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DEGRADO E PAURA in PERIFERIA: come risollevare ROGOREDO e TROTTER?

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Credits: www.milanopost.info

Milano non è solo piazza Duomo o corso Como. Purtroppo, è risaputo che le periferie sono spesso abbandonate al loro destino, lasciate nelle mani di personaggi tutt’altro che esemplari.

E, nonostante la riqualificazione esaltata dalla Giunta, la situazione è sempre più difficile. Quali potrebbero essere le soluzioni?

DEGRADO E PAURA in PERIFERIA: come risollevare ROGOREDO e TROTTER?

# Nonostante le promesse, in via Rogoredo è nato un nuovo boschetto dello spaccio

Credits: www.ilgiornale.it

Tra le periferie meneghine in maggior difficoltà sicuramente spicca il quartiere di Rogoredo, una zona di confine scarsamente presidiata che deve la sua “fama” alle notizie che la collocano tra le più grandi piazze di spaccio d’Italia. E, nonostante il “vecchio boschetto” sia ormai dismesso, non ci è voluto molto per crearne un altro.

È dell’Europarlamentare Silvia Sardone la denuncia: dopo un sopralluogo, ha constatato la nascita di un nuovo boschetto dell’eroina in fondo a via Rogoredo, non molto distante dalla vecchia area di spaccio. Insomma, un loop infinito in cui le promesse di rinascita e riqualificazione della Giunta si scontrano con quella che è la realtà.

# Una situazione al limite: anche Cascina Palma è protagonista di episodi di spaccio e violenze

Credits: milano.repubblica.it

E, sempre in zona Rogoredo, preoccupa anche Cascina Palma, un edificio a pochi passi dalla stazione, ormai “terra di nessuno”. Anche qui, nonostante l’annuncio della riqualificazione effettuato dall’amministrazione, lo spaccio e le violenze non si sono fermate, continuando ad arrecare danni all’intero quartiere e ai suoi abitanti.

Basterebbe sbarrare gli accessi per evitare che si verifichino episodi orribili? Non si sa, ma è evidente la necessità di agire subito per contrastare questi fenomeni, prima che raggiungano dimensioni ancora più grandi.

Perché la situazione di Rogoredo è davvero al limite: a causa della delinquenza che continua a propagarsi, i cittadini hanno paura di camminare per le strade del quartiere.

# L’area verde di Parco Trotter è “ostaggio” di ubriachi e violenti

Credits: www.ilgiornale.it

La situazione non è migliore per una zona nord-orientale della città, un parco urbano di circa 120.000 mq ormai invivibili: Parco Trotter.

Questa volta la denuncia del degrado arriva da Fratelli d’Italia, ma anche Riccardo Truppo, presidente della Commissione Sicurezza del Municipio 2, rincara la dose contro un’amministrazione che sembra cieca di fronte alle vere necessità della città. Le sue parole rispecchiano un sentimento comune: “I cittadini denunciano quanto ormai dilaga in città e cioè aree verdi prese d’assalto da persone in stato d’ebbrezza e pericolose. Risse e interventi delle forze dell’ordine continui a fronte di una totale sordità dell’amministrazione comunale di Sala”.

E, nonostante fosse stato chiesto più volte di recintare il “Trotterino” e di chiuderlo durante le ore notturne, ancora nulla è stato fatto.

# Come salvare queste zone? La Giunta deve rimboccarsi le maniche per non dimenticarsi dei quartieri invisibili

Credits: www.milanotoday.it

Ora una domanda sorge spontanea: “Cosa si potrebbe fare per salvare questi luoghi e porre rimedio alla grave situazione che li interessa?”

Sicuramente, intensificare i controlli e non limitarsi alla sola ristrutturazione dell’area. Ma, per iniziare, basterebbe che la Giunta si recasse nei luoghi interessati dal degrado, per capire veramente quali sono le condizioni in cui versano. Ma non solo: soltanto provando sulla propria pelle ciò che vivono quotidianamente i cittadini si possono capire quali sono i loro reali bisogni.

Perché Milano e tutti i suoi quartieri meritano la massima cura.

Fonte: www.ilgiornale.it

Continua la lettura con: Milano Nord Ovest: 4 LUOGHI ABBANDONATI da recuperare subito

ALESSIA LONATI

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La PISCINA NASCOSTA nel DESERTO: può nuotarci solo chi la trova

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Credit: @mak_vienna

In tantissimi film e cartoni ambientati nel deserto si vede prima o poi una scena in cui i pellegrini stanchi e assetati iniziano ad avere delle allucinazioni. Cosa vedono? Acqua, in qualsiasi forma: bottiglie, ruscelli, cascate e persino interi oceani.

La piscina di cui vi sto per parlare è nel bel mezzo del deserto del Mojave nella California meridionale ed è reale, chiunque può nuotarci dentro ad una condizione: bisogna trovarla.

La PISCINA NASCOSTA nel DESERTO: può nuotarci solo chi la trova

# La piscina nascosta nel deserto

Credit: @mak_vienna

Nel mezzo del deserto del Mojave, nella California meridionale, c’è una piscina dal design minimale.

Chiunque può nuotarci dentro ad una condizione: bisogna trovarla.

Le uniche informazioni note sulla location sono queste: la piscina si trova a diverse ore di guida da Los Angeles, a circa 90 km dal Mak Center for Art Architecture di Los Angeles.

Bianca, disadorna e geometrica, ricorda una scultura minimalista. Con un’estensione di 3,5 metri per 1,5 questa piscina è infatti un’installazione artistica.

# Social pool

Credit: @ourlostspring

Questa piscina è opera dell’artista austriaco Alfredo Barsuglia che nel 2014 ha deciso di creare qualcosa di unico.

Barsuglia ha chiamato questo progetto Social Pool, una piscina per il popolo, sociale, che bisogna meritarsi prima di poterla utilizzare.

L’installazione è descritta come il simbolo del benessere spensierato, della rilassatezza nella natura, ma soprattutto come una metafora delle contraddizioni della società postmoderna e cosa c’è di più contraddittorio di una piscina in un deserto?

# Come trovare la piscina

Credit: @mak_vienna

Per trovare la Social pool bisogna passare esclusivamente dal Mak Center for Art Architecture di Los Angeles.

Al Mak Center vi daranno le chiavi e delle coordinate approssimative della piscina e il passo successivo sarà vagare per il deserto per trovarla.

Le chiavi devono essere restituite dopo 24 ore e chi si reca alla piscina dovrebbe portare un gallone d’acqua fresca per permettere il ricambio nella Social Pool, che può essere utilizzata solo da quattro persone alla volta.

Durante il percorso è vietato chiedere ulteriori informazioni al museo o prenotare la visita in anticipo.

Una volta ricevute le chiavi e le relative coordinate, le poche informazioni ricevute devono rimanere segrete.

# La caccia al tesoro

La piscina ha chiuso a settembre del 2014 ma è stata così tanto apprezzata che è stata gestita in modo autonomo da chiunque fosse interessato per due anni.

Girano voci che si stia pensando ad una riapertura ufficiale.

Questa caccia al tesoro è stata molto amata dai visitatori: non ci sono segnali e nemmeno recinti, sarà un’allucinazione?

Fonti: zingarate.com

Continua la lettura con: La spettacolare PISCINA a STRAPIOMBO su un fiordo norvegese

ARIANNA BOTTINI

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Il DIPINTO su tela più GRANDE del mondo è a Venezia 

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Chiesa di San Pantalon - Martirio di San Pantalon
Credits: Evenice

Sapete dove si trova il dipinto su tela più grande del mondo? 

Il DIPINTO su tela più GRANDE del mondo è a Venezia 

Chiesa di San Pantalon - Martirio di San Pantalon
Credits: Evenice

Una delle cose che più mi affascinano di Venezia è la capacità di sorprendere, confondere, incuriosire, e ammaliare. Lo fa con semplicità, come se non sapesse fare diversamente. Nelle mie lunghe passeggiante erranti in giro per la città, ho imparato a perdermi, a girare senza punti di riferimento e lasciarmi guidare dalla città. 

E un po’ ho imparato a conoscerla. Ma mi ci sarebbero voluti secoli per conoscerla bene, se non avessi avuto l’aiuto di amici, conoscenti, persone sconosciute che si sono dilungate in chiacchiere davanti a uno spritz e che mi hanno raccontato di posti, ponti, storie, palazzi. Ho preso nota, ogni volta, e mi sono armata di pazienza per raggiungere e scoprire cose nuove e indimenticabili. Oggi ne scopriamo uno, a due passi dal campo più conosciuto dagli studenti veneziani. 

# La Chiesa di San Pantalon

Vicino al vivacissimo Campo Santa Margherita, c’è un piccolo campo con una chiesa che sembra più che anonima, a prima vista, a causa del suo muro esterno incompleto: si tratta della chiesa di San Pantalon. Le storie sulle origini di questa chiesa sono molte, incerte, e contraddittorie. Secondo alcuni, la chiesa risalirebbe ai primi dell’anno Mille, secondo altri, dopo. Non è chiaro nemmeno quando fu eretta in parrocchia: secondo qualcuno intorno ai primi anni del XIII secolo, secondo altri, prima. Quello che è certo è che tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, fu ricostruita interamente perché pericolante, e fu anche ruotata in modo che la facciata, mai completata, si affacciasse direttamente sul campo.

Chiesa di San Pantalon - Campo San Pantalon
Credits: Flickr @FotoFling Scotland

Un’altra cosa certa è quello che succede una volta entrati: meraviglia. Sul soffitto si trova una rappresentazione magnifica, affollata, piena di figure e corpi umani. A prima vista sembra un affresco, ma non lo è. Si tratta infatti del dipinto su tela più grande del mondo, e raffigura Il Martirio e la Gloria di San Pantaleone, un’opera di Giovanni Antonio Fumiani.

# Il Dipinto più grande del Mondo

A dire il vero, il Martirio di San Pantalon non è un unico dipinto: la scena è rappresentata attraverso 40 tele dipinte a olio e cucite tra loro. Il maestro veneziano Giovanni Antonio Fumiani era specializzato in scenografie teatrali, e riuscì a disporre centinaia di figure, tutte affollate tra loro, all’interno di un’area di 443 m² resa ancor più grande dall’uso della prospettiva. L’opera fu realizzata tra il 1680 e il 1704, e ripercorre l’ingiusta condanna a morte e le tappe del martirio di San Pantaleone per opera dell’imperatore Galerio Massimo. 

Chiesa di San Pantalon - Martirio di San Pantalon
Credits: SanPantalon.it

Fumiani impiegò ben vent’anni per completare quest’opera dall’aspetto titanico, che gli costò cara: la leggenda narra che il pittore cadde dalle impalcature e morì proprio mentre stava ultimando le rifiniture di quella che sarà la sua ultima opera. 

Fonte: San Pantalon, VenetoInside

Continua la lettura con: Il LABIRINTO più GRANDE del mondo si trova in ITALIA

GIADA GRASSO 

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Il “SERPENTONE”: nella GRANDE BELLEZZA c’è l’edificio più BRUTTO del mondo

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Credits: lenius.it Il serpentone a Roma

La Grande Bellezza vanta anche il suo primato opposto: ha il palazzo più brutto del mondo. Si tratta dell’edificio più sgraziato che abbiate mai immaginato. Talmente brutto che persino il soprannome, “serpentone”, è inadeguato. Di forma non è nemmeno sinuoso, bensì dritto.
Il soprannome corretto, semmai, dovrebbe essere “diga antiestetica”, che fa da sbarramento al concetto oggettivo del bello. Ma scopriamo la sua storia. 

Il “SERPENTONE”: nella GRANDE BELLEZZA c’è l’edificio più BRUTTO del mondo

# L’edificio lungo quasi un chilometro

Credits: pinterest.it
Veduta dall’alto del serpentone

Cose da fare quando un piano urbanistico deve per forza rispondere alle esigenze abitative: scegliere un lungo viale, prendere righello e matita, disegnare una diga alta più di 30 metri e lunga un chilometro e rovinare per 40-50 anni le vite di migliaia di persone, costrette ad abitare all’interno o vicino la mostruosità del Corviale.

Nato nel 1972 dalle idee di Mauro Fiorentino ed un team di 23 architetti, di proprietà dell’ex IACP oggi ATER Lazio, il complesso è composto da una mastodontica struttura principale di 986 metri di lunghezza, 37 di altezza, per 1200 appartamenti che ospitano migliaia di persone. Senza alcun senso e misura, hanno trovato spazio altri due edifici: uno parallelo al primo, ma più basso, ed un altro più lontano, orientato a 45° rispetto alla diga.

# Nato per risolvere la crisi degli alloggi

Credits: @pas_liguori
Corviale

Originariamente pensato per risolvere la crisi di alloggi, scatenata da una massiva immigrazione, ha svolto due mansioni: aver dato riparo e mura ad esseri umani che vivevano davvero ai margini della città, in baraccopoli o all’addiaccio, e, essendo arrivato dopo lo squallore dei quartieri dormitorio privi di qualunque servizio, è stato realizzato prevedendo una notevole presenza di unità commerciali e servizi all’interno di questa che è, a giusto titolo, una città nella città.

L’idea di per sé era innovativa, un ripensamento delle periferie che avrebbe dovuto migliorare le condizioni di vita di intere famiglie. Ma pensare di realizzare migliaia di appartamenti ed assegnarli, con i tempi della lentocrazia romana, ha reso il Corviale vittima di occupazioni abusive fin da prima del fine-lavori. Ed è normale che da chilometro del cattivo gusto, il Corviale si sia tramutato nel chilometro del degrado.

# Le Corbusier muto!

Credits: itineraricamper.it
Le Corbusier

La stecca principale del serpentone (chiamiamolo affettuosamente così anche noi, prima di irritare ulteriormente gli animi sensibili) è alta nove piani. Il progetto originario è, a detta di Fiorentino, ispirato a L’Unité d’Habitation di Marseille, una delle realizzazioni pratiche del pensiero urbanistico proposto da Le Corbusier. L’architetto svizzero, infatti, aveva una visione che lo ha portato a sviluppare L’Unité integrata con servizi quali asilo, negozi, lavanderia e ristorazione. Il progetto di Marsiglia era pensato per eliminare, secondo Le Corbusier, il livello dimensionale tra il singolo edificio e la città, relegando il primo ad un sottomultiplo della seconda.

# Tutta un’altra storia

Credits: laboratoireurbanismeinsurrectionnel.blogspot.com
Corviale

Le Corbusier a Marsiglia è riuscito a sviluppare l’Unità di Abitazione in verticale, con ragguardevoli introduzioni architettoniche. Si pensi, ad esempio, all’adozione dei pilotis a forma di cono rovesciato per sorreggere tutto l’edificio e separare le abitazioni dal contatto con la terra e alla rinuncia ai muri portanti, delegando tutto il peso della struttura ai soli pilastri. Oppure all’intuizione dell’arretramento degli stessi pilastri rispetto al filo dei solai, che permette la realizzazione delle facciate indipendentemente dal resto dell’abitazione; fino al tetto abitabile, o tetto giardino, adibito a diverse funzioni di aggregazione sociale degli abitanti l’Unità.

Noi no, non siamo stati così fortunati. I servizi commerciali previsti lungo tutto il quarto piano del Corviale, non hanno mai visto la luce. Le unità sono infatti vittime, fin da subito, di occupazioni abusive e la situazione perdura ancora oggi, dopo 40 anni. Qualche servizio qua e là è fornito, certo. All’interno delle stecche si trovano, ad esempio, un distaccamento del Municipio XI, uno dei vigili urbani, un centro anziani ed anche un centro per il disagio mentale (chissà come mai). Così come qualche artigiano, che si è visto sfrattare dalle botteghe in centro, è riuscito a realizzare la propria attività in alcuni spazi ricavati appositamente nella spina centrale. L’edificio ospita anche l’incubatore di impresa del Comune di Roma che, in un ambiente così suggestivo ed ispirante, rende uffici, sale riunioni e attrezzature multimediali, a disposizione delle nuove imprese culturali.

# Quale futuro per il Corviale?

Credits: pinterest.it
Riqualificazione Corviale

Il 2021 sarà l’anno di rinascita del Corviale, annunciano trionfanti alcuni giornali e addetti ai lavori. Il serpentone è un paziente molto malato: guardato a vista da sempre, osservato da vicino e da lontano per trovare la cura migliore e, si auspica, la completa guarigione. Dopo anni di idee e proposte, tra cui l’unica ragionevole l’abbattimento, vince la cocciutaggine tipica della mancanza di coraggio: il Corviale è oggetto di diversi bandi, che durano anche da decenni, per una sua riqualificazione.

L’architetta Laura Peretti, vincitrice del bando nel 2015, si ispira alle grandi fortezze, ma anche agli antichi acquedotti romani per «liberare il gigante» dal degrado, con un piano che riguarda solo gli spazi pubblici. “L’intenzione è di restituire un’identità al luogo. Finora Corviale è stato riconoscibile come icona, ma mancano del tutto gli spazi dove la comunità possa formarsi e riconoscersi. Una lacuna ben più grave della generica “assenza di servizi” che viene spesso citata”.

Finalmente verranno differenziati gli accessi portandoli dagli attuali 5 (sic) a 27, cosicché “ogni abitante potrà arrivare a casa in maniera diversa, troverà all’ingresso un giardino diverso, e potrà appropriarsi del parterre davanti casa costituendo magari un nucleo coi vicini, una comunità”.

# L’epoca dei rendering

Credits: youbuildweb.it
Rendering Corviale

Oggi siamo tutti un po’ fissati con la mania del controllo, con la pretesa di vedere un rendering prima che venga presentata una qualsiasi opera, soprattutto nelle periferie delle grandi città. E il motivo è ben giustificato: mentre gli amministratori locali e le archistar sono destinati a tornare nelle loro belle case in centro o nelle dolci colline di una qualunque tra le meraviglie del mondo, i cittadini, che la periferia la vivono, sono poi gli unici a dover coabitare con quelle scelte.

# Bisogna pensar bene a ciò che si idea

E se dobbiamo suddividere gli spazi costruendo città nelle città, in modo così brutale e orrendo, è segno che dobbiamo trovare il coraggio di ripensare l’espansione amministrativa perfino del singolo comune, prima che queste manie di grandezza si scontrino con il buon gusto, o costringano veri esseri umani a vivere in un super quartiere integrato dai servizi, ma isolato da tutto. Neanche il più azzardato esperimento quantistico potrebbe immaginare di prendere Colico (comune in provincia di Lecco che ha pressappoco gli abitanti del Corviale) e comprimerla in 986 x 37 metri. Senza prevedere, per lo meno, un paio di musei per i suoi 7.000 abitanti.

Continua la lettura con: ROMA si TRASFORMA: tre nuovi progetti per ex-Poligrafico, ex-Zecca, ex-Arsenale

LAURA LIONTI

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AMFIBUS: è questo il mezzo di trasporto più ASSURDO del mondo?

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Credits @dactiena ig - Amfibus

Metà autobus, metà traghetto. Un mezzo di trasporto che lascia a bocca aperta chi ci sale a bordo per la prima volta. Ecco dove si può provare questa esperienza.

AMFIBUS: è questo il mezzo di trasporto più ASSURDO del mondo?

# Mezzo bus, mezzo traghetto: l’autobus galleggiante olandese

Credits idmtour IG – Amfibus

Amfibus è un vero e proprio autobus galleggiante ed è sicuramente uno dei mezzi di trasporto più assurdi al mondo. Basato su un telaio Volvo e realizzato dalla Dutch Amphibious Transport Vehicles questo mezzo di trasporto è un grado di viaggiare sia su strada, alla velocità massima di 97 km/h, sia nell’acqua alla velocità di 9,2 nodi/15 km/h. 

# Gli Splashtour, un modo insolito per visitare Rotterdam

Credits @maritimephoto_com ig – Amfibus

L’Amfibus è utilizzato dall’azienda Splashtour per portare i turisti in giro per Rotterdam e vedere le attrazioni principali quali il ponte Erasmusbrug, la torre Euromast e le case cubiche. La prima parte del tour dura un circa un’ora lungo le strade della città olandese, la seconda parte inizia quando l’autobus entra in acqua e naviga insieme alle altre imbarcazioni sul fiume Maas e consente di vedere una vista spettacolare dello skyline di Rotterdam. 

 

Fonte: Splashtour

Continua la lettura con: Il FAVOLOSO progetto della METROPOLITANA SUBACQUEA di Venezia

FABIO MARCOMIN

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La “PICCOLA BOLOGNA” tra i borghi più belli d’Italia

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Credits: siviaggia.it

Un paese tra Bologna, Ferrara e Modena, chiamato Pieve di Cento, è considerato uno dei borghi più belli di Italia. Con la sua popolazione di circa 7000 abitanti, ha mantenuto la confermazione che conosciamo oggi per secoli. Vediamo come si è evoluta la sua storia e cosa ha da offrire ai giorni nostri.

La “PICCOLA BOLOGNA” tra i borghi più belli d’Italia

# Dalle paludi a uno splendido borgo

Credits: siviaggia.it

Le prime fonti che parlano di abitazioni nell’area dove ora sorge Pieve risalgono all’VIII secolo d.C.. Al tempo, però, la maggior parte dell’area era una zona paludosa e le poche case che nascevano appartenevano a pescatori, lavorando nel vicino fiume Reno.

Il nome dell’attuale città nasce proprio perché, ad un certo punto, divenne una “Pieve”, ovvero un territorio soggetto alla Chiesa. Fu così che venne edificata l’attuale Collegiata di S. Maria Maggiore, posizionandola in un luogo elevato rispetto alle paludi circostanti. In quei secoli, era gestita dal Vescovo di Bologna che aveva la facoltà di dare in concessione ai contadini le terre circostanti. In cambio, questi avrebbero dovuto lavorare e rendere fertili i terreni, oltre che vivere in quella zona stabilmente.

Dopo altri cento anni, quando nacque la necessità di difendersi dalle invasioni barbariche, venne deciso di circondare la Chiesa e il centro abitato da una cinta muraria. Fu così che prese forma il centro storico di Pieve di Cento che conosciamo oggi.

Dopo secoli e secoli sotto la proprietà dello stato pontificio, nel 1865, nel borgo venne fondata la Società operaia di Mutuo Soccorso, che soppiantò le iniziative di tipo religioso, e la Società Mutua Cooperativa dei braccianti, per dare lavoro ai contadini.

# La Pieve di Cento di oggi

Credits: piuweb.net

Dato il suo lungo percorso, Pieve di Cento è ricca di tradizioni, storia e cultura. Uno dei suoi simboli è la maestosa Rocca Medievale, sede permanente del Museo delle Storie di Pieve, in cui è conservata tutta la storia del territorio. Parlando di musei, la cittadina ospita anche il Museo MAGI 900, fondato dal collezionista Giulio Bargellini. Al suo interno è possibile ammirare cimeli dei protagonisti dell’arte e della cultura visiva tra il XX e XXI secolo, come Guttuso, Ligabue o Modigliani. Menzione d’onore anche ai famosi portici che la rendono, come da suo soprannome, una “Piccola Bologna” a tutti gli effetti e sotto i quali si possono fare lunghe passeggiate.

Credits: castelliemiliaromagna.it – Rocca Medievale di Pieve di Cento

Come già citata, inoltre, è presente la Chiesa da cui tutto è partito: la Collegiata di S. Maria Maggiore. Ristrutturata nel 2012 in seguito al terremoto, ora può essere visitata in tutto il suo splendore e conserva anche dipinti di Guido Reni e del Guercino. Seguendo il tema storico e culturale, troviamo anche la Pinacoteca Civica e il Teatro Comunale “Alice Zeppilli”, un teatro “all’italiana” con la platea e i palchetti.

Credits: it.wikipedia.org – Collegiata di S. Maria Maggiore

Per concludere, uno dei piatti tipici che si può gustare come una particolarità del borgo sono i “Maccheroni al pettine”. Il nome deriva dal metodo di preparazione, in quanto la pasta viene arrotolata su una bacchettina con il “pettine”, per conferirgli la tipica striatura. La tradizione ha portato la Pro Loco del paese persino a creare una sagra dedicata a questo tipo di pasta e, ogni anno, la propone con i tre tipi di condimenti più adatti: ragù alla bolognese, sugo allo speck o sugo alla pievese (ragù con il cotechino di maiale).

Credits: pastafrescamodena.com

Fonte: travelemiliaromagna.it

Continua a leggere con: BOLOGNA è la città con il portico più LUNGO del MONDO (con lo zampino del DEMONIO)

MATTEO GUARDABASSI

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Il fà scismo della sicurezza

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Credits: https://www.ilroma.net/

Ormai qualsiasi attività umana deve essere al cento per cento sicura.
L’ultima novità è per i famigerati monopattini.

Il Parlamento ha approvato l’adozione di misure uniche al mondo per rendere sicuro anche questo pericolosissimo mezzo che è causa di infinite morti. Si dovrà usare il casco, il giubbotto catarifrangente, andare al massimo a venti all’ora.

Se il fine è quello della massima sicurezza proponiamo altre disposizione sicuramente necessarie: ci dovrebbe essere una patente ad hoc, che si aggiunga alle 14 patenti già esistenti, fare test continui da sana costituzione, obbligo di ginocchiere, mascherina antismog, occhiali di protezione contro le schegge impazzite e l’immancabile airbag nello zaino.  

La politica in cronica crisi di valori e incapace di contribuire a qualunque miglioramento in termini di prosperità, opportunità e benessere per le persone, ha trovato una sua ragione di esistere. Quella di comminare divieti e imposizioni in nome del sacro nume della sicurezza di fronte a cui nessuno può sollevare obiezioni.

In fondo ogni tipo di totalitarismo ha sempre dichiarato di fare le cose in nome della massima sicurezza.
Anche perché è più facile imporre a tutti caschi e giubbotti invece che riparare le buche delle strade.

Continua la lettura: la libertà è un capriccio

*Dispositivo anticensura

MILANO CITTA’ STATO 

🛑 Milano in Giallo. Ma sarà una vera RIAPERTURA? il CONFRONTO con il MAGGIO 2020

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Credits: Andrea Cherchi - Retro Scheggia

La campagna vaccinale è partita da mesi, decessi e terapie intensive sono in calo, tasso di positività e contagi sono ai minimi. Soprattutto ci si avvicina all’estate e con il caldo si sa che ci sarà una frenata del virus, come avvenuto con la stagione calda praticamente in tutto il mondo. Alla luce di tutto questo, il governo ha annunciato una riapertura a partire da fine aprile. Ma si tratta di una vera riapertura? Per capirlo abbiamo confrontato quello che succederà con quello che si poteva fare un anno fa, in occasione della riapertura di maggio. Ecco le differenze sostanziali.

🛑 Milano in Giallo. Ma sarà una vera RIAPERTURA? il CONFRONTO con il MAGGIO 2020

# Dal 26 aprile riaprono i locali solo all’aperto, cinema e teatri. Resta il coprifuoco dalle 22 alle 5 e il divieto di spostamenti tra regioni con colori diversi senza il pass verde

Dal 26 aprile Milano e la Lombardia dovrebbero tornare in zona gialla, anche se rafforzata, ma quello che si prefigura è una riapertura azzoppata che ad alcuni sembra il passo del gambero, specie se confrontata con l’anno scorso.

Nel settore della ristorazione i locali potranno rimanere aperti sia a pranzo sia a cena ma solo all’aperto, sono esclusi quindi quelli senza dehors. Dal 1 giugno si potrà pranzare al chiuso solo a pranzo. Allo stesso modo potranno ripartire, già da lunedì 26 aprile, lo sport e lo spettacolo all’aperto, le piscine rimangono chiuse anche all’aperto.

Non potranno riaprire palestre, parchi acquatici, stabilimenti termali, negozi nei centri commerciali nei weekend, fiere e congressi. Riaprono cinema e teatri con limiti di capienza. Rimane il coprifuoco tra le 22 e le 5 e saranno consentiti solo tra le regioni gialle, mentre servirà il pass verde per spostarsi verso le altre regioni. Permane l’obbligo di mascherina anche all’aperto, a meno di poter garantire una distanza tra le persone.

Questo da maggio 2021. Ma cosa accadeva nel maggio 2020?

# A maggio 2020 nessun coprifuoco, tutti i locali aperti anche al chiuso fino a sera, e obbligo mascherina all’aperto solo in Lombardia (in via provvisoria). Da giugno nessun limite di circolazione tra regioni

Facendo un raffronto con lo stesso periodo del 2020 si può notare come le regole per ripartenza del Paese fossero molto meno stringenti. Tutti i locali potevano riaprire anche al chiuso fino a tarda sera. Tutti i negozi potevano aprire anche nei weekend, compresi quelli nei entri commerciali, così come palestre, piscine, spiagge, alberghi. L’obbligo della mascherina era previsto solo al chiuso, ad eccezione della Lombardia, e non c’era nessun coprifuoco. A partire da giugno erano anche consentiti gli spostamenti tra tutte le regioni.

Nonostante il totale ritorno in libertà e nonostante l’assenza di vaccini, nei 5 mesi successivi alla riapertura la curva dei contagi ha proseguito la discesa o si è stabilizzata. Solo con l’arrivo della stagione fredda, a ottobre 2020, si è assistito a una nuova crescita dei contagi, a conferma dei numerosi scienziati che hanno dimostrato come il Covid-19, così come tutti i virus delle vie respiratorie, nel periodo estivo riduca drasticamente la sua capacità di diffusione a prescindere dalle strategie adottate per contenerlo.

Continua la lettura con:  Uno studio rivela: “Le attività all’aperto NON contribuiscono all’aumento dei CONTAGI”

FABIO MARCOMIN

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🛑 Il BAVAGLIO sui DIPENDENTI COMUNALI di Milano: vietato lamentarsi sui social?

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I dipendenti comunali rischiano di non essere più cittadini come tutti gli altri. Il motivo? A meno di modifiche, la Giunta sta per approvare un nuovo codice di condotta che prevede, per chi lavora negli uffici comunali, un divieto di lamentarsi sui social.

Si tratta di una mossa strategica in vista della campagna elettorale o di un provvedimento realmente volto a non ledere l’immagine del Comune?

Il BAVAGLIO sui DIPENDENTI COMUNALI di Milano: vietato lamentarsi sui social?

# Le lamentele sui social potrebbero essere interpretate come reclami che ledono l’immagine del Comune

Credits: www.wellnet.it

I lavoratori del Comune di Milano non potranno più lamentarsi sui social del vagone della metropolitana troppo affollato, della sporcizia nel parchetto sotto casa, delle piste ciclabili con segnaletica orizzontale quasi del tutto scomparsa dopo poco tempo…

Perché? Queste parole potrebbero essere interpretate come reclami che “ledono l’immagine del Comune e dei suoi rappresentati, l’onorabilità di colleghi, nonché la riservatezza o la dignità delle persone, o suscitare riprovazione, polemiche, strumentalizzazioni” e l’autore potrebbe andare incontro ad un procedimento disciplinare.

Ma per i 15 mila dipendenti c’è ancora speranza: potrebbero esserci dei cambiamenti sorti a seguito della fase di consultazione pubblica e di raccolta di osservazioni che si chiudeva il 20 aprile.

# Il nuovo codice di condotta sembrerebbe contenere articoli che limitano la libertà d’espressione

Credits: www.milanoevents.it

Tuttavia, questa novità sembrerebbe proprio “un bavaglio” a chi non potrà più dire la sua come qualsiasi altro cittadino. E, ciò che fa sorgere ancora più perplessità, è come questo nuovo codice di condotta sia spuntato in concomitanza con l’inizio della campagna elettorale che potrebbe vedere la riconferma a sindaco di Sala.

Ma, probabilmente, non poteva essere mossa più sbagliata. I sindacati e le opposizioni in Consiglio Comunale contestano duramente anche altre regole, sempre legate alla liberta di espressione.

Perché, a quanto si legge, “i dipendenti non potranno intrattenere rapporti con i mezzi di informazione e dovranno astenersi da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’Amministrazione”.

# Rizzo: “Un regolamento con cui diffidiamo i dipendenti dal portare a conoscenza la loro attività lavorativa? Scherziamo?”

Credits: milano.fanpage.it

Lo storico consigliere comunale Basilio Rizzo parla addirittura di “palesi violazioni dei diritti costituzionali”. Le sue parole sono molto dure: “Mi meraviglio che nel codice possano essere scritte cose del genere, ma quello che più mi preoccupa è la logica che è sottesa. L’aggettivo ‘pubblico’, in riferimento al dipendente, non è dato dal datore di lavoro, è la funzione pubblica che deve esercitare. Il datore di lavoro del dipendente pubblico non è rappresentato dall’amministratore delegato di una azienda chiamata ‘comune’, ma dai cittadini. I dipendenti pubblici hanno come loro ‘padroni’ i cittadini e a loro devono rispondere con il loro comportamento. Noi consiglieri della commissione antimafia e anticorruzione invitiamo i lavoratori, attraverso gli strumenti previsti, ad indicare se rilevano delle ingiustizie e scorrettezze nella vita dell’amministrazione e poi facciamo un regolamento nel quale diffidiamo i dipendenti stessi dal portare a conoscenza la loro attività lavorativa? Scherziamo?”.

# La speranza risiede nei margini di riscrittura, per i quali verranno utilizzate le osservazioni raccolte durante la consultazione pubblica

E non mancano le polemiche anche dall’opposizione. Alessandro De Chirico, Forza Italia, accosta questo nuovo regolamento al “soviet supremo”.  “Forse hanno dato fastidio le tante denunce per i disservizi dovuti al Covid, sia in merito alla salute dei lavoratori che di erogazione di servizi ai cittadini”.

Ma le critiche si sollevano anche dalla maggioranza, dove Carlo Monguzzi afferma trattarsi di una novità evitabile.

In tutto questo, i margini di riscrittura del testo esistono e verranno utilizzati sulla base delle osservazioni dei cittadini, delle associazioni e delle organizzazioni sindacali. Si spera che la libertà d’espressione dei dipendenti comunali non venga limitata. E, soprattutto, che questo diritto non venga mai più messo in discussione.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Continua la lettura con: La SFIDA dei TITANI: sarà ALBERTINI lo sfidante di SALA?

ALESSIA LONATI

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🛑 Basta TAMPONI nel NASO degli studenti: da maggio i TEST SALIVARI nelle scuole della Lombardia

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credits: milano.corriere.it

La scuola è stato uno degli ambienti decisamente più colpiti dalla pandemia. Tra chiusure, presenza al 50% e didattica a distanza, per studenti e professori si apre una nuova speranza: i test salivari molecolari. Di che test si tratta? Quanto sono affidabili? E cosa dicono gli esperti?

Basta TAMPONI nel NASO degli studenti: da maggio i TEST SALIVARI nelle scuole della Lombardia

# Test più semplici e meno invasivi, ma con la stessa affidabilità

credits: laprovinciadilecco.it

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha annunciato che da maggio la regione utilizzerà in ambito scolastico i test salivari molecolari. Si tratta di un’alternativa al tampone nasale, meno invasiva e più semplice, ma che sembra avere la stessa affidabilità.

Questi nuovi test consentiranno di attuare un monitoraggio decisamente più accurato della diffusione del virus, senza però impegnare il personale sanitario, che potrà interamente dedicarsi alla campagna vaccinale e alla cura dei malati.

# Il via libera da parte del Governo

Come ha spiegato il Governatore lombardo, la richiesta per l’utilizzo di questi tamponi salivari era già stata avanzata da tempo al Comitato Tecnico Sanitario, ma solo martedì 20 aprile è arrivata la risposta del governo centrale. Il ministro Speranza ha infatti confermato che possono essere utilizzati in Italia tutti i test autorizzati nei Paesi che fanno parte del G7. Considerando quindi che i salivari molecolari hanno già ottenuto l’autorizzazione da diversi Stati, come Francia, USA e Giappone, la Lombardia sarà la prima regione italiana ad utilizzarli.

# La sperimentazione tutta lombarda della Statale di Milano

credits: lombardianotizie.online

I test salivari molecolari che verranno utilizzati, sono frutto di una sperimentazione condotta dalla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Statale di Milano.

Nel suo annuncio, Fontana ha infatti ringraziato il professor Gianvincenzo Zuccotti e tutta la sua equipe, per aver “lavorato senza sosta per portare a termine il primo test italiano di questo tipo, confermando ancora una volta l’eccellenza lombarda anche nel campo della Ricerca”.

# Un nuovo passo verso un tracciamento completo e affidabile

credits: milano.corriere.it

In realtà, c’è già un comune lombardo che, dal 12 aprile, sta sperimentando questo nuovo sistema di tracciamento. Si tratta del comune di Bollate, dove, da qualche settimana, il test salivare molecolare è stato utilizzato su tutti gli studenti e il personale scolastico di elementari, medie e superiori, con apparente successo.

Massimo Galli, responsabile del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco ha affermato che “la possibilità di avere una risposta pronta e rapida ci dà una notevole spinta per cercare di limitare il problema nei contesti delle scuole”. Ha anche dichiarato che questa sperimentazione può essere davvero fondamentale per tenere sotto controllo la situazione, specialmente in vista delle nuove aperture.

Se il nuovo test funzionerà, quindi, si può pensare di allargarlo a tutta la popolazione così da realizzare finalmente un tracciamento serio e completo che possa affiancarsi alla campagna vaccinale e che ci faccia finalmente vedere la tanto attesa luce in fondo al tunnel.

Fonte: bergamonews.it 

Continua a leggere: 🛑 Breaking News. L’OMS dice NO al PASSAPORTO VACCINALE: “discriminatorio e di non provata utilità per i contagi” 

CHIARA BARONE

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Il POZZO più IPNOTICO del mondo

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credit: asianet

Degli incredibili intrecci geometrici sono creati da oltre 3.500 gradini. Dove si trova e chi ha costruito il pozzo più ipnotico del mondo?

Il POZZO più IPNOTICO del mondo

Sembra un labirinto disegnato da Escher, un’illusione ottica che ha smesso di essere intangibile per diventare realtà. Stiamo parlando di un pozzo a gradoni che ipnotizza il mondo intero: il Chand Baori.

# Perché esistono i pozzi a gradini?

credit: livingly

Per raggiungere questo ipnotico luogo bisogna essere pronti ad attraversare nazioni e continenti, arrivando sino in India. Ma procediamo per gradi, per parlare del Chand Baori è necessario prima spiegare cosa siano i baori. In indiano il termine baori è utilizzato per indicare i pozzi in generale, che venivano costruiti con delle scalinate in modo da poter raggiungere il livello dell’acqua, a prescindere da quale fosse: nei periodi di siccità bisognava scendere fino al fondo, mentre nei momenti di pioggia bastava fare pochi scalini.

# Il Chand Baori ipnotizza con i suoi 13 piani di geometrici gradini

credit: oyorooms.com

Insomma, si trovano tantissimi pozzi a gradini sia in India che in Pakistan. Eppure il più profondo ma soprattutto quello più stupefacente dal punto di vista architettonico è il Chand Baori, nel villaggio di Abhaneri. La sua costruzione cominciò per alcuni nel VII secolo, per altri nel IX, ma sicuramente fu per volere del re Chand. Il motivo era molto concreto: risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico nei periodi di siccità. E’ stato progettato proprio per raccogliere grandi quantità d’acqua, infatti si spinge per oltre 100 metri sotto al livello del terreno e per raggiungere il fondo bisogna percorrere 13 piani costituiti da 3.500 stretti gradini, posizionati in modo da ricreare un ipnotico effetto geometrico.

# Troppo perfetto per essere umano: è stato costruito dagli spiriti?

credit: moustache hostel

Ma il pozzo di Chand Baori non sorprende solo per gli intrecci dei suoi gradini, ospita anche un museo con antiche sculture e proprio di fronte si trova il tempio di Harshat Mata, Dea della Gioia e della Felicità. Prima di recarsi nel tempio i fedeli erano tenuti a purificarsi con l’acqua, e per far ciò il pozzo era fondamentale. Se già questo sembra troppo per un solo luogo, dovete sapere che intorno alla costruzione del complesso Chand Baori aleggia una leggenda: secondo i locali, il pozzo sarebbe troppo elaborato e perfetto per essere un’opera umana… sarebbe invece stato costruito dagli spiriti, in una sola notte.

credit: Steve McCurry

Quale sia la verità non è possibile scoprirlo: è un esempio di quanto possa essere straordinario l’ingegno umano oppure è la prova di un intervento paranormale? Sicuramente è un altro tassello che si aggiunge al puzzle delle costruzioni mondiali tanto inspiegabili quanto meravigliose.

Fonte: Diari di viaggio

Continua la lettura con: Il POZZO più PROFONDO del mondo: l’accesso al CENTRO DELLA TERRA o all’INFERNO?

ROSITA GIULIANO

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🛑 Il Parlamento FRENA i MONOPATTINI elettrici: le restrizioni in arrivo

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Credits: ilpost.it

Negli ultimi anni, il monopattino elettrico ha avuto un grande successo e si è diffuso come un nuovo modo per spostarsi in comodità. Nonostante sia dinamico ed ecologico, è stato protagonista di incidenti per un uso improprio o comportamenti poco disciplinati. Soprattutto è diventato il centro di uno scontro politico, forse anche ideologico. Risultato di tutto questo? Il Parlamento vara delle nuove norme restrittive che non hanno eguali nel mondo e che rischiano di affossare il servizio di sharing a Milano. Vediamo quali sono. 

Il Parlamento FRENA i MONOPATTINI elettrici: le restrizioni in arrivo

# D’ora in poi monopattino solo per i maggiorenni e obbligo di casco e di giubbotto

Credits: milanopost.info

Il transito dei monopattini elettrici sarà ristretto, innanzitutto, per limiti di età. Ora, infatti, sarà obbligatorio avere almeno 18 anni per poterlo portare e ciò varrà anche per altri mezzi simili come monowheel o hoverboard. A questa nuova regola, si aggiungono l’obbligo di indossare il casco e il giubbotto catarifrangente, oltre che il divieto di circolare dopo il tramonto.

Inoltre, ci sarà un limite più stringente per quanto riguarda la velocità: si potrà andare ad un massimo di 20km/h sulle strade urbane e fino a 30km/h sulle piste ciclabili. Tutto ciò sarà corredato anche dall’obbligo di copertura assicurativa, una polizza per coprire chi li utilizza dovuta dall’incremento delle statistiche sugli incidenti. La multa per gli eventuali trasgressori andrà tra i 50 e 250 euro, con la possibilità di arrivare alla confisca del monopattino nei casi peggiori.

# Quale impatto per i servizi sharing di Milano?

Credits: milanotoday.it

Milano è la città italiana in cui l’utilizzo del monopattino elettrico è più diffuso, in particolare nella modalità in sharing. Più veloce che andare a piedi e meno faticoso di una bicicletta, il mezzo permette di farsi largo tra le vie cittadine in maniera agile, anche con il traffico. Questo nuovo trend ha portato il capoluogo lombardo ad essere al passo con i tempi, ospitando da anni test per spazi di circolazione dedicati alla micro-mobilità elettrica. 

Le misure restrittive adottate dal Parlamento possono certo rendere il mezzo più sicuro. La grande domanda che molti a Milano si fanno è: con obbligo di casco e di giubbotto quanti ancora utilizzeranno i servizi in sharing?

E, a quel punto, quale sarà l’impatto su traffico, affollamento dei mezzi e inquinamento se invece di usare monopattini elettrici si dovessero prendere mezzi più inquinanti e più invasivi?

Fonte: coolinmilan.it

Continua a leggere con: Il MONOPATTINO LAMBORGHINI: una nuova fuoriserie sulle nostre strade

MATTEO GUARDABASSI

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🛑 Da Roma DOCCIA FREDDA sulla Milano – Genova: NIENTE RECOVERY FUND per il Terzo Valico

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Il sogno per i milanesi di un collegamento veloce con Genova slitta a data da destinarsi. Oltre al rinvio dell’inaugurazione del Terzo Valico al 2024 mancano le infrastrutture necessarie nell’ultimo tratto verso Milano e senza risorse non saranno pronte prima del 2030. Ecco la situazione.

Da Roma DOCCIA FREDDA sulla Milano – Genova: NIENTE RECOVERY FUND per il Terzo Valico

# L’inaugurazione del Terzo Valico slitta al 2024, ma senza le infrastrutture collegate sarà comunque inutile per i milanesi

Terzo valico

I milanesi sono decenni che aspettano un collegamento ferroviario veloce con la Liguria e questo sogno avrebbe dovuto realizzarsi nel 2023 con l’apertura del Terzo Valico. Data slittata al 2024 come dichiarato da Gianfranco Battisti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Quest’opera garantirebbe un tempo di percorrenza tra Milano e Genova di soli 50 minuti, contro 1 h 40 minuti attuali. Per rendere possibile questo risultato però mancano alcune opere infrastrutturali essenziali che il governo Draghi non ha messo nella lista di quelle utili a far ripartire il Paese e che non riceveranno nemmeno 1 euro dei 60 miliardi previsti: le tratte Tortona-Voghera, Voghera-Pavia, Pavia-Milano e i tre lotti del raddoppio tra Tortona e Milano.

# Senza l’intervento del governo Milano e Genova non avranno un collegamento veloce prima del 2030

Credits: RFI – Quadruplicamento Milano Pavia

Terminato il Terzo Valico i treni troverebbero un collo di bottiglia a Bologna, essendoci solo due binari sulla direttrice per Milano, già oggi saturi. La tratta tra Tortona e Voghera è già stata progettata ma senza l’inserimento di quest’opera tra quelle finanziabili con il Recovery Plan il termine previsto dei lavori rimarrà il 2030, oltre 6 anni dopo l’apertura del Terzo Valico, stesso destino anche per la Pavia-Milano i cui cantieri preliminari sono già in parte iniziati.

Leggi anche: MILANO-GENOVA in 50 MINUTI: da sogno a realtà nel 2023

# Di 20 km di tracciato non esiste ad oggi nemmeno il progetto

A questo si aggiunge un’altra problema, per la tratta Voghera-Pavia manca ancora la progettazione definitiva per il raddoppio dei binari, circa 20 km di tracciato che dovrà superare il Po’ e il Ticino, rispettivamente il primo e secondo fiume per portata d’acqua del paese. Il sogno di collegare Milano e Genova in 50 minuti rischia di trasformarsi in un’utopia.

Fonte: genova24.it

Continua la lettura con: Dal 2024 da TORINO a GENOVA in TRENO in UN’ORA. E Milano resta ai tempi degli ANNI OTTANTA

FABIO MARCOMIN

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Il PALAZZO che CAMMINA sulle ZAMPE

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credit: futuroprossimo.it

Lo spostamento degli edifici si sta rivoluzionando e, mai come in questo momento, lo sta facendo passo dopo passo.

Il PALAZZO che CAMMINA sulle ZAMPE

Avete mai pensato di trasferirvi? Immagino di sì. Tante persone però si fanno spaventare dalla paura di abbandonare un edificio perché sono spesso visti come veri e propri nidi di ricordi e sicurezze. Per risolvere questo problema, il vecchietto protagonista del film d’animazione “Up” ha deciso di spostare la propria casa, trasportandola con migliaia di palloncini gonfiati con l’elio. Nella realtà non si è ancora fatta volare una casa con dei palloncini, ma si è trovata un’altra stramba soluzione per spostare gli edifici: le zampe robotiche. Dove e perché è stato progettato il palazzo che cammina?

# L’edificio che cammina è cinese e ha oltre 85 anni

credit: futuroprossimo.it

Nulla a che vedere con la piccola abitazione volante di “Up”: il palazzo che cammina è un edificio di ben 4 piani. A quanto sembra, il palazzo ha deciso di fare una passeggiata durante l’intervallo, visto che si tratta di una scuola costruita oltre 85 anni fa – la Lagena Primary School – a Shangai. Nonostante fosse importante liberare lo spazio in cui si trovava per costruire un nuovo centro commerciale, la città voleva preservare anche l’antico edificio.

# La scuola aveva una forma irregolare, quindi le hanno messo le zampe

Solitamente per spostare edifici di queste dimensioni – considerando che la scuola pesa ben 7.600 tonnellate – si costruisce una piastra di calcestruzzo e la si utilizza per farli scivolare su binari e speciali guide. Ma questa volta, condizionata anche dalla forma irregolare della palazzina, un’azienda cinese specializzata in questo genere di traslochi ha deciso di spingersi oltre, facendo qualcosa di mai provato: ha messo le zampe robotiche alla scuola.

# Una camminata di 61 metri in “soli” 18 giorni

credit: futuroprossimo.it

Passo dopo passo, 200 zampe hanno spostato l’edificio per oltre 61 metri. Le zampe robotiche sono state progettate utilizzando come modello le zampe degli insetti, e hanno funzionato utilizzando un sistema idraulico. Lo spostamento è avvenuto in “soli” 18 giorni, ma avrà dei benefici a lungo termine. La scuola, infatti, non è stata demolita per un motivo ben preciso, e a spiegarlo è proprio il General Manager del Pacific Xintiandi Business Centre: “Speriamo di dare una nuova vita al vecchio edificiofacendolo diventare “un edificio che unisce l’educazione culturale con la preservazione intangibile del patrimonio, coinvolgendo tanto la cultura quanto l’innovazione“. 

Il mondo dello spostamento di edifici in Cina si sta decisamente rinnovando e, mai come questa volta, lo sta facendo passo per passo.

Fonte: R101

LEGGI ANCHE: La “CASA UBRIACA”: la più strana del MONDO

ROSITA GIULIANO

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La “REGINA DELLE STRADE ALPINE”: uno dei due valici automobilistici più alti d’Europa è in ITALIA

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Credits: @na_dziko_za_friko IG

A 2.757 metri sul livello del mare c’è il valico montano più alto d’Italia, conosciuto anche come il “re dei passi” o la “regina delle strade alpine”. Si tratta del Passo dello Stelvio, situato tra Trentino-Alto Adige e Lombardia, all’interno delle Alpi dell’Ortles e del Parco Nazionale dello Stelvio.

Con i suoi tornanti ripidi e le curve strette, la famosa strada del Passo dello Stelvio, conosciuta in tutto il mondo fin dall’età del bronzo, accompagna i turisti nelle terre d’alta montagna e collega Bormio, in Lombardia, con Prato, in Alto Adige.

La “REGINA DELLE STRADE ALPINE”: uno dei due valici automobilistici più alti d’Europa è in ITALIA

# Gli 88 tornanti da leggenda

Credits: @chrisblottphoto IG

Un percorso tortuoso lungo circa 30 km con ben 88 tornanti asfaltati e dove lo sfondo è uno dei più suggestivi ed amati del mondo… Con 2.757 metri d’altezza, il Passo dello Stelvio è il valico carrozzabile più elevato d’Italia, secondo in Europa.

Grazie all’opera dell’ingegner Carlo Donegani, fu costruito in tempi record tra il 1820 e il 1825, quando la Lombardia e l’Alto Adige facevano ancora parte dell’Impero Asburgico.

E, da allora, il tracciato di questa strada di transito attraverso le Alpi non è cambiato, lasciando inalterato il suo fascino.

# Un percorso circondato da un paesaggio da sogno: il ghiacciaio più grande d’Europa

Credits: @cosa_faccio_nel_weekend IG

Ma non è solo la sua leggendaria strada panoramica a rendere il Passo dello Stelvio una meta molto gettonata. Anche lo sfondo e il contesto in cui è immerso sono impressionanti e suggestivi.

Infatti, in vetta, incastonato tra le cime dell’Ortles Cevedale, si può ammirare il ghiacciaio dello Stelvio, il più esteso d’Europa, nonché la più vasta area sciabile estiva delle Alpi.

In più, la sua posizione da sogno al centro del Parco Nazionale dello Stelvio affascina escursionisti e turisti.

# Il Parco Nazionale dello Stelvio: una delle riserve naturali più grandi d’Europa

Credits: @andreamoraschetti IG

Il Parco Nazionale dello Stelvio, situato in alta montagna, si estende su quasi 130.800 ettari altoatesini e lombardi.

Sviluppandosi da 700 a 3.900 metri sul livello del mare, attraversa davvero tutte le zone climatiche alpine. E la sua flora e la sua fauna sono uniche: cervi, caprioli stambecchi, camosci, aquile ed avvoltoi… Un vero paradiso per gli amanti della natura.

# Il paradiso delle moto, l’inferno dei biker

Credits: @ocrimmoto IG

Oggi, la zona è molto frequentata dai turisti, soprattutto da escursionisti, ciclisti e motociclisti.

Ed è interessante l’evento che viene organizzato ogni anno al termine dell’estate. Si tratta dello Stelvio Bike Day, una speciale giornata per gli amanti della bici: infatti, tutta la strada del passo viene chiusa al traffico motorizzato e i ciclisti possono conquistare il Passo dello Stelvio.

Continua la lettura con: Voglia di ADRENALINA? I 7 RIFUGI più MOZZAFIATO delle Alpi

ALESSIA LONATI

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La “SORPRESA” del SUPPLI’, il re dello Street Food romano

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Il SUPPLI’ è lo street food romano per eccellenza, una crocchetta di riso ovale, sugo degli involtini, mozzarella e panatura per una perfetta frittura. Ma perché si chiama così? Si racconta che il nome derivi dal francese surprise. A quanto pare, un soldato francese definì la mozzarella nascosta dentro una vera “sorpresa!”.

La “SORPRESA” del SUPPLI’, il re dello Street Food romano

Non c’è rosticceria, pizza a taglio, trattoria, pizzeria che a Roma non proponga il supplì nel suo menù. Nei ristoranti della capitale accompagna quasi sempre pizza e birra, oppure si mangia per strada avvolto nella carta marrone del pane che assorbe bene l’unto. Per i romani è la cosa più naturale del mondo andare a “farsi due supplì”, ma non sanno che fuori dall’Urbe è quasi impossibile trovarlo, anche perchè spesso è confuso con le cugine siciliane, le arancine.

# Ma andiamo con ordine. Come si fa il vero suppli?

La regina della cucina tradizionale, Ada Boni, nel suo Talismano della Felicità, lo definisce “Una crocchetta di riso cotto e condito, legato con uova, che viene riempita con pezzetti di carne al sugo e di dadini di mozzarella, poi passate nel pangrattato e fritte”. Nulla di più semplice… e nulla di più complicato! Perché il supplì per essere perfetto deve rispettare tre caratteristiche fondamentali: la qualità della panatura, che deve essere croccante e unta al punto giusto, la cottura del riso, che non deve essere bagnato con acqua o brodo ma cotto solo e esclusivamente nel sugo degli involtini di carne, un cuore di mozzarella filante. Chiedetelo a chi a Roma di supplì ne frigge decine al giorno da generazioni, la cuoca di Checco Er Carrattiere a Trastevere e non è un caso che il supplì di questa trattoria sia stato premiato come il miglior della capitale nella trasmissione Food Advisor da Simone Rugiati.

# La storia di questa deliziosa crocchetta allungata di riso

Nonostante il supplì sia uno dei simboli della romanità in cucina, il nome ha origini tutt’altro che trasteverine. Secondo una leggenda deriverebbe dalla trasformazione del termine francese “surprise”, sorpresa, e sarebbe un retaggio dell’occupazione napoleonica di fine Settecento. Il merito del nome sarebbe da dare ai soldati francesi che avevano cominciato a chiamare così la specialità romana perché svelava la “sorpresa” del suo contenuto solo dopo il primo morso.

Il termine surprise è entrato velocemente nel vocabolario cittadino che in poco tempo lo ha trasformato in una versione più pittoresca, così surprisa è diventato supprisa poi supprì e infine supplì. L’origine transalpina non è l’unica curiosità legata al nome. La tradizione vuole che la dicitura completa di questa tipica pietanza da rosticceria sia “supplì al telefono“.

Quando si divide il fritto a metà per mangiarlo, la mozzarella che è all’interno crea un “filo” come quello che unisce la cornetta al telefono. In origine i supplì venivano venduti per strada. I venditori ambulanti giravano per i vicoli con una “caldara” colma d’olio e li preparavano al momento per servirli caldi. Si tratta, quindi, di uno dei più antichi street food su piazza. La prima testimonianza scritta del supplì è datata 1874 e fa la sua comparsa nel menù della Trattoria della Lepre in Via dei Condotti.

Continua la lettura con: Roma si trasforma

FRANCESCA SPINOLA

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🛑 RESTYLING GIAMBELLINO: la riqualificazione dell’ex quartiere della MALA (rendering)

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Risistemazione area cantire metro 4 Giambellino

Sarà la nuova porta sud-ovest di Milano insieme a Ronchetto e S. Cristoforo: rigenerazione dell’edilizia popolare, nuovo sistema di verde, ampliamento delle aree pedonali sistemazione superficiale della fermata M4 Segneri. Ecco come verrà trasformato il quartiere.

RESTYLING GIAMBELLINO: la riqualificazione dell’ex quartiere della MALA (rendering)

# Nelle prossime settimane partono i cantieri: rigenerazione dell’edilizia popolare, nuovo sistema di verde e ampliamento delle aree pedonali

Credits: Marco Granelli FB

Al via nelle prossime settimane i lavori per il maxi progetto di riqualificazione del quadrilatero tra via Lorenteggio, largo Gelsomini, via Giambellino e piazza Tirana previsto dal Comune con il Piano Quartieri e dall’Accordo di Programma Lorenteggio. Gli enti coinvolti oltre al Comune di Milano sono Regione Lombardia e Aler che collaborano per la rigenerazione del patrimonio di edilizia pubblica del quartiere, nuovi spazi per la cultura e l’aggregazione sociale. Oltre a questo, dal punto di vista urbanistico è programmato la realizzazione di un nuovo sistema verde, l’ampliamento delle aree pedonali e la sistemazione superficiale dell’area oggi oggetto del cantiere per la stazione M4 Segneri

# Come sarà trasformato il quartiere (rendering)

Vediamo come sarà trasformato il quartiere e il cronoprogramma dei lavori fino al 2024:

  • I primi interventi verranno realizzati in via Recoaro con l’inserimento di vasche verdi e nuovi alberi
  • da settembre/ottobre 2021 in via dei Sanniti verranno rifatti i marciapiedi, piantati alberi e ampliato il verde
  • tra autunno e inverno 2021 si procederà con il ridisegno degli spazi di via Segneri. In tutta la via, nell’area oggi libera e in quella occupata dal cantiere M4, verrà realizzato un nuovo parco lineare urbano con spazi verdi, alberi e panchine, e mobilità ciclopedonale a fianco di quella automobilistica
  • nel 2022 in via Giambellino 129, vicino alla Chiesa parrocchiale dove ora sono in corso i lavori di bonifica, verrà realizzato un nuovo parco culturale di 27mila mq incentrato sulla relazione tra uomo e natura in area urbana come previsto dal progetto europeo Clever cities
  • dalla seconda metà del 2022 all’inizio del 2024 verranno ridisegnati gli spazi in via degli Apuli, via Odazio e via Manzano, con rifacimento dei marciapiedi, realizzazioni di percorsi ciclabili e piantumazione di nuovi alberi. La biblioteca di Via Odazio verrà rifatta completamente e l’area antistante sarà realizzata a raso per creare continuità visiva e fruitiva con il nuovo polo culturale.

Per le pavimentazioni verranno utilizzate lastre di pietra di Luserna, come da tradizione milanese, e si procederà al miglioramento dei percorsi pedonali per garantire la giusta sicurezza ai pedoni.

# Entro il 2025 gli stabili di edilizia popolare saranno demoliti e ricostruiti

Credits: poolmilano.it – Rendering Via Lorenteggio 181

Proseguono anche i lavori per la ricostruzione degli edifici dell’edilizia popolare come previsto dall’Accordo di Programma tra Regione Lombardia, Comune di Milano e ALER. Dopo la demolizione di via Lorenteggio 181, anche gli edifici di via Manzano 4 sono stati liberati nelle scorse settimane per poi procedere alla demolizione. Entro il 2025 gli stabili di Lorenteggio 179, Odazio 8, Giambellino 150 e Segneri 3 saranno demoliti e ricostruiti con contestuale ridistribuzione delle famiglie.

Leggi anche: MIRACOLO a Milano: la chiesa miracolosa sullo spartitraffico di via Lorenteggio

# Gli interventi di riqualificazione in via Giambellino giunti alle fasi finali

Credits: Urbanfile – Progetto riqualificazione tranviaria via Lorenteggio

Tra gli interventi di via Giambellino ce ne sono alcuni in fase di conclusione. Nello specifico quelli riguardanti la riqualificazione dei percorsi pedonali e del parterre centrale caratterizzato dal passaggio della tranvia 14, nel tratto compreso tra piazza Tirana e largo dei Gelsomini. Sono stati piantumanti nuovi alberi, realizzata una nuova pavimentazione in pietra e abbattute le barriere architettoniche. A fine maggio finiranno anche i lavori di riqualificazione di largo Giambellino, con l’incremento di verde e alberi, la realizzazione di una nuova area giochi, una nuova area cani e un’area workout con canestro.

 

Leggi anche: 🛑 Recovery Fund: le richieste per i singoli QUARTIERI di MILANO

Fonte: corsocomo22, Urbanfile

Continua la lettura con: Un DOPPIO RESTYLING per il QUARTIERE FORLANINI

FABIO MARCOMIN

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La libertà è diventata un capriccio

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nobodylikesyou - Banksy

“Non è un liberi tutti”: lo slogan principe di ogni riapertura. Si sottolinea sempre che anche se si riapre qualcosa non significa tornare liberi.

La libertà non è più un diritto fondamentale ma è diventata una concessione dell’autorità. Ma non solo. È ritenuta ormai una pretesa infantile come la richiesta di un secondo gelato al pomeriggio.

I nostri governanti sembrano più dei maestri d’asilo che dei protagonisti della politica. Ormai ogni richiesta dei cittadini è un capriccio e i ristori sono come la paghetta settimanale.

Per un cittadino adulto è mortificante sentirsi trattato come un bambino viziato semplicemente perché vuole vivere la sua vita.

Continua la lettura: L’esilio o il confino: il destino di chi non la pensa come la maggioranza?

MILANO CITTA’ STATO 

Ritornano i viaggi da “FIGLI DEI FIORI”: il nuovo trend dell’estate è il FURGONE CAMPER

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Credits: cameranation.it Vanlife

Saliamo in macchina, o meglio sul furgone, e torniamo indietro nel tempo. Per l’estate 2021 non serve per forza pensare in grande, anzi, molte persone prevedono di tornare ad una vacanza nomade, un po’ come quella degli anni Settanta, ai tempi dei “figli dei fiori”.

Ritornano i viaggi da “FIGLI DEI FIORI”: il nuovo trend dell’estate è il FURGONE CAMPER

# La “van-life”: un nuovo modello di vita e di vacanza

Credits: van-life.it
furgone camperizzato

Addio agli alberghi extra lusso, ai villaggi vacanze e alle ville con piscina, il nuovo trend dell’estate sarà all’insegna della semplicità e della flessibilità: una vacanza in camper. Che si vada al mare, sulle montagne o nei borghi storici, partire all’avventura su un camper è tra le opzioni preferite. Questa nuova tendenza si chiama “van-life” o “van-escape” (se si parla esclusivamente di vacanze) e sta diventando sempre più popolare. Ma se in generale quindi si predilige la vacanza nomade, quali sono i mezzi preferiti per farla? Secondo l’indagine condotta da Yescapa, società di camper sharing, oltre a camper e roulotte, c’è un nuovo oggetto del desiderio: il furgone camperizzato, voluto dal 42% degli intervistati.

# Ma cos’è un furgone camperizzato?

Credits: pinterest.it
furgone camperizzato

Il perfetto accostamento di parole rende l’idea di quale sia il nuovo trend dell’estate. Si prende un furgone e lo si adatta a camper, inserendoci un letto e alcuni comfort; e se lo spazio che serve non è neanche tanto, si può utilizzare anche una macchina (magari un SUV). Solitamente nel furgono camperizzato c’è giusto l’essenziale, d’altronde se già nei camper gli spazi sono stretti figuriamoci in un furgone. All’interno si trovano assolutamente un letto fisso, o divano letto, e la cucina; molti poi hanno anche il “lusso” di avere un bagno.

# Ideali se si ha voglia di fuggire

Credits: cameranation.it
interno furgone camperizzato

Non bisogna per forza limitarsi alle sole vacanza estive per partire su un furgone camperizzato. Dopo mesi di confinamento nelle mura domestiche, viaggiare e lasciare per un po’ a casa la monotonia delle giornate è la soluzione ideale anche per un semplice weekend. Il bello, poi, è che molto spesso il furgone camperizzato è fai-da-te. Ovviamente dipende dai comfort che si vuole: ci sono quelli super tecnologici e lussuosi, ma soprattutto quelli personalizzati e anche costruiti all’ultimo, così da soddisfare la voglia di fuggire.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Arriva il CAMPER low-cost: ha il prezzo di una CITY-CAR

BEATRICE BARAZZETTI

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Il mistero dell’ISOLA che si SPOSTA per il VENTO

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Credits: wikipedia.org

Il lago di Posta Fibreno, conosciuto anche semplicemente come lago della Posta, è un grazioso specchio d’acqua di origine carsica, custodito nell’omonima riserva naturale nella valle di Comino. Una delle caratteristiche peculiari è l’isola che si sposta sulla sua superficie.

Il mistero dell’ISOLA che si SPOSTA per il VENTO

# Tutte le bellezze della riserva

Credits: tripdifferent.com

La riserva in cui si trova il lago è un luogo incontaminato, in cui la flora e la fauna del luogo può prosperare. Sono presenti vari tipi di animali, tra cui moltissime varietà di uccelli che solcano i cieli e abitano le rive del lago. Per questo motivo, la zona è molto frequentata da chi ama l’attività di birdwatching.

Credits: @persjodell
(INSTG)

Lo spettacolo, però, si trova anche sotto il pelo dell’acqua e molti subacquei si avventurano per ammirare una ricca foresta sottomarina, abitata da molte specie di pesci e crostacei. Da turista, invece, si può approfittare per fare un giro nel “nàue”, una caratteristica barchetta di legno usata anche dai pescatori.

# L’isola che danza sull’acqua

Credits: siviaggia.it

Al centro del lago, per un fenomeno del tutto naturale, sorge un isolotto verde composto da resti vegetali e arbusti. Questa composizione prende il nome di “Rota” ed è famosa fin dall’antichità, citata anche in epoca romana da Plinio il Vecchio tra i suoi scritti. L’isola non si trova mai nello stesso punto, in quanto viene trasportata sia dai venti che dalle correnti del lago. Abituati a vedere isole statiche e immobili, questo fenomeno affascina da sempre tanti curiosi che rendono il lago una meta turistica molto frequentata. Una volta raggiunta, basta lasciarsi trasportare dall’elegante danza dell’isola sulla superficie cristallina per vivere un momento unico.

Fonte: paesionline.it

Continua a leggere con: L’ISOLA ITALIANA dove VIVONO solo gli SQUALI

MATTEO GUARDABASSI

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