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Le PALESTRE in PROTESTA: il 20% riapre per non chiudere per sempre

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Credits: iltirreno.gelocal.it

Il perdurare dell’emergenza pandemica ha messo in ginocchio molti settori. Tra questi, le palestre sono sicuramente tra le più colpite. Dopo mesi di chiusure e senza certezze, alcune di loro hanno deciso di ripartire sfidando la legge, come segno di protesta e come grido disperato.

Le PALESTRE in PROTESTA: il 20% riapre per non chiudere per sempre

# Una palestra su tre rischia di scomparire

Credits: veronasera.it

I gestori sportivi hanno voluto manifestare la grave situazione che stanno vivendo attraverso riaperture non consentite. Dopo più di un anno, il 30% delle palestre rischia di scomparire se continuerà a non lavorare o non ricevere aiuti concreti. Quindi, il messaggio è la volontà di ripartire in sicurezza. In seguito alle manifestazioni contro i decreti anti Covid-19 in varie piazze italiane, il 20% delle palestre in Italia ha lanciato un segnale forte a tutte le istituzioni: meglio prendere una multa che continuare a restare chiusi. Un invito anche a tutti gli sportivi di tornare a frequentarle, in completa sicurezza, per ridare ossigeno a tutti i lavoratori delle strutture in questione.

# Le palestre sono luoghi sicuri

Credits: cronachemaceratesi.it

Giampiero Guglielmi, il presidente dell’Associazione Nazionale Palestre e Lavoratori Sportivi (ANPALS), ha parlato di queste stime preoccupanti e comprende la situazione di disagio dei titolari. Afferma anche che, per aiutarli, sarebbe necessario valutare le riaperture seguendo le norme e i protocolli del CTS. Con un sistema di prenotazioni e registro delle entrate, le palestre rimarrebbero luoghi sicuri, controllati e privi di assembramenti. Un buon compromesso per aiutare famiglie in difficoltà e, allo stesso tempo, non sottovalutare la diffusione della pandemia. Il presidente Guglielmi, inoltre, dichiara che ci sono molti altri luoghi, meno controllati, in cui è più facile contrarre il virus rispetto ad una palestra. Se non si troverà un accordo sulle aperture, neanche gli aiuti avranno modo di alleggerire questa situazione. I dati mostrano che i ristori previsti per i gestori sportivi spesso non riescono a coprire nemmeno l’affitto mensile del locale. La speranza è che il gesto di protesta getti nuova luce su un problema già noto da tempo, portando questa volta soluzioni concrete.

Fonte: ansa.it

Continua a leggere con: Uno studio internazionale: i LOCKDOWN non salvano vite e non riducono i contagi

MATTEO GUARDABASSI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Voto al SENATO: istituzione di un Protocollo Unico Nazionale per la CURA Covid a domicilio

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Credits: www.terapiadomiciliarecovid19.org

Con 212 voti favorevoli, 2 contrari e 2 astenuti, il Senato ha approvato ieri un Ordine del giorno unitario.

Cosa prevede? L’impegno del Governo ad aggiornare protocolli e linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19 da parte di medici di famiglia, pediatri e medici del territorio. Questo, tenendo conto delle esperienze dei professionisti impegnati sul campo da ormai un anno. Ma perché si è dovuto aspettare così tanto?

Voto al SENATO: istituzione di un Protocollo Unico Nazionale per la CURA Covid a domicilio

# Il Governo deve aggiornare protocolli e linee guida per curare i pazienti Covid da casa

Credits: www.ildigitale.it

Una mozione della Lega è stata trasformata in un Ordine del giorno sottoscritto da tutti i partiti. Esso prevede che il Governo Draghi si attivi per istituire un Protocollo Unico Nazionale per la gestione domiciliare dei malati Covid.

Infatti, il Governo dovrà aggiornare i protocolli e le linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19, considerando anche le esperienze consolidate dei professionisti. Ma, quello che lascia sorpresi, è che si è giunti a questa decisione solamente dopo un anno dall’inizio della pandemia.

# Sono previste anche altre misure, tra cui l’istituzione di un tavolo di monitoraggio per armonizzare le azioni messe in campo

Tra le altre misure contenute nell’Odg, si prevede l’istituzione di “un tavolo di monitoraggio ministeriale, in cui siano rappresentate tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale, vista la crescente complessità gestionale e la necessità di armonizzare e sistematizzare tutte le azioni in campo”.

Ma non solo. L’Esecutivo dovrà anche attivare, fin dalla diagnosi e per una più efficace gestione del decorso, “interventi che coinvolgano tutto il personale presente sul territorio in grado di fornire assistenza sanitaria, accompagnamento socio-sanitario e sostegno familiare, nel rispetto dell’autonomia regionale”. E questo, affinché le diverse esperienze e dati clinici raccolti dai Servizi Sanitari Regionali confluiscano in un Protocollo Unico Nazionale di gestione domiciliare del paziente Covid-19.

Poi, il Governo dovrà anche impegnarsi ad affiancare al Protocollo un piano di potenziamento delle forniture di dispositivi di telemedicina capaci di assicurare un adeguato e costante monitoraggio dei parametri clinici dei pazienti a casa.

Insomma, si prevedono misure di collaborazione su piano nazionale che potrebbero sembrare scontate, ma che non lo sono… Si è dovuto attendere un anno per ottenerle.

# Una lunga battaglia, la cui vittoria potrà aiutare a salvare più vite

Credits: www.sanitainformazione.it

Sì perché, come ha affermato la senatrice Castellone “definire protocolli e linee guida per intervenire sin da subito con cure domiciliari per i pazienti Covid-19 può aiutarci a salvare delle vite”.

Ma questa è stata una battaglia di diversi mesi che ha visto impegnato soprattutto il Comitato Terapie Cure Domiciliare Covid che, ovviamente, non ha potuto non gioire per questa vittoria.

Un successo raggiunto “grazie alla strenua battaglia contro il virus da parte di tutti i medici del Comitato Cura Domiciliare Covid-19 che in questo lungo anno hanno curato a casa i pazienti, dimostrando l’efficacia dello schema terapeutico e di un lavoro di squadra mai realizzatosi prima in Italia, e dello straordinario lavoro del fondatore e presidente Erich Grimaldi, che ha dato vita ad un eccellente gruppo di lavoro dove il coordinamento di  migliaia di professionisti e la comunità di intenti sono stati il naturale collante per chi ha sposato una causa nell’interesse di tutta la popolazione”.

# Una vittoria importante per i cittadini: tutti riceveranno le cure appropriate, a prescindere da dove abitino

E, sicuramente, come sottolinea la capogruppo del PD in Commissione Sanità, Paola Boldrini, questa vittoria “è un segnale importante per i cittadini, che vogliono la certezza di ricevere cure appropriate in qualunque regione, da Nord a Sud”.

Ma il lavoro del Parlamento non è finito: deve assicurarsi che si verifichi un’applicazione omogenea dei protocolli nazionali su tutto il territorio.

Fonte: www.sanitainformazione.it

Continua la lettura con: Dalla Germania: “Negligenza criminale sui morti Covid: il governo Conte rischia il PROCESSO DEL SECOLO”

ALESSIA LONATI

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La solitudine delle forze dell’ordine

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Banksy: Mario e Poliziotto

Chi entra nei vigili, in Polizia e nei Carabinieri ha la missione di combattere i criminali. Anzi, ogni persona nelle forze dell’ordine impara fin da subito a identificare anche solo con uno sguardo chi è un delinquente.
Possiamo immaginare la frustrazione di questi mesi, in cui sono costretti a considerare criminali della povera gente onesta.

Però non solo questo. La situazione paradossale è che in base alla Costituzione ogni pubblico ufficiale risponde personalmente per l’applicazione della legge. In questo momento, come molti esperti del diritto stanno dimostrando, le leggi che le forze dell’ordine sono chiamate a fare osservare hanno dei principi di dubbia costituzionalità e in molti casi infrangono altre leggi vigenti di livelli superiore, sia nazionale che internazionale.

Questo inevitabilmente crea un conflitto interno a chi deve fare applicare queste norme che si trova tra il martello degli ordini superiori e l’incudine dei principi costituzionali, di altre leggi vigenti o dei diritti sovranazionali.

Anche perché l’apparato normativo e costituzionale è nato proprio per evitare abusi da parte dell’autorità nei confronti dei cittadini come avvenuto durante il fascismo o il nazismo quando le forze di polizia si giustificavano dei crimini commessi affermando di aver eseguito degli ordini.
Ordini che sono stati giudicati illegittimi dai tribunali con gli esecutori che hanno subito forti sanzioni, anche pagando con la vita.

Nella situazione attuale non è il legislatore che si prende la responsabilità delle azioni ma tutta la responsabilità ricade sulle forze dell’ordine che sono chiamate a interpretare una normativa incoerente, creando lo spazio per un libero arbitrio che un domani li potrebbe esporre a ricorsi o a sanzioni.

Continua la lettura con: La ricerca della banalità

MILANO CITTA’ STATO 

Le NUOVE ROTTE di Ryan Air e Wizz Air da LINATE

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Credits: siviaggia.it Linate

In attesa della possibilità di viaggiare liberamente, le compagnie low cost si preparano al meglio. Ryan Air e Wizz Air hanno allargando le loro prospettive e sfruttato il periodo per inaugurare nuove rotte. Entrambe hanno deciso di puntare sul turismo nazionale, vedendo l’andamento della situazione pandemica e quanto successo lo scorso anno, ma non manca l’attenzione verso le altre città internazionali. Come molti aeroporti italiani, anche quello di Milano Linate potrà godere di nuove rotte.

Le NUOVE ROTTE di Ryan Air e Wizz Air da LINATE

# Compaiono nuove compagnie aeree all’Aeroporto di Linate

La pandemia da Covid 19 ha portato ad una ri-assegnazione degli slot, fasce orarie di decollo e atterraggio, in alcuni aeroporti come quello di Linate. Visto il calo del traffico aereo, è stato chiesto alle compagnie già presenti di liberare alcune fasce orarie, così da poter assegnarle ad altre. Ed è così che insieme a Volotea, Blue Air, Tayaranjet e EasyJet, anche Ryan Air e Wizz Air hanno potuto programmare, seppure temporaneamente visto che si parla della stagione dal 28 marzo al 30 ottobre, le loro rotte all’Aeroporto di Linate.

# La strategia di Ryan Air

Credits: @ryanair_italy
Ryan Air

La compagnia low cost irlandese, prima per passeggeri trasportati in Italia, sta continuamente inaugurando nuovi voli sia per l’estate che per l’inverno. Fino ad ottobre 2021, i viaggiatori italiani potranno scegliere tra oltre 40 voli settimanali per Bologna, Brindisi, Milano Malpensa, Cagliari e Pisa.

Nello specifico si parla delle rotte: Brindisi-Bologna, Brindisi-Pisa, Catania-Pisa e Cagliari-Milano Malpensa. Inoltre, sono stati aggiunti oltre 15 voli settimanali da e per l’aeroporto di Palermo. Ma Ryan Air ha deciso di puntare anche sull’aeroporto di Milano Linate, creando nuove rotte internazionali. Avendo ottenuto i diritti di decollo e atterraggio a Linate per giugno, settembre e ottobre, partirà dal 1° giugno con una rotta verso Berlino alle 10:20 e una verso Bruxelles alle 20:10 a giorni alterni, mentre la domenica ci saranno entrambi i voli. Ryan Air, quindi, è riuscita a prendersi i 3 principali aeroporti della regione Lombardia: Malpensa, Bergamo e ora Linate.

# Wizz Air punta sul mercato nazionale

Credits: @wizzair
Wizz Air

Se quindi Ryan Air ha deciso di rafforzare il mercato internazionale, almeno per quanto riguarda Milano Linate, Wizz Air ha deciso di guardare a quello nazionale. La compagnia ultra-low cost ungherese ha ottenuto gli slot di Linate per giugno, settembre e ottobre e, se a luglio non può organizzare nessuna attività, a agosto dovrebbero esserci voli solo il sabato. Wizz Air si è diretta verso la Sicilia, programmando 3 voli giornalieri da Linate per Catania alle 10:35, 14:35 e 18:55.

Fonti: tg24.sky.it

Continua la lettura con: Ryanair dice NO ai passaporti vaccinali

BEATRICE BARAZZETTI

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L’anno Covid visto da Forbes: i SUPER RICCHI sempre più ricchi. PECHINO capitale della ricchezza mondiale

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Credits: forbes.com

Rispetto al 2020 ci sono 660 miliardari in più. Gli USA detengono il record per il numero di miliardari, ma è Pechino la capitale mondiale dei ricchi. Ecco la top ten e la posizione degli italiani.

L’anno Covid visto da Forbes: i SUPER RICCHI sempre più ricchi. PECHINO capitale della ricchezza mondiale

# Rispetto al 2020 ci sono 660 miliardari in più, il patrimonio complessivo detenuto è passato da 8 a 13,1 trilioni di dollari

Credits: for
bes.com

Il numero di miliardari nella 35esima edizione della lista annuale di Forbes dei più ricchi del mondo è cresciuto in modo vertiginoso da 2.095 del 2020 ai 2.755, segnando un più 660. Tutti insieme valgono 13,1 trilioni di dollari, contro gli 8 trilioni di dollari dell’anno scorso. Complessivamente, l’86% di tutti i miliardari è più ricco di un anno fa. La nuova arrivata più ricca, con 38,2 miliardi di dollari, è Miriam Adelson del Nevada, che ha ereditato l’impero dei casinò di suo marito Sheldon Adelson dopo la sua morte a gennaio.

# Gli USA detengono il record per il numero di miliardari, ma è Pechino la capitale mondiale dei ricchi

Credits: forbes.com – Mappa milionari

Dei 493 nuovi miliardari diversi hanno investito nei settori delle criptovalute, IPO tradizionali e in business legati all’assistenza sanitaria correlata al Covid. Gli Stati Uniti hanno ancora più miliardari di qualsiasi altro Paese, 724 rispetto ai 614 del 2020, ma la Cina sta colmando il divario con 698. Questa tendenza è testimoniata da Pechino che ospita più miliardari che in qualsiasi parte del mondo, superando New York.

# Il più ricco al mondo è sempre Jeff Bezos, proprietario di Amazon, sul podio Elon Musk e Bernard Arnault. Nella top ten ben 7 sono americani

Credits: forbes.com

Jeff Bezos per il quarto anno consecutivo è la persona più ricca del mondo, per un valore di 177 miliardi di dollari, con un aumento di 64 miliardi di dollari rispetto a un anno in seguito alla crescita del valore nominale delle azioni di Amazon. Al secondo posto Elon Musk, fondatore e proprietario di Tesla e SpaceX che l’anno scorso ha scazato Bill Gates, con un patrimonio di 151 milioni di dollari. Sul gradino più basso del podio l’imprenditore francese Bernard Arnault del gruppo LVMH con un capitale di 150 milioni di dollari. Scende dalla top 3 il fondatore di Microsoft Bill Gates a quota 124 milioni di dollari. Al quinto posto troviamo Mark Zuckerberg, patron di Facebook, con 97 milioni di dollari di patrimonio, a seguire Warren Buffet con 96 milioni di dollari e per anni al primo posto in classifica e Larry Ellison cofondatore e CTO di Oracle che si ferma a 93 milioni. Negli ultimi 3 posti della top ten ci sono i due cofondatori di Google Larry Page e Sergey Brin che detiengono rispettivamente un patrimonio di 91,5  e 89 milioni di dollari e per finire l’imprenditore e investitore indiano Mukesh Ambani a quota 84,5 milioni di dollari.

Fonte: Forbes

# E gli italiani in che posizione si trovano? Leonardo del Vecchio sempre in cima alla classifica in Italia, Giorgio Armani sul podio

Anche in Italia si è registrata una crescita, ci sono 46 miliardari di cui 12 donne per un patrimonio combinato di circa 150,7 miliardi di dollari. Considerando però anche chi ha residenza all’estero, sono in totale 51 i miliardari con cittadinanza italiana, con un patrimonio combinato di 204,5 miliardi di dollari. Al primo posto in Italia troviamo il milanese Leonardo Del Vecchio fondatore di Luxottica, che nel 2018 si è fusa con la francese Essilor, con un patrimonio netto di 25,8 miliardi di dollari al 62esimo posto nella classifica mondiale. Sulla seconda piazza italiana con 9,1 miliardi di dollari Massimiliana Landini Aleotti, proprietaria dell’azienda farmaceutica Menarini con sede a Firenze, alla posizione numero 265 al mondo. Sul terzo gradino del podio italiano lo stilista milanese d’adozione Giorgio Armani che con 7,7 miliardi di dollari si trova al numero 323 della classifica globale. Al quarto posto l’imprenditore milanese Silvio Berlusconi con 7,6 miliardi, alla posizione 327 nel mondo. Nella top ten italiana troviamo altri milanesi: Miuccia Prada proprietaria insieme al marito Patrizio Bertelli della maison di moda e Luca Garavoglia presidente di Campari. Al 29 e 30 posto le nuove proprietarie di Esselunga, la seconda moglie del fondatore Bernardo e la figlia Marina con 1,7 miliardi a testa.

Fonte: Forbes Italia

Continua la lettura con: I SUPER RICCHI: MUSK supera Gates. E in ITALIA?

FABIO MARCOMIN

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A Milano il nuovo DISTRETTO dedicato al FUMETTO

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Credits: milanosud.it

Alcuni giovani artisti hanno realizzato un murales in memoria del fumetto italiano. La loro opera serve a commemorare le grandi firme delle tavole che hanno fatto la storia del nostro Paese.

A Milano il nuovo DISTRETTO dedicato al FUMETTO

# I grandi volti del fumetto

Credits: thecolorsofmilano.com

Al giorno d’oggi, il fumetto è un’espressione artistica molto amata e diffusa ovunque. Tra i più celebri, possono essere citati Topolino, Spider-Man o Superman per l’America. Anche il Giappone è diventato molto influente sul campo, tanto che tutto il mondo si riferisce alle loro opere con il termine locale, i “manga”. In Italia, però, non siamo certo da meno. Grandi artisti si sono susseguiti nel tempo e hanno lasciato il segno anche a livello internazionale. Sicuramente, tra questi, possiamo ricordare Angela Giussani, ideatrice di Diabolik, e Guido Crepax, ideatore di Valentina. Proprio a loro è stata dedicata una serie di rappresentazioni nel Municipio 6 a Milano.

# Un’area piena di colori e volti celebri

Credits: milanoevents.it

Per la precisione, l’area interessata alla realizzazione di questi murales celebrativi si trova tra Via Pesto, via Tolstoj e Via San Cristoforo. Tutto è partito con l’obiettivo di avviare una riqualificazione artistica della zona sulla quale hanno lavorato i giovani artisti di “We Run the Street”. Nel progetto sono stati coinvolti anche altri nomi importanti come lo stesso Municipio 6, la casa editrice Astorina, il Museo delle Culture di Milano Mudec e alcuni sponsor. L’opera punta a ridare vita e colore alle mura del quartiere, per una lunghezza pari a 500 metri. Dell’iniziativa, chiamata “Un Muro che Unisce”, ha parlato il Presidente del Municipio 6, Santo Minniti, affermando che si tratta di un’idea nata dal basso e che ha coinvolto direttamente le persone del territorio. Non a caso, il potere del fumetto e delle sue storie è proprio quello di unire i propri lettori e farli appassionare. Un’arte che necessita di essere onorata e riscoperta, soprattutto per quanto riguarda quella nata in Italia. Infatti, sia nei fumetti di Diabolik che in quelli di Valentina, ritroviamo racconti di fantasia che parlano, però, dei problemi reali del nostro Paese. L’obiettivo del murales, quindi, è quello di celebrare i fumetti che, ancora oggi, ci fanno crescere e riflettere.

Fonti: thecolorsofmilano.com, milanosud.it

Continua a leggere con: 7 FUMETTISTI milanesi che hanno creato PERSONAGGI noti in tutto il MONDO

MATTEO GUARDABASSI

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La ricerca della banalità

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Un tempo le persone per fare bella figura cercavano di dire cose originali. Oggi invece cercano la banalità.

Si considera uno sbaglio dire o fare cose diverse da quelle che sono ripetute da tutti. Il metro è il conformismo. Invece di cercare di emergere si cerca di nascondere ciò che ci rende diversi dagli altri che in realtà sarebbero i nostri punti di forza e ciò che può essere il nostro apporto agli altri. Se uno dice le stesse cose che dicono tutti è inutile.

Nel novecento la produzione in serie riguardava la diffusione di oggetti uguali, oggi si è trasposta nella produzione di menti “de-menti”, senza alcuna autonomia di pensiero ma tutte derivate da un unico modello medio.  
Come se la nostra natura fosse quella di un camaleonte che diventa trasparente e invisibile in ogni ambiente in cui si trova.

Ma come mai siamo nella prima epoca storica in cui chi vuole farsi notare si traveste con una livrea mimetica dietro pensieri e parole che dicono tutti?

Questa ricerca della banalità sembra particolarmente evidente tra i più giovani.
Un comportamento tipico dei giovani è sempre stato di ricercare la loro identità in un’appartenenza. In passato l’appartenenza era innanzitutto generazionale e il giudizio con cui ci si confrontava era quello dei propri coetanei. In questo modo cercare di differenziarsi dal resto del mondo era un modo per ricercare una forma di appartenenza al gruppo.

Con il mondo dei social l’appartenenza oggi non è più generazionale ma ogni persona che vuole trasmettere qualche pensiero o idea usa un mezzo che istantaneamente subisce il giudizio di persone di ogni età, di ogni cultura, in breve della massa. E questa massa per definizione è priva di identità individuali, quindi per sentirsi inclusi l’unica forma che si crede legittima è l’adesione totale al luogo comune.
Chi ci riesce raggiunge quello che sembra il massimo obiettivo individuale della nostra epoca: essere esattamente come tutti gli altri.

 Continua la lettura con: L’ignoranza del dogma

MILANO CITTÀ STATO 

 

Come una “METRO”: Milano e la Città Ticino sono adesso una MAXI-CITTÀ

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Milano e la Città Ticino sono adesso una maxi-città. Dal 5 Aprile la Metro Milano e TILO sono infatti collegati.

“Il futuro è oggi”, recita un’installazione di fronte all’uscita della stazione di Lugano e in effetti questa affermazione è piena di contenuti reali.

Come una “METRO”: Milano e la Città Ticino sono adesso una MAXI-CITTÀ

# Dal 5 aprile arriva il nuovo orario dei treni

Dal 5 aprile 2021 diventa operativa la nuova linea RE80 tra la Lombardia ed il Ticino con collegamenti diretti per Milano Centrale ogni ora e collegamenti ogni 30 minuti tra Locarno, Lugano e Chiasso. Si può considerare una vera e propria Metro Ticinese, che accorcia ampiamente i tempi di percorrenza tra le località.

Tutto ciò grazie all’apertura definitiva della galleria del Ceneri, che ha eliminato la risalita del monte Ceneri da parte dei treni con velocità ridotte.

Dal 5 aprile Lugano e Bellinzona sono a 15 minuti di treno e Locarno e Lugano a distanza di 29 minuti. Il collegamento per Milano farà risparmiare altri 30 minuti con fermate a Como San Giovanni, Albate-Camerlata, Seregno e Monza.

Chi da Milano vorrà invece recarsi a Bellinzona potrà raggiungere Lugano e da lì proseguire con un altro treno verso Bellinzona e Biasca sempre con un risparmio di 15 minuti.

# I nuovi treni e le buone collaborazioni

Grazie ai nuovi orari, ai nuovi treni TILO sempre più performanti e alle collaborazioni transfrontaliere tra Ferrovie Svizzere (SBB CFF FFS) e Trenord, finalmente si concretizza un sogno: TILO che diventa il vero simbolo della nuova realtà METRO Ticino.

Sono tante le opportunità da cogliere in questa nuova mobilità. Ciascuno potrà scegliere la formula migliore per fruire di tutti questi nuovi servizi e alle migliori condizioni economiche.

Per quanto riguarda il Ticino è valida l’offerta economica Arcobaleno con una vasta scelta di modalità da personalizzare secondo i propri bisogni. Per chi Viaggia ogni tanto, per chi viaggia regolarmente, per chi viaggia tra Ticino e Lombardia e per chi viaggia in gruppo.

#Un nuovo stile di vita

Non solo c’è un nuovo orario dei treni, ma l’occasione per riflettere sulle nostre abitudini.

Riconsiderare il nostro stile di vita e forse anche individuare nuovi modi di gestire la nostra socialità, gli incontri di lavoro e tutto quello che fa parte della nostra vita.

Continua la lettura con: Il primo TRAMTRENO in partenza nella città Ticino

GIUSEPPE MARZAGALLI

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NÜWA: la capitale di MARTE, la città del futuro

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Credit: viaggi.corriere.it
Nüwa, la dea che secondo la mitologia cinese creò l’universo e l’umanità intera.Nüwa, la città che secondo il progetto ambizioso dello studio di architettura ABIBOO potrebbe essere la capitale del Pianeta Rosso.

Marte, il pianeta del futuro non ancora del tutto esplorato, potrebbe avere già la sua capitale: si chiama Nüwa e sarà una città sostenibile e autosufficiente.

Per ora è solo un progetto ambizioso ma sono in molti quelli che puntano su Marte per il futuro dell’umanità.

Vediamo insieme quella che potrebbe diventare, in un futuro forse non così lontano, la nostra città.

NÜWA: la capitale di MARTE, la città del futuro

# Andremo a vivere su Marte?

 

Nel 1952 Wernher von Braun pubblicava “Progetto Marte”, un racconto fantascientifico che raccontava la storia della prima missione umana su Marte.

Chi l’avrebbe mai immaginato che 60 anni dopo ci sarebbero già stati dei progetti sulla capitale del Pianeta Rosso?

É arrivata la presentazione di Nüwa: la capitale di Marte sostenibile e autosufficiente.

#Nüwa: la città del futuro

Nüwa ha già fatto il suo debutto in società, è già stata infatti presentata alla comunità scientifica in occasione della convention della Mars Society, alla quale erano presenti anche Elon Musk di Space X, George Whitesides di Virgin Galactic e Jim Bridenstine, amministratore della NASA.

A proporre questa città futuristica è stato lo studio di architettura ABIBOO che, grazie agli studi già presenti sul Pianeta Rosso, è stato in grado di proporre un dettagliato progetto della futura capitale di Marte.

Secondo lo studio di architettura quello di Nüwa non è un sogno utopico ma un progetto reale che potrebbe essere realizzato anche fra qualche decennio.

Ma come si fa a costruire la capitale di un pianeta su cui gli uomini non hanno ancora messo piede? Tutto infatti dipende da questo, da quanto le tecnologie future permetteranno agli essere umani di raggiungere Marte facilmente.

# Come sarà la capitale del futuro?

Credit: viaggi.corriere.it

Quando pensiamo alla capitale del Pianeta Rosso non dobbiamo immaginarci un ammasso di pietra arancioni in cui non potremmo mai immaginarci di vivere.

Secondo lo studio ABIBOO infatti, Nüwa sarà simile alle città che conosciamo e che abitiamo sulla Terra, con case, uffici, giardini e spazi verdi, ma con una differenza: la città sarà costruita verticalmente, così da garantire protezione dalle radiazioni.

Secondo il progetto la capitale di Marte potrebbe essere completamente autosufficiente e sostenibile.

Nüwa non sarà sola, l’obiettivo è infatti quello di creare altre 4 città su Marte capaci di ospitare popolazioni fino a 250.000 persone.

# Un futuro non troppo lontano

Credit: @centrometeoemiliaromagna

Per ora la capitale del Pianeta Rosso è solo un progetto molto ambizioso, ma c’è chi scommette che i lavori inizieranno in qualche decennio.

Per il trasloco su Marte c’è ancora tempo ma forse non quanto pensiamo. Secondo molti studiosi la colonizzazione completa avverrà infatti nel 2100.

Pronti a partire?

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Le 10 cose di MILANO che porteremmo su MARTE

ARIANNA BOTTINI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Un DOPPIO RESTYLING per il QUARTIERE FORLANINI

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Credits: blog.urbanfile.org Restyling piazzale Archinto

Il quartiere Forlanini sarà oggetto di un doppio restyling. In questi giorni partiranno i lavori per la riqualificazione di piazza Artigianato e, nel frattempo, i cantieri in piazza Ovidio stanno per concludersi.

Si tratta di due progetti che hanno un obiettivo comune: dare vita a spazi più vivibili ed ordinati dove la socialità possa tornare ad essere quella di un tempo… Se non addirittura migliorare.

Come diventeranno queste due piazze? FOTO COVER: blog.urbanfile.org

Un DOPPIO RESTYLING per il QUARTIERE FORLANINI

# La nuova piazza Artigianato sarà uno spazio pubblico di qualità e sicuro, dove le persone potranno tornare a socializzare

Credits: blog.urbanfile.org
Restyling piazza Artigianato

Lo scopo dell’intervento in piazza Artigianato è quello di far dialogare lo spazio centrale, oggi poco utilizzato e molto disordinato, con i marciapiedi e le attività commerciali intorno alla piazza. Insomma, entro la fine dell’estate, si vorrebbe creare un nuovo spazio pubblico di qualità e sicuro.

Infatti, il progetto prevede l’ampliamento del parterre centrale, con l’introduzione di un limite di velocità a 30 km/h ed il tracciamento di un nuovo attraversamento pedonale. Inoltre, si posizioneranno nuove panchine sotto i grandi alberi presenti in piazza e, al centro, verranno realizzati dei giochi a pavimento per il divertimento dei più piccoli.

# I lavori in piazza Ovidio stanno per concludersi

Invece, stanno per concludersi i lavori in piazza Ovidio. Infatti, non manca molto per veder completata la nuova area “agility dog”. E, per l’occasione, sono stati riqualificati gli attraversamenti pedonali, realizzando una pavimentazione drenante, e sono state create nuove aiuole.

Ma sarà solo nei prossimi mesi che, finalmente, si realizzerà un’area giochi inclusiva sul versante opposto della piazza. Questo progetto, collocato nell’ambito “Gioco al centro – Parchi gioco per tutti”, era già stato avviato nel 2018 dal Comune di Milano insieme alla Fondazione di Comunità Milano. E, anche in questo caso, l’obiettivo è proprio quello di realizzare aree giochi nei parchi pubblici di tutti e nove i municipi della città.

# Due interventi in linea con la strategia di rigenerazione delle piazze a Milano che parte da un dialogo con i cittadini

Credits: blog.urbanfile.org
Restyling piazzale Archinto

Secondo Maran, l’assessore comunale all’Urbanistica e al Verde, si tratta di interventi in linea con “la strategia di rigenerazione delle piazze cittadine”. Con quale scopo? Proprio quello di renderle “il centro effettivo del loro quartiere”.

In più, “anche questi interventi sono frutto di un percorso di ascolto con cittadini, comitati e commercianti, con l’obiettivo di intercettarne le esigenze. Tra piazza Artigianato e piazza Ovidio avremo, a poche centinaia di metri di distanza, nuovi spazi per tutti: bambini, anziani, cittadini e amici a 4 zampe”.

Fonte: www.mitomorrow.it

Continua la lettura con: PIAZZA CASTELLO avrà un nuovo VOLTO: da giugno parte il restyling

ALESSIA LONATI

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Quell’ultimo abbraccio sulle rive del “LAGO SANTO”

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Credits: @scatto_lakes Lago Santo Modenese

Lago che vai, leggenda che trovi. Si può dire che gli specchi d’acqua dell’Appennino modenese non siano per niente noiosi, anzi alla maggior parte di loro è associata una leggenda. Luoghi curiosi si trovano nella natura emiliana e tra questi c’è il lago Pratignano, chiamato lago delle fate, o il Lago Verde, nella zona di Frassinoro, legato alla storia di un uomo bugiardo. Tuttavia, il Lago Santo è sicuramente lo specchio d’acqua più romantico a cui è associata la leggenda di due innamorati.

Quell’ultimo abbraccio sulle rive del “LAGO SANTO”

# Le acque specchiano il monte

Credits: @scatto_lakes
Lago Santo Modenese

Il Lago Santo si situa a 1.501 metri d’altezza sull’Appennino modenese ed è uno dei laghi più belli della zona. Un posto perfetto per potersi rilassare e godersi una natura incontaminata. Dai colori caldi in autunno, la fioritura in primavera e il paesaggio innevato in inverno rendono il lago uno spettacolo. Sulle sue acque si specchia il Monte Giovo e dal lago si possono raggiungere facilmente tutti gli altri laghi modenesi: il lago Baccio, il piccolo Turchino, lo Scaffaiolo e il lago della Ninfa, ai piedi del Monte Cimone. Il Lago Santo, inoltre, è il secondo lago più grande dell’Appennino Settentrionale, dopo l’omonimo parmense. Il nome “Santo” potrebbe essere molto comune, ma in realtà il Lago Santo modenese è legato alla leggenda di due innamorati, chiamati i Romeo e Giulietta dell’Appennino.

# Una tragica storia d’amore

Credits: @_fabio_barta_
Lago Santo modenese

Non ci si trova a Verona, ma la storia dei due innamorati non è molto diversa da quella dei famosi Romeo e Giulietta. Il Lago Santo è, infatti, una meta particolarmente romantica. La leggenda narra che sull’Appennino modenese due pastori si amavano, ma le loro famiglie non andavano d’accordo e si rifiutavano di accettare il loro amore. Con la scusa di andare al pascolo, i due si incontravano lungo la riva del lago. Un giorno d’inverno però, i due, impazienti di incontrarsi, corsero sullo strato di ghiaccio che si era formato sul lago e scivolarono, venendo inghiottiti dalle acque. I due amanti furono sommersi dall’acqua durante il loro ultimo abbraccio, detto “Santo”, da qui il nome del lago.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Il LAGO ALPINO più bello del mondo è a 3 ORE da MILANO

BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 POLIZIOTTI vicini ai COMMERCIANTI: “la loro protesta è comprensibile”

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Credits: it.sputniknews.com

A seguito degli scontri avvenuti in piazza Montecitorio il 6 aprile il segretario generale Fsp Polizia di Stato Valter Mazzetti esprime solidarietà nei confronti dei commercianti stremati dalla crisi. Alcuni estratti delle sue dichiarazioni.

🛑 POLIZIOTTI vicini ai COMMERCIANTI: “la loro protesta è comprensibile”

# Il segretario generale Fsp Polizia di Stato Valter Mazzetti: “Solidarietà e auguri di guarigione ai colleghi feriti. Ma inevitabili le proteste di tutte le categorie sociali ormai allo stremo

Dopo la notizia del ferimento di due agenti durante gli scontri di piazza Montecitorio, al sit-in di protesta del 6 aprile contro le chiusure decise dal governo da parte di commercianti e piccoli imprenditori, il segretario generale Fsp Polizia di Stato Valter Mazzetti ha commentato: “Rivolgiamo la nostra solidarietà e gli auguri di pronta guarigione ai colleghi feriti durante le proteste davanti a Montecitorio, ed anche a tutti gli altri comandati in un servizio ben ‘più pesante e opprimente’ di quel che si possa pensare. Quanto accaduto non deve certamente meravigliare [..] Di fronte al protrarsi di uno stato di cose che schiaccia la cittadinanza sotto al peso di sacrifici insostenibili, è inevitabile che riprenda la sequela di proteste e manifestazioni di ogni genere da parte di tutte le più disparate categorie sociali ormai allo stremo”.

# “Pensare di gestire questa situazione da una prospettiva scollata dalla realtà significa sottovalutare pericoli seri e reali”

“E’ indispensabile censurare senza se e senza ma ogni tipo di violenza che [..] fa passare in secondo piano, oltre che dalla parte del torto, chiunque abbia qualcosa da dire. Ma […] non possiamo che rilevare come questa esasperazione generalizzata sia comprensibile e ormai incontenibile, e ciò significa che bisogna dare ai cittadini risposte diverse. Al momento, come sempre, solo le forze dell’ordine si ritrovano a raccogliere e fronteggiare gli sfoghi di un livello di disperazione che non può e non deve essere sottovalutato”. Il segretario generale Fsp Polizia di Stato conclude con un pensiero sulla gestione della crisi economica da parte del governo: “Pensare di gestire questa situazione ormai non più emergenziale, dato che va avanti da oltre un anno, da una prospettiva scollata dalla realtà di chi invece non riesce più a tenere in piedi la propria esistenza costruita magari dopo una vita di lavoro, significa sottovalutare pericoli seri e reali per la sicurezza interna del paese”.

Estratto articolo : Affari Italiani

Continua la lettura con: 🛑 Oggi #IOAPRO: bar e ristoranti aperti per protesta

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il FUTURO nel PASSATO: alla Centrale elettrica Montemartini il mix tra cultura e produzione di ENERGIA

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Statue neoclassiche e turbine, marmi bianchi e caldaie, mosaici e bobine. Storia di successo di una centrale elettrica divenuta museo e mostra permanente.

La Centrale Montemartini è oggi il secondo polo espositivo dei Musei Capitolini ed è uno straordinario esempio di riconversione in sede museale di un edificio di archeologia industriale. La sua nuova vita è iniziata nel 1997 con il trasferimento nella centrale elettrica di una selezione di sculture e reperti archeologici dei Musei Capitolini.

Il FUTURO nel PASSATO: alla Centrale elettrica Montemartini il mix tra cultura e produzione di ENERGIA

Le città sono fatte di case, monumenti, giardini, chiese e poi di luoghi, spesso immensi, che svolgono dei servizi. Basti pensare alle centrali elettriche, idriche, alle fabbriche, ai mercati generali, ai capannoni industriali, ai mattatoi. Questi luoghi hanno spesso un “fine vita” che li vede lasciati decadere nell’abbandono e trasformarsi in cattedrali nel deserto, luoghi di degrado e inquinamento, ma non sempre. Nel caso dell’antica Centrale Elettrica Montemartini l’ingegno e la buona volontà hanno avuto la meglio.

Dopo una completa ristrutturazione da parte di Acea, un’intera area dell’impianto è ora centro multimediale e spazio espositivo, affidato ai Musei Capitolini, dove è possibile visitare la mostra archeologica permanente Le Macchine e gli Dei o partecipare alle tante esibizioni temporanee che periodicamente vengono organizzate.

Da qui si sono illuminate le prime strade di Roma

La storia di questo luogo è affascinante almeno quanto lo sono oggi i suoi spazi che a macchine, turbine, caldaie affiancano statue neoclassiche, marmi, frontespizi, mosaici in un gioco di contrasti capace di lasciare senza fiato. Le prime luci elettriche che illuminavano le strade di Roma sono state accese da qui, dalla centrale Montemartini, il primo impianto pubblico di produzione di elettricità a Roma, sulla Via Ostiense, tra i Mercati Generali e la sponda sinistra del Tevere. Nata nel 1912 la centrale ha poi accompagnato l’espansione di Roma, aumentando negli anni la propria potenza produttiva proprio per soddisfare i bisogni energetici di una città in costante evoluzione.

A disposizione per produrre energia in emergenza

Durante la guerra l’impianto sfuggì ai bombardamenti alleati e fu l’unico su cui la città poté contare nel periodo immediatamente successivo alla liberazione. Non più produttivamente ed economicamente conveniente, la centrale venne dismessa a metà degli anni ’60. Alcuni ambienti del complesso furono utilizzati come magazzini, altri abbandonati. Si avanzò anche l’ipotesi di un completo abbattimento ma, fortunatamente, alla fine degli anni ’80, la dirigenza dell’ACEA decise di avviare una completa ristrutturazione dello storico impianto. La Sala Macchine e la nuova Sala Caldaie, con i relativi ambienti sottostanti, vennero trasformati in un Art Center e centro multimediale, mentre i restanti ambienti diventarono sedi di uffici, laboratori, e magazzini.

Oggi la centrale entra in funzione solo in situazioni di richieste energetiche straordinarie e il suo funzionamento può essere gestito anche in telecontrollo dalla sala operativa presso la Centrale di Tor di Valle. Pur non essendo operativa al 100% la centrale Montemartini rimane un punto di riferimento per la città di Roma.

Continua la lettura con: I paesi migliori dove andare a vivere fuori Roma

FRANCESCA SPINOLA

 

 

 

 

Uno studio internazionale: i LOCKDOWN non salvano vite e non riducono i contagi

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Credits: wired.it

Da un anno a questa parte, siamo stati abituati a rimanere chiusi in casa per impedire al virus di diffondersi. Da alcuni dati raccolti, però, pare che la scelta intrapresa dai governi di tutto il mondo necessiti di essere rivista e superata.

Uno studio internazionale: i LOCKDOWN non salvano vite e non riducono i contagi

# La principale soluzione adottata potrebbe non essere quella giusta

Credits: museicapitolini.org

Le misure restrittive riguardo gli spostamenti sono ormai diventate parte della nostra quotidianità. Parlando in particolare dell’Italia, sono mesi che abbiamo imparato a conoscere i colori rosso, arancione e giallo per indicare il livello di rischio nelle varie zone. Nei periodi più delicati, tra cui le festività natalizie e pasquali, abbiamo vissuto i lockdown generali con limitazioni ancora più ferree. La logica dietro queste scelte è guidata dalla volontà di limitare le interazioni sociali. Quanto più le persone rimangono in casa, o comunque all’interno del proprio comune, e tanto più il virus non dovrebbe avere la possibilità di dilagare. Dall’altra parte, però, questa soluzione così drastica e generalizzata sta comportando seri rischi a livello psicologico sulle persone e continua a mettere in ginocchio l’economia del Paese. Siamo quindi davvero sicuri che sia la strada giusta da percorrere? Un recente studio sembra confermarci che i lockdown lunghi e generalizzati non siano solo poco utili, ma addirittura controproducenti anche nel loro scopo primario di fermare la pandemia.

# Lockdown prolungati non incidono sull’RT dei contagi e non salvano vite

Credits: cepr.org

Lo studio in questione è stato pubblicato dal “Centre for Economic Policy Research” ed è nato dalla collaborazione di importanti istituti universitari nel mondo. Infatti, riporta la firma di studiosi provenienti dall’Università di Harvard, dall’Università Torquato di Tella a Buenos Aires e dal Ministero del Lavoro argentino. Sono stati raccolti dati provenienti da 152 paesi in un periodo di tempo che va dall’inizio della pandemia al 31 dicembre 2020. In questa ricerca vengono considerati vari livelli di intensità di lockdown, comprese le restrizioni riguardanti gli spostamenti, i luoghi pubblici come la scuola, i luoghi di lavoro e gli eventi. I risultati si sono concentrati a considerare l’indice RT, ovvero il tasso di contagiosità, e il numero di decessi. Per quanto riguarda l’indice RT, la ricerca conclude che i lockdown prolungati non contribuiscono significativamente ad abbassare il tasso sotto la famosa soglia dell’1.

Per i decessi è emerso lo stesso esito e dimostra che tenere chiuso per molto tempo non aiuta a salvare più vite. Inoltre, lo studio sottolinea come le misure restrittive più lunghe siano proprio quelle più difficili da sostenere, portando i cittadini al limite e spingendoli a non rispettare le regole. I ricercatori, quindi, propongono una soluzione alternativa: limitazioni brevi e mirate nei luoghi in cui il contagio è più diffuso. In particolare, definiscono il loro suggerimento ancora più valido nei paesi in cui la campagna vaccinale procede a rilento, proprio come l’Italia. 

Continua la lettura con: Nuovi studi: LOCKDOWN e MASCHERINE sono INUTILI?

MATTEO GUARDABASSI Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io) ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

L’Odeon DIMEZZA il CINEMA: meno sale più SHOPPING

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Credits: IG wemilano - Cinema Odeon esterno

Il cinema Odeon è da due anni in mano alla DeA Capital Real Estate Sgr Spa, che ha in progetto di ridurre lo spazio per le sale e adibire il resto degli ambienti a shopping center. Arrivato il via libera definitivo si attendono i dettagli della trasformazione. Ecco come dovrebbe diventare.

L’Odeon DIMEZZA il CINEMA: meno sale più SHOPPING

# Arrivato il via libera definitivo con il parere positivo del Muncipio 1: il cinema si trasforma per metà in shopping center

Credits: IG wemilano – Cinema Odeon esterno

La proprietà del cinema Odeon è di DeA Capital Real Estate Sgr Spa da due anni, dopo che Fininvest l’aveva ceduto al fondo Apollo e da allora il destino di uno degli storici cinema milanesi è segnato. Il primo cinema di Milano a trasformarsi in multisala nel 1986, raggiungendo nel tempo un numero di 8 sale complessive, è destinato ridurre gli spazi dedicati alla proiezione di film per cedere la metà degli ambienti allo shopping. Il via libera definitivo al progetto è arrivato dal consiglio del Municipio 1, che oltre alla multisala interessa anche la riqualificazione della via Agnello, l’unica rimasta esclusa in questi ultimi anni dagli interventi di restyling da parte del Comune di Milano attorno al Duomo.

# Cosa prevede il progetto di trasformazione del multisala

Credits: IG wonderful_milan – Cinema Odeon

L’obiettivo del progetto è duplice: preservare l’attuale destinazione a sala cinematografica del piano interrato, riducendo a cinque il numero delle sale e salvando quindi la storica Sala 2 ricavata dal vecchio teatro, riservando il pianterreno, il primo secondo piano a uno shopping center magari della caratura di La Fayette o Harrod’s accessibile sia da via Santa Radegonda sia da via Agnello. Il terzo e quarto piano dell’edificio dovrebbero rimanere adibiti a uffici. 

# La riqualificazione di via Agnello grazie agli oneri di urbanizzazione

Credits: Urbanfile – Parte di via Agnello riqualificata, il tratto centrale è rimasta in asfalto

Ci sono due ipotesi per la riqualificazione di via Agnello, in base all’entità economica degli oneri di urbanizzazione conseguenti all’intervento edilizio. In caso di risorse esigue verrà solo ampliato il marciapiede di circa un metro e mezzo per “dare continuità al percorso pedonale fino all’imbocco della galleria pedonale Annex Rinascente, mentre il raccordo tra il nuovo marciapiede e l’area pedonale di via Agnello sarà ampliato di tre metri per garantire continuità con il marciapiedi che proviene da piazza Liberty.” Se le risorse fossero maggiori la riqualificazione di Agnello dovrebbe essere completa con la sostituzione dell’asfalto con sampietrini anche nella porzione di strada aperta al transito di veicoli. In questo modo si creerebbe uniformità con piazza Liberty.  

Fonte: Milano Today

Continua la lettura con: Il leggendario MAESTOSO rinasce come Cinema Teatro Italia ma avrà tutta un’altra funzione

FABIO MARCOMIN

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NoLO Fringe Festival: il Festival dedicato a tutte le arti si farà anche quest’anno

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credits: nolofringe IG

Milano dopo l’Expo ha preso un’accelerata che l’ha portata a diventare una delle città più vive che abbiamo in Europa. Prima della pandemia, Milano stava vivendo uno dei periodi più ricchi d’iniziative che attiravano da tutte le parti del mondo migliaia di turisti. Se non teniamo conto della Fashion Week, a Milano non era difficile vedere i cartelloni pubblicitari che annunciavano Music Week, Design Week, Arch Week e così via. Poi è successo quello che è successo e la macchina si è bloccata, eppure è notizia di pochi giorni fa l’annuncio della seconda edizione del NoLO Fringe Festival.

NoLO Fringe Festival: il Festival dedicato a tutte le arti si farà anche quest’anno

# Il Fringe Festival: il festival che celebra tutte le arti

credits: edfringe IG

La prima volta che abbiamo sentito parlare di Fringe Festival è stato a Edimburgo dove, da qualche anno, viene organizzato questo evento che è dedicato a tutte le arti, senza alcuna restrizione di genere e modalità. Nel 2012 il Fringe Festival di Edimburgo è durato venticinque giorni e ha ospitato quasi tremila esibizioni provenienti da quarantasette paesi. La particolarità che attira i media è che il Festival non ha né giuria, né commissione selezionatrice, una caratteristica che permette a ogni artista di parteciparvi e presentare anche opere al limite della sperimentazione più azzardata.

Il successo della manifestazione è immediato. Dopo le prime edizioni, il concept viene copiato in tutto il mondo e a oggi abbiamo dei Fringe Festival in Australia, Sudafrica, Stati Uniti e Canada e, nel 2019, anche in Italia con il NoLO Fringe Festival.

# Perché farlo proprio a NoLO?

credits: nolomilano IG

Di NoLO (Nord di Loreto) ne abbiamo parlato tanto su queste pagine. Ci sono state discussioni aperte e molto accese. Per chi ancora non lo conoscesse o ne ha sentito parlarne poco, si tratta di un quartiere compreso tra le zone di Pasteur, Rovereto Turro, Gorla e Casoretto. L’ambizione del quartiere è di creare un brand di quartiere che possa competere con i newyorchesi SoHo e Tribeca o per rimanere nei confini meneghini con il celebre Isola.

Su NoLO si possono dire tante cose, le critiche al quartiere e al progetto sono state tantissime: alcuni dicono che è solo un goffo tentativo di dare un’immagine nuova e diversa della zona, altri dicono che è il quartiere dove si respira più l’internazionalità grazie alla contaminazione, insomma un po’ sul modello londinese! A mio parere, un quartiere, qualunque esso sia, che si doti di una radio, organizzi eventi e cerchi di valorizzarsi, può avere tutto il mio rispetto. Per questo, e per tutte le ragioni spiegate in precedenza, che NoLO non poteva essere altro che il luogo perfetto dove il Fringe Festival poteva trovare dimora.

# Il Fringe Festival a NoLO, un evento inclusivo, divertente e internazionale

credits: nolofringe IG

In realtà non è un progetto nuovo, nel 2019 si è tenuto il primo Festival e sin dall’inizio ha attirato l’attenzione dei media. L’evento ha mantenuto il concept originale, aprendo i propri spazi a chiunque volesse partecipare e a chiunque avesse qualcosa da mostrare, da presentare o da dire. Un evento per natura aperto, inclusivo, internazionale, tollerante, multicolore, divertente e spensierato.

Un’attenzione particolare viene data al teatro con lo scopo di portarlo laddove non c’è. Infatti, sono numerosi gli spazi dove il NoLO Festival viene ospitato e dove vengono portati e presentati i vari eventi. Vale la pena ricordare luoghi come l’Anfiteatro di via Russo, il Parco Trotter, la Salumeria del Design, il Tramvai, il Q Club, lo Spazio Hug o il Ghepensi MI. Insomma, un evento che ha l’ambizione di reinventare la città coinvolgendo tutti i suoi abitanti.

# Dopo il grande successo anche quest’anno il festival si farà, pandemia permettendo

credits: nolofringe IG

Il successo è stato talmente immediato e ampio che ha permesso nel 2020 di far svolgere anche la seconda edizione ed è notizia di qualche giorno fa che dal 7 al 12 settembre si terrà anche la terza.

Dalle notizie che sono circolate, l’organizzazione ha presentato l’evento come l’edizione più perforante della sua storia. Sul sito ufficiale si è già cominciato a parlarne, presentando in grandi linee gli eventi che coinvolgeranno persone, professionisti e luoghi che accontenteranno tutti i gusti. Ci sarà spazio per la commedia, il teatro, la canzone, la musica e gli spettacoli per i bambini.

Ci auguriamo che le cose vadano per il verso giusto, che la pandemia subisca un duro colpo che la porti a diventare qualcosa di cui non avere paura e qualcosa da lasciare completamente alle spalle. Sono cosciente di essere ottimista e speranzoso, ma sognare fa bene, come fa bene organizzare eventi di questo genere che ci ricordano di essere soprattutto esseri umani. Abbiamo bisogno della socialità come l’aria che respiriamo, abbiamo bisogno di condividere per non morire dentro, abbiamo bisogno di confrontarci, discutere, litigare perché sono elementi fondamentali per far sì che la parola “vita” assuma il significato e il senso che ha e che deve avere. Forse l’avranno anche pensato tutte quelle persone coinvolte in questo progetto ed è per questo che hanno tutto il mio appoggio e sostegno. Non mi rimane che sperare di vederci tutti a settembre al NoLO Festival.

Continua a leggere: FESTIVAL DELLE LUCI: da riportare a Milano l’evento che rende la città più bella. Le FOTO di Berlino 

MICHELE LAROTONDA

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Apre il primo RISTORANTE SUBACQUEO tutto MADE IN ITALY

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Credit: Facebook @lagodesign

Lo chef Andrea Berton, friulano di nascita ma milanese di adozione, è il protagonista del primo ristorante subacqueo dell’atollo maldiviano di Raa.

Il paradiso naturale in cui il ristorante è situato non ha bisogno di presentazioni e la qualità gastronomica ed esperienziale è altissima.
Ma come è nata questa collaborazione e cosa la rende davvero incomparabile?

Apre il primo RISTORANTE SUBACQUEO tutto MADE IN ITALY

# La cucina italiana atterra alle Maldive… o meglio si immerge

Credit: mvhotels.travel

La cucina italiana prende il volo e atterra alle Maldive, nell’atollo di Raa. A decollare è lo chef Andrea Berton che, dopo il successo delle Gourmet Weeks di Azemar nei resort maldiviani, ha avviato una collaborazione con il resort You & Me by Cocoon.

Il ristorante, chiamato non a caso “H2O”, sarà il primo underwater restaurant dell’atollo e a fargli concorrenza ce ne sono pochi altri in tutto il mondo.

# Una “nave gastronomica” capitanata da eccellenze italiane


In questo difficile momento, in cui tante attività stanno chiudendo, l’apertura di questo nuovo ristorante in qualche modo riaccende la speranza per il nostro Paese.

E’ lo stesso chef a dirsi entusiasta per questo nuovo traguardo raggiunto, e insieme a lui alla guida di questa “nave gastronomica” ci sono altri due italiani: Alessandro Sciarrone è lo chef resident del ristorante, mentre corporate chef del Gruppo Cocoon è Giovanni De Ambrosis.

# Presto potrebbe aprire anche in Italia: a Portofino 

Credit: Facebook @lagodesign

Le caratteristiche principali dell’esclusivo ristorante saranno ovviamente la qualità del cibo, l’alto livello esperienziale del resort e senza dubbio l’unicità della location.

“Sono molto soddisfatto della collaborazione con You & Me by Cocoon, non solo per l’altissimo livello di qualità che il resort offre, da quello gastronomico a quello esperienziale, ma anche per la natura unica del Ristorante, uno dei pochissimi ristoranti underwater al mondo, l’unico nell’atollo di Raa”, ha commentato Berton.

Gli ospiti avranno una vista a 360 gradi della vita marina maldiviana e avranno la fortuna di gustare piatti al gusto tutto italiano, così come saranno presenti nel menù à la carte ricette create dallo chef appositamente per l’H2O.
Se le Maldive sono troppo lontane, non disperate: anche in Europa abbiamo un ristorante subacqueo.
L’”Under”, così si chiama il ristorante norvegese, che si vocifera avrà presto un rivale italiano a Portofino.

Fonte: ilgiorno.it

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ROSITA GIULIANO

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🛑 Fontana: ora LOMBARDIA ARANCIONE e da fine giugno ritorniamo NORMALI

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Credits: milanopost.info Fontana

Durante un webinar organizzato dall’Associazione imprenditori europei (Aime), Fontana conferma la sua speranza di tornare arancioni da settimana prossima, dicendo che chiederà il passaggio di zona della Lombardia venerdì 9 aprile.

🛑Fontana: ora LOMBARDIA ARANCIONE e da fine giugno ritorniamo NORMALI

# I numeri stanno migliorando

Credits: milanopost.info
Fontana

I numeri della nostra regione stanno migliorando e, se continuerà così, spero che venerdì potremo chiedere di tornare arancioni. Non posso dare la certezza, ma da questo osservatorio la situazione dal punto di vista epidemiologico sta migliorando, sta rallentando, i numeri sono positivi“, dice il governatore della regione Lombardia Attilio Fontana. Il rapporto tra contagi e tamponi effettuati si aggira intorno all’8%, ma rimane stabile. Inoltre, i ricoveri negli ospedali stanno diminuendo. La speranza del governatore, come è quella di tutti, è che i vaccini riescano a portare un po’ di normalità, fino a permetterci di riacquistare la libertà totale. Fino ad ora la Lombardia ha somministrato un milione e 800 mila dosi di vaccino anti-Covid e si parla di tornare normali entro la fine di giugno.

# RT stabilmente sotto a 1 e meno di 250 casi per 100.000 abitanti

Credits: fanpage.it
terapia intensiva

La Lombardia si sta allontanando, a livello di numeri, dai livelli di rischio alto di contagio. Infatti, ora ha meno di 250 casi per 100 000 abitanti alla settimana e l’Rt è sotto l’1. I suoi numeri non sono quindi da zona rossa, ma il vero problema rimangono i posti occupati in terapia intensiva, anche se i decessi stanno diminuendo così come, si è detto, i ricoveri. Inoltre, l’andamento non è uguale in tutte le provincie. Il Bresciano rimane ancora nel pieno della terza ondata e, insieme a Mantova, mostra ancora valori da zona rossa. Rassicurano però altre provincie come Bergamo, Milano e soprattutto Pavia.

# Ci si pone nelle mani dei vaccini

Il calo relativo dei morti è dovuto alla parziale copertura vaccinale degli ultra 80enni. Nonostante non tutti siano stati vaccinati, a causa di una cattiva gestione della campagna, già la somministrazione di una dose del vaccino ha permesso di evitare il 40% dei decessi. Si spera, poi, di tirare un sospiro di sollievo quando tutti gli over 50 saranno coperti da almeno una dose, così da poter controllare i ricoveri e avere una diminuzione delle vittime.

Se tutto va come previsto, grazie ai vaccini si può pensare a tornare ad una normalità entro fine giugno. Bisogna sperare, però, che la regione Lombardia riesca a gestire al meglio la campagna vaccinale, così che a settembre non si torni punto a capo.

Fonti: milanotoday.it

Continua la lettura con: 🛑 Oggi #IOAPRO: bar e ristoranti aperti per protesta

BEATRICE BARAZZETTI

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Via le GRANDI NAVI da Venezia: un concorso creativo per creare una nuova ZONA di SBARCO

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Si sta per scegliere il futuro delle navi da crociera a Venezia, nel momento peggiore per il settore, ma guardando al futuro.

Via le GRANDI NAVI da Venezia: un concorso creativo per creare una nuova ZONA di SBARCO

# L’incontro: un concorso creativo per portare fuori dalla laguna la zona di sbarco

Dai ministri della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, della Cultura, Dario Franceschini, del Turismo, Massimo Garavaglia, e delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, è arrivato il via libera per l’attracco delle grandi navi da crociera nel porto di Marghera.

In un incontro tenuto in videoconferenza, i quattro ministri hanno ribadito la necessità di tutelare il patrimonio artistico e culturale di Venezia.

Credits: @settimorizzotto (IG) – Passaggio di navi da crociera sul Bacino San Marco, Venezia

È stato deciso anche di indire un concorso creativo per portare fuori dalla laguna la zona di sbarco e risolvere in modo strutturato e deterministico il problema del transito delle grandi navi veneziane.

# L’antefatto

Venezia è meta turistica per eccellenza. Città di mare, è visitata, in situazione normale, da milioni di turisti ogni anno.

Purtroppo, è stata colpita dai cambiamenti climatici e dall’elevato livello dell’acqua ed è stata per molti anni un punto di approdo per grandi navi da crociera. Grazie alla particolare struttura della laguna, le navi da crociera navigano nel Bacino di San Marco di fronte a Piazza San Marco e a Palazzo Ducale, offrendo agli ospiti delle navi uno dei passaggi più suggestivi al mondo.

# Le problematiche

Tutto ciò ha portato, nel corso degli anni, a danni di diverso tipo. Tra questi spicca la pericolosità data dal passaggio di imbarcazioni dalla stazza particolarmente importante. Questa ha concordo nel provocare degli incidenti anche gravi, che hanno arrecato danni ad altre barche o a Venezia stessa (danni alle sponde).

Un incidente tra imbarcazioni sul Bacino San Marco, Venezia

Nel giugno 2019, ad esempio, una nave della MsC crociere si era scontrata con un battello. Un’incidente che aveva riaperto il dibattito sul pericolo del passaggio delle navi da crociera in Laguna.

# La soluzione temporanea

Il Comune di Venezia sta lavorando per dirottare le navi fuori dalla Laguna da almeno un biennio.

Per il momento l’unica soluzione definitiva che potrebbe essere presa in vista della ripresa del traffico crocieristico, è quella del “Canale Nord”, e dunque l’attacco a Marghera.

La decisione è stata presa in concomitanza con l’anniversario dei 1600 anni dalla fondazione della capitale della Serenissima.

La scelta desta dubbi e preoccupazioni: se da una parte serve a ridurre il livello di pericolo di cui sopra, dall’altra, inevitabilmente, svuota l’area di attracco ad oggi utilizzata, riducendo drasticamente il business che gira attorno al turismo da crociera.

Altre titubanze sono legate al fatto che se non dovessero essere realizzati dei collegamenti continui, puntuali, rapidi ed efficaci tra Porto Marghera e Venezia, si rischierebbe veramente di tagliare fuori i crocieristi dalla città.

Finora, infatti, si è  puntato sul fattore vicinanza tra la Stazione Marittima oggi in uso e Venezia, con collegamenti tra l’area di approdo dei crocieristi e i punti cardine della città tramite vaporetto o con il recente sky train “People Mover”.

Il People Mover, Venezia

Ad oggi si tratta solo di una soluzione temporanea, ma di sicuro farà parlare di sé a lungo.

Continua la lettura con: 7 parole veneziane che sono diventate italiane

LUCIO BARDELLE

In LOMBARDIA c’è la SPADA nella ROCCIA

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Credits: primabergamo.it Spada nella roccia

Chi sarà il nuove Re Artù delle Lombardia? Sulle Orobie c’è una spada, la cui lama è ben conficcata nella roccia e non ha intenzione di essere estratta. La spada comparve per mistero, quasi nessuno sapeva perché fosse lì e se fosse un richiamo alla leggenda dei cavalieri della Tavola Rotonda. Adesso il dilemma è risolto, si sa chi ha posto la spada e perché, fatto sta che sta diventando sempre più un’attrazione per bambini e non. Il classico selfie mentre si tenta di tirar fuori la spada dalla roccia è d’obbligo, ma per ora è stato solo esercizio fisico per chi ci ha provato e nessun Re Artù è comparso.

In LOMBARDIA c’è la SPADA nella ROCCIA

# Dove si trova?

Credits: @l.ost_inadream
Spada nella roccia Orobie

Tra i sentieri da fare sulle Orobie, precisamente su una roccia in riva al lago Barbellino e vicino al Rifugio Curò si trova la spada nella roccia lombarda. Il paese da cui partire è Valbondione, in ValSeriana, un comune noto per l’evento dell’apertura delle Cascate del Serio e, percorrendo il tracciato del Sentiero Italia CAI 305, si può raggiungere questa nuova attrazione.

# Il mistero svelato

Credits: duepertrefacinque.it
Spada nella roccia

Dopo un post Facebook su “Orobie Trekking” da parte di un’escursionista, è partito un giro di voci nel tentativo di scoprire perché, vicino al lago Barbellino, ci fosse una spada nella roccia. È stato Matteo Rodari ad aver realizzato quest’opera. Il tutto è partito, in realtà, da un progetto del CAI di Bergamo dal nome “Sentieri creativi”, dove si chiedeva ai giovani artisti di realizzare delle opere da porre lungo i percorsi, andando, quindi, ad unire arte, sport e montagna. Da quest’ iniziativa, Matteo Rodari decise di realizzare la spada nella roccia delle Orobie, coinvolgendo anche il padre.

Eppure non c’è alcun richiamo a Re Artù, anche se è inutile negare che chi si reca a vederla pensa immediatamente alla leggende dei cavalieri della Tavola Rotonda e tenta di estrarla. Matteo per l’opera si è ispirato alla leggenda delle Cascate del Serio, che con un salto di ben 315m sono le seconde cascate più alte in Italia.

# Le cascate sono le lacrime della giovane imprigionata

La leggenda delle Cascate del Serio narra di una giovane nobildonna che si innamora di un pastore, già fidanzato con una ragazza del posto. La dama, decisa ad unirsi al pastore, fece rapire e imprigionare in un castello, in alta quota, la fidanzata. Quest’ultima pianse incessantemente e le sue lacrime furono tali e tante da travolgere il castello e creare il salto delle Cascate. Nel tempo, come in ogni leggenda, sono stati aggiunti dettagli quale la strega Malgina, nome del  lago posto ai piedi del Pizzo del Diavolo, e ora la spada nella roccia.

Fonti: ecodibergamo.it

Continua la lettura con: 5 PASSEGGIATE facili da fare in Lombardia in MONTAGNA D’INVERNO

BEATRICE BARAZZETTI

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