in mano. Tra quelle dei cartoni animati o degli animali, le più famose rimangono senz’altro quelle dei calciatori. Il Museo della Figurina di Modena nasce proprio dalla volontà di Giuseppe Panini, fondatore della celebre casa editrice dell’album dei calciatori. All’interno è presente una sala espositiva permanente con grandi pannelli e album da sfogliare per ripercorrere la storia della figurina. Nelle teche, inoltre, sono presenti stampe e oggetti originali che farebbero invidia a qualsiasi collezionista. T

uttavia, non si parla solo di calcio ma di tutti più importanti esponenti che hanno contribuito al mondo delle figurine, tra cui Heidi, E.T., i Puffi e alcuni cartoni Disney. Il modo migliore per riassumere questo luogo magico è sicuramente attraverso il suo stesso slogan: “Un viaggio inaspettato tra memoria e fantasia”.

#3 Il Museo delle macchine da caffé di Modena: 100 per 100 anni

Credits: fashionfortravel.com

Rimanendo a Modena, un’altra esposizione è dedicata ad una tradizione molto radicata nel nostro Paese. Il Museo delle macchine da caffè è nato dall’idea di Giorgio Cavallini ed è stato arricchito grazie al contributo di Caffè Cagliari, storica azienda di torrefazione della zona. Il percorso del museo è ben studiato e diviso in 9 sale che ripercorrono in ordine cronologico l’evoluzione di questi cimeli. Ad aggiungere valore sono anche manifesti e poster d’epoca con le pubblicità del settore che hanno lasciato il segno. In totale, ci sono ben 100 macchine da caffè conservate per un totale di 100 anni di storia.

#4 Il Museo della bilancia di Campogalliano: per non perdere l’equilibrio

Credits: voce.it

La bilancia è sempre stato un oggetto affascinante, simbolo di equilibrio e di giustizia. Proprio per questo motivo, a Campogalliano, in provincia di Modena, è situato il Museo della bilancia. Si tratta di un luogo interamente dedicato all’oggetto in questione che ripercorre la sua storia e le varie forme che ha assunto nel tempo. L’esposizione è aperta fin dal 1989 e permette di scoprire tanti segreti e curiosità, come vari tipi di misurazione con i piatti. All’interno è possibile visitare anche una ricca biblioteca con tutti i libri sull’argomento, dando anche un supporto all’attività di ricerca e restauro.

#5 Il Museo della merda di Castelbosco: l’arte degli escrementi

Credits: museodellamerda.org

Per ultimo, ma non meno importante, ritroviamo forse l’idea più fuori dagli schemi di questa lista. Il Museo della merda di Castelbosco, in provincia di Piacenza, ha un nome volutamente provocatorio e non punta semplicemente a rendere lo sterco una forma d’arte. Il progetto vuole sensibilizzare al tema del riciclo e della condanna agli sprechi. L’esposizione si trova all’interno di un castello medievale e il suo ideatore è Gianantonio Locatelli, proprietario di una grande azienda agricola che alleva bovini.

Proprio con i prodotti di scarto dei suoi animali, che ammontano quasi a 1.000 quintali al giorno, Locatelli prepara materiali come mattoni e intonaco. Nel percorso museale, però, non ci sono solo le creazioni del suo ideatore, ma anche la cultura legata a questo materia prima. Si parte dagli scarabei stercorari fino ad arrivare all’utilizzo degli escrementi nelle opere architettoniche delle varie popolazioni. Un monito che dimostra che anche ciò che potremmo ritenere più inutile, in realtà, nasconde un suo particolare scopo.

Fonte: travelemiliaromagna.it

Continua a leggere con: I 7 MUSEI con le ARCHITETTURE più STRAORDINARIE del mondo

MATTEO GUARDABASSI

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Lo SPECIAL MOURALES

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Mourihno che piega con la vespa lanciato in una curva, sciarpa giallorossa, stemma della lupa, sguardo tagliente. Tutto questo in nuovo Murales che gli da il benvenuto nella capitale.

Lo SPECIAL MOURALES

A Roma lo stavamo aspettando. Eravamo certi che un murales dedicato a Mourinho sarebbe saltato fuori prima o poi e così è stato. Su un muro del quartiere Testaccio, notoriamente feudo giallo-rosso, è comparsa oggi un’opera di Harry Greb, rinomato street artist della capitale, che ritrae José Mourinho in sciarpa giallorossa alla guida della Vespa Special.

# Lo Specialone di nome e di fatto

Un po’ Nanni Moretti, un po’ Vacanze Romane, questo murales intitolato “Lo Specialone”, giocando sul nome della Vespa Special, è un omaggio a Roma, alla sua squadra, ai suoi simboli, la vespa, lo stemma della lupa sul frontalino, i colori giallo rossi e naturalmente a lui, il nuovo allenatore della Roma.

L’annuncio del passaggio dell’allenatore portoghese alla Roma è solo di 3 giorni fa, quando lo scorso 4 maggio l’AS Roma ha annunciato che José Mourinho sarà “il nuovo Responsabile Tecnico della Prima Squadra a partire dalla stagione 2021-22

José Mourinho, 58 anni, vanta 25 titoli in carriera. Nella sua vita da allenatore ha guidato Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid, Manchester United e Tottenham.

Mourinho alla Roma è stata la notizia della settimana, che ha fatto impazzire i tifosi e schizzare al rialzo il titolo del club in Borsa. Da oggi, poi, con “la piega” di Mourinho su un muro di Testaccio può dirsi avviata in piena regola una nova stagione nella storia della Roma.

Continua la lettura con: Le vacanze al mare degli antichi romani

FRANCESCA SPINOLA

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Il “CHIOSCO DA GIACOMO”: ecco perché MILANO è la città delle SECONDE OPPORTUNITA’

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credit: Facebook @Casa di Giacomo Chiosco Bar

Il “Chiosco da Giacomo” è una prova del perché Milano è la città ideale per chi vuole cambiare vita.

Il “CHIOSCO DI GIACOMO”: ecco perché MILANO è la città delle SECONDE OPPORTUNITA’

C’è stato un tempo in cui Milano era da bere e a parte questioni politiche, quell’epoca voleva sottolineare la voglia, il desiderio dei milanesi di uscire, divertirsi e affollare le centinaia di locali aperti che offrivano una vasta gamma di servizi e offerte che facevano gola a tutti. E’ l’epoca dell’happy hour che, per usare una definizione americana, è l’invenzione per alzare il tasso di alcolismo prima di cena.

Milano è sempre stata una città viva e con un gran desiderio di vivere e voglia di fare. Si dice che se a Milano non c’è, non esiste. Si dice che a Milano se hai voglia di fare, puoi riuscire e l’esperienza da Giacomo ne è una prova.

# Dal Piemonte alla Lombardia per inseguire un sogno

credit: Facebook @Casa di Giacomo Chiosco Bar

Giacomo Sarasso è un uomo che viene dal Piemonte. Un uomo che nella vita ha fatto più o meno il percorso di tutti, ha studiato, ha conosciuto una donna, si è sposato, ha fatto un figlio e aveva un’ottima posizione nel mondo dei giocattoli. Eppure capita spesso che quello che hai costruito fino a quel momento, ti faccia sentire non pienamente soddisfatto. La sua vita è piena e appagante, però sente di avere dentro qualcosa, come un richiamo e allora decide di cambiare vita e realizzare quel sogno che sente necessario per sentirsi finalmente un uomo in pace col mondo.

Cambia città e opta per Milano, per la grande metropoli delle opportunità, sente che questa città, a differenza della sua Vercelli, può dare sfogo ai suoi desideri, ai suoi progetti, insomma Milano rappresenta, vista da lontano, come un grande laboratorio d’iniziative. Ed è da lì che nasce l’idea del Chiosco. 

# Il chiosco come luogo delle seconde possibilità

credit: Facebook @Casa di Giacomo Chiosco Bar

Il chiosco non è altro che una piccola attività commerciale posizionata all’aperto e che ha come scopo quello di vendere bevande o cibi da passeggio, ma a parte la loro funzione principale, negli anni diventano luogo d’incontro e aggregazione sociale. C’è stato un tempo in cui le licenze dei chioschi erano date agli ex carcerati, quindi in qualche modo erano visti come luoghi di lavoro che davano una seconda possibilità. Forse spinto da questa cosa, Giacomo pensa di comprare un piccolo chiosco in Piazzale Corvetto e partire da questo per ottenere la sua seconda possibilità. 

# Apre a Corvetto il Chiosco di Giacomo: perché proprio qui?

Corvetto è un quartiere nella zona sudorientale della città, la sua piazza è composta di molte attività commerciali ed è uno snodo molto importante del traffico milanese, anche perché lì si trova un cavalcavia che è l’ingresso principale dell’A1. Un quartiere vivo, abitato e trafficato che ha visto negli ultimi anni decine d’interventi edilizi (vedi Fondazione Prada) volti a riqualificare e rilanciare la zona. Giacomo Sarasso ha intuito subito le immense potenzialità della zona e in particolar moda della sua piazza e nel giro di poco tempo apre quello che viene comunemente Chiosco di Giacomo, ma il nome pare essere ancora provvisorio. Il suo scopo è quello di trasformare un semplice chiosco, in un luogo dove la gente può fermarsi anche solo per scambiare due chiacchiere, anche grazie all’immensa simpatia del suo proprietario.

# Semplice ma coinvolgente: dalla cucina alla cultura

credit: Facebook @Casa di Giacomo Chiosco Bar

Giacomo, di certo non è uno sprovveduto, non si è alzato una mattina e si è lanciata in una nuova attività senza pensarci. Prima di comprare, prima di aprire, ha cercato di farsi conoscere e di fare rete con le diverse associazioni culturali presente nel quartiere. I negozianti vicini hanno cominciato a frequentare il suo chiosco e appoggiarlo nelle sue diverse iniziative che spaziano dalla cultura della mente alla cultura della pancia. Nel giro di poco tempo il suo chiosco è diventato sede di un book crossing, ha organizzato flash mob letterari, presentazioni, concerti ed ha preso parte anche al Bookcity come luogo d’incontro durante la manifestazione.

Aggregare persone, farle conoscere attraverso il cibo e la cultura sembra essere la missione che si è prefissato Giacomo quando ha inaugurato il suo chiosco. Il suo entusiasmo è dilagante e coinvolgente e nonostante il periodo che stiamo vivendo, lui continua nel suo progetto cercando di organizzare un piccolo laboratorio di cucina e realizzando delle aiuole colorate, piantando qualche albero e rendendo il suo spiazzale e il suo chiosco ancora più bello e accattivante. 

Leggi anche: Milano: la più PICCOLA LIBRERIA del MONDO lancia la sfida ad AMAZON

MICHELE LAROTONDA

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Italia anno zero

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Portofino - 6 maggio 2021

Tutto quello che un tempo era una consuetudine diventa un atto nuovo, come una nuova nascita.
Un esempio? Siamo andati in giornata a Portofino. Tutte le nostre memorie si sono ribaltate.

Il viaggio e la ricerca del parcheggio che erano uno dei punti negativi sono diventati una cosa semplicissima. Abbiamo passeggiato come se fossimo i primi a camminare nel porticciolo.
L’esperienza più incredibile è avvenuta al ristorante. I gestori invece di ostentare la proverbiale sufficienza ligure, cercavano di instaurare un rapporto con i clienti con gentilezza e complicità.

Lo stesso avviene a Milano. I ristoratori che hanno aperto mostrano anche una rinnovata apertura ai clienti visti non più come scocciatori ma come dei complici.
Un po’ quello che probabilmente è avvenuto negli anni cinquanta quando dopo la guerra la ripartenza è avvenuta con tanta voglia di fare e di mettersi all’opera per costruire un’Italia migliore. 

In psicologia c’è il concetto di metanoia, la radicale trasformazione che si può avere in seguito a determinati accadimenti o per volontà di crescita del soggetto: l’individuo si ritrova con “una nuova mente”, come se avesse fatto tabula rasa delle esperienze e dei pregiudizi acquisiti.

Anche in architettura possiamo vedere questo: le città storiche hanno spesso più difficoltà a interpretare il presente e a essere motore d’innovazione in quanto legate a rigidità più complesse e difficili da rinnovare in maniera agile. Milano non ha conservato quasi nulla di storico perché nel corso dei secoli i milanesi per tenere il passo della innovazione hanno dovuto distruggere la loro eredità architettonica per costruirne una nuova adatta ai tempi.

Forse questa è la grande speranza di questo periodo così difficile. Che ci si possa liberare dalle incrostazioni del nostro percorso storico per ricostituirci una nuova identità e una apertura totale al mondo che cambia.  

Continua la lettura con: lo specchio deformato

MILANO CITTA’ STATO

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SYMBIOSIS: la prossima frontiera di Milano con la TORRE circondata da un «TEATRO VERDE»

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credit: milano.corriere.it

Nel nuovo distretto Symbiosis ci sarà un parco urbano con un “Teatro Verde”. Diventerà il posto preferito dai milanesi?

SYMBIOSIS: la prossima frontiera di Milano con la TORRE circondata da un «TEATRO VERDE»

CityLife o i Navigli? Qual è il vostro posto di Milano preferito?

Sta per arrivare in città un nuovo distretto in cui la frenesia del business incontrerà il relax di un grande parco con specchi d’acqua e persino un “Teatro Verde”. Symbiosis è pronto per diventare uno dei luoghi meneghini più gettonati. Vediamo dove e quando verrà ultimato.

# La torre Snam e il grande parco saranno pronti nel 2024

credit: milano.corriere.it

Il focus del nuovo distretto – Symbiosis appunto – è l’unione tra tecnologia e natura che si concretizzerà nella costruzione di un grande parco che circonderà i nuovi edifici e in particolare il nuovo quartiere generale di Snam. L’edificio, sviluppato su tre livelli sovrapposti per un totale di 14 piani, sorgerà tra via Condino e via Vezza d’Oglio e sarà pronto a partire dal primo trimestre del 2024.

La posizione del nuovo distretto non è casuale: infatti sarà attorniato da showroom, università, musei e da tante altre destinazioni iconiche come ad esempio la Fondazione Prada.

# Symbiosis darà un nuovo volto al municipio 4

credit: areasymbiosis.com

Il progetto infatti è parte di un programma di riqualificazione più esteso, che intende dare un nuovo volto all’Ex scalo ferroviario di Porta Romana. Symbiosis e il suo nuovo parco cittadino saranno facilmente raggiungibili sia con mezzi pubblici che privati, visti i collegamenti rapidi ed efficienti con tutto il resto della città: ad esempio in nemmeno 20′ si arriva al Duomo, e in meno di mezz’ora alla Stazione Centrale.

# Un grande parco urbano con il primo “Teatro Verde” della città

credit: areasymbiosis.com

Il grande parco, di oltre 8.500 mq, è stato progettato dal paesaggista Antonio Perazzi e vedrà al suo interno un vero e proprio “Teatro Verde” che verrà utilizzato per attività all’aperto ed eventi. Tra i tanti edifici che verranno costruiti nel nuovo distretto, le aree verdi avranno un ruolo fondamentale: mitigare l’effetto isola di calore e rendere l’ambiente più sano e sostenibile. Gli aspetti più promettenti sono senza dubbio la piazza pedonale alberata e il sistema di specchi d’acqua che rinfrescherà l’area.

credit: areasymbiosis.com

A Milano aumentano i grattacieli ma anche le aree verdi: Symbiosis diventerà il posto preferito dai milanesi?

Fonti: Corriere , Area Symbiosis

Leggi anche: Porta MAGENTA: il quartiere dei PALAZZI da SOGNO di Milano

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ROSITA GIULIANO

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Il DITO di COSTANTINO torna a Roma

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A volte tornano! Il dito indice della mano del colosso di Costantino è tornato a Roma dopo un soggiorno di 160 anni al Louvre.

Il DITO di COSTANTINO torna a Roma

A volte succede e quando accade è gran giubilo. Grazie ad un accordo fra Musei Capitolini e Museo del Louvre a Parigi è tornato a casa un pezzo del dito indice della mano del colosso bronzeo di Costantino di cui sono conservate sino ad oggi solo la testa, la mano e il globo.

E’ un grande successo di buone pratiche e diplomazia che ha portato un importante pezzo facente parte della collezione campana del museo francese a ricomporre la mano di quel che resta dell’immenso Costantino. Data la dimensione della testa e della mano la statua doveva raggiungere approssimativamente i 10 o 12 metri.

Per vie traverse il frammento è arrivato al Louvre probabilmente intorno alla metà del 1800 per essere poi riconosciuto come appartenente ai resti della statua di Costantino solo nel 2018. Da allora e grazie al lavoro svolto in questi anni si è giunti alla riconsegna del frammento di dito avvenuta a Roma il 28 aprile.

Ora che i Musei sono stati riaperti questo ricongiungimento rappresenta una bella ripartenza per chi avesse voglia di tornare a visitare gallerie, esposizioni e collezioni museali. Per saperne di più leggi l’articolo su Artribune

Continua la lettura con: La scoperta: sì, tutte le strade portano a Roma

Leggi anche: Nicola Zingaretti candidato sindaco di Roma? Lui pensa e ripensa (e poi pensa ancora)

FRANCESCA SPINOLA

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La sfida di Ravenna a Venezia: la nuova STAZIONE MARITTIMA e il PARCO delle DUNE

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Credits: ravennatoday.it Nuova stazione marittima

Potrebbe sembrare strano che, in un periodo come è questo e soprattutto in un momento dove il turismo sta cercando una via d’uscita e di salvezza dalla profonda crisi che l’ha colpito, una regione italiana voglia impegnarsi in un investimento importante nel settore crocieristico. Eppure l’Emilia Romagna e nello specifico Ravenna vedono nel progetto della nuova stazione marittima della città un ottimo ritorno, che potrebbe cambiare il turismo in tutto l’Adriatico.

La sfida di Ravenna a Venezia: la nuova STAZIONE MARITTIMA e il PARCO delle DUNE

# Il progetto della nuova stazione

Credits: ravennatoday.it
Nuova stazione marittima

È ormai deciso che a Ravenna ci sarà una nuova stazione marittima nei pressi di Porto Corsini e che sarà pronta nel 2024. Si è calcolato un investimento di 26 milioni di euro per realizzare il nuovo terminal croceristico che occuperà 10mila metri quadri e si svilupperà su due piani, il secondo corrisponderà alla passerella da percorrere per andare dalla nave al terminal. Ma non ci si limiterà alla stazione, anzi altri due progetti stanno vedendo la loro realizzazione: il Parco delle dune, che sarà un’area verde tra il terminal e la località, e un sistema di elettrificazione delle banchine dove attraccheranno le navi, il cui obiettivo è quello di favorire la sostenibilità ambientale e diminuire l’inquinamento.

E molto probabilmente è questa attenzione all’ambiente e, quindi, non solo ad un ritorno economico, che ha portato il colosso internazionale crocieristico Royal Caribbean ad interessarsi al nuovo terminal di Ravenna.

# Ravenna alla pari con Venezia: cambierà l’intero settore crocieristico nell’Adriatico

Credits: ravennatoday.it
Stazione e parco delle dune

Per citare qualche numero oltre ai 26 milioni per la stazione, si stimano 6 milioni di euro per la realizzazione del Parco delle dune e 28 milioni per il sistema di elettrificazione della banchina sostenibile. Da maggio si lavorerà al porto così da avere una profondità di 11 metri stabili, che nel 2024 diventeranno 12. Sono previste navi fino a 300 metri, più un attracco esterno per i modelli Oasis da 360 metri; e si avrà una gradualità degli accosti: 30 nel 2022, 50 nel 2023 e tra i 70 e gli 80 dal 2024.

La nuova stazione marittima di Ravenna diventerà home port e luogo di partenza o di arrivo delle crociere. Nessun altra città italiana, a parte Venezia, avrà un’importanza tale come Ravenna nel settore crocieristico e l’investimento riguarderà tutto il centro-nord dell’Adriatico.

# Aumenterà l’attrattività dell’intera Emilia Romagna

Credits: ravennatoday.it
Nuova stazione marittima

L’Emilia Romagna si confermerà come eccellenza nel mondo, perché ora, oltre per le città d’arte, cibo, natura e motori, avrà un ruolo importante per il turismo crocieristico. La nuova stazione marittima di Ravenna significa uno sviluppo del territorio che aumenterà l’indotto turistico ed economico. Ma non solo, perché Ravenna si rilancerà nel mercato dell’infrastruttura e collaborerà con gli aeroporti della regione, aumentando così l’attrattività dell’intera Emilia Romagna.

Fonti: portoravennanews.com

Continua la lettura con: La CROCIERA di lusso TOP SECRET: nessuno sa dove si andrà

BEATRICE BARAZZETTI

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Il BORGO in Italia dove il Covid non è MAI ARRIVATO

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Credit: @valnerina_official

Esiste un borgo, nel centro dell’Umbria, che può essere definito Covid-free. Non perchè tutta la popolazione sia stata vaccinata o non ci siano più contagi: qui il Covid non ci è proprio mai arrivato.

Si chiama Poggiodomo e sembra la meta perfetta per immergersi nella natura ed entrare in un mondo dove il Covid non esiste.

Il BORGO in Italia dove il Covid non è MAI ARRIVATO

# Il borgo che non conosce il Covid

Credit: @valnerina_official

In Italia c’è un borgo che non ha mai conosciuto il Covid. Si chiama Poggiodomo ed è nel cuore dell’Umbria.

Questo piccolo paesino sta vivendo in un mondo tutto suo, le casette antiche e la natura selvaggia hanno infatti tenuto lontano il Covid da questo borgo che è ormai uno dei pochi luoghi al mondo che non ha conosciuto questo virus, ma com’è possibile?

Il borgo conta appena 96 abitanti e questo può essere sicuramente un vantaggio anche se comunque l’età media della piccola popolazione si aggira intorno ai 65 anni.

Già agli inizi il borgo umbro ha prontamente adottato le misure anti-Covid avendo la consapevolezza di poter gestire questa emergenza con una popolazione così ristretta: sono state subito distribuite mascherine a tutti ed è stata fatta una grande informazione, creando una barriera a quanto pare efficace.

Poggiodomo non ha neanche mai avuto un sospetto caso Covid e probabilmente non lo vedrà mai dato che, a causa dell’età media elevata dei cittadini, il 40% della popolazione ha già ricevuto il vaccino per il Covid.

# Un paesaggio unico

Credit: @stefa.noman

Sicuramente la posizione isolata ha aiutato Poggiodomo in questa battaglia, il virus sembra infatti non essere riuscito a farsi strada tra le poche viuzze del borgo italiano.

Il fatto di essere Covid-free non è però l’unica cosa che rende unico questo piccolo borgo.

Poggiodomo è il comune più piccolo e più alto dell’Umbria e dentro questo borgo sembra che il tempo si sia fermato, le casette arroccate sulla roccia e le stradine sono un simbolo di un paese che va ad un ritmo diverso.

Il borgo ha sempre ospitato monaci ed eremiti e di questa tradizione spirituale c’è ancora una testimonianza: l’Eremo della Madonna della Stella.

Eretto nel VIII secolo a poca distanza dal centro del paese, oltre ad essere di grande valore storico e religioso, il santuario ha una caratteristica che lo rende ammaliante: è scavato per gran parte nella parete rocciosa alle sue spalle e presenta diverse grotte eremitiche.

L’eremo si può raggiungere solo a piedi e per farlo bisogna percorrere un sentiero immerso nella natura.

L’eremo della Madonna della Stella non è l’unica cosa da vedere, a fargli compagnia c’è la Chiesa di San Carlo Borromeo: una chiesa risalente al ‘600 che contiene ancora altari e tele risalenti al periodo barocco.

La protagonista di questo borgo è però un’altra: la natura incontaminata.

# La natura fa da padrona

Credit: @flavia.risi

A Poggiodomo la natura fa da padrona e questo lo rende il luogo perfetto per gli amanti del trekking e delle lunghe passeggiate.

Alcuni di questi percorsi sono perfetti per chi preferisce la bici e non mancano i campi infiniti dove far giocare i bambini.

Poggiodomo sembra il luogo ideale per rilassarsi nella natura ed immergersi in un modo dove il Covid non esiste.

Sarà la meta dell’estate 2021?

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Il BORGO DIPINTO, uno dei posti imperdibili d’Italia secondo Forbes

ARIANNA BOTTINI

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Sorpresa: la 90/91 diventa INTELLIGENTE!

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Grandi novità per la linea leggendaria di Milano.

Sorpresa: la 90/91 diventa INTELLIGENTE!

La circular di superficie che copre il perimetro della città, una volta linea di demarcazione tra Milano e le sue periferie, oggi una delle linee più utilizzate dai milanesi all’interno della città, ha dei nuovi e rivoluzionari mezzi: i Tech-bus.

Alcune caratteristiche dei nuovi mezzi: la prima linea a guida assistita

Credits: blog.urbanfile.org – Circonvalla Milano

La linea filobus più famosa del Nord Italia è anche la prima ad essere concepita con guida assistita. Grazie ad una collaborazione tra ATM ed alcune aziende operanti nel settore high-tech facenti parte del progetto JRL, Joint Research Lab (Comune di Milano, Politecnico di Milano, Vodafone, IBM, Pirelli, Brembo, Solaris Bus & Coach, STMicroelectronics, Enel X e la Cciaa di Milano) i nuovi mezzi sono riconoscibili grazie ai colori verde, blu e indaco e utilizzano la comunicazione V2I (Vehicle to Infrastructure) si è in grado di connettere i filobus ad una serie infinita di informazioni fondamentali per l’ottimizzazione della percorribilità del tracciato dedicato.

 
Situazione del traffico ed eventuali ostacoli, numero dei passeggeri a bordo e di quelli che attendono alle fermate successive sono solo alcune delle informazioni che saranno costantemente monitorate garantendo la massima efficienza possibile al servizio cittadino.
 

Interazione con la segnaletica per l’onda verde

Grande attenzione è data alla regolamentazione semaforica con una serie di dati catturati da numerosi sensori installati lungo il percorso al fine di permettere di sfruttare al meglio l’onda verde con l’obiettivo di snellire quanto più possibile la percorrenza, diminuendo quindi i tempi ora necessari per coprire l’intera distanza dell’anello della 90/91.
 

Obiettivi futuri: mezzi con guida autonoma

Credits: fanpage.it

L’obiettivo è quello di arrivare a mezzi con guida autonoma come è già realtà per Metro 5 e come sarà per la prossima Metro 4 per la quale c’è trepidante attesa in quanto potrà dare una grande svolta al decongestionamento del traffico urbano e che finalmente servirà l’Aeroporto di Linate proiettandolo nell’olimpo dei migliori scali aeroportuali cittadini d’Europa.

Quello che sembrava fantascienza potrebbe quindi diventare realtà anche se dovremo aspettare qualche anno prima che l’intero parco vetture possa essere sostituito con i mezzi di nuova generazione. Certamente questa serie di informazioni che si riceveranno anche all’interno dei filobus potrà garantire un maggior grado di sicurezza per i passeggeri che quotidianamente utilizzano la linea per i loro spostamenti aumentandone l’apprezzabilità in un’ottica di razionalizzazione dell’uso dei mezzi privati. Meno traffico, meno inquinamento, meno problemi legati alla viabilità compresa una drastica diminuzioni di incidenti è il chiaro obiettivo di questa rivoluzione tecnologica che apre una nuova era nel campo della mobilità collettiva.

Font: Agi.it, Milano Today, Corriere Milano.

Continua la lettura con: 90/91: le 7 curiosità sulla linea più leggendaria di Milano

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Salvini pensa a una donna sindaco, ma la strada è stretta

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La pista CICLOPEDONALE SOSPESA sulla laguna di VENEZIA: diventerà la PIU’ BELLA d’ITALIA?

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credit: viapordelio.it

Sta per essere inaugurata la pista ciclopedonale sospesa sulla laguna di Venezia. Sarà la più bella d’Italia?

La pista CICLOPEDONALE SOSPESA sulla laguna di VENEZIA: diventerà la PIU’ BELLA d’ITALIA?

La laguna di Venezia è uno dei panorami più belli d’Italia e ad affacciarsi sui suoi colori e sulle sue meraviglie ci sarà presto una delle piste ciclopedonali sospese più lunghe d’Europa. I lavori sono iniziati nel 2019 e nella primavera 2020 era già pronto il primo tratto, ora sta per essere completata e la laguna si prepara ad accogliere ancora più visitatori.

# La ciclopedonale sospesa sul panorama veneziano

credit: veneziatoday.it

La pista ciclopedonale costruita sulla via Pordelio si aggiungerà alle infrastrutture preesistenti, collegando la sponda lagunare per oltre 20 chilometri. La località per il momento interessata è il comune di Cavallino-Treporti, che vanta la seconda spiaggia d’Italia per numero di presenze ed è pronta ad aggiudicarsi un altro record con questa pista a sbalzo sull’acqua. La ciclopedonale proseguirà poi passando per Ca’ Savio, per arrivare poi al Faro Pagoda di Punta Sabbioni, offrendo un panorama mozzafiato sullo skyline di Venezia, di Burano e dell’isola di Sant’Erasmo.

# Il primo tratto sarà inaugurato per l’estate 2021

credit: viapordelio.it

La deadline arriva direttamente dal sindaco di Cavallino-Treporti, che ha dichiarato a proposito: «Stiamo lavorando sodo per cercare di aprire il primo tratto già prima dell’estate del 2021. Il nostro obiettivo è quello di dimezzare i tempi di realizzazione previsti, un obiettivo importante, ma che merita un’opera unica». L’obiettivo è quello di riqualificare il waterfront lagunare, integrando i percorsi ciclopedonali già esistenti con un nuovo percorso panoramico di ben 5 chilometri a sbalzo.

# Diventerà la pista ciclabile più bella d’Italia?

credit: viapordelio.it

Oltre ad essere tra le più lunghe piste a sbalzo d’Europa, si prepara già a rubare il titolo di “pista ciclabile più bella d’Italia” alla Garda by Lake, la pista ciclabile che al momento vanta il percorso più panoramico d’Italia. La passerella metallica panoramica sarà letteralmente agganciata alla roccia sul lungomare, seguendo parallelamente la strada destinata ai mezzi motorizzati. Tutto il percorso sarà dotato di illuminazione notturna, per permettere ai visitatori di godersi il panorama anche dopo il tramonto.

Anche se tutti i 20 chilometri saranno collegati entro tre anni, il primo tratto verrà inaugurato, come già preannunciato, entro l’estate 2021 e sarà sicuramente un ottimo escamotage per far ripartire il turismo col botto.

Fonti: Venezia Today , Si Viaggia

Leggi anche: Il leggendario paradiso dei biker: la PISTA CICLABILE più LUNGA del MONDO

ROSITA GIULIANO

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La RAMBLA VERDE di CRESCENZAGO: i rendering del progetto vincitore per la trasformazione del quartiere

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Credits Dalla Bruna Fb - Crescenzago 1

Una nuova porta d’accesso verde al Parco Lambro e un progetto di social housing daranno nuova vita al quartiere nel quadrante nord-est della città. E la metro potrebbe cambiare nome. Ecco il progetto nel dettaglio con i rendering.

La RAMBLA VERDE di CRESCENZAGO: i rendering del progetto vincitore per la trasformazione del quartiere

# Il progetto vincitore del bando “Reinventing Cities” è “Green Between”

Credits Dalla Bruna Fb – Crescenzago 4

È stato un team multidisciplinare a presentare il progetto vincitore al secondo bando internazionale di “Reinventing Cities” per l’area di Crescenzago. Capofila la “Redo SGR società benefit e composto dagli architetti Camillo Botticini e Matteo Facchinelli dello studio ARW per la progettazione architettonica, AG&P per lo studio del paesaggio, la società Stantec S.p.A. in qualità di esperti ambientali e la Fondazione Housing sociale per lo sviluppo identitario e sociale della futura comunità di residenti.” Il nome è “Green between tessiture urbane” e prevede una nuova porta d’accesso verde al Parco Lambro e un progetto di social housing ad elevata sostenibilità.

Leggi anche: Reinventing Cities: il Comune tira sul prezzo, i Cabassi boicottano la gara

# Cosa prevede il progetto di riqualificazione: un nuova piazza, 360 abitazioni a impatto zero e aree commerciali per la comunità

Credits Dalla Bruna Fb – Crescenzago 1

L’area di intervento è un’area di parcheggio scarsamente utilizzata di circa 15.000 mq, nei pressi della sede della casa editrice RCS Mediagroup S.p.A. e non distante dall’Ospedale San Raffaele. Verranno realizzati una grande piazza del mercato di fronte alla fermata della metro di Crescenzago e circa 360 alloggi abitativi, di cui il 75% in locazione a canone convenzionato destinati a giovani e famiglie, con aree destinate alla vita pubblica e commerciale al servizio della comunità al piano terra.

Credits Dalla Bruna Fb – Crescenzago 2

L’intervento edilizio punta a raggiungere la carbon neutrality con edifici che puntano a migliorare gli standard previsti per gli NZEB (Nearly zero energy building). Inoltre i residenti utilizzando l’app Redo potranno monitorare digitalmente l’impatto delle emissioni in atmosfera delle proprie attività quotidiane. Oltre a questo nel percorso tra la stazione e la piazza ci sarà spazio per una “vasta area attrezzata come campo da gioco teatralizzata dalla presenza di tribune inverdite e scalinate.” La superficie a verde costituisce il 35% del progetto, triplicando quella attuale, con la piantumazione di centinaia di alberi a raccordo con il parco Lambro: il 66% della pavimentazione complessiva sarà permeabile e 800 mq saranno dedicati in modo esclusivo ad orti e frutteti.  Per mitigare l’impatto acustico causato dal passaggio dei convogli della linea verde sarà realizzato un terrapieno alberato tra i binari e la piazza.

   

# Un boulevard verde ciclopedonale connetterà via Palmanova con il parco Lambro e la fermata della metro potrebbe prenderne il nome

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Nella riqualificazione è contemplato anche un boulevard verde ciclopedonale che “ricalcherà l’asse esistente di via Cazzaniga, costituendo un elemento di forza all’interno del percorso AbbracciaMI” da poco inaugurato in città. In questo modo si verrà a creare un nuovo asse verde di ingresso al Parco Lambro che metterà in sicurezza e migliorerà la connessione tra i due sottopassi di Palmanova e il parco. Proprio “Parco Lambro” potrebbe essere il nuovo nome che andrà a sostituire, o più probabilmente a integrare, quello di Crescenzago alla fermata della M2.

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Fonte: Osservatorio Metropolitano

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FABIO MARCOMIN

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