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🛑 Nasce una NUOVA PIAZZA nel cuore di Milano

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Credits: www.affaritaliani.it

Nella “Mediolanum Romana”, tra via Porlezza e via Giulini, è presente un’area di disordine e parcheggio irregolare. Ma, grazie alla sua conformazione raccolta e alla presenza della tardo-gotica chiesa ortodossa dei santi Sergio, Serafino e Vincenzo, il suo potenziale è davvero grande.

Per questo motivo, proprio qui, verrà data vita ad una nuova piazza, un nuovo spazio per la socialità.

Nasce una NUOVA PIAZZA nel cuore di Milano

# Un’area centralissima e dal grande potenziale

Credits: blog.urbanfile.org

Tra pochi giorni inizieranno i lavori per trasformare un dedalo di vie disordinato in uno spazio alberato di incontro e di socialità.

È così che rinascerà la piazza tra via Porlezza e via Giulini e la zona ha senz’altro un potenziale altissimo: oltre ad ospitare una preziosa chiesa ortodossa, è anche un passaggio caratterizzato da elevati flussi di persone. Questo è dovuto ai numerosi uffici tutt’intorno, alla vicinanza dell’Università Cattolica e alle fermate della metropolitana e della stazione Cadorna.

Eppure, fino ad oggi questo luogo non è mai stato sfruttato. Perché? A causa del parcheggio “selvaggio” dei motocicli sullo spazio pubblico.

# Ciliegi in fiore, panchine, accessibilità e Zona 30: l’area diventerà una vera e propria piazza pedonale

Credits: www.affaritaliani.it

L’intervento di riqualificazione avrà un disegno ordinato e, come accaduto anche negli scorsi mesi, prevedrà l’inserimento di alcuni ciliegi sotto ai quali si collocheranno delle panchine, il miglioramento dell’accessibilità pedonale e il recupero dell’intera area. Infatti, la pavimentazione verrà rimodernata e la piazza si svilupperà su un unico livello grazie al rialzamento del tratto stradale di fronte alla chiesa ortodossa e alla posa di parigine.

Quindi, pur mantenendo i percorsi carrabili, l’area diventerà una vera piazza pedonale, con anche l’istituzione della Zona 30 e la collocazione di nuovi pali dell’illuminazione.

# Un progetto che si inserisce nella strategia di valorizzazione dei quartieri promosso dalla Giunta

Questo progetto, approvato dalla Sovrintendenza, deriva dalla donazione della Società Santa Maria alla porta S.r.l. e la sua realizzazione sarà a cura di InvestiRe Società di Gestione del Risparmio S.p.A.

Si prevede che i lavori dureranno circa 4 mesi e per l’Assessore all’Urbanistica milanese, Maran, “questo intervento creerà un nuovo luogo di sosta e socialità per i cittadini e per i tanti lavoratori e studenti che ogni giorno passano di qui, restituendo dignità alla chiesetta. Anche questo fa parte della strategia di valorizzazione dei quartieri a partire dalla centralità delle piazze”.

Fonte: lamilano.it

Continua la lettura con: PIAZZA CASTELLO avrà un nuovo VOLTO: da giugno parte il restyling

ALESSIA LONATI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

C’era una volta nel 2020: la MOSTRA sull’anno che ha cambiato il MONDO inaugura lo SCALO LAMBRATE

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credits: vale_on_the_road IG

Il 2020 è passato da poco, anche se per certi versi sembra non essersene mai andato, e nessuno può negare che sia stato un anno decisamente sconvolgente. Il mondo che eravamo abituati a conoscere è stato stravolto e, sebbene sia difficile dimenticare ciò che abbiamo appena passato, una mostra fotografica ha proprio questo obiettivo: ricordarci e raccontarci l’anno della pandemia.

C’era una volta nel 2020: la MOSTRA sull’anno che ha cambiato il MONDO inaugura lo SCALO LAMBRATE

# Più di 100 fotografie tra il tragico e il surreale in una mostra a Scalo Lambrate

credits: bestofmilan IG

La mostra, Once upon a time in 2020, che in italiano si può tradurre con C’era una volta nel 2020, è un’esposizione fotografica a cura di Fabrizio Spucches, che dal 28 aprile al 6 maggio si può ammirare gratuitamente a Scalo Lambrate.

Con più di 100 fotografie, la mostra si sviluppa in quattro sezioni che ricreano un’atmosfera a metà tra il surreale e la drammaticità. L’esposizione è stata curata dal Comune di Milano e organizzata dall’Associazione Formidabile. Servirà anche ad inaugurare i nuovi spazi di Scalo Lambrate, il progetto di rigenerazione urbana che interessa un deposito inutilizzato da anni all’interno dello scalo ferroviario di Lambrate.

# Ritrarre ciò che i media non sono stati in grado di cogliere

credits: bestofmilan IG

Il 2020, ma purtroppo anche il 2021, passerà alla storia come uno degli anni più sconvolgenti e discussi dell’ultimo secolo. La cronaca è stata quasi interamente monopolizzata dal Covid, ma anche l’arte se ne è occupata e questa mostra è un bellissimo esempio di come la fotografia possa ritrarre situazioni e soggetti spesso ignorati da tv e giornali.

La domanda che fa da filo conduttore per tutta la mostra è se l’arte può essere strumento di rappresentazione della realtà, sottraendosi alla banalità della comunicazione di massa. Le fotografie vogliono infatti riprodurre soprattutto la condizione umana di questo periodo: dagli aspetti più nascosti della classe lavoratrice all’immenso divario tra ricchi e poveri che si è allargato più che mai.

Due sezioni sono poi ispirate alla storia dell’arte: una dedicata al nudo e l’altra a una serie di ritratti surreali.

# Fotografare vuol dire fare un’analisi sociopolitica della condizione umana

credits: _lucaborromeo_official IG

Alcune fotografie in mostra saranno acquistabili, così come il volume dedicato al lavoro dell’artista, intitolato Working Class Virus. Il ricavato di entrambi sarà devoluto alla comunità delle Suore della mensa di Milano.

Spucches ha lavorato per molti anni con il famoso fotografo Oliviero Toscani, che descrive il suo lavoro in questi termini: “Per essere un vero artista dell’immagine devi avere un punto di vista e un’opinione del mondo, devi saper analizzare e criticare le cose e gli eventi. Spucches ha capito che creare immagini non è un’attività estetica e autocompiacente, ma deve essere un’analisi sociopolitica della condizione umana”.

Fonte: milanoevents.it 

Continua a leggere: “Fermati un istante”: la MOSTRA sui MURI di Milano 

CHIARA BARONE

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1.600 MASI dell’Alto Adige ci aspettano per vacanze ad alta quota

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Il tipico bagno di fieno. Credits: @hotelkolfuschgerhof (INSTG)

Quest’anno, la stagione invernale, non è stata di certo tra le migliori per il turismo di montagna.

La situazione, però, per l’estate, è destinata a diventare particolarmente interessante. Oggi vi porto alla scoperta di un nuovo modo di vivere la vacanza, e sposto la vostra attenzione verso la provincia autonoma di Bolzano.

1.600 MASI dell’Alto Adige ci aspettano per vacanze ad alta quota

# A contatto con la natura, lontano da tutti

Arriva per molte persone il punto della vita in cui si ha voglia di nuove avventure e si parte alla ricerca di esperienze rigeneranti e rilassanti a contatto con la natura più autentica e primordiale.

Primavera in Trentino Alto Adige
Credits: @Gallo Rosso – Primavera in Trentino Alto Adige

Il benessere e la serenità che una vacanza ecologica, immersi nella natura, ci può fornire, sono unici al mondo.

Oggi vi parlo di un luogo che, più di tutti, sa restituirci un’esperienza ecologica e naturale tutta da vivere, e si trova in Italia. Siamo esattamente in Alto Adige, tra i masi remoti, per una vacanza in totale relax.

L’Alto Adige è un luogo perfetto per una staycation lontano da tutto e da tutti.

Credits: @Gallo Rosso – Il maso è la soluzione ottima per la vacanza lontat

# I masi dell’Alto Adige

In Alto Adige, le fattorie prendono il nome di masi. Sono le tipiche casette dalla struttura tradizionale. Dotate di ogni comfort possibile, sono però immerse nella natura, con animali, frutteti e orti. Se ne contano più di 1600, in zona. Offrono stanze o appartamenti per avventurarsi in una vacanza “contadina”.

Il maso chiuso
Credits: @Gallo Rosso

I masi sono situati tra le montagne: distanti quindi, per definizione, dai centri abitati. Ci sono quelli che distano dai nuclei urbani decine di chilometri e quelli che invece sono lontanissimi dal caos e dal disordine della città. Sono i masi remoti, strutture completamente immerse nella natura lussureggiante e incontaminata. Qui si può assaporare quella sensazione di libertà che troppo spesso ci manca in città.

# L’esperienza nei masi

La vacanza nei masi è sinonimo di relax e piace a tutte le età.

I più piccoli possono imparare a conoscere e giocare con i cuccioli appena nati (gattini, coniglietti, caprette, vitellini…). Possono aiutare i grandi ad impastare uno strudel, raccogliere i frutti di bosco, scoprire come nasce lo yogurt e poi gustarselo fresco. Camminando liberamente nei prati, possono imparare a conoscere i fiori e le piante selvatiche.

Credits: @Gallo Rosso – I masi danno la possibilità di far conoscere i cuccioli ai bambini

Gli adulti, nel frattempo, hanno un’ampia scelta di escursioni a piedi, in bici o a cavallo, possono volare con il parapendio.

Credits: @Gallo Rosso

Diversi masi hanno inoltre ritagliato anche delle zone dedicate al benessere del corpo e della mente: delle vere e proprie piccole SPA. In alcuni di essi è praticato il bagno di fieno, un’immersione nell’erba di montagna fresca in via di fermentazione per rigenerare l’equilibrio psicofisico.

Credits: @Gallo Rosso – Il bagno di fieno, dona benessere psico-fisico in maniera naturale

Si possono inoltre seguire dei corsi di cucina o si possono aiutare i contadini locali. Qui, dove la coltivazione biologica regna su tutto.

Ci sono masi specializzati per famiglie, masi per appassionati di equitazioneper escursionisti e per ciclisti dove i più sportivi trovano sentieri e piste ciclabili proprio davanti all’ingresso.

Per chi soffre di allergie, ci sono masi situati in zone con minore concentrazione di pollini, per respirare a pieni polmoni.

Non meno importante, ovviamente, si aggiunge la possibilità di immergersi nei sapori della montagna. I padroni dei masi, infatti, offrono ai loro ospiti dei cestini pieni di prodotti sani, freschi e genuini provenienti direttamente dai territori circostanti.

L’ospitalità, l’atmosfera conviviale e famigliare, sono il vero comune denominatore.

# Come trovate i masi: Gallo Rosso, la raccolta di oltre 1600 masi altoatesini

Agriturismo in montagna
Credits: @Gallo Rosso

Non è difficile trovare il vostro maso preferito. Vi segnalo il catalogo gratuito Gallo Rosso, che li raccoglie tutti. Centoquarantotto pagine di foto e descrizioni dettagliate. Sfogliando il catalogo, potrete sognare ad occhi aperti piacevoli passeggiate tra boschi profumati e pascoli soleggiati, sonni tranquilli nelle confortevoli camere del maso e ricche colazioni a base dei prodotti offerti direttamente dal contadino.

Gallo Rosso ha diviso i 1626 masi presenti nel suo catalogo per zona, per tematica, per altitudine in cui si trova il maso stesso. Le aree sono sei: Val Venosta, Merano e dintorni, Bolzano e dintorni, Valle Isarco, Dolomiti e Valli di Tures e Aurina. Informazioni, descrizioni e fotografie illustrano le diverse aree geografiche, evidenziando le loro particolarità e le offerte turistiche.

Sono 800 i masi Gallo Rosso che si trovano sopra quota 1000 metri. E 144 addirittura superano i 1500. Il record dell’altitudine è, per ora, detenuto dal maso Gallo Rosso Gamsegghof a Langtaufers, che con i suoi 1920 metri di altitudine è il più alto. La posizione è ottimale: a questa altezza l’aria è frizzante e il cielo è terso. Le nuvole sono vicinissime e la sensazione è di stare a pochi metri dal paradiso.

Non avete ancora pianificato le vostre prossime vacanze? Bene, aprite il sito del Gallo Rosso e toglietevi la curiosità.

Credits: Gallo Rosso

Continua la lettura con: 10 magnifici laghi dell’Alto Adige

LUCIO BARDELLE

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🛑 I PINGUINI di PAO vanno a SCUOLA

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Credits: milano.repubblica.it

Dopo un lungo lavoro, l’edificio scolastico in Via Ungheria è stato riqualificato e inaugurato per ospitare tanti bambini al suo interno. L’impresa è stata celebrata in un modo speciale, con un murales a opera dello street artist milanese Pao.

I PINGUINI di PAO vanno a SCUOLA

# I pinguini per una riqualifica artistica

Credits: Pagina Facebook “Progetto murales scuola infanzia via Ungheria”

La missione dei genitori era di far tornare i loro figli in quella scuola e, finalmente, sono riusciti a portarla a termine. Per festeggiare l’impresa, i promotori del progetto hanno diffuso raccolte fondi, laboratori e campagne di informazione per donare un’ultima opera al nuovo edificio. Nella sua facciata si può ammirare un allegro e coloratissimo murale a opera di Pao, uno street artist affermato nella zona di Milano ma conosciuto in tutto il mondo. Una delle sue opere più famose fu quella di riempire Milano di pinguini, dipingendoli sui grigi paracarri della città per renderli più gioiosi. Lo stesso pinguino è il protagonista nel disegno dedicato alla scuola, insieme ad altri suoi amici animali, portando lo stesso messaggio che Pao ha sempre diffuso. La composizione non è solo un omaggio all’impresa, ma anche un gesto promosso dalle mamme per donare una riqualificazione al quartiere di via Ungheria.

# La storia dietro la colorata rivincita

Credits: Pagina Facebook “Progetto murales scuola infanzia via Ungheria”

Dopo la chiusura della scuola, avvenuta nel 2018 per un furto di rame sul tetto, il Comune aveva preso la difficile decisione di chiudere per dedicarsi a una ristrutturazione completa. Era necessario, infatti, non solo sostituire i canali in rame, ma anche sistemare il piano terra, i servizi igienici e gli arredi. Proprio nei mesi in cui la scuola è stata chiusa, le mamme si sono mobilitate per dare il via al progetto. La loro forza di volontà, unita alla disponibilità di Pao, hanno dato vita ad una esplosione di gioia e colori da rimanere come esempio ad altre iniziative simili per la città.

Fonte: milano.repubblica.it

Continua a leggere con: A Milano la SCUOLA del FUTURO

MATTEO GUARDABASSI

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Scoperta la più ANTICA “CASA” nella storia dell’UMANITÀ

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Credits: sinethemba_snakes IG - Wonderwerk Cave

Gli archeologi hanno trovato la casa più antica nella storia degli ominidi. Si tratta di una grotta abitata già 2 milioni di anni fa. Ecco dove si trova e le prove che testimoniano le presenza attività umana.

Scoperta la più ANTICA “CASA” nella storia dell’UMANITÀ

# Wonderwerk Cave è stata abitata già 2 milioni di anni fa

Credits: gonortherncape IG – Interno Wonderwerk cave

Gli archeologi hanno scoperto la casa più antica nella storia degli ominidi. Si tratta di una profonda caverna estesa per 140 metri e larga 25: Wonderwerk Cave nel deserto del Kalahari. Sorprendentemente, è stata occupata più o meno ininterrottamente per due milioni di anni, anche se per la maggior parte di quel tempo, gli esseri umani moderni non sono nemmeno esistiti. Qui sono state trovate prove del primo uso in assoluto del fuoco e delle prime asce a mano. Come riferiscono Ron Shaar, Ari Matmon, Liora Kolska Horwitz, Yael Ebert e Michael Chazan nella Quaternary Science Reviews, non sono i primi strumenti di pietra grezza scoperti nella storia, i primi sono datati 3,3 milioni di anni fa, ma quelli di Wonderwerk Cave sono i primi in assoluto ad essere stati trovati nel contesto della vita nelle caverne.  

# Chi erano i suoi abitanti?

Credits: ubiqueheritage IG – Masso Wonderwerk Cave

Ma chi ci abitava effettivamente nella caverna? All’epoca c’erano più ominidi nell’Africa meridionale. Gli archeologi hanno ipotizzato che il produttore di utensili più probabile fosse l’Homo habilis, infatti qui sono state trovate tra le più antiche asce della storia. Tra i motivi che suggeriscono la presenza di ominidi dentro la caverna, nonostante la sua profondità e il buio, c’è il doversi nascondere dai predatori. Un altro motivo è che la parte posteriore della grotta offrisse esperienze sensoriali, questo perché in realtà l’uso del fuoco nelle profondità di grotte strette può portare all’ipossia e conseguenti allucinazioni. 

# Ossa e pietre bruciate testimoniano la presenza di attività umana

Credits: tom.malcolm IG – Reperti Wonderwerk cave

Per circa la metà dei due milioni di anni la grotta è stata in uso, sembra che i suoi occupanti si riscaldassero con il fuoco o comunque lo utilizzassero nel quotidiano. Sono state trovate infatti ossa bruciate, pietre bruciate, terra bruciata e cenere a 30 metri dall’imboccatura della grotta, che probabilmente era arretrata di almeno 40 metri ma l’erosione ne ha retrocesso l’entrata. L’interno della caverna è troppo profondo per pensare che un incendio sia stato la causa dei resti bruciati. 

 

Fonte: hareetz.com

Continua la lettura con: La CASA più ANTICA di MILANO

FABIO MARCOMIN

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Siamo ancora parte della natura?

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Credits: http://umsoi.org/

La nostra è l’epoca del green, della sostenibilità, delle tematiche ambientali.
Però si considera la natura come qualcosa di esterno a noi. Come se l’essere umano non ne facesse parte.

In origine gli esseri umani vivevano in simbiosi con la natura. I ritmi erano coincidenti e anche l’alimentazione seguiva le regole imposte dall’ambiente.
C’era una umiltà per le leggi della natura e una compartecipazione funzionale. La natura era il luogo che consentiva di godere dei frutti del lavoro svolto con intelligenza.

Per gli antichi l’uomo era corpo e anima, in tutte le culture si intendeva l’anima come l’elemento dell’intelligenza della natura all’interno dell’essere umano. L’anima era considerata l’essenza dell’identità umana.

Con le grandi religioni l’anima è stata relegata a concetto religioso, dogmatico e in epoca moderna il rapporto uomo e natura è diventato sempre più artificiale. L’uomo si è sempre più estraniato dalla natura.

Questo distacco ha subito un’accelerazione con l’avvento di internet e dell’intelligenza artificiale. Le caratteristiche naturali dell’essere umano stanno perdendo valore, molte sono considerate semplici accessori. Ad esempio il contatto fisico tra le persone, l’intuizione, l’identità e anche l’armonia con l’ambiente naturale che invece viene visto come elemento da strumentalizzare e da razionalizzare secondo la nostra logica, invece che logica da comprendere per adattarci in modo più funzionale.

L’essere umano che nei secoli è stato principe nell’adattamento alla natura è diventato un manipolatore della natura. Un po’ come i fumetti di Walt Disney in cui si rappresentano gli animali umanizzati come se tutti condividessero la nostra stessa logica e funzione.

Questo allontanamento dell’umano dalla natura, interiore e circostante, ha raggiunto il grado massimo e questo sta determinando una involuzione che sta portando a inserire dei limiti nel vivere.

Nel prossimo futuro si vedrà fin dove si spingerà questa involuzione autolimitante oppure se ci sarà una sintesi verso una civiltà che riesca a superare la dicotomia uomo-natura per abbracciare una visione olistica e armonica dell’esistenza.

Dove forse saranno gli scienziati e non solo i religiosi a parlare di anima.

Continua la lettura con: la scienza, il nuovo supermarket delle idee

MILANO CITTA’ STATO 

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Inaugura il primo CINEMA-HOTEL del mondo: il PARADISO, di nome e di fatto

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Credit: @mk2hotelparadiso

Classica scena: siete in hotel, in un letto comodo dopo una lunga camminata per la città durante il giorno, avete anche ordinato la cena in camera per godervi a pieno questo momento ma poi guardate l’orologio.

Sono le 20.30 e fra 40 minuti parte il film che avete prenotato al cinema, l’avete prenotato stamattina quando eravate ancora nel pieno delle forze e adesso non vi sembra più un’ottima idea.

Nell’Hotel Paradiso questo non sarà più un problema perché il cinema, per la prima volta, sarà nella vostra camera.

Inaugura il primo CINEMA-HOTEL del mondo: il PARADISO, di nome e di fatto

# Hotel Paradiso

Credit: @mk2hotelparadiso

L’Hotel Paradiso si trova vicino a Parigi a Place de la Nation ed è stato costruito sopra un cinema attualmente chiuso, un multisala di Mk2, famosa società di produzione guidata da Nathanaël ed Elisha Karmit, che promuove il cinema d’autore.

L’idea di aprire una struttura che unisca un hotel e un cinema nasce proprio dai due fratelli proprietari della società di produzione MK2.

L’hotel è stato inaugurato a marzo del 2021 e nel progetto sono stati coinvolti diversi architetti, decoratori, light designer ma anche il musicista Woodkid, lo stilista Alexandre Mattiuss e due artisti del calibro di Christian Boltanski e JR.

Proprio JR, artista e fotografo francese molto conosciuto, sulle facciate dei palazzi di fronte all’hotel ha realizzato due monumentali collage dedicati a due classici della storia del cinema: “Il monello” di Charlie Chaplin e “Safety Last” di Fred C. Newmeyer e Sam Taylor.

Si tratta di due opere esclusive affacciate su un cortile interno, solo i clienti nelle camere e nella terrazza dell’hotel potranno infatti ammirare questa opera d’arte.

# ll primo cinema-hotel

Credit: @mk2hotelparadiso

Nell’Hotel paradiso nulla è lasciato al caso: videoproiettori, suono e luci ricordano perfettamente un cinema reale.

Grazie ad un tablet si ha l’accesso illimitato a migliaia di film e serie tv selezionati ogni settimana dal catalogo di Mk2 e non bisogna far altro che scegliere.

Ci sono 34 camere che sono dei veri e propri cinema privati.

In alcune le finestre si trasformano in maxi-schermi larghi tre metri, in altre ci sono schermi a parete.

Da dove guardare il film? Dal letto ovviamente! Le camere sono infatti strutturate affinché la visuale migliore si possa avere da sdraiati comodamente sul letto.

Ci sono poi due suite all’ultimo piano, ambienti più grandi ed esclusivi, con terrazza e una sala cinema privata, con lo stesso tipo di proiettore usato nei grandi cinematografi e da cui si può guardare il film anche dalla vasca da bagno.

# Pop corn in camera

Credit: elledecor.com

Anche l’offerta del cibo ed entertainment ricorda quella di un cinema vero e proprio, tutto è pensato per essere a portata di mano e far rilassare il cliente.

Dalla propria camera si possono ordinare cibi delivery, piccoli piatti dal Bob’s Juice Bar e, ovviamente non possono mancare i pop corn.

# Un vero e proprio paradiso per gli amanti del cinema

Credit: @mk2hotelparadiso

Questo hotel francese offre un’esperienza unica e ad un prezzo anche abbordabile, le camere infatti partono dai 100 euro circa.

Se già di per sè rappresenta un’idea nuova e interessante, nel periodo della pandemia avere un cinema a disposizione sembra quasi un sogno.

L’hotel diventa un vero e proprio paradiso per gli amanti dei film e del cinema, d’altronde lo dice anche il nome. Hotel Paradiso di nome e di fatto.

Fonti: elledecor.comviaggi.corriere.it

Continua la lettura con: L’HOTEL che si SCIOGLIE ogni anno

ARIANNA BOTTINI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

L’incubo urbano: il PALAZZO CLAUSTROFOBICO senza FINESTRE

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Credits: @jpjackster IG

New York è la patria dei grattacieli. La più grande città degli Stati Uniti vanta la presenza di ben 6.472 colossi architettonici alti più di 100 metri.

Oggi siamo abituati ad ammirare la modernità di quegli edifici completamente trasparenti, delle vere “torri di cristallo”. Ed è per questo che un grattacielo spicca tra tutti per il suo aspetto insolito: è l’unico a non avere finestre.

L’incubo urbano: il PALAZZO CLAUSTROFOBICO senza FINESTRE

# L'”edificio a linee lunghe” è l’unico grattacielo nel mondo a non avere finestre

Credits: @missjeziersky IG

Nel centro di New York, precisamente a Lower Manhattan, c’è un edificio alto 170 metri in cemento e granito. Di certo, non è il più alto della città: basti pensare che c’è un grattacielo che arriva a toccare i 541 metri d’altezza.

Eppure, turisti e newyorkesi rimangono incantati al cospetto di questa costruzione che, fin da quando fu realizzata nel 1974, ha rappresentato un dilemma per tutti.

E il motivo è semplice: il Long Lines Building, letteralmente “edificio a linee lunghe”, è l’unico grattacielo a non avere finestre e a non essere illuminato di notte.

# Il Long Lines Building fu progettato per essere l’edificio “brutalista” più sicuro d’America

Credits: @lamartinyc IG

L’edificio, che oggi prende il nome dal suo indirizzo “33 Thomas Street”, è l’esempio perfetto di architettura “brutalista”. Questa corrente, seguita dall’architetto dell’edificio, John Carl Warnecke, e nata negli anni ’50, impiegava spesso la rudezza del cemento a vista. Infatti, i muri esterni di questa costruzione sono realizzati con pannelli prefabbricati in cemento e rivestiti con facce di granito svedese testurizzate a fuoco.

Grazie a questa sua conformazione, il Long Lines Buildings è stato definito dall’urbanista americano William H. Whyte come “la parete più grande del mondo”. Ma non solo: disegnato per essere autosufficiente e per resistere ad eventuali ricadute nucleari fino a 2 settimane dopo l’esplosione atomica, il grattacielo più claustrofobico del mondo non può non essere considerato l’edificio più sicuro d’America.

# Centrale telefonica, bunker nucleare o luogo segreto per spiare gli americani?

Credits: @bkparch IG

Quando il Long Lines Building venne realizzato avrebbe dovuto ospitare una centrale telefonica contenente i 3 principali interruttori utilizzati per la telefonia di interscambio. E, secondo le informazioni ufficiali, avrebbe anche dovuto fungere da bunker nucleare per proteggere i residenti di New York in caso di attacchi.

Eppure, le teorie che aleggiano sopra questo misterioso palazzo sono diverse. Infatti, si pensa che questo grattacielo di Manhattan fosse in realtà uno strumento per spiare gli americani. E sono anche dei documenti di Snowden, una talpa dell’National Security Agency, a confermare questa teoria: nell’enorme palazzo al 33 di Thomas Street milioni di telefonate ed e-mail verrebbero intercettate quotidianamente dalla NSA.

# Un grattacielo dallo stile unico

Credits: @t_gomozova IG

Dal punto di vista architettonico importa poco se sia una ex centrale telefonica o un centro di sorveglianza della NSA. Questo perché sicuramente il Long Lines Building è un edificio unico nel suo genere.

E, seppur in molti lo guardino ancora con perplessità, il suo stile viene elogiato dal New York Times secondo cui l’edificio riesce a fondersi “con più dolcezza nei suoi dintorni rispetto a qualsiasi altro grattacielo nelle sue vicinanze”.

Continua la lettura con: È questa la CASA PIÙ BELLA del mondo?

ALESSIA LONATI

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Il MINI-CAMPER per l’estate: una CASA a TRE STANZE nello spazio di un’AUTO

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credit: vanderer.eu

Viaggiare on the road senza il problema di trovare parcheggio, con la comodità di una casa ma l’agilità di una monovolume. Dopo il camper low cost arriva il mini camper. 

Il MINI-CAMPER per l’estate: una CASA a TRE STANZE nello spazio di un’AUTO

Chi ha viaggiato in camper almeno una volta sa che il problema più grande è senza dubbio il parcheggio. Trovare parcheggio con una casa su ruote può essere complesso soprattutto quando non si ha una meta fissa, come per esempio un campeggio, e si viaggia on the road. La soluzione l’ha trovata un’azienda tedesca, la Vanderer, che ha creato un camper con ben 3 stanze, ma davvero mini.

# Un appartamento su ruote con ben 4 posti letto

credit: vanderer.eu

Camera da letto durante la notte e salotto durante il giorno, il mini-camper a tre stanze vi stupirà: può trasportare fino a 7 persone e ci possono dormire fino a 4 adulti. L’auto che ospita questo mix tra auto, camper e casa è la Citroën Berlingo XL, una monovolume spaziosa e allo stesso tempo agile, funzionale, semplice da guidare… ma soprattutto da parcheggiare. Vediamo quali sono le caratteristiche formidabili di questo appartamento su ruote.

# La comodità di una casa, ma on the road

credit: vanderer.eu

Gli ideatori del progetto hanno definito il mini-camper come “una casa a tre stanze, ma su ruote”, perché permette di vivere un’avventura on the road senza rinunciare alla comodità di un piccolo appartamento. La macchina si trasforma in poche mosse in un salotto con cucina abitabile: basta abbassare i sedili posteriori e si formerà un divano a elle, mentre per potersi muovere senza piegare la schiena è sufficiente decappottare l’auto e si potrà cucinare e muoversi in totale libertà. L’area notte con letto matrimoniale è comodissima e si aggiungono altri due posti letto nel salotto.

credit: vanderer.eu

# Efficienza e sostenibilità: il mini-camper ha anche un pannello solare

credit: esquire.com

Per gli scettici che si stanno chiedendo come si alimenta il tutto, il team di Vanderer ha trovato una soluzione non solo efficiente ma anche green. L’acqua arriva pulita e abbondante – grazie ad una riserva di 20 litri ricaricabile – e l’energia viene garantita da una batteria in ioni di litio e da un pannello solare, che ricarica la batteria dell’auto e fornisce energia alle stanze. Il mini-camper però non è stato pensato solo per un alloggio breve: tutti i pezzi sono smontabili, per liberare al massimo lo spazio interno dell’auto e spostare il letto sotto le stelle o organizzare una cena nel “dehors”.

Guarda l’alba e le stelle dalla prima fila e preparati per un viaggio on the road, ovunque tu voglia, grazie a questo alloggio con le ruote.

Fonte: Esquire

Leggi anche: Arriva il CAMPER low-cost: ha il prezzo di una CITY-CAR

ROSITA GIULIANO

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🛑 “FABBRICA di QUARTIERE”: l’alleanza Poli-Iulm per riprogettare il Sud Est di Milano

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Credits: lagazzettadimilano.it

La collaborazione tra due atenei milanesi, Politecnico e Iulm, dà vita al progetto “Fabbrica di Quartiere” che coinvolge l’area Sud di Milano ridisegnando alcuni tratti della zona, dalla morfologia alla filosofia di vita, dando ampio spazio al modo in cui deve essere concepita.

“FABBRICA di QUARTIERE”: l’alleanza Poli-Iulm per riprogettare il Sud Est di Milano

Focus: un nuovo sviluppo per le aree dismesse 

ortomercato
ortomercato

Recupero di aree dismesse e una svolta green con nuove aree di aggregazione, ricreando nuovi spazi adibiti a realtà che ormai non sono più adatte alle esigenze di una Milano che, crisi momentanea a parte, necessitano di uno sviluppo consono ad una metropoli che vuole e deve crescere.

Sud-Est: il rilancio dei luoghi del degrado

 
Credits: milano.fanpage.it

Un’area che per anni ha vissuto con le caratteristiche di zona periferica ma che vedrà finalmente uno sviluppo e una nuova identità ospitando, per esempio, la nuova sede del Conservatorio, straordinaria fucina di talenti, dove si vedrà nascere la nuova sede dell’Ortomercato liberando quella attuale permettendo così una riconversione necessaria a rivalutare la zona attuale soggetta a ciclici periodi di degrado.

L’area: 18 Km quadrati e 115.000 residenti

politecnico di milano est
Politecnico di Milano

Il progetto “Fabbrica di Quartiere” avrà quindi due linee guida, una progettazione strutturale e una sociologica, che si fonderanno nell’ottica di consentire uno sviluppo il più aderente possibile alle necessità non solo economiche e strutturali ma anche alle reali esigenze delle persone che già abitano questa vasta area. Poco meno di 18 km quadrati e 115 mila residenti, molti di essi stranieri, che è stata monitorata e nella quale sono state raccolte testimonianze dirette, sia di chi ci vive sia di chi ci lavora, imprenditori, artigiani, pensionati, ragazzi, tutti coinvolti in una serie di sondaggi e raccolta dati al fine di garantire uno sviluppo che sia compatibile a ogni esigenza.

Progetto guida in Italia per una riqualificazione centrata sul cittadino

Credits: Iulm – iulm_university IG

La zona sarà il progetto guida per la riqualificazione di nuove aree in tutta Italia che mette al centro di tutto il cittadino che vedrà in breve tempo il riqualificarsi dei quartieri all’insegna della sostenibilità con grandi aree verdi, un rafforzamento consistente delle linee di trasporto pubblico, piste ciclabili integrate e spazi dedicati per ogni sorta di iniziativa.

La filosofia della “Fabbrica di Quartiere”

credits: corriere.it

Dal Forlanini a viale dei Missaglia, le aree sono e saranno costantemente monitorate dai due atenei milanesi che nelle figure di Alessandro Balducci, professore in Pianificazione e Politiche urbane al Politecnico e il sociologo Mario Abis (Iulm) hanno indicato i loro referenti. Sicuramente è il primo passo concreto in direzione di una rivoluzione urbana che deve essere seguita da tutte le città, italiane e non solo, che veda il cittadino al centro di ogni progetto. Non solo lo sviluppo economico, ora più che mai fondamentale per uscire da una crisi mondiale che sta mettendo in ginocchio gran parte della popolazione, ma la convivenza di culture multietniche, la conversione di grandi aree dismesse, una forte esigenza di aree verdi e una serie di interventi riguardanti una viabilità che deve concertarsi con un aspetto decisamente più ecologico.

Continua la lettura con: il progetto faraonico a nord di Milano

ROBERTO BINAGHI

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Le CASE-BARCA: in riviera i turisti potranno VIVERE SUL MARE

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Credits: vialelettrico.it house boat Rimini

Ancora una volta una nuova tendenza del turismo italiano viene lanciata dalla capitale del divertimento della riviera romagnola. In questo caso, prendendo spunto da un trend già diffuso nel mondo, Rimini ha trovato un modo per far vivere il mare nel migliore dei modi: con delle case galleggianti!

Le CASE-BARCA: in riviera i turisti potranno VIVERE SUL MARE

# Una tempesta burocratica aveva bloccato l’iniziativa

Credits: chiamamicittà.it
Le house boat di Rimini vietate

Si potrebbe dire che in Italia non è certo Rimini l’unica ad avere le “house-boat”, letteralmente case-barca, ma bisogna precisare che la città romagnola le aveva già lanciate nel 2017. Era stato il Marina Resort di Rimini ad aver portato questa nuova iniziativa: si proponeva come una struttura ricettiva, semplicemente non sulla terra ferma. Erano una sorta di bungalow o camper galleggianti che prendevano elettricità e Wi-Fi dalle reti della Darsena. Tuttavia, non è stato certo tutto rose e fiori per le house-boat della città romagnola, che si sono trovate di fronte ad una tempesta burocratica. Nel 2019 si chiedeva la loro rimozione, mentre paradossalmente venivano installate in altre località italiane. Ora, invece, finalmente, le case galleggianti sono tornate anche a Rimini e sono pronte per far provare l’emozione di vivere sul mare.

# Un nuovo concetto del “vivere sul mare”

Credits: floatingresortrimini.it
Case galleggianti

Quando si pensa a “vivere sul mare”, vengono in mente due situazioni completamente diverse: la crociera all’insegna del lusso e la vita su una nave-pirata, paradossalmente accumunate dal fatto dello stare su una nave. Le house-boat rivoluzionano anche il concetto del “vivere sul mare”, perché ora non è più essenziale una nave o una barca per farlo. Le case galleggianti di Rimini sono un mix tra un bungalow e uno yatch e forse si avvicinano più a quest’ultimo per la voglia di salirci e l’invidia che si impossessa del tuo corpo quando le vedi tutte schierate al porto, un po’ come si guardano gli yatch attraccati.

# House-boat o isolotti?

Credits: floatingresortrimini.it
Case galleggianti

Le house-boat di Rimini sembrano delle piccole isole artificiali private. Ve ne sono di due tipi, una per famiglie più grande e una per coppia. L’ingresso è riservato e sull’isolotto si trova un solarium con sdraie, una piscina e ovviamente la house-boat. Inoltre, il Resort offre un gommone per ogni casa galleggiante, con il quale gli ospiti possono andare al largo, e biciclette per girare per la città.

Per l’estate 2021 Rimini potrà quindi essere contenta, perché, intanto, sono tornate 6 house-boat e ora la città ne aspetta altre, così da poter arrivare a 20 entro il 2023.

Fonti: ilrestodelcarlino.it

Continua la lettura con: Le CASE GALLEGGIANTI: la NUOVA proposta del turismo sardo

BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 Il PADIGLIONE ITALIA inaugura a EXPO 2021: il David di Michelangelo simbolo della bellezza che unisce

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Credits: artribune.com Padiglione Italia Expo Dubai

Dopo Expo 2015 che ha fatto in parte rinascere Milano e l’ha resa la città che è adesso, il padiglione Italia è stato ufficialmente inaugurato ieri nella sede della nuova Esposizione Universale, Dubai. Sarebbe dovuto essere Expo 2020, ma come si sa, questo venti venti ha portato sfortuna; l’evento allora è stato rimandato ed è pronto a partire nell’ottobre di quest’anno.

Il PADIGLIONE ITALIA inaugura a EXPO 2021: il David di Michelangelo simbolo della bellezza che unisce

# Il simbolo del padiglione Italia

Credits: firenze.repubblica.it
Inaugurazione David a Expo Dubai

Se non lo si sapesse, occhi inesperti potrebbero dire che quello nel padiglione Italia di Expo Dubai è veramente il David di Michelangelo. Il BelPaese ha scelto, infatti, come proprio simbolo il David di Michelangelo, icona universale di arte e bellezza senza pari; e ha deciso di farne realizzare non una semplice copia, ma una perfetta riproduzione, anche dei pochi “difetti” che la statua può avere. Il David è stato realizzato dai maestri dell’artigianato fiorentino e italiano ed è stato inaugurato ieri alla presenza del Ministro degli esteri, Lugi di Maio. La statua ricorda Davide che batte Golia, episodio che diventa simbolo della rinascita dell’Italia, anche se ancora in un periodo di profonda crisi.

# Il padiglione Italia per Expo 2020

Credits: artribune.com
Padiglione Italia Expo Dubai

Quello di quest’anno sarà il primo Expo mediorientale e ospiterà 192 paesi. Il tema sarà “Connettere le menti, creare il futuro”, ma si dividerà in “Mobilità”, “Opportunità”  e “Sostenibilità”; ed è proprio tra quest’ultime due aree che ci sarà il padiglione Italia. Il padiglione del nostro Paese occuperà una posizione strategica anche dal punto di vista dei flussi dei visitatori, se ne stimano circa 23mila al giorno, e avrà come tema “La bellezza che unisce”. Arte, cultura, sostenibilità, educazione, scienza, sicurezza e innovazione racconteranno la storia italiana in uno spazio dove il tricolore ne fa da padrone.

# L’eredità di Expo 2015

Credits: italyexpo2020.it
Expo Dubai

Quello che inizierà il 1° ottobre 2021 e si concluderà a marzo 2022, è l’Expo dopo quello italiano e questa è una grande opportunità per il Paese. Chiunque si ricorderò dell’esposizione mondiale precedente di Milano e il Padiglione Italia potrebbe essere privilegiato. A Expo Dubai, l’Italia consoliderà l’eredità di Expo Milano, portando avanti la visione di uno sviluppo sostenibile e di un modello di creazione di valore condiviso. Creatività, connessione e conoscenza sono i punti forti dell’Italia e la sua bellezza diventa risorsa strategica.

Expo Dubai è quindi un’opportunità per risollevare il turismo internazionale italiano, ma soprattutto, in generale, l’immagine dello Stato.

Fonti: lanazione.it

Continua la lettura con: EXPO 6 anni dopo… che cosa è rimasto a Milano?

BEATRICE BARAZZETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Covidanalisi: CURVE EPIDEMICHE in CALO in tutto l’Est Europa

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Credits: ourworldindata.org - Curva contagi est-Europa

Le curve di contagi e decessi sono in calo in tutti i Paesi dell’Europa dell’est a prescindere dalle strategie adottate. Vediamo la situazione aggiornata analizzata dall’Ing. Giuseppe Caronia nella rubrica settimanale dedicata alla situazione internazionale del Covid.

Covidanalisi: CURVE EPIDEMICHE in CALO in tutto l’Est Europa

# La curva dei contagi scende in tutti i paesi dell’Est Europa: il fattore dominante si conferma la stagionalità

Credits: ourworldindata.org – Curva contagi est-Europa

Nuovo appuntamento settimanale con la rubrica sulle analisi dell’ingegnere Giuseppe Caronia in merito alla situazione internazionale della diffusione del Covid.

In Italia si dibatte sulla scelta del governo italiano per una blanda riapertura dei locali di ristorazione mantenendo il coprifuoco fino alle 22. Si teme un effetto sui contagi anche se tutte le ricerche sperimentali sembrano ormai concordare sul fatto che le strategie politiche e le restrizioni non hanno effetto sull’andamento dei contagi. Mentre il fattore principe si conferma la stagionalità, come accade per tutti i virus che colpiscono le vie respiratorie. Un’altra conferma di questo avviene analizzando gli ultimi dati dei Paesi nell’est Europa dove le curve epidemiche continuano a calare in modo uniforme a prescindere dalle strategia messe in campo dalle singole nazioni.

L’ing. Caronia evidenzia come: “Le curve epidemiche nell’Est Europa calano rapidamente, stesso andamento, sincronizzato, uniforme, armonizzato, quasi coincidente. Come già visto per Regno Unito, Irlanda, Portogallo e Spagna, possiamo anche qui escludere di attribuire i meriti alla vaccinazione, infatti mentre l’Ungheria ha vaccinato il 38% della popolazione, la Bulgaria appena l’8%. I meriti, come ben sappiamo, vanno invece ricercati alla normale trasmissione di virus respiratori regionali-stagionali.

# Le quote di popolazione con almeno una dose di vaccino variano dal 38% della Bulgaria all’1,23% dell’Ucraina

Credits: ourworldindata.org – Persone vaccinate con almeno una dose in est-Europa

Sembra quindi ripresentarsi l’identica situazione del periodo tardo primavera/estate 2020 quando l’andamento dei positivi aveva registrato un sensibile decremento nonostante la riduzione delle restrizioni, sia in Italia che nei paesi continentali.

Osservando inoltre nel dettaglio le campagne vaccinali dei singoli Paesi si può notare come le nazioni prese in considerazione nell’Est Europa presentino tassi molto differenti di copertura: dopo l’Ungheria dove è stata somministrata almeno una dose di vaccino al 38% della popolazione, troviamo la Serbia con il 28%, la Polonia con il 20%, la Romania con il 15%, la Bulgaria all’8% e per finire Macedonia del Nord e Ucraina rispettivamente al 2,55% e 1,23%.

Confrontando la tabella della curve epidemiche si confermerebbe come il diverso andamento delle campagne vaccinali non influirebbe più della stagionalità sul calo o aumento dei contagi. Anzi, se si analizzano i dati con più attenzione si vede come i due Paesi con il più alto tasso di vaccinazione, Bulgaria e Serbia, risultino essere anche quelli con più casi ogni milione di abitanti.

Probabilmente si dovrà attendere il prossimo autunno per verificare la reale incidenza delle campagne vaccinali sull’andamento dei contagi. 

Leggi anche: Milano in Giallo. Ma sarà una vera RIAPERTURA? il CONFRONTO con il MAGGIO 2020

# Anche la curva dei decessi segue un trend simile a quella dei contagiati

Credits: ourworldindata.org – Curva decessi est-Europa

Anche la curva dei decessi segue lo stesso trend calante, da metà aprile, di quella dei nuovi positivi in calo invece dall’ultima settimana di marzo. I morti per milioni di abitanti vanno da un massimo di 22 dell’Ungheria ai 12 della Polonia, fino al minimo della Serbia con 5.

Continua la lettura con: Covidanalisi. BRASILE KO? Il MALATO GRAVE del Sudamerica è un ALTRO

FABIO MARCOMIN

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🛑 REDDITO di CITTADINANZA: nella sola NAPOLI lo ricevono più persone che in tutto il NORD

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credit: siviaggia.it

Il capoluogo campano da solo batte tutto il nord Italia. Quasi metà dei percettori di reddito o pensione di cittadinanza in Italia si concentra in due regioni. La fotografia dell’Italia dei sussidi.

REDDITO di CITTADINANZA: nella sola NAPOLI lo ricevono più persone che in tutto il NORD

# Napoli batte il nord: 459.000 percettori di sussidi di cittadinanza contro 452.000

La sola città di Napoli supera tutto il nord per numero di percettori di reddito o pensione di cittadinanza, la misura studiata per ridurre la povertà e aiutare le famiglie sotto il livello di vivibilità. I numeri dell’Inps raccontano che la spesa per il reddito di cittadinanza a marzo a Napoli è stata di 102,2 milioni di euro contro i 109,7 di quelli di tutto il Nord Italia, mentre i cittadini beneficiari sono stati 459.000 nel capoluogo campano a fronte dei 452.000 del settentrione. In tutto il Paese a marzo sono state 2,6 milioni le persone che hanno ottenuto uno dei due sussidi, reddito o pensione di cittadinanza.  

# Oltre il 40% dei nuclei percettori di reddito o pensione di cittadinanza vive tra Campania e Sicilia

Se si osserva l’intero primo trimestre 2021, i beneficiari di reddito o pensione di cittadinanza sono stati complessivamente 3,4 milioni e quasi tutti al centro sud. Facendo riferimento solo al mese di marzo ce ne sono stati 1,8 milioni al Sud, 334.000 al Centro e appunto 452.000 nelle regioni del Nord. La regione che detiene il primato è la Campania con il 22%, seguita dalla Sicilia con il 20%, poi Lazio e Puglia rispettivamente con il 10% e il 9%: in queste 4 regioni si concentra il 61% dei nuclei famigliari che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza. Per la maggioranza sono i nuclei formati da al massimo due componenti, il 62%, mentre l’età media è di 35,8 anni.

Il 34% dei beneficiari riguarda famiglie con minori, il 56% delle persone interessate, mentre i nuclei con disabili pesano per 17% del totale e il 18% delle persone interessate. La misura del reddito di emergenza ha invece toccato 425.000 nuclei famigliari con un importo medio mensile di 550 euro. 

Fonti: Fanpage

Continua la lettura con: REDDITO di CITTADINANZA: più SOLDI al SUD, escluso un milione di poveri del NORD

FABIO MARCOMIN

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🛑 Il Regno Unito accelera ancora: via libera alle AUTO a GUIDA AUTONOMA entro l’anno

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Credits: policymaker.com

La scelta del governo britannico prevede di concedere l’utilizzo di sistemi di guida autonoma su strada entro fine anno. Una importante rivoluzione su strada che sarà preceduta da nuove regole e riflessioni sulla responsabilità.

Il Regno Unito accelera ancora: via libera alle AUTO a GUIDA AUTONOMA entro l’anno

# Si potrà leggere un libro o vedere un film mentre l’auto si guida da sola

Credits: machinedesign.com

Nell’immediato futuro, gli automobilisti britannici potranno leggere un libro o guardarsi un film mentre si spostano con le loro auto a guida autonoma. Il governo ha annunciato una prima apertura sull’autorizzazione di questi sistemi, in maniera graduale e con alcune limitazioni. Le auto senza il diretto controllo del conducente dovranno andare ad una velocità massima di 60 km/h, solo su strade a scorrimento veloce e con la possibilità di restituire il controllo del mezzo in qualsiasi momento. Ciò è rivolto, in particolare, a tutte le auto che possiedono sensori per il mantenimento automatico della corsia, sia ai lati che a distanza rispetto a chi la precede. Da qui sono partite nuove consultazioni sul codice della strada per nuove norme, necessarie a garantire la sicurezza

# Il dibattito sulla questione

Credits: caranddriver.com

La notizia ha acceso una discussione che circonda questo tema già da diversi anni. Gli assicuratori e le organizzazioni automobilistiche non sono soddisfatte, affermando che era essenziale molta più organizzazione per garantire l’incolumità su strada. Al coro dei contrari si unisce anche Matthew Avery, direttore dell’organizzazione per la sicurezza stradale “Thatcham Research”, dichiarando che: “Molto lavoro è ancora necessario, sia da parte dei legislatori che dell’industria automobilistica, prima che qualsiasi veicolo possa essere classificato come automatizzato e autorizzato in sicurezza sulle strade del Regno Unito”. Da questo lato, persistono dubbi sulla consapevolezza dei guidatori riguardo questi sistemi e ci si chiede se sia sicuro permettere loro di rilassarsi eccessivamente su strada.

La risposta, arrivata direttamente dal Ministro dei Trasporti britannico Rachel Maclean, sottolinea che: “Un passo importante per l’uso tutelato di veicoli con guida autonoma è stato compiuto, rendendo i viaggi più facili, più affidabili e più green”.

Dello stesso parere è anche Mike Hawes, amministratore delegato del SMMT (Society of Motor Manufacturers and Traders) che ha affermato: “Le nuove tecnologie apriranno le porte a livelli più elevati di automazione in futuro e questi progressi libereranno il potenziale del Regno Unito per essere un leader mondiale nel loro uso e nel loro sviluppo. Ciò contribuirà anche a creare nuovi posti di lavoro, oltre che a garantire delle strade tra le più sicure del pianeta “.

Il governo britannico sembra tirare dritto nella suo via libera, destinando anche 42 miliardi di sterline nell’industria di auto a guida autonoma entro il 2035. Il tema, tuttavia, rimane spinoso e sarà necessario trovare il giusto bilanciamento tra comfort per chi viaggia in auto e convivenza in sicurezza con le altre vetture, pedoni oppure ostacoli imprevisti.

Fonte: theguardian.com

Continua a leggere con: Le AUTOMOBILI-BARCA: la rivoluzione della prossima estate

MATTEO GUARDABASSI

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La CAPITALE del GELATO: vince Roma o Milano?

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Credits: @gelatogram.italia (INSTG)

E’ una questione di gusti e di prezzi. Chi è la città più “icecream-friendly”?

La CAPITALE del GELATO: vince Roma o Milano?

Vi siete mai chiesti perché la prima cosa che fanno i turisti a Roma è andarsi a comprare il gelato? Perché nella capitale non ci sono regole che possano frenare il desiderio di chi ha voglia di un gelato.

# A Milano il gelato più caro d’Italia

Ma partiamo dal costo. Lo sapevate che secondo una ricerca di Altroconsumo è Milano la città in cui il gelato ha un costo maggiore, mentre Palermo quella in cui assaporare un cono o una coppetta è meno dispendioso? Nel mezzo c’è Roma dove un chilo di gelato costa fra i 12 e i 20 euro, ma il cono è sempre grande e la panna non si paga, anche se doppia.

# A Milano più gusti vuoi, più paghi. A Roma no

Continuando sulla scia delle differenze fra Roma e Milano in termini di cono gelato c’è un altro fattore fondamentale che fa la differenza, a Milano il gelato va a “palline”, per ogni pallina un gusto e un costo, a Roma no, il gelato da 2 euro o quello da 4, può avere quanti gusti si desidera. Non esiste nella capitale un gelataio che imponga un numero di gusti a seconda di quanto si paga il gelato. In questo modo è appagato anche chi desidera un gelato piccolo ma con più sapori.

# A Roma la Paletta, a Milano il porzionatore

Altro elemento fondamentale di differenza è il modo in cui si mettere il gelato sul cono. A Roma non esiste il porzionatore meccanico per gelato che fa le palline, ma la più basica spatola con la quale il gelato viene preso e lavorato per renderlo più cremoso prima di metterlo sul cono.

# A Roma la panna è sempre inclusa, a Milano è a parte

Ancora, a fare la differenza è la panna, la corona del cono! A Roma non esiste gelato senza panna, anzi doppia panna, dentro al cono prima di mettere i gusti di gelato e sopra al gelato e, attenzione, è gratis, o meglio, compresa nel prezzo del gelato mentre a Milano si paga a parte.

# L’origine del gelato nell’antica Roma: ghiaccio tritato con miele

In Epoca romana esistevano dei pozzi per il ghiaccio e la neve che gli schiavi portavano dai monti. Tra le rovine antiche vi sono tracce che fanno pensare a negozi in cui si vendeva l’antenato del gelato: ghiaccio tritato e addolcito con miele.

# Le migliori gelaterie di Roma e del Lazio

Secondo la Guida Gelaterie d’Italia 2021 del Gambero Rosso il gelato è il simbolo dell’italianità nel mondo e le migliori gelaterie di Roma e del Lazio sono, nello specifico: Gretel Factorydi Formia (provincia di Latina), Greed Avidi di Gelato di Frascati, La Gourmandise di Roma, Otaleg! di Roma, Stefano Ferrara Gelato Lab di Roma e Torcè di Roma.

Nella sfida sulla città più “ice-cream-friendly”  secondo voi chi vince? Io dico Roma!

Continua la lettura con: La sorpresa del supplì

FRANCESCA SPINOLA

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Il futuro della FABBRICA del VAPORE: sarà la “città dei giovani”

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Credits: @carlo.sette (INSTG)

Nuovi progetti stanno facendo rinascere la “Fabbrica del Vapore” e altri ancora potrebbero arrivare. Vediamo cosa c’è all’orizzonte.

Il futuro della FABBRICA del VAPORE: sarà la “città dei giovani”

# L’associazione “Nuovo Rinascimento” sta dando nuova vita alla Fabbrica del Vapore 

Credits: notizie.it – Fabbrica Vapore Tempo perduto

Un gruppo di under 35 milanesi, con l’associazione “Nuovo Rinascimento” sta cercando di far rinascere la Fabbrica del Vapore invitando a fare rete per ripensare l’utilizzo di questo grande spazio. Una porzione dell’edificio è stato ribattezzato “Il Tempio del Futuro Perduto”, di fatto un centro multidisciplinare e polifunzionale a forte impatto sociale, un esempio tangibile di cittadinanza attiva che porta avanti da un anno progetti per la città.

Credits: cittanuova.it – Muro gentilezza

Il primo progetto è stato il muro della gentilezza, ispirato da altri esempi in Europa come Berlino e nato un anno fa, rivolto soprattutto a chi in questo anno di pandemia ha sofferto più di tutti la crisi economica: chi ha qualche vestito in eccesso lo lascia appeso alla parete per chi ne bisogno. Collaterale a questo progetto sono state organizzate tante attività culturali come corsi di pittura e mostre. 

L’ultimo progetto è la “Città dei giovani”, partito con un incontro online tenuto il 10 aprile e il cui lavoro è stato presentato al Comune di Milano. C’è stato il coinvolgimento delle associazioni del territorio, molte delle quali composte da under 35, e tante persone tra cui artisti, promotori culturali, influencer, che hanno provato a immaginare il futuro della Fabbrica del Vapore come luogo sempre più utile a livello sociale per Milano e di valore per la cittadinanza.

Fonte: notizie.it

# In passato era “fabbrica dei tram”

fabbrica del vapore

Un tempo la “Fabbrica del Vapore” non era luogo di idee e pensieri ma di fervente attività industriale. La Carminati & Toselli mise sede in questo luogo nel 1899 con l’intento di costruire, riparare e vendere materiale rotabile per ferrovie e tramvie.

Milano vantava una rete ferroviaria già molto estesa e i tram, dal 1893, anno della loro elettrificazione, erano già parte del tessuto urbano, per questo motivo il settore era in fortissima espansione. Dopo la nascita nel 1907 della “Società Italiana Carminati Toselli” l’azienda diventò una grande realtà industriale in espansione che andò a occupare tutto l’isolato, con una produzione orientata anche verso l’estero e le colonie. Dopo la crisi dovuta alla prima guerra mondiale e alla crisi finanziaria degli anni venti, l’affidamento da parte di ATM della produzione di oltre un centinaio di vetture tranviarie a carrelli denominate “1928” segnò un periodo molto florido.

wDopo la successiva crisi ci fu il definitivo scioglimento dell’azienda a metà degli anni ’30 con l’affitto e successiva vendita degli edifici industriali a differenti società che si occupavano delle più svariate attività. Nel 1999 questi spazi, dopo anni di abbandono, sono stati trasformati dall’amministrazione comunale in un centro di produzione culturale e affidati ad associazioni fino allo stop degli ultimi anni, prima della recente nuova rinascita.

Leggi anche: Dalle avanguardie a Harry Potter: ascesa e caduta della FABBRICA del VAPORE, in cerca di una vera MAGIA

Continua la lettura con:Il CAMPO da BASKET trasformato in un’OPERA d’ARTE

FABIO MARCOMIN

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La scienza, il nuovo supermarket delle idee

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Galileo e l'inquisizione

Il mondo scientifico viene ormai utilizzato da chiunque per validare le sue opinioni.
Non sono più gli scienziati a divulgare le proprie ricerche ma sono politici, giornalisti, persone della strada che utilizzano temi scientifici per validare qualsiasi opinione. Dando un’aura scientifica a opinioni del tutto soggettive.

In televisione si invitano determinati rappresentanti della scienza non per divulgare le loro scoperte ma per rafforzare il punto di vista che si vuole trasmettere al pubblico. Lo stesso vale per la condivisione sui social. 

Il rischio di tutto ciò è che le opinioni scientifiche che sappiamo possono essere contraddittorie e in continua evoluzione vengano screditate da questo uso fraudolento e superficiale. Che in più le trasforma da stimoli per la ricerca a dogmi pseudo religiosi e che hanno come fine quello di difendere se stessi.

Il fatto che il mondo scientifico è diventato un universo gigantesco, è un fatto positivo perchè moltiplica le idee e le scoperte, ma dall’altro aspetto è diventato un supermercato che offre idee ancora tutte da verificare insieme a certezze consolidate del pensiero scientifico.

Il rischio è di tornare indietro di cinquecento anni in un mondo in cui la scienza è strumento di opinione invece che un metodo di ricerca.

Continua la lettura con: La fine dell’oggettività

MILANO CITTA’ STATO 

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Le AUTOMOBILI-BARCA: la rivoluzione della prossima estate

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credit: virgilio.motori.it

E’ in commercio l’automobile che diventa barca, per passare dall’autostrada al mare in pochi secondi. Che prestazioni garantisce?

Le AUTOMOBILI-BARCA: la rivoluzione della prossima estate

Ebbene sì, l’estate di chi non sa scegliere potrebbe essere rivoluzionata da un mezzo due in uno: l’automobile-barca. Immaginiamo di essere nel bel mezzo di un lungo viaggio in autostrada, stiamo andando in vacanza attraversando l’Italia da Nord a Sud e il caldo si sta facendo davvero torrido. Se fossimo su una macchina qualsiasi potremmo abbassare i finestrini o al massimo accendere l’aria condizionata, ma per i conducenti delle automobili-barche c’è un’opzione in più: uscire dall’autostrada e proseguire il viaggio in mare. Qual è la migliore in commercio e quali sono le prestazioni garantite?

# Dai primi modelli ai 200 km/h

credit: autodimerda.blogspot.com

La storia delle automobili-barche, anche dette auto anfibie, è iniziata negli anni ’60 con il modello “Amphicar 770”. Sono passati una sessantina d’anni da quando sono state commercializzate e continuano a riproporsi nel mercato, o meglio nei mercati: quello automobilistico e quello nautico.

credit: autoblog

Il primo modello che scosse il pubblico fu la “Python“, dell’azienda WaterCar, che raggiunse nel 2010 i 204 chilometri orari su strada e i 96 sull’acqua.

# La Pantera: la Jeep che naviga su mari e fiumi

credit: virgilio.motori.it

La “Python” rese nota l’azienda in tutto il mondo, e alle auto anfibie venne dedicato persino un documentario. Il problema però era che la “Python” aveva bisogno di un pontile per passare dalla strada all’acqua. Oggi l’azienda WaterCar ha reso immediato il passaggio, creando quella che viene definita La Pantera, la “WaterCar Panther”: ha la forma di una Jeep Wrangler e ha raggiunto velocità pazzesche sia su strada che in acqua. La velocità è diminuita leggermente rispetto alla “Python” ma garantisce prestazioni ottimali, senza ausili esterni, raggiungendo i 130 chilometri orari a terra e 70 sull’acqua.

# Il modello migliore sul mercato

credit: esquire.com

La Pantera, che al momento è il modello migliore sul mercato, permette di passare dall’autostrada al mare, di guadare i fiumi e attraversare i laghi. Insomma, un mezzo con cui andare davvero dappertutto, ogni volta che se ne ha voglia. Una potente sospensione idraulica abbassa e alza l’auto rapidamente, a seconda dell’utilizzo che se ne vuole fare. Per muoversi e navigare utilizza due motori differenti: uno sotto il portabagagli e l’altro al centro del paraurti posteriore.

credit: design.fanpage.it

Sarà la rivoluzione estiva dei trasporti? 

Fonte: Esquire

Leggi anche: AIRO, l’AUTO che MANGIA lo SMOG: un’idea per MILANO?

ROSITA GIULIANO

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Il PONTE di LEGNO più LUNGO del mondo sarà made in Italy

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Credit: infobuild.it

Nel 2025 potrebbe essere terminato il ponte di legno più lungo del mondo. Sorgerà in Norvegia, sarà lungo più di un chilometro e porta il marchio made in Italy.

Vediamolo insieme.

Il PONTE di LEGNO più LUNGO del mondo sarà made in Italy

# Il ponte da record in parte made in Italy

Il ponte di legno più lungo del mondo verrà realizzato da la joint venture Berinor, che comprendere l’azienda italiana Rizzani de Eccher di Udine e la Besix di Bruxelles.

L’autorità stradale norvegese Nye Veier ha scelto la joint venture Berinor soprattutto per l’attenzione alla sostenibilità che di questo progetto è il fulcro.

Le due aziende sembrano essere una coppia vincente, hanno infatti già collaborato in precedenza per la realizzazione di altri importanti progetti e primati in Europa, tra cui il ponte Crown Princess Mary in Danimarca, che comprendeva un’autostrada a quattro corsie di 8,2 chilometri e un ponte di 1,4 chilometri sul fiordo di Roskilde.

Il loro nuovo progetto da record potrebbe segnare il futuro del campo dell’edilizia sostenibile.

# La struttura

Credit: infobuild.it

Il progetto consiste nella progettazione e la realizzazione del tratto dell’autostrada E6 tra le località di Moelv, a nord di Oslo, e Roterud.

Il progetto prevede l’ampliamento dell’autostrada, la costruzione di una nuova infrastruttura e la sistemazione di alcuni nodi rappresentati da diversi ponti e canali sotterranei.

La lunghezza del ponte supererà il chilometro e sarà parte del tratto autostradale a quattro corsie di 11 chilometri.

Il progetto infrastrutturale E6 Moelv-Roterud sarà l’attraversamento in legno strutturale più lungo del mondo e sarà un punto di riferimento per l’uso di materiali sostenibili nei principali progetti infrastrutturali.

La struttura prevede pali di fondazione in acciaio, fondazioni in calcestruzzo armato con pilastri arrotondati ad arco ma tutta la struttura portante sarà in legno.

Da dove deriva la scelta di questo materiale?

Dovevamo progettare una infrastruttura che fosse al contempo leggera nella sua forma, sostenibile dal punto di vista ambientale e resistente dal punto di vista costruttivo. Abbiamo così pensato a una struttura che avesse anche un basso impatto ambientale in termini di emissioni di CO2: l’uso intensivo del legno consente di raggiungere questi tre obiettivi”, queste le parole di  Gilberto Dreas, tecnico della Rizzani de Eccher.

# Il ponte sul lago

Credit: infobuild.it

Il ponte in legno sorgerà sul lago Mjøsa, lago più esteso della Norvegia che con i suoi 80 metri è anche uno dei più profondi d’Europa.

Costruire un ponte su un lago ha portato con sé alcuni accorgimenti, ha reso infatti necessario trovare soluzioni capaci minimizzare le ricadute dovute all’inquinamento delle acque e alle emissioni prodotte dall’utilizzo di chiatte e barche.

Il ponte verrà realizzato dal basso e prevede l’utilizzo di pali che vanno fino a 80 metri di profondità.

L’obiettivo di questo progetto è creare una struttura che abbia come valore principale la  sostenibilità: si vogliono limitare le emissioni di gas serra e integrare il ponte nell’ambiente circostante e il legno sembra essere il materiale perfetto per questo.

La realizzazione di questo ponte costerà 240 milioni di euro e potrebbe terminare nel 2025.

Fonti: viaggiamo.it , infobuild.it

Continua la lettura con: Il PONTE SOSPESO nel vuoto a forma di OCCHIO

ARIANNA BOTTINI

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