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La CROCIERA di lusso TOP SECRET: nessuno sa dove si andrà

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Credit: @greattravelexpo

Si parte il 12 giugno, il viaggio durerà 10 giorni e serve un passaporto: queste sono le uniche informazioni a disposizione dei passeggeri della crociera segreta firmata Uniworld.

Non si sanno gli imbarchi, l’itinerario, le escursioni e nemmeno i servizi che verranno offerti, i passeggieri di questa crociera speciale avranno una sorta di appuntamento al buio.

La CROCIERA di lusso TOP SECRET: nessuno sa dove si andrà

# L’esperimento sui fiumi europei

Uniworld è una compagnia statunitense specializzata in crociere fluviali di lusso in tutto il mondo. Da molti anni offre crociere fluviali di alta qualità con interessanti escursioni a terra, cucina gourmet e ospitalità impeccabile ma questa volta ha deciso di fare qualcosa di diverso.

Nel 2021 ci sarà una crociera intorno ai più importanti fiumi europei, una crociera romantica all’insegna dei luoghi più caratteristici dell’Europa ma con una caratteristica speciale: la crociera è segreta.

# Un appuntamento al buio con una sorpresa tutti i giorni 

Credit: @greattravelexpo

Uniworld ha deciso di uscire dalla confort zone come azienda ma di far anche provare ai suoi clienti qualcosa di stravagante.

La crociera che stanno progettando sarà infatti segreta. Cosa vuol dire? Le tappe, i ponti d’imbarco e sbarco, le escursioni a terra e anche molti servizi inclusi rimarranno segreti fino all’ultimo minuto.

Questa idea potrebbe sembrare un po’ azzardata soprattutto nel periodo della pandemia in cui possono succedere moltissimi imprevisti ma questo è un gioco, la compagnia organizzerà tutto nei minimi dettagli, solo che non li comunicherà ai passeggieri che avranno questa sorta di appuntamento al buio, con l’Europa.

# Partenza il 12 giugno 

La partenza è segnata per il 12 giugno e serve il passaporto, per ora non si hanno molte più informazioni.

Il porto fluviale d’imbarco è segreto, l’itinerario anche, ma i futuri passeggieri sanno che il viaggio durerà 10 giorni.

Per chi conosce la compagnia sarà facile fidarsi, un po’ come quando un’amica ti organizza un appuntamento al buio e ti assicura che il ragazzo sia carino ma per tutti gli altri potrebbe sembrare un rischio e forse lo è, ed è proprio quello il bello.

Non sapendo l’itinerario una domanda sorge spontanea: cosa metto in valigia? Uniworld ha pensato anche a questo e quando sarà il momento manderà una lista precisa di ambiti e oggetti da portare ad ogni cliente.

# Una vacanza segreta, ma di lusso: 5.500 euro a persona

Credit: @forlivingmilano

Se questa nuova crociera può dare l’idea di essere un po’ più casual non lo è e il prezzo ne è la chiara prova: 5.499 euro a persona, che nel caso ce ne sia bisogno include anche il volo aereo per raggiungere l’aeroporto più vicino al porto d’imbarco, non bisognerà quindi spendere niente oltre la cifra a tre zeri.

La flotta europea della compagnia dispone di navi di lusso con una capacità media di 120 ospiti, fornendo il più alto rapporto personale-ospite nel settore delle crociere fluviali.

La compagnia assicura infatti che verrà offerto l’usale servizio all-inclusive di lusso, come per ogni crociera fluviale che hanno organizzato negli anni.

Ci saranno escursioni uniche, cibo gourmet, intrattenimento a bordo a cui verrà aggiunto un optional nuovo: l’attesa di scoprire quale sarà la prossima tappa.

Forse salire a bordo di una crociera segreta può sembrare un rischio ma non è questo il bello?

I passeggieri che decideranno di intraprendere questa avventura saliranno sulla nave non sapendo quasi niente, pronti a godersi il loro appuntamento al buio, con l’Europa.

Fonti: repubbica.it

Continua la lettura con: 10 VIAGGI post Covid che ci CAMBIERANNO LA VITA

ARIANNA BOTTINI

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Riaprono i musei: le NUOVE MOSTRE in arrivo a Milano

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Credits: @gallerieditalia

Riaprono gli spazi museali e mostre pubbliche e private a Milano, anche nei weekend. Ecco le mostre più interessanti da vedere e il calendario futuro.

Riaprono i musei: le NUOVE MOSTRE in arrivo a Milano

# Parte il 1° maggio il Museo della Scienza, poi Braidense e Pinacoteca di Brera

Pinacoteca di Brera

Il governo ha dato il via libera alla riaperture dei musei e delle mostre, sia pubbliche che private, anche nei weekend. I musei civici milanesi seguiranno gli orari 10-17.30, con prenotazione obbligatoria solo per il sabato e i giorni festivi. Tra i primi a riaprire il Museo Diocesano oggi 27 aprile, il Mudec e Il Museo della Scienza il 1° Maggio, la Biblioteca Braidense il 3, poi La Pinacoteca di Brera il 4, il Planetario l’8 maggio e a seguire il Cenacolo. Vediamo quindi le mostre più interessanti in partenza e quelle future in calendario.

# Le mostre che riaprono e il calendario dei prossimi mesi

# A Palazzo Reale fino al 12 settembre “Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa”

Credits: arte.it – Divine Avanguardie

A questo si aggiunge “Prima, donna. Margaret-Bourke White” allestita fino al 29 agosto e “Le signore dell’arte. Storie di donne fra ‘500 e ‘600” già pronta ma in attesa dell’apertura e che resterà attiva fino al 27 luglio.

# Al Mudec dal 1° Maggio ripartono le mostre

Credits: ecodibergamo.it – Mostra fotografica Tina Modotti

Al Museo delle culture si potrà di nuovo vedere dal 1° maggio e fino al 7 novembre, la mostra fotografica di Tina Modotti e il progetto Robot – The Human Projet allestito fino al 1° agosto.

# Alle Gallerie d’Italia ancora pochi giorni, fino al 2 maggio, per vedere la mostra sul Tiepolo

Credits: @gallerieditalia – Tiepolo

Ieri 26 aprile hanno riaperto le Gallerie d’Italia in piazza della Scala, dove si potrà vedere ancora per qualche giorno la mostra su Tiepolo, termina il 2 maggio, e il vicino Poldi Pezzoli.

# Il Museo Diocesano oggi 27 aprile riapre con la mostra sugli affreschi del monastero di Santa Chiara

Credits: chiesadimilano.it – Mostra sugli affreschi del monastero di Santa Chiara Museo Diocesano

# Al Pac fino al 19 settembre si potrà vedere “Autoritratto di Luisa Lambri” 

Credits: atpdiary.com – Autoritratto di Luisa Lambri

# Le mostre future al Museo del ‘900 e al Castello Sforzesco

Credits: milanoguida.com – Retrospettiva Sironi

La mostra più attesa, dal 23 luglio al al 31 marzo 2022, è la grande retrospettiva di Mario Sironi al Museo del ‘900. Al Castello Sforzesco parte l’11 giugno l’omaggio al grande poeta milanese “Carlo Porta: El sur Carlo milanes” in occasione del bicentenario della morte. Sempre al Castello Sforzesco, grazie a una coproduzione Castello Sforzesco-Le Louvre, dal 20 luglio si potrà ammirare la grande esposizione sulla scultura del Rinascimento “Il corpo e l’anima. Da Donatello a Michelangelo”.

Fonte: leggo.it

Continua la lettura con: Apre in Italia il primo MUSEO dei SELFIE

FABIO MARCOMIN

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Una nuova TRASFORMAZIONE per Castel Sant’Angelo: stazione fluviale e metropolitana

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Secondo gli esperti della rivista internazionale di architettura Artribune presto Castel Sant’Angelo avrà un nuovo volto grazie a due progetti di cui uno avrà per protagonista il Tevere e l’altro il sottosuolo. Stiamo parlando della progettazione della tratta centrale T2 della metropolitana di Roma Linea C che interesserà la zona di Castel Sant’Angelo e del progetto per la navigabilità del Tevere.

Una nuova TRASFORMAZIONE per Castel Sant’Angelo: stazione fluviale e metropolitana

Da monumento funerario ad avamposto fortificato, da oscuro e terribile carcere a splendida dimora rinascimentale che vede attivo tra le sue mura Michelangelo, da prigione risorgimentale a museo, Castel Sant’Angelo incarna nelle sue possenti mura, nel fasto delle sue sale affrescate, le vicende della Città Eterna dove passato e presente appaiono indissolubilmente legati. Oggi sta per compiersi intorno al Castello di Roma un’altra trasformazione. 

Il progetto di navigazione del Tevere fino a Fiumicino

Fra i tanti progetti per migliorare Roma e la sua circolazione si parla da anni di navigazione del Tevere. Un sogno che molti romani custodiscono da tempo quello di vedere bateau mouche e traghetti solcare le acque del biondo Tevere su e giù per tutto il giorno sbarcando passeggeri e alleggerendo il traffico in strada. Questa volta un progetto vero sembra esserci, o meglio sembrano esserci i finanziamenti, cosa ben più importante in vista della reale fattibilità. Il progetto di navigabilità del fiume Tevere da Castel Giubileo al porto turistico di Fiumicino, promosso dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sarà finanziato con fondi europei del programma Next Generation EU tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato oggi dal Premier Mario Draghi e prevede alcuni interventi infrastrutturali per la navigazione e l’attracco oltre che un servizio di trasporto pubblico con battelli ibridi.

Castel Sant’Angelo: ministazione fluviale con sistemi elevatori

I nuovi approdi costituiranno delle mini stazioni fluviali che si inseriranno perfettamente nel contesto urbano integrandosi nella rete di trasporto pubblico locale e fornendo servizi annessi come punti ristoro, info-point turistici, toilet, wi-fi e rastrelliere per le bici. Inoltre dovranno connettere quote diverse con un ridisegno puntuale dei muraglioni del castello e prevedere sistemi elevatori di collegamento tra il piano banchina e la strada, migliorando definitivamente l’accessibilità alle banchine per bici, carrozzine e portatori di handicap. Oggi l’accesso alle banchine avviene attraverso rampe ripide e strette in corrispondenza dei ponti, pertanto gli ascensori di collegamento rappresentano un importante fattore di potenziamento della fruibilità pedonale delle sponde in funzione sia della navigazione sia di eventi culturali e sportivi.

La nuova stazione di San Pietro della metropolitana

Inoltre c’è il progetto di una tratta centrale, la T2 della metropolitana di Roma Linea C da Piazza Venezia a Clodio/Mazzini, che prevede la costruzione della nuova stazione San Pietro a ridosso dei giardini di Castel Sant’Angelo. Entrambi questi progetti coinvolgono direttamente Castel Sant’Angelo e costituiscono un’occasione unica per contribuire a rivitalizzare il rapporto perduto città-fiume, causato dalla costruzione dei muraglioni dopo l’unità d’Italia.

La storia del Castello 

Edificato intorno al 123 d.C. come sepolcro per l’imperatore Adriano e la sua famiglia, Castel Sant’Angelo ha un destino atipico nel panorama storico e artistico di Roma. Mentre tutti gli altri monumenti di epoca romana vengono travolti, ridotti a rovine o a cave di materiali di spoglio da riciclare in nuovi, moderni edifici, il Castello, attraverso una serie ininterrotta di sviluppi e trasformazioni che sembrano scivolare l’una nell’altra senza soluzione di continuità, accompagna per quasi duemila anni le sorti e la storia di Roma e forse, nel breve futuro, con questi nuovi progetti continuerà a farlo.

Continua la lettura con: Le opere della street art nelle periferie di Roma

FRANCESCA SPINOLA

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L’Eroico Manoscritto: il più GRANDE LIBRO del MONDO si trova in Italia

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Credits: ilrestodelcarlino.it L'eroico manoscritto

Nel 2015, per celebrare il 550 anni della Biblioteca Malatestiana di Cesena, è stata creato ciò che ora è noto come Eroico Manoscritto.

L’Eroico Manoscritto: il più GRANDE LIBRO del MONDO si trova in Italia

# L’Eroico Manoscritto: 2 metri di libro

Credits: @maurojmanzo
Eroico Manoscritto

Si tratta di un manoscritto che ha la forma di un grosso libro, con una base di 140 centimetri ed un’altezza di circa 2 metri (e che quindi, aperto, avrà grossomodo la dimensione di 3 metri per 2). Contiene un resoconto dei principali eventi dalla fondazione della Biblioteca in avanti e ci hanno lavorato più di 2.000 persone, tra tecnici, esperti e semplici cittadini interessati. Per scriverlo sono serviti circa 9 litri di inchiostro ed ogni pagina ha richiesto più di 20 ore di lavoro. Sempre nel 2015, precisamente il 22 novembre, il Manoscritto è entrato nel Guinness dei Primati, come manoscritto più grande del mondo.

# L’Eroico Manoscritto ed il suo contesto

Credits: travelfreefrom.com
Eroico Manoscritto

Come è tipico del modello emiliano, la costruzione dell’Eroico Manoscritto si è avvalsa anche del contributo di alcune importanti aziende della regione. Inoltre, un oggetto speciale come questo è “in buona compagnia”, in quanto ci sono altri oggetti d’arte giganteschi in tutta l’Emilia-Romagna.

# Gli altri primati della Biblioteca Malatestiana, la prima in Europa

Credits: @beniculturali3.0
Biblioteca Malatestiana

Quello riconosciuto dal Guinness dei Primati non è certamente l’unico record della Biblioteca cesenate. Si tratta, infatti, della prima biblioteca civica a livello italiano ed europeo (risale al 1465) ed è anche l’unica biblioteca umanistica di stampo monastico ancora intatta e perfettamente fruibile in epoca contemporanea. Ad oggi, la Biblioteca ospita circa 250mila volumi, alcuni di incalcolabile valore storico, oltre a più di 1700 manoscritti, risalenti ai secoli dal XVI al XIX, e diverse migliaia di documenti autografi. Un tale patrimonio culturale le è valso l’inserimento nei patrimoni UNESCO.

Continua la lettura con: Il VULCANO più PICCOLO del mondo si trova in ROMAGNA

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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La fine dell’oggettività

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Lutero affigge le 95 tesi

La nostra epoca sta facendo calare il sipario sul mito dell’oggettività.
Le democrazie occidentali si erano basate sulla Costituzione per scongiurare derive soggettive e un eccessivo relativismo basato sulla libera interpretazione delle leggi e sugli interessi del governo del momento.

La Costituzione prescrive dei principi fondamentali che proprio perché sono fondamentali non possono essere messi in discussione in situazioni di emergenza. Perché se non servissero proprio in situazioni di emergenza non sarebbero fondamentali.
Anzi, la situazione di emergenza è il luogo dove vive la Carta Costituzionale. Altrimenti sarebbe inutile.

Se un governo può interpretare a proprio piacimento la Costituzione e derogarla con semplici atti amministrativi, automaticamente la fa crollare come un castello di carte. E tutto l’impianto di leggi a valle dell’impianto costituzionale di conseguenza diventa un gigante con i piedi di argilla destinato anch’esso a crollare.

Dopo oltre 70 anni di continui tentativi di ricondurre l’interpretazione della Costituzione all’interno di una linea unica i nostri governanti hanno fatto saltare il banco come un nuovo Lutero.
È in atto una rivoluzione simile a quella protestante. In realtà una rivoluzione che avviene dall’alto, dalla stessa autorità che in realtà disconoscendo la carta mette le basi per la sua autodistruzione.

Nella riforma protestante la grande rivoluzione era stata che il sapere che era prima deposto nelle mani di pochi eletti, i sacerdoti, è diventato di dominio pubblico. E ognuno ha potuto interpretare le scritture secondo la sua visione e la sua coscienza. Questo ha aperto la strada a una riforma che ha affermato il criterio della soggettività laddove dominava il dogma della oggettività che in realtà coincideva con la soggettività dell’autorità.

Lo stesso sta accadendo anche oggi. Non solo con la Costituzione. Ci si appella alla scienza come se questa fosse dispensatrice di verità oggettiva quando invece è evidente come sia il luogo del dubbio e il regno delle posizioni soggettive.

Forse siamo davvero al tramonto di un’era delle democrazie totem nate nell’ottocento e prossimi a una nuova alba fatta di una società in cui la dimensione soggettiva sarà predominante e, di conseguenza, perderanno terreno le imposizioni dogmatiche e integraliste.

Continua la lettura con: La vera crisi è psicologica. Ma ne usciremo

MILANO CITTA’ STATO

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PONTE sullo STRETTO in 4 anni a costo zero per lo Stato: il PROGETTO della SVOLTA?

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Credits: gazzettadelsud.it - Ponte sullo stretto

Non ci sarebbe più bisogno dei fondi del Recovery Fund o di fondi statali. Ecco come verrebbe finanziato e in quanto tempo si potrebbe costruire.

PONTE sullo STRETTO in 4 anni a costo zero per lo Stato: il PROGETTO della SVOLTA?

# Webuild: “In 4 anni riusciamo a realizzare il Ponte sullo Stretto”

Credits: gazzettadelsud.it – Ponte sullo stretto

Come riportato dal quotidiano “La Sicilia”, l’amministratore delegato Paolo Salini di WeBuild, ex Salini-Impregilo, ha dichiarato la disponibilità di costruire il ponte senza fondi statali: Noi il Ponte siamo in grado di farlo e si può partire anche subito“, senza la necessità di inserire il Ponte sullo Stretto di Messina tra le opere da finanziarie con il Recovery Fund. Aggiungendo inoltre che se venisse utilizzato il “modello Genova”, l’infrastruttura si potrebbe realizzare in 4 anni

# L’accordo tra regioni e Salini per procedere in autonomia senza l’aiuto dello Stato

Negli ultimi mesi si sono susseguiti gli incontri tra gli assessori regionali alle Infrastrutture, Marco Falcone e Domenica Catalfamo, Salini e i manager di WeBuild per fare un quadro sulla revisione del progetto e del nuovo piano finanziario. WeBuild sarebbe in grado di sostenere l’investimento di 4 miliardi previsti per la costruzione del ponte con la formula del project financing, mentre i rimanenti 2 miliardi, per le infrastrutture di terra, sarebbero dalle regioni Sicilia e Calabria con proprie risorse e tramite il mercato finanziario in caso non arrivassero fondi dall’Unione Europea e dallo Stato.

# Sarebbe il ponte con la campata unica più lunga del mondo. Tutti i numeri del progetto

Ponte sullo Stretto – Webuild

Il ponte avrebbe la campata unica più lunga del mondo, 3.330 metri, per una lunghezza totale di 3.660 metri. L’altezza prevista per le torri è di 399 metri, la larghezza dell’impalcato di 61 metri e l’altezza libera per il transito delle navi di 65 metri. I 4 cavi che uniscono le torri alle estremità del ponte saranno estesi complessivamente 5.230 metri con quasi 42.000 fili d’acciaio per ogni cavo. Sul Ponte sullo Stretto dovrebbero transitare a regime 60.000 treni e 6 milioni di veicoli ogni anno.

Continua la lettura con: Sicilia e Calabria: progetto PONTE sullo STRETTO da RIAVVIARE (gallery dei 4 progetti)

FABIO MARCOMIN

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Il TRENO INVISIBILE: un’idea da portare da noi?

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credits: thenexttech.startupitalia.eu

Un nuovo tipo di treno, assolutamente rivoluzionario, arriva dal Giappone. Si tratta di un mezzo funzionale, attento all’ambiente e che offre ogni tipo di comfort per i passeggeri. Stiamo parlando del treno invisibile. Scopriamo insieme questa formidabile invenzione.

Il TRENO INVISIBILE: un’idea da portare da noi?

# Il treno invisibile che si mimetizza col paesaggio

credits: thenexttech.startupitalia.eu

Il treno invisibile è un nuovo modello di treno che si mimetizza con il paesaggio circostante, grazie a dei pannelli riflettenti. Il mezzo si adatta allo scenario tramite una copertura specifica, realizzata da specchi.

Il convoglio, in questo modo, non rovina il paesaggio naturalistico durante la sua corsa. La sua forma cilindrica, gli specchi e i pannelli semi-trasparenti che lo rivestono, infatti, gli permettono di mimetizzarsi completamente con l’ambiente circostante, quasi come un camaleonte.

# L’archistar giapponese che ha dato vita a quest’idea

credits: designwanted.com

Questa grande invenzione nasce dall’ingegno dell’architetto Kazuyo Sejima, una donna di grandissimo successo che nel 2010 ha vinto il Pritzker Architecture Prize, un premio che ogni anno viene assegnato all’architetto che ha mostrato più talento, impegno e professionalità.

L’archistar giapponese, con la sua invenzione, ha contribuito in maniera significativa alla circolazione ferroviaria, migliorando, attraverso l’arte, la quotidianità di uomo e ambiente.

# Utilità, comfort e attenzione all’ambiente

credits: siviaggia.it

Il treno invisibile, però, non è considerato una vera e propria rivoluzione solo per il minor impatto visivo, ma anche per quello ambientale. Il mezzo è infatti progettato per ridurre in modo significativo le emissioni e i consumi.

Inoltre, al suo interno i passeggeri potranno, comodamente seduti, avere una visione completa del panorama circostante. Una soluzione quindi che permette una miglior coesistenza tra il mezzo e il territorio che attraversa e che tiene conto dei bisogni dell’uomo e dell’ambiente.

Un vero esempio di come la modernità può abbracciare ed andare incontro alla natura. Potrebbe essere un modello e una valida alternativa ai nostri treni, capace di valorizzare ancor di più il nostro incantevole territorio.

Fonte: coccoontheroad.net

Continua a leggere: Il TRAIN BLEU: ritorna la MAGIA del TRENO dei SOGNI 

CHIARA BARONE

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🛑 M3 fino a PAULLO: forse è la volta buona

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Credits: sottomilano.it - M3 fino a Paullo

Dopo la lettera inviata a fine marzo a Governo, Regione e istituzioni locali dagli esponenti politici del cremasco, ora si muovono i sindaci della città metropolitana per realizzare un prolungamento atteso da 30 anni. Ecco gli aggiornamenti delle ultime ore.

M3 fino a PAULLO: forse è la volta buona

# I sindaci chiedono a MM di progettare il prolungamento della M3 fino a Paullo

Credits: milanoblu.com

Sabato 24 aprile i sindaci della città Metropolitana di Milano hanno organizzato un incontro con esponenti politici sia dei partiti di maggioranza al governo sia di quelli all’opposizione. La richiesta espressa dai primi cittadini è stata di dare mandato a Metropolitana Milanese Spa di realizzare il progetto del prolungamento della linea M3 almeno fino a Paullo con ipotesi di estensione del servizio di trasporto pubblico fino a Crema. Le parole della vice sindaca metropolitana Arianna Censi: “Questa decisione era attesa da tempo e, come i sindaci hanno sottolineato, avrà sicuramente ricadute positive per i comuni, per l’ambiente e per la vita delle nostre concittadine e dei nostri concittadini che da sempre premiano scelte amministrative orientate alla sostenibilità e al green: verso l’ambiente ci orienta l’Europa con il Recovery fund, verso l’ambiente si muovono gli Amministratori locali“.

Fonte: Milano Today

# A fine marzo la lettera, firmata dagli esponenti politici del cremasco, rivolta alle istituzioni: “Il prolungamento della M3 fino a Paullo si finanzi con il Recovery Fund

Credits: wikipedia.org –

L’assessore al bilancio di Crema Cinzia Fontana commenta la lettera firmata da tutti gli esponenti dei partiti cremaschi, in cui viene chiesto di finanziare il prolungamento della M3 fino a Paullo, indirizzata al premier Mario Draghi, ai ministri Daniele Franco ed Enrico Giovannini, al presidente della Lombardia Attilio Fontana e al sindaco di Milano Beppe Sala: “Mosse dall’interesse comune di sostenere azioni positive che portino beneficio al nostro territorio le forze politiche dell’area cremasca hanno condiviso un appello unitario a Governo, Regione e istituzioni locali affinché il progetto di prolungamento della MM3 San Donato-Paullo sia inserito tra gli interventi infrastrutturali prioritari e strategici nel Piano Nazionale Ripresa e Resilienza finanziato col Recovery fund“.

# L’ultimo progetto realizzato da MM, con capolinea a Paullo Est, prevedeva 8 fermate per una lunghezza di circa 14 km

Progetto MM Prolungamento M3 Paullo

L’ultimo progetto nella versione più estesa redatto da Metropolitana Milanese tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni ‘2000, insieme ad altri successivi, sono stati tutti bocciati dalla Corte dei conti per mancanza della sufficiente copertura finanziaria e un rapporto costi/benefici non ottimale. L’estensione della M3, come da immagine in alto, avrebbe previsto 8 nuove fermate per una lunghezza di circa 14 km con metà del tracciato in sotterranea fino a Peschiera e il resto quasi completamente in superficie o trincea fino a Paullo Est.

Continua la lettura con: “Vogliamo il METRÒ fino a PAULLO”

FABIO MARCOMIN

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Corso Buenos Aires sarà il BOULEVARD MILANESE

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credits:natipervivereamilano IG

Corso Buenos Aires, una delle arterie dello shopping milanese, da qualche anno è al centro di un progetto di rinnovamento. Dopo le nuove piste ciclabili, tanto dibattute, il Corso si prepara a nuovi cambiamenti. Ma non tutti sono favorevoli. Vediamo quindi come cambierà il volto di questo viale.

Corso Buenos Aires sarà il BOULEVARD MILANESE

# Il nuovo progetto: marciapiedi più grandi, alberi e meno posti auto

credits: ginevra.exe IG

Dopo le piste ciclabili, Corso Buenos Aires si prepara ad allargare i marciapiedi, eliminare i posti auto e a piantare alberi. Questi sono i tre elementi principali che rivoluzioneranno la via dello shopping, con l’obiettivo di renderla più vivibile e green. Il vialone, infatti, lungo un chilometro e mezzo, è sempre parecchio trafficato, soprattutto nella parte vicina a Piazzale Loreto.

Il progetto di riqualificazione è stato inserito tra le priorità 2022 del Comune e prevede un vero e proprio restyling della via dello shopping.

# Un’idea già valutata che potrebbe finalmente realizzarsi

credits: guigrieco IG

L’idea, in realtà, non è nuova. Una decina di anni fa, la giunta Moratti aveva pensato di trasformare il Corso in un viale alberato, piantando 80 alberi per 800 metri, su ogni lato. Il piano non partì mai, ma nel 2016 il Municipio 3 lanciò un sondaggio agli abitanti, che votarono in maggioranza per un cambiamento più green.

Il restyling di Corso Buenos Aires, si unisce oggi al piano per cambiare il volto di Piazzale Loreto e diventa uno dei punti chiave del nuovo Piano di governo del territorio per ridisegnare la città del 2030.

# Non tutti sono d’accordo: le preoccupazioni dei commercianti

credits: ilgiornale.it

Il nuovo progetto, però, vede contrapporsi principalmente due punti di vista: quello dell’As.Co.Baires, l’Associazione Commercianti, e il Comune. L’Associazione si è già scontrata con la Giunta sul tema delle ciclabili che, secondo i commercianti, sono state disegnate senza coinvolgere nessuno e hanno stravolto la viabilità del corso, mentre secondo i dati dell’amministrazione funzionano bene, in quanto le auto sono meno del 50% dei mezzi che percorrono la via.

# Gli alberi oscurerebbero le vetrine e senza posti auto si registrerebbe un calo della clientela

Credits Urbanfile – Rendering Corti di Baires con marciapiedi allargati e alberi

Per quanto riguarda il nuovo progetto, i commercianti sostengono che gli alberi oscurerebbero le vetrine e che marciapiedi più larghi creerebbero ulteriori disagi. La pandemia ha colpito duramente i venditori, specie quelli più piccoli, e si stima che circa 25 negozi abbiano chiuso. Le paure dei negozianti sono quindi molteplici: che gli affitti possano aumentare con una riqualificazione, che senza posti auto i clienti diminuiscano e che le grandi catene prendano il posto delle piccole botteghe. A maggio di quest’anno è già stato fatto un test, sul tratto di corso compreso tra via Scarlatti e Pergolesi, con vasi in cemento a bordo marciapiede a simulare la larghezza della strada per valutarne l’impatto sulla viabilità futura.

# Le Corti di Baires saranno il primo banco di prova del nuovo “boulevard milanese”

Credits Urbanfile – Negozio Corti di Baires

Il Comune sembra però andare avanti con il progetto, puntando molto sul cantiere delle Corti di Baires, l’operazione che sta trasformando la vecchia e fallita corte commerciale in sei negozi, 166 appartamenti di lusso e 4 suggestive corti interne con giardino e percorsi pedonali. Sarà proprio questo tratto di corso, su cui si sviluppa parte del nuovo complesso di edifici riqualificato, ad essere il primo vero banco di prova per capire quali saranno gli effetti della rivoluzione del “boulevard milanese”.

La prima fase del progetto delle Corti di Baires è in completamento, sono state inaugurate a metà dicembre due attività commerciali a cui seguiranno le altre nelle prossime settimane, mentre l’ampliamento dei marciapiedi e la piantumazione degli alberi avverrà in un momento successivo. Nella primavera del 2022, saranno invece pronti gli appartamenti.

 

Continua a leggere: 🛑 CORSO SEMPIONE cambia VOLTO: ecco i PRO e i CONTRO del progetto 

CHIARA BARONE

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Il RISTORANTE SOSPESO nel cielo d’Italia

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Credit: @dinnerintheskyrus_official

Anche in Italia quest’estate arrivano gli appuntamenti di Dinner in the sky: il ristorante gourmet che offre un’esperienza culinaria tra le nuvole.

Il RISTORANTE SOSPESO nel cielo d’Italia

# Dinner in the sky

Credit: @dinnerintheskyrus_official

Quella di mangiare in un tavolo sospeso nel cielo è ormai una moda nel mondo.

“Dinner in the Sky” è un ristorante in franchising ed è già disponibile in 70 paesi in tutto il mondo.

Il ristorante consiste in una piattaforma sospesa da terra da una gru alta 50 metri ed è proprio a quest’altezza che uno chef prepara il menù gourmet davanti ai suoi commensali.

La piattaforma comprende un tavolo da 5 tonnellate, che viene sollevato con 16 cavi di acciaio da una gru da 120 tonnellate, sicurezza e stabilità sono quindi assicurati.

L’unica cosa a cui prestare attenzione sarà il cibo ricercato e il panorama mozzafiato.

# La piattaforma nel cielo

Credit: @dinnerinthesky_official

Come funziona? I commensali arrivano sul posto alcuni minuti prima dell’orario scelto e vengono accolti dalle hostess che dopo la registrazione accompagnano i clienti nella zona hospitality.

Da qui ci si sposta alla piattaforma, dove il personale controlla che le cinture di sicurezza siano correttamente allacciate e come in ogni giostra che si rispetti prima di salire in cielo parte un countdown di 10 secondi.

Gli eventi hanno una durata minima di 35 minuti fino a 1 ora e 15 minuti, tempo previsto per la cena.

La piattaforma può consentire di cenare ad un massimo di 22 persone, raccolte intorno ad un tavolo speciale con sedie dotate di cintura di sicurezza e che possono ruotare.

Ad accompagnare questa serata unica ci sarà musica e vino illimitato.

# Gli eventi in Italia

Credit: @dinnerinthesky_official

Quest’anno le tappe di dinner in the sky toccano anche il suolo italiano.

Attualmente sono tre gli appuntamenti italiani. A Dervio sul Lago di Como dal 18 al 27 giugno, appuntamento molto atteso anche dai milanesi.

A Trani in Puglia dal 2 al 4 luglio, l’evento già andato sold out e infine a Benevento dal 9 all’11 luglio. 

Sono diverse le opzioni da prenotare: colazione di 45 minuti, brunch di 50 minuti, il pranzo di un’ora, l’apericena di 50 minuti, la cena di un’ora e un quarto e l’afterdinner di 45 minuti che si tiene intorno alle 22 di sera.

Quanto costa mangiare tra le nuvole? I prezzi partono da un minimo di 59 euro fino a un massimo di 179 per cena.

Dinner in the sky era già arrivato sul suolo milanese nel 2015 a ridosso dell’Expo e aveva ricevuto un successo immenso. Che sia arrivato il momento di rifare una tappa a Milano?

# Il ristorante più insolito del mondo

Credit: @dinnerinthesky_official

Forbes lo definisce “il ristorante più insolito del mondo” ed è promosso come una delle esperienze gastronomiche più uniche che si possa vivere.

Quest’estate questo ristorante speciale sarà dotato di separé trasparenti per consentire il necessario distanziamento tra gli ospiti, come previsto dalle restrizioni Covid.

Anche se si sa, all’aria aperta il virus si trasmette meno, e cos’è più all’aria aperta di un ristorante sospeso tra le nuvole?

Fonti: reportergourmet.com

Continua la lettura con: Apre il primo RISTORANTE SUBACQUEO tutto MADE IN ITALY

ARIANNA BOTTINI

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Il GRATTACIELO a forma di O: sarà il più BELLO (e strano) del MONDO?

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Credits: archilovers.com Oppo Tower

Grattacieli futuristici, altissimi e particolari compaiono ormai in tutti gli skyline delle città più importanti e moderne. L’idea potrebbe essere far partire una gara e decretare quale sia effettivamente il più bello, una sorta di sfilata mondiale di grattacieli e eleggere “Grattacielo del Mondo” anziché “Miss Mondo”. Quale potrebbe essere il candidato italiano? Forse una delle torri di City Life a Milano? Quello che è certo è che la Oppo Tower sarebbe quello cinese e, forse, di tutto il mondo. 

Il GRATTACIELO a forma di O: sarà il più BELLO (e strano) del MONDO?

# Un mix di raffinatezza, innovazione e ecologia

 
Credits: floornature.it
Oppo Tower

Nella grande Cina si trovano molti edifici moderni e futuristici e gli architetti vogliono sperimentare sempre di più. Nella sfilata immaginaria dei grattacieli, il nuovo progetto di BIG (Bjarke Ingels Group) per la costruzione della Oppo Tower nella città di Hangzhou potrebbe spodestare dal trono l’attuale grattacielo più bello cinese e diventare il candidato per la competizione, aspirando addirittura ad essere il grattacielo più bello e più strano del mondo. Il futuro edificio dalla forma a “O” riuscirebbe a perseguire il perfetto equilibrio tra estetica raffinata e tecnologia innovativa: sarà economicamente e socialmente sostenibile, ma soprattutto costruito rispettando la natura.

# Quartier generale della Oppo

Credits: archilovers.com
Interno Oppo Tower

Questo nuovo grattacielo sarà il quartier generale della compagnia di telefoni cellulari fondata nel 2004 e oggi diventata la più grande e importante in Cina, la Oppo. La società voleva degli spazi di lavoro creativi e dinamici e il progetto di BIG risponde perfettamente alle esigenze di un’azienda così tecnologicamente avanzata. Gli uffici dell’edificio sono illuminati dalla luce naturale e da essi si può godere di viste panoramiche, garantendo maggior benessere ai lavoratori e quindi maggior produttività. Il cuore dell’edificio sarà il giardino interno, un’oasi che insieme al resto del primo piano creerà uno spazio pubblico che accoglie personale e visitatori.

Inoltre, come si è detto, l’edificio è ecosostenibile: la facciata del grattacielo, infatti, è progettata in modo tale da ridurre la riflettività, l’abbagliamento e l’inquinamento luminoso, con l’obiettivo di migliorare le performance in merito alle condizioni climatiche e al comfort termico degli ambienti.

# In una delle 7 città più antiche della Cina

Credits: archilovers.com
Oppo Tower dall’alto

La Oppo Tower si inserirà nello skyline di una delle 7 città più antiche della Cina, che oggi si sta trasformando nella capitale cinese della tecnologia. Non molto distante da Shangai, Hangzhou è conosciuta come “Il Paradiso sulla Terra” grazie alla presenza di 3 siti patrimonio mondiale UNESCO, ma anche alla sua tendenza all’innovazione. Il nuovo edificio sarà realizzato nel cuore del distretto di Yuhang, in un’area che si estende tra un lago naturale, un centro urbano e un parco di 10.000 metri quadrati.

Non ci resta che aspettare la realizzazione della nuova sfilata di grattacieli e vedere se la Oppo Tower sarà veramente la favorita cinese.

Continua la lettura con: La COBRA TOWER: il grattacielo a forma di SERPENTE

BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 Non si farà il TUNNEL SOSPESO per il Museo del Novecento

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Credits: blog.urbanlife.org

Il palazzo dell’Arengario è un edificio costituito da due costruzioni separate, situato in piazza Duomo. Al suo interno ospita il Museo del Novecento, un’esposizione artistica di opere del secolo scorso. La sua importanza attira da sempre numerosi turisti da tutto il mondo e, per questo motivo, sono state avanzate varie proposte su come collegare al meglio i due edifici. Tuttavia, sembrano sorgere problemi per quelle più ingegnose. Foto Copertina: elaborazione di blog.urbanlife.org

Non si farà il TUNNEL SOSPESO per il Museo del Novecento

# Progetti per collegare i due palazzi bocciati dalla Sorpintendenza: blocca la visuale da piazza Duomo 

Credits: milano.repubblica.it

L’idea di unire le due porzioni del Museo nasce dalla volontà di rendere la visita più piacevole e diretta. Gli addetti avevano già escluso gli spazi nei sotterranei in quanto risultano troppo bassi e senza i requisiti di sicurezza per essere aperti al pubblico. A quel punto, sono state avanzate varie ipotesi per far passare questo collegamento in alto, invece che in basso. Questi progetti, però, sono stati tutti bloccati dalla Sovrintendenza. Sembra, infatti, che qualsiasi tipo di passerella aerea avrebbe ostruito la visuale da piazza della Scala verso il grattacielo di Piazza Diaz, tra i due palazzi.

# Le alternative a disposizione

Credits: it.wikipedia.org

Essendo esclusi sia il collegamento sotterraneo che quello sospeso, l’alternativa sembra rimanere quella di una camminata dedicata in via Marconi. Quest’ultima rimarrebbe esterna al Museo, togliendo forse quel senso di continuità al visitatore. Tuttavia, questa soluzione si trova allo studio di 10 candidati in finale per il concorso internazionale di architettura, provenienti da tutto il mondo. In attesa di saperne di più, varie voci si sono dette contrarie alla decisione di bocciare il ponte sospeso, il quale sarebbe potuto essere un’attrazione a sé stante e offrire una visuale dall’alto sulla piazza.

Fonte: blog.urbanfile.org

Continua a leggere con: Il PONTE SOSPESO nel vuoto a forma di OCCHIO

MATTEO GUARDABASSI

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Questa notte tutti svegli: ci sarà la SUPERLUNA ROSA

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Credit: @karollfloress

Spegnete la televisione, aprite le finestre: questa notte ci sarà uno spettacolo unico nel cielo.

Questa notte tutti svegli: ci sarà la SUPERLUNA ROSA

# La Superluna: vicinissima alla Terra

Credit: @passioneastronomia

Spegnete la televisione, aprite le finestre: questa notte ci sarà uno spettacolo unico nel cielo, ci sarà infatti una Superluna.

Questo termine indica che ci sarà la luna piena ma con una caratteristica speciale: sarà più vicina del solito perché si trova nel punto in cui la distanza fra la Luna e la Terra è minore, il perigeo.

Secondo la definizione originale di Superluna coniata dall’astrologo Richard Nolle nel 1979, si può definire Superluna quella in cui la distanza dalla Terra è di 361.885 km o meno, misurata dai centri due corpi celesti.

Secondo gli studiosi la luna di questa notte disterà 357.615 km da noi, ed è quindi effettivamente una Superluna.

Il risultato? La luna ci apparirà più grande e lucente.

# La luna rosa?

Credit: @karollfloress

Questa Superluna è conosciuta come Superluna rosa ma c’è un problema: non è rosa.

Questo aggettivo deriva infatti dalle tribù di nativi americani e non dalla scienza.

Il nome è stato tramandato nei secoli per indicare una caratteristica pianta che fiorisce in questo periodo, fa quindi riferimento alla primavera e non alla colorazione della luna.

# Quando guardarla

Questo spettacolo unico dovrebbe verificarsi alle 5:31 (di mattina) del 27 aprile.

Non preoccupatevi, nessuna sveglia puntata è necessaria, la luna manterrà questo aspetto affascinante fino alla mattina fino al mercoledì mattina 28 aprile.

Se vi perderete questa Superluna o se le condizioni atmosferiche poco cooperative la nasconderanno, non disperate, la Superluna rosa tornerà il 26 maggio e il 24 giugno.

 

Fonti: wired.it

Continua la lettura con: NÜWA: la capitale di MARTE, la città del futuro

ARIANNA BOTTINI

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Le 7+1 cose da VEDERE assolutamente a PADOVA

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Cappella Scrovegni. Credits: @churchmypassion (INSTG)

Oggi vi faccio visitare Padova. Una città molto vivibile, a misura d’uomo, che piace sicuramente a tutte le età. Città elegante, signorile e piena di storia, ma allo stesso tempo molto giovane, dinamica e godereccia.

Le 7+1 cose da VEDERE assolutamente a PADOVA

L’arte, a Padova, è di casa. Ville, chiese, musei, teatri. Qui non manca proprio niente. La Cappella degli Scrovegni di Giotto basterebbe già da sola a giustificare una visita alla città. La Basilica di Sant’Antonio, è una tappa che nessuno dovrebbe saltare almeno una volta nella vita.

Da un altro punto di vista, la vita dello studente universitario a Padova è molto attiva ed è bello come ci si possa spostare in città semplicemente a piedi o al massimo con una bicicletta.  Pandemia a parte, i locali e i ristoranti non mancano di certo, in centro a Padova. E il rito dello spritz è inevitabile. Le principali piazze della città si colorano immancabilmente di rosso-aperitivo già dalle quattro del pomeriggio, per la gioia dei giovani padovani e degli studenti fuoriporta.

Oggi vi consiglio le 7 tappe fondamentali della vostra visita a Padova.

#1 La Cappella degli Scrovegni

Interno della Cappella degli Scrovegni, Padova

Giotto definì la cappella come una “semplice costruzione”. Tanto semplice da ospitare il più importante ciclo di affreschi del mondo.

Giotto impiegò solamente due anni a completare l’opera. Nel 1303 ricevette l’incarico da Enrico Scrovegni e nel 1305 lo portò a termine. Enrico volle costruire la Cappella in suffragio dell’anima del padre, Reginaldo Scrovegni, che di cose da farsi perdonare ne aveva molte. Banchiere e usuraio, talmente famoso da finire nell’inferno della Divina Commedia. Con la Cappella degli Scrovegni, Giotto cominciò la rivoluzione della pittura moderna.

#2 La Basilica di Sant’Antonio

Basilica del Santo. Credits: @m.angeleri.959 (INSTG)

A Padova, Sant’Antonio è “Il Santo“, non serve specificare il nome.

La basilica è meta incontrastata di pellegrinaggio da tutto il mondo. Merita una visita anche per la presenza di molti capolavori dell’arte italiana. La prima cosa che si nota è la compresenza di stili diversi dovuti agli interventi che si sono susseguiti: la facciata romanica, il deambulatorio gotico con le sette cappelle, le cupole bizantine campanili moreschi.  Il “Tesoro della Basilica” con le reliquie del Santo si trova al centro del Deambulatorio. In diverse teche sono visibili la lingua e il mento intatti di Sant’Antonio. Segno, secondo la Chiesa, del riconoscimento che Dio ha voluto dare all’instancabile opera di evangelizzazione del Santo. Nella Piazza di fronte alla basilica non perdetevi il monumento equestre al Gattamelata: è una statua in bronzo di Donatello, autentica rivoluzione nella storia dell’arte: è stata la prima statua equestre di grandi dimensioni svincolata da altri elementi architettonici.

#3 Piazza delle Erbe, Piazza della Frutta e Piazza dei Signori

Il Mercato nelle piazze di Padova

Piazza delle Erbe, è da secoli il luogo di Padova deputato al mercato. I nomi che si sono susseguiti per definire questo ampio spazio e le zone circostanti ne hanno sempre indicato l’origine e la funzione commerciale: “Piazza della Biada“, “Piazza Del Vino“.

Persino le scale dell’imponente Palazzo Ragione venivano chiamate “Scala delle Erbe” perché vi si riunivano i venditori di lattughe, cipolle, porri, verze o “Scala del vino” o la “Scala dei ferri lavorati“. A pochi passi da Piazza Erbe, divisa dal Palazzo della Ragione, troviamo Piazza della Frutta.

Le due piazze sono unite dal “Volto della Corda” o “Canton delle busie“ (Angolo delle bugie), passaggio coperto chiamato così perché qui i bugiardi, i falliti, gli imbroglioni e i debitori venivano colpiti sulla schiena con una corda. Le corde rimanevano sempre appese a cinque anelli di pietra infissi nel muro come monito.

L’angolo sotto al “Volto della Corda” prende il nome di “Canton delle busie” perché qui i commercianti usavano tenere le loro trattative. Ancora oggi si possono vedere le pietre bianche con le antiche misure padovane, con lo scòpo di impedire che i venditori imbrogliassero i clienti.

Piazza dei signori si trova nelle immediate vicinanze delle altre due piazze. Assieme ad esse, forma la zona deputata al rito dell’aperitivo, a cui nessun giovane padovano sembra voler resistere.

#4 Palazzo della Ragione

L’imponente Palazzo della Ragione di Padova

Su Piazza delle Erbe si affaccia il più imponente palazzo cittadino, nonché simbolo di Padova: è Palazzo della Ragione, risalente al 1208 circa. Nel corso dei secoli è stata la sede del Tribunale, da cui prende il nome. I padovani lo chiamano anche “Il salone” perché il primo piano è in realtà un unico ambiente a forma di salone, per molti secoli il più grande del mondo, a cui si accede dalla “Scala delle Erbe(vedi sopra) in Piazza delle Erbe.

L’interno del palazzo è un colpo d’occhio non indifferente: un unico ambiente lungo 80 metri e largo 27, totalmente affrescato. Fino al 1420 c’erano gli affreschi di Giotto, distrutti durante  un terribile incendio. Il ciclo pittorico all’interno del palazzo è uno dei più grandi al mondo: si susseguono motivi zodiacali, astrologici, religiosi, animali, che simboleggiano le attività della città, nei diversi periodi dell’anno e l’intervento dei giudici del palazzo per sistemare le questioni.

#5 Prato della Valle

Prato della Valle, Padova

La piazza di Prato della Valle, grazie alle sue dimensioni particolarmente generose (88620 mq), è motivo di fierezza per i padovani, in quanto per estensione totale è seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca.

E’ formata da un’isola centrale, completamente verde, chiamata Isola Memmia, in onore del podestà che commissionò i lavori. Intorno all’isola c’è una canale di circa 1,5 km di circonferenza, circondato da una doppia fila di statue numerate (78) di personaggi famosi del passato. Per raggiungere l’isola centrale ci sono 4 viali incrociati con relativi ponti sul canale.

La piazza sorge in un luogo da sempre fulcro della vita di Padova: qui c’era un grande teatro romano e un circo per le corse dei cavalli. Vi furono martirizzati due dei quattro patroni della città, Santa Giustina e San Daniele. Nel Medioevo si svolgevano fiere, giostre e feste pubbliche.

Una serie di lavori cominciati negli anni ’90, ha ridato vita alla piazza. Un nuovo assetto della vegetazione dell’isola consente ora il suo utilizzo da un grande numero di giovani, soprattutto nei mesi estivi, come luogo di ritrovo per studiare all’aperto o prendere il sole. L’aumento dell’illuminazione pubblica ha permesso anche l’uso serale, soprattutto d’estate. In questo periodo dell’anno l’isola è gremita di ragazzi tra i quali spesso si formano veri e propri gruppi che intrattengono la gente con musica o piccole recite improvvisate. Da alcuni anni, l’esterno dell’isola, essendo asfaltato, è spesso utilizzato da pattinatori; in alcune occasioni si svolgono vere e proprie gare di pattinaggio professionistico.

#6 Palazzo del Bo e Gabinetto Anatomico

Il teatro anatomico del Palazzo del Bo, Padova

L’Università di Padova si trova a dover gestire una eredità storica non indifferente. Dal 1222 nelle aule di Palazzo del Bo, sede per eccellenza dell’Università patavina  (prende il nome da un’antica locanda di un macellaio) sono passati personaggi del calibro di Leon Battista Alberti, Galileo Galilei, Niccolò Copernico e molte altre personalità che ne hanno fatto un’istituzione mondiale in molti campi della ricerca scientifica.

Sono due i lasciti principali di 800 anni di cultura: il Teatro Anatomico e la Cattedra di Galileo Galilei. Il Teatro, voluto da Girolamo Fabrici d’Acquapendente nel 1594, è uno straordinario teatro in legno di noce che permetteva agli studenti di assistere, dall’alto, alle autopsie sui corpi. Un’iscrizione all’ingresso del teatro recita “Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae“, cioè “è questo il luogo dove la morte gode nel soccorrere la vita“. Nella Sala dei Quaranta, chiamata così denominata per i quaranta ritratti di studenti stranieri, c’è la cattedra di legno da cui Galileo insegnò matematica e fisica dal 1592 al 1610.

#7 Il Caffè Pedrocchi

L’imponenza del Caffè Pedrocchi, Padova

Nel cuore della città di Padova si trova lo storico Caffè Pedrocchi. Il Pedrocchi è uno dei simboli di Padova, luogo eletto per la degustazione del caffè e della cucina.

Si dice di Padova che sia la città “Senza nome, del prato senza erba e del caffè senza porte”: la Basilica di S. Antonio, detta “del Santo”‚ il Prato della Valle, fino all’800 privo d’erba, e il Caffè Pedrocchi, “senza porte” perché rimase aperto giorno e notte dall’inaugurazione nel 1831 fino al 1916.

La presenza a Padova di un Gran caffè internazionale si deve ad Antonio Pedrocchi, famoso caffettiere, citato da Stendhal ne “La certosa di Parma”: «È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L’eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d’Italia.»

Ai primi dell’800 nei numerosi caffè si mescolavano nobili e borghesi, intellettuali e popolani. Antonio Pedrocchi sognava un caffè monumentale, dall’architettura rappresentativa e funzionale, situato proprio al centro della città, di fronte all’Università e alla Gendarmeria Austriaca. Chiamò a realizzarlo Giuseppe Jappelli, famoso architetto ed ingegnere di idee illuministe e profondo conoscitore del gusto asburgico che lo inaugurò nel 1831.

Il Pedrocchi divenne presto crocevia di intellettuali e letterati, “luogo dove nascevano le idee”, dove si organizzavano feste, balli, riunioni massoniche e persino trattative commerciali. Punto di riferimento per i padovani, ma anche per i viaggiatori e gli uomini d’affari provenienti da tutta la Penisola, che in quest’imponente edificio neoclassico trovavano sempre accoglienza e ristoro.

Tra gli ospiti illustri, oltre a Stendhal, si ricordano Alfred De Musset, George Sand, Téophile Gauthier, Gabriele d’Annunzio, Eleonora Duse, Filippo Tommaso Marinetti e molti altri.

L’8 febbraio 1848, il ferimento di uno studente universitario all’interno del locale diede il via ai moti risorgimentali italiani. Episodio ancora oggi ricordato nell’inno ufficiale universitario.

# 7+1 La Torre dell’Orologio

La Torre dell’Orologio, Piazza dei Signori, Padova

Nell’elegante Piazza dei Signori è possibile ammirare la Torre dell’Orologio, non un semplice quadrante che segnala l’ora, ma un vero e proprio monumento. L’attrazione si distingue per essere un orologio astronomico che segnala mese, giorno, fase lunari e luogo astrologico. Di colore azzurro, spicca sul bianco della torre che separa Palazzo Capitanio dal Palazzo dei Camerlenghi e risale al periodo in cui la Serenissima Repubblica di Venezia conquistò Padova nel 1405.

Sul quadrante dell’orologio manca il segno della bilancia. Secondo una leggenda il costruttore volle denunciare la mancanza di giustizia della committenza, che pagò una cifra inferiore a quella pattuita. In realtà l’orologio segue il sistema zodiacale pre-romano, in cui Bilancia e Scorpione sono un unico segno.

Credits: caffepedrocchi.it, travel365

Continua la lettura con: Il più antico TEATRO coperto del MONDO

LUCIO BARDELLE

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Il CASALE che sembra fatto dal PALLADIO

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Credits: 4000luoghi.re.it

Ci troviamo nei pressi di Reggio Emilia e qui sorge un casale conosciuto con il nome di Villa Levi. Maestosa e imponente, la residenza ha una lunga storia che merita di essere raccontata.

Il CASALE che sembra fatto dal PALLADIO

# La celebre cupola

Credits: bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it

Immersa nella natura di un vasto parco e circondata dagli alberi, Villa Levi nasce in questo luogo nel 1600, probabilmente con lo scopo di fungere da residenza estiva. Il suo aspetto, però, era completamente diverso da come lo conosciamo ora. Infatti, tra il 1790 e 1810, su commissione dei proprietari all’architetto Domenico Marchelli, si decise di aggiungere due edifici di servizio per l’alloggio del custode e la stalla. Poco dopo, nel 1830, un secondo architetto fu chiamato per rivedere l’aspetto della villa. Parliamo di Luigi Poletti e fu proprio lui a progettare l’elemento più caratteristico: una cupola metallica che si erge sopra all’edificio. Inoltre, diede vita a un colonnato circolare nel prospetto sud della villa.

# Influenze palladiane arrivate fino ai giorni nostri

Credits: wikipedia.org

Con gli ultimi ritocchi, Villa Levi ha ereditato delle influenze palladiane, derivanti dall’architetto rinascimentale Andrea Palladio. Nel suo stile di architettura, gli elementi tipici del linguaggio classico si fondono perfettamente con le esigenze riguardanti la posizione dell’edificio e le sue necessità funzionali. Il suo stile fece interessare la famiglia Levi alla villa, nel 1874, dalla quale oggi prende il nome. Ci furono poi altre famiglie a succedersi nella proprietà fino al 1971, quando fu acquistata dall’Università di Bologna per destinarla a sede del corso di Scienze della Produzione Animale. Al giorno d’oggi, l’Università ha deciso di dedicarla esclusivamente a laboratori e alla gestione dell’azienda agricola. In alcune occasioni, però, viene anche messa a disposizione per organizzare degli eventi. Si tratta, a tutti gli effetti, di un edificio che ancora oggi stupisce, ammalia e accoglie persone interessate all’arte e alla cultura.

Fonte: fondoambiente.it

Continua a leggere con: La VILLA CAPOLAVORO del Palladio (Video)

MATTEO GUARDABASSI

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Il PARCO URBANO più GRANDE d’Europa è a Roma

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Credits: appianway.tuttelestradeportanoaroma.it - Mappa Parco Regionale dell'Appia

A nord si allunga fino alle Terme di Caracalla, nei pressi delle Mure Aureliane, mentre a sud si spinge fino ai Colli Albani e ai Castelli Romani. Ecco quanto è esteso e quali meraviglie naturali e archeologiche sono conservate al suo interno.

Il PARCO URBANO più GRANDE d’Europa è a Roma

# Il Parco Regionale dell’Appia Antica si estende per 4.850 ettari, oltre 7,5 volte il Parco Nord di Milano

Credits: green_italia IG – Parco Regionale dell’Appia Antica

Il Parco Regionale dell’Appia Antica, istituito dalla Regione Lazio nel 1988 tra i comuni di Roma, Ciampino e Marino, è il più grande parco urbano d’Europa. Con l’ultimo ampliamento del 2018 la sua superficie si è estesa fino a 4.850 ettari. Per fare un raffronto il Parco Nord di Milano, il più grande del capoluogo lombardo, misura 640 ettari quindi oltre 7,5 volte di meno.

Credits: luciluscia
IG – Parco Regionale Appia Antica

È un‘area naturale protetta che dal centro città si spinge fino ai Colli Albani e dal punto di vista storico, archeologico e paesaggistico è il più rilevante residuo rimasto dell’Agro Romano.

# I suoi confini spaziano dalle Terme di Caracalla ai Castelli Romani

Credits: appianway.tuttelestradeportanoaroma.it – Mappa Parco Regionale dell’Appia

Il confine nord del parco è delimitato dalle Mura aureliane, allungandosi nelle immediate vicinanze delle Terme di Caracalla, quello est dai quartieri Appio-Latino e Appio Claudio e la via Appia Nuova.

Credits: stefano_savioli_photographer IG – Mura aureliane Porta di San Sebastiano

A sud il parco arriva ai confini delle frazioni del Comune di Marino, Frattocchie e Santa Maria delle Mole nei pressi dei Colli Albani e dei Castelli Romani, mentre a ovest il limite è stabilito dalla via Ardeatina e dalla linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli.

# Una meraviglia tra natura e archeologia dell’Impero Romano

Credits: william_frezzotti IG – Parco degli Acquedotti

Al suo interno transita la via Appia antica per oltre 16 km e sono presenti parchi e aree archeologiche di valore inestimabile: la valle della Caffarella, l’area archeologica della via Latina e quella degli Acquedotti, il cui nome deriva dalla presenza in elevato e nel sottosuolo di 7 acquedotti romani e papali, la tenuta di Tormarancia, la tenuta Farnesiana e verso sud le aree del Divino Amore, Falcognana e Mugilla.

 

Continua la lettura con: LA RIVOLUZIONE di Metrovia per Roma: 7 nuove linee METROPOLITANE, 1 CIRCLE LINE e 12 linee di METROTRAM

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La vera crisi è psicologica. Ma ne usciremo

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Gli amanti di Magritte

Come pensiero del giorno oggi pubblichiamo qualche estratto dell’intervista rilasciata dal professor Mattias Desmet, docente di psicologia clinica all’Università di Ghent in Belgio, al filosofo politico Patrick Dewals. Probabilmente una delle analisi più lucide e illuminanti mai lette sull’attuale stato di salute della società. Articolo tradotto e completo su www.theunconditionalblog.com

La vera crisi è psicologica. Ma ne usciremo

A quasi un anno dall’inizio della crisi della corona, com’è la salute mentale della popolazione?

“E’ particolarmente importante collocare il benessere mentale nella crisi da corona nella sua continuità storica. La salute mentale era in declino da decenni. C’è stato a lungo un costante aumento del numero di problemi di depressione e ansia e del numero di suicidi. E negli ultimi anni c’è stata un’enorme crescita dell’assenteismo lavorativo dovuto a sofferenze psicologiche e burnout.

L’anno prima dello scoppio della corona, si poteva sentire questo malessere crescere in modo esponenziale. C’era l’impressione che la società si stesse dirigendo verso un punto di svolta in cui una “riorganizzazione” psicologica del sistema sociale era imperativa. Questo sta accadendo col covid. Inizialmente, abbiamo notato che le persone con poca conoscenza del virus evocavano paure terribili – si è manifestata una vera reazione di panico sociale . Ciò accade soprattutto se esiste già una forte paura latente in una persona o in una popolazione.
Le dimensioni psicologiche dell’attuale crisi della corona sono seriamente sottovalutate. (…)

Il lockdown spesso ha liberato le persone da un terribile routine psicologica. Questo ha creato un inconscio supporto per il blocco. Se la popolazione non fosse già stata stremata dalla propria vita, e soprattutto dal proprio lavoro, non ci sarebbe mai stato favore alla chiusura. (…)

Se non teniamo conto dell’insoddisfazione della popolazione per la sua esistenza, non capiremo questa crisi e non saremo in grado di risolverla. A proposito, ora ho l’impressione che la nuova normalità sia diventata di nuovo un solco e non sarei sorpreso se la salute mentale iniziasse davvero a deteriorarsi nel prossimo futuro. Forse soprattutto se si scopre che il vaccino non fornisce la soluzione magica che ci si aspetta. (…)

Negli adulti c’è anche la paura, ma l’oggetto della paura è diverso. Alcuni hanno principalmente paura del virus stesso. Ci sono persone che vivono nella mia strada che difficilmente osano lasciare le loro case. Altri temono le conseguenze economiche delle misure. E altri ancora temono i cambiamenti sociali causati dalle misure corona. Temono l’emergere di una società totalitaria. Come me, ad esempio (ride).

I tassi di mortalità e morbilità associati al coronavirus sono commisurati alle risposte spaventose?

Gli effetti deleteri della risposta del governo sono sproporzionati rispetto al rischio per la salute del virus. Professionalmente, sono coinvolto in due progetti di ricerca sulla corona. Di conseguenza, ho lavorato abbastanza intensamente con i dati. Chiaramente, il tasso di mortalità virale è piuttosto basso. I numeri che i media stanno annunciando si basano, diciamo, su un conteggio eccessivamente generoso. Indipendentemente da eventuali problemi medici preesistenti, quasi tutte le persone anziane morte sono state addizionate alle morti da covid. Conosco personalmente una persona che è stata registrata come morte corona. Era un malato di cancro terminale che morì con piuttosto che per corona. L’aggiunta di questi tipi di morti alle morti corona aumenta il numero e aumenta l’ansia nella popolazione. (…)

Come sono state accolte le critiche nel mondo scientifico?

Si è tentato di risolvere la crisi chiedendo maggiore trasparenza e obiettività. Ma questo non ha risolto molto. Piuttosto, la causa del problema risiede in un tipo specifico di scienza emersa durante l’Illuminismo. Questa scienza si basa su una fede assoluta nell’oggettività. 

Secondo gli adepti di questa visione, il mondo è totalmente oggettivabile, misurabile, prevedibile e verificabile. Ma la scienza stessa ha dimostrato che questa idea è insostenibile. Esistono limiti all’obiettività e, a seconda del dominio scientifico, è molto probabile che si incontrino questi limiti. La fisica e la chimica sono ancora relativamente adatte per la misurazione. Ma questo ha molto meno successo in altre aree di ricerca come l’economia, la scienza biomedica o la psicologia, dove è più probabile che un ricercatore scopra che la soggettività di un ricercatore ha avuto un’influenza diretta sulle sue osservazioni. Ed è proprio questo nucleo soggettivo che gli scienziati hanno cercato di eliminare dal dibattito scientifico.

Paradossalmente – ma non a caso – questo nucleo porta all’esatto opposto del risultato sperato. Vale a dire, ad una radicale mancanza di oggettività e una proliferazione di soggettività. Questo problema è persistito anche dopo la crisi di replicabilità, non è stato risolto nonostante gli sforzi dei critici. Di conseguenza, ora, 15 anni dopo, in preda alla crisi del corona, continuiamo ad affrontare esattamente gli stessi problemi.

Ed è proprio questo nucleo soggettivo che gli scienziati hanno cercato di eliminare dal dibattito scientifico. Paradossalmente – ma non a caso – questo nucleo conduce all’esatto opposto del risultato sperato. Vale a dire, una radicale mancanza di oggettività e una proliferazione di soggettività.

Quindi i politici attuali basano le misure che prendono per la pandemia su principi scientifici stabiliti in modo errato?

Credo di si. Anche qui vediamo una sorta di credenza ingenua nell’oggettività che si trasforma nel suo opposto: una grave mancanza di oggettività con masse di errori e disattenzione. Ma peggio: c’è una connessione sinistra tra l’emergere di questo tipo di scienza assolutista e il processo di manipolazione e totalitarizzazione della società .

Nel suo libro Le origini del totalitarismo , Hannah Arendt descrive brillantemente come questo processo ha avuto luogo nella Germania nazista, o in URSS. I nascenti regimi totalitari ricorrono tipicamente a un discorso “scientifico”.

Mostrano una grande preferenza per cifre e statistiche, che degenerano rapidamente in pura propaganda, caratterizzato da un radicale “disprezzo dei fatti”. Ad esempio, il nazismo ha basato la sua ideologia sulla superiorità della razza ariana. Un’intera serie di cosiddetti dati scientifici ha convalidato la loro teoria. Oggi sappiamo che questa teoria non aveva validità scientifica, ma gli scienziati dell’epoca usavano i media per difendere le posizioni del regime.

O prendiamo lo “scienziato” preferito da Stalin, Trofim Lysenko, che rifiutava la genetica “borghese” e credeva che i caratteri ereditari fossero modificabili dall’ambiente… (…)

Oggi si percepisce un fenomeno simile. Nella società c’è sofferenza psicologica diffusa, mancanza di significato e legami sociali ridotti. Poi arriva una narrativa che punta a un oggetto della paura, il virus, dopo di che la popolazione lega fortemente la sua paura e il suo disagio a questo oggetto temuto. Nel frattempo, c’è un appello costante in tutti i media a combattere collettivamente il nemico assassino. Gli scienziati che portano la narrativa alla popolazione sono ricompensati, in cambio, con un enorme potere sociale. Il loro potere psicologico è così grande che, su loro suggerimento, l’intera società rinuncia bruscamente a una serie di costumi sociali e si riorganizza in modi che nessuno all’inizio del 2020 riteneva possibile.

Cosa pensa che succederà adesso?

L’attuale politica della corona ripristina temporaneamente un po’ di solidarietà sociale e di significato per la società. Lavorare insieme contro il virus crea una sorta di intossicazione, che si traduce in un enorme restringimento dell’attenzione, in modo che altre questioni, come la preoccupazione per i danni collaterali, svaniscano sullo sfondo. Anche le Nazioni Unite e diversi scienziati hanno avvertito sin dall’inizio che il danno collaterale globale potrebbe generare molte più morti del virus, ad esempio a causa della miseria, della fame e del trattamento ritardato delle vere patologie.

Il condizionamento sociale delle masse ha un altro effetto curioso: induce gli individui a mettere da parte psicologicamente le motivazioni egoistiche e individuali. In questo modo si può tollerare un governo che toglie alcuni piaceri personali. Per fare solo un esempio: le strutture di ristorazione in cui le persone hanno lavorato per tutta la vita possono essere chiuse senza troppe proteste. O anche: la popolazione è priva di spettacoli, festival e altri piaceri culturali.

I leader totalitari capiscono intuitivamente che tormentare la popolazione in modo perverso rafforza ancora di più il condizionamento sociale. Non posso spiegarlo completamente ora, ma il processo di condizionamento sociale è intrinsecamente autodistruttivo. Una popolazione colpita da questo processo è capace di enormi atrocità verso gli altri, ma anche verso se stessa. Non ha assolutamente alcuna esitazione a sacrificarsi. Questo spiega perché, a differenza delle semplici dittature, uno stato totalitario non può sopravvivere. Alla fine si divora completamente, per così dire. Ma il processo di solito richiede molte vite umane.

Riconosce i tratti totalitari della crisi attuale e la risposta del governo ad essa?

Decisamente. Quando ci si allontana dalla narrativa del virus, si scopre un processo totalitario per eccellenza. Ad esempio, secondo Arendt, uno stato pre-totalitario taglia tutti i legami sociali della popolazione. Le dittature semplici lo fanno a livello politico – assicurano che l’opposizione non possa unirsi – ma gli stati totalitari lo fanno tra la popolazione, nella sfera privataIl totalitarismo è così concentrato sul controllo totale che crea automaticamente sospetti tra la popolazione, inducendo le persone a spiarsi e denunciarsi a vicenda. Le persone non osano più parlare contro la maggioranza e sono meno capaci di organizzarsi a causa delle restrizioni. Non è difficile riconoscere tali fenomeni nella situazione odierna, oltre a molte altre caratteristiche del totalitarismo emergente.

Che cosa vuole ottenere in ultima analisi da questo stato totalitario?

Il suo emergere è un processo automatico accompagnato da un lato da una grande ansia da parte della popolazione e, dall’altro, da un pensiero scientifico che considera possibile la conoscenza totale. Oggi c’è chi crede che la società non debba più basarsi su narrazioni politiche ma su fatti e cifre scientifiche, favorendo così il governo della tecnocrazia. La loro immagine ideale è quella che il filosofo olandese Ad Verbrugge chiama “allevamento umano intensivo”.

All’interno di un’ideologia biologico-riduzionista, virologica, viene indicato il monitoraggio biometrico continuo e le persone sono sottoposte a continui interventi medici preventivi, come le campagne di vaccinazione. Tutto questo per ottimizzare presumibilmente la salute pubblica. E deve essere implementata un’intera gamma di misure di igiene medica; per i sostenitori di questa ideologia, non si può mai fare abbastanza per raggiungere l’ideale della massima “salute” possibile. (…)

 Sebbene il governo aspiri a un enorme miglioramento della salute della sua società, le sue azioni rovineranno la salute della società. A proposito, questa è una caratteristica fondamentale del pensiero totalitario secondo Hannah Arendt: finisce nell’esatto opposto di ciò che originariamente perseguiva .

La campagna di vaccinazione dissiperà questa paura e porrà fine a questa esplosione totalitaria?

Un vaccino non risolverà l’attuale impasse. Perché in verità, questa crisi non è una crisi sanitaria, è una profonda crisi sociale e anche culturale. Del resto il governo ha già annunciato che le misure non scompariranno dopo la vaccinazione. (…)

Piuttosto, prevedo questo scenario: nonostante tutti gli studi promettenti, il vaccino non porterà a una soluzione. E la cecità che il condizionamento sociale e la totalitarizzazione comportano faranno gettare la colpa su coloro che non sono d’accordo con la narrazione e/o si rifiutano di essere vaccinati. Serviranno come capri espiatori. Ci sarà un tentativo di metterli a tacere. E se ciò avrà successo, arriverà il temuto punto di svolta nel processo di totalitarizzazione: solo dopo aver eliminato completamente l’opposizione, lo stato totalitario mostrerà la sua forma più aggressiva. Diventa quindi – per usare le parole di Hannah Arendt – un mostro che mangia i suoi stessi figli. In altre parole, il peggio forse deve ancora venire.

A cosa si riferisce?

I sistemi totalitari in genere hanno tutti la stessa tendenza all’isolamento come metodo; per garantire la salute della popolazione, le porzioni “malate” della popolazione saranno ulteriormente isolate e rinchiuse nei campi. Quell’idea è stata effettivamente suggerita più volte durante la prima crisi covid, ma liquidata come “non realizzabile” a causa della resistenza sociale. Ma quella resistenza persisterà se la paura continuerà ad aumentare? Sono paranoico? Ma chi avrebbe mai pensato all’inizio del 2020 che la nostra società sarebbe stata così oggi? Il processo di totalitarizzazione si basa sull’effetto ipnotico di una narrativa e può essere interrotto solo da un’altra narrativa. Quindi, spero che più persone metteranno in dubbio il presunto pericolo del virus e la necessità delle attuali misure della corona, e oseranno parlarne pubblicamente.

Percepisci l’attuale evoluzione sociale come andando in una direzione negativa. Come vedi il futuro?

Sono convinto che da tutto questo uscirà qualcosa di bello. La scienza materialistica parte dall’idea che il mondo sia costituito da particelle materiali. Eppure proprio la stessa scienza rivela che la materia è una forma di coscienza, che non c’è certezza e che la mente umana non riesce a cogliere il mondo. Ad esempio, il fisico danese e vincitore del Premio Nobel Niels Bohr ha sostenuto che le particelle elementari e gli atomi si comportano in modo radicalmente irrazionale e illogico. Secondo lui, erano meglio compresi usando la poesia che usando la logica.

Sperimenteremo qualcosa di simile a livello politico. Nel prossimo futuro, forse storicamente faremo il tentativo più ampio di controllare tutto in modo tecnologico e razionale. Alla fine, questo sistema dimostrerà di non funzionare e dimostrerà che abbiamo bisogno di una società e di una politica completamente diverse. Il nuovo sistema si baserà maggiormente sul rispetto per ciò che è in definitiva sfuggente alla mente umana e sul rispetto per l’arte e l’intuizione che erano centrali per le religioni.

Oggi siamo vicini a un cambiamento di paradigma?

Senza dubbio. Questa crisi annuncia la fine di un paradigma storico culturale. Parte della transizione è già stata compiuta nelle scienze. I geni che hanno gettato le basi della fisica moderna, della teoria dei sistemi complessi e dinamici, della teoria del caos e della geometria non euclidea hanno già capito che non esiste una ma molte logiche diverse, che c’è qualcosa di intrinsecamente soggettivo in ogni cosa e che le persone vivono in modo diretto risonanza con il mondo che li circonda e con tutte le complessità della natura. Inoltre, l’uomo è un essere che dipende dai suoi simili nella sua esistenza energetica. I fisici lo sanno da tempo, ora dovrà valere anche per il resto di noi.

Intervista al Professor Mattias Desmet, docente di psicologia clinica all’Università di Ghent in Belgio, dal filosofo politico Patrick Dewals. Articolo tradotto e completo su www.theunconditionalblog.com

Continua la lettura con: i Pensieri del Giorno

CASE VACANZE PORTATILI: la nuova frontiera dei VIAGGI?

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credit: Facebook @RichsPortableCabins

Delle vere case in legno dotate però di ruote e di cabina di guida: diventeranno la nuova frontiera dei viaggi?

CASE VACANZE PORTATILI: la nuova frontiera dei VIAGGI?

Dopo 20 anni dalla loro invenzione, le case vacanze portatili costituiscono la nuova frontiera del settore viaggi. Autonome, pulite, accessoriate come delle abitazioni stanziali, ma con il vantaggio di essere portatili. Mai come in questo momento potrebbero tornare utili, scopriamo come acquistarle e quali sono i vantaggi.

# Dall’Oregon vengono spedite case portatili in tutto il mondo

credit: Facebook @RichsPortableCabins

L’origine delle case portatili risale a 20 anni fa, in Oregon, quando Rich e Lori Daniels hanno deciso di aggiungere le ruote e la cabina di guida a delle case realizzate in legno. Ma attenzione perché non stiamo parlando di camper o roulotte bensì di case vere, dotate di ogni comfort: il tetto, ampie finestre, la porta d’ingresso e persino la veranda. Oggi l’impresa  – Rich’s Portable Cabin – si è ingrandita e si occupa di progettare e costruire case portatili che vengono vendute e spedite in tutto il mondo.

# Modelli per tutti i gusti, minimali ma confortevoli

credit: Facebook @RichsPortableCabins

Sul loro sito la scelta è vastissima, si parte dai modelli più semplici come il loft matrimoniale classico, pensato per una vacanza di coppia, per arrivare a modelli davvero elaborati e spaziosi. L’azienda spedisce le case portatili già arredate e con inclusi gli elettrodomestici, alcune hanno addirittura l’area lavanderia! Uno dei modelli più venduti è il “The Miller”, una casa compatta ma spaziosa e accessoriata. Alta poco più di 4 metri e lunga oltre il doppio, conta in totale quasi 95 metri quadrati di abitazione. Lo stile delle case portatili di Rich è semplice ma pulito e accogliente, infatti il materiale utilizzato – il legno – scalda l’atmosfera e le grandi finestre permettono alla luce di invadere tutti gli spazi.

# La produzione è ferma ma ripartirà presto: saranno la nuova frontiera dei viaggi?

credit: Facebook @RichsPortableCabins

Al momento la produzione delle case portatili è ferma, ma il sito comunica ai possibili acquirenti che presto torneranno a prendere ordini e a costruire case pronte per essere vendute e spedite. Le cabine di Rich non sono però solo portatili, sono anche disponibili tutto l’anno nel parco Antone Creek Lodge, in cui le case portatili si trasformano in fantastici alloggi indipendenti immersi nella natura selvaggia dell’Oregon.

credit: Facebook @RichsPortableCabins

Quella dell’Antone Creek Lodge è un’esperienza sicuramente fantastica ma che toglie alle case portatili il loro più grande pregio: la mobilità. Con le ruote e la cabina di guida, saranno la nuova frontiera dei viaggi?

Fonte: Esquire

Leggi anche: Arriva il CAMPER low-cost: ha il prezzo di una CITY-CAR

ROSITA GIULIANO

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Da MILANO al MARE a piedi

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Credits: Facebook – sentiero dei celti e dei liguri

Con l’arrivo della bella stagione e del caldo (e della zona gialla) tanti milanesi iniziano a pensare alle gite fuori porta, magari al mare se possibile (siamo ottimisti!), preferendo ovviamente il più vicino: il Mar ligure.
Ci si sveglia presto e ci si mette in macchina per raggiungere la spiaggia e la tintarella. Questo è il programma migliore per chi vuole trascorrere il classico weekend lontano dalla città.
Chi, invece, vuole lasciarsi alle spalle lo stress e il traffico, il caos e la frenesia della metropoli vivendo una vacanza e un’esperienza unica a contatto con la natura, può incamminarsi lungo il Sentiero dei Celti e dei Liguri: un tracciato ricco di storia ed emozioni, lungo circa 220 km che collega Milano allo splendido Golfo del Tigullio.

Da MILANO al MARE a piedi

# Dalla capitale dei Celti percorrendo la via dei Liguri

L’idea nasce da 3 guide ambientali escursionistiche Aigae, Emanuele Mazzadi, Giacomo Agnetti e Fabrizio Zaretti, i quali hanno voluto unire sport, storia e natura in un itinerario, con l’obiettivo di far conoscere il nostro Appenino.

La guida Emanuele Mazzadi dichiara: “La nostra idea era quella di proporre un itinerario che partisse dalla più grande città produttiva d’Italia, antica capitale dei Celti, e arrivasse al mare percorrendo le vie dei Liguri toccando la cima del Penna, il cui nome sembra derivare dal dio Pen, venerato quale nume delle vette”.

Paesaggi unici, che passo dopo passo uniscono pianura, colline e montagne facendo dimenticare il rumore della città che diventa un sibilo sempre più lontano, fino a scomparire.

# La foresta Sacra del Monte Penna

Credit: passeggiareinliguria.it

Lungo il cammino si attraversano montagne sacre per le antiche popolazioni celtiche della Liguria.
La Foresta del Penna era considerata sacra per la divinità celtica Pen (o Pennin), che veniva identificata con la cima rocciosa del monte.

La salita al monte è inizialmente ripida, per poi diventare meno pendente.

La foresta, per secoli, ha fornito alla Repubblica di Genova la materia prima per la fabbricazione dei remi da galea.

Tutt’oggi, a Chiavari, c’è Via Remolari, dove si concentravano tutte le botteghe che si occupavano delle rifiniture dei remi.

# L’itinerario del Sentiero

Credits: Facebook – sentiero dei celti e dei liguri

Il cammino vede come punto di partenza proprio La Madonnina, Piazza del Duomo. Proseguendo lungo i Navigli, si cammina in direzione di Pavia e delle colline dell’Oltrepò pavese, dove si incrociano altri antichi sentieri come la Via Francigena e la Via degli Abati.

La passeggiata nella storia prosegue quindi andando nel piacentino, passando nella Val Trebbia, si attraversa la Val dell’Aveto, in provincia di Genova, raggiungendo la vetta del Monte Penna, all’interno del Parco naturale dell’Aveto.

Qui, ci si trova in un punto a cavallo tra 2 regione e 3 province: Emilia Romagna e Liguria – Parma, Genova e Piacenza, da dove si possono ammirare Valtaro e Valceno, un terra di mezzo fra pianura e mare.

Proseguendo da questa territorio incastonato tra Liguria e Toscana, ci si dirige verso l’Appenino ligure, scendendo in direzione Sestri Levante verso il blu del Mar Ligure.

La camminata dura circa 3 giorni, ma in base alle esigenze di chi decide di affrontarla, si può fare solo in parte o a tappe. Lungo il sentiero infatti si può dormire nei rifugi, negli ostelli, nei bed & breakfast, quindi mantenendo anche bassi costi.

E per chi invece vuole proprio una totale esperienza “into the wild” , può portarsi la tenda e dormire sotto il cielo stellato, risparmiando i soldi dell’alloggio.

# Un progetto per gli amanti delle escursioni

Credit: trekkingtaroceno.it

Il progetto, ideato e realizzato dalle tre guide escursionistiche, vede anche il supporto del Consorzio Alte Valli (il quale ha finanziato la registrazione del marchio) e punta a promuovere l’Alta Val Taro e Val Ceno.

Questo quanto dichiarato ancora da Emanuele Mazzadi: “Cerchiamo anche sponsor. Ci appelliamo dunque a Enti Parchi, amministrazioni o aziende, come ad esempio marchi di abbigliamento sportivo: aiutateci a ottimizzare il nuovo sentiero”.

Non resta che munirsi di tutto il necessario: zaino, borraccia, scarpe comode e impermeabili ed essere pronti ad una delle camminate più emozionanti e spettacolari di sempre.

Continua la lettura con: STRADA della FORRA, l’ottava meraviglia del mondo secondo Churchill

ANGELA CALABRESE

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Il TRAIN BLEU: ritorna la MAGIA del TRENO dei SOGNI

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Credits: @nutviaggi (INSTG)

Il treno, dalle tonalità blu e oro, ha attraversato la Francia per decenni ed è diventato un suo simbolo. Ha anche ispirato scrittori e artisti fino al suo ultimo viaggio, nel 2007. Ora però, grazie ad un’opera di restaurazione, è pronto per far rivivere il sogno.

Il TRAIN BLEU: ritorna la MAGIA del TRENO dei SOGNI

# Uno dei primi treni della notte: si andava a letto a Parigi ci svegliava al mare

Credits: siviaggia.it

Il “Train Blue” entrò in servizio nel 1922 con il nome di “Calais-Méditerranée-Express”. Infatti, la sua tratta collegava il nord della Francia con la riviera, a città come Calais o Marsiglia. Fu uno dei primi treni notte, composto solamente da carrozze letto insieme ad una bar e ristorante. La sua fattura lo rendeva un treno lussuoso, destinato all’alta società dell’epoca. Solo nel 1947 assumerà il nome con cui lo conosciamo oggi, diventando il “treno blu” grazie al colore unico delle sue carrozze. Si ritiene che, dopo l’abolizione della carrozza destinata al bar, il convoglio iniziò il percorso verso il suo lento declino. Con il passare degli anni e il conseguente aumento di mezzi di trasporto più veloci e più economici, il treno perse gradualmente i suoi viaggiatori fino al pensionamento, nel 2007. Grazie alla sua storia e alla sua celebrità, però, si è deciso di concedergli una seconda possibilità.

# Citazioni e riferimenti d’autore

Credits: agathachristie.com

Il “Train Blue” non è famoso soltanto per quello che ha rappresentato per i francesi nei suoi anni di servizio. Il suo valore è stato riconosciuto anche nei titoli di varie opere, come il libro di Agatha Christie intitolato “Il mistero del treno azzurro”. Nel romanzo, il protagonista è il celebre Hercule Poirot e le sue indagini lo porteranno a viaggiare nel simbolico treno francese.

Un altro omaggio è stato offerto dall’impresario teatrale Sergej Djagilev, il quale commissionò un balletto intitolato proprio “Le Train Blue”. Ciò avvenne nel 1924, in una rappresentazione teatrale che mirava a racchiudere scenari di vita della borghesia francese in vacanza sulla Costa Azzurra. I loro sogni e le loro speranze erano racchiuse anche nel magico viaggio in treno che permetteva loro di raggiungere il mare.

Altri riferimenti li troviamo nel nome di un famoso ristorante parigino, “Le Train Blue”, che si trova nella “Gare de Lyon” e fu rinominato in questo modo nel 1963. Manifestazioni di amore al treno blu sono state avanzate anche da icone come Marlene Dietritch e Coco Chanel, dimostrando quanto il mezzo sia riuscito a lasciare la sua impronta nel tempo.

# La scelta di ripartire

Credits: n1067.wordpress.com

Con tutta questa importanza sulle spalle, il ritorno sui binari del “Train Blue” era quasi un atto dovuto. Messo a nuovo grazie ai lavori di restaurazione, il 15 aprile 2021, alle ore 20:52, è fissata la sua ripartenza. Il treno partirà dalla stazione “Gare d’Austerlitz” di Parigi e raggiungerà Nizza alle 9:11. Dopo un ingente investimento di 40 milioni di euro, le carrozze potranno tornare a offrire agio e comfort come alle sue origini. In aggiunta, sono state attuate scelte per restare al passo con i tempi, come la rete Wi-Fi e nuove poltrone reclinabili. Percorrerà la sua tratta Parigi-Nizza ogni giorno e i prezzi saranno anche contenuti: da 19 euro fino a 39 euro, se si sceglie il posto con la cuccetta in prima classe. Sarà un nuovo modo di attraversare la Francia con classe e stile, in un mezzo che continuerà a lasciare il segno.

Fonte: siviaggia.it

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MATTEO GUARDABASSI

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