Nell’ambito del bilancio partecipativo 2015/2016, le associazioni del territorio, i cittadini e il Municipio 7 hanno selezionato un piano complessivo di rigenerazione del quartiere Baggio.
La riqualificazione dell’edificio della Biblioteca Civica con la creazione di una nuova sala polifunzionale rivolta agli adolescenti, la realizzazione di spazi di lettura all’aperto e le attrezzature di ultima generazione sono solo alcuni degli interventi previsti.
Ma cosa ci si può aspettare dall’intero progetto?
La PIAZZA DEI SAPERI sarà al centro del futuro di BAGGIO
# Un’opera nata dai cittadini
Il piano di rigenerazione di Baggio, un percorso di progettazione partecipata ideato da La biblioteca mette le ali, prevede altresì la creazione di uno spazio di connessione e socializzazione attrezzato. Il suo scopo? Favorire l’inclusione di tutto il quartiere.
Infatti, entro la fine di luglio, verrà realizzato il Padiglione Baggio, un nuovo edificio di fronte alla Biblioteca Civica. E verrà anche creata un’area scoperta di circa 230 metri quadri: la Piazza dei Saperi.
# Una nuova idea di biblioteca: un luogo per studiare e leggere, ma anche per l’integrazione e la socializzazione
Questo progetto riesce a fornire una nuova idea di biblioteca: non si tratta più solo di un luogo di studio e lettura, ma di un centro per la diffusione dell’informazione e della conoscenza, uno spazio per socializzare. Ma cosa comporterà la realizzazione di questi elementi?
Innanzitutto, la Piazza dei Saperi, pedonale e pavimentata, connetterà la Biblioteca al Padiglione e anche i percorsi pedonali al parco che circonda la zona. Invece, la costruzione del Padiglione, realizzato nell’area di via Pistoia dove prima c’era un parcheggio, si ispirerà ai principi di efficientamento energetico grazie ai pannelli fotovoltaici che ricopriranno la parete rivolta a Sud.
# Il Padiglione Baggio e la Piazza dei Saperi, con le attività sociali, culturali e aggregative connesse, partiranno entro la fine di luglio
Credits: www.osservatoremeneghino.info
E, appena i lavori saranno ultimati, il nuovo edificio sarà davvero pronto per partire. Infatti, l’Amministrazione ha già approvato le linee guida del bando pubblico per la gestione del Padiglione.
Questo bando uscirà entro la fine di aprile e sarà rivolto alle associazioni senza scopo di lucro, alle onlus, alle cooperative sociali, alle fondazioni con finalità sociali, culturali ed educative. Ciò che dovranno fare è presentare il miglior progetto sociale, culturale, formativo ed aggregativo rivolto alla cittadinanza, valorizzando anche la nuova sala polifunzionale della Biblioteca Civica.
Poi, sarà il vincitore a gestire il Padiglione di Baggio, un progetto per la realizzazione del quale il Comune di Milano ha impegnato complessivamente circa 1 milione e 400 mila euro.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Tre desideri per fare di Milano una città all’altezza dei miei sogni, e di tanti altri cittadini.
Se potessi sfregare la lampada di Aladino questi sono i miei TRE DESIDERI per MILANO
Quando mi chiedono cosa vorrei cambiare nella mia città, non posso negare che vorrei partire da tante cose che poi, a pensarci bene, fanno parte dello stesso desiderio: rendere Milano una città all’altezza dei miei sogni. Io, come tanti altri miei coetanei, abbiamo avuto almeno una volta il desiderio di trasferirci, la domanda è: perché? Per rispondere a questa domanda non serve elencare tutto ciò che manca a Milano, non serve criticare il traffico, l’inquinamento o il costo della vita (per quanto siano aspetti di fondamentale importanza). I giovani che decidono di spostarsi lo fanno per inseguire un sogno, di qualsiasi sogno si tratti, e se dovessi esprimere un desiderio per la mia città vorrei che fosse all’altezza dei sogni che ho, anzi, che tutti abbiamo.
Per rendere concreto questo desiderio sfregherei la lampada di Aladino e sceglierei tre desideri da esaudire per la mia città: ecco quali sarebbero.
#1 Milano meglio di Harvard
credit: istorecofc.it
Crescendo i sogni diventano una priorità sempre meno importante: per i bambini sono tutto, il nucleo centrale della loro vita, e senza nemmeno accorgersene si arriva all’età adulta in cui per sogni si intendono solo quelli fatti durante il sonno. Per il resto? Appartengono al passato.
Per poter diventare ciò che hai sempre sognato in un mondo così competitivo bisogna partire dalle basi, si può fare solo una cosa: formarsi. La mia città ideale deve avere la migliore offerta formativa al mondo, o almeno aspirarci. Nella classifica delle migliori università del mondo 2020-2021 redatta dal Centre for World University Rankings, Milano si è posizionata al 179esimo posto e non è neppure la prima in Italia, superata da La Sapienza e dall’Università di Padova. Oggi avere una formazione di qualità è fondamentale, non solo per raggiungere con maggiori possibilità il lavoro dei propri sogni, ma per fornire ai cittadini diverse visioni del mondo e ottenere così personalità pronte al cambiamento e alla diversità.
Al primo posto della classifica c’è Harvard: io vorrei che Milano avesse un livello formativo uguale o migliore di Harvard… ma in ogni campo e in ogni facoltà.
#2 Niente paura di fallire. Parola d’ordine? Mettere in pratica
credit: altalex.com
A cosa serve però avere tante nozioni teoriche, senza avere la fortuna di metterle in pratica? Applicare una teoria è molto più interessante e comprensibile che il solo studio teorico. E questo vale per ogni disciplina, non solo per quelle scientifiche.
Vuoi diventare un interprete? Prova. Vuoi fare l’assistente sociale? Prova. Vorresti aprire un’attività? Prova.
Paulo Coelho ha scritto “Credo che solo una cosa renda impossibile la realizzazione di un sogno: la paura di fallire!” ed è proprio così, non bisogna aver paura di sbagliare ma considerare lo sbaglio una parte fondamentale del percorso. Tentare è il miglior modo per imparare e Milano avrebbe infrastrutture e spazi a sufficienza per far applicare praticamente quello che i ragazzi studiano quotidianamente sui libri, aumentando il loro coinvolgimento e ottenendo delle figure formate a livello sia teorico che pratico, ma soprattutto appassionate di ciò che fanno.
#3 Una città libera, per essere sé stessi non si dovrebbe avere coraggio
credit: isral.it
Dopo aver ricevuto una formazione sia teorica che pratica eccellente, si è finalmente pronti a lanciarsi nel modo del lavoro. Eppure c’è ancora qualcosa che manca per fare di Milano una città all’altezza dei miei sogni. Vorrei una città che ascoltasse davvero le esigenze delle persone e ne valorizzasse le diversità, perché spesso chi non si lascia omologare e mostra le proprie peculiarità viene visto come l’unico coraggioso tra tanti; è assurdo pensare che ancora oggi per essere sé stessi bisogna avere coraggio.
I sogni non riguardano solo la carriera o i beni materiali e io come terzo ed ultimo desiderio vorrei una città che includa davvero ogni forma di diversità, di personalità e di scelta perché “quando perdiamo il diritto di essere diversi, perdiamo il privilegio di essere liberi”.
Vorrei una città all’altezza dei miei sogni, ma anche all’altezza di quelli di tutti gli altri cittadini, qualsiasi sogno loro abbiano.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un palazzo costruito a Milano tra il 1960 e il 1964, ma ristrutturato tra il 2014 e il 2019. Stiamo parlando del futuristico The Corner, selezionato nella categoria Office Buildingper il premio 2022 Mies van der Rohe, una competizione europea di architettura contemporanea.
The CORNER: il palazzo che porta a terra il CIELO DI MILANO
# The Corner: l’angolo migliore da cui ammirare il futuro di Milano
Credits: www.archiportale.com
A Milano, tra Viale della Liberazione e Viale Melchiorre Gioia si può ammirare un palazzo che ha preso il nome proprio dalla sua posizione: The Corner, l’angolo migliore da cui affacciarsi sul futuro.
Progettato dall’architetto Melchiorre Bega, fu inizialmente pensato per ospitare la sede della Stipel, società telefonica interregionale da cui l’edificio prese il suo primo nome. Ma, dopo aver ospitato anche gli uffici dell’INPS e della Telecom, diventò la sede di Generali. E fu sotto questa gestione, dal 2014 al 2019, che l’edificio fu oggetto di una profonda ristrutturazione e riqualificazione.
# Un edificio in una porzione urbana dove tutto cambia e continua a svilupparsi
Credits: www.thecornermilano.it
Il rinnovamento di The Corner è stato affidato all’architetto Alfonso Femia che racconta: “Incontriamo un edificio in una porzione urbana dove nel tempo tutto è cambiato. Era la sentinella di confine tra insediamenti industriali, infrastrutture e l’inizio della città urbana, con un cambio di scala e percezione immediato, forte, quasi straniante. La città era lo sfondo, e lui la soglia per entrare da Nord-Ovest nell’area metropolitana di Milano. Ai limiti di quella soglia, è nata e continua a svilupparsi una nuova centralità urbana, contemporanea”.
# Uno dei fulcri urbanistici e di business più vitali della città
Credits: www.thecornermilano.it
E oggi, le differenti facciate connotano l’intera struttura e l’area urbana in cui si colloca The Corner e sono proprio l’oggetto di quella trasformazione, che rimane coerente al suo ruolo.
Infatti, l’architettura dell’edificio denota uno skyline in continuo divenire e, con la sua volumetria così importante, è in grado di segnare in modo decisivo quello scenario in continua evoluzione.
The Corner è un palazzo che dialoga con l’intorno, “con la luce di Milano, con il suo cielo, col le sue prospettive compresse e dilatate, con i suoi nuovi orizzonti”, utilizzando sempre una voce diversa.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Tutto è in vetro nella casa trasparente: dalle finestre al tavolo, fino al soffitto.
Il progetto di Santambrogiomilano ha dell’incredibile: offre la possibilità di vivere in una casa completamente di vetro.
Se svegliarsi in una casa trasparente, invasa dalla luce del sole e dalla natura che la circonda può essere un sogno, come la mettiamo quando dobbiamo alzarci di notte per prendere un bicchier d’acqua?
Vediamo insieme la casa fatta interamente di vetro concepita da un prestigioso studio milanese.
La GlassHouse: vivere in una casa TRASPARENTE
# Semplicità: rendere il vetro l’unico protagonista
La collezione chiamata “semplicità” nasce dalla collaborazione di Carlo Santambrogio ed il designer Ennio Arosio.
L’obiettivo? Dare al vetro il ruolo da protagonista escludendo qualsiasi altro materiale.
Il concetto di involucro trasparente di Santambrogiomilano è progettato per essere costruito quasi ovunque in tutto il mondo e nasce dalla voglia di cambiare il rapporto tra ambiente interno ed esterno. Ogni componente dell’abitazione, ad eccezione del piano terra, è composto interamente da lastre di vetro.
Tutta la collezione è realizzata in vetro extra-chiaro di Saint Gobain, un vetro temperato e stratificato chiamato anche diamante a causa della sua estrema purezza e luminosità.
Il progetto della “GlassHouse” prevede due tipi di case trasparenti.
#1 Snow house: la casa trasparente in montagna
Credit: @santambrogiomilano
La “snow house” è concepita per essere situata in climi rigidi, è infatti costituita di vetri spessi isolanti in grado anche di resistere a carichi pesanti come la neve.
Ogni cosa è in vetro, dai tavoli alle finestre, fino al soffitto: si vive dentro un piccolo cubo trasparente immersi nella natura circostante.
#2 Cliff house: la casa trasparente sull’acqua
Credit: @santambrogiomilano
La “cliff house” è pensata per essere costruita davanti al mare ed è infatti costituita da elementi in vetro più leggeri, dato che non ci sono forze esterne che possono agire sulla struttura come può accadere invece in montagna.
Elevata su un sottile letto d’acqua, la dimora permette al suo fortunato abitante di sentirsi galleggiare sopra l’oceano.
# Un nuovo rapporto con l’esterno
Quello di Santambrogiomilano è un progetto ideale che punta a modificare i rapporti tra esterno e interno; le diverse trasparenze del vetro fanno si che le dimensioni si uniscano creando così uno spettacolo difficile da immaginare.
Il progetto si adatta ovunque si collochi con una grande leggerezza, essendo completamente trasparente, è come se la casa si mimetizzasse con l’ambiente in cui viene inserita.
La “GlassHouse” è perfetta per gli interlocutori privati che sognano di vivere in una casa trasparente, completamente immersi nella natura.
Il senso di questa residenza non è pensato ovviamente per le aree urbane, la casa trasparente è concepita per creare una bolla invisibile intorno ad una natura vissuta a 360 gradi.
# Un pulsante rende opachi i vetri per proteggere la privacy
Credit: @santambrogiomilano
Le case trasparenti progettate da Santambriogiomilano regalano sicuramente uno spettacolo unico. Chi di noi non ha infatti sognato almeno una volta di svegliarsi in una casa con delle grandi vetrate in una foresta innevata?
A questo sogno di vetro si aggiunge però un altro aspetto: la privacy.
Gli ideatori non hanno tralasciato questo aspetto sia all’interno che all’esterno dell’abitazione.
Un pulsante permette di trasformare i vetri speciali in opachi così da rendere invisibile l’interno dall’esterno e delle tende scorrevoli permettono di separare gli spazi interni della casa.
L’idea delle case trasparenti offre sicuramente un’esperienza unica e meravigliosa di giorno ma andare a prendere un bicchiere d’acqua alle tre di notte, con la foresta ad una sola lastra di vetro di distanza potrebbe rivelarsi non così meraviglioso.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I Canyon fanno parte delle attrazioni turistiche naturali più famose del mondo. Tutte le guide turistiche deli USA menzionano tra le mete immancabili il Grand Canyon, in Arizona. Ricordo che, assieme allo Zabriskie Point, il Grand Canyon è stato uno dei momenti letteralmente mozzafiato della mia prima visita negli States. Pochi sanno che anche in Italia abbiamo un canyon delle meraviglie. Ecco dove si trova
Brent de l’Art: il CANYON delle MERAVIGLIE del Nord Italia
Purtroppo il Grand Canyon non è proprio comodo da raggiungere, dall’Italia. 13 ore di volo, se bastano, e un bel po’ di chilometri in macchina, prima di poter osservare queste meraviglie.
Il Veneto e le sue regioni limitrofe, però, riescono sempre a stupire anche il turista più curioso, grazie alle loro risorse. E il canyon, magari meno famoso, ma più comodo, c’è anche qui.
# Brent de l’art
Brent de l’art. Credits: @de_paoli_george (INSTG)
Nel cuore della Valbelluna sorge infatti un canyon scavato da millenni di erosioni causate dalle acque. Si tratta del Brent de l’art.
Questo deve il suo nome a “Brenta” che indica un corso d’acqua che scorre in una valle, lungo un percorso stretto. E “Ardo”, che in dialetto bellunese arcaico vuol dire gola rocciosa, ma è anche il nome di uno degli affluenti del Piave. Il nome completo dovrebbe significare proprio: “Piana del torrente Ardo”.
# Dove si trova
Si trova a Borgo Valbelluna, in particolare nella frazione di Sant’Antonio di Tortal (provincia di Belluno). Il Canyon si raggiunge in macchina dal centro del borgo di Sant’Antonio percorrendo pochi chilometri. Una volta lasciata l’automobile, ci sono circa 10 minuti di strada da percorrere a piedi fino ad arrivare all’entrata del Brent de l’Art, in località Calchelora.
# La celebre roccia rossa
Il Brent de l’Art segue un itinerario composto da strati e scaglioni di roccia. Si tratta in particolare di tre diverse varietà rocciose: la roccia bianca, quella verde che è legata in particolare agli stati argillosi del canyon e, soprattutto, la scaglia rossa.
È la roccia rossa cretacea la principale caratteristica di questo luogo e deve la sua colorazione all’ossido di ferro. La particolare tonalità scarlatta di questa tipologia di roccia è talmente tipica da prendere proprio il nome di rosso brent. La composizione della scaglia rossa deriva da fanghi carbonatici, fossili e gusci di animali marini. È un composto stabile ma particolarmente erodibile, il che la rende la culla ideale per un corso d’acqua.
# Due ore di camminata in un luogo fiabesco
I cinque chilometri che compongono l’itinerario si percorrono in circa due ore di camminata e in questo tempo si attraversano scalinate, ponti sospesi, discese ripide e sentieri dolci. Tutti intervallati, di tanto in tanto, da pannelli esplicativi che hanno soprattutto il compito di chiarire le caratteristiche fisiche e naturali di ciò che si incontra nel proprio cammino.
Il rosso delle rocce rende la passeggiata attraverso il canyon, per nulla impegnativa, particolarmente suggestiva e affascinante. Questa sua peculiarità, affiancata al rimbombare tipico che le grotte regalano allo scrosciare delle acque, fa del Brent de l’Art un luogo fiabesco che piace moltissimo ai grandi ma anche ai più piccini.
# Quando visitarlo
Il Brent de l’Art può essere visitato in tutte le stagioni.
Si può scegliere una visita “libera” in cui si sceglie di percorrere in autonomia l’itinerario prestabilito o si possono prenotare delle visite guidate disponibili in tutti i periodi dell’anno.
Durante il periodo estivo, vista la maggioranza di ore di luce (i colori delle rocce e i riflessi sono esaltati dai raggi del sole che si inseriscono nelle rocce e le rendono più affascinanti e “instagrammabili”), è un ottimo punto d’arrivo per chi intende riempire il proprio rullino fotografico con qualcosa di unico.
Per i fotografi: l’ora migliore, probabilmente, è tra le dieci e le undici del mattino, quando il sole illumina, parzialmente, il fondo della gola.
Da non trascurare la visita alternativa nel periodo invernale, quando le acque del canyon sono ghiacciate e offrono uno spettacolo totalmente diverso ma parimenti suggestivo.
Molto singolare è l’offerta, da parte di alcune guide alpine specializzate, di percorsi di canyoning, che permettono di godere della bellezza del luogo seguendo il corso del torrente direttamente dal suo interno.
Credits: @prolocotrichiana.it – Il canyoning nel Brent de l’Art
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nelle giornate dove il vento rende l’aria più limpida, dal centro di Milano le vette delle Alpi sembrano quasi raggiungibili a piedi. Non è infatti una sorpresa la grande passione che lega molti milanesi alle montagne e sono molte le vette che offrono un’ampissima scelta per gli appassionati. Un’attività che con gli anni ha aumentato notevolmente l’offerta sono le vie ferrate: ben 67, tra ferrate e sentieri attrezzati, gli itinerari a meno di 100 Km da Milano. Ma quali sono tra questi le 5 vie ferrate più belle e interessanti?
Le 5 VIE FERRATE più BELLE vicino a Milano
#1 La Ferrata dei Picasass, adatta a tutti, offre una splendida vista sul lago Maggiore
credits: Alessandro Iotti
La Ferrata dei Picasass parte dal paese di Baveno, sul versante piemontese del Lago Maggiore. L’avvicinamento è piuttosto breve e la via ferrata è ottimamente attrezzata, ma difficile. E’ adatta a tutte le persone che vogliano provare questa attività, a patto di non soffrire di vertigini e di avere esperienza di montagna pregressa. La via prende quota regalando lungo la salita una vista stupenda sul vicino lago. Nelle giornate limpide siamo in grado di vedere dritti davanti a noi il Bernina che svetta sopra la Valtellina. A completare la bellissima escursione vi è la possibilità di percorrere un emozionante ponte sospeso. Dal 2020, a fianco della Ferrata dei Picasass è stata inaugurata una nuova via – la Ferrata la Miccia – tra le più difficili del panorama italiano.
Maggiori dettagli sull’itinerario sono disponibili a questo link: Ferrata Picasass
#2 La Ferrata della Galleria di Morcate offre un breve percorso tra lago, rocce e cielo
credits: Alessandro Iotti
Spostandoci sul Lago di Como, uno degli itinerari più belli è la breve Ferrata della Galleria di Morcate. La via ferrata è breve – in circa 1 ora e 45 minuti si completa l’intero giro – ma la bellezza di questo percorso lascia a bocca aperta e richiede assolutamente una visita. La via parte, come suggerito dal nome, nei pressi della galleria di Morcate, lungo la strada a bordo lago che collega Bellano con Varenna sul versante lecchese del Lago di Como.
Il percorso attrezzato comincia proprio dal lago. Si scende fin quasi al livello dell’acqua per poi salire tra brevi pareti e balzi rocciosi, ammirando il triangolo lariano e il versante comasco sul lato opposto. La via non è difficile, tuttavia in un paio di punti ha leggeri strapiombi che impongono un minimo di forza di braccia.
#3 La Ferrata del Monte Grona è il fiore all’occhiello delle montagne lombarde
credits: Alessandro Iotti
Il Monte Grona è uno dei monti più alti delle prealpi comasche e sicuramente uno dei rilievi più interessanti sul versante occidentale del Lago di Como. E’ opinione di chi scrive che la ferrata che risale questo monte sia tra le più belle vie ferrate in Italia. La via è logica, molto arrampicabile e sarà apprezzata soprattutto da chi è già esperto. La magnifica roccia calcarea, le difficoltà piuttosto sostenute e la lunghezza della salita, tre ore, rendono questa via un fiore all’occhiello delle montagne lombarde.
Il percorso offre anche alcune vie di fuga per chi non fosse in grado di proseguire la salita in sicurezza. Il panorama dalla vetta è magnifico con la vista che spazia dalle cime piemontesidi oltre 4000 metri fino all’Adamello, alle vicine Grignee al sottostante lago.
#4 La Ferrata del Monte Ocone è uno dei percorso più duri: 3 ore solo per la salita
credits: Alessandro Iotti
La Ferrata del Monte Ocone non è forse la via più panoramica tra quelle velocemente raggiungibili da Milano, ma è senza dubbio una tra le più impegnative. La via è piuttosto recente ed è situata in Valle Imagna, in provincia di Bergamo. La ferrata risale una lunga serie di torrioni che terminano, appunto, in vetta al Monte Ocone. La via richiede almeno tre ore per la sola salita e, nonostante sia piuttosto discontinua, mette a dura prova. Chi avrà il coraggio di intraprenderla incontrerà una serie di strapiombi e placche decisamente difficili con due varianti di livello Estremamente Difficile, GAMO e Monarca. La via offre molte vie di fuga, tuttavia consigliamo questo itinerario solo a chi è fisicamente allenato e psicologicamente preparato.
Maggiori dettagli sull’itinerario sono disponibili a questo link: Ferrata Monte Ocone
#5 La Ferrata Deanna Orlandini: il percorso in memoria dell’alpinista genovese scomparsa sulle Alpi Apuane
credits: Alessandro Iotti
Spostandosi a sud e lasciandosi dietro le Alpi, si possono raggiungere gli Appennini che separano la Lombardia dalla Liguria. È stata infatti costruita a Crocefieschi, in provincia di Genova, una bellissima via ferrata dedicata alla memoria di Deanna Orlandini, alpinista genovese morta nelle Alpi Apuane. La via risale la Biurca, una caratteristica montagna di conglomerato. Il percorso è molto vario, impegnativo il giusto e molto piacevole. Ci sono quattro settori, di cui l’ultimo richiede una particolare forza di braccia ma è evitabile. L’itinerario è consigliatissimo nelle mezze stagioni e non può mancare una visita al caratteristico bivacco sul versante nord del monte.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Alla parola labirinto si possono associare film, episodi e storie. Forse tutti in automatico pensiamo al Minotauro e al filo di Arianna, ma anche al labirinto del quarto film di Harry Potter o a quello nella mente di Inception. In generale si associa, però, confusione e spaesamento a causa della difficoltà di trovare la via di uscita.
In Italia si trova sia il labirinto più difficile al mondo, ovvero quello di Villa Pisani a Stra (nella città metropolitana di Venezia) sia quello più grande del mondo: il Labirinto della Masone a Fontanellato, in Emilia Romagna. Se in quello di Stra si dice che persino Napoleone non sia riuscito a trovare la soluzione, testimoniando l’antichità del labirinto, a Fontanellato non è molto che c’è il labirinto della Masone.
Il LABIRINTO più GRANDE del mondo si trova in ITALIA
# Il labirinto della Masone è una delle ultime opere di Franco Maria Ricci
Credits: @explorer_italia labirinto della Masone
A Fontanellato, in provincia di Parma, il Labirinto della Masone è stato inaugurato nel 2015 e fu progettato da Franco Maria Ricci. Per 12 anni sono stati piantati 200mila bambù di specie diverse e alti tra i 30 centimetri e i 15 metri. Il labirinto alla fine è arrivato ad occupare 8 ettari di superficie diventando il dedalo più grande del mondo. L’opera in realtà è stata ben ragionata, Ricci infatti seguì una passione che aveva già dall’infanzia, “Da bambino amavo i labirinti. Poi si sono sedimentati e, a un certo momento, sono tornati fuori” dice l’artista, ma volle anche mantenere la promessa fatta a Jorge Luis Borges, lo scrittore argentino. Il luogo ha tutto il fascino del labirinto, la paura di perdersi tra bivi e vicoli ciechi e la speranza di ritrovare la strada.
# Un parco culturale
Credits: @ clickfor_parma_reggioemilia Parco culturale del labirinto della Masone
Oltre al labirinto, nel parco c’è un museo, uno spazio per mostre temporanee, una biblioteca e un archivio. Il tutto infatti è parte di un progetto culturale più ampio sempre legato a Franco Maria Ricci. Il museo ospita circa 500 opere della collezione dell’artista, mentre la biblioteca contiene tutti i libri pubblicati da Ricci negli ultimi 50 anni, nonché le sue collezioni bibliofile. Allo stesso tempo, si vogliono offrire tutti i comfort con un bar e un bristò che offrono i piaceri della gastronomia parmigiana.
# Il Labirinto della Masone si inserisce in un comune storico
Credits: @castelliditalia Fontanellato
Il Labirinto della Masone si inserisce in un paese che vanta di numerosi riconoscimenti, Fontanellato. Questo è “Bandiera Arancione“ (premio del Touring Club per i piccoli comuni dell’entroterra italiano), Città d’Arte e Cultura, Cittaslow e Città del buon vivere e della buona tavola. Tra le bellezze del paese troviamo sicuramente la Rocca San Vitale, una fortezza risalente al XI secolo che ancora oggi è circondata da un fossato pieno d’acqua, anche se il ponte levatoio è stato sostituito da uno in muratura. Oggi la Rocca è sede municipale. Nel centro si possono ammirare anche i vecchi ponti levatoi dell’Ottocento, a testimonianza che Fontanellato ha grande rilevanza storica.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Guida alla comprensione di due realtà molto distanti ma, allo stesso tempo, molto vicine
Cosa pensano i MARCHIGIANI dei MILANESI?
Le Marche è una regione a cui piace stare sulle sue. Si impegna nella gestione degli affari locali e ne va molto fiera. Cosa succede, però, quando si scontra con una mentalità internazionale come quella di un milanese?
# La tacita complicità con i “senza mare”
Credit: rivieradelconero – Instagram
Nonostante la distanza geografica, è risaputo che in alcune zone delle Marche ci sia una particolare concentrazione di case vacanza dei milanesi. Ciò accade, in particolare, lungo la costa che affaccia sul Mare Adriatico e di cui i marchigiani vanno molto fieri. Un classico luogo comune è quello di considerare l’ospite in questione un “senza mare” da guidare nella scoperta delle spiagge.
La realtà è che molti vacanzieri, compresi i milanesi, sono molto più esperti delle persone locali quando si tratta di passare una giornata di relax. Comunemente, infatti, sia i milanesi che i marchigiani sono considerati grandi lavoratori, ma questi ultimi sono così presi che non si godono a dovere le bellezze che hanno intorno.
# Contatto con un alieno vicino di casa, un po’ snob
All’apparenza, dunque, sembra esserci del feeling tra queste due realtà. Andando più in profondità, però, le differenze iniziano ad emergere. Il milanese, quello puro, potrebbe essere percepito come una classica personalità snob. Una persona che vive nel lusso e che può permettersi lunghe vacanze, guardando gli altri dall’alto in basso. Ciò porta a pensare che non possa esserci un contatto sincero tra questi due mondi. Se i milanesi, da una parte, sono qui per non pensare al lavoro, dall’altra parte i marchigiani sono all’opera per farli restare il più possibile. Ma, quindi, vi è un rapporto solo per una questione di denaro? La verità è che si tratta anch’essa di una visione superficiale. Esiste un fattore che accomuna entrambi ed è la chiave per la comprensione: il primo impatto.
# Ritrosia e freddezza: due muri che spariscono con il tempo in una sincera e rispettosa amicizia
Credit: voloscontato.it
Le Marche, checché se ne dica, non hanno le caratteristiche tipiche di una regione del sud Italia. La calorosità dei campani o la tipica accoglienza dei siciliani non fanno parte del suo DNA. Il rapporto che si instaura con il turista milanese è caratterizzato da cordialità, ma inizialmente si ferma lì. Ciò accade anche perché sono gli stessi marchigiani a pensare che il milanese abbia una personalità fredda. Si crede che a lui non piaccia essere disturbato più del dovuto. Si danno dei consigli, quando richiesti, e poi va lasciato in pace. Anche qui, però, la verità è molto diversa.
I due mondi presentano entrambi una barriera d’entrata da superare. All’inizio potrebbe entrare in gioco la diffidenza e creare qualche attrito. Quando questa viene abbattuta, il marchigiano e il milanese potrebbero sembrare come due carissimi amici che non si vedono da molto tempo. Se uno parla dei problemi dei piccoli paesini, l’altro espone le difficoltà di vivere in una grande città e si crea uno scambio proficuo. Proprio questo scambio di due realtà opposte finisce per arricchire entrambi, dando valore aggiunto e aiutando a bilanciare le proprie scelte.
# Il milanese è un fattore speciale: un feeling che aumenta la curiosità di conoscere Milano
Come detto in precedenza, esiste ormai una tradizione del milanese in vacanza nelle Marche. Questa attrazione è divenuta quasi il simbolo di alcuni paesimarchigiani e ha spinto verso nuovi legami. Ora anche nel marchigiano tipo, chiuso in sé stesso, cresce la curiosità di visitare una città come Milano, grazie ai racconti del vicino di casa stagionale. Inizia a comprendere che nel capoluogo lombardo non c’è solo la nebbia, non esiste solo il Duomo e non è tutto eccessivamente costoso. Questa nuova visione non aiuta solo a inquadrare meglio la città, ma anche i milanesi stessi. Uno scambio culturale che avviene da anni e potrebbe portare a nuovi, inaspettati risultati.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Keats-Shelley Memorial House. Credits: @toldinstone (INSTG)
In una lettera al poeta Percy B. Shelley nel 1820, Keats scriveva “Non vi è dubbio che un inverno inglese metterà fine a me in modo odioso e persistente. Pertanto devo viaggiare verso l’Italia, come un soldato in marcia”.
Una sala della Casa-Museo Keats-Shelley a Roma
Quel viaggio avrebbe portato il più grande poeta del tardo romanticismo inglese fino al cuore di Roma, in quello che è oggi un piccolo gioiello da visitare, la Casa Museo Keats-Shelley, in Piazza di Spagna.
Una gemma da scoprire: la KEATS-SHELLEY House in Piazza di Spagna
Con l’affaccio sulla suggestiva scalinata di Piazza di Spagna, dedicata alla seconda generazione di poeti inglesi del romanticismo, è in questa casa che il 23 febbraio 1821, morì Jhon Keats. Dal 1817 al 1819 anche i poeti Percy Bysshe Shelley, Mary Shelleye Lord Byron vissero in questo luogo di grande ispirazione situato nel cuore di Roma.
La casa è diventata un vero e proprio luogo di conservazione delle opere dell’epoca romantica che qui prendono nuova vita in un percorso attraverso le stanze della casa-museo, dove l’esposizione di manoscritti, libri, schizzi, dipinti si alterna agli scorci dalle finestre che rapiscono lo sguardo del visitatore offrendogli ora la vista di un pezzo della scalinata, ora gli schizzi d’acqua della celeberrima Fontana della Barcaccia del Bernini.
La stanza da letto di Keats
Il museo fu aperto per la prima volta nel 1909 e contiene anche opere di autori che trassero ispirazione dal genio di Keats e dei suoi contemporanei, come Oscar Wilde, Walt Whitman e Jorge Luis Borges, dimostrando l’importanza che aveva Roma nella mente e nell’immaginazione di molti autori, poeti, scrittori e artisti non solo in epoca romantica ma nel corso dei secoli.
# Il GRAND TOUR in Italia di poeti e gentiluomini ottocenteschi
Il cosidetto “grand tour” in Italia e specialmente a Roma era diventato parte integrante della formazione culturale e sociale di un gentiluomo all’epoca di Keats e Shelley. Proprio per il suo passato storico Roma era considerata il Sacro Graal del Gran Tour e nel XVIII secolo tutti i nobili venivano a Roma per poter poi raccontare i fasti e le delizie del loro viaggio, ma a detta degli esperti, per i romantici Roma rappresentò più un luogo di fuga, una “escape” dove trovare ispirazione e dove imparare. A Roma Shelley scrisse il poema lirico Prometeo Liberato presso le Terme di Caracalla e un dipinto che lo ritrae intento a pensare davanti alle Terme, riassume la versione romantica di quello che era il “Grand Tour”.
# Una finestra su Piazza di Spagna e dentro il giovane Keats in fin di vita
Un altro motivo, oltre al desiderio di trovare ispirazione dal glorioso passato di Roma, portava artisti, poeti e gentiluomini a Roma, la tubercolosi. John Keats ad esempio venne a Roma nella vana speranza che il clima mite potesse portare sollievo alla sua precaria salute, ma così non fu e qui morì giovanissimo in una piccola stanza ordinata della casa-museo, arredata con un letto in legno e uno scrittoio. Guardando Piazza di Spagna dal suo letto di dolore, il giovane Keats vide la sua morte arrivare a soli 25 anni. In un’altra delle stanze del palazzetto si trova una raccolta del vasto lavoro di Keats, opere scritte prima del suo arrivo in Italia. In altre busti, dipinti, affreschi celebrano le atmosfere del tardo romanticismo.
Deattaglio della Biblioteca nella Keats-Shelley House a Roma
# La Biblioteca tesoro delle opere Tardo romantiche
All’interno del museo c’è anche una fornitissima Biblioteca, che contiene circa ottomila volumi. Creata da Harry Nelson Gay “attraverso il felice lavoro di molti anni trascorsi a selezionare libri e riviste dedicati a Keats, Shelley, Byron e Leigh Hunt”, comprende numerose prime edizioni dei romantici della seconda generazione ed è ricca di opere legate a Byron, di cui possiede quasi tutte le edizioni inglesi ottocentesche e molte di quelle novecentesche. La biblioteca conserva, inoltre, numerose traduzioni italiane e un’ottima selezione di studi italiani su Byron. Vi sono anche diverse prime edizioni delle opere di Keats e Shelley. Di particolare interesse sono anche le numerose collezioni di riviste che contengono la maggior parte delle recensioni di opere della seconda generazione di romantici pubblicate durante la loro vita, e i testi pubblicati per la prima volta nei periodici. I libri della biblioteca possono essere consultati in seguito a una richiesta inviata al Direttore del Museo.
Oggi, anzi ieri, in tempi non Covid, la casa-museo, malgrado la triste fine di Keats, è luogo pieno di vita dove si svolgono numerose iniziative culturali come visite, recite, letture, mostre temporanee. In un video tour gli interni della casa di keats a Piazza di Spagna. Una chicca sul sito della casa museo è il video di Bob Geldof che legge poesie di Keats, assolutamente da non perdere.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Oggi, gli animali domestici sono sempre più veri e propri membri della famiglia. Le stime dicono che sono quasi sei milioni le famiglie italiane che possiedono un cane, mentre 4 milioni quelle che possiedono un gatto. Gli amici a quattro zampe sono sempre più “viziati” e quella delle pasticcerie per animali è solo l’ultima di una serie di lussi che si concedono ai propri compagni pelosi. Ma che cosa si può comprare nelle pasticcerie pet? E dove si trovano?
Qui si mangia da cani…ma anche da gatti: le PASTICCERIE per ANIMALI
# Un nuovo e dolcissimo business
credits. baubaucheriepatisserie IG
Già da qualche anno è nata una nuova moda: il cibo gourmet per gli animali. Tutto è iniziato con alcune pasticcerie artigianali “per umani” che hanno creato delle linee dedicate agli amici a quattro zampe. Ma oggi i dolci per gli animali sono diventati un vero e proprio business che permette di far conoscere agli amici pelosi un livello tutto nuovo di dolcezza.
Torte, pasticcini, biscotti, macaron e cupcake. Insomma, provate a pensare ad un dolce e troverete quasi sicuramente il suo corrispondente per gli amici animali. Quello che forse va più di moda sono le torte di compleanno per cani e gatti decorate con una loro foto, proprio come quelle che si usano spesso per i compleanni dei bimbi o per gli anniversari speciali.
Così, per esempio, nella pasticceria DoggyeBag di Brescia, il panettone diventa “canettone”, mentre i pan di stelle “can di stelle”. I proprietari hanno spiegato che l’idea nasce dalla convinzione che nell’immediato futuro gli amici a 4 zampe diventeranno veri e propri membri della famiglia “a cui verranno riconosciuti diritti fondamentali ad oggi sconosciuti, tra cui la possibilità di alimentarsi in maniera sana”. I loro prodotti inoltre sono tutti human grade, cioè commestibili anche per gli esseri umani, in modo da evitare qualsiasi spreco. Per acquisti online: https://www.doggyebag.it/
Le ricette sono ovviamente studiate in modo da essere completamente salutari. Le pasticcerie studiano dolci che possano essere consumati in tranquillità dagli amici a quattro zampe e, di solito, usano ingredienti di altissima qualità, componendo veri e propri dessert gourmet.
In un laboratorio gastronomico di Legnano, chiamato Pets Gourmet, il personale crea delle diete apposite per i “clienti” che hanno problemi alimentari specifici, come intolleranze, sovrappeso o dermatiti. Esiste anche uno shopping online: https://www.petsgourmet.it/it/
# Non sarà un po’ troppo? Le polemiche non mancano
credits: la_patisserie_bassanodelgrappa IG
Anche le pasticcerie per animali sollevano però alcune polemiche. Il consigliere regionale della Lombardia del PD, Gian Antonio Girelli, ha scritto su Facebook “quello che mi fa pensare, e un po’ mi scandalizza, è il modello sociale che abbiamo costruito dove gli animali rischiano di diventare più importanti delle altre persone”.
Potremmo anche aspettarci lamentele da parte dei proprietari di gatti, criceti, uccellini e altri animali diversi dal cane. Bisogna dire infatti che questi ultimi sono sicuramente i più privilegiati in quanto molte delle pasticcerie “animali” sono quasi interamente dedicate a loro.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
C’è un angolo d’oriente in pieno centro città: pronti a visitare un bosco di altissimi bambù senza neppure prendere l’aereo?
Il BOSCO di BAMBU’ a MILANO: un angolo di ORIENTE in città
La Cina e il Giappone sono conosciute per essere le patrie delle foreste di bambù, ma a Milano non vogliamo farci mancare nulla e abbiamo ricreato il nostro bosco di bambùnel cuore della città. Vi siete incuriositi e volete sapere dove potete trovarlo? Scopriamolo insieme.
# Un’idea dell’Associazione Parco Segantini
L’idea è parte di un progetto più vasto, quello dell’Associazione Parco Segantini, un’area verde di 90.000 mq nel cuore dei Navigli. L’intento dell’Associazione è di riqualificare la zona grazie ad una collaborazione attiva tra cittadini e Comune: “Un’occasione di crescita condivisa per comprendere quanta cura e rispetto richiede un sistema vivo e come sia importante la partecipazione di tutti”. Gli obiettivi perseguiti sono principalmente tre:
La creazione di un’area naturalistica chiamata “Oasi in città”;
L’organizzazione di 3 aree ad orti collettivi a gestione unitaria, denominate “Giardini edibili”;
L’individuazione di un’area in lieve declivio naturale in cui realizzare una struttura dedicata ad esibizioni musicali.
# Un angolo di oriente in pieno centro città
credit: manoxmano.it
Insieme a questi tre macro obiettivi è stato creato un boschetto di bambù, un labirinto naturale tra bambù altissimi, verdi e fitti. La foresta si trova a pochi metri dal marciapiede e attira l’attenzione dei passanti che vengono attratti dal labirinto come nella fiaba del Pifferaio magico. E’ un piccolo angolo dai suoni e dai profumi orientali in pieno centro città, l’unica cosa che manca? I panda.
# Un’occasione unica a pochi passi dal Naviglio Grande
credits: @tenere_team
Non si possono incontrare panda ma il bosco è pieno di flora e fauna non presenti in altre zone della città, un’occasione unica per grandi e bambini. Il boschetto di bambù, così come l’Oasi in città, merita sicuramente una visita, soprattutto durante la bella stagione. Ma come lo si raggiunge? E’ semplice. Dal Naviglio Grande si deve imboccare Via Segantini e proseguendo sul marciapiede del condominio “Corti del Naviglio” si trova prima un boschetto di Prunus e poi la vista si perde tra gli altissimi fusti di bambù.
Pronti a visitare un angolo d’oriente senza neppure prendere l’aereo?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Trasferirsi nell’HINTERLAND? I 10 POSTI PREFERITI dai milanesi
#10 Arese, il paese dell’Alfa Romeo
Credits: maksibo.foto IG – Arese centro
Arese è legata al marchio automobilistico Alfa Romeo, nato da queste parti nel 1910, e proprio qui sorge il museo dedicato. Nel centro storico si può ammirare la piccola piazzetta con l’antistante chiesa dei Santi Pietro e Paolo e villa Gallazzi, un’abitazione privata risalente al XIX secolo immersa in un immenso parco, proprio nei pressi del centro cittadino.
#9 Gaggiano, uno dei comuni più verdi dell’hinterland
Il comune di Gacciano ha poco meno di 10.000 abitanti ed è attraversato dal Naviglio Grande a sud ovest di Milano, pochi chilometri oltre Corsico. Con l’80% di spazio non urbanizzato è uno dei comuni più verdi di tutto l’hinterland ed ospita anche il lago Boscaccio, un piccolo lago artificiale al confine con il comune di Trezzano sul Naviglio.
#8 Trezzano sul Naviglio, il borgo contadino fondato dagli “Avvocati”
Credits: https://primalamartesana.it – Trezzano Rosa
I primi fondatori della cittadina furono gli Avvocati, una famiglia di proprietari terrieri della zona. Trezzano sul Naviglio è un borgo contadino originariamente nato intorno al XIII secolo con il nome di Treciano, in corrispondenza della costruzione del Naviglio Grande, e sviluppato intorno a due conventi, uno Certosino e l’altro Cistercense. Oggi rimane strettamente legato alla città, raggiungibile della Strada Statale Vigevanese e in futuro forse dalla linea M4.
#7 Locate di Triulzi, l’ultimo comune a sud-est della Città Metropolitana
Credits: tripadsvisor – Castello Trivulzio
Locate di Triulzi è l’ultimo paese della zona sud/sud-est della città metropolitana di Milano, insieme alle vicine Pieve Emanuele e Carpiano, quindi confinante con la provincia di Pavia. Conta un popolazione di poco più di 10.000 abitanti e la sua attrazione principale è il Castello Trivulzio risalente al XIV secolo.
#6 Opera, il primo comune a sud di Milano verso Pavia
Credits: colliers – Opera
Il primo comune a sud dopo Milano, raggiungibile percorrendo la via Ripamonti, confina con Locate Triulzi. Famoso per ospitare il carcere più grande d’Italia, è un territorio prettamente agricolo dove vivono circa 14.000 abitanti. Tra le attrazioni visitabili è degno di nota il Santuario del XV secolo dedicato al culto Mariano e l’affresco di scuola leonardesca raffigurante Ludovico il Moro che supplica la Vergine al suo interno.
#5 Buccinasco, il comune dei laghi artificiali e delle cascine immerso nel Parco Agricolo Sud
Buccinasco mr.andreachessa IG
Più della metà della superficie di Buccinasco fa parte del Parco Agricolo Sud Milano, che occupa 637,4 ettari sui 1202 ha totali del comune. Vi sono numerosi laghetti artificiali come i laghi Pastorini, il lago Santa Maria e il lago Marzabotto. Il comune di Buccinasco sembra risalire a un antico insediamento di epoca etrusca, intorno al 300-600 a.C. Oggi è ricco di cascine, una decina ancora in attività e di edifici storici come il Castello Visconteo e Villa Durini Borromeo affacciata sul Naviglio Grande.
#4 Cernusco sul Naviglio, la meraviglia del Naviglio della Martesana
Credits:sissyros IG – Cernusco sul Naviglio
I punti di forza di Cernusco sul Naviglio sono la posizione, non lontano dalla M2 e in posizione strategica tra tangenziale est e Linate, i paesaggi suggestivi grazie al passaggio del Naviglio della Martesana e l’architetturadei suoi storici palazzi come Villa Uboldo, Villa Ferrario e Palazzo Viganò.
#3 Cassinetta di Lugagnano, famoso per le “ville di delizia” dei nobili milanesi
Credits: cristinanasi IG – Cassinetta di Lugagnano
Il comune di Cassinetta di Lugagnano è famoso per le “ville di delizia”, le residenze nobiliari estive sul Naviglio costruite nel ‘700, appartenute alle più importanti famiglie milanesi, tra cui Visconti e Trivulzio. I due borghi un tempo erano divisi, Cassinetta e Lugagnano, e collegati tra di loro da un ponte a dorso d’asino sul Naviglio Grande ancora oggi esistente.
#2 Sesto San Giovanni, una “piccola metropoli” conurbata con Milano
Credits: wikipedia.org – Sesto San Giovanni
Sesto indica la distanza in miglia dal centro di Milano e San Giovanni indica invece la dipendenza di Sesto dalla Basilica di San Giovanni a Monza. Il comune è tra le 70 città più popolose d’Italia e primo nella cintura urbana milanese con i suoi oltre 80.000 abitanti. Tra i poli di attrazione ci sono: il carroponte, dove si tengono concerti e eventi, il museo Campari, la Villa Falck e le infrastrutture industriali abbandonate dell’ex-area Falck che diventeranno nei prossimi anni sede della Città della Salute.
#1 Assago, luogo del primo tentativo di centro direzionale per la metropoli, è il luogo preferito dai milanesi dove trasferirsi fuori Milano
Assago elena_grossi IG
Dell’abitato storico di Assago si ha notizia fin dal XIII secolo, per l’esistenza di un monastero certosino. Negli anni ’80 del secolo scorso è stato scelto come sede del primo tentativo di centro direzionale per la metropoli, Milanofiori, per via della favorevole posizione tra la tangenziale e l’asse dell’autostrada A7 per Pavia e Genova. Oltre a questo è collegato dalla linea M2 che porta al Forum, auditorium, palazzetto sportivo, centro espositivo e congressuale che ospita le partite casalinghe dell’Olimpia.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Questa sauna vanta il primato di essere la più grande al mondo. Tuttavia, la sua unicità non è solo una questione di dimensioni. Si tratta di una struttura pensata per abbracciare i suoi ospiti e offrire un’esperienza di relax irripetibile.
Agorà: la SAUNA più GRANDE del mondo (Immagini)
# Struttura e posizione come punti di forza
Credits: @luckytrip
La sauna prende il nome di “Agorà” ed è caratterizzata da una peculiare forma triangolare. Si trova nella piccola isola artica e montuosa di Sandhornøya, nella contea norvegese di Nordland. Costruita in una spiaggia silenziosa e incontaminata, la struttura si affaccia direttamente sul Mar di Norvegia. A differenza di altre saune, il suo design è stato pensato per essere ampio e aperto.
Infatti, la facciata frontale è costituita principalmente di pannelli di vetro che permettono di godere del panorama mozzafiato del luogo. L’architetto che l’ha progettata, Joar Nango, ha affermato di essersi ispirato ad antiche pratiche di costruzione norvegesi. L’intento è di trasmettere l’idea di trovarsi in unatenda che sia in grado di fornire ristoro ad avventurieri stanchi per il loro viaggio.
# Il suo nome è legato al suo scopo
Credits: @luckytrip
Il nome con cui questo luogo è stata battezzato non è stato scelto per caso. Con Agorà, nell’antica Grecia, si indicava la piazza principale della città. Il termine, letteralmente, significa “raccolta” o “raduno”. L’obiettivo della maestosa sauna norvegese, infatti, è quello di radunare quante più persone possibili e fornire loro uno scambio sociale. La sua capienza ha la possibilità di ospitare fino a 120 ospiti nello stesso momento e di metterli tutti in contatto. All’interno è possibile trovare un bar dove ristorarsi e una stanza riscaldata da quattro grandi stufe a legna. Ogni luogo è accompagnato da una musica ambient come sottofondo che contribuisce a distendere i sensi.
Quando la sauna non è in funzione, la struttura può essere utilizzata come un anfiteatro, nel quale si possono tenere seminari o spettacoli teatrali. L’insieme delle sue caratteristiche contribuisce alla presenza di un luogo esclusivo, capace di dissipare i pensieri e ripartire con una marcia in più.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Roberto Biscardini è docente di urbanistica al Politecnico di Milano, ma dal 2012 ricopre la carica di presidente dell’associazione Riaprire i Navigli. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e scambiare due chiacchiere per parlare della sua associazione e ovviamente di Milano.
credits: milanopost.info
“Riaprire i NAVIGLI per rendere Milano una città MONDIALE”
Buongiorno dottor Biscardini, intanto grazie per aver accettato e benvenuto tra le pagine di Milano Città Stato. Ci vuole, innanzitutto, parlare un po’ di lei?
Non è mai bello parlare di se stessi. Comunque, se devo dire qualcosa del mio curriculum personale, parto dal fatto di essere un urbanista che si è dedicato soprattutto all’insegnamento universitario e alla politica, da socialista, due passioni che ho perseguito tenendole entrambe sullo stesso piano.
I progetti per la città, quelli che io chiamo per “la città giusta”, non classista, con minori diseguaglianze, quelli che riguardano una città che non deve favorire i ricchi a scapito dei più poveri, non sono molto diversi dalle battaglie politiche per la giustizia economica e la giustizia sociale dei cittadini. Purtroppo, viviamo oggi in una fase nella quale sembra che i politici non abbiano più progetti e men che meno sanno intestarsi alle battaglie politiche.
Da qualche anno è presidente dell’associazione Riaprire i Navigli, ci racconti qualcosa
Sono presidente di quest’associazione dal 2012 quando insieme a un gruppo di cittadini milanesi l’abbiamo costituita, dopo qualche anno di gestazione.
L’Associazione è figlia dell’idea di riaprire i Navigli a Milano, quelli che furono chiusi dal 1929 in poi, nata in Facoltà di Architettura nel 2008 durante un mio corso di urbanistica.
L’Associazione è poi cresciuta ed è diventata un riferimento della battaglia per la riapertura dei Navigli, ha prodotto alcune pubblicazioni per divulgare il progetto, ha fatto attività di sensibilizzazione di massa ed è stata di stimolo nei confronti del Comune e della Regione.
La questione dei Navigli è da sempre oggetto di discussione, c’è chi vuole farli rimanere chiusi sotto Milano e chi, come lei e la sua associazione, vuole il loro ritorno in superficie. Perché, secondo lei, il Naviglio ha questa importanza?
I Navigli a Milano e in Lombardia hanno prima di tutto un’importanza storica, visto che hanno retto benissimo dal 1200 al 1900, prima che in città venissero chiusi. Hanno rappresentato un elemento centrale della vita e della ricchezza della nostra città, che poi Milano ha cancellato facendo perdere la loro memoria, causando un danno economico, culturale e di attrattività turistica enorme.
naviglio_Conca_Immacolata
I Navigli avevano tre funzioni principali, prima di tutto il trasporto, funzione che è stata via via abbandonata con l’arrivo delle ferrovie e del trasporto su strada. Avevano una funzione agricola che hanno ancora in tutta la Lombardia. Avevano una funzione importante per la produzione di energia idroelettrica, ancora esistente sul Naviglio Grande, ma per esempio abbandonata sul Naviglio di Paderno.
Riaprire i Navigli a Milano e riqualificare le loro funzioni originarie significa quindi fare ciò che succede in tutto il resto del mondo e in Europa: potenziare la funzione agricola, la produzione di energia idroelettrica lungo tutto il loro percorso, fonte di nuova ricchezza, ed infine ripristinare la navigabilità. Più quella delle persone per lo svago e il turismo, meno quella del trasporto delle merci. Dalla canoa al piccolo bateau-mouche a trazione elettrica, comprese le piccole house-boat.
navigli: verziere. Prima e ora
Non c’è niente da inventare, basta guardare cosa succede in tutte le altre grandi città del mondo. Basta andare a Parigi, Berlino e a Londra, per non parlare delle città olandesi. Negli ultimi anni tutte le città che hanno l’ambizione di essere “mondiali”, persino in America e in Asia, hanno investito nella difesa dei loro canali, li hanno perfezionati e ne realizzano di nuovi.
Sempre sulla stessa questione, che opinione ha della nuova Darsena?
La nuova Darsena è il segno del cambio di funzione.Dalla Darsena porto per l’attracco dei materiali edili, della sabbia in particolare, fino agli anni ’70, alla Darsena come nuovo luogo di incontro. Esempio di una rifunzionalizzazione dei Navigli e di un diverso uso dell’acqua. Forse si poteva fare meglio, soprattutto non perdendo la caratteristica di essere ancora un porto, così come lo è sempre stata. Ma quando i Navigli saranno tutti riaperti e navigabili lo sarà ancora, porto milanese della navigazione interna. Lì potranno attaccare le barche.
Quali sono i progetti più imminenti di Riaprire i Navigli?
Abbiamo consegnato al Sindaco, ormai qualche anno fa, un cronoprogramma che avrebbe potuto consentire di realizzare subito, entro il 2020, il recupero della Conca di Viarenna, da anni ci sono sia il progetto sia le risorse, come estensione del bacino della Darsena ad essa collegata. Si può ancora realizzare entro il 2026 la riapertura degli otto chilometri dei Navigli dalla Cassina de’ Pomm alla Darsena lungo via Melchiorre Gioia e la Cerchia dei Navigli.
Foto di Rodrigo Martins (@rodrigomartins.it)
Infine, non bisogna dimenticare tutti gli interventi per la navigabilità dei Navigli esterni. In primo luogo la riattivazione delle Conche, dai laghi di Como e Maggiore fino a Pavia. Un nostro volume, uscito di recente, testimonia l’importanza delle Conche e contemporaneamente lo stato del loro abbandono.
Ci auguriamo che sia il Comune che la Regione facciano ciò che avrebbero dovuto fare già dieci anni fa, il progetto della riapertura dei Navigli a Milano è inserito nel Pgt già dal 2012. Adesso persino il Sindaco sembra essersene dimenticato. Il progetto dei Navigli, tanto sbandierato, è entrato in un cono d’ombra incomprensibile.
Da personaggio politico che è stato, ha qualche idea o opinione su Milano come Città Stato?
Da socialista credo nell’importanza fondamentale delle istituzioni locali, della loro autonomia e della loro capacità di essere “Stato” al pari dello Stato centrale, ma credo difficile l’attuazione di “Milano città Stato” come nuovo livello istituzionale oltre quelli già esistenti, soprattutto se per Città Stato ci si limita alla sola Milano dentro i suoi confini.
Credo invece, non solo possibile, ma assolutamente necessario il rafforzamento della Città Metropolitana affinché sia un’istituzione forte e autorevole al pari di Milano e della Regione Lombardia.
Superando la condizione di assoluta debolezza voluta dalla recente legge Delrio. Questo è l’obiettivo principale per evitare da un lato che tutte le politiche siano rivolte alla sola città di Milano, perdendo di vista l’importanza anche economica dell’integrazione di Milano con il suo intorno, dall’altro che si perda di vista l’importanza della struttura policentrica dell’area metropolitana e persino della regione, quello straordinario sistema di relazioni che si è andato via via sviluppando tra le città lombarde nel loro alternarsi con le campagne.
Un paesaggio, prima della grande conurbazione, che traeva forza non solo dalle importanti infrastrutture ferroviarie regionali, ma dalla grande rete dei suoi canali. Esempio di magnificenza civile, con una Milano accessibile anche attraverso le vie d’acqua.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Non sarebbe male se Milano rifacesse quanto si fa in Svizzera per raggiungere i luoghi dei propri desideri. Infatti, dal 5 aprile ogni giorno partono treni speciali dalla Svizzera interna per raggiungere il Ticino.
I TRENI DEL SOLE: un’idea per Milano?
# La Città Ticino è l’oggetto del desiderio
Credits: www.ticino.ch
Il treno Gottardo della Schweizerische Südostbahn partirà a breve da Basilea, Lucerna e Zurigo per raggiungere Città Ticino, fino a Bellinzona e Locarno.
Un viaggio speciale, senza fretta, per godersi il panorama dei territori attraversati lungo la vecchia tratta del Gottardo.
# Perché non estendere l’idea anche a Milano?
Credits: www.glacierexpress.ch
I treni Gottardo sono speciali: con un confort di lusso, sono anche dotati di due moderne aree ristoro.
E quello che percorrono è un istruttivo percorso per osservare da spettatori come cambiano la natura, le costruzioni e il clima, passando dal Nord al Sud della Svizzera.
È anche prevista un’area famiglia, con ampi spazi dove i bambini possono giocare o disegnare su ampi tavoli.
# Un treno per Genova ed uno per Rimini
Credits: www.glacierexpress.ch
Non sarebbe possibile una simile proposta per i milanesi che voglionoraggiungere il mare?
Per esempio, potrebbero essere istituiti dei treni panoramici capaci di collegare Milanodirettamente a Genova, senza fermate. Poi da lì, alternativamente, potrebbero fare tutte le stazioni a Levante, fino alle Cinque Terre, e a Ponente, fino a Sanremo.
Altri treni panoramici potrebbero anche collegare Milano direttamente a Rimini e, successivamente, proseguire fino a Cattolica o a Cervia.
# Il viaggio deve essere già una vacanza
Credits: www.thetrainline.com
Ma la cosa più importante è che il viaggio deve essere vacanza già dalla partenza. Comodi vagoni per conversare, ammirare il panorama e ricevere indicazioni turistiche. Essere informati lungo il percorso delle attrattività offerte dai luoghi di destinazione e dei prodotti tipici delle località attraversate, con eventuali promozioni a bordo.
Sarebbe un treno vivace e interessante per i milanesi e per tutta l’area collegata, ma anche per il turista straniero.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sull’Appennino di Parma, Piacenza e Reggio Emilia alcune donne hanno lasciato il segno e oggi le loro storie vengono ancora raccontate. Tra le donne più significative delle zona, nonché tra le più importanti dell’epoca medievale, c’è certamente Matilde di Canossa, feudataria vicina al Papato, per la quale sono state costruite alcune fortezze. Così i castelli, testimoni di episodi dove le donne sono le protagoniste, oggi vengono chiamati anche “i castelli delle donne”, nei quali sono stati creati itinerari turistici.
I CASTELLI delle DONNE
# Castello di Canossa
Credits: @carlo_cremascoli Castello di Canossa
Il Castello di Canossa si trova su una rupe biancastra di arenaria, ma oggi non resta altro che il rudere. La fortezza, infatti, che in precedenza era fortificata, fu più volte distrutta e ricostruita. Canossa è sull’Appennino di Reggio Emilia al centro della Val d’Enza tra le cosiddette Terre Matildiche, la donna era così importante che oggi quest’area è conosciuta come tale. Tuttavia, Canossa ha sempre avuto una posizione strategica durante le guerre tra Papato e Impero e “andare a Canossa” è ormai usato come sinonimo di umiliazione e perdono, in oltre 30 lingue. Il Castello, inoltre, fu il luogo in cui l’imperatore Enrico IV ottenne la revoca della scomunica dal pontefice Gregorio VII, avuta anche grazie a Matilde.
# Castello di Bianello
Credits: @volgoreggioemilia Castello di Bianello
Partendo da levante, Bianello è il secondo dei quattro colli contigui di Quattro Castella (Reggio Emilia), insieme a Monte Vetro, Monte Lucio, Monte Zane. Anche questo castello, isolato e immerso nel bosco, è legato alla storia della potente donna Matilde di Canossa. In questo caso era la dimora della madre, Beatrice di Lorena, principessa di stirpe reale. Si tratta di una roccaforte a pianta poligonale con una torre. Il Castello è importante perché qui Matilde fu incoronata vice regina d’Italia da Enrico V.
# Castello di Sarzano
Credis: @vivoemiliaromagna Castello di Sarzano
Sarzano si trova sul medio e alto Appennino e il suo Castello è poco lontano dall’abitato di Casina. La donna a cui è legato il castello è la scienziata e storica dell’Ottocento, Maria Bertolani del Rio. Questa fu la prima a studiare il maniero e a creare manufatti che hanno dato poi origine alla lunga tradizione di raffinato artigianato artistico dell’Emilia. Una curiosità sul Castello di Sarzano è che l’attore britannico Cristopher Lee è stato undicesimo marchese di Sarzano.
# Rocca Sanvitale
Credits: castellidelducato.it Rocca Sanvitale
La Rocca di Sanvitale di Sala Baganza, in provincia di Parma, è una vecchia residenza di caccia. Si trova sulle colline dell’Appenino, vicino al torrente Baganza, ed è circondata da un giardino Settecentesco, cinto da mura. All’interno si possono ammirare decorazioni e affreschi. La Rocca fu fondamentale per la difesa dei castelli parmensi e in essa vi soggiornarono vari conti e duchi. Qui visse la moglie di Napoleone, Maria Luigia, imperatrice dei francesi e duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla.
# Castello di Vigoleno
Credits: @casltesplaces Castello di Vigoleno
Se si vuole capire come si viveva nel Medioevo, il borgo di Vigoleno, inserito ne “I Borghi più belli d’Italia” è perfetto con il suo mastio e il suo castello. Il castello nel Novecento, precisamente tra il 1921 e il 1935, assunse un ruolo culturale particolarmente importante. La principessa Maria Ruspoli Gramont lo trasformò, infatti, in un salotto culturale, un luogo di incontro per artisti; qui vi si recarono personaggi illustri come Max Ernst e Gabriele D’Annunzio.
# Castello di Torrechiara
castello di Torrechiara
Nella Val Parma, nel territorio di Langhirano, si trova il Castello di Torrechiara, una fortezza Quattrocentesca dai tratti sia medievali che rinascimentali sulla cima di un colle. In questo caso il castello fu dedicato ad una donna, Bianca Pellegrini. Il suo amato era Pier Maria Rossi e fu lui a ordinare la costruzione della fortezza. Il loro amore è celebrato nella “Camera d’Oro”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano si conferma la città più cara d’Italia, come illustrato dall’ultimo report dell’Osservatorio del mercato immobiliare, con una media al mq attorno ai 4.000 euro. Nella Città Metropolitana i prezzi sono decisamente inferiori, ma un Comune ha il record di più caro in assoluto. Scopriamo quale è e quanto soldi servono per acquistare un’abitazione.
Il PAESE nei dintorni di Milano dove le CASE COSTANO di PIÙ
# Nella Città Metropolitana il prezzo medio di una casa è circa la metà che a Milano
Credits: brughierofutura.wordpressIl report territoriale semestrale appena pubblicato dall’Agenzia delle Entrate, l’Osservatorio del mercato immobiliare, ha confermato Milano come la città più cara in Italia dove abitare: il costo medio al mq per un immobile è di 3.887 euro. Se ci si sposta nell’hinterland la situazione cambia sensibilmente. Si parte dall’Alto Milanese con 1.475 euro al mq, l’Abbiatense Magentino con 1.600 euro, il Sud Milano con 1.734 euro, poi la direttrice Est con 1.761 euro e la cintura Nord con 1.864 euro. Nella zona omogenea dell’Adda Martesana c’è il Comune con le case più care.
# Cernusco sul Naviglio il comune più caro dell’hinterland: servono in media 2.356 euro al mq per comprare una casa
Credits: gazzettadellamartesana.it – Villa Biancani Greppi
È Cernusco sul Naviglio il comune dell’hinterland milanese quello dove comprare casa costa più che altrove. Servono 2.356 euroal mq, poco sotto troviamo Basiglio con 2.338 euro e Segrate con 2.324 euro. Ma cosa offre di interessante Cernusco sul Naviglio a chi volesse andare a viverci?
# Dal Naviglio Martesana alle rovine di Villa Uboldo, un tempo forse teatro di iniziazioni massoniche
Credits:sissyros IG – Cernusco sul Naviglio
Per prima cosa il Naviglio della Martesana, che prosegue fino a Nord di Milano, e i suoi suggestivi scorci.
Credits: tripadvisor.it – Santuario di Santa Maria Addolorata
Poi il Santuario di Santa Maria Addolorata, luogo di arrivo della tappa del “Cammino di Sant’Agostino” che parte dal Duomo di Milano, la cui edificazione originaria risale al IX secolo.
Credits: geme1972 IG – Villa Visconti a Cernusco sul Naviglio
Gli incantevoli giardini all’italiana di via Cavour, che danno sulla settecentesca Villa Visconti, la sede odierna del Comune nella Villa Biancani Greppi e il monumento alla musica dell’artista Fernandez Arman in piazza Unità d’Italia.
Credits: marilena_tourguide IG – Rovine villa Uboldo
Per gli amanti del mistero ci sono le rovine del giardino all’inglese di Villa Uboldo realizzato da Ambrogio Uboldo, dove si dice si fosse un labirinto di grotte artificiali un tempo teatro di iniziazioni massoniche.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La sfida delle supercar elettriche tra prestazioni e prezzi da capogiro. Ecco le due autovetture al top.
Electric Dream: La più VELOCE e la più COSTOSA auto elettrica al MONDO
# L’auto elettrica più veloce al mondo raggiunge i 415 km/h
Credits: Rimac
La Rimac C_Two è l’auto elettrica più veloce al mondo, grazie ai suoi 1914 cv e alla spinta dei 4 motori posizionati uno per ruota che le fanno raggiungere la velocità di 415 km/h. Lo scatto da 0 a 100 è possibile in soli 1.8 secondi. Anche l’autonomia è ad altissimi livelli, quasi 700km, grazie al pacco batteria da 120 kWh.
Il prezzo? I 50 esemplari in produzione sono già stati tutti venduti, al prezzo di 600.000 euro.
# La supercar elettrica più costosa al mondo verrà venduta a 3 milioni di euro, in soli 50 esemplari
Credits: aspark
L’Aspark Owl è la supercar elettrica più costosa al mondo, verrà prodotta in 50 esemplari al prezzo di 3 milioni di euro. Progettata in Giappone verrà realizzata presso la Manifattura Automobili Torino.
L’automobile sviluppa 1985 cv per merito dei suoi 4 motori elettrici a magneti permanenti e le prestazioni sono una logica conseguenza: impiega poco meno di 2 secondi per raggiungere i 100 km/h e toccare i 400 km/h.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo un anno di smart working, è ormai tanta la voglia di tornare alla normalità lavorativa: in ufficio, confrontandosi con i colleghi, facendo le meritate pause caffè, le riunioni… Insomma, la normale e vera routine lavorativa.
Nell’attesa che tutto torni come prima, Italian Hospitality Collection, un marchio di Hotels, Resort e SPA che garantisce ai propri ospiti autentiche esperienze di ospitalità, ha pensato ad un nuovo concetto di smart working:il Workotium.
Il gruppo ha messo a disposizione cinque delle sue splendide e lussuose strutture affiliate, dando così la possibilità ai propri clienti di lavorare in modalità smart working in stanze d’hotel dai panorami impagabili, per migliorare la qualità del lavoro e, perché no, anche delle pause.
Il WORKOTIUM: lo smart working in un RESORT di LUSSO
# Come nasce l’idea del Workotium?
Credits: bagnidipisa.com
L’idea arriva dall’antica Roma. Infatti, secondo i Romani l’ozio, “Otium”, non era il semplice dolce far niente. Bensì era tempo da dedicare a sé stessi, migliorandosi e aumentando le proprie conoscenze.
Da qui l’idea di abbinare il lavoro ad una routine più piacevole, trasferendo l’ufficio in locations meravigliose, con panorami che vanno dalle montagne al mare.
Quindi, dalla Valle D’Aosta alla Sardegna, passando per la Toscana, vediamo le strutture tra le quali i numerosi smart workers possono scegliere.
# Scegli il paesaggio, lavora e… rilassati
Credits: booking.com
Iniziamo dalla Toscana, da San Giuliano Terme, i bagni di Pisa. Ora è possibile trascorrere la giornata lavorativa all’interno di una residenza termale settecentesca. La location offre ai clienti un programma di meditazione con esercizi di rilassamento e di respirazione: il Thalaquam Mindfulness.
E, rimanendo in Toscana, ci spostiamo a San Casciano dei bagni di Siena, nella splendida Valle D’Orcia. Qui si trova il Fonteverde, un perfetto connubio tra benessere e panorama. La struttura include, tra le varie esperienze di relax, una passeggiata mattutina con fitness trainer per partire carichi fin dalle prime ore della giornata.
Sempre in terra Etrusca, dopo una giornata passata davanti al PC, non ci si può far mancare il massaggio decontratturante offerto dalla Grotta Giusti, una villa dell’800 a Monsummano Terme, un vero e proprio resort e spa termale immerso nella natura.
# Ritrovare la pace dei sensi… continuando a lavorare
Credits: booking.com
Spostiamoci verso il mare cristallino della Sardegna, in Località Chià a Cagliari. Qui c’è Chià Laguna, la pace dei sensi. Tra i vari servizi offerti dalla struttura, c’è anche l’utilizzo esclusivo di ombrellone e lettino nel beach club privato. Con l’arrivo dei primi caldi e della bella stagione è sicuramente un’opzione da non scartare.
# Il Monte Bianco come supervisore del vostro lavoro
Credits: breaking travel news
Per concludere, andiamo in montagna, nella splendida cornice di Courmayeur con l’impagabile panorama del Monte Bianco. La struttura Italian Hospitality Collection è Le Massif, dove, a conclusione di una giornata di smart working, gli ospiti possono rilassarsi o nella vasca idromassaggio o con un bel massaggio.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Concerto in Piazza Grande. Credits: http://admporto.iperbole.bo.it/
La musica italiana si è resa grande nel mondo. Ma qual è la città simbolo? Per molti è Napoli con la sua infinita tradizione, per altri Roma con la sua scena perenne, oppure Genova con i suoi cantautori, per non parlare di Milano, il tempio della lirica e delle produzioni. Ma chi ha ricevuto l’attestato di città della musica dall’Unesco è un’altra.
È lei la “CITTÀ della MUSICA”
# Un premio culturale per una città di eccezione
Credits: travelemiliaromagna.it
Nel 2006, l’UNESCO ha deciso di insignire Bologna come “Città Creativa della Musica”. Il premio è scaturito dal forte legame che la città condivide con la musica, sia classica che moderna. Un luogo che che ha dato ispirazione a molti musicisti e protagonista di innumerevoli sperimentazioni sul campo. Nei secoli passati, a Bologna, hanno deciso di soggiornare nomi illustri come Mozart, Liszt, Rossini e Donizetti. Invece, in periodi più recenti, alcuni cantautori italiani tra i più famosi sono stati cresciuti da questa città, come Gianni Morandi, Vasco Rossi, Samuele Barsani, Stato Sociale, Stadio, Luca Carboni o Cesare Cremonini, segnando per sempre il panorama musicale italiano. Non si parla, però, solo di terra di artisti. Bologna si è distinta anche per il suo impegno nella promozione di questa arte attraverso concerti, eventi e manifestazioni. Se aggiungiamo poi i luoghi dedicati a questo tema, si può capire facilmente come il premio sia stato più che meritato.
# Un tour nella casa di Lucio Dalla
Credits: bolognawelcome.com
Lucio Dalla è stato uno dei più grandi cantautori italiani, stimato in tutto il mondo. La sua città natale è stata proprio Bologna e, a lei, ha dedicato spesso le sue parole e la sua musica. La sua casa, a cui era profondamente legato, è situata a due passi da Piazza Maggiore, in via D’Azeglio. Proprio lì sono conservati alcuni dei suoi ricordi più cari e, infatti, è stata trasformata in un museo in suo onore. Grazie all’iniziativa “Venerdì ci vediamo da Lucio”, ogni venerdì, questo luogo accoglieva tutti i visitatori interessati a visitarne i suoi ambienti. Un’apertura che ha permesso a chiunque di conoscere meglio la personalità di questo grande artista e scoprire alcuni dei suoi segreti.
# Un teatro dedicato all’arte musicale
Credits: nellepieghedeltempo.wordpress.com
Lo stesso Comune di Bologna mette a disposizione i suoi spazi per celebrare l’arte della musica. Proprio nella zona universitaria della città, in via Zamboni, sorge il Teatro Comunale. Questo spazio storico ed elegante ha ospitato spettacoli e concerti di ogni tipo, oltre che offrire tour guidati per scoprire la sua storia lunga oltre 200 anni. All’interno è possibile visitare la Sala Bibiena, famosa per la sua acustica perfetta, il sottoplatea, il Foyer Rossini e tanti altri ambienti che hanno affascinato innumerevoli artisti e spettatori.
# Un museo e una biblioteca in onore della musica
Credits: museibologna.it
Il Museo Internazionale e Biblioteca della Musica è solo un ulteriore e prestigioso esempio del titolo di cui Bologna può fregiarsi. Al suo interno sono contenuti oltre sei secoli di storia della musica europea. Situato al centro storico di Bologna, in Strada Maggiore, il Museo conserva al suo interno un’ampia collezione di strumenti antichi perfettamente conservati. Visitando le sue sale si possono anche ammirare dei documenti storici appartenenti a illustri personaggi che hanno segnato la storia in questo campo. Questi reperti aiuteranno a conservare e ricostruire la storia di questa arte e, al tempo stesso, di farla conoscere ad un pubblico più ampio possibile. In aggiunta, un’area ospita una galleria con i ritratti dei più famosi musicisti dei secoli scorsi. Da Bach a Mozart, è possibile riscoprire i loro volti grazie a splendide composizioni pittoriche.
# Un’accademia per allevare nuovi talenti
Credits: accademiafilarmonica.it
Non molto lontano dal Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, sorge un altro luogo simbolo dell’arte musicale di Bologna. Si tratta dell’Accademia Filarmonica, la quale riunisce molti professionisti del settore fin al 1666. L’Accademia conserva documenti, autografi e strumenti di tutte le personalità della musica che si sono ritrovati a frequentarla. Uno dei nomi più celebri è senza dubbio quello di Wolfgang Amadeus Mozart. Nel 1770, il compositore austriaco ha sostenuto qui il suo severo esame di ammissione.
# Un complesso adibito a una collezione d’autore
Credits: turismo.it
Nel complesso di edifici di San Colombano è conservata un’altra prestigiosa collezione. Si tratta degli strumenti musicali posseduti dal Maestro Luigi Ferdinando Tagliavini, un musicologo e compositore di eccezione. La sua arte si incentrava sullo studio dell’organo e del clavicembalo, ma all’interno di quei luoghi è possibile trovare un patrimonio più unico che raro. Inoltre, è presente una biblioteca con migliaia di volumi appartenuti al Maestro che contengono preziose informazioni sul suo sapere.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.