Nella storia qualunque potere assoluto ha combattuto contro la libertà di pensiero.
L’Europa è stata segnata nei secoli da continue persecuzioni religiose. Dalla lotta contro il protestantesimo luterano alle discriminazioni contro gli ebrei. Anche altre religioni nel mondo hanno visto discriminazioni simili.
Da queste tradizioni hanno fatto presa i totalitarismi del novecento anch’essi trainati da un’intollerenza contro il diverso.
Una della caratteristica del dissenso dal potere dominante è stata di riuscire a convertirli, facendo leva sulla violenza, sul ricatto o sull’interesse materiale, oppure confinandoli in luoghi appositi.
Il fascismo in Italia chi era contro il regime lo metteva al confino, spesso su isole o in luoghi isolati. Era fatto perché il pericolo maggiore era che le idee contrarie al potere dominante potessero corrompere l’opinione pubblica e minare le basi del potere stesso. Anche il muro di Berlino fu innalzato per impedire la circolazione all’interno della città di persone con idee diverse e con la scusa di preservare l’integrità del popolo.
La motivazione addotta dal potere per esercitare questi provvedimenti segregazionisti è sempre stata il voler proteggere il popolo da una corruzione fisica o morale.
C’è chi vede anche adesso una discriminazione sanitaria attraverso limitazioni e procedure che sono osteggiate anche dall’OMS, che prevedono confinamenti di persone sane o vincoli nella vita quotidiana e negli spostamenti.
Se davvero la cosa più insopportabile per il potere si rivelerà la presenza di persone che la pensano diversamente, lo si vedrà perché ci saranno dei confinati perché non aderiscono a protocolli ministeriali, e perché, probabilmente, ci sarà chi deciderà di andare in esilio, piuttosto che proseguire a vivere in un luogo che non lascia spazio alla libertà individuale.
Spesso nella storia le più grandi trasformazioni di rinascita sono avvenute proprio da parte di esiliati per motivi ideologici o religiosi.
Uno dei più grandi artisti contemporanei, padovano di nascita ma milanese acquisito, ritorna in città con una retrospettiva su 30 anni di carriera e opere create per l’occasione. Ecco quando e dove si terrà.
CATTELAN torna a CASA: la sua NUOVA PERSONALE a Milano
# Breath Ghosts Blind è il titolo della mostra: una raccolta di 30 anni di carriera e nuove opere create per l’occasione
Un dettaglio del dito
L’eccentrico e discusso artista padovano Maurizio Cattelan, ma milanese acquisito, dopo anni di esposizioni e retrospettive all’estero, come quelle alla Blenheim Art Foundation di Woodstock nel Regno Unito, all’Art Basel Miami Beach e al Guggenheim di New York, ritorna a in Italia.
Per l’esattezza a Milano, la città che ha ospitato e conserva tutt’ora alcune delle opere più conosciute e al tempo stesso controverse, tra cui l’installazione in Piazza XXIV Maggio Untitled del 2004 e la scultura pubblica L.O.V.E del 2010, il famoso “dito medio” che ancora fa bella mostra a Piazza Affari davanti alla sede di Borsa Italiana. Il titolo dell’esposizione è Breath Ghosts Blind e raccoglierà le opere della sua trentennale carriera e alcune realizzate per l’occasione.
# La retrospettiva andrà in scena dal 15 luglio 2021 al 20 febbraio 2022 all’Hangar Bicocca
Pirelli Hangar Bicocca
La grande retrospettiva “Breath Ghosts Blind” sarà in programma al Pirelli HangarBicocca dal 15 luglio 2021 al 20 febbraio 2022 e ripercorrerà i temi tipici della ricerca di Cattelan, che parte da “eventi storici e simboli della società e della cultura contemporanee” per enfatizzarne “le contraddizioni e ombre attraverso un linguaggio ironico, corrosivo e goliardico solo in apparenza.” Ci saranno sia opere storiche create da Cattelan lungo i 30 anni di carriera e altre inedite pensate per questa retrospettiva.
Come spiegano i curatori Roberta Tenconi e Vicente Todolí il progetto espositivo “si sviluppa in una sequenza di atti distinti che affrontano temi e concetti esistenziali come la fragilità della vita, la memoria e il senso di perdita individuale e comunitario. Il progetto site-specific dell’esposizione in Pirelli HangarBicocca mette in discussione il sistema di valori attuale, tra riferimenti simbolici e immagini che appartengono all’immaginario collettivo”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In una Milano che continua ad evolversi e a cambiare, avevamo già accennato dei progetti per i nuovi grattacieli milanesi. Però, uno in particolare si merita qualche parola in più.
Sarà forse per il suo nome molto evocativo o magari per la sua impronta verso un futuro più sostenibile o ancora per il suo design elegante, ma sta di fatto che questo nuovo edificio non può passare inosservato.
La scoperta del NIDO VERTICALE, la prossima superstar dello Skyline di Milano
# Milano è pronta ad accogliere un edificio dal design innovativo che si sposa perfettamente con l’ambiente circostante
Credits: www.mcarchitects.it
Il suo nome richiama sicuramente il progetto architettonico di Stefano Boeri. Il suo design all’avanguardia gli permetterà di entrare di diritto nella classifica dei grattacieli europei più interessanti. La sua sostenibilità prometterà a Milano di conquistare riconoscimenti a livello internazionale.
Tutto questo sarà la Unipol Tower, o meglio il Nido Verticale, il progetto di prossima realizzazione alla cui guida c’è lo studio Mario Cucinella Architects.
I lavori, iniziati nel 2017, si dovrebbero concludere entro la fine del 2021 e il risultato incrementerà ulteriormente il valore architettonico di Milano.
# Il Nido Verticale, alto 125 metri, sarà la nuova sede milanese del Gruppo Unipol
Credits: www.mcarchitects.it
Il progetto per il nuovo headquarter del Gruppo Unipol si colloca nel nucleo pulsante di Porta Nuova e, come la Unicredit Tower, sdoganerà il concetto di avere una torre come sede, ponendosi in modo incisivo nello skyline milanese.
Questo nuovo grattacielo comprenderà 23 piani fuori terra e 3 piani interrati, per una superficie totale di 31.000 mq e un’altezza complessiva di 125 metri. Ma sarà la sua forma, scelta dal progettista Mario Cucinella, a lasciare un segno indelebile nella città.
# Un ellittico grattacielo scenografico di vetro e legno
Credits: www.mcarchitects.it
Il grattacielo avrà una particolare struttura ellittica che gli permetterà di inserirsi armoniosamente nell’ambiente circostante. E la geometria a rete della sua facciata non sarà altro che una metafora del sistema che caratterizza le relazioni e la società contemporanea. Infatti, sarà realizzata con pilastri curvilinei in legno che, incontrandosi in un determinato punto, formeranno uno scenografico nido verticale.
Inoltre, i materiali utilizzati per la costruzione saranno il vetro ed il legno e ciò esprimerà la possibilità di utilizzare materiali naturali anche per la realizzazione di questi enormi colossi architettonici.
# L’esterno del grattacielo avrà una “doppia pelle”, isolante d’inverno e in grado di limitare il surriscaldamento d’estate
Credits: www.urbanupunipol.com
La Unipol Tower sarà sicuramente un edificio eco-sostenibile ed innovativo che sfrutterà ogni opportunità di efficienza energetica. Infatti, la stessa società, molto sensibile alle tematiche ambientali, ha richiesto alti standard di sostenibilità per il progetto.
Detto, fatto. L’involucro esterno dell’edificio sarà formato da una “doppia pelle” in grado di isolare l’ambiente dal freddo invernale e, allo stesso tempo, di limitare il surriscaldamento estivo.
In più, grazie all’installazione di pannelli solari e all’integrazione di sistemi di raccolta dell’acqua piovana, il consumo di risorse è ridotto al minimo.
Tutte queste caratteristiche potrebbero permettere al nuovo edificio milanese di ottenere una certificazione LEED Platinum.
# Non solo uffici: la Unipol Tower avrà una forte vocazione urbana
Credits: www.mcarchitects.it
La torre avrà anche una forte vocazione urbana. Infatti, oltre agli uffici, i quali potranno accogliere circa 2.000 persone, ospiterà una sala congressi di oltre 220 posti e diversi giardini pensili interni.
Ma non solo: verrà realizzato anche uno sky restaurant all’interno della serra-giardino panoramica dove verranno organizzati anche eventi pubblici e culturali.
Insomma, sembrerebbe che il Nido Verticale abbia tutti gli elementi per diventare un landmark elegante e turisticamente attrattivo.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I nuovi provvedimenti adottati dal governo che prevedono dal 26 aprile la possibilità di riapertura dei locali e ristoranti, ma solo all’aperto, lascerà chiuse la metà delle attività a Milano. A livello nazionale le chiusure dei negozi hanno favorito le vendite online e mettono a rischio già da quest’anno la sopravvivenza di 70.000 attività. Il quadro drammatico della situazione secondo i dati di Confcommercio e di Confesercenti.
Allarme Milano: un LOCALE su DUE resterà CHIUSO. E negozi affossati dall’E-commerce
# Il segretario generale di Confcommercio di Milano “Con i nuovi provvedimenti sulle riaperture a Milano un locale su due non potrà aprire“
Credits: Andrea Cherchi
Al segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, Marco Barbieri non convincono i nuovi provvedimenti adottati del governo per la gestione della pandemia e far ripartire l’economia: “La conferenza stampa che ha tenuto il Presidente del Consiglio Draghi ha lasciato intravedere delle possibilità di riapertura ma la decisione di rendere rafforzata la zona gialla ci lascia un forte senso di sconcerto. […] I nuovi provvedimenti creeranno però una forte discriminazione all’interno delle stesse categorie […]. A bar e ristoranti verrà concesso di aprire a pranzo e a cena, ma questa opportunità sarà inizialmente data solo a quei locali che hanno il servizio al tavolo esclusivamente all’aperto. La metà circa dei locali quindi sarà ancora costretta a stare chiusa. A Milano, in particolare, quasi un locale su due non ha la possibilità di svolgere la propria attività all’aperto. Questo penalizza fortemente quasi la metà dei locali milanesi creando un fortissimo disequilibrio che danneggerà ancora una volta migliaia di imprese“.
# Le restrizioni imposte già dalle prime ondate hanno spostato le vendite sugli e-commerce a discapito dei negozi tradizionali
credit: business.techprincess.it
Anche le altre attività commerciali, soprattutto quelle del settore abbigliamento, stanno continuando a subire gli effetti negativi dei lockdown introdotti durante le varie ondate della pandemia e che ancora costringono alla chiusura i negozi all’interno dei centri commerciali nei weekend. Questa condizione ha favorito ancora di più lo spostamento di quote di mercato a vantaggio degli e-commerce che insieme alla generale crisi dei consumi provocata dalla riduzione delle disponibilità economica dei cittadini, causa riduzione o perdita del lavoro e della retribuzione, stanno affossando il settore.
La nota di Confesercenti: “Di fatto, le misure di restrizione, per le modalità con cui continuano a essere attuate, stanno determinando una strutturale e non governata redistribuzione delle quote di vendita verso il canale online“. Gli acquisti nel primo bimestre di quest’anno “presso la grande distribuzione e le piccole superfici si sono ridotti rispettivamente, del 3,8 e del 10,7%, mentre le vendite sull’online sono aumentate del 37,2%.” Una tendenza iniziata con le prime chiusure di marzo-aprile 2020 e che si è accentuata sensibilmente con il lockdown iniziato a ottobre scorso. L’associazione che riunisce i commercianti ha stimato in circa 70.000 le attività commerciali a livello nazionale che sarebbero a rischio di chiusura definitiva quest’anno e di queste soprattutto le 35.000 presenti nei centri e nelle gallerie commerciali ancora chiusi nei weekend in tutta Italia.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le periferie meneghine incontrano il fantasy con “Zero”: la nuova serie Netflix rivoluzionerà la serialità italiana? Dal 21 aprile.
Le PERIFERIE di Milano diventano FANTASY nella nuova serie NETFLIX
Un quartiere di fantasia, il Barrio, e Omar, un ragazzo italiano di seconda generazione, sono i protagonisti della nuova serie TV che uscirà domani 21 Aprile su Netflix. La serie di 8 puntate mescola la realtà delle periferie meneghine con il fantasy e i superpoteri. Omar, chiamato anche Zero, scoprirà di avere un superpotere: l’invisibilità. Metafora della scarsa considerazione che la società ha di loro, “Sarà la prima serie italiana ad avere dei ragazzi neri come protagonisti” ha spiegato l’autore di Zero, Antonio Dikele Distefano. La serie TV ci presenta le nostre periferie in tutte le loro contraddizioni, il senso di appartenenza che si confonde con la non inclusione: cosa bisogna aspettarsi? Esarà una svolta per la serialità Made in Italy?
# Zero: la mini-serie che dà visibilità agli invisibili
credit: fumettologica.it
La mini-serie non è ancora uscita ma l’hype è già fortissimo: tutti vogliono vedere Zero. Incentrata sulla zona periferica del Barrio – nome di fantasia che nella realtà è la Barona – la serie mette al centro gli emarginati, dà visibilità a chi solitamente è invisibile. Il protagonista infatti è Omar, anche chiamato Zero dagli amici, un ragazzo italiano di seconda generazione che vive in una città, in uno Stato e in un quartiere, che è come se non lo vedessero. L’autore della serie, Antonio Dikele Distefano, si è ispirato al suo libro autobiografico “Non ho mai avuto la mia età” per scrivere il copione e spiega così l’obiettivo principale: «Zero è l’occasione per riflettere: l’integrazione in grandi città come Milano è un’idea superata perché noi siamo nati qui e parliamo con l’accento milanese».
# La periferia milanese tra ostilità e senso d’appartenenza
credit: ilgiornale.it
Nonostante la serie sia ispirata al libro, l’autore afferma che le due strade si sono separate in corso d’opera: «Prima di scrivere la serie abbiamo frequentato a lungo la Barona che come periferia è senz’altro molto più vivibile di altre, parlando con i ragazzi che ci abitano per conoscere le loro idee: questo confronto ha trasformato profondamente la stesura di Zero soprattutto sull’idea di essere degli invisibili.» Le 8 puntate infatti mirano a raccontare in modo crudo e realistico il mondo delle periferie, che si trasformano nel corso della serie e passano dall’essere un ambiente ostile, ad un vero e proprio luogo a cui appartenere, in cui sentirsi qualcuno anziché uno dei tanti Zeri. Ma il vero cambio di rotta rispetto al libro arriva quando Omar, grazie a un superpotere inaspettato, diventa davvero invisibile.
# Zero: la storia di un eroe moderno con la colonna sonora di Mahmood
credit: leganerd.com
Il suo quartiere, che è sempre stato per Omar in luogo della non-integrazione, diventa un qualcosa per cui vale la pena combattere. E’ stato l’autore a definire Omar/Zero un «Un eroe moderno», «che impara a conoscere i suoi poteri quando il Barrio, il quartiere da dove voleva scappare, si trova in pericolo. Zero dovrà indossare gli scomodi panni di eroe, suo malgrado e, nella sua avventura, scoprirà l’amicizia di Sharif, Inno, Momo e Sara». E’ qui che si mostra la periferia a 360°, con tutte le sfaccettature contraddittorie che la caratterizzano. La stessa colonna sonora, che vede tra le voci principali quella di Mahmood, rapper cresciuto a Gratosoglio, è stata pensata per i ragazzi di periferia da un ragazzo di periferia.
Il forte messaggio che la serie TV intende lanciare, oltre alla lotta ai pregiudizi e al razzismo, è un consiglio diretto a tutti i giovani che si sentono invisibili: «Il mondo ti guarda, se lo guardi. Si occupa di te, se ti occupi di lui».
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si chiama Icehotel31 ed è l’hotel fatto interamente di ghiaccio più grande del mondo ma c’è un problema: ogni anno si scoglie e va ricostruito.
L’HOTEL che si SCIOGLIE ogni anno
# L’hotel di ghiaccio più grande (e più provvisorio) del mondo
Credit: @icehotelsweden
Siamo nel piccolo villaggio di Jukkasjärvi, nel nord della Svezia, a poca distanza da Kiruna, nella magica Lapponia svedese. Qui si trova l’Icehotel31: l’hotel di ghiaccio più grande del mondo.
Il nome Jukkasjärvi si può tradurre come “luogo di incontro vicino all’acqua”, poiché il villaggio era un importante mercato situato sulle sponde del fiume Torne.
E proprio il fiume Torne ha un ruolo da protagonista per l’hotel di ghiaccio di cui vi sto per parlare.
Questo fiume fornisce l’Icehotel con il suo ghiaccio: i cubi di ghiaccio infatti non vengono creati, ma semplicemente prelevati dal fiume quando è ghiacciato. Potremmo dire che il fiume Torne viene usato come una sorta di cava.
Ma cosa succede quando inizia il disgelo?
# L’hotel che si scioglie ogni anno: ricostruito già 31 volte
Credit: @nowthislittlewhile
Non appena arriva il disgelo l’hotel di ghiaccio inizia a sciogliersi, in qualche giorno sarà come se nulla fosse successo e l’anno dopo si ricomincerà da capo.
Nel 2020 è stato costruito per la 31esima volta, con delle modifiche pronte a stupire tutti i clienti: più di venti nuove suite create da importanti artisti e per non farsi mancare niente anche una sala per i matrimoni.
Questo hotel viene ricostruito ogni anno con una particolare miscela di neve e blocchi di ghiaccio (oltre 1.300).
Alla costruzione periodica partecipano ogni volta un centinaio di persone, tra costruttori, artisti, progettisti e elettricisti.
L’Icehotel 31 rimarrà in piedi fino all’11 aprile 2021, dopodiché, piano piano, inizierà a sciogliersi.
# Dormire in una stanza fatta di ghiaccio: anche i letti
Credit: @goslowtravel
Nell’Icehotel31 tutto è fatto di ghiaccio: i tavoli, le mura e persino i letti.
Ma ora la domanda più importante: quanti gradi ci sono nelle stanze?
Nell’hotel di ghiaccio si dorme all’incirca con temperature che vanno dai -5 ai -8 gradi centigradi quindi dite addio a notti di fuoco, nell’hotel di ghiaccio c’è spazio solo per il freddo.
Il letto è coperto di pelli di renna e viene fornito un sacco a pelo termico testato per temperature estreme, quindi si, fa freddo ma si può dormire senza problemi.
Se soggiornerete all’Icehotel, avrete incluso anche l’abbigliamento esterno: tuta artica, stivali, guanti e passamontagna.
# Le decorazioni ghiacciate
Credit: @instaworthytravelagent
Nell’hotel non manca nulla: c’è la reception, una sala d’ingresso principale, camere e suites, in grado di ospitare in totale circa 100 persone.
All’interno dell’hotel c’è anche un bar dove i clienti possono sedersi a bere qualcosa, sconsigliate bevande calde che potrebbero far sciogliere il bicchiere.
Chi di voi dormirebbe in questo hotel di ghiaccio? Per quest’anno dovrete aspettare, ormai sarà quasi sciolto del tutto.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il budget per la città grazie al Recovery Fund sale da 1 miliardo e 427 milioni a 3 miliardi e 236 milioni. Intenzione del Comune è di realizzare la Città in 15 minuti e sullo sviluppo della mobilità e dell’abitare. Tra le idee vi è quella di valorizzare quei quartieri che ospiteranno le fermate M4. Ma, cosa prevede effettivamente il recovery plan per i diversi quartieri?
Recovery Fund: le richieste per i singoli QUARTIERI di MILANO
# Bonifiche e restyling in Martesana
Credits: immagine24.blogspot.com via Sammartini 73
Le richieste al Comune arrivano da anni, ma effettivamente non è mai stato realizzato quasi nulla. In 5 anni è stato bonificato solo l’ex campo rom di via Idro, neanche completato. Questa volta il progetto va a considerare tutta la parte nord del Naviglio Martesana. Ci si aspetta la demolizione e la costruzione di un nuovo edificio nell’area del vecchio mercato del pesce in via Sammartini 73 e, per il nuovo anno, si vuole trasformare in parco l’area ex Rizzino in via Nuoro e riprogettare viale Lunigiana. Inoltre, si prevede la realizzazione di due piste ciclopedonali, una da viale delle Rimembranze di Greco fino ai ponti ferroviari e una da via Tofane a via Prospero Finzi. Tra le altre idee vi è la riqualificazione dell’area di via Rho che potrebbe trasformarsi in parco.
# Corvetto
Credits: zero.eu Polo Ferrara
L’obiettivo principale è quello di mettere a norma il polo Ferrara, da sempre luogo importante per la città nonostante il suo cambio di funzioni, e ora centro polifunzionale. Inoltre, si vuole andare a riqualificare il Municipio e altre strutture comunali e aumentare il numero di spazi pubblici. Punto un po’ critico è l’area dove oggi si svolgono i mercatini, che dovrebbe essere acquistata e usata per la realizzazione del secondo lotto del Parco Alessandrini.
# Via Sant’Arialdo
Credits: ilcittadino.it via Sant’Arialdo
Come si è detto ci si concentrerà sulla mobilità e, in questo caso, si vuole raddoppiare via Sant’Arialdo nel tratto tra via Ripamonti e Chiaravalle. In questo modo si potrebbe smaltire parte del traffico, favorendo il traporto pubblico che collega alla fermata M3 di Rogoredo. Tra gli altri obiettivi ci sono: sistemare il Parco del Ticinello e la Cascina Campazzino e ricostruire due scuole in via Pescarenico e via San Giacomo.
# Quarto Oggiaro
Credits: milanoinmovimento.com Quarto Oggiaro
Nel quartiere di Quarto Oggiaro protagonista dei progetti sarà l’edilizia sociale con la riqualificazione di 17 case popolari del Comune. Inoltre, sempre fondi permettendo, si ricostruirà la scuola elementare di via Brocchi e si sistemerà definitivamente via Mac Mahon, con il rifacimento del manto stradale della sede tramviaria e del verde.
# Il plesso di via Crespi
Credits: milanotoday.it edificio via Crespi
Punto caldo di un dibattito tra il Municipio e il Comune, il plesso scolastico Pavoni di via Crespi ha visto partire i lavori di riqualificazione dopo un attesa di circa 5 anni. Tra le altre opere importanti c’è la riqualificazione dei locali di Villa Litta e Cassina Anna, del mercato di via Moncalieri e della piscina Scaroni.
# Edilizia scolastica e sicurezza pedonale nel Municipio 1
Credits: blog.urbanfile.org via Ruffini
Nel recovery plan non mancano gli interventi per il centro città, progetti che si concentreranno sull’edilizia scolastica e sul favorire la sicurezza dei pedoni. Tra le scuole da sistemare ci sono quella in via Ruffini, a lato di Santa Maria delle Grazie, e quella di via Palermo. Per la sicurezza pedonale, e quindi anche degli studenti, si parla di allargare i marciapiedi in via Lamarmora e di riqualificare via Orti con marciapiedi in pietra e alberature. Non mancheranno lavori in piazza Sant’Agostino e per il parterre alberato di viale Papiniano.
# Due progetti per il Municipio 3
Credits: milano.corriere.it via Rubattino
Nel Municipio 3 si vogliono portare avanti due progetti. Il primo riguarda via Benedetto Marcello: si vuole trasformare la zona ora a parcheggio in un’area verde e in generale riqualificare l’intera via. La seconda proposta è quella di rispondere alle esigenze degli abitanti e, accanto alla scuola materna già esistente, realizzare una scuola primaria e una secondaria di primo grado in via Rubattino, tramite la riqualificazione dell’ex-mensa Innocenti.
# Numerosi interventi per il Municipio 6
Credits: comune.milano.it Parco Andrea Campagna
Per il Municipio 6 gli interventi previsti sono molti. Primo tra tutti l’ampliamento e riqualificazione del parco “Andrea Campagna” in via Giambellino 129; ma anche il prolungamento della M1 a Baggio-Olmi e la demolizione, bonifica e ricostruzione della materna di via Rimini 25/8.
# Il centro sportivo Kennedy
Credits: milanosportiva.com Centro sportivo Kennedy
Se c’è un progetto dal valore di 500mila euro per il centro sportivo Kennedy e si spera nei fondi europei per il completamento dell’anello della 90-91 da piazza Zavattari a piazzale Stuparich per 17,5 milioni, per il Municipio del Presidente Marco Bestetti si parla sempre di ritardi e slittamenti alle annate successive per gli interventi da lui ritenuti necessari. Un esempio è la riqualificazione delle case popolari di via Nikolajewka 1, 3 e 5 che non vedrà ancora la luce, almeno fino al 2023.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato i risultati dell’ultima riunione nella giornata del 19 aprile. Dall’incontro emergono aspetti importanti sulla gestione futura della pandemia. Uno di questi, però, riguarda la posizione contraria sull’utilizzo di un riconoscimento per permettere ai vaccinati di spostarsi liberamente.
Breaking News. L’OMS dice NO al PASSAPORTO VACCINALE: “discriminatorio e di non provata utilità per i contagi”
# Per ora i dati sull’effettiva efficacia del vaccino su larga scala sono ancora limitati
Credits: universityofcalifornia.edu
Gli esperti dell’Organizzazione sconsigliano di richiedere la prova della vaccinazione ai viaggiatori in ingresso nel proprio paese.
L’OMS raccomanda di “non richiedere la prova della vaccinazione come condizione di ingresso” per i viaggiatori internazionali date “le prove limitate riguardanti le prestazioni del vaccino nel ridurre la trasmissione e data la persistente disuguaglianza nella distribuzione globale dei vaccini.”
Secondo l’OMS, infatti, per ora i dati sull’effettiva efficacia del vaccino su larga scala sono ancora limitati, necessitando di più tempo per essere studiati.
# “Il passaporto promuove una libertà di movimento discriminatoria”
Inoltre, la distribuzione poco uniforme dei vaccini nelle varie zone del mondo creerebbe profonde disuguaglianze: “Gli Stati sono fortemente incoraggiati a riconoscere che il requisito della prova della vaccinazione può esacerbare le disuguaglianze e promuovere una libertà di movimento discriminatoria”, spiega l’OMS nel suo comunicato ufficiale.
Secondo quella che potremmo definire una “libertà di circolazione differenziata” non è eticamente corretta, almeno per il momento, e l’OMS spinge perché sia messo in primo piano rispetto al resto.
# Le mosse delle nazioni a confronto con i consigli degli esperti
Credits: ilmattino.it
L’invito arriva dopo che molti paesi nel mondo hanno manifestato la volontà di adottare un passaporto sanitario, sia per i viaggi che per altre attività come l’ingresso nei locali. Infatti, l’Unione Europea e la Cina si stanno già muovendo in questa direzione, mentre gli Stati Uniti non avrebbero intenzione di renderlo obbligatorio per lasciare libertà alle decisioni dei privati.
Dalla riunione, inoltre, è emerso che la priorità dell’OMS rimane quella di “velocizzare l’approvazione di altri vaccini candidati”. In questo modo, infatti, sarà possibile aumentare la copertura e mettere in sicurezza più persone possibili. Inoltre, l’Organizzazione chiede che si facciano “indagini più approfondite sull’origine del virus”. Gli esperti, tutt’ora, ritengono che l’ipotesi più accreditata sia la sua origine animale e, per questo motivo, “chiedono una regolamentazione più stringente sui mercati che vendono animali”. Si tratta di una precauzione fondamentale e necessaria per evitare che di non far ripetere più ciò che è accaduto.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si chiama “Città Giardino Aniene” e si trova nel quartiere Montesacro zona Nord-Est di Roma. E’ diverso dal resto della città e si affaccia su una riserva naturale che si estende per 650 ettari lungo il corso urbano del fiume Aniene, dal GRA fino alla confluenza con il fiume Tevere.
La più significativa “CITTÀ GIARDINO” urbana d’Italia
La città giardino Aniene, oggi parte del quartiere di Montesacro, si trova nella zona Nord-Est di Roma, su un’altura lungo la via Nomentana, in prossimità della confluenza del fiume Aniene con il Tevere. Come nel quartiere della Garbatella, lo stile architettonico prevalente è il “barocchetto”, che consiste nella rielaborazione di elementi dell’architettura minore romana tra il ‘500 ed il ‘700. E’ lo stesso Touring Club Italiano a proporre una passeggiata in quello che rimane della più significativa esperienza italiana di “Città Giardino”.
# Dopo la prima guerra mondiale nasce la Garden City
Via Cimone 145 – Arch. R. MarinoCittà Giardino a Roma nasce dopo la prima guerra mondiale quando nella capitale emerge il problema abitativoe tornano alla ribalta le ipotesi di decentramento edilizio a bassa densità abitativa in aree esterne al Piano Regolatore del 1909, dove i terreni hanno costi inferiori, pur mantenendo la possibilità di facili collegamenti con la città.
A lanciare per primo l’idea delle “Città Giardino” è Ebenezer Howard, urbanista inglese nato a Londra nel 1850. Le sue teorie urbanistiche si diffondono anche in Italia dove si cercavano soluzioni per decongestionare le grandi città decentrando la popolazione in città satelliti immerse nel verde e autosufficienti. La sua Garden City doveva essere costituita da un parco centrale attorno al quale si sarebbero sviluppate le aree residenziali a bassa densità servite da ampi viali puliti e una cinta ferroviaria che chiudeva l’intera città.
# La Città Giardino di Roma al confine con il grande parco
Chiesa Santi Angeli Custodi, Arch. G. Giovannoni
La nascita di “Città Giardino Aniene” a Roma parte nel 1920, su progetto dell’architetto Gustavo Giovannoni, come iniziativa destinata al ceto medio dei dipendenti pubblici ed ai professionisti. Il punto di partenza per la visita è piazza Sempione, “centro direzionale” del quartiere che secondo il progetto originario raccoglieva i servizi per i cittadini come uffici comunali, scuola, chiesa, cinema-teatro, ufficio postale, farmacia con annesso ambulatorio e negozi. La “Chiesa degli Angeli Custodi”, che si trova in Piazza Sempione sopra a una scalinata, progettata dallo stesso Giovannoni e costruita fra il 1922 e il 1925, in asse con corso Sempione, Ponte Tazio e via Nomentana, prende il nome dall’antica chiesa dei Santi Angeli Custodi in via del Tritone non più presente.
# I due ponti, quello nuovo e quello vecchio
Ponte Vecchio
Il ponte sul fiume Aniene, realizzato nel 1922, doveva rappresentare, per chi veniva dal centro di Roma, l’ingresso principale al quartiere. Da questo ponte si può vedere quel che resta di un antico ponte fortificato ovvero del Ponte Nomentano che è oggi zona pedonale e via di accesso all’immenso Parco dell’Aniene. Affettuosamente chiamato “Ponte Vecchio” dagli abitanti del quartiere, fu costruito in età repubblicana e insieme a Ponte Milvio e a Ponte Salario era uno dei ponti extraurbani più importanti della città.
# Giardini, villini e tracciati curvilinei
Villino Viale Gottardo 2, Arch. I. Cesanelli
Costeggiando il giardino pubblico e percorrendo via Maiella si arriva a piazza Menenio Agrippa, ancora oggi piazza del mercato dove quotidianamente si ritrovano fruttivendoli, macellai, pescivendoli, fiorai e formaggiai con i loro prodotti quasi tutti a chilometro zero. La strada sulla destra che fiancheggia il giardino è la vecchia via Nomentana, da cui inizia l’anello viario costituito da viale Gottardo e via Cimone costeggiate di villini. Tra le numerose palazzine degli anni ’50 e ’60 si possono ancora apprezzare un cospicuo numero di villini ben conservati nella loro originaria configurazione, progettati da famosi ingegneri e architetti dell’epoca. Il disegno dell’impianto stradale è contraddistinto da tracciati prevalentemente curvilinei, irregolari, quasi mai perpendicolari tra loro nel rispetto della morfologia del territorio. Nel progetto di “Città Giardino Aniene” grande importanza viene data all’alberatura che ombreggia i viali principali e le piazze, ai giardini pubblici che custodiscono reperti archeologici ed agli stessi spazi privati dei giardini.
# La Riserva Naturale Valle dell’Aniene
Tutta la Città Giardino Aniene inoltre affaccia sulle anse del fiume Aniene e su quella che è ormai diventata la Riserva Naturale Valle dell’Aniene. Il territorio della riserva si estende dai Prati Fiscali alla Longarina ai margini di quartieri come Città Giardino, Monte Sacro, San Basilio, Pietralata. Seguendo le anse del fiume s’incontrano angoli di natura sorprendenti, frequentati da una piccola e interessante fauna che comprende tra gli altri il martin pescatore, il granchio d’acqua dolce, l’airone cenerino.
Oggi dell’originaria Città Giardino rimane una piccola parte chiusa in un’ansa del fiume Aniene fra Via Montesacro, Viale Gottardo e Via Cimone mentre intorno, dagli anni ’50 in poi, si è andata intensificando la densità abitativa in abitazioni di tipo palazzine che hanno in parte mutato l’originaria bellezza del quartiere.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il leone alato è uno dei simboli più noti ed amati di Venezia e, da diversi anni, anche della Regione Veneto. E, in virtù del suo legame con San Marco, è detto anche “leone marciano”.
Ma qual è la sua storia?
Il Leone di San Marco, il simbolo di Venezia nei secoli
# Da Alessandria d’Egitto a Venezia: la storia del leone alato e di come sia diventato un simbolo noto in tutto il mondo
Credits: venicewiki.org
Secondo una leggenda, San Marco si stava recando in nave ad Alessandria d’Egitto per convertire i suoi abitanti al Cristianesimo. Si fermò a riposare a Venezia e proprio lì gli apparve in sogno un angelo con fattezze leonine. Egli gli si rivolse in latino e le sue parole furono: “Pax tibi, Marce, evangelista meus, hic requiescet corpus tuum”, ossia “Pace a te, Marco, mio evangelista, il tuo corpo riposerà qui”.
Oltre a figurare parzialmente sul libro che il leone regge con le zampe quando è aperto, questa frase ha giustificato il trasferimento delle spoglie del Santo da Alessandria d’Egitto a Venezia, di cui divenne patrono nell’828.
Tuttavia, il leone di San Marco diventò ufficialmente il simbolo della Repubblica di Venezia solo dal 1200.
# Quando gridare “viva San Marco!” era punto con la morte
Il leone alato è un simbolo che compare anche sulla bandiera della Marina italiana ed è il simbolo della fanteria scelta dei Lagunari. Inoltre, ha ispirato i premi della Biennale del Cinema, appare su molte monete antiche e, come monumento, anche in molti luoghi che fecero parte dell’Impero Commerciale della Serenissima.
Una prova fortissima, anche se indiretta, della forza del Leone di San Marco si ebbe durante il periodo napoleonico, quando diverse statue del leone alato furono distrutte e pronunciare “viva San Marco!” era punito con la morte.
# Simbolo del dominio di Venezia, su terra e su mare
Credits: www.bandiere.it
Seppur la Serenissima Repubblica di Venezia non abbia mai codificato i propri simboli in modo rigido, il leone alato in posizione “andante”, completamente visibile e con una zampa poggiata sul libro aperto, indicava la piena signoria veneziana su un dato luogo.
Questo simbolo poteva avere una variante, nella quale il leone con il libro aperto poggiava le zampe posteriori sulla terra e quelle anteriori sul mare. Ciò indicava il pieno dominio di Venezia sullo stato da tera e sullo stato da mar, ossia sulle principali suddivisioni amministrative della Serenissima.
Il leone alato veneziano poteva anche essere rampante, ossia rizzato sulle zampe posteriori, sorretto dal libro e mantenendo la spada. Questo dimostrava la gestione della giustizia da parte di Venezia, anche all’interno dei suoi possedimenti. In ultimo, la presenza del leone di San Marco con la zampa sul libro chiuso stava a significare che le sole magistrature pubbliche erano sotto Venezia e, quindi, la sovranità marciana era indiretta.
Esiste anche una versione rotonda del leone di San Marco, detta “in moleca”, dal nome del granchio che ricorda la sua forma. Generalmente, questa veniva usata negli spazi ridotti e, in tempi moderni, ispirò la mostrina del Reggimento dei Lagunari.
# Spada e libro chiuso: presente e futuro del leone marciano
Credits: anno-domini.fandom.com
L’ 8 gennaio 1997 il gonfalone cittadino e lo stemma di Venezia hanno assunto la loro forma odierna.
La versione modificata della bandiera di Venezia, con il leone che regge la spada e ha la zampa su un libro chiuso, è quella più utilizzata dall’autonomismo veneto.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si chiama Bottega della Solidarietà ma non è un supermercato qualunque, è una nuova iniziativa che permette alle persone in difficoltà di fare la spesa senza pagare. Dove si trova e quando ha inaugurato.
A Milano ha aperto il SUPERMERCATO dove NON SI PAGA
# La Bottega della Solidarietà
Credit: farsiprossimo.it
Si chiama Bottega della Solidarietà ma non è un supermercato qualunque, permette infatti di fare la spesa senza pagare.
Questo nuovo supermercato speciale ha inaugurato il 7 giugno a Cernusco sul Naviglio, alla presenza del monsignor Mario Delpini, nell’hinterland nord est di Milano.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra la Comunità pastorale cittadina, la Caritas e l’Associazione Farsi Prossimo Cernusco, che si sono messe all’opera per aiutare le persone in difficoltà durante questa pandemia.
# Come funziona
Credit: milanotoday.it
I lavori di ristrutturazione del negozio di via Corridoni 32, di proprietà della Parrocchia San Giuseppe Lavoratore, dove è sorta la “Bottega della Solidarietà”, sono terminati a inizio giugno e il primo giorno di apertura è stato il 10 sempre di questo mese.
All’ascolto sono chiamate tutte le famiglie.
Nel negozio possono fare la spesa i nuclei familiari che, dopo aver contattato il centro di ascolto Caritas, hanno ricevuto in dotazione una tessera ad hoc.
La spesa dipende dal numero di componenti della famiglia e dal reddito dichiarato, così da garantire un aiuto sufficiente per ogni situazione.
Questo progetto però non parla solo alle famiglie in difficoltà ma a tutte.
Chi non si trova in difficoltà infatti, è chiamato a dare un piccolo aiuto a questa iniziativa facendo volontariato del mini market o rifornendolo con gli alimenti necessari.
# Un aiuto per garantire di nuovo l’autonomia
Credit: primamilanoovest.it
L’iniziativa è arrivata proprio nel momento giusto, a poche settimane dalla chiusura della conferenza di San Vincenzo in città, un gruppo di volontariato che per oltre settant’anni ha aiutato le famiglie in difficoltà in questa zona.
“La Bottega della Solidarietà vuole essere un segno che dimostri l’attenzione delle parrocchie alle persone più bisognose. Aiuti costantemente a riflettere sui temi del diritto al cibo e dello spreco alimentare”, queste sono le parole dell’ultima edizione del mensile della comunità pastorale, Voce amica.
La Bottega della Solidarietà vuole essere la risposta a tutti i bisogni delle famiglie: alimentari, ma anche educativi e sociali.
Questo nuovo progetto si pone come salto in avanti rispetto alle semplici donazioni.
Grazie a questo supermercato speciale infatti, si spera di riuscire a ridare autonomia alle persone che al momento sono in difficoltà, favorendo la responsabilità ma mantenendo la dignità di chiunque, cosa che dovrebbe essere l’obiettivo primo di ogni Stato.
All’appello della Caritas hanno risposto 130 famiglie cernuschesi disponibili a fornire una tipologia di prodotto a settimana, direttamente in Bottega e per un anno, in modo da garantirne il suo approvvigionamento. Per la gestione nel negozio invece si sono resi disponibili già una novantina di volontari, così da consentirne l’apertura settimanale nelle giornate di giovedì e venerdì dalle ore 16 alle ore 19.30 e sabato dalle 9 alle 12.30.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano è una città che tiene particolarmente ai suoi spazi verdi. Per valorizzare ancora di più questo intento, Palazzo Marino ha aperto le posizioni per una figura indicata alla salvaguardia delle aree naturali nella metropoli.
GARANTI del VERDE: aperte le candidature per valorizzare alberi, parchi e giardini di Milano
# Un nuovo ruolo dedicato al verde
Credits: milano.notizie.it
Nella giornata del 19 aprile, il comune di Milano ha presentato un bando per la posizione di “Garante del verde, del suolo e degli alberi”. Questa figura andrà a comporre un nuovo organo, formato da tre membri, e sarà nominato dal Sindaco in base alle competenze dei candidati. Si cercano persone competenti nei campi delle scienze ambientali e urbanistiche, in grado di valorizzare gli spazi naturali e garantirne la salvaguardia. Si tratta di un ruolo importante per lo sviluppo futuro della metropoli, trovando un equilibrio tra l’efficienza cittadina e il suo polmone verde.
# Compiti e scopi del nuovo garante
Credits: milanairports.com
Il nuovo organo collegiale dei garanti della natura dovrà anche vigilare che le norme in materia di suolo pubblico vengano applicate correttamente e, nello specifico, avviare le procedure per l’ampliamento del parco Agricolo Sud per oltre 1,5 milioni di metri quadrati. Inoltre, dovranno dedicarsi all’incremento degli alberi piantati nella città e promuovere iniziative su questo tema nei confronti di tutti i cittadini. I componenti svolgeranno i loro compiti a carattere onorifico, quindi senza ricevere alcun compenso, ma il loro compito sarà fondamentale anche per un dialogo con gli uffici comunali che garantisca una linea guida chiara per la tutela del verde. L’introduzione di questa nuova figura segna un passo in avanti deciso di Palazzo Marino per una città più green, gradevole e armoniosa.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ecco le 7 cose da provare e vedere almeno una volta a Comacchio.
Le 7 ATTRAZIONI di COMACCHIO, la “piccola Venezia” dell’Emilia-Romagna
#1 Erede dell’antica Spina, conosciuta per il suo iconico “Trepponti”
Credits: gb.delvecchio IG – Trepponti
Comacchio èil centro storico più originale ed affascinante del Parco del Delta del Po, soprannominato la “piccola Venezia” per la struttura a canali e i suoi ponti storici. Erede dell’antica Spina, ha origini antichissime ed ancora oggi è una città lagunare che conserva intatto l’aspetto originario. Oltre alle imponenti scalinate del famoso Trepponti, sono degni di visita il seicentesco Duomo di San Cassiano, l’elegante Palazzo Bellini e la caratteristica Manifattura dei Marinati, l’antica fabbrica adibita alla cottura e marinatura dell’anguilla.
#2 Il suo dedalo di canali e le sue case colorate
Credits: katebaocao IG – Case colorate
La piccola città lagunare è stata progettata per rendere agevole lo sviluppo economico tramite un fitto dedalo di canali navigabili, con piccoli ponti che collegano i diversi angoli della città. Nei quartieri più interni si possono trovare le caratteristiche case a schiera dalle tinte pastello.
#3 Il Parco del Delta del Po è Patrimonio dell’Unesco
Credits: ferraraterreeacqua.it
Comacchio si trova all’interno del Parco del Delta del Po, Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’elenco “Riserva della Biosfera” dal 2015, un territorio esteso per 700 km differenziato dove terra e acqua riescono a creare un equilibrio incredibile e un paesaggio unico ed irripetibile. In una grandiosa area verde incorniciata da boschi secolari, pinete e oasi, convivono migliaia di specie di uccelli, pesci ed animali.
#4 Tra le migliori aree d’Italia per fare birdwachting
Credits: unprofilodiviaggi IG – Fenicotteri nelle Saline di Comacchio
Le valli di Comacchio e il Parco del Delta del Po sono una tra le migliori aree d’Italia per fare birdwatching. Sono infatti oltre 320 le specie di uccelli censite, tra cui quelle di maggior pregio che sono: lo Svasso Maggiore, la Volpoca, il Cavaliere d’Italia, la Garzetta, le varie specie di Aironi e, soprattutto i meravigliosi fenicotteri rosa presenti in oltre 400 esemplari nella Salina di Comacchio.
#5 Le escursioni in motonave o in bicicletta alla scoperta dei vecchi casoni di pesca
Credits: lidicomacchio.it
Tra le suggestive Valli di Comacchio si può anche andare alla scoperta dei vecchi casoni di pesca recuperati e allestiti come un tempo, scegliendo tra un’escursione in motonave fino alla foce del fiume Po o la pesca turismo. In alternativa potete percorrere itinerari guidati di cicloturismo e magari spingervi fino a Venezia o Ravenna.
#6 I suoi 7 lidi, lungo 23 km di costa, da anni premiati con la Bandiera Blu
Credits: br1_col IG – Lidi di Comacchio
I 7 lidi di Comacchio sono la classica meta estiva dei ferraresi e non solo. Si estendono lungo 23 km di costa con sabbia finissima e dorata, da anni ricevono il prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu FEE, grazie alle ampie spiagge per giocare, stabilimenti balneari con spettacoli, animazioni e baby club dedicati ai più piccoli.
#7 L’anguilla, l’indiscussa regina di Comacchio
Credits: thenikmanshow – Anguille di Comacchio
L’indiscussa regina di Comacchio è l’anguilla, che ha trovato nell’ambiente delle Valli il proprio habitat naturale. Nel corso dei secoli è diventata la principale fonte di sostentamento economico e alimentare della zona. La lavorazione più tipica è l’anguilla marinata, ma ci sono 48 differenti piatti, tra cui: il risotto, il brodetto, le braciole in agro-dolce o la squisita anguilla arrostita alla griglia.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il mondo pre diritto napoleonico era un universo in cui la legge aveva un diversa applicazione tra le diverse categorie di cittadini. A seconda dei privilegi di cui godeva una persona la legge cambiava. C’erano privilegi di censo, religiosi, di luogo.
La rivoluzione di Napoleone è stata di riformare le leggi rendendole uguali per tutti.
Ora si sta realizzando un dedalo di provvedimenti che stanno portando il sistema giudiziario indietro di 300 anni.
Ci sono agevolazioni che valgono per certe categorie ma non per altre. Diritti che riguardano un tipo di lavoratori ma non altri. E con la pandemia si sta arrivando a dividere i diritti fondamentali delle persone in base all’adesione a determinati protocolli.
La grande restaurazione in atto è che i diritti si sono trasformati in concessioni dell’autorità nei confronti del cittadino.
L’autorità non è più garante dei diritti dei cittadini ma è colei che determina quali sono i diritti. Questo implica che la carta costituzionale non vale più nulla e il contratto sociale è scomparso. Ci vorrà una nuova rivoluzione per ristabilire il contratto sociale?
Un nuovo progetto per aumentare il turismo internazionale sta per essere realizzato. Grazie alla collaborazione tra lo studio romano Giancarlo Zema Design Grup e la società cinese eHang, in Italia arriveranno torri con vista mozzafiato raggiungibili in un taxi-drone. Ma quando e dove compariranno resta ancora un segreto.
In Italia le TORRI BAOBAB: vista mozzafiato e raggiungibili in TAXI-DRONE
# Le torri Baobab
Credits: giancarlozema.com Torri Baobab
Lo studio d’architettura e design italiano ha progetto delle torri ecologiche alte 30 metri da cui godere di una vista mozzafiato grazie alle finestre a 360°. Vengono chiamate Vertiport o Torri Baobab, perché la forma ricorda proprio quella della pianta, e saranno costruite in legno lamellare e acciaio. All’interno delle torri si troveranno un’ampia sala d’attesa, una caffetteria e un ristorante di 200mq. Vertiport sarà all’insegna del lusso e l’obiettivo sarà quello di regalare un’esperienza da VIP. Ma come si potranno raggiungere queste torri? Ci sarà un’opzione più economica che è quella di un ascensore che attraversa in altezza tutta la struttura, o un mezzo un po’ alternativo e che potrebbe regalare un’esperienza unica, il taxi-drone.
# Le torri saranno raggiungibili con un taxi-drone
Credits: @evtolinsights postazioni di atterraggio
È qui che entra in gioco la collaborazione con l’azienda cinese eHang, esperta nella produzione di aerei autonomi e sostenibili. Se le torri sono ancora da realizzare, il mezzo con cui raggiungerle c’è già. I taxi-drone, infatti, sono già stati costruiti dalla società: sono automatizzati come un drone e sono stati testati in alcune città cinesi e in un paesaggio italiano. Si tratta di ecotaxi che si ricaricheranno sulle future torri ecologiche. Le Torri Baobab saranno costruite, infatti, con pannelli solari calpestabili che genereranno oltre 300 kilowatt di energia al giorno e sui quali atterreranno gli aereotaxi, che si ricaricheranno in modalità wireless. Finito il pranzo o la cena, inoltre, il taxi-drone potrà portare i turisti a fare un giro per poter ammirare il paesaggio circostante dall’alto.
# Quale sarà il posto italiano ad aggiudicarsi le torri?
Il bello è che non dovremo andare all’estero per provare quest’esperienza un po’ futuristica e certamente sorprendente. Con questo progetto, lo studio Giancarlo Zema Design Grup e la società cinese eHang conquistano il settore mondiale dell’ecoturismo. Vertiport sarà realizzato in Cina nel Forest Lake di Zhaoqing City, alle Maldive, negli Emirati Arabi Uniti e sì anche in Italia. Dove e quando compariranno resta però un mistero, si vedrà quale sarà il posto italiano che se le aggiudicherà.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: affaritaliani.it - Credits: modulo.net - Nuova torre vecchio edificio
Il 26 aprile la posa della prima pietra del progetto che rivoluzionerà il teatro lirico più famoso del mondo. La nuova torre sarà alta 38 metri e ci sarà una sala prove da record, mentre il palcoscenico diventerà lungo come cinque carrozze di tram. Scopriamo tutti i dettagli e la data dell’inaugurazione.
Il nuovo progetto: una TORRE MEDIEVALE per la Scala
# Al via i lavori per la “torre medievale” al Teatro della Scala, pensata per dare risposta ai problemi di potenziamento ingegneristico dei servizi e delle attrezzature sceniche
Credits: modulo.net – Nuova torre vecchio edificio
Il 26 aprile ci sarà la posa della prima pietra della “torre medievale” al Teatro della Scala. Prenderà il posto della Palazzina di via Verdi demolita l’anno scorso e sarà più arretrata e meno visibile rispetto a quest’ultima. L’obbiettivo di questa nuova costruzione, che amplierà il teatro lirico più importante al mondo, è rispondere ai problemi “di potenziamento ingegneristico dei servizi e delle attrezzature sceniche“.
Credits: infobuild.it – Rendering con vista da Mediobanca
A livello estetico e architettonico la nuova torre, progettata sempre dall’architetto ticinese Carlo Botta, in collaborazione con l’architetto milanese Emilio Pizzi, già ideatore del “cilindro” realizzato a inizi anni ‘2000 dietro il teatro, ricorda per lo sbalzo la Torre Velasca e richiama alla Milano medioevale.
# I numeri del progetto: 17 piani per 38 metri di altezza e una sala prove da record
Credits: infobuild.it – Nuovo teatro alla Scala completo di torre vista longitudinale
Gli scavi sono arrivati a ben 18 metri in profondità, per realizzare sei piani sotterranei e undici fuori terra che faranno salire la torre fino a 38 metri d’altezza. Nei piani sotterranei sarà costruita in un unico spazio la sala prove per l’orchestra adatta alle incisioni discografiche, con un’altezza di 14 metri pari alla statua di Vittorio Emanuele in piazza Duomo compresa di basamento. La sala è stata ideata dal progettista acustico Yasuhisa Toyota con queste specifiche dimensioni e altezza per garantire il migliore effetto acustico possibile.
# Il palcoscenico sarà lungo come 5 carrozze di vecchi tram
Credits: infobuild.it – Nuovo palcoscenico in giallo
L’elemento che subirà la trasformazione maggiore sarà il palcoscenico che aumenterà ancora di più la profondità arrivando a misurare 70 metri, come cinque vecchi tram dell’Atm. Grazie a questo intervento i tecnici potranno montare e smontare le scene e le strutture degli spettacoli senza arrecare alcun disturbo a attori e pubblico durante le prove e le rappresentazioni. La crescita degli spazi disponibili consentirà anche una migliore distribuzione e concentrazione degli uffici liberando altri luoghi del teatro: verranno creati gli uffici per la Direzione Ballo, la Direzione Allestimento Scenico e la Direzione Tecnica e per la Direzione Amministrativa e la Direzione del Personale che si sposteranno da altri immobili in locazione in città, oltre che per il Servizio di Promozione Culturale e l’Archivio storico. L’inaugurazione è prevista nel 2022.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: @matt.zamb
Torre Asinelli e della Garisenda
La Torre degli Asinelli, uno dei simboli più riconoscibili del capoluogo di Regione, e la sua “sorella più piccola”, quella della Garisenda, entrambe pendenti, rappresentano tutt’oggi qualcosa di unico, a livello locale, regionale ed italiano.
La TORRE degli ASINELLI è la torre MEDIEVALE originale più ALTA d’Italia
# Con 97,2m d’altezza la Torre degli Asinelli è la torre medievale originale più alta d’Italia
Credits: @simo_supertramp82 Torre degli Asinelli
La Torre degli Asinelli è stata costruita tra il 1109 ed il 1119, appunto, dalla famiglia nobiliare degli Asinelli ed è una delle 20 torri medievali che si sono conservate e sono ancora visibili a Bologna. Si trova nella zona che viene detta “Bologna Turrita”. Si tratta di una costruzione molto solida: sopravvisse addirittura ad un colpo di cannone accidentale sparato nel 1513, per festeggiare l’elezione di Papa Leone X al soglio pontificio. Tutto questo, nonostante i piloti degli Alleati, durante i bombardamenti sulla città nella Seconda Guerra Mondiale, scommettessero su chi riuscisse ad abbattere per primo la torre. Con i suoi quasi 100 (precisamente 97,2) metri d’altezza, la Torre degli Asinelli è tutt’oggi visitabile. Salire sulla Torre garantisce una vista assolutamente unica sul centro di Bologna.
# La sorella della Torre degli Asinelli
Credits: @pasto_22 Torre della Garisenda
La Torre della Garisenda, citata già da Dante, con i suoi circa 48 metri di altezza risulta più bassa di quella degli Asinelli. È stata costruita nel 1109 dalla potente famiglia bolognese dei Garisendi, dei cambiavalute. In originale la torre era alta 60 metri, 12 dei quali furono eliminati nel 1353 per ragioni di sicurezza. Nel 1790 Giovanni Battista Guglielmini, religioso e scienziato bolognese, compì un esperimento di caduta dei gravi dalle torri, volto a dimostrare la rotazione della Terra.
# Il complesso delle due torri
Credits: @matt.zamb Torre Asinelli e della Garisenda
Sino al 1919, la torre degli Asinelli e quella della Garisenda condividevano lo spazio di Piazza Ravegnana con altre tre torri: precisamente quelle degli Artenisi, dei Guidozagni e dei Riccadonna, che furono però abbattute per estendere l’abitato, nonostante le vivaci proteste dei bolognesi dell’epoca. Inoltre, il complesso delle due torri bolognesi, costruito con in mente necessità militari difensive, nonché con la volontà di dimostrare la potenza di alcune famiglie nobiliari, aveva ai suoi piedi un mercato detto “mercato di mezzo”, che viene replicato da qualche anno in chiave moderna.
# Il “tesoro degli asinelli”
Una delle leggende della Torre degli Asinelli chiama in causa un contadino molto saggio, il quale possedeva due asinelli. Dedito solo al lavoro, il contadino trovò un tesoro, grazie ai suoi due animali che si erano imbizzarriti e scalciavano mentre l’uomo lavorava in un campo un po’ isolato. Calmatisi gli animali, egli scavò dove i due asinelli gli avevano indicato e trovòuno scrigno pieno di monete d’oro e pietre preziose. Decise di chiamare quello che aveva trovato “il tesoro degli asinelli” e, per prudenza, di non dire neppure a sua moglie del ritrovamento. Col tempo, in modo accorto, il contadino riuscì a migliorare il tenore di vita della sua famiglia, tanto che il figlio poté studiare presso i migliori maestri ed insegnanti dell’epoca, diventando un uomo colto e saggio.
# La Torre fu frutto di una sfida d’amore
Il figlio del contadino finì con l’innamorarsi, pienamente ricambiato, della figlia di un nobiluomo bolognese. Per quanto i due si amassero, però, la differenza di classe sociale aveva il suo peso. Quando il giovane innamorato andò coraggiosamente a chiedere la mano della fanciulla, il padre di quest’ultima, ridendogli in faccia, gli promise la mano della figlia solo quando il ragazzo sarebbe riuscito a costruire una torre molto alta. Il giovane si rivolse a suo padre, il quale, consegnandogli il resto del tesoro trovato nel campo, gli permise di far costruire la torre che da allora si chiama “degli Asinelli”.
# Altre credenze sulla torre
È interessante anche la leggenda secondo la quale occorrerebbe salire sulla Torre degli Asinelli solo dopo aver conseguito la laurea, dal momento che, se lo si facesse prima, si potrebbe correre il rischio di non laurearsi. Di sicuro, l’intero complesso è uno dei simboli più amati riconoscibili della “Dotta”, in quanto è un punto importante del centro storico della città e possiede addirittura un suo hashtag, ossia #duetorri.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo il successo di NoLo, il distretto urbano a Nord di Loreto, dall’altra parte della città nasce Na.Pa. Non è solo un quartiere ma un distretto a tema. Ma in che cosa consiste questo distretto?
Arriva NAPA: sarà la nuova NOLO?
# La zona del Naviglio Pavese mira a essere valorizzata
credits: gamberorosso.it
Na.Pa, ovvero Naviglio Pavese, è un vero e proprio distretto urbano all’interno del Municipio 5 che nasce dall’iniziativa di un gruppo di ristoratori. Il nome è stato registrato lo scorso anno, a giugno per l’esattezza, e il suo obiettivo è quello di valorizzare il quartiere, creando un dialogo tra centro e periferia in grado di rafforzare la connessione tra le persone e la realtà della zona.
La realizzazione del distretto gastronomico è un modo di fare squadra e raccontare un territorio poco noto, ma davvero meraviglioso, la cui eccellenza va oltre il cibo e che merita di essere valorizzato e conosciuto.
# Il primo distretto a tema di Milano
credits: napa.mi IG
I soci fondatori di Na.Pa sono 14 e tra essi si possono trovare ristoranti e bar, ma anche cantine, trattorie e hub gastronomici. Facendo rete, queste realtà stanno cercando di far conoscere le eccellenze di questa zona, attraverso il filo rosso che le unisce: il cibo come cultura.
Come affermano i fondatori, solo facendo squadra tra le realtà della zona, si possono promuovere iniziative che valorizzino l’esperienza e le competenze delle persone che vivono al suo interno. Proprio per questo Na.Pa non si limita ad essere un’associazione di commercianti, ma un comitato, un vero e proprio distretto di cui fanno parte anche istituzioni, organizzazioni del terzo settore e privati cittadini.
# Lo chef Sadler e le richieste al Governo
credits: agrodolce.it
Tra i ristoratori di Na.Pa spicca un nome: Claudio Sadler, una stella Michelin e un Ambrogino d’Oro. Durante il lockdown di marzo, lo chef è stato tra i primi ad aderire all’idea di realizzare un delivery a marchio Na.Pa, box gastronomiche realizzate a 4 mani da due ristoranti per volta.
Lo spirito del distretto, perciò, non sembra essere stato intaccato dalla pandemia, anche se le consegne a domicilio sono solo un modo per tirare avanti, una toppa e non certo la soluzione definitiva. Come affermato da Sadler, ma anche da moltissimi altri ristoratori, la richiesta al governo è una sola: poter lavorare.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nonostante il blocco dei licenziamenti ormai attivo da un anno, secondo Eurostat i lavoratori italiani sono quelli che hanno perso di più in Europa. La crisi è arrivata per tutti, ma l’Italia sorprende sempre posizionandosi tra i primi posti quando si parla di perdite economiche.
Analisi choc: nell’anno del Covid CALO RECORD in Europa degli STIPENDI degli ITALIANI
# I salari sono calati drasticamente: persi 40 miliardi di euro
Credits: piacenzasera.it portafoglio vuoto
Nel 2020 i lavoratori italiani hanno visto i loro salari diminuire drasticamente: l’ammontare dei salari corrisponde oggi a 486,4 miliardi di euro, contro i 525,7 di prima. Non solo, quindi, ci sembra di non aver vissuto un anno e mezzo delle nostre vite, ma per quanto riguarda il lavoro e l’economia siamo tornati al 2016 quando il monte salari era circa 490 miliardi, quindi ancora più alto di quello di adesso.
L’Italia, inoltre, ha visto un calo del PIL pari all’8,9%, superando di gran lunga la media europea dell’1,9% e mostrando quindi il dato peggiore di tutta l’UE. D’altronde si sa che, quando si parla di record in negativo, all’Italia piace classificarsi per prima.
# Il calo più drastico in Italia: -7,5%. Segue la Spagna
Seppure l’Italia ha battuto tutti, secondo Eurostat la Spagna non è stata da meno. In Spagna è stato registrato un caldo del monte stipendi pari al 6,44%, contro il 7,5% italiano, e 600 mila lavoratori in meno. Si dimostrano certamente migliori, invece, Francia e Germania, rispettivamente con un calo del monte dei salari di 3,42% e di 0,87%. E se poi i lavoratori italiani sono quelli che ci hanno rimesso di più, in Olanda il monte salari è addirittura aumentato del 3,29%.
Questi dati la dicono lunga su come i diversi stati hanno reagito alla crisi. È vero che l’Italia partiva svantaggiata, dato che la sua situazione economica non era già delle migliori, ma i dati sono veramente preoccupanti.
# Al calo degli stipendi si aggiungono 1 milione di nuovi disoccupati
Credits: claai.info blocco dei licenziamenti
Bisogna precisare, inoltre, che in questo momento i lavoratori italiani non possono essere licenziati e, nonostante ciò, l’Italia è quella che ha perso di più. Il blocco dei licenziamenti, seppure temporaneo, ha aiutato molte famiglie a continuare ad avere una fonte di reddito in un periodo così difficile per l’economia. Non sono mancate però le persone che hanno perso il loro lavoro, arrivando ora a circa 1 milione. In più a febbraio 2021 si registrava un tasso di disoccupazione pari al 10,2% e al 31,6% per quanto riguarda i giovani. Se quindi i dati non sono stati incoraggianti in un periodo dove è impossibile licenziare, cosa succederà dopo? Non si sa, ma il problema è che non lo sanno nemmeno il governo, i sindacati e le stesse imprese.
La Uil chiede di confermare il blocco dei licenziamenti «senza il quale il dato sarebbe più grave» e di rinnovare al più presto i contratti nazionali. Rimane però il fatto che una volta tolto questo blocco, perché non sarà eterno, anche se per ora si può stare tranquilli per qualche mese, sarà inevitabile che alcune persone perderanno il proprio lavoro, a meno che non ci si troverà di fronte ad una forte crescita improvvisa.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’installazione in legno, per fattezze e dimensioni, ricorda il leggendario Cavallo di Troia narrato nei poemi omerici. Eppure, qui parliamo di una capra ed è necessario osservare bene per indovinare quale sia il suo significato.
Il mistero del CAPRONE GIGANTE in Gae Aulenti
# Una campagna avvolta nel mistero
Credits: asknews.it
L’arrivo della statua in piazza Gae Aulenti, in realtà, non è stata totalmente una sorpresa. Nei giorni precedenti, in alcuni dei luoghi più importanti di Milano come i Navigli o nei pressi del Duomo, sono iniziati ad apparire i primi indizi. Tra questi, alcune impronte di zoccoli giganti sui marciapiedi e altre dediche dalle fattezze caprine sui cartelli stradali. Si ritiene che, dietro tutto questo, ci sia qualche azienda pronta a lanciare una campagna marketing fuori dal comune. Tuttavia, niente è ancora certo e solo una volta arrivati nei pressi della statua in legno si può iniziare a comprendere il suo scopo.
# La nuova attrazione di Gae Aulenti
Credits: rassegnastampa.news
Giunti al suo cospetto, ci si può rendere conto dell’imponenza del nuovo arrivato. La statua è alta ben 14,05 metri e larga 12 metri, posizionata accanto al padiglione di IBM. La prima cosa che salta all’occhio è la scritta su un fianco: “C’è un _____ dentro”, con uno spazio vuoto che sembra invitare i presenti a indovinare cosa contenga davvero. Un cartello riguardante le informazioni per la privacy riporta che l’opera è stata commissionata da Birra Peroni. Probabilmente sarà necessario attendere ancora qualche giorno prima che il segreto venga completamente svelato. Nel frattempo, tutti i curiosi possono ammirare e immortalare una installazione a dir poco inusuale, utile anche solo a distrarsi e strappare un sorriso nel tran tran quotidiano.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.