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Venezia, la regina dei VIDEOGIOCHI internazionali

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FINAL FANTASY XV
Credits: IGN

Venezia è una città così famosa che il mondo reale non basta per rappresentarla. Sapevate che è una location molto ambita anche nel mondo virtuale? Continuate a leggere e scoprirete alcuni videogiochi ambientati a Venezia. 

Venezia, la regina dei VIDEOGIOCHI internazionali

Non amo i souvenir

Adesso scriverò una cosa che forse sarà impopolare, ma a me non piacciono i souvenir. Ben inteso, non parlo di una piccola e discreta calamita, o una minuscola campanella. E non parlo nemmeno di quegli acquisti fatti in vacanza che semplicemente ricordano il momento. Mi riferisco a quelli pacchiani, tanto in voga trent’anni fa, e che mia nonna teneva con l’orgoglio di una collezione di trofei, in bella mostra sulle mensole della sua libreria.

C’erano la torre di Pisa, il Colosseo, il Duomo di Milano, il Campanile di San Marco, una discutibile gondola che navigava in acque invisibili, e sicuramente altri più “continentali” che ho sfortunatamente dimenticato. Ecco, quelli non ho mai potuto soffrirli. Ecco perché, quando mi sono trasferita a Venezia, ho quasi avuto una crisi di nervi di fronte a un souvenir che racchiudeva tutti i principali monumenti italiani, tutti insieme, sotto una dubbia etichetta “Saluti da Venezia”. In quel momento, ebbi la certezza che la cosa era un po’ sfuggita di mano. 

# Nel mondo ci sono 97 Venezia

Perché Venezia sembra essere infatti tra le città più famose all’estero. Quasi tutti la conoscono e in molti la imitano—anche se con qualche riserva sui risultati, ma questa è un’altra storia. Si stima che ci siano 97 città chiamate Venezia in tutto il mondo reale. E in quello virtuale? Perché se è vero che Venezia è una delle location preferite per il cinema, lo è altrettanto che sia davvero magnifica come ambientazione per un videogioco. Molti, anzi.  

Oggi vi porto con me tra videogiochi della mia infanzia e più moderni, tutti accomunati da una qualche riproduzione—più o meno fantasiosa—di Venezia. 

# I Picchiaduro

Picchiaduro
Credits: visitvenezia.eu

Comincio subito con i più classici, visti, giocati, e conosciuti tra i videogiochi: i picchiaduro. Non ho fatto in tempo a giocarli nei cabinati nelle sale giochi ma ero sicuramente la bimba più veloce a rubare il joystick ai miei vicini di casa in possesso di un computer in cui fosse possibile emularli e giocarli. Chi si ricorda di Fatal Fury 2? Gioco del 1992, rappresenta perfettamente il mio ideale di souvenir brutto: sullo sfondo ai combattimenti è possibile godere di una vista turistica di Venezia… Insieme al Colosseo e alla torre di Pisa. Final Fight 2, invece, offre una vista sul ponte di Rialto da un immaginario ponte levatoio, e poi sulla Basilica di Santa Maria della Salute da una terrazza. E poi c’è il famosissimo Tekken. Sono stata campionessa imbattuta tra i vicini di casa dal terzo capitolo in poi, ma prima che le ambientazioni prendessero sfumature tra l’urban e l’industrial fantasy, nel primo capitolo della saga, è Venezia a colorare le scene: una delle ambientazioni tra le più fedeli alla realtà, a parte per le colonne di San Todaro e San Marco, ridimensionate e collocate in una posizione più favorevole alle battaglie. 

# Indiana Jones e l’ultima crociata 

 

Sotto questo nome finiscono ben tre giochi, tutti rilasciati tra il 1989—lo stesso anno in cui l’omonimo film è uscito nelle sale americane—e il 1991. Sia che si tratti di “Indiana Jones and the Last Crusade: the Action Game” o “Indiana Jones and the Last Crusade: the Graphic Adventure” o ancora “Indiana Jones and the Last Crusade”, l’ambientazione che li accomuna è la stessa: una città che sembra proprio essere Venezia, e che la ricorda abbastanza per la forma degli edifici e i colori—un po’ meno per le fontane in piazza, e che regala anche una fantasiosa e oscura panoramica di una città sotterranea ricca di intrighi, misteri, e oggetti nascosti.  

# Tomb Rider II

Per molti, questo è il videogioco ambientato a Venezia. Sicuramente è il più famoso. Si tratta del secondo capitolo della saga della giovane archeologa inglese Lara Croft. Chi ha avuto la possibilità di giocare a questo titolo sicuramente ricorderà di come fosse possibile addentrarsi per le calli veneziane, tra ponti e palazzi, e di come un giro in motoscafo rendesse il giro molto più emozionante, il tutto accompagnato dai rintocchi di un qualche campanile. Ben inteso che non si tratta della riproduzione più fedele alla città lagunare, è perlomeno una delle meglio riuscite, e girovagando per la realtà del mondo di Lara Croft, si respira un po’ l’atmosfera di una Venezia reale.  

# 007 – Quantum of Solace

In questo videogioco del 2008 tratto dall’omonimo film, l’azione si svolge seguendo le stesse ambientazioni della pellicola e, quindi, è inevitabile passare per Venezia. Qui, nei panni di James Bond, il giocatore avrà la possibilità di girare per una città molto realistica in termini di grafica, muovendosi in prima persona tra calli, ponti, e fondamente accompagnati dal rintocco delle campane e dalla epica e riconoscibile colonna sonora tipica dei film di 007. Sebbene non si riconosca nello specifico nessun luogo della vera Venezia, i poligoni della mappa di questo videogioco, che utilizza lo stesso motore grafico di Call of Duty, sono particolarmente realistici e ben realizzati. 

# Super Mario

Ebbene si, anche l’idraulico italiano più famoso dei videogiochi giapponesi ha fatto un giro a Venezia. Più o meno. In Super Mario Sunshine (2002) Mario combatte i suoi nemici in giro per Isola Delfino grazie a uno strano marchingegno fatto di pompe idrauliche. L’isola, che si sviluppa intorno a Delfino Plaza, sembra essere stata disegnata ricalcando le calli e i campi veneziani. Niente di più semplice, dato l’amore di Nintendo per l’Italia. Ma questo non è di certo l’unico legame di Mario con Venezia. Nel lontano 1990, in una puntata de “Le avventure di Super Mario”, serie animata ispirata al videogioco e prodotta tra l’altro sempre da Nintendo, Venezia trionfa e regala un notevole colpo di scena: dopo aver sconfitto l’acerrimo nemico Bowser, Mario e Luigi vengono guidati da un gondoliere al cospetto delle statue degli idraulici di Marco Polo, nel cuore della città. E, indovinate? Mario e Luigi discendono proprio da quegli idraulici. Sembra proprio che i due idraulici in salopette più famosi del mondo siano proprio veneziani. Mamma mia!

# Assassin’s Creed II

Questo è uno dei titoli che, per precisione e fedeltà, più rende omaggio a Venezia. Nel secondo capitolo della saga, Ezio Auditore, il protagonista, nelle sue missioni, si ritrova a visitare le riproduzioni virtuali di alcune tra le principali città italiane del Rinascimento. E ovviamente, Venezia non poteva non essere tra quelle. Quello che colpisce di Assassin’s crede è la minuzia e attenzione al dettagli nel riprodurre le ambientazioni storiche. Nei panni di Ezio, il giocatore è libero di visitare il Canal Grande, piazza San Marco, entrare in Basilica e persino al Palazzo Ducale, raggiungere l’isola di San Giorgio Maggiore e godere della prima versione di legno del Ponte di Rialto.

# Call of Duty: Infinite Warfare

Uno dei FPS (First-Person Shooter) più famosi è sicuramente Call of Duty e la sua saga. Questo titolo, nello specifico, datato 2016, consente di scaricare una mappa aggiuntiva, non presente nel gioco “standard”, che porta il giocatore indietro nel tempo… Nel Rinascimento… A Venezia. E se questa storia vi sembra già sentita beh, anche a molti fan, che hanno subito notato molte somiglianze della mappa dello sparatutto di Activision con il videogioco della Ubisoft. Le due mappe della città sono effettivamente simili per realizzazione. In ogni caso, anche in Call of Duty l’atmosfera veneziana è tangibile e restituita al giocatore, che può godere di una città deserta—ad eccezione dei nemici—e girovagare per le calli tra improbabili biciclette parcheggiate e barche a vela tra i canali. 

# Final Fantasy XV

Final Fantasy è un’altra saga che ha segnato la mia adolescenza. Ho sempre amato questi titoli, per la grafica eccezionale, la trama sempre molto sviluppata e il gameplay personalmente molto coinvolgente. Tuttavia, è quindicesimo episodio che voglio presentarvi, e per un motivo specifico: la sua ambientazione. Si tratta di Altissia, la capitale di uno dei continenti in cui è ambientato il gioco. Questa è infatti non solo ispirata a Venezia, ma ne presenta tutti gli aspetti più importanti e caratteristici. Ci sono i canali, attraversatili in gondola o in barca, cartelli e insegne scritte in italiano, strade ispirate alle calli veneziane, tra l’altro leggibili sui tipici nisioeti. Persino l’architettura è davvero molto simile a Venezia, con le caratteristiche trifore ai palazzi, i ponti, i lampioni… L’atmosfera è talmente simile a quella della laguna veneziana che è facile dimenticare di non essere virtualmente a Venezia.

Fonte: visitvenezia.eu, Videogame ambientati a Venezia

Continua la lettura con: Tre GIOCHI E VIDEOGIOCHI dedicati a Milano

GIADA GRASSO 

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Qual è il TAGLIO MASCHILE più in voga quest’anno a MILANO?

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credit: liguria.bizjournal.it

Come la pandemia ha influito sulle tendenze dei tagli maschili? Lo ha spiegato Emanuele Giannini, Marketing Manager di Bullfrog.

Qual è il TAGLIO MASCHILE più in voga quest’anno a MILANO?

Solitamente le mode, anche in fatto di hairstyle, partono dai grandi riflettori, che siano sfilate, TV o artisti musicali. Quest’anno però a causa della pandemia ciò che resta sul grande schermo, rimane sul grande schermo. Dai tagli più corti si passa quindi a quelli più lunghi, dati anche dall’impossibilità di andare dal parrucchiere continuamente. Ma qual è il taglio maschile più in voga quest’anno a Milano? Lo spiega il Marketing Manager di Bullfrog in un’intervista su Vanity Fair

# Tv e vita reale: il mullet degli anni ’70 stile Mahmood

credit: elle.com

Emanuele Giannini, Marketing Manager di Bullfrog, ha spiegato in un’intervista a Vanity Fair che «Le tendenze per i tagli di capelli da uomo di solito partono da sfilate, tv, musica e propongono stili che non sempre coincidono con quello che chiedono davvero gli uomini quando vanno dal barbiere». E quest’anno, più degli altri, c’è un grande gap tra le tendenze sui grandi schermi e quelle della vita reale. Ad esempio, prosegue Giannini,  «Lo stile che va per la maggiore quest’anno guarda al passato, tra i tagli che sono stati portati alla ribalta c’è l’amato e odiato mullet degli anni ’70, il taglio con una lunghezza pronunciata nella parte posteriore della testa, accompagnato in genere da viso rasato o barba molto corta.» E’ stato il cantante Mahmood a proporre questo elaborato taglio sul palco dell’Ariston, abbinato al suo classico caesar cut sulla parte frontale.

# Il taglio all’italiana di Fedez

credit: vanityfair.it

Ma come già sottolineato, nella vita vera gli uomini hanno ridotto la frequenza con cui vanno dal parrucchiere e non riuscirebbero a mantenere ordinati tagli troppo elaborati. Giannini prosegue l’intervista spiegando quali siano i tagli più in voga tra gli uomini che frequentano i saloni Bullfrog «In generale gli uomini vogliono tagli più lunghi del solito, lavorati tutti a forbice e portati all’indietro come il taglio all’italiana: chi si è abituato a vedersi con i capelli più lunghi tende a mantenere questo stile almeno per un po’. Viceversa, chi preferisce tagli corti chiede versioni facili da mantenere come il crew cut, un taglio ad una lunghezza, con sfumature basse che non richiedono visite molto frequenti in barberia». Un esempio di questo taglio semplice ma stiloso è quello di Fedez, che si è rivolto proprio agli esperti di Bullfrog per l’hairstyling del suo ultimo video.

# La barba “sperimentale”

credit: contropelo.net

Se per i capelli la pandemia ha ridotto drasticamente i tagli curati e fantasiosi, per quanto riguarda la barba invece si è diffusa la tendenza a sperimentare: baffi, barbe lunghe oppure rasature. Giannini ha confessato a Vanity Fair la richiesta che viene fatta loro più spesso: «In barberia lo stile che ci viene richiesto di più è una barba di lunghezza media, circa 2cm, più piena nella parte centrale e ben sfumata sulle guance e sotto il mento. È lo stile più adatto da portare sotto la mascherina».

Quest’anno quindi la scelta è ardua e influenzata senza dubbio dalla situazione socio-sanitaria, ma anche se non ci si può recare spesso dal parrucchiere restare ordinati e alla moda è possibile.

Fonte: Vanity Fair

Leggi anche: A Milano la MODA RAINBOW: i capelli ARCOBALENO sono la tendenza dell’inverno

ROSITA GIULIANO

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Quando a Milano ci si trovava in LATTERIA

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credits: dissapore.it

Facciamo un tuffo nel passato e andiamo nella Milano degli anni Cinquanta. Immaginiamo la frenesia dell’epoca dovuta al boom economico del dopo guerra e immergiamoci nelle vie di una città decisamente diversa da quella che conosciamo oggi. Facciamo finta di passeggiare per la strada e di imbatterci in una bottega, una latteria per la precisione, di entrare e di scoprire questo luogo, oggi quasi del tutto dimenticato.

Quando a Milano ci si trovava in LATTERIA

# Da semplice rivendita di latte a bar-trattoria

credits: mauro lupoli fb

Le prime latterie nascono come semplici rivendite di latte, i piccoli negozi caratterizzavano le strade di Milano già alla fine dell’800. Bisogna arrivare agli anni del dopoguerra per assistere ad una loro prima trasformazione. Sull’onda del boom economico, infatti, queste botteghe si trasformarono anche in luoghi dove mangiare un buon piatto casalingo ad un prezzo modestissimo. Fu così che davanti alla parola latteria si aggiunse quella di bar, parola che ampliò la clientela, senza modificare l’identità del luogo.

# Arredamento modesto e prodotti stagionali: ecco le caratteristiche delle vecchie latterie

credits: pinterest.it

Le principali caratteristiche delle latterie erano: l’arredamento modesto ed essenziale, i tavoli di marmo, la stagionalità dei prodotti venduti e l’inconfondibile odore di formaggio.

Benché si fossero trasformate in simil trattorie, le latterie non persero mai la loro funzione principale: quella di punto vendita di latte e derivati. In inverno erano solite vendere coni di panna montata con un’aggiunta di cannella e bustine di castagnaccio, mentre, negli anni del boom, nelle loro vetrine spuntarono anche biscotti industriali e soldatini giocattolo.

# Non solo negozi, ma anche luoghi si socialità e aggregazione

credits: pinterest.it

La clientela era per lo più modesta e abituale, le vecchie botteghe infatti erano luoghi di riferimento per le famiglie della classe operaia che abitavano le periferie.

I negozi al dettaglio erano un elemento centrale per il tessuto urbano di un tempo, ogni quartiere aveva le sue botteghe che non erano solo punti vendita, ma veri e propri luoghi di aggregazione.

La piccola distribuzione non garantiva solo alimenti freschi e di stagione, ma arricchiva i quartieri di uno speciale senso di comunità, che garantiva a tutti gli abitanti una rete di supporto e aiuto.

# La scomparsa dei negozi al dettaglio e le poche latterie rimaste

credits: restaurantguru.it

Verso la fine degli anni ’70 le latterie, come molti altri negozi al dettaglio, iniziano a chiudere i battenti, fino a scomparire quasi del tutto, fagocitate da supermercati, bar e ristoranti.

Oggi sono davvero pochi quelli che fanno la spesa dal fruttivendolo, dal macellaio e dal lattaio, eppure, qualche vecchia latteria è rimasta nel capoluogo meneghino. Alcune si sono un po’ modernizzate e adattate ai tempi, mentre altre, come la latteria di via Salvini, hanno mantenuto l’insegna e l’arredamento dell’epoca, per non dimenticare una realtà che è stata al centro della nostra storia.

Continua a leggere: Quando a Milano si sentiva URLARE: “L’è rivà el giasée” 

CHIARA BARONE

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Gli STILI delle ZONE di MILANO: e tu a quale TRIBÙ appartieni?

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credit: lamilano.it

Le culture giovanili cambiano nel tempo: alcune spariscono, altre tornano dopo anni. Oggi quali stili si trovano nelle diverse zone di Milano?

Gli STILI delle ZONE di MILANO: e tu a quale TRIBÙ appartieni?

Che strano periodo di vita, l’adolescenza. In ogni parte del mondo gli adolescenti amano sentirsi parte di un gruppo e per questo creano delle tribù che cambiano, in base all’epoca e al luogo in cui si sviluppano, ripresentandosi dopo lunghi periodi oppure sparendo per sempre nella discarica delle mode giovanili.

Nemmeno a Milano le tribù, anche chiamate subculture giovanili, sono mai mancate e se negli anni ’80 la città era il campo di battaglia per punk e paninari, oggi le cose sono cambiate. Quali sono le “tribù” odierne e dove si trovano tra le vie della città? Ne ha descritto le principali caratteristiche Simone Tosoni, Professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi alla Cattolica di Milano, in un’intervista a Il Giorno.

# Dai punk agli hipster: così sono cambiati gli “alternativi”

credit: milanolife.it

Riprendendo la contrapposizione punk vs paninari, la principale differenza tra le due subculture era la visione del consumismo: mentre i punk si opponevano a questa individualistica visione del mondo, i paninari ne esaltavano i pregi con vestiti di marca per nulla sobri. Ad oggi potremmo dire la stessa cosa delle due tribù giovanili prevalenti: gli hipster e i trapper. I primi, tornati di moda direttamente dagli States degli anni ’40, adesso popolano la città e la loro parola d’ordine è: alternativo. Tutto ciò che non è mainstream li attrae e, nonostante lo stile hipster si possa trovare ovunque in città e provincia, le zone medio-borghesi come Isola o i Navigli ne sono la culla.

# La periferia passa dai paninari alla trap

credit: djmagitalia.com

In contrapposizione allo stile vintage ma ricercato degli hipster si trovano i trapper, che non hanno bisogno di molte presentazioni. Quella che inizialmente era una cultura di nicchia, oggi anche grazie al successo di Sfera Ebbasta, è diventata una vera e propria mania per i giovani, che sfoggiano accessori d’oro e vestiti costosi. Come gli hipster hanno proseguito sul cammino anticonformista dei punk, allo stesso modo i trapper sono associabili al mondo consumista e individualista dei paninari.

Essendo la trap un genere musicale ormai ascoltatissimo, i giovani trapper sono ovunque in città. Indubbiamente, però, prevalgono nei quartieri di periferia, nei quali, da sempre, l’hip hop è molto apprezzato e danno voce alla voglia di rivalsa che accomuna moltissimi giovani e che si nasconde dietro alle collane e ai bracciali.

Fonte: Il giorno

# Nel centro città resiste la passione per l’alta moda

credit: milanopocket.it

Oltre alle subculture giovanili prevalenti – ma è importante sottolinearlo, non sono le uniche – ci sono poi quei giovani che non si sono discostati dalla moda meneghina d’altri tempi.

Nel centro della città si trova infatti il famoso Quadrilatero della moda, delimitato da Via Monte Napoleone, Via Manzoni, Corso Venezia e Via della Spiga, ed è qui che si trovano le boutique delle più grandi firme. Crescere nella Città della moda per antonomasia è un privilegio ma anche una responsabilità quando si tratta di portare avanti la tradizione e, proprio per questo, nelle zone più centrali di Milano non mancano tutt’oggi giovani che si rifanno alle icone di stile che ci hanno resi celebri.

E’ innegabile: esistono degli stili prevalenti in alcune zone piuttosto che in altre, eppure oggi a Milano c’è la tendenza a incontrarsi nei locali e non più per la strada. Il risultato? Che le tribù si spostano, persone appartenenti a mondi diversi si incrociano in un locale per una serata e poi si dividono nuovamente. Il risultato è che oggi la moda è liquida, non può essere geolocalizzata come un tempo. Nonostante ciò resistono comunque quelle mode giovanili che caratterizzano diverse zone della città, rendendole uniche e incomparabili.

Leggi anche: A Milano la MODA RAINBOW: i capelli ARCOBALENO sono la tendenza dell’inverno

ROSITA GIULIANO

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Le 10 LEGGI più ASSURDE che si possono trovare nel MONDO

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Credits: https://www.ilblogdellestelle.it/

Paese che vai, legge che trovi. Ne sappiamo qualcosa noi che ad ogni piè sospinto ci troviamo un nuovo DPCM tra le mani. Una cosa è certa: molti legislatori devono essersi molto divertiti a creare norme decisamente bizzarre.

Le 10 LEGGI più ASSURDE che si possono trovare nel MONDO

#1 Sei incinta? Nel Regno Unito puoi farla dove vuoi

Credits: uppa.it
donna incinta

Quando si è in gravidanza, si sa, molto spesso scappa la pipì. La legge del Regno Unito è probabilmente molto sensibile all’argomento, tant’è che in territorio inglese le donne in stato interessante hanno la facoltà di fare la pipì ovunque vogliano. La legge specifica anche che, se la donna lo desidera, può anche usare il casco di un poliziotto come vasino improvvisato.

#2 Sei un uomo? puoi farla anche tu ma solo contro la propria auto

Restiamo in Gran Bretagna e sempre in tema plin plin. Se un uomo ha un’urgenza impellente e non trova un bagno nelle vicinanze, ha la possibilità di espletare i suoi bisogni con il permesso della legge, solo se mira alla ruota posteriore della sua auto e se tiene la mano destra sul veicolo.

#3 La testa e la coda della balena

Credits: cronacasocial,com
balena morta

Se una povera balena esala l’ultimo respiro e si arena sulle coste inglesi il suo corpo deve, secondo la legge, essere diviso. La testa deve obbligatoriamente essere di proprietà del Re, mentre la coda appartiene alla Regina. Ciò perché le regine e le donne nobili, nell’antichità, usavano dei busti fatti da stecche costituite da ossa di balena.

#4 Ginecologi in Bahrain

Se una donna va dal ginecologo in Bahrein può essere visitata da un medico uomo, a patto che egli non guardi le parti intime della paziente direttamente ma solo tramite uno specchio e il suo riflesso.

#5 Non morire nel parlamento inglese

Credits: ilpost.it
parlamento inglese

Chiunque non si senta bene durante una seduta del parlamento a Londra viene speditamente soccorso ma…fuori dall’edificio. Perché? Il motivo risiede nel fatto che il Parlamento è a tutti gli effetti un palazzo reale e per questo, secondo la legge inglese, chiunque muoia all’interno delle sue mura merita delle esequie in pompa magna e con tutti gli onori riservati ai membri della corona.

#6 Francobolli del tradimento

Rimaniamo in territorio inglese. Se dovete spedire una lettera  prestate bene attenzione a come incollate il francobollo! Ciò perché, nel caso in cui apponeste il francobollo capovolto sopra una busta, potreste essere accusati di alto tradimento. Attenzione e precisione quindi!

#7 Hai meno di 11 anni? non guardare le vetrine

Nella puritanissima Scozia la mentalità vittoriana è ancora molto presente. Lo sanno bene i genitori dei bambini pre-adolescenti che, per non incorrere in sanzioni, devono evitare che i propri figli guardino le vetrine in cui ci siano dei manichini nudi. Sia mai che possano farsi venire strane idee.

#8 Non puoi rincarnarti senza permesso

In Cina la legge parla chiaro: non è possibile reincarnarsi se non si è ottenuto un formale permesso dalle autorità competenti. I più colpiti da questa legge sono i monaci buddisti che credono nella reincarnazione dopo la morte, ora sanno che prima di morire devono fare la coda allo sportello competente.

#9 Non mangiare l’ex marito di tua moglie

Vita dura per i cannibali in Cina. Una legge ancora in vigore, infatti, stabilisce che un uomo non può cibarsi dell’ex marito della moglie se non vuole incorrere in pesanti sanzioni.

#10 Vietato pedalare sott’acqua

Credits: ilgazzettino.it
pedalare in California

In California i legislatori devono essere stati colti dal desiderio irrefrenabile di fare uno scherzo ai cittadini. Una norma infatti vieta di trasportare la propria bicicletta e di pedalare sott’acqua. Qualcuno ci avrà forse provato?

Continua la lettura con: Non solo DPCM: Le 10 LEGGI più STRANE del mondo

GIULIA PICCININI

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La PRIMA METROPOLITANA d’Italia non è quella che pensate

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Credits: wikipedia.org - Inaugurazione Termini

Molti sono portati a pensare che la prima linea metropolitana italiana sia stata realizzata a Milano, che vanta oggi la rete più estesa di tutta la penisola. Invece non è così. Ecco la sua storia e quale fu il suo primo nome.

La PRIMA METROPOLITANA d’Italia non è quella che pensate

# La metro B di Roma è stata inaugurata nel 1955, 9 anni prima della linea M1 di Milano

Credits: metropolitanamagazine.it

La Metro B detiene il record di prima linea metropolitana d’Italia, inaugurata nel 1955, ben nove anni prima della linea M1 di Milano del 1964. Il primo progetto risale agli anni trenta durante il regime fascista, con l’obiettivo di offrire un collegamento rapido tra la stazione Termini in centro città e il nuovo quartiere denominato E42, oggi EUR, dove avrebbe dovuto tenersi l’Esposizione Universale del 1942.

La linea infatti venne chiamata Ferrovia dell’E42. I lavori si interruppero durante il secondo conflitto mondiale quando alcune stazioni delle tratta Termini-Laurentina furono utilizzati come rifugi antiaerei. Il 9 febbraio 1955 Presidente della Repubblica Luigi Einaudi insieme al cardinale vicario di Roma Clemente Micara inaugurò la linea alla stazione Termini e il giorno successivo venne aperto l’esercizio al pubblico. Solo dopo l’inaugurazione della metro A nel 1980, la prima linea metropolitana avente ancora il nome Ferrovia dell’E42, fu rinominata metro B.

# Il sistema della rete metropolitana oggi è seconda per estensione a Milano

Il sistema di metropolitane della capitale è seconda solo a Milano per estensione con 60,8 km e 73 stazioni, composta da tre linee, la terza ancora non completata per la sua interezza. Tra la realizzazione di ogni linea sono passati circa 25 anni. Nel 2018 nella nuova fermata della Metro C San Giovanni è stata realizzata la prima archeo-stazione sul modello di quella Louvre-Rivoli a Parigi.

Leggi anche: LA RIVOLUZIONE di Metrovia per Roma: 7 nuove linee METROPOLITANE, 1 CIRCLE LINE e 12 linee di METROTRAM

# La stazione museo di San Giovanni sulla metro C

In seguito al rinvenimento del più grande bacino idrico di età imperiale e di reperti archeologici di particolare importanza durante i lavori di scavo della fermata della metro C San Giovanni, che interseca la metro A, il direttore della Soprintendenza, Francesco Prosperetti, richiese una variante di progetto per includere un allestimento espositivo all’interno dei locali della stazione.

I passeggeri sono accolti tra vetrofanie che riportano la stratificazione di Roma durante i secoli di storia passando tra i diversi piani della stazione, è la seconda per profondità in Italia, e raccolte di oggetti quali anfore, vasi, vanghe, tubazioni per l’irrigazione dei campi e noccioli di pesche che all’epoca erano una novità introdotta recentemente nel Mediterraneo.

Leggi anche: Le fermate della METRO più PROFONDE a Milano e nel mondo

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FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Pandemia: che sarebbe successo con l’EMA A MILANO? Ho provato a immaginarlo

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credit: mantovauno.it

La avrebbe ospitata al Pirellone. Ma il sorteggio ha premiato Amsterdam che ora è diventata al centro delle cronache. Ma cosa sarebbe successo se fosse stata a Milano? Ecco i 7 vantaggi principali. 

Pandemia: che sarebbe successo con l’EMA A MILANO? Ho provato a immaginarlo

# Il sorteggio farlocco che ha portato l’EMA ad Amsterdam

Ricordiamo bene come sia andata la vicenda EMA (Agenzia europea per i medicinali), la scelta di una delle più prestigiose ed importanti istituzioni della Comunità Europea finita da Londra ad Amsterdam grazie ad un sorteggio, criterio di scelta già di per sé discutibile, ma reso ancor più ridicolo dalle modalità con le quali è stato eseguito, sistema che nemmeno per organizzare i gironi di pingpong al torneo dell’oratorio sarebbe stato accettato.

Certamente questo modus operandi, unito ai dossier fasulli presentati dagli olandesi, sui quali sono stati chiusi benevolmente gli occhi, non ha dato una bella immagine della UE né tanto meno ne ha giovato la sua credibilità. Visto e considerato inoltre che tutte le principali istituzioni europee hanno sede tra Belgio, Francia, Germania e Lussemburgo, l’EMA nella nostra città sarebbe stata una scelta più che legittima.

# I 7 vantaggi che avrebbe portato l’EMA a Milano

credit: fondoambiente.it

Proviamo ad immaginare quali grandi occasioni soprattutto in questo momento di pandemia avrebbe portato la sede EMA sotto le guglie del Duomo:

#1 La visibilità: Milano al centro della pandemia, non solo come problema ma anche come soluzione

Milano avrebbe avuto una grandissima visibilità a livello planetario, l’EMA è protagonista di importantissime scelte in questo periodo di pandemia e non la si è mai sentita nominare così tanto. Nella sua sede ad Amsterdam, purtroppo. L’unica visibilità che Milano ha avuto pertanto è stata solo negativa: come primo luogo più colpito dalla pandemia in Europa. 

#2 Ritorno economico straordinario, oltre che di influenza nella politica internazionale

Il ritorno economico sarebbe stato notevole, si era calcolato, in tempi normali, qualcosa come due miliardi di euro all’anno! Figuriamoci ora che in conseguenza del covid istituzioni, governi ed enti saranno costretti a rivedere strategie e obiettivi riguardo la sanità che acquisterà sempre maggiore centralità anche nell’agenda politica comunitaria.

#3 Avrebbe messo le ali alle facoltà scientifiche e alle nuove imprese di Milano

Le facoltà scientifiche delle università Milanesi e lombarde ne avrebbero avuto un grande ritorno di prestigio, potendo portare avanti stage, studi, collaborazioni e progetti con questo importantissimo ente. Molti studenti italiani e non avrebbero scelto gli atenei milanesi, inoltre diverse aziende avrebbero scelto di insediarsi a Milano per stare vicino a questa importante istituzione ottenendo anche una maggiore rilevanza internazionale. 

#4 Un approccio medianico tra la cultura nordica e quella mediterranea

Ad Amsterdam la sensazione è che la posizione renda più vicina a dinamiche nordiche ed anglosassoni. Non è un mistero che i vaccini attuali siano prodotti in Europa da nazioni dell’Europa del nord, UK, Germania e Svezia. A Milano l’EMA avrebbe avuto sicuramente un approccio latino oltre che mitteleuropeo. L’EMA ambrosiana avrebbe ad esempio potuto forse essere più aperta a valutare l’efficacia in tempi molto brevi sia del vaccino russo che cinese o cubano.      

#5 Posizione più centrale e “urbana”

L’ EMA sarebbe in una sede bella, prestigiosa e centrale, collegata con tutto il mondo nel centro di Milano e non in un’anonima palazzina di periferia lungo i bordi di una tangenziale come quella olandese (quando sarà pronta).

#6 Un approccio più da “cuore in mano” e meno mercantile

Dopo l’esperienza di EXPO, l’attenzione che questa città storicamente altruista riserva ai paesi poveri è ancor più sentita. Inoltre, Milano ha una solida e antica tradizione di volontariato verso le persone maggiormente in difficoltà, per quanto nelle sue possibilità, e l’EMA a Milano avrebbe fatto pressioni sui governi per sensibilizzarli maggiormente verso una solidarietà internazionale. Sensibilità che una nazione più mercantile come l’Olanda avverte sicuramente di meno.

#7 Più vicina al primo luogo più colpito in Europa

Con l’EMA a Milano la pandemia sarebbe stata affrontata in maniera più tempestiva. Avendo sede nel capoluogo della regione colpita per prima ci sarebbe stata sicuramente una valutazione immediata del problema, risparmiandoci mesi di privazione della libertà e il protagonismo di innumerevoli esperti.

Consapevoli che oramai la sede non arriverà al Pirellone, concentriamoci su quale potrebbe essere la prossima emergenza e cosa potrebbe fare Milano per prevenirla e gestirla al meglio e a quale sede di importante ente od organizzazione possiamo e dobbiamo ambire ad ospitare.

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ANDREA URBANO

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La pista CICLABILE più BELLA D’ITALIA sta per essere completata

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Credit: @vacansoleil_be

Presto sarà completata la Garda by bike: una pista ciclabile lunga 140 km che circonda il lago di Garda passando per tre regioni mentre si è sospesi a mezz’aria sopra l’acqua.

Si aggiudicherà il titolo di pista ciclabile più bella d’Italia?

La pista ciclabile più BELLA D’ITALIA sta per essere completata

# 140 km intorno al lago di Garda

Credit: garda-see.com

La Garda by bike è un sentiero lungo 140 km che percorre tutta la circonferenza del lago di Garda.

La pista ciclabile è formata sia da piste ciclabili esistenti sia da sentieri di nuova costruzione che ci guideranno dalla Lombardia, al Veneto, fino in Trentino.

Questa pista ciclabile ha infatti una caratteristica mozzafiato: molta parte del percorso è costruita a mezz’aria sopra l’acqua, dando la possibilità di sorvolare i confini regionali con vista lago.

Il sentiero sarà collegato alla VenTo e alla Ciclovia del Sole e alle piste ciclabili europee Eurovelo Route 7 e Eurovelo Route 8.

# La costruzione

Credit: garde-see.com

La struttura portante è composta da un reticolo di travi in acciaio. Nei tratti in cui la pista ciclabile è completamente a strapiombo, la struttura è ancorata alle pareti rocciose che si affacciano sul lago mente negli altri tratti la base si appoggia su piloni metallici sagomati ancorati al terreno.

Le gallerie esistenti stanno venendo ristrutturate per permettere di accogliere la pista ciclabile nei punti dove non è possibile realizzare tratti esterni.

La pavimentazione del Garda by bike a strapiombo è realizzata con listelli di finto legno trattati per resistere agli agenti atmosferici mentre alcuni tratti paralleli alle vie carrabili sono realizzate in cemento.

Il sentiero segue la pendenza naturale del terreno ma la sicurezza dei ciclisti è sempre garantita da una ringhiera in acciaio curvilinea che segue il profilo della pista ciclabile, senza ostacolare la vista.

La pista è larga 2,5 metri, è illuminata con un sistema di illuminazione a led per la notte e ha anche una parte dedicata ai pedoni.

# A Limone sul Garda si può già percorrere

Credit: @limonesulgarda

La pista sarà ultimata entro la fine dell’anno ma alcuni chilometri possono essere già percorsi intorno a Limone sul Garda.

Questo tratto è lungo circa due chilometri e parte dall’Hotel Panorama di Limone sul Garda per arrivare al confine con il Trentino.

Questo pezzo della pista offre uno spettacolo straordinario perché è stato costruito interamente a strapiombo sul lago, offrendo così una vista mozzafiato per tutta la durata del tragitto.

# La pista ciclabile più bella d’Italia?

Credit: @vacansoleil_be

Lungo questo sentiero si incontreranno paesaggi pazzeschi e dei punti panoramici da togliere il fiato, per non parlare di tutti i borghi che si potranno visitare lungo il tragitto.

Con la sua caratteristica di avere dei tratti costruiti a strapiombo sul lago, questa pista ciclabile è già molto amata anche solo per i pochi chilometri a Limone sul Garda già aperti al pubblico.

Si aggiudicherà il titolo di pista ciclabile più bella d’Italia?

Continua la lettura con: A Milano la CICLABILE più CORTA del MONDO: come una pedana per il salto in lungo

ARIANNA BOTTINI

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Milano sempre più VERTICALE con il nuovo hotel di PORTA NUOVA

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Credits: gruppouna.it Milano Verticale UNA Esperienze

Milano si espande sempre più in altezza con il nuovo Milano Verticale | UNA Esperienze, che ha permesso di trasformare un edificio di Porta Nuova. La zona, che coinvolge anche Garibaldi e Corso Como, è ormai diventata fonte di ispirazione per chi volesse attuare un rinnovamento urbano. Ad aprile sarà inaugurato il nuovo hotel 4 stelle di Porta Nuova.

Milano sempre più VERTICALE con il nuovo hotel di PORTA NUOVA

# Il progetto di Asti Architetti e di Vudafieri-Saverino Partners

Credits: archilovers.com
Milano Verticale UNA Esperienze

In via de Cristoforis 6 è stato ristrutturato un edificio composto da due corpi disposti a “L”. La sua riqualificazione era iniziata nel 2017, quando Asti Architetti aveva rinnovato la parte di edificio in via Monte Grappa 27, e si è conclusa con la realizzazione di una torre di 12 piani alta circa 50 m. Il progetto è stato concepito in modo tale che restituisse “un nuovo ritmo alle facciate” e che consentisse “un’accurata rifunzionalizzazione degli interni”, come riporta Paolo Asti.

Lo studio Vudafieri-Saverino Partners si è occupato, invece, dell’organizzazione dell’esterno. Si è voluto mettere in dialogo interno ed esterno attraverso l’enorme giardino di oltre 1000mq e la trasformazione della piazza. Inoltre, è stata posta particolare attenzione agli spazi collettivi secondo una concezione contemporanea dell’hospitality.

# Il nuovo concept dell’hospitality

Credits: gruppouna.it
Milano Verticale UNA Esperienze

Nel nuovo volto di Milano nel distretto Porta Nuova-Garibaldi-Corso Como, quindi, anche in tempi di pandemia, apre un nuovo hotel. Milano Verticale | UNA Esperienze è un hotel 4 stelle internazionale, adatto sia per soggiorni business che leisure, dal design innovativo, creativo e contemporaneo. È si urban hotel, ma non solo. Ad esempio può essere utilizzato come hub per eventi grazie al suo roof esclusivo di 530 metri quadri al tredicesimo piano e alla Piazzetta della Magnolia; oppure è un perfetto luogo di incontro sia per divertimento, per un drink o nella terrazza al quarto piano in grado di ospitare 250 persone, o per lavoro con le sue 5 sale meeting, tra cui una digital SmartRoom.

In poche parole un nuovo concept dell’ospitalità, dove non si offre più solo il soggiorno ma molto altro.

Continua la lettura con: Forbes: 12 HOTEL di Milano tra i MIGLIORI del MONDO

BEATRICE BARAZZETTI

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Il SOGNO FALLITO del GRATTACIELO del MARE

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Credits: elledecor.com Grattacielo Rimini

Il grattacielo di Rimini, l’unico nell’area, è testimone della storia della città, dal boom economico fino ad oggi, e le sue storie incuriosiscono e affascinano molti. Doveva rappresentare il sogno di una Rimini che si apriva al mercato internazionale e alla classe media italiana, ma non ha ottenuto il successo che ci si aspettava.

Il SOGNO FALLITO del GRATTACIELO del MARE

# Un sogno infranto

Credits: @annaloparco
Grattacielo

Con i suoi 100m d’altezza, il grattacielo ha 28 piani e 180 locali tra appartamenti e uffici. Nella calma piatta dello skyline della città adriatica, il grattacielo di Rimini è l’unico edificio che si eleva verso il cielo, andando a creare un contrasto con il resto della città e diventandone quindi un simbolo. L’edificio fu ideato dall’istriano Raoul Puhali e la sua costruzione iniziò nel 1957 e finì in soli due anni, nel 1959. Doveva essere parte di un progetto più ampio che coinvolgesse tutta l’area: una località balneare che si sarebbe sviluppata in verticale, rendendo il progresso il suo punto attrattivo. Bisogna precisare che si era nel pieno boom economico e in un periodo di grande consumismo.

Il grattacielo doveva, quindi, rappresentare il sogno borghese della casa al mare della middle-class italiana e l’estendersi in verticale avrebbe richiamato milioni di stranieri. Ma non fu così, o meglio non è stato il grattacielo a rendere Rimini la destinazione che è.

# Un simbolo della storia di Rimini

Credits: @losthebattle
Rimini

Negli anni subito successivi la sua costruzione, il grattacielo di Rimini ospitò la scuola media statale e i suoi appartamenti furono allestiti e riempiti da famiglie. Ma, come si è detto, l’edificio è stato testimone della storia della città e, con essa, ha subito alcune modifiche. In questo caso non si parla di cambiamenti strutturali o estetici ma, pur mantenendo la sua posizione centrale tra l’area costiera e il centro storico, l’edificio ha iniziato a perdere importanza. Non rappresentava più quel fascino del surplus economico e fu lasciato alla sua decadenza. Grazie ad una nuova generazione degli anni Settanta e Ottanta, il grattacielo riprese vita e ora è casa di artisti, studenti, inquilini storici e nuovi arrivati, nonché di liberi professionisti con i loro uffici. È la casa di ben 18 nazionalità differenti.

Fonti: riminitoday.it

Continua la lettura con: Il GRATTACIELO più BASSO del MONDO: frutto di una epica TRUFFA

BEATRICE BARAZZETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

I SIMBOLI di MILANO, dal VI sec a.C. ad oggi

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Credits: milanobiz.it - Il Biscione

Lo statuto di Milano stabilisce che i simboli di Milano sono 3: la bandiera, lo stemma ed il gonfalone. Ma esistono altri tre simboli storici della città. Vediamoli tutti insieme riscoprendo la loro origine e il loro significato. 

I SIMBOLI di MILANO, dal VI sec a.C. ad oggi

# La bandiera “copiata” da Genova

Credits: bandiere.it

La prima testimonianza della bandiera di Milano risale al Medioevo ed era la bandiera del Ducato di Milano. Un vessillo bianco con una croce rossa, dove il bianco simboleggiava il popolo ed il rosso la nobiltà. La stessa dell’Inghilterra, entrambe copiate da quella di Genova.

Nella città si sono succeduti vari casati, esponendo di volta in volta diverse bandiere, anche detti “stendardi civici” (Vexillum civitas), ma la bandiera ufficiale è sempre stata l’originaria, bianca con croce rossa, vessillo ufficiale dello Stato (Vexillum publicum).

Leggi anche: La bandiera di Milano è stata copiata da quella di Genova

# Lo stemma con la corona simbolo di città

Credits: wikipedia.org

La bandiera bianca e rossa funse da ispirazione per lo stemma, che è in uso dal 19 Marzo 1934 così come lo conosciamo, ovvero uno scudo di color argento e con base bianca, su cui è sovrapposta una croce rossa. Alla base si trovano un ramo di quercia ed uno di alloro uniti da un nastro tricolore. Una corona turrita di colore oro e nero sovrasta lo scudo e questa simboleggia il titolo di città.

# Il gonfalone di Sant’Ambrogio

Credits: artidecorative.milanocastello.it

Risale al 1566, venne commissionata dalla città di Milano e realizzata dai ricamatori Scipione Delfinone e Camillo Posterla, su disegno di Giuseppe Meda. Venne benedetto da Carlo Borromeo e reso pubblico alla comunità l’8 dicembre dello stesso anno, rimanendo in uso fino a fine Ottocento.

L’opera, alta 5 metri e larga 3,50, è custodita all’interno del Castello Sforzesco, nella sala del Gonfalone, ed una copia si trova a Palazzo Marino. Raffigura su entrambe le facce Sant’Ambrogio che tiene nella mano destra lo staffile, simbolo della cacciata degli Ariani, e nella sinistra un pastorale molto lavorato, simbolo del suo ruolo di Vescovo. L’abito che indossa, la mitria e lo sfondo sono ricolmi di simbologie cattoliche e non, agiografia in tela.

Altri simboli di Milano, non ufficiali, ma ufficiosamente molto sentiti sono: il biscione, la Madunina e la scrofa semilanuta.

# Il biscione mangiabambini 

Credits: milanobiz.it

Definito da Dante Alighieri come “la vipera che il milanese accampa” (La Divina Commedia, Purgatorio, Canto VIII) il biscione era il simbolo del casato Visconti. La leggenda narra che Azzone, nipote dell’arcivescovo Giovanni Visconti, guidava le truppe milanesi nella guerra contro Firenze, durante un momento di riposo dalle lunghe battaglie nei pressi di Pisa. Azzone si sdraiò in un prato, si tolse l’elmo e si addormentò. In quel momento, una vipera si infilò nel suo elmo, ma quando il guerriero si svegliò e lo indossò, la vipera non lo morse.

Azzone non si spaventò, anzi mostrò coraggio e freddezza, al contrario dei suoi uomini, e decise di raffigurare la vipera nello stemma della casata, correva l’anno 1323.

Altre leggende riguardano questo simbolo. Le potete trovare qui: il simbolo macabro di Milano

# La Madunina

Credits: milanopocket.itFu Cesare Cesariano, nel 1521, a proporre di mettere una statua della Vergine sulla guglia più alta del Duomo. Fu poi lo scultore Giuseppe Perego, nel 1769, a fare 3 proposte diverse. Le due scartate si trovano nella sala della Madonnina del Grande Museo del Duomo. La statua, posizionata sulla guglia nel 1774, è alta 4,16 metri, si compone di 33 lastre di rame che la rivestono  e di 6.750 fogli di oro zecchino utilizzati per la doratura, per un peso di 399,2kg. La tradizione prima, e legge poi, impose che nessun edificio Milanese potesse essere più alto dei 108,5 metri di altezza che domina la Vergine. A questo proposito, i vari palazzi, costruiti in seguito, onorano la statua con delle copie poste in cima ad essi.

La Madonnina non è soltanto un simbolo religioso, ma un importante segno civico per Milano. Durante le 5 giornate, nel 1848, venne issato il tricolore sulla statua e la vista rincuorò i milanesi, risvegliando il loro orgoglio portandoli alla vittoria. Ancora oggi, nelle giornate di eventi religiosi e civili, la bandiera sventola in cima al Duomo.

Leggi anche: le 4 madonnine che vegliano sui tetti di Milano 

# La scofa semilanuta

Credits: milanopocket.it

Tito Livio è lo storico che ci tramanda la storia della Fondazione di Milano da parte di una tribù celtica, nel VI secolo a.C. La tribù, guidata dal nipote del re celtico Ambigato, tale Belloveso, giunse nella pianura settentrionale italica con l’intento di conquistare il Nord.

La leggenda narra che Belloveso si trovò in un luogo inospitale, fatto di fango e paludi, quindi consultò l’oracolo per decidere dove stabilire l’insediamento. L’oracolo gli rispose che una scrofa (animale sacro per i celti) ricoperta di pelo gli avrebbe indicato il luogo ed il nome della città. Lungo il loro cammino scorsero una femmina di cinghiale con il pelo molto lungo, ma solo nella parte anteriore del corpo. Questo fu il segnale cercato e lì i celti fondarono Medhe-lan, che in gallico significa “terra di mezzo” e la scrofa ne diventò il simbolo. Medhe-lan diventò, in latino, Medio-lanum che può avere, accanto al significato di “terra in mezzo alla pianura”, anche quello di “semi-lanuta”. La scrofa semilanuta fu il simbolo di Milano fino a che fu sostituita dal biscione dei Visconti nel Medioevo. Tuttavia, oggi si trova ancora raffigurata in alcuni punti della città: su uno dei capitelli del Palazzo della Regione, in piazza della Scala, sul gonfalone ufficiale ai piedi di Sant’Ambrogio, in uno stemma nel cortile interno di Palazzo Marino e in Piazza dei Mercanti su un bassorilievo.

Continua a leggere con: La scrofa di Milano

MARTINA PICCIONI

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Il Covid ti fa RICCO: aumento RECORD del patrimonio dei SUPER RICCHI del mondo

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credits: forbes.com

Se la pandemia ha da un lato colpito duramente la maggior parte delle persone, che nel giro di un anno si sono trovate senza lavoro e in grosse difficoltà economiche e sociali, dall’altro non ha fermato l’ascesa dei ricchissimi. Anzi. La rivista Forbes, che annualmente stila una lista delle persone più ricche del mondo, illustra gli aumenti da record per i super ricchi: per il patrimonio e per il numero complessivo.  

Il Covid ti fa RICCO: aumento RECORD del patrimonio dei SUPER RICCHI del mondo

# Un miliardario ogni 17 ore: un record mai visto prima

il secolo delle città

Il covid non sembra aver fermato la crescita dei miliardari che quest’anno sono aumentati sorprendentemente. 493 persone si sono unite alla lista dei Paperon de’ Paperoni di Forbes, rivista che tutti gli anni raccoglie i nomi dei più ricchi del mondo. Una cifra del genere è un vero record, significa che in media nel mondo, nell’ultimo anno, si è formato un miliardario ogni 17 ore. Il record precedente era stato registrato nel 2015 con 290 nuovi straricchi, la cifra rispetto allora si è quasi moltiplicata.

L’età media di queste new entry è di 54 anni e l’84% di loro si sono “fatti da soli”, come si suol dire, hanno cioè fondato le proprie compagnie invece che ereditarle.

# La Cina è al primo posto per numero di nuovi miliardari

credits: forbes.com

Il record assoluto va alla Cina, nessun paese infatti ha messo più nomi sulla lista Forbes di lei, che ha guadagnato 205 nuovi miliardari. Tra loro, i nomi che spiccano sono due: Chen Zhiping e Kate Wang. Il primo, 45enne e con un reddito netto di quasi 16 miliardi di dollari, è presidente del consiglio d’amministrazione e amministratore delegato di Smoore International. Mentre Kate Wang, amministratrice delegata della RLX technology, a soli 39 anni è una delle donne miliardarie più giovani del mondo.

# La new entry più ricca è americana

credits: forbes IG

Gli Stati Uniti si aggiudicano il secondo posto per numero di nuovi miliardari, guadagnandone 98. Tra questi si ritrovano sia nomi piuttosto conosciuti, come quello di Kim Kardashian, che altri un po’ più di nicchia, come quello del CEO della Apple Tim Cook.

Ma anche questo paese si aggiudica un primato: quello del nuovo miliardario più ricco, anzi la miliardaria. Si tratta infatti di Miriam Adelson, un medico di origine israeliane che fattura 38 miliardi di dollari dopo aver ereditato l’impero del gioco d’azzardo del marito, morto a gennaio.

# Il miliardario più giovane ha appena 18 anni

credits: ichiltopnews.org

Al terzo posto si posiziona la Germania che con 26 nuovi ricchissimi registra anche il record del miliardario più giovane: il diciottenne Kevin David Lehmann, proprietario di una catena di supermercati. Si può comunque dire che ben 36 paesi hanno guadagnato almeno un nuovo super ricco quest’anno.

I nuovi miliardari europei sono ben 628, molti di più rispetto ai 511 dell’anno precedente, e come gruppo sono più ricchi di mille miliardi rispetto all’anno scorso.

Per i super benestanti la pandemia non si è quindi rivelata una crisi, al contrario, è stata piuttosto redditizia, a dimostrazione del fatto che la famosa frase, detta e ridetta, “siamo tutti sulla stessa barca” non è poi così vera. C’è chi sul proprio yacht si salva e chi sulla sua zattera affonda. Forse siamo tutti nella stessa tempesta, ma la barca è decisamente diversa.

Fonte: forbes.com 

Continua a leggere: I SUPER RICCHI: MUSK supera Gates. E in ITALIA?

CHIARA BARONE

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TOP 10 ESTATE 2021: la SARDEGNA e le altre DESTINAZIONI che stanno venendo più PRENOTATE

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credit: tiqets.com

E’ arrivato il momento di prenotare le vacanze: quali sono le destinazioni più desiderate dagli italiani per l’estate 2021?

TOP 10 ESTATE 2021: la SARDEGNA e le altre DESTINAZIONI che stanno venendo più PRENOTATE

La pandemia ha trasformato anche il piacere di progettare le vacanze in un pauroso azzardo: siamo tutti più o meno spaventati da un possibile annullamento last minute. Per far fronte a questa ipotesi spiacevole gli italiani stanno prediligendo le prenotazioni flessibili, con possibilità di cancellazione gratuita anche con breve preavviso, e sono state introdotte le “polizze covid”, che garantiscono il rimborso totale anche in prossimità dell’arrivo anche per motivi di salute, quarantena o isolamento fiduciario. Insomma, nonostante le incertezze e i dubbi gli italiani vogliono partire a tutti i costi: quali sono le mete più desiderate? Ecco la classifica delle 10 destinazioni più quotate, in Italia e non.

#1 Tutti matti per la Sardegna su Airbnb

credit: unicaradio.it

Tra le destinazioni più ricercate dagli italiani su Airbnb c’è la Sardegna, una meta che da sempre rappresenta un porto sicuro per gli eterni indecisi. Le località sarde più ambite? La spiaggia di Liscia di Vacca in Costa Smeralda e Isola Rossa, una piccola borgata marinara in provincia di Sassari. Il 60% degli italiani sta prenotando mantenendo come esigenza principale la sicurezza, e l’isola permette di affittare case ad uso esclusivo, con giardino e magari anche con piscina privata per evitare la condivisione di spazi comuni. Fonte: Mitomorrow

#2 La Sicilia è l’isola italiana che spopola su Volagratis

credit: expedia.it

Un’altra isola nostrana che sta spopolando moltissimo tra i nostri concittadini e, dai dati riportati dal sito Volagratis.com, la Sicilia rappresenta il 2,5% delle ricerche effettuate e ben il 4,2% degli hotel prenotati. Anche in questo caso, come per la Sardegna, oltre alle bellezze isolane la possibilità di avere un alloggio privato è una grande attrattiva… soprattutto per i turisti più attenti.

#3 Roma: c’è ancora voglia di riscoprire la città eterna

@roma

Restando nel Bel Paese, una meta altrettanto ambita è la capitale, che rappresenta il 2,8% delle prenotazioni di hotel sul sito Volagratis e il 4,5% per quanto riguarda invece i voli aerei. Il Colosseo, il Pantheon e le sue amatissime piazze sono solo alcuni dei motivi per i quali gli italiani hanno ritrovato la voglia di riscoprire la città eterna.

#4 Amsterdam con i suoi canali senza stagione

Usciamo ora dai confini nazionali per volare nei Paesi Bassi: la capitale, Amsterdam, non ha il mare ma è scelta da oltre 1 italiano su 10. E’ al primo posto tra le mete più sognate, con i suoi canali che affascinano in ogni stagione.

#5 Tokyo: tradizione, innovazione e Olimpiadi

Credits: lonelyplanetitalia.it – Tokyo

Sarà a causa delle prossime Olimpiadi o sarà per l’Oriente-mania che si sta pian piano diffondendo in tutta Italia: non possiamo spiegarne con certezza le motivazioni ma la capitale del Giappone ha già preso il volo… nel vero senso della parola. Infatti tra le prenotazioni totali dei voli, Tokyo rappresenta già il 2,5%. Una percentuale alta, forse inaspettata, ma senza dubbio giustificata dall’affascinante mix di tradizione e innovazione che la caratterizzano.

#6 Le Isole Canarie si riconfermano una meta ideale

fuerteventura
fuerteventura

Un’altra destinazione quotatissima tra gli italiani sono le Isole Canarie, che anche quest’anno si riconfermano apprezzatissime. Le spiagge dorate e nere di Tenerife si sono aggiudicate il 3% delle prenotazioni totali per il 2021, seguita dalla sorella Fuerteventura che ha raggiunto il 2,8%, e non resta certo dimenticata l’Isola Gran Canaria.

#7 Dubai: tra grattacieli e hotel di lusso

Credits: la repubblica.it - Dubai
Credits: la repubblica.it – Dubai

Dai risultati forniti da Volagratis.com, il 3% dei dati analizzati fa emergere un altro desiderio tanto orientaleggiante quanto moderno degli italiani: Dubai. L’atmosfera qui è alquanto surreale e i turisti vengono attirati dalla sua fama di “città dove tutto è possibile”, dai grattacieli più alti agli hotel più lussuosi al mondo.

Fonte: Siviaggia

#8 La Liguria: l’evergreen

Tornando in Italia, tra le località marittime le più cliccate ci sono anche le spiagge liguri evergreen: Forte dei Marmi, Alassio, Spotorno e Marina di Pietrasanta. Sia dallo studio di Airbnb che dai dati rilasciati da Booking, è emerso che tra le destinazioni più gettonate c’è appunto la Liguria, che rappresenta una meta perfetta per chi vive al Nord Italia e preferisce non allontanarsi da casa, optando per il turismo di prossimità.

#9 La regina della Campania: la Costiera Amalfitana

credit: tiqets.com

Anche quest’anno non poteva mancare lei: la Costiera Amalfitana. Un gioiello campano che non ha mai smesso di essere preso d’assalto da turisti italiani e non, proprio per questo l’estate 2021 potrebbe essere l’occasione per viverla senza troppa ressa, si spera. E’ Booking a inserirla tra le ricerche più cliccate con i due paesi più iconici: Amalfi e Positano.

#10 Il Lazio: tra natura selvaggia e storia

credit: latinatu.it

Una destinazione invece forse più inaspettata che si inserisce in top 10 è il Lazio Meridionale, in particolare la provincia di Latina. Secondo i dati di Booking sono state cliccatissime dagli italiani le spettacolari località di Sperlonga, Gaeta e l’Isola di Ponza, tra la natura selvaggia dei paesaggi naturali e la ricchezza storico-culturale.

Queste sono solo alcune delle mete che stanno spopolando tra le ricerche e le prenotazioni degli italiani, che nonostante la voglia di evasione stanno imparando a riscoprire le bellezze nostrane.

Fonte: Il sole 24 ore

Leggi anche: Apre il primo RISTORANTE SUBACQUEO tutto MADE IN ITALY

ROSITA GIULIANO

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Unica in Europa: la CASA del TIBET in Emilia

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Credits: stefania_cataldo Casa del Tibet

Nelle terre di Matilde nel Reggiano, precisamente a Votigno di Canossa, si può essere catapultati in un angolo emiliano un po’ orientale. Tra gli edifici medievali del borgo, si inserisce infatti la Casa del Tibet, ma cos’è di preciso?

Unica in Europa: la CASA del TIBET in Emilia

# Un pezzo di Tibet a Reggio Emilia

Credits: casadeltibet.it
Museo del Tibet

La Casa del Tibet venne costruita nel marzo del 1990, su volontà di un medico reggiano Stefano Dallari e approvata dal Dalai Lama. Si tratta di un monastero buddista, all’interno del quale è possibile trovare statue di Buddha, simboli ed elementi legati al Tibet. Entrarci sembra un’esperienza mistica, come se si venisse catapultati nella regione così lontana, ma si è in Emilia Romagna.

La Casa del Tibet è unica nel Belpaese e risulta essere la prima struttura del genere in Europa. Qui si può pregare, assistere a convegni, meditare e conoscere la cultura tibetana; la Casa del Tibet è, infatti, un Centro Culturale senza scopo di lucro. La domenica, inoltre, è possibile visitare il museo, la cui visita, tramite costumi, fotografie e altri oggetti, aiuta a capire le tradizioni tibetane.

# Una struttura dove il silenzio ne è il padrone

Credits: siviaggia.it
Casa del Tibet

La struttura è stata inaugurata dal Dalai Lama, il quale ha particolarmente apprezzato il Museo all’interno. L’ obiettivo della Casa del Tibet è quello, oltre a far conoscere la cultura della regione, di diffondere il messaggio di pace e di non violenza del Dalai Lama, del suo popolo e del Mahatma Gandhi. È un posto dove potersi rilassare e godersi la tranquillità delle colline, del borgo, nonché della Casa; un luogo dove il silenzio fa da padrone.

# La Casa del Tibet è inserita in un borgo UNESCO

Credits: @ig_italia
Votigno di Canossa

La Casa del Tibet si trova a Votigno di Canossa, un borgo medievale in provincia di Reggio Emilia e riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità. Quando il paese stava per perdere tutto il suo fascino, un gruppo di artigiani e volontari provenienti da tutto il mondo gli ha ridato la bellezza che l’ha fatto inserire nella lista UNESCO. A pochi chilometri dal famoso Castello di Canossa della contessa Matilde, all’interno del borgo, oltre alla Casa del Tibet, si trova una chiesetta dedicata a San Francesco d’Assisi e un’enorme scacchiera direttamente incastonata nel terreno, dove a volte si organizzano partite di Dama.

Fonti: weekendieri.com

Continua la lettura con: Sul “TETTO DEL MONDO”: l’angolo di TIBET a 2 ore da Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Il VICOLO più “SCELLERATO” d’Italia

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Intrighi di potere, omicidi efferati, storie di amore e tradimenti si intrecciano lungo i gradini della “Salita dei Borgia” al rione Monti.

Il VICOLO più “SCELLERATO” d’Italia

I romani ancora lo chiamano Vicolo Scellerato, è uno dei luoghi più suggestivi e misteriosi di Roma. E’ quel tratto di strada che sale tra via Leonina e via Cavour, sovrastato dal palazzo che ospitò i Borgia a cavallo tra il ‘400 e il ‘500 e che porta, alla Basilica di San Pietro in Vincoli.

Su quei gradini la scellerata di Tullia, nel 535 a. C., è passata con il cocchio sul corpo del padre morente, il re Servio Tullio. Era l’atto finale di una congiura per la conquista del trono di Roma d’accordo con il cognato Tarquinio. Un evento che è alle origini della città stessa e che racconta da solo le intestine lotte di potere che si sono susseguite all’epoca. Poi il vicolo ha preso il nome di Salita dei Borgia facendo riferimento ad alcune supposte proprietà di quella scellerata famiglia del papa Alessandro VI alla fine del Quattrocento.

 Alla vista lo scorcio è scenografico, con una lunga scalinata che si perde nel buio di una galleria e il palazzetto rinascimentale che la sovrasta rivestito d’edera, poi un balconcino fiabesco di foggia raffaellita, insieme regalano un angolo di assoluto mistero alimentato dalle storie e dai miti di omicidi e intrighi familiari.

# La scellerata Tullia passa sul cadavere del marito

Per comprendere le origini della sinistra fama di questo luogo dobbiamo quindi tornare alla Roma dei Tarquini, i settimi re della città, mentre la protagonista di questa storia è Tullia, la figlia minore e molto intraprendente di Servio Tullio, sovrano di Roma e successore di Tarquinio Prisco. Servio Tullio decide di dare in spose le figlie, Tullia minor e Tullia maior, a due rampolli della casata dei Tarquini, Arunte Tarquinio e Lucio Tarquinio. 

L’amore però fa brutti scherzi e la Tullia piccola, sposata con Arunte, si innamora follemente di Lucio, suo cognato, che la corrisponde negli amorosi sensi e trasforma la vicenda in una vera e propria carneficina. La storia di questa attrazione fatale la racconta Tito Livio con la sua opera monumentale Ab urbe condita. Per coronare il loro sogno d’amore, Lucio e Tullia minore si sbarazzano dei rispettivi coniugi, liberi finalmente di sposarsi e iniziare una nuova vita insieme, ma l’ambizione di Tullia la porta oltre il ruolo di moglie, lei vuole diventare regina e convince il marito a reclamare il trono che viene legittimamente occupato da Servio Tullio. 

Convinto dalla moglie, il giovane si reca a palazzo per autoproclamarsi re dei romani, ne segue una rissa familiare, dove suocero e genero si scontrano in un duello all’ultimo sangue che vede Servio Tullio sconfitto e ferito. Verrà poi ucciso da due sicari e lasciato su quella scalinata scellerata. La prima a trovare il cadavere del padre sarà proprio la spietata Tullia che, tenendo fede alla sua fama, ordinerà al suo cocchiere di passare sul corpo del vecchio re e diventerà regina di Roma.

 # La salita dei Borgia

Questa è solo una delle tante, oscure, leggende che ruotano intorno al Vicolo ed è proprio il nome di Salita dei Borgia a suggerirci, a ben duemila anni di distanza, una continuità tra due famiglie non proprio modello. Il meraviglioso palazzetto rinascimentale è ritenuto per tradizione popolare essere appartenuto alla bella Vannozza Cattanei, prima amante di Rodrigo Borgia, passato alla storia come Papa Alessandro VI. Vannozza diede al papa 4 figli, tra i quali si distinsero i più celebri Cesare e Lucrezia. In realtà il palazzetto risulta essere appartenuto alla famiglia dei Margani, e la presenza di Vannozza e Lucrezia appare in parte anacronistica rispetto alle vicende della proprietà. Ed è forse per questo che Lucrezia, passata alla storia come un’incestuosa avvelenatrice senza scrupoli eredita da Tullia lo scettro di “scellerata” presenza femminile del posto.

Storia e storie a parte il vicolo vale la pena di visitarlo anche perchè si trova in uno dei luoghi più suggestivi della capitale con la sua vista sul Colosseo.

Continua la lettura con: La stretta Bagnera, il vicolo noir di Milano

FRANCESCA SPINOLA

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Le PALESTRE in PROTESTA: il 20% riapre per non chiudere per sempre

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Credits: iltirreno.gelocal.it

Il perdurare dell’emergenza pandemica ha messo in ginocchio molti settori. Tra questi, le palestre sono sicuramente tra le più colpite. Dopo mesi di chiusure e senza certezze, alcune di loro hanno deciso di ripartire sfidando la legge, come segno di protesta e come grido disperato.

Le PALESTRE in PROTESTA: il 20% riapre per non chiudere per sempre

# Una palestra su tre rischia di scomparire

Credits: veronasera.it

I gestori sportivi hanno voluto manifestare la grave situazione che stanno vivendo attraverso riaperture non consentite. Dopo più di un anno, il 30% delle palestre rischia di scomparire se continuerà a non lavorare o non ricevere aiuti concreti. Quindi, il messaggio è la volontà di ripartire in sicurezza. In seguito alle manifestazioni contro i decreti anti Covid-19 in varie piazze italiane, il 20% delle palestre in Italia ha lanciato un segnale forte a tutte le istituzioni: meglio prendere una multa che continuare a restare chiusi. Un invito anche a tutti gli sportivi di tornare a frequentarle, in completa sicurezza, per ridare ossigeno a tutti i lavoratori delle strutture in questione.

# Le palestre sono luoghi sicuri

Credits: cronachemaceratesi.it

Giampiero Guglielmi, il presidente dell’Associazione Nazionale Palestre e Lavoratori Sportivi (ANPALS), ha parlato di queste stime preoccupanti e comprende la situazione di disagio dei titolari. Afferma anche che, per aiutarli, sarebbe necessario valutare le riaperture seguendo le norme e i protocolli del CTS. Con un sistema di prenotazioni e registro delle entrate, le palestre rimarrebbero luoghi sicuri, controllati e privi di assembramenti. Un buon compromesso per aiutare famiglie in difficoltà e, allo stesso tempo, non sottovalutare la diffusione della pandemia. Il presidente Guglielmi, inoltre, dichiara che ci sono molti altri luoghi, meno controllati, in cui è più facile contrarre il virus rispetto ad una palestra. Se non si troverà un accordo sulle aperture, neanche gli aiuti avranno modo di alleggerire questa situazione. I dati mostrano che i ristori previsti per i gestori sportivi spesso non riescono a coprire nemmeno l’affitto mensile del locale. La speranza è che il gesto di protesta getti nuova luce su un problema già noto da tempo, portando questa volta soluzioni concrete.

Fonte: ansa.it

Continua a leggere con: Uno studio internazionale: i LOCKDOWN non salvano vite e non riducono i contagi

MATTEO GUARDABASSI

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Voto al SENATO: istituzione di un Protocollo Unico Nazionale per la CURA Covid a domicilio

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Credits: www.terapiadomiciliarecovid19.org

Con 212 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti, il Senato ha approvato ieri un Ordine del giorno unitario.

Cosa prevede? L’impegno del Governo ad aggiornare protocolli e linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19 da parte di medici di famiglia, pediatri e medici del territorio. Questo, tenendo conto delle esperienze dei professionisti impegnati sul campo da ormai un anno. Ma perché si è dovuto aspettare così tanto?

Voto al SENATO: istituzione di un Protocollo Unico Nazionale per la CURA Covid a domicilio

# Il Governo deve aggiornare protocolli e linee guida per curare i pazienti Covid da casa

Credits: www.ildigitale.it

Una mozione della Lega è stata trasformata in un Ordine del giorno sottoscritto da tutti i partiti. Esso prevede che il Governo Draghi si attivi per istituire un Protocollo Unico Nazionale per la gestione domiciliare dei malati Covid.

Infatti, il Governo dovrà aggiornare i protocolli e le linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19, considerando anche le esperienze consolidate dei professionisti. Ma, quello che lascia sorpresi, è che si è giunti a questa decisione solamente dopo un anno dall’inizio della pandemia.

# Sono previste anche altre misure, tra cui l’istituzione di un tavolo di monitoraggio per armonizzare le azioni messe in campo

Tra le altre misure contenute nell’Odg, si prevede l’istituzione di “un tavolo di monitoraggio ministeriale, in cui siano rappresentate tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale, vista la crescente complessità gestionale e la necessità di armonizzare e sistematizzare tutte le azioni in campo”.

Ma non solo. L’Esecutivo dovrà anche attivare, fin dalla diagnosi e per una più efficace gestione del decorso, “interventi che coinvolgano tutto il personale presente sul territorio in grado di fornire assistenza sanitaria, accompagnamento socio-sanitario e sostegno familiare, nel rispetto dell’autonomia regionale”. E questo, affinché le diverse esperienze e dati clinici raccolti dai Servizi Sanitari Regionali confluiscano in un Protocollo Unico Nazionale di gestione domiciliare del paziente Covid-19.

Poi, il Governo dovrà anche impegnarsi ad affiancare al Protocollo un piano di potenziamento delle forniture di dispositivi di telemedicina capaci di assicurare un adeguato e costante monitoraggio dei parametri clinici dei pazienti a casa.

Insomma, si prevedono misure di collaborazione su piano nazionale che potrebbero sembrare scontate, ma che non lo sono… Si è dovuto attendere un anno per ottenerle.

# Una lunga battaglia, la cui vittoria potrà aiutare a salvare più vite

Credits: www.sanitainformazione.it

Sì perché, come ha affermato la senatrice Castellone “definire protocolli e linee guida per intervenire sin da subito con cure domiciliari per i pazienti Covid-19 può aiutarci a salvare delle vite”.

Ma questa è stata una battaglia di diversi mesi che ha visto impegnato soprattutto il Comitato Terapie Cure Domiciliare Covid che, ovviamente, non ha potuto non gioire per questa vittoria.

Un successo raggiunto “grazie alla strenua battaglia contro il virus da parte di tutti i medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 che in questo lungo anno hanno curato a casa i pazienti, dimostrando l’efficacia dello schema terapeutico e di un lavoro di squadra mai realizzatosi prima in Italia, e dello straordinario lavoro del fondatore e presidente Erich Grimaldi, che ha dato vita ad un eccellente gruppo di lavoro dove il coordinamento di  migliaia di professionisti e la comunità di intenti sono stati il naturale collante per chi ha sposato una causa nell’interesse di tutta la popolazione”.

# Una vittoria importante per i cittadini: tutti riceveranno le cure appropriate, a prescindere da dove abitino

E, sicuramente, come sottolinea la capogruppo del PD in Commissione Sanità, Paola Boldrini, questa vittoria “è un segnale importante per i cittadini, che vogliono la certezza di ricevere cure appropriate in qualunque regione, da Nord a Sud”.

Ma il lavoro del Parlamento non è finito: deve assicurarsi che si verifichi un’applicazione omogenea dei protocolli nazionali su tutto il territorio.

Fonte: www.sanitainformazione.it

Continua la lettura con: Dalla Germania: “Negligenza criminale sui morti Covid: il governo Conte rischia il PROCESSO DEL SECOLO”

ALESSIA LONATI

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La solitudine delle forze dell’ordine

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Banksy: Mario e Poliziotto

Chi entra nei vigili, in Polizia e nei Carabinieri ha la missione di combattere i criminali. Anzi, ogni persona nelle forze dell’ordine impara fin da subito a identificare anche solo con uno sguardo chi è un delinquente.
Possiamo immaginare la frustrazione di questi mesi, in cui sono costretti a considerare criminali della povera gente onesta.

Però non solo questo. La situazione paradossale è che in base alla Costituzione ogni pubblico ufficiale risponde personalmente per l’applicazione della legge. In questo momento, come molti esperti del diritto stanno dimostrando, le leggi che le forze dell’ordine sono chiamate a fare osservare hanno dei principi di dubbia costituzionalità e in molti casi infrangono altre leggi vigenti di livelli superiore, sia nazionale che internazionale.

Questo inevitabilmente crea un conflitto interno a chi deve fare applicare queste norme che si trova tra il martello degli ordini superiori e l’incudine dei principi costituzionali, di altre leggi vigenti o dei diritti sovranazionali.

Anche perché l’apparato normativo e costituzionale è nato proprio per evitare abusi da parte dell’autorità nei confronti dei cittadini come avvenuto durante il fascismo o il nazismo quando le forze di polizia si giustificavano dei crimini commessi affermando di aver eseguito degli ordini.
Ordini che sono stati giudicati illegittimi dai tribunali con gli esecutori che hanno subito forti sanzioni, anche pagando con la vita.

Nella situazione attuale non è il legislatore che si prende la responsabilità delle azioni ma tutta la responsabilità ricade sulle forze dell’ordine che sono chiamate a interpretare una normativa incoerente, creando lo spazio per un libero arbitrio che un domani li potrebbe esporre a ricorsi o a sanzioni.

Continua la lettura con: La ricerca della banalità

MILANO CITTA’ STATO 

Le NUOVE ROTTE di Ryan Air e Wizz Air da LINATE

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Credits: siviaggia.it Linate

In attesa della possibilità di viaggiare liberamente, le compagnie low cost si preparano al meglio. Ryan Air e Wizz Air hanno allargando le loro prospettive e sfruttato il periodo per inaugurare nuove rotte. Entrambe hanno deciso di puntare sul turismo nazionale, vedendo l’andamento della situazione pandemica e quanto successo lo scorso anno, ma non manca l’attenzione verso le altre città internazionali. Come molti aeroporti italiani, anche quello di Milano Linate potrà godere di nuove rotte.

Le NUOVE ROTTE di Ryan Air e Wizz Air da LINATE

# Compaiono nuove compagnie aeree all’Aeroporto di Linate

La pandemia da Covid 19 ha portato ad una ri-assegnazione degli slot, fasce orarie di decollo e atterraggio, in alcuni aeroporti come quello di Linate. Visto il calo del traffico aereo, è stato chiesto alle compagnie già presenti di liberare alcune fasce orarie, così da poter assegnarle ad altre. Ed è così che insieme a Volotea, Blue Air, Tayaranjet e EasyJet, anche Ryan Air e Wizz Air hanno potuto programmare, seppure temporaneamente visto che si parla della stagione dal 28 marzo al 30 ottobre, le loro rotte all’Aeroporto di Linate.

# La strategia di Ryan Air

Credits: @ryanair_italy
Ryan Air

La compagnia low cost irlandese, prima per passeggeri trasportati in Italia, sta continuamente inaugurando nuovi voli sia per l’estate che per l’inverno. Fino ad ottobre 2021, i viaggiatori italiani potranno scegliere tra oltre 40 voli settimanali per Bologna, Brindisi, Milano Malpensa, Cagliari e Pisa.

Nello specifico si parla delle rotte: Brindisi-Bologna, Brindisi-Pisa, Catania-Pisa e Cagliari-Milano Malpensa. Inoltre, sono stati aggiunti oltre 15 voli settimanali da e per l’aeroporto di Palermo. Ma Ryan Air ha deciso di puntare anche sull’aeroporto di Milano Linate, creando nuove rotte internazionali. Avendo ottenuto i diritti di decollo e atterraggio a Linate per giugno, settembre e ottobre, partirà dal 1° giugno con una rotta verso Berlino alle 10:20 e una verso Bruxelles alle 20:10 a giorni alterni, mentre la domenica ci saranno entrambi i voli. Ryan Air, quindi, è riuscita a prendersi i 3 principali aeroporti della regione Lombardia: Malpensa, Bergamo e ora Linate.

# Wizz Air punta sul mercato nazionale

Credits: @wizzair
Wizz Air

Se quindi Ryan Air ha deciso di rafforzare il mercato internazionale, almeno per quanto riguarda Milano Linate, Wizz Air ha deciso di guardare a quello nazionale. La compagnia ultra-low cost ungherese ha ottenuto gli slot di Linate per giugno, settembre e ottobre e, se a luglio non può organizzare nessuna attività, a agosto dovrebbero esserci voli solo il sabato. Wizz Air si è diretta verso la Sicilia, programmando 3 voli giornalieri da Linate per Catania alle 10:35, 14:35 e 18:55.

Fonti: tg24.sky.it

Continua la lettura con: Ryanair dice NO ai passaporti vaccinali

BEATRICE BARAZZETTI

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L’anno Covid visto da Forbes: i SUPER RICCHI sempre più ricchi. PECHINO capitale della ricchezza mondiale

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Credits: forbes.com

Rispetto al 2020 ci sono 660 miliardari in più. Gli USA detengono il record per il numero di miliardari, ma è Pechino la capitale mondiale dei ricchi. Ecco la top ten e la posizione degli italiani.

L’anno Covid visto da Forbes: i SUPER RICCHI sempre più ricchi. PECHINO capitale della ricchezza mondiale

# Rispetto al 2020 ci sono 660 miliardari in più, il patrimonio complessivo detenuto è passato da 8 a 13,1 trilioni di dollari

Credits: for
bes.com

Il numero di miliardari nella 35esima edizione della lista annuale di Forbes dei più ricchi del mondo è cresciuto in modo vertiginoso da 2.095 del 2020 ai 2.755, segnando un più 660. Tutti insieme valgono 13,1 trilioni di dollari, contro gli 8 trilioni di dollari dell’anno scorso. Complessivamente, l’86% di tutti i miliardari è più ricco di un anno fa. La nuova arrivata più ricca, con 38,2 miliardi di dollari, è Miriam Adelson del Nevada, che ha ereditato l’impero dei casinò di suo marito Sheldon Adelson dopo la sua morte a gennaio.

# Gli USA detengono il record per il numero di miliardari, ma è Pechino la capitale mondiale dei ricchi

Credits: forbes.com – Mappa milionari

Dei 493 nuovi miliardari diversi hanno investito nei settori delle criptovalute, IPO tradizionali e in business legati all’assistenza sanitaria correlata al Covid. Gli Stati Uniti hanno ancora più miliardari di qualsiasi altro Paese, 724 rispetto ai 614 del 2020, ma la Cina sta colmando il divario con 698. Questa tendenza è testimoniata da Pechino che ospita più miliardari che in qualsiasi parte del mondo, superando New York.

# Il più ricco al mondo è sempre Jeff Bezos, proprietario di Amazon, sul podio Elon Musk e Bernard Arnault. Nella top ten ben 7 sono americani

Credits: forbes.com

Jeff Bezos per il quarto anno consecutivo è la persona più ricca del mondo, per un valore di 177 miliardi di dollari, con un aumento di 64 miliardi di dollari rispetto a un anno in seguito alla crescita del valore nominale delle azioni di Amazon. Al secondo posto Elon Musk, fondatore e proprietario di Tesla e SpaceX che l’anno scorso ha scazato Bill Gates, con un patrimonio di 151 milioni di dollari. Sul gradino più basso del podio l’imprenditore francese Bernard Arnault del gruppo LVMH con un capitale di 150 milioni di dollari. Scende dalla top 3 il fondatore di Microsoft Bill Gates a quota 124 milioni di dollari. Al quinto posto troviamo Mark Zuckerberg, patron di Facebook, con 97 milioni di dollari di patrimonio, a seguire Warren Buffet con 96 milioni di dollari e per anni al primo posto in classifica e Larry Ellison cofondatore e CTO di Oracle che si ferma a 93 milioni. Negli ultimi 3 posti della top ten ci sono i due cofondatori di Google Larry Page e Sergey Brin che detiengono rispettivamente un patrimonio di 91,5  e 89 milioni di dollari e per finire l’imprenditore e investitore indiano Mukesh Ambani a quota 84,5 milioni di dollari.

Fonte: Forbes

# E gli italiani in che posizione si trovano? Leonardo del Vecchio sempre in cima alla classifica in Italia, Giorgio Armani sul podio

Anche in Italia si è registrata una crescita, ci sono 46 miliardari di cui 12 donne per un patrimonio combinato di circa 150,7 miliardi di dollari. Considerando però anche chi ha residenza all’estero, sono in totale 51 i miliardari con cittadinanza italiana, con un patrimonio combinato di 204,5 miliardi di dollari. Al primo posto in Italia troviamo il milanese Leonardo Del Vecchio fondatore di Luxottica, che nel 2018 si è fusa con la francese Essilor, con un patrimonio netto di 25,8 miliardi di dollari al 62esimo posto nella classifica mondiale. Sulla seconda piazza italiana con 9,1 miliardi di dollari Massimiliana Landini Aleotti, proprietaria dell’azienda farmaceutica Menarini con sede a Firenze, alla posizione numero 265 al mondo. Sul terzo gradino del podio italiano lo stilista milanese d’adozione Giorgio Armani che con 7,7 miliardi di dollari si trova al numero 323 della classifica globale. Al quarto posto l’imprenditore milanese Silvio Berlusconi con 7,6 miliardi, alla posizione 327 nel mondo. Nella top ten italiana troviamo altri milanesi: Miuccia Prada proprietaria insieme al marito Patrizio Bertelli della maison di moda e Luca Garavoglia presidente di Campari. Al 29 e 30 posto le nuove proprietarie di Esselunga, la seconda moglie del fondatore Bernardo e la figlia Marina con 1,7 miliardi a testa.

Fonte: Forbes Italia

Continua la lettura con: I SUPER RICCHI: MUSK supera Gates. E in ITALIA?

FABIO MARCOMIN

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