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Il dizionario dello SLANG dei giovani MILANESI

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Credits: gametimers.it

La lingua evolve nel tempo e, più le generazioni sono lontane, più capirsi diventa difficile. Infatti, dai Baby Boomers alla Generazione Z, i termini sono di gran lunga cambiati.

Ma da dove arriva lo slang giovanile del momento? Dai diversi ambiti che la Generazione Z preferisce: dalla musica, al web, passando per il mondo dei videogiochi ed arrivando a quello anglosassone. Infatti, molte espressioni e parole non sono altro che termini inglesi, a volte abbreviati e altre volte adattati all’italiano.

Quindi, ecco un piccolo dizionario per aiutare gli adulti a comprendere i giovani d’oggi.

Il dizionario dello SLANG dei giovani MILANESI

#1 Cringe

Credits: gametimers.it

Il termine “cringe”, letteralmente “farsi piccolo”, “rabbrividire”, descrive qualcosa di estremamente imbarazzante, per il quale si prova una certa vergogna.

Il suo uso è diventato molto diffuso dopo alcuni video su YouTube intitolati “Try Not to Cringe”, una challenge in cui gli utenti si sfidavano a non provare imbarazzo in occasione di situazioni particolari.

#2 Spammare

Credits: www.pinterest.it

Deriva da una carne in scatola americana, “Spam”, che con il tempo ha assunto il significato di inviare pubblicità molesta, fastidiosa e inopportuna.

Ma nel mondo dei videogiochi indica la ripetizione ininterrotta di una stessa azione che non permette all’avversario di reagire. Da qui, l’utilizzo che ne fanno i ragazzi: “spammare” si usa quando una persona continua a scrivere messaggi senza dare all’altro il tempo di rispondere.

#3 Trigger

Credits: kristysherman.blogspot.com

Dall’inglese “to trigger”, ossia “innescare”, la sua italianizzazione viene utilizzata per indicare qualcosa che fa arrabbiare, che ha dato particolarmente fastidio o che comunque ha attirato l’attenzione per le sue caratteristiche negative.

Diffuso soprattutto nei meme che girano per il web, secondo l’Accademia della Crusca potrebbe diventare in futuro un sinonimo di “far arrabbiare”.

#4 Blastare

Credits: cerignolaonline.it

“To blast” significa “distruggere” e si usa quando qualcuno risponde in modo secco, zittendo l’altra persona.

Anche questa è un’espressione che va molto di moda sui social, dove spesso viene usata nel momento in cui qualcuno “sconfigge” malamente qualcun altro durante una discussione, con una frase secca e perentoria.

#5 Bae

Credits: it.qaz.wiki

Usato per indicare il proprio partner o comunque una persona a cui si vuole molto bene, “bae” è l’acronimo di “Before Anything Else”, ossia “prima di ogni altra cosa”.

Continua la lettura con: 5 MODI DI DIRE tipicamente MILANESI

ALESSIA LONATI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il CAMPO da BASKET trasformato in un’OPERA d’ARTE

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Credits: primabergamo.it

Giocare a basket su un’opera d’arte? Ecco come è nata l’iniziativa e dove è stata realizzata.

Il CAMPO da BASKET trasformato in un’OPERA d’ARTE

# L’opera di Fabio Petani raffigura la Calathea Makoyana, una grande pianta purificatrice delle sostanze nocive

Credits: primabergamo.it

L’artista torinese Fabio Petani ha realizzato l’opera “Carbon Dioxide & Calathea Makoyana” nell’ambito dello StreetArtBall Project nel campo da basket di Gorle, in provincia di Bergamo. Lo spazio tra i due canestri si è quindi trasformato in un’opera d’arte: “una grande pianta purificatrice dell’aria capace di trasformare le sostanze nocive in ossigeno”. L’iniziativa è nata per coniugare street art e sport a favore della rigenerazione urbana in alcuni comuni bergamaschi.

# StreetArtBall Project veicola un duplice messaggio: la rinascita dopo la pandemia e l’attenzione all’ambiente

Credits milano.repubblica – Basket opera d’arte

Il sindaco Giovanni Testa loda l’iniziativa di “StreetArtBall Project”: “Si tratta di un’iniziativa che veicola due messaggi molto importanti: da un lato la rinascita dopo il terribile periodo della pandemia, da cui la nostra zona è stata colpita con particolare durezza, e dall’altro l‘attenzione all’ambiente. Il campo da basket, uno dei luoghi di aggregazione più frequentati e amati dai nostri ragazzi, assume così un’ulteriore valenza educativa. Oltre a trasmettere i valori dello sport, ricorda ai ragazzi l’importanza della sostenibilità ambientale“. 

 

Fonte: Repubblica Milano

Continua la lettura con: I TRAM di Milano diventano OPERE d’ARTE

FABIO MARCOMIN

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URBICUS: il (quasi) invincibile GLADIATORE della MILANO romana

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Credits: milanofree.it Urbicus

Anche nella Mediolanum romana c’era un “colosseo” e i gladiatori che vi ci combattevano. Nel III secolo d.C. Milano stava diventando sempre più importante, tanto da replicare i giochi cruenti che avvenivano negli anfiteatri della Capitale. Tra i gladiatori della città ce ne fu uno che lottò per ben 13 volte ed era considerato invincibile: Urbicus.

URBICUS: il (quasi) invincibile GLADIATORE della MILANO romana

# Il Colosseo del Nord

Credits: Urbanfile – Progetto anfiteatro Milano

L’ anfiteatro milanese sorgeva vicino Porta Ticinese, nell’odierna via Arena il cui nome conserva ancora la memoria dell’edificio romano. Si trattava di un’arena centrale ellittica circondata dalle gradinate per gli spettatori, una sorta di Colosseo. Nei secoli successivi l’anfiteatro venne smantellato ma, a metà del Novecento, degli scavi archeologici permisero di ritrovare resti dell’arena, ora conservati nel parco archeologico Antiquarium Alda Levi. Doveva essere uno degli anfiteatri più grandi dell’Italia settentrionale, persino dell’Arena di Verona, e la Sovraintendenza ai Beni Archeologici ha voluto iniziare un progetto per la sua ricostruzione in forma vegetale. Nell’Arena di Mediolanum si poteva assistere ai cruenti spettacoli romani: combattimenti tra uomini, lotte tra animali, simulazioni di battute di caccia e battaglie navali.

# Il gladiatore più famoso di Milano

Credits: milanofree.it
Urbicus

Tra i gladiatori più famosi e importanti di quel tempo c’è Urbicus. “I suoi tifosi terranno viva la sua memoria” è quello che si legge oggi sull’epigrafe che ricorda il gladiatore invincibile di Milano. Fiorentino di nascita, Urbicus visse durante il III secolo d.C. e si trasferì a Milano, per motivi ignoti, dove divenne gladiatore. Non si sa se iniziò a combattere per debiti o semplicemente per guadagnare facilmente, ma fatto sta che questo lavoro fu la sua morte.

Sempre sul monumento funebre si legge che Urbicus sostenne ben 13 scontri e ne vinse 12, venendo sconfitto e ucciso al tredicesimo. Morì all’età di 22 anni, ma considerando che era già sposato da 7 anni e aveva 2 figlie potremmo dire che era un uomo vissuto. Il gladiatore era particolarmente famoso tra i frequentanti dell’arena, tanto che venne chiamato così perché il cognome romano Urbicus significava “della città”, “cittadino”. Urbicus era diventato parte di Milano, nonché il beniamino dei mediolanesi.

Fonti: vivimilano.corriere.it

Continua la lettura con: MILANO è pronta per il suo COLOSSEO VERDE

BEATRICE BARAZZETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

L’Italia dei vetero-savoiardi

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Credits: best5.it - Savoia

I vetero-savoiardi sono schivi ed altezzosi, ma non appena metti in discussione le loro certezze, i loro opachi simboli, i loro “eroici” personaggi tanto imbarazzanti quanto modesti, si risentono profondamente. I loro convincimenti impregnati di retorica risorgimentale, spesso misti ad un sottile antimeridionalismo, non ammettono repliche e mettono in ombra la storia millenaria della nostra penisola.

L’Italia dei vetero-savoiardi

# I vetero-savoiardi accusano di “neo borbonesimo” chiunque osi mettere in discussione il processo di unificazione italiana

Nel 2021 i vetero-savoiardi accusano chiunque voglia analizzare il processo di “unificazione” italiana in maniera più lucida e disincantata, di “neo borbonesimo”, di mancanza di patriottismo o di ignoranza. I loro convincimenti impregnati di retorica risorgimentale, spesso misti ad un sottile antimeridionalismo, non ammettono repliche. Superiamo questa pretestuosa giustificazione: “il Nord era ricco e sviluppato e il Sud come il terzo mondo”, questo sono soliti affermare i restauratori vetero-savoiardi, vero o falso che sia, ci pare una giustificazione alquanto debole per mettere in ombra millenni di storia.

# La loro idea: un’Italia con una unica mentalità, un sistema centralista e classista, con una classe dirigente paternalistica che guarda più a Parigi che alla strada sotto casa

Non solo tra la gente comune o i politici, anche alcuni giornali vedi Corriere della Sera che, nonostante abbia sede a Milano, considerano la Torino dei secoli scorsi un faro della civiltà, centro di riformismo progressista, libero e democratico, governato da una casata illuminata. Il Corriere non perde occasione per rimarcare la sua ammirazione per la casa Sabauda, posta la foto del cavallo con sopra il re torinese e la seguente didascalia: “Vittorio Emanuele cavalca nel cielo di Milano verso il Duomo” didascalia da libro cuore. Dedica mesi di lettere a memoria del processo di unificazione, ci propone pagine, allegati, inserti al fine di ricordarci che se esiste l’Italia è perché esiste Torino, risparmiata dalla essere rasa al suolo grazie alla pietà di Radetzky.

La loro idea è un’Italia ancora sabauda, con una unica mentalità, un sistema centralista e classista, con una classe dirigente paternalistica che guarda più a Parigi che alla strada sotto casa. 

# E invece no: l’Italia è l’insieme dei suoi dialetti, delle sue città, delle sue tradizioni

Liberissimi di sostenere questa posizione, ci mancherebbe. Noi però siamo liberi di pensare che l’Italia sia la terra della diversità: l’insieme dei suoi dialetti, delle sue città, delle sue tradizioni, queste ultime spesso annichilite dalla casata francofona. Pensiamo che prima di tutto siano stati l’Impero romano, le Repubbliche marinare, la gloriosa Venezia, gli Sforza e i Visconti di Milano, Milano che sconfisse il Barbarossa assieme alle altre città lombarde, a creare lo splendido patrimonio che chiamiamo Italia. L’elenco potrebbe continuare per pagine e pagine.

Invece si continua a dimenticare che la prima cattedra di Astronomia fu a Napoli, che il primo parlamento fu in Sicilia, che a Manduria, la bellissima cittadina messapica fu sconfitto l’esercito spartano. Ci dimentichiamo che il Leone di San Marco dominava dalla Laguna alla Grecia lasciandoci magnifiche testimonianze architettoniche e ergendosi per secoli a simbolo di libertà, che la bandiera inglese è in realtà quella di Genova data in prestito alle navi di sua maestà per non subire gli attacchi dei pirati. Ancora, che quando Milano fu capitale dell’Impero romano d’Occidente fu data libertà di culto ai Cristiani con l’Editto di Costantino, pietra miliare della civiltà occidentale.
Della Sardegna si crede erroneamente che sia solo un isola dedita al pascolo delle pecore con un bellissimo mare, ignorando che conservi invece una storia antichissima come le tante testimonianze archeologiche ci dimostrano.

Questa è la meraviglia dell’Italia. Che non ha più bisogno di uniformità e di controllo omologante ma esattamente il contrario. Ha bisogno di valorizzare la sua magnifica diversità. E in questo serve un’Italia che abbia un punto di vista meno sabaudo e più milanese. 

# Servirebbe un’Italia più milanese, per valorizzare le diversità e le  peculiarità della penisola

Un’Italia molto più milanese costruita sul modello ideato da Carlo Cattaneo, avrebbe valorizzato le immense varietà e peculiarità della penisola, esaltandone la diversità come punto di forza. Tutto quello che ci differenzia tutt’ora rispetto ad altri grandi Paesi dove, pur all’interno di un immenso patrimonio storico culturale, le differenze tra regioni e città sono decisamente meno marcate.

Ci vengono imposti invece simboli eretti in un periodo di eccessivo entusiasmo e poca lucidità e i testi scolastici, almeno quelli più vecchi, sono impregnati di faziosità. Ci ritroviamo vie e piazze dedicate a personaggi che furono veri e propri criminali, abbiamo ereditato un paese centralista, burocratizzato, che non tiene conto delle differenze culturali e linguistiche, che ha portato avanti ogni azione per omologarci.

Se dovesse esistere un solo paese federalista e pluralista in Europa questo dovrebbe essere l’Italia. E se rinascesse Carlo Cattaneo le cinque giornate le organizzerebbe verso un altro nemico.

Continua la lettura con: “Un federalismo delle città per rilanciare l’Italia”

ANDREA URBANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il “PONTE dell’INFINITO”: l’opera faraonica sarà realizzata da un’azienda veneta (rendering)

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Credits: Skyscrapercity - Ponte dell'infinito

Il design del ponte è ispirato alle forme del simbolo matematico dell’infinito e sarà realizzato da un’azienda veneta. Ecco tutti i numeri di questa incredibile infrastruttura e quando verrà inaugurata.

Il “PONTE dell’INFINITO”: l’opera faraonica sarà realizzata da un’azienda italiana (rendering)

# L’aziende trevigiana Maeg sta realizzando l’iconica struttura che richiama il simbolo matematico dell’infinito

Credits: Skyscrapercity – Ponte dell’infinito 1

Il Shindagha Bridge è un nuovo ponte in costruzione sopra il torrente che scorre a Dubai. Realizzato dall’azienda di Treviso Maeg per la zona più antica della città, questa struttura sarà un vero capolavoro architettonico, che grazie al design ispirato alle forme del simbolo matematico dell’infinito diventerà un nuova icona dell’emirato riconoscibile in tutto il mondo. Il ponte fa parte dello Shindagha Corridor, esteso per 13 km, e consentirà di migliorare il flusso del traffico nei quartieri più antichi della città, potrà ospitare 24.000 veicoli in entrambe le direzioni, accogliendo anche il traffico marittimo all’ingresso del Dubai Creek di grandi navi e yatch.

# I numeri di questo progetto faraonico

Sarà un’opera faraonica da 12 corsie, 10 raccordi di superficie, lunga 300 metri e larga 22, posizionata a 15 metri di altezza sopra il livello del torrente Dubai Creek. L’opera architettonica sovrastante la struttura in cemento del ponte, l’arco dell’infinito, avrà una forma simile al simbolo matematico dell’infinito e sarà interamente in acciaio, composto da 46 segmenti che raggiungono un’altezza di 67 metri e una lunghezza di 135 metri. Saranno 2.400 le tonnellate di acciaio impiegate per la costruzione del ponte. L’investimento complessivo è di 394 milioni di AED, circa 90 milioni di euro, con inaugurazione programmata per il 2022.

Di fronte a opere del genere una domanda ci sorge spontanea: perchè se abbiamo aziende in grado di realizzare opere del genere, in Italia ancora manca un ponte sullo stretto?

 

Continua la lettura con: Il PONTE SOSPESO nel vuoto a forma di OCCHIO

FABIO MARCOMIN

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🛑 Cammineremo sulle ACQUE del LAGO MAGGIORE

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credit: novaratoday.it

Un nuovo progetto permetterà di camminare sulle acque, rilanciando il turismo sul Lago Maggiore.

Cammineremo sulle ACQUE del LAGO MAGGIORE

L’impossibile diventerà possibile sul Lago Maggiore grazie al progetto “Lago Maggior Light Bridge”, presentato ieri 20 aprile. La passerella galleggiante collegherà due delle Isole Borromee, permettendo ai visitatori di camminare sulle acque del lago.

# Con il progetto si intende rilanciare il turismo locale: “tutti parteciperanno al nuovo”

Credits: @diariotricolore_umbria
Isola Maggiore sul Lago Trasimeno

Il progetto ha come scopo principale il rilancio turistico del territorio, colpito indubbiamente dalla crisi socio-economica. L’idea è partita da Antonio Zacchera, del gruppo alberghiero Zacchera Hotels, che ha spiegato come la passerella galleggiante potrebbe essere un beneficio per tutto il territorio: “Questo è un progetto di marketing territoriale, fondamentale per la ripresa del comparto turistico del nostro territorio non solo post pandemia, ma anche dopo 30 anni di inattività, intesa come nessuna nuova idea per il territorio. […] E’ un progetto aperto a nuovi attori e a modifiche, che può migliorare, ma che si pone come obiettivo primario quello di creare una nuova attrazione per il Lago Maggiore e la provincia del Vco. Sarà un progetto per il bene del territorio, degli operatori e dei cittadini che lo vivono. Nessuno perderà, tutti parteciperanno al nuovo“.

# Camminare sulle acque osservando il paesaggio da prospettive inedite

 

credit: primalamartesana.it

Avere la possibilità di camminare sulle acque è una sorta di rivoluzione già tentata nel 2016 dal Floating Piers sul Lago d’Iseo, raggiungendo una media di 70mila visitatori al giorno. Oggi il Lago Maggiore ritenta la rivoluzione collegando le due Isole Borromee principali: l’Isola Bella e l’Isola dei Pescatori. Sarà un’occasione unica da diversi punti di vista, perché oltre a poter camminare galleggiando sulle acque, si avrà la possibilità di osservare lo spettacolo paesaggistico da prospettive nuove e altrimenti inaccessibili.

# La passerella è realizzabile e valorizzerà anche l’oasi dello scoglio Malghera

credit: novaratoday.it

A partecipare al progetto ci sono moltissimi partner del territorio – come ad esempio ristoranti e associazioni locali – proprio perché l’idea è quella di smuovere il turismo locale a 360°. L’architetto che ha studiato il concept ha anticipato che oltre alle due isole ci sarà anche un terzo protagonista nel progetto: “Si è pensato a due ipotetici percorsi che colleghino le isole e valorizzino l’oasi naturalistica dello scoglio Malghera, punto mediano del percorso. Il tutto studiato anche a tutela della fauna lacustre”. Lo scoglio Malghera, si trova al centro tra le due isole, e rappresenta un’oasi sottovalutata che potrebbe essere così rivalorizzata.

L’ingegnere che ha studiato la fattibilità del progetto ha dato il via libera: la passerella è realizzabile. Tuttavia, devono ancora essere esaminati alcuni aspetti paesaggistici che vanno considerati e tutelati, e che potrebbero ribaltare la situazione.

Fonti: Si Viaggia , Novara Today

Leggi anche: Il mistero dell’ISOLA che si SPOSTA per il VENTO

ROSITA GIULIANO

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SCALO LAMBRATE: il futuro del quartiere più “anarchico” e d’avanguardia di Milano

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credits: mentelocale.it

Per chi ha vissuto gli anni Ottanta, e forse anche qualche decennio prima, Lambrate era sinonimo di stazione. Da lì si partiva, si tornava e nessuno avrebbe sospettato o immaginato che quel quartiere sarebbe diventato un luogo alla moda, un posto ideale per il design e la cultura urban, tanto da far concorrenza alla più blasonata via Tortona. Ecco la storia di Lambrate e la sua evoluzione.

SCALO LAMBRATE: il futuro del quartiere più “anarchico” e d’avanguardia di Milano

 # La storia di Lambrate

credits: 1001storia.polimi

Il suo nome deriva dal vicino fiume Lambro dove, la leggenda vuole, ai tempi dei romani, diverse personalità dimoravano nei pressi del fiume. Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis Historia, parla spesso di questa zona come un luogo, dove militari e viandanti potevano riposare e fare rifornimento. Non si sa se queste siano solo leggende antiche, ma nel 1905, durante degli scavi, qui furono trovati dei bronzi augustei e sarcofagi marmorei risalenti all’epoca romana.

Durante l’era di Federico Barbarossa la zona fu elevata al rango di Borgo Imperiale. Gli spagnoli costruirono proprio qui un’industria bellica, oggi sede della fondazione Martinitt, che fece la fortuna degli abitanti del quartiere.

Lambrate divenne comune e mantenne la sua indipendenza da Milano durante il regno Lombardo-Veneto. Al tempo dell’Unità d’Italia contava quasi duemila abitanti, fino a raggiungere gli ottomila durante il ventennio fascista. Nel 1923, il comune di Lambrate venne sciolto e inglobato in quello di Milano, una sorte che subirono altri dieci comuni, oggi conosciuti come quartieri: tra cui Crescenzago, Gorla, Lampugnano e Lorenteggio.

# Quando Lambrate diventa alla moda?

credits: prodesitalia.com

Qualche anno dopo, il volto storico di Lambrate cambia radicalmente: le fabbriche e gli insediamenti industriali lasciano il posto a luoghi cool, per usare una parola inglese tanto in voga. I milanesi che parlano solo il dialetto si mischiano a studenti internazionali, designer e architetti che vedono nel quartiere delle enormi potenzialità per i loro progetti.

Le ex aree industriali vengono a mano a mano riconvertite in gallerie d’arte, flea market, concept store e ristoranti, dove si possono trovare cucine provenienti da tutto il mondo. Il colpo di reni avviene qualche anno fa, quando, durante un’edizione del Salone del Mobile e più precisamente nel corso del Fuorisalone, ci si rende conto che oltre alla più celebre Area Tortona, anche l’Area Lambrate ha qualcosa da offrire e forse persino in misura maggiore e più interessante. È proprio in questo periodo che diventa celebre lo Spazio Ventura.

Lambrate cambia, ma senza dimenticare la sua storia e si proietta verso un futuro sempre più rivolto all’innovazione.

# Lo Scalo Lambrate

credits: hoscesodandotiilbraccio IG

Per mantenere vivo lo spirito innovativo del quartiere, le associazioni Formidabile Lambrate, Lambrate Design District e Sanctuary Eco Retreat, iniziano a parlare di Scalo Lambrate, proponendolo come un innovativo piano di rigenerazione urbana.

Il progetto si concentra su un deposito delle Ferrovie dello Stato, ormai abbandonato e in disuso da anni. Il piano ha lo scopo di realizzare uno spazio con postazioni cowoking, zone di ristoro, un’area botanica e alloggi low cost. Insomma, una cittadella con tutti i servizi necessari ed essenziali. Eppure la strada non è stata in discesa.

Solo qualche mese fa, dopo diversi incontri tra le ferrovie, il comune e le associazioni promuoventi, si è arrivato all’assegnazione del progetto definitivo. Sono quattro i team che hanno presentato le offerte: l’Amber Playful Yards – Redo SGR, Lambrate District Park – Co-Inventing S.r.l., Lambrate Streaming –  Sant’Ilario società cooperativa e Scintilla –  Castello SGR.

I parametri da rispettare prevedevano di destinare almeno il 60% dell’area a zone verdi e il restante a disposizione per la ristrutturazione e la costruzione edilizia. Un modello che s’ispira a quello che è avvenuto presso lo Scalo Greco, il primo quartiere in housing sociale a impatto zero, l’idea è stata quindi quella di offrire a Lambrate la stessa opportunità, anche grazie al suo bacino formato da studenti universitari. L’iter iniziale, infatti, è quello di costruire alloggi low cost per gli studenti della Statale e del Politecnico, per poi arrivare alla costruzione di aree verdi, il fiore all’occhiello dei recuperi degli scali ferroviari.

Insomma, Scalo Lambrate si appresta a diventare uno spazio multiuso a disposizione del futuro quartiere residenziale, un’aspettativa che fa capire quanto interesse e quanta energia propulsiva ci sia attorno alla zona.

Continua la lettura con: LAMBRATE POLICENTRICA: dal Design District a Miracolo a Milano 

MICHELE LAROTONDA

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ASCONA: la St. Tropez del Canton Ticino

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Credits: @rizzitelli_photography (INSTG)

St. Tropez da borgo di pescatori, grazie anche alla frequentazione di Brigitte Bardot e Alain Delon, è diventata negli anni il classico “the place to be”, punto di riferimento
di tutto il jet set internazionale. Ascona, grazie alla rivoluzione culturale e al clima di libertà, nell’immaginario di molti è la St. Tropez del Canton Ticino.

ASCONA: la St. Tropez del Canton Ticino

# St. Tropez: la città che cavalca le nuove tendenze

St. Tropez ha cavalcato sempre i cambiamenti in atto nel mondo, seguendone le mode e le tendenze, ma soprattutto facendo lei stessa tendenza con le sue proposte innovative e sorprendenti.

Non solo nella moda, ma più recentemente anche negli stili di vita e di alimentazione.

Grazie anche all’impegno di Brigitte Bardot, la cittadina è diventata la prima città vegana in Francia, dove tutti i ristoranti presentano nei propri menù solo piatti vegani o almeno una proposta adatta a questa alimentazione.

# Ascona culla della cultura e del libro pensiero

Credit: @ascona_locarno

Anche Ascona, agli inizi semplice borgo di pescatori sul lago Maggiore, ai primi del novecento è diventata il centro delle rivoluzioni culturali in atto in tutta Europa.

Gustav Arthur Gräser fondò sul Monte Verità, in realtà una collinetta ai limiti del borgo di Ascona, una comunità che fu poi soprannominata dei Balabiot, per le loro abitudini naturistiche ed alimentari (vegetariani anzitempo anticipando St. Tropez) e regalò ad Ascona un futuro di cultura che ancora oggi è vitale.

Per tutto il Novecento Ascona fu anche lei “the place to be”.

Buona parte dei rappresentanti della cultura europea, intellettuali, politici illuminati, pensatori, artisti, rivoluzionari e poeti, decisero di risiedere ad Ascona, di passare le proprie vacanze, di trascorrervi momenti di relax o semplicemente di venire ad incontrare i colleghi.

Leggi anche: Il Monte Verità: quando si cercava la libertà a due ore da Milano

# Ascona negli ultimi anni

Nel corso degli anni, a questo flusso culturale, si è affiancato spontaneamente un’affluenza di giovani attratti dall’atmosfera di libera creatività che offriva Ascona.

E’ così che accanto alla cultura matura prosperano discoteche e locali dove fruire musica di ogni genere.

Ancora oggi il Jazz Ascona, manifestazione annuale di fine giugno, ricreando nel borgo per poco meno di una settimana l’atmosfera di New Orleans, attrae pubblico di ogni età da tutto il mondo.

Lavorare sulla cultura a tutto campo è ancora oggi, più che mai, il compito di Ascona attraendo personaggi di rilievo da ogni dove nel proprio borgo.

 

Continua la lettura con: Il primo TRAMTRENO in partenza nella città Ticino

GIUSEPPE MARZAGALLI

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La ROCCA delle FIABE: un progetto magico unico in Italia

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Credits: @riminiland_wheeltherapy (INSTG)

“Non disperare del presente, ma credi fermamente, che il sogno realtà diverrà” canta Cenerentola ed è così che è diventata realtà la Rocca delle Fiabe. La principessa della scarpetta di cristallo, la Piccola Fiammiferaia, il Piccolo Principe, Cappuccetto Rosso e molti altri sono i protagonisti di questo progetto magico unico nel panorama nazionale. Ma dove si trova precisamente e di che cosa si tratta?

La ROCCA delle FIABE: un progetto magico unico in Italia

# La Rocca è in uno dei borghi più belli dell’Emilia Romagna

Credits: travel.fanpage.it
Sant’Agata Feltria

La Rocca delle Fiabe non è nient’altro che la Rocca Fregoso nel borgo di Sant’Agata Feltria in Romagna. Precisamente si trova sul Sasso del Lupo, o Pietra Anellaria, e domina l’intera valle sottostante. Risale circa all’anno Mille ma fu ristrutturata più volte e oggi è ancora perfettamente conservata, tanto da poter ospitare un mondo magico, quello delle fiabe. Il paese nella quale è stata costruita, Sant’Agata Feltria, può essere considerato uno dei più bei borghi della Romagna, ma anche della Regione, e non c’è niente di meglio di un vero castello per tradurre la fantasia in realtà.

 

# Il progetto: un luogo dove la fiaba regna sovrana

Credits: roccadellefiabe.it
Tema il solitario castellano

Contrariamente a quanto ci si possa aspettare la Rocca delle Fiabe non è solo per bambini, perché, oltre al fatto che un po’ tutti sono affascinati dai racconti fantastici, il progetto nasce con l’intento di salvaguardare, studiare e reinterpretare la fiaba. L’ideatore è stato Antonio Faeti, docente di storia della letteratura per l’infanzia originario di Sant’Agata Feltria; e, secondo il professore, era inspiegabile che l’Italia non possedesse uno spazio in cui la fiaba regnasse sovrana, un territorio che fosse solo suo, in grado di ricordare costantemente l’importanza che ad essa deve essere attribuita.

Fu così che insieme alla pro Loco di Sant’Agata Feltria e grazie alla Provincia e alla Regione nacque la Rocca delle Fiabe. Attraverso un mix tra comunicazione, tecnologia e artigianato, nel castello è nato un vero e proprio museo che tramite 4 temi, “Scarpe. Scarpine. Scarpette”, “Il Viaggiatore Incantato”, “Il Solitario Castellano” e “Fanciulli nella Foresta”, racconta l’importanza della fiaba.

# La capitale del Fiabesco

Credits: roccadellefiabe.it
Tema Cenerentola

Sant’Agata Feltria è diventata ormai capitale del fiabesco grazie alla Rocca Fregoso. Come si è detto il castello è diventato ormai un museo, all’interno del quale si segue un percorso guidato. Prima di tutto si viene accolti dagli illustratori internazionali più bravi e famosi presentati con contenuti digitali; ma poi arrivano Cenerentola con il mondo delle principesse e il mondo de “il vissero per sempre felici e contenti”, il Piccolo principe con il suo viaggio incantato, Hansel e Gretel, altri personaggi fatati e una biblioteca digitale.

Continua la lettura con: C’è una STRASBURGO da FIABA tra le corti nascoste di MILANO

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Le otto opere di STREET ART che rivoluzionano le PERIFERIE ROMANE (Immagini)

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Moby Dick all'opera

Otto Murales per 8 Street Artist in un contest a Roma per rilanciare gli obiettivi nell’agenda delle Nazioni Unite per il 2030.

Portare l’arte nella periferia di Roma attraverso opere murarie che mettano in luce tematiche sociali e problematiche culturali. Lo hanno fatto a Settecamini e al Corviale 8 straordinari street artist.

Le otto opere di STREET ART che rivoluzionano le PERIFERIE ROMANE (Immagini)

Ancora una volta la street art parla a gran voce e lo fa dai muri di alcune periferie romane. L’iniziativa, alla sua prima edizione, si chiama Street Art For Rights e a fine Marzo ha portato 8 artisti di fama internazionale a realizzare murales che parlano di diritti umani e giustizia sociale nel quadro degli obiettivi nell’agenda delle Nazioni Uniti per il 2030. I quartieri interessati sono Settecamini e Corviale e l’obiettivo è quello di creare un museo a cielo aperto, pubblico e gratuito, al di fuori dei percorsi più battuti della capitale.

Loro sono Diamond e SOLO, Moby Dick, Motorefisico, Tina Loiodice, Oniro, Marcello Russo, Alessandra Carloni e con Street Arts For Rights hanno voluto raccontare e diffondere la cultura della sostenibilità attraverso la street art, manifestazione pubblica di un’arte che nasce nel paesaggio urbano e ad esso appartiene.

# Diamond

Diamond è attivo sin dai primi anni ’90 nel Writing con uno stile elegante e provocatorio; le sue opere sono caratterizzate da personali rielaborazioni delle stampe del periodo Liberty e dell’Art Nouveau.

# Solo 

Solo lavora affidandosi alla sua passione, la Pop Art, seguita da quella per i fumetti, i manga e i cartoni animati. I suoi supereroi vengono umanizzati, inseriti in contesti di vita quotidiana per diventare i protagonisti della produzione dell’artista.

# Moby Dick

E’ Marco Tarascio. Street artist pop surrealista, Tarascio è diventato un punto di riferimento internazionale per il suo impegno a sostegno delle tematiche ambientali e animaliste con particolare riguardo ai cetacei e agli animali marini da cui il nome d’arte Moby Dick.

# Settecamini e Corviale 

Settecamini ènata all’inizio del 1900 come borgata rurale ed è oggi distretto industriale. È una zona che si trova nell’area est del Comune di Roma, a ridosso ed esternamente al Grande Raccordo Anulare, sul lato est della Via Nomentana. L’intervento degli street artist in questa porzione periferica della città di Roma acquisisce importanza nell’ottica di un’auspicabile nuova fioritura della zona, che si presenta ad oggi quanto mai isolata o semplicemente “di passaggio”.

Corviale, detto il Serpentoneè l’immenso edificio situato nell’omonimo quartiere nella periferia sud ovest di Roma. Questo si presenta come una struttura lunga 950 metri per nove piani di altezza, con 1.200 appartamenti e circa cinquemila abitanti. Espressione del sogno collettivista dell’architettura degli anni Settanta ad oggi è divenuto  simbolo di emarginazione e speculazione edilizia. Scenario ideale per l’intervento urbano degli street artist.

Alessandra Carloni – Diritto alla parità di genere

Fra i temi trattati dagli artisti, il rispetto dell’ambente, il diritto alla parità di genere e a un’infanzia felice.

Continua la lettura con: Il Serpentone, nella Grande Bellezza c’è l’edificio più brutto del mondo

FRANCESCA SPINOLA

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10 PALESTRE all’aperto di Milano dove svolgere attività in libertà (mappa)

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Credits: Sporteimpianti - BAM

Ora che si potrà di nuovo tornare a fare liberamente attività all’aperto scopriamo i luoghi meglio attrezzati in città.

10 PALESTRE all’aperto di Milano dove svolgere attività in libertà (mappa)

 

#1 Parco Sempione, in mezzo alla natura e alla storia tra Castello Sforzesco e Arco della Pace

Il Parco Sempione, il “Central Park” milanese, è il luogo preferito per fare sport all’aria aperta in mezzo alla natura tra l’arte e la storia del Castello Sforzesco, Arco della Pace e Arena Civica. Un vero paradiso per gli amanti dello street workout grazie agli otto percorsi attrezzati all’interno del parco.  

Leggi anche: Il PARCO SEMPIONE: storia, leggende e curiosità del central park di Milano

#2 Il parco di City Life è uno dei più gettonati dai milanesi

Uno dei parchi più recenti è quello di City Life che, con oltre 170.000 metri quadri di parco e più di 2.000 alberi, è diventato uno dei più gettonati dai milanesi. Qui, oltre poter fare passeggiate, corse e pedalate è possibile fare esercizi mirati grazie al pavimento gommato e ad attrezzi come la sbarra per le trazioni e le parallele.

Leggi anche: L’;avanguardismo della FONTANA DELLE QUATTRO STAGIONI di CityLife

#3 La Biblioteca degli Alberi, l’unico parco aperto h24, è dotato di un’intera area attrezzata per fare esercizi a corpo libero

Credits: mentelocale.it – Bam

La Biblioteca degli Alberi, conosciuta come BAM, è il parco del distretto finanziario di Milano, tra la Torre Unicredit e piazza Gae Aulenti. Ha riscosso da subito un grande successo, l’unico parco aperto 24 ore al giorno e senza recinzioni, può offrire percorsi per passeggiare, correre o andare in bicicletta, un’intera area attrezzata per fare esercizi a corpo libero come addominali o flessioni e attrezzi per tonificare la muscolatura.

Leggi anche: La TORRE BOTANICA: il nuovo grattacielo che cambia COLORE in ogni stagione

#4 I giardini Indro Montanelli sono una delle più belle palestre all’aperto della città

Il parco dei giardini pubblici Indro Montanelli è forse una delle più belle palestre all’aperto della città, dove correre attorno al Museo di Storia Naturale e al Planetario. Si può scegliere di allenarsi a corpo libero oppure di fare esercizi mirati grazie alle nuove attrezzature smart di Samsung. 

Leggi anche: Attrazioni e curiosità di 7 PARCHI MILANESI

#5 Al Parco Forlanini ci sono due percorsi podistici di 12 km e altri per l’attività ginnica

Parco Forlanini – attangelox IG

Il Parco Forlanini, nel quadrante est di Milano nei pressi dell’aeroporto di Linate, grazie ad alcuni viali lastricati di ampie dimensioni mette a disposizione di chi vuole fare sport all’aria aperta di due percorsi podistici lunghi 12 km e anche una serie di percorsi per l’attività ginnica con diversi livelli di difficoltà.

#6 Il Parco Lambro offre tanti percorsi attrezzati e sentieri sterrati per le mountain bike

Parco Lambro – Andrea Cherchi.jpg

A est della città c’è un altro grande parco dove poter praticare esercizio fisico, il Parco Lambro, a confine con il comune di Segrate. Esteso per oltre 77 ettari e bagnato dal fiume da cui prende il nome, offre tanti percorsi attrezzati con sbarre, anelli e panche per addominali. Oltre a questo, per chi predilige l’off-road all’asfalto, sono presenti sentieri sterrati adatti alle mountain bike.

#7 Idroscalo, il mare dei milanesi per praticare sport acquatici e non solo

surf all'idroscalo
surf all’idroscalo

L’Idroscalo è stato inaugurato verso la fine degli ’20 per essere utilizzato come scalo dagli idrovolanti. Oggi è “il mare dei milanesi”, meta ideale per scappare dal caos della città. Qui è possibile praticare qualsiasi sport all’aria aperta, dalla corsa, alla bicicletta fino al windsurf grazie all’onda artificiale statica più grande d’Europa per fare surf.

Leggi anche: Sentirsi al MARE a MILANO: 10 posti dove respirare atmosfere da vacanza (MAPPA)

#8 La Montagnetta di San Siro ha percorsi ciclo-pedonali adattati a tutti i livelli di allenamento

Monte Stella – Andrea Cherchi

Il Parco Monte Stella è la “montagna” creata artificialmente dopo la Second Guerra Mondiale, sulle macerie dei bombardamenti bellici. Soprannominata la Montagnetta di San Siro, ha un’altezza di 50 metri e una superficie di 37 ettari. Per gli amanti delle salite, al suo interno ci sono percorsi ciclo-pedonali adattati a tutti i livelli di allenamento.

Leggi anche: Il PRIMO SENTIERO URBANO d’Europa: dal Duomo al Monte Stella

#9 Al Parco Nord ci sono due percorsi podistici e 13 postazioni per fare esercizi a corpo libero o con attrezzi

Credits: parconord.milano.it

Il più grande per estensione tra i parchi milanesi, anche se gran parte del Parco Nord Milano rientra nei territori comunali di città confinanti con il capoluogo, dal quartiere Niguarda può essere raggiunto in bicicletta. All’interno della porzione di parco rientrate dentro il Comune ci sono: due percorsi podistici, uno da 10 km e uno da 5 km, un percorso vita dotato di 13 stazioni di esercizio e attrezzi liberi e cinque diverse passerelle ciclopedonali.

#10 Il parco di Trenno, tra i più attrezzati per lo sport all’aperto

Credits: mountcity.it – Ex Parco Trenno

Questo parco nella zona nord-ovest della città, il cui vero nome è parco Aldo Aniasi, ha una superficie di 600.000 mq ed è tra i più attrezzati per fare sport all’aperto. Sono presenti due campi da basket, tre da pallavolo, due da calcio, due da tennis e due parchi per usare lo skateboard. Per chi ama correre c’è un percorso jogging della lunghezza di 4 chilometri

Fonte: Corsocomo22

Continua la lettura con: GARANTI del VERDE: aperte le candidature per valorizzare alberi, parchi e giardini di Milano

FABIO MARCOMIN

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Se il “rischio ragionato” fosse applicato anche ai nostri governanti

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La Fattoria degli Animali - George Orwell

Un pilastro della democrazia è la reciprocità. Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge e i principi devono essere uniformi tra tutte le categorie e istituzioni.

La linea politica attuale è quella della sicurezza ad ogni costo e ogni eccezione deve essere un “rischio ragionato”. Per completare questo processo di rivoluzione autoritaria e liberticida rendendolo coerente con i principi democratici manca l’ultimo tassello: estendere anche a loro ciò che i nostri governanti hanno imposto a noi.

Cosa dovrebbe cambiare se venisse applicato ai governanti il criterio della massima sicurezza che metta al riparo i cittadini da decisioni pericolose?

Prima di tutto, visto che tutti i professionisti sono iscritti a un albo a cui si accede attraverso un esame, dovrebbe essere lo stesso per i nostri politici, per evitare che degli improvvisati possano creare danni ai cittadini. Ovviamente per rimanere iscritti all’albo dei politici occorrerà seguire continui corsi di aggiornamento. E, naturalmente, bisogna avere la fedina penale immacolata.

Non tutti i politici poi sono uguali. Chi ricopre cariche rilevanti, come sottosegretari, ministri, presidenti di commissione dovranno seguire una formazione particolare con corsi ad hoc.
I ministri, avendo privilegi di comando e di decisione, devono seguire test di tipo psicoattitudinale per ottenere un pass provvisorio della durata di sei mesi che garantisca i cittadini della salute mentale e fisica di ogni ministro. Non possiamo permetterci certo una persona con problemi fisici o mentali che governi un paese.

Inoltre è necessario un test ogni 48 ore che misuri il livello alcolemico e l’uso di droghe, perché se per guidare un’auto bisogna essere sobri tanto più per guidare un paese.
In una situazione d’emergenza devono essere ovviamente aboliti tutti i ministeri e i politici non essenziali.

Il vero rischio non ragionato è applicare il principio della sicurezza come un dogma per governare un Paese.

Continua la lettura con: Il fà scismo della sicurezza

MILANO CITTA’ STATO 

L’ISOLA PROIBITA: da 150 anni fuori dal mondo

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credits: wonews.it

Tra le isole delle Hawaii, meta turistica di fama mondiale per una vacanza all’insegna del relax, ce n’è una conosciuta da pochi e che vive isolata dal mondo da più di 150 anni. Si tratta dell’isola di Niihau che, per questa caratteristica, è stata rinominata l’Isola Proibita. Perché questo territorio è considerato un vero e proprio fossile vivente?

L’ISOLA PROIBITA: da 150 anni fuori dal mondo

# L’Isola che da 150 anni appartiene ad una sola famiglia e che vive isolata dal mondo

credits: siviaggia.it

Niihau, la settima isola delle Hawaii in termini di grandezza, è più comunemente conosciuta come l’Isola Proibita. Questo soprannome deriva dal fatto che l’isola è, da oltre 150 anni, di proprietà di una sola famiglia che è riuscita a mantenerla isolata dal resto del mondo.

Nel 1864 il re delle Hawaii, Kamehameha V, vendette l’isolotto per una quantità d’oro che ad oggi corrisponderebbe a 10mila dollari. Elisabeth Sinclair, l’acquirente, promise al re di preservare la lingua nativa e lo stile di vita degli abitanti e, dopo più di 150 anni, la promessa è ancora quasi del tutto mantenuta.

# Un luogo quasi disabitato, dove i locali vivono a metà tra passato e presente

credits: wonews.it

L’isola non ha strade, negozi, ristoranti o acqua corrente. Ovviamente non c’è internet e la corrente elettrica è fornita solo dall’energia solare.

L’unico insediamento umano è Pu’uwai, un villaggio indipendente dagli Stati Uniti, dove la comunità vive come si faceva più di un secolo fa, tramite la pesca e l’allevamento. Nel 2010, un censimento ha contato 170 abitanti, ma il numero preciso è sconosciuto e secondo alcune fonti sembrano essere molti meno, tra i 35 e i 50.

Nonostante l’Isola sia inaccessibile per gli estranei, i locali possono viaggiare quando vogliono ed è per questo che, oltre alla lingua dei nativi, molti abitanti parlano anche l’inglese.

# Uno stile di vita non proprio uguale a quello degli antenati più antichi

credits: vanillamagazine.it

Nel 2010 Bruce Robinson, il pronipote di Sinclair, oggi proprietario dell’Isola, ha dichiarato “abbiamo cercato di mantenere la richiesta fatta dal re al momento dell’acquisto”. Ma in realtà i nativi di Niihau non conducono uno stile di vita esattamente identico a quello dei loro più antichi antenati.

Sembra infatti che, all’inizio del Novecento, alcuni missionari cristiani raggiunsero l’isola e che i Sinclair imposero ferree regole puritane agli abitanti, come il divieto di usare armi, di avere capelli lunghi ed orecchini per gli uomini e l’obbligo di andare in chiesa la domenica. Insomma, l’imposizione di restrittive regole occidentali e ottocentesche non sembra essere proprio il modo più adeguato di rispettare la cultura dei nativi.

# Un paradiso naturale per la fauna tipica del luogo

wonews.it

Ma se la popolazione si è un po’ modificata col tempo, ciò che rimane assolutamente unico è la fauna del luogo. Le spiagge dell’isola sono infatti frequentate più dagli animali che dagli esseri umani ed ospitano esemplari rarissimi e in via d’estinzione. La foca monaca, per esempio, l’animale più ricercato e minacciato del Pianeta, trova qui rifugio e protezione in un habitat naturale incontaminato, grazie all’assenza di infrastrutture turistiche.

Sull’Isola Proibita, quindi, la vita segue i ritmi della natura, all’insegna del silenzio e della pace, custodendo quella che possiamo definire la vera essenza delle Hawaii prima dell’avvento del turismo.

Fonte: wonews.it

Continua a leggere: L’ISOLA in Europa che ogni sei mesi cambia NAZIONALITÀ 

CHIARA BARONE

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E’ spuntato un CAMPO D’ORO a nord di MILANO

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CAMPO VISTO DALL'ALTO - credit: ilgiorno.it

E’ già diventato un’attrazione turistica: il sindaco ha persino posizionato una panchina di fronte al campo d’oro. Dove si trova?

E’ spuntato un CAMPO D’ORO a nord di MILANO

credit: lecconotizie.com

I grandi campi e le distese fiorite sono dei magneti per gli artisti di ogni epoca: li ritraevano gli impressionisti così come li cantano oggi i cantautori. Eppure non hanno ancora perso il loro fascino e non appena arriva la bella stagione si va alla ricerca di vasti campi per esempio di girasoli, di tulipani o, come quello che scopriremo oggi, di fiori di colza.

Caratterizzato dai suoi fiori dorati, dove si trova questo grande campo osservabile a neanche un’ora da Milano?

# Il dorato campo di colza, a 45 minuti di macchina da Milano

credit: lecconotizie.com

La Brassica Napus – anche conosciuta comunemente come colza – viene coltivata per riutilizzare i suoi semi e produrre il famoso olio di colza. Siamo sempre stati abituati a vederla in forma liquida, senza troppo soffermarci sulla sua bellezza floreale. Adesso però, a circa 45 minuti di macchina da Milano, è fiorito un campo di fiori di colza che non solo ammalia chi passa di lì per caso, ma attira turisti da tutti i paesi limitrofi.

# Un’attrazione turistica inaspettata

Il grande campo è coltivato da due fratelli, l’ex consigliere comunale Claudio Villa e il fratello Gianmario, che non si aspettavano questo risultato splendido: piantano la colza per arricchire il terreno per quando coltivano il granturco. Insomma, il campo di colza sarebbe stato solo una parentesi tra un campo di grano e l’altro se i suoi fiori non avessero attirato l’attenzione di tutta la Lombardia.

# Una panchina vista.. colza

credit: lecconotizie.com

Per raggiungerlo bisogna dirigersi verso Lecco; il campo si trova tra la Provinciale 56 e la strada che porta al fiume, all’approdo del traghetto attribuito a Leonardo da Vinci che effettua la spola tra Imbersago e Villa d’Adda. Il sindaco ha fatto posizionare una panchina proprio difronte al campo, per permettere alle persone di godere dello spettacolo comodamente sedute.

CAMPO VISTO DALL’ALTO – credit: ilgiorno.it

La cosa sorprendente è che questo non è il periodo in cui la colza dovrebbe fiorire, quest’anno i fiori sono sbocciati in anticipo di quasi un mese e la fioritura anticipata ha reso il loro colore ancora più intenso, facendo del campo una vera e propria distesa d’oro.

Fonte: Il Giorno  , Lecco Notizie

Leggi anche: Lo spettacolo della fioritura: il più BEL CILIEGIO d’ITALIA è a pochi chilometri da Milano

ROSITA GIULIANO

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SALONE del MOBILE in crisi di nervi

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Credits: tangramfurnishers.co.uk

Il Salone del Mobile non trova pace: la pandemia sta mettendo in ginocchio un settore vitale per l’economia milanese, lombarda e italiana. Le aziende si sfilano e il presidente Claudio Luti ha comunicato le sue dimissioni da presidente della manifestazione che produce un indotto di 200 milioni di euro. Dopo la cancellazione dell’edizione 2020 e il rinvio all’autunno di quella del 2021, ora è a forte rischio anche la data di settembre. Ecco cosa sta succedendo.

SALONE del MOBILE in crisi di nervi

# Le aziende rinunciano al Salone del Mobile: il presidente Luti si è dimesso

In una nota Claudio Luti, presidente del salone del Mobile, ha annunciato le sue dimissioni spiegando che “si è evidenziata la volontà da parte delle aziende di rinunciare a partecipare al Salone di settembre, rendendo difficoltoso dar vita a una manifestazione di qualità, rappresentativa del Settore nel suo insieme“. Sottolineando che: “rispetto le decisioni di tutti ma non condivido la volontà di non fare squadra in un momento così delicato e di rinunciare almeno a provare a definire un percorso concreto per fare quello che potrebbe essere il Salone simbolo della ripresa del Paese“. Sarebbero state diverse le aziende facenti parti di Federlegnoarredo a manifestare la volontà di non partecipare al Salone del Mobile, mettendo quindi in dubbio la realizzazione dello stesso. A questo si aggiunge il fatto che molti espositori e buyers stranieri, da Usa, Cina e Emirati Arabi, per le restrizioni anti covid non parteciperanno all’evento, un problema enorme considerato che circa il 90% del fatturato arriva dall’estero.

# Carlo Sangalli presidente di Confcommercio Milano: “Mettere in discussione il Salone del Mobile è un gravissimo errore”

Il presidente della Camera di commercio di Milano e di Confcommercio, Carlo Sangalli reputa un gravissimo errore la possibile cancellazione dell’edizione 2021 del Salone del Mobile: “In questa fase delicata della ripartenza è fondamentale evitare passi falsi. Mettere in discussione il Salone del Mobile è un gravissimo errore“. Aggiungendo che: “Il Salone del Mobile è una delle manifestazioni più importanti di Milano, coinvolge migliaia di imprese e produce un indotto di oltre 200 milioni di euro. Dopo lo stop dello scorso anno, la ripartenza della manifestazione ha un forte valore anche simbolico. La nostra città e il Paese hanno assoluto bisogno di segnali di fiducia per rimettersi in cammino e recuperare al più presto il terreno perduto“.

# Il presidente di Federalberghi Milano è preoccupato per la tenuta del comparto alberghiero. Anche per i tassisti sarebbe un duro colpo

Il presidente di Federalberghi Milano Maurizio Naro si dice preoccupato per l’eventuale annullamento del Salone del Mobile 2021: “L’annullamento, quest’anno, del Salone del Mobile avrebbe conseguenze molto gravi per il comparto alberghiero in forte sofferenza. A Milano ora sono aperti solo cinquanta alberghi con una percentuale di occupazione delle camere che non supera il 15%“. Anche per i tassisti, che secondo taxiblue, hanno registrato un crollo delle corse dell’80%, la cancellazione della manifestazione sarebbe un durissimo colpo.

Fonti: La Stampa, Affaritaliani

Continua la lettura con: 🛑 Cosa ne sarà del SALONE DEL MOBILE? Il calendario provvisorio

FABIO MARCOMIN

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La TORRE della conoscenza SENZA FINE

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credits: si_motiv IG

Gli amanti della lettura lo sanno: ogni libro è un viaggio, un’avventura che ci permette di essere parte di una storia che va oltre la nostra. Idiom è l’opera perfetta per chi è appassionato di libri, per chi, tramite la lettura, riesce a staccarsi dalla quotidianità immergendosi in un altro universo. Di che opera si tratta e dove si trova?

La TORRE della conoscenza SENZA FINE

# Un pozzo di conoscenza infinito con una finestra che affaccia sul mondo

credits: the.road.jess.travels IG

Nella biblioteca municipale di Praga, a Marianske Square, si trova il progetto artistico Idiom, un tunnel di libri che sembra essere infinito. Si tratta di una torre cilindrica cava, composta da circa 8mila libri, con due specchi, uno alla base e uno alla sommità, che creano l’illusione ottica che il suo interno sia infinito.

Su un lato dell’installazione c’è un’apertura a forma di lacrima, una piccola finestra su questo mondo di infinita conoscenza, che permette ai visitatori di sporgersi per sperimentare la sensazione di uno spazio illimitato.

L’esterno della colonna è multicolore, in quanto le copertine dei libri creano una moltitudine di toni differenti, mentre l’interno è di un bianco caldo, il colore delle pagine sfogliate ed ingiallite.

# Una meta obbligata se si visita Praga

credits: travelambaz IG

L’opera è un’installazione a lungo termine realizzata da Matej Kren, un artista slovacco, creatore di altre grandi opere che omaggiano sempre il mondo della lettura.

Inizialmente, Idiom era stato messo in mostra alla Biennale Internazionale di San Paolo, nel 1995, ma dal 1998 è stata definitivamente posizionata all’ingresso della biblioteca, dove si è trasformata in un punto di interesse che attira moltissimi visitatori.

# La conoscenza infinita e il legame tra libro e lettore: ecco i significati dell’opera

credits: wonews.it

Per quanto semplice possa sembrare, il tunnel di libri è portatore di un significato molto profondo. L’opera vuole sicuramente trasmettere l’infinita conoscenza che i libri possono donare, un sapere inesauribile che sopravvive allo scorrere del tempo. Ma non solo. L’installazione nasce con lo scopo di far interagire lo spettatore, di invitarlo ad entrare in questo universo di libri e conoscenza.

La posizione degli specchi, non solo rende possibile l’illusione dell’infinito, ma impedisce al visitatore di fotografare l’interno del cilindro senza immortalare anche sè stesso. Ecco quindi un altro messaggio dell’autore che spinge a riflettere sul legame e la connessione che c’è tra i libri, chi li scrive e chi li legge. Idiom sembra quindi essere la riproduzione artistica di ciò che disse Proust:Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”.

Fonte: wonews.it 

Continua a leggere: Il pozzo della conoscenza 

CHIARA BARONE

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AIRO, l’AUTO che MANGIA lo SMOG: un’idea per MILANO?

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Credits: dezeen.com - Auto mangia smog

Progettata da un designer di Londra per un nuovo marchio automobilistico cinese potrebbe rivoluzionare in un colpo solo la mobilità e la lotta contro l’inquinamento. Ecco come funziona e quando entrerà in produzione.

AIRO, l’AUTO che MANGIA lo SMOG: un’idea per MILANO?

# Airo: l’auto che purifica l’aria dal particolato atmosferico prodotto dalle altre vetture

 
Credits: dezeen.com

Il 19 aprile 2021 l’Heatherwick Studio, con sede a Londra, ha presentato al Motor Show di Shanghai il suo concept di auto elettrica: Airo, per il nuovo marchio automobilistico cinese IM Motors. La caratteristica rivoluzionaria di questo veicolo è la capacità di aspirare le sostanze inquinanti da altre auto. Il merito va ascritto a un sistema di fitraggio HEPA, installato sull’automobile, ad alto livello di efficienza che assorbe il particolato atmosferico prodotto dalle auto che intercetta lungo il suo percorso. Il funzionamento del filtro può essere gestito in modo automatico sistema informatico della vettura o manualmente dal conducente.

# Si può trasformare in sala da pranzo o camera da letto

Credits: dezeen.com

L’innovazione non si ferma qui. L’auto è stata progettata con un interno flessibile con sedili rotanti in modo che possa essere riconfigurata in una “stanza multifunzionale“. Con i sedili uno di fronte all’altro è possibile aprire un tavolo a quattro ante per creare uno spazio dove pranzare o uno schermo esteso per guardare film o giocare. Le parole del suo ideatore Heatherwick: “progettata per affrontare contemporaneamente la carenza di spazio, Airo è anche una stanza multifunzionale con spazio extra per pranzare, lavorare, giocare o persino dormire. Un’auto destinata a trasportarci verso un futuro migliore e più pulito.” L’auto entrerà in produzione nel 2023 ed è frutto della partnership tra IM Motors, marchio automobilistico creato dalla società automobilistica cinese SAIC Motor, l’e-commerce Alibaba e il Zhangjiang Hi-Tech Group.

Fonte: dezeen.com

Continua la lettura con:🛑 A Milano il primo CAR SHARING CONDOMINIALE: la nuova RIVOLUZIONE dei trasporti urbani?

FABIO MARCOMIN

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DEGRADO E PAURA in PERIFERIA: come risollevare ROGOREDO e TROTTER?

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Credits: www.milanopost.info

Milano non è solo piazza Duomo o corso Como. Purtroppo, è risaputo che le periferie sono spesso abbandonate al loro destino, lasciate nelle mani di personaggi tutt’altro che esemplari.

E, nonostante la riqualificazione esaltata dalla Giunta, la situazione è sempre più difficile. Quali potrebbero essere le soluzioni?

DEGRADO E PAURA in PERIFERIA: come risollevare ROGOREDO e TROTTER?

# Nonostante le promesse, in via Rogoredo è nato un nuovo boschetto dello spaccio

Credits: www.ilgiornale.it

Tra le periferie meneghine in maggior difficoltà sicuramente spicca il quartiere di Rogoredo, una zona di confine scarsamente presidiata che deve la sua “fama” alle notizie che la collocano tra le più grandi piazze di spaccio d’Italia. E, nonostante il “vecchio boschetto” sia ormai dismesso, non ci è voluto molto per crearne un altro.

È dell’Europarlamentare Silvia Sardone la denuncia: dopo un sopralluogo, ha constatato la nascita di un nuovo boschetto dell’eroina in fondo a via Rogoredo, non molto distante dalla vecchia area di spaccio. Insomma, un loop infinito in cui le promesse di rinascita e riqualificazione della Giunta si scontrano con quella che è la realtà.

# Una situazione al limite: anche Cascina Palma è protagonista di episodi di spaccio e violenze

Credits: milano.repubblica.it

E, sempre in zona Rogoredo, preoccupa anche Cascina Palma, un edificio a pochi passi dalla stazione, ormai “terra di nessuno”. Anche qui, nonostante l’annuncio della riqualificazione effettuato dall’amministrazione, lo spaccio e le violenze non si sono fermate, continuando ad arrecare danni all’intero quartiere e ai suoi abitanti.

Basterebbe sbarrare gli accessi per evitare che si verifichino episodi orribili? Non si sa, ma è evidente la necessità di agire subito per contrastare questi fenomeni, prima che raggiungano dimensioni ancora più grandi.

Perché la situazione di Rogoredo è davvero al limite: a causa della delinquenza che continua a propagarsi, i cittadini hanno paura di camminare per le strade del quartiere.

# L’area verde di Parco Trotter è “ostaggio” di ubriachi e violenti

Credits: www.ilgiornale.it

La situazione non è migliore per una zona nord-orientale della città, un parco urbano di circa 120.000 mq ormai invivibili: Parco Trotter.

Questa volta la denuncia del degrado arriva da Fratelli d’Italia, ma anche Riccardo Truppo, presidente della Commissione Sicurezza del Municipio 2, rincara la dose contro un’amministrazione che sembra cieca di fronte alle vere necessità della città. Le sue parole rispecchiano un sentimento comune: “I cittadini denunciano quanto ormai dilaga in città e cioè aree verdi prese d’assalto da persone in stato d’ebbrezza e pericolose. Risse e interventi delle forze dell’ordine continui a fronte di una totale sordità dell’amministrazione comunale di Sala”.

E, nonostante fosse stato chiesto più volte di recintare il “Trotterino” e di chiuderlo durante le ore notturne, ancora nulla è stato fatto.

# Come salvare queste zone? La Giunta deve rimboccarsi le maniche per non dimenticarsi dei quartieri invisibili

Credits: www.milanotoday.it

Ora una domanda sorge spontanea: “Cosa si potrebbe fare per salvare questi luoghi e porre rimedio alla grave situazione che li interessa?”

Sicuramente, intensificare i controlli e non limitarsi alla sola ristrutturazione dell’area. Ma, per iniziare, basterebbe che la Giunta si recasse nei luoghi interessati dal degrado, per capire veramente quali sono le condizioni in cui versano. Ma non solo: soltanto provando sulla propria pelle ciò che vivono quotidianamente i cittadini si possono capire quali sono i loro reali bisogni.

Perché Milano e tutti i suoi quartieri meritano la massima cura.

Fonte: www.ilgiornale.it

Continua la lettura con: Milano Nord Ovest: 4 LUOGHI ABBANDONATI da recuperare subito

ALESSIA LONATI

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La PISCINA NASCOSTA nel DESERTO: può nuotarci solo chi la trova

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Credit: @mak_vienna

In tantissimi film e cartoni ambientati nel deserto si vede prima o poi una scena in cui i pellegrini stanchi e assetati iniziano ad avere delle allucinazioni. Cosa vedono? Acqua, in qualsiasi forma: bottiglie, ruscelli, cascate e persino interi oceani.

La piscina di cui vi sto per parlare è nel bel mezzo del deserto del Mojave nella California meridionale ed è reale, chiunque può nuotarci dentro ad una condizione: bisogna trovarla.

La PISCINA NASCOSTA nel DESERTO: può nuotarci solo chi la trova

# La piscina nascosta nel deserto

Credit: @mak_vienna

Nel mezzo del deserto del Mojave, nella California meridionale, c’è una piscina dal design minimale.

Chiunque può nuotarci dentro ad una condizione: bisogna trovarla.

Le uniche informazioni note sulla location sono queste: la piscina si trova a diverse ore di guida da Los Angeles, a circa 90 km dal Mak Center for Art Architecture di Los Angeles.

Bianca, disadorna e geometrica, ricorda una scultura minimalista. Con un’estensione di 3,5 metri per 1,5 questa piscina è infatti un’installazione artistica.

# Social pool

Credit: @ourlostspring

Questa piscina è opera dell’artista austriaco Alfredo Barsuglia che nel 2014 ha deciso di creare qualcosa di unico.

Barsuglia ha chiamato questo progetto Social Pool, una piscina per il popolo, sociale, che bisogna meritarsi prima di poterla utilizzare.

L’installazione è descritta come il simbolo del benessere spensierato, della rilassatezza nella natura, ma soprattutto come una metafora delle contraddizioni della società postmoderna e cosa c’è di più contraddittorio di una piscina in un deserto?

# Come trovare la piscina

Credit: @mak_vienna

Per trovare la Social pool bisogna passare esclusivamente dal Mak Center for Art Architecture di Los Angeles.

Al Mak Center vi daranno le chiavi e delle coordinate approssimative della piscina e il passo successivo sarà vagare per il deserto per trovarla.

Le chiavi devono essere restituite dopo 24 ore e chi si reca alla piscina dovrebbe portare un gallone d’acqua fresca per permettere il ricambio nella Social Pool, che può essere utilizzata solo da quattro persone alla volta.

Durante il percorso è vietato chiedere ulteriori informazioni al museo o prenotare la visita in anticipo.

Una volta ricevute le chiavi e le relative coordinate, le poche informazioni ricevute devono rimanere segrete.

# La caccia al tesoro

La piscina ha chiuso a settembre del 2014 ma è stata così tanto apprezzata che è stata gestita in modo autonomo da chiunque fosse interessato per due anni.

Girano voci che si stia pensando ad una riapertura ufficiale.

Questa caccia al tesoro è stata molto amata dai visitatori: non ci sono segnali e nemmeno recinti, sarà un’allucinazione?

Fonti: zingarate.com

Continua la lettura con: La spettacolare PISCINA a STRAPIOMBO su un fiordo norvegese

ARIANNA BOTTINI

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Il DIPINTO su tela più GRANDE del mondo è a Venezia 

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Chiesa di San Pantalon - Martirio di San Pantalon
Credits: Evenice

Sapete dove si trova il dipinto su tela più grande del mondo? 

Il DIPINTO su tela più GRANDE del mondo è a Venezia 

Chiesa di San Pantalon - Martirio di San Pantalon
Credits: Evenice

Una delle cose che più mi affascinano di Venezia è la capacità di sorprendere, confondere, incuriosire, e ammaliare. Lo fa con semplicità, come se non sapesse fare diversamente. Nelle mie lunghe passeggiante erranti in giro per la città, ho imparato a perdermi, a girare senza punti di riferimento e lasciarmi guidare dalla città. 

E un po’ ho imparato a conoscerla. Ma mi ci sarebbero voluti secoli per conoscerla bene, se non avessi avuto l’aiuto di amici, conoscenti, persone sconosciute che si sono dilungate in chiacchiere davanti a uno spritz e che mi hanno raccontato di posti, ponti, storie, palazzi. Ho preso nota, ogni volta, e mi sono armata di pazienza per raggiungere e scoprire cose nuove e indimenticabili. Oggi ne scopriamo uno, a due passi dal campo più conosciuto dagli studenti veneziani. 

# La Chiesa di San Pantalon

Vicino al vivacissimo Campo Santa Margherita, c’è un piccolo campo con una chiesa che sembra più che anonima, a prima vista, a causa del suo muro esterno incompleto: si tratta della chiesa di San Pantalon. Le storie sulle origini di questa chiesa sono molte, incerte, e contraddittorie. Secondo alcuni, la chiesa risalirebbe ai primi dell’anno Mille, secondo altri, dopo. Non è chiaro nemmeno quando fu eretta in parrocchia: secondo qualcuno intorno ai primi anni del XIII secolo, secondo altri, prima. Quello che è certo è che tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, fu ricostruita interamente perché pericolante, e fu anche ruotata in modo che la facciata, mai completata, si affacciasse direttamente sul campo.

Chiesa di San Pantalon - Campo San Pantalon
Credits: Flickr @FotoFling Scotland

Un’altra cosa certa è quello che succede una volta entrati: meraviglia. Sul soffitto si trova una rappresentazione magnifica, affollata, piena di figure e corpi umani. A prima vista sembra un affresco, ma non lo è. Si tratta infatti del dipinto su tela più grande del mondo, e raffigura Il Martirio e la Gloria di San Pantaleone, un’opera di Giovanni Antonio Fumiani.

# Il Dipinto più grande del Mondo

A dire il vero, il Martirio di San Pantalon non è un unico dipinto: la scena è rappresentata attraverso 40 tele dipinte a olio e cucite tra loro. Il maestro veneziano Giovanni Antonio Fumiani era specializzato in scenografie teatrali, e riuscì a disporre centinaia di figure, tutte affollate tra loro, all’interno di un’area di 443 m² resa ancor più grande dall’uso della prospettiva. L’opera fu realizzata tra il 1680 e il 1704, e ripercorre l’ingiusta condanna a morte e le tappe del martirio di San Pantaleone per opera dell’imperatore Galerio Massimo. 

Chiesa di San Pantalon - Martirio di San Pantalon
Credits: SanPantalon.it

Fumiani impiegò ben vent’anni per completare quest’opera dall’aspetto titanico, che gli costò cara: la leggenda narra che il pittore cadde dalle impalcature e morì proprio mentre stava ultimando le rifiniture di quella che sarà la sua ultima opera. 

Fonte: San Pantalon, VenetoInside

Continua la lettura con: Il LABIRINTO più GRANDE del mondo si trova in ITALIA

GIADA GRASSO 

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